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Anno 128 - n. 11
13 marzo 1992
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«T-DT T oT ¿CA V ALDE3E^
10066 'TORBE PEI Lice.
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
DOPO IL « PROCESSO MASO »
FIRENZE, 7-8 MARZO: CONVEGNO SULLA DIACONIA
Cultura dell’essere, «Non COSÌ tra VOÌ...»
cultura dell’avere
Un delitto che dovrebbe renderci attenti alle
condizioni e agli ideali dei giovani di oggi
Un’occasione di riflessione sulle nostre opere diaconali, che potrebbero essere collegate più strettamente dal progetto allo studio
Se il crimine commesso da
Pietro Maso e dai suoi complici ha sconvolto per qualche
istante la mentalità comune, se
l’esito del processo ha fatto discutere anche su quei risvolti
problematici che i mass media
hanno dato modo di rilevare, io
credo tuttavia che l’aspetto più
significativo e più drammatico
di questo truce fatto di cronaca sia il modo in cui esso è stato vissuto e commentato dalla
gente: quella deH’ambiente più
immediato e vicino ai protagonisti, ma anche quella che vive
altrove, in un « altrove » molto
simile, per caratteristiche sociali, culturali e di quotidianità, al
luogo in cui si sono svolti i
fatti.
Le abbiamo viste in TV queste reazioni, li sentiamo ancora
per la strada questi commenti:
c’è chi si aggrappa all’idea della seminfermità mentale dei colpevoli per rassicurarsi sull’eccezionaiità del delitto, chi se la
prende con le lucide accuse che
il perito psichiatra ha rivolto a
quel territorio in cui si è svolta la vicenda, c’è chi scuote la
testa e rifiuta di parlare; ma si
sono sentiti anche dei giovani
affermare che in fondo quei ragazzi « come loro », appartenenti a una famiglia ricca, hanno
« avuto il coraggio » di fare ciò
che altri non osano ma forse sognano...
Il possesso
del denaro
Emerge così il paradossale risvolto che questi giovani hanno,
consapevolmente o no, messo in
rilievo: la vera legittimazione
del gesto, nella psicologia comune, è il possesso del denaro, e
questo viene presentato con
estrema ovvietà come la motivazione di base del vivere. Per questo obiettivo c’è chi osa porsi
contro la legge e chi non osa,
ma l’obiettivo in sé non è neppur lontanamente considerato
discutibile.
Ritengo che scandalizzarsi di
fronte a simili affermazioni, o
vedere in esse un semplice segno di sfida e provocazione, sigpiìfichi perdere l’occasione che
ci si offre di toccare con mano
il vero volto di questa società
del benessere, dei consumi, del
possesso e dell’assimilazipne fagocitante: perdere un’occasione
preziosa, anche se tragica, per
gpiardare in faccia il disagio che
ci travolge tutti e denunciare
l’assoluta non risposta che sussiste a livello di politiche sociali rispetto a problemi che rivelano improvvisamente, quando è
tardi, la loro tremenda drammaticità.
Ancora una volta la condizione giovanile rappresenta la punta di un iceberg che mina tutta
la nostra vita alle radici. La cultura dell’avere va soffocando
quella dell’essere, senza che al
cuna reale preoccupazione insorga né da parte di chi ha in mano le leve del progettare e del
potere, né da parte di chi così
viene manipolato e ingannato:
soprattutto dei giovani stessi, incapaci di prender coscienza della loro condizione di apparente
protagonismo e di reale subalternità e marginalità.
Così le difese nelle quali la
gente comune cerca di trincerarsi (la seminfermità mentale
dei colpevoli, la loro appartenenza ad una buona famiglia, la vo
lontà di non infierire, la rivalu
fazione del buon paese) appaio
no patetiche come gli pseudovalori delle telenovele, ma dietro
la loro apparenza di espressioni
solidali non sono che disperati
tentativi di non guardare il problema per non sconvolgere la
propria vita, per non affrontare
il cambiamento, per non muoversi, per non rinunciare a una
placida e ottusa cultura dell’avere.
Rita Gay
Da quando i figli di Zebedeo
chiesero a Gesù di potersi sedere alla destra e alla sinistra
nella sua gloria, la volontà di
servizio è stata spesso accompagnata dalla ricerca di potere.
Questa doppia realtà è stata messa in crisi da Gesù che dice
ai suoi: « Tra voi non deve essere
così » (Matteo 20: 26). Il potere,
nella prospettiva del Nuovo Testamento, è legittimo se è servizio. L’autorità è tale non se
elargisce permessi dall’alto ma
se è in grado di rendere autori
gli altri delle proprie scelte. C’è
un’autorità costituita ed un’autorità costituente, come quella di
Cristo, che ti rende servitore degli altri. Si tratta di una chiamata alla quale si risponde tentando di tradurre in atti l’amore del prossimo. Ma il rischio
di diventare dei servi padroni
è sempre presente. Su questo e
altri spunti di riflessione teoio- ■
gica, brillantemente proposti dal
teologo Yann Redalié, ha preso
le mosse il II convegno sulla
riorganizzazione della diaconia,
indetto dalla Tavola valdese e
svoltosi a Firenze il 7 e 8 marzo.
La nuova ala della casa di riposo « Il Gignoro » a Firenze.
11 convegno, al quale ha partecipalo una settantina di persone in rappresentanza di quasi
tutte le opere diaconali (particolarmente del settore socio-assistenziale e ospedaliero), è stato
complessivamente un forte mo
LA CHIAMATA DI DIO A CUI DOBBIAMO RISPONDERE
Una parola di speranza
« Cercate il bene e non il male, onde viviate,
e l’Eterno, l’Iddio degU eserciti, sia con voi, come
dite» (Amos 5: 14).
C’è una grande festa nel santuario di Bethel,
si sente una forte musica, la gente offre ricchi sacrifici di animali grassi; il periodo storico sembra
positivo, il re Geroboamo II è appena uscito vittorioso da una serie di guerre, c’è benessere e ottimismo e per tutto ciò si vuole lodare Dio. Il profeta Amos è in mezzo a questa gente, ma non riesce
a condividerne lo spirito gioioso, è turbato, ai suoi
occhi questa festa è una bestemmia: com’è possibile festeggiare quando nel paese regnano la corruzione e l’ingiustizia?
Il profeta esprime la sua preoccupazione, ma la
gente è infastidita, non vuole che quell’uomo le rovini la festa. Ecco allora che Amos alza il tono della voce e s’impone all’ascolto di tutti con un’immagine angosciosa, un urlo di morte: « La vergine
d’Israele è caduta e non risorgerà più; giace distesa sul suolo e nessuno la può più rialzare »
(v. 2). I presenti sono scossi da quelle parole ma
solo per alcuni attimi, poi la festa riprende; questo
brutto episodio dev’essere presto dimenticato.
Questo passo di Amos è in questi giorni d’impressionante attualità nel paese in cui vivo. Pachino. Solo alcuni giorni fa siamo stati colpiti da un
ennesimo fatto di sangue: un uomo è stato ucciso
in piazza, proprio nel cuore della vita sociale di
Pachino, durante i festeggiamenti del carnevale. Il
Suo corpo, senza vita, era disteso sul marciapiede
e nessuno avrebbe più potuto rialzarlo. Sembrava
di sentire il lamento funebre di Amos. La gente è
accorsa, ma dopo poche ore lo sconcerto della
folla è scomparso, tutto è stato assorbito dalla più
completa indifferenza. La sensibilità della popolazione e della pubblica amministrazione non è stata
neppure scalfita e le poche voci che evidenziavano
come quella morte fosse l’immagine della corruzione e dell’ingiustizia che governano il paese ormai
da anni sono rimaste del tutto inascoltate. La festa
di carnevale è proseguita.
Amos, chiamato da Dio, lancia le sue invettive,
qualcuno deve ascoltare la sua voce: il vostro fu
turo non sarà di luce e di benessere, come si vuol
far credere, specie in questo periodo pre-elettorale;
di fronte a noi c’è solo il tempo delle tenebre e
della rovina e quel giorno a ben poco servirà fuggire dal male incombente e cercare protezione nelle
case, perché anche lì ci coglierà la distruzione (vv.
18-20). Da troppo tempo ormai il debole è oggetto
di prevaricazione e i soprusi vengono permessi in
un clima di generale disinteresse; il giorno delle tenebre è già manifesto: la mafia è infiltrata dovunque, il cancro della droga sta rodendo questo paese
e i morti ammazzati non fanno più scalpore. L’indifferenza e la trascuratezza, la volontà di non vedere e non sentire, la sicurezza fondata sul benessere e sull’ottimismo a tutti costi non sono solo
passiva inattività, ma sono già diventate le armi più
potenti della criminalità organizzata.
Questa realtà dolorosamente evidente qui a
Pachino, in questi giorni, esce però dai confini di
questa città e di questa regione e si estende a buona parte del Mezzogiorno e oltre ancora.
In questo tempo, proprio quando non sembra
d’intravvedere una via d’uscita, arriva l’ultimo grido di Amos: « Cercate il bene e non il male, onde
viviate, e l’Eterno sia con voi, come dite. Qdiate il
male, amate il bene e alle porte delle vostre città
stabilite saldamente il diritto. Forse l’Eterno avrà
pietà del rimanente di Giuseppe » (vv. 14-15).
Una parola di speranza anche se non di cieca
garanzia, quella di Dio su di noi. Una chiamata al
pentimento e alla conversione che ci scuote dalla
disperazione e dalla rassegnazione. Un appello a ricercare e amare il bene e ad impiegare in questa
ricerca la nostra vita. Nel contesto in cui vìviamo il bene non è certo un concetto filosofico astratto, ma è una forza di denuncia e un impegno a dare
segni concreti di amore e giustizia. In questa terra
rispondere a questa chiamata di Dio non è privo
di rischi, ma ora lo sappiamo: non esiste un’altra
via se non quella della morte e del lutto.
Paola Benecchi
Ultima di una serie di quattro meditazioni.
mento di riflessione.
La novità sta nel fatto che si
è varata una proposta di riorganizzazione della diaconia che
presto sarà sottoposta all’esame
delle chiese. Prima di ragionare
su progetti organizzativi il convegno ha preso visione dei risultati di un’indagine condotta tra
dieci istituti sparsi per l’Italia.
Ne è venuto fuori un quadro,
descritto con efficacia dal presidente della Commissione istituti ospitalieri valdesi, Paolo
Ribet, di una crescita tumultuosa. Nell’arco di vent’anni alcune opere diaconali hanno visto
triplicare la propria attività: un
po' dappertutto si sono aperti
cantieri, ma non sempre alla crescita dei muri si è affiancata
una crescita della riflessione teologica.
L’indagine sulla diaconia fa
capire come non si sia lavorato
abbastanza sui temi dell’evangelicità delle opere, inserite in precisi contesti sociali e geografici.
In pochi anni si è passati dalla
concezione borghese della beneficenza ad una visione della diaconia come servizio reso a tutti.
Da qui è derivata la scelta d’imboccare la strada del servizio
pubblico. E in questa maturazione si è finito col giungere ad
'un punto di non ritorno. Indietro, agli anni della semplice buona volontà, non si toma. Ma
per andare avanti occorre giungere ad un nuovo progetto, capace di collegare in modo sistematico il lavoro diaconale della
chiesa. Su questo punto (ed alla luce dei risultati del convegno
sulla diaconia svoltosi a Firenze
lo scorso anno, nonché di ciò
che ha detto il Sinodo) il moderatore Giampiccoli ha presentato una sua relazione. Dopo
avere ripercorso i passaggi storici dei momenti organizzativi
della nostra diaconia, Giampiccoli ha proposto di giungere alla costituzione di una Commissione sinodale per la diaconia
(CSD).
Essa dovrebbe coordinare e
valorizzare il lavoro di tutte le
opere del settore sanitario e socio-assistenziale avendone la
(continua a pag. 4)
Giuseppe Platone
2
fede e cultura
13 marzo 1992
L’ULTIMO LIBRO DI GIORGIO BOUCHARD
NAPOLI
Spirito protestante e
etica dei sociaiismo
Nel testo vive l’idea di una scelta progettuale che presuppone una
chiesa fondata sul riconoscimento del patto di Dio col suo popolo
Spirito protestante e etica del
socialismo. Così titola l’ultimo
libro di Giorgio Bouchard (1),
capovolgendo Max Weber (L’etica protestante e lo spirito del
capitalismo).
Dietro questo titolo viene raccolta una sfida di trent’anni addietro, lanciata da Raniero Panzieri, animatore dei « Quaderni
rossi », sede di elaborazione di
quel marxismo libertario molto
caro ai protestanti del Movimento cristiano studenti. Il libro è
composto da quattro sezioni. Nella prima Piera Egidi intervista
Bouchard essenzialmente come
testimone, protagonista di quel
complesso periodo di trasformazione sociale che furono gli anni
'60. QueU’intensità politica e sociale infatti fu vissuta dall’autore nelle sue scelte personali, nelle quali il confine fra « pubblico » e « privato », secondo lo stile dell’epoca, era ridisegnato dall’impegno della militanza, assunta come responsabilità totalizzante e quotidiana. Bouchard
non parla di sé prima di quegli
anni, ma li prende ad evento
fondatore della sua formazione
politica. Saranno — e tutti gli
interventi del libro lo confermano — il suo punto di riferimento fino al presente, o meglio il
suo battesimo politico, quello
con cui i conti non sono mai
finiti. Essi sono stati la palestra,
come per molte altre persone,
dove allenarsi con gli « attrezzi » del successivo quarto di secolo: confronto con il movimento operaio, con il comunismo,
con la predicazione, l’ateo e la
secolarizzazione dell’individuo.
Ma, come dice Piera Egidi, « dietro la prassi e la lotta degli scritti politici, ci sono i tuoi sermoni
e la battaglia di una generazione, di un gruppo di intellettuali
per l’egemonia della chiesa ».
Questo è sicuramente vero.
Si trattava di una generazione
di protestanti che aveva vissuto
la seconda guerra mondiale da
adolescente e la guerra fredda
nel periodo della formazione giovanile e che, nel dare ascolto
alle voci dei nuovi movimenti
degli anni ’60, dagli operai ai
popoli del Terzo Mondo, ritrovava una sua collocazione ideale,
nella ricerca della « parola efficace » del cristiano.
L’immersione nel
’’progetto socialista”
La seconda sezione, « Ricerche », contiene sette saggi e
ognuno è percorso dalla costante ricerca del senso di un’adesione, o meglio, di una consapevole immersione in quello che
oggi genericamente può essere
indicato come « progetto socialista ». Bouchard ha creduto nelle sue possibilità di emancipazione e di democrazia per il più
largo numero di persone, catalizzate dal ruolo egemone della
classe operaia. Proprio sul venir
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meno però di questa fiducia politica in una forza principale aggregante si sviluppa il discorso
critico successivo, foriero di nuove aperture: psicanalisi, femminismo, « cultura ebraica confessante », filosofia della scienza...
nuovi fronti con i quali misurarsi e spiegare la complessità
dell’esistente.
La necessità
dell’etica
Non esistono, tuttavia, spaccature fra ciò che l’autore cerca
prima e dopo la crisi ideologica e politica della sinistra. Semmai, venuta meno la coerenza
di analisi data dall’avere quadri
certi di lettura complessiva della
realtà, egli accentua e ingrandisce con la lente del credente
la necessità di avere una solida
etica evangelica. Il socialismo
proposto da Bouchard è fondato
(cfr il saggio del 1985/86 « Il secolo delle rivoluzioni ») su tre
elementi: « la promessa di Mose: ’’Dio ama lo straniero, la
vedova e l’orfano », cioè le vittime dell'ingiustizia; « la protesta dei profeti », o meglio, non
essere schiacciati sul pragmatismo del mondo; e « la proposta
di Gesù: "Ama il tuo prossimo
come te stesso” ». In altre parole è necessario collegare il socialismo alle radici cristiane recuperando e rendendo visibile
quel filone di tradizione evangelica (luterana, calvinista e anabattista) sul quale scorrono veri e propri exemnla vitae: Lutero, Calvino, Hus, Troeltsch,
Cromwell, Lilbume, Wesley,
Penn, King ecc. Via via con i
decenni, le figure di riferimento,
tuttavia, come ben dice Mario
Miegge nella parte finale del libro, si moltiplicano come nei
quadri fiamminghi e olandesi
del XVI e XVII secolo. Se negli
anni ’60 era facile proporre
Müntzer e Lilburne, negli anni
’80 il personaggio tende ad essere confuso con la scena. Tutta
la folla contemporanea impone
la sua presenza senza necessità
alcuna di individuare un maestro nella storia. Da tutti i riferimenti storici dati da Bouchard
mi sembra che emerga una proposta protestante da vivere, predicare e consapevolizzare culturalmente: l’uomo protestante
è frutto di una scelta, di uno
schieiarsi, di un azzardare progetti nella storia. E il progetto, come richiama Bouchard nel
suo primo limpido saggio, « La
parola dello spirito puritano », a
proposito del popolo dell’Antico
Testamento, presuppone una
chiesa fondata sul riconoscimento del patto fra Dio e il suo
popolo, irrimediabilmente diversi e totalmente impegnati l’uno
per l’altro.
Fra gli interlocutori di Bouchard, come chiede Piera Egidi,
non compaiono le donne. E’
certo il sintomo di una più generale invisibilità della donna
nella storia. Tuttavia, la grande
assenza non è solo dovuta ad
un comportamento maschilista
da parte dei protestanti. Le stesse donne protestanti italiane non
hanno riscoperto, negli anni della nascita e crescita del femminismo, le loro genealogie di
genere. O meglio, sono risalite,
saltando la storia femminile dei
secoli, direttamente alle figure
femminili della Bibbia, non ovviamente lette come novelle sante, ma come esempi di credenti donne, da contrapporre all’idealizzata cattolica Maria. Ep
‘ G. BOUCHARD, Spirito protestante e etica del socialismo. Roma, ComNuovi tempi, 1991, pp, 186, L. 20.000.
Spirito
Protestante
e
Etica del
Socialismo
cnt
Un’appassionata replica a quanti,
sìdl’oTìda di un’affrettata lettura di
Max Weber, hanno ritenuto l’etica
protestante indissolubilmente legata
alle «spirito del capitalismo».
Potete acquistare il volume
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0 rivolgendovi aH’editrice Com nuovi tempi
tei. 06/6864733-6893063
Galassia Gutenberg:
anno terzo
Una folta partecipazione (Jeile case editrici,
pur fra qualche assenza, indice di incertezza
pure le donne protestanti avrebbero da rivendicare almeno tre
quarti della storia del suffragismo e un enorme contributo,
sottovalutato, alla storia del liberalismo europeo.
Ma veniamo alla terza parte
del libro: « Interventi ». Questa
sezione, presentando alcuni discorsi di Bouchard, ne lascia intendere anche le platee di ascolto.
Perché quest’urgenza di parlare all’Italia? In genere un pastore raccoglie i suoi scritti e le
sue memorie alle soglie della
pensione, Bouchard raccoglie
ora e manda il suo messaggio:
un socialismo evangelicamente
motivato e vaccinato dalla follia
di trovare la realizzazione del
Regno di Dio in questo mondo.
In questo mi sembra si confermi erede, e nello stesso tempo si differenzi, dal suo grande
predecessore Tullio Vinay. Vinay
ha proposto 1’« organicità » della sua chiesa alle comunità viventi che voleva seminare in tutta la penisola. Bouchard. in qualità di pastore, vuole nello stesso tempo essere « politico » e
« organico » alla società italiana.
E’ su questa doppia organicità
che vorrei porre le mie domande. Fra l’essere organico alla sua
chie.sa — nel senso di capirne,
interpretarne e restituirne i respiri — e l’essere organico alla
società italiana, con le sue ombrosità, casi sociali e ingiustizie,
dove si situa la riflessione sul
suo ruolo di pastore? E ancora,
essere fautori oggi di un progetto socialista fondato evangelicamente dove ci porta a stare?
Con chi? E soprattutto quale
parola d’ordine ci porta a riscoprire, ammesso che le parole
d'ordine siano ancora efficaci ed
accettate? Per rispondere — e
certo non tocca solo all’autore — penso sia necessario ripetersi l’interrogativo di Mario
Miegge nel suo « Commento »
finale: perché il progetto socialista ha perso idealità? Come è
cambiato il « corpo », la forza
organizzativa della massa che
oggi, proprio come ha detto Canetti, sprofonda nella staticità
in pericolosa attesa di una testa?
Bruna Peyrot
Per il terzo anno consecutivo
ha avuto luogo a Napoli la manifestazione « Galassia Gutenberg », mercato e mostre del libro, che ha richiamato per cinque giorni, dal 19 al 23 febbraio,
l’attenzione di operatori, intellettuali, lettori e di una discreta fascia di opinione pubblica.
Molti gli editori presenti che,
attraverso propri stand, hanno
esposto le loro ultime pubblicazioni potendo contare sugli incassi derivanti dalla possibilità
di vendere al pubblico i loro libri.
Folta è stata la rappresentanza di case editrici nazionali e
consistente la partecipazione dell’editoria napoletana, che però
si è presentata all’appuntamento
non senza polemiche.
Ha preso parte all’iniziativa
con un proprio stand anche la
casa editrice Claudiana, e tale
presenza è da ritenersi positiva
per il contributo portato alla conoscenza del mondo protestante
e delle sue radici storiche e teologiche. I visitatori hanno dimostrato il loro interesse acquistando un buon numero di titoli dell’editrice torinese ed informandosi delle caratteristiche
della sua politica editoriale.
Pur avendo raggiunto la dignità di Piera nazionale, grazie all’autorevole patrocinio della presidenza del Consiglio dei ministri, la Galassia non è riuscita
nell’intento di raccogliere le adesioni di tutti gli editori napoletani.
Tra le defezioni, particolare rilievo hanno avuto quelle degli
editori Pironti e Colonnese. Tra
le motivazioni addotte vi sono
i notevoli costi da sostenere, la
mancanza di collaborazione e di
incentivi, la scarsità di ritorni
pubblicitari e di vendite.
Un malessere
nel settore
Da questi rilievi affiorano chiaramente i sintomi di un malessere del settore editoriale meridionale; aspetto, del resto, di
una più ampia difficoltà imprenditoriale, costretta a fare i conti
al Sud con una pluralità di fenomeni frenanti, di cui Napoli soffre in misura rilevante. Alle contraddizioni di un tessuto sociale lacerato si aggiungono lo stato di continua emergenza che le
iniziative imprenditoriali devono
fronteggiare, i dislivelli che nel
mondo della cultura vedono convivere presenze istituzionali di
alto livello ed iniziative sporadi
che, prive di un progetto globale di crescita e divulgazione.
Dalle opinioni raccolte è emersa una comune valutazione critica nei riguardi della famigerata cultura dell’assistenzialismo,
che in definitiva ha prodotto, paradossalmente, stagnazione dei
valori e delle forze in campo ed
i cui risultati si scontano in termini di incomunicabilità, elitarismo culturale, disinformazione.
E tuttavia restano notevoli
possibilità di spazio e di emancipazione per raflermazione della cultura negli strati più bisognosi del Mezzogiorno ed in questo senso è da registrare la buona affluenza di pubblico e la presenza, viva e partecipe, di molti
gruppi di giovani e giovanissimi, soprattutto studenti, che
hanno affollato le manifestazioni svoltesi nell’ambito della Galassia. In una di esse il presidente del Senato, Giovanni Spadolini, ha riaffermato come la
vita culturale nazionale non possa prescindere da un pieno sviluppo di tutte le potenzialità del
Meridione e come a tal fine la
Galassia sia divenuta ormai un
punto di riferimento, un centro
di raccolta e di collaborazione
di tutto il tessuto sociale del
Sud.
In tale occasione è maturato
l’appello del sociologo Albsrto
Abruzzese per la costituzione
di un'università deH’audiovisivo,
destinata a sviluppare la conoscenza dei canali di trasmissione del sapere ed a rispondere all’esigenza di formazione e preparazione alle professioni nel
campo dell’informazione e del
giornalismo.
Tra le molte manifestazioni
della Galassia sono da citare altri due convegni: nel primo. La
scuola incontra la cultura, organizzato dalla rivista « Wimbledon » e dal gruppo imprenditoriale Dioguardi, una nutrita comitiva di studenti di una scuola media ha incontrato la scrittrice Dacia Maraini, che ha ricordato come la cultura passi
attraverso una buona educazione alla lettura e quanto piacere
e apprendimento possa discendere dalla scelta di un libro da leggere.
Nella seconda manifestazione,
Per un libro europeo, presente
tra gli altri il filosofo Gianni
Vattimo, si è discusso della
necessità di superare troppo forti radicamenti nazionali della
letteratura e di costruire nel libro, ed attraverso il libro, un
punto di partenza di una comune identità europea.
Alessandro Pagano
Sabato 14 marzo — TORINO: Alle
ore 15,30, nella Sala valdese di via
Pio V 15, nel quadro del tema « Crescere nella sensibilità ecumenica, quale rapporto tra identità confessionale
e ecumenismo? », si tiene un incontro promosso dal SAE su: Ortodossia
e ecumenismo. Parleranno Giorgio Vasilescu e don Ermis Segatti. Seguirà
una cena comune a cui tutti sono invitati a partecipare.
Giovedì 19 marzo — VENEZIA: Alle ore 18, a palazzo Cavagnis, si tiene una conferenza del past. Claudio
H. Martelli sul tema: Predicazione
evangelica e impegno sociale: la Chiesa metodista a Venezia.
Giovedì 19 marzo — ALESSANDRIA:
Alle ore 21, presso la sede dell'università (via Cavour), si tiene il quinto incontro del ciclo sulle teologie del
Novecento, organizzato dal Centro culturale protestante, dall'Ufficio relazioni ecumeniche della diocesi e dal Cesi
tro ricerche e documentazione socioculturale. Il pastore Gianni Genre parlerà sul tema: Evangelo e cultura: introduzione alla teologia di Paul Tillich.
Venerdì 20 marzo — ASTI: Presso
la Scuola biblica ecumenica (c.so G.
Ferraris, 81), alle ore 21, si tiene una
lezione di Lina Pellissero, docente di
lingua ebraica, sul tema Le teste dì
Israele. Per informazioni 0141/294184.
Sabato 21 marzo — MILANO: Alle
ore 17, presso la sala attigua alla libreria Claudiana (via Sforza 12/a) si
tiene una conferenza del past. Giuseppe La Torre sul tema dell'IsIam.
Domenica 22 marzo — BASSIGNANA: Alle ore 15,30, presso il Centro
comunale di cultura si tiene un concerto della Corale evangelica di Ivrea
diretta dal m.o Giorgio Crespi. In
programma brani della tradizione protestante dalia Riforma al Novecento.
L'iniziativa è organizzata dal Centro
culturale protestante di Alessandria,
3
13 marzo 1992
commenti e dibattiti
«SOCIALISMO CRISTIANO» - DIBATTITO
UNA QUESTIONE ATTUALE
A Marco Rostan dico...
Dalla trasmissione ’’Protestantesimo” in TV un rilancio di un dibattito non
nuovo ma che coinvolge profondamente il senso del nostro essere cristiani
L’usura
Un fenomeno antico che toma a manifestarsi sulle famiglie in difficoltà
L’articolo di Marco Rostan, pubblicato sul numero del 21 febbraio scorso,
con il titolo « Contro gli
equìvoci di un "socialismo
cristiano" » (in riferimento
alla trasmissione di Protestantesimo di domenica 9
febbraio), mi chiama direttamente in causa e mi
spinge ad inserirmi nel
dibattito, sia pure con
poche considerazioni, peraltro molto contratte.
Un movimento
non un’ideologia
1. Innanzi tutto ringrazio
Mirella Argentieri Bein
(che sullo stesso numero ha
fatto un resoconto, molto
bello, della trasmissione),
e naturalmente Marco Rostan: a mio avviso è stato
utile aver posto un problema ohe, per alcuni di noi, è
di grande attualità. Dico
subito, però, che non mi
sembra del tutto corretto
parlare di ’’equivoci’’.
Proporrei di dare imo
sguardo, ancorché veloce,
al "socialismo cristiano"
nella storia, nella sua storia. Mario Miegge, nel commento al libro di Giorgio
Bouchard — Spirito protestante ed etica del socialismo — commento a cui Rostan fa riferimento, ha anche scritto: « Aquilante riparte dalla vicenda, minoritaria ma non irrilevante,
dei movimenti di ’’cristianesimo sociale" o di ’’socialismo cristiano" che ebbero diffusione nel mondo
protestante europeo nell'Ottocento e nel primo Novecento. Non li assume
peraltro come un modello
teorico e pratico attualmente riproponibile ma come una traccia di percorso vocazionale »
Dunque, un movimento,
un ’’fatto", e non una
"idea”, una ’’ideologia”: un
movimento, un fatto in cui
sono stati coinvolti, in un
modo o nell’altro, tanti cristiani, evangelici e non, anche in Italia. Certamente,
mirava alla costruzione di
una ’’società diversa”, ma
dava, contemporaneamente, un messaggio anche alla
comunità cristiana: voleva
aprirla alla "questione sociale”.
La separazione
è mantenuta
2. Personalmente non riscontro nelle nostre chiese
la voglia di « sostenere —
come dice Marco — che
una scelta politica sia più.
cristiana e più protestante
di un'altra ». A questo proposito ho chiarito la mia
posizione già in anni lontani (penso, per esempio.
ad una mia intervista su
« Nuovi tempi », nel 1973).
E non sono preso neppure dal timore che possa farsi, nel nostro mondo evangelico, una mescolanza tra
la propria fede e le proprie scelte politiche; la tentazione di costruire una
sintesi tra l’Evangelo e il
mondo (la politica), di mettere insieme le due cose.
So bene che questo, talvolta, accade in certi strati del nostro popolo (penso
soprattutto alle popolazioni contadine della mia terra). Al riguardo, Ignazio SiIone ha scritto delle pagine
indimenticabili. Attingo,
per forza di cose con grande parsimonia, da Vino e
pane:
r "abitudine”: « Il sabato
sera i cafoni venivano alla
lega per cantare "Su fratelli, su compagni”, e la domenica mattina andavano
alla messa per rispondere
"Amen" »
il ’’sogno”: « Mi parlasti
una volta di un tuo sogno
segreto... Lo esprimesti in
termini paesani: fare della
conca del Fucino un Soviet
e nominare Gesù presidente del Soviet »
la ’’sistematizzazione teorica” (il giudizio di un vecchio prete nei confronti del
protagonista del romanzo,
che si considera « fuori della Chiesa da parecchio tempo»): «non ne dovete pensare male... io lo conosco,
egli è stato mio allievo. Il
socialismo è il suo modo di
servire Dio » *.
Tutto ciò è possibile che
avvenga ancora; ma nel
complesso non mi pare che
le nostre chiese corrano il
rischio di trasmettere questo ’’messaggio”: le due cose (la fede e la politica, l’Evangelo e il socialismo,
ecc.) sono state tenute separate.
Una risposta
a necessità reali
3. Non mi farei neanche
piegare dall’ansia che (è
sempre Rostan che scrive)
« per gli italiani, socialismo
si collega bene o male a
PSI, e ’’cristiano" ad esso
attaccato non nuò non aVudere, anche se alternativamente, a Democrazia cristiana ».
A me riesce sempre difficile definire aprioristicamente il livello di comprensione della gente e le sue
reazioni: dire che non ce
la fa a capire, e inquadrare
le sue eventuali reazioni
in schemi preconfezionati.
Non è assolutamente detto
che la nostra gente non
comprenda (questo vezzo
aristocratico mi dà fastidio), né è detto ohe, non
comprendendo, faccia collegamenti che vanno al di
per la stampa di
biglietti da visita, carta e buste intestate,
locandine e manifesti, libri, giornali, riviste
dépliants pubblicitari, pieghevoli, ecc.
coop. tipografica subaipina
Via Arnaud, 23 - S »121/91334 - 10066 Torre PeUice
là delle intenzioni di quelli
che parlano (nel nostro caso, di ’’socialismo cristiano”).
E, alla fine, quand’anche
fossero queste le reazioni
(dei pochi o dei tanti non
10 si può decidere prima),
non riesco a scorgere il lato ’’tragico”; noi lavoriamo,
lottiamo per una democrazia realmente pluralista:
dov’è dunque il ’’peccato”
se alcuni, sulla base di questa nostra riflessione, comunicata all’esterno, scelgono il PSI o la D(Ì? Ciò
che importa non è finalmente sensibilizzare verso
una "società diversa”?
Ricordo bene l’intervento di Marco Rostan al convegno di Mezzano Inferiore: esprimeva la preoccupazione che ci ha riproposto
nel suo articolo. Ma il documento conclusivo del
convegno (pubblicato sul
n. 3 di « Diakonia ») dice
un’altra cosa: « Ci sembra
ancora valida l’intuizione
avuta da una parte cospicua della tradizione evangelica già a partire dalla fine
del secolo scorso: _ impegnarsi nella battaglia per
11 socialismo, lungo la linea
di un "socialismo cristiano” » L
Questo significa, molto
semplicemente, che alcuni
di noi non si rassegnano alle presenti crisi e difficoltà: vogliono continuare a
combattere per una ’’società giusta”. E vogliono porre questa esigenza anche
all’interno della comunità
cristiana: certo come una
proposta fra altre (sullo
stesso piano di altre), per
la cui realizzazione impegnarsi (ohi ritiene di fare
questa scelta), usando sii
strumenti ohe il "secolo”
mette a disposizione (il partito, il sindacato, le leghe,
ecc.) ma senza, per questo,
dover rinunciare alla propria fede, anzi vivendone e
testimoniandola esplicitamente.
Nella trasmissione di
Protestantesimo del 9 febbraio, ho sostenuto che il
socialismo, al quale non
voglio rinunciare, mi piace
immaginarlo (e sono ben
consapevole che qui tutto
è da indagare) come una
’’risposta” a necessità reali
che di volta in volta si pongono, alla ’’questione sociale" (o della "giustizia sociale”) nelle forme in cui
via via si presenta: una risposta che è una conquista
giornaliera, dentro una dialettica dura (non mi illudo
che lo ’’scontro" possa essere eliminato), una risposta che non lascia la situazione sostanzialmente immutata, ma che ’’riforma”
e riforma nel profondo.
Nella stessa trasmissione
ho immediatamente richiamato il problema dei "soggetti”: soggetti disponibili
per le riforme, e perciò capaci di uscire dalla loro
’’avidità”, dalla loro brama predatoria, per costruire e ricostruire una
propria "socialità”, ed anche una socialità "comunitaria”. Pura utopia? Se proprio si vuole adoperare
questo vocabolo, sono convinto che possa trattarsi di
una utopia che si fa progetto, programma d’azione.
Secondo me. qui abbiamo
un contributo nostro da
portare: un contributo che,
s’intende, non vuole essere
r "unico” (siamo vaccinati
contro ogni forma di assolutismo e di integralismo).
Non bastano
le opzioni etiche
4. A questo proposito, richiamai, nel mio intervento, un passaggio della lettera ai Romani: « Il bene
che voglio, non lo fo; ma il
male che non voglio, quello
/o»(Rom. 7: 19).
E sottolineai che se l'uomo, la donna è questa
drammatica contraddizione, allora, nella nostra situazione (che permane "religiosa”), la costruzione di
"soggetti nuovi” deve passare anche attraverso un
assiduo "ravvedimento”, un
quotidiano bisogno di "perdono”, una costante "nuova nascita”: l’esigenza di
quella che io chiamo una
"nuova dimensione spirituale" (un rapporto nuovo
con Dio, ciascuno con se
stesso, e gli uni con gli altri, dentro una tensione attiva verso la "nuova creatura” in un cammino nel
corso del quale tu continui
a cadere e, per l’Evangelo,
a rialzarti, e guardi oltre il
presente, pur restando nel
presente e qui operando).
E specificai che le opzioni
etiche, anche quelle più determinate. non bastano perché, se costrette a scontrarsi con certi fenomeni,
prima o poi cadono: per
"resistere” ed "operare" occorre pensarsi e viversi
nella "nuova creazione” di
Dio che irrompe, nel "futuro nuovo” di Dio che Gesù
ha aperto. In tutta franchezza, dico che ho dato
con questo, per lo meno in
parte, ciò che Rostan richiede: « Far comprendere
che i protestanti sono impegnati prima di tutto a
voler ascoltare la Parola di
Dio, perché pensano che
essa soltanto possa rinriovare le menti e i cuori ».
Sul problema della predicazione si può discutere a
lungo. Qui mi limito a dire
che la comunità cristiana,
il singolo credente dovrebbe guardarsi dal proporre
« il verbalismo della religione del Padre e di un Figlio disincarnato, religione
che non interessa più la
condizione storica e materiale dell’uomo » *. E pertanto, in questa ottica, ciascuno dovrebbe sforzarsi
di "predicare” in un nesso
stretto con le situazioni
concrete in cui vive, dentro
le contraddizioni, i nodi
che le caratterizzano. Tornando alla trasmissione del
9 febbraio, penso che questo hanno fatto i due pastori presenti e certamente,
nei suoi limiti, la stessa
trasmissione.
Sergio Aquilante
' MARIO MIEGGE, « Un commento », In GIORGIO BOUCHARD, Spirito protestante e
etica del socialismo, Roma. ed.
cnt, pp. 182-183.
2 IGNAZIO SILONE, Vino e
pane, Milano, Oscar Mondadori, p. 202.
’ op. cit., p. 243.
* op. cit., p. 345.
’ « Quaderni di Diakonia », 3,
ottobre 1991, p. 30.
‘ PIERRE BONNARD, «Le Nouveau Testament connaît-ll un
athéisme? », in L’athéisme contemporain, Genève, Labor et Fides, p. 98.
Da qualche tempo, desta preoccupazione Tinsorgere dell’usura, fenomeno
antichissimo, ma che, a
causa dell’incombente recessione economica, comincia a manifestarsi in tutta
la sua virulenza.
Si calcola che oggi in
Italia ci siano almeno 800
mila usurai. In Campania
il fenomeno si è manifestato in modo così vasto e
devastante che a Napoli
un gesuita, parroco di una
chiesa nel centro più antico della città, denominata Gesù Nuovo, è stato costretto a lanciare un appello al fine di mobilitare
i fedeli contro l’usura che
colpisce così crudelmente
i poveri, le famiglie che
hanno subito gravi dissesti economici, la perdita
del posto di lavoro, malattie, gravi operazioni chirurgiche...
Non so con che diritto
pretendiamo di essere un
popolo tradizionalmente
cristiano. Ma come intendiamo e pratichiamo l’esortazione di Gesù: « Dà
a chi ti chiede e a chi desidera un prestito da te,
non voltar le spalle » (Matteo 5: 42)? Gli usurai non
voltano le spalle a chi ha
bisogno di un prestito, ma
gli ordiscono i più diabolici tranelli per irretirlo,
senza via di uscita, con
prestiti che raggiungono
un interesse fino al 500
per cento.
Nell’Antico Testamento
sta scritto che l’uomo di
Dio « non dà il suo danaro ad usura » (Salmo 15: 5,
Ezechiele 18: 8).
L’usura esaspera
la povertà
A questo punto mi sia
consentito ricordare che,
all’inizio del nostro secolo, la nascente comunità
valdese di Pachino, nel
profondo Sud, si trovò ad
affrontare, nella sua opera di testimonianza evangelica, il triste fenomeno
dell’usura che dissanguava
i contadini. Ho sotto gli
occhi fotocopia di una relazione della Chiesa evangelica valdese, dell’anno
1902-1903, a firma del pastore Giuseppe Banchetti
e dell’evangelista Biagio
Panascia, presentata alla
Conferenza distrettuale di
Catania, che porta la data:
Pachino, 4 luglio 1903.
« L’esigua contribuzione
che la comunità quell'anno aveva potuto versare
alla cassa centrale, di solo
257 lire e 15 centesimi, diede ai relatori lo spunto
per parlare della miseria
che, a causa della filossera
che ha distrutto i vigneti,
attanaglia la povera gente.
Gli usurai speculano sulle disperate ristrettezze
economiche per fare dei
prestiti con un tasso di
interessi che arriva fino
al 250 e al 500 per cento.
Per una lira si è costretti
a versare un soldo ogni
settimana, altrimenti il creditore potrà sequestrare
gli attrezzi di lavoro e persino l'asino, strumento di
trasporto e di lavoro.
Altra forma di strozzinaggio è quella di acquistare il vino, al prezzo di
lire 7,50 l’ettolitro, quando
la vigna deve ancora sbocciare, ma che raddoppia il
prezzo alla vendemmia ».
La relazione definisce
l’usura una piaga orribile
cagionata dalla miseria e,
divenendone a sua volta
una causa efficacissima,
cava al povero anche l’ultima goccia di sangue.
L’impegno evangelico
contro l’usura è stato di
recente narrato e documentato in un bel volume
illustrato, pregevole opera
di Giuseppe Testa, intitolato Storia di una presenza,
in cui l’autore racconta come e perché Biagio Panascia, alcuni anni dopo
(1908) fondò, insieme ad
alcuni membri della comunità valdese di Pachino,
la Cooperativa produzione
e lavoro che ottenne un
sempre maggior successo
fino a divenire, nel corso
degli anni, l’attuale Cassa
rurale e artigiana con sede a Pachino e filiali a
Portopalo e a Rosolini,
che nel 1988 ha celebrato — con la suddetta pubblicazione — l’80o anniversario della sua fondazione. Con questa provvida
iniziativa si volle assicurare ai contadini e agli artigiani dei prestiti agevolati, onde sottrarli alla nefasta azione dell’usura.
Un messaggio che
viene da lontano
Mi limito a riportare la
conclusione di una lettera
inviata, in data 23 aprile
1908, da B. Panascia « Al
sig. Arturo Muston, Presidente del Comitato di
evangelizzazione, Roma »:
« Costituii la cooperativa
allo scopo di agevolare la
classe agricola, onde toglierla specialmente dalle
spire dell’usura in cui stava stretta non si sa da
quanto tempo...
L’ente ora costituito dà
dei prestiti agrari al solo
4 per cento. Non le pare
che la nostra Cooperativa...
agendo così arrivi a distruggere la mala pianta
dell’usura? Io sono sicuro
che essa apporterà un immenso beneficio. Di fatti
il paese attende con fiducia l’opera sua di redenzione e così l’agricoltura ne
ricaverà dei grandi vantaggi. Oltre a ciò la Cooperativa fornirà ai soci attrezzi agricoli, macchine
agrarie, zolfi, solfato di rame, bestiame, il tutto a
prezzo di costo...
Credo che sia una gran,
bella cosa quando si può
predicare la redenzione dell’anima da una parte senza che però si trascuri la
redenzione dei corpi, così
l’Evangelo di Cristo diviene un fatto, non una semplice tesi. In questa maniera l’amore di Dio e
l’amore del prossimo avrebbero la più completa
e giusta applicazione, mentre limitandoci alla sola
predicazione non facciamo
che applicare una sola
parte del Sommario della
Legge.
Speriamo che, un po’ alla volta, si faccia qualche
cosa anche per la redenzione materiale del nostro
popolo ».
E’ un messaggio che ci
viene da lontano, nel tempo e nello spazio, ma che
ci deve incoraggiare in
quell’impegno, non solo re^
ligioso, ma anche civile,
che anima molti fra noi.
Pietro Valdo Panascia
4
vita delle chiese
13 marzo 1992
LE CORALI ALLE VALLI
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Amore e lode nel canto Culto dei giovani
Quasi 400 coralisti si ritrovano per studiare i brani e offrire un
valido complemento alla predicazione - Una forma di associazionismo
« Lo spirito di servizio nella comunità in cui si sono imparate
le verità della fede e si sono sperimentate la comunione e la solidarietà fraterne, e l’amore per
la musica (in particolare quella
corale, che per sua stessa natura esprime l’idea della comunione nella diversità dei compiti)
sono i fondamenti per la vita
delle nostre corali ».
Così aiferma Ferruccio Corsani, dal 1955 direttore della corale di Torre Pellice, parlando di
un fenomeno che non solo alle
Valli, ma in tutte le nostre chiese (ed anche in quelle battiste)
è anche un fenomeno di aggregazione, forse più massiccio 80 anni fa, quando mancavano altre
forme di svago che oggi reperiamo con più facilità, ma comunque ancora molto rilevante se
solo si passano in rassegna alcuni dati numerici.
Nelle 17 chiese delle valli vaidesi solo tre comunità sono attualmente prive di una corale.
Tutte le altre godono di questo
« supporto liturgico » e artistico,
magari riunendosi, come nel caso di Bobbio-Villar Pellice.
La composizione delle « file »
dei coralisti varia, ovviamente,
di pari passo con la consistenza
della comunità: abbiamo così corali superiori ai 40 elementi a
Torre Pellice, San Germano, Pomaretto, Lusema San Giovanni;
altre fra i 20 e i 30 membri, ed
altre ancora più piccole, al di
sotto dei 20.
AlTintemo delle varie formazioni si può riscontrare una più
massiccia presenza delle donne,
che in alcuni casi sono rappresentate in misura doppia rispetto agli uomini. E d’altra parte,
anche nel novero dei direttori
possiamo contare 10 uomini e 4
donne, una delle quali, tra l’altro, con il doppio compito della
guida di due formazioni.
Altro elemento interessante,
sempre parlando di direttori:
nel nostro I distretto abbiamo
un direttore pastore e due mogli di pastore.
Per quanto riguarda la partecipazione giovanile all’attività
delle corali, il dato è molto variabile a seconda delle comunità, e risente probabilmente anche della maggiore o minore opportunità, per ragazzi e giovani
al di sotto dei 25 anni, di avere
attività diverse extrascolastiche
o comunque rivolte ai giovani.
Non va dimenticato inoltre che
a Torre Pellice esiste ed è ben
attivo anche il coretto (anzi il
doppio coretto) di ragazzi e di
’ .
Il canto è anche occasione di testimonianza.
giovanissimi, che per alcuni segna una prima tappa sulla strada del canto, a cui può seguire
la partecipazione alla corale. Una
esperienza del genere è adesso
avviata anche ad Angrogna.
Il repertorio delle nostre corali è quanto mai ampio, e va dal
materiale degli innari tradizionali alle « complaintes » storiche e
alle canzoni tradizionali della regione: in questi casi i soggetti
più frequentati possono essere
l’amore, il ricordo tragico della
persecuzione, il rimpianto per il
paese.
Non mancano tuttavia i brani
sacri di autori classici e contemporanei, così come non mancano
le esplorazioni di terreni come
lo « spiritual » di provenienza
nero-americana.
Nel corso degli anni le corali
non si impegnano solo nei momenti liturgici, ma partecipano
a concerti, manifestazioni evangeliche (ma anche civili), rassegne corali, incisioni di dischi e
cassette e, volentieri, danno vita a scambi con comunità sorelle in altri paesi europei.
Negli ultimi anni è da tener
presente lo sforzo di continuo
miglioramento tecnico, perseguito anche con l’attivazione dei
corsi di qualificazione per direttore, organizzati dall’assemblea
delle corali del distretto.
Garmelina Maurizio
Piervaido Rostan
TORRE PELLICE — Domenica 8 marzo nel tempio del centro il culto è stato tenuto dai
giovani, che hanno voluto render partecipe la comunità di
una riflessione fatta aH’interno
del gruppo FGEI quest’anno,
500° anniversario della scoperta
dell’America da parte degli europei. Punto centrale del sermone è stata la meditazione di 1
Corinzi 9: 19-23, in cui Paolo
scrive tra l’altro : « ...con i deboli mi sono fatto debole... ».
• Sabato 14 marzo, alle ore
20,30 alla Casa unionista, avrà
luogo un incontro fra il Concistoro, i catecumeni dell’ultimo
anno e i loro genitori.
• Nella certezza della resurrezione la comunità è vicina con
affetto alla famiglia di Giancarlo Peyrot, recentemente scomparso.
Gite comunitarie
PRAMOLLO — La giornata del
17 febbraio è ormai lontana,
rimangono dovunque i falò che
non si sono potuti accendere a
causa del vento, ma soprattutto
rimane l’eco della giornata fraterna trascorsa insieme e del
forte messaggio di libertà rivoltoci dal prof. Daniele Garrone
durante il culto da lui presieduto.
Un ringraziamento sincero innanzitutto a Daniele Garrone,
ma anche a coloro che hanno
organizzato, preparato e servito
il pranzo comunitario e aUa filodrammatica che ci ha regalato
alcuni momenti di buon umore
con la recita: « Il tempo non è
galantuomo ».
• L’assemblea di chiesa del 23
febbraio ha discusso e approvato la relazione finanziaria 1991
e il preventivo per l’anno ’92.
Sempre durante l’assemblea so
«Non così tra voi...»
(segue da pag. 1)
competenza (che esige una specializzazione), promuovendo la ricerca teologica sulla diaconia,
la solidarietà tra le opere ed esaminando l’andamento generale
dell’impegno in questo campo.
Il progetto ha riscosso un vivo interesse, anche se non mancano le osservazioni. Non si rischia di creare un centro di
potere? Non sarebbe meglio gestire tutta la diaconia attraverso
una commissione nominata dalla Tavola? Il problema è quello
di riequilibrare il lavoro degli
organi amministrativi e di trovare il giusto modo di esercitare
Casa valdese di Rio Marina - Isola d’Elba
La direzione comunica che sono aperte le prenotazioni
presso la Casa che entrerà in funzione dal
1° aprile 1992
Si offrono particolari facilitazioni a quei pastori che
siano disponibili ad offrire il loro contributo spirituale
durante il loro soggiorno.
Sono previste riduzioni speciali per nuclei familiari e
per situazioni particolari.
Rivolgersi alla direzione;
Sig.ra Ornella Grein - Piazza Mazzini, 1
tei. 0565/96.26.56 - 96.21.41 - Fax e tei. 0565/96.27.70
i controlli sulle varie attività.
Abbiamo ora sul tavolo una proposta concreta che presto giungerà alle chiese e da qui al Sinodo. Secondo Sergio Rostagno
la nuova proposta di riorganizzazione aiuta a sviluppare la doppia esigenza di democrazia e razionalità nel lavoro diaconale.
Più partecipazione, più competenza professionale, più collegamento tra opere e chiese sono
necessari se si vuole veramente fare un salto di qualità.
C’è chi teme una spaccatura
tra predicazione e diaconia e c’è
chi teme che il variegato sistema di controlli si perda per
strada. E qui occorrerà adeguare il nostro ordinamento alle
scelte che faremo. La cosa più
importante è che insieme, come
chiese, impariamo ogni giorno
a farci carico dei problemi della diaconia. In altre parole i comitati di gestione dovranno essere sempre più responsabili delle proprie scelte in un quadro
di maggiore collegamento e condivisione.
Il vivace dibattito sul nuovo
progetto di riorganizzazione diaconale presentato da Giamniccoli, e die al momento riguarda
soltanto il settore sanitario e socio-assistenziale, non ha impedito di trovare il tempo di discutere altre questioni. In particolare quella di giungere alla costituzione di un ospedale plurisede collegando in modo organico gli ospedali valdesi di Torino,
Pomaretto, Torre Pellice. Trasformare insomma i tre ospedali in un ospedale. Ma sul come
operare questa trasformazione
i pareri sono divisi anche se
tutti vogliono che questa integrazione avvenga, ferme restando le caratteristiche di ciascun
istituto. Anche in questo campo
e per quel che riguarda il rapporto tra l’ordinamento valdese
e quello civile sull’argomento
degli ospedali, il prossimo Sinodo sarà chiamato a riflettere e
quindi decidere di quale strumento giuridico avvalersi per regolamentare la materia.
Sul convegno è così rimbalzato un problema a lungo discusso tra Tavola e CIOV, che ora
però si è arricchito di nuove
intuizioni. Ora bisogna riordinare il tutto affinché il Sinodo possa capire ed imboccare una precisa direzione. Infine nel convegno c’è stato uno scambio di
idee sul condono fiscale per le
nostre opere. Avvalersene o no?
Tutti rifiutano la logica che c’è
dietro il condono, ma è anche
vero che solo chi « non fa non
falla ». La giungla fiscale ed amministrativa è complessa sicché
in caso di incertezza o di errori
anche formali converrà forse eccedere in prudenza. Su quest’ultimo punto ogni istituto, in dialogo con i consulenti, prenderà
le proprie decisioni poiché ogni
situazione è diversa dall’altra.
■A guardare al di là del complesso mondo sanitario-assistenziale della nostra chiesa ci ha
invitati la parola conclusiva del
culto, presieduto dal prof. Bruno
Corsani. « Lo straniero in mezzo
a noi » è spesso ricacciato violentemente in un angolo, come
stanno a dimostrare i nuovi
preoccupanti episodi di razzismo
nelle grandi città. La diaconia
è anche solidarietà con chi approda nel nostro paese provenendo da realtà di fame, di miseria
ed emarginazione. Cristo stesso
si identifica con lo straniero che
vuole essere accolto. Dunque,
tornando a casa da Firenze, riflettiamo sul fatto che non basta solo riorganizzare l’attuale
diaconia ma occorre anche avere il coraggio di imboccare vie
nuove. Entrambi sono compiti
difficili, ma è proprio su questo
cammino di difficoltà sempre
nuove che possiamo dar corpo
a quella parola di speranza che
ci orienta. E che in qualche modo ci precede.
Giuseppe Platone
no state avanzate le proposte di
due gite comunitarie; al lago di
Garda, che si potrebbe effettuare il 10 maggio e una a Venezia, nei giorni 20 e 21 giugno.
Chi fosse interessato a una,
o ad entrambe, può prenotarsi
al più presto presso il pastore
(tei. 58020).
Concistoro
POMARE’TTO — Il concistoro
è convocato sabato 14 marzo alle ore 20,30 nei locali delTEicolo
grande.
Assemblee di chiesa
VILLAR PELLICE — Grazie a
Giorgio Tourn e ad Albert Lazier per i messaggi rivoltici nei
culti in francese che hanno presieduto rispettivamente la prima
domenica di febbraio e quella
di marzo, nonché alla corale delle chiese di Bobbio-Villar Pellice per l’apprezzato contributo al
culto di domenica 23 febbraio.
• Dopo penosa infermità ci ha
lasciato il fratello Roberto Berton, deceduto all’età di 76 anni
presso la Casa « Miramonti » ; ai
familiari la cristiana simpatia di
tutta la chiesa.
• Domenica 15 marzo, dopo il
culto abbreviato che avrà inizio
alle ore 10,15, si svolgerà l’assemblea di chiesa con alTodg: a)
riconferma di alcuni membri del
concistoro; b) elezione di due
anziani per il quartiere Teynaud
e di due per il quartiere CentroSaret; c) relazione flnanziaria
1991; d) approvazione del preventivo della somma che la chiesa si impegna a far pervenire
alla Tavola valdese per il 1992.
I membri comunicanti, ma soprattutto gli elettori, sono invitati ad essere presenti.
VILLASECCA — Assemblea
di chiesa dopo il culto di
domenica 15 marzo per la relazione flnanziaria, il preventivo
1992 e per vagliare alcune proposte del concistoro per rendere più viva la vita comunitaria
(agapi fraterne, culti speciali una
volta al mese).
Domenica 15 marzo
□ INCONTRI COPPIE
INTERCONFESSIONALI
PINEROLO — Alle ore 14,30, presso
i locali della chiesa valdese di via
dei Mille 1, si svolge l'incontro delie
coppie interconfessionali; in discussione: la nuova versione della lettera ad
Eleuterio e l'incontro franco-svizzeroitaliano in programma a luglio a Tor
re Pellice.
n OCCUPAZIONE E
LAVORO NELLE VALLI
CHISONE E
CERMANASCA
POMARETTO — Organizzato dal III
circuito, presso II teatro del convitto
valdese, alle ore 15, si svolge un convegno sul tema: « Occupazione e lavoro nello valli Chisone e Germanasca ■:
intervengono Giorgio GardioI, direttore
dell'« Eco delle valli valdesi », e Enrico Lanza, sindacalista.
21 e 22 marzo
□ CONVEGNO FCEI
VALLI E TORINO
VILLAR PEROSA — Presso il convitto valdese, a partire dalle ore 16,30
di sabato, inizia il convegno della FGEI
valli e di Torino sul tema: ■ Il Dio
che cantiamo » in preparazione del
prossimo campo studi della FGEI nazionale.
E' possibile il pernottamento. Per
iscrizioni e informazioni, tei, Oriana
Soulier (0121/501425) o Andrea Rostagnol (011/328649).
5
13 marzo 1992
vita delle chiese 5
INIZIATIVA
CORRISPONDENZE
Il dispensario
di Ambohimahasoa
La collaborazione di un gruppo giovanile ai progetti sanitari e agricoli avviati in Madagascar - In estate un soggiorno «sul campo»
Nello scorso mese di gennaio
il gruppo giovani di PomarettoPerrero ha inviato alla FJKM
(Chiesa di Gesù Cristo in Madagascar) la somma di quattro milioni di lire, quale aiuto per lo
sviluppo delle attività agricole e
sociali che questa chiesa sta portando avanti. Il direttore del dipartimento per lo sviluppo, Léonard Rakotondrazaka, ci ha inviato il rapporto delle attività
1991, nate anche grazie ai fondi
ricevuti a suo tempo dalla Tavola valdese, raccolti grazie alla sottoscrizione lanciata dal nostro
giornale. Per quanto riguarda il
programma sanitario Isalama ci
viene detto che « gli obiettivi
principali sono; 1) rispondere al
bisogno di medicinali di base della popolazione rurale; 2) educare
alla prevenzione delle malattie
più comuni. Una farmacia comunitaria e cinque farmacie di villaggio sono state aperte nel 1991.
La prima è stata creata in un villaggio dotato di presidio medico,
dove normalmente manca ogni
tipo di medicinali; in questo modo i contadini non devono più
fare lunghi percorsi per acquisti
farmaceutici e cure, risparmiando tempo prezioso per il loro lavoro. Da quando esiste la farmacia nel villaggio il tasso di mortalità infantile è diminuito e si è
instaurato un buon rapporto di
collaborazione tra la popolazione
ed il medico; la malaria non provoca più danni irrimediabili. Le
farmacie di villaggio sono invece
lontane dal presidio medico: lì
si possono trovare da cinque a
dieci tipi di medicinali e con questi la gente riesce a curarsi le malattie più comuni: malaria, problemi intestinali, piaghe...
L’educazione sanitaria viene
fatta nei villaggi in cui c’è la farmacia, combinando così la cura
con la prevenzione. Ogni villaggio ha un "animatore sanitario"
che segue la realizzazione pratica
delle indicazioni mediche date in
precedenza.
Il dispensario di Ambohimahasoa è stato creato in base ad una
precisa richiesta della popolazione; è frequentato da una decina
di persone al giorno e assicura
consulti medici, primi soccorsi
urgenti, educazione sanitaria rivolta soprattutto a madri e bambini, esami di routine. A Ambo
sitra esiste invece un centro di
formazione rurale. Lì si costruiscono piccoli attrezzi agricoli
semplici, di facile uso e riparabili
da chiunque: carriole, seminatrici, sarchiatrici, trebbiatrici...
Le quattro attività di formazione di Cui si occupa attualmente
il centro sono: 1) laboratorio di
falegnameria e carpenteria in ferro; 2) promozione rurale volta
alla formazione/conduzione di
granai e negozi di villaggio e farmacie comunitarie; 3) promozione artigianale volta ad aiutare i
piccoli artigiani a raggrupparsi e
a studiare insieme le migliori
possibilità offerte dal mercato;
4) educazione ambientale, vivaio,
coltivazione alberi da frutta e le
guminose; lo scorso anno sono
stati coltivati 20.000 metri quadrati di terreno. Per il 1992 il centro progetta il miglioramento del
laboratorio acquistando nuovi
macchinari, l’abbinamento tra vivaio ed apicultura e l’estensione della formazione rurale a nuovi gruppi ».
Léonard ringrazia tutti coloro
che hanno contribuito allo sviluppo di questi progetti e si augura
di incontrare presto il gruppo di
giovani della Chiesa valdese ohe
nell’agosto '92 si recherà in Madagascar per lavorare in Questi
centri di attività a fianco dei
malgasci e ner conoscere la realtà delTFJKM.
Dario Tron
MOTTOLA
Le chiese in Europa
La comunità battista di Mottola (Ta) ha avuto il piacere di
ospitare per due giorni il past.
Giorgio Tourn.
Sabato 7 marzo il past. Toum
ha tenuto una conferenza sul tema: « Il ruolo delle chiese nell’Europa ».
Illustrando la situazione attuale del continente europeo, il relatore si è soffermato sugli aspetti
salienti che oggi lo caratterizzano: la cultura della droga e della
violenza, la orisi profonda delle
chiese, il massiccio flusso migratorio da Est verso Ovest e il rinnovato bisogno di religiosità sotto forma di gruppi mistici e/o
esoterici; un’ Europa, quindi,
« sempre più religiosa, ma sempre meno cristiana ».
In questo quadro, qual è il ruolo dei cristiani e della chiesa cristiana? Tutti i cristiani, dice
Tourn, di qualsiasi confessione
sono concordi nell’affermare la
centralità « dell’evangelizzazione
in un'Europa che cambia »; tuttavia i modi per attuarla sono diversi e spesso contrapposti. La
Chiesa cattolica romana, infatti,
per evangelizzazione intende la
ricristianizzazione dell’ Europa,
presentando se stessa come mo
Claudiana editrice
Nella collana « Dossier » è uscito il n. 27 ;
JOSEPH ALLEN
NOVITÀ’
GUERRA
PACIFISMO ASSOLUTO O GUERRA GIUSTA?
introduzione di G. Girardet
pp. 84, L. 8.000
Il crollo dell’URSS, la crisi del Golfo, le guerre etniche e
la situazione jugoslava avrebbero « rilegittimato » il concetto
di guerra giusta. I due teologi evangelici inipostano il tema
correttamente, con rispetto delle varie posizioni, di cui sono
esposte luci ed ombre. Utile introduzione alla chiarificazione
di un problema che deve essere risolto.
FONDATA NEL 1855
Via P. Tommaso, 1 - 10125 Torino - Tel. 689804
C.C.1A. n. 274.482 - C.C.P. 20780102 - cod. fise. 0060’i»00012
dello da imitare e seguire. Le
chiese evangeliche, invece, per
evangelizzazione intendono l’annuncio di Cristo così come rivelato nella Bibbia, evitando di
presentare se stesse come centro
e garanti di una vera cristianità.
Il past. Tourn ha concluso augurando alle chiese evangeliche
europee di saper cogliere la sfida.
Alla relazione ha fatto seguito
un dibattito con grande partecipazione di tutti i presenti.
Domenica 8 marzo il past.
Toum ha tenuto il culto di adorazione. Attraverso la lettura di
due testi del N.T. (Marco 1: 16-20
e Giovanni 1: 35-51), molto simili ma nello stesso tempo molto
diversi, egli ha condotto una profonda e attenta riflessione sulla
chiamata dei primi discepoli.
Costoro, pur essendo stati chiamati dallo stesso Signore, cioè da
Gesù Cristo, hanno vissuto in maniera differente il momento dell’incontro con il Messia. In Marco, Simone e Andrea lasciano le
loro reti per diventare « pescatori dì uomini », così come anche
Giacomo e Giovanni. Invece nelTEvangelo di Giovanni i discepoli
del Battista diventano discepoli
di Gesù, ed Andrea trascina (quasi letteralmente! con sé il fratello
Simon Pietro. Filippo segue Gesù
su suo esplicito invito, mentre
Natanaele vuole prima vedere
questo nuovo maestro di Nazaret,
convinto che da ouella città non
poteva venire nulla di buono. In
definitiva, tutti costoro diventano
discepoli del Cristo, ma ognuno
attraverso una chiamata, di volta
in volta, diversa.
Anche noi oggi, ha proseguito
Tourn, incontriamo il Signore
con modalità del tutto differenti,
con chiamate spesso diverse, in
momenti per frli uni sereni e per
gli altri di sofferenza. Ma anello
che conta è l’appello rivolto a
ciascuno di noi da Gesù; l’appello
a seguirlo, a lasciare tutto per intraprendere il cammino pieno di
sfide della fede.
Il past. Tourn ha concluso invitando i discepoli di Cristo di oggi a portare TEvangelo al prossimo. nella convinzione che anch’egli. attraverso la chiamata
personale di Gesù, seguirà per il
resto della sua vita il Messia.
Un sentito grazie al nasi. Toum
da parte di tutta la comunità battista di Mottola per l’arricchimento culturale e spirituale e un
arrivederci, speriamo al più presto.
Domenico D’Elia
Schiarita
per l’ospedale
NAPOLI — Una schiarita s’è
verificata negli ultimi giorni per
l’ospedale evangelico « Villa Betania» di Ponticelli (Napoli), per
il quale i ritardi dei pagamenti
deirUSL 45 avevano creato una
preoccupante situazione che rischiava di paralizzare l’attività
di questa piccola, ma significativa struttura sanitaria. L’ospedale, infatti, è l’unico presidio sanitario esistente nella zona orientale di Napoli e quivi convergono anche gli abitanti dei Comuni
viciniori della fascia vesuviana.
In un incontro svoltosi in Prefettura il 21 febbraio, Tamministrazione dell’ospedale ha avuto
modo di esporre le difficoltà del
momento e le preoccupazioni per
il futuro.
Alcuni giorni dopo, esattamente il 28 febbraio, il presidente
dell’USL 45 e il presidente dell’ospedale hanno sottoscritto, alla presenza del Prefetto, un accordo in base al quale l’USL
s’impegna a versare 2.700 milioni, più gli interessi correnti, per
prestazioni di anni passati, in
rate bimestrali da marzo fino a
novembre ed inoltre a procedere
al pagamento delle rette correnti
entro 90 giorni. L’accordo consentirà dunque all’ospedale di
far fronte alle spese dovute per
il personale e per le forniture.
Se questo accordo permette
perciò all’ospedale di guardare
con un po’ di serenità al futuro
immediato, rimane tuttavia aperto il problema di come reperire i
fondi necessari alla manutenzione ordinaria ed all’acquisto di
nuove attrezzature.
Ambedue questi problemi potrebbero essere risolti qualora
l’ospedale ottenesse la qualificazione di « ospedale di zona ».
Un’istanza in tal senso è stata avviata già nell’86, ottenendo
il parere favorevole dell'USL 45.
Ma la Regione Campania, per
motivi del tutto inspiegabili, non
ha ancora approvato la relativa
delibera.
Un XVII febbraio
per stare insieme
PACHINO — Domenica 16 febbraio si sono riunite, per celebrare il XVII febbraio, la comunità metodista di Scicli, quella
battista di Siracusa e naturalmente quella valdese di Pachino, come è ormai una tradizione. Dopo i culti nelle varie chiese, gli sciclitani ed i siracusani
sono arrivati a Pachino, dove
hanno trovato una splendida
giornata primaverile e le tavolate apparecchiate per l’agape
comune.
Le persone prenotate erano 60,
ma quando ci siamo seduti ci
siamo ritrovati almeno in 90 e in
cucina è successo lo scompiglio
per fare accadere quasi un miracolo e dare a tutti un piatto
caldo. Uno scompiglio però gioioso e chiassoso; molto più bello essere in tanti, anche più del
previsto, per questa giornata di
festa. Tutti si sono saziati, sotto
gli occhi esterrefatti delle stesse cuoche. L’aria che si respirava era quella delle grandi occasioni, ormai da due anni queste
tre comunità si riuniscono per
il XVII febbraio e sempre maggiore è la partecipazione e il
coinvolgimento. Quest’anno si è
pensato di trascorrere il pome
riggio in modo giocoso e così è
stata organizzata una caccia al
tesoro, basata su versetti biblici ed inni da scoprire. Non c’erano più differenze d’età né appartenenze denominazionali, ma solo la voglia di stare insieme, di
divertirsi e, perché no... di arrivare primi al tesoro. Il pomeriggio è proseguito intorno alla
chitarra che intonava canti di
fede e canti popolari siciliani.
Alle 17 è arrivato il momento
atteso: tutti insieme abbiamo attraversato il paese per arrivare
al luogo dove erano state accatastate le fascine di legna per
il falò. Non solo alle valli dunque, ma anche nel profondo Sud,
al limite estremo della penisola,
il falò è un simbolo, una memoria che ci riporta a quel lontano 17 febbraio 1848, giorno di
libertà e di nuovo inizio. E così è stato, perché è proprio grazie a quel giorno che a Pachino, vent’anni dopo circa, sono
arrivati i primi missionari e
colportori che hanno posto le
fondamenta per la nascita della
locale comunità valdese. Intorno
al falò sono stati cantati gli inni della Riforma e il Giuro di Sibaud con grande emozione e col
trasporto, l’importanza che si dà
ad una confessione di fede e
con il coinvolgimento che avviene qùando si racconta la propria storia.
Intanto è arrivata la sera e il
tempo di ritornare nelle proprie
case, ma ognuno con una ricchezza in più: siamo più vicini,
una fraternità più forte ci lega,
la nostra fede neH’unico nostro
Signore è stata testimoniata.
L’allegrezza di
tutta la comunità
VENEZIA — « L’allegrezza per
la libertà, un’allegrezza non vissuta individualmente, ma trasmessa a tutta la comunità ». Così richiamandosi alla gioia di
Miriam la profetessa per la liberazione di Israele dalla schiavitù d’Egitto (Esodo 15: 19-21)
e all’allegrezza delle donne, prime testimoni della resurrezione
di Gesù di Nazareth (Matteo 28:
8), il pastore Jurg Kleemann della comunità luterana di Venezia, ha voluto ricordare la libertà ottenuta dal popolo valdese,
il 17 febbraio 1848, durante il
culto in occasione della giornata comunitaria che si è tenuta
il 23 febbraio presso il tempio
valdese di Venezia. Libertà ottenuta a caro prezzo, quella dei
valdesi — ha ricordato Kleemann — per uscire dal ’’ghetto”
piemontese, così come per secoli fu relegata in un altro ghetto, a Venezia, la comunità ebraica. Storie di minoranze.
Dopo il culto e l’agape fraterna, tenutasi nell’accogliente salone della foresteria di Palazzo
Cavagnis, un interessante excursus storico è stato tracciato dal
pastore valdese Eugenio Stretti
(”I1 protestantesimo italiano tra
teologia e storia”) per ricordare quanto la storia e la cultura
italiane più recenti (del secolo
scorso e di questo secolo) ma
non solo, siano debitrici al pensiero riformato (e forse quanto
troppo poco sia stato recepito),
e come spesso si sia sottovalutato « il contributo protestante
nella formazione di coscienze libere e laiche nel nostro paese ».
ASSOCIAZIONE EVANGELICA
DI VOLONTARIATO
L’Assemblea ordinaria è convocata per venerdì 20 marzo
(1* convocazione) e per domenica 22 marzo (2‘ convocazione)
in Firenze presso l’istituto Gould. All’odg relazione del Consiglio, bilancio, nomine. Prenotazioni presso la segreteria del
Gould (055/212576). Per le Valli rivolgersi a: A. Longo (0121/
91801) o M. Praschia (0121/933193).
6
6 prospettive bibliche
13 marzo 1992
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
La storia "maestra della vita"?
La prima parte della lettera ai galati (cc.
1-2) è dedicata a fatti del passato. Come
mai un terzo della lettera si occupa di cose
vecchie, invece di affrontare subito i problemi complicati del presente? Se potessimo fare quest’obiezione a Paolo in persona, forse ci risponderebbe: non è vero che
si tratta di cose vecchie!
In 2 Cor. 5: 17 Paolo ci dice che cosa
sono per lui «le cose vecchie». Scrive:
« Se uno è 'in Cristo, è una nuova creatura
[in greco: una nuova creazione]. Le cose
vecchie sono passate: ecco, sono diventate
nuove ». Dunque, sono « cose vecchie » le
circostanze, le azioni, i pensieri anteriori
all’essere in Cristo. E’ come se Cristo, facendo irruzione nella vita di una persona,
dividesse quella vita in due periodi opposti: prima di appartenere a Cristo ci sono
le cose vecchie, dopo c’è la nuova creazione, la novità di vita (Rom. 6: 4). I fatti a
cui Paolo si riferisce in Gal. 1-2 appartengono tutti al periodo della sua vita che comincia dall’incontro con Cristo. Paolo li ricorda perché è convinto che abbiano qualcosa da dire sul problema della Galazia.
Il primo ricordo di Paolo è il suo incontro con Cristo e la sua vocazione apostolica (1: ll-16a). E’ un ricordo sommario, come può consentirlo la dimensione di una
lettera. Paolo non scrive la sua autobiografia e non indulge in particolari: si limita
a ricordare che Dio stesso è intervenuto
nella sua esistenza, senza che ci fosse nessun merito o diritto che lo qualificava a
un incontro col Signore e a una vocazione
di servizio. Pura grazia, assenza di meriti,
intervento creativo del Signore: sono questi gli elementi che Paolo vuole richiamare quando ricorda il suo incontro con Cristo sulla via che portava a Damasco.
Se tutto ciò è vero, le conseguenze sono
evidenti: l’Evangelo predicato da Paolo
non ha carattere umano, perché egli non
l’ha ricevuto da suoi simili né è stato indottrinato, ma l’ha ricevuto per rivelazione
di Gesù Cristo (vv. 11-12).
Questo non vuol dire che fino a quel
momento Saulo di Tarso non sapesse nulla
di Gesù e della fede cristiana: se aveva
perseguitato i piccoli gruppi di credenti
(1: 13), vuol dire che conosceva, senza condividerla, la loro dottrina. Ma una cosa è
aver sentito parlare di Gesù, o anche conoscere qualcosa della fede cristiana, e altra cosa è riconoscere in Gesù Cristo il
proprio Salvatore e Signore, colui che Dio
ha risuscitato dai morti. Questo è il dono
fatto a Saulo con l’apparizione di Gesù risorto sulla via di Damasco: da quel momento la risurrezione di Gesù non è più
una teoria (o una fantasticheria) di quella
« chiesa di Dio » che egli perseguitava, ma
una realtà che cambia l’orientamento della vita di Paolo.
Se Gesù è risuscitato dai morti, vuol
dire che è già cominciato il mondo nuovo
di Dio (per dirlo con le parole di Gesù:
« 11 regno di Dio si è avvicinato »). E se
Dio ha risuscitato il Gesù che gli uomini
avevano crocifisso, vuol dire che Dio ha
riconosciuto e testimoniato a tutto il mondo la verità e la giustizia di Gesù, e la
colpa di quelli che l’avevano condannato.
Queste due verità, che accompagnano
l’annunzio della risurrezione, diventano il
messaggio che Paolo sente di dover portare a tutti gli uomini e le donne di questo
mondo, perché la risurrezione dei morti
non è qualcosa che riguarda soltanto il
popolo d’Israele.
L’episodio della via di Damasco è spesso chiamato la conversione di Saulo. Per
conto mio (insieme a molti studiosi di Paolo) preferisco chiamarlo la vocazione di
Saulo. Paolo infatti non ha « cambiato religione », ma è stato indotto dall’incontro
con Cristo a approfondire il significato della sua fede e a prenderlo sul serio. Il suo
Dio è rimasto il Dio d’Israele, e la sua
Bibbia è rimasta quella dei suoi padri, e
così anche la speranza nel regno di Dio
— solo che ora, in Cristo, egli ha trovato
la via della comunione con Dio che lo perdona e lo accoglie per grazia, e nello Spirito Santo conosce la caparra del regno
e della speranza d’Israele, compresa la speranza della conversione di tutte le genti al
Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe.
Questo diventa l’Evangelo che egli si sente chiamato a proclamare in tutto il mondo
Paolo rievoca dei fatti avvenuti a partire dall’incontro decisivo con il
Cristo vivente. La fede in lui, crocifìsso e risorto, è l’unico contrassegno
d’identità per i cristiani, anche quelli di origine pagana, (red.)
allora conosciuto (1: 15-16). Ed è appunto quello che fa, in Arabia e poi a Damasco (1: 17).
Il secondo ricordo di Paolo, in Galati 1-2,
è il suo colloquio con Pietro: un colloquio
che avvenne tre anni dopo l’incontro col
Cristo (o tre anni dopo l’inizio della sua
predicazione a Damasco). Paolo lo menziona brevemente in Gal. 1: 18-20. Ciò che
colpisce in questo brevissimo racconto è
che Paolo sottolinea soprattutto gli aspetti negativi del suo incontro con Pietro: 1)
esso avvenne solo dopo tre anni; 2) Paolo stette da Pietro solo due settimane; 3)
non incontrò nessun altro degli apostoli
(quindi non si trattò di un incontro ufficiale con la dirigenza cristiana di Gerusalemme ma di una visita privata a Pietro come
persona); 4) il quarto punto è il più dibattuto: si tratta di decidere se la parola
greca tradotta visitare abbia veramente questo significato o non voglia piuttosto dire
ottenere informazioni. Ma perché assuma
questo significato occorre la menzione delle informazioni che si cercano. Se dopo il
verbo c’è solo il nome di una persona, vuol
dire fare la sua conoscenza.
Non è pensabile che Paolo abbia dovuto andare da Pietro per essere istruito nella fede cristiana o per avere maggiori informazioni sulla vita e l’insegnamento di
Gesù oppure sui contenuti della predicazione a cui era stato chiamato. Quella predicazione si svolgeva, sembra, ormai da
tre anni ed è proprio quest’intervallo di
tempo che Paolo vuole mettere in risalto
al V. 18, confermando quello che ha già
detto al V. 17: «Non salii a Gerusalemme
da quelli che erano stati apostoli prima
di me». Da 2 Cor. 11: 32 si può dedurre
che la predicazione di Paolo a Damasco
era diventata così popolare da indurre il
re Areta a farlo arrestare — arresto a cui
Paolo sfuggì calandosi giù dalle mura della città in un cesto (cfr. anche Atti 9: 2025).
Perché Paolo ci tiene a precisare che
aveva fatto la conoscenza di Pietro solo
dopo tre anni, nel corso di una breve visita senza alcuna ufficialità? Probabilmente
perché sia chiaro che il suo Evangelo, cioè
la sua predicazione missionaria, è indipendente dall’autorità e dall’insegnamento di
Pietro e dei dodici. Come scrive un grande studioso di Paolo, il prof. C. K. Barrett:
quando Dio parla, l’uomo agisce. Quando
Dio comanda, che bisogno c’è di « salire
a Gerusalemme »? Che cosa può dare Gerusalemme, che Dio non abbia dato?
Effettivamente, che cosa avrebbe dato
Pietro a Paolo in quei quindici giorni? In
nessuno scritto di Paolo affiora una grande conoscenza dei particolari della vita di
Gesù e del suo insegnamento orale, anzi
Paolo afferma in 1 Cor. 2: 2 di non aver
voluto sapere altro che Gesù Cristo e lui
crocifisso. E questo corrisponde alla confessione di fede che in 1 Cor. 15: 3 ss. riassume « l’Evangelo che vi ho annunciato »
(15: 1): « Cristo è morto per i nostri peccati secondo le Scritture; fu seppellito; fu
risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture... ». Sicuramente Paolo non andò da
Pietro, tre anni dopo l’incontro con Cristo,
per essere «indottrinato».
Paolo e i capi della
chiesa di Gerusalemme
Questo è il terzo ricordo consegnato da
Paolo in Galati 1-2. Anche in questo caso
c’è tutta una serie di precisazioni puntigliose, come per evitare che dall’episodio
si possano ricavare delle conseguenze improprie: 1) anche questa volta passa un
lunghissimo periodo di tempo prima che
Paolo vada a Gerusalemme: quattordici anni. Sono molti sia che li calcoliamo dal viaggio precedente, sia a partire dall’incontro
con Cristo sulla via di Damasco; 2) « Vi
salii in seguito a una rivelazione », cioè per
invito divino e non in seguito a una convocazione; 3) Paolo portò con sé Tito, un
convertito dal paganesimo, un « incirconciso», il quale non fu costretto a farsi
circoncidere (v. 3 ); 4) la pretesa della circoncisione obbligatoria non venne da Giacomo, Pietro e Giovanni ma da « falsi fratelli introdottisi e infiltratisi di nascosto »
(v. 4); 5) i capi della chiesa di Gerusalemme « videro », cioè constatarono, che a Paolo era stato affidato il compito di portare il
vangelo ai pagani (vv. 7 e 8); 6) prendendo
atto di questa vocazione rivolta da Dio a
Paolo, i capi della chiesa di Gerusalemme
gli dettero « la mano d’associazione»; non
è un gesto di superiorità, né di benvenuto,
né di riconciliazione, né di « ordinazione » :
è un gesto di solidarietà e di lealtà reciproca di fronte all’accordo di occuparsi dei
due campi di missione. Paolo dei pagani e
Pietro dei giudei; 7) insomma, « non m’imposero nulla », dice Paolo al v. 6; « soltanto ci raccomandarono di ricordarci dei
poveri » delle chiese della Giudea (e Paolo
lo farà organizzando una famosa « colletta » di cui parla in 1 e 2 Corinzi e in
Romani).
Tutti questi particolari sottolineati da
Paolo non sono in alcun modo indizio di
rivalità o di ostilità nei riguardi della chiesa di Gerusalemme e dei suoi capi: per
Paolo sono un segno dell’autonomia del
suo lavoro missionario e dell’arbitrarietà
della pretesa dei « falsi fratelli » (compresi quelli che erano arrivati in Galazia) di
imporre a tutti quelli che credevano in Gesù Cristo Tobbligo della circoncisione.
Paolo e i missionari della
circoncisione a Antiochia
Il quarto ricordo dei primi due capitoli
di Galati riferisce un episodio molto spiacevole accaduto nella comunità cristiana di
Antiochia, una chiesa fondata da fratelli
scesi in Siria da Gerusalemme a causa della
persecuzione cominciata con il martirio di
Stefano. Lì a Antiochia i cristiani avevano
per la prima volta cominciato a far conoscere l’Evangelo anche ai pagani (Atti 11:
20) e si era formata una chiesa « mista »,
composta di giudei e pagani che avevano
creduto in Cristo. C’era una bella vita comunitaria, con agapi fraterne che forse includevano anche la Cena del Signore. Tutti,
Pietro compreso, vi prendevano parte senza problemi (2: 1). Ma giunsero a un
certo punto alcuni che erano, o che si dichiaravano, appartenenti alla corrente di
Giacomo. Giacomo aveva consentito alla
missione di Paolo fra i pagani, ma forse
non aveva previsto l’evenienza di chiese
miste, in cui circoncisi e incirconcisi mangiassero alla stessa tavola — cosa proibitissima nel giudaismo e ancora ritenuta tale
dai giudei diventati cristiani (cfr. Atti 10:
28 sugli scrupoli di Pietro e il loro superamento, e Atti 11: 1-3 sui rimproveri che
ricevette dai fratelli di Gerusalemme per
essere entrato in casa di Cornelio, un incirconciso, e aver mangiato con lui e la sua
gente). Di fronte alla reazione dei « circoncisi » venuti da Gerusalemme, Pietro smise
di partecipare alle agapi fraterne, e molti lo
imitarono (vv. 12-13).
La fraternità che si era stabilita a Antiochia sulla base della comune fede in Cristo
ora veniva spezzata imponendo una norma
rituale riconosciuta solo da una parte della
comunità! Paolo protestò energicamente, e
soprattutto rimproverò Pietro, perché essendo un personaggio importante finiva
per determinare, con il suo esempio, la
condotta di tutta la comunità. Paolo lo accusa di ipocrisia, perché pur credendo nella
fraternità di tutti (infatti all’inizio prendeva
parte alle agapi) si era ritirato per riguardi
personali (o per timore).
Protestando contro la condotta di Pietro e raccontando quest’episodio nella lettera ai galati. Paolo mette in primo piano
l’Evangelo della salvezza per sola grazia:
se tutti sono peccatori, se sono salvati per la
sola grazia di Dio, la riconoscenza per questo dono deve potersi esprimere senza barriere legalistiche che escludono una parte
dell’umanità da un rapporto con Dio fondato unicamente sulla grazia di Dio, sulla
croce di Cristo e sulla fede in lui.
E’ vero che in altre epistole Paolo raccomanda di avere dei riguardi per i deboli nella fede, e di cedere (per esempio,
rinunziando a mangiare certi cibi) piuttosto che ferire la coscienza di quei fratelli:
cfr. Romani, c. 14, dove Paolo raccomanda ai « forti », ai liberi, di non imporre
la loro carne ai vegetariani che hanno degli
scrupoli. Ma qui è il caso opposto: sono
quelli che si sentono legati alla legge e che
hanno degli scrupoli contro la libertà cristiana a imporre! Non chiedono comprensione o riguardo: impongono autoritariamente una disciplina rituale che per le comunità del mondo greco non fa parte del
messaggio evangelico. Perciò Paolo critica
Pietro.
« Maestra della vita »?
Ho intitolato così la seconda puntata della nostra lettura di Galati, e ora riprendo
il titolo nella conclusione.
Perché Paolo ha citato o brevemente
raccontato questi quattro episodi del passato? Lo ha fatto perché sono in stretto
rapporto con ciò che sta accadendo in Galazia.
La predicazione dell’Evangelo e la risposta di fede non possono essere condizionate da norme rituali elevate al rango di contrassegni d’identità o addirittura di condizioni d’ammissione. Per i discepoli di Gesù
c’è un solo contrassegno d’identità: « Da
questo conosceranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri »
(Giovanni 13: 35). Se si vuole, a monte del
contrassegno giovannico dell’amore, c’è
quello paolinico della fede. Per Paolo si è
figli di Abramo non quando si è circoncisi,
ma quando si crede (Romani c. 4). Pretendere dai convertiti dal paganesimo la sottomissione a un rito che aveva avuto un
grande significato nella storia d’Israele, aiutando a evitare ogni tentazione sincretistica, poteva dare origine a un equivoco: far
pensare che la salvezza consistesse nel sottoporsi a quel rito o ne fosse condizionata.
Gli studiosi del giudaismo discutono se
al tempo di Gesù e di Paolo la circoncisione e le altre osservanze rituali fossero o
no un contrassegno di identità e una condizione di accesso. E.P. Sanders lo esclude;
il giudaismo avrebbe considerato la legge
come una condizione di permanenza nel
patto, non come una condizione di accesso:
l’accesso al patto e alla salvezza era condizionato solo dalla misericordia di Dio e
dalla sua volontà. Secondo questo studioso, neppure Paolo ha mai pensato che
quello fosse il pensiero del giudaismo sulla
legge. Ma qui gli avversari di Paolo che
vogliono indurre i galati a sottoporsi alla
circoncisione non sono ebrei ma cristiani di
origine ebraica. Proprio come quelli che
scendono sul terreno di guerra contro Pietro perché è andato da Cornelio, un incirconciso (Atti 11: 1-3). Si può supporre che
l’attaccamento alla circoncisione si sia radicalizzato proprio in quegli ebrei che erano
diventati cristiani, arrivando a fare di alcuni di loro dei promotori di una vera e propria crociata a favore della circoncisione,
per timore che il suo scignificato venisse
totalmente dimenticato per la crescente
quantità di convertiti dal paganesimo (si
pensi, per un’idea di questa reazione psicologica, allo spirito di crociata che nel nostro paese accompagnò i due referendum
sul divorzio e sull’aborto).
Vedremo, nell’ultima puntata, come Paolo
dedicherà l’ultimo terzo della lettera a dissipare l’equivoco che la libertà cristiana da lui
insegnata non significhi assolutamente incamminarsi sulla via del libertinismo e della
mancanza di ogni riferimento etico per la
vita dei singoli e delle comunità. Per il momento. si limita a ricordare che TEvangelo della grazia e della libertà è stato la
bandiera che ha tenuta alta dalla sua vocazione in poi, e che nessuno dei grandi personaggi delle origini cristiane ha ostacolato.
Anzi se lui. Paolo, ha potuto tener testa a
Pietro su una questione di libertà, ad Antiochia, quanto più i suoi lettori della Galazia potranno tener testa a dei propagandisti molto meno noti e importanti di
Pietro!
Bruno Corsani
Leggere Galati - 2
(continua al prossimo numero)
7
13 marzo 1992
obiettivo aperto
QUATTROCENTO ANNI FA NASCEVA IL TEOLOGO E PEDAGOGO MORAVO
Comenius: profeta e visionario
Le tappe di una vita degna di un « maestro apostolico » - La guerra, la persecuzione, il dolore all interno della
famiglia non ne minarono l’attività - L’Unità dei fratelli cechi ha ricevuto da lui I eredità delle « due Riforme »
Ogni volta che passo davanti
all’Union Theological Seminary,
a New York, mi piace guardare
la facciata del Collegio dei professori, dall’altra parte di Broadway dove, fra i nomi celebri
che vi sono scolpiti, figura quello di Comenius.
Il contributo unico di Comenius — nato Jan Komensky, 400
anni fa, nella Moravia meridionale — ha una dimensione ecumenica e universale. Comenius
fu un grande scienziato che visse nelTisolamento, un vescovo
che perse a poco a poco il suo
gregge, un pellegrino senza fissa dimora, un profeta e un visionario che non smise mai di
adoperarsi a ciò che chiamava
il miglioramento del mondo.
Gli anni della formazione
Il fatto che Comenius sia cresciuto nell’Unità dei fratelli cechi (Unitas Fratrum) è molto
importante per la sua formazione, che durò per tutta la sua
vita: all’età di 19 anni venne
mandato a Herbom (Hesse) per
proseguire gli studi presso
Johan Fischer (Pescatori e
Johan H. Alsted, calvinisti la cui
teologia era impregnata della
speranza millenarista nell’imminenza della seconda venuta di
Cristo.
A Herborn, Comenius incontrò i due grandi temi che avrebbero dominato la sua vita; la
pedagogia e la ricerca di un sistema di conoscenza su base cristiana: Pescator lo iniziò ad un
nuovo approccio pedagogico nel
quale ogni cosa doveva essere
guidata dal corso della natura.
Con Alsted, imparò la « pansofia », la ricerca dell’ordine e del
Tinterdipendenza nell’universo
creato.
Di ritorno in Moravia, Comenius diventa professore nella sua
vecchia scuola di Prerov. Viene
ordinato pastore dell’Unità dei
fratelli nel 1616, in un periodo
in cui i protestanti cechi erano
duramente provati. Un imperatore intollerante stava arrivando al potere, poi scoppiò la guerra dei trent’anni, trascinando
con sé la Controriforma con il
suo corteo di gravi persecuzioni.
Pastore a Fulnek, Comenius
dedicò molto tempo a riformare le scuole per adattarle alle
esigenze di una situazione economica e di una scienza nuove.
Di fronte alle tensioni che si
manifestavano tra i ricchi e i
poveri, si schierò chiaramente
dalla parte dei poveri.
Rifugiato a vita
La sconfitta dei cechi ribelli,
di fronte alTalleanza costituitasi attorno all’imperatore, allontanò presto ogni preoccupazione
di questo tipo: dopo la battaglia
della « Montagna bianca » (novembre 1620) le chiese protestanti e, in larga misura, la cultura autoctona vennero in gran
parte distrutte. Dopo 200 anni
di tregua la potenza monolitica
della Chiesa romana venne brutalmente ristabilita. Nobili cattolici di origine tedesca, italiana e spagnola ricevettero i due
terzi del paese, con il compito
di vegliare alla ri-cattolicizzazione. Comenius dovette nascondersi; malgrado la sua difficile situazione di rifugiato, riuscì tuttavia a scrivere.
Il labirinto del mondo, la sua
impressionante critica della cultura contemporanea, è diventato
un classico della letteratura ceca.
Comenius incoraggia il lettore a
ricercare il paradiso del cuore.
senza con ciò fuggire il mondo,
perché gli esseri umani sono stati incaricati da Dio di cambiare
il mondo.
Comenius perse la moglie e i
due figli, vittime della guerra e
della peste; i suoi libri, giudicati eretici, furono bruciati sulla
pubblica piazza. Rifiutando di
cedere alla rassegnazione e alla
disperazione, scrisse diversi saggi destinati a confortare i suoi
fratelli protestanti e se stesso.
In questo clima di incertezza
e di timore, Comenius ebbe l’occasione di conoscere le profezie
del conciatore slesiano Kotter:
interpretando le sue visioni come un’espressione di speranza
nella liberazione della Boemia,
ne tradusse alcune in ceco. Più
tardi, si interessò ad altri visionari, sentendo forse che, al di
là di ogni conoscenza razionale dell’universo, una componente irrazionale rimane.
Insegnamento e saggezza
Quando la fede protestante '
venne dichiarata illegale sul territorio ceco nel 1628 Comenius,
come tanti altri esiliati, fu accolto dal conte Raphaël Leszcynski a Leszno, in Polonia.
Oltre ai suoi compiti pastorali, Comenius insegnò nella scuola secondaria e intraprese la redazione delle sue importanti opere pedagogiche: decise di preparare un testo fondamentale sull’insegnamento. Influenzato dall’umanesimo, sottolineò l’importanza della percezione tramite
i sensi, combinando il concreto
con l’astratto.
Comenius pubblicò anche un
manuale innovatore che mirava
al tempo stesso ad insegnare
una lingua straniera e a dare un
orientamento di base in questo
mondo. Destinata alla Boemia e
alla Moravia, quest’opera rese
Comenius famoso nel mondo intero e venne in seguito tradotta in 16 lingue.
Nel 1630 la Svezia si decise
ad entrare in guerra. Il re Gu
Comenius al lavoro, nella rajfigurazione fattane da Crispin de Pas,
con il frontespizio della raccolta delle sue opere pedagogiche.
del mondo, a Leszno. Coloro che
gli stavano accanto non capivano il suo interesse per la promozione di una scienza e di una
filosofia cristiane. Dovette anche
affrontare critiche severe all’interno della propria chiesa, venne accusato di sostenere dottrine eretiche; riuscì infine a guadagnarsi la fiducia della sua comunità ma la sua massima opera pedagogica, Didáctica Magna,
ultimata e già tradotta in latino nel 1638, fu pubblicata soltanto nel 1657.
Eppure, malgrado l’esilio in
una piccola città polacca, la fama di Comenius non cessava
di crescere; la città di Breslau
lo invitò a riformare le sue scuole; il cancelliere di Svezia, Oxenstiema, gli chiese di venire alla corte. Durante uno scalo nei
Paesi Bassi, incontrò Descartes.
Samuel Hartlib, di Londra, lo
invitò in Inghilterra nel 1641-42.
Là entrò in contatto con John
Milton, Christopher Wren ed altri che condividevano le sue idee.
Il Parlamento progettò di creare un istituto di studi pansoflci,
e alcuni speravano che le idee
di Comenius avrebbero portato
l’armonia in un clima politico
che minacciava di degenerare in
guerra civile, ma le tensioni crescenti che colpivano l’Inghilterra bloccarono il progetto di istituto scientifico.
Invitato dal cardinale Richelieu a venire in Francia per realizzarvi i suoi piani, Comenius
non potè accettare quest’offerta
per via di altri incarichi; d’altra parte la Francia cattolica
non gli sembrava la base migliore per il suo lavoro. Declinò pure un invito a diventare
presidente del Collegio di Harvard, nella Nuova Inghilterra, ritenendo che il suo posto fosse
in Europa, dove sperava sempre
che il suo paese di origine avrebbe ritrovato la libertà religiosa.
stavo Adolfo marciò vittoriosamente attraverso la Germania,
e Comenius e molti altri esiliati sperarono di poter rientrare
presto nel loro paese. Ma le loro speranze furono annientate
quando la situazione militare si
rovesciò e le forze di Wallenstein cacciarono gli svedesi fuori della Boemia.
Alcuni eruditi vedono in Comenius prima di tutto un pedagogo di avanguardia. In realtà,
come diceva lui stesso, egli aveva intrapreso la sua riforma pedagogica in quanto teologo animato da un interesse sempre
più vivo per la teologia della
saggezza.
Ma Comenius non aveva l’intenzione di pubblicare una nuova enciclopedia ma sperava di
creare un consiglio internazionale di scienziati che lavoravano
nella stessa direzione. Le sue attività quotidiane di rettore di
scuola e di pastore di parrocchia gli impedivano di mettere
in atto questi piani ambiziosi. Si
sentiva isolato e tagliato fuori
Libertà religiosa
Questa preoccupazione segnò
la sua visita in Svezia quando
implorò la regina Cristina e i
dirigenti politici di non dimenticare la Boemia; sfortunatamente Oxenstiema, politico abile,
giudicò la posizione di Comenius troppo idealista di fronte
alle realtà politiche europee. Fra
coloro con i quali Comenius fu
in contatto vi era Mynher de
Geer, una delle figure più in vista dell’industria militare dell’epoca; de Geer, consapevole
della necessità di una riforma
pedagogica, diede mandato a Comenius di redigere manuali di
insegnamento. Comenius accettò e, per onorare il suo contratto con de Geer, trascorse a Elbing i sei anni seguenti, rinviando a data ulteriore lo sviluppo
delle sue idee pansoflche.
Le sue idee di miglioramento
(emendatio) della condizione
umana andavano nel senso di
una via di luce, di pace e di
sicurezza per l’intera umanità.
Occorreva rinnovare la politica,
la scienza e la religione, liberare gli esseri umani dai flagelli
della guerra, dell’ignoranza, dei
conflitti religiosi e dalla povertà materiale.
Nel 1648 Comenius venne nominato vescovo dell’Unità. Poco
dopo la sua installazione, di ritorno a Leszno, ebbe il dolore
di perdere la sua seconda moglie. L’esercito svedese lottava
nelle strade di Praga quando un
messaggero venne ad annunciare
la conclusione del trattato di pace di Vestfalia. Ma quest’accordo non ristabiliva la libertà religiosa in Boemia e in Moravia.
L’Unità dei fratelli cechi era stata dimenticata: gli esiliati si sentirono traditi.
In questo contesto, nel 1650,
Comenius scrisse l’opera famosa
che è diventata l’eredità spirituale dell’Unità: Il testamento della madre morente, l’Unità dei
fratelli. In questo saggio, l’Unità comunica la sua esperienza
alle varie denominazioni cristiane. Invitato dal principe Rakoczi a riformare la scuola di Sarospatak e a preparare un progetto di accademia in Transilvania, Comenius si recò in Ungheria. Durante quel periodo inventò un metodo d’insegnamento
con il dialogo che trasformava
l’aula scolastica in palcoscenico.
Gli alunni, diceva, dovrebbero
imparare tramite l’immagine, e
il suo libro Orbis Pictus diventerà la sua opera più popolare.
Lo scrittore tedesco Goethe fu
fra coloro che ebbero l’occasione di essere istruiti per mezzo
di questo primo libro illustrato
per bambini.
Quando scoppiò la guerra che
doveva decidere della sorte della Controriforma in Polonia,
Leszno fu colpita da un enorme
incendio e Tediflcio dell’Unità
dei fratelli cechi andò distrutto.
Comenius perse non solo la propria casa ma anche tutti i suoi
manoscritti.
Sradicato, privo di tutto, Comenius riprese il suo impegno
e, passando dal Brandeburgo,
Stettino e Amburgo, si recò nei
Paesi Bassi. Là venne accolto
con rispetto e con onori inattesi. Il figlio di Mynher de Geer
garantì il suo mantenimento e
quello della sua famiglia e
Comenius fu in grado di pubblicare le sue opere pedagogiche e,
soprattutto, di riassumere le sue
idee pansoflche nel suo libro
Consultatio catholica de renim
humanarum emendatione.
In quanto cristiano impegnato,
e ad un’età già avanzata, Comenius intervenne nella guerra del
1667 tra i Paesi Bassi e l’Inghilterra. Morì il 15 novembre 1670
e fu seppellito a Naarden. Leibniz parla di Comenius come di
« un cittadino deile sfere superiori ». Herder dice di lui che
sopportò tutto ciò che gli venne imposto « con la dignità di
un maestro apostolico ».
Il dialogo
delle Riforme
Qual è l’eredità lasciata da
Comenius per il nostro tempo e
per l’avvenire? Comenius incarna il dialogo tra le due grandi
correnti della Riforma. L’Unità
dei fratelli cechi ha conservato
l’eredità dei movimenti valdese
e hussita, pur imparando molto
da Lutero, Calvino, Bucero e altri.
La prima Riforma poneva l’accento sul messaggio evangelico,
in particolare sul sermone sul
monte, e viveva dell’attesa escatologica che affermava che il regno di Cristo è vicino. Non solo la vita e la disciplina della
chiesa dovevano essere rette dalTEvangelo, ma anche le comunità umane e le loro leggi.
La seconda Riforma riprese la
lotta dei suoi predecessori. Ma
le circostanze erano cambiate,
gli accenti si erano spostati. Grazie a Lutero e ad altri, si era
scoperta e messa in evidenza
l’importanza delle epistole. Il
messaggio escatologico era limitato alla speranza dell’individuo
nella vita eterna.
La prima Riforma trovò una
vasta eco fra la gente semplice
e povera. La seconda si espanse
negli strati medi della società e
divenne socialmente più conservatrice. Comenius capì che queste due tendenze erano complementari e questo è il motivo per
cui tutta la sua opera appare
come un dialogo sistematico e
permanente tra di loro. L’essenziale dell’eredità che egli ha ricevuto dall’Unità, la quale ha asMilan Opocensky
(continua a pag. 8}
8
8
ecumenismo
13 marzo 1992
CONFERENZA DELLE CHIESE EUROPEE
GINEVRA
Turbolenze ecumeniche Ortodossi e cattolici:
dialogo sull’Ucraina
L'assemblea che si svolgerà a Praga nel settembre prossimo avrà un
carattere del tutto particolare, conseguente ai mutamenti europei
In occasione della riunione
del Presidium e del Comitato
consultivo della Conferenza delle
chiese europee (KEK), una conferenza stampa è stata tenuta,
il 19 febbraio a Ginevra, dal vicepresidente della KEK, il decano John Arnold, dal segretario
generale, Jean Fischer, e dal responsabile dell’informazione, Robin Gumey. Essi hanno presentato i risultati di quest’ultima
sessione prima della IO® Assemblea della KEK che avrà luogo
a Praga nel settembre prossimo.
L’ordine del giorno riguardava
anzitutto l’adozione delle proposte sullo svolgimento dell’assemblea. Ma la riunione è stata anche l'occasione per accogliere
nuovi membri nell’ambito della
KEK, fra cui la Chiesa ortodossa d’Albania. La « riunione congiunta » ha inoltre mandato una
lettera alle chiese membro, che
sottolinea l’intensificazione allarmante del razzismo e della
xenofobia in Europa, e che si
sofferma sulle relazioni ecumeniche, in particolare con la Chiesa cattolica romana.
Durante la conferenza stampa,
il vicepresidente della KEK,
John Arnold, ha sottolineato da
un lato « l'atmosfera armoniosa »
di reciproca comprensione che
vi è stata durante la sessione.
Eia poi insistito sull’importanza
dell’entrata nella KEK della Chiesa ortodossa autocefala d’Albania. Questa entrata è stata salutata con applausi e segni di commozione. Dopo 40 anni di ateismo imposto dallo stato, i recenti cambiamenti avvenuti in
Albania hanno permesso ai cristiani di tornare a galla dopo
aver subito l’oppressione e vissuto in clandestinità.
Un altro nuovo membro della
KEK è la Chiesa riformata subcarpatica, che si trova nella zona di confine tra la Russia e
l’Ungheria. Questa chiesa non
aveva il diritto, finora, di essere
autonoma ed era di conseguenza isolata dalla comunità ecumenica. Con questi due nuovi membri, e dopo la fusione di chiese
in seguito alla riunificazione della Germania, il numero di chiese membro della KEK è attualmente di 109.
Un’assemblea
diversa
John Arnold ha insistito sulla
specificità dell’assemblea di Praga, la prima dopo i profondi
mutamenti europei del 1991.
« Non sappiamo ciò che succederà a Praga, ma sappiamo fin
d’ora che sarà diverso rispetto
a tutte le altre assemblee della
KEK ». Secondo il vicepresidente le differenze saranno di tre
tipi: sarà prima di tutto il primo incontro di rappresentanti
di chiese dell’Est e dell’Ovest
dopo la fine della ripartizione
delle forze mondiali in due campi opposti. Inoltre, quest’assemblea non sarà soltanto quella di
responsabili ecclesiastici, ma
soprattutto quella del popolo di
Dio, con importanti delegazioni
di membri di ogni chiesa. Infine, rincontro avrà luogo in un
paese della vecchia Europa dell’Est, il che permetterà di prendere contatto con le chiese locali.
Il documento preparatorio non
è ancora pronto. Dopo l’invio di
un primo testo, un centinaio di
risposte ha dato luogo a emendamenti importanti. Il documento introduce il tema dell’assemblea: « Dio unisce — in Cristo
una nuova creazione », proponendo vari approcci teologici. Vi
è poi un’esposizione dei tre sottotemi: « Riconciliazione e comunione tra i popoli in Europa »
(l’Europa nelle sue diversità e
la necessità di molte riconciliazioni: tra ricchi e poveri, tra
Est e Ovest, tra europei e stranieri, tra donne e uomini, ecc...).
Il secondo sottotema, « Verso
l’unità visibile della chiesa nella
diversità », prende in considerazione le relazioni tra le chiese
europee e i problemi dell’ecumenismo contemporaneo. Il terzo
Sottotema tratta delle « Responsabilità nei confronti delle diaconie della creazione di Dio ».
Nel prolungamento degli sforzi
intrapresi per il raduno di Basilea nel 1989, si tratta di approfondire questa riflessione nel
senso di un servizio che si rivolga non solo agli esseri umani
ma all’intero 'creato.
In risposta all’appello del segretario generale, Jean Fischer,
che insisteva sulla necessità, per
i cristiani, di valutare i cambiamenti sopraggiunti in Eurc>
pa nella prospettiva delle vittime della società, la riunione
congiunta ha mandato una lettera alle chiese membro per denunciare l’avanzata di sentimenti razzisti, espheiti o velati, che
« minaccia di creare divisioni
tra gli abitanti nei singoli paesi
europei, e più ancora tra le
nazioni in Europa. Non dobbiamo permettere che si diffondano di nuovo il nazionalismo, lo
sciovinismo, il fascismo e la barbarie totalitaria ».
La KEK
e Cristoforo Colombo
Il segretario generale del Consiglio delle chiese deH’America
Latina, pastore Felipe Adolf, ha
interpellato i convenuti in modo
commovente, chiedendo alle chiese europee di prendere posizione di fronte alla sfida che rappresenta l’anno del 500° anniversario del viaggio di Colombo in
America. « L'indebitamento, i 35
milioni di bambini della strada
e la distruzione dell’ambiente
sono dei fatti rispetto ai quali
il continente europeo ha una responsabilità morale », ha detto
Adolf. Ha chiesto che le chiese
e i governi d’Europa sentano le
grida degli oppressi deH’America Latina, oppressione alla quale l’Europa non è estranea.
La riunione si è impegnata
a chiedere all’assemblea di Praga di sostenere le chiese latinoamericane nei loro sforzi per
la giustizia e il rispetto dei diritti umani. « La cosa non riguarda tanto l’aspetto finanziario — ha precisato Jean Fis
cher — quanto l’importanza della giustizia ». Il Comitato ha preferito non pronunciarsi sul 500°
anniversario. Toccherà all’assemblea di Praga scegliere il messaggio che vorrà rivolgere alle
chiese delTAmerica Latina. « Ma
quando sentiamo parlare di 35
milioni di bambini affamati nelle strade, non possiamo dire che
questo non ci riguarda! ».
Riconoscenza
e rammarico
Per quanto riguarda le relazioni con la Chiesa cattolica romana, la riunione ha ricordato
la buona collaborazione esistente con il Consiglio delle conferenze episcopali europee (CCEE).
Parlando del recente Sinodo speciale dei vescovi a Roma, la riunione ha espresso la propria riconoscenza per l’invito di delegati fraterni, ma anche il proprio rammarico per il fatto che
il documento conclusivo non
prenda molto in considerazione
i punti di vista espressi dai delegati ecumenici. Ha chiesto che
le proposte in vista di un’evangelizzazione comune vengano comunicate al segretariato del Sinodo. Di fronte alle differenti
concezioni delTecumenismo, il
vicepresidente della KEK ha manifestato un certo ottimismo.
« Sono convinto che la via della
riconciliazione, dell’armonia e
della collaborazione sia la volontà di Dio, e che la via della competizione e delle tensioni non
prevarrà ».
Da parte sua, Jean Fischer non
ha negato che ci sia attualmente
un certo sfasamento tra la KEK
e la Chiesa cattolica romana.
Ma ha detto che vi sono anche
sfasamenti all’interno delle conferenze episcopali stesse. « Ciò
che era interessante al Sinodo
di Roma era lo sfasamento tra
i vescovi rappresentanti le chiese
dell’Europa occidentale, che hanno dimestichezza con il dialogo
ecumenico, e i discorsi dei vescovi
recentemente nominati nei paesi dell'Est, che ripetevano il discorso tradizionale sulla morale e sulla dottrina cattolica. Sia
nella Chiesa cattolica romana,
sia nelle chiese membro della
KEK, vi sono atteggiamenti vari rispetto all’ecumenismo. Attualmente siamo in un periodo
di turbolenze dal quale usciremo
perché non può andare diversamente » ha concluso.
(SPP)
In un clima positivo è stato affrontato l’argomento (degli uniati - Un passo incoraggiante
Per iniziativa del papa Giovanni Paolo II e del patriarca Alessio Il di Mosca, lina dele^
gazione del Patriarcato ortodosso di Mosca si è incontrata il 2-3 marzo, a Ginevra, con
una delegazione cattolica per
affrontare le difficoltà esistenti
tra le due chiese in Ucraina (a
causa della questione degli
« uniati », cattolici di rito orientale) e in altri paesi della Comunità di stati indipendenti (a
causa della creazione, in varie
regioni, di nuove strutture cattoliche). La delegazione cattolica
romana era guidata dal cardinale Cassidy, presidente del Consiglio pontificio per la promozione dell’unità dei cristiani, e
quella del Patriarcato di Mosca
dal metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad, presidente
del Dipartimento per gli affari
esteri del Patriarcato di Mosca.
Al termine dei lavori, le due
delegazioni hanno diffuso un comunicato congiunto in cui, dopo
aver constatato il clima di « sincerità e franchezza » in cui si
è svolto rincontro, hanno ribadito che « i principi formulati insieme nel gennaio 1990 a Mosca
(...) restano la base valida per
ogni sforzo di soluzione » della
questione degli uniati, e hanno
affermato la necessità che gli
amministratori apostolici cattolici e i vescovi ortodossi di uno
stesso territorio « si consultino prima della realizzazione di
progetti pastorali come la creazione di parrocchie e altre opere della Chiesa cattolica ».
L’agenzia NEV ha chiesto un
commento sui risultati dell’incontro alTarchimandrita Yossif
Postutov, membro della delegazione ortodossa e capo del Dipartimento per le relazioni con
il cattolicesimo del Patriarcato
di Mosca. Alla domanda se si
possa parlare di una « pace »
raggiunta tra le due chiese, l’archimandrita ha risposto: « Si
è giunti ad una constatazione
molto dettagliata dei rispettivi
punti di vista; preferisco non
parlare di pace, perché il termine richiama il suo opposto, la
guerra, e questo linguaggio non
è adatto a descrivere i rapporti
fra cristiani. L’essenziale è che
si sia giunti a constatare l’effettiva situazione in cui siamo, e
che ciò sia avvenuto in piena
sincerità e franchezza, senza riserve ». Quale ritiene essere il
risultato più positivo deU’incontro? « Senza dubbio — ha risposto l’archimandrita Postutov —
la proposta di una concertazione tra cattolici e ortodossi per
la creazione di nuove strutture
cattoliche nei paesi della Comunità di stati indipendenti ».
(nev)
Echi dal mondo
cristiano
UNESCO: 1992,
’’anno Comenius”
BIGIONE — Nel quadro delle cerimonie commemorative del
4° centenario della sua nascita,
TUNESCO ha deciso di fare del
1992 « l’anno Comenius ». Filosofo, teologo, pedagogo, Comenius
(1592-1670) ha sviluppato un sistema pedagogico in grado « di
migliorare gli affari umani » e
di trasformare una società disunita in una società ri-unita.
Su iniziativa di ricercatori in
Comenius
(segue da pag. 7)
similato la prima Riforma radicale e la seconda Riforma magistrale, era la sua convinzione
che Cristo regna nella chiesa e
nel mondo; in questo stava anche la fonte ultima della sua indefettibile speranza.
Per Comenius l’Unità morente
era la promessa di una cooperazione ecumenica aperta a tutti, che avrebbe riunito tutte le
chiese cristiane su tutti i punti
essenziali. Uno dei sogni di Comenius era la convocazione di
un consiglio universale; egli pensava a Venezia come luogo di
riunione possibile. Il consiglio
avrebbe avuto un carattere ecumenico e sarebbe stato composto di rappresentanti della chiesa, di scienziati e di politici.
La chiesa gioca un ruolo primario nel processo di rinnovamento e l’unità universale può
essere realizzata su una base cristiana. La condizione preliminare necessaria a tale unità e a
tale armonia è l’unità tra i cristiani. I cristiani dovrebbero
predisporre una disciplina ecclesiastica tale « che si potrebbero
vedere tutte le chiese quando se
ne vede una sola ». Toccherebbe
al consiglio mondiale mettersi d’accordo su una lingua comune, pubblicare i testi biblici originali, preparare una
traduzione latina unificata della
Bibbia e unificare il calendario.
Questo programma mondiale
creerebbe la base che permetterebbe di stabilire un equilibrio
economico mondiale, di ripartire
le ricchezze tra le nazioni e di
regolamentare la navigazione. Fino ad oggi questa visione rimane un sogno non realizzato: ci
si può chiedere se una tale cooperazione tra dirigenti ecclesiastici, scientifici e politici sia possibile. Eppure, se il mondo vuol
sopravvivere, quella cooperazione è indispensabile.
Comenius rimpiangeva che i
riformatori non fossero riusciti
a portare a buon fine il rinnovamento completo delle chiese;
la Riforma rimaneva incompiuta
e incompleta. Il potere del papa
era stato ridimensionato, ma il
regno di Cristo, lo sceptrum
Christi, non era ancora pienamente introdotto perché la Riforma mancava di unità, di semplicità e di determinazione.
Semper reformanda: tale è
l’eredità permanente di Comenius. Il compito che ci è affidato
è quello di una nuova Riforma.
Mìlan Opocensky
da Mensuel ( SOEPl )
n. 6, marzo 1992
Milan Opocensky, pastore della
Chiesa evangelica del fratelli cechi, ha
insegnato alla Facoltà di teologia protestante Comenius di Praga dal 1954
al 1989. Dal 1967 al 1973, è stato segretario per l’Europa della Federazione universale delle associazioni cristiane degli studenti. Dall'ottobre 1989
è segretario generale dell’Alleanza riformata mondiale a Ginevra.
Scienze dell’educazione, è stato
creato un Centro francese di ricerche in comeniologia. Un congresso « Comenius » si svolgerà
a Digione dal 21 al 23 maggio
’92 (per informazioni, rivolgersi
a M.me Marcelle Denis, CFRC,
Mimeure 21230 Arnay-le-Duc, tei.
80.90.00.26).
(BIP)
No all’ordinazione
delle donne
CANBERRA — Una corte d’appello ha impedito al vescovo della diocesi anglicana di Canberra
e di Goulburn di ordinare undici donne. Il vescovo Owen Bowling ha deplorato questo uso della legge da parte di una fazione
dirigente della « diocesi più conservatrice di tutta la comunione anglicana ». Il vescovo, che il
2 febbraio ha proceduto alTordinazione di sei uomini, intendeva anche ordinare lo stesso giorno undici donne ma ne è stato
impedito due giorni prima da
una decisione della Corte d’appello del Nuovo Galles del Sud,
dopo due mesi di intensi dibattiti, di citazioni in giudizio e di
commenti sulla stampa.
Il 6 dicembre 1991 la Corte
d’appello della Chiesa anglicana,
il cui compito è di interpretare
la costituzione della chiesa, aveva poi risposto, ma senza decidere, ad un certo numero di domande riguardanti l’ordinazione
di donne sacerdoti. Coloro che
avevano sperato che la corte
avrebbe aperto la via all’ordinazione delle donne sono venuti a
sapere che ogni azione ulteriore era di competenza del Sinodo generale nazionale, previsto
nel luglio 1992.
(BIP/SOEPl)
9
13 marzo 1992
v^alli valdesi
INTERVISTA AL SINDACO DI LUSERNA S. GIOVANNI
10.000 viaggiatori sul bus
Da un anno un'autolinea collega Lusernetta - Luserna e Torre Pellice:
un primo bilancio - Il '92 vedrà l’appalto per le nuove scuole medie?
QUALI PROSPETTIVE?
Quando la lana
non ha valore
Un anno fa prendeva il via, per
volontà deiramministrazione di
Luserna, un servizio di autolinea
fra Lusernetta-Luserna e Torre
Pellice, con destinazione ultima
l’ospedale valdese.
Iniziato un po’ in sordina, questo servizio si è man mano radicato fra la 'gente, anche se l’utilizzo è ancora relativamente basso; è possibile fare un primo bilancio? Lo chiediamo al sindaco
Longo.
« Si tratta di un servizio dovuto alla popolazione, come risposta al bisogno di mobilità interna
alla valle e non ci si deve certo
aspettare degli utili; tuttavia col
tempo il numero degli utenti è
cresciuto: alla fine del ’91 sono
stati trasportati più di 9.000 viaggiatori. Per quanto riguarda i costi abbiamo registrato circa 14
milioni dalla vendita dei biglietti
mentre il Comune ha pagato alla
SDAV 60 milioni; per l’anno in
corso la ditta ci ha chiesto un
aumento di 2 milioni e 400.000 lire. Ci auguriamo che anche gli altri Comuni che beneficiano del
servizio possano prima o poi concorrere alle spese anche perché le
cifre parlano chiaro: la maggioranza degli utenti si registra sul
tratto extraurbano ».
Recentemente, fra i problemi
che l’amministrazione comunale
ha dovuto affrontare, c’è stato
quello del mutamento subito dalla piazza XVII febbraio a S. Giovanni, che tante proteste ha sollevato; ci sono margini di ritorno su quanto è stato realizzato e
soprattutto ci sarà un'area per
il parcheggio?
« Abbiamo valutato le possibili soluzioni tecniche; si è verificato che sul canale appena coperto
lungo la strada Vecchia di S. Giovanni si potrà creare una zona
parcheggi. Per quanto riguarda
altri problemi ci confronteremo
ancora con la popolazione, ma dovremo tener conto di quanto è
già stato realizzato. Sul problema
parcheggi in genere aggiungo che
stiamo attrezzando altre aree sul
territorio, ma che occorre anche
un salto di qualità nell’atteggiamento dei cittadini con un uso
più razionale, ed in ultima analisi minore, dell’auto; per collegarmi alla prima domanda il pullman urbano consente anche collegamenti con le sedi dei principali servizi (Comune, USSL) ed
è dunque un tipo diverso ma valido di risposta ».
Fra i progetti più significativi
di questi anni per Luserna va
senz’altro annoverato il nuovo
edificio per le scuole medie; sarà questo l’anno deH’awio dei
lavori?
« Il ritardo nell’avvio dei lavori
ha radici lontane e cioè nella decisione di cambiare ad un certo
punto il progetto; in un primo
tempo si era deciso di ristrutturare il vecchio edifìcio, poi si passò alla scelta della nuova struttura: ciò ha rimesso in moto tutto il meccanismo di finanziamenti e ritardato i tempi per arrivare
all’appalto che dovrebbe comunque avvenire nel corso dell’anno ».
Sarà dunque questa un’opera
che difficilmente prenderà il via
prima del cambio della guardia
al vertice dell’amministrazione
comunale; con la fine dell’anno si
dovrebbe infatti concretizzare la
staffetta fra PSI e DC sulla poltrona di sindaco. 'E’ possibile oggi fare un piccolo bilancio? Ha
dei rammarichi per ciò che
avrebbe voluto realizzare e non
è stato?
« Ho cercato di portare Qualcosa di nuovo sul piano politico,
anche delle scelte; probabilmente
ho avuto troppo poco tempo per
incidere realmente avendo dovuto pensare a mettere a posto tutta una serie di cose piuttosto che
pensare a nuovi programmi. Cer-
to lascio con una forte preoccupazione per la sempre maggiore
mancanza di spazi e risorse per
le autonomie locali; faccio un
esempio: difficilmente vedrò partire il progetto di scalo merci a
Luserna in cui l’ente locale non
riesce a fare la sua parte, con i
privati, per far partire un’opera
di grande importanza per tutta
la valle ».
Il discorso di Longo finisce qui;
dalle sue parole e dal continuo
riferimento ad una prospettiva di
valle per molti progetti ci pare
di cogliere un rilancio: che dopo
l’esperienza di sindaco stia ripensando ad un impegno nella
Comunità montana?
Plervaldo Rostan
TORRE PELLICE
nell’acqua
A pochi mesi di distanza dalla
prima assai positiva esperienza
riparte in questi giorni in vai
Pellice un’iniziativa dedicata ai
bambini da pochi mesi ai tre anni, ovvero l’acquaticità, come
momento di gioco, conoscenza e
comunicazione con bimbi, tra
bimbi e tra bimbi e adulti attraverso l’acqua.
Durante la scorsa estate erano
stati più di venti i piccoli partecipanti al primo corso di acquaticità, che si era svolto presso il
giardino dell’ex nido in via Pralafera, ove erano state disposte
varie piccole piscinette in gomma e tanti piccoli giochi da usare nell’acqua.
Adesso si toma in piscina, questa volta però non più all’aperto
ma presso i locali del CIAO
(Centro integrato attività e opportunità) in via Volta a Torre
Pellice. Per tutti i bambini da
zero a tre anni appartenenti
al distretto di Torre Pellice
saranno messe a disposizione
per due giorni a settimana, il
mercoledì e il venerdì, ima piscina modello «laghetto baby» (dimensioni 2x4x0,66) e una più piccolina per i neonati. Il locale è
attrezzato, riscaldato e la piscina
è dotata di un impianto di depurazione, tutto secondo ben precise norme di igiene e sicurezza.
I bambini potranno anche far
merenda in un altro piccolo locale messo a disposizione dagli
operatori del CIAO e tutti, piccoli e grandi che li accompagneranno, potranno trascorrere
presso la piscina circa sei ore
settimanali da marzo a settembre.
L’intera iniziativa è coordinata
da Maura Bertin, puericultrice
presso il distretto di Torre Pellice, alla quale ci si potrà rivolgere per eventuali informazioni
e iscrizioni ; inoltre i genitori potranno anche rivolgersi ai distretti di base di Luserna S. Gio
vanni, Bricherasio e presso i consultori pediatrici.
Per quanto riguarda il costo ai
genitori si chiede semplicemente un contributo tipo donazione
volontaria per poter almeno in
parte aiutare l’acquisto di alcuni
materiali utili all’attività, per
eventuali spese di manutenzione
e per il mantenimento dell’impianto stesso.
L’appuntamento allora è per
tutti i piccoli, muniti di accappatoio, costumino e giocattoli, alla
piscina « laghetto » in via Volta 5.
C. M.
Alla presenza di un buon gruppo di allevatori della vai Pellice
si è svolto lo scorso giovedì 5
marzo rincontro sulle prospettive del settore ovicaprino promosso dalla Confcoltivatori.
Nella sua introduzione il rosiponsabile di zona della Confcoltivatori, Bellion, ha illustrato
quanto realizzato in zona per il
mantenimento di un significativo
livello di agricoltura in valle,
nonché le possibilità di intervento di una associazione come
la Prozoo ovicaprina, non ancora
ufficialmente riconosciuta ma
già operante nell’ambito piemontese. « In una valle in cui l’allevamento zootecnico ha mantenuto una consistenza non indifferente — ha ricordato Bellion — il settore ovicaprino, che
oggi attraversa specifiche difficoltà, merita un sostegno da parte delle associazioni di categoria
ed un’attenzione da parte degli
enti locali ».
Ma qual è l’entità del patrimonio ovicaprino in vai Pellice?
« 7 dati del censimento dell’agricoltura del ’91 — ha ricordato Enzo Negrin, responsabile
del servizio agricoltura della Comunità montana vai Pellice — ci
dicono che in valle abbiamo oltre 3.600 pecore e quasi 1.500
capre; grosso modo queste cifre vengono confermate dai dati che rUSSL può ricavare dai
risanamenti nel 1990. La maggioranza degli allevamenti presenta al suo interno sia capre che
pecore; il numero totale delle
aziende dovrebbe aggirarsi sulle
250, di cui soltanto 14 con una
presenza di più di 100 capi. In
termini assoluti comunque l’entità del settore, all’interno del
territorio provinciale, è buona:
la vai Pellice ospita circa il 15%
di tutti i capi della Provincia ».
VAL PELLICE
Conoscere il disagio
Il « Coordinamento risorse di
solidarietà vai Pellice » è uno
strumento di coordinamento, di
confronto e di collaborazione tra
tutte le « risorse » della valle (associazioni, gruppi, servizi pubblici e privati, singoli) che abbiano intenzione di concorrere alla
creazione di una rete territoriale di solidarietà a favore delle
fasce e delle persone più deboli.
Obiettivi principali del « Coordinamento » sono il passaggio di
informazioni tra le associazioni
e tra queste e la popolazione e
l’informazione e la formazione
della popolazione su tematiche
di particolare rilevanza sociale.
In questo momento l’attività
principale è volta al sostegno agli
adolescenti e alla prevenzione
delle dipendenze.
Operativamente stanno per
realizzarsi alcune iniziative.
Da qualche settimana si sta organizzando un vero e proprio
« censimento » di tutti gli spazi
o luoghi di incontro di adolescenti. La verifica di ciò verrà con
dotta da giovani mediante questionari in modo da conoscere
non soltanto quelle attività organizzate in cui i giovani hanno
un loro spazio, ma anche quei
gruppi non «ufficiali» che pure
esistono e rappresentano in qualche modo esperienze di aggregazione.
Intanto giovedì 12 marzo, alle
20,30 presso il cinema Trento di
Torre Pellice, verrà presentata
la « guida delle associazioni di
valle », iniziativa che partita alcuni anni or sono vede ora questo momento di sintesi e pubblicità. Nella stessa serata due associazioni, la Pro Loco di Torre
Pellice e l’associazione « Arte
sport libertas» presenteranno la
propria attività.
Infine, dal 16 marzo, prenderà
il via una serie di incontri di
formazione-informazione per tutte le persone che intendano meglio comprendere i problemi e
le situazioni di disagio e la possibilità di affrontarli.
VISUS
di Luca Regoli & C.
OTTICA - Vlm Arnaud, »
CERCASI URGENTEMENTE
per incarico educativo a tempo pieno educatore o
assistente sociale o laureato/a in scienze educative
con provata esperienza.
Inviare domanda e curriculum a fermo posta
n. 05724549 Luserna San Giovanni.
Affrancare con L. 1.050.
Dunque una notevole frammentazione delle aziende (vi sono casi in cui la presenza di ovicaprini è effettivamente di pochissime unità) e tuttavia, aggiunge
ancora Negrin, « proprio le capre o le pecore possono contribuire a rallentare l’abbandono
di quei pascoli di alta montagna dove i bovini non avrebbero cibo a sufficienza, oppure quella fascia di montapia o collina
in cui i rovi rischiano in breve
tempo di farla da padroni », una
fascia che è assai ampia e che
rnolte volte è costituita dai tradizionali terrazzamenti un tempo coltivati a campo.
Se dunque gli animali sono
numerosi, ed i terreni a disposizione anche, quali sono gli elementi di incertezza?
In linea teorica sarebbero ricavabili carne, latte (e dunque
formaggi) e lana.
Su quest’ultimo elemento oggi
i prezzi spuntati (4-500 lire al
kg) non coprono neppure le spese di tosatura; ciò ha determinato, negli ultimi anni, l’accumulo
nelle aziende di enormi sacchi
di lana. Un calcolo empirico (da
un kg ad uno e mezzo per capo
moltiplicato per circa 3.600 pecore e per tre anni) ci fa considerare in circa 18.000 i kg di
lana stivata presso le aziende
senza valide prospettive di utilizzo.
Prospettive non allegre riguardano anche il settore carne; recenti normative CEE impongono
ai macelli in cui si trattino settimanalmente più di 12 capi
bovini o 60 ovicaprini tali e tante prescrizioni da scoraggiare
chiunque oggi sia titolare di un
piccolo macello; voci insistenti
aggiungono che pure l’unico grossista della zona, piuttosto che
affrontare le spese di ammodernamento, preferisca cessare l’attività.
Né paiono ipotizzabili interventi di questo tipo sul macello comunale di Chiot dl’Aiga in Angrogna. Aprire un nuovo macello
in valle? « E’ una possibilità
da studiare — aggiunge Bellion — ma bisogna vedere con
quali fondi e da parte di chi;
certo i tempi non sarebbero brevi... ».
Infine non pare esente da problemi neppure la strada della
trasformazione del latte; i quantitativi sono normalmente bassi e le norme da rispettare molte. Pure è una strada da studiare e valorizzare.
Nel suo intervento il presidente regionale della Prozoo ovicaprina, Giorgio Macchieraldo, ha
per altro evidenziato come un
giro condotto fra alcune aziende
della valle lasciasse aperti margini di miglioramento della situazione; « Le condizioni degli
allevamenti sono mediamente
buone sia sotto il profilo della
modalità di operare che della
qualità degli animali », ha detto,
ipotizzando la possibilità di individuare un vero e propro nucleo
di circa 500 capi di razza pura
« biellese ». Se ciò avesse seguito,
ed allevatori disponibili in tal senso vi sono, si tratterebbe di un
passo importante sulla strada
della valorizzazione di questo
settore agricolo.
« La Comunità montana — ha
aggiunto Negrin — potrà continuare e forse aumentare la sua
attività di consulenza, di assistenza tecnica anche sul fronte
della prevenzione di malattie o
sulle tecniche di alimentazione;
questo senza imporre nulla a
nessuno ma in senso propositivo ».
Migliori condizioni di allevamento contribuirebbero, in ultima analisi, anche ad abbassare
i costi di produzione e magari
di investire di più sulla commercializzazione.
O. N.
10
10 valli valdesi
13 marzo 1992
MANIFATTURA DI PEROSA
Ammalata: licenziata
Le assenze erano state regolarmente giustificate dal medico curante
A beneficio dei lettori ohe risiedono
nelle valli valdesi, pubblichiamo in
questa rubrica brevi notizie sulle iniziative elettorali delle varie liste.
I responsabili della propaganda dei
partiti e dei raggruppamenti politici
sono pregati di far pervenire alla nostra redazione di Torre Pellice (tei.
0121/932166 che è anche fax) l’elenco delle iniziative che intendono segnalare entro le ore 9 del lunedì.
In ogni numero pubblicheremo le
iniziative che si svolgeranno nei 10
giorni seguenti, a partire dal giovedì.
La redazione del giornale ha deciso
di non accettare alcun tipo di pubblicità a pagamento.
RETE — Diego Novelli ed alcuni altri candidati spiegheranno il programma elettorale del movimento politico
della • Rete », martedì 17 marzo, alle ore 20,45, presso la sala operaia
(via Roma 7) a Torre Pellice.
VERDI — I Verdi (sole che ride)
incontreranno la popolazione di Torre
Pellice, venerdì 13 marzo dalle ore 10
alle ore 12, in occasione del mercato.
Dalle ore 10 alle ore 12 di venerdì
20 marzo, i Verdi saranno ai mercato
di Luserna San Giovanni.
Dalle ore 10 alle ore 12 di sabato
14 marzo saranno sotto i portici di
corso Torino a Pinerolo.
in un comunicato i Verdi invitano
gii altri partiti a rispettare le leggi
suiia propaganda elettorale evitando
affissioni fuori degii spazi affidati ai
partiti e a non gettare manifestini a
terra, i Verdi ricordano poi che la
candidata deiie valli vaidesi per il loro movimento è Erica Malan, insegnante in pensione di Luserna S. Giovanni.
LISTA PANNELLA — In un comunicato ia Lista Pannella e antiproibizionista invita a votare per il candidato
locaie Attilio Sibille alla Camera e per
Pina Grassi, candidata dei Verdi (sole
che ride) ai Senato.
NON VOTARLI — E' l’invito ohe l'Associazione per ia pace e la Lega degli obiettori di coscienza fa con un
manifesto che verrà affisso sui tabelloni della propaganda indiretta. Il manifesto contiene i nomi di tutti i parlamentari piemontesi che si ripresentano aiie eiezioni e che nel gennaio
’91 hanno votato a favore dell’intervento italiano nella guerra del Golfo.
Vi sono compresi candidati di tutti i
partiti, con l’esclusione di Verdi e Rifondazione comunista.
ANPI
Concorso
letterario
TORINO — La sezione ANPI
di Borgo S. Pietro intende anche
quest’anno indire un concorso
letterario per opere di poesia sia
dialettale che in lingua, e di narrativa con il tema « Tutti insieme». Fra le finalità, secondo i
partigiani, la volontà di stimolare, « nella celebrazione del
giorno fondamentale della memoria storica della nostra Repubblica, la riflessione sull’importanza di ricreare un fronte
comune per la realizzazione di
quegli scopi di pace, giustizia, libertà ed uguaglianza per cui i
partigiani combatterono e morirono ».
Gli scritti (50 versi come massimo per le iwesie e 10 cartelle
per i racconti) dovranno pervenire entro l’il aprile, in triplice
copia, di cui una sola con i dati
degli autori, presso la sede ANPI
di Borgo S. Pietro, circolo « G.
Da Giau» in strada Castello di
INÆirafiori 346, Torino ; la premiazione avverrà il 25 aprile.
Un’operaia della Manifattura
di Perosa Argentina è stata licenziata perché assenteista; il
fatto che suscita scalpore è che
la donna, madre di due figli,
è affetta da una grave forma
di osteoporosi, in attesa di essere
sottoposta ad intervento chirurgico e che ha dunque accumulato le assenze per gravi motivi di
salute, regolarmente giustificati
dal proprio medico curante.
Sulla vicenda sono intervenute le rappresentanze sindacali
aziendali con una lettera aperta
in cui tra l’altro si « ritiene che
con questo atto l’azienda (del
gruppo Legnano, con stabilimenti in molte regioni italiane, ndr)
voglia terrorizzare i dipendenti
colpendo i più deboli ».
« Riteniamo — prosegue la lettera — che questo licenziamento
sia di una gravità assoluta perché nega il diritto di curarsi a
chi è veramente ammalato, mettendo anche in dubbio la professionalità dei medici. Riteniamo inoltre che l’unico modo possibile per abbassare l’assenteismo sia quello di creare sul
posto di lavoro un clima "vivibile” e non un clima di terrore.
In .Manifattura i carichi di lavoro sono ormai a livelli insostenibili e l’ambiente, per rumorosità e calore, non è certamen
te un buon amico della salute ».
La lettera conclude con la decisione di impugnare la lettera
di licenziamento davanti alla magistratura, « certi di difendere il
diritto-dovere di salvaguardia
della salute di tutti i lavoratori
della Manifattura di Perosa ».
Fin qui la lettera delle rappresentanze sindacali aziendali;
immediatamente ha fatto seguito uno sciopero di un’ora svoltosi giovedì scorso e l’impegno
dei sindacati di categoria.
« La questione del licenziamento — ci dice Bruno Roberti del
settore tessile della CGIL — si
inserisce in una situazione difficile per lo stabilimento; problemi specifici si innestano su problemi generali del settore. Alla
Manifattura si lavora ormai da
4-5 anni sui sette giorni; circa
200 persone lavorano per i tradizionali tre turni e quasi altrettante lavorano part-time nei
fine settimana. Quando l’azienda fece la proposta del sabato
e domenica si ipotizzava una soluzione temporanea con successivo assorbimento, seppur graduale, della manodopera nei turni regolari. Ciò non è accaduto
e ci troviamo in sostanza di fronte a persone che da molto tempo sono impegnate con continuità al sabato e alla domenica;
Obiezione di coscienza: tre odg
TORINO — Sono tre gli ordini del giorno in materia di obiezione di coscienza approvati dal Consiglio regionale dopo un dibattito che martedì 3 marzo ha fatto registrare una lunga serie di interventi e diverse prese di posizione, anche polemiche come quella
del missino Zacchera e dei leghisti ’Vaglio e Bodrero, i quali non
hanno partecipato al voto « perché — hanno detto — non è di questi argomenti che deve occuparsi il Consiglio regionale ».
I documenti approvati erano stati presentati rispettivamente da
Picchioni (DO, Monticelli, Grosso e Dameri (PCI-PDS), Miglio,
Segre e Giuliano (Verdi).
Tutti tendono ad ottenere dal Parlamento l’approvazione della
legge in materia di obiezione di coscienza e sono stati votati con
diverse angolature. Tra gli intervenuti Cucco (Antiproibizionista) ha
detto che « la Costituzione parla di difesa della patria e non di
obbligatorietà del servizio militare», mentre per Chiezzi (Rifondazione comunista) « si vuole impedire che la patria sia un concetto
legato a valori di solidarietà, si vuole confinarlo in senso militare »
e Miglio (Verdi) ha richiamato l’esperienza del Comune di Cessato
dove esiste l’assessorato alla pace per la difesa popolare nonviolenta.
Peano (DO ha ricordato che esiste anche «l’esercito» dei volontari: «Sono 4 milioni e difendono la patria con impegno. Oggi
non è in discussione l’esercito — ha aggiunto — ma i giovani devono potersi sentire liberi di fare le proprie scelte ».
Anagrafe canina
TORINO — Con 40 voti a favore e la sola astensione di Chiezzi
(Rifondazione comunista), il Consiglio regionale ha approvato la
proposta di legge per l’istituzione dell’anagrafe canina.
Si tratta di un provvedimento — come ha spiegato il relatore
della legge Peano (DO — che serve a sancire definitivamente l’istituzione di un organismo operante in Piemonte già dal 1985 e necessario ad evitare il vuoto legislativo che verrebbe a crearsi dopo la
legge nazionale che ha reso inefficaci l’attuale anagrafe e l’apphcazione delle sanzioni.
La legge approvata martedì 3 marzo dal Consiglio regionale affida alle USL, ai Comuni, alle Comunità montane la prevenzione e la
lotta al randagismo dei cani: i proprietari dei cani dovranno tra
l’altro iscriverli all’anagrafe entro il secondo mese d’età e denunciarne la scomparsa entro tre giorni.
Tossicodipendenza: più personale
TORINO — Una spesa di oltre 23 miliardi di lire per il raddoppio del personale sanitario da impiegare nei servizi e nelle strutture
di assistenza per le tossicodipendenze.
E’ quanto prevede una delibera approvata a maggioranza, il 3
marzo, dal Consiglio regionale.
Sono esattamente 469 i nuovi posti che amplieranno le piante organiche delle unità operative per le tossicodipendenze; in concreto
sono state individuate sei aree (le unità sanitarie di Torino, Settimo,
Biella, Novara, Cuneo ed Alessandria) in cui verrà assicurata l’apertura continuativa dei servizi nei giorni feriali e festivi, incrementando di 13 unità complessive il personale a disposizione, senza ulteriori oneri finanziari in quanto dovrà essere utilizzata la spesa storica
relativa alle convenzioni e consulenze in atto, che vengono di fatto
superate con questo intervento.
Oggi
e ckMnani
Segnalazioni
ritengo che questa situazione
sia difficilmente sopportabile e
che di fatto si sia giunti al limite ».
Perché, secondo lei, si è giunti a questa situazione?
« Naturalmente alla base c’è
una questione di costi e di concorrenza da sopportare. Da un
lato i filati che si producono,
pure di buona qualità, devono
fare i conti con l’ingresso sul
mercato di nuovi paesi produttori, dall’altro, malgrado il prodotto sia abbondante nei magazzini, si tende a rendere sempre
più rapido il ciclo di produzione. Nello stabilimento investimenti sono stati fatti per affrontare problemi derivanti dalle condizioni di lavoro ( rumorosità ed elevate temperature) ma
non ci sono stati inserimenti di
macchinari moderni nei cicli di
produzione. La situazione ambientale interna, così come il
fatto che con i turni e il lavoro
del fine settimana si sono creati
lavoratori di serie A e di serie
B, ha comunque fatto sì che
da un lato ci sia un fenomeno
di assenze dal lavoro più elevato che altrove e dall’altro si sia
in presenza di molti casi di
turn-over, cioè di persone che
appena possono abbandonano la
fabbrica.
In questo contesto di difficoltà è arrivato il licenziamento
di una dipendente gravemente
ammalata, creando tensioni che
non concorrono certo a risolvere i problemi dell’azienda e che
abbiamo impugnato unitariamente ».
P. V. R.
DAL 12 MARZO
Expocasa
TORINO — Conclusosi da
qualche giorno Expovacanze
(che ha aperto dal 14 al 23 febbraio il calendario 1992 degli appuntamenti di Torino esposizioni) con un bilancio positivo che
ha registrato oltre 100.000 visitatori, circa il 10% in più rispetto all’anno scorso, la prossima
rassegna in programma è una
delle più attese dal pubblico:
Expocasa ’92, che occuperà l’intero quartiere espositivo del Valentino, sette grandi padiglioni
per un totale di 55.000 metri quadrati.
Expocasa sarà aperta dal 12
al 22 marzo.
TORRE PELLICE — L’Esercito della
Salvezza organizza dal 15 al 21 marzo,
presso la sede in via Cavour 9, una
settimana di evangelizzazione sul tema:
Incontri con Cristo. Domenica 15, ore
16: ■■ Miracoli nella natura - le quattro stagioni » con diapositive; da lunedì 16 a sabato 21 incontri serali sul
tema; giovedì 19, ore 20,30 presso il
cinema Trento, proiezione del film; La
croce e il coltello, con Erik Estrada
e Pat Boone; la storia vera di David
Wilkerson e della sua sensazionale impresa fra bande di giovani criminali
e tossicodipendenti a New York. Un
film che propone una reale risposta a
questa tragedia umana.
Incontri
TORRE PELLICE — Organizzato dal
Centro culturale valdese, sabato 14
marzo, alle ore 17, presso la biblioteca della Casa valdese. Massimo Salvador! parlerà su « Autonomia; perché,
quando e come attuarla ».
PEROSA ARGENTINA — Venerdì 20
marzo, alle ore 20,30, la direttora del
centro ecumenico di Agape, past. Letizia Tomassone, parlerà durante un
incontro organizzato dal comitato pace
vaili Chisone e Germanasca su - 500
ing-anni »; conquista, colonizzazione,
debito: riscoprire l’America con un occhio non conquistatore. L’incontro si
svolgerà presso la sala Lombardini,
Concerti
TORRE PELLICE — L’Università della terza età organizza per lunedì 16
marzo, ore 15,30, presso il salone delle scuole Mauriziane, un incontro musicale con la pianista Laura Giordano
che eseguirà musiche di Chopin, Liszt
e Scriabin.
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma: venerdì 13 marzo,
ore 21,15, « Rossini! Rossini! »; sabato
14 e lunedì 16, ore 21,15, «Fino aila
fine dei mondo »; domenica 15, ore 16,
18, 20, 22,10, « Nightmare ».
BARGE — Il cinema Comunale ha
in programma, venerdì 13 marzo, ore
21, «Chiedi ia iuna » di G. Piccioni.
PiNEROLO — Il cinema Italia ha in
programma: « Cape Fear: il promontorio della paura »; feriale 20-22,20; sabato 20 e 22,30; festivi 15, 17,30, 20,
22,20.
Il cinema Hollywood propone, fino
a lunedì, « Papà, ho trovato un amico »; feriali 20,15 e 22,30; festivi 14,15,
16,15, 18,15, 20,15, 22,30; martedì 17
e mercoledì 18, « Giustizia a tutti i
costi ».
Al Ritz, fino a lunedì 16 è in programmazione « Tacchi a spillo »; festivi ore 14, 16, 18, 20 e 22; feriali
20 e 22.
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11
13 marzo 1992
lettere 11
CRONACA, VERITÀ’
E SOLIDARIETÀ’
Caro Direttore,
desidero fare alcune precisazioni alle importanti e articolate obiezioni di
Ulrich Eckert nella sua lettera pubblicata sul numero del 28 febbraio.
1) Anch’io credo che molte persone
siano state utilizzate dalla Stasi senza nemmeno accorgersene, anzi aggiungerei che molte persone note, come per esempio Heinrich Fink, rettore dell’università di Berlino Est, accusato ingiustamente (il suo dossier
non è stato mai reperito) forse perché personaggio scomodo e critico nei
confronti del processo di unificazione,
sono state accusate per motivi personali e di opportunismo politico. Mi
sembra però che ciò non neghi affatto il valore e la veridicità del libro di Gerhard Besier e Stephan Wolf,
che tra l’altro non sono due « miscredenti » ma due professori di teologia
attenti conoscitori della chiesa evangelica e della storia, non sempre felice, dei suoi rapporti con lo stato.
2) Sul caso Stolpe, citato da Eckert,
la discussione è aperta e i giudizi contrastanti. Certo è che dall'inchiesta
pubblicata dall’autorevole settimanale
tedesco Der Spiegel » del 17 febbraio, Manfred Stolpe esce proprio
male! Da un protocollo della Stasi si
apprende che Stolpe viene pregato di
esercitare la sua influenza per fermare una civile e pacifica dimostrazione,
nel cuore di Berlino Est, di gruppi pacifisti legati alle comunità evangeliche.
Ciò che fa più paura alla Stasi e ad
alcuni vertici della chiesa è la presunta partecipazione del pastore Rainer
Eppelmann, già nel mirino delia Stasi
e definito da Stolpe uomo « scomodo
e pericoloso », anche per la Chiesa
evangelica. Stolpe esercita puntualmente le sue funzioni e lo fa così bene
che la manifestazione viene bloccata
e molte persone aderenti ai gruppi
pacifisti, tra cui Eppelmann, vengono
arrestate.
3) Prendo atto delle regole che il,
vescovo Werner Leich ha consigliato
per chi avesse avuto contatti con la
Stasi: non ne ero a conoscenza. Ciò
che invece mi preme precisare è che
il vescovo Leich compare in una mappa orientativa delle posizioni politiche
dei vari esponenti ecclesiastici, trovata sempre nei soliti archivi della Stasi, sotto il gruppo cosiddetto « Positive und realistisch denkende », che in
parole povere significa coloro che potenzialmente collaboravano con la Sta
4) Non era assoJutamente mia intenzione puntare il dito accusatore di chi
non ha vissuto le difficoltà di quel
paese. Anch’io non credo nei processi
sommari e in soluzioni esclusivamente
normative per casi personali. Ma una
cosa sono la riconciliazione, il perdono, la solidarietà cristiana (speriamo
non solo per gli informatori), un’altra
cosa è la cronaca dei fatti. Una cronaca leale può rendere un servizio alla
verità, anche se questa cronaca ci
racconta di una chiesa che storicamente, almeno in una sua parte (dalla guerra dei contadini al terzo Reicb),
ha riconosciuto nell’autorità politica
un potere, un valore forse, al quale
si è un po' troppo frettolosamente e
schematicamente adeguata.
Manfredo Pavoni, Cinisello Balsamo
PER L’AMICA
TILDE HERNUTH
Cara Tilde, nel lasciarti voglio ricordare la tua bontà e disponibilità verso tutte le persone bisognose di cure
e di affetto. La tua infanzia e adolescenza furono molto dure e tristi, per
questo il tuo sorriso e tenerezza erano rivolti ai bambini. Ricevesti però
l’istruzione religiosa che ti aiutò nella vita. Quando eri insegnante di ricamo all'istituto di Vallecrosia tua madre continuò a pagare la retta perché
tu non lasciassi la casa. Poi venne la
guerra e in seguito ai bombardamenti
l'istituto dovette chiudere. Rimanesti
sola, ma il Signore non ti abbandonò,
in seguito trovasti nella famiglia Sciavi l'affetto e la comprensione dì una
mamma e una cara sorella e per ben
cinquant’anni dividesti con loro gioia
e dolori. Con la vita dì famìglia anche la tua vita cambiò. Prendesti a
Bologna il diploma di pedicure e con
mano leggera, oltre al sollievo fisico,
univi sempre parole di conforto. Ricordo quando con la tua 500 accompagnavi le mie tre cognate, avanti negli anni, in chiesa, a Bordighera e
quanto fosti loro vicina con l'assistenza e in preghiera. L'ultimo anno della tua vita lo passasti a Perinaldo, nella casa Emilio. Oltre alle cure della
mamma ricevesti anche dal personale
della casa assistenza serena e affet
reco
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato (vicedirettore), Giorgio Gardiol (direttore). Carmelina Maurizio, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan.
Comitato editoriale: Paolo T. Angeleri, Mirella Argentieri Bein, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti, Piera Egidi,
Adriano Longo, Emmanuele Paschetto, Roberto Peyrot, Sergio Ribet,
Mirella Scorsonelli.
Collaboratori: Daniela Actis (segreteria), Mitzi Menusan (amministrazione), Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò (revisione editoriale).
Stampa: Coop. Tipografica Subalpina ■ via Arnaud, 23 - 10066 Torr»
Pellice ■ telefono 0121/91334
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^DAZIONE e AMMINISTRAZIONE: via Pio V, 15 ■ 10125 Torino ■ telefono
011/655278, FAX 011/657542 — Redazione valli valdesi: via Repubblica, 6 - 10066 Torre Pellico - telefono 0121/932166.
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EDITORE: A.l.P. - via Pio V, 15 - 10125 Torino - c.c.p. 20936100
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FONDO DI SOLIDARIETÀ’: c.c.p. n. 11234101 intestato a La Luce, via
Pio V, 15 - 10125 Torino
Amministrazione del tondo: Maria Luisa Barberis, Renato Coisson, Roberto Peyrot
tuosa; tanto che un giorno mi dicesti
che un posto più bello non potevi trovarlo. Non ti dimenticherò.
Credo nella resurrezione dei corpi
e nella vita eterna, per cui ti dico
arrivederci.
Elena Jalla, Ventimiglia
L’EVANGELO E
LA COSTITUZIONE
Caro Direttore,
vorrei muovere alcune critiche alla
lettera del sig. Bonifazì, pubblicata
sul numero 9 del 28/2.
Sono molto lieto che il signor Bonifazi abbia un grande rispetto per la
nostra Costituzione, specie in un moménto in cui essa è considerata poco
più di carta straccia.
Ciò che invece mi lascia perplesso
è che l'Evangelo possa venir messo
in secondo piano rispetto alla Costituzione come guida nella vita di un
cristiano.
L’Evangelo non è una legge , che ci
fornisce una lista di azioni da compiere 0 da evitare, questo è certo.
Dovrebbe però essere il » campanello
d’allarme >■ che ci spinge a contestare e a rifiutare una legge o anche
un articolo della Costituzione quando
essi contrastano con il comandamento fondamentale proclamato da Gesù:
l'amore per fi prossimo.
E ritengo che un giovane di vent’anni o poco più possa testimoniare
l’imperativo: « Ama il prossimo tuo
come te stesso » aiutando un anziano
o guidando un’ambulanza molto meglio di quanto possa fare un suo coetaneo che si allena alla violenza per
fronteggiare un'eventuale invasione futura (dì chi, poi...?).
Non voglio, con questa lettera, invitare alla sedizione. Vorrei solo ricordare che non possiamo, come cristiani, obbedire ed accettare passivamente una legge o un articolo della Costituzione che ci impedisca, per quel poco che è concesso a noi esseri umani, di adempiere questo comandamento. Ben venga quindi questa legge, specie se essa permetterà a tutti quelli
come me che ancora devono passare
un anno al servizio dell’esercito (oppure al servizio del prossimo) di agire un po’ più da cristiani.
Cordialmente.
Davide Ollearo, Roma
ABORTO E DIRITTO
ALLA RISERVATEZZA
Nel cimitero di L’Aquila è stato
eretto un monumento contro l'aborto,
in memoria dei feti soppressi. Hanno
piaudito all’iniziativa il vescovo dell’Aquila, mons. Peressin, l’ex sindaco
Enzo Lombardi e altre autorità e movimenti, primo quello dell’on. Casini,
denominato ■■ Movimento per la vita ».
A seguito di questa vicenda l'assessore aH'Ambìente, Pasquale Conere, ha
rinvenuto conservati negli uffici del
Comune gli elenchi dei 406 abortì volontari praticati nell'ospedale dell’Aquila, con l'indicazione — ecco il nocciolo — dei nomi delle donne che hanno
interrotto la gravidanza. La cosa è un
grave illecito. Un comitato cittadino
ha avviato una pratica giudiziaria contro l’illegittimità. L'onorevole Oscar
Mammì ha quindi rivolto un’interrogazione al ministro della Sanità per stabilire veridicità dei fatti e eventuali
responsabilità nella violazione del diritto di riservatezza garantito alle donne da un articolo della legge di stato sull'aborto.
L’urgenza di sistemi di difesa della
privacy » individuale è lampante in
una società dove, attraverso banche
dati, archivi, istituti di scambio informazioni elettroniche, sapere tutto dì
tutti è anche un pericolo. Per salvaguardare il diritto fondamentale della
singola persona alla riservatezza, la
CEE sta cercando di regolamentare
l’accesso a alcuni dati. L’urgenza di
uniformare le varie legislazioni dei
paesi europei anche in questo settore
non può bloccarsi di fronte agli illeciti di uffici come quello deH’Aquila.
Anzi, considerando che attualmente il
solo strumento di diritto internazionale in materia di privacy è la vecchia
Convenzione del Consìglio d'Europa
(28 gennaio 1981), considerando i rapidi processi di evoluzione delle tecniche dì schedatura di dati personali
(fisco, magistratura, istituti di assicurazione, di formazione, enti sanitari,
ecc.), sì dovrebbe maggiormente proteggere l'anonimato circa i dati sulla
.gravidanza, i risultati delle analisi cliniche, i dati sulla posizione penale,
e riservare l'accesso ad alcune banche dati, salvo eventuali richieste di
commissioni d'inchiesta giudiziaria su
aspetti criminali quali il riciclaggio di
denaro sporco, ovvero quello proveniente da attività criminose.
Il controllo dovrebbe essere molto
severo, nel quadro di un’etica e una
deontologia professionale che — a
guanto pare — nel nostro paese stenta ad affermarsi come norma. Si sono
verificati casi in cui alcune banche dati
hanno perfino concesso l’accesso a
terzi per scopo di lucro. In tali circostanze il flusso di informazioni private potrebbe essere penalizzato come delitto contro la persona, in violazione, pertanto, dell'articolo 9 della
Convenzione europea sulla protezione
dei diritti dell'uomo e delle libertà
individuali.
Marius Gnech-Verdini, Agordo
LA SOLITUDINE
DI VILLA OLANDA
Leggo l'articolo apparso sul « supplemento doni » del 21 febbraio scorso
nel quale Carla Beux (Foresteria di
Torre Pellice) definisce Villa Olanda
come " praticamente sconosciuta anche alle nostre comunità » nonché
I strettamente isolata da ogni occasione di incontro e di scambio ».
Quale attuale presidente del comitato di gestione, posso ovviamente rispondere sul presente e non nego che
stiamo pagando oggi per tutto quanto è stato fatto (o, meglio, non è stato fatto) per il passato, fino a giungere alla decisione della Tavola dì vendere l'immobile per motivi economici.
E' probabile che in passato questa
situazione di isolamento si sia verificata, ma è altrettanto vero che la
decisione della vendita ha provocato
— proprio da parte delle comunità che
parevano assenti — una reazione ed
una presa di posizione che in un tempo relativamente breve sono state anche tangibilmente espresse con una
notevolissima raccolta di fondi e di
impegni. La giornata di Villa Olanda
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della scorsa estate ha avuto un riscontro ed una presenza di persone
raramente verificabili in analoghi incontri.
Circa la presenza di gruppi stranieri, sarebbe molto simpatico che proprio da parte della Foresteria venissero proposti visite ed incontri a Villa
Olanda: fin da ora dichiariamo la nostra completa disponibilità.
Non dimentichiamo infine che l’attuale situazione di questo istituto, la
cui destinazione — in forse ormai da
tre anni — verrà decisa dal prossimo
Sinodo, ha notevolmente inciso sulla
sua » solitudine », accentuata anche da
una politica di scoraggiamento tuttora
in corso.
Non resta che augurarci che la prossima decisione sinodale rimetta Villa
Qlanda nella condizione di funzionare
a pieno titolo nel campo della nostra
diaconia. Diaconia che, nella più parte dei casi, opera quotidianamente in
silenzio ed in spirito di servizio, senza che un eventuale malinteso isolamento » minacci di farle perdere la
propria identità.
Arturo Bouchard, Torre Pellice
« Il dono di Dio è la vita eterna in Gesù Cristo »
(Romani 6: 23)
Ha terminato la giornata terrena
Ida Long ved. Spenatto
lo annunciano con dolore le sorelle
Alina, Elena, Valentina ed il fratello
Adolfo, le cognate, i nipoti con rispettive famiglie.
Un ringraziamento particolare alla
signora Julienne Cordin e famiglia che
l’hanno circondata e aiutata con tanto
amore.
Lyon - Pramollo, 26 febbraio 1992.
(( Il Signore è il mio pastore »
(Salmo 23: 1)
Improvvisamente ci ha lasciati
Tilde Hernuth
La comunità di Bordighera-Vallecrosia, nel darne Tannuncio a tutti coloro che Thanno conosciuta ed apprezzata, ringrazia riconoscente la famiglia
Sciavi ohe Tha seguita con amore per
tanti anni.
Ventimiglia, 3 marzo 1992.
« Io sono la risurrezione e la
vita; chi crede in me, anche
se muoia, vivrà »
(Giov. 11: 25)
Elsa Zunino Amprimo con Francesco, Giovanni, Andrea, Stella Mariss
e le rispettive famiglie, commossi prendono parte al grande dolore di Irma e
famiglia per la scomparsa della cariscima
Rina Agli Blanc
che sempre ricorderanno con affetto.
Luserna S. Giovanni, 7 marzo 1992.
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12
12 villaggio globale
13 marzo 1992
UN COMPLESSO INTRECCIO TRA SFERA RELIGIOSA E POLITICA
I movimenti evangelici in America centrale
Mentre con il « processo di pacificazione » salvadoregno cala la tensione politica in questa regione, si tenta un
bilancio delle esperienze delle chiese e dei « gruppi » - I legami con il potere e la lotta a fianco dei più deboli
Pubblichiamo alcuni estratti di un ampio articolo
scritto da Paul Jeffrey, pastore metodista in Nicaragua.
Il testo integrale è stato
pubblicato su "Latinamerica
Press” il 21 novembre dell'anno scorso.
(Nel secolo scorso...) la posizione degli evangelici in America
centrale è stata strettamente legata agli interessi politici del
gruppo locale di potere e agli
Stati Uniti, potenza dominante
nella regione. Venendo a sostituirsi alla Chiesa cattolica, che
averva fornito una giustificazione ideologica alla conquista e all’impero da parte spagnola, i
gruppi protestanti ed evangelici
erano entrati nella regione per
rendere i medesimi servdzi al
neocolonialismo.
E’ presso i più poveri, molti
dei quali hanno visto poco a poco
migliorare la propria condizione
economica, che i primi missionari evangelici venuti in America centrale eserciteranno la maggiore influenza. Ora, in questi ultimi anni, è presso le classi medio-alte che le chiese conservatrici evangeliche hanno tessuto
le loro file, e il raccolto è stato abbondante (...).
Salvador: Romero
e i gruppi di destra
In Salvador questo processo
ha visto un’accelerazione nel corso del ministero profetico dell'arcivescovo Oscar Romero.
« / ricchi e i potenti del paese
hanno voltato le spalle alla Chiesa cattolica in seguito alla predicazione del vescovo Romero »,
ha spiegato il pastore luterano
Eliseo Rodriguez. E i gruppi religiosi di destra sono stati pronti a trarre vantaggio da questa
situazione (...).
Per il vescovo luterano Medardo Gomez « le classi medie e
elevate della popolazione credono che la Chiesa cattolica le
abbia abbandonate, perché essa
si preoccupa dei poveri e spesso critica i militari. D'altra parte le sette offrono la redenzione
per la tortura e l’omicidio ».
Le parole del vescovo potreb
La coltivazione del mais è una delle caratteristiche attività produttive della regione centroamericana.
bero trovare riscontro anche per
il vicino Guatemala, in cui più
di un terzo della popolazione è
evangelica. Sotto il regime omicida del generale Efrain Rios
Montt, la spinta evangelica ha
avuto un rapido sviluppo. Decine di migliaia di poveri, per la
maggior parte indiani, hanno
accettato di seguire delle sette
evangeliche conservatrici per salvare la propria vita. Rimanere
cattolici quando i militari in vena di razzie conducevano una
guerra aperta contro i cattolici,
accusati da molti governanti di
avere risvegliato la coscienza della maggioranza autoctona oppressa, era diventato troppo pericoloso.
Dopo l’elezione del presidente
Jorge Serrano Elias, proveniente dagli stessi ambienti evangelici di Rios Montt, e considerato un politico più sottile del generale, l’influenza dei cattolici
non ha cessato di diminuire (...).
Anche se Honduras e Costa Rica non sono lacerati dalla guerra, un’attitudine simile, nei confronti delle classi agiate, è stata tenuta da quello che alcuni
chiamano « movimento della mega-chiesa ». Delle comunità, come « La vita abbondante » a
Tegucigalpa e « Comunità PAS »
a San José, offrono a queste
élite un quadro consei-vatore
sul piano politico e confortevole
IMMOBILIARE
LA COLOMBA
C s.n.c.
nell'ambito liturgico (...).
In molti pensano che la fine
del regime sandinista avrebbe
lasciato libero corso all’azione
della destra cristiana degli Stati Uniti in Nicaragua. In effetti,
a partire dal 1988 — quando
Jimmy Swaggart predicò sulla piazza della Rivoluzione a
Managua — gli evangelisti conservatori degli Stati Uniti hanno
portato dei fondi a questo paese
lacerato dalla guerra.
Ma la transizione politica alla
presidenza di Violeta Barrios de
Chamorro ha avuto luogo men
tre i circoli conservatori degli
USA si disinteressavano dei conflitti deH’America centrale per
seguire gli avvenimenti deirEst
europeo e dell’Unione Sovietica.
Da allora i fondi probabilmente destinati a sostenere la causa
dei conservatori in Nicaragua
sono stati inviati all’Est (...).
Mentre gli evangelici dell’America centrale sono conosciuti come un fenomeno in crescita e a
causa della loro politica conservatrice, un altro aspetto rimane
poco noto fuori della regione.
In mezzo alle guerre fratricide,
alcuni responsabili evangelici e
protestanti hanno rischiato la
vita per cercare di placare le
tensioni, mantenere il dialogo e
la negoziazione tra le parti in
conflitto e porre le basi di una
pace giusta e durevole a partire
dal cessate il fuoco.
Mediazione
In Nicaragua i responsabili
evangelici hanno svolto il ruolo
di mediatori fra i gruppi autoctoni e il governo sandinista, ciò
che ha permesso di metter fine
alla guerra sul versante atlantico addirittura prima che questa cessasse nel resto del
paese. In diverse altre regioni
i militanti evangelici di base,
raggruppati in locali comitati
per la pace, hanno fatto pressione sulle forze sandiniste e sulle truppe dei « contras » perché
rispettassero i diritti dei non
combattenti.
In Guatemala i pacifisti evangelici si sono manifestati con
forza dopo la firma del trattato di Esquipulas nel 1987. Costituendo l’assemblea cristiana permanente, hanno partecipato al
dialogo nazionale fatto avviare
dal governo (...).
Alcune chiese evangeliche del
Guatemala, fondate dai missionari statunitensi fra gli indios,
si sono impegnate, dopo aver
ottenuto l’autonomia, nella lotta che questi ultimi conducono
per la propria sopravvivenza.
In Salvador alcuni evangelici
hanno fatto ogni sforzo possibile, in seno alla Commissione permanente per il confronto nazionale, che riunisce 80 gruppi di
chiese e organizzazioni popolari,
per metter fine alla violenza nel
paese. Convocata in prima seduta nell’agosto 1988 dairarcivescovo cattolico Arturo Rivera y
Damas, che si è poi ritirato una
volta formatosi il gruppo, la
commissione comprende i responsabili delle chiese luterane,
episcopali, battiste e riformate,
e anche degli organismi evangelici come per esempio « Alfalit ».
Per alcuni responsabili evangelici di questa commissione è
salutare che la chiesa s’impegni
a questo modo. Secondo loro
la chiesa scopre la propria missione quando opera per la pace
e la giustizia in mezzo alla popolazione.
Paul Jeffrey
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Ai sensi dell'art. 6 della legge 25 febbraio 1987, n. 67, si pubblicano i seguenti dati relativi al bilancio preventivo 1992 e al conto consuntivo 1990 (1):
1- Le notizie retative alle entrale e alle spese sono le seguenti: (in migliaia di iire)
ENTRATE
SPESE
Denominazione Previsioni di competenza da bilancio ANNO 1992 Accertamenti da conto consuntivo ANNO 1990
- Avanzo di amministrazione - .
-Tributarie 7.258 000 6.043.696
- Contributi e trasferimenti 20.553.951 19.372608
(di cui dallo Stato) 19.287.410 17.807.598
(di cui dalle Regioni) 1.081.708 1.532.888
- Exiratributarie (di cui per proventi servizi pub- 4.029.930 2.912.225
blici) 2.668000 1 581 691
Totale entrate di parte corrente - Alienazione di beni e trasferì- 31.841.881 28.328.529
menti 11 480 000 2.039.392
(di cui dallo Stato) 2.300 000 765696
(di cui dalle Regioni) 630.000 37.000
■ Assunzione prestiti (di cui per anticipazioni di teso- 16.360.000 3.504.000
reria) 2.000 000
-Totale entrale conto capitale 27.840 000 5543.392
- Partile di giro 5.736 095 3.975.609
Totale 65.417.976 37.847.530
Disavanzo di gestione 314.975
TOTALE GENERALE 65.417.976 38.162.505
Denominazione Previsioni di competenza da bilancio ANNO 1992 Accertamenti da conto consuntivo ANNO 1990
- Disavanzo di amministrazione - Correnti 28.622 041 25.431.946
- Rimborso quote di capitale per
mutui in ammortamento 3.369.840 2.735.884
Totale spese di parte corrente 31.991.881 28.167.830
- Spese di investimento 25.690.000 6.019.066
Totale spese in conto capitale 25.690.000 6.019.066
- Rimborso anticipazione di te-
soreria ed altro 2.000.000 - Partile di giro 5.736.095 3.975.609
Totale 65.417.976 38.162.505
- Avanzo di gestione TOTALE GENERALE 65.417.976 38,162.505
2 - La classificazione delle principali spese correnti e in conto capitale, desunto dal consuntivo, secondo l’analisi economico-funzionale è la seguente: (in migliaia di lire)
Ammin. gen. Istnjz. cultura Abitazioni Attività sociali Trasporti Alt. econom. TOTALE
- Personale 5.887.128 3.249.536 1.801.014 204 082 11 141.760
- Acquisto beni e senrizi 1.879 108 2.261 522 - 3.532.809 758.869 68.688 8.500.996
- Interessi passivi - Investimenti effettuati dirett. 591 498 587.556 101.384 1.410,775 866.910 93.714 3..651.837
daH'Ammin. 299370 869696 4.750.000 * 5.919.066
- Investimenti indiretti 100.000 - - - 100.000
TOTALE 8.757.104 6.968.310 4.851.384 6,744,598 1.829,861 162.402 29.313.659
FiMAI
+ L. 1.627.018
- L. 244.345
L. 1.382.673
3 - La risultanza finale a tutto il 31 dicembre 1990 desunta dal consuntivo: (in migliaia di lire)
- Avanzo di amministrazione dal conto consuntivo dell'anno 1990
- Residui passivi perenti esistenti alla data di chiusura del conto consuntivo dell’anno 1990
- Avanzo di amminisirazione disponibile al 31 dicembre 1990
- Ammontare dei debiti fuori bilancio comunque esistenti e risultanti dalla elencazione allegata al conto consuntivo del
l'anno 1990 (L. 0)
4 - Le principali entrate e spese per abitante desunte dal consuntivo sono le seguenti: (in migliaia di lire)
ENTRATE CORRENTI............L 787 SPESE CORRENTI.............L 706
di cui: di cui:
- tributarie...............L. 168 - personale................L.310
- contributi e trasferimenti.L. 538 - acquisto beni e servizi...L. 236
- altre entrate correnti....L 81 - altre spese correnti......L. 160
(1) I dati si riferiscono all’ultimo consuntivo approvato
IL SINDACO
(Rag. Livio TROMBOTTO)