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Anno 116 - N. 34
29 agosto 1980 - L. 400
Spedizione in abbonamento postale
1° Gruppo bis/70
archìvio tavola VAL]
10066 TORRE PELI, ICE
dette valli valdesi
— DOPO LA CONFESSIONE DI PECCATO ESPRESSA IN SINODO PER LA TRAGEDIA DI BOLOGNA
• punit
di vista
Mentre stiamo per andare in
macchina, apprendiamo che gli
scioperi in Polonia, iniziatisi come rivendicazione economica e
salariale, sono sfociati in un totale coinvolgimento delle gerarchie centrali. Allontanati il primo ministro con altri cinque
membri del Politburo, è rimasto
in sella — seppur forse meno
saldamente — il leader Gierek
che in un discorso ha fatto una
notevole critica ed autocritica
sulla conduzione del Paese (magari ne sentissimo qualcuna anche dai nostri «infallibili» politici!).
Nei giorni precedenti, la protesta popolare, partita da Danzica, si^ era allargata sia come
estensione che come « qualità ».
Il comunismo polacco era stato
rimesso in cUscussione, sia come
metodo economico, sia come tecnica di governo e sia come sistema di vita.
Ho sotto gli occhi la carta dei
« sedici punti di Danzica ». I dimostranti, attraverso il « comitato comune » di sciopero, ora riconosciuto dal governo e col quale sono in corso le trattative, ha
chiesto — parallelamente alle
rivendicazioni economiche ___ il
diritto di sciopero, la libertà di
jmrola e di stampa, la libertà
sindacale, la liberazione dei prigionieri politici, la cessazione
dell’ingerenza degli organi amministrativi nella attività dei sinda‘i.^ti.. Vi è anche un punto che
richiede il libero accesso a stampa, radio e televisione per i rappresentanti delle Chiese di tutte
le confessioni.
In questo grande rivolgimento
si è anche inserita l’azione della
Chiesa cattolica, che ha un peso particolare in Polonia, data
la_ forte religiosità popolare ivi
esistente. Da un Iato, essa ha
espresso solidarietà cogli scioperanti, invitandoli nel contempo
alla moderazione; dall’altro, ha
rivolto un pressante invito alle autorità ner un'adeguata soluzione politica.
Come si diceva, dopo questo
terremoto al vertice, le trattative
continuano: in questo momento
sussiste ancora la grossa incognita di come la parte politicosindacale delle richieste verrà
affrontata e risolta.
^ In questo contesto, ancora così incerto e precario, e pur registrando con soddisfazione questo
pruno round vittorioso da parte
popole-e, si imnone una riflessione. Se le trattative si rompessero e dovesse malauguratamente intervenire una soluzione violenta, ima « normalizzazione », si
andrebbe certamente verso un
arresto definitivo della distenrfone e delle già faticose tratta- *
tive intemazionali (armamenti,
economia, ecc.); non solo, ma si
accentuerebbe ancora il rischio
di un conflitto armato. Ma questa ipotesi, allo stato odierno
de> fatti, pare allontanarsi.
Per_ contro, la composizione
negoziata della vertenza potrebbe innescare la protesta in altri
Paesi dell’Est comunista e creare nuove drammatiche situazioni.
Di fronte a questo grave dilemma non ci si può che augurare
— e pregare — che questa estate polacca non abbia a fare la
stessa fine della primavera di
Praga. In nome della libertà e
della dignità degli uomini, che
devono essere correttamente considerate e valutate da coloro che
— in qualsi^i luogo — hanno
rt^sponsabilìtà di governo.
Corresponsabili per cambiare
^ dichiararci corresponsabili è la convinzione che anche
SUI piano collettivo non ce cambiamento se non attraverso la confessione del peccato
Confessare la propria corresponsabilità per un'azione delittuosa non commessa direttamente
— rappresenta una colpevole
acquiescenza, una resa incondizionata al male, una inaccettabile dimissione di fronte alla necessità di reagire,
_ — o è l’unico presupposto possibile perché il male venga vinto
e superato mediante una trasformazione radicale degli individui e della-società?
E’ questo l’interrogativo che è
emerso a seguito dell’atteggiamento assunto dal Sinodo delle
chiese valdesi e metodiste a proposito della strage di Bologna. A
più riprese, per bocca del moderatore, del predicatore del culto
di apertura, del presidente del
Sinodo, di altri, è stato affermato che in quanto è avvenuto a
Bologna noi siamo tutti coinvolti, che di questo e della crisi prò- ,
fonda che il nostro paese attraversa noi siamo tutti corresponsabili. Questa affermazione è stata ripresa soprattutto dal quotidiano la Repubblica, in un articolo di Luigi Accattoli («Anche
i cristiani sono responsabili di
queir orrenda bomba di Bologna ») che vi ha ravvisato una
precisa eredità della Riforma
protestante portatrice di responsabilità individuali e civili. Ne è
seguito un dibattito in cui da
una parte alcuni hanno espresso
adesione nei confronti di questa
attitudine mentale e spirituale.
mentre altri l’hanno fortemente
contestata. In particolare un lettore ha paragonato l’atteggiamento del Sinodo al sorriso che
nel film « Salò » di Pasolini un
ragazzo torturato e stuprato offre al suo carnefice, ha inteso
cioè questa confessione di peccato come una assurda viltà,
un’acquiescenza al carnefice, un
rinunciare alla ragione che equivale al suicidio, un rinchiudersi
in un inerte intimismo dolente e
autolesionista. Di qui l’interrogativo che oggettivamente è emerso da questo dibattito.
Peccato, realtà oggi
difficile da concepire
che confessano i loro peccati (si
potrebbe precisare: mediante il
sacramento cattolico della confessione auricolare) è passato
dal 45 al 15%. Se quindi per moltissirni è già difficilmente concepibile la confessione del peccato personale, figuriamoci la
confessione di una corresponsabilità in peccati di altri in cui
non si ha parte diretta! Eppure
è essenziale che come credenti
non mutiamo la base del nostro
discorso nel tentativo di essere
più comprensibili: ciò che abbiamo infatti da ricercare anzitutto è la fedeltà nella testimonianza resa al messaggio biblico
in parole sostanziate da fatti.
Se come credenti noi ci riconosciamo nell’ atteggiamento
espresso durante il Sinodo e nella necessità di esprimere una
confessione di peccato, noi facciamo riferimento non tanto ad
una base psicologica o razionale,
quanto ad una base biblica ed in
particolare alla concezione biblica del peccato.
Certo questo riferimento può
sembrare del tutto inadeguato,
dal momento che oggi il concetto stesso di peccato è per molti
difficile da concepire. Panorama
ha pubblicato recentemente una
inchiesta sul peccato in Italia, in
cui si afferma che in meno di 10
anni la percentuale degli italiani
Dimensione
collettiva del peccato
Ora nel messaggio biblico a
cui ci riferiamo a proposito del
peccato, c’ è una « dimensione
collettiva » che non può essere
eliminata. Essa è presente nella
tradizione sacerdotale dell’Antico
Testamento, soprattutto nella festa dell’espiazione in cui il sommo sacerdote confessava i peccati di tutto il popolo sul capro
espiatorio prima che questi fosse scacciato fuori del campo
(Lev. 16). Ma anche nella tradizione profetica è presente questa stessa dimensione, per esempio nelle grandi preghiere di
DAI CULTI MATTUTINI DELL’ASSEMBLEA SINODALE
Che cosa cerchi anzitutto?
Salmo 34; Isaia 55: 6-11'; Giovanni 14: 1-6
Roberto Peyrot
Non molto tempo fa, su un
noto settimanale nazionale, sono
stati pubblicati i risultati di una
inchiesta Boxa su i bisogni più
urgenti, i desideri più grandi
degli italiani. Il campione sondato era rappresentato da 10.000
persone, circa, di varia età, diverse condizioni sociali e di entrambi i sessi; e a ‘tutti è stata
posta la domanda; « Che cosa
cerca lei anzitutto nella sua vita? ». Una parte degli intervistati ha risposto: « Un lavoro più
redditizio », altri « Un lavoro più
sano, meno nocivo, un posto di
lavoro più sicuro ». Un'altra parte di intervistati ha risposto:
« Cerco un marito, meglio se ricco, bello ed intelligente» o «una
moglie, meglio se sa cucinare
bene ». Qualcuno ha risposto al
contrario che voleva al più presto possibile il divorzio. Altri ancora hanno risposto « una casa »
perché sfrattati, altri « una seconda casa, al mare ai monti
dove potersi riposare e divertire »; altri « una macchina più
grande ma al tempo stesso più
economica » Furono in molti a
rispondere che riponevano tutte
le proprie speranze in una vincita favolosa per vivere senza
pensieri per tutto il resto della
loro vita. Il resto delle risposte
degli intervistati dava indicazioni fra le più svariate ed inquietanti. Da chi cercava droga a volontà e senza problemi per procurarsela, a chi avrebbe voluto
eliminare qualcuno che gli stava
antipatico (parente, suocera, capoufficio...); da chi diceva che
bisogna fare la rivoluzione per
cambiare le cose, a chi desiderava soprattutto il ripristino della
pena di morte, a chi infine aveva
un grande bisogno di compagnia
per combattere la propria solitudine. E, in tutti, era presente
la tensione verso il raggiungimento di questi desideri primari, in tutti c’era un’inquietudine nel constatare che giorno dopo giorno la meta da raggiungere era ancora lontana, in tutti
un segno di sfiducia e di insoddisfazione...
Gli uomini di cui ci parla la
Bibbia invece, cercano in primo
luogo l’Eterno. Lo sentiamo nella preghiera del salmista, felice
perché dopo aver cercato l’Eterno, egli è stato da Lui liberato
da ogni inquietudine. Lo sentiamo nell’esortazione del profeta:
« Cercate l’Eterno, invocatelo
mentre è vicino ». Lo vediamo
nella domanda di Tommaso e
nell’atteggiamento dei discepoli
(Ev. Giovanni cap. 14). Anche
questi uomini, i discepoli, sono
inquieti e preoccupati; ma non
perché aspirano principalmente
a possedere una pilla al mare o
in montagna coriì-c fanno tanti
buoni cristiani di hggi, ma perché sentono che stanno per perdere un amico molto caro e prezioso. Non sono preoccupati perché aspirano a possedere qualcosa di materiale e di morto, ma
perché sentono che si sta per
avvicinare l’ora del sacrifìcio di
un uomo, pieno di vita, per il
quale hanno abbandonato tutto,
perché quell’uomo, Gesù di Nazareth, è diventato per loro
tutto!
Per questo sono preoccupati e
Gesù lo comprende bene, e perciò li esorta a non avere tintore.
Ciò che sta per accadere non è
la fine di una amicizia, non è l’abbandono del loro rapporto, ma è
il compimento della sua missione, la realizzazione della promessa di Dio di salvare l’umanità. Ma qual è il modo, la via di
questa realizzazione? « Io — afferma Gesù rispondendo a questa preoccupazione espressa per
i discepoli da Tommaso — sono
la via, la verità e la vita ». « Se
volete raggiungere Iddio Padre,
ci potrete arrivare solo attraverso di me ».
Questo devono capire e credere i discepoli. Questo devono sapere e credere tutti gli uòmini.
Ecco qual è la via che devono
percorrere, ecco qual è la verità
che tutti devono conoscere, Gesù
di Nazareth, il Cristo.
Tutti gli uomini, di oggi e di
domani, che si affannano a cercare consolazioni e certezze in
una vita vera, degna di essere
vissuta e degna di essere chiamata tale, sappiano che la possono trovare unicamente in Questo « Io », Gesù di Nazareth. Egli
ha donato la sua vita, egli la dona, Egli ci indica la vita vera.
Egli e nessun altro. Non sono né
Adriano Morelato
confessione collettiva del peccato del popolo, quella di Salomone per la dedicazione del tempio n Re 8) e quella del profeta
Daniele nelTesilio di Babilonia
(Dan. 9). In particolare questa dimensione è radicata nella consapevolezza di Israele, testimoniata in tutta la Bibbia, che nel fluire delle generazioni i padri sono
drammaticamente legati ai figli
dal loro peccato e dalle conseguenze che esso comporta.
E’ vero che proprio la spiritualità biblica ha scoperto e affermato in un tempo di collettivismo poco indifferenziato la responsabilità individuale di ciascuno estratta dalla più larga
corresponsabilità collettiva, quando al tempo del profeta Ezechiele ha proclamato che « il figliolo
non porterà l’iniquità del padre
e il padre non porterà l’iniquità
del figliolo » e che l’Eterno « giudicherà ciascuno secondo le sue
vie » (Ezech. 18: 20,30); ma questa responsabilità individuale non
ha mai cancellato nel messaggio
biblico la solidarietà e corresponsabilità collettiva nel peccato. E’
anzi l’unione indissolubile di queste due dimensioni che costituisce quella caratteristica della
concezione biblica del peccato
che la teologia cristiana ha cercato di esprimere in una formulazione che è stata spesso fraintesa, il « peccato originale », in
cui peccato sottolinea la dimensione di responsabilità personale
ineliminabile e originale sottolinea, con il linguaggio mitico della concatenazione delle generazioni, la dimensione altrettanto
ineliminabile della solidarietà
del genere umano nella condizione di peccato.
Eliminare questo secondo
aspetto e mantenere solo la responsabilità diretta, individuale,
personale, significa cadere in
ogni tempo nelTillusione farisaica di poter risolvere il problema
del male separandosi (fariseo
vuol dire ’’separato”) dall’ingiustizia altrui costruendo e pre^
servando una propria giustizia
e impeccabilità personale. E
ugualmente tragico sarebbe dissolvere la responsabilità personale, individuale, diretta, delle
azioni dei singoli per mezzo di
una malintesa e colpevole indulgenza, giocando magari sui “condizionamenti” prodotti dalla dimensione collettiva intesi come
altrettante scusanti.
Confessione perdono
trasformazione
Nel messaggio biblico, e nella
fede che su di esso si fonda.
Tunica possibilità di soluzione
sta nella confessione del peccato
nella sua dimensione personale
e collettiva. « Se diciamo d’esser
senza peccato, inganniamo noi
stessi, e la verità non è in noi.
Se confessiamo i nostri peccati,
Dio è fedele e giusto da rimetterci i peccati e purificarci da ogni
iniquità » {I Giov. 1: 8-9). Il male non può essere vinto costruendo la nostra estraneità da esso:
per la fede biblica il male è vinto
solo nel respiro della confessione che l’uomo dà e del perdono
che egli riceve a cui consegue la
purificazione. E qui vi sono due
momenti da distinguere. Uno è
(continua a pag. 2)
Franco Giampiccoli
(continua a pag. 2)
2
29 agosto 1980
IN MARGINE AL DIBATTITO SINODALE
La religione neiia scuola
Il diritto all'esonero dall’ora di religione nasce dalla legge e lo si manifesta con una dichiarazione in carta libera inoltrata al preside
Il Sinodo 1980 ha lasciato varie questioni aperte su cui ritengo le Chiese dovranno ancora
meditare per pervenire alle più
appropriate e coerenti soluzioni.
Un’ulteriore riflessione giova anche se a taluno può sembrare
che un voto sinodale sia sufficiente per operare sino alla prossima sessione.
La dichiars^zione
d’esonero
Tra tali questioni la più urgente da impostare in modo conveniente è per certo quella relativa alla dichiarazione di esonero dall’istruzione religiosa cattolica nelle scpole: dalle materne alle secondarie superiori. Al
riguardo era da attendersi un
più orientato dibattito sinodale
e disposizioni più incisive. Invero il Sinodo dopo un primo voto
circostanziato (a.. 27), ha in seguito pasticciata la questione in
un successivo voto (a. 28) e nella lettera indirizzata al Ministro
delle finanze Reviglio sulla faccenda della carta da bollo.
In tali documenti è mancato
un mordente chiaro ed energico;
convincente circa le proprie ragioni; impegnativo per il Governo e dimostrativo di una ferma
determinazione e della non paura dei potenti. Assunzioni queste
che dovrebbero sempre distinguere una minoranza animata in
ogni suo atto dalla fede in Cristo Gesù. Appare infatti contraddicente il non volersi valere della legge vigente, l’unica che prescrive la dichiarazione di esonero, ed il suggerimento rivolto
agli interessati di fare « una
semplice dichiarazione ». Difficile
poi il sostenere una tale te.si con
le deboli motivazioni addotte.
Parimenti debole il richiamo alle affermazioni rilasciate in una
intervista al nostro periodico da
parte, del ministro Reviglio, al
pari della espressa « certezza che
il Ministro rivolgerà tutta la sua
attenzione » al caso segnalato;
quanto il conclusivo ringraziamento « per il suo interessamento ». La lettera sinodale non accompagna neppure l’articolo 27,
che resta così sospeso nel vuoto.
L’azione proposta appare quindi fiacca e cedevole di fronte ad
istanze, legittime in altra sede,
nia del tutto estranee ad un am-'
biente ecclesiastico che, ancorandosi al messaggio di cui è
portatore, avrebbe dovuto — a
mio avviso — centrare il Ministro nella sua dignità di cittadino ^ fronte ai cittadini al cui
servizio si è posto accettando il
mandato, affinché l’errore (non
solo « un’interpretazione inaccettabile », come suona il testo sinodale) venga corretto nell’interesse del paese, della scuola pubblica italiana e dei singoli cittadini che se ne valgono. La non
paura dei potenti questa volta
ha fatto cilecca! Forse i testi
presentati dalla CdE meritavano probabilmente una migliore,
più attenta riflessione.
Una lettera
al preside
La correzione dell’errore ministeriale ^ che nutro fiducia il
Ministro Reviglio vorrà operare
— occorre sia tempestiva. Bisogna che a chiare note il Ministero delle finanze precisi che la dichiarazione per l’esonero dajla
istruzione religiosa, da farsi ai
sensi dell’art. 23 del r.d. 28 febbraio 1930 n. 289, deve essere
inoltrata in carta libera; e che
quello della pubblica istruzione
giri tale nuova istruzione a tutti
i provveditori agli studi, come
fece per la circolare dello scorso
marzo che prescriveva la carta
da bollo in lire 700. Tutto ciò deve avvenire entro i primi di settembre. La probabilità che ciò
avvenga la si può dare al 50%,
perché un tale provvedimento,
se sollecitato da chi di dovere,
potrebbe anche uscir fuori alla
italiana all’ultimo momento. Ma
Se la correzione che si attende
dovesse tardare, per certo molte famiglie si troveranno nei pasticci; andranno incontro a molestie; a dover inoltrare eventuali ricorsi al provveditore e forse
anche agli organi della giustizia
amministrativa per ottenere il
ripristino di un diritto leso.
AGAPE: CAMPO CADETTI
Gesù: un uomo, un mito?
« Gesù; im uomo, tm fatto, un
mito...? » era il tema del Campo
cadetti che si è svolto nello scorso luglio ad Agape.
' Una parte del tempo è stata
occupata dalle relazioni di Bruno Corsani, del rabMno Sierra
di Torino, di Amos Pignatelli, di
Giorgio Toum, ed infine di Claudio Foti; mentre l’altra parte è
stata utilizzata per lavori di
gruppo e discussioni in assemblea generale; tre serate inoltre
sono state riservate alla visione
di due film, e di tmo spettacolo
condotto dal gruppo di cadetti
di Torino. La prima relazione, di
B. Corsani, ci ha dato un esauriente quadro storico della Palestina al tempo di Gesù, fornendo particolari sulla vita economica, politica, sotsiale ed un elenco di fonti che documentano la
esistenza storica di Gesù.
A questa ha fatto seguito l’intervento del rabbino, che per
quanto riguarda la concezione
dell’uomo e del suo rapporto
con Dio ci ha lasciati a dir poco
perplessi. Dal suo discorso emergeva infatti un uomo al centro
delTunlverso, misura del bene e
del male, artefice per mezzo della sua volontà e non di quella
divina, del regno di Dio sulla
terra
Il lavoro è poi proceduto in
tre gruppi prima in discussione
libera e poi con l’aiuto di schede
con riferimenti biblici che venivano via via letti e dibattuti.
Ma la relazione che ha destato maggior interesse e partecipazione è stata senza dubbio
quella di Giorgio Tourn. Nella
prima parte egli ha provocato
l’assemblea con dichiarazioni
quali la non onnipotenza e la
non bontà di Dio; affermazàoni
queste che avevano fatto sorgere seri dubbi ed un pressante
interrogativo; Abbiamo sbagliato tutto fino ad ora o G Tourn
è uscito di senno? Successivamente il suo pensiero è stato
chiarito ma abbiamo comvmque
dovuto riflettere a limgo su quelli che per noi sono sempre stati
dati di fatto incontestabili.
I gruppi che sono sorti in seguito sono stati quindi molto
più stimolati alla discussione anche per l’intervento degli altri
due relatori che ci hanno espo_^to la loro concezione di Gesù:
C. Foti dal punto di vista psicoanalitico, A. Pignatelli presentandolo come uomo, staccato dalla
figura di Cristo, figlio di Dio, in
netto contrasto quindi con la
nostra visione cristiana.
Per quanto riguarda i due film
pensiamo che siano stati scelti
particolarmente bene, sia per il
loro contenuto, sia per il momento in cui sono stati presentati.
Infatti il primo: « Il vangelo secondo Matteo » di P. Pasolini è
stato proiettato uno dei primi
giorni quando ancora stavamo
svolgendo un lavoro di ricerca;
mentre il secondo « Non basta
più pregare » di U. Francia, verso la fine del campo, nel momento in cui stavamo già facendo im tentativo di attualizzazione.
Lo spettacolo è risultato poi
ai principi ed al testo della Costituzione, ma la parte di essa
che non è contraddicente con la
Costituzione ci piace vederla rispettata dagli organi dello Stato
al pari di tutte le altre leggi. Per
lo stato tale norma è legge. Se
noi possiamo dispensarci da tali
leggi quando ci assegnano delle
facoltà che non intendiamo esercitare sta bene, ma i funzionari
dello Stato debbono rispettare il
dettato dell’art. 23 di tale decreto. A noi non è dato di dispen
sarli. A noi non fa danno il ricordare loro con fermezza quello che tale norma, a differenza
di ogni altra, prescrive, e cioè che
per la dispensa occorre fare solo
una dichiarazione scritta perché
il diritto all’esonero nasce dalla
legge stessa non da una eventuale non prevista concessione del
preside. E così sia anche pier
l’anno scolastico che si inizierà
il prossimo 18 settembre.
Giorgio Peyrot
Il Sinodo ha Voluto assegnare
alla Tavola il mandato di « sostenere ogni azione in tutte le
sue possibili conseguenze anche
legali ». Non si tratta per certo
solo di parole, ma di interventi
nelle occorrenze èventucdi in cui
i singoli possono venirsi a trovare. Fatti quindi! Ora per porre la Tavola in grado di « sostenere » gli interessati (genitori o
studenti maggiorenni) nelle azioni che andranno a condurre, suggerirei loro di inviare al preside
dell’istituto all’inizio dell’anno
scolastico una lettera del seguente tenore, con la quale, in forma
sciolta da ogni stile burocratico,
far note le cose nella loro posizione di diritto conforme alla
legge vigente; « Egregio signor
preside, con la presente la informo che non desidero che a
mio figlio .... venga impartita
l’istruzione religiosa cattolica ricompresa nei programmi scolastici, e pertanto le dichiaro che
egli non frequenterà tali lezioni
poiché ne è esonerato ai sensi
di legge (a. 23 r.d. 28.2.1930 n.
289). Con i più distinti saluti ».
Un frasario così lineare stimo
sia perfettamente comprensibile
anche da parte dei nostri catecumeni e delle loro famiglie e
tale da dar loro modo di esprimere quale è il grado di consapevolezza dei valori della fede
che li anima è quale la loro conseguente posizione di cittadini.
Una missiva del genere, rispettosa della legge, della scuola e
del preside, stesa su « carta da
lettere » non si può rifiutare, né
pretendere che venga, stesa in
bollo. Questo a me sembra il
punto focale dell’azione da svolgere. In definitiva il preside, la
scuola, il paese, compresi i ministri delle finanze e della pubblica istruzione debbono stare ai
termini deU’art. 23 del succitato
decreto del 1930, che è ancora
legge dello stato, con buona pace di quanti in Sinodo hanno
sostenuto che « non appare opportuno avvalersi di detta legislazione speciale ». E’ noto che la
legislazione sui « culti ammessi »
l’abbiamo sempre combattuta
perché in larga misura contraria
ATTENZIONE! AVVISO ALLE CHIESE
Esenzione dalla religione
Nel prossimo numero pubblicheremo un inserto di 4 mezze pagine
su questo importante tema in connessione con la riapertura delle
scuole. 'L'inserto comprende:
9 Un invito aii'esenzione dall’insegnamento religioso non solo
come difesa dei diritti delle minoranze ma anche come opposizione
attiva al Concordato.
• Una guida all’esenzione, particolarmente importante quest’anno, dal momento che, salvo contrordini, ci troveremo davanti alla prescrizione di una « domanda in carta da bollo » da L. 700.
9 Una presentazione deiie leggi
che regolano l’esenzione. Indispensabile per camminare sul terreno sicuro della conoscenza dei
diritti e dei doveri.
9 1 moduli per l'esenzione, predi
sposti recentemente dalla Tavola, che potranno essere ritagliati e
utilizzati per la dichiarazione di
esenzione.
Questo inserto è pensato in vista
della distribuzione a tutte le famiglie deile nostre chiese che hanno
figli alunni e studenti. Ma è pensato anche per una diffusione tra quanti sono contrari aH’insegnamento
deila religione nella scuola pubblica. Le chiese sono quindi invitate a
calcolare II proprio fabbisogno compresa la possibilità di una diffusione esterna tramite catecum'ini,
gruppo giovanile, insegnanti, genitori, eoe.
Le ordinazioni vanno fatte al più
presto telefonicamente (011/655.278
con segreteria telefonica). Costo:
L. 50 la copia, minimo 50 copie,
più eventuale costo per Invio stampe espresso (se richiesto).
Che cosa cerchi?
{segue da pag. 1)
le speculazioni filosofiche, né
quelle ideologiche, né quelle religiose, né ogni sforzo dell’uomo
che possano portare alla conoscenza della Verità divina, e quindi alla vita, ma è unicamente il
conoscere e riconoscere l’infinito
amore di Dio rivelatoci in Cristo Gesù.
Non sono i tanti soldi in banca o il possedere dei beni, il fare comodamente gli affari propri, o il séntirsi dio di se stessi
e degli altri, che porta alla felicità: queste sono false vie di
questo mondo, false luci all'interno di un tunnel buio pieno di
solitudine e di paura. Ma ciò che
rende piena e autentica la vita
è l’Evangelo di Gesù Cristo perché vivere per esso è la volontà
del vero Dio. Ogni altro dio, ogni
altro io, sappia che è destinato
a infrangersi contro questo Dio,
a confrontarsi con Lui e a cedergli.
Dove sono finiti tutti gli dei e
tutti gli io del passato, che per
secoli hanno incatenato le coscienze degli uomini e spesso non
solo le coscienze'? Dove sono finiti i re e gli imperatori, i faraoni e i toro regni, i condottieri, i
fiihrer, i papi, che hanno imposto, spesso con la violenza, le loro vie?
Dove sono finite le idee, i pensieri, le presunte verità e i miti
del passato? Sono morti, perché
non erano la Verità, mentre il
Dio di Gesù Cristo è vivente e
continua a donare la vita. Guardatevi attorno e vedeteLo. Vive,
e lavora, e ci parla. Non è vero
che Dio è morto! E’ vero invece
che gli uomini lo hanno ucciso
e lo uccidono continuamente
nelle loro coscienze. Ma — e lo
ripeto con consolazione — ogni
altro io, ogni altro dio, sappia
che non potrà mai sconfiggere il
Dio di Gesù Cristo.
Per questo occorre essere uomini e donne che lo cercano
e lo ascoltano, che lo amano e
gli ubbidiscono. Che lo cercano,
ma continuamente, che lo ascoltano, ma attentamente, che lo
amano ma con fedeltà e sopra
ogni cosa e gli ubbidiscono ma
con prontezza e con gioia.
Adriano Morelato
certamente valido ;^r quanto riguarda la realizzazione e il contenuto; è mancata però la partecipazione del pubblico al momento della discussione.
Uno dei problemi emersi è
stato quello della preghiera prima dei pasti, proposta questa
bocciata dalla maggioranza non
in linea di principio, ma motivata dal fatto che il momento dei
pasti è il meno adatto per il
raccoglimento in preghiera, viste le esperienze di precedenti
campi, ed inoltre, essendo Agape
aperta a tutti non sarebbe stato
giusto imporre la volontà di una
parte sull’altra.
Molto discussa è stata quest’ultima opinione soprattutto da
coloro che sostengono che Agape deve comunque mantenere la
sua impronta evangelica.
Abbiamo quindi deciso di ritrovarci comunque, un momento
alla sera per una lettura e preghiera comunitarie
Vogliamo però qui rilevare la
scarsa partecipazione a questi incontri, non per il fatto in se
stesso, ma perché è indice secondo noi del come molti vivono
questi 10 giorni staccati dalle
esperienze del resto dell’anno,
come im’« isola felice » in cui ciasoimo si comporta come vuole;
mentre Agape deve essere per
noi un luogo in cui portare le
nostre esperienze, e da cui bisogna trarre indicazioni utili per
la nostra vita.
Daniela Bouchard, Andrea Quartino, Elena e
Giovanni Mazzarella
Corresponsabili
(segue da pag. 1 )
il momento diciamo così « interiore» in cui alla sofferta ammissione della colpa tien dietro (per
là fedeltà e la giustizia di Dio!
non per un suo fare eccezioni o
chiudere un occhio) il miracolo
della liberazione, dell’essere rimessi in piedi e in grado di camminare. L’altro — e lo sottolineo
qui in modo particolare — è il
momento « esteriore », la « purificazione da ogni iniquità » di
cui parla il testo di Giovanni, la
« santificazione » di cui parlano
altri testi del N. T. e che al tempo della Riforma era sottolineata soprattutto da Calvino; con
un termine più vicino al nostro
linguaggio potremmo dire: la
trasformazione effettiva della vita che è resa possibile dal respiro della confessione e del perdono.
La ragione ultima che ci spinge a non ignorare la dimensione
anche collettiva del peccato è la
convinzione che, come sul piano
individuale, anche sul piano collettivo non c’ è cambiamento,
non c’è rinnovamento, riforma,
trasformazione effettiva se non
si passa attraverso la confessione del peccato. Dire che non c’è
ragione per cui ci si debba pentire, proprio di fronte alla strage
di Bologna, significa affermare
la propria indisponibilità a cambiare. E se questo rifiuto di confessare la nostra corresponsabilità dovesse essere moltiplicato
per i milioni e milioni di italiani
che non hanno messo materialmente la bomba di Bologna, né
hanno partecipato ad alcun atto
terroristico, ne uscirebbe un gigantesco rifiuto a cambiare, una
pretesa che cambino solo quei
pochi, un mantenere e nutrire il
cancro che corrode la nostra società di cui siamo parte e partecipi. Può sembrare ad alcuno che
rinunciare alla ragione sia oggi
un suicidio. Ma è un inganno:
rinunciare alla confessione di
peccato è il vero suicidio!
Tutti concordano che il nostro
paese non può più andare avanti
così e ha J^igognq di un cambiainento. Noi riteniamo che un reale cambiamento sia possibile attraverso una confessione della
corresponsabilità di tutti nello
stato attuale di questa società
che consenta ai singoli dei concreti cambiamenti nella loro vita personale e un perseverante
impegno nella trasformazione
della società. La nostra speranza è quindi che non solo un Sinodo in un momento di particolare tensione ed emozione, ma
milioni di italiani siano disposti
ad una reale confessione di corresponsabilità nei mali e nelle
crisi del nostro paese rendendosi così concretamente disponìbili per una radicale trasformazione individuale e collettiva per
la salvezza di questo paese.
Franco Giampiccoli
3
29 agosto 1980
PRESENZA PROTESTANTE IN UN PAESE CHE ESCE DALLA DITTATURA
1000 Km in Guinea Equatoriale
Uno dei paesi africani di cui si
è meno parlato in questi ultimi
anni è la Guinea Equatoriale.
Nascosta dietro una cortina di
silenzio ha subito fino a un anno
fa una dittatura poco meno feroce di quella ugandese e quasi
altrettanto folle.
Un paese in dissesto
Anticamente colonia spagnola,
formata dall’isola di Fernando
Po e dal territorio continentale
di Rio Muni, la Guinea Equatoriale è un piccolo paese tra il
Cameroun e il Gabon. Per molti
anni era il paradiso terrestre in
cui i ricchi camerunesi andavano
a nassare una vacanza; oggi è un
disastro economico. Il dittatore
Macias, che aveva preso il potere al momento dell’indipendenza
godendo inizialmente di molte
simpatie, anche protestanti, ha
finito per soccombere al suo odio
per la cultura, per gli stranieri
e in fondo, al suo squilibrio mentale. Cacciati gli intellettuali
è rimasto senza quadri, cacciati
gli europei ha lasciato il paese
senza medici né ingegneri, cacciati gli operai nigeriani che erano il grosso della mano d’opera
nelle piantagioni, specialmente
di cacao, ha messo a terra l’economia; per non parlare degli arbitri e del terrorismo di regime,
che hanno fatto fuggire all’estero
buona parte della popolazione.
O^qi è un paese disastrato: case
abbandonate, strade ridotte a piste, niente telefono se non in una
o due cittadine, praticamente
niente posta né trasporti pubblici, benzina in tre o quattro posti
con lunghe code. La costruzione
di un dispensario, a cui la chiesa
è interessata, è stata a un certo
punto sospesa perché in tutto il
paese non si riuscivano più a trovare dei chiodi: erano finiti;
nessuno ne fabbrica e nessuno ne
importa.
L’attuale presidente è nipote
del precedente e il gruppo al potere è lo stesso; ma questo è un
uomo sensato, che cerca di rimettere in sesto il suo paese. Certo non nelle forme della democrazia parlamentare occidentale;
ma in quale paese africano c’è
oggi una « opposizione di sua
maestà »?
Molti avvoltoi
e un coccodrillo
La chiesa riformata in Guinea
Equatoriale è costituita da un
gruppo di parrocchie presbiteriane molto influenzate (per affinità etnica e linguistica) dai presbiteriani camerunesi; a queste
si è aggiunto qualche anno fa
un gruppo di comunità sorte dall’opera di una missione fondamentalista canadese. La piccola
comunità metodista della capitale è stata obbligata, durante
la dittatura a unificarsi con la
chiesa più grande: naturalmente
adesso sorgono i problemi. Su
una popolazione di circa 300.000
guineani il 70 per cento sarebbero nominalmente cattolici, mentre i protestanti sarebbero forse
6 o 7 mila, ma nessuno ha ancora fatto il conto degli esiliati
ritornati.
Recentemente ha avuto luogo
la visita alla chiesa guineana da
parte della nostra delegazione,
patrocinata dal Consiglio Ecumenico e dell’Alleanza Riformata, e
costituita da un pastore spagnolo, uno angolano, una operatrice
sociale statunitense e io stesso.
A noi si sono poi aggiunti il moderatore della Chiesa Presbiteriana del Cameroun e un operatore sanitario olandese. Abbiamo
avuto le solite awenturé equatoriali: volo da Douala a Malabo
su un improbabile aeroplanino a
elica. A Malabo (capitale della
Guinea Equatoriale) gli alberghi
son come inesistenti, ma gli spagnoli (che, caduta la ditttatura,
stanno operando la penetrazione
per conto del capitale occidentale) hanno lasciato nel porto un
piroscafo che funge da albergo.
Vi si paga in pesetas e vi si incontrano i rappresentanti degli
organismi internazionali, anche
qualche esponente dei « Peace
Corps » venuto a -indagare « sulla stabilità del governo », nonché
uomini d’affari dal vago aspetto
di avvoltoi.
Da Malabo a Bata (la principa
le città del continente) voliamo
invece con un bellissimo Yak 40
sovietico, uno dei pochi residui
positivi del passato regime. A
Bata incontriamo il gruppo dei
pastori e anziani della chiesa riformata, che sono rimasti ad attenderci, dopo la fine dei lavori
della loro assemblea. Alcuni di
(fuesti colleghi hanno esperienza
internazionale: uno ha studiato
a Puerto Rico, un altro a Buenos
Aires. Ma non è sempre stato facile, nei numerosi colloqui, capire realmente quali siano i loro
bisogni e le esigenze della chiesa. Differenze di mentalità e di
cultura, di tradizioni e di costumi... senza la mediazione del nostro fratello camerunese avremmo capito poco, e lui stesso non
poteva essere obiettivo perché
condizionato dalla sua propria
appartenenza a un determinato
gruppo etnico.
In certe regioni del paese la
nostra faccia bianca era la prima che vedevano da più di dieci anni, ed era il primo segno
evidente del cambiamento di regime. Il fatto poi di avere davanti a sé im protestante italiano è
stato una grossa sorpresa per
molti a cui era stato fatto credere che nel paese del papa tutti
sono cattolici. Il sapere che qui
c’è da secoli una chiesa protestante di minoranza è stato un
incoraggiamento per loro, che si
trovano a dover convivere con
un grosso cattolicesimo di tipo
latino: piuttosto controriformista e prepotente.
I fratelli e le sorelle della Guinea, pur essendo in genere poverissimi, ci hanno colmato di attenzioni: volevano farci comprendere di essere onorati e commossi che qualcuno si fosse ricordato di loro. L’ultimo giorno (in
realtà avevamo già passato la
frontiera camerunese) ci è stato
regalato un piccolo coccodrillo
vivo, che abbiamo avuto qualche
difficoltà a fare entrare nell’auto, e che più tardi gli africani
del gruppo hanno debitamente
arrostito. I mille chilometri percorsi su un « fuori-strada » prestatoci dalla Chiesa Presbiteriana Camerunese, per strade un
tempo buone e oggi devastate,
IMPRESSIONI SULL’INCONTRO TEOLOGICO DELLA MENDOLA
Cristo, centro deH’ecumene
L’idea dell’ecumenismo è stata nel mondo delle chiese quella
che la rivoluzione copernicana è
stata nel mondo scientifico: il
mettere cioè al centro, non la
propria chiesa, ma Cristo, intorno a cui ruotano tutte le chiese.
Questo concetto è stato spesso
ribadito durante la 18“ sessione
del S.A.E. (Segretariato Attività
Ecumeniche) che si è svolta al
Passo Mendola presso Bolzano
dal 26 luglio al 2 agosto.
Darne una relazione esauriente
richiederebbe troppo spazio; eccone perciò una breve panoramica, iniziando da alcuni dati.
368 i partecipanti, fra cui una
sessantina gli evangelici (valdesi, metodisti, battisti, luterani,
apostolici, chiesa di Cristo); 4 ortodossi; 5 ebrei. Diciotto i pastori presenti.
Numerosi i giovani, alcuni addirittura giovanissimi (15-16 anni). Il tema della sessione era
« Morte e risùrrezione in prospettiva del Regno » ed è stato svolto
attraverso lezioni e conferenze,
meditazioni, e attraverso il lavoro di dieci gruppi di studio che
ne hanno trattato le diverse angolazioni. Molta importanza hanno avuto i momenti di culto: il
culto evangelico con Santa Cena,
la Messa cattolica, le liturgie comuni. Una serata è stata dedicata ad un’esposizione della Con-'
fessione Augustana e a un commento sul suo valore storico ed
ecumenico da parte dei teologi
Valdo Vinay, evangelico, e don
Luigi Sartori, cattolico; im'altra
all’esposizione di alcune esperienze ecumeniche: il pastore
G. Williems ha parlata della
Conferenza delle Chiese Europee,
il pastore P. Ribet e don M. Pola
stro del particolare contesto delle Valli Valdesi.
Molto positiva è l’atmosfera,
che è veramente fraterna perché
si eliminano completamente il
sospetto o le paure di essere assorbiti o « convertiti »: la conversione, come si è già detto, è una
ed è a Cristo. E’ da precisare
inoltre che non ci sono compromessi né cedimenti; il senso di
fraternità viene da un’unità molto sentita e dal rispetto. Assumono perciò grande importanza, in questo contesto, i rapporti
personali e comunitari.
Ecco le impressioni di alcuni
partecipanti evangelici.
Pastore Renzo Bertalot, direttore della Società Biblica, Roma.
Il S.A.E. è importante perché,
essendo una associazione di laici,
non è condizionato dalle istituzioni. La sua validità è nel metodo: si è fatta una scelta negativa cioè il rifiuto dell’integrismo, e una scelta positiva di lavoro, nella convinzione che siamo tutti sotto il giudizio dello
stesso Signore che ci trova in
contraddizione, che è degli uni
e degli altri. Molte divisioni sono
squalificanti, altre sono qualificanti e vanno messe in comune
come pro-esistenza degli uni per
gli altri.
Maddalena Costabel, Felónica
Po — Venire al S.A.E. è un momento importante sia per il contatto umano, fraterno, disteso,
sia per l’arricchimento che ricevo a causa degli argomenti che
si approfondiscono. Anche qui
non mancano momenti di tensione che sono dovuti non ai rapporti interpersonali ma alla constatazione di come i cristiani siano stati e siano infedeli .all’Evan
oppure su incerte piste nella foresta, sono stati faticosi ma utili
per un vero contatto con la base
rurale della chiesa.
Ricostruire
Nella chiesa riformata di Guinea Equatoriale, come nel paese,
c’è un’atmosfera di speranza e
di abbattimento insieme. L’incubo della dittatura è finito, e la
gente si sente libera, ma quasi
stenta a credere che sia finito
davvero. Penso che noi facevamo
la stessa impressione agli svizzeri che venivano a visitare le nostre chiese subito dopo la fine
della guerra. La chiesa in Guinea
Equatoriale deve ritrovare la
sua identità. Repressa nell’atmosfera cattolica dell’epoca coloniale (quando era vietato ai protestanti proseguire gli studi oltre le
elementari), prima lusingata e
poi perseguitata dal dittatore
scomparso, deve arrivare a precisare oggi il proprio contributo
alla ricostruzione del paese e i
caratteri della propria testimonianza evangelica ed ecumenica
nel tempo attuale.
Il Consiglio Ecumenico lancerà
un appello per la raccolta di fondi per la chiesa della Guinea
Equatoriale. Il nostro gruppo ha
suggerito un aiuto immediato e
un piano a lunga scadenza. Nell’immediato occorre dotare pastori, evangelisti e catechisti di
biciclette e motociclette perché
possano visitare le loro vastissime diaspore e ricostituire il
tessuto ecclesiastico che la dittatura aveva distrutto chiudendo
templi, vietando la predicazione
e riducendo molti pastori a una
specie di domicilio coatto. Il secondo elemento di aiuto immediato è il finanziamento di un seminario-conferenza di due settimane per tutte le persone che
hanno una qualche funzione di
responsabilità nella chiesa, comprese donne e giovani, perché essi stessi identifichino la loro vocazione nel momento presente.
In terzo luogo favorire, con visite opportune, il reinserimento
della chiesa riformata di Guinea
Equatoriale nella famiglia ecumenica africana e mondiale. Un
programma di assistenza medica
è già in corso.
Mentre si prendono queste misure immediate si perfezionerà
un progetto articolato di intervento che tenga conto dellq richieste dei f rateili guineani’sul
terreno assistenziale, edilizio,
scolastico, finanziario ecc., e che
abbia di mira non solo la ricostruzione della chiesa, ma anche
il suo contributo alla ricostruzione nazionale. Diversi evangelici,
anche giovani, occupano ora dei
posti di responsabilità nell’apparato statale; assisterli sul piano
tecnico-culturale, oltre che spirituale, darà incisività alla loro
testimonianza e sarà uno degli
apporti utili al progresso della
Guinea Equatoriale.
Aldo Comba
¡echi dal mondo cristiano!
a cura di ANTONIO ADAMO
gelo e come questa infedeltà si
traduca in scarsità di testimonianze e in difficoltà di reale comunione.
Pastore Ernesto Naso, Pisa —
E’ stata un’esperienza positiva; è
la prima volta che vengo e posso
rispondere così. Ho provato interesse e partecipazione. I problemi sono trattati con grande
correttezza ecumenica e impostazione evangelica; per esempio è
stato molto bello il discorso di
Sartori sulla resurrezione. C’è
una ricerca di unità. Sono venuto pieno di attese; volevo conoscere questo centro e non sono
stato deluso. C’è un travaglio di
ricerca sincero e di tutto rispetto. Sono contento di essere venuto.
Pastore Paolo Ribet, Perrero
— L’impressione è generalmente
buona: serietà nell’impostazione
teologica; passione nella ricerca
biblica. Sostanzialmente la cosa
migliore, ho scoperto, è che l’idea
centrale è l’idea della conversione della chiesa a Cristo. Posso
dire che c’è un utile scambio di
esperienze e di impostazione. Però nello stesso momento è evidente la distanza che ancora esiste; per esempio nel problema
dell’ intercomunione, soprattutto
per due modi diversi di intendere la spiritualità.
Florestana Sfredda Piccoli, Rovereto — Per me la sessione del
S.A.E. è un miracolo che si rinnova di volta in volta. Si vive
non soltanto una tensione ecumenica ma si realizza già una
certa ecumene nell’assoluto rispetto ed accettazione l’uno dell’altro.
Roberta Colonna Romano
Forte vendita di
Bibbie in Germania
(BIP). 557.000 Bibbie, 295.000
esemplari di Nuovo Testamento
e un milione e 240.000 porzioni di
Sante Scritture sono state vendute nel 1979 dalle differenti Società bibliche, tedesche nella Repubblica Federale Tedesca. L’Opera biblica evangelica di Stoccarda precisa che è stato venduto il doppio delle copie di Vangeli dell’anno precedente. Solo le
traduzioni di Lutero hanno avuto un certo calo rispetto alle traduzioni più recenti.
I testi originali in greco ed
ebraico della Bibbia spediti nel
mondo intero dall’Opera di Stoccarda hanno quasi raggiunto il
milione di esemplari. Questa crescita è comunque una diretta
conseguenza, tra l’altro, della
nuova edizione (la 26») del Nuovo Testamento « Nestle-Aland ».
Bonn: sciopero della
fame degli Tzigani
a Dachau
(BIP/SNOP). Si sa che circa
500.000 Tzigani sono morti nei
campi di concentramento nazisti.
Da allora i sopravvissuti hanno
lottato invano per la loro riabilitazione morale e per ottenere, i
legittimi risarcimenti. Perciò un
gruppo di venti Sintis (nome di
una tribù) ha iniziato uno sciopero della fame. Essi cercano
di ottenere dall’Ufficio céntrale
per le persone via'''’'anti la distruzione del dossier personale
formato durante il nazismo e di
cui ci si serve ancora per discriminare i nomadi. E’ molto difficile per questi tzigani ottenere la
nazionalità tedesca e la discriminazione complica considerevolmente la promozione sociale più
elementare quale il diritto ad un
alloggio o al lavoro.
Secondo le ultime notizie, il
ministro degli Interni bavarese,
che aveva proibito lo sciopero,
ha ottenuto che questo cessasse
dopo sette giórni. Ma la situazione rimane tesa, i Sintis chiedono
di poter spiegare le loro ragioni
attraverso una trasmissione televisiva ed esigono la condanna ufficiale di tutte le leggi che li discriminano.
Le Chiese cattoliche e protestanti di Baviera hanno rivolto
un appello al governo bavarese
e a quello di Bonn affinché risolvano questo problema umano,
ed hanno assicurato ai Sintis
tutto il loro appoggio concreto.
Pretoria: il vescovo
Desmond Tutu critica
il governo
(BIP). La politica di riforme
del primo ministro sudafricano
non è che una forma « appena
mascherata di apartheid », alla
quale i cristiani debbono opporsi, ha dichiarato il segretario generale del Consiglio sudafricano
delle Chiese (SACC), il vescovo
Desmond Tutu. In un rapporto
egli afferma che il « governo nori
fa che cambiare tattica », di
fronte alle pressioni straniere
contro « le strutture apertamente ingiuste e razziste della società ». Il governo cerca di creare
una categoria cuscinetto tra i capitalisti bianchi ed i neri che
non hanno niente.
Comitato di Redazione: Franco
Becchino. Dino Ciesch, Roberta
Colonna Romano, Niso De Mlchelis, Giorgio GardioI, Marcella Gay.
Marco Pasquet, Aurelio Penna,
Jean-Jacques Peyronel, Roberto
Peyrot, Giuseppe Platone, Omelia
Sbaffi, Liliana Viglielmo.
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FRANCO GiAMPICCOLi
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intestato a « La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino.
« La Luce »: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176. 25 marzo 1960.
. L’Eco delle Valli Valdesi »; Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175. 8 luglio 1960.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Peiiice (Torino)
4
29 agosto 1980
Sinodo concorde
Cari fratelli e care sorelle,
la Tavola esprime al Sinodo
e ai suoi membri una parola
di riconoscenza per il cordiale attestato di fiducia ricevuto. Ce n’é bisogno. Durante Tinverno si sente talvolta
negli ufBci un certo bisogno
di contatti e di collegamenti.
Si deve talvolta scegliere pesantemente, anche scegliere
sugli uomini, scegliere i problemi da sottoporre al sinodo.
Qualche volta la responsabilità è pesante, perciò quello che
avete fatto adesso è come
una mano sulla spalla, che
la Tavola raccoglie con aftetto e fraternità. Forse si può
definire il Sinodo 1980 come
un sinodo di concordia. Non
che siano mancati i momenti
caldi, i momenti duri, però
credo che quasi tutte le decisioni siano state prese a
grandissima maggioranza e mi
pare che queste decisioni esprimano una volontà di seguire una linea comune, pur
avendo una gamma di ipotesi
e di opinioni fortemente diversificata. Nel momento decisionale il sinodo è stato sostanzialmente concorde. Questo è importante, perché, secondo me, non dip)ende da un
bisogno di aggregazione interna. Questo bisogno di aggregazione interna ce l’hanno
tutti quEinti (le aziende, i partiti), ma per quanto ci riguarda, ritengo che dipenda dalle
nuove e gravissime sfide che
ci provengono dal mondo
contemporaneo, in particolare
dalla repubblica italiana, minacciata dall’assassinio o dalla dittatura.
In questo sinodo di concordia si è dimostrato ancora una volta che al sinodo
delle chiese valdesi e metodiste arrivano tutti i nodi della vita delle chiese. Tutti. Il
giorno in cui i nodi, i contrasti della vita delle nostre chiese non arrivassero più in questa aula, e perciò si svolgerebbero in corridoio o in ufficio,
in quel giorno avrenuno cessato di essere una chiesa libera,
forse avremmo cessato di essere anche ima chiesa evangelica.
Certo che nel nostro sinodo
si è visto come sia difficile la
memoria storica: la vicenda
di taluni documenti metodisti, e anche tante altre vicende. Infatti il sinodo è anche un momento in cui si cura la memoria storica. Occorre la memoria storica che
non è scontata una volta per
tutte, ma va riconquistata
volta per volta; perciò alcune
difficoltà che abbiamo avuto,
alcune incomprensioni nel
patto d’integrazione, per fortuna sono venute qua, perché
qui si sciolgono e si aprono
e arricchiscono la memoria
storica.
Domenica si riuniranno distretti, circuiti e commissioni amministrative per valutare gli argomenti più importanti del sinodo. Vorrei dire
quelli che secondo me sono
stati i più importanti.
1) le delibere sull’Area
Rioplatense, unanimi, che significano una certa qualità
Con un voto
a larghissima
maggioranza
il Sinodo
ha riconfermato
la fiducia ai
sette membri
della Tavola
esprimendo,
allo stesso
tempo,
un’esigenza di
continuità nei
confronti
dell’azione
dell’esecutivo.
Appena
insediata
la Tavola,
il Moderatore
Bouchard ha
rivolto alla
assemblea un
breve discorso
di cui
riprendiamo
di seguito brani
significativi.
della nostra vita spirituale;
2) le delibere sull’asse culturale delle valli valdesi, che
conclude definitivamente dieci anni di dibattiti;
3) le decisioni sui rapporti tra battisti, metodisti, vaidesi e sulle quattro chiese del
napoletano. L’anno prossimo
i rappresentanti delle quattro
chiese siederanno in questo
sinodo come componenti con
voce consultiva. Queste decisioni significano, tra l’altro,
che le nostre chiese vivono
pienamente inserite in quello
ch’io chiamo il « fronte protestante » (chiamiamolo anche in un altro modo, ma
l’importante è che sia un fronte e non sia una fortezza);
4) per iniziativa di un pastore è giunta al sinodo con
grande chiarezza la problematica dei matrimoni misti. Grazie alla giornata molto attiva del corpo pastorale e di un
suo consulente, abbiamo prodotto un documento un po’
difficile, ma molto impegnativo. Trattasi di una iniziativa
ecumenica. Il testo non è gentile: è chiaro, e questo è molto più importante. La questione dei matrimoni misti è una
questione Che tocca tutte le
nostre famiglie e ci coglie tutti nel vissuto della nostra esistenza;
5) rapporti tra chiesa e
stato. Se sarà necessario quest’inverno ci mobiliteremo.
Molti fratelli e amici hanno
già detto che sono disposti
ad appoggiare questa mobilitazione e sia chiaro che, siano
700 lire, 7.000 o 7 centesimi,
la tassa sulla coscienza non la
pagheremo mai!
6) l’argomento forse più
importante di tutti, quello
del cosiddetto ruolo diaconale. Abbiamo un anno di tempo per studiarlo. È chiaro che
10 studio che faremo sul ruolo diaconale avrà delle incidenze molto forti sulla struttura della nostra chiesa. Cercheremo di documentarci il
meglio possibile.
Infine una questione pratica. In una consultazione
isteintanea, dopo la proclamazione dei risultati, la Tavola
ha preso la sua prima decisione, ed è questa: la Tavola
proporrà che anche Tanno
prossimo, durante il sinodo,
si tenga una serata in piazza.
11 metodo cambierà, forse ci
sarà dialogo.
Adesso vorrei chiedere a
tutti, quelli di voi che incontrano giovani o anche non
giovani, vorrei chiedere questo: per il momento la nostra
chiesa si regge su due fondamenti: un vastissimo volontariato, migliaia di militanti,
grazie a Dio; d’altra parte si
regge sul corpo pastorale.
Queste sono le due colonne
di fatto. Poi riformeremo, poi
cambieremo magari tutto, ma
adesso è così. Perciò, vorrei
dire: quando tornate a casa,
dite alle vostre figlie, ai vostri
figli, ai vostri amici, a chiunque credete dite una cosa
molto semplice: Via P. Cossa
42 aspetta i pastori di domani.
CHIESE BATTISTE - CHIESE LIBERE - FEDERAZIONE
Protestantesimo italiano
Giorgio Bouchard
La fine degli armi ’70 e Tlnlzio
degli anni ’80 verranno ricordati
nella storia delle nostre chiese
come armi fecondi nei rapporti
fra le denominazioni. Si è da poco concluso il processo di integrazione delle chiese metodista
e valdese ed ecco altre due occasioni si affacciano per un confronto carico di speranze per la
proclamazione delTevangelo in
Italia: i rapporti Battisti, Metodisti, Valdesi (BMV) e l’accordo
con le 4 Chiese Libere operanti
nel napoletano.
Un primo documento per una
riflessione sui rapporti « BMV »,
voluto dallo scarso Sinodo, è
stato studiato da parecchie comunità durante Tinverno. AlTinlzio di maggio, gli esecutivi delle
tre denominazioni, dopo aver esaminato le risposte ritenute
« quantitativamente e qualitativamente positive », in un nuovo documento raccoglievano le indicazioni di lavoro emerse e che possiamo così riassumere:
a) Si possono avere esperimenti di evangelizzazione comune.
b) La cura pastorale di zone
ove siano presenti a breve distanza chiese delle tre denominazioni
può essere organizzata in comune, senza mortificare le caratteristiche denominazionali.
c) GU esecutivi possono avviare una più stretta collaborazione sul piano dei servizi tecnico-amministrativi .
d) È passibile raggiungere
im riconoscimento reciproco dei
membri di chiesa e dei ministeri.
Su questo stesso argomento,
l’Assemblea della Unione delle
Chiese Battiste (UCEBI), a fine
maggio approvava la prosecuzione della comune ricerca su tre
temi nodali:
— la comprensione del Battesimo;
— il significato del Patto di
Integrazione;
— il rapporto fra progetto
BMV e la collaborazione già presente alTintemo della Federazione.
Anche il Sinodo ha approvato
la nrosecuzione di questa ricerca.
Venendo poi alTaccordo con le
4 Chiese Libere che Tanno scorso avevano preso contatti con
la Tavola proponendo di « Intraprendere trattative per raggiungere una più stretta collaborazione con le chiese metodiste e
valdesi..., al fine di favorire lo
sviluppo evangelistico... » vogliamo sottolineare che esso è già nei
fatti operante in quanto esiste
collaborazione con le chiese valdo-metodiste campane.
Il dibattito sinodale ha portato in evidenza che in questo accordo vi sono «intuizioni felici
nel dare a fratelli con doni diversi l’opportunità di integrarsi nella testimonianza al comune Sigpiore... » e che questo stesso accordo ha già destato Tinteresse di altre comunità evangeliche per cui è possibile, su questa base, prevedere nuovi sviluppi nei rapporti fra denominazioni.
L’interiso applauso all’atto dell’approvazione dell’ordine del
giorno che sotto riportiamo ha
sottolineato l’impressione di fre
te riferito — rispondendo così
alle attese dell’assemblea — circa i passi che si compiranno per
migliorare l’orario dell’attuale
trasmissione « Protestantesimo »
sulla rete 2. Il dibattito si è poi
incentrato sulla nuova agenzia
di stampa (nev) della Federazione che — come si può notare
dalla presa di posizione votata
in Sinodo e che riportiamo a
parte — svolge una funzione essenziale nel campo dell’informazione. Il bollettino oltreché essere inviato alle agenzie di stampa è richiesto da persone che lavorano in emittenti radiofoniche
I LAVORI
schezza e di entusiasmo evangelico che proviene da queste comunità.
Sui rapporti con la Federazione delle Chiese Evangeliche
(FCEI) il Sinodo ha ascoltato
con interesse il saluto del pastore Piero Bensi che ha brevemen
0 televisive private : lo stile stringato accompagnato da « schede »
che presentano i dati essenziali
di un problema sembrano essere
la formula migliore per arrivare
sulla scrivania dei pubblicisti.
Adriano Longo
BMV
Il Sinodo, preso atto delle conclusioni raggiunte dagli esecutivi
Battisti, Metodisti,' Valdesi, dopo i
colloqui 1978-80 le approva;
preso atto della mozione votata
dall’Assemblea delI’UCEBI, se ne
rallegra; impegna la Tavola e il Comitato Permanente Metodista
(CPM) ad assumere in collegamento con le chiese locali ogni iniziativa atta ad approfondire il confronto teologico ed una organica collaborazione pratica fra le tre denominazioni.
4 CHIESE LIBERE
Il Sinodo, preso atto dei pareri
delle chiese sull’Accordo di base
raggiunto il 28 ottobre 1979 tra le
Chiese Evangeliche libere della
Campania con sedi in Avellino, Napoli-Berlingieri, Torre del Greco,
Volla, e le Chiese Evangeliche Vaidesi e Metodiste all’opera in Italia,
esaminata l'impostazione ed il
contenuto di detto Accordo di base, e riscontratili conformi ai principi di fede espressi dalle Chiese
Evangeliche Valdesi e Metodiste e
confacenti in rapporto ai criteri a
cui si informa l'ordinamento giuridico valdese, visto il voto favorevole della sessione sinodale lioplatense, approva in ogni sua parte
e nel suo insieme detto Accordo di
base in seconda votazione ai sensi
delTart. 25/RG/1972, dandovi così
piena e completa esecuzione.
NEV
11 Sinodo si rallegra per l’opera
di informazione e di sensibilizzazione verso la pubblicistica italiana
sui problemi e la vita del protestantesimo in Italia e all’estero, svolta
dai Servizio della Federazione tramite il bollettino NEV, di recente
istituzione, con diligenza e tempestività; incoraggia i fratelli impegnati in questo lavoro a sviluppare
i diversi settori: schede informative, notizie per agenzie, rassegne
stampa, potenziando in particolare
il servizio per le radio e le televisioni; auspica che vengano potenziati a curare i rapporti con le agenzie di stampa estere e con le chiese
evangeliche non federate, in vista
di ampliare il campo di informa
PER UN LEGAME SEMPRE PIU’ STRETTO
La Facoltà e le chiese
Una relazione ampia e circostanziata della Commissione d’Esame ha introdotto il dibattito sulla Facoltà di Teologia,
assai breve a causa del ritardo
nei lavori del Sinodo, in cui,
tuttavia, è emerso Tapprezzamento per tale relazione e, quindi,
il desiderio degli intervenuti e
del sinodo di tenerla come base
per la riflessione dei prossimi
anni. Gli interventi non hanno
, sostanzialmente apportato elementi nuovi di rihevò: il suggerimento più concreto è venuto
dal pastore Bertin che ha chiesto che nel corso degli studi si
curi anche la dizione nella convinzione che conta non solo il
contenuto della parola ma anche
il modo di presentarla.
Gli ordini del giorno riportati
non necessitano di particolare
illustrazione. Oltre a questi, ricordiamo l’ordine del giorno relativo all’approvazione dell’operato del Consiglio della Facoltà,
quello di ringraziamento ai professori incaricati Giovanni Gönnet e Giorgio Peyrot.
I tre ordini del giorno che riportiamo sottolineano Timportanza di più stretti rapporti tra
la Facoltà e le chiese in tre direzioni riguardanti l’opera di informazione e di formazione della
Facoltà.
Altri argomenti presi in considerazione dalla Commissione di
Esame su cui si dovrà tornare
nei prossimi anni sono i seguenti:
— le difficoltà di funzionamento dei due organi (Consiglio della Facoltà e Collegio accademico) nelle loro attribuzioni e le
revisioni regolamentari che andrebbero fatte per snellirne il
lavoro;
— Topportiaiità di' Sisaricare i
Professori di incombènze amministrative (segreteria, convitto,
forse biblioteca) per permettere
loro un maggior respiro nel lo
ro servizio specifico di studio e
orientamento teologico;
— l’opportunità di avere un
quinto professore in modo che
ognuna delle cattedre (Antico
Testamento; Nuovo Testamento;
dogmatica; storia; teologia pra-,
tica) abbia un suo titolare;
—; l’opportunità che si intensifichino i contatti con scuole e
facoltà teologiche del « terzo
mondo » con borse di studio e
scambi di studenti,, anche in qccasione dell’anno all’estero degli
studenti italiani.
Claudio Tron
RICHIESTE ALLA FACOLTA’ DI TEOLOGIA
Il Sinodo invita il Consiglio della
Facoltà valdese di teologia a predisporre materiale illustrativo dell'attività e dei servizi dell’istituto e
a promuoverne una capillare diffusione nelle chiese.
Il Sinodo, valutando positivamente la ripresa del « Corso di aggiornamento per pastori », invita la Ta
vola e il Consiglio della Facoltà a
proseguire nell’iniziativa. '
Il Sinodo invita la Tavola, la Commissione permanente per gli studi
e il Consiglio della Facoltà di teologia a esaminare congiuntamente le
possibilità di utilizzazione del corso di « Diploma di cultura teologica » ai fini della preparazione per
i vari servizi nella chiesa.
5
29 agosto 1980
NEI RAPPORTI CON LA CHIESA CATTOLICA
Ecumenismo concreto
Il tema ecumenico riferito ai
rapporti con il Cattolicesimo romano riaffiora periodicamente in
Sinodo; ed è inevitabile che sia
così, visto il continuo evolversi
della situazione. La Commissione Consultiva per le relazioni
ecumeniche ha presentato al Sinodo un rapporto molto interessante ed ha fatto bene a richiamare nel suo studio le prese di
posizione sinodali e le linee d’azione indicate dai Sinodi dal’
1950, cui sono stati aggiunti alcuni documenti provenienti dalle Conferenze Metodiste. Lo studio verrà inviato ai distretti per
tutto una verifica sul piano pratico, al di fuori di cerimonie e
di aiiermazioni platoniche o di
buona volontà. Questa verifica,
proprio quando si esce dal livello dello studio o del confronto
per affrontare problemi reali del
rapporto tra credenti delle due
confessioni, non è incoraggiante.
Infatti il Sinodo ha dovuto soffermarsi su uno dei problemi
più delicati che investe le relazioni ecumeniche sul piano pratico: quello dei matrimoni interconfessionali. Una delle nostre
chiese ha segnalato un irrigidimento deH’episcopato locale in
SINODALI
un dibattito che speriamo ampio; bisognerà dunque riparlarne a lungo.
Si è detto più volte che dopo
il Concilio Vaticano II le cose
sono cambiate; l’apertura all’ecumenismo della Chiesa cattolica è ormai irreversibile e non
mancano segni concreti di questa realtà nuova. D’altra parte
si ricorda, non inutilmente né
per ormai superato spirito polemico, che l’ecumenismo cattolico
è pur sempre a senso unico: si
compie a Roma, anche se con
tutti gli onori e tutto il rispetto
per i fratelli separati, purché ci
sia almeno il riconoscimento di
un primato d’onore di quel vescovo, simbolo di unità. Non
manca nel mondo protestante
chi è disposto a indulgere in questo senso!
La problematica è però aperta e questo richiede una attenta
e continua valutazione e soprat
merito, con particolare riferimento alle cauzioni, cioè le promesse e gli impegni per quanto
riguarda l’educazione dei figli, e
alla dispensa dalla forma canonica cattolica del matrimonio
stesso.
Il corpo pastorale, nella sedu-,
ta del 2.VIII, ha discusso un ampio documento redatto da Giorgio Peyrot dal titolo: « Incidenza delle dispense e delle promesse canonicamente imposte nella
prassi dei matrimoni interconfessionali ». Il Sinodo è stato informato sul contenuto del documento e sui risultati della discussione; l’o.d.g. riprodotto a fianco è la conseguenza del dibattito sinodale. Da notarsi il rifiuto
di contrapporre alla prassi cattolica di « inaccettabile giuridismo » « altrettante durezze legalistiche ». Salvo il caso della diocesi di Pinerolo dove il discorso
si fa più aperto, la nostra con
dizione di chiese di minoranza
potrebbe spingerci a forme di
difesa esasperate e prive di autentico contenuto evangelico. Si
insiste invece sulla necessità della cura d’anime, pre e post-matrimoniale, nel rispetto di « quella libertà alla quale Cristo ci ha
chiamati ».
Ma non manca nel testo sinodale una affermazione rigorosa
circa lo sbocco concreto cui il
dialogo ecumenico dovrebbe
giungere in relazione a questo
problema, in cui è coinvolta la
credibilità stessa del dialogo. Se
esso si limita infatti a dibattiti
e a espressioni di fraternità
peraltro sincera, senza incidere
sui problemi della vita quotidiana dei credenti, rischia di diventare « un irenismo ecumenico
improduttivo ». Ma a monte di
questa problematica sta evidentemente la pretesa romana di
essere l’unica chiesa di Cristo:
lo rivela, tra l’altro, il fatto che
le nostre chiese sono tutt’al più
indicate come « comunità ecclesiali », a differenza delle chiese
di tipo^ episcopale. Faremmo bene nel nostro linguaggio abituale
a non servirci anche noi di quella terminologia e a chiamare le
nostre congregazioni locali per ■
quello che sono, cioè « chiese »
e non comunità.
Che il problema sia nel complesso di non facile soluzione lo
ha avvertito il Sinodo, decidendo di incaricare una commissione di studio che nel prossimo
triennio porti avanti la ricerca.
Ma intanto è necessario che le
chiese vigilino, senza spirito settario, ma mella consapevolezza
di aver da rendere una chiara
testimonianza evangelica anche
in questo campo.
Neri Giampìccoli
MATRIMONI INTERCONFESSIONALI
Il Sinodo, preso atto dello sviluppo della situazione dei matrimoni interconfessionali nell’ultimo decennio, dopo l’emanazione del Motu Proprio pontificio « Matrimonia
mixta » e del Documento sulla disciplina matrimoniale emanato dal
Sinodo 1971,
constatato l'andameilto non uniforme dell'applicazione delle norme
pontificie da parte del clero cattolico circa le dispense dall’impedimento e dalla forma canonica, come nella richiesta delle promesse
alla parte cattolica, situazione che
ha determinato e determina particolare disagio in numerose coppie
interconfessionali desiderose di vivere cristianamente il loro matrimonio,
esaminata la prassi seguita dalle
chiese, dagli organi ecclesiastici e
dai pastori nell’applicazione della
normativa del Sinodo 1971, sostanzialmente aderente ai principi a cui
Il documento è ispirato, constata
che la normativa cattolica e la sua
applicazione — anziché progredire
nelle aperture ecumeniche che il
clima del Concilio Vaticano II prometteva e di cui il succitato Motu
Proprio sembrava essere una prima
tappa — mantengono tuttora un carattere di inaccettahile giuridismo
che non tiene conto delle reali condizioni dei nubendi, come del resto
in taluni casi membri dello stesso
clero cattolico hanno riconosciuto
e denunciato; situazione questa a
cui non è possibile che da parte
delle nostre chiese si risponda con
altrettante durezze legalistiche.
Ciò premesso, il Sinodo, ritenendo non necessaria l'emanazione di
qualsiasi altra disposizione in materia, invita le chiese ad intensificare la cura d’anime e la pastorale
prematrimoniale, ponendo in evidenza di fronte ai giovani il matrimonio come occasione di testimonianza
nella vita comune,
esorta tutti i membri di chiesa
ad esprimere nei confronti delle
coppie interconfessionali la fraternità in Cristo e l'accoglienza in seno alle assemblee, nel pieno rispet
to di quella libertà alla quale Cristo ci ha chiamati.
'Il Sinodo ritiene necessario che
nell'attività ecumenica con il cattolicesimo si debbano cogliere tutte le opportunità per richiamare
questo tema che tra I tanti proposti allo studio esige soluzioni concrete dei problemi pratici che causano sofferenza ai credenti delle
due parti confessionali. Al di fuori
di questo sbocco concreto riesce
difficile valutare l'efficacia di una
prassi di studi e di incontri che rischierebbe di cadere in un irenismo ecumenico improduttivo.
Il Sinodo avverte là necessità di
un approfondimento e un’estensione
nello studio del problemi relativi
ai matrimoni misti e interconfessionali sul plano della fedeltà evangelica allo scopo di porre le chiese
in grado di meglio valutare in sede
pratica il loro comporttanento nelle
situazioni specifiche che debbono
affrontare; pertanto Invita il Seggio a nominare — sentita la Tavola — una commissione di cinque
persone già introdotte nell'argomento perché portino avanti lo studio
predetto nel prossimo triennio e —
mantenendo contatti pé'riodici con
la Tavola — aggiornino le chiese e
il Sinodo sui loro lavori di anno
in anno.
RAPPORTI COL
CATTOLICESIMO
Il Sinodo delibera l'invio del documento della Commissione Consultiva per le Relazioni Ecumeniche
« Relazione sulla questione dei rapporti con il Cattolicesimo romano »,
integrata dai documenti delle Conferenze metodiste e del convegno
di Ecumene del settembre 1975 ai
distretti, perché ne promuovano lo
studio ai fini di un chiarimento
della nostra posizione ecumenica.
Chiede alla stessa Commissione
di raccogliere le risposte e gli interventi entro un tempo utile alla
preparazione di una relazione da
sottoporre al Sinodo 1981.
LA DISCUSSIONE SUL RUOLO DIACONALE
Il dibattito continua
La presentazione da parte di
A. Taccia del progetto — già descritto nelle sue linee generali
nel numero delT8.8 delTEcoLuce — ne sottolineava il contenuto teologico, contenuto ripreso da tutti gli interventi.
A monte sta il discorso sui ministeri iniziato negli anni cinquanta e approfondito nei decenni successivi, ma che non è sfociato in nessuno sbocco preciso.
Il sacerdozio universale presuppone l’eliminazione della separazione tra clero e laici, eliminazione del concetto che il clero
ha posizioni di potere nella comunità. Siamo tutti laici: laós =
popolo di Dio. Siamo tutti sacerdoti ma nessuno è laico.
I*, tninisterio della predicazione è già abbastanza articolato
nella nostra regolamentazione:
pastore, pastore locale, pastore
in servizio straordinario, predicatore locale; non così gli altri
ministeri che vengono svolti con
spirito vocazionale da evangelici
e non, anche nei nostri istituti
ed opere.
Il progetto tende a dare un
inquadramento ed un riconoscimento precisi a quanti vogliano semre. nella chiesa cpp trattaménto a 'condizione pàstorale’'
nei settori:
a) istruzione e formazione
(insegnanti, animatori giovanili,
direttori di centri giovanili, addetti alla formazione biblica e
catechetica);
b) pubblicistica e informazione (addetti alla Casa editrice
e alle librerie Claudiana, al giornale Eco-Luce, ai servizi di informazione radio e televisione,
ecc.);
c) attività assistenziali e socio-sanitarie (diaconesse, direttori di istituti assistenziali, ospedali, ecc.);
d) tecnico - amministrativo
(addetti agli uffici tecnici ed amministrativi della Tavola).
A chi accetta la condizione pastorale è . doveroso vengano riconosciuti pari diritti che il ruolo
pastorale comporta.
Il dibattito sinodale sul ruolo
diaconale, seppur contenuto nel
tempo e nel numero di alcuni
autorevoli interventi, è stato vivace e ricco di indicazioni: ha
sottolineato alcuni punti e sollevato alcuni interrogativi.
Ha sottolineato che siamo tutti ministri del Signore e dell’Evangelo: nelle comunità ci prepariamo ad esercitare una varietà di ministeri, e abbiamo bisogno di infrastrutture che ci vengono fornite dalla chiesa.
Oggi il pastorato tende aH’episcopato, che è una deformazione
del ministeró pastorale (ministero della parola e delTinsegnamento); è perciò utile la manifestazione ed il riconoscimento
di una varietà di doni e di ministeri, che nascono e si accre"scono- nella-tFarola e nella Teologia. E’ giunto l’avvertimento
di non schematizzare troppo rigidamente i ministeri diaconali,
con l’invito a guardare meglio alla varietà dei doni che lo Spirito
suscita nella chiesa.
Ad esempio coloro che lavorano in "missioni" specifiche nell’ambito della CEvAA.
Tra gli interrogativi emersi ri-,
cordiamo: teologicamente, che
differenza passa tra il laico che
UN MANDATO A CHIESE E DISTRETTI
Il Sinodo, dopo aver esaminato
il progetto presentato dalla Tavola
riguardo al ruolo diaconale, decide
di raccomandarlo all'attenzione delle chiese e dei distretti in vista
della decisione che verrà presa al
riguardo dal Sinodo 1981.
dedica la propria vita servendo
nella chiesa, e chi le dedica il
tempo libero? Tra chi si impegna alTinterno e chi alTesterno
di essa? Questo ordinamento favorirà il moltiplicarsi delle vocazioni di laici, cosa di cui la comunità dei credenti ha ora bisogno? Cosa vuol dire riconoscere
un ministero nella comunità?
Quale forma di riconoscimento?
quale liturgia che non sia un
rito?
L’orientamento di maggioranza è stato di considerare tale
progetto un punto di arrivo della discussione fin qui condotta
nei sinodi. Il progetto ' sarà presentato alle chiese ed ai distretti per la discussione, e in tale
sede potranno trovare spazio gli
interventi che molti delegati ave
vano in animo di fare, e speriamo che con tale dibattito generalizzato possano-aumentare l’interesse e le vocazioni al servizio
nella comunità dei credenti.
Aldo Visco Guardi
Nei prossimi numeri
Dopo le 4 pagine dedicate nel numero precedente al Sinodo, e queste due pagine, proseguiremo il resoconto dei lavori
sinodali con articoli in 2“ pagina che tratteranno via via i rimanenti temi ; Chiese locali, circuiti e distretti ; Amministrazione e finanze; Formazione e informazione (Eco-Luce, Claudiana, Com-Nuovi Tempi); Commissione Permanente per gli
studi.
Altre relazioni troveranno posto nelle pagine della cronaca delle Valli perché riguardano attività che pur interessando tutte le chiese hanno alle Valli il loro svolgimento; Istruzione secondaria e CIOV.
A COLLOQUIO CON I GIORNALISTI AL TERMINE DEL SINODO
Incontro con la stampa
Mentre erano in corso le ultime votazioni si è svolta una rapida conferenza stampa, organizzata da Giorgio Girardet delTufficio stampa del Sinodo, cui hanno partecipato Giorgio Spini,
Sergio Aquilante, Giorgio Bouchftfd....Presenti la Gazzetta del
Popolo, La Stampa, Stampa Sera, Com-Nuovi Tempi, Cronache
del Pinerolese, L’Eco delle Valli
Valdesi, il GRl. Da notare che
alcuni giornalisti, verso la fase
finale del Sinodo, per esempio
Accattoli di « La Repubblica » o
Ugo d’Ascia del TG2 sono rientrati in sede mantenendo un contatto telefonico con il nostro ufficio stampa.
' Dopo un inquadramento sul significato del Sinodo da parte di
Spini, Bouchard, rispondendo alle diverse domande dei giornalisti, ha sottolineato la volontà
e\'angelistica emersa nel corso
dei lavori ed ha precisato che il
« far teologia » da parte delle
chiese rappresenta il pensiero
critico quotidiano nel rapporto
tra Dio e gli uomini.
Aquilante, sollecitato da diver
si interrogativi, ha ripercorso le
tappe della integrazione valdesemetodista valutando il processo
unificante non come un’operazione esclusivamente interna ma
come un passo coraggioso capace di rilanciare la presenza protestante in- Italia. Sui rapporti
con il cattolicesimo ufficiale l’accento è caduto sulle linee del documento vaticano « reintegrado
unitatis » che, come si avverte
dallo stesso titolo, concepisce
l’ecumenismo in modo diverso
dall’azione del Consiglio Ecumenico di Ginevra. « Non possiamo
discutere alla pari con chi sospende a divinis » anche se — come si è notato nel breve contradditorio — s’infittiscono i rapporti informali tra cattolici e protestanti come quelli che hanno
portato alla realizzazione della
traduzione interconfessionale del
Nuovo Testamento (TILC) o le
ricerche di tipo accademico del
centro cattolico della Mendola
(il SAE). Infine, con riferimento
alle proteste emerse in Sinodo
sul ritardo della conclusione delle Intese, si è ancora una volta
inquadrato il problema dei nuovi rapporti che le nostre chiese
intendono promuovere, su base
costituzionale, con lo Stato. Un
giornalista presente ha avanzato
un paragone tra i « bagni di massa » della regia wojtyliana e la
, serbata evangelistica in piazza a
Torre Féllice. '
Nella risposta unanime s’è precisato, da parte nostra, che il paragone non regge alla prova dei
fatti: la serata non ha offerto
dei miti o dei simboli religiosi,
ma ha cercato di mettere a fuoco le nostre responsabilità in
un’Italia che sta andando alla
deriva. « Le piazze non devono
essere lasciate in mano alle superstizioni o a schiavitù spirituali di segno conservatore; gli evangelici non hanno paura di mischiarsi alle folle. Il confronto
con l’Evangelo e con la società è
alla base della nostra testimonianza ». Tuttavia, qualcuno ha
notato che quella sera in piazza
a Torre Pellice il dibattito con
il pubblico è mancato. Bisognerà tenerne conto per il futuro.
Giuseppe Platone
6
29 agosto 1980
CRONACA DELLE VALLI
PRAMOLLO
Culto aH’aperto
Domenica, 17 agosto, la comunità di Pramollo ha vissuto una
giornata memorabile con un culto all'aperto (nel piazzale antistante al tempio) concluso con
la, celebrazione della Santa Cena.
Alla presenza di centinaia di
persone, ivi compreso un folto
gruppo di fratelli e sorelle della
comunità di San Germano Chisone e di alcune decine di nonevangelici, il pastore Arnaldo
Genre ha svòlto la parte liturgica del culto nonché quella introduttiva durante la quale ha letto
il testo dell’ordine del giorno sinodale sulla mostruosa ecatombe di Bologna, nonché il susseguente articolo, esplicativo, del
presidente del Sinodo, pastore
B. Bellion, pubblicato spi quotidiano romano « La Repubblica ».
Il moderatore della Tavola Valdese, pastore Giorgio Bouchard,
ha poi tenuto la predicazione,
incentrata sul problema —• angoscioso e terrificante — della
« droga » che tante vittime miete ogni giorno fra i giovani del
nostro tempo e del nostro paese
(e non solo del nostro).
Nel suo messaggio il pastore
Bouchard ha tenuto a sottolineare, in analogia a quanto dichiarato dal Sinodo in ordine alla
strage di Bologna, la nostra corresponsabilità morale nello scatenamento delle cause che hanno reso e rendono possibile un
fenomeno eccezionalmente grave
ed acuto come quello della droga che assume sempre più le dimensioni di un endemico flagello che sembra inarrestabile.
Ha, inoltre, indicato alcune
« norme » di comportamento
che, per quanto insufficienti, di
per sé, a esorcizzare il satanico
fenomeno della morte « per siringa », possono certamente giovare a tenerlo lontano dalle nostre famiglie, ed ha concluso indicando i rimedi fondamentali
ai quali dobbiamo far ricorso
per raggiungere lo scopo di debellare completamente e radicalmente il fenomeno. E cioè:
1 ) la « comunione dei santi »
intesa evangelicamente nel senso
profondo della reale partecipazione di tutti e di ciascuno alle
pene, alle sofferenze e alle preoccupazioni del nostro prossimo,
quindi anche verso coloro che
sono stati « investiti » dalla terribile tormenta della droga nel
loro ambito familiare;
2) l’impegno costante — come individui e come chiese —
nella testimonianza evangelica
autentica, con le parole e con le
opere, affinché il mondo creda
che Gesù Cristo è veramente il
Signore della storia, che tutti
può e vuole salvarci, anche, dalla
droga.
Chiediamo al Signore che in
noi sopravviva non solo la « memoria » di questa giornata eccezionale, ma che Egli faccia fruttificare nella nostra vita quotidiana la buona semente che è
stata gettata.
U. Z.
VILLAR PELLICE
Domenica 31 agosto ore 20.30
si terrà nel locale della scuola,
gentilmente concessa, alla Piantà
(Villar PelMce) una riunione in
cui si annuncia:
LA PAROLA DI DIO.
Il grande tema proposto è:
POSSEDERE GESÙ’ CRISTO
IL SALVATORE
In Lui solo la vita presente e
quella futura trovano la perfetta risposta ai profondi e sentiti
bisogni di ogni anima.
Tutti sono, con le proprie famiglie, cordialmente invitati ad
intervenire.
VILLASECCA
• La chiesa di Villasecca, sua
comunità d’origine, si unisce alla chiesa di Villar Perosa, sua
comunità di residenza, per esprimere ai familiari la propria partecipazione e la propria testimonianza di fede per la improvvisa
morte di Ferdinando Bounous,
ospite da alcuni anni dell’Asilo
di S. Germano e seppellito nel
cimitero del Bar neo.
• Vogliamo ringraziare il prof.
Giovanni Gönnet e il past. Alfredo Janavel per aver presieduto il culto e la riunione domenicale rispettivamente del 10 a
Villasecca e del 17 alla Selletta.
Ricordiamo la Giornata dom^
nicale con Pomaretto agli Eiciassie il 31 agosto.
• Il 7 settembre vi sarà la
Giornata domenicale a Bovile/
Grange, sempre alle ore 15.
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TORRE PELLICE
Convegno
di studi
A Torre Pellice, nei locali della Casa Valdese, si
svolgerà da venerdì 12 settembre a sabato 13 il 20“
Convegno di studi sulla
Riforma e 1 movimenti religiosi in Italia. Nel prossimo numero presenteremo il programma dettagliato dell’importante incontro annuale.
PRAROSTINO
SAN SECONDO
Il Bazar annuo avrà luogo domenica 31 agosto nella sala, con
inizio alle ore 15. Ci rallegriamo
per questo pomeriggio che è anche occasione di incontro con
molti amici e fratelli di S. Secondo e delle comunità vicine.
• Ringraziamo il deputato a,l
Sinodo Daniele Ghigo che ha riferito sui lavori sinodali nel
corso del culto del 17 agosto.
• Il 21 agosto si è spento all’Ospedale Civile il fratello Attilio Fomerone (Centro) dopo alcune settimane di malattia. Era
molto conosciuto perché per molti anni era stato portalettere nella zona di Roccapiatta. I funerar
li si sono svolti il giorno seguente a S. Secondo. Rinnoviamo le
nostre condoglianze alla vedova
ed alla famiglia.
Sabato 9 e domenica 10 agosto abbiamo avuto la gradita visita di una quindicina di amici
di Mont sur Bolle (Vaud) comune gemellato con Prarostino. Si
è trattato non di una visita ufficiale ma di im incontro amichevole. Un gruppo di famiglie prarostinesi ha alloggiato gli Ospiti
durante la loro permanenza.
La domenica mattina è stata
organizzata una visita al Museo
di . storia valdese di Torre Penice e al Monumento di Chanforan dove si è tenuto un breve
culto in francese. La visita si è
conclusa con xm pranzo insieme
agli amici deUa Pro-Loco.
• Si stanno ultimando i lavori
di costruzione della nuova scuola elementare del Rocco che entrerà in funzione con il nuovo
anno scolastico. Con la concessione di un quinto posto di insegnante sarà finalmente possibile
risolvere l’annoso problema delle pluriclassi. Si si>era inoltre,
per l’anno 1981-82, di poter istituire la scuola materna.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Il pastore Bruno Costabel, di
Felonica Po, ha presieduto il
culto domenica scorsa.
La comunità lo ringrazia per il
convincente messaggio di fede
che le ha rivolto.
• Il culto di domenica 31 agosto sarà presieduto da un componente il Gruppo della Comunità Evangelica d’Azione Apostolica che in questi giorni è riunito
a Prali per un incontro di studi.
Ringraziamo questo fratello
per aver accettato l’invito di venire nella nostra comunità a
parlarci delle sue esperienze di
testimonianza e dell’opera della
CEvAA nel mondo.
• Ricordiamo ai membri del
Comitato dell’Asilo Valdese la
loro convocazione per sabato 30
agosto alle ore 15.
• Tre famiglie, alle quali rinnoviamo la nostra solidarietà e
la nostra simpatia, sono state
colpite dal lutto la scorsa settimana: la famiglia di Bàchstàdt
Walter Malan, contitolare della
Ditta Helca, deceduto a Montecarlo e tumulato nel nostro cimitero; della sorella Durand
Canton Albertine ved. More!, di
anni 78, ospite deH’Asilo Valdese e la famiglia di Toum Emilio, degli Airali, scomparso all’età di anni 83.
I funerali sono stati presieduti
rispettivamente dai pastori Ernesto Ayassot, Giorno Tourn,
Bruno Costabel che ringraziamo
per la loro collaborazione e disponibilità.
RINGRAZIAMENTO
« Il mio aiuto viene dall’Eterno »
(Salmo 121: 2)
La figlia e i familiari tutti della
cara Estinta
Maria Luisa Tron ved. Pascal
di anni 65
riconoscenti e profondamente commossi per la grande dimostrazione di affetto e di simpatia cristiana ricevuta durante la degenza in ospedale e il doloroso momento della separazione, nell’impossibilità di farlo singolarmente,
ringraziano in modo particolare i parenti e gli amici che hanno vegliato
al capezzale della loro Cara, le colleghe
di lavoro, i Pastori Renato Coisson,
Mathieu e Paolo Ribet, i vicini di casa,
i membri della Comunità Evangelica
di Pinerolo, i conoscenti e tutti coloro
che in mille modi hanno voluto dimostrare la loro solidarietà alla famiglia.
Pomaretto, 3 agosto 1980
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Amalia Charbonnier
in Paschetto
neU’impossibilità di farlo personalmente ringraziano quanti hanno preso parte al loro grande dolore.
In particolare ringraziano i medici
ed il personale dell’Ospedale Valdese
di Torre Pellice ed il past. A. Genre.
Torre PeUice, 2 agosto 1980
RINGRAZIAMENTO
« L’Eterno è il mio pastore,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23 : 1)
All’età di 88 anni è improvvisamente mancata
Silvia Beux
I nipoti e i familiari tutti ringraziano coloro che hanno preso parte al loro lutto.
Sagnetta di Pramollo, 5 agosto 1980
RINGRAZIAMENTO
« Io ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbata la fede »
(II Tim. 4: 7)
I figli riconoscenti ringraziano tutti
coloro che personalmente o con scritti e con fiori hanno preso parte al loro
dolore per la dipartenza del loro papà
Ferdinando Bounous
Un grazie particolare alla Direzione
ed al Personale della Casa di Riposo
di S. Germano Chisone, agli amici ed
ai conoscenti, al Dott. V. Bertolino ed
ai Pastori T. Pons, Giov. Conte e A.
Rutigliano.
San Germano Chisone, 9 agosto 1980
RINGRAZIAMENTO
« Gesù disse...: Io vado a prepararvi un luogo... e vi accoglierò presso di me »
(Giov. 14: 2-3)
I familiari della compianta
Silvia Pellegrin ved. Costantin
sentitamente ringraziano quanti sono
stati loro vicini in questa triste circostanza, in particolare il dott. De Bettini e il past. Zotta.
Torre Pellice, 20 agosto 1980
AVVISI ECONOMICI
PICCOLA famiglia adulti cerca collaboratrice familiare Torino. Buono
stipendio. Tel. (0121) 91174
Errata corrige
Il nominativo del membro onorario
CIOV, eletto neH’ultimo Sinodo, erroneamente indicato col nome di Jenre
Silvio è in realtà SERRE SILVIO.
RINGRAZIAMENTO
« L’Eterno è il mio pastore,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23: 1)
E’ serenamente tornata alla casa del
Padre
Cina Angioiillo
di anni 93
lo annunciano i fratelli, la sorella, le
cognate, i nipoti e i pronipoti.
I familiari ringraziano il personale
deiristituto battista per anziani « Taylor » e il dottor Vittorio Sacerdoti per
le amorevoli cure.
Roma, 22 agosto 1980
RINGRAZIAMENTO
« L’anima mia s’acqueta in Dio
solo, da lui viene la mia salvezza » (Salmo 62: 1)
I familiari del compianto
Edmondo Bouchard
nell’impossibilità di farlo singolarmente ringraziano tutte le persone che con
presenza, scritti e parole di conforto si
sono uniti a loro in questa triste circostanza.
San Germano Chisone, 25 agosto 1980
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Torre Pellice: FARMACIA MUSTON - Via Repubblica, 22 Tel. 91.328.
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PRETI - Via Inversegni - Luserna Alta - Tel. 909060.
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A Torre Pellice: martedì chiusa
la farmacia Muston, giovedì chiusa la farmacia Internazionale.
A Luserna San Giovanni: mercoledì chiusa la farmacia Preti,
giovedì chiusa la farmacia Vasario.
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Torre Pellice: Tel. 91273
Luserna S. Giovanni: Tel. 90118
DOMENICA 31 AGOSTO
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o tei. 91288 - Vergnano “ Noccioleto »
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Torre Pellice: Tel. 91365 - 91300
Luserna S.G.: Tel. 90884 - 90205
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dal sabato ore 14 al lunedì ore 8,
dalle ore 14 della vigilia dei
giorni festivi alle ore 8 dei giorni
successivi ai festivi
le notti dalle ore 20 alle 8.
Il recapito del servizio è presso
la CROCE VERDE di Perosa Argentina - Tel. 81.000.
FARMACIE DI TURNO
DOMENICA 31 AGOSTO
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Le farmacìe dì Ferrerò e Fenestrelle nel mese di agosto rimarfanno anche aperte la domenica dalle 8.30 alle 12.30.
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decessi — Prelievo salme da tutti gli ospedali • Riparazione di vetture nazionali
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NOTTURNO E FESTIVO TELEF, 932051 1
7
29 agosto 1980
cronaca oeiie vani
TORRE RELUCE: LA XXXI MOSTRA D’ARTE CONTEMPORANEA
Rassegna di avanguardia
AL BAGNAU DI ANGROGNA
Ravvivata da un afflusso di
pubblico particolarmente elevato, si è conclusa a Torre Pellice
la annuale rassegna di arte contemporanea. La soglia dei tre
decenni di attività ha Offerto la
occasione al gruppo promotore,
coordinato dal pittore Filippo
Scroppo, di offrire una splendida antologia delle opere più rappresentative già esposte nel corso della oramai storica esistenza di questa manifestazione: sono infatti rappresentati gli artisti e le correnti più significativi
dell’arte italiana ed europea di
questo dopoguerra, con in più
alcune preziose escursioni nel
mondo artistico tra le due guerre. Agli anni Trenta, o in alcuni
casi ancor prima, risalgono appunto alcune opere di Morandi,
Chagall, Rosai, Fillia, Bartolini,
Casorati; i decenni successivi richiamano invece tra gli altri i
nomi di Galvano, Fontana, Spazzapan, Jorn, Tancredi, Mastroianni, Capogrossi, Merz, Van
Eyck, Menzio, De Pisis, Merlotti, Guttuso, Cagli, Migneco, Gallizio. Galante, Sassu, Grignani,
Nuzzolese, e dei più giovani Devalle, Griffa, Egle Scroppo.
L’attenzione privilegiata sui
momenti di ricerca più avanzata, che è sempre stata l’obietti
solito e singolare per una realtà
decentrata, anche se per comprensibili motivi la parte prei ponderante del museo è costituita da opere di artisti piemontesi
o comunque particolarmente legati a questa realtà territoriale.
Un secondo aspetto della mostra è costituito da una ricca
rassegna di pezzi della cosiddetta « Mail art », o « arte postale »,
curata da Lucio Cabutti. Si tratta di una tendenza che si sta imponendo da alcuni anni e che
consiste nel progettare e attuare una diffusione del messaggio
artistico servendosi del mezzo
postale sia come veicolo pratico
sia come forma vincolante rispetto alle dimensioni e al « taglio » delle singole opere. Ciò
consente un volume fittissimo
di scambio a livello internazionale, dove accanto a interventi
di artisti di grande spicco (non
si dimentichi che una delle fonti
di questa « scuola » sono alcupe
cartoline sulle quali un Van
Gogh, nell’inviare messaggi postali a familiari o amici, suggellava lo scritto con disegni ora
preziosi e rari) si danno interventi di un pubblico anche più
vasto ed eterogeneo. Caratteristica dominante è una grazia
spesso ironica e fantasiosa, da
l\ TE, üÍ3íG.NCoa.E, \0 elevo H'A
^vo della mostra, raggruppa così,
quest’anno un vero e proprio
museo di arte contemporanea di
incalcolabile valore culturale, offrendo la possibilità a chiunque
graviti su Torre Pellice di riflettere, di conoscere, o addirittura
(nel caso di giovani interessati
al fatto artistico) di scoprire valori fondamentali sui quali esercitare l’educazione del gusto e
della pratica pittorica stessa. E
non si dimentichi che alcuni anni fa, proprio sull’impulso fornito dagli annuali .appuntamenti
d’arte, Scroppo ha potuto insediare nel capoluogo della Val
Pellice un museo permanente di
arte contemporanea che offre la
possibilità di accostare al massimo grado i valori della ricerca
artistica del Novecento: caso in
POMARETTO
• Nella riunione al Paure è
stato battezzato Ferrerò Alex di
Franco e Pastre Vera. Il Signore benedica questo bimbo e gli
dia di crescere nella grazia e
nella comprensione dell’amore di
Gesù.
• Tutta la simpatia cristiana
della comunità alle famiglie colpite recentemente dal lutto : a
Pascal Ribet Anita per la morte
della mamma Tron Maria Luisa
gliono testimoniare il momento
di identità religiosa dell’artista
e costituiscono non tanto un
esteriore intento illustrativo
quanto un raccordo tutto interiore tra grazia pittorica e riflessione biblica, mentre contemporaneamente sono una testimonianza offerta alla comunità valdese e alla sua terra. Il significato di questo lavoro può essere
interpretato come sintesi tra
creatività e disciplina e costituisce un elevato esempio di come
un tema di insolita profondità
possa generare, negli anni, una
energia artistica che si manifesta nella più completa libertà di
ricerca: ci si muove infatti tra
l’astrattismo dei tardi anni Cinquanta e certe delicate e sempre
rinnovate areograiie da situarsi
già dentro il decennio appena
iniziato, in una capacità di variare con inesauribile sapienza
i lineamenti di uno stile così, come il messaggio religioso viene
di volta in volta rivissuto attraverso le sue infinite potenzialità
di emozione.
(agosto 1980) Giorgio Luzzi
VILLAR PEROSA
• Domenica 24 agosto siamo
stati lieti di avere con noi il pastore Alfredo Janavel di New
York, che ha presieduto il culto.
La Chiesa ringrazia quest’amico
per la sua visita e per il messaggio che le ha rivolto e gli augura
xm buon ritorno presso i suoi
familiari.
• Il 9 agosto si sono svolti
nel tempio della Chiesa di Villasecca i fimerali del fratello Boanous Ferdinando di anni 80, deceduto presso la Casa di Riposo di San Germano Chisone, dov’era ospite da diversi anni. Alla figlia ed ai figli con le rispettive famiglie, a tutti i familiari
rinnoviamo la nostra fraterna
simpatia nella comune speranza
cristiana.
■'■fi',
Un momento della Tavola Rotonda sull’ora di religione
nelle scuole. Parla don Polastro (di spalle) della comunità San Lazzaro di Pinerolo.
XV agosto riuscito
In una cornice tipicamente
montanara (mucche, pecore e vivaci cagnotti abbaianti), si è svolto il tradizionale incontro del XV
agosto.
Il luogo prescelto, il Bagnau,
nel vallone di Angrogna è ùn alpeggio dove in estate si tiene
quindicinalmente il culto per le
persone che vi si trasferiscono
con il bestiame, ma è anche una
località significativa per i ricordi storici. Situato in una posizione strategicamente importante, come un osservatorio da cui
si domina il vallone di Angrogna, adiacente al colle della Vaccera che fu in tutti i tempi il
passaggio di chi voleva raggiungere la vai Chisone e la vai Germanasca senza rischiare la discesa nel fondo valle, il Bagnau
è stato teatro delle lotte partigiane e prima ancora della guerriglia che i Valdesi conducevano
contro le milizie dei Savoia.
Ma per le duemila e più per
Mostre dell’artigianato
piccolo formato.
Un’altra sezione della mostra,
più ridotta quanto a dimensioni, propone sei giovani artisti
fiorentini presentati da G. S.
Brizio, operanti tanto sulla fotografia quanto sulla logica architettònica in una problematica riflessione sui modelli classici; ne sono qualità specifiche la
finezza e (1 rigore, quasi appunti
di im progetto che non viene
interamente svelato ma si propone in Un continuo divenire.
« Ofnaggio alla Bibbia » è infine il titolo della rassegna per-sonale che riunisce una quarantina di opere dello stesso Filip)po Scroppo. Realizzati nell’arco
di almeno venticinque anni in
parallelo con la sua produzione
«maggiore», questi dipinti vo
li filone delle mostre dell’artigianato e dell’hobbistica sembra
riscuotere in questi anni un certo successo nel Pinerolese.
Durante l’estate, nel periodo
di maggior affluenza turistica,
ecco snodarsi lungo la Val Chisone, una dopo l’altra, varie rassegne: rultima in ordine di tempo si è tenuta a Perosa Argentina la settimana scorsa sotto
l’egida della Pro Loco.
Non tutti gli artigiani locali
hanno potuto essere presenti, dato il notevole dispendio di tempo che la partecipazione comportava.
AH’interno della manifestazione vi è stata una « Rassegna sulla energia alternativa», con esposizione di pannelli solari, materiali per isolamento di edifici,
progetti di scuole o di edifici agricoli riscaldati con tale sistema; modellini di strutture per
l’utilizzazione dei Rifiuti urbani
o dei liquami prodotti nelle aziende agricole. Bene ha fatto
la Pro Loco a portare all’attenzione dellà popolazione questi
temi, sui quali ogmmo di noi dovrebbe essere maggiormente informato. Giustamente ha ricordato che airincirca 10 anni or sono, proprio a Perosa, venivano
fatti degli esperimenti di utilizzo di energia solare in vallate
alpine, esperimenti e progetti che
la rassegna documenta.
A Pinerolo
ved. Pascal, ed a Bounous Severino e Bounous Silvio per la
morte del babbo Bounous Ferdinando.
• Domenica 31 agosto alle ore
21 si riunisce nella Sala Lombardini a Perosa il Collettivo interconfessionale di studio biblico per programmare le prossime attività che, secondo gli accordi presi nell’ultima riunione,
ricominceranno il martedì, 23 settembre.
A Pinerolo si apre sabato 30
agosto la maggiore di queste
manifestazioni, la Mostra-mercato « Artigianato del pinerolese ».
La rassegna è giunta alla sua
quarta edizione e durerà fino al
7 settembre con un intenso programma di manifestazioni pomeridiane e serali di carattere soprattutto musicale, che in caso
di maltempo si terranno anziché
alla ex Caserma Fenulli, al Cinema Primavera. Tra le serate segnaliamo quella di venerdì 5
alle ore 21: Incontro con il mondo valdese : presenze, testimonianze, musiche, immagini dalle
Valli Valdesi del Pinerolese. Nel
corso della serata verrà proiettato il film « Quand’anche fossi
mo ridotti a tre o quattro », una
presentazione del movim^to
valdese prodotta dalla televisione tedesca.
Alla mostra la Chiesa valdese,
che è stata invitata a partecipare per la seconda volta, saranno
presenti anche la Libreria Claudiana e la stampa periodica evangelica tra cui il nostro giornale.
Sinodo:
solidarietà
con i lavoratori
deirindesit
Durante le pause dei lavori i
membri del Sinodo hanno potuto vedere i pannelli allestiti dalla IGEI-Valli che documentano
la situazione, incerta e drammatica, dei lavoratori dell’Indesit.
Nel frattempo giunge notizia che
(mentre stiamo stampando questo numero) si sta svolgendo la
assemblea degli azionisti dell’Indesit da cui si spera emergano
novità a fronte della minaccia di
licenziamento di un elevato numero di dipendenti. Sicché in attesa di precise garanzie riguardo all’occupazione la fabbrica
continua ad essere presidiata dagli operai. Informati della drammatica situazione i membri del
Sinodo hanno votato la presa di
posizione che riportiamo qui
sotto.
Il Sinodo esprime solidarietà
alle lavoratrici e al lavoratori
deirindesit minacciati di licenziamento; ringrazia la FGCI per
avere sensibilizzato con una apposita mostra I membri del Sinodo ed iniziato la raccolta di
un fondo di solidarietà; Impegna
le chiesa a sostenere la lotta
dei lavoratori per la difesa del
posto di lavoro.
SUSA: ecumenismo
« La Confessione Augustana :
documento ecumenico », sarà
presentata dal prof. G. Gönnet
all'Abbazia di Novalesa (Susa)
martedì 2 settembre ore 17.30.
sone radunate sull’ampio prato,
il XV agosto non è stato soltanto un’occasione per rinfrescare
le memorie storiche richiamate
dal pastore Platone e dal prof.
Gönnet: infatti il programma
della giornata comprendeva come momento principale una tavola rotonda sull’attualissima
questione dell’insegnamento religioso nella scuola pubblica.
Dopo il messaggio del Moderatore, anche questo centrato
sull’attualità della nostra testimonianza di fede, quattro successivi interventi hanno posto in
luce il problema da diversi punti
di vista: Marco Gay ha spiegato
come l’attuale insegnamento cattolico sia in contraddizione con
la stèssa Costituzione della Repubblica; Bianca Armand Hugon
ha riferito sulle iniziative che la
chiesa di Pinerolo sta conducendo nell’ambiente scolastico per
garantire agli studenti il diritto
all’esonero; Franco Giampiccoli
si è posto dal punto di vista dei
genitori che spesso dimostrano
una preoccupante insensibilità
verso un indottrinamento più
sfumato di un tèmpo ma non
meno efficace. L’ultimo intervento di don Mario Polastro, della
comunità pinerolese di S. Lazzaro, ha ricordato che non solo
gli evangelici sono fortemente
critici verso questo vistoso privilegio concordatario, ma che anche molti cattolici lo respingono.
La mancanza di tempo non ha
permesso un dibattito che sarebbe stato molto utile: c’è da, augurarsi tuttavia che i messaggi
abbiano raggiunto le orecchie
dei genitori a cui erano destinati inducendoli a partecipare ad
altri incontri e a convincersi che
non si è solo valdesi il XV agosto, ma anche durante tutto
l’anno.
Il programma pomeridiano che
comprendeva ancora riflessioni
sul passato (due altre significative date come questa) e informazioni sull’attività delle chiese
nel presente (CEvAA e Missione contro la lebbra) ha avuto
una brusca conclusione con la
caduta delle prime gocce di pioggia che hanno convinto i partecipanti all’incontro a riprendere
la via del ritorno.
Indubbio il successo del tradizionale raduno, che pare in netta ripresa dopo alcuni anni di
stanchezza e la concorrenza di
analoghe manifestazioni organizzate ormai anche nel più sperduto villaggetto delle nostre valli. Il merito va attribuito in gran
> parte .-àUa cordiale, accoglienza
della comunità locale e alle fatiche del gruppo di volonterosi
che ha curato gli aspetti pratici
e gastronomici della giornata.
Ma anche se è tanto bello ritrovarsi insieme a cantare le
vecchie canzoni e a pranzare sull’erba cori gli amici rimpatriati,
lo scopo del XV agosto è diverso da ciò che si può proporre
una Pro Loco o una qualsiasi società sportiva.
Non un’occasione di evasione,
ma di ripensamento, non un momento di vuota allegria, ma, come emergeva chiaramente anche
dai cartelloni sulla crisi dell'Indesit, im messaggio di solidarietà e di speranza che accompagni
nella vita quotidiana.
Liliana Viglielmo
8
8
^«7 ag^7oi>u
Dal dibattito^ apertosi sulla stampa nazionale a proposito della confessione di peccato espressa dal Sinodo
Bologna: un dramma che ci coinvolge
Su alcuni giornali si è svolto un dibattito sull’atteggiamento assunto dal Sinodo apertosi il giorno dopo la
strage di Bologna. Pubblichiamo stralci degli interventi
(articoli e lettere) sul problema se si debba o meno
esprimere una confessione di peccato per la tragedia
di Bologna e degli interventi esplicativi da parte valdese e metodista. Tralasciamo invece altri interventi
su una polemica collaterale nata dalla chiusa dell’articolo di Accattoli, sul problema se la Chiesa cattolica
abbia o meno espresso da parte sua una confessione
di peccato (« Sulla tragedia le voci degli irresponsabili », di Paolo Giuntella, il Popolo 8.8; « La Chiesa e i
terroristi », di Luigi Accattoli, la Repubblica 10.8; « Addio ai ’gesti profetici’ », di A. PA., Avvenire 12.8; lettera
di D. Jervolino, il Manifesto 13.8).
“Anche i cristiani sono responsabili
di queirorrenda bomba di Bologna"
« Della tragedia di Bologna
dobbiamo pentirci tutti, perché
tutti facciamo parte di un’Italia
in cui orrori di questo genere
sono possibili », ha dichiarato a
chiusura della prima giornata
dei lavori il presidente del Sinodo valdese e metodista, il pastore di Bobbio Penice, Bruno Bellion. Quattro ore prima, ad apertura dei lavori, il moderatore
della Tavola, Giorgio Bouchard,
aveva insistito sullo stesso concetto della corresponsabilità: «in
questo fatto siamo tutti coinvolti, perché di quanto sta accadendo in Italia davanti a Dio siamo tutti responsabili ». Sono parole pronunciate in momenti di
preghiera, e queisi improvvisando, sull’avvenimento del giorno.
Eppure in esse si esprime con
grande efficacia l’eredità della Riforma, di cui valdesi e metodisti
sono in Italia gli interpreti culturalmente più attrezzati e consapevoli. Rivive in quelle parole il
concetto luterano che « nessuno
può da sé migliorare la sua vita » da cui deriva il ribonoscimento della comune responsalji- '
lità nel male comune, cioè per
« quanto sta accadendo in Italia». E vi è anche l’appello all’autocritica, al risveglio della
coscienza e della responsabilità
individuale, che non può non
tradursi in responsabilità civile (...)
Nessun protestante italiano è
finora caduto vittima del terrorismo, nessun protestante è stato finora accusato di aver partecipato ad attività terroristiche.
Eppure da questa minoranza
confessionale sono venute parole di autocritica e di corresponsabilità quali non abbiamo ancora mai sentito pronunciare
dalla cattolicità italiana, che tante vittime ha avuto tra i suoi
figli ad opera dei terroristi e
che più volte ha dovuto piangere sulla notizia che questo o quel
terrorista aveva frequentato.
Riflessione biblica
(...) Nessuno ha saputo mettere in rilievo — cosi come ha
saputo fare il pastore della comunità metodista di Bologna,
Paolo Sbaffi, nella sua riflessione
biblica sulla tragedia del 2 agosto — che « le radici della violenza e del terrorismo vanno anche cercate nelle contraddizioni
di una società che si dice cristiana e svolge invece una pratica
contro l’uomo. A tutti i livelli,
fino a queste follie di omicidio ».
Domenico di Palma, Roma
(la Repubblica 14.8)
Solo Bocca
e i Valdesi
'(...) Un’altra voce, in dissenso
con il piatto e colpevole conformismo di giornalisti e politici, è
venuta da un fronte « non laico »
(ma che certamente lo è molto
di più di tanti ambienti che dicono di esserlo), che già altre
volte si è distinto per le sue
scelte politiche: il Sinodo delle
chiese valdesi e metodiste. Sia
pure con il linguaggio onnicomprensivo che si addice a rm organismo di questo tipo, ha formulato un’analisi di Bolc^pna sostanzialmente non dissimile, a mio
avviso, da quella tracciata da
Bocca su questo giornale.
Giorgio Castriota, Roma
(la Repubblica 15.8)
Siamo tutti responsabili
(...) una confessione di peccato non è una autocritica (che si
fa per correggere la propria azione immediata) e neppure un
generico « mea culpa » (che si
fa per scaricarsi la coscienza):
essa è un momento di confronto
con Dio, con il suo giudizio e la
sua grazia. È prendere coscienza,
come diceva il profeta Geremia,
che la rovina di Gerusalemme;
non è provocata dalla forza del-'
l’esercito del re di Babilonia, ma
è la conseguenza del peccato del
popolo; e che perciò la sola salvezza possibile non sta nei tentativi di autogiustificarsi, ma nel
ravvedimento. « Tornate a me,
diceva Geremia, e cominciate a
vivere in modo nuovo ».
Davanti a una sfida storica
come quella che il nostro paese
deve affrontare oggi, la sola via
di uscita ci sembra essere quella
indicata dal profeta Geremia.
Pèr questo nelle parole che ho
pronunciato all’inizio della sessione e in quelle dette dal moderatore Bouchard (ma anche da
molti altri) è emerso il pensiero
che la spiegazione delle bombe
di Bologna non stia semplicemente nelle azioni di chi le ha
innescate. Certamente, là vi sono
delle responsabilità gravissime;
occorre giudicare, occorre che
la giustizia abbia il suo corso,
pulito e corretto fino in fondo.
Ma questo non basta. Occorre
anche e soprattutto rendersi conto che della crisi profonda del
nostro paese siamo tutti responsabili. Non è più soltanto questione del giudizio dei tribunali:
si tratta di affrontare tutti insieme il giudizio di Dio.
Soltanto se riconosciamo questo, soltanto se ognuno si interroga sulla propria responsabilità
e non si lirpita a denunciare quella degli altri, sarà possibile ottenere quella chiarezza di giudizio
e ricuperare quella autorità morale che permettano di discernere, di giudicare e di condanna
re; ma anche di risanare, di ricostruire, di creare un clima
nuovo. Perché la sola autorità
vera, in questa società che ne
manca in modo così drammatico, è quella che viene dalla consapevolezza di essere dei « peccatori perdonati », salvati non
per le nostre opere, ma‘perché
Dio non abbandona i suoi. Con
-tutte le azioni che ne conseguo'no.
Per gli evangelici italiani questo non è un discorso astratto,
una fuga fuori della realtà. Il
sinodo di quest’anno è stato ricco di riferimenti concreti per
rinnovare la vita delle nostre
chiese e per contribuire a una
profonda riforma morale che
investa il paese nelle sue componenti politiche, culturali e religiose e che molti sentono come
necessaria, anche se sembrano
essere molto deboli le forze per
realizzarla.
Già nel sinodo del 1943 era stata presa l’iniziativa di una confessione di peccato collettiva, di
fronte al dramma del fascismo,
benché i protestanti italiani fossero stati in realtà repressi e
perseguitati. Nel 1945 furono proprio gli uomini della chiesa confessante tedesca, che si erano
opposti a Hitler, a promuovere
la « Confessione di peccato » di
Stoccarda, dichiarando la corresponsabilità della chiesa tedesca
in quello che era avvenuto. Oggi il nostro paese potrà uscire
da questa crisi che è la crisi peggiore della sua storia dopo la
guerra, se tutti noi italiani, a cominciare da noi credenti, riconosceremo la nostra parte di responsabilità. Davanti agli assassini organizzati di Bologna noi
non possiamo dire, come Caino:
« Io non sono il guardiano di mio
fratello ».
Bruno Bellion
presid. del Sinodo 1980
(la Repubblica 17.8)
I cristiani non portano
i peccati del mondo
qualche anno prima di darsi alla clandestinità, i suoi oratori o
le sue associazioni.
Luigi Accattoli
- (la Repubblica 5.8)
Pentirci tutti?
E perché mai?
(...) Ci sono venute alla mente
immagini di « Salò », il film di
Pasolini, del quale solo ora, forse, si riesce a cogliere la profondità del pensiero. In particolare
quel ragazzo ricciolino, esile, che,
legato a terra, torturato e stuprato ancora offriva un sorriso al
suo carnefice. Non era martirio,
non era la forza di chi guardando Dio riesce a perdonare il
suo assassino. Era invece l’assenza d’animo di chi, guardando
solo in basso, senza speranza (e
forse per questo Pasolini lo ha
messo nel « suo » Inferno) pensava alTultima disponibilità verso il carnefice come alla sola via
di salvezza.
Simile inutile disponibilità ci
sembra di leggere neH’invito all’autocritica per la strage di Bologna e in chi lo esalta. Non importa che a parlare siano stati
pastori protestanti, e a scrivere
peraltro non è il cattolico preso da campanilismo religioso.
Quasi tutti — il quasi è d’obbligo riferito a coloro che alla
violenza e al terrore credono o
lo usano — vedendo versare il
sang[ue ci chiediamo il perché e
sentiamo ormai chiaramente la
esistenza di una minaccia comune. Quasi tutti si è disposti a
mettere in ombra le normali divergenze e a fare rinunce per affrontare il pericolo. E perché
mai ora dovremmo sentirci anche colpevoli? E di cosa? E chi
dovrebbe sentirsi corresponsabile? L’operaio, l’impiegato, il
commerciante? Oppure colpevoli
sono forse gli studenti, che con
la loro violenza parolaia, secondo qualcuno, avrebbero addirittura rapito e ucciso Aldo Moro?
No. Rinunciare alla ragione
in questo momento sarebbe un
suicidio. Questo paese, traffichino e sgangherato fin che si vuole non può sentirsi colpevole anche di questo. Ed è ingiusto
proporgli la lettura più beota
del « porgi l’altra guancia ».
La strage di Bologna, come la
vicenda Moro, è una ferita al
paese; è Tultimo tentativo, nel
tempo, di imprigionarlo. Di conseguenza la proposta di autocritica venuta dal Sinodo di Torre
Penice non può essere accolta
perché non si può e non si deve
fare un simile regalo agli strateghi del terrore; in altre parole
non è accettabile la «disponibilità » al carnefice. È assurdo pretendere che il ferito aggiunga al
suo stato di sofferenza un complesso di colpa.
All’invito della « minoranza
confessionale » non pensiamo assolutamente di contrapporre la
« superbia del giusto » di una
chiesa trionfante, pensiamo invece che Tautocritica sia una proposta solo apparentemente aperta, sensibile e intelligente, ma in
realtà in grado soltanto di spingere verso un intimismo dolente
e autolesionista.
Non è nuovo questo atteggiamento di pan-pietismo autocommiserante, credevamo però che
fosse caratteristico soltanto di
quelle pallide figure, peraltro
sopportate a fatica anche dal
parroco, che il mondo lo conoscono unicamente spiando dalla
finestra della sacrestia. E questo
viene proposto proprio quando
occorre individuare le vere responsabilità che, ancora una volta, non è detto che siano solo
a casa nostra.
Angelo Mina, Roma
(la Repubblica 13.8)
La stima che porto alla minoranza religiosa italiana valdesemetodista, così carica di tradizione, di cultura e di fedeltà al
Vangelo, ha tra le altre sue ragioni anche il fatto che ques.ta
minoranza non reclama per sé
prerogative d’infallibilità. La pretesa (detto laicamente) o il
dogma (detto cattolicamente)
d’infallibilità della Chiesa di Roma è infatti una delle cose che
sembrano maggiormente indisporre la società moderna.
È per questo che non credo
di far torto agli amici valdesimetodisti se confesso di non
comprendere la loro « confessione di corresponsabilità » in tutta
la tragica vicenda del terrorismo italiano, una confessione fatta con gesto pubblico al recente
sinodo di Torre Pellice, encomiata sulle pagine di questo giornale
e sulla quale si stanno sviluppando considerazioni e opinioni di
vario tenore.
A voler ragionare brutalmente
e per paradosso, a tale confessione si potrebbe' ’ rispondèrè:
« Sono corresponsabili? Benissimo, mettiamoli in prigione! ».
Ma è evidente, finché i protestanti italiani non specificheranno in concreto quanti e quali sono i motivi di corresponsabilità
con i terroristi, che nessuno
avanzerà proposte di carcerazione, poiché nessuno, almeno a
me pare, dovrebbe accogliere
quella confessione al di fuori
del campo delle figure retoriche,
magari dell’oratoria religiosa. In
fondo, tra le varie tentazioni cui
sono sottoposti gli uomini e le
Chiese, ci può essere anche quella di fare bella figura, o forse
del narcisismo, perfino con una
confessione di corresponsabilità
con i terroristi.
Si dice che una particolarità
dei protestanti sia quella di calarsi, più dei cattolici, nel tessuto delle vicende e delle tragedie
umane, fino ad esserne compartecipi e appimto sempre « corresponsabili » nel bene e nel male. Ma se si è corresponsaoili
per il solo fatto di esistere dentro una società, allora non si
può scegliere dove si ha corresponsabilità e dove no. La logica
vorrebbe che, su questa linea, si
andasse fino in fondo e su tutti i
versanti della storia. Ciò vorrebbe dire rinunciare alle lamentele, rinunciare alle accuse, rinunciare alla denuncia di errori o di
orrori storici. Vorrebbe dire che
i valdesi-metodisti dovrebbero
Responsabili
di fronte a Dio
Mai, in tanto tempo che vi leggo, un articolo aveva così bene
interpretato il mio pensiero come la corrispondenza del 5 agosto da Torre Pellice, dove si riferiva del Sinodo valdese e metodista e delle parole che lì sono state pronunciate suH’attentato di Bologna, che cioè « di quanto sta accadendo in Italia, di
fronte a Dio, siamo tutti responsabili». Quante volte il nome di
Dio viene pronunciato invano, o
fuori luogo!
Quante volte, qualificandoci come cristiani compiamo azioni
che non sono certamente idonee
a convertire i malvagi, anzi possono quasi giustificarli e indurli
a perseverare nei loro iniqui propositi, fino a raggiungere simili
mostruosità. Quella riflessione
dovrebbe essere affissa sui muri
di tutta Italia, al posto di tante
sconcezze che li deturpano, per
renderci zelanti a togliere il trave dall’occhio nostro, prima di
occuparci degli occhi altrui. Una
esortazione che faccio innanzitutto a me stesso.
Samuele Grosso, Padova
(la Repubblica 15.8)
sentirsi « corresponsabili », per
esempio, non solo dell’avvento
del fascismo, ma anche della
susse^ente situazione concordataria in Italia, situazione che essi hanno (giustamente) in aboniinazione e delle cui responsabilità (giustamente) incolpano
gli altri (...).
Domenico Del Rio
(la Repubblica 20.8)
Noi protestanti
italiani
(...) Ciò che in sostanza intendono dire i protestanti italiani è che nel discorso biblico che
ispira la loro cultura nessuna
opera ci « giustifica », cioè ci salva dinanzi a Dio, nella vita dei
singoli e nell’azione storica. Siamo sempre, insieme, peccatori e
giusti, ma giusti soltanto per il
perdono di Dio. In questa tensione della nostra esistenza noi
ci bÒHfrontiamo costantemente
con la parola di Dio ed è perciò inevitabile che ci chiediamo
in ogni occasione se e in quale
misura siamo stati fedeli al ouo
comandamento nel concreto della nostra esistenza storica. La
strage di Bologna, sullo sfondo
della crisi della nostra società, ci
ha riproposto con forza questa
domanda e ci ha fatto sentire
corresponsabili con tutto il nostro popolo, nelle conquiste e
nelle sconfitte.
Questo è però soltanto il punto di partenza. Bisogna infatti
specificare che, secondo il messaggio biblico, il pentimento non
è tanto un sentimento interiore
che porta magari alla penitenza
(con il proposito di riparare il
malfatto); ma è il principio di
una nuova vita, la possibilità di
ricominciare nonostante tutto. Il
pentimento non spinge perciò a
guardare al passato, ma è la
premessa per costruire un futuro nuovo. Così, mentre a Torre
Pellice il sinodo invitava al ravvedimento, la chiesa evangelica
di Bologna dichiarava pubblicamente la sua disponibilità alla
lotta e diceva no all’inazione, alla paura, alla rabbia impotente.
Sono due facce della stessa medaglia. Il « peccatore perdonato » di cui parla la Bibbia può
affrontare le sfide della storia in
modo nuovo.
Può sembrare un discorso astratto, perché si esprime in termini biblici; invece si tratta di
cose molto concrete. Per esempio in questo quadro noi credenti non abbiamo bisogno di autogiustificarci, cioè di credere e far
credere che con i mali e gli errori della società noi non c’entriamo in alcun modo e che le
nostre mani sono pulite; non abbiamo più bisogno di cercare
dei capri espiatori su cui scaricare simbolicamente il male della società. Nasce così nel concreto la possibilità di affrontare
la politica, il governo della cosa
pubblica, senza miti, senza atteggiamenti di tipo religioso, senza demoni e senza paradisi sulla
terra, senza la mediazione di una
religione o di una chiesa. È possibile così fare una politica che
sia finalmente laica, lucida, razionale, di cui ognuno è responsabile perché ognuno sente il dovere di partecipare e di dare il
suo contributo.
In questa prospettiva va inteso
il nostro appello a considerare
le nostre responsabilità per quello che avviene. Ciascuno deve
fare la parte sua, come individuo
o gruppo o componente sociale
o partito. E per Ciascimo, ovviamente, il discorso dovrà essere
differente.
Sergio Aquilante, Giorgio
Girardet, Aurelio Sbaffl
(la Repubblica 24.8)