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Anno 115 - N. 15
13 aprile 1979 - L. 250
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1® Gruppo bis/70
ARCHIVIO
10066 TORRE PEiA*ICS
deUe valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
TEMPO DI PASQUA
I»
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Siamo stati avvicinati
da un viandante...”
« Radio Evangelo » è remittente semiclandestina che Gino Conte immagina in funzione nei primi decenni dopo la Resurre
zione del Cristo. Ecco un esempio del materiale che avrebbe potuto produrre: Fintervista a uno dei due discepoli di Emmaus.
Sono qui per intervistare un
testimone del Fatto. Questo villaggio, proprio dove cominciano
le colline di Giudea, a metà strada fra Gerusalemme e il mare,
all’epoca del Fatto si chiamava
Emmaus. Ora, dopo la repressione romana che ha schiacciato la
insurrezione giudaica, si chiama
Nicopoli. La guerra è passata
terribile su questa terra; ma sono
riuscito a trovare chi cercavo, un
vecchio che si chiama Cleopa.
Ecco quel che mi ha detto, rivivendo vividi quelli che evidentemente non sono per lui dei semplici ricordi.
Come mai?
_ « Era la mattina del primo
giorno della settimana. Non sapevamo come cominciarla, dopo
quella terribile appena finita.
Quel sabato, che doveva essere il
culmine di una festa di Pasqua
mai vista, che doveva essere il
giorno del trionfo del Signore e
nostro, ce ne siamo stati invece
rintanati, come animali feriti a
morte, disperati. Volevamo fuggire, disperderci, ma, a parte il
fatto che era sabato, non riuscivamo a separarci, era come rendere più irrevocabile la fine del
grande sogno che avevamo sognato con il Maestro.
« Pure, non aveva senso restare, toccava continuare a vivere,
tornare al lavoro. Così con un
compaesano, salito anche lui a
Gerusalemme una settimana prima, ci siamo incamminati verso
casa. Come può essere diversa.
Una strada... Un po’ tacevamo, un
po’ parlavamo, e di che cosa
avremmo potuto parlare se non
degli avvenimenti di quelle giornate drammatiche? ¿’eravamo
ancora dentro. E non riuscivamo
a capire. Come mai era finita
così? Come mai Dio aveva abbandonato così Gesù, al quale
pure aveva dato credenziali così
impressionanti? E poi quel mistero supplementare, la tomba
Vuota, il corpo fatto sparire: da
chi? perché?
« A un certo punto, non ricordo bene come e dove, tanto eravamo infervorati nei nostri discorsi, siamo stati avvicinati da
un viandante, modesto pedone
come noi. Un incontro per strada, come ne capitano, non ci facemmo gran caso, ma ci stupimmo che sembrasse assai poco al
corrente dei fatti di Gerusalemme, che gli raccontammo rapidamente. ¿i sentimmo portati a
parlargli schiettamente, a dirgli
tutta la grande speranza che
avevamo riposto in Gesù. Avevamo sperato che quella Pasqua
fosse come un nuovo esodo, un
nuovo riscatto d’Israele, che il
trono di Davide non fosse più
usurpato dall’Idumeo asservito
ai Romani, che il Tempio non
fosse più profanato da un sacerdozio ambiguo e spesso impuro;
che così Israele fosse finalmente
ciò che deve essere, la luce dei
popoli. Invece era stato un fallimento e anche se il nostro cuore
era con Gesù Cristo, era più che
comprensibile che il popolo avesse avuto più speranza in Gesù
Barabba, quello almeno era stato preso con le armi in mano.
Eravamo pieni di rabbia contro
1 nostri capi religiosi e politici
che lo avevano abilmente eliminato, ma nei confronti di Gesù
c’era pure un’ombra di rancore,
nella nostra tristezza. E vero che
negli ultimi mesi ci aveva ripetutamente preannunciata una fine
del genere, ma avevamo sempre
intimamente respinto iUsolo pensiero. E invece era morto davvero. Alcune donne, andate quel
mattino all’alba al sepolcro per
imbalsamare il cadavere, avevano trovato la tomba aperta e
vuota, come avevano poi constatato altri dei nostri: lui, però,
non l’aveva visto nessuno...
« Ascoltava. Ma a questo punto
ci interruppe netto e ci diede una
strapazzata che non ci aspettavamo proprio. Ci sgridò, perché
non capivamo le Scritture. Lui le
conosceva, e come! E lì per strada, senza più sentire il caldo, la
fatica, la tristezza, ascoltammo
la più bella spiegazione biblica
mai avuta. Oggi ancora mi chiedo: come abbiamo potuto non
riconoscerlo? Insieme ci immergemmo nella storia della più
grande speranza che mai sia stata sulla terra, nella secolare profezia del Patto. Pagina per pagina si illuminava e illuminava gli
avvenimenti di cui eravamo stati
spettatori e attori, essi uscivano
dall’assurdità tragica ohe avevano iper noi e si ordinavano misteriosamente ma sicuramente in
un disegno che l’Iddio onnipotente aveva fissato da ogni eternità,
una trama della quale non un filo
gli era mai sfuggito di mano,
malgrado le apparenze contrarie.
Capivamo che ci eravamo fatti
un Messia a immagine dei nostri
desideri, anziché vederlo e riconoscerlo come Dio ce lo aveva
promesso e mandato.
Eravamo così assorti che giungemmo quasi senza accorgerce
ne qui al nostro villaggio, e non
fu solo per dovere d’ospitalità
che insistemmo perché non continuasse la sua strada ma si fermasse da noi, dato che il tramonto era vicino. Ci mettemmo a
tavola. Fu strano: come al momento in cui aveva cominciato a
parlare aveva preso lui la guida
APPROFONDIAMO IL DISCORSO SINODALE SUGLI ARMAMENTI
Informarsi per resistere
A Quando si parla di antimilitarismo e disarmo occorre
molta chiarezza, perché è troppo facile arrivare ad un’unanimità ambigua e generica. Chi
non è contro le guerre, le dittature, le folli spese belliche? Chi
non auspica un mondo più ordinato, giusto e pacifico? Sotto
questi generici appelli ai buoni
sentimenti rimangono però radicali divergenze di valutazione e
azione. Mi sembra corretto e
preciso l’ordine del giorno del
Sinodo 1978, che sottolinea l’importanza del problema e invita
le chiese a discuterne, dando alcuni riferimenti concreti al dibattito (l’obiezione di coscienza,
il servizio militare), senza cadere nei due opposti pericoli di appelli troppo generici e di indicazioni troppo specifiche. Raccogliamo quindi l’invito e approfondiamo il discorso dal nostro
punto di vista.
Cominciamo però col chia^ rire un punto spesso dimenticato. Denunce e descrizioni degli orrori della guerra oggi non
devono indurci a facili lamentazioni sulla decadenza della nostra civiltà, perché le guerre dei
tempi passati avevano poco da
invidiare in brutalità e massacri. L’annientamento totale dei
popoli vinti era relativamente
frequente nell’antichità, la diffusione forzata del cristianesimo
provocò la scomparsa violenta
di civiltà millenarie, la guerra
dei trent’anni distrusse tre quarti della Germania e dimezzò la
popolazione di paesi che non
erano stati teatro di combattimenti. Se poi vi furono in passato guerre condotte da minoranze ristrette, in altre venne
coinvolta attivamente l’intera popolazione, con un impegno totale delle energie umane ed economiche; né il controllo terroristico delle opinioni e delle coscienze (e per contrapposto la resistenza aperta alle autorità rico
nosciute da parte di minoranze)
è una prerogativa del nostro
tempo, perché la storia del cristianesimo ne offre esempi drammatici. In altri termini, non vi è
quasi elemento della guerra contemporanea che non abbia precedenti nella nostra storia; il che
non vuol dire evidentemente che
la guerra vada accettata fatalisticamente perché è sempre esistita, perché è parte del destino
umano.
^ La differenza più evidente
tra la guerra contemporanea
e quelle del passato è la disponibilità odierna di armamenti incredibilmente perfezionati, che
hanno aumentato il potere di distruzione in modo straordinario,
concentrandolo inoltre in poche
mani. Lo sviluppo dell’armamento atomico e della missilistica
hanno messo le due maggiori
potenze in condizioni di distruggere l’intero nostro pianeta in
poche ore; il risultato ben noto
è l’equilibrio del terrore, che fino ad oggi ha impedito l’impiego militare (ma non quello politico) degli arsenali atomici, lasciando spazio a guerre locali
combattute con armamenti convenzionali, anche se di straordinaria potenza, come appunto in
Vietnam. La rapidità del progresso tecnologico ha dato potere ancora maggiore agli apparati industriali e di ricerca scientifica ed ai vertici economici e
politici; come piccola contropartita, si è avuto anche lo sviluppo parallelo delle possibilità di
assistenza ai singoli ed a popolazioni intere, che permettono
di ridurre le conseguenze di carestie, epidemie, malattie o ferite, beninteso quando ci sia la volontà politica di intervenire.
A Fino al giorno in cui non entreranno in azione su larga
scale bombe atomiche (e il successo della triste « lezione » cine
se al Vietnam ha l’unico pregio
di dimostrare che questo momento non è ancora giunto), la
differenza profonda tra le nostre
guerre e quelle passate ci sembra però sia soprattutto la maggiore capacità di informazione e
riflessione di cui oggi dispone
l’uomo comune, senza poterne
trarre un qualche controllo sugli avvenimenti. Nei tempi passati il rapporto con la guerra era
diverso: i rischi di un conflitto
erano accettati dalla quasi totalità della popolazione passivamente, come una calamità inevitabile di cui ben poco si sapeva, oppure vissuti con naturalezza nelle società guerriere, in cui
però ai doveri militari corrispondevano diritti politici definiti.
Schematizzo, è evidente; mi
sembra però che in nessuna altra epoca siano state diffuse
tante informazioni sulla guerra
nei suoi aspetti più paurosi, siano stati lanciati tanti appelli e
mobilitazioni contro l’acceleramento delle tecniche di distruzione collettiva come nella nostra, in cui tuttavia l’informazione non comporta abitualmente alcun potere di controllo reale e viene neutralizzata dai massmedia conformisti. Nel primo
cinquantennio del Novecento gli
eserciti si sono ampliati e articolati incessantemente, ponendo
in termini sempre più gravi il
problema dell’organizzazione del
consenso delle masse di soldati
(fino alla crisi delle truppe americane di leva in Vietnam); dall’obbedienza passiva della prima
guerra mondiale si è passati alla mobilitazione ideologica che
nella seconda guerra mondiale
ha fornito una percentuale assai
più alta di combattenti motivati
e quindi capaci di svolgere compiti di responsabilità e iniziativa anche ai minori livelli.
Giorgio Rochat
(continua a pag. 5)
della discussione, così lì a tavola
fu lui il capotavola: prese il pane, disse la benedizione e il ringraziamento, lo ruppe e ce lo
diede. In quel momento capimmo, lo riconoscemmo. Di colpo
sparì. Che importava, era tornato fra noi, era lui! Ma dove avevamo gli occhi, la testa, il cuore?
Ci ho ripensato tanto; e credo
di aver capito, o almeno intuito
che dopo che è tornato vivo, al
di là della morte, non sono più i
suoi tratti fisici, per quanto reali (non era né un fantasma né
un’allucinazione!) a metterci in
comunicazione e in comunione
con lui. Lo si riconosce ascoltandolo, credendolo; e non quando
vogliamo noi, ma quando ha stabilito lui: si può stargli accanto
tutta una vita, ma solo quando
a lui piace i nostri occhi si aprono.
Non più soldi
« Comunque quella sera non
era il momento della riflessione
teologica. Balzammo in piedi
animati da una gioia incontenibile e benché fosse ormai quasi
buio chi resisteva aH’impulso di
precipitarci dagli altri a dar loro
la notizia meravigliosa, incredibile ma vera? Arrivammo a Gerusalemme a notte avanzata, ma
la strada ci parve anche più breve, avevamo le ali ai piedi, i salmi più esultanti in cuore e sulle
labbra, A Gerusalemme, dov’erano riuniti gli altri, anche lì si vegliava, anch’essi sapevano che il
Signore era risuscitato, era apparso a Maria, a Simone,,.
« La gioia di quella sera non
si è più spenta. Abbiamo vissuto
mesi, anni duri; ma egli non ci
ha più lasciati soli. La sua parola continua a illuminarci la
Bibbia e la storia; il suo gesto,
a tavola, continua a esprimerci
il suo dono di sé. Di quella vita
donata a caro prezzo noi viviamo, è una sorgente inesauribile.
Lo sai anche tu ».
Così mi disse Cleopa; poi, in
attesa ohe arrivassero alcuni fratelli, prima di riunirci per il pasto e il culto serale di questa nostra nuova Pasqua, mi invitò sulla soglia di casa. Il pendio digradava verso il mare che si distingueva appena, a occidente, come
una sottile striscia di metallo reso incandescente dal sole al tramonto. « Era così quella sera
quando giungemmo; — mi disse
— come ora le brulle colline erano fiorite di anemoni rossi e di
ciclamini rosa, i fiori di campo
della nostra primavera improvvisa e breve. L’erba si secca e il
fiore cade, ma la parola del nostro Dio dura in eterno, e con
essa la nostra sjieranza ».
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13 aprile 1979
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V. . ..
PI^OSÉdUE-E TERMINA^ IL RAPPORTO SUL SINODO RIOPLATENSE
Un Sinodo teso
in un tempo di tensione
_____COSA DICONO DI NOI I GIORNALI
La Riforma divuigata
Per quel che si riferisce al rapporto con l’area italiana, il sinodo ha avuto una parola di riconoscenza per l’offerta di collaborazione pastorale ricevuta e
ha sollecitato la Tavola ad informare i fratelli italiani su come questa offerta è stata utilizzata nelle nostre comunità, visto che era stata dedicata soprattutto alle opere di servizio.
Proseguendo su questo tema, e
cioè sul favorire gli organismi
di servizio, la Chiesa valdese di
Buenos Aires è stata incaricata
della creazione di un Ostello
per Studenti secondo l’importante progetto che dorme dagli anni ’50 senza arrivare mai ad ima
concretizzazione. È stato appoggiato il programma delle comunità del nord dell’Argentina con
sede a Reconquista considerando che l’operaio che lavorava in
quella zona è stato trasferito nelle chiese del sud a La Pampa.
Di conseguenza è stato incoraggiato il lavoro che un’assistente
di chiesa svolge in quella zona.
Infine, con un lungo testo, un
atto va incontro alle necessità
finanziarie della comunità di
Montevideo, affinché porti a termine l’edificio commemorativo
del centenario della colonizzazione valdese nel Rio de la Piata. Tutti questi sforzi saranno
canalizzati tramite gli organismi
regionali, i Presbiteri.
Per quel che riguarda gli operai si è considerato concluso
l’intervento di alcuni anni la sulla situazione del pastore Daly
Perrachon. Vista la sua decisione di occupare nuovamente il
posto di pastore" titolare, il sinodo ha deciso di tornare ad
appoggiarlo nel suo lavoro che
comincerà il prossimo mese nella chiesa di Tarariras. Si è parlato delle condizioni di alcune
case pastorali perché se ne studi accuratamente lo stato e si
proceda a migliorarle con un piano sistematico di manutenzione. Il sinodo ha inviato un saluto alla famiglia Breeze per la
scomparsa del pastore Breeze
avvenuta il mese di febbraio e
al pastore Norberto Berton per
la dolorosa scomparsa di Valy
che lascia un vuoto nel lavoro
della Federazione Femminile
Valdese e nella casa di questo
collega tanto duramente provato.
Parimenti il sinodo ha espresso la sua gioia per la consacrazione al ministero pastorale della
prima donna la signora Gladys
Bertinat de Jordán, che apre
così la strada ad un attivo ministero femminile nella nostra
Clfiesà rioplatense.
Il sinodo si è anche occupato
dell’assistenza medica per gli
operai della chiesa cercando imà
soluzione in un sistema di previdenza esteso ai familiari. Ha
riconfermato l’atto del sinodo
scorso che sollecitava la regolamentazione della previdenza
per la salute psico-fisica degli
operai della chiesa, regolamento che sarà ora redatto.
Il sinodo si è anche occupato
dei centri assistenziali orientandone il lavoro mediante atti che
raccomandano una maggiore
collaborazione delle comunità
al mantenimento economico degli interni, per esempio del Hogar El Sarandí; la riperca del
modo di applicare tecniche moderne di servizio alla luce dell’attuale funzionamento dei centri; la vocazione di alcuni membri della chiesa per il lavoro in
quartieri periferici delle nostre
città dando loro la possibilità
di partecipare a corsi sul Servizio Sociale.
Per concludere possiamo trascrivere uno degli atti al riguardo: « Il sinodo, visto lo sforzo,
l’interesse e il lavoro positivo e
costante delle commissióni direttive dei centri assistenziali,
dei direttori e del personale, esprime la sua riconoscenza e
dà una parola di incoraggiamento affinché si prosegua nella ricerca di un servizio completo
in tutte le aree di loro responsabilità e intervento ».
Al termine dei suoi lavori il
sinodo.ha eletto la Tavola Valdese che risulta così costituita:
Mario Bertinat, Moderatore, Ric
ci PROTESTANTESIMO » IN TV
Quali contenuti sono emersi, dalle
interviste fatte a nrembri e a giovani di alcune comunità, nella trasmissione « Protestantesimo » del 2
aprile 1979 che ha esposto il tema « educazione alla fede »?
Un’intervista a mio parere interessante è stata quella rivolta ad
un gruppo di catecumeni di una
comunità del basso Lazio; l'intervista ha focalizzato una certa realtà quando i giovani hanno asserito
che i loro genitori vivono al di
fuori della comunità e che soltanto
I nonni, nell’ambito familiare, sanno dare loro una dimensione del
cristianesimo.
La crisi di certi valori religiosi
minoranza come la nostra, incontra altre difficoltà anche quando
consideriamo la necessità di riconoscere la nostra identità storica
nel confronti del mondo cattolico
ohe ci circonda e condiziona in
maniera prepotente anche senza che
ce ne rendiamo conto.
Aspetto non meno importante dei
precedenti e accennato in maniera
indiretta nella trasmissione è stata la preferenza data all’educazione
intesa come agàpe piuttosto che
nozionistica. Franco Girardet scrive a questo proposito su « Attualità protestante» n. 80: .«l'educazione è relazione delle persone, anche se dietro questa relazione vi
Educazione e fede
non è nata con la generazione del
'68, come tanti vorrebbero farci
credere, ma era già radicata nei
nostri padri anche se le loro unioni
giovanili erano floride. Non possiamo dimenticare che io sviluppo industriale della società italiana del
dopoguerra ha trovato le nostre
comunità sovente impreparate: non
è giusto caricare sulle spalle delle
generazioni più giovani responsabilità che non appartengono solo
a ioro.
Altre interviste fatte a comunità
di Roma hanno invece evidenziato
l’aspetto opposto: molti genitori
manifestano il bisogno di partecipare all'educazione alla fede dei
loro figli; per questi ultimi l’esperienza è positiva perché si sentono
più coinvolti nella comunità.
Certamente questa è la situazione ideale su cui porre delle premesse per un’educazione alla fede;
ma per quei ragazzi che non hanno dei genitori credibili e preparati?
L’educazione alla fede, per una
è una scienza ». Quasi paradossalmente si può concludere come
ha suggerito Franca Mazzarella:
« Non si può insegnare la fede, ma
insieme possiamo capire cosa vuol
dire la parola di Dio ».
In alcune comunità si sta iniziando a lavorare per la formazione
delle generazioni più giovani, tuttavia spesso, anche in comunità
numerose dove i giovani non mancano, i tentativi fatti sono troppo informali e frettolosi.
Ho apprezzato il tentativo di impostare la trasmissione con interviste a soli laici, però penso che
le persone intervistate dovrebbero
essere stimolate con domande più
finalizzate altrimenti una figura dominante (che in questo caso è Franca Mazzarella) si sovrappone troppo alle altre e si istituisce una gerarchia culturale tanto giustamente
contestata oggi soprattutto dalle
generazioni più giovani.
Carla Negri
cardo Ribeiro, Mario Talmón,
Ariel Rostàn e Mario Baridón,
membri. Qualcuno ha detto che
quest’aimo abbiamo una Tavola
dei «Marios». Sono state poi
elette le altre commissioni ed è
stata scelta come sede del prossimo sinodo la chiesa di San
Salvador che ha il suo centro
nella città di Dolores.
' La sera dei giorni di seduta
hanno avuto luogo conferenze su
alcuni temi: « Il ministero della
pace in un mondo bellicóso » del
pastore Carlos Gattinoni, vescovo della Chiesa metodista argentina; «Ricordi degli Evangelisti
itineranti » di pastori e laici che
hanno compiuto questo ministero soprattutto nel nord dell’Argentina; e il tema di molta attualità in quest’anno internazionale del bambino: « Il bambino
riceve nella chiesa la dovuta
attenzione? ». Durante queste
conferenze un pubblico numeroso ha riempito completamente la sala delle riunioni.
La presidenza che ha diretto i
lavori era formata da Carlos
Núñez, presidente; Nélson Malàn, vice-presidente; Mario Talmón, Mabel C. de Barolin e Carlos Delmonte segretari dei verbali; Violeta G. de Lauri, segretaria degli Atti e David Bar et,
assessore.
Un sinodo teso in un tempo
pieno di tensioni nelle quali vive
e delle quali testimonia la Chiesa valdese del Rio de la Piata.
Il nuovo quotidiano La Sinistra offre le due pagine centrali del numero uscito il 29 marzo
ad Aurelio Penna e Sergio Ronchi, i quali per conto della Federazione Lombarda delle Chiese Evangeliche illustrano ampiamente la Riforma, per quello
che è stata nella sua storia, per
quello che non è stata in Italia
a causa delle pesanti persecuzioni subite, ed infine per quello
che può essere oggi nel mondo
attuale al fine di realizzare quella Fede non alienante che dovrebbe essere la sua caratteristica.
Lodevole esempio di utile volgarizzazione, illustrato oltretutto da disegni e foto in modo
congruo e razionale.
^ Kt
La Mostra della stampa evangelica, e in particolare dei 125 anni della Claudiana, ha iniziato
un giro che ha avuto echi favorevoli su molta stampa italiana.
La sosta a Torino è stata posi
(fine)
Carlos Delmonte
Protestantesimo
Per Pasqua « Protestantesimo » è
anticipato a domenica 15 aprile,
ore 22.45 - secondo canale
Se la morte non
ha l’ultima parola
Qual è rannuncio di speranza
della Pasqua nel mondo travagliato di oggi? A questa domanda risponde il pastore Tullio Vinay nel corso di un’ampia intervista.
Un convegno di viva attualità - Firenze 21-22.4
Stato, Chiesa
e assistenza
La Commissione Distrettuale del 3°
Distretto Vaido-Metodista, considerando
l’importanza delle Qpere Assistenziali
delle nostre Chiese quali preziosi strumenti di testimonianza e, parallelamente, i problemi relativi all’entrata in vigore della legge che stabilisce attribuzioni e competenze nell’erogazione
delTassistenza stessa, ha organizzato
il Convegno su « Stato, Chiesa ed Assistenza » onde studiare gli aspetti più
salienti ed urgenti di questo problema.
Sono invitati i responsabili delle
Opere del 3° Distretto, i membri dei
Comitati e delle Giunte, i pastori, gli
educatori e tutti coloro che 1n qualche modo sono interessati al problema dell’assistenza. Più particolarmente, si confida nella partecipazione sia
di chi lavora a pieno tempo nel campo delTassistenza, sia dei membri di
Chiesa che, pur non essendo direttamente impegnati nel lavoro assistenziale, possono rendersi interpreti del
consenso o della critica 1n merito all’attuale gestione dell’assistenza e
farsi portavoce di eventuali proposte
innovative maturate nell’ambito delle
singole Comunità.
Il Convegno si terrà a Firenze dalle
ore 15 del 21 alle ore 12 del 22 aprile
presso l’Istituto Gouid, via dei Serragli 49.
PROGRAMMA
Il programma prevede, dopo la presentazione (Davide Cielo) e una meditazione biblica (Alfredo Sonelli):
Ore 16 : Luigi Santini: <• Aspetti sto
rici dell'opera assistenziale
della Chiesa Valdese nel 3°
Distretto ».
Ore 16.30: Giorgio Peyrot: «Aspetti giuridici relativi al problema
delTassistenza ».
Ore 17 : Marco Jourdan: « Il Gouid
oggi ».
Ore 17.30: Maya Koenig: « Il Gignoro
oggi ».
Ore 18 : M. Fabio Conforti: «Il Fer
retti oggi ».
Ore 18.30: Marco Ricca: « Prospettive
dell’assistenza nel prossimo futuro ».
Domenica 22 aprile;
Ore 9.30: Discussione a gruppi.
Ore 11 : Discussione generale.
Ore 11.30: Cenclusioni a cura di Davide Cielo.
Informazioni e prenotazioni: Giovanna Ricca, Viale Don Minzoni, 45, tei.
(055) 57.27.40; Marco Jourdan, Via dei
Serragli, 49, tei. (055) 21.25.76.
tivamente commentata dalla
Stampa, che ha sottolineato il
valore culturale e teologico della produzione esposta; dalla Gazzetta del Popolo, che ha messo
l’accento sul contenuto sociale
della più recente attività della
Claudiana ; da Nuova Società,
che ha ampiamente illustrato il
compito svolto dalla Claudiana
in 125 anni, come portavoce del
popolo valdese ed evangelico.
i«e ^ «
Le attività ecumeniche sono
sempre alla attenzione delle riviste, specialmente di quelle cattoliche. Popoli e Missioni del 1°
marzo informa sulle riunioni a
Ginevra del C.E.C. e del Comitato Chiese Protestanti di Europa
presieduto da Aldo Sbaffi. Gente Veneta del 17 marzo ritorna
con un ampio servizio di G.A.
Cecchetto sulle riunioni di Venezia e Mestre cui ha partecipato il pastore Valdo Vinay; lo
stesso periodico nel numero del
24 marzo riferisce sugli incontri ecumenici di Venezia in preparazione della Pasqua, cui ha
partecipato il pastore Garufi
(con fotografia che lo riprende
durante il suo intervento).
* S« *
Molti giornali hanno dato notizia della condanna inflitta a
Tashkent (URSS) ad un anziano
pastore avventista, V. Sholkov
di 83 anni, condannato a cinque
anni di lavori forzati (ma a quali lavori potrà essere forzato un
uomo di 83 anni?!) assieme a
quattro altri fratelli per « aver
diffuso deliberate menzogne »
sul conto dello stato sovietico.
Secondo quanto scrive l’Avvenire del 25 marzo, lo Sholkov ha
trascorso fino ad ora 23 anni
nelle carceri sovietiche. Buffarini Guidi e Sceiba non sono evidentemente soli al mondo.
« * *
Città Nuova del 10 marzo dedica un articolo di G. Casoli ad
una sentita celebrazione di Martin Luther King nel cinquanta
nario della sua nascita. Potrebbe un fratello battista darci un
contributo analogo? In fondo
non solo Billy Graham, ma anche M. L. King era un pastore
battista.
« »
Il Gazzettino del 22 marzo
pubblica una lettera di G.L. Giudici sul problema dell’assistenza ai lebbrosi, al quale molti nostri fratelli sono personalmente
interessati.
Niso De Michelis
INIZIATIVA DELLA F.F.V.
Per un ecografo a Villa Betania
Nel numero di aprile della Circolare
della Federazione Femminile Valdese,
Clara Ronchetti rivolge un appello alle donne evangeliche per la raccolta
dei fondi necessari alFacquisto di un
ecografo — apparecchiatura sanitaria
molto utile, ma costosa, che permette
di determinare la posizione del feto
nel grembo materno — per il reparto
maternità di Villa Betania. È un appello che sarà senz’altro accolto da quanti hanno seguito con apprensione e con
sdegno le recenti vicende sanitarie del
Napoletano, considerando che Villa Betania, come Carla Ronchetti precisa
« ...sorge in un ambiente degradato...
nella cintura industriale di Napoli, te
stimonianza di un impegno sociale che
è andato incontro ai più umili... dove
le malattie endemiche raggiungono
punte vertice per Tltalia... dove è facile morire... per la tragica inefficienza
di quelle strutture sanitarie che dovrebbero prevenire e contenere l’insorgere di un morbo ».
Chiunque — e quindi non solo le
donne evangeliche, senta il dovere di
rispondere a questo appello, potrà inviare la propria offerta, precisando che
è destinata al reparto maternità di
Villa Betania, alla Cassiera Maria Tamietti, via Gay 21 - 10066 Torre Peilice, c.c.p. 2/23008.
Comunicato
NelTambIto degli incontri pastorali che hanno luogo quest’anno nei
vari distretti, comunichiamo
Il Convegno Pastorale Valdo - Metodista
che avrà luogo ad Ecumene il giovedì 26 aprile 1979 con inizio alle
ore 9.30.
Il tema dell’Incontro è il seguente;
« Essere protestanti oggi: perché e come »
Al Convegno di Ecumene parteciperanno i pastori, anziani evangelisti
ed emeriti del III Distretto come pure delTEmilia-Romagna ed anche
coloro che non hanno avuto la possibilità di partecipare al Convegno pastorale che ha avuto luogo a Palermo a fine febbraio.
Come è naturale potranno liberamente partecipare all'Incontro di
Ecumene tutti I membri delle comunità evangeliche interessati all'argomento.
Tutti coloro che parteciperanno a questo Convegno sono vivamente
pregati di comunicarlo direttamente al seguente indirizzo:
Ornella Sbaffi: via Firenze, 38 - 00184 ROMA (Tel. 06/481095).
Il Presidente II Presidente
della Conferenza Metodista ■ del Corpo Pastorale Valdese
past. Sergio Aquilante past. Aldo Sbaffi
3
13 aprile 1979
UN DISCUSSO MA ESSENZIALE PROGRAMMA DEL C.E.C. DECISIONI DEL CONSIGLIO NAZIONALE
Lotta al razzismo
Molte cose false e tendenziose sono state dette e scritte sul Programma di Lotta al Razzismo - Vediamo qual è realmente la situazione
FDEI: congresso
nazionale a maggio
- w
Gli ultimi mesi del 1978 hanno
visto il Consiglio Ecumenico delle Chiese sottoposto a duri e
rinnovati attacchi, da parte di
una certa stampa e delle chiese
di alcuni paesi occidentali. Talune chiese hanno discusso in
agitate assemblee se continuare
a essere membri del Consiglio,
mentre la chiesa presbiteriana
d’Irlanda e l’Esercito della Salvezza hanno deciso di sospendere temporaneamente la loro adesione.
Al centro della tempesta il Programma di Lotta al razzismo.
Che cosa era successo? Si era
dato corso a una decisione presa l’anno precedente e si era devoluta al Pronte Patriottico dello Zimbabwe la somma di 85.000
dollari (circa settanta milioni
di lire), dal Fondo Speciale. Da
, qui le accuse rivolte al CEC di
finanziare i guerriglieri « rossi »
e di spendere i soldi delle chiese per comprare armi. Molte cose false e tendenziose sono state dette e scritte, talvolta per
scarsa informazione, talvolta in
chiara malafede.
Cerchiamo di vedere qual è
realmente la situazione.
il programma
In tutta la storia del movimento ecumenico le dichiarazioni e le prese di posizione contro
il razzismo sono state molto numerose. Assemblee e conferenze
mondiali hanno ripetutamente
condannato il razzismo e invitato le chiese a combatterlo, a cominciare dal loro interno. Infine,
nel 1968, l’Assemblea di Uppsala
decise che le dichiarazioni non
bastavano più e che bisognava
cominciare a fare qualcosa. Nel
1969 la consultazione di Notting
Hill discusse tutta la questione
e presentò al Comitato Centrale
delle proposte concrete.
Alcuni punti fermi stanno alla
base del Programma di Lotta al
razzismo:
1) La lotta contro il razzismo
bianco, di gran lunga il più pericoloso.
2) La lotta contro il razzismo istituzionale (cioè imposto
dalla legge).
3) La convinzione che la lotta contro il razzismo implica
una ridistribuzione del potere sociale, politico, culturale.
4) La necessità di usare strategie di lotta diverse a seconda
delle situazioni locali.
5) La necessità che le chiese
esaminino le loro complicità con
il razzismo. (Cfr. per maggiori
particolari: Eugene Carson Blake. Consiglio ecumenico e lotta
antirazzista, Claudiana, Attualità Protestante n. 35).
In questi 10 anni il Programma di Lotta al razzismo ha fatto molto: ha aiutato gruppi oppressi a difendere il loro diritto al lavoro (coreani in Giappone), a rivendicare i loro diritti
alla terra (aborigeni australiani
e indios deH’America Latina), ha
difeso gli indiani d’America e
del Canada, ma soprattutto ha
Sempre riproposto alle chiese la
questione dell’oppressione dei
bianchi sui neri neH’Africa australe e ha denunciato le connivenze dei paesi occidentali che
contribuiscono al mantenimento dell’apartheid con prestiti bancari, commerci e investimenti
nell’Africa del Sud.
Non a caso le chiese che hanno maggiormente protestato per
le scelte del Fondo Speciale sono le chiese dei ricchi paesi europei che hanno fiorenti traffici
e investimenti nell’Africa australe, che fanno fior di quattrini
vendendo a quei paesi armi e
centrali nucleari. Le chiese africane e, in genere, le chiese del
Terzo Mondo appoggiano il Programma contro il razzismo, anzi, spesso, nei loro paesi proprio
il Programma di Lotta al razzismo ha ridato credibilità alle
chiese cristiane. Nei paesi occidentali invece si sono spesso
ignorati i vari aspetti dell’attività e degli interventi del Programma di Lotta al razzismo per
considerare soltanto il Fondo
Speciale.
Il fondo speciale
Il Fondo Speciale è stato creato per essere « distribuito alle
organizzazioni dei gruppi oppressi per motivi razziali e alle organizzazioni che sostengono le
vittime dell’ingiustizia razziale, i
cui scopi non siano in contrasto
con gli scopi generali del CEC,
perché lo usino nella loro lotta
per la giustizia economica, sociale e politica ».
Questi criteri generali sono
ancora validi; sono stati aggiornati dal Comitato Centrale nel
1976 con la precisazione che « le
sovvenzioni devono essere usate
per attività umanitarie (per es.
scopi sociali, sanitari ed educativi, assistenza legale, ecc.) ».
« ...il Fondo deve essere usato
per sostenere organizzazioni che
combattono il razzismo, piuttosto che organizzazioni di assistenza che curano gli effetti del
razzismo ».
Il Fondo Speciale è finanziato
da singoli e chiese che ne condividono gli scopi; dal maggio
scorso anche tutte le spese amministrative sono sostenute dal
Fondo stesso. Le sovvenzioni
sono decise dal Comitato Esecutivo del Consiglio, su proposta
della Commissione consultiva internazionale del Programma di
Lotta al razzismo.
La sovvenzione al Fronte Patriottico dello Zimbabwe (che
ha suscitato tante proteste) è stata concessa dopo un’attenta valutazione della situazione: il
Fronte è l’unico movimento popolare riconosciuto dalla stragrande maggioranza della popolazione, dopo che gli altri due
movimenti negri hanno raggiimto un accordo con il regime e
accettato il controllo della minoranza bianca su punti chiave
della vita pubblica (esercito, giustizia, ecc.).
La Conferenza delle chiese di
tutta l’Africa ha approvato la
decisione presa di concedere la
sovvenzione.
La violenza
Sulla questione della violenza e dell’uso che se ne fa, che
preoccupa tanti cuori sensibili
in molte chiese europee che non
si sognano di protestare e di
opporsi alla vendita di armi fatta dai loro paesi (questo riguarda anche noi, poiché l’Italia è
stata condannata dall’ONU per
aver venduto armi al Sud Africa malgrado l’embargo), mi riferirò a un passo del Rapporto
del Segretario Generale, Philip
Potter, al Comitato Centrale riunito a Kingston (Giamaica) in
gennaio: « ...il Fondo (Speciale)
sostiene dei movimenti nell’Africa australe che sono impegnati
in una lotta armata contro le
forze militari e le forze di sicu
rezza dei regimi razzisti, nel corso della quale delle persone innocenti, compresi dei missionari, vengono uccise. Parecchie
chiese e gruppi hanno sollevato
il problema se la chiesa possa
appoggiare la violenza. Sembra
che sia più facile tollerare le
istituzioni e le pratiche violente dei regimi razzisti, che pretendono di difendere la civiltà
cristiana e che sono sostenuti
da investimenti economici e da
aiuti militari esterni, piuttosto
che comprendere la lotta violenta degli oppressi che sono stati
privati di ogni mezzo non-violento nel loro travaglio per la
liberazione, e sono stati costretti come ultima risorsa a ricorrere alle armi. Come possiamo
noi valutare il rapporto fra la
violenza dell’oppressione e la
violenza per la liberazione? ».
Il Comitato Centrale ha molto
apprezzato e lungamente applaudito il Rapporto del Segretario
Generale, ha convalidato le decisioni prese a proposito del
Fondo Speciale e ha fatto sua
la proposta del Segretario di
iniziare un^ consultazione- con
le chiese membro per stabilire
quale deve essere la linea d’azione delle chiese nella lotta al
razzismo negli Anni Ottanta.
Fernanda Comba
« Noi, donne evangeliche di
fronte agli anni ’80» è una delle
proposte per il tema del Congresso nazionale PDEI che si
terrà il 17-18 maggio 1960, probabilmente a Torre Pellice. Il
Consiglio Nazionale FDEI ne ha
discusso nelle sue sedute dell’ll12 marzo a Bologna. Le rappresentanti dei comitati denominazionali incaricate dall’ultimo
Consiglio FDEI di portare delle
proposte di tema, non ne hanno
formulate, per cui siamo rimaste su una proposta di tema che
ci permetta di fare un bilancio
degli anni ’70 per afferrare meglio le prospettive a venire: in
quale ambito ci muoviamo come credenti, e come cittadine?
Partendo da una ricerca biblica,
che potrebbe essere ad es. « Gesù e le donne », vari campi sono
da considerare: il nostro quadro
sociale, i diritti umani (violazione dei diritti costituzionali, condizione dei bambini...) cattolicizzazione, problemi del lavoro,
femminismo...
Si sta distribuendo in questi
giorni l’opuscolo del CEC sull’anno internazionale del bambino che è stato preparato in collaborazione tra PDEI ed il Servizio Istruzione della PCEI. La
meditazione introduttiva della
seduta del nostro Consiglio è
stata su quest’argomento.
Si è ribadita la necessità di
fare assieme tutto quello che si
può tra i vari gruppi battisti, metodisti e valdesi. In modo particolare è importante coordinarsi
a livello locale come già avviene
in diverse parti (es. Firenze).
Anche i convegni regionali possono essere un’occasione per una
apertura su altri gruppi: ad es.
a Milano hanno fatto una giornata della diaspora. Nel Lazio il
prossimo convegno regionale sarà di 2 giorni, come primo esperimento di « incontri-campi », e
sarà allargato alle zone vicine.
Parteciperà il pastore Constance P. Parvey, segretaria permanente al progetto comune del
CEC su « La comunità delle donne e degli uomini nella chiesa »,
tra la commissione Fede e Costituzione e la sezione «Donne
nella chiesa e nella società ». Durante il suo viaggio in Italia
Constance Parvey presenterà
questo progetto agli studenti della Facoltà di teologia e alle Valli (metà maggio). Questo studio
è proposto dal CEC con relative
domande da rimandare entro
gennaio 1980 ; la « commissione
ecumenica » della Tavola, affiancata da alcune donne, ne informerà prossimamente le comunità.
Marie-France Coisson
UN ESEMPIO DI INIZIATIVA NEL CAMPO DELL’EMIGRAZIONE
La scuola P. M. Vermigli
All’inizio degli anni ’60 i treni
provenienti dall’Italia scaricavano alla stazione di Zurigo migliaia di giovani che cercavano
qui una sistemazione, un lavoro,
un guadagno onesto per sé e per
la famiglia rimasta in Sicilia, in
Puglia, nel Veneto. Giungevano
spesso senza alcuna qualificazione professionale e non potevano
altro che accettare di compiere
i lavori più umili, faticosi, pericolosi e meno retribuiti. Poca
speranza di « far carriera ». La
loro istruzione scolastica arrivava raramente alla quinta classe elementare, spesso si notava
un analfabetismo di ritorno, che
rendeva ancor più isolata la vita
e quasi impossibile l’apprendimento della lingua locale.
La scuola media
Fu allora, in questa situazione
senza speranza, che un gruppo
di membri delle chiese evangeliche di lingua italiana di Zurigo dettero l’avvio al primo tentativo di scolarizzazione degli
emigrati in Svizzera. Sorse la
« Scuola media PIER MARTIRE
VERMIGLI », intitolata a un vescovo cattolico italiano del XVI
secolo che, divenuto evangelico,
dovette fuggire dall’Italia e, dopo varie peregrinazioni, fu a Zurigo professore di teologia alla
Facoltà teologica fondata da Ulrico Zwingli.
Per una decina d’anni, dal 1962
al 1972, centinaia di giovani passarono le loro serate e i sabati
sui banchi di questa scuola, spesso iniziando con corsi di alfabetizzazione, ad imparare l’italiano,
la storia, la matematica, le scienze naturali, in un'atmosfera di
collaborazione e di amicizia che
era già di per se stessa un importantissimo momento di socializzazione.
Guidati dal pastore Elio Eynard, si recavano poi ogni anno
alla Scuola Media valdese di Torre Pellice per sostenere gli esami di idoneità e di licenza media.
Il ricordo di quei giorni e i contatti con gli insegnanti di Torre
(la prof.ssa Marnilo, il prof. Costabel, i signori Ruhoff) sono oggi ancora vivi in molti di loro.
Poco a poco (in particolare do
Notìzie dal mondo evangelico
a cura di Alberto Ribet
Esercito
della Salvezza
Il Maggiore Vollet, nuovo segretario amministrativo, sta
compiendo la visita delle varie
comunità. Ovunque il suo messaggio è apprezzato.
— Intensa l’attività benefica
per il tempo di Natale. A Milano secondo la tradizione un
pranzo natalizio è stato offerto
ai « barboni », erano 65 i presenti.
— A Precida l’Esercito della
Salvezza ha fatto una visita al
locale penitenziario portando
un dono ai singoli detenuti.
Forse è bene ricordare che a
Natale un pastore valdese rappresentando la T.E.V. ha visitato i carcerati di Pinerolo in occasione del Natale portando a
ciascuno dei detenuti un Nuovo
Testamento.
Chiesa di Cristo
La rivista «Cristianesimo oggi », stampata a Genova in connessione colla attività della Chiesa di Cristo, che aveva sospeso
nello scorso agosto le sue pubblicazioni è di nuovo uscita con
un numero di 80 pagine.
Caratterizza il programma
della pubblicazione la seguente
frase della presentazione del
nuovo numero: « Non è vero
che la contestazione è finita. È
finita per chi non ne ha più la
voglia magari perché ne ha buscate troppe. La contestazione
è rottura col vecchio, è profezia.
Non è vero che il desiderio di
costruire un mondo nuovo e diverso non esiste. Chi dice questo non crede né nella speranza
cristiana né nella capacità di
trasformazione della mentalità e
del modo di vivere dell’uomo ».
Opera fra
gli zingari
Continua l’opera di testimonianza che ha caratterizzato il
convegno tenutosi in settembre
a Caseina dei Pecchi, convegno
che ha raccolto sessanta carovane con più di cénto zingari.
Gli zingari francesi Landauer
e Pardi, venuti a Milano per organizzare un convegno evangelico di zingari sono stati espulsi
dall’Italia; hanno però potuto
compiere la loro opera per l’intervento del Presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia.
Chiesa dei Fratelli
Secondo il bollettino di Informazione della Alleanza Evange
po la promulgazione della legge
153, che prevede il finanziamento di questo tipo di attività scolastica da parte del Ministero degli esteri) altri gruppi dell’emigrazione italiana. Enti sindacali
e lo stesso Consolato istituirono
in molte città e paesi del cantone di Zurigo analoghi corsi, limitati però ad un solo anno scolastico e con un programma ridotto.
La scuola Vermigli non aveva
alcun interesse ad entrare in
concorrenza con questi altri Enti (e d’altra parte non era disposta a svilire in quel modo la cultura della scuola media) e quindi si apprestava a concludere
quell’esperienza.
Una nuova tappa:
l’istituto tecnico
commerciale
Ma un altro bisogno si presentò allora. Una parte dei giovani
Gianni Bogo
(continua a pag. 8)
lica vi sono in Italia, collegati
con la Chiesa dei Fratelli, 163 locali di culto, accanto a questi
vi sono riunioni in 45 case private. Le assemblee più numerose sono in Piemonte dove le
comunità dei fratelli sono 37 (di
cui 5 sono nella città di Torino), la seconda regione è la Puglia (30 comunità); 34 sono le
comunità di lingua italiana ma
all’estero. Le persone impiegate dalla Chiesa dei Fratelli a
pieno tempo sono 40 di cui 5
sono sorelle. 19 sono gli stranieri al servizio della Chiesa.
Tra Natale e capo d’anno ha
avuto luogo a Sannicandro Garganico il IX Convegno invernale
di studio biblico. Erano presenti
più di cinquanta giovani. Più o
meno nello stesso tempo ha avuto luogo un Convegno biblico
giovanile della provincia di Poggia; un altro campo di studi biblici pienamente riuscito, e ben
frequentato dai giovani ha avuto luogo a Ribera, in Sicilia.
È stata aperta a Porto Torres una trasmissione radiofonica locale, trasportata poi a Sassari. Un’altra trasmissione radio ha cominciato a funzionare
a Siniscola, sempre in Sardegna.
4
13 aprile 1979
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA - GIOV. 21: 1-14
Misteriosa presenza dei Risorto
Come sulla via di Emmaus, e oggi ancora, il Cristo risorto non è riconosciuto ma scoperto Mettere insieme la comunità del Regno - Essere certi è fede, avere le prove è incredulità
Il brano si potrebbe intitolare:« La presenza misteriosa di
Gesù ». Mentre nei racconti
evangelici, quando viene narrato un fatto, un avvenimento, una
parola riguardo a Gesù si ha
l’impressione molto chiara di
essere in presenza di una persona reale, qui si ha la sensazione di aver a che fare con qualcuno che ha autorità e potere
ma non è chiaramente definito.
Questo si avverte nel corso
del racconto e viene espresso
dal V. 1: «Gesù si manifesta ai
discepoli », che potremmo anche
tradurre «Gesù si rende visibile, presente, evidente ». E questo
verbo « manifestarsi » esprime
il concetto di uno che è presente ma non presente come noi.
Caratteristica di questa presenza di Gesù è il fatto che viene avvertita non in discorsi o
ragionamenti che egli pronunzi
e neppure in fatti o accadimenti
ma in tre ordini precisi e perentori: « gettate le reti », « portate
i pesci », « mangiate »». Vediamoli brevemente.
Tutto come prima
Il primo ordine sconvolge una
situazione. Sono in sette discepoli, di alcuni si è già parlato
airinizio dell’evangelo, altri sono venuti via via aggiungendosi
al gruppo. La loro presenza sul
lago lascia chiaramente intendere che dopo quanto è successo a Gerusalemme con la morte
di Gesù se ne sono tornati a
casa.
La loro avventura con Gesù
si è chiusa ed essi devono ora
riordinare le loro idee. Rientrano nelle attività di prima, con
in più il ricordo degli anni passati con il maestro, ima meravigliosa parentesi nella vita, da
ricordare ai figli ed agli amici.
Esiste anche la possibilità di
continuare l’opera di Gesù stesso, di prolungare il suo insegnamento ripetendo quanto ha detto ed adattandolo alla nuova
situazione ma si tratta di una
ipotesi che dovrebbe essere approfondita; per ora si riprende
il lavoro abbandonato quel giorno ormai lontano, quando Gesù
è passato da quelle parti.
È Pietro che ha avuto l’iniziativa di riallacciare i rapporti
col passato, gli altri l’hanno seguito. Ed ora eccoli sulle barche,
nella luce incerta dell’alba, che
se ne tornano a riva, delusi dalla notte insonne e dalla pesca
infruttuosa.
Un ordine
Là dalla riva uno sconosciuto
li interpella, chiedendo loro del
pesce, quello che dovrebbero
avere ma non hanno. Questo è
già il primo elemento misterioso del racconto, uno che compare così, non si sa da dove, non
si sa a far che, che sembra esserci da sempre; più misterioso
è però il secondo fatto, quando
ordina di gettare le reti, loro
obbediscono. È normale obbedire così, ad uno che passa? No
di certo; forse era solo un consiglio il suo: «provate ancora,
fate così, un ultimo tentativo »?
Un consiglio che loro hanno attuato senza nemmeno pensarci,
spinti da una forza incomprensibile, come accade a volte nella vita, o forse c’era nella voce
dello sconosciuto un tono particolare, un timbro di autorevolezza a cui non ci si poteva sottrarre?
Sta di fatto che la pesca si
compie ed è miracolosa e la
loro vita è sconvolta non solo
per la quantità di pesce (può
sempre succedere di fare una
buona pesca) ma per la presenza del personaggio misterioso
che è direttamente implicato nella pesca. La deduzione che esce
spontanea dalla bocca di uno
dei sette è una dichiarazione di
fede: «è il Signore».
Come sulla via di Emmaus
Gesù non è riconosciuto ma scoperto. Così nella nostra vita: il
Cristo risorto cammina con noi
e non lo si individua se non
quando una sua parola modifica
la nostra vita, e la rivoluziona,
la cambia, aprendo nuove prospettive.
Pietro infatti lascia i compagni e si butta, come sempre ha
fatto nella vita, confessando
Gesù, seguendolo dopo l’arresto,
correndo al sepolcro.
Tirare le fila
Il secondo ordine di Gesù è
un invito a portare i pesci a
riva, si tratta di tirare le fila. Anche questa parte di discorso è
misteriosa ma per un altro motivo. Quale è il significato della
rete che non si strappa? E dei
153 pesci? Erano proprio 153
contati o il numero è simbolico,
come spesso nella Scrittura? E
se è simbolico che significa?
Certo lo sapevano i lettori dell’evangelo ma noi non lo sappiamo più. Ci si può ricordare
però che in una pàraboia (Matteo 13: 47-48) Gesù paragonava
il Regno ad una rete da pescatore e che, chiamando i primi
discepoli, aveva detto loro che
sarebbero stati « pescatori di
uomini» (Marco 1: 18).
La pesca dei pesci nel lago è
solo l’immagine della pesca dei
credenti il cui numero è grande,
imprecisato, in aumento, un numero mai finito come è appunto
11 153 che non è numero perfetto, compiuti come il 3, il 7, il
12 ecc.
Ma non basta pescare bisogna
tirare a riva, raccogliere, ordinare, organizzare. L’ordine del
Risorto è di quelli che orientano il lavoro, impostano una strategia. Il suo mistero non risiede nell’oscurità dei riti, nella
nebbia delle droghe o nell’oscillazione dei sogni, non è nell’irrazionalità della vita ma nel fatto
che la nostra obbedienza ha dei
risultati che vanno al di là delle previsioni programmate. Misterioso è il fatto che ogni risposta di fede produce una pe,sca di uomini maggiore di quello che può essere organizzato.
Appunto per questo la parola
del Risorto è ordinatrice. Cristo
vuole che si tiri a riva, si raccolga, si metta insieme la comunità del Regno.
Certezza
non prove
Poi c’è la terza parola: « venite a mangiare». C’era già questo fuoco sulla sabbia con su il
pesce ed accanto il pane; anche
qui un cibo che sembra venire
da non si sa dove, che sembra
sbucare da terra, è il pasto dello sconosciuto misterioso che
nessuno osa interrogare anche
se tutti sanno chi è. Ma perché
poi dovrebbero chiedergli chi
sia se lo sanno già in partenza?
Per avere una conferma? No,
l’evangelista vuol dire con questo che il mistero della fede è
questo sapere e non osare chiedere prove. Chi crede sa, ma
non può verificare perché non
ha senso verificare e se ne sta
lì come i sette intorno al fuoco
col pane ed il pesce sapendo ma
in sospeso.
E la verifica della fede non è
data da una prova ma dall’ordine di Gesù che invita a mangiare. Un pasto misterioso ma che
ricorda loro un altro, analogo,
sulla riva dello stesso lago quando il maestro aveva nutrito la
folla. È lo stesso pasto ma ora
è di comunione, di accettazione
del Signore.
E quello che noi chiamiamo
la comunione, la cena non è la
stessa cosa? La prova misteriosa della fede non consiste in
dimostrazione ma in certezza.
Essere certi è fede, avere le prove è incredulità.
Giorgio Tourn
______L’INCIDENTE NUCLEARE IN USA
Come sotto il peso
maledizione
una
Mercoledì 28 marzo una nube
di vapore radioattivo si è sprigionata a Harrisburg in Pennsylvania dal reattore di una delle più
importanti centrali nucleari degli Stati Uniti. La fuga di vapore
che si è estesa per decine di chilometri è stata provocata deliberatamente per evitare che il guasto verificatosi nel sistema di raffreddamento portasse a una
esplosione del reattore con conseguenze catastrofiche. È il decimo incidente di questo genere e
il più grave avvenuto negli Stati Uniti in questi anni. È difficile
ancora dire quali saranno le conseguenze a lungo termine per gli
abitanti di quella zona. Intanto
più di 300 medici e scienziati
americani hanno subito chiesto
la chiusura immediata delle centrali nucleari di tutto il paese.
Torna così a riprendere vigore
l’opposizione alle centrali nucleari viva non solo negli Stati
Uniti ma anche in Europa e in
Italia. Verrebbe da pensare che
sull’uso pacifico deH’energia nucleare pesi come una maledizione la sua origine: non solo la
bomba di Hiroshima ma anche
Taccumulo di bombe atomiche
esistenti negli arsenali militari
delle grandi potenze, già ora sufficienti a distruggere più volte il
nostro pianeta. L’uomo di questo
secolo avrebbe allora raggiunto
il limite delle sue capacità di controllo sugli strumenti che egli
stesso produce, oppure gli effetti
negativi del progresso sarebbero
una sorta di fatalità, un prezzo
da pagare per il benessere dell’umanità? Non è qui il problema. Questi fatti invitano piuttosto a interrogarsi sulle scelte
compiute nel campo dell’energia
e che risultano da una somma di
volontà umane. Non è un caso
che i cristiani siano stati tra i
primi insieme con gli scienziati
a denunciare in questi anni i rischi di una determinata visione
dello sviluppo legata peraltro a
precisi interessi economici. La
capacità critica che viene dalr Evangelo consente infatti ai
cristiani di non assolutizzare le
scelte proposte da chi gestisce il
potere di scelta e di decisione.
Maria Sbaffl Girardet
(dalla rubrica “L’opinione degli
evangelici" del culto-radio)
Lontano
dalla politica
Il noto teologo protestante
Oscar Cullmann ha approfondito
il tema fede e politica alla luce
della vita e delle parole di Gesù
dividendo il suo 'studio in diverse parti: la prospettiva di Gesù,
i suoi atteggiamenti verso il mondo, il tempio, lo stato e i poveri,
e concludendo con una critica
sul tempo apostolico e sul tempo
della chiesa attuale.
Cullmann affronta ogni problema, così suddiviso, richiamandosi alla vita, aH’eseropio e alle parole del Cristo e dei primi cristiani, confutando con precise argomentazioni ogni interpretazione lontana dalla Parola.
Gesù non è quindi un Messia
politico, ma il Figliuol delTUomo,
che, da una parte anticipa il Regno con la proclamazione dell’amore e della giustizia e con i
miracoli; dall’altra, introduce la
sua venuta compiendo l’opera
del « Servo sofferente di Dio »
annunciata da Isaia, dunque, nell’umiltà, lontano da qualsiasi agitazione politica. Quando, infatti,
la folla vuole farlo re, egli si sottrae con la fuga, all’entusiasmo
popolare.
Lo studio del Cullmann sarebbe tutto da proporre in questa recensione, ma toglieremmo il piacere di leggerlo e meditarlo; sarebbe il caso di discuterlo nelle
nostre Chiese. Qui si è voluto solo accennare alla tesi centrale e
ci pare il caso di segnalare ancora qualche passo, che ci sembra
particolarmente significativo. La
predicazione della Chiesa deve
rivolgersi a tutte le classi sociali
e a tutti i partiti, che siano di destra o di sinistra. Essa chiederà
ai suoi membri di rinunciare a
servirsi di mezzi polemici incompatibili con la conversione del
cuore richiesta dal Vangelo e,
soprattutto, di rinunciare a ogni
violenza, perché non si lascino
vincere dal male, che essi pretendono di combattere negli avversari (Matteo 5: 39). Questa
predicazione non lascia posto
per una lotta delle classi. Se il
discorso della Montagna fosse
veramente messo in pratica dai
membri di questi gruppi, individualmente, le classi si avvicinerebbero automaticamente e
l’ingiustizia diminuirebbe.
Aldo Rostain
Oscar Cullmann : Gesù ha avuto propositi di riforma politica? Pubblicazione a cura del Movimento di Testimonianza Evangelica Valdese Torre Pellice, pp. 40 - offerta lire
800.
Galleria
familiare
La figlia di un pastore racconta: episodi del ministerio paterno, quadri di vita familiare, avvenimenti che ebbero a volte
conseguenze pesanti. E tutto
scritto con una grazia lieve, sorridente, che sfocia volontieri nel
disegno di un quadretto nel quale non manca il colore. L’autrice
fa la storia di una famiglia pastorale, questo nucleo abnorme nella società italiana, ed il padre —
ohe con la sua vocazione condiziona tutto — è presentato dalla
figlia attraverso ricordi brevi, luci di memoria che, assommandosi, ci danno un ritratto pieno.
Vincenzo Melodia, nato a Vittoria (Ragusa) nel 1882, si convertì giovanissimo e, in obbedienza alla vocazione di Dio, volle divenire pastore. Il suo ministerio, in diverse organizzazioni
battiste, si svolse quasi interamente in Sicilia. Fu un servizio
reso con appassionata partecipazione alla sorte della propria
gente; all’annunzio vivo del Vangelo si univano motivazioni di
protesta sociale ancora oggi valide. Il libro non ha il taglio classico della biografia, va per episodi e impressioni che la memoria
ha conservato intatte; gli stessi
inevitabili accenni a posizioni
evangeliche nettamente in opposizione alla religione della massa Sono delineati con una semplicità netta che chiarifica e non
offende. Una lettura piacevole,
dunque, dalla quale si possono
trarre conforto e suggerimenti;
una galleria familiare dipinta al
vivo, in una serena luce di fede.
Luigi Santini
Lydia Melodia. Il reverendo, i suoi
figli e la Sandrina. Eirene editore.
Livorno 1978. pp. 214. L. 4.000.
Speranza
mistica
Charles Peguy (1873-1914) è uno
scrittore francese dalla personalità complessa e animato da un
profondo senso mistico che lo riconduce al Cattolicesimo nel 1908
e lo porta a studiare il Medio
Evo e la figura di Giovanna d’Arco.
Proprio agli anni della sua riscoperta del Cattolicesimo risale
quest’opera poetica sul mistero
della Speranza, la seconda delle
tre virtù teologali e « forse la più
gradita a Dio ». L’opera è un
esempio della poesia di Peguy ridondante e nello stesso tempo
epica e profetica. La trama è
pressoché inesistente: una donna, madame Gervaise, parla della speranza ad una bambina con
un fiume di citazioni bibliche, di
ripetizioni, di frasi brevi e spezzettate. Qua e là affiora il profilo
della famiglia del boscaiolo, patriarcale, « lorenese e francese »,
fondata su un saldo ordine di valori come tutta la società, mentre continuamente ritorna l’epopea della speranza « una bambina da nulla » e delle sue sorelle:
la Fede « è una sposa fedele » e
la Carità « una madre », ma la
Speranza « replica per così dire
alle sue sorelle; a tutte le virtù,
a tutti i misteri », « quando loro
scendono lei sale ».
Ciò che emerge da questo te
sto è la riprova del misticismo
di Peguy che pone in bocca ad
una donna qualunque questo
lungo e contorto eloquio sulla
Speranza accostando gli assunti
teologici alle convinzioni dei fedeli più sprovveduti.
Piuttosto discutibile, come è
ovvio, nelle asserzioni il libro
presenta un certo fascino se si
riesce a superare l’imbarazzo di
uno stile così personale e inconsueto.
Patrizia Mathieu
Charles Peguy, Il Portico del mistero
della seconda virtù, Jaca Book, 1978;
pp. 132, L. 3.000.
Ricordando
Mazzolar i
Non si contano più ormai i
saggi di don Primo Mazzolari
pubblicati dall’Editrice « La Locusta » di Vicenza. In occasione
del 20“ anniversario della sua
morte, ricordata a cura degli
amici torinesi di « Adesso » con
una commemorazione alla Galleria d’arte moderna il 10 aprile,
segnaliamo qui: « Lettere ad un
amico » (L. 3.000) e: « Il mistero
della salvezza» (L. 1.500). L’amico di Mazzolari è qui Rienzo Colla che ha curato l’edizione delle
147 lettere (in molti casi si tratta
di semplici biglietti) ricevuti nell’arco di un ventennio. E’ l’itinerario di una profonda amicizia
in cui traspare la forte spiritualità, lo sfogo, il temperamento
di don Mazzolari.
Il secondo saggio è costituito
da appunti di una novena predicata dal Mazzolari a Cremona
nel lontano 1945
Ermanno Genra
5
13 aprile 1979
RIFLESSIONE E IMPEGNO PER LE CHIESE
( t
fe.
Lotta antimilitarista
La nonviolenza ha la forza di un’inondazione che nessun’arma può
fermare e non è un’arma per uccidere
Quando morì Aldo Capitini qualcuno disse; « Se
fosse vissuto in Inghilterra sarebbe stato un
grande. Ma visse in Italia! » Cito
questo commento a memoria e
mi spiace non rammentarne la
fonte. Menzionando queste parole, non intendo fare im processo all’Italia ma solo ricordare alcune fra le principali cause
dello scarso apprezzamento se
non del disprezzo che ha incontrato l’opera di Capitini. Fra
quelle cause c’è certamente la
sopravvivenza di uno spirito feudale, ma anche la realtà della
pratica clientelare, il successo
dell’azione mañosa, l’accettazione della « ragion di stato » per
coprire magagne politiche, partitiche in ogni tipo di pubblica
(e anche privata) amministrazione, la rassegnazione di fronte
all’invulnerabilità dei potenti e
infine, certo non ultima per importanza, l’ignoranza.
Il vocabolo nonviolenza è di
per sé infelice, tantoché qualcuno ha voluto ironicamente descriverne lo scopo ultimo come
« un paradiso in cui vecchie zitelle portano al guinzaglio dei
leoni erbivori ». Al di là di quest’ironia rimane l’impressione
che la nonviolenza implichi un
atteggiamento imbelle se non
vile. In realtà è esattamente il
contrario; bisognerebbe forse
usare la parola « antiviolenza »,
infatti si tratta di una lotta contro la violenza con metodi che
rifiutano la violenza. Scrisse Aldo Capitini; « Il metodo nonviolento esige prima di tutto qualità di coraggio, tenacia, sacrificio, e di non perdere mai l’amore ».
Quanto coraggio, quanta intelligenza e fermezza, quanto impegno esiga questa lotta lo si
può capire solo studiando a fondo l’estensione e i molti diversi
volti che la violenza assume.
Sotto questo aspetto la nonviolenza non fa d’ogni erba un fascio, come fa invece il pacifismo, che secondo Simonne Weil
contiene un « errore criminale »,
quello cioè di mettere su di uno
stesso piano la violenza dell’oppresso e quella dell’oppressore.
Attraverso questa distinzione si
ha la conferma che l’ingiustizia
è la violenza madre ed un errore di fronte al quale, dice Bernanos, « non basta aver ragione
ma bisogna averne ragione ».
Da questi cenni sommari appare chiaro quale sìa la prima
violenza da combattere e si ha
la conferma che questo non può
mai essere attuato con un atteggiamento passivo o rassegnato.
Occorre però aggiungere che la
nonviolenza non può aspirare ad
una « purezza » che la ponga al
di sopra dei conflitti; è un impegno di lotta che comporta i suoi
rischi, i rischi inevitabili della
contraddizione umana.
Tuttavia, pur con tutte le sue
manchevolezze, la nonviolenza
è la condizione perché rimanga
in vita la speranza che la violenza non sia fatale. Perciò essa è contro il militarismo, per
il quale la legge del più forte non
può essere contraddetta, mentre
in realtà è solo una copertura
alla volontà di possesso, di potenza, alla volontà di avere.
Schierandosi contro ogni violenza motivata dalla volontà di
avere, la nonviolenza difende il
diritto di essere, difende la vita.
Accade che chi dissente dalla
nonviolenza cerchi di pescare
nella storia degli esempi a difesa della propria opinione, dicendo che i popoli che non si sono
difesi sono stati distrutti e sono
sopravvissuti invece quelli che
si sono opposti con le armi alla loro distruzione. Questo non
è esatto, e mi pare che solo guardando a quello che è successo
durante questi ultimi due secoli
si vede che la maggior parte dei
casi non è stata risolta dalla difesa degli oppressi ma dalla superiorità degli armamenti degli
assalitori.
È chiaro che, per la sua natura, la nonviolenza ha efficacia
in funzione del numero delle per
sone che la praticano. La storia
delle imprese nonviolente attuate da Gandhi che portarono all’indipendenza dell’India e delle
conquiste di M. L. King per i
diritti civili dei negri, mostrano
che il successo fu raggiunto perché quei leaders riuscirono a
suscitare l’aggressività dì masse
di persone incanalandola nel metodo nonviolento. Per usare una
figura si può dire che la nonviolenza ha la forza di un’inondazione che nessuna arma può fermare e non è im’arma per uccidere. La difficoltà di essere subito in tanti è fonte per molti
di scoraggiamento, d’indecisione,
di attesa. Si rinvia, ci si ritira
nel privato, come oggi si dice.
Ma questo è rendersi complici
della violenza e del militarismo.
Se si vuole rifiutare questa complicità bisogna con coraggio e
tenacia, come diceva Capitini,
tenersi informati, avere contatti
con movimenti e associazioni
nonviolente, ritrovare e ricordare nella storia chi ha lottato e
ha sofferto combattendo contro
-la violenza, Tommaso Moro,
Giorgio Fox, Erasmo da Rotterdam, La Boétie, Menno Simons,
Socino, i Catari, gli Albigesi, gli
anabattisti e... i Valdesi prima
della Riforma.
G. A. Comba
Informarsi
per resistere
(segue da pag. 1 )
Un sintomo inquietante fu però la capacità dello stato nazista di ottenere dai soldati tedeschi un'adesione attiva e fedele
ai suoi programmi imperialistici, che ben poco lasciavano alla
responsabilità individuale. Nell’età atomica questa involuzione
si è generalizzata; le armi più
terribili sono ormai affidate ad
un ristretto numero di professionisti di alta specializzazione, inevitabilmente tagliati fuori dal dibattito politico collettivo, mentre per la grande maggioranza
dei cittadini soldati rimangono
solo compiti subalterni, privi di
incisività politica, quando non
orientati in partenza alla repressione poliziesca. Mentre i massmedia politici e commerciali si
incaricano di non lasciargli dubbi sulla terribilità di una guerra
atomica, l’uomo del nostro tempo si vede condannato ad un
ruolo di spettatore e vittima
passiva in caso di conflitto e ne
trae un’ulteriore spinta alla crisi sua e della società in cui vive.
In questa situazione la condanna del militarismo, della
bomba atomica, delle aggressioni e dei massacri, di tutti gli orrori della guerra, non basta, anzi rischia di diventare un’evasione dai problemi concreti. La demonizzazione del militarismo come unico o maggiore responsabile della crisi del nostro mondo evita ogni analisi politica,
ogni presa di posizione concreta. Perciò rispetto la scelta nonviolenta di credenti e agnostici,
ma rifiuto fermamente lo slogan
dei radicali; « tutti gli eserciti
sono neri », che appiattisce le
differenze di classe e di situazione in un giudizio superficiale e
ingiusto verso chi combatte davvero per la libertà e la giustizia.
La resistenza armata contro il
Un mondo
educato
alla guerra
nazifascismo non era nera, la
guerra di liberazione vietnamita
non era nera.
Q La denuncia della guerra e
dei preparativi di guerra deve quindi passare attraverso una
valutazione politica delle situazioni concrete, sulla base dell’informazione più ampia e pluralistica possibile; ma se l’informazione deve essere pluralistica, la
scelta sarà sempre unilaterale.
Tuttavia Jahier e Janavel non
esitarono a impugnare le armi,
né rifuggirono dagli aspetti più
brutali della guerra dell’epoca
(chi non ricorda gli irlandesi
passati a fil di spada e il saccheggio delle case cattoliche della pianura?), ma come credenti
e come leader politici se ne assunsero la responsabilità per difendere la libertà e la vita del
piccolo popolo valdese, fidando
nella misericordia di Dio per il
perdono anche di questi peccati.
Ai termini del diritto intemazionale, il Glorioso rimpatrio fu
un’aggressione a uno stato indipendente, organizzata all’estero
e finanziata da stati nemici, non
diversamente dalla spedizione
anticastrista contro Cuba gestita dagli americani nel 1961; ma
per chi non si fermi al diritto
internazionale e affronti un'analisi storico-politica, c’è una bella differenza tra le due situazioni.
A II terrore atomico, le mi^ gliaia di missili russi e americani, i milioni di morti che ancor oggi possono fare la fame e
le malattie devono quindi scandalizzarci, ma anche obbligarci
ad affrontare l’intera situazione
che li produce. Un giudizio specifico e una presa di posizione
precisa hanno sempre in sé il
rischio dell’errore per insufficienza di informazione, dell’unilateralità, della presunzione, della dimenticanza dei diritti degli
altri; ma sono necessari, non
solo perché anche la rinuncia a
uscire dal conformismo e dalla
passività è una scelta politica,
ma soprattutto perché il cristiano non può sottrarsi ai problemi reali del mondo in cui vive,
per quanto sia consapevole dei
limiti delle sue scelte concrete.
©Per quanto riguarda i problemi posti dall’ordine del
giorno sinodale sull’antimilitarismo, vorrei attirare l’attenzione sulla possibilità concreta che
buona parte delle comunità ha
di stabilire contatti diretti sia
con il movimento degli obiettori
di coscienza (diversi dei quali
prestano servizio civile nelle
opere evangeliche), sia con il
movimento dei soldati democratici e con quello per la riforma
democratica della polizia, oggi
meno esplosivi che negli anni
scorsi, ma comunque presenti in
molte situazioni e raggiungibili
attraverso i sindacati e le forze
politiche di sinistra. L’approvazione recente della legge sui principi della disciplina militare, che
per la prima volta detta norme
precise per l’organizzazione della vita sotto le armi, offre poi
campo a dibattiti e incontri piccoli ma vivi. La battaglia contro
la guerra passa anche attraverso l’informazione e il controllo
della realtà a noi più vicina.
Giorgio Rochat
IL SERVIZIO CIVILE ALTERNATIVO
Il Sinodo contro
gli armamenti
IL Sinodo, nella consapevolezza che la corsa agli
armamenti ha raggiunto livelli tali da rendere
problematica in ogni momento la sopravvivenza
dell’umanità, valutando con estrema preoccupazione
il progressivo deteriorarsi della situazione internazionale e l’estendersi dei conflitti in atto (Africa, estremo e medio oriente, ecc. ); propone alle chiese un’attenzione particolare e permanente ai problemi del disarmo, della pace, della nonviolenza, dell’obiezione di
coscienza, prendendo contatto con il « programma
antimilitarismo» del Consiglio Ecumenico delle chiese,
con le altre chiese, coi movimenti e le organizzazioni
che lottano per la pace e la nonviolenza. Questa attenzione dovrebbe avere come finalità non soltanto
una maggiore informazione su questi problemi, ma
anche di rendere le chiese stesse centri promotori per
la pace e il disarmo. In particolare suggerisce che
venga affrontato e posto poi ogni anno all’attenzione
dei giovani e segnatamente dei catecumeni il problema del servizio militare e del significato di tale istituzione.
Per non imbracciare il Incile
Intervista a Claudio Taccia che ha servito al Gignoro di Firenze
• Perché hai deciso di fare il
servizio civile alternativo a
quello militare?
Il servizio civile mi offriva la
possibilità di trascorrere il periodo di leva in modo diverso
e quindi rendermi utile con un
lavoro dedicato alle persone che
la società del nostro tempo tende ad emarginare; anziani, ragazzi handicappati ecc. Otto mesi
in più di ferma è il prezzo che
si deve pagare per aver scelto
di non imbracciare il fucile; credo però sia molto più soddisfacente dedicare 20 mesi ad un
servizio o un lavoro in cui si
crede, che non cercare di far
passare un anno a marciare, giocare a carte sulla branda e sottostare agli ordini dei superiori,
rientrando così a far parte, del
tutto passivamente, di una gerarchia, la stessa in cui già siamo inquadrati nel lavoro di tutti i giorni.
• Dove hai ricevuto le informazioni che cercavi?
Al momento della visita militare, cioè a diciott’anni, non ero
ancora a conoscenza della pos
sibilità di scegliere tra il servizio militare e quello civile; ne
ho sentito parlare qualche tempo dopo e mi sono messo in
contatto con il centro di Agape
e precisamente con Eugenio Rivoir che da tempo si interessava del servizio civile. Ho saputo
così che anche alcuni istituti della Chiesa valdese (convitti, case
per anziani, centri sociali) richiedevano degli obiettori.
La domanda per essere autorizzati ad effettuare il servizio
civile dev’essere inoltrata entro
l’anno precedente alla chiamata
o prima che scada l’ultimo rinvio per studi e indirizzata al distretto di appartenenza.
La domanda deve contenere le
motivazioni morali e religiose
che spingono il giovane a questa scelta.
Bisognerebbe altresì mettersi
in comunicazione con l’istituto
nel quale si intende prestare il
proprio servizio, perché esso
stesso richieda che la domanda
venga accolta.
* Dove hai svolto il servizio
civile e come ti sei trovato?
Ti è sembrato che sia stato
utile?
Ho chiesto di fare il servizio
civile in uno degli istituti della
Chiesa valdese e sono stato inviato al "Gignoro”, casa di riposo per persone anziane a Firenze.
Il mio lavoro era molto vario,
mi occupavo dell’assistenza degli
anziani, della manutenzione della casa, dell’orto, ecc.
Questa esperienza con gli anziani mi ha dato molto dal punto di vista dei contatti umani e,
nello stesso tempo, mi ha permesso di rendermi utile; infatti
gli anziani hanno dimostrato di
apprezzare questa mia opera e
la mia presenza in mezzo a loro
malgrado la differenza d’età,
fatto che mi ha ricompensato di
questo periodo vissuto al di fuori della mia realtà.
• Sulla base della tua esperienza, ti sentiresti di consigliare
ad altri questa scelta?
Consiglierei questa esperienza
a chi ha veramente intenzione
di impegnarsi. Sia ben chiaro
che non dev’essere una scelta
del male minore, ma un modo
per dare un significato a questo
periodo obbligatorio di ferma.
6
13 aprile 1979
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
Un albero
dai frutti
sempre
cattivi
Querelare o non querelare?
Quèsw era stato il dilemma per
il Comitato Generale di Agape,
dopo la sortita del bollettino democristiano di Pinerolo che insinuava una collusione di Agape
e S. Lazzaro con le Brigate Rosse.
Alcuni erano contrari e affermarono la loro avversione al
ricorso all’ autorità giudiziaria
per ottenere giustizia. Forse per
un’assimilazione (per altro impropria) della querela per diffamazione alla tutela penale dal
vilipendio contro cui ci siamo
tante volte battuti. O forse — più
in profondità — per un desiderio
di essere discepoli anche in questo di colui che « maltrattato
umiliò se stesso e non aperse la
bocca ». Ma possiamo davvero
presumere di avere come compito quello di portare il peccato
degli altri o non piuttosto quello
di adoperarci per arginarlo e
impedirgli di dilagare senza freno?
Prevalse così la decisione di
querelare il direttore di D.C. Notizie per opporsi all’arroganza di
chi, dopo trent’anni di potere, ritiene di potersi permettere ogni
• tipo di arma politica, anche la calunnia.
j5 stato un bene o un male? La
via giusta o quella sbagliata? Non
ritengo utile esprimere un giudizio in merito quanto piuttosto
fare alcune considerazioni in merito alle due possibili conclusioni
di questa vicenda.
Cosa sarebbe successo se non
si fosse sporta querela? Viviamo
nel paese in cui chi non oppone
una secca smentita di fatto non
smentisce e chi non sporge querela di fatto ammétte gli addebiti. Il silenzio quindi, anche motivato, sarebbe stato inevitabilmente interpretato come una ammissione e certo la DC (anche
dopo lo choc del sequestro di
Aldo Moro) non avrebbe mancato di mietere sul campo delle
zizzanie il trionfo dei suoi « avete visto? ».
E cosa è successo avendo sporto querela? Una ritrattazione libera, espressione del riconoscimento spontaneo di un errore, è
cosa degna del massimo rispetto.
Ma una ritrattazione a procedimento giudiziario già iniziato,
scelta obtorto collo come male
minore rispetto a eventuali lacerazioni peggiori, che fa appello
allo stato di emotività e all’esasperazione (non siamo nel paese
in cui sono queste le attenuanti
dei delitti d’onore?) perde gran
parte del proprio peso e del rispetto che potrebbe esserle dovuto.
In un caso come nell’altro la
conclusione non poteva che essere deprimente. Forse la conclusione sopra riportata è il male
minore; ma non ci sentiamo certo di rallegrarcene come di
qualcosa di positivo: quale frutto positivo può mai venire da un
albero squallido come quello della calunnia? Auguriamoci che
ques_to episodio serva per lo meno a evitare in futuro episodi di
questo genere.
Franco Giamplccoli
Ritrattazione
Il forte stato dì emotività e di esasperazione esistente nel Partito per il sequestro di Aldo Moro portò la redazione pinerolese
di D.C. Notizie a pubblicare sul supplemento n. 16
di tale periodico (marzo
1978) un articolo dal titolo «Brigate Rosse; chi sono? e a Pinerolo? », coinvolgendo inopportunamente, e non sulla base di prove accertate, la Parrocchia
di San Lazzaro ed il Centro Ecumenico di Agape.
Sul supplemento n. 17
(aprile 1978), ai sensi della legge sulla stampa, lo
stesso notiziario pubblicava il testo delle dichiarazioni del gruppo residente
di Agape e del Coordinamento della Comunità di
San Lazzaro, con le quali
si dichiaravano false le notizie e le supposizioni pubblicate.
Nei successivi colloqui
tra le parti per comporre
in via extragiudiziale la
querela data al Direttore
responsabile del nostro periodico emergeva infatti la
non veridicità dei fatti descritti e la conseguente infondatezza delle deduzioni
esposte, seppure in forma
dubitativa, deduzioni che
nulla hanno a che vedere
con il legittimo dibattito
sulle origini del terrorismo '
e sulle matrici ideologiche.
Intendiamo pertanto con
il presente comunicato ritrattare quanto in allora
scritto, rendendo così; giustizia alle due Comunità
chiamate in causa e che
consideriamo totalmente
estranee al triste fenomeno delle Brigate Rosse e
più in generale del terrorismo.
La redazione pinerolese
di D.C. Notizie
PINEROLO - TEMPO DI CONFERMAZIONI
"Il tuo Dio sarà il mio Dio"
Per chiedere di far parte di una chiesa deve essere necessario il dichiararsi disponibili ad un incontro che dipende dalla grazia divina
Ho preso parte airincontro del
Concistoro con i confermandi
della nostra Comunità. Ai miei
tempi lo chiamavamo esame e ricordo il nostro gruppo di ragazzetti un po’ spaventati di fronte
ad una fila di sconosciuti vestiti
di nero che ci interrogavano. A
me fra l'altro chiesero come si
chiamava Paolo prima dell’incontro sulla via di Damasco, e non
seppi rispondere. Mi ammisero
lo stesso, forse perché avevo seguito abbastanza regolarmente i
corsi. Non so fino a che punto ci
rendessimo conto di quello che
stavamo facendo. Fra l’altro, avevamo anche l’impressione che si
trattasse soprattutto della cerimonia che ci ammetteva nel
mondo dei grandi che potevano
fare la comunione, mentre prima
rimanevamo soli nei banchi a
guardare gli altri, sentendoci
esclusi perché bamlDini.
Oggi ho invece ascoltato le risposte preparate da ognuno a tre
domande poste loro qualche tempo prima dal pastore: come vedevano i rapporti tra chiesa e
società, che cosa contavano fare
nella chiesa, perché chiedevano
di esservi ammessi.
Chiesa e Società
Sul primo punto quasi tutte le
risposte si somigliavano: chi più
chi meno energicamente, hanno
ribadito che la chiesa di Cristo
non può ignorare la società in
cui vive, che deve portare la
buona notizia della liberazione
offertaci, che deve essere vicina
a tutti quelli che soffrono, credenti e non credenti. Solo uno
ha sottolineato che questa partecipazione non deve mai giungere
ad identificarsi ed esaurirsi in
una scelta terrena, perché l’Evangelo è sempre qualcosa di più e
di diverso. Pochi hanno ricordato che non possiamo pretendere
il monopolio sull’Evangelo di cui
siamo testimoni e che il rapporto fra chiesa e società non consiste solo in quello che noi diciamo e facciamo per gli altri, ma
è anche Finfluenza inevitabile che
il mondo circostante ha su ognuno di noi e anche sulla chiesa nel
suo insieme, influenza di cui
dobbiamo renderci conto per poterla vagliare alla luce dell’Evangelo e poi accettarla o cercare di
combatterla.
Necessità di
nuove iniziative
Che cosa si preparano a fare
quelli che oggi chiedono di essere ammessi nella nostra chiesa? Alcuni si sono impegnati per
la scuola domenicale, l’unione
giovanile, la corale o altre attività interne; alcuni hanno deciso
di testimoniare la loro scelta nei
rapporti ecumenici, nelle attività
del loro quartiere, sul posto di
lavoro o a scuola; molti hanno
onestamente riconosciuto di non
avere ancora le idee molto chiare sul modo concreto di dimostrare il proprio impegno. E qui
noi adulti siamo chiamati in
causa. Che cosa facciamo di questa disponibilità forzatamente
generica dei nostri giovani?
Spesso ci limitiamo a lamentare
la loro assenza o a chiedere vagamente che si diano da fare.
Ma dovremmo amarli abbastanza da non pretendere che si inventino attività adatte alle loro
attitudini, né presentare solo
Torre Pellice - Due temi per riniziatìva della Comunità Montana
I diritti del minore
hanno collaborato a questo
numero: Bruno Bellion - Renato Coìsson - Franco Davite - Dino Gardiol - Mireille
Gilles - Paolo Ribet - Marco
Ricca - Bruno Rostagno - Maria Tamietti - Cipriano Toum.
Il 31 marzo, nel salone comunale di Torre Pellice, per iniziativa della Comunità montana, nell’ambito dell’Anno Intemazionale del bambino, si è svolto un importante incontro sui seguenti
temi: « Il diritto del minore » e
« Quale stato di abbandono? »,
trattati rispettivamente dalla dottoressa Oraziana Calcagno, giudice del tribunale dei minori e
giudice di sorveglianza del carcere minorile di Torino e dal prof.
Carlo Brutti, neuropsichiatra infantile del Centro mentale di Perugia.
Il presidente della C.M., arch.
Longo, ha aperto rincontro con
una relazione sulle attività e sugli interventi operati nel campo 'Specifico dei minori da parte
dei servizi sociali, facendo notare che in valle non ci sono più
minori ricoverati in istituto, ma
solo in comunità-alloggio e gruppo-famiglia o dati in affidamento
e adozione speciale.
Ha quindi preso la parola la
dott.ssa Calcagno entrando subito nell’argomento dei diritti del
bambino: diritti che, in base alla
Costituzione e al codice civile sono uguali a quelli del cittadino
adulto, proprio perché « dal momento in cui si taglia il cordone
ombelicale, il bambino è un cittadino ». Ha diritto al nutrimento, aH’educazione, al pieno
sviluppo della sua personalità,
ma siccome non è capace di sopravvivere da solo e difendere i
suoi diritti, la collettività si
pone il problema: come farlo
crescere, come farlo diventare
cittadino autonomo? « I figli, afferma la relatrice, non sono proprietà privata dei genitori »;
quindi se questi non sono capaci
di allevarli, li trascurano, li maltrattano crudelmente, è necessario allontanarli dal nucleo familiare («biologico») e affidarli,
con decisione del tribunale dei
minorenni, ad altri genitori o a
gruppi familiari e, se non è possibile altrimenti, anche a istituti.
Tale decisione viene presa naturalmente se i tentativi fatti per
aiutare la madre incapace sono
falliti.
Quindi la dott.ssa Calcagno
parla delle sconvolgenti esperienze fatte come giudice di sorveglianza del carcere minorile e ricorda diversi ragazzi di cui ha
dovuto occuparsi. In genere sono
gli adolescenti che non hanno
ricevuto quanto dovevano avere
in famiglia, che sono diventati
delinquenti.
Il prof. Brutti inizia il discorso ponendosi F interrogativo:
« perché l’abbandono? » ma « quale abbandono? quello materiale,
quello morale? » Tutti sappiamo
cos’è il primo, però è molto difficile definire il secondo, perché
può essere subdolo: nelle condizioni più apparentemente normali può celar,si una situazione di
conflitto, disastrosa. Il relatore,
a questo punto, ci esorta ad instaurare con i bambini un approccio che corrisponda alla loro
realtà. « La logica consumistica
ci ha pervasi e noi li soffochiamo con oggetti, regali, mentre
loro ci chiedono dialogo, discussione, ascolto. Nella nostra mente essi hanno uno spazio ristretto, così nella società, li abbiamo
messi nelle riserve (anche nelle
nostre case) come in America gli
indiani ». Riguardo a questo subdolo abbandono morale, la gente deve essere sensibilizzata, deve nascere una nuova coscienza
rispetto al diritto del bambino.
Perciò non dobbiamo essere
pienamente soddisfatti dei nuovi obiettivi raggiunti (comunitàalloggio, gruppo-famiglia ecc.);
infatti in queste nuove situazioni si può riprodurre la stessa logica deU’abbandono morale (il
bambino che ha un gran bisogno
di appartenenza, oltre che di autonomia, può sentirsi sradicato).
L’oratore concludendo ricorda
che purtroppo « la mentalità istituzionale è dura a morire! ».
Dopo queste due ampie ed
esaurienti relazioni, si è aperto
il dibattito che ha riscontrato
vari interventi, tutti importanti e chiarificatori. Un discreto
pubblico, in gran parte qualificato, ha seguito con interesse
questo « discorso » sui diritti
del minore, discorso che, anche
dopo l’esaurirsi delle iniziative
dell’ Anno Internazionale del
Bambino, dovrà avere ulteriore
spazio nell’interesse e nella partecipazione della gente, anche se
non coinvolta personalmente, ed
essere presente nei futuri appuntamenti culturali.
Anna Marnilo
quelle interne tradizionali, ma offrire loro proposte concrete, invogliandoli anche a modificarle
con la loro iniziativa.
Un solo esempio, forse banale;
sappiamo che oggi in tutta Italia
mancano migliaia di infermiere.
Non dovrebbe essere impossibile
creare un nucleo di persone che
non abbiano orari di lavoro ferrei e che si impegnino a turno,
per due ore ogni settimana, a fare un giro per scoprire cosa si
può fare per chi è solo. Si tratterà magari di andare a comprare dei fazzoletti di carta o due
etti di zucchero, di riempire un
bicchier d’acqua o di fare una
telefonata alla famiglia. Sono
cose semplicissime, che ognuno
di noi, uomo o donna, è in grado
di fare, ma di cui si sente terribilmente la mancanza quando si
è immobilizzati in un letto e non
si dispone dell’aiuto di familiari.
Conferma di un
inserimento
Infine la richiesta di essere ammessi è stata quasi all’unanimità
vista come la conferma e l’accettazione libera e responsabile di
una partecipazione alla vita della
comunità in cui si sentivano già
inseriti fin dalla nascita, che fossero o meno stati battezzati da
bambini. Questo mi pare importante, perché dimostra che la loro richiesta non era semplicemente frutto di un’abitudine o
di una pressione esterna.
Però questo non basta: non
credo che si potesse né si dovesse chiedere a questi ragazzi la
testimonianza di un incontro diretto con il loro Salvatore, come
avviene in altre chiese evangeliche; ma mi pare che ragione necessaria e sufficiente per chiedere di entrare a far parte di una
chiesa cristiana sia il 'sentirsi e
dichiararsi disponibili a questo
incontro, che non dipende da noi
ma soltanto dalla grazia divina.
E infatti parecchi dei giovani
hanno parlato della propria insicurezza, dell’ incertezza della
loro fede, ma anche della speranza che questa diventi più viva
e più salda.
Credo che questo punto ci impegni tutti direttamente. Dio non
si dimostra con ragionamenti filosofici; non arriviamo a conoscerlo quando ci disponiamo ad
ascoltarne la voce prima di averla sentita, e quasi sempre ci prepariamo ad ascoltarla perchp conosciamo qualcuno che l’ha già
ascoltata.
Molti si sono avvicinati alla
chiesa con le parole di Ruth a
Naomi; il tuo Dio sarà il mio
Dio. E d’altra parte la più frequente confessione di fede non
è io so in chi crederò, ma: io so
in chi ho creduto.
Marcella Gay
INTERESSE PER LA STORIA VALDESE
Un giapponese
in Val Germanasca
Si chiama Makito Hatta, è figlio del Moderatore della Chiesa Presbiteriana del Giappone, è
al 4° anno dei suoi studi di teologia e vuole preparare la sua
tesi sulla storia valdese. In un
suo viaggio di 5 settimane in
Europa ha voluto prendere contatto con la chiesa valdese: prima a Roma alla Facoltà di Teologia, dove ha incontrato il prof.
Ricca ed il Moderatore Sbaffi, e
poi alle valli; Torre Pellice, Angrogna. Agape.
Non è facile in Giappone trovare libri di... storia Valdese, ma
non si spaventa: studierà l’italiano!
La Chiesa Presbiteriana del
Giappone ha circa 25.000 membri in gran parte nei centri in
dustriali. Sorta da una missione
americana nel 1870, ha già ottenuto la sua indipendenza, di cui
è estremamente gelosa, nel 1911.
È stato interessante scoprire
come questa piccola chiesa si
trova ad affrontare problemi simili ai nostri: impegno sociale
dei credenti, secolarizzazione,
evangelizzazione difficile, corpo
pastorale anziano e pochi studenti in teologia. L’impressione
che se ne ricava è però quella di
una chiesa viva ed impegnata, e
questo studente che desidera studiare la nostra storia può èssere
per noi un legame con questa
chiesa di diaspora e di minoranza come la nostra.
R. C.
7
13 aprile 1979
CRONACA DELLE VALLI
■A,.
I
*
POMARETTO
Dalia Scuola Latina
CATTEDRE VACANTI PER IL 1979-80
Si comunica che a partire dal prossimo anno scolastico 1979-80
si renderanno vacanti presso la Scuola Latina di Pomaretto le seguenti cattedre:
— una cattedra di lettere, abbinata all’eventuale incarico della presidenza qualora l’interessato si trovi in possesso di abilitazione;
— una cattedra di matematica ed osservazioni scientifiche.
Le domande e le richieste di informazioni vanno rivolte al:
Comitato del Collegio e della Scuola Latina, Collegio Valdese Torre Penice (To).
IL COMITATO
PRE-ISCRIZIONI ALLA PRIMA CLASSE
Se il numero degli iscritti sarà superiore a quapto consentito dalla legge, gli escludendi saranno sorteggiati tra tutti, indipendentemente dalla comunità
di provenienza, il giorno 7 maggio, alle ore 18.
ANGROGNA
POMARETTO
Le pre-iscrizioni alla prima
classe della Scuola Latina possono essere fatte, presentando
domanda in carta libera, nei
giorni 27, 28 e 30 aprile, dalle 9
alle 12, presso la segreteria.
Saranno accettate le domande
dei valdesi residenti nelle valli
Germanasca e Chisone.
Il Comitato
Assemblea
del II Circuito
L’assemblea del II Circuito è convocata per domenica 22 aprile alle ore
16 a Prarostino - San Bartolomeo col seguente Ordine del giorno :
Relazione del Consiglio.
Relazione delle Chiese.
Discussione sulle relazioni.
Problemi aperti.
Varie.
Elezioni del nuovo Consiglio.
Il Sovrintendente
Cipriano Tourn
CIRCUITO
Assemblea sul
problema giovanile
Il terzo circuito comprendente
le chiese della Val Germanasca
ha tenuto un’assemblea sul tema: « Il problema giovanile ».
Dalle analisi e dal dibattito è poi
scaturito il seguente ordine del
giorno che dà la traccia per il
proseguimento dell’impegno.
L'Assemblea del 3” circuito si
pronuncia in modo favorevole
circa il proseguimento della ricerca sulle seguenti iniziative:
— Maggiore ed organico collegamento tra scuola domenicale e catechismo.
— Proposte per avere dei culti
giovanili.
— Preparazioni di campi ed incontri per giovani delle comunità della vallata.
A. L.
SERVIZIO MEDICO
Comuni di ANGROGNA - TORRE
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- LUSERNETTA - RORA'
Dal 14 al 20 aprile
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Domenica 15 aprile
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LUSERNA
SAN GIOVANNI
Nel corso del culto di domenica scorsa, davanti ad un pubblico che gremiva il tempio, 22
catecumeni hanno fatto la loro
confessione di fede chiedendo di
entrare a far parte della nostra
comunità quali membri comunicanti.
Dopo il sermone centrato sul
testo di Filippesi 2/11 : « Gesù
Cristo, il Signore » una catecùmena, a nome dei colleghi, ha
letto al microfono la sua dichiarazione di impegno al servizio
del Signore e della Sua chiesa.
La Corale ha dato il suo apprezzato contributo con il canto
dell’inno « consécration ».
Il pranzo comunitario che ha
avuto luogo lo stesso giorno con
oltre un centinaio di presenze è
stato molto positivo anche per
la valida testimonianza dei sigg.
J. J. Peyronel e Franca Recchia,
rispettivamente direttori del
Convitto di Torre Pellice e dell’Uliveto di S. Giovanni i quali
hanno parlato sulla situazione
dei loro istituti e sulla necessità
di informare maggiormente la
comunità per una maggiore partecipazione e solidarietà.
Molto interessante è stata pure l’esperienza portata dal sig.
George Briz e da sua moglie Anna, cattolici, sulla vita comunitaria che attualmente stanno
conducendo con altri fratelli in
località Pamolasco, una vita comunitaria di lettura biblica e
preghiera.
• In questi ultimi giorni sono
stati celebrati i funerali di Olivetti Federica, deceduta alla Pro
Senectute, a 85 anni, e di Goss
Gino di Luserna (Maddalena)
spentosi all’età di anni 46i Era
membro del nostro Concistoro
quale diacono del quartiere di
Luserna dove da anni svolgeva
la sua apprezzata collaborazione.
Ai familiari nel dolore, così
duramente provati, desideriamo
esprimere tutta la nostra simpatia nella certezza della resurrezione in Cristo.
PERRERO-MANIGLIA
• Venerdì, 6 abbiamo salutato
per l’ultima volta la nostra sorella Poet Alice Ernestina, di
anni 87. Originaria di Traverse,
da anni viveva a Pomaretto. La
comunità, raccolta attorno ai
suoi familiari, ha insieme confessato la sua simpatia e la fede
nel Cristo risorto.
• Ricordiamo che il 22 alle ore
10 si terrà l’Assemblea di chiesa a Ferrerò.
• Segnaliamo un errore : sul
Bollettone si è detto che si confermava Antonella Ribet. Sbagliato: era sua sorella Donatella.
BOBBIO PELLICE
Domenica 15 aprile alle ore
20.45 nel Tempio Serata Comunitaria. La corale di Villar-Bobbio ed il Gruppo di flauti presenteranno un programma di
musiche religiose e popolari ed
una proiezione di diapositive su
Parigi ed i Castelli della Loira.
• Numerosi interventi e una
partecipazione attenta hanno caratterizzato l’assemblea di chiesa di domenica 1 aprile (presenti una cinquantina di membri)
che ha nominato i delegati alla
prossima Conferenza Distrettuale (Renato Bertot, Giampiero
Bertalot, Laura Rivoira; suppl. :
Susanna R. Malan, Giampiero
Saccaggi) e al Sinodo (Jean
Louis Sappé, supplente Eldina
Long). L’incontro è proseguito
con l’approvazione del preventivo 1980 e la designazione dei revisori dei conti: Silvio Bertin e
Alfredo Monnet. Molto tempo è
stato speso per approvare un
regolamento per la Sala Unionista a cui provvede una speciale commissione, composta da
rappresentanti delle diverse attività, nominata dal Concistoro,
di. ^fto in anno. L’assemblèa ha
terminato ì lavori votando una
presa di posizione, dopo la discussione avvenuta nei diversi
quartieri, sul problema dell’« Eco delle Valli » in cui, tra l’altro,
si auspica un maggior spazio
informativo per le Valli pur dichiarandosi contraria all’ipotesi
di ’sdoppiamento’ del giornale
poiché non sarebbe in armonia
con « rimprescindibile carattere
unitario dell’evangelismo italiano valdese-metodista ».
• Un gruppo di catecumeni ha
trascorso il flne-settimana delle
Palme alla Casa Valdese di Viering: i ragazzi del quarto anno
hanno utilizzato questo tempo
per stendere una breve dichiarazione di fede, frutto di letture e
riflessioni avute nei mesi invernali. Complice il bel tempo, accanto ai libri, non sono mancate passeggiate, giochi, in un clima di euforia che ha accompagnato questa simpatica ’fuga’
dalla routine scolastica e familiare.
• Sabato 7 l’Un. Femminile si
è recata in visita all’Asilo dei
vecchi di San Germano trascorrendo il pomeriggio con gli anziani ospiti; rincontro dell’Unione si è svolto il giorno successivo al Serre, poche partecipanti
a causa di malattie varie, in
compenso una nuova venuta ha
arricchito il nostro gruppo.
VILLAR PEROSA
La domenica delle Palme hanno confermato il loro battesimo
con pubblica dichiarazione della loro fede: Galliano Dario,
Ghigo Paolo, Lantelme Renata,
Richiardone Nadia, Rissolo Umberto, Rivoira Giorgio e Rivoiro Piero. A questi nuovi membri comunicanti, che a Pasqua
parteciperanno alla S. Cena, l’augurio di una vita vissuta nella
fede cristiana, nel timore di Dio
e nella speranza del Suo Regno.
Nel pomeriggio della stessa
domenica, durante il simpatico
incontro familiare organizzato
dall’Unione Femminile per i neo
confermati ed i loro familiari,
la sig.na Ethel Bonnet (Luserna
San Giovanni), che ringraziamo
sentitamente per la sua apprezzata collaborazione, ci ha parlato della Repubblica del Paraguay dove ha avuto occasione di
recarsi alcuni mesi or sono, illustrando la sua interessante conversazione con magnifiche diapositive.
• Domenica 1” aprile è stato
battezzato Alain di Long Renato e di Bounous Edina. Il Signore benedica questo bambino ed
i suoi genitori e li conservi nel
Suo amore.
PEROSA ARGENTINA
La famiglia di Giorgio e Matilde Coucourde è stata allietata dalla nascita della primogenita Hélèn, cui diamo un fraterno benvenuto chiedendo al Signore di benedirla assieme ai
genitori.
• Presso il Municipio si sono
sposati sabato 31 marzo Tron
Oriana e Colomba Enrico. Gli
sposi si stabiliscono a Pinerolo.
Che il Signore possa illuminare
con la sua presenza questa nuova famiglia.
Nei giorni 29 marzo-l° aprile
i catecumeni confermandi hanno avuto alcuni giorni di riflessione a Viering. Purtroppo non
tutti hanno saputo o potuto approfittare di questa occasione. Si
è avuto modo di affrontare ancora alcuni punti essenziali della preparazione e « costruire »
insieme il culto della confermazione. Abbiamo soprattutto dibattuto il problema della comunità e dell’impegno da prendere
in essa. Alcimi momenti di distensione e di turismo hanno
completato il programma.
Tutti i catecumeni sono poi
stati invitati a rispondere ad un
foglio-questionario che riportava un certo numero di affermazioni di fede ed un certo numero di impegni da assiraiere.. Le
risposte sono state disciissè singolarmente ogni catecumeno con
il pastore in im colloquio di un
quarto d’ora. Questo lavoro ha
servito a definire la domanda
rivolta ai catecumeni nel culto
di confermazione per renderla
più corrispondente alla realtà.
Una grande assemblea ha poi
circondato questi 31 giovani la
domenica delle Palme in im culto che ha voluto essere per tutta la comunità un confronto con
l’annuncio di grazia del Signore.
La partecipazione alla Santa Cena ha sottolineato infatti che
solo la comunione con Cristo
crea la comunità e la nostra fede.
• Due famiglie della comunità sono state colpite dal lutto:
sono deceduti Bounous Luigi e
Poet Ernestina Aiice. L’Evangelo della Risurrezione possa essere il fondamento della consolazione e della speranza di ciascuno.
FRALI
Domenica 1° aprile nel tempio
di Pinerolo è stata battezzata
Monica, di Dino Rostan e Marisa Demaria, residenti ad Avigliana. Ai genitori e ai nonni
Rostan di Pomieri esprimiamo
la nostra gioia e il nostro affetto.
• Ci rallegriamo anche con
Giovannino Breuza e Nicoletta
Richard a cui è nato il secondogenito, Davide.
• Sabato 31 marzo la Filodrammatica di Villasecca si è incontrata con la nostra comimità offrendo due saggi di recitazione.
Son piaciute le farse, soprattutto
la seconda, piena di allegria e
di colpi di scena. È piaciuta la
recitazione vivace e spigliata di
questi giovani, a cui auguriamo
una felice continuazione della
loro attività.
Tutti abbiamo ancora vivo il
ricordo di Pascal Filiberto. I
compagni di lavoro ricordano
quando, nei primi mesi di quest’anno, già provato dalla malattia, aveva potuto riprendere il
lavoro; era soddisfatto, era come una vittoria sulla malattia.
Ricordiamo con quale forza d’animo aveva affrontato la ripresa del male e gli ultimi, lunghissimi giorni. La sua famiglia, dopo la morte avvenuta il 5 aprile,
soffre ora il duro momento della separazione, sostenuta dalla
fede nel Signore 'Gesù Cristo.
Nel Signore della vita abbiamo
la certezza che la vita di Filiberto non è stata spesa inutilmente.
• Il 7 aprile si sono sposati
Gianfranco Rostan e Loretta Artus. I nuovi sposi si stabiliscono a Cavour. A Loretta e Gianfranco esprimiamo la speranza
che la vita nel matrimonio dia
loro molta gioia e molte occasioni per essere utili agli altri.
• L’Unione Femminile invita
tutte le sorelle della comunità a
partecipare alla gita in Val Pellice, domenica 22 aprile. Iscrivetevi al più presto presso il presbiterio.
Il programma prevede la partecipazione al culto e il pranzo
all’Asilo di S. Giovanni; al pomeriggio un incontro con le sorelle del 1” Circuito. Ritorno previsto per le 18.30 - 19.
SAN SECONDO
Giovedì, sera i catecumeni di
IV anno hanno avuto un incontro con il Concistoro nel corso
del quale hanno presentato la
dichiarazione di fede che avevano discusso e redatto negli ultimi due mesi. In questa occasione Nino Borno ha pure chiesto
di entrare a far parte della Chiesa Valdese. Così domenica 8
aprile le ammissioni in chiesa
sono state 10: nove catecumeni
ed un adulto che accogliamo con
gioia.
Nel pomeriggio i confermati e
i loro familiari si sono ritrovati
nella sala delle attività ed hanno trascorso con l’Unione Femminile un pomeriggio simpatico
e fraterno.
AVVISI ECONOMICI
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi destinazione, preventivi a richiesta : Sala Giulio, via Belfiore, 83 Nichelino, tei. (011) 62.70.463.
RINGRAZIAMENTO
« Io ho pazientemente aspettato
l’Eterno ed Egli si è inclinato
a me ed ha ascoltato il mio
grido ». (Salmo 40: 1)
I familiari di
Filiberto Pascal
di anni 48
nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti co'loro che sono
stati loro vicini durante la lunga malattia del loro caro e hanno preso parte al loro dolore in occasione della sua
morte.
Ringraziano i medici e il personale
dell’Ospedale di Pomaretto per le cure
prestate.
Frali, 6 aprile 1979
I familiari di
Beniamino Fabiole
commossi e riconoscenti per la dimostrazione di affetto e di stima tributata al loro caro, ringraziano tutti
coloro che, in qualsiasi modo, hanno
preso parte al loro dolore.
Un particolare ringraziamento ai
sigg. medici ed al personale infermieristico del reparto medicina dell’Ospedale Civile di Pinerolo; ai pastori Rostan, Ayassot e Geymet; alle famìgile
Bosonetto Leo e Longo Giuseppe, al
Sig. Celestino Arvat, all’Amministrazione Comunale di Carema.
(( Sia dunque che viviamo o
che moriamo, noi siamo del
Signore »
(Ep. ai Rom. 14: 8)
San Secondo di Pinerolo, 31 marzo ’79
« Dio è amore »
( I Giov. Cap. 4 v. 8)
Il 29 marzo, improvvisamente, è
mancato ai Suoi cari
Renato Vola
A funerali avvenuti, lo annunciano:
la moglie Fiorella Alfano; i figli : Marco con la moglie Gina Forgia, Silvio;
il fratello Franco con Roberto, Luisa e
Giorgio; i suoceri Mario e Adele Alfano con Clara, cugini e parenti tutti.
La famiglia ringrazia di cuore quanti le sono vicini in questo momento.
« Portez les regards sur le
rocher d^oîi vous avez été
taillés... y>
(Esaie 51: 1)
À Paris, le 26 mars, s’est achevée la
généreuse existence de
Germaine Montel née Barone
originaire de la Sagne de St. Giermain.
Parents et amis des Vallées l’annoncent avec tristesse èt espérance à ceux
qui eurent le privilège de la connaître
et de l’aimer.
St. Germain, 30 mars 1979
RINGRAZIAMENTO
La sorella ed i cugini riconoscenti
per la dimostrazione dì stima e dì
affetto tributata alla cara
Ernestina Alice Poet
di anni 87
Ringraziano coloro ohe si sono prò*
digati nella degenza della loro cara
ed in modo particolare il personale sanitario dell’Ospedale Valdese di Pomaretto. ^
« E fattosi sera Gesù disse:
Passiamo all’altra riva ».
(Marco 4: 35)
Pomaretto, 5 aprile 1979
8
13 aprile 197&
8
[ LA SETTIMANA INTERNAZIONALE a cura di Tullio Viola ) La scuola Vermigli
Esecuzione per Alì Bhutto
Tutta l’Asia centro-meridionale sembra coinvolta in una gigantesca crisi « sui generis » di
civiltà, eñe, a intervalli di tempo sempre più ravvicinati, affiora in episodi dolorosi e, talvolta, di catastrofiche dimensioni.
Diciamo « sui generis », perché
qualitativamente molto diversa,
anche se altrettanto profonda,
dalla crisi che attraversa l’Occidente cosiddetto « progredito ».
È di pochi giorni fa la notizia
da Islamabad, la capitale del Pakistan, dell’esecuzione, per impiccagione, della condanna a
morte (pronunciata ufficialmente il 18.3.’78) di Zulfiqar Alì Bhutto, che fu primo ministro fino al
luglio 1977. Il motivo ufficiale
della sentenza era stato « l’ordine d'omicidio di un avversario
politico, Reta Kasuri, nel novembre ’74 ».
« La storia del processo (leggiamo su “La Repubblica” del
5.4.’79) è esemplare per comprendere come si è tradotta sul piano giuridico la volontà del nuovo regime pakistano di eliminare, a tutti i costi, la prima persona politica (e civile) realmente popolare in tutto il paese. (...)
Tanto forte è apparsa, per il
regime, la necessità di usare l’eliminazione di Bhutto per rafforzare l’islamizzazione del Pakistan, che a poco sono valse le
pressioni internazionali. Se sul
“fronte" musulmano sono andati
ignorati gli appelli di Arabia Saudita, Libia, Turchia (il cui primo ministro Ecevit aveva offerto asilo a Bhutto), non meno impressionante è stato il modo con
cui Islamabad ha ignorato le richieste di clemenza avanzate con
temporaneamente e ripetutamente da Stati Uniti, Unione Sovietica e Cina. (...)
“La politica è una danza per
la quale occorre avere i piedi
leggeri", era solito ripetere Alt
Bhutto senza tema di contraddire la frenetica attività con la
quale, nell’epoca della sua fortuna, era andato gradualmente accentrando nelle proprie mani il
controllo dei diversi settori dell’amministrazione pubblica e dell’economia del Pakistan.
Una danza, quella finita all’alba del 3 corr. sulla forca di Rawalpindi, che Bhutto ha voluto
seguire fino in fondo, rifiutandosi di chieder la grazia a chi l’aveva deposto nel luglio 1977 e
percorrendo, con puntigliosa dignità, il calvario giudiziario e
personale impostogli dal nuovo
“uomo forte" del Pakistan, il generale Zia Ul Haq.
Nato nel 1928 da una vecchia
famiglia feudale, Bhutto fece i
suoi studi di diritto a Berkeley e
a Oxford, impregnandosi (assai
più riformista che rivoluzionario) di quei modelli occidentali
tanto violentemente^ presi di mira, oggi, dal puritanesimo islamista. Entrò come ministro del
Commercio nel governo militare
di Ayub Khan, per diventare, nel
1962, ministro degli Esteri. E fu
in questa veste che assurse a un
ruolo di primaria importanza,
negoziando il riavvicinamento
con la Cina e trattando a Tashkent, nel 1965, l’accordo che pose fine alla terza guerra indo-pakistana.
Fu proprio questo accordo, disapprovato dal regime militare
di Islamabad, che produsse la
rottura tra lui e il maresciallo
Ayub Khan. Così Bhutto passò
all’opposizione e fondò, all’insegna del “socialismo islarnico”,
il Partito popolare pakistano
(Ppp). Per la prima volta allora
un uomo pubblico pakistano si
rivolse direttamente alle masse,
parlando il loro linguaggio. Ed
è soprattutto per questo che egli
sarà ricordato, insieme al trionfo che il Ppp ottenne nelle elezioni del 1970 nel Pakistan occidentale. Un trionfo tuttavia che
sarebbe stato all’origine della divisione del paese in seguito all’insanabile dissenso che lo divideva da Mujibur Rahman, vincitore incontrastato nel Pakistan
orientale, futuro Bangla Desh.
Così Bhutto ereditò, nel 1971,
un paese traumatizzato e si mise al lavoro con feroce energia
riformando l’amministrazione,
nazionalizzando banche e industria e ponendosi però, allo stesso tempo, contro quella borghesia (esercito e amministrazione)
di cui era figlio e che avrebbe
poi seguito il colpo di Stato del
generale Zia e appoggiato fino in
fondo la sua eliminazione, anche
fìsica. (...)
Alle due della mattina del 4
corr., pallido e dirnagrito per i
maltrattamenti subiti in carcere,
l’ex primo ministro del Pakistan
è stato condotto verso il patibolo debolmente illuminato dai fari puntati sul centro del cortile
di Rawalpindi. “Dio, aiutami, che
sono innocente", ha morrnorato
pochi istanti prima che il boia
gli mettesse il cappio attorno al
collo ».
(segue da pag. 3)
che avevano conseguito la licenza media desideravano continuare gli studi per acquisire una
migliore cultura e una formazione professionale che rendesse
un po’ meno impossibile un rientro in Italia con un lavoro qualificato.
Si iniziò quindi un corso serale in vista del diploma di maturità commerciale (ragioneria). In
quattro anni una quindicina di
giovani ha potuto presentarsi
agli esami a Como e conseguire
il diploma di ragioniere. Alcuni
di loro hanno trovato impieghi
adeguati, sia in Svizzera che m
Italia, qualcuno si è iscritto alla
università. Un secondo ciclo di
questo stesso ordine di studi ha
avuto inizio lo scorso anno e prosegue regolarmente.
La seconda
generazione
Quando sembrava che tutto
procedesse ormai in un binario
già sperimentato, ecco presentarsi un nuovo problema: la seconda generazione.
Non possiamo, in questa sede,
presentare nella sua complessità
il problema della seconda generazione nell’emigrazione. Basti
ricordare che il problema è gravissimo. Il giovane straniero che
si inserisce nel sistema scolastico svizzero è quasi sempre discriminato a causa della imperfetta conoscenza della lingua e
quindi finisce nelle scuole di livello più basso, che non aprono
altra strada che quella del manovale o di altri mestieri non
qualificati.
Questo vale in modo particolare per quei ragazzi nati e cresciuti in Italia, che giungono in
Svizzera ad età scolastica già
Doni CIOV
MESE DI GENNAIO 1979
PER RIFUGIO RE CARLO ALBERTO
L. 2.000: Cavo Ernesto; Pisani Schenone Noemi (Genova).
L. 3.000: Falchi Velia (Genova); Malacrida Lilia (Como).
L. 4.000: Gianassi ReveI Emilia (Ivrea).
L. 5.000: Selma Longo; Aiimonda Rita (Genova); Germana Balmas, un
fiore per Pierina Balmas in Rosso;
Marangoni Ferdinando e Lina livrea); Viti Vera ved. Vinçon, in
mem. della sorella (S. Germano
Chisone); Elvira Valente, in mem.
di Giovanni Durand; Franco e Marco
Eynard, in mem. dei genitori e del
fratello (Torre Pellice).
L. 6.000: Schenone Federico ed Emma (Genova).
L. 10.000: Chiesa di Vittoria; Biglione
Eunice (Genova); Bertarione Bice livrea); Roncagliene Bruno (Ivrea);
Roncagliene Carlo (Ivrea); Balmas
Ines (S. Germano Ch.); ReveI llda
(id.); Chiavia Fredy; Ribet Irma;
Famiglia Giraud Giovanni ed Emma,
in mem. di Durand Giovanni (S.
Germano Chisone); Garibbo Elsa, in
mem. di Martinat Luigi (Torino); Martinat Mario, in mem. Martinat Luigi
(Torino); Comunità di Prarostino.
L. 15.000: Leuzinger Evelina (Ivrea) ;
Salvagiot Bruna per caffè; Zecchin
Nelly.
L. 20.000: Fornerone Alberto; Ghigo
Erminia; N. N. (S. Germano); Comunità Evangelica Valdese di Como;
Vittone Rosetta in ricordo di Pucci
Gay: Lavatelli Libera in mem. dei
suoi cari (To).
L. 35.000: I nipoti in mem. di Durand
Giovanni (S. Germano Chisone).
L. 50.000: Schenone Federico ed Emma in mem. della Sorella E. T. (Genova); Muller Giovanni; Beltrami Arrigo (Reggio Emilia); Comunità di
Rimini; Fam. de Filippis-Ciardi (Milano).
L. 60.000: Laura Jon Scotta (Torino).
L. 90.000: Sorelle, fratello e nipoti, un
fiore per Pierina Balmas in Rosso.
L. 100.000: Lega Femminile di Como
(seggiola con ruote); Albarin Biancamaria e Daniele in mem. dei loro
cari (Roma); Nikoiski Maria (Milano).
L. 150.000: N. N.
L. 169.200: F. Neisch (Ossining - USA)
L 200.000: Unione Femminile Evangelica Valdese di Bergamo, per materasso vibratore.
L. 286.700: Pons Mario, in mem. di
Pietro per barella.
L. 375.000: Pronello Michele e Lidia.
L. 503.000: Coisson Lidia Montbenon,
per copriletti (Svizzera).
L. 600.000: Chiesa Valdese di Torre
Pellice.
PER ASILO DEI VECCHI
DI SAN GERMANO
L. 2.000: Pisani Schenone Noemi (Genova) .
L. 3.000: Falchi Velia (Genova).
L. 4.000: Avondet Mirella, ricordando
il caro papà e il padrino Bianciotto
Federico (S. Germano Chisone).
L. 5.000: Selma Longo; Schenone Federico ed Emma (Genova): Canale
Aldo (Ivrea); Long Fanny, ricordando i cari genitori (S. Germano Chisone); Elvira e Alfredo Long, in
mem. del caro papà Emilio Martinat (S. Germano Chisone); Jahier
Claudia e famiglia, ricordando le mie
care nonne e zie Adele e Lidia (S.
Germano Chisone).
L. 10.000: Biglione Eunice (Genova);
Schellenbaum Werner ed Irma, in
mem. dei propri cari (Genova); Bertarione Bice (Pavone Canavese); Leuzinger Evelina (Ivrea); Roncagllone
Bruno; Roncagllone Carlo (Ivrea);
Bleynat Ester, in mem. del caro marito e suocera (S. Germano Chisone); Edo e Bianca, in ricordo della
cara mamma (S. Germano Chisone);
Brunella, Tiziana e Diego, ricordando grand-maman (S. Germano Chisone); Elvira ricordando le sorelle
Margherita e Ivonne (S. Germano
Chisone); Susanna Beux, ricordando
mio marito e Armand (S. Germano
Chisone); Adele e Aldo Giacone, ricordando Ada Grill (S. Germano Chisone) .
L. 16.200: Cerasco Schenone Amelia
(Genova).
L. 20.000: Breuza Renato (Pinerolo);
Carlotto Gino, con gli auguri per
tutti (S. Germano Chisone); Ferruccio e Marinella Vinçon Genre, In ricordo di William Genre (S. Germano
Chisone).
L. 25.000: Famiglia de Filippis-Ciardi
(Milano): Olga Balmas Pensato, ricordando il caro fratello (S. Germano
Chisone).
L. 50.000: I figliocci e parenti ricordando Federico e Maria Jahier (S.
Germano Chisone).
L. 90.000: Comunità di Prarostino.
L. 169.200: F. Neisch (Ossining USA).
COMITATO
LUOGHI STORICI VALDESI
L’INSERTO PER IL N. 17 DEL 27 APRILE
Chi sono i Protestanti?
Ricontiamo aiie chiese che per prenotare l’inserto sul protestantesimo secondo il progetto annunciato sul n. 13 del 30 marzo, il termine
utile è il 19 aprile. Telefonare aH’amministrazIone dell’Eco-Luce (655.278)
anche fuori orario d'ufficio (segreteria telefonica).
L’inserto è a disposizione a L. 200 la copia, minimo 20 copie, compresa la spedizione raccomandata. Per ordinazioni sopra le 100 unità
L. 150 la copia.
Doni
pro ristrutturazione
« La Gianavella »
L. 222.251: Comunità di Zeli I. W.,
Germania.
L. 93.700: Pastore Bundschuch, Karlsruhe.
L. 30.000: Rivoiro Pellegrini Iolanda e
Ugo
L. 20.000: Botturi Guido e Delia.
L. 10.000: Albarin Gustavo; Bevilacqua
Federico; Boèr Niny e Piero; Jouvenal Roberto e Germana; Jouvenal
Enrico; Zeni Ugo e Renata; Tamietti
Renato e Maria; Albarin Alda e Niny; Bein Enrico e Mirella; Legger
Hugon Malvina; Cattalin Susanna;
Ribet Edina; Giorgio e Maria Prochet Godino; Ribet Liliana: Gay Lidia; Salvarani Letizia: Allio Yvonne;
Gonin Emma; Geymonat Elena; Odetto Yvonne; Rivoir llda; Bouchard
Bianca; ReveI Albina; Balmas Giulia; Balmas Odette; Paschetto Bruno;
Richard Aldo; Turin Riccardo; Barbiani Mariuccia; Gaydou Clelia;
Pons Beniamino; Peyrot Giovanni;
GardioI Dino e Marta.
L. 5.000: Jourdan Madeleine; ReveI
Dino. (continua)
Mentre ringraziamo i donatori, ricordiamo che le offerte, oltreché agli
incaricati, possono essere inviate direttamente al Comitato delle Valli Vaidesi - Casa Valdese - Via Beckwith, 2
- 10066 Torre Pellice, oppure usufruendo del c/c 34750 presso Istituto Bancario Italiano Filiale di Torre Pellice.
Doni per l’Asilo
di Luserna S. Giovanni
pervenuti nel mese di gennaio
L. 30.000: Albarin Adriana; Elena Alfieri Vittone Roman.
L. 25.000: Toselli Albarin Alda.
L. 20.000: Comunità Evangelica di Como; In mem. dei genitori, Fernanda
e Giovanna; Unione Femminile Valdese di Verona; Rosanda, Silvio e Elena, in mem. di Ezzelina Vadalà
(Genova); Prochet Pontet Bianca, in
mem. del marito.
L. 15.000: Signoretti Mina; Famiglia
Pons-Goletti, in mem. di Pons Ernesto; Revel Giulio e Alice.
L. 10.000: Visentini Maria (osp. Asilo);
Chiavia Calvine Nilda; Dr. Gianni
Peyrot; Bertalot Jeanne (Angrogna);
Roncagllone Bruno (Ivrea): Bertarione Bice (Ivrea); Roncagliene Carlo
(Ivrea); Biglione Eunice (Genova);
Clarke Judith, in mem. di Paolo Gay
(Genova); Zoppi Elsa e Luigi, in
mem. del cognato Franco Gullo
(Genova); Rostagno Edoardo e Lina;
Garbo Elsa, in mem. di Martinat
Luigi (Torino).
L. 6.000: Merkli Hanoi (Svizzera); Schenone Federico e Emma (Genova).
L. 5.000: Canale Aldo (Ivrea): Zoppi
Alessandro, in mem. di zio Franco
Gullo (Genova); Reynaud Lea (osp.
Asilo).
L. 4.000: Malacrida Lilia (Como); Revel Gianas Emilia (Ivrea).
L. 3.000:Tron Anna ved. Pascal, in mem.
suoi cari (Pomaretto); Falchi Velia
(Genova).
L. 2.000: Michelin Giovanna (Bobbio
Pellice); Tron Emanuele e Ida (Genova); Pisani Schenone Noemi (Genova) .
Fondo di solidarietà (2" sem. 1978)
L. 5.000; Reynaud Lea (2 versamenti);
Besson Alberto; Jon Scotta.
L. 10.000; Pons Rivoir Maria; Jalla
Renata (5 versamenti); N. N.; Bertinat Felice; N. N.; V. Alilo; Girardon Mario in memoria del padre:
N. N.; Nassioli Roberto; Negri Achille e Ludovica.
L. 15.000: De Paoli Raffaele.
L. 20.000: N. N.; De Paoli Raffaele; G.
W. B.
L 25.000: Bonafede Maria.
L. 40.000: Rivoir llda.
L. 48.000: N. N.
L. 50.000: Pons Giovanna (Roma): Bellion Dino; Pons Rivoir Maria (2
versamenti).
L. 60.000: N. N.
L. 100.000: A. Fundukiian in memoria
della mamma
L. 240.000; Vita Finzi.
L. 90.000: Somma raccolta dai giovani
il 29 ottobre.
avanzata, o che, dopo aver fatto alcune classi in Italia, abitando presso parenti, sono costretti
a riunirsi alla famiglia.
Per questi ragazzi il Consolato d’Italia ha predisposto una
Scuola elementare statale e un
gruppo di genitori ha creato una
scuola media, ora in via di parificazione.
Il problema però non e risolto. Dopo la scuola media italiana questi ragazzi non possono
accedere a nessun apprendistato professionale svipero (anche
se conoscono ormai abbastanza
la lingua locale) e quindi andianno comunque a fare i manovali,
se non possono continuare gli
studi nel loro sistema scolastico.
A questo punto la scelta è fra
un paio di scuole superiori private (Liceo scientifico e Istituto
Tecnico Commerciale), situate
fuori Zurigo e con tasse scolastiche inaccessibili alla maggior
parte delle famiglie di emigrati,
e il rientro in Italia, o presso parenti o in convitti. Tutte queste
soluzioni sono praticamente delle non-soluzioni.
Il Liceo linguistico
La Scuola Vermigli, sorta come un servizio agli emigrati, non
poteva ignorare questo drarnma
di molte famiglie e decise di affrontare il problema. Si trattava
di identificare il tipo di scuola
possibile, cioè che non presupponesse strutture didattiche troppo costose, che portasse al conseguimento di un titolo di studio utilizzabile sia in Svizzera
che in Italia e che sfruttasse la
situazione linguistica in cui questi ragazzi comunque vivono.
La scelta cadde quindi sul Liceo linguistico, un tipo di scuola
abbastanza recente anche iper
l’Italia e che, con la prospettiva
di un’Europa sempre più unita,
offre certamente delle buone
possibilità professionali (oltre
che il proseguimento degli studi
universitari). Nel giro di un paio
di mesi si gettarono le basi organizzative della scuola, si reperirono gli Insegnanti (tutti molto
ben qualificati) e i locali nella
Casa Comunitaria della Chiesa
evangelica di lingua italiana, che
li ha messi gratuitamente a disposizione.
Le domande affluirono rapidamente e la classe fu presto al
completo, con i 25 allievi previsti. Le lezioni iniziarono regolarmente il 4 settembre, con un orario settimanale di 30 ore (superiore quindi a quelle preyiste dai
programmi ministeriali italiani).
Alla fine del primo trimestre si
è potuto constatare che il livello generale della classe è abbastanza buono, con un notevole
impegno e volontà e si prevede
di giungere agli esami di idoneità alla 2’ classe (che verranno sostenuti a Milano) discretamente preparati.
Il successo di questa iniziativa
e la sua utilità sono provati anche dal fatto che sono giunte parecchie domande di iscrizione
per il prossimo anno, il che ci
impegna senza alcun dubbio ad
organizzare una nuova prima
classe, oltre alla seconda.
Gianni Bogo
(da “Voce evangelica")
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