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BELLE
Spêtt.
Biblioteca Valdese
fToflfto) TO!?aS PELLICA
Quiodicinale
della Chiesa Valdese
_ n
" Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXIV — Num. 3 ( Eco : L. 700 oer l*iiiterno Ef^Lta Luem: L. t200 per Tinterne Spedic. ahb. poitalc II Grupp»
Una copia L« ABBONAM£NTl { w .joaa i* \ L. 1^00 per 1 estero L. 1890 per Testerò Cambia d'indiriazo Lire 40,—
TORRE PELUCE - 29 Gennaio 1954
Ammin. Claudiana Torre Pelliee » C.C.P. 2-17M7
La Verità vi farà liberi
« Se perseverate nella mia
parola, siete veramente miei
discepoli; e conoscerete la, verità e la verità vi farà liberi »
(Giov. 8:‘ 31-32)
Verità e libertà: due grandi parole del linguaggio biblico e della
lunga, secolare esperienza umana.
Parole che hanno rinvigorito e commosso l’animo degli uomini di generazione in generazione, ne hanno stimolato le energie e purificato i nobiii ideali.
Due parole che non sono estranee
alla storia cd alla testimonianza della Chiesa Valdese. In essa, è stato
ed è ancora possibile ascoltare oggi
la Parola de’la verità, l’anelito sincero alla libertà.
La Verità biblica, evangelica, più
forte di ogni volontà umana, più
chiara di ogni tradizione e di ogni
imposizione ecclesiastica, è stata all’origine del movimento valdese nel
lontano Medio Evo, lo ha accompagnato nella sua trasformazione in
Chiesa Evangelica al tempo della Riforma, ha fortificato la comunità dei
credenti durante secoli di persecuzione, porge infine alla chiesa di oggi il messaggio della sua predicazione nei luoghi di culto, nelle famiglie, nella società.
D’altra parte, bisogna riconoscere
che la nostra Chiesa ha lungamente
attes^,_fr,TOSpir^t% -di líber-.
tà. La libertà, ben lo sappiamo, non
è condizione indispensabile perchè
la Verità evangelica possa operare e
risplendere nel mondo. Tuttavia, per
la nostra Chiesa, è stata un tempo
di grazia e di liberazioni. E quali
liberazioni!
La ricorrenza del XVII Febbraio,
lieta, serena e dignitosa festività valdese, deve ancora oggi accomunare
queste due parole: Verità e libertà.
Deve sopratutto permettere che esse diano il loro suono evangelico, cristiano: un suono chiaro, preciso, inconfondibile nella gioia di quel giorno.
S: ^ ^
Perchè mo’ti parlano oggi di verità e di libertà, ignorandone o eludendone il vero significato cristiano.
E anche noi possiamo correre il rischio di adoperare questi termini unicamente nel loro significato giuridico, politico, ecclesiastico tradizionale, senza sforzarci di comprendere
che cosa mai Gesù Cristo abbia voluto dire con queste parole rivolte
ai Giudei che avevano creduto in
Lui: (( Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; e conoscerete la verità e verità vi farà liberi ».
Verità e libertà; grandi, belle parole, di cui ci riempiamo facilmente
la bocca. C’è molta retorica nei discorsi deg’i uomini quando parlano
della verità e della libertà. Si gira
al largo, si evita l’essenziale e si dà
rilievo al secondario. Anche Pilato
diceva a Gesù; « Che cos’è verità? »
Qua’cosa che serva, che giova, una
formula, una dottrina, una soluzione economica dei problemi della vita? Gesù Cristo invece dichiara: cc Io
sono la verità; sono venuto per testimoniare della verità. Chiunque è
per la verità ascolta la mia voce ».
E la libertà, che cos’è? Il contrario della dittatura, la liberazione
dalla tirannide esterna, la fine delle
persecuzioni, il diritto che ogni uomo ha di scegliersi una via in mezzo a tante altre, di eleggersi un governo, di rendere il culto a Dio secondo la propria coscienza? Sì, certo, anche queste sono delle libertà
di cui apprezziamo il valore. Non è
però di queste particolari libertà che
Gesù Cristo ha parlato. Esse sono utili e necesaarie; non sono indispen
sabili alla fede cristiana. C’erano dei
veri credenti in tempo di persecuzione, ci sono dei veri testimoni di
Cristo sotto la tirannide.
«.In verità, in verità vi dico che
chi commette il peccato è schiavo
del peccato », ha detto Gesù; e Paolo commentava: « Essendo stati affrancati dal peccato e fatti servi a
Dio, voi avete per frutto la vostra
santificazione e per fine la vita eterna. Siete stati chiamati io libertà;
soltanto non fate della libertà una
occasione alla carne, ma per mezzo delVamore servite gli uni agli altri ».
C’è una schiavitii diversa dalla tirannide e dalla persecuzione ; ma
c’è anche una libertà diversa da quella politica, persino da quella religiosa nel senso giuridico del termine. C’è una libertà che è liberazione dal peccato; ora il peccato non
è innanzi tutto im atto o un pensiero: è la volontà dell’uomo che dice
no al suo Signore. Quella volontà
negativa, ostile a Dio manifestato in
Gesù Cristo, è sempre motivo di
schiavitù: l’orgoglio, l’odio, l’avarizia, l’impurità, l’incredulità, la
violenza, la vanità della vita sono i
segni visibili di quell’intcriore No
che ci tiene schiavi. Schiavi di noi
stessi, del nostro io, del nostro egoismo individuale, familiare, ecclesiastico, pur nell’atmosfera di liberta «hj^eldl^anm Osche invochiamo
il XEÌI Febbraio! Sì, l’uomo può
esser schiavo di se stesso, dei suoi
vizi e delle sue ambizioni mondane,
anche in regime di perfetta democrazia.
« Cristo ci ha affrancati, perchè
fossimo liberi », scrive Paolo, ma
mediante la vera, interiore, cristiana libertà. « Se perseverate nella mia
parola, siete veramente miei discepoli; e conoscerete la verità e la verità vi farà liberi ».
La presenza di Cristo nella nostra
vita e nella vita delle nostre famiglie
è una presenza liberatrice. Ci sono
delle catene che si spezzano, delle
bandiere che cadono, delle coscienze che si formano e si santificano.
Celebrare il XVII Febbraio con tradizionale esultanza e poi aprir la porta di casa nostra ai tiranni che ci asserviscono, è grave stoltezza. Ci sono
dei tiranni che abbrutiscono l’uomo
e devastano le famiglie. C’è sopra
tutto chi può darci Pimpressione che
ci salviamo trascinandoci dietro il peso di un lungo passato;- mentre, in
realtà, ci spinge sulla via della rovina. .
Questo tempo non è per i Valdesi
tempo di riposo, di eccessiva sicurezza di sè e di sbandamento spirituale.
E’ tempo di lotta et di perseveranza.
« Se perseverate nglla verità, siete
veramente miei discepoli » : la verità è Cristo; lungi da Cristo e dall’Evangelo si rimane neR’oscurità e nell’errore. Si perde la fede.
E’ necessario vegliare e perseverare. Chi lascia la verità, perde anche
la libertà. Dio ci caUceda di essere
im nopolo libero, oggi e sempre. Un
[)opolo di uomini liberati da Cristo
per credere, per servire il Signore,
per amare i fratelli.
Ermanno Rostan.
"L'illustré protestant,,
E’ un mensile di aliualità, unico nel suo
genere nel Protestantesimo di lingua francese. Indispensabile a chi vuole tenersi aggiornato sugli ultimi avvenimenti che interessano la Chiesa.
Abbonamento annuo L. 1.000. Un numero L. 100.
Rivolgersi alla Libreria Claudiana •—
Torre Pellice (Torinof C. c. p. 2/17557.
DIECI A I\ N 1 DOPO!
Ai Valdesi delle Valli
Dieci anni or sono non si è celebrato con speciali manifestazioni
il XVn Febbraio. Rovine e lutti dovunque, mentre un’ondata di tenrorismo si era abbattuta sulle nostre popolazioni. Mólti mesi dovevano
ancora trascorrere, prima del sorgere di un giorno migliore. Sè' dei
fuochi si accesero sui nostri monti in quel tragico Febbraio 1944, non
erano quelli che esprimevano la gioia dell’Emancipazione, ma erano
queUi degli incendi che distruggevano centinaia di case e di baite.
A dieci anni di distanza noi ricordiamo pensosi.
Quelle esperienze, ancor vive nel ricordo di tanti di noi, ci fanno
pensare che quella cupa atmosfera di oppressione e di morte, per noi
limitata a due anni, ha accompagnato la vita di intere generazioni di
Valdesi.
Oggi la libertà, sia pure con molte reticenze e non poche distinzioni, ci è riconosciuta, e noi accenderemo i fuochi sulle montagne, perchè si, sappia che quassù c’è un popolo che vuole vivere la fede degli
antenati, la fede nell’Evangelo del Signor Gesù Cristo.
E la nostra riconoscenza si esprimerà nell’offerta della Rinunzia,
che noi faremo, più lieta, più generosa e più spontanea che mai, alla
Chiesa dei nostri Padri.
E’ troppo domandarvi, cari fratelli, che nello slancio di cuori riconoscenti, ciascuno raddoppi l’offerta dello scorso anno? Voi sapete
in quali difficoltà si dibatte la Chiesa, e ricordate l’ardore con cui l’ultima conferenza distrettuale ha votato quest’ordine del giorno: « La
Conferenza distrettuale si impegna, entro i limiti del possibile, a raggiungere la mèta finanziaria fissata dalla Commissione distrettuale, e
invita le comunità a versare mensilmente la loro disponibilità alla
Cassa centrale ».
Ci sia permesso esprimere la speranza che le celebrazioni del XVII
Febbraio sappiano elevarsi all’altezza delle grandi decisioni.
Così la luce dei falò sarà davvero il simbolo di im fuoco spirituale
che ancora arde nelle Valli Valdesi, ed esprimerà la nostra volontà che
la Chiesa viva e risponda alla sua missione di luce nel mondo.
Roberto Nisbet, sovrintendente
Messaggio del Moderatore
St. Petersburg, Florida, 25-1-1954.
Cari fratelli e care sorelle,
da un mese circa mi trovo negli
Stati Uniti, impegnato nelVadempimento di una missione che ritengo
gioverà molto, con Valuto di Dio,
alla nostra amata Chiesa.
Non appena sono stati a conoscenza del mio arrivo i rappresentanti
del Consiglio Ecumenico delle Chiese, del Consiglio Nazionale delle
Chiese degli Stati Uniti, della Chiesa Presbiteriana, della Chiesa Congregazionalista, delia Chiesa Riformata, assieme ai rappresentanti della ÌValdensian Aid Society, hanno
cooperato per organizzare un ricevimento in onore del Moderatore
della Chiesa Valdese, con un pran
I
RINUNZIA
Anche alle parole capitano strane
vicende. Soprattutto alle più belle.
Al loro apparire, se ne ammira lo
splendore. Poi, la loro luce si va
man mano offuscando, e diventan
quasi invisibili. Da prima, uno squillo potente. Poi, in ultimo, un suono
fioco, quasi impercettibile.
Non ricordo in che anno è stato.
Ma ricordo che una volta, agli approcci del XVII Febbraio, udimmo,
e ci fece molta impressione, la grande parola: SETTIMANA DI RINUNZIA.
Bella espressione davvero. E qualche buon frutto essa lo ha dato. Tuttavia, siamo sinceri: fu proprio una
rinunzia? Un tantino, le borse s’aprirono. Ma, in sostanza, a che cosa
rinnnziavamo? Ossia, di che cosa ci
si privava per il fine che ci veniva
indicato?
Il tempo ha fatto il resto... Tende, Un bel giorno s’è sentito il bisogno (in omaggio alla santa sincerità) di rinunziare alla parola rinunzia, e di adottare quest’altra formula: SETTIMANA VALDESE.
Ebbene, riflettendo un po’ sulle
difficoltà in cui si ^dibattono le nostre Istituzioni Valdesi, non sarebbe
ora il caso di invertire i termini (ma
non solo a parole) e di mutare di
nuovo la SETTIMANA VALDESE
in SETTIMANA DI RINUNZIA?
Tenendo conto, s’intende, della enorme fluttuazione del valore monetario, di cui si risente... anche la
Chiesa.
Un’idea. Non ne ho la paternità,
perchè m’è stata suggerita. Ma mi
pare assai saggia. Ecco, pei festeggiamenti del XVII Febbraio, si fanno didle spese talvòlta rilevanti. Orbene, si tratta di vedere se, date le
difficoltà dell’ora presente, non sarebbe il caso di rinimziare ad una
parte di quelle spese, a favore della SETTIMANA VALDESE, la quale, con l’aggiunta di altre spontanee
offerte, diventerebbe una vera e propria SETTIMANA DI RINUNZIA.
Lanciamo V idea. Forse qualche
buon Valdese l’approverà.
G. Bertinatti
so in New l(ork cui hanno partecipato 150 persone. Fu una serata indimenticabile che mi ha dato la misura della considerazione e della stima di cui gode la nostra Chiesa in
questo pdese.
I miei primi giorni a New York
furono di intensa attività. La prima
domenica dovetti presiedere quattro
culti in quattro diverse Chiese, correndo da una all’altra in automobile. Altri culti 'durante la settimana
all’ Union Seminary, la Facoltà di
Teologia di New York, al personale degli uffici della Chiesa Presbiteriana e messaggi in varie riunioni
di pastori.
Tutto questo non era che la preparazione alla missione che mi attendeva qui in Florida e che mi terrà impegnato in questo Stato fino
alla fine di febbraio.
Sono stato impegnato qui per conto di una associazione che ha il suo
centro in St. Petersburg con ramificazioni in tutte le città della Florida. Questa associazione organizza
ogni anno una campagna missionaria nelle scuole, nelle Università,
nei Clubs, nelle Chiese delle città
della Florida. Per un mese e mezzo,
dal 16 gennaio alla fine di febbraio,
sedici missionari da tutte le parti
del mondo, sono impegnati con un
ritmo di tre e talvolta quattro discorsi al giorno, in luoghi diversi,
per tutte le città della Florida, portando rrotizie del loro particolare
campo di lavoro. Ogni città è presa
d’assalto e mentre gli uni parlano
nelle scuole, gli altri parlano nelle
Chiese e gli altri nei clubs e gli altri nelle associazioni giovanili. La
domenica poi ognuno di noi è sempre impegnato per tre e qualche volta quattro culti.
Si è cominciato con Jacksonville
e dintorni, poi Daytons Beach, la
cui spiaggia è famosa non solo per
quello che può offrire ai bagnanti,
ma anche come pista ideale per le
corse automobilistiche. Delano e Sanford sono state pure attaccate. Sabato scorso, dopo un lungo viaggio
attraverso sterminate distese di piantagioni di arance e mandarini con
alberi carichi di frutta, siamo giunti in questa città di St. Petersburg
che è il nostro quarùer generale per
questa settimana.
Non è facile descrivere il ritmo
del nostro lavoro, nè il carattere di
questa camparía missionaria che è
V evento religioso più importante.
dell’anno in questo Stato. Ognuno
di noi è stato assegnato ad un gruppo di persone il cui compito è di
pregare perchè il Signore ci dia la
forza e il messaggio che dobbiamo
portare, ed è certo di grande incoraggiamento sapere che in ogni luogo si è così sostenuti mediante la
preghiera. Appena finito di parlare
in un luogo, una macchina è pronta
a portarci alla successiva riunione,
di modo che ci è risparmiato il travaglio e la preoccupazione di orientarci in città sconosciute e di giungere in tempo per il successivo impegno. In questa stagione le città
della Florida sono affollate di gente
proveniente da tutti gli Stati dell’America del nord, cosicché l’eco del
messaggio che diamo qui raggiunge
praticamente tutti gli Stati Uniti. Le
Assemblee sono così frequentate che
le Chiese sonò insufficienti a contenere la folla e cosi la domenica mattina il culto domenicale è ripetuto
due volte e in alcune Chiese tre volte, e due o tre assemblee si succedono l’una all’altra nello stesso luogo di culto, e sono assemblee di
1.500. 2.000 persone.
L’interesse per t’opera dell’Evangelo in tutto il mondo è vivissimo,
ed è certo una grande benedizione
ed una magnifica opportunità per la
nostra Chiesa di essere così presentata all’attenzione di tante persone
provenienti da tanti luoghi diverd
di questo grande paese.
Un mio opuscolo di presentazione
della nostra Chiesa e della nostra opera sta avendo una diffussione rapidissima, ed il mio rincrescimento
è che in ogni luogo, le copie a mia
{continua in 3.a pagina).
2
■('i —
Sit
L*ECO DEUyt^YAPJ VALDRSI
í dMntolleranza
Val Patosa ’
Molti ^forono gli episodi d’intolleranza religiosa e di crudeltà, che
accompagnarono la revoca dell’editto di Nantes (1685-1686) nelle terre
di Val Porosa, situate sulla sinistra
del Chisone e sottoposte alla giuri
sdizìone del re di Francia e del Par
lamento p Consiglio Superiore Iran
cese, sedente in Pinerolo.
■ Allo scoppio della persecuzione i
protestanti, che abitavano i borgh:
di Perosa, Pinasca, Dubbione, Vii
lar e Porte ripararono in parte sul
l’altra sponda del torrente, la quale
era sabauda ed ancora immune da
violente rappresaglie religiose, in
parte emigrarono nella Svizzera e
nella Germania; in parte si piegarono all’abiura, non avendo il coraggio nè di rinunziare ai loro beni, nè
di affrontare l’incognita dolorosa
dell’esilio, nè di subire il carcere,
la galera o la morte per testimonianza della propria fede.
I neo-convertiti, guardati con diffidenza dal clero e dai magistrati civili, perchè la loro abipra evidentemente era stata determinata dalla
violenza e dalla paura assai più che
dalla persuasione o da una naturale
inclinazione alla fede cattolica, furono sottoposti ad una rigida sorveglianza, circondati di spie, obbligati
a frequentare la scuola di catechismo e di dottrina, a comunicarsi e
confessarsi a brevi intervalli e ad intervenire alla Messa, alla predica e
agli altri atti del culto cattolico, non
solo la domenica ed i giorni festivi,
ma parecchie volte nella settimana.
Ogni infrazione ai precetti, ogni
tiepidezza nell’adempimento dei doveari religiosi, sottoponeva i neo-convertiti a censure, a multe, a penitenze e, non di rado, a confische, a
carcere ed a condanne di galera.
Peggio poi, quando sotto la nuova
fede, accettata per forza, essi lasciavano trasparire le tracce dell’antica
fede o pronunciavano parole o compievano atti in disprezzo della chiesa cattolica. Allora ai temerari non
rimaneva altra prospettiva che la
morte nella sua forma più ignominiosa e più tetra.
Tale fu appunto la sorte di due
di questi abiurati, le cui sentenze,
macabre ed inumane, si possono leggere nei registri processuali del Parlamento o Consiglio di Pinerolo.
Caterina Maurin, nativa del Villar, aveva come molti altri della Valle, abiurata la fede valdese per salvare la vita ed i beni, ma nè le parole dei frati, nè le pompose cerimonie cattoliche avevano minimamente intaccata la fede antica. Il
giorno di S. Pietro (1686), obbligata,
contro la sua coscienza, a confessarsi
e comunicarsi nella chiesa del Villar, invece d’inghiottire l’ostia consacrata, credendo di non essere osservata, l’aveva rapidamente nascosta nel suo fazzoletto per portarla a
casa o buttarla via. Ma il suo atto
sacrilego fu notificato al Padre Missionario, che rincorse la donna fuori
della Chiesa, le strappò il fazzoletto
e riprese l’ostia.
La Maurin fu immediatamente denunciata ai magistrati regi e gettata
in carcere, come rea della più grave
offesa che si potesse recare a Dio
ed alla fede cattolica. Fu fatta comparire davanti ai giudici del Consiglio Superiore di Pinerolo per rispondere della grave accusa che le
era mossa, e per essere messa a confronto con i suoi accusatori e con
vaii altri testimoni addotti dal Padre Missionario. 11 processo occupò
una decina di sedute e si protrasse
per quasi tutto il mese di settembre.
Alla fine, convinta del grave delitto
addebitatole, fu il 30 settembre condannata alla morte più ignominiosa,
come si può vedere da questo passo
della sentenza, che riferiamo testualmente :
« Le Conseil Provincial... pour réparation du quel crime, l’a comdamnée et comdamne à faire amande honorable devant la grande porte de
la ditte Eglise du Villar, teste et
pieds nudz, en chemise, la corde au
col ayant ime torche de ciré bianche à la main de poids de deux livres en un jour de mercredy, où elle demanderà pardon à Dieu, au
Roy et à la justice de son dit crime,
et ce fait, elle sera conduitte par l’e
xécuteur de la haute justice en la
place du dit Villar où l’on fait les
actes judiclels et là pendue et estrang’ée à une potence qui pour cest effect y sera dressée et ce ju&ques à
ce que mort naturelle en suive, et
après y estre brûlée et ses sendres
jettées au vent, déclarant tous et
chascuns ses biens confisqués au Roy,
la condamnant aux dépens et fraix
de justice. Faict au dit Conseil le
trantiesme septembre 1686 » (Seguono le firme).
L’altra vittima infelice di una spietata intolleranza religiosa fu un uomo, Michele Balmas, anch’egli abitante al Villar, in Val Perosa. Caduto gravemente malato, sì da far ritenere prossima la sua fine, al frate
che, prontamente accorso, gl’imponeva di confessarsi e di comunicarsi
a tenore degli editti regi, osò opporre un reciso rifiuto e in questo persistette intrepido, nonostante le minacce del frate, fino alla fine, morendo inconfesso ed incomunicato.
Bastò questo rifiuto perchè egli fosse immediatamente denunciato al
Consiglio di Pinerolo, come spregiatore della fede cattolica e come ribelle al re, per non aver ottemperato agli obblighi precisi, che l’editto regio del 29 aprile 1686 imponeva
a tutti i neo-convertiti. La morte naturale sopraggiunta, liberò il Balmas da una morte violenta e straziante, ma non valse a risparmiare
un nefando obbrobrio al suo cadavere. Contro di questo inferocì la
giustizia del Consilio Superiore di
Pinerolo con ributtante cinismo.
« Le,Conseil Provincial a dit et déclaré le dit Mii^el Balmas sufisement atteint et convaincu d’avoir
contrevenu à la 4itte déclaretion de
sa majesté, ayant: reffusé dé se confesser dans sa dernière maladie; pour
réparation de qupy le dit Conseil a
comdanué et comdanne le dit cadavre à estre traine sur une elèe par
l’exécuteur de la haute justice depuis la maison où se trouve le dit
cadavre jusques au graviers du Chison passant par )a place du dit lieu
du Villar et là jetté à la voirie et
laissé à l’entière consommation d’icelluy, faisant inhibition et deffence
à toute sorte de, personnes de l’enteêrer, à peine de punition arbitraire, déclarant toap-et chacuns les
biens du dit Balmas confisqués au
Roy, pris sur iceux préa’ablsment
les despens et fraix de justice auxquels il est coqdamné. Fait audit
Conseil ce premier février 1687 ».
(Seguono le firme).
Questi casi di. spietata intolleranza abbiamo voluto ricordare, non
per rinnovare 1’^ odio contro quelli
che se ne resero,colpevoli e che forse oggi ancora nostalgicamente vagheggiano un ritorno al fosco passato; ma perchè sono fatti storici e
come tali ci possono dare utili insegnamenti. Essi s’insegnano che la religione non dev’essere nè fanatismo,
nè intolleranza religiosa: che la libertà di coscienza e di culto è Un
diritto insopprimibile, così come sacro è il rispetto alla fede altrui sinceramente professata: che ogni atto
d’intolleranza e di odio religioso dev’essere esecrato combattuto, perchè non è compatibile nè con la
dottrina di Cristo, nè coi sacri diritti della persona umana, nè coi più
sani principi della civiltà moderna.
Arturo Pascal
Attorno ai “falò,,!
Finalmente, dopo quattro anni, mi
sarà possibile rivedere nuovamente
alle Valli i bei falò del 17 Febbraio!
"E’ sempre con gioia e con l’animo
pieno di riconoscenza al Signore
« che ha fatto cose grandi per noi »
che si aspetta e ci si prepara a fe-'
staggiare questo giorno. Con qual
piacere si ammucchia la legna destinata a rallegrare per alcuni istanti,
e talvolta persino alcune ore, la vigilia di questo giorno! E’ piacevole
la sera, riscaldarsi un poco al forte
calore dei bei fuochi che si accendono in ogni parte, contemplare le lingue di fiamma che si ergono al cielo
facendo volteggiare nell’aria innumerevoli faville, unire la propria voce a quella dei compagni per chiamare le persone chs, simili a grande
ombre, si vedono agitarsi intorno ad
un falò lontano, lontano, magari dall’altra parte della vallata....
# *
Mi preparo con gioia a rivedere
questo spettaco’o, a parteciparvi, a
portare magari anche una fascina
dalla mia legnaia per alimentare
questi fuochi di gioia.
Anche gli anni scorsi, a Roma,
portavo il mio contributo per il falò : qualche foglio di carta accumulato penosamente durante alcune settimane in qua’che angolo della mia
camera di studente, qualche libro
vecchio ormai inservibile, magari
qualche copia di dispense...
Certo, perchè anche a Roma si accende, per il 17 febbraio, un falò.
Evidentemente è un povero, piccolo falò ! Non c’è neppure un po’
di legna ad alimentarlo, ma solo car
CINTO ANNI FA
Abbiamo volto la nostra attenzione agli avvenimenti di cronaca di un
secolo fa che interessano la vita della Chiesa Valdese, e li abbiamo trovati abbastanza interessanti per sottoporli all’attenzione del lettore desideroso di sapere e di confrontare la
vita e le abitudini di allora con quelle di oggi. I fatti si commentano da
soli, e li esporremo semplicemente
ne’la loro più o meno arida cronistoria.
I grandi avvenimenti delle Valli
furono nel 1854 la celebrazione dell’Emancipazione, il Sinodo e la festa
del 15 agosto. La ce’ebrazione dell’Emancipazione si svelse con l’intervento ufficiale dei bambini delle
scuole e le tradizionali cerimonie. A
Torre Pollice, la Guardia Nazionale
aspettava davanti al Municipio e con
l’intervento dei consiglieri Valdesi si
formò il corteo verso il tempio, ove
predicò G. D. Charbonnier; il banchetto, al prezzo di 25 soldi, si svolse a’le scuole e dopo i tradizionali
discorsi anche gli scolari che intanto
aspettavano fuori, ricevettero la loro
merenda di pane bianco, cacio, salame, ciambella « ultima passò la secchia dell’acqua ». Intervento del’a
compagnia del Collegio con musica
e del sindaco.
II sinodo fu convocato il 29 maggio, ed ebbe luogo per la prima volta nel nuovo tempio di Torre. Predicatore d’ufficio il pastore De Sanctis,
che recò il suo messaggio in lingua
italiana. I lavori del Sinodo ebbero
inizio alle 8 del mattino e all’una del
pomeriggio; il giovedì poi cominciarono alle sette del mattino ed il venerdì alle sei! Dagli atti, risulta che
al Collegio di Torre vi erano allora
93 allievi e 8 professori, e che nelle
Valli le scuole e’ementari ospitavano
4.421 bambini. La discussioni più
importante riguardò l’istituzione della Facoltà di teologia, sulla cui sede
non tutti erano d’accordo: la sce'ta
fu per Torre Pellice e la data per
l’anno seguente 1855. Presenza della
Guardia Nazionale, ospitalità presso
famiglie private.
La festa del XV agosto, organizzata dall’Unione Valdese, si svolse alla
Balziglia, con notevole partecipazione di popolo.
Vi assistevano pure, come al Sindaco, alcuni stranieri, e fu notevole
il concorso laico alla riunione pomeridiana.
Accanto a questi avvenimenti che
interessarono e ifkcco’sero masse di
popolo, si iniziafk pure in quell’anno a Torre PëllîSe un’istituzione che
sarebbe poi stata di grande importanza: l’orfanotrofio femminile.
Ne fu iniziatrice la signora inglese
Bracebridge, che coll’aiuto di alcuni
amici gettò le basi, anche materiali
dell’opera e raccolse prima quattro
e poi otto orfanelle, sotto la direzione della signora Negrin, del Ban de
la Roche. Più tardi doveva sorgere
l’edificio, sempre con denaro inglese.
Si istituì pure a Torre Pedice, sotto la direzione della signorina Luisa
Appia, il Pensionato femminile su
nuove basi: era stato fondato 15 anni prima da Beckwith, e nel 1854 si
trasformò in Convitto per giovanotte
desiderose di migliorare la loro istruzione.
A Torino, la nascente comunità fu
travagliata dal'o scisma prodotto dal
disaccordo tra i due evangelisti De
Sanctis e Meille: il primo aveva fondato una Società Evangelica e un
giornale, pure intitolato La Luce Evangelica, coi quali dimostrava la difficoltà dell’amalgamazione tra i Vaidesi appena usciti dalle Valli e i
nuovi convertiti. Poi abbandonò la
Chiesa Valdese.
Intanto l’opera evangelizzatrice appena iniziata trovava un fiero oppositore in Don Giovanni Bosco. Una
volta costui, predicando nelle scuole
contro i Protestanti, raccontò un fatto meravig’ioso: un ragazzo di dieci
anni, capitato nel nuovo tempio di
Torino, a udire il pastore proferire
non so quante bestemmie contro Dio,
e i’ Santi, rimbeccò così arditamente il predicatore, che costui non seppe più cosa rispondere! Inoltre, il
futuro santo aveva composto un
dramma intitolato: Disputa tra un
avvocato e un ministro protestante,
e l’aveva messo in scena all’oratorio
di S. Francesco di Sales. In esso erano ripetuti, con scarso gusto drammatico, ma con notevole foga antiprotestante i soliti luoghi comuni, e
la vittoria rimaneva naturalmente all’avvocato difensore con gran scorno
dei due vice-ministri (sic!) evangelici accorsi a difendere la loro fede.
Intanto a Giaveno il sindaco faceva fermare una donna rea di essere
evangelica, e in un paese dell’astigiano, sempre per ordine del Sindaco,
vennero sciolte per due volte delle
riunioni evangeliche, con custodia
per una notte in carcere dei predicatori; a Biella il Vescovo emanava
una « notificanza » per avvertire le
sue pecorelle del ve’eno dell’eresia e
a Torino i Vescovi protestarono contro i progetti di modifica del Codice
Penale, per quanto riguardava l’offesa fatta alla Religione di Stato, lamentando i trionfi dei Protestanti
« che dal fondo del’e Valli Subalpine irruppero a bandiere spiegate sul
mistico campo della Chiesa » e a favore dei quali erano fatte « dalla legge, sotto il nome di tolleranza civile,
infinite larghezze ». Ciononostante, il
21 settembre, il Re firmava il decreto con cui si autorizzava la Tavola
Valdese ad erigere in Pinerolo il
tempio nel luogo prescelto l’anno
precedente.
Altri atti di intolleranza si verificarono a Pontedera, ove un evangelico, per essere tale, veniva condannalo ad un anno di prigione; neg’i
Stati Pontifici ove due inglesi venivano arrestati perchè rei di portare
seco una Bibbia italiana; a Chiavari
dove un predicatore fu cacciato via
dalla folla istigata dal prete; a Genova, dove un colonnello proibiva a
tutto il suo reggimento di leggere la
Bibbia.
In questa città, l’arcivescovo Charvaz, ben conosciuto dai Valdesi, ritrovava g’i antichi avversari guidati
da Paolo Geymonat e da Bonaventura Mazzarella, e non risparmiava loro i suoi strali nel giornale « Il Cattolico ». Disgraziatamente le sorti
dell’evangelizzazione in Genova subirono nel 1854 un grave accidente,
dovuto all’episodio della « Gran Madre di Dio ». Tale tempio cattolico,
abbandonato e ridotto a stalla, era
stato acquistato dal deputato e banchiere Malan, per trasformarlo in
tempio protestante. Fatto l’acquisto,
il Governo si oppose nel modo più
assoluto ai restauri e si arrese piuttosto a cedere ai Valdesi un’altra area per costruirvi una cappella: ciò
fu accettato dalla Tavola Valdese,
ma non dal Mazzarella, il quale si
staccò a quel momento dalla Chiesa
Valdese; la chiesa della Gran Madre
fu rivenduta dal Malan, che ci rimise di tasca propria, e Geymonat rimase solo ad avviare la nascente comunità.
Augusto Armand Hugon
ta straccia accumulata con pena e
con fatica, durante alcuni mesi dagli
studenti in teologia. E’ infatti «11«
Facoltà che si accende questo falò:
sul terrazzo, ma non quello alto,
bensì quello basso, incassato tra le
mura degli isolati circostanti e prò
spicente il piccolo minuscolo giardi
no del nostro istituto. Non si potreb
be accenderlo sul terrazzo superiore
si rischierebbe di lar accorrere la
Celere, ignara delle abitudini dei
Valdesi, che non sa nulla del 17 Feb
braio e delle nostre usanze. Ci si ac
contenta perciò di quel piccolo fo
cherello che ha al massimo dieci mi
nuli di vero splendore e che poi vie
ne mantenuto in vita a mala pena
per forse mezz’ora ancora, a furia
di carta di giornali accumulata in
un angolo.
Povero falò di via Pietro Cossa!'
Eppure bisogna accontentarsi : in città non sarebbe logico accendere fuochi più grossi. Ma quel che non manca neppure a Roma è la gioia e la
contentezza di partecipare a questa
manifestazione di felicità! Ed è giusto che sia così. Il falò non sarà grande, ma ha un valore immenso per la
Chiesa Valdese. Forse i più ignorano
persino che a Roma gli studenti in
teologìa, il 17 Febbraio, pensùio in
modo del tutto particolare alle loro
chiese, tanto a quelle vicine come a
quelle lontane, tanto a quelle che sono formate da lungo tempo, come a
quelle che sono sorte o stanno sorgendo da poco, ad esempio nel B.asso Lazio! Ma pure è così.
Quante volte, a Roma, mentre bruciava quella poca carta sul terrazzo,
ho pensato alle mie Valli lontane,
ai falò del Castelluzzo e di Rocca Bera, e mentre mi assaliva forte la nostalgia per la mia terra natale, pensavo tuttavia con gioia: Questo falò
è — scusatemi colleghi di Roma —
una miseria, ma è anche al tempo
stesso qualche cosa di grande. E’ un
segno di lotta e di vittoria. Se coloro
che nel 1848 accesero per la prima
volta i falò alle Valli avessero potuto esser certi che, sia pure molti e
molti anni dopo, a Roma, degli studenti in teologià della loro Chiesa
ne avrebbero acceso uno, sia pure
uno solo, sul terrazzo della loro Facoltà, avrebbero certo innalzato al
Signore un inno di riconoscenza. Ebbene questo inno noi oggi lo possiamo innalzare. Innalziamolo dunque!
E mentre alle Valli accenderemo i
nostri grandi falò, pensiamo a quello, piccolo di via Pietro Cossa... men.
tre gli studenti di via Pietro Cossa
pensano a noi, siatene certi.
* * *
E diventino questi falò dei segni
attorno ai quali tutti ci dobbiamo
raggru]»pare per continuare a diffondere l’Evangelo nella nostra penisola. Il fuoco non è solo simbolo di
gioia, ma anche di lotta. E ancora
dobbiamo lottare in rquesta nostra
Patria per adempiere la missione che
Dio ha affidata aPa nostra Chiesa.
Anche questo ci ricordano i falò.
Appunto l’anno scorso, a Roma,
mentre assistevamo agli ultimi guizzi del nostro falò in miniatura, un
membro della Chiesa di Colleferro
(una del’e ultime comunità valdesi
formatesi in Italia, nel Basso Lazio)
mi diceva : « Quando anche noi avremo potuto costruirci un tempio a
Colleferro, cercherò di abituare i
miei fratelli del Basso Lazio ad accendere il falò il 17 Febbraio ». Purtroppo questo tempio non ha ancora
potuto essere costruito. Molti ostacoli ed opposizioni, molti bastoni nelle ruote posti dalla nostra complicata ed ostile burocrazia ne hanno sin
ora impedito la costruzione. Non sarà dunque possibile ai nostri fratelli
del Basso Lazio di accendere nel cortile del loro tempio un bel falò per
il 17 Febbraio 1954! Speriamo che
esso possa esserlo l’anno prossimo.
Ma in attesa pensiamo a tutti questi
fatti, noi delle Valli e voi studenti di
Roma, accendendo i falò, e che i nostri fuochi siano oltreché segni di
gioia, anche segni di lotta e richiami
rivolti alla missione della nostra
Chiesa, oltreché preghiera di riconoscenza all’Eterno, preghiera di intercessione per coloro che ancora non
conoscono l’Evangelo e per coloro
che pur conoscendolo non possono
predicarlo e seguirlo in libertà!
Bruno Costabel
3
I
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
— S
Per
■¡■ve ¡IXVII Fellri
Ai ragazzi delle nostre scuole, in
occasione del XVII febbraio viene distribuito (o dovrebbe essere distribuito) un opuscolo di storia Valdese.
Vorremmo segnalare ai loro genitori im opuscolo che non ha niente a
chs fare con la Storia Valdese e neppure col XVII febbraio, ma che potrebbe, ciononostante, interessarli. Si
tratta d’un opuscolo di Emile G. Léonard : Le « bon protestant ». In esso si
considera la realtà del protestantesimo francese che ha straordinarie affinità con quello Valdese. Ed in questa realtà Léonard si trova in presenza di un « protestant moyen » « fedele alquanto infedele, sopratutto attaccato alla sua tradizione familiare,
che ìi.on è una grande forza' per la
Chiesa in marcia, ma ne costituisce
Vambiente normale e ne assicura
spesso, per grazia di Dio, il reclutamento ». Accanto a questo « protestant moyen » di cui sarebbe facile
sottolineare le analogie col « popolo
Valdese », ecco « il bon protestant »
che non è necessariamente « un hautlieu, mais souvent un terre-à-terre
très humain » ; cc bon protestant »
tuttavia, {buon Valdese veramente)
se h> Spirito « veut bien y souffler
parfois ». 11 professor Léonard analizza le caratteristiche di questo
« buon protestante ».
Di fronte alle circostanze che favoriscono l’apparizione di un « protestante sintetico », di un protestante senza aggettivazione, il nostro studioso mette in guardia i suoi lettori
contro il pericolo di sottovalutare
« le condizioni umane di una Chiesa
che certe vedute teologiche tendono
a disincarnare » perchè « il vero nome delle tradizioni di cui vive, per
una parte almeno il nostro protestantesimo è « benedizioni ».
Ma il Léonard, non è una tradizionalista conservatore, ed eccolo analizzare il tessuto connettivo sociale
del protestantesimo francese che è
costituito nella sua essenza dalla
struttura della famiglia. E di questa
tradizione familiare egli analizza forza e debolezze.
..Debolezza a Abbiamo, conosciuto
durante la guerra dei soldati protestanti che, assistiti in ospedali da
suore cattoliche, pensavano di far cosa prudente nel nascondere le loro
idee religiose; pronti magari ad ostentare qualche distintivo del Sacro
Cuore. E,, non mancano, anche, in
certi ambienti della Capitale, dei correligionari che accettano la consegna
del silenzio e di una discrezione, per
lo meno vergognosa, imposta ai non
conformisti dalle convenienze sociali d una « buona società » cattolica ».
Questa cfcapitale » è Parigi; ma
potrebbe essere Roma o Torino o
qtialsiasi città della nostra Italia! E
in quanto a questi soldati protestanti, ne conosciamo, di Va.desi, che
non aspettano di esser malati per
nascondere la loro fede!
Forza: « Non sono rari, grazie a
Dio, fra di noi, coloro che si fermano almeno un istante quando devono
dirsi: Una cosa simile nella famiglia
non si fa ».
Siamo così abituati oggi a sentir
parlare dell’istituto fami-iare come
di un relitto del passato, da inquadrarsi nella convenzionalità di un decadentismo borghese sorpassato, che
si presta a tutte le facezie deUe salire e del'e riviste, che quest’analisi
serena ed equilibrata potrà esser utilmente rimeditata. Senza una esatta
valutazione deUa famiglia protestante, non si può valutare esattamente
nè esattamente intendere: il « bon
protestant ».
Ed ancora un’analogia con il « popolo Va'-dese»: « Una buona metà
dei protestanti di Francia vive ancora {per foìtuna) in camparla e guadagna la sua vita col lavoro dei campi; — dietro di lei stanno plurisecolari abitudini di « contadini ». Così
come dietro la nostra vita valdese sta
tutta una tradizione di spirito del
« contado ». E vorremmo augurarci
che uno studioso valdese ne sapesse,
come il Léonard, rivelare la forza e
ia debolezza.
Ne varrebbe la pena, perchè al pes.
simismo retorico che è d’obbligo il
17 febbraio, confrontando il passato
col presente, subentrerebbe una più
serena va.utàzione, anche, e sopratutto, nei confronti di quel « popolo
valdese » che gli organi costituiti delle nostre Chiese si stupiscono sempre di veder vivo e vegeto il 17 febbraio; anche, e in non minor misura,
per i « buoni protestanti ». Due no
te che vibrano in modo cosi óriginale a guisa di conclusione dello studio del prof, Léonard, che non possiamo fare altro che darle alla meditazione dei nostri lettori.
a Quando non può più predicare
la salvezza delVanima, il protestante predica la salvezza della viticoltura con Vadozione degli ibridi, la
salvezza degli alcoolici con la produzione del vino senza alcool, la salvezza della stalla con l’importazione
delle mucche olandesi, o la salvezza
degli studi classici nei licei. E tutto
questo con un tono profetico che rivela le origini religiose deUa sua attività ».
Quanto alla Chiesa, se essa vien
meno a quella attività profetica che
è nella tradizione dei « Risvegli »
« egli l’abbandona per unirsi a movimenti o ideologie che meglio soddisfano la sua attesa ».
Perciò, ed è per questo che desideriamo segnalare questo opuscolo, come preparazione alla celebrazione'
del XVII febbraio, perciò valdesi,
« fratelli miei, poiché sentiamo d’aver qualcosa da dire al nostro prossimo, nonostante la nostra riservatezza, la nostra prudenza, o il nostro
orgoglio, ebbene, che questo « qualche cosa » ne valga la pena ». Cl.
(1) Emile G. Léonard: Le a Bon
Protestant » Bureaux du Christianisme Social - Paris 8 - Rue de Londres
52.
Messaggio del Moderatore
( Continuazione^
disposizione sono state sempre inferiori alle richieste. Bisognerebbe averne delle scorte di migliaia di copie, ma non mi è possibile viaggiare
con simile bagaglio e perciò devo
limitarmi a mettere a disposizione
del pubblico le copie che sono state
dislocate nelle singole città. Questo
può servire a dimostrare l’interesse
che suscita la nostra Chiesa ovunque.
E’ certo una esperienza non comune, passeggiare nei pochi momenti liberi per le vie delle città e
sentirsi apostrofare da persone che
vi ringraziano per il messaggio che
hanno udito e che vi dicono quanto vivo interesse è stato suscitato nel
loro cuore. Voglia il Signore che questo interesse si mantenga vivo e si
trasformi in un impegno di collaborazione.
Mature mi trovo impegnato in
questa attività a ritmo così vertiginoso, in pieno clima estivo, non posso fare a meno di pensare a tutte le
nostre Chiese e a tutti voi, fratelli
e sorelle, e allo sforzo che il nostro
Sinodo ci ha richiesto per risolvere,
almeno in parte, i nostri problemi.
Si avvicina il 17 Febbraio e con
esso la settimana nella quale il nostro sforzo di liberalità verso la nostra amata Chiesa dovrebbe farsi più
intenso e più generoso. Non intendo
fare un appello particolare, perchè
litigo che la situazione sia stata
ormai ampiamente illustrata nelle
assemblee di Chiesa. Desidero semplicemente ricordare a tutti la mia
profonda convinzione che il Signore
ci farà vedere grandi cose e farà
fruttare abbtmdantemente anche
questa mia attuale missione solo se
ognuno di noi avrà fatto personalmente tutto quanto è nelle sue possibilità per risolvere i problemi della nostia Chiesa e della nostra opera.
Benedica il Signore, in ognuna
delle nostre Comunità, la celebrazione del 17 Febbraio e nel ricordo
delle Sue liberazioni potenti, infonda in ognuno di noi quello spirito
di sacrificio e di consacrazione senza del quale non c’è frutto e non c’è
benedizione. A tutti il mio saluto
affettuoso.
Il Moderatore
Achille Deodato
Al Moderatore della Tavola Valdese giunga il nostro saluto fraterno, espressione di solidarietà e di
riconoscenza. Voglia il Signore che
le preghiere delle nostre comunità
siano accompagnate da una reale
manifestazione « di sacrificio e di
consacrazione », in questa settimana
della solidarietà Valdese e in tutto
l’impegno della nostra Chissà.
Red.
PANE FATTO IN CASA
COMUNICATO
Il Cav. Giovanni Mazzonis, in risposta a richiesta del Colloquio dei
Pastori della Valle, ha comunicato
la decisione di considerare come giorno di ferie la solennità del 17 Febbraio, festa dei Valdesi.
Siamo csrti che le Maestranze e la
popolazione tutta apprenderanno con
viva soddisfazione la notizia che risolve in modo equo e positivo un
problema che sollevò qualche volta
nel passato delle diffico.tà per molti
lavoratori valdesi desiderosi di celebrare degnamente la loro festa.
Esprimiamo al Cav. Mazzonis i
sensi della nostra soddisfazione e della nostra gratitudine, nonché la espressione dell’apprezzamento della
popolazione valdese e, ne siamo certi, anche di molti cattolici dal cuore
aperto ai valori della libertà. Segnaliamo pure con gratitudine il gesto
della Commissione Interna che, anche nei suoi componenti non valdesi,
ha appoggiato la decisione del Proprietario degli Stabilimenti.
L'opera scientifica e letteraria del
popolo evangelico in Italia ha una
caratteristica che è necessario identificare per evitare malintesi e falsi
giudizi. Nel nostro ambito cristiano
evangelico ci sono stati e ci sono uomini di valore la cui opera e la cui
dottrina in altri campi avrebbero avuto una risonanza singolare; ma fra
noi conservano una caratteristica e
una bellezza che non passano i confini delle nostre chiese e delle nostre organizzazioni. La nostra vita
spirituale, morale e culturale ha
qualche cosa di intimo, di domestico e - di profondamente buono, come
il pane fatto in casa.
Il pane fatto in casa giova alla
salute, il gran pubblico non lo conosce, perchè una delle caratteristiche del pane fatto in casa è questa:
non è commerciabile. E’ questo un
bene per la nostra opera di evangelizzazione? E’ questa bontà e profondità anche un limite pericoloso
e dannoso per la chiesa? Il discorso
sarebbe lungo e una risposta adeguata comporterebbe limghe spiegazioni. Noi ci limitiamo a notare la cosa, e sotto l’insegna del pane fatto
in casa, vogliamo considerare l’opera di una modesta e pur singolare
scrittrice che ha esercitato da molti
anni una azione benefica.
NeUy Domini Buffa è figlia del
compianto Pastore Giovanni Daniele Buffa. A nove anni cominciò a
scrivere e a dieci vinse il concorso
per un racconto da pubblicare sul
periodico evangelico di Firenze « La
Formica ». Il raccontino si intitolava: « La vecchia Bibbia polverosa ».
Il primo successo incoraggiò la bambina che scrisse per diletto in prosa
e in versi collaborando attivamente
al giornale valdese: « L’Amico dei
Fanciulli ».
Nel 1920 la Libreria Claudiana
bandì un concorso per un racconto
per i fanciulli : la nostro autrice vinse il concorso con un racconto « Il
lumicino suf.la montagna ». Una storia semplice quanto commovente :
un bambino senza mamma passa le
giornate alla finestra dell’ abbaino
della sua casa e fa conoscenza di una
bimba felice che viene a lui camminando sui tetti. Un lumicino fioco
sulla collina dirimpetto è creduto
dai fanciulli una stella; ma non è
altro che il lume acceso da una nonna nella camera del nipotino ammalato. I due fanciulli sanno la verità e corrono dal malatino; e accanto a quel letto imparano la storia di Gesù Cristo. Il malatino muore, ma per Nino e Claretta egli rimane il simbolico faro, la loro stella che ha rivelato la storia del Signore.
Nel 1914 la giovanissima autrice
era stata invitata a collaborare con
qualche lirica al giornale « Dumysos » diretto da Paolo di Stasio: Ferdinando Russo, il poeta partenopeo,
ebbe parole lusinghiere di presentazione.
Negli anni che seguono Nelly Donini Buffa vinse il concorso bandito
dal « Comitato Intemazionale delle
Scuole Domenicali » con il racconto « Le due stelle ». Stella di nome
una, stella di varietà l’altra. Vittorina è rapita a tre anni da un servitore malvagio nella villa di un
ricco signore. La t uginetta Stella dopo alcuni anni attratta da uno spettacolo di varietà ritrova la bambina
perduta nella « stellina » che sul palcoscenico canta patetiche canzoni.
Un monello della compagnia, un caro monello a noBie Nenè aiuta la
ste’lina che riescè; a fuggire e a rifugiarsi in casa della cugina. Riunite, le due bimbe fanno una Pasqua
felice nella casa del vecchio nonno.
Il servitore si ravvede e viene perdonato.
Pubblicò a distanza di pochi mesi
l’una dall’altra i seguenti racconti:
« La coccardina bianca »: storia di
una piccola ebrea, Myriam, che frequentando amichette evangeliche
imparò a credere in Gesù e ad amarlo. Molti episodi e quadri fanno vedere il processo di conversione della piccola Myriam. «Per,/a mente
e per il cuore » : una piccola antologia di racconti, poesie e pagine istruttive. « Come le rondini » : è
un singolare racconto in cui la casa abbandonata temporaneamente
dai genitori pare un nido deserto.
I due fanciulli rimasti si credono orfani, ma dopo il terrore e la paura.
E’ morta Zia Mariù
•)V
La signora Paola Carrara Lombroso, cc zia Mariù », fondatrice delle
bibliotechine per le scuole rurali, è
spirata sabato 23 gennaio, nella sua
abitazione in Torino.
Un sentimento di sincero rimpianto per la sua scomparsa, e di riconoscenza verso questa bella figura di
donna, di educatrice e di scrittrice
per l’infanzia, la quale conosceva ed
apprezzava le nostre Valli Va’.desi,
ci spinge a dire di lei anche sul nostro giornale.
Le quattordici « bibliotechine di
Zia Mariù », sparse in tutta quanta
la Val Pellice, risorte dopo la seconda guerra mondiale, per opera deUo
spirito sempre giovanile e pieno di
entusiasmo della ormai ottuagenaria
signora Carrara Lombroso, sono lì a
testimoniare quanto l’iniziativa della
(c zia Mariù » sia stata compresa tra
di noi e quante zelanti coadiutrici
abbia trovato anche nel nostro ambiente.
Le numerose letterine di tanti scolaretti, esprimenti la gioia di possedere queste biblioteche, — letterine
che molte di noi hanno ricevuto e
che conserviamo, con un po’ di commozione per la loro gentile ingenuità, fra le cose care, — ci dimostrano
apertamente tutto il bene che simili
raccolte di buoni libri fanno alle popolazioni rurali; quale benefica risorsa esse siano tanto per i piccoli
come per i grandi, durante le lunghe sere d’inverno in montagna.
Attraverso alle risorgenti bibliotechine di zia Mariù, molte di noi hanno sentito ridestarsi in loro un interesse più vivo e fattivo per le scuolette delle Valli, per il lavoro e le
difficoltà dei maestri di montagna,
ed hanno cercato di provvedervi, secondo le loro possibilità: questo è
pure un frutto dell’opsra della signora Carrara Lombroso, e non il
minore.
Due anni fa, andando a prelevare
al Centro di letteratura infantile, alcuni libri per una bibliotechina delle Valli, ebbi l’onore ed il piacere
di essere presentata alla signora Paola Carrara Lombroso: non dimenticherò il suo sorriso luminoso e quegli occhi cosi azzurri e ridenti, che
osservavano ognuno con schietta simpatia, direi con amicizia.
Mi sentii subito attratta verso di
lei: somigliava talmente alle nostre
dilette nonnine Valdesi, piene di vita, di spirito, di giocondità.
Malgrado gli ottant’anni andava e
veniva per la stanza, con passo svelto, porgendomi essa stessa i libri che
desideravo, e sempre me ne voleva
dare « ancora uno ». Io, ahimè, non
avevo più denaro, ed esso diceva:
« Prenda, prenda ancora questo...
non importa... »
e m’invitava con il chiaro sorriso.
Compresi allora che questo « dare, dare ancora » costituiva la sua
caratteristica più saliente, era la necessità della sua natura generosa ed
idealista fino all’oblio di sè.
Dare ai bimbi graziose novelle,
gioia, luce, istruzione, salute, (nella « Casa del Sole », un’opera antitubercolare per l’infanzia, di cui la
signora Paola Carrara Lombroso era
fondatrice e Presidente fin dal 1915),
bontà ed un sorriso caldo e bello, del
tutto particolare, il suo: questo è ciò
che ha fatto la zia Mariù durante tutta la sua vita lunga e benedetta.
Scolari delle scuole delle Valli Vaidesi, lettori piccoli e grandi delle ben
fornite bibliotechine, maestri validamente coadiuvati dalla signora
Carrara Lombroso nelle opere educatrice, sostenitrici delle biblioteche
rurali, deponiamo insieme il nostro
fiore di affetto e di gratitudine sulla
tomba di questa Amica scomparsa:
zia Mariù.
Edina Ribet
vedono tornare al nido i genitori.
La paura fugge e la gioia illumina
la casa. « La voce del suo torrente » :
E’ la voce delle acque e dei gorghi
alpini di un simbolico paese. Il lettore accorto comprenderà facilmente che i nomi fittizi alludono a nomi
veri e famosi di luoghi delle Valli
Valdesi,
Nel 1923 la nostra autrice andò
sposa al Maestro Idino Donini e consegnava allo stampatore « L’erede di
Torrescura ». Un libro fortunato che
ha reso felici molti fanciulli. Un
bimbo tenuto nascosto dal vecchio
nonno nei sotterranei del castello è
vittima di un sordo rancore che il
vecchio ha per la figlia che gli fu
ribelle, due avventurosi fanciulli
scoprono il piccolo prigioniero : è
trovato il principio di ima vicenda
che conduce alla riconciliazione e al
crollo di ogni basso risentimento.
Nel 1927 la Claudiana pubblicò
« La terra e l’aratro ». Siamo a Napoli, paese multiforme e dove le sorprese della bontà non sono meno
grandi delle contraddizioni che urtano nei centri popolosi. Tanti fiori
sbocciano dove si crede che la terra
sia arida. Napoli, come tutta la vita
umana, è una terra incolta, ma con
l’aratro della fede e della bontà può'
essere resa fertile e santa come ogni cosa creata da Dio.
Nelly Donini Buffa, anche fuori
dell’ambito evangelico ebbe qualche
successo letterario. La novella « Un
terno » vinse il concorso bandito dal
giornale « Il Roma della Domenica » di Napoli. Ella fu segnalata in
altri concorsi.
L’ultimo lavoro della nostra Autrice è stato dichiarato vincitore del
1° Premio nel concorso bandito dalla Libreria Claudiana nell’estate del
1953. Il titolo del racconto è ”Coserello” che la Libreria Claudiana
ha messo in vendita di questi giorni.
E’ un libro fatto in casa; ha il sapore del pane buono, il sapore della bontà cristiana che nel mutare
dei tempi e dei gusti conserva la sua
potenza nutritiva, la sua insostituibile poesia. Filadelfo.
1117 Febbraio nelle scnolfi
Il Provveditore agli Studi della
Provincia di Torino ha comunicato
che, anche quest’anno, la data del
17 Febbraio sarà considerata come
giorno di vacanza nelle Scuole delle
Valli, sia per gli alunni che per gli
Insegnanti Valdesi, allo scopo di permettere alla popolazione scolastica
valdese di partecipare alla tradizionale festa.
Anche per questa decisione esprimiamo la nostra soddisfazione e la
nostra gratitudine al Provveditore
per il pronto e rinnovato riconoscimento della situazione nelle Valli
Valdesi.
4
4 —
fico lîELtE VALLI TAtDESI
voce
Bobbio Penice
La consueta riunione serale la domenica
al Capoluogo è stata in questi mesi sospesa
alcune volte per accogliere degli ospiti, che
ci hanno intrattenuti su vari argomenti,
molto apprezzati dal pubblico, che con la
sua larga partecipazione ha dimostrato di
gradire particolarmente le seguenti serate:
11 22 novembre abbiamo avuto il privilegio di udire il Candidato in Teologia^ uruguayano, sig. Daly Rolando Perrachon, che
dopo aver rivolto il suo messaggio al culto
della mattina alla Comunità, ha tenuto la
sera un’interessantissima conferenza sulla
situazione delle Chiese Evangeliche dell’America del Sud.
n 20 dicembre l’insegnante Edgardo Paschetto che, in assenza del Pastore, aveva
presieduto il culto di preparazione al Natale, interessò il pubblico, durante la sera,
con una vivace relazione di un suo viaggio
in Ispagna, compiuto quest’estate, soffermandosi particolarmente sulle condizioni
morali, religiose, politiche delle regioni da
lui visitate.
Vivamente apprezzate sono state pure le
diapositive proiettate domenica sera, 17
gennaio, dal dottor Enrico Gardiol, sul Rifugio Re Carlo Alberto di Luserna S. Giovanni, che hanno contribuito assai a destare nella parrocchia di Bobbio l’interesse
deUa Chiesa-verso i suoi istituti di beneficenza.
Attività unionista. — Oltre alle Unioni
del Centro e del Podio, che svolgono regolarmente le loro attività, ha potuto quest’anno riaprirsi l’Unione dei Campi, che
da due anni circa non liveva più potuto
funzionare.
Auguriamo un buono e fecondo lavoro a
tutti coloro che ne fanno parte.
I giovani hanno in questi ultimi tempi
intensificato gli scambi di visite fra le vare Unioni sia di Bobbio, sia delle Parrocchie viciniori; scambi che permettono agli
Unionisti delle Valli di sentirsi uniti, non
solo su di un puro ed astratto piano spirituale, ma in modo concreto e pratico.
Ringraziamo in modo particolare i giovani dell’Unione di Prarostino, che domenica 24 gennaio, hanno dilettato il numeroso pubblico con nna buona commedia e
due farse.
Battesimi. Hanno ultimamente ricevuto il
Sacramento del battesimo, din-ante una riunione ai Campi: Rostagnol Bruno di Giuseppe e di Paulasso Maddalena; Rostagnol
Elida di Paolo e di Grass Maddalena.
• In Chiesa: Baridon Adriana di Abele e di
Vigna Annina ^Romana). Che il Signore
benedica questi cari bambini.
Matrimoni. Sono stati celebrati dal pastore E. Geymet di Villar Pellice i matrimoni di: Borello Emilio Bernardo e Bonjour Lidia; Negrin Giov. Luigi e Berton
Marta Anna. Scendano copiose su questi
nuovi focolari le benedizioni dall’Alto.
Decessi. Sono deceduti: Gönnet Stefano
(Courtilet); Caffarel Maria, fu Eliseo, vedova Bonjour-Pontet (Capoluogo); Artus
Caterina, vedova Grass (Grass).
Numerose sono state sempre le persone
che hanno accompagnato al Cimitero i cari
scomparsi. Consoli il Signore coloro che
da questi lutti sono stati colpiti.
Luserna San Giovanni
Ricordiamo il Culto del 17 Febbraio,
con l’intervento delle nostre scolaresche,
alle ore 9,30; alle ore 10,30, Culto per gli
adulti; l’agape fraterna alle 12,30 nella Sala
Albarin (le iscrizioni si ricevono, agli Aitali, presso il Signor E. Revel — ai Bellonani, presso il Signor Eynard); la serata
Valdese, la sera del 17 febbraio.
Per mancanza di spazio siamo costretti
a rimandare al prossimo numero il secondo elenco doni per Asilo dei Vecchi.
Pinerolo
Le attività ecclesiastiche hanno avuto il loro normale svolgimento nelle passate settimane. Culti natalizi frequentati da buone assemblee; larga partecipazione al culto di Natale con S. Cena, ai pulti di fine d’anno a
Pinerolo e San Secondo di Pinerolo. Presenza della Corale diretta dalla Sig.na A. Bessone e collaborazione musicale del dott. R.
Turin. Tradizionali e sempre liete celebrazioni del Natale con le feste dell’albero per le
due Scuole Domenicali, con interessante
programma preparato da alcune collaboratrici nell’opera della Chiesa.
— Una serie di riunioni prenatalizie è
stata presieduta da fratelli laici, membri
della Tavola Valdese e della comunità locale, a Pinerolo, Ponte San Martino, Miradolo, San Secondo, Lombarda.
— Un carro carico di doni in natura raccolti nella zona agricola della parrocchia ha
raggiunto l’Asilo dei Vecchi di S. Germano, a conforto della Direzione dell’Istituto
e degli assistite Una* somma di 50.000 lire,
prelevata dall’incasso del Bazar dell’Unione
Femminile di I*inerolo, è stata inviata ab
l’Asilo di 'Vittoria, in Sicilia.
— E’ stata celebrata la Domenica delle
Missioni; circa 14iH)0 lire sono state inviate alla Cassa Centrale della Chiesa Valdese
per l’inoltro agli Enti interessati.
— Un ringraziamento ai Pastori emeriti
Enrico Pascal, Giovanni Bertinatti e Luigi
Marauda per la loro collaborazione a culti
^ domenicali. Domenica 7 dicembre è stato
fatto uno scambio di pulpito tra i Pastori
di Pinerolo e di Torre Pellice.
— Il 3 gennaio è stato battezzato il piccolo Tron Pierino Emilio di Silvio e di
Roman Emilia.
Matrimoni dal mese di dicembre: Rosso
Silvio e Burzio Caterina il 19 dicembre;
Martinat doti. Sergio e Falco Aurelio il 6
Funerali: Vinçon Umberto (da San Germano Chisone) il 1 dicèmbre; Salvai Cesare
(Ponte San Martino) il 4,dicembre; Bertalot
Giovanni (Miradolo) il 12 gennaio; Rivoiro Luigi (Miradolo) il 28 gennaio.
Alle famiglie nella gioia o nel lutto giunga il pensiero della solidarietà e della speranza cristiana.
Frali
Per la riunione quartierafe di dicembre
a Ghigo, abbiamo avuto il privilegio di ricevere l’Equipe del Pastore De' Robert, in
visita ad Agape. I nostri tre ospiti ci hanno
illustrato il loro lavoro al servizio della pace in Cristo. Abbiamo potuto renderci conto che il messaggio cristiano può suscitare
nuove forme di vocazione per farsi sentire
nel mondo moderno in modo più diretto e
fuori dei sentieri tradizionali. Grazie all’Equipe del Pastore De Robert e tanti fraterni auguri per un lavoro benedetto!
Natale. Come ogni anno, il vecchio tempio di Prali era pieno la mattina di Natale.
Il messaggio dell’Incarnazione, messaggio di
pace e di speranza, si è fatto sentire una
volta di più alla nostra comunità. Possa
questo messaggio rimanere come una viva
luce nel cuore di tutti queUi che l’hanno
sentito. La corale aveva preparato un inno
di circostanza che fu molto gradito. Alla
fine del culto la Santa Cena ha conosciuto
una numerosa affluenza.
La sera di Natale aobiamo acceso l’Albero
della Scuola Domenicale. Numerosi bambini, preparati dalle Signorine Maestre e dalla Signorina Alice Grill, hanno presentato
un bel programma di dialoghi, poesie c
canti.
In Memoriam
All’età di 90 anni ha terminato la
sua corsa terrena il senatore prof.
Davide Giordano. Nato in Val d’AoSta nel 1864 da famiglia originaria
di Torre Pe’.lice (il padre era maestro evangelista della Chiesa Valdese) si laureò in medicina e chirurgia
a Torino; le nostre Valli lo ebbero
medico chirurgo all’Ospedale Valdese di Torre Pellice, poi medico condotto nel Val Pellice. Dopo pochi anni però si apriva per lui la carriera
universitaria, a Bologna, e di lì a Venezia dove diventò primario dell’Ospedale Civile e docente universitario.
Chirurgo di fama mondiale, la sua
vasta cultura e la sua formazione umanistica ne fecero una delle personalità più note ed apprezzate nel
campo scientifico; non gli mancarono i riconoscimenti per la sua multiforme attività, in consessi internazionali.
Nell’esercizio della sua professione
egli portò uno spirito « profetico »
che gli permise di affrontare appassionatamente più di una difficile battaglia. Altri potrà parlare con competenza della sua perizia nell’« arte » dei chirurgo; vogliamo qui ricordare il suo immutato affetto per
la « piccola patria » e per la storia
Valdese.
Alia sua memoria va il nostro omaggio rispettoso. Red.
COMUNICATO FELLA CIOV
Abbiamo il piacere di comunicare agli agricoltori del Pinerolese
che tanto l’Ospedale Valdese di Torre Pellice quanto quello di Pomaretto hanno stipulato una convenzione con la SOCIETÀ’ DI MUTUO SOCCORSO TRA I LAVORATORI MANUALI AGRICOLI della Provincia di Torino - Via G. Pomba, 15 - e la MUTUA OSPEDALIERA DELLA FEDERAZIONE PROV. COLTIVATORI DIRETTI
- Torino - Via Bertela, 39.
Gli eventuali abbonati potranno, d’ora innanzi, ricorrere liberamente ai nostri Ospedali per ogni evenienza.
Il Presidente degli I.O.V. riceve il pubblico ogni venerdì dalle
ore 10 alle ore 12 a Torre Pellice in Via Angrogna, 12.
Capo d’anno. La Bettiimina di Capo d’Anno porta sempre a I^ali una allegra comitiva di giovani che jtaftecipano al campo
invernale di Agape. Quest’anno un importante gruppo di giovani tedeschi ci è arrivato dalla Sarre e da Monaco. Il culto di
Capo d’Anno è stato presieduto dal Pastore Giampiccoli. Una volta ancora, la nostra
comunità ha sentito ' la realtà deR’ecumenismo, dato che secondo la tradizione, i
campisti di Agape scendono a Ghigo per
i culti delle Feste e della domenica mattina.
Recita dell’Unione Giovanile. La domenica 10 gennaio, nel salone di Agape, l’Unione Giovanile' ha dato la sua prima serata teatrale della stagione, davanti ad un numeroso pubblico. I nostri attori, anche se
la preparazione del dramma e della farsa è
stata ostacolata dalle festività di Natale e
Capo d’Anno, hanno saputo assumere dignitosamente le loro parti non sempre facili.
Durante gli intervalli^ la Banda ci ha fatto
sentire numerosi pezzi del suo repertorio.
Abbiamo potuto constatare i grandi progressi compiuti dall’anno scorso dai nostri
giovani musicisti. Li ringraziamo sentitamente e presentiamo loro, e particolarmente
al loro Direttore signor Roberto Long, le
nostre congratulazioni.
Lutti. Al principio di Ottobre scorso, il
nostro fratello Giovanni Rostan del Malzat
si è spento all’Ospedale Evangelico di Torino. Giovane ancora, aveva solo 57 anni,
egli soffriva già da molto tempó ma aveva
conservato la serenità e la speranza cristiana. Il funerale, presieduto dal Pastore Bertin, ha avuto luogo a Torino.
Dal principio dell’anno ci siamo già radunati due volte nel cimitero di Ghigo. 11
7 gennaio abbiamo accompagnato alla sua
ultima dimora Luigi Garrou di Malzat che
non aveva compiuto ancora 70 anni e che
è morto dopo pochi giorni di malattia.
11 20 gennaio abbiamo presieduto il funerale di Filippo Stefano Rostan di Giordano (76 anni). La famiglia Rostan è stata
particolarmente colpita in questo mese. Il
14, infatti, Emilio Rostan, figlio del nostro
Filippo Stefano, è stato sepolto a Pomaretto.
A quanti sono nel dolore e piangono i loro cari diciamo: « Il vostro cuore non sia
turbato; abbiate fede in Dio... ».
R or à
Visite. — Il capodistretto Roberto Nisbet, presidente della Commissione distrettuale, ha visitato la comunità di Rorà nei
giorni 16 e 17 Gennaio. Egli ha preso contatto con i catecumeni dei quattro anni, ha
presieduto la scuola domenicale, il culto,
l’assemblea di Chiesa,, -ed ha avuto un incontro con l’Unione giovanile del Centro.
In sede di assemblea m Chiesa, il problema
all’ordine del giorno intorno all’elettorato è
stato ampiamente discusso dai presenti, accorsi in buon numero dai vari quartieri.
Ringraziamo caldamente il nostro sovrintendente per i suoi messaggi, seguiti con
particolare interesse dalla Comunità, nonché per il suo incontro con i membri del
Concistoro di Rorà.
Il Pastore Giovanni Peyrot ha presieduto
il culto del 31 Gennaio e rivolto un messaggio alla scuola domenicale. Gli siamo riconoscenti per le sue parole intonate all’ora
che volge. Egli ha guidato il gruppo filodrammatico di Prarostino, il quale ci ha
offerto due rappresentazioni al Centro ed alle Fucine. Ci siamo rallegrati per l’incontro simpatico e fraterno, per l’impegno con
cui gli attori si sono prodotti sulla scena,
interessando il pubblico accorso dai posti
più lontani.
II nostro anziano delle Fucine, Aldo
Tourn, ha sostituito il Pastore il 24 di Gennaio. Gli esprimiamo il nostro grazie di
cuore per la sua preziosa opera di collaborazione.
AVVISI
CONCORSO
La Libreria Claudiana bandisce un concorso per un disegno di cm. 11 x 15 a due
colori, illustrante una serie di opuscoU di
carattere apologetico e polemico. I disegni
devono inspirarsi alle parole « La verità vi
farà liberi », e devono pervenire alla Libreria Claudiana non oltre il 15 Marzo.
I disegni, contrassegnati da uno pseudonimo, devono essere accompagnati da una
busta chiusa, contenente il nome e l’indirizzo dell’autore.
All’autore del disegno vincitore verrà attribuito un premio di L. 10.000 e il disegno rimarrà di proprietà della Claudiana.
La Commissione delle pubblicazioni della Libreria Editrice Claudiana.
Direzione e Redazione: Past. Ermanno Rostan - Via dei Mille 1 - Pinerolo - Tel. 2009
Pubblicazione autorizzata dal Tribunale di
Pinerolo, con decreto del 27-XI-1950.
Tip. Subalpina s.p.a. Torre Pellice (Torino)
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Smia liratlia "Pio Cassa Siolastiia,,
Il Gruppo Filodrammatico di Luserna S.
Giovanni ha organizzato due serate pro
Cassa Scolastica. La prima ebbe luogo il 29
gennaio nell’Aula Magna del Collegio Valdese colla rappresentazione della Commedia in tre atti Profonde sono le radici, di
Gow e D’Usseau.
Sotto forma drammatica l’opera può considerarsi una pagina di storia degli Stati Uniti per quanto riguarda la condizione dei
negri, che legalmente liberi, sono però praticamente e moralmente in una condizione
d’inferiorità, perchè profonde sono le radici dei pregiudizi razziali.
Gli attori hanno egregiamente fatta la
parte loro assegnata a grande soddisfazione
del numeroso pubblico accorso, tanto che
a richiesta la serata ha dovuto essere ripetuta il sabato 30 gennaio.
La Cassa Scolastica ha per scopo principale l’assegnazione di sussidi ad alunni meritevoli e bisognosi, e siccome non ha fondi, essa a mezzo del suo Consiglio di Amministrazione esprime al Gruppo Filodrammatico di Luserna S. Giovanni i suoi ringraziamenti per il valido contributo apportato colle due serate offerte.
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