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Bi’oUot^ca Val 1233
(Torino)
TO!?HS PSLLIC3
BELLE VALLI VALBESI
Q u i n d i c i n a 1 •
della Chiesa Valdese
" Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Spedis. abb. postale II Grappe
Gnmbìo d*ìnd*rìz*0 Lire 3p»-~"
Anno L<XXXII — Num. 4
Una copia La 20
^ ^ ( Eco: L. 600 per-
ABBONAMENTI { 1000 per IWo
l*interno Eco c La Luce: L. Í000 per rinterno
L. IfifiO per l*r*tero I Cnmbìo
TOKRE PELLICE — 15 Febbraio 1952
Ainmin. Clandiana Torre Pelïire -C.C-P, 2-I75A7
Messaggio del Moderatore
Diletti Fratelli nel Signore,
rientrato di recente dal mio lungo
viaggio, sono lieto di poter riprendere il contatto con tutti voi, attraverso il nostro giornale, e lieto pure
per la coincidenza per cui questa ripresa di contatto avviene in prossimità del XVII Febbraio e cioè delia
data che fa vibrare i nostri cuori di
viva riconoscenza e unisce l’animo
di tutti nel sentimento di una comune gioia e responsabilità.
Mi sembra infatti che queste due
sono le note fondamentali che dovrebbero risuonare in modo particolare nella nostra celebrazione di quest’anno: gioiosa riconoscenza da un
lato e senso di profonda responsabilità dall’altro.
Noi ricordiamo infatti la data che
segnò un importante passo innanzi
verso l’uguaglianza di tutti i cittadini, indipendentemente dal loro credo religioso.
E’ bensì vero che non si verificò
allora la completa e totale scomparsa di ogni discriminazione, ed è vero altresì che da allora ad oggi non
si può dire che dano stati fatti ulteriori decisivi passi innanzi in questo
senso. La situazione determinatasi
in questi ultimi anni dopo il varo
della nuova Costituzione, è ancora
una situazione tesa, in cui nella pratica si continua a negarci quello che
la Costituzione chiaramente afferma
e concede. Ma non è meno vero d’altra parte che il 1848 segnò il principio della ripresa di quell’opera che
costituisce la ragion d'essere della
nostra Chiesa, ed è giusto pertanto
che si celebri quella data con gioia
e con riconoscenza, tenendo però
sempre presente che la mèta è lungi
dall’essere stata pienamente raggiunta e che la battaglia per la piena e
completa libertà di coscienza è una
battaglia che deve essere combattuta
da lutti e ogni giorno.
Di qui viene il richiamo della nostra responsabilità. Ci sono ancora
molti, troppi Valdesi tradizionalmente proclivi alla gioia del XVII Febbraio, nei quali però il senso della
responsabilità, che quell’evento impone, è poco chiaro e non così fortemente sentito come dovrebbe essere.
A costoro in modo particolare, ed
a tutti in genere, vorrei rivolgere il
mio appello in quest’ora che è di
grande impegno per tutti.
Ci possono essere vari modi di sentire la propria responsabilità, ma uno di questi modi è certamente quello di mettere la nostra Chiesa in grado di poter sempre più efficacemente svolgere il proprio compito e adempiere il proprio mandato.
I problemi che la nostra Amministrazione deve quotidianamente affrontare sono tali da togliere il sonno e la serenità dello spirito.
Nondimeno non ci siamo persi di
animo ed abbiamo fatto e continuiamo a fare tutto quanto sta in noi,
confidando nella bontà misericordiosa del Signore il cui soccorso non ci
è mai mancato e si è manifestato attraverso le vie meravigliose deila Sua
provvidenza.
Fate che possiamo confidare anche nella vostra comprensione, n:lla vostra liberalità, nella vostra collaborazione.
Fate che la Settimana di Rinunzioi
o la Settimana Valdese, chiamatela
come volete, riveli chiaramente che
tutti i Valdesi si sono realmente ini^
pegnati per la continuità e per il potenziamento dell'Opera della nostra
Chiesa. Non considerate questo appello come una cosa consuetudinaria
di cui si possa anche non tener conto. L’anno in corso è un anno di grati responsabilità e se queste responsabilità potranno essere affrontate con
la collaborazione di tutti, avremo una visione più chiara delle nostre
possibilità come Chiesa Valdese, e
ne trarremo un incoraggiamento che
indubbiamente ci metterà in grado
di affrontare meglio, con più serenità, con più fiducia, con più decisa
volontà, quei problemi la cui soluzione sarebbe errore gravissimo rimrmdare. Mettete da parte ogni ccnsiderazione che possa raffrenare lo
slancio dell’animo vostro. Facciamo
parte di una Chiesa a cui il Signore
ha concesso la tremenda responsabilità di godere di un prestigio straordinario nel mondo protestante. Non
deludiamo l’aspettativa di coloro che
guardano a noi e che giustamente si
aspettano che noi per primi diamo
la prova tangibile di quanto amiamo
la nostra Chiesa e l’opera che essa
compie.
Valdesi, santifichiamo la gioia dèlie nostre celebrazioni del XVII Febbraio con un sacrificio d'amore che
il Signore possa e voglia benedire.
Achille Deodato
Ecco alcune figure pramolline nel quadro modesto del loro villaggio. Chi non riconosce al centro la simpatica figura di k Barba.
Barthélemy », uomo di profonda pietà cristiana, per lunghi anni
« maître chantre » e lettore della Bibbia in chiesa? A destra, « magno Madlcno », sua moglie; tutti e due hanno ormai terminaita la
loro corsa terrena. A sinistra, « magno Sandrino », attualmente in
vita, una delle Valdèsi più anziane di Framollo.
Non perchè la campana...
Non perchè la campana ti chiama
a casa di pietra
diversa da quella vicina;
non perchè il rododendro fiorito , • '
dinanzi alla « meira »
più rosso è che in altro paese;
non perchè presso al tuo focolare
tu onori un tuo LIBRO
che ha i fogli per l’uso consunti ;
non perchè tu contempli orizzonti
più liberi; e puri
da vani ingombranti fantasmi!
Ma, sì! per la Vita, la VITA
teeesa d’amore,
pulsante di fervida azione;
la Vita dall’Uomo divino forgiata
per cieli novelli,
per mondo più giusto, più vero!
Per questo, sì! cinger potrai
Valdese, l’antica
corona di gloria : il tuo Nome !
Per questo: la Vita, la VITA!
che imprime un .suggello
— solo Essa — se' in luce vissuta :
suggello d’un popolo in fronte
che Grande lo fa!
17 febbraio 1952.
ADA G. MEILLE.
IL
DELLA LIBERTA’
Il tempo scorre velocemente, senza che lo si possa mai fermare.
« Passano gli anni e le generazióni, passano i lutti e le persecuzioni » si cantava con energia e con protenda commozione or sono
quattro anni in occasione del primo centenario dell’emancipazione valdese. Sembra ieri soltanto e invece, già per la quarta volta da quel
giorno, ci troviamo a dover celebrare la lesta della libertà; nelle antiche parrocchie delle Valli, nelle chiese che in Italia si sono costituite grazie ad una volontà di servizio e di impegno nella fede, nelle comunità Valdesi che, all’estero, mantengono vivo il ricordo della loro
lontana origine e non vengono meno al dovere di una testimonianza
cristiana nel mondo.
Si saluta comunque con gioia l’alba di quel giorno di festa, il giorno del 17 Febbraio, anche se il distacco nel tempo da quella che fu una
delle ore più belle della nostra storia progressivamente si accentua, anche se la vita è assillata quotidianamente da altri problemi e da nuove
responsabilità. Troppo cara è costata quell’ora, l’ora della libertà,
perchè ci permettiamo di dimenticarla, dimenticando al tempo stesso
non soltanto il valore di una affermazione di coscienza e di fede, ma
anche il significato della nostra vocazione e della nostra presenza come
Valdesi, come credenti in Gesù Cristo.
La nostra libertà di coscienza e di culto è stata pagata a caro prezzo. Dietro a noi ci sono secoli di repressione e di persecuzione che non
è assolutamente il caso di ricordare oggi con orgoglio o con l’ambizione di un’aureola di martirio, ma soltanto per amor di verità: della
verità storica.
Nell’ora della repressione, perciò, la storia Valdese è stata segnata dal segno della lotta, della tribolazione, dell’esilio, della prigionia,
della preghiera, dell’attesa di un tempo in cui, uomini e donne, colpevoli soltanto di professare una fede diversa da quella della maggioranza, potessero vivere nel pieno possesso dei loro diritti, invece di
esser del continuo messi al bando della società, e adorare Iddio secondo la voce interiore della loro coscienza.
Secoli di attesa e di speranza, nella sofferenza materiale e morale,
costituiscono il prezzo della libertà di cui oggi ricordiamo l’avvento:
una libertà che, sul piano della legislazione e della realtà storica attuale può anche non essere definitiva e subire delle oscillazioni, delle
limitazioni, degli aggiornamenti, ma che comunque è stata un giorno
riconosciuta e salutata nella gioia e nella riconoscenza dei cuori, forse
più di oggi sensibili all’idea della libertà e al fatto della fraternità.
La libertà di coscienza e di culto, contenuta soltanto ancora in
germe nell’editto albertino e fiorita col volgere degli eventi, è certamente un gran bene, ma non è il dono supremo di Dio alla chiesa:
neppure alla nostra chiesa Valdese. E’ una grazia di poter rendere testimonianza a Gesù Cristo nella libertà, ma la libertà non è condizione
essenziale alla testimonianza. E mentre la storia insegna che « testimoni di Gesù Cristo » si può esserlo anche in regime di tirannia e di
servitù. Paolo apostolo ammonisce a « non fare della libertà un’occasione alla carne », ma a « servire gli uni agli altri per mezzo dell’amore ».
La libertà già una volta pagata mediante la tribolazione, non è
però stata pagata per sempre. In ogni generazione, in ogni epoca, si
potrebbe dire ogni giorno della vita, la libertà dev’essere riaffermata
e riconquistata nella dignità di una vita cristiana, nella coerenza del
pensiero e dell’azione, sopratutto nella convinzione che, quand’anche
tutte le libertà fossero pienamente riconosciute a noi Valdesi, pure potremmo ancora essere le vittime di una pericolosa servitù; la servitù
di una natura umana non rinnovata da Gesù Cristo e dal suo Evangelo, perciò schiava delle proprie passioni, dei propri interessi terreni,
della malvagità e dell’odio che rovinano l’esistenza umana, cancellando in essa la divina impronta del Creatore e del Padre Celeste.
Ai fini della nostra presenza e della nostra testimonianza in Italia
e là dove Dio ci chiama a vivere, questa servitù è assai più pericolosa
di ogni altra limitazione impostaci dalla legge statale o dall’intolleranza clericale, che pur si vorrebbe veder del tutto scomparire.
Perciò è chiaro che la libertà esige ancora oggi il suo prezzo. La
libertà non è possesso degli oziosi, degli indifferenti, dei dormienti
nella falsa quiete dei sedicenti giusti. Bisogna piuttosto vegliare e pregare, nella fede che tutti ci pone di fronte ai Cristo e ci ricorda che
siamo soltanto « pellegrini e lorestieri sulla terra ».
La libertà è una continua riconquista: contro tutto ciò che la minaccia o la ostacola. E’ sopratutto un dono di Dio il quale, per mezzo
di Gesù Cristo, ci libera interiormente dalle catene del male, sotto il
cui peso rischiamo cosi spesso di essere degli schiavi, anche nell’atmosfera tipica del 17 Febbraio, che è l’atmosfera della libertà.
(( Cristo ci ha affrancati, perchè fossimo liberi; state dunque saldi,
e non vi lasciate di nuovo porre sotto il giogo della schiavitù.... Dov’è
lo Spirito del Signore, quivi è libertà ».
Un giovane Valdese che lavora all’estero ci scriveva ultimamente
una interessante e commovente lettera dalla quale stralciamo alcuni
brani :
« Da noi, in certi ambienti, sembra che essere Valdese conferisca
senz’altro un titolo di priorità su altre confessioni religiose e sul prossimo, come se bastasse essere Valdesi per entrare nel Regno di Dio....
Venti mesi or sono, giungendo in questo luogo, mi chiesero se ero convertito al Signore. Rimasi stupito pensando che non conoscessero i
Valdesi; e poi, un poco alla volta, assistendo giornalmente al culto di
famiglia, mi vidi nella Parola di Dio, non come mi vedevano gli uomini, ma com2 Dio mi vede... Vidi che a nulla serve essere Valdese, nato
presso la Ghieisa d’ia Tana, iscritto in un registro di chiesa, ma non
essere nato di nuovo... Allora rientrai in me stesso e decisi di tornare
al Padre... mi gettai davanti alla croce di Cristo e il Padre venne a
me... e fu allora come un’onda di pace che penetrava in me, provai
una felicità prima sconosciuta, mi sentivo libero dal fardello che prima mi gravava sulle spalle e dalle catene che mi vincolavano... Non
voglio dire di essere perfetto, no, ma ogni giorno vado avanti sulle
orme del Divino Maestro e con la Sua forza... Anche ai Valdesi Iddio
diede la libsrtà, ma perchè gli fossimo fedeli, lo servissimo con timore e fossimo un popolo a Lui consacrato... ».
La libertà vera è prima di tutto una liberazione. Il prezzo di questa liberazione non è il sangue Mei martiri, ma il sangue di Gesù Cristo sulla croce. « Non con argento o con oro siete stati riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai padri, ma col prezioso sangue di
Cristo ».
Perciò, la libertà non può essere disgiunta dalla responsabilità:
liberi e responsabili, di fronte a Dio, di fronte agli uomini ed alla vo
Ekmanno Rostan.
cazione che il Signore ci ha rivolto,
2
2 —
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
B A N C H
^ ^
Ecco la parola dell’Eterno è diventata per loro un obbrobrio e non vi
trovano più alcun piacere.
Geremia VI. 10.
A chi parlerò io ?
Alcune relazioni delle-Chiese delle Valli hanno chiaramente denunciato il pauroso assenteismo dei membri di Chiesa al culto domenicale,
riferendo alcune medie dei presenti
al culto, aggirantisi sull’ 8, 10, 12%
dei membri comunicanti. Tale precaria situazione ha indotto i membri della commissione distrettuale a
promuovere una campagna di risveglio, in vista d’un maggiore interesse per i problemi della Chiesa ed
una maggiore frequenza ai culti. Alcune comunità sono state visitate ed
i Pastori, incaricati della missione,
hanno rivolto dei messaggi nelle chiese e nelle scuole quartierali, con una
incoraggiante affluenza di frequentatori od hanno preso contatto, in taluni luoghi, con un certo numero di
famiglie. Mi è parso bene di toccare
ancora l’argomento, in occasione del
XVII febbraio, ritenendo che questa data sia particolarmente opportuna per ricevere un messaggio che
scaturisce dalla vivente Parola di
Dio.
Il profeta Geremia scrive anch’egli per il suo popolo, su questo argomento, in un’ora particolarmente
drammatica, mentre i nemici di Israele stanno premendo alle frontiere dello Stato. E in quell’ora cruciale i banchi sono vuoti, le assemblee
deserte: « a chi parlerò io, chi prenderò a testimonio perchè m’ascolti? » / banchi delle nostre chiese sono vuoti, le nostre assemblee scarsamente frequentate, in un’ora cruciale per noi tutti, mentre le frontiere
di ogni stato, le frontiere del mondo
intero sembrano crollare rapidamente. I banchi vuoti di Prali, di Rodoretto, di Perrero, di Rorà, per non
menzionare tutte le comunità delle
valli, hanno per noi Pastori un linguaggio chiaro, ammonitore, che ci
esorta a cercare la pecora perduta,
ad incontrare le anime dei focolari
dispersi, nelle stalle, nel loro posto
di lavoro, perchè ritornino ad occupare quel posto vuoto, nella comunione dei fratelli e delle sorelle ih
fede.
l’Eterno, dice: ” commettono delle
abominazioni; non si vergognano affatto, non sanno che cosa sia arrossire ”. Strano fatto! Il profeta dice
che il suo popolo si vergogna della
parola dell’Eterno e non si vergogna,
non arrossisce quando commette le
sue malvagità. Queste parole sono eloquenti e ci accusano anche noi,
purtroppo!
Non si arrossisce più!
Il nome di Dio è bestemmiato, il
furto è perpetrato, l’adulterio è con-»
sumato, e non si arrossisce più, si
cammina a testa alta, quasi che la
bestemmia, il furto, Tadulterio, fossero le cose più naturali di questo
mondo.
In una storia valdese sulla vita del
nostro popolo del secolo scorso è ri-,
portato Vepisodio seguente: una giovane valdese commise una colpa giudicata grave in quel tempo. Per molti- mesi si sedeva {dl’ultimo banco,
con viso compunto, ed usciva sempre l’ultima, segnata a dito dai fedeli e poco dopo morì; nel suo testamento lasciò detto che la sua tomba
non fosse conosciuta da alcuno e che
nessun segno fosse messo sopra.
L’eccessiva severità di costumi di
quel tempo fa singolare contrasto
con i costumi del nostro tempo, in
cui non si arrossisce più del male
commesso. Il nostro popolo è incapace di dire col salmista: ” Ho fatto
ciò che è male agli occhi tuoi, lo confesso ”, è incapace di dire col figlio!
prodigo: ” Padre ho peccato contro
il cielo e contro a te ”. Mentre gli
esempi si moltiplicano, la discipiina
ecclesiastica non arresta U male, non
sana la piaga.
Falso pudore
Per contro il valdese arrossisce di
parlare del Suo Dio, di affermare di
essere un valdese, di dare aperta testimonianza della sua fede.
Si gloria di appartenere ad un partito.
Rende testimonianza della dottrina politica che egli accetta, si impegna a fondo per l’idea professata, ma
SI vergogna di ” rispondere a sua difesa della Speranza che è in lui I
valdesi si trovano dovunque, ma sono per lo più ignorati non solo dall’ambiente cattolico, ma spesso persino dalla chiesa alla quale dovrebbero appartenere e che preferiscono
ignorare.
Cento anni io alle Valli
Il nuovo Tempio
di Torre Peliice
Una domanda
che simpone
S’impone così una domanda: perchè quei banchi vuoti? Il Pastore Lupo, nell’opuscolo intitolato: ” Chi
ha ragione ”?, sembra ascrivere la
causa dell’assenteismo alla inefficacia della predicazione, dove dice:
” quando la predicazione è realmente dimostrazione di potenza di Dio
e non solo dei bei sermoni interessanti, la indifferenza è impossibile,
perchè l’Iddio vivente determina una reazione vivente: il vero Cristo o
lo si ascolta o lo si uccide ”.
Riconosciamo di non essere sempre efficaci nel nostro messaggio, di
non cercare sempre con gioia ed entusiasmo le anime dei nostri parrocchiani là dove essi si trovano; ma
questo non giustifica appieno l’assenteismo ai culti, allo riunioni quartierali, là dove la Bibbia viene letta
e dove il messaggio è proclamato. Il
profeta Geremia sembra avere delle
ragioni valide anche per il nostro
tempo, enunciando una causa ed una
conseguenza della diserzione ai culti. Nello stesso capitolo sesto egli dice: ” Dal più piccolo al più grande,
sono tutti avidi di guadagno, tutù
praticatw la menzogna ”. Il denaro
è, oggi ancora e forse più ancora, il
governatore del mondo, e come è
stato scritto in una recente pubblicazione, il denaro ha i suoi templi, i
suoi fedeli, i suoi sacerdoti, i suoi
altari davanti ai quali il mondo a
prostra e adora, davanti ai quali anche il nostro popolo offre il profumo. In vista del denaro si riduce la
giornata del Signore ad una giornata lavorativa o la si spende nei divertimenti e nella soddisfazione defle
passioni più basse.
La sete di denaro poi comporta
una logica conseguenza- H profeta
Geremia, alludendo a quanti non
prendono piacere nella parola del
L’avvenimento più importanti
delle Valli un secolo fa fu certamente l’inaugurazione del nuovo tempio
di Torre. Sebbene tale fatto sarà altrove ricordato nel corso di quest’anno, ci si permetta di parlarne brevemente all’inizio di questa breve rassegna della vita valdese di cento anni fa.
All’indomani dell’Emancipazione,
il generale lìeck.with, conscio della!
importanza che Torre Peliice avrebbe assunta nello sviluppo della vita
ecclesiastica valdese, insisteva perchè
il vecchio tempio dei Coppieri venisse sostituito con un altro più moderno, più ampio e più accessibila
dal concentrico : se anticamente ai
Valdesi era stato imposto di avere
il loro tempio di Torre lontano dalp
fondo valle, ad evitare la diffusione della peste eretica,
oggi, ad Emancipazione avvenuta, tali motivi erano completamente sorpassati. E fu lo stesso Beckwitli a mettersi all’opera, benché fosse circondato, ad
onor del vero, quasi dall’apatia
della popolazione locale, tradizionalmente attaccata al suo
vecchio tempio: egli fu l’artefice del progetto, il diretto
ed. indiretto, e finalmente il
17 giugno 1852 il nuovo tempio
poteva essere solennemente
inaugurato, alla presenza del
corpo pastorale Valdese. Vi
furono in quel giorno due funzioni, una al mattino in francese, e l’altra al pomeriggio
in lingua italiana. Al mattino,
il Moderatore G. P. Revel predicò sul salmo 46 ed il culto
terminò con un coro di giovani
della campagna e con la Santa
Cena, a cui parteciparono anche i numerosi amici forestieri presenti. Alle due pomeridia'
professori Stefano e Bartolomeo Malan, passando dai brindisi di prammatica a quelli più consoni alla giornata, ricordarono che la fedeltà dei
padri aveva avuto come oggetto il
principe, ma Dio innanzi tutto, e che
la libertà conquistata doveva volgersi in trionfo dell’Evangelo, fonte di
libertà e prosperità dei popoli. In
ultimo, il maggiore della Guardia
Nazionale, signor Peyrot, per non
essere da meno del suo grado, propose una sottoscrizione destinata all’acquisto di fucili per gli studenti
del Collegio di Torre cc onde corrispondere al desiderio di questi di essere ammaestrati nei militari servizi ». E si che gli studenti di allora
si destinavan quasi tutti al ministero pastorale! Furono immediatamente raccolti duecento franchi destinati allo scopo e gli studenti poterono
avere i loro fucili.
La Chiesa Valdese
fuori delle Valli
L’unica comunità regolarmente
costituita fuori delle Valli cento an
ni fa era quella di Tonno, già esi
stente dal 1849 e dove tervevano i
lavori per la costruzione del tempio
a Tirenze l'opera di evangelizzazione aveva dovuto essere interrotta
per i’intolleranza ducale e vi si veriticarono ancora nel 1852 vari atti
di repressione e l’incarceramento
dei coniugi iviadiai; a Genova, 1 O'pera di iionaventura iViazzarelia si
vide poi nel corso dello stesso anno
appoggiata dall intervento di Paolo
Creymonat spostato da Torino alla
città ligure che prometteva un buon
campo di lavoro; quanto a Pineroio,
solo nell’ottobre del l8o2 la Tavola
decideva che vi si dovesse tenere un
servizio religioso il pm regolarmente possibile.
A Tonno, l’opera evangelistica etenacemente avversata dai cleri
fio» si arrossisce di leggere certe
riviste, di cui si nutrono certi ambienti e si arrossisce di leggere una
pagina dell’ evangelo o un articolo di
un nostro giornale con gli amici di
fabbrica, o della miniera. Iddio, nella sua grazia infinita, ci ha dato, col
XVII febbraio del ’48, l’occasione
unica di far conoscere il Vangelo là
dove per molti secoli non ci era dato di portarlo e noi ci vergogmimo
di far risplendere la fiaccola in tanti
cuori ottenebrati. So bene che i nostri montanari, gli operai delle fabbriche del Chisone e del Peliice, i
minatori della Val Gernumascu sono
orgogliosi di formare il corteo, di
sentire lo squillo della tromba della
banda paesana, di fregiarsi della coccarda tricolore, di vedere al tavolo
del banchetto le autorità comunali e
teligiose, anche se di fede diversa,
di occupare un posto in chiesa per
udire la rievocazione storica; so bene che sono pronti a lottare perchè
quella giornata sia considerata festiva, quando non ricorre di domenica.
Eppure questa massa di valdesi
non trova più piacere nella Parola
dell’E'jterno, non sa più curvarsi su
quel Libro Santo che è la Bibbia, l
banchi vuoti della chiesa o della
scuoletta di quartiere spiegano Tumore del denaro, il rilassamente morale, lo sconforto, la disperazioncf
cupa, la sfiducia.
L’ultimo monito
ra
Vita Sociale
ne il tempio era nuovamente gremito di pubblico, desideroso di
udire la predicazione del pastore
Bartolomeo Malan su Isaia 56: 7:
La mia casa sarà chiamata casa d adorazione per tutti i popoli. Assistevano alla cerimonia anche numerosi
cattolici della valle e lo stato maggiore della Guardia Nazionale, oltre
alle autorità locali.
Il 17 Febbraio
Nello stesso anno 1852 il banchiere Bartolomeo Malan, residente a
Torino-e deputato, fondava la Società anonima per la strada ferrata Torino-Pinerolo, e due anni dopo, grazie al suo attivo interessamento, la
ferrovia era costruita; nel 1881, col
prolungamento del tronco fino a Torre Peliice lo stesso Malan si faceva
iniziatore di un ampliamento della
società stessa.
La data dell’Emancipazione fu celebrata in tutte le parrocchie delle
Valli con funzioni di rendimento di
grazie a Dio. In molti locali si organizzarono i pranzi, seguiti da collette a prò deU’emigrazione italiana
o dell’istruzione pubblica. A Torino,
ad esempio, furono raccolti 140 franchi (circa 30.000 lire di oggi), e di
essi 40 furono destinati all’emigrazione e 100 agli asili infantili.
Particolarmente interessante il
banchetto tenuto nella parrocchia di
S. Giovanni, che allora era ancora
il capoluogo della Val Peliice (infatti Torre Peliice si chiamava allora Torre Luserna) e al quale parteciparono i pezzi grossi della vallata.
Il sindaco Pellegrin brindò al Reale
successore di Carlo Alberto ( Vittorio Emanuele II), la cui memoria
'( andrà benedetta in questi monti
finche durerà il nome valdese »; i
Però quell’anno per Malan fu un
anno di disastro: essendo egli infatti comproprietario dello stabilimento tessile di Pralafera, fondato una
ventina d’anni prima da suo zio omonimo, la sua attività fu gravemenle compromessa dal terribile incendio che in poche ore ridusse lo stabilimento ad un cumulo di macerie.
Vi lavoravano allora circa 500 persone, e vi si produceva specialmente fustagno per l’esportazione in
Lombardia ed all’estero. Fu un grave colpo per l’economia locale, e fu
anche lanciata una sottoscrizione da
un giornale di Pinerolo. Fortunatamente il banchiere Malan potè rimediare e avviare presto il suo stabilimento alla ripresa. Nello stesso anno il signor Alessio Combe stabiliva
a Torre ima fabbrica di lino.
cali, sebbene fossero per loro anni
di amarezze, se si pensa alle varie
leggi del Parlamento subalpino contrarie ai privilegi secolari nella chiesa di stato; cosi sui vari giornali cattolici la contro-propaganna piu spietata era lanciata contro la nascente
chiesa valdese e le sue opere. L’arcivescovo di Torino scomunicò « La
Buona Novella », il battagliero settimanale di G. P. Meille, che fu anche ritenuta degna dell’Indice, con
decreto del 22 gennaio della Congregazione apposita. Il pastore neda
parrocchia, Amedeo Bert, sottoposto
ad una serie continua di calunnie e
di accuse per motivi religiosi, avendo creduto bene di rispondere sui
giornali liberali, fu accusato di offesa alla religione di stato e dovette
risponderne in tribunale.
Se da un lato la voce clericale gridava all’eretico, dall’altro il movimento liberale salutava nell’opera
della chiesa valdese in Torino l’affermazione di una delle fondamentali libertà dell’uomo; così mentre
la penna di Govean produceva in
quell’anno il dramma che ancor oggi si conosce, cc I Valdesi », notiamo
il fatto che una sera di maggio una
colonna di studenti, seguita da gran
folla plaudente, dopo aver fatto ovazioni al sorgente monumento per l’abolizione del foro ecclesiastico, si
portò alla cappella valdese, inneggiando ai c( fratelli valdesi, alla libertà dei culti ».
L’opera di evangelizzazione ricevette un particolare impulso nella
capitale subalpina per merito del famoso Luigi De Sanctis, già teologo
cattolico, il quale il 17 agosto rivolgeva una preghiera alla Tavola onde
essere accettato nella chiesa cc verso
la quale i suoi desideri erano sempre
stati rivolti e in cui riconosceva la
vera chiesa primitiva apostolica italiana ». La Tavola accettava e nominava De Sanctis evangelista a Torino, in collaborazione con Bert e Meille. La sua opera fu efficace ed immediata, e Beckwith scriveva qualche tempo più tardi che i servizi religiosi in Torino erano dodici per
settimana e che nell’inverno 1852-53
ben ottanta persone seguivano i corsi di catechismo ed erano pronti ad
essere ammessi nella chiesa valdese.
Base indispensabile per il futuro
sviluppo della nascente comunità.
Augusto Armand Hugon
Il profeta Geremia intuisce il pericolo 'mminente e lancia al suo popolo Tultimo monito per salvano:
” fermatevi sulle vie e guardate e domandate quali siano i sentieri antichi, dove sia la buona strada ed in
camminatevi per essa e voi troverete
riposo alle anime vostre
I sentieri antichi parlano anche a
noi e ci dicono che fratelli e sorelle
come noi non hanno piegato, non
hanno barattato la loro fette con un
matrimonio di convenienza, abiurando così la propria fede, poiché essi
” patirono scherni e flagelli ed anche catene e prigione, vaganti per
deserti e per monti e spelonche e p»cr
le grotte della terra ”.
I sentieri antichi ci parlano di dirittura morale, di fedettà alla parola data, di serietà nei costumi, di riverenza piena per il nome di Dio,
di altruismo, onestà.
I sentieri antichi ci parlano di uomini e donne, di bambini e vegliardi
che prendevano piacere nella parola di Dio ” ed il cui diletto era nella
Parola dell’Eterno ”. / templi erano gremiti; le scuole di quartiere affollate e nelle case si udiva il canto,
la preghiera della famiglia raccolta
assieme.
Penso in questo momento ai hitlori valdesi che amano ancora la loro chiesa, ai valdesi che lottano per
la loro fede, ai valdesi che soffrono
che faticano, che giacciono in un
letto di dolore, che vivono nella solitudine, che sentono la nostalgia delia loro chiesa e dico loro quello che
opportunamente scriveva Pirandello,
in una sua novella, quamio dice del
protagonista: ’’ speranze, illusioni,
ricchezza e tant’altre belle cose ave-‘
va perduto Don Aurelio lungo il
cammino della vita: gli era solo rimasta la fede in Dio ch’era tra il buio angoscioso della rovinata esistenza, come un lanternino: un lanternino ch’egli riparava alla meglio, con
trepida cura, dal gelido soffio degli
ultimi disinganni. Errava come sperduto in mezzo al rimescolio della
vita e nessuno più si curava di lui.
Non importa,: Dio mi vede! — si e.Portava in cuor suo. E n era proprio
sicuro, di questo, il Signor Aurelio,
che Dio lo vedeva per quel suo lanternino. Tanto sicuro, che il pensiero della prossima fine, non che sgomentarlo lo confortava ”.
I nostri Padri ci hanno lasciato come retaggio spirituale la fede che è
• come un lanternino e che ripariamo
soltanto con la Parola di Dio. Riprendiamo perciò la nostra vecchia
Bibbia in mano e meditiamola; riprendiamo il nostro posto nel banco
v/uoto della nostra chiesa diletta e alimentiamo la nostra fede col messaggio gioioso del Regno che viene;
deponiamo il nostro peso ” il peccalo che così facilmente ci avvolge riguardando a Gesù, duce e perfetto
esempio di fede ”.
Gustavo Bouchard
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L’ECO DELLE valli VALDESI
— t
Les feux traditionnels, les falos,
illuminent joyeusement, depuis quatre générations, nos montagnes, le
soir du 16 février. Les petits fils des
Vaudois qui annoncèrent, de montagne eu montagne, la nouvelle de l’Emancipation, sont en âge mûr. En
rencontrons-nous peut-être, dans
quelque « magna » en coiffe, ou
dans quelque « barba » compétent
d’histoire V auduise ou lecteur de la
Bible.
De l’âge féodal aux temps modernes, les hommi;s se servirent du feu,
dans la nuit, comme signal pour communiquer entre eux les nouvelles.
En rapport à la hauteur des flammes, à la durée, à l’intensité, elles
portaient, aux habitants d?s montagnes, les nouvelles heureuses, celles
tristes de la guerre ou elles annonçaient les rafles des adversaires.
Sur nos rochers escarpés, sur la
pointe des montagnes, sur les coteaux
en vue, nos ancêtres s’annonça.ent
de l’un à l’autre, la nouvelle qu’à
Turin, le gouvernement, sous Tinfluence des libéraux, avait octroyé
les Lettres Patentes et l’Edit de tolérance. Ceci arrivait peu avant la
Constitution du mois de mars du
1848.
Ensuite, d’années en années, avec
une tradition très ancrée chez nous,
les falos se sont rallumés sur nos
montagnes. Ils annonçaient une nouvelle heureuse: ainsi les fils des fils,
dans l’âge du téléphone et de T. S.
F., en rappelèrent surtout le côté
joyeux et traditionnel. Nous les regardons avec joie et nos souvenirs se renouvellent.
Ces feux nous parlent
Ces feux peuvent nous parler encore aujourd’hui et nous communiquer
quelque chose. C’est comme un rendez-vous du présent, du passé et de
1 avenir. Ces flammes (yeux ouverts
dans la nuit) nous interrogent sur nos
traditions. Elles sont, avant tout, un
rappel au passé et à notre histoire:
sans la tradition qui est le sens du
concret, de la réalité, en un mot de
l’histoire, nous sommes sans racines,
nous vivons dans l’abstrait et dans
la réthorique, même religieuse.
Ce qui est très dangereux.
Parmi ces traditions une très importante : celle de l’adoration de
Dieu en pleine liberté de conscience
et en pleine responsabilité individuelle. Aucune soumission à l’esprit
sacerdotal, (de toute nuance), à l’esprit d autorité théocratique. L’autorité, dans notre conception, est une
délégation des communautés qui
peuvent et doivent contrôler et juger,
doiveiiî demander des comptes ren
Les POLOS se eoLLumeoT
dus à celui qu’on a choisi ou délégué
comme guide.
On l’oublie trop souvent chez
nous.
C’est aussi la tradition d’une unité et d’une communion d'eoprit sincère et vraie qui est le fondement
d’un peuple de montagnards. C’est
aussi la circulation de l’esprit commimautaire: s’il manque c’est notre
faute et c’est un jugement donné sur
nous mêmes.
Cette conception de vie suscite
dans le Vaudois, un sens profond et
ancestral de la vérité humaine et religieuse. Il possède, en effet, le sens
du jugement et il écoute, avec méfiance, les discours tissus de paroles
seulement (notre époque est celle
des discours, même chez nous que
de paroles, vides de sens, dans nos
cultes). Bref le Vaudois cherche
dans son prochain l’homme honnête, vrai, sincère: ce qui est la meilleure et la plus difficile forme d’adoration et de prédication. Ceux qui
allument les falos, qui chantent les
chants traditionnels ont cet amour
des traditions et ces convictions.
(Nous souhaitons qu’il en ssii ainsi,
car la tradition est parfois quelque
chose de beaucoup plus superficiel!
Note du Réd.).
Les flammes
nous rappellent une vérité
Les idées nobles, les forcés spirituelles qui illuminent la vie intérieure et l'histoire, les forces vraies et
honnêtes font des progrès très lents.
Elles se déterminent dans le coeur
de Thomme, à travers les âges et les
époques, avec beaucoup de difficulté.
L’idée sacrée de la liberté d’opinions et de conscience, la conception
de la tolérance religieuse, sous-espèce de la vraie liberté, ont mis, pour
se réaliser dans les Constitutions et
dans les lois, plusieurs siècles. Nous
les trouvons formulées dans la Constitution Anglaise du 1688, à l’époque de la révolution, au temps de
Guillaume D’Hannover. Nous les lisons, dans une formule jrlus vaste et
plus concrète, dans les Droits de
l’homme des Etats-Unis (1774); cette date marque le début de l’indépendance américaine.
En Euroi)e, nous les lisons pour
la première fois dans les Droits de
1 homme rédigés par l’assemblée
Constituante à Paris, au mois d’août
du 1789. .4vant ces proclamations,
plus ou moins abstraite«.
tre, aucune loi n’octroyait la liberté de conscience «et d’opinion aux
peuples et aux minorités religieuses.
Ces idées s’affermirent quand les
peuples se mirent en mouvement
pour conquérir ces libertés. Ailleurs
(en Italie) les gouvernements octroyèrent, c’est à dire accordèrent, les
libertés fondementales.
Nous retrouvons la proclamation
de ces idées dans les Lettres Patentes du 17 février 1848. La formule
est un peu vague. Elle peut être considérée la fille cadette et lointaine
des Constitutions Anglaises, Américaines et Françaises.
En passant de l’une à l’autre, les
idées de liberté d’opinions et de
conscience se sont apauvries: mais
elles existent et sont pour nous une
réalité historique.
Ces feux nous disent encore que.
depuis l’âge féodal, nous représentons, dans l’histoire, l’idée d’adoration libre, l'exigence de liberté de
culte et de conscience: nous voulons
aussi le respect honnête et sincère
des opinions. Mais ces idées cheminent très lentement et peuvent toujours s’éclipser, tarir et mourir en
nous et dans le monde et dans l’ambiance où nous sommes appelés à
nous déterminer historiquement.
Ce sont les hommes, sincères et
convaincus, qui font vivre les idées
Ils sont comme l’incarnation passagère de cette réalité spirituelle toujours en marche et toujours en danger.
Il faut dans le court trajet de cette vie représenter un aspect de la
vérité, si on veut être et exister. Le
Vaudois pour ne pas s’éloigner de
la tradition et du passé, doit représenter et vivre les idées et les convictions que les ancêtres lui ont
léguées. Le soir du 16 février je regarde, avec vous tous, les falos sur
nos montagnes: c’est comme un ren
dez-vous du présent, du passé, de
l’avenir et aussi un rappel à notre
vocation.
★
Ces falos sont seulement des tas
de ronces, ce sont des genêts et des
genévriers, des sarments secs de vigne. Allumés ils se transforment en
flamme unique, qui illumine au loin
et communique quelque chose.
Les idées pures, honnêtes, saines,
du milieu des ronces intellectuelles,
des orgueils, du milieu des paroles
qui nous séparent et nous repoussent, peuvent déclancher une flamme unique qui nous purifie en nous
communiquant le sens mystérieux
de la fraternité et de la communauté. C’est au fond comme l’amour
vrai et honnête. Il consume les scories de notre existence, nous fait resplendir dans le monde en harmonie
avec toutes les créatures, dont nous
sommes une partie, rachetée.
Attilio Forneron
Le nostre Valli
/ nostri fratelli delle Valli non potranno mai comprendere l'impressione che la loro terra suscita tn noi
convertiti, quando giungiamo dalle
nostre chiese d evangelizzazione. Noi
balbettiamo quel ette non si può in
alcun modo descrivere, e ci sentiamo
rispondere malinconicamente: ” Oh,,
tutti i paesi hanno i loro guai! ” ed
allora ci rendiamo conto ai guardare da un altro punto di vista e di
non parlare lo stesso linguaggio,
1 Valdesi amano il paese, nonostante i suoi guai. Uamano al punto
da esserne profondamente fieri, e da
spasimare di nostalgia quando ne
sono lontani. Ma quell’attaccamento al ■’ suolo natale ”, alle sue sante
memorie ed alla sua bellezza a loréi
familiare, è un’altra cosa- E’ l’amo-.
re istintivo che al disopra di qualunque convinzione politica, ciascun popolo porterà sempre alla così detta
'’patria ” che per esso racchiude il
passato, il presente, il futuro d’ogni
particolarità della sua vita. Le ” Valli ” suscitano e meritano un altro
’’amore
Quando dal trenino tranquillo che
da Torino se ne viene a Torre, vediamo la scialba pianura piemontese
trasformarsi nel fresco, verde rigoglioso delle Valli, quando il bernoccolo del Vondulino familiarmente ci
saluta, ecco che dal profondo del nostro essere sale quasi inavvertito un
senso di riverenza affettuosa, quello
del figlio che ritorna alle braccia
XVII Febbraio
FESTA DI LIBERTA
Il 17 febbraio è per noi Valdesi
disseminati in questa immensa Italia,
la festa della gioia che riaffiora nel
ricordo di quella data: 17 febbraio
1848, la quale dopo 104 anni non ha
perduto punto la sua importanza.
Essa è come pietra fondamentale
dell’edificio, libertà religiosa vera e
compieta che con tanta fatica le generazioni siano state chiamate da Dio
a costruire pietra su pietra. Ma proprio per questa ragione il 17 febbraio
non è più una festa, ma un anpello
che giunge a noi dal passato nel nome di Dio che ci chiama a libertà e
in un senso che è anche concreto qui
nella Patria nostra cioè per le generazioni che verranno.
Vi sono due specie di libertà: quella del singolo, che consiste nel vivere
in comunione con Dio Padre Celeste
in uno slancio continuo di obbedienza, scritta sulle tavole di Pietra di
Mosè e su quelle del cuore rinnovato
dallo spirito di Cristo, e il nemico di
questa libertà è soltanto il nostro
peccato. « Voi non avete resistito fino al sangue lottando contro il peccato y> Ebrei 12: 4.
E v’è un’alira libertà religiosa:
quella del servizio della fede nella
testimonianza di tutti i giorni, a casa, come all’ufficio, e quando ci uniamo al gruppo dei credenti.
I nemici di questa libertà non sono già le restrizioni del tempo del
Vescovo Charvaz contro i Valdesi
del 1848 e quelle derivanti dalla non
applicazione leale della costituzione
della Repubblica italiana ma bensì :
l’indifferenza religiosa che ci circonda, l’apatia e l’incredulità altrui che
ci soffocano e ci disarmano, i costumi corrotti che mirano a scardinare
la nostra fede.
Il nostro combattimento non è contro carne o sangue. Quando ci lasciamo sopraffare da quei nemici, noi
perdiamo la nostra libertà come gioia di servizio, come ardore che vuol
comunicarsi agli altri.
La liberta di testimoniare che nessuna legge c impedisce è allora per
noi solo ombra di una realtà svanita.
11 ghigno di Satana si unisce a quello dei nostri nemici che ci dicono:
Come! Voi Valdesi non avete la libertà religiosa?
E vi sono altri nemici che minacciano la nostra libertà religiosa come libertà di esistere: sono la mancanza di un reale amore capace di
gioiosa dedizione in alcuni, e peggio,
in «Itri, per fortuna non molti, un
invincibile spirito di avarizia che
come un velo impedisce loro di
veder chiaro su questo argomento
di umana organizzazione: l’esistenza
della Chiesa che sparge il seme della
Parola, sborsa danaro per pagare
fitto di locali e operai, per mantenere in vita ospedali, asili, orfanotrofi, per stampare e divulgare libro e
giornale.
Nessun nemico della nostra libertà è più temibile di questo spirito di
irresponsabilità se esso dovesse generalizzarsi, magari per contagio,
con altri organismi per i quali il problema dell’esistenza non si pone, in
termini cosi urgenti come per noi
valdesi.
Si tratta dunque per noi di restituire alla famosa data tutto il suo
reale significato di festa della libertà, della nostra personale libertà,
quella voluta, che si trova nella misura stessa in cui siamo tutt’uno con
Dio che è lo Spirito e che è Libertà
liberante. Libertà che deve essere; e
perciò va celebrata non solo come
ricordo, ma sopratutto nel senso
dell’impegno, quasi di un patto di fedeltà che sentiamo di dover
rinnovare alla presenza spirituale di
quelli che ci precedettero, di Dio e
della generazione presente.
L’usanza di celebrare il 17 febbraio
la Santa Cena ha questo scopo preciso: dire al Signore: eccomi; e così
pure l’usanza di consegnare la busta
della rinunzia: E’ una maniera di
dire alla Chiesa, che esiste per la
fedeltà dei singoli e dal cui seno scaturirono ben piu impegnativi segni
di fedeltà noti o ignorati ma il Signore li conosce: Eccomi, ecco un segno
della mia presenza. Anch’io voglio
pOTtare il peso della comune responsabilità. Restituiamo al nostro 17 febbraio, il suo vero significato di festa
della libertà.
O* E. Castiglioiic
della madre pronta ad accoglierlo ed
a proieggeno, 1 utte le amarezze, le
aisutusiuni, le uiquietuaini, i pericoli, i combattimenti che per motti
di noi, figli adottivi della Chiesa
Valdese, sono, nelle nostre città, li
pane quotidiano della nostra vita spirituale; tutta questa incresciosa ed
umiliante zavorra, si dilegua come
un incubo, e netta gioia aeiia libertà
diciamo a noi stessi: ” Son qua, finalmente!,,.
Queste sono le Valli
S. Giovanni, sereno nell’umidore
riposante dei suoi prati e dei suoi
frutteti, ci accoglie sorridendo sulla
porta del ' regno ”, E poi scendiamo a Torre Tetnee, silenziosa e benevola, con le sue stradine e le sue
villette tuffate netta dovizia dei giardini, con la dignitosa correttezza dei
suoi edifici sacri otta vita delia fede
e della cultura- E più in su, in una
allegorica ascesa verso le grandi montagne verdi che sfumano nell’azzurro, più in sù sono il Villar, Bobbio:
e — dall’altra parte — trali; e —
più lontano ancora — la Balziglia,
nella loro rudezza alpestre, attraverso la quale si affacciano le sacrosante memorie e terribili incombono sul
nostro spirito inquieto che trema dinanzi alto responsabilità dell'avvenire.
Queste sono le ” Valli ”, immenso parco ridente che lentamente ascende verso la nuda maestà delle
rocce fulgenti nel trionfo del sole:
e così appaiono alla moltitudine
dei ” villeggianti ”, folla spensierata e variopinta, che invade gli alberghi e le pensioni simpaticamente
ospitali; che anima le strade e si sparpaglia per i boschi, ovunque portane
do una larga e chiara nota di ” vacanza estiva ”,
Ma per noi, figli e fratelli spirituali della Chiesa e del popolo valdese, per noi le ” Valli ” dicono
qualcosa di molto più intenso e profondo. E’ vero: le preoccupazioni a ■
le trasgressioni della vita fami.iare
e sociide sono qui presso a poco le
stesse che si riconoscono dovunque:
poiché dovunque l’uomo è nella sua
sostanza lo stesso: ma noi troppo
ci preoccupiamo di questa faccia del»
la vita. Perchè non tentiamo di sadre
più in alto ” e di mettere ” il nostro
tesoro nel Regno dei Cieli? ” In noi
manca la speranza che è certezza delle cose che non si ” vedono ” e ci
voltoliamo nel fango dell’angustia
senza via di uscita, quando basterebbe un colpo d’ala, unicamente un
colpo d’ala, per trasportarci lassù
dove tutto è limpido e sicuro nella
luminosità dei valori spirituali. Se
c’è cosa che debba veramente angosciarci, è unicamente questa constatazione. della nostra impotenza dì
fronte al compito che il Signore ci
assegna e che trasforma la nostra
vita in una milizia.
Eppure — chiedo perdono ai miei
fratelli per la mia non malevola sincerità •— eppure proprio qui, nella
sacra culla della fede che unì i nostri padri e che dovrebbe unire anche noi, proprio qui al pari delle nostre citta pagane e corrotte, un dèmone ci signoreggia — ed è il nostro
orgoglio spirituale.
Umiltà di fede
e coerenza di vita
E’ ben vero che la razza valdese,
in mezzo alle ombre comuni ad ogni
razza umana, porta in Jonao al suo
cuore, se non sempre suua sua fronte, un riflesso ai nooiua cne e la testimonianza Clelia sua origine e forse
della sua preaestinazione: ma, se
siamo ” figli di Dio ” e non inaegni
di sentirci tali, non sembra che il
primo esempio che ” T ilnigenito del
Fadre ” ci ha lasciato sia proprio
quell’umiltà (e coerenza di vita —
nota del Red.) ricca di rhpeito e di
amore, che davvero ci rende fratelli
dei nostri fratelli? Come può la nostra fede comportare che in noi germogli e serpeggi quelTinsana superbia, essenzialmente farisaica, che oggi, come in ogni tempo, ha degradato la classe piu elevata delTumanità?
Dovunque, nel nostro tempo che
lotta materialmente e spiritualmente per il conseguimento della fraternità umana, la bruttura dell'orgoglio
deve scomparire: ma più che mai
fuori di posto sembra qui nelle ” Valli ” dove noi figli della Chiesa e della Patria comune, corriamo ardenti
di fiducia per bere a quell'unica fonte alla quale desideriamo dissetarci,
A noi le Valli valdesi non solo raccontano le gesta degli eroi e dei martiri dinanzi alle quali commossi ci
curviamo: ma esprimono, al disopra
della loro bellezza, in quell’aere così particolare di ” santità ” che le
caratterizza, l anelito tremendo della creatura peccatrice alla perfezione del suo Creatore. I fratelli che qui
vivono, non possono forse percepire
questa sensazione di un dono di Dio
che è per loro uno stato abituale;
ebbene, io mi auguro che in un risveglio benedetto, essi possano percepirlo: e la comunità evangelica
della nostra penisola ne riceverà l’impulso che fiducioso attende dalla sua
patria spirituale.
Adriana d’Oria Tion
Per ricordare Jenni Cardon la U. C. D.
G. di Torre Pe.liee apre una sottoscrizione
con la quale saranno acquistate una o più
Bibliotechine Rurali, a beneficio, di una
scuola isolata della Val - Pehice.
Il p.ezzo delle bibliotechine di 10 volumi .scelti dal Centro Studi Letteratura Infantile di Torino è di L. 5.000. Questi 10
volumi rappresentano l’inizio di una bibiotechina, che sarà arricchita di altri libri in p.oporzione del denaro versato.
Invitiamo tutti coloro, che ricordano la
lìgu.-a di Jenni Cardon a partecipare alla
sottoscrizione versando la propria offerta
alla signora Elsa Rollier o alla Cartoleria
Hugon.
Ta moglie con le figlie, il fratello ed i
congiunti con le loro famiglie, commossi,
comunicano che il loro diletto
PAOLO COISSON
Pastore Valdese Emerito
il. 1 i gennaio alle ore 4,15 li ha lasciati per
i.ntrare nella Casa del Padre.
Prediligeva questo testo: Luca XV, 20:
«...e mentre era ancora lontano, suo Padre
lo vide e fu mosso a compassione e corse
e gli si gittò al collo, e lo baciò »...
La rara salma riposa accanto a quella
dei genitori nel campo santo di Torre Pellice.
Dal profondo suo lutto la famiglia esterna la sua riconoscenza a tutti coloro che
le hanno manifestato simpatia.
Torre Pellice, li 21 gennaio 1952.
4
Notizie del VI Distretto
La « Colonia Paator Emmanuel Gal.htni ». Donaaica 2 dicembre nel
« Parco 17 Febbraio » ohe la Chiesa
possiede sulle sponde del Eio de la
Piata e che è sede dei nostri campeggi estivi sono stati inaugurati due edifici che costituiscono la «Colonia
Pastor E. Galland » dedicata alla memoria di un venerato e costante amico della Chiesa Valdese. I due edifici
che costituiscono la colonia saranno
destinati ad essere sede di campeggi e
colonie estive specialmente organizzate a favore dei bimbi di famiglie meno
abbienti. La colonia offrirà asilo a una cinquantina di bambini ed è dotata di installazioni moderne. Alla cerimonia di inaugurazione presero la parola diverse persone tra cui il Pastore
Valdo Galland, figlio del Past. E. Galland od attuale segretario per l’America del Sud dei Movimento cristiano
studenti.
dopo la Conferenza distrettuale, la
celebrazione di un secondo colloquio.
Biblioteca valdese. Una delle conseguenze del colloquio è stato il riconoscimento della necessità che i pastori si mantengano più al corrente dei
movimenti di pensiero teologici del
momento attuale. Si è perciò incaricato il direttore della recentemente fondata Biblioteca valdese, pastore Emilio Ganz, di provvedere a abbonare la
Biblioteca alle princii)ali riviste teologiche di lingua francese. 11 Direttore della Biblioteca è all’opera per organizzare la distribuzione di queste riviste, e si spera che la prossima Conferei! z.a distrettuale conceda il suo appoggio (anche finanziario) a questa iniziativa.
berlo con Belliou Elena Maria; Pons Remigio con Rosso Lucia; Coisson Bruno
Luigi con Stallè Maria Giacomina.
Hanno avuto luogo le seguenti sepolture: Malan Giovanni Davide (anni 77);
Comba Davide (a. 84); Berlin Felice (a.
65»; Malan Maria ved. Albarin (a. 70); Fenouil Clementina (a. 75); Planchón Susanna ved. Vigne (a. 97, Rifugiò); Constan.in
Enriclietta (a. 65); Guglielmet Maddalena
(a. 71, Rifugio); Odin Maria ved. Revel
(a. 77).
Guardare alle Valli
Le due provvide istituzioni — Asilo per
Vecchi e Rifugio Carlo Alberto — procedono in modo normale. Tutto si svolge in
un’atmosfera di bontà. Generalmente vivo
il sentimento religioso. Ma, purtroppo, il
Personale, se è molto zelante, è troppo esiguo e spesso sopraffatto dalla fatica. Possibile che in tutte le nostre Valli non si tro*
vino alcune persone disposte a venire in
aiuto in quest’opera d’amor fraterno, dJ
cristianesimo tradotto in pratica?
Nel Tempio del Ciabas i Culti continuano ogni quindici giorni. Domenica XVII'
Febbraio, il Culto ritarderà di mezz ora
cioè avrà inizio alle tre e mezzo, in italiano. G- B.
Congresso della gioventù latino-americana. Dal y al 20 dicembre si ò
svolto a Buenos Aires il terzo Congresso della gioventù evangelica dell'America latina. 11 primo si era celebrato a
Lima nel ’41 ed il secondo a La Habana nel ’46. Al Congresso di questo
anno han preso parte delegati di 14
paesi. La gioventù valdese era rappresentata dal Pastore Riccardo Ribeiro
e dallo Studente D. Rolando Perrachon; inoltre facevano parte del Congresso il Pastore Aldo Comba come
presidente della Confederazione della
gioventù evangelica dell’Uruguay, il
Pastore Wilfrido Artus presidente
della Federazione giovanile valdese e
il Pastore Dr. Bruno Corsani incaricato della direzione di studi biblici. U
motto del Congresso e tema di studio
era costituito dalle parole di Gesù
« che tutti siano uno affinchè il mondo creda ». Il Congresso ha studiato
aspetti deH’ecumenismo e dell’evangelizzazione e le loro relazioni. In sedute amministrative si sono designate
le autorità che dirigeranno il movimento giovanile continentale nel prossimo quadriennio, si è concretato un
ampio piano di lavoro e si è fissato il
prossimo congresso per il 1952 a Bogotà, in Columbia.
Un Valdese alla Corte internazionale di giustizia. I quotidiani di alcune
settimane fa hanno fatto conoscere la
notizia della nomina del Dr. Enrico
Armand Ugon come giudice alla Corte intemazionale dell’Aia. Il giudice
Armand Ugon è figlio del Pastore Daniele A. Ugon che fu uno dei principali organizzatori della Chiesa Valdese in questo Distretto. Il giudice Armand Ugon è stato membro dell’Alta
•Corte di giustizia dell’Uruguay e rappresentante di questo paese all’O. N.
U. C.
PERSONALIA
La famiglia del Pastore Pietro Valdo Panascia è stata rallegrata dalla nascita di Arnaldo Biagio, il 19 gennaio. I nostri migliori auguri ai familiari.
F. U. V.
Dira%iane; Via dei Mille, 1 -Pioerolo
Telefono 2009
AmministrMxione: Claudiana - Torre
Peliice
C. C. Postale 2-17.557 della Libreria
Claudiana — Torre Peliice
Dir. Hesp. Ermanno Uostan
Autorizzazione Decreto 27 - XI - 1950
Tribunale di Pinerolo
CoivEpifilovaDllilDtiiiltiitniImldìle
Tip. Subalpina,», p. a. - Torre Peliice
COAZZE - 13 marzo
Al prossimo numero dell’Eco delle
Valli daremo il programma
Torre Peliice
Centenario della nascita del Pastore Pietro Beano US. Domenica 6 gennaio nel tempio di Cosmopolita si è
celebrato una commemorazione della
nascita del Pastore Pietro Bounous,
avvenuta cento.anni prima all’Albarea
(parrocchia di Villasecca). Dopo aver
lavorato per alcuni anni nell’opera di
evangelizzazione in Italia, il pastore
Bounous era stato inviato in America
per occuparsi della Chiesa di Cosmopolita. Con Pestendersi delle
valdesi, il raggio della sua attività si
era enormemente allargato e molte
volte nella sua vita si era allontanato
da casa per mesi, per visitare le famiglie dei coloni \aldesi viaggiando a cavallo per immense regioni. Era arrivato alla veneranda età di 94 anni e
la sua figura patriarcale era conosciutissima tra tutti i valdesi dell’Uruguay.
Alla celebrazione del centenario della
sua nascita si è lanciata 1 idea di fondare un istituto di beneficenza in memoria di lui. Il Concistoro di Cosmopolita dovrà nominare una Commissione di studio incaricata di concretare il progetto.
L’anniversario del 17 Febbraio sarà celebrato eoi programma ormai tradizionale:
fuochi di gioia nella serata della vigilia,
festa dei bambini nel Tempio aile 9,30, culto solenne commemorativo alle 10,30, pranzo fraterno al Convitto Valdese alle 12,30
(i biglietti si ritirano al presbiterio o alla
Libreria Hugon al prezzo di L. 500), serata
familiare alle 20,30 all’Aula Magna.
La popolazione valdese è invitata ad esporre le bandiere nazionali alle proprie
case, per manifestare la loro solidarietà con
la celebrazione della più nobile liberlà.
Per coloro che non possedessero una ban»
diera, il Comitato ha provveduto ad offrirne una certa quantità, da acquistarsi a
prezzo molto conveniente presso la Libreria Hugon.
O R E C C HI
NASO - GOLA
Dott. DANIELE ROCHAT
rzeere in TorrB PelllCtl
Fahrman 1 (presso Dr. GardioD
il VENERDÌ’
dalle ore IO alle 12.
a Torino riceve gli alrrigiorni,
dalle ore 14.30 alle IO in via
Berthollet. 36 (OspedaleEvanr
gelico).
Bisogna di nuovo guardare alle Valli. Il
Valdismo, popolo e chiesa, prima della emancipazione, rinserrato nella rocca delle
Alpi, era circondato dalla diga insopportabile degli editti restrittivi.
La fiamma della libertà spezzò la. diga
secolare c, non più contenuto, il popolo
Valdese discese ad irrigare l’Italia fino al
suo limite estremo. Intorno ai Valdesi deU
le Valli, nuovi e numerosi individui si sono aggruppati, convertiti dai montanari disprezzati.
Il Valdismo non poteva essere più coni
siderato un movimento regionale: era in
Italia la forma autoctona di Protestantesimo. Coll’aprirsi alla propaganda dell e
norme campo di azione che era l Italia, si
iniziava un nuovo capitolo della storia valdese, capitolo che si sta ancora scrivendo.
La contiuista degli individui con tutta la
loro personalità è la maggiore affermazione di un’Idea, quando essa non può far
sperare un fine utilitario ed è grande il comunicate ad altri la propria fiamma. Però
con il propagarsi del Valdismo insieme all’emigrazione verso la dolce pianura sembrò spostarsi il centro del Valdismo: là
Valli sembrarono destinate a non essere
più il cuore e la mente del popolo e della
Chiesa Valdese. Uno dopo l’altro i centri
vitali .H spostavano e si parlò un tempo
da qualcheduno di trasportare anche la
massima assemblea religiosa dei Valdesi,
il Sinodo, verso la metropoli lontana, dove
avrebbe avuto importanza non di molto
superiore ad un congresso di fotografi dilettanti.
Orbene è ora di tornare a guardare alle
Valli. Centro, cuore, base del Valdismo;
ed è da pensare prima di muovere alla conquista dei dieci, di non abbandonare e perdere i cento. Non è da temere l’accusa di
regionalismo: bisogna che l’esodo dai monti per i Valdesi abbia un arresto; e non
solo in senso materiale.
Gli isolati ed i gruppi hanno bisogno di
sapere nella loro vita che è lotta, guardando verso le Alpi, che là è la loro fortezza
della quale sono pattuglie avanzate, base,
che .sempre più si consolida spiritualmente
ed intellettualmente: è il popolo che non
farà mai spegnere la propria o la loro luce.
tGiov. Corredini.
(Marzo 1929).
La famiglia di
Eugenia Peyronel
vedova Travers
ringrazia il dott. De. Clementi, il Pastore
Beri, i vicini di casa ed in modo particolare Vanziano della Sagna, Giovanna Robert
e l. Griot per Vaiuto prestato, coloro che
hanno preso parte ai funerali e la visitarono durante la lunga infermità.
San Germano 20 gennaio 19a2
Il giorno 2 febbraio 1952, in Torino l(\
Signora
Jenny Vincon
vedova Rostan
è stata richiamala nella pace di Dio all’età
di 79 anni.
Comunicano la dipartita della loro Mamma i figli Edwin, Emilio, Nora colle loro
faoiiglie e i generi Prof. Arturo Pascal e
Ten. Col. Giuseppe Bendiscioli colle loro
famiglie.
Essi ringraziano tutti i parenti ed amici
¡■he li hanno circondati di simpatia associandosi di presenza o per iscritto all estremo saluto alla sua spoglia mortale.
Si dispensa dalle visite. La famiglia non
prende il lutto.
Per volontà dell’Estinta, a funerali avvenuti.
Genève
\iiM de mMi do Picmost
La commémoration del l’Emancipation se
déroulera avec le programme suivant:
Dimanche 17 lévrier 192: 10 h. Cathédrale
de Saint-Pierre. Culte présidé par Mr. le
Pasteur Erinanno Roseau de Pinerolo, Vice-Modérateur de la Table Vaudoise.
12 h. 15 Restaurant de l’Hotel de Genève,
27 Rue des Pâquis, Trolleybus 4 - Arrêt:
Navigation. Banquet. 14 h. 30 Partie officielle et recréative: Messages divers - Production de l’Union des Jeunes Vaudois etc.
Nous comptons sur la participation à cette journée, de loups les Vaudois et de leurs
Amis. Nous prions les Dames et les Demiiiselles qui le peuvent de revêtir le costume vaudois.
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(già via Carlo Alberto)
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Colloquio pastorale. Per diverse ragioni, non ultima quella delle distanze, i pastori di questo Distretto hanno avuto raramente dei colloqui pastorali dedicati allo studio; le riunioni erano in genere di carattere amininistrativo. Ultimamente si è sentita
la necessità di arrivare ad avere dei
colloqui di stud'O e di meditazione. Il
primo si è svolto a Colonia Vaidense
il 7 gennaio. Erano presenti tutti i
pastori valdesi dell’Uruguay, il Dr.
Corsani, che dopo sei mesi di pratiche
burocratiohiì aveva finalmente ottenuto i documenti necessari per poter
viaggiare tra l’Argentina e 1 Uruguay,
ed il Past. Valdo Galland. Il tema
trattato al mattino è stato « la vita
interiore del pastore » presentato dal
pastore Ernesto Tron. Nel pomeriggio
il pastore .Aldo Comba ha presentato
alcune considerazioni intorno alla celebrazione del Battesimo, che hanno
dato luogo a una ampia discussione.
L'interessante e proficua riunione ha
lasciato in tutti il desiderio di ripetere spesso incontri del genere e si è
fissata per il mese di marzo, subito
-4u nom de la Société:
Le Président: Emile Pasquet; la Uommission d’organisation: R. Bouchard, R.
Gardiol, A. Marino-Soulier, R. Martinat.
Luserna San Giovanni
Con la ripresa autunnale, le varie attività della Chiesa si sono bene avviate, sotto
la guida del nuovo Conduttore che già la
Comunità circonda d’affetto.
Accenniamo con ritardo alle belle assemblee radunatesi in occasione del Natale e
della fine del 1951. Rallegrante la partecipazione ai vari servizi di Santa Cena.
Ben frequentate le riunioni quartierali.
Di buon augurio Tattivilà giovanile. Due
riuscitissime recite hanno attirato molti
spettatori. Sempre attiva la Corale, che ha
dato il suo valido concorso a varie manifestazioni ecclesiastiche.
La Comunità ha avuto il piacere di sentire una buona predicazione del Pastore
Bouchard di Rorà.
Con grande gioia, una buona assemb la
ha ricevuto sul pulpito. Domenica 10 corr.
il suo antico Conduttore, il Moderatore
Achille Deodato, al quale va espresso un
caldo ringraziamento per la sua graditissima visita.
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Sono stati celebrati i seguenti matrimoni: Longo Giuseppe Abramo Marco con
Revel Margheritba Susanna; Fenouil Al
« Iddio asciugherà ogni lacrima da
gli occhi loro» (Apoc. 7: 17»
La moglie, Perro Elvira, e la j iglia Nella, e i parenti tutti, con le rispettive famiglie, comunicano che il loro diletto
Alberto Iron
di
i anni
53
li ha lasciati, dopo lungo soffrire il 25 Gennaio, nella fede e speranza in Dio.
La famiglia ringrazia il Pastore Marauda, per la sua costante assistenza; il Pastore Giulio Tron, da Torino; il Dottor Qual
trini che lo ebbe in cura; e tutti coloro
che lo hanno con’ortato durante la sua malattia.
Riposa in pace, le tue sofferenze sono
terminate, il tuo ricordo rimarrà imperituro nei nostri cuori.
Nella ca?a del Padre mio, ci sono
molte dimore... io vo’ a prepararvi
un luogo.
Villasecca 25 Gennàio 1952.
Il papà, la mamma, e parenti tutti commossi per la grande dimostrazione di affetto tributata in occasione della malattia
e della perdita del loro caro angioletto
######«
Guido Robert
di anni 8
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sentitamente ringraziano il dott, curante
Caiu Raul Ros Sebastiano, i Sigg, Pastori
Beri e Peyrot, gli insegnanti, i compagni
di scuola, i vicini, gli amici, tutte le persone, che sia con la loro presenza o con
scritti presero parte alla dolorosissima
circostanza.
Prarostino, 31 Gennaio 1952.
La famiglia del compianto
Giovanni Beux
ringrazia di cuore tutti coloro che con
scritti, aiuti e parole presero parie al loro
vhio dolore. Un particolare grazie ai Sigg.
Micol Edoardo, ¡^astore; Coucourde dott.
Alberto; De Clementi dott. Raoul; Mario
prof. Alfano; le reverendissime Suore delVOspedale Cottolengo e la vicina di casa
Long Elisa.
Pellenchi, 1 Febbraio 1952.
La famiglia del compianto
Federico Pasque!
commossa per la imponente manifestazione
d’affetto e di simpatia tributatagli, impossibilitata di farlo personalmente, esprime
i sensi della sua riconoscenza a tutti coloro
che in qualsiasi modo le sono stati vicini
nella dolorosa circostanza. Un grazie particolare al Dott. Ros, alla Signorina Pons,
ni Pastori Sigg. P.riante e Marauda, ai fra.
telli Taglietto, alla Sezione del P. S. D. I.
di S. Secondo per l’invio di fiori ed all’Avv. A. Piltavino che ne portò l’ultimo
saluto.
Miradolo, 6 febbraio 1952
ir Dio non è un Dio dei morti, ma
di viventi, poiché in lui vivono tutti » Luca 20: 38.
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JEUNE FILLE, 19 ans, bachelière, désirant
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nurse au pair. Ecrire: M.lle Y. Picard,
Le Grand Pré, Bourganeuf (France).
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