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^¡one in abb. postale/50
ncaso di mancato recapito
joreqa restituire a:
l'^V,15-10125Torino
l'Editore si impegna a
'■ -j-ire ii diritto di resa.
SETTIMANALK DELLE CHIESE EVANiìELICHE BATTLSTE, .METODISTE, VALDESI
3 GIUGNO 1994
ANNO 2 - numero 22
PROBLEMI DI FAMIGLIA
BAMBINI
CANI & CO
RITA GAY
E di questi giorni la notizia,
pubblicata sui giornali in
modo molto sommario, del
«recupero» al linguaggio
limano di un bambino di tre
jimi, il quale sapeva solo «abbaiare» in quanto vissuto prevalentemente a contatto con
an cane: una notizia che riportiamo qui unicamente come occasione e spunto per abbozzare alcune riflessioni.
Da un lato, infatti, la notizia
pare fatta apposta per confermare il vecchio stereotipo,
ancora molto diffuso, del
I. '.knf 'HO piccolo come picco' -aggio, e dell’importanvincente dell’intervento
jr, ' dulto come intervento civii.' 1 ante. Dall’altro sembra ad
3- i con infamia aU’opinio
f^'jbblica la trascuratezza di
xrti genitori rispette- alle loro
* responsabilità educative, le'» ner lo più a situazioni
' .- ùi disagio economico e di
r' antaggio culturale.
j_ , lorse nessuno di noi pensa
che la migliore interazione
educativa per un bambino picj 'Colo sia quella offerta dalla
■ jvyesenza di un cane; eppure
jil'i un cane l’essere umano
instaurare un rapporto afK-^tivo: il che invece non è
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di
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Lui, ^ un televisore. Op
“ODl. ___•____
a, piena di ogbeni di con"ari a misura di
, ma privi di valenze
¡ comunicative.
Da qualche tempo, sociolo§i e psicologi sottolineano il
drammatico paradosso per
cui, in un momento storico in
cui pare che la famiglia italiaua stia ridiventando il punto
ferimento intergenerazionale privilegiato, e possa
quindi essere individuata co■Ue un vivaio di «straordinarie
risorse», d’altra parte, a un’
analisi più ravvicinata, sta anche rivelando «pesantissimi
''incoli» che si esprimono
sostanzialmente in forme di
profonda incapacità relazionalo: il che si ripercuote sopratI lutto a livello comunicativo e
I interattivo.
[ Tutto questo appare dovuto
ovviamente non tanto a cativa volontà dei genitori/educatori, quanto piuttosto a condizioni generali di organizzatone sociale (lavorativa, produttiva, istituzionale) nel cui
ingranaggio essi si trovano
imprigionati. Con il rischio,
iuttavia, di dare appoggio a
questo sistema incentivandolo
'lon i propri adeguamenti e atluggiamenti. Il consumismo,
ud esempio, per quanto de; Pfecato, può diventare pian
P'^o la modalità privilegiata
I ‘più comoda, avendo soldi) di
feluzione dei problemi relazionali e l’unico pratico ritro''Uto per la sostituzione di pre; ^iiza. Ai rapporti si possono
istituire gli oggetti; al concon la persona significa
tiva, il possesso della cosa desiderata; alle relazioni qualitativamente ricche, la frequenza
di corsi di karaté o di espressione grafica o di psicomotricità; tanto più che si tratta di
cose utili, belle, desiderabili
(dai genitori).
Siamo sicuri che tutto ciò
arricchisca più del cane? I genitori di oggi appaiono molto
preoccupati di preservare i loro figli da una serie di rischi
«sociali», che appaiono loro
tanto più spaventosi quanto
più ci si avvicina all’età adolescenziale e al suo inevitabile
sbocco sul sociale. Inoltre
pretendono, giustamente, dalle istituzioni, una garanzia di
protezione per i loro bambini
dai rischi riguardanti la salute,
la sicurezza, l’equilibrio psico-fisico... Forse persiste invece una fondamentale cecità
o ignoranza rispetto a quei rischi (molto più determinanti)
che ogni bambino può correre
non fuori della famiglia, ma
dentro; e soprattutto nei primi
anni della sua vita.
La richiesta sempre in aumento di «corsi di formazione» per genitori, avanzata dai
genitori stessi, fa tuttavia sperare che il bisogno di approfondimento in questo campo possa concretarsi in forme
non sporadiche e rare coinè le
attuali ma più sistematiche,
coinvolgenti, responsabilizzanti. E speriamo anche che il
nuovo ministero creato per i
problemi della famiglia abbia
in serbo un progetto che vada
ben oltre i semplici provvedimenti assistenziali.
Dio non fornisce un'immagine unilaterale della sua azione
Quando Dio si risveglia dal sonno
Inchieste
La religione
dei francesi
A che cosa credono i francesi? Ce lo rivela un’inchiesta realizzata dall’istituto di
sondaggio Csa per conto del
giornale Le Monde e altri periodici. Già nel 1986 un inchiesta simile era stata realizzata. Il raffronto tra i due sondaggi è particolarmente interessante: nell’86, l’81% delle
persone intervistate si dichiarava «cattolico», ora è il 67%.
In compenso, coloro che si
dichiarano «protestanti» passano dall’1% al 2%! Oltre a
questo dato, che va valutato
con la dovuta cautela, è interessante notare che il 4% afferma che il termine «protestante» li definisce abbastanza bene. La percentuale dei
«senza religione» passa invece dal 15,5% al 23%,
Nell’86 il 56% dei francesi
si definiva «credente». Otto
anni dopo, i credenti «convinti» passano dal 30 al 24%,
mentre quelli «incerti» aumentano dal 13 al 17% e i
«non credenti» dal 14 al 19%.
Fra i giovani dai 18 ai 24 anni, solo il 13% afferma di essere «credente convinto»
(erano il 30% nell’86) e il
27% si dice «non credente»:
il 10% degli intervistati si dichiara praticante. Alcune sorprese: il 58% pensa che l’origine del «male» proviene prima di tutto dalla «società e
dalle sue ingiustizie». Anche
fra i praticanti, il 46% pensa
che l’origine del male è nella
«società» piuttosto che nel
«peccato» (11%) o nel «rifiuto di Dio» (14%). Se l’esistenza di Dio viene ritenuta
certa o probabile dal 61% dei
francesi (erano il 66%
nell’86), il 48% dei giovani la
giudicano «improbabile o
esclusa». Del resto, ben 1’
89% ritiene che «non è necessario avere una religione per
comportarsi bene» e il 57%
pensa che «la fede ha poco o
nessuna importanza» nella vita quotidiana.
Le chiese hanno di che riflettere.
____________DANIELE BOUCHARP___________
«L’Eterno Iddio prese l’uomo e lo pose
nel giardino d’Eden perché lo lavorasse
e lo custodisse. E l’Eterno Iddio diede
all’uomo questo comandamento: Mangia
pure liberamente del frutto dell albero
del giardino, ma del frutto dell albero
della conoscenza del bene e del male non
ne mangiare, perché nel giorno che ne
mangerai, per certo morrai»
Genesi 2, 15-17)
«Il settimo giorno Dio compì I opera
che aveva fatta e si riposò il settimo
giorno da tutta l’opera che aveva fatta.
E Dio benedisse il settimo giorno e lo
santificò, perché in esso si riposò da tutta l’opera che aveva creata e fatta»
(Genesi 2, 2-3)
«Risvegliati! Perché dormi. Signore?»
(Salmo 44, 24)
Quanto rumore; quanta frenesia;
che grida. Colpi di martello, colpi
di zappa, colpi di fucile; crolli di palazzi,
sirene di ambulanze, esplosioni, grida, catene, pianti, vomito, disperazione.
Ma cos’è accaduto? Devo essermi di
stratto un attimo. Ricapitoliamo: io avevo piantato un giardino e ci avevo messo
qualcuno che sapesse amare. Maledizione, ora ricordo: per poter amare hanno
avuto bisogno di odiare. Io ho cercato di
mostrare loro che si può amare senza
odiare: li ho istruiti, li ho coccolati, li ho
sgridati, ho pianto, ho trepidato; ho sorriso quando, nonostante tutto, un po’
d’amore è uscito dai loro cuori grezzi,
sono corso dietro ora a questo ora a quella, ho cercato di rispondere a chi mi
chiedeva aiuto, e anche a chi mi chiedeva conto, sono stato vicino a chi non mi
chiedeva nulla.
Che fatica, che mal di testa. Quanto
tempo sarà passato? Non mi ero reso
conto che le cose fossero degenerate fino
a questo punto. È colpa mia tutto questo?
Ed ora cosa farò per rimediare a tutto
questo che hanno combinato? Queste
creature che hanno fatto tanta strada per
conto loro mi sapranno aiutare a mettere
tutto a posto? Glielo devo chiedere, non
vedo altra strada. Del resto anche per loro non c’è altra via di salvezza». Detto
questo Dio si rese conto che il sabato era
terminato e si rimise al lavoro.
Anni fa, rimasi colpito da una predicazione di Lello Volpe sul salmo 44 (pubblicata su Gioventù evangelica 122, pag.
4), in cui si chiedeva cosa sogna Dio
mentre dorme. Recentemente ho provato
a chiedermi cosa pensa Dio quando si risveglia dal sonno, e ne è nato il racconto
che avete letto. L’immaginazione segue
vie diverse dal ragionamento teologico, e
questa è la sua forza e il suo limite.
Ognuno usi i metodi che gli sono più
consoni, ma credo che limitare il significato di Genesi 2, 2-3 al fondamento della
necessità che le creature rispettino il
giorno del riposo sia molto riduttivo.
Forse dovremmo meditare di più sul riposo e il sonno di Dio, di cui la Bibbia e
l’esperienza ci parlano.
Questo potrebbe aiutarci a correggere
l’unilateralità dell’immagine di un Dio
attivo a cui giustamente teniamo ma che
ci mette in crisi ogni volta che ci troviamo di fronte alla sua mancata azione.
Quando non riusciamo a trovare Dio
all’azione potremmo provare a cercarlo
intento a riposarsi o a meditare, e chissà
che proprio in questo modo non ci sia
dato di incontrarlo.
La «Concordia
di Leuenberg»
pagina 3
Delle Chiese
L’Assemblea
deU’Ucebi
pagina 4
All’Ascolto
Della Parola
Verso un nuovo
mondo di giustizia
pagina 6
2
PAG. 2 RIFORMA
Conferenza organizzata dalla Federazione europea per la diaconia e da «Eurodiaconia»
Cento operatori diaconali riuniti a Praga per
affrontare il problema della disoccupazione
PAOLA REOGIANI
PAOLO RIBET
1~\ i quanto lavoro ha bi^MJ sogno l’essere umano?»: Su questa domanda, in
sé per la verità un po’ strana,
la Federazione europea per la
diaconia, in collaborazione
con «Eurodiaconia», ha convocato a fine aprile, vicino a
Praga, una conferenza europea che ha raccolto un centinaio di rappresentanti e operatori delle strutture diaconali
delle chiese. Al di là delle forzature del titolo, il tema della
conferenza era quanto mai attuale per tutti i paesi d’Europa: il lavoro. Nella presente
congiuntura, all’Est come
all’Ovest, il lavoro è tutt’altro
che una garanzia e l’incertezza o la mancanza di impiego
si portano dietro una serie impressionante di problemi sociali e psicologici: povertà,
stress, microdelinquenza e numerosi altri.
L’elenco potrebbe continuare e le voci preoccupate
che da tempo si levano ai più
alti livelli della Comunità europea danno immediato il
senso della drammaticità del
problema. La domanda è se
le chiese possono far finta di
niente di fronte a una tale
emergenza o se invece non
debbano anch’esse sentirsene
coinvolte: le strutture diaconali, in prima fila su questo
fronte, hanno già iniziato il
loro lavoro di analisi, appoggiandosi a esperti di livello.
Alla conferenza di Praga sono stati invitati Paolo Ricca,
che ha tenuto un’apprezzata
conversazione sul tema della
diaconia, in tensione fra fivangelo e società, Christa
Springe, di Magonza, che ha
parlato del problema delle
donne di fronte alla disoccupazione, e Theodor Strohm,
di Heidelberg, che ha trattato
il tema dell’etica del lavoro.
Ospiti particolarmente graditi
sono stati due rappresentanti
del governo ceco, il ministro
del Lavoro Jindrich Vodicka
e il sottosegretario alla Cultura, Josef Svoboda, che hanno
presentato la situazione del
loro paese, una mosca bianca
Strasnice (Praga): casa per ragazzi portatori di handicap. L’impegno diaconale delle chiese protestanti
della Repubblica ceca e della Slovacchia coinvolge molte energie, in particolare fra i giovani
nel quadro delle nazioni un
tempo al di là della cortina di
ferro, in cui la disoccupazione è a livelli bassissimi.
Quattro sono i punti emersi
dalla discussione, dopo tre
giorni e mezzo di dibattiti in
cui l’elaborazione teorica si è
spesso mescolata con la narrazione di esperienze maturate sul campo: la disoccupazione non può essere considerata in alcun modo una
«condizione normale» nella
società umana; chi è colpito
dalla disoccupazione e ridotto a una condizione di dipendenza ha bisogno di una
«diaconia della speranza» (il
termine diaconia è stato definito «servizio e strategie cristiane»); una «diaconia della
speranza» si pone al fianco
dei poveri e degli oppressi; la
«diaconia della speranza»
tende a incorporare tutti gli
uomini di buona volontà.
11 problema, certamente
non si esaurisce qui, ma la
conferenza ha offerto l’opportunità di verificare la vitalità delle strutture diaconali
in tutta Europa e la loro attenzione ai problemi più
scottanti. Prima dei tre giorni
di dibattito le chiese della
Slovacchia e della Repubblica ceca hanno organizzato un
viaggio per visitare le loro
strutture diaconali; si è trattato anche qui di un’esperienza
positiva.
Dopo la rivoluzione del
1989 e col cambiamento di
regime le chiese protestanti,
pur essendo una piccola minoranza, stanno dimostrando
un’enorme energia: case per
persone anziane, stmtture per
ragazzi portatori di handicap,
case per giovani con problemi psicologici, ostelli per studenti vengono realizzati con
pochissime risorse. Se con il
regime precedente non era facile muoversi e agire, non si
può dire che oggi le cose siano molto migliorate: dopo
cinque anni, le chiese attendono ancora che vengano loro restituiti beni confiscati
quarant’anni fa e ancora oggi,
anche nei rapporti economici,
è la più forte Chiesa cattolica
che viene privilegiata. Nonostante tutti i problemi, di carattere giuridico, organizzativo ed economico, questa atti
vità diaconale procede sull’onda dell’entusiasmo, coinvolgendo molti giovani.
Un esempio di quanto si va
dicendo è una casa in Moravia, vicino a Olomuoc: una
bella villetta della prima
metà del secolo, dove abita
una ventina di persone, la
metà delle quali è seriamente
handicappata, che ricorda le
prime comunità alloggio, dove gli educatori erano in massima parte residenti. Infatti lo
scopo che si vuole raggiungere è quello di formare un
nucleo, che viva insieme e
condivida le ventiquattr’ore
della giornata, senza distinzione tra chi assiste e chi è
assistito; non sappiamo quanto «reggerà» una simile esperienza ma è importante che
sia nata e che viva, perché dà
il senso di ciò che è e vuole
essere la diaconia.
Vedere esperienze altrui,
incontrare persone, dibattere
anche a livello teorico i problemi comuni sono momenti
estremamente importanti per
chi lavora nella diaconia: se
ne esce edificati e con nuove
energie per il lavoro.
Si è svolto a Montpellier il Sinodo nazionale della Chiesa riformata di Francia
Un Sinodo incentrato su «i nostri dialoghi
ecumenici e i nostri accordi teologici»
GIANNI ROSTAN
Il Sinodo della Chiesa riformata di Francia ha avuto
luogo a Montpellier dal 12 al
15 maggio: due giorni e mezzo molto intensi, dedicati
quasi solo a problemi di fondo. Si lavora anche in modo
diverso da quanto succede ai
nostri Sinodi: non vi è relazione di una Commissione
d’esame, si discute soprattutto dei rapporti presentati dal
«Conseil national» (l’equivalente della nostra Tavola), le
Commissioni presentano i loro rapporti che vengono discussi in seduta plenaria insieme con gli eventuali ordini
del giorno. Interventi brevi,
concisi (tranne poche inevitabili eccezioni...); la votazione
degli ordini del giorno è fatta
in parte subito dopo la discussione, in parte alla" fine dei lavori, qualche volta con
una
serie di emendamenti un po’
faticosa da gestire. Anche qui
però se gli emendamenti rischiano di essere eccessivi, si
rinvia l’affinamento del testo
a un piccolo gruppo di persone, che lavora «fuori orario».
Questi i temi trattati: problema del battesimo, visto in
una prospettiva ecumenica e
che si è deciso di mettere al
centro di un prossimo Sinodo; la situazione economica e
sociale (la disoccupazione in
Francia è anche più alta di
quella che abbiamo in Italia,
supera il 12%) per la quale è
al lavoro un’apposita Commissione di studio, il numero
crescente di richieste di benedizioni di matrimoni di divorziati (anche di coppie cattoliche) e infine alcune istanze
che hanno trovato notevole
ascolto da parte del Sinodo;
la Concordia di Leuenberg,
l’azione del Defap, il Diparti
mento evangelico francese di
Azione apostolica, collegato
con la Comunità evangelica
di Azione apostolica (la Cevaa), la recente assemblea
della Cepple (Conferenza delle chiese protestanti dei paesi
latini d’Europa), i rapporti
con il cattolicesimo romano
(una bellissima conferenza è
stata tenuta in un teatro cittadino, con centinaia di presenti, dal nostro prof Paolo Ricca), e infine la situazione finanziaria, per la quale il Sinodo ha dato indicazioni molto precise, ivi inclusa quella
di aumentare gli assegni pastorali di una percentuale inferiore a quella dell’aumento
del costo della vita (in Francia per il 1995 ci si aspetta un
aumento del costo della vita
del 2,5%, e l’aumento previsto degli assegni sarà soltanto
del 2%).
Il Sinodo ha fatto molti ri
ferimenti a quanto avviene
nei Sinodi regionali (le nostre
Conferenze distrettuali) e si è
potuto percepire il peso e
l’importanza che questi Sinodi regionali hanno nella vita
delle chiese riformate francesi: vengono trattati problemi
non solo amministrativi e di
funzionamento ma anche finanziari, teologici, di testimonianza sul territorio.
Un’ultima osservazione:
quando si vota, il numero minimo dei votanti deve essere
sempre superiore alla metà
più uno dei membri del Sinodo. Vi sono solo due possibilità di esprimere il proprio
voto: o un sì o un no. Non vi
sono gli «astenuti», che .spesso nelle nostre assemblee non
sono altro che dei «no» detti
gentilmente... Un culto con
Santa Cena ha poi concluso il
Sinodo, nella grande chiesa di
Montpellier.
Ruanda; le chiese lanciano
un appello internazionale
1 «Coni
(detta
locali'
(ritta, nen
GINEVRA — Il Consiglio ecumenico delle chiese ir i
la Federazione luterana mondiale hanno lanciato un ^ \,se delle
comune a favore del Ruanda dopo il ritorno di un’é '* ****'*^ ^
menica inviata nel paese dal 2 al 12 maggio dalla Pn'?
delle chiese di tutta l’Africa (Ceta) e dal Cec perrend™^'*'
to dei bisogni dei rifugiati ruandesi nei paesi vicini^
Fitzpatrick, membro del personale del Cec, di ritorno
visita nei campi di rifugiati ruandesi in Tanzania ha die?'*
che le chiese hanno un ruolo particolare da giocare nella 1 #'• ^
mozione della riconciliazione. «Spesso - ha fatto notare '*!! saN«"*®"®
assassini si trovano nello stesso campo delle famiglie dell D
ro vittime». Secondo Fitzpatrick uno dei ruoli essenziali 2
chiese sarebbe anello del sositeann „n
FuyC!
joinunione
diese lutei
chiese sarebbe quello del sostegno psicologico alle v2 co»«®“®®?
' " .......................... l’aiuto internazioni P"^® _
della violenza. «Ma - ha aggiunto
assolutamente essenziale perché esse sopravvivano>>~Jos'èll1 idWesiffl
nPTìHa cporF»fi»rir\ ___ , ^
penda, segretario generale della Ceta, ha chiesto che
formato «un gruppo di personalità ecclesiastiche e di
sabili nazionali rappresentativi, rispettati e imparziali*»*^^^
cintare il dialogo e il negoziato in Ruanda. Le'chìese i ^
ni, le Nazioni Unite e l’Organizzazione dell’unità africanaà
•rvor'l .-».-via ii«-».-« w . ^ ^ ^ _ /»• .... /
vrebbero parlare con una sola voce per porre fine all
allo spargimento di sangue in Ruanda - scrive Chinendf? Belletottun
nostre sorelle e i nostri fratelli ruandesi gridano aiuto”menì *'*
istanze intemazionali dibattono sottigliezze politiche ed
------------ ■ - ■ " - Marburgo
cano con angoscia una “altra Somalia”. Per l’amore deirunul ' • • ■
nità creata da Dio, esigiamo la pace e la condanna unanime j
questa spaventosa carneficina». 1
deve es
K a quanto
Zimbabwe: aperta la prima
università metodista in Africa
OLD MUTARE — Dal 22 al 24 aprile si sono svolti a 01
Mutare, nello Zimbabwe, i festeggiamenti per l’apertura uffii
ciale della «Africa University», la prima università metodisti
in Africa. Hanno preso parte all’avvenimento oltre tremili
ospiti, provenienti dalle chiese metodiste e da altre chiese 4
tutti i continenti. Nel consiglio d’amministrazione dell’atcnei
sono presenti due metodisti europei: il norvegese Tove OdW
e Martin E. Erose di Berlino. Le chiese metodiste di diverse
parti del mondo hanno contribuito notevolmente al finali»
mento per l’istituzione dell’università. Prima dell’apertura vi È
stato un significativo incontro di donne africane provenienti di
otto diversi paesi che hanno discusso sulla crescente importanza della formazione superiore per la creazioni di quadri femminili in Africa: in tale occasione si è svolto anche il te»
convegno delle pastore metodiste africane.
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Svezia: verso la separazione
tra chiesa e stato?
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l’accordo
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STOCCOLMA — Dopo quattrocento anni di vita comune,
la chiesa e lo stato svedesi parlano di separazione. La Chiesa
di Svezia, luterana, fu fondata dal re Gustav Vasa dopo lasca
rottura con Roma nel 1520. Da allora si è membri di quella
Chiesa fin dalla nascita, il monarca svedese è obbligatoriamente luterano, lo stato nomina i vescovi e la Chiesa di Svezia
è l’unica a usufruire della tassa ecclesiastica. Se le proposi
della commissione di studio verranno accettate, la Chiesa®
Svezia non sarà più la chiesa ufficiale (per cui dovrà cambi®
nome), e tutte le altre chiese usufruiranno dello stesso stato®
di parità. Se la riforma verrà accettata, le chiese che hanno p#
di 3.000 membri avranno diritto a una quota parte della tass
ecclesiastica.
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Birmania: il governo militare
contro la libertà religiosa
RANGOON — La Birmania, che da alcuni anni ha pfU'
;S0Ì
nome di Myanmar, conta circa 45 milioni di abitanti,^
l’85% di religione buddista. I protestanti sono circa 2-600di cui oltre un milione battisti. Alla riunione del Comitatoajj'
cutivo dell’Alleanza mondiale battista tenutasi nel marzo
so è stato invitato anche un pastore battista birmano per asfl^
tare dalla sua viva voce quale sia la situazione della ìiOefri',,
ligiosa nel paese. Purtroppo le notizie non sono affatto p®|
ve: le difficoltà politiche influiscono fortemente sulla
ne religiosa. Il governo cerca con ogni mezzo di fare della
mania uno stato buddista e usa il buddismo come un’aniiar
controllare la società, limitando al massimo i diritti de®
noranze. Le discriminazioni colpiscono i non buddisti e mP
ticolare i battisti che sono il gruppo evangelico più consis
te. Il pastore battista ha parlato con una certa reticenza,r
paura, della durezza del governo militare al potere.
le crescenti difficoltà gli evangelici continuano nella loro
monianza e nella predicazione dell’Evangelo.
40 tonnellate di Bibbie per
le chiese dell'Iraq
BAGDAD — Recentemente sono arrivati alle chiese c.
;ristii
ne dell’Iraq due carichi di Bibbie, che sono già state reg'
oli
mente distribuite. Dal novembre 1993 al febbraio
giunte circa 40 tonnellate di materiale biblico, così sudoi
32.000 Bibbie, 21.800 Nuovi Testamenti, 38.000 calendad^^j
blici. Ne hanno usufruito 65 chiese cristiane diverse, scu
centri di vario genere. La propagazione della Bibbia e 1 j)
delle Società bibliche e delle altre organizzazioni impegA^
questa iniziativa ha ricevuto un forte appoggio dal Pa
cattolico di Babilonia e dei Caldei.
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'■l'iese ei
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3 GIUGN0_1994_
PAG. 3 RIFORMA
•' svolta a Vienna dal 3 alio maggio la quarta Assemblea generale delle chiese firmatarie della Concordia di Leuenberg
lindare verso la piena comunione tra le chiese protestanti europee
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pffMIO febbario_____
^Concordia tra le chiese della Riforma in Eu(detta «di Leuenberg»,
tra
e
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pressi di Basilea)
S’al 1973, e sancisce la
¿unione ecclesiale
'¿se luterane, riformate
» „ ' tale comunione si basa
enellapi5^iioite fondo nella
Iffltensione dell’Evangelo,
Ile delle!, “^'prime nel reciproco rinzialidej 'Ìosciniento del ministero
die vittiu S predicazione, nonché
irt' ÌlUesimo e della Cena del
•• Jose(y®_„,, L’importanza di
accordo ecumenico
che
aÌÌ>'S S*ve“essere sottovaluj_^^^^^
pone fine a uno scontro
nel 1529 (i protestan
iU, 1 govj
ifricanad,
lendT'r ȏlle rotture, . . .
,i» nel processo di navviciUto mentij con il colloquio di
¿Quanto pare, sono veloci
’ assai «riflessi
he ed evo
.'“® iSuiconoscono di non
unanime Í accordare sul modo di
¡¡tendere la presenza di CriI sto nella Cena; le conseguen' ¡e di questa frattura per la
' storia delle chiese evangelitliesono state catastrofiche;
la Concordia situa tutto ciò
nel passato, e costituisce il
volti aOii di partenza di un proerturà affi ¿p pieno svolgimento,
metodisöi „gij, ^ ¿are una voce il più
possibile unitaria al protestantesimo europeo.
Giustamente, dunque, il documento è stato inteso come
punto di partenza per un approfondimento della comunione; dal 1973 si sono dunque succeduti colloqui teologici, assemblee generali delle
chiese «di Leuenberg» (Sigtuna, Svezia, 1976; Drieber1981; Strasbur, 1987) e dialoghi
in vista deil’estensione dell’accoido ad altre chiese; finora ottantacinque chiese
hanno sottoscritto il documento; la Concordia ha varcato l’oceano, grazie anche
alla Chiesa valdese e al suo
mmo rioplatense; in seguito,
arire chiese sudamericane
' '■ no sottoscritta.
13 al 10 maggio si è te,iiiMa-‘ a Vienna la quarta as-ambiaKI generale delle chiese
mlfiuenberg: oltre centocinqaanta tra delegati e consulenti teologici, insieme a «osservatori» ortodossi, cattolieO;tomani, anglicani e di altre
chiese evangeliche, hanno
cannato il lavoro prodotto
colloqui svoltisi a partire
“^’assemblea di Strasburgo,
c le possibilità di un allarga“^^to della comunione eccle(!!, famiglie confes
Riassumiamo, qui di
gli esiti principali. Le
-- della Riforma sono caperizzate, da sempre, dalla
®e passione per la libertà, e
^patito a questo tema sono
^dicati due corposi docu^nti, dal medesimo titolo
'^^testimonianza cristiana
!"la libertà), elaborati da
«diversi gruppi di lavoro,
dei quali erano largaci® rappresentate le chiese
^ Est europeo, testimoni di
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dispensabile; come ha ricordato il politologo francese
Alfred Grosser, non credente, nella sua discussa relazione inaugurale, le chiese sono
oggi interpellate dall’opinione pubblica mondiale proprio
su questo terreno, e il protestantesimo deve recuperare
un certo ritardo. L’assemblea
ha deciso di inoltrare i due
testi alle chiese, affinché
queste ultime li facciano oggetto di riflessione, trasmettendo poi i risultati al Comitato esecutivo.
Importanti anche i tre documenti relativi alle tematiche
«classiche» dei colloqui di
Leuenberg; battesimo. Cena
del Signore e chiesa. Nell’insieme, essi risentono dell’attuale temperie teologica del
movimento ecumenico, presentando una visione abbastanza massiccia dei sacramenti e del ministero ecclesiastico; nel dibattito è emersa, da parte di diverse chiese
luterane, l’esigenza di formulare la dottrina in termini il
più possibile vicini a quelli
tradizionali; ecco allora discussioni abbastanza accanite
sulla «presenza reale» di Gesù nella Cena, oppure sul fatto che il battesimo non solo
«promette» il perdono dei
peccati, ma lo «dona». Liquidare tutto ciò come fumisterie
teologiche prive di rilievo sarebbe irresponsabile; d’altra
parte la teologia e, soprattutto, le dirigenze ecclesiastiche
devono tener conto del fatto
che le questioni che oggi dividono le chiese, tra loro e al
loro interno, se da un lato ripropongono, in radice, tematiche antiche, lo fanno entro
schemi concettuali nuovi. Replicare, più o meno meccanicamente, i dibattiti del passato potrebbe, alla lunga, rive
Friedrich-Otto Scharbau, uno dei due presidenti dei Comitato esecutivo delia Concordia di Leuenberg
larsi paralizzante. L’assemblea di Vienna ha dato il via
al riconoscimento, da parte
delle chiese firmatarie, della
piena comunione ecclesiale
con la famiglia metodista.
L’integrazione italiana tra le
chiese valdesi e quelle metodiste è stata, in questo senso,
precorritrice; quali saranno le
prossime tappe sulla strada
dell’estensione della comunione di Leuenberg?
Intanto, alcune chiese luterane del Nord Europa non
hanno, sinora, sottoscritto la
Concordia; dialoghi intensi
sono in corso con la Chiesa
d’Inghilterra, anche se gli interventi anglicani a Vienna
non sono parsi molto incoraggianti, e con quella vecchiocattolica (cioè con la chiesa
nata in seguito all’adozione,
da parte di Roma, del dogma
deir infallibilità papale, rifiu
tato dai vecchio-cattolici come non conforme all’autentica tradizione ecclesiale). La
piena comunione con queste
chiese non sembra vicinissima, ma numerosi fattori lasciano pensare che il confronto proseguirà in modo abbastanza energico.
Molto meno incoraggianti i
segnali relativi al rapporto
con le chiese battiste: lo scoglio del mancato riconoscimento del battesimo dei fanciulli come forma legittima
del battesimo cristiano viene
presentato, per il momento,
come praticamente insormontabile. Il documento prodotto
dall’Assemblea-Sinodo italiana del 1990, che intendeva appunto relativizzare questo
problema, è stato criticato in
diversi testi, e la Chiesa valdese è stata abbastanza esplicitamente invitata a non inol
trarsi «da sola» in percorsi
lungo i quali le altre chiese
della comunione di Leuenberg non potrebbero seguirla.
Il problema è molto serio, e
riguarda il modo di intendere
il consenso che fonda la comunione.
Se lo si concepisce come
puro e semplice accordo dottrinale, si aprono due possibilità; o una delle posizioni in
campo si afferma schiacciando le altre, oppure si giunge a
un compromesso che non
soddisfa nessuno. Il Nuovo
Testamento, per contro, mostra la possibilità della comunione anche tra chiese che
presentano differenze, e a
volte divergenze, irriducibili.
Il testo italiano del 1990 intende porsi in questa linea;
come ogni cosa umana è perfettibile, ma forse la prospettiva in cui si muove avrebbe
meritato un esame più attento; a volte, l’essere minoranza
favorisce quel tipo di concentrazione sull’essenziale che è
una dimensione costitutiva
della mentalità ecumenica.
L’assemblea ha votato un
messaggio alle chiese mernbro, in cui sono riassunti i risultati dell’incontro e presentati i futuri temi di ricerca;
rapporto legge-Evangelo nel
quadro dell’attuale problematica etica; rapporto chiesa-stato-nazione, di fronte all’attuale esplodere dei particolarismi e in vista della prossima
assemblea ecumenica europea (la cosiddetta Basilea li);
rapporto chiesa-Israele.
Senza dubbio, la strada da
compiere perché il protestantesimo europeo possa presentarsi con una voce forte, chiara e alternativa rispetto a ogni
forma di clericalismo è ancora lunga, ma il processo sembra irreversibile; su questo
concordano anche i delegati
che si aspettavano, dall’assemblea, qualcosa di più. Il
Comitato esecutivo eleggerà,
al proprio interno, un gruppo
di quattro presidenti che avrà,
tra l’altro, il compito di parlare pubblicamente, a livello
europeo, a nome dell’insieme
delle chiese firmatarie; il progetto di una rivista protestante europea dovrà essere ulteriormente approfondito, anche a motivo delle difficoltà
finanziarie; l’essenziale, tuttavia, è che il tessuto dei contatti si consolidi e che, nel
quadro del più ampio movimento ecumenico, la comunione di Leuenberg sappia individuare sempre meglio la
propria identità e le proprie
potenzialità. Come protestanti
italiani abbiamo tutto Tinteresse a seguirne da vicino gli
sviluppi.
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Ha avuto luogo a Santa Severa la conferenza annuale delle donne della Conferenza cristiana per la pace
Le donne lottano per ricostruire una società democratica
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________GIOVANNA PONS_______
Dal 6 al 10 aprile scorso
ha avuto luogo, al Villaggio della gioventù di Santa
Severa, la conferenza annuale
delle donne della Ccp'. 28
donne provenienti da quindici
diversi paesi europei, più alcune sorelle palestinesi residenti in Libano, hanno trattato il tema; «Donne: vittime,
militanti, visionarie». Scopo
dell’incontro era di avere una
visione, dalla parte delle donne, delle diverse realtà economico-sociali dei vari paesi di
provenienza.
La presidente della Ccp,
Mila Hradecnà, ceca residente
a Praga, aveva espresso il desiderio di conoscere il parere
delle donne italiane sulla loro
realtà economico-sociale. Per
questo abbiamo invitato Doriana Giudici Frattini, che ha
aperto l’incontro con una relazione sul ruolo della donna
nell’economia e nella società,
non solo a livello italiano, ma
anche a livello europeo.
Durante la seconda giornata
si sono susseguite le altre relazioni di donne provenienti
dal Kosovo, dall’Albania,
dalla Russia, dalla Romania,
dalla Palestina. Il motivo che
è ritornato in tutte le relazioni
è che la crisi socio-economica colpisce prima di tutto le
donne, siano esse sole o sposate. Infatti, diceva Doriana
Giudici, le donne non hanno
le stesse opportunità degli uomini, non possono impegnarsi a fondo nel loro lavoro per
ché devono anche vivere in
funzione del lavoro dell’uomo. Sono quindi la categoria
più debole in tempo di crisi.
Sevim Arbana e Lumturi
Prizreni ci hanno trasmesso la
voce delle donne albanesi,
che hanno fondato un’associazione «nell’interesse della
donna albanese» per produrre
lavori per il mercato estero,
in quanto in patria non vi è
possibilità di acquisto, causa
la forte crisi economica. Questa prassi di aggregazione per
poter sovvenire ai bisogni
primari della vita, come il cibo e il vestiario, per sé e per i
propri figli, aiuta le donne albanesi a confrontarsi e a sviluppare una strategia, per raggiungere gli stessi diritti degli
uomini, per potersi esprimere
dunque non solo con lavori
manuali, ma anche intellettualmente. Il passaggio dalla
dittatura alla democrazia ha
aperto nuove speranze per le
donne, che però oggi, a causa
della particolare posizione
geografica delTAlbania, si
sentono oppresse dall’insicurezza e dalla paura che la
guerra dilaghi dalla Bosnia al
Kosovo e infine entro i propri
confini. È una paura che devono gestirsi da sole perché
la maggior parte dei mariti e
dei figli è alla ricerca di lavoro all’estero e non si può neppure sperare in un loro rapido
ritorno in quanto la fame è
più dura della nostalgia.
Ancora più grave è la situazione degli albanesi del Kosovo, che sono il 90% della po
polazione. «Dal 1989 i serbi
seminano terrore e compiono
ogni .specie di abusi contro di
loro - riferisce Edi Shukriu,
della Lega democratica del
Kosovo - non c’è libertà di
stampa, non possiamo produrre cultura né riunirci in
assemblea, neppure per parlare di pace». Shukriu, che
insegnava all’università, oggi
non può più esercitare la sua
professione perché le università sono chiuse alla cultura
albanese; incontra i suoi allievi per strada o a casa; dice
che non si può rimanere passivi di fronte a questi fatti,
però sostiene che la lotta dei
popoli dei Balcani deve essere
nonviolenta in quanto la violenza è un «segno dei tempi»
e auspica che aumenti al più
presto la presenza delle donne
a livelli decisionali, per influire sul disarmo, per educare alla democrazia e combattere
tutte le forme di discriminazione e di razzismo.
La vicenda della donna russa ruota anch’essa intorno alla politica, povertà e religione. Elena Speranskaya asserisce che la popolazione russa
non è diventata atea con la rivoluzione d’ottobre, d’altronde il comuniSmo è entrato
nell’anima russa perché era
anch’esso una religione. Tanto che oggi le diverse popolazioni russe sono diventate aggressive perché sono state
strappate alla loro vecchia
immagine. In Russia c’è un
partito delle donne che è
giunto in Parlamento e che si
occupa soprattutto delle situazioni di povertà, di emarginazione e di ingiustizia. Altro le
donne non possono fare perché, per fare cultura, non ci
sono fondi e la Chiesa ortodossa impedisce ancora alle
donne di iscriversi alle due
facoltà teologiche esistenti.
Una serata ricca di umanità
e di vivacità, sia pure nella
sua espressione di dolore ed
emarginazione, è stata quella
che ci hanno donato Ghada
Kassim e Hala Aboul Kheir
quando hanno proiettato un
film che descriveva la vita in
un campo palestinese, preso
dal vivo. Hala e Ghada ci hanno insegnato come si possono
inventare giochi e insegnare a
scrivere l’arabo vivendo insieme a bambini che abitano in
baracche umide e squallide, in
uno spazio recintato.
Le donne riunite a Santa
Severa osservano che i problemi economici visti dalla
parte delle donne, non sono
fantasie. Forse il mondo non
ha l’abitudine di vederli così,
ma le donne danno la preferenza alla microeconomia
piuttosto che alla macroeconomia. Vogliono semplicemente mettere in evidenza
che tutti i problemi economici, visti sotto diverse angolature dalla parte delle donne,
se sono presi nel loro insieme, dimostrano che la maggior parte degli abitanti della
Terra manca di qualità della
vita. Il potere economico,
quello macroscopico, si concentra in poche aree privile
giate e serve solo ad alcuni.
La politica delle donne deve
essere quella di lottare affinché questo potere economico
possa servire a tutti, diventi
quindi microscopico. «Oggi il
potere economico è più forte
dell’etica - dice Anezka
Ebertova, della Repubblica
ceca - L’etica però è qualcosa di pratico, come l'economia» e quindi può essere
esercitata per cercare «il minimo indispensabile» per la
vita di tutti; etica ed economia devono poter avere pari
opportunità.
Che società vogliono le
donne dopo la caduta del comunismo? Vogliono una cultura che non sia più così brutale, quindi bisogna che si
chiedano; «Chi vende le armi
alle nazioni per far continuare le guerre?». Vogliono ricostruire la democrazia; «Ricostruire», diciamo, perché
oggi la democrazia non è soltanto ammalata, ma spezzata
in quanto il popolo ne ha perduto il controllo. Oggi che le
donne hanno la libertà di non
dipendere più dall’uomo possono adoperarsi per la formazione di un nuovo stile di vita. Devono quindi entrare nelle strutture sociali, economiche, politiche, religiose... e
renderle dinamiche in modo
da trasformarle.
( I ) Ccp; la Conferenza cristiana per la pace è un’organizzazione non governativa, con funzione consultiva nei confronti del
Consiglio economico e sociale
deirOnu.
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita
Da 15 al 19 giugno, al Villaggio della gioventù di Santa Severa, l'Assemblea dell'Ucebi
Uno sguardo sul futuro dei battisti italiani
EMMANUELE PASCHETTO
In anticipo di tre mesi rispetto alle consuetudini si
svolgerà dal 15 al 19 giugno
al Villaggio della gioventù di
Santa Severa, nei pressi di
Civitavecchia, l’Assemblea
generale dell’Unione battista
italiana. L’Assemblea, che si
ha scadenza biennale, è composta (art. 7 del Patto costitutivo dell’Ucebi) dai delegati
delle chiese, dai ministri con
cura di chiese, dai responsabili di istituzioni e organismi
operativi di nomina assembleare, dai membri del Comitato esecutivo e dai revisori.
Si tratta di circa 120 persone, in rappresentanza dei
10.000 battisti italiani, chiamate principalmente a esaminare l’operato degli organi
dell’Unione (in primis del
Comitato esecutivo), degli
organismi operativi (i dipartimenti di teologia e di evangelizzazione) e delle istituzioni,
a eleggerne i responsabili e a
indicare le linee su cui l’Unione, nel suo complesso, dovrà muoversi nel biennio successivo. Tra i componenti
l’Assemblea, con voce consultiva, figurano anche i delegati delle chiese valdesi, delle chiese metodiste e delle tre
Federazioni evangeliche
(chiese, donne, giovani).
La lunga e articolata relazione preparata dal Comitato
esecutivo per l’Assemblea, su
cui si concentrerà gran parte
del dibattito, è giunta già da
tempo alle chiese e porta un
titolo un po’ altisonante;
«L’Unione davanti alle opportunità e alle sfide degli
anni Duemila» e si divide in
cinque capitoli, ciascuno
comprendente più paragrafi.
Il primo capitolo, intitolato
Il quadro generale fa una
carrellata sulla situazione politica e sociale nella quale si
colloca la testimonianza
evangelica in Italia in un periodo di transizione come
quello che sta vivendo il nostro paese, sullo sfondo dei
sommovimenti verificatisi
nell’Est europeo, ex Jugoslavia compresa, a partire dal
1989. L’impressione che se
ne ricava è che la storia, in
certi momenti, si muova con
una velocità imprevedibile.
La pagina, scritta prima delle
elezioni del 27 marzo, è datata. La situazione italiana si
sta evolvendo (o involvendo)
rapidamente e alcune delle
cose pensate e dette tre mesi
Il Villaggio di Santa Severa, dove si terrà l’Assemblea
fa sembrano appartenere ad
un lontano passato. Non si
può certamente fame una colpa agli estensori della relazione, ma la pagina andrebbe
riscritta. O forse semplicemente cancellata; chi si sente
oggi di azzardare analisi e
previsioni sul nostro paese?
Seguono due brevi capitoli
La dimensione comunitaria e
Il quadro interno, di passaggio al quarto, più corposo. Il
biennio in esame, che espone
i fatti più rilevanti del periodo preso in considerazione.
Fra questi sono senz’altro da
segnalare il passaggio delle
proprietà della missione americana all’Ente patrimoniale
dell’Ucebi (dopo decenni di
trattative) che incrementa notevolmente il patrimonio ora
in mano italiana, la firma
dell’Intesa fra l’Ucebi e la
Repubblica, con il riconoscimento dell’autonomia dell’
ordinamento battista e l’accettazione della pluralità e
varietà dei ministeri, caratteristica del battismo. Purtroppo, a distanza di quasi un anno e mezzo, l’Intesa non è
ancora stata tradotta in legge
dal Parlamento e si spera che
ciò possa avvenire senza intralci nel corso dell’attuale
legislatura.
La situazione finanziaria
dell’Unione, grazie anche al
patto di cooperazione fra le
chiese che sta cominciando a
produrre i suoi effetti, si va
assestando. Ma è necessario
Ristampa
Quando è giorno?
V
E pronta la ristampa del volumetto di preghiere e testi di fede della Chiesa universale «Quando
è giorno?».
Grazie a una diversa impaginazione, c’è stato
lo spazio per aggiungere otto nuovi testi.
La prima edizione era uscita nel 1988: stampata in mille copie aveva trovato l’interesse e il favore delle nostre comunità, tanto da risultare
esaurita nel giro di pochi anni.
Nel 1991 il Comitato per la Cevaa, promotore
dell’iniziativa, aveva dato alle stampe un secondo
volumetto di testi di fede della Chiesa universale,
dal titolo «In attesa del mattino», accolto anche
questo con molto favore e interesse.
Il volumetto può essere richiesto alle librerie
evangeliche o al pastore Renato Coi'sson (via
Monte Peralba, 36 - 34149 Trieste) dietro un
rimborso spese di L. 15.000 + spese postali.
L’utile delle vendite sarà destinato a uno dei
progetti della Cevaa in Africa.
proseguire con crescente impegno nel cammino intrapreso se si vuole uscire dalla gestione del presente per aprirsi
alle possibilità che l’immediato futuro sembra offrire
(ecco come si giustifica la
frase che sovrasta l’intera relazione). Tutto ciò è adombrato nell’ultimo capitolo Un
possibile quadro futuro in cui
si individuano i settori privilegiati dell’impegno dell’Unione nei prossimi anni, dalla
«strategia dell’attenzione»
nei confronti di chiese gruppi
che chiedono di intessere rapporti con l’Ucebi all’accoglienza ai battisti del Terzo
Mondo, dalla ripresa dell’evangelizzazione su cui da
tempo si fanno proposte, convegni e dibattiti, senza scendere direttamente in campo,
all’intensificazione delle relazioni con il battismo europeo.
Ampio spazio è dato ai rapporti con gli altri evangelici
italiani, in particolare con i
valdesi e i metodisti. L’impegno comune per «Riforma»,
nonostante il notevole sforzo
finanziario per sostenere il
settimanale, è ribadito: il periodico è apprezzato e merita
un sostegno maggiore da parte delle chiese. Si spera che il
previsto incontro di Sinodo
ed Assemblea del 1955 porti
ad una più intensa collaborazione in molti altri settori.
1 problemi e le difficoltà
non mancano, dalle inattese
dimissioni per motivi di salute del presidente Franco Scaramuccia alla sempre più
pressante necessità di immettere nuove leve pastorali
nell’Unione, dal necessario
potenziamento della diaconia
al superamento delle tensioni
verificatesi ultimamente fra
«centro» e «periferia».
A proposito di quest’ultimo
punto ci sembra che venga
dato troppo spazio a questi
contrasti interni che .sono «fisiologici». tanto più in periodi di crescita e talora, nel corso della relazione, si ha l’impressione che vi sia la tendenza a liquidare un po’ sbrigativamente chi è portatore di
istanze organizzative o teologiche non allineate. Qua e là
affiorano affermazioni un po’
drastiche che invece di favorire il superamento di eventuale malintesi rischiano di
alimentare polemiche che devono e possono essere superate con comprensione reciproca a buona volontà: la democrazia è confronto, possibilità di esprimere critica e
dissenso, capacità di saper
cogliere anche le motivazioni
di chi non è d’accordo.
Auguriamoci che il dibattito assembleare sia franco e
chiarificatore, senza uscire
dal solco della fraternità e che
il Comitato esecutivo che
uscirà dall’Assemblea sappia
valutare positivamente anche
l’apporto critico di chi non
sempre è d’accordo, nella più
schietta tradizione protestante
e battista.
Conferenza a Roma
Scuola
e religione
Dal 25 al 29 luglio 1994 a
Roma, presso la Facoltà valdese di teologia, si terrà la
conferenza triennale delTIccs
(Commissione europea chiesa
e scuola) sul tema «Le minoranze cristiane in un mondo pluralistico: è l’insegnamento religioso confessionale
la risposta giusta?». Oggetto
della discussione di questa
conferenza sarà il ruolo e il
carattere di confessionalità
dell’in.segnamento religioso
nelle scuole.
Durante la conferenza, organizzata in collaborazione
con il Sie (Servizio di istruzione ed educazione della Federazione delle chiese evangeliche in Italia), sarà anche
chiarita la posizione sull’insegnamento religioso di alcune
chiese di «minoranza», come
quelle dei protestanti nell’Europa del Sud, dei cattolici
in Scandinavia e dei cristiani
dell’Est europeo. Alla conferenza interverranno il sociologo Zijderverld dell’Università Erasmo da Rotterdam,
che parlerà della nuova presa
di posizione delle chiese in
Europa e del .suo significato
nella responsabilità culturale
ed educativa delle chiese, e
Suzanne Heine, insegnate di
teologia pratica a Zurigo, che
approfondirà le questioni
emerse dal punto di vista della chiesa e della teologia.
Coordinatore del dibattito
sarà Ninian Smart, docente di
comparazione delle religioni
in California.
1 partecipanti potranno alloggiare presso la Casa valdese e la Facoltà valdese di
teologia, entrambe situate in
ottima posizione nella città. Il
costo per persona comprende
vitto, alloggio ed escursione
con sistemazione in camere
doppie o singole e sarà concordato con le relative direzioni; per informazioni rivolgersi alla Sie, via Porro Lambertenghi 28, 20159 Milano.
Telefono e fax 02-69000883
(dalle 9 alle 13).
VENERDÌ 3
Gtoo
È morto a Duisburg, all'età di 85 anni
Heinrich Ingerfurth
amico dei valdesi
AJA E ALBERTO SOGGIN
Il 15 maggio, nella sua casa
a Duisburg-Hochneide si è
spento all’età di 85 anni un
grande amico della Chiesa
valdese, il pastore Heinrich
Ingerfurth. Nato il 9 febbraio
1909 a Meiderich, un altro
sobborgo di Duisburg, Heinrich Ingerfurth cresceva con
vari fratelli nella casa attigua
al negozio paterno; dopo gli
studi di teologia divenne pastore della Chiesa evangelica
renana nell’ala riformata e
aderì, insieme a sua moglie,
l’assistente di chiesa Gertrud
Fickert, alla Chiesa confessante; per tutta la sua vita
professionale attiva rimase
nella medesima chiesa: quella
di Homberg, a ovest di Duisburg, sulla riva sinistra del
Reno.
Durante la guerra venne richiamato alle armi e alla fine,
quasi per miracolo, riuscì a
sfuggire alla cattura da parte
dell’esercito sovietico in Boemia, portandosi in salvo nella
zona americana; qui, dopo
breve prigionia, vene liberato
e riprese il proprio lavoro nella sua comunità. Godeva di
grande stima nel distretto di
Moers e seppe instaurare
buoni rapporti con la Chiesa
della Renania a Düsseldorf,
tramite il suo amico d’infanzia Ludwig Quaas, responsabile di un dicastero, e attraverso la collaborazione nell’Alleanza riformata della Re
pue m3
l'alt
ALDO
nania.
Negli anni ’50, con i giovani della sua comunità e i propri figli sentì il bisogno di
uscire dalla Germania, per cui
intraprese il primo viaggio alla Casa valdese di Vallecrosia; qui si creò una duratura
amicizia con Lucilla e Luigi
Santini, allora direttori del
Centro, e con Valdo Vinay,
ospite estivo. Dopo alcuni anni il gruppo giovanile renano
si trasformò in un gmppo più
adulto di amici dell’Italia, i
cui interessi si spostarono dai
bagni nel Tirreno a visite culturali a Roma e a Firenze. Per
più di vent’anni, ogni autunno e qualche volta anche in
primavera i coniugi Ingerfurth arrivavano con i loro
parrocchiani e altri amici al
convitto della Facoltà. Mentre Gertrud era esperta di storia romana ed etrusca, Heinri
ch era il pastore del gn,,w,
un ottimo organizzi
escursioni: ambedue eni
veri e propri costrutti
ainicizie, che da Valdo Vw
e la sua famiglia passaroJ
noi e poi a Stella e Paolo?
ca. Da parte tedesca sU
giunsero agli amici Renata
Gerard Nölle. ^
Attraverso quest’operan,
ziente e tenace vennero tea
ti rapporti ecumenici
amicizia personale e furnj,
poste le fondamenta per IH,
lunga e fruttuosa collaboti.
zione tra la Chiesa della fo,
nania e quella valdese. Se*
biamo avuto aiuti concreti Ji
quella parte (come l’acquistj
della Casa valdese a Roma,!
restauro di quella di Rioft.
rina, l’opera della bibliotea
della Facoltà e specialmenit
il suo ampliamento, peraominame solo alcuni), lo dob
biamo all’opera discretaecapillare di H. Ingerfurth, op
che riuscì a sensibilizzare
l’interesse della propria chiesa per la nostra. Personalmeate saremo sempre grati ä coniugi Ingerfurth per la loro
fedele amicizia e per le belle
ore passate insieme a loro io
Renania e a Roma.
Dopo breve malattia Heiidrich ci ha lasciati e noi possiamo dire, con Simeone (Luca 2, 29): «Ora, Signore, lascia in pace il tuo servo».
Due cop
coppi«
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breve mess
lelaBibbit
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bia. L’ind
e
Campo studi
Che cos'è
la differenza
Dal 29 agosto al 4 settembre 1994 si terrà presso il
Campo Sardegna un campo
giovani sul pensiero della differenza.
Quota campo £ 120.000;
anticipo £ 30.000, da vers®
entro il 30 luglio tramite va
glia postale intestato a: Davide Piga, Piazza Galba 1.
09042 Mon serrato (Ca). ,
Per ulteriori informazio®
chiamare Davide Piga; 0'"'
565157. Consigliamo di agnt
celermente per i biglietti C“’
nave che, per quel perio®vanno prenotati con largo anticipo.
à due eh
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chiesa, di
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proco. Sol
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sù Cristo,
sotto molti
te diversi
Due modi
mono la i
cercare di
F§ei Pi
Pe
Chiesa evangelica valdese
Unione delle chiese valdesi e metodiste
Conferenze distrettuali
Il mese di giugno, nelle chiese valdesi e metodiste.
Il 1UC&C ui giugno, nette cmese vataesi e meiouiaw,
tradizionalmente dedicato allo svolgimento delle T
renze distrettuali (Cd). Le Conferenze esaminano,
base di una relazione della Commissione esecutiva distrettuale e di una controrelazione, l’andamento della vi0
spirituale e amministrativa delle chiese e delle opere dd
distretto, delle questioni eventualmente sottoposte o da
sottoporre al Sinodo, la costituzione (o la revoca) di nu®'
ve chiese. Quest’anno in particolare le Cd dovranno ele£
---- -1- • • • • .... ¿glie
gere, oltre i propri organismi, anche le delegazioni —
chiese valdesi e metodiste all’assemblea della Federazim
ne delle chiese evangeliche in Italia che si terrà a
Severa dal 29 ottobre al 1° novembre. La componente metodista delle Cd elegge la deputazione delle chiese nie^®
diste del distretto al Sinodo.
Questo il calendario delle Conferenze
-1 distretto: 11 e 12 giugno a Villasecca
- II distretto: 3,4,5 giugno a Vallecrosia
- Ili distretto: 4 e 5 giugno a Ecumene
- IV distretto: 18 e 19 giugno a Palermo ^
Alle Conferenze partecipano anche come invitati
i membri delle chiese battiste e delegazioni di altre chi
evangeliche del territorio. ■ ^
Ricordiamo che tutti i membri delle chiese valdes
metodiste possono assistere ai lavori delle Conferenze
foss
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.j^niUGNO 1994
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
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Leo e Roberto cattolici,
Lrto in gioventù impegnaci campo degli scout,
ba prima coppia ha pronunaato il proprio «sì» nel temolo'Isabella e Franco hanno
Ltoinserire l’aspetto civile
ilolla cerimonia in un culto
¡oposito, a cui ha partecipato
»che il parroco della parrocchia cattolica di Franco, diversa da quella di Bobbio,
che ha rivolto agli sposi un
breve messaggio evangelico e
hafirmato con il pastore localelaBibbia donata agli sposi.
La seconda coppia ha propfflziato il suo «sì» in sede civile e non ha ricevuto la Bibbia. L’indomani, domenica,
Micaela e Roberto si sono
isesentati in momenti diversi
le due chiese di appartenenza per manifestare, ciascuno
per parte sua, la propria volontà di sentirsi ancora e pienamente inseriti nella propria
I chiesa, di voler intraprendere
«ente un cammino di ricerca di fede, di costruire insieme
una base di accordo comune
ditestìmonianza di fede nella
coerenza e nel rispetto reciproco. Sono stati due diversi
modi di comprendere se stessi
comeciedenti e come appartenenti acMese cristiane che
hanno èlTunico Signore, Gesù Cristo, una comprensione
sotto molti aspetti radicalmente diversa e inconciliabile,
bue modi diversi che esprimono la comune volontà di
I cercare di superare sul piano
ùclle relazioni interpersonali
I
Il tempio valdese di Bobbio Pellice
quotidiane le difficoltà dottrinali che contraddistinguono le
due chiese. Due modi diversi
che evidenziano la sempre urgente necessità di confrontare
i sistemi teologici e dottrinali
delle due chiese con il messaggio dell’Evangelo di Gesù
Cristo che ha sempre parlato
di conversione (come cambiamento di mentalità, ravvedimento), di servizio e di vivere
la propria identità di credente
nella realtà e nelle vicende
della vita.
Sono due modi diversi, che
mettono a nudo l’assurdità
teologica per cui i due inconciliabili sistemi teologici si rivelano come ostacoli a sposi
di confessione di fede cristiana diversa, ma sono anche
due modi diversi che possono
essere letti in chiave di denuncia di un notevole cambiamento, sempre più problematico, di tempi e di situazioni che rischia di spalancare le
porte al pericoloso appiattimento teologico che porta
inevitabilmente alla perdita di
un’identità confessionale ben
delineata, che si può avere
solo attraverso il costante e
sofferto confronto con l’Evangelo di Gesù Cristo.
Alle due coppie di sposi
rinnoviamo l’espressione
gioiosa, la disponibilità totale
della chiesa a essere insieme
a loro in qualunque momento
del nuovo modo di vivere ciascuno la propria individualità
confessionale.
Domenica 5 siusno
Parco Filadelfia, viale Bassano 12, Rivoli
Giornata delle
CHIESE EVANGELICHE
Orsanizzato dall'Associazione chiese battiste in Piemonte
e il IV circuito della Chiesa valdese
Programma
Ore 13: pranzo al sacco
Ore 15; incontro con il pastore Giorgio Glrardct
sul tema; «Ritorno alla Bibbia»
Seguono musica e canti
Grosseto
La pace
in Sud Africa
CLAUDIA ANGELETTI__
La Chiesa evangelica battista di Grosseto è stata
allietata, domenica 8 maggio,
dalla visita di un gruppo ridotto, ma vivace, di ragazzi e
ragazze della Egei della Toscana. A dispetto di qualsiasi
«gap» generazionale, abbiamo tutti potuto constatare come in Cristo ogni diversità
può essere accettata e superata attraverso la condivisione
del suo amore. Lo abbiamo
sentito durante la celebrazione del culto, presieduto dal
pastore Sergio Tattoli, prima,
durante la partecipazione
all’agape fraterna, poi.
Nel pomeriggio, infine, la
presenza, tra i ragazzi della
Egei, di Pasquale lacobino ci
ha consentito di conoscere i
punti salienti di una sua ricerca (concretizzatasi nel libro Sottomessi a Dio onnipotente, Milano, Selene, 1992)
sui rapporti tra razzismo e religione nel Sud Africa dell’apartheid, regime che proprio in questi primi giorni di
maggio ha visto la sua fine
con le prime elezioni libere e
multirazziali. In particolare è
stato sottolineato che, se storicamente le chiese dei bianchi hanno la responsabilità di
essere arrivati con la Bibbia
e di averla usata per occuparsi dei tenitori, lo stesso processo di liberazione è passato
attraverso l’appropriazione
della Bibbia da parte della
popolazione nera, prima, la
pubblica confessione del
peccato dell’apartheid da
parte delle chiese bianche,
poi, e infine dall’opera di
mediazione delle chiese stesse (a partire dalla Convenzione di Rustenburg del
1990) per instaurare nel paese «un sistema democratico,
pacifico e giusto». Domande
sul processo di riappacificazione e sul possibile futuro
del Sud Africa hanno concluso la giornata.
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Puglia: un campo giovani a Bethel
Pensavo
fosse
amore...»
.ifilSTINA ARCIDIACONO
r\®l 22 al 25 aprile si è te*^nuto a Bethel un convedal titolo «Pensavo fosse
^ore...»^ organizzato dalla
™ta della Egei di Puglia e
^ania su iniziativa del paBruno Gabrielli. Questo
^ntro è nato soprattutto cotnoniento di confronto e di
con ragazzi e ragazze
abresi in prospettiva di una
®tensa attività comune. Il
^''6gno, che aveva anche
,1 ® ,scopo la costituzione di
Pi Cala«, na visto il nascere di sinl)t® amicizie: alla fine semlatt^a conoscessimo
|, ’ da anni. È stato proprio
, ritamento che si è creato
V 1 noi che ha permesso la
m- fin^oita di ogni monto di questi tre giorni. Atgiochi di animazione,
.'-n^oia al tesoro, simulaHj nBbiamo riflettuto insietjf j l'ostro modo di rappornitro o all’altra e sul
l^o^icato che attribuiamo al“‘P'tfola «amore».
Voj ®*®niento certo più coinalmeno sul piano
Co,; .|y°> è stato quello delle
'Addette confessioni; ognu
no ha scritto una sua esperienza personale seguendo la
traccia: «pensavo fosse amore...», esperienza che è stata
poi letta, con tutte le altre, in
assemblea. Abbiamo ritrovato
i nostri dubbi, le nostre disillusioni, le nostre speranze e
ci siamo sentiti ancora più
uniti. L’amore, qualsiasi tipo
di amore, è l’elemento fondamentale della vita umana e
coinvolge ugualmente la
mente e i sensi degli adolescenti che di esso divengono
consapevoli.
Il cammino lungo la via
dell'amore è stato uno dei
messaggi del culto conclusivo, che attraverso la riflessione su alcuni passi del Cantico
dei Cantici ha visto la sentita
partecipazione di tutti; non è
inutile sottolineare l’allegria
che ha pervaso il convegno in
ogni sua parte e la tristezza
che ci ha colti al momento
delle partenze. Cosi, in memoria del lavoro compiuto e
come spunto per ulteriori incontri su questo tema, abbiamo preparato un libretto che
raccoglie momento per momento le attività svolte durante il convegno: per non dimenticare...
Il XV circuito saluta la pastora Tosatti
Una giornata per
«andare oltre il velo»
Cronache
BRUNO GABRIELLI
Durante una Santa Cena
fra i larici delia Sila Piccola, iniziata sotto uno splendido sole e conclusa piuttosto
bruscamente da un’improvvisa grandinata, lo scorso 1°
maggio le chiese valdesi del
XV circuito hanno detto in
preghiera «arrivederci» alla
loro sovrintendente, Teodora
Tosatti, che il prossimo autunno lascerà la cura pastorale delle comunità di Dipignano e di Cosenza per assumere
quella della Chiesa valdese di
via dei Cimbri a Napoli.
Un’ottantina di persone (provenienti da Dipignano, Cosenza, Reggio Calabria, Messina e particolarmente numerose dalle vicine Vincolise e
Catanzaro) ha partecipato
quest’anno all’ormai tradizionale giornata comunitaria organizzata dal Centro evangelico Bethel insieme al Consiglio di circuito.
La stessa pastora Tosatti ha
animato l’incontro proponendo un’intera gamma di piste
di ricerca per la comprensione
dell’Apocalisse di Giovanni.
Divisi in tre gruppi i partecipanti all’incontro hanno cosi
BOBBIO PELLICE — Nella strada bambini che corrono,
gente in attesa per l’apertura del bazar; nella sala i banchi
preparati con cura: torte, piantine fiorite, lotteria, pesca,
manufatti in maglia o stoffa, buffet, oggetti... Vocio di persone, strette di mano, scambi di opinioni e notizie, a vo e
liete a volte tristi. Dopo la chiusura delle attività si tanno le
valutazioni: risultato buono, anzi rallegrante, si rego ano )
conti con i fornitori esprimendo loro riconoscenza ^r gli
sconti operati; ringraziamo in particolare i coniugi Dastru
Michelin-Salomon che hanno lavorato e messo a disposizione il forno e le attrezzature per preparare le torte, i giovani e gli adulti che hanno collaborato all allestimento e alla conduzione del bazar; tutti coloro che hanno offerto doni
in natura e denaro. È stato portato a termine un anno di lavoro silenzioso, costante, gioioso, svolto dalle sorelle
dell’Unione femminile che, nelle ultime ore, hanno trasformato in torte e «bricelets» i doni in natura raccolti dai ragazzi nelle varie famiglie del capoluogo e delle borgate. Il
bazar è un’attività per incontrarsi? Certo, ma anche per fare
qualcosa e per raccogliere soldi a favore di qualcuno che sta
fuori di noi tutti, del Signore e della sua opera. E un momento di incontro per sottolineare che ci siamo ancora, che
possiamo dire e fare qualcosa, per esprimere anche sotto
questa forma il segno della fraternità e dell amore. Questa è
stata l’atmosfera che si è respirata la sera del 15 niaggio,
quando tutti coloro che hanno partecipato si sono ritrovati
per una cena; canti festosi hanno richiamato alla mente il
tempo della recente o lontana gioventù, che hanno espresso
la gioia di aver potuto servire il Signore e la sua opera anche sotto questa forma di servizio (a.r.).
FERENTINO — Domenica 22 maggio, nel giorno del suo primo compleanno e in occasione del culto di Pentecoste,
Concetta Picchi e Franco Marra hanno presentato nella
chiesa valdese il loro figlio Anthony. Franco e Concetta
hanno condiviso con la comunità la gioia per il dono che
Anthony rappresenta per loro e hanno dichiarato la loro intenzione di farlo crescere nella fede e nell’amore del Signore, con l’aiuto della comunità che vede in lui un segno di
continuità e di speranza.
TORRE PELLICE — L’assemblea di chiesa riunita domenica scorsa ha proceduto alla rielezione di cinque anziani del
Concistoro: Mirella Chiavia, Daniele Gönnet, Stefano Rostan. Alice Jouve, Cornelio Gai; la stessa assemblea ha nominato i nuovi anziani: Luciana Mathieu, Giovanni Lausarot, Roberto Charbonnier, e un diacono (cassiere), Roberto Prochet.
• La comunità è riconoscente al pastore Paolo Marauda
che ha presieduto il culto agli Appiotti domenica 15 maggio.
• Sono stati battezzati Alessia Bellion, di Franco e Margherita Caporgno, e Luca Poét, di Ugo e di Daniela Cesan. Il
Signore benedica questi due piccoli.
• La comunità è vicina con cristiana simpatia alle famiglie
di Ida Rivoira, Teofilo Albarea e Ersilio Long, di cui si
sono svolti i funerali.
TRAPANI — Il giorno di Pentecoste è stato battezzato il piccolo Andrea Di Via, di Antonino e di Maria Cusumano. Al
bambino, ai genitori, alla madrina e al padrino l’augurio
della comunità che il Signore conceda loro sempre le sue
preziose benedizioni.
MARSALA — Il 18 aprile nel tempio di via Spezio a Palermo
si sono uniti in matrimonio Giuseppa Beatrice Coppola
(della comunità di Marsala) e Oreste Mercurio: il matrimonio è stato celebrato dalla pastora Laura Leone. La chiesa si è unita agli sposi nella preghiera e nella condivisione
della loro gioia, invocando le benedizioni del Signore sulla
loro nuova vita.
• Il 22 maggio, giorno di Pentecoste, in un clima di gioia e
emozione, sono state battezzate Anna Maria Caradonna,
Maria Gabriella Coppola e Maria Libera Caradonna e
ha confermato il proprio battesimo nella fede in Cristo salvatore, la sorella Giuseppina Caradonna. A queste giovani il Signore conceda di vivere le promesse che oggi hanno
testimoniato.
potuto penetrare alcuni dei
principali enigmi del libro più
criptico e perciò storicamente
più bistrattato del Nuovo Testamento, il primo gruppo lavorando sulle «lettere alle sette chiese» (capp. 2 e 3), il secondo sui «sette sigilli»
(capp. 5-8) e il terzo sul «bestiario»(capp. 12e 13).
Particolarmente illuminanti
per la gran parte dei convenuti si sono rivelati non solo i
frequenti rimandi alla storia
romana dell’epoca suggeriti
da Tosatti nelle schede di lavoro distribuite ai gruppi, ma
anche e soprattutto i numerosissimi paralleli con testi
dell’Antico Testamento, vera
chiave per capire il linguaggio
cifrato dell’Apocalisse, scritta
non a caso da un perseguitato
politico-religioso per altri perseguitati politico-religiosi.
«Oltre il velo» (come recitava il titolo della giornata) il
testo di Giovanni si è cosi rivelato non meno promettente
e suggestivo per la predicazione di Gesù Cristo dei più
bei libri del Nuovo Testamento. Peccato solo che la
grandinata abbia incoraggiato
i più a lasciare Bethel subito
dopo pranzo.
RONCIGLIONE — Domenica 15 maggio si è svolta nei locali della sala grande del Collegio, messi cortesemente a disposizione dall’amministrazione comunale, la «Giornata
della libertà» per Fanniversario della morte del pastore battista Martin Luther King. La manifestazione, organizzata
dalla Chiesa battista di via Campana, voleva essere un doveroso ringraziamento alla memoria di Luther King, apostolo dell’integrazione razziale, in un particolare momento
del nostro paese dove si riaffacciano prepotentemente settarismi e manifestazioni di intolleranza. L’incontro ha proposto un concerto di canzoni tratte dalla tradizione «spiritual»
americana come pure da quella africana intervallate da brevi riflessioni circa il tema della libertà e dell’integrazione
così come emerge dalla Bibbia, e da brani tratti da prediche
dello stesso Luther King. Il coro della Chiesa battista di Civitavecchia ha magistralmente interpretato sia nella tecnica ■
che nello spirito le canzoni per la gioia dei circa 150 intervenuti alla manifestazione. Al termine, nei locali della chiesa, si è svolto un breve rinfresco, occasione questa per approfondire il contatto con la popolazione e dal quale è
emerso il gradimento e la richiesta di ulteriori iniziative del
genere in un paese dove gli spazi culturali e di approfondimento sono quanto mai esigui {m.d.m.}.
LUSERNA SAN GIOVANNI — La comunità partecipa alla
gioia di Cristina Favoni della Ca Bianca e di Marco Fraina per il loro matrimonio sul quale invoca le benedizioni
del Signore.
RIVOLI — «Ritorno alla Bibbia» è il tema di tre conversazioni
del pastore Franco Giampiccoli che si terranno il 2, 3,4 giugno alle ore 21 presso la chiesa battista di viale Bassano 1.
NUOVO INDIRIZZO — La Commissione sinodale per la
diaconia (Csd) e il Centro servizi amministrativi hanno
traslocato. I nuovi uffici si trovano in Via Angrogna 18 10066 Torre Pellice (To). Tel. 0121-953122. Fax 0121953125.
6
PAG. 6 RIFORMA
All’A;
L'INNO ALL'AGAPE-3
VERSO UN NUOVO
MONDO DI GIUSTIZIA
ERNST KASEMANN
LJ egocentrismo è molto umano, ma non di
quell’umanità che affonda le
sue radici nell’amore, le cui
caratteristiche positive sono
espresse nell’ultima parte del
brano. Si tratta di cose molto
semplici, che tuttavia capovolgono in modo totale il
mondo e che purtroppo gli
stessi cristiani ben raramente
rendono credibili. Significa
rallegrarsi profondamente, e
cioè con il cuore e con tutte le
forze, non dell’ingiustizia ma
della verità che si realizza, significa non ululare con i lupi
e non ragliare con gli asini,
non provare piacere nel proprio tornaconto e non tacere
quando coloro che non sono
ritenuti all’altezza e che vivo
persone stesse, perché si troveranno inevitabilmente in
conflitto con le opinioni dominanti, con l’ordine vigente
in ogni sistema stabilizzato,
con l’interesse dei privilegiati
e con la violenza dei tiranni.
Questo amore è pericoloso
anche perché risveglia dal
sonno i cuori e i cervelli, non
si accontenta più delle elemosine, quando ovunque l’avidità di profitto miete innumerevoli vittime.
no ai margini vengono ricacciati ancora più indietro, che
si trovino vicino a noi o in
qualunque altra parte del nostro comune pianeta.
Occorrerebbe scendere nei
particolari, molto di più di
quanto il tempo ce lo consente: perché è chiaro che qui
non si parla di un essere umano immaginario, concentrato
su se stesso, ma si parla di
noi e degli altri, dei legami
Essere testimoni
del nuovo mondo
L9 amore sa che Dio guida il vecchio mondo e
che sta facendo sorgere un
nuovo mondo di giustizia, di
cui i cristiani, già oggi, devono essere i testimoni. Per
questo grida: «Salvate gli esseri umani e realizzate così la
verità di Dio!»; questo amore
non può che essere rivoluzionario, perché nasce dalla risurrezione dai morti di Pasqua e va verso la risurrezione dei morti in tutto il mondo; è partendo da questa prospettiva che diventa comprensibile il verso: «Soffre
«L’amore non verrà mai meno. Le profezie
verranno abolite; le lingue cesseranno; quanto
alla conoscenza, essa verrà abolita; poiché noi
conosciamo in parte, e in parte profetizziamo;
ma quando la perfezione sarà venuta, quello
che è solo in parte, sarà abolito. Quando ero
bambino, parlavo da bambino, pensavo da
bambino, ragionavo da bambino; ma quando
sono diventato uomo, ho smesso le cose da
bambino. Poiché ora vediamo come in uno
specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo
faccia a faccia; ora conosco in parte; ma allora
conoscerò pienamente, come anche sono stato
perfettamente conosciuto. Ora dunque queste
tre cose durano: fede, speranza, amore; ma la
più grande di esse è l’amore»
(I Corinzi 13, 8-13)
che abbiamo intrecciato, delle
precise relazioni che ci coinvolgono. Non esiste l’uomo
isolato da ciò che oggi definiamo, con un’astrazione, le
strutture.
La verità
sfida l'ingiustizia
L9 amore non diventa
concreto se non fa i
conti con queste strutture, se
non combatte per la realizzazione della verità: la verità
che sfida l’ingiustizia, che riconosce a ogni creatura di
Dio il diritto di esigere il nostro rispetto, il nostro aiuto, il
nostro servizio perché possa
avere e il benessere temporale e la salvezza eterna. Nel
nome di Gesù quelli che noi
chiamiamo i diritti umani sono superati in forza di quei
diritti che Dio esercita sulle
sue creature e che quindi esige per le sue creature e vuole
che siano realizzati su questa
terra. Per questo è perieoloso
quando delle persone si mettono a disposizione dell’amore: è pericoloso per queste
ogni cosa, crede ogni cosa,
spera ogni cosa, sopporta
ogni cosa».
Questo «ogni cosa», accentuato e ripetuto quattro volte
è inquietante; certo, suona bene; ma chi sa mettere in pratica queste affermazioni? Chi è
capace di piegare le spalle
sotto ogni peso e di resistere
a ogni attacco? Chi ha trascinato un ferito su un telo per
sottrarlo al fuoco nemico sa
quanto sia grave il peso di un
uomo ma questo è nulla in
confronto al peso mostruoso
di un mondo sopraffatto dalla
sofferenza. Chi non ha mai
ceduto quando gli uomini o le
circostanze hanno torturato la
sua carne o il suo euore? Come si fa a resistere ad ogni attaceo? La Bibbia stessa ci
conferma ciò che ognuno di
noi verifica nel corso della vita; «Maledetto l’uomo che
confida nell’uomo e fa della
carne il suo braccio». Come
si può dunque avere ancora
fiducia e speranza in ogni cosa? Sono domande che ci
dobbiamo porre, per onestà e
per non cadere nella retorica.
come facciamo spesso e volentieri.
Fatto questo dobbiamo
constatare ehe in tutto questo
capitolo si parla dell’amore
come di una grande forza.
L’amore può arrivare fino a
noi, ma noi non possiamo disporne, anzi siamo al suo servizio, diveniamo apprendisti
della sua saggezza; l’amore
ha una earatteristica esattamente opposta a quello che
noi siamo: l’amore dura. Abbiamo detto più volte che noi
siamo in cammino, che non
abbiamo raggiunto la meta
ma ci troviamo fra la promessa e il comandamento; potremmo anche dire; «Noi seguiamo colui che è eterno, ci
sforziamo di raggiungerlo e
possiamo averlo soltanto come i discepoli possono avere
un maestro», il che significa
che la forza dell’amore, di
cui qui si parla in modo così
personale, è ciò che noi abbiamo sperimentato e aecettato in noi a partire da Cristo
e dalla sua energia alla quale
noi, come suoi discepoli, ci
abbandoniamo per poterla
trasmettere, qui sulla terra.
La sua immagine si riflette
nella nostra vita di suoi servitori: la sua immagine significa quell’umanità che è sempre protesa verso l’altro essere umano, e che quindi immette il eielo aperto nella
chiusura di questa terra, ciò
che dura eternamente nella
caducità.
Arriviamo con questo all’ultima parte del nostro capitolo: anche il cristianesimo è
partecipe alla sorte di un
mondo che passa e nel quale
ogni cosa, anche quella che
sembra più resistente, finisce.
Nel migliore dei casi ciò che
noi facciamo non può che essere testimonianza e indicazione di ciò che verrà: anche
i miracoli e i doni di Dio di
cui facciamo esperienza non
sono che momenti del nostro
vivere, compagni dei nostri
limiti.
Viviamo ancora
nell'attesa
La rivelazione ci porta davanti al volto dell’Eterno. La rivelazione ci chiarisce
innanzitutto che noi viviamo
ancora nell’attesa, che dobbiamo resistere nel frammentario, che siamo, noi stessi,
semplici segni della grazia
nel provvisorio. I segni sono
sempre al servizio di qualcos’altro. Noi non siamo destinati ad apparire dei capolavori; il nostro compito quotidiano è proseguire nel cammino senza cedere; noi viviamo nell’attimo fuggente (cerchiamo di capire in che senso) come gli amanti, intensamente e totalmente, sempre
pronti per la partenza, sempre
in attesa della chiamata. Coloro che possiedono qualcosa
temono per i loro averi, e aggravati dal loro peso perdono
sempre più terreno; noi invece ci liberiamo delle rovine
del passato e dell’involucro
spezzato dal nostro sviluppo
e dalla nostra creseita e andiamo avanti raccogliendo
con noi chiunque si sente
pronto. Su coloro che si sono
ritirati nel ghetto gravano illusioni, nostalgie e paure; va
verso l’aperto solo chi è deciso ad affrontare un futuro
ignoto, come Abramo, chi si
affianca a Mosè nel deserto.
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me»»*“
LÌditot®
(ditittodi
Marc Chagall: «La danza» (1950-52)
chi accetta di salire al Golgota con Gesù. Solo qui c’è la
libertà cristiana, c’è la risurrezione dei morti.
Diventare adulti
L9 apostolo ineita i eristiani a diventare adulti. L’adulto ha imparato che
Ojgni cosa ha il suo tempo; paziente, fiducioso, vigile, percorre il cammino che gli è
stato tracciato, non concentrandosi su se stesso né facendo molto caso a ciò che gli
viene gettato tra i piedi, e soprattutto non ponendosi la
questione del suceesso o del
proprio tornaconto. Non gli
interessa vincere, gli è sufficiente sapere che il suo Signore lo ha chiamato al suo
servizio, con tutto ciò che lui
è e ha, e vuole da lui solo la
fedeltà: sconfitte, delusioni,
fatiche, e anche la morte, sono state messe nel conto sin
dall’inizio.
Le estasi di quelli che parlano in lingue non durano, le
costruzioni dei teologi vengono criticate e demolite già
dai loro discepoli: ciò che i
profeti annunciano come volontà di Dio per il loro tempo
può già essere superato nella
generazione successiva. La
fede e la speranza, però, ci
aiutano a non cedere alla rassegnazione; una parabola ci
racconta degli abitanti di una
caverna, che vedono riflesso
in uno specchio ciò che passa
davanti a loro all’esterno, ma
neH’oscurità tutto appare sotto forma di ombre; così anche i pellegrini vivono di visioni frammentarie e si consolano nelle promesse. Non è
per merito nostro, ma perché
abbiamo un Signore e percorriamo la sua via che la luce
della meta giunge con i suoi
raggi fino al nostro tempo; un
giorno conosceremo, come
già ora noi siamo conosciuti,
vedendo faccia a faccia, non
più tentando di indovinare
con i pochi frammenti che
possediamo di ciò che veramente dura.
La fede e la speranza costituiscono un’evidente contraddizione; noi oggi abbiamo l’eterno solo nel provvisorio, il celeste unicamente
nel terreno, la perfezione solo
in ciò che è imperfetto, usato
con gratitudine; ma nell’amore il senso di questa contraddizione diviene trasparente;
ehi persevera nella sequela al
servizio di colui che ha lasciato la gloria del Padre, per
inserirsi fra i figli del Padre,
non solo alla fine dei tempi
ma già ora vive davvero nel
cielo. Perché la nostra eternità non è come quella dei filosofi, non è il superamento
di ogni contrasto ma è la partecipazione, nell’amore, all’opera della grazia.
Dio è agape
L? amore è l’essenza e
l’azione divina; perché,
come Gesù ci insegna, Dio
non è per sé, isolato, ma è
l’Emmanuele, il Dio per noi.
Dio non ha creato l’essere
umano per l’isolamento diti
invece la conseguenza del
peccato, ma ci ha ctóamaio
perché fossimo per lui e que- ‘
sto si deve ri specchiate jel '
nostro essere per il prossino
e per un mondo che apparti^
ne a Dio. L’esistenza del cristiano è, come qualcuno la
detto, una «pro-esistenza»,
così come il nostro Dioe ,
«pro-esistente»; ciò che dura j
per sempre entra nel presente,
quando Dio e l’uomo sono ^
così strettamente vicini, uniti
nell’amore. Stranamente questo avviene sempre solose
entrambi escono da se stessi, |
si pongono in cammino uno
verso l’altro, diventano terreni; possiamo concludere eoa
un paradosso; bisogna iinpf;
gnare il proprio cuore in eie
che è temporale e aprirlo n
proprio fratello, per poter raggi ungere ciò che è eterno e
essere eon Dio.
(Ultimo di una serie di m
articoli - tradution^
Emmanuele Paschrii^
DI
storia
per eli
europe
l’itali
Fossil
sarairn
Preghiera
O Signore Iddio!
Tu ami la santità;
la purezza fa la tua delizia sulla terra.
È per questo che ti prego
di porre fine alle trasgressioni degli uomini
e di far sì, per mezzo della tua eterna giustizia>
che la tua creazione sia liberata
dalla schiavitù in cui geme;
che la terra si rallegri di nuovo del tuo riposo,
affinché il tuo gran nome sia esaltato in tutte
nazioni,
e la tua salvezza sia glorificata
sino alle estremità del mondo.
William peno
le
(Tratta da Cristiani oranti, a cura di Liborio Naso,
delfia ed.)
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ff postaie 10066-Torre Peihce
■ tditore si impegna a corrispondere
jdiiittodiresa
Luserna San Giovanni
Festa dello sport
Oltre 1.000 ragazzi si sono trovati a Luserna per partecipare alla Festa dello sport; non mancano nelle Valli società
¡Sportive talvolta anche con un passato glorioso, eppure in
molti casi è difficile pratieare un’attività. Gestire un impianto costa e avere un’attività agonistica, anche a livello minimo, comporta oneri che è ben difficile sopportare. Due
Campi sportivi domenica manifestavano situazioni opposte:
stracolmo quello di Luserna e deserto, come purtroppo ac' ggde da tempo, quello di Torre Pedice. La stessa piscina di
asema presenta dei costi di gestione che il Comune non
pésce ad assorbire; che dire poi del palazzo del ghiaccio di
tTÓrre Pedice chiuso da due anni e su cui non si hanno ranevoli prospettive, o del palazzetto di Pinasca la cui
irtura è stata pii! volte rimandata o, ancora, della piscina
Pinerolo di cui si parla da almeno treni’anni? Eppure il
sogno di attività per i giovani, di aggregazione, di diverti' into è forte, malgrado gli impianti che mancano.
Fondato nel 1848
FI A
.Ha. A
La Semaine du français!
Simpatica iniziativa ripresa anche quest’anno nelle
nostre due valli con successo,
stando alle cronache; è nostra
convinzione che vada fatta
ma ha smosso qualche interesse? Uno se lo chiede vedendo la scarsa presa che il
problema ha suda gente.
Si dice che per stare in Europa bisognerebbe imparare
almeno due lingue, qui si finisce che non ne sapremo
nemmeno una: eppure se altra
gente è riuscita ned’impresa
di insegnare ai suoi figli a utilizzare lingue diverse non c’è
motivo che non ci si riesca
anche noi. La scuola dovrebbe fare di più, si dice; certo,
molto di più ma anche quando fa e i ragazzi si interessa
IL FRANCESE ALLE VALLI
A CHE SERVE?
GIORGIO TOURN
no e si appassionano i genitori li incoraggiano, li seguono,
si immedesimano nel problema lasciando vedere che per
loro è importante?
Non succede forse per le
lingue quello che succede per
l’educazione civica? Far
comprendere ai bambini delle
elementari che bisogna buttare le immondizie nei cestini,
che la pulizia è un bene, che
la natura va protetta, che non
bisogna fumare non sembrerebbe un problema ma adora
perché poi nell’adolescenza
diventano i maleducati che
conosciamo? Forse perché seguono il nostro esempio?
Il discorso fatto a scuola è
chiacchiera, teoria, roba da
bambini e da maestre, la vita
è quella che vediamo attorno
a noi, e tu fa come tutti e soprattutto fa come i tuoi genitori che raramente rispettano
le norme, buttano le immondizie ovunque, disprezzano le
cose pubbliche perché non
sono di nessuno.
Se non amiamo noi le lingue, in questo caso il francese
ma il discorso vale per le
principali lingue, e non sappiamo apprezzarne il valore
come ricchezza perché mai i
nostri figli dovrebbero amare
una lingua straniera? Tanto
basta l’italianese della Tv,
quello che va per la maggiore, quello che distrugge anni
di studio sui testi di grammatica. Nel clima di grossolanismo verbale che da mesi caratterizza il nostro parlare politico, che ricorda il «me ne
frego» degli anni ’20, saper
leggere Le Monde può tornare ad essere importante.
I serie divi
■adrJoM^
, Pascheitol
lia,
w,
^utte le
1 penn
0, Ffa
[feloni europee
l^sburgo
sivota per
la quarta volta
Il 12 giugno saremo chianti’ per la quarta volta nella
storia ad esprimere un voto
perdeggere i parlamentari
wopei che rappresenteranno
l’Ifdia a Strasburgo per i
prossimi cinque anni; i seggi
saranno aperti nella sola giornata di domenica.
Si voterà col sistema proporzionale, cioè facendo una
croce su uno dei simboli presenti sulle schede e si potranno segnare accanto al simIrolo le preferenze per i candidati prescelti. Le Valli sono
inserite, come sempre, nella
circoscrizione 1, «Italia Nord
^cidentale» che manderà al
Parlamento europeo 23 rappresentanti. Potremo scegliere
^ 17 liste, nell’ordine: Lista
Pannella, Psdi, Lega Nord,
forza Italia, Alleanza naziott^le, Patto Segni, Lega d’
®?ione meridionale. Rifondanone comunista. Lega alpina
Inmbarda, Verdi, Democratici
^r l’Europa (Psi e Ad), Pri,
°cte, Pds, Liberali, Partito
popolare. Federalismo.
Sono ben 365 i candidati al
prossimo Europarlamento, di
CUI solo 62 donne, poco meuo del 17%; una lista, quella
uct federalisti e valdostani,
^n candida alcuna donna,
^ gli altri partiti la Rete ne
presenta ben otto. Lista PanRepubblicani e Lega
Meridionale 6. Sei i candidati
M origine pinerolese: l’euroPurlamentare uscente Rinal0 Bontempi del Pds, Enrica
uzè della Rete, Fausto BianMotto, Silvio Momblano, ErUesto Pilone (quest’ultimo
Usernese) candidati nelle liu della Lega alpina e Alerte Russo Franasi, per la
“Sta Liberali.
..^“’oltima curiosità il candato più vecchio ed il più
dovane sono entrambe donsi tratta di Italia Circasso
] * 1) della Lega meridionafi^di Antonella Silipigni
(1569) del Psdi.
La viticoltura e il vino di qualità tornano a interessare i giovani agricoltori
Scopriamo il «Doux d'Henry» e il «Ramìe»
ERICA BONANSEA
Cent’anni fa, nella zona di
Pinerolo, si contavano
una sessantina di varietà di
viti, di cui circa la metà a
frutto bianco. Attualmente il
numero si è molto ridotto,
anche se nel Pinerolese esiste
ancora una consistente varietà di vitigni, alcuni dei
quali definibili rari, cioè non
reperibili altrove: il balau, la
barbera ’d Davi e la lambrusca vittona. Con queste considerazioni di Anna Schneider, del Centro di studio per
il miglioramento genetico e
biologico della vite, si è aperto sabato scorso a Pinerolo il
convegno «Vini da scoprire»,
legato in particolare proprio
alle potenzialità del territorio
pinerolese.
Peraltro le viti tipiche del
luogo meriterebbero di essere
incrementate, proprio per le
loro specifiche caratteristiche
in grado di tipizzare i vini
che vengono prodotti, mentre
invece le normative comunitarie che regolamentano la
viticoltura sono piuttosto restrittive. Dei vitigni che oggi
sono coltivati nelle nostre
valli, alcuni risalgono all’Ottocento, altri sono stati introdotti durante il secolo ventesimo da zone limitrofe, soprattutto dalla vicina Francia;
alcune colture, invece, come
il cascarolo, il rosario, il bolano, sono andate via via perse. Attualmente il panorama
mostra una prevalenza di uve
nere; l’unico bianco autorizzato è l’Erbaluce.
Per ovviare a questo squilibrio si sta sperimentando
l’introduzione di «cultivar»
originarie di altre zone come
pinot bianco, chardonnay.
mailer thurgau e riesling italico. Se qualche decennio fa
le fasce pedemontane delle
valli erano ricche di vigneto
(basti pensare che ancora oggi moltissimi terreni sono registrati al catasto come «vigneto») col tempo, si è detto,
molto è andato perso; eppure
nell’ultimo periodo nuove
esperienze sono state tentate,
anche cercando varietà a maturazione più precoce in modo da garantire una certa qualità al prodotto. Due studenti
dell’Istituto agrario Umbertini di Osasco, Laura Gardiol e
Luca Bolla, hanno presentato
le caratteristiche della viticoltura nel Pinerolese, una fascia
di territorio da Cumiana a
Barge, da Luserna a Pomaretto, con una forte concentrazione di ettari nella zona di
Bricherasio: le varietà più
diffuse sono la barbera, la
freisa, la bonarda.
La vite fa tuttavia parte integrante del paesaggio pinerolese, tanto che vi si possono trovare alcune forme di
coltivazione delle piante tipiche come r «archetto» pinerolese, la pergoletta doppia,
r alleno, e il più attuale sistema «Guyot».
In chiusura di convegno
hanno a loro volta parlato i
vitivinicultori; Franco Airasca della cantina sociale di
Bricherasio ed Enzo Berger
deH’omonima azienda agricola. La viticoltura pinerolese
ha indubbiamente fatto dei
passi in avanti in questi ultimi
anni, tuttavia ancora molto
resta ancora da fare, soprattutto per far emergere quegli
elementi di qualità che soli
possono garantire un futuro ai
vari larnin, doux d’Henry,
ramìe e preveyral.
Partecipare al funerale d’una persona
conosciuta, della comunità, è ritenuto un dovere. L’accompagnare all’ultima
dimora le spoglie mortali di qualcuno è
chiamato fà ounour e i partecipanti a un
funerale sono generalmente numerosi,
anche quando si tratti delle persone più
povere e modeste. Questa abitudine è
forse indizio d’una inconscia reazione, in
regime di libertà, alle antiche proibizioni
ducali nei riguardi dei valdesi, di accompagnare alla sepoltura i loro defunti, in
numero maggiore di sei persone. Solo
sotto Carlo Felice, nel 1825, fu perrnesso
ai valdesi di recingere con un muro i loro
cimiteri, che prima non potevano essere
circondati neppure da una siepe.
Prima della partenza dalla dimora del
defunto, è fatto un breve servizio religioso in casa o davanti ad essa, nel cortile
antistante; quindi la bara è presa e portata
a spalle mediante due lunghe pertiche solidamente adattate alla bara e di cui ogni
villaggio è provvisto. La bara è ricoperta
IL FILO DEI GIORNI
FUNERALI
TEOFILO G. PONS
dal drappo funebre, la bruno, gran drappo nero con la croce ricamata al centro,
che si tiene al presbiterio valdese.
Per la sepoltura, si suona la campana
della chiesa due volte: la prima quando
si è già iniziato lo scavo della fossa; la
seconda quando esso è compiuto, o quasi, cercandosi sempre di farla coincidere
con l’ora fissata per il funerale.
Nelle comunità di montagna, ove non
esiste il becchino, la fossa viene scavata
dai vicini di casa: sarebbe considerato
quasi un affronto il cercare i tre improvvisati becchini fuori del villaggio. In vai
Germanasca, il morto non si seppellisce
mai con la testa dal lato ove scorre l’acqua del torrente principale. L’ordine del
corteo, nei funerali, è solitamente il seguente: dopo il feretro portato a spalla,
vengono alcuni uomini destinati a dare il
cambio ai portatori; poi viene il ministro, i parenti del defunto e quindi le altre persone, a due a due, uomini e donne, separatamente. La precedenza è determinata dal sesso del defunto: prima
gli uomini, se il defunto era un uomo;
prima le donne, se si accompagna la salma di una donna.
Al cimitero, dinanzi alla bara e alla
fossa scavata, il ministro rivolge un breve discorso religioso ai presenti, in cui
talora fa qualche cenno relativo alla fede
religiosa del defunto. Quando la cerimonia si svolge in chiesa viene annunciato
r Evangelo della resurrezione e cantati
inni. Il ministro conclude rivolgendo
esortazioni consolatrici ai congiunti del
defunto, e invocando su di essi e sui presenti la grazia del Signore.
In Questo
Numero
I
Asili nid
Le tariffe degli asili nido
sono alte per una famiglia
dì lavoratori. 275.000 lire
il mese a Pinerolo e Perosa
Argentina, 250.000 a Torre Pellice più una quota
che varia dalle 5.300 alle
12.500 ogni giorno di presenza del bambino. Il nido
però è un’opportunità educativa.
Pagina II
Fenestrelle
Il 12 giugno si vota a
Fenestrelle in vai Chisone.
Tre liste e tanti problemi;
l’agricoltura è diventata
un’attività marginale; ci
sono i servizi per anziani e
giovani ma si punta soprattutto sul turismo. Come affronteranno questi problemi i consiglieri che saranno eletti insieme al nuovo
sindaco a metà giugno?
Pagina II
Balestrieri
Il 26 marzo 1388 si è costituta una compagnia organizzata di balestrieri che
aveva sue regole e sua organizzazione. Nel 1976 a
Roccapiatta è rinata la
Compagnia dei balestrieri
che dal 1987 fa parte della
Lega italiana del tiro con
la balestra antica. Quest’
anno il campionato italiano sì è svolto a Prarostino.
Pagina III
Valli valdesi
Le Valli si possono qualificare come valdesi? O
sono solo un pezzo del Pinerolese? E se sono valdesi chi non è valdese confessionalmente come si
colloca in esse?
Pagina III
Cantavalli
Appuntamento del Cantavalli a Pramollo con il
coro laziale «La piazza».
Pagina IV
8
PAG. Il
tl 29 maggio è entrato in vigore i’orario estivo deiia ferrovia
NOVITÀ PER L’ORARIO FERROVIARIO — L’entrata in
vigore deU’orario ferroviario estivo comporta alcune novità
anche sulla linea Torre Pellice-Torino: numerose corse in
partenza nelle due direzioni sono state anticipate di alcuni
minuti; troviamo poi la conferma dei collegamenti notturni
effettuati con autobus che erano stati introdotti sperimentalmente da qualche mese: da Torino si parte alle 0,30 con destinazione Torre Pellice, mentre una corsa effettuata dal lunedì al venerdì lascia Torre Pellice alle 3,45 per giungere a
Porta Nuova alle 5,20. L’apertura al pubblico di alcune corse di ritorno che il treno effettuava senza accogliere passeggeri comporta nuovi collegamenti fra Torre Pellice e Pinerolo (partenze alle 8,16 e 18,32, festiva alle 10,25). È stato
esteso anche ai giorni festivi il collegamento diretto su rotaia che unisce Torino Porta Susa (partenza ore 7,58) a Torre Pellice (attivo ore 9,18). È da tener presente il fatto che
nei giorni festivi alcune corse vengono effettuate con convogli ferroviari e altre con autobus; questi ultimi fermano a
Luserna San Giovanni in piazza Partigiani, a Bibiana presso
il ponte, a Bricherasio in centro paese.
BOBBIO: ARRIVA IL MEZZO ANTINCENDIO — È il
primo gesto concreto dell’attuazione dei vari scambi che
deriveranno dal gemellaggio fra la Chiesa valdese di Bobbio Pellice e la Chiesa evangelica di Waldensberg: si tratta
di un’autopompa del servizio antincendio che verrà consegnata sabato 11 giugno alla squadra di volontari di Bobbio;
nel corso della cerimonia avverrà anche una prova dimostrativa di uso del mezzo.
UN MANIFESTO PER LA CASA — Un centinaio di persone ha risposto all’iniziativa dell’amministrazione comunale
di Pinerolo per proporre un manifesto sul problema della
casa. Il concorso prevedeva lo studio grafico di una locandina e di uno slogan e ha visto misurarsi in una fantasiosa
g^a i lavori colorati soprattutto dei ragazzi delle scuole medie, ma anche degli adulti. La giuria ha esaminato tutti i lavori e ritenuto che il manifesto più efficace dal punto di vista grafico e compositivo fosse quello della trentanovennne
Annamaria Giardino che vedrà così pubblicata la propria
locMdina. Con lei si sono classificati finalisti Davide Antonini, Stefano Manzi, Luisa Leo, Matteo De Michelis. tutti i
lavori sono stati presentati lo scorso fine settimana
nell’atrio di palazzo Vinone.
RIAPRE LA BIBLIOTECA — La biblioteca comunale di
Torre Pellice sarà riaperta nei nuovi locali nel palazzo comunale in via Repubblica 1, pianterreno, a partire da lunedì
6 giugno; l’inaugurazione avverrà sabato 4 giugno, alle ore
17, nell’atrio comunale. L’orario di apertura previsto è il
seguente: lunedì 21-22; martedì 16-19; mercoledì 10-12;
giovedì 17-19; sabato 10-12. Nel periodo 4-17 giugno sarà
esposta, sempre nell’atrio comunale, una mostra sulla scrittura; una mostra che ricorda come la storia della scrittura si
identifichi in buona parte con la stessa storia della civiltà
umana e nello stesso tempo il tema si colleghi in modo diretto con la funzione immediata e fondamentale di ogni biblioteca pubblica, che è quella di garantire un servizio efficace e proficuo di pubblica lettura, di favorire e promuovere 1 accesso al libro a tutti gli utenti, in particolar modo agli
studenti. L amministrazione comunale, mentre arriva alla
riapertura della biblioteca in un spazio funzionale ma ancora ridotto, sta progettando una soluzione più spaziosa e
fruibile presso i locali dell’ex istituto Capetti.
I DEPUTATI DELLA LEGA SULL’AUTOSTRADA —
Gli onorevoli della Lega Nord Lucio Malan e Riccardo
Sandrone hanno incontrato l’ing. Caretta, presidente
dell’Ativa, la società che si occupa del completamento e
della gestione dell’autostrada Torino-Pinerolo, per verificare i tempi circa il completamento dell’autostrada. «È necessario - dice Malan - che il ministero dei Lavori pubblici
approvi il modello unificato sulla base del quale l’Ativa
dovrà approntare il piano finanziario dell’opera. La faccenda è ancora lunga, ma faremo marcatura stretta ai responsabili delle varie fasi».
TESI DI LAUREA SUL PATRIMONIO NATURALISTI
~ La giunta regionale del Piemonte ha emesso un bando di concorso allo scopo di incentivare in ambito universitario gli studi e le ricerche utili per una migliore tutela del
patrimonio naturalistico. Il concorso prevede cinque premi
per tesi di laurea, di due milioni ciascuno, su argomenti inerenti le aree protette piemontesi, aspetti naturalistici, antropici o di pianificazione territoriale. Le domande, indirizzate
al presidente della giunta regionale, possono essere presentate da quanti si .sono laureati negli anni ’92 e ’93, entro il
1° agosto, al Centro di documentazione e ricerca sulla aree
protette. Cascina Vallere, corso Trieste 98 Moncalieri.
E Eco Delle \àlli \àldesi
-VENERDj_3_GIUGN^ ^13
Nonostante le alte tariffe per le famiglie dei lavoratori a reddito fisso
L'asilo nido: un'opportunità educativa
per la socializzazione dei bambini
Sono da diversi anni quattro gli asili nido presenti fra
Pinerolo e le valli, due nel capoluogo e uno ciascuno per le
Comunità montane a Torre
Pellice e a Perosa Argentina.
Per i nidi di Pinerolo questo è
il tempo delle iscrizioni (fino
al 3 giugno), con i versamenti
dei relativi anticipi sulle rette
e la possibilità di visitare i locali che ospitano i piccoli.
A Pinerolo i nidi sono quelli di zona Serena e zona Tabona ed è proprio presso questa sede che si ricevono le
iscrizioni, tutti i giorni dalle 9
alle 11,15 e dalle 14 alle
16,15. Nei vari nidi le attività
puntano a far vivere anche ai
più piccoli esperienze affettive, ludiche e in generale di
socializzazione: chi non ha
incontrato, almeno una volta,
ad esempio, i bambini del nido di Torre Pellice al mercato
del venerdì?
Ma quanti sono i fruitori
delle strutture pubbliche del
Pinerolese? I dati parlano di
53 bambini in zona Serena,
69 alla Tabona, 30 a Torre
Pellice, dove con un rapporto
di convenzione sono presenti
21 piccoli di Torre e 9 di Lusema, 18 a Perosa Argentina
dove la gestione coinvolge.
dal 1989, anche Villar Perosa, Pomaretto, Pinasca, Inverso Pinasca da cui provengono rispettivamente otto,
uno, quattro e nessun bambino; cinque sono i piccoli di
Perosa.
Nelle valli la formula del
consorzio fra Comuni è Tunica possibile; i pochi bambini
e le poche risorse hanno portato a questa soluzione anche
se, a Luserna, si è dovuto
aprire un asilo nido privato
per far fronte alle numerose
richieste delle famiglie. A
Consiglio comunale di Perosa Argentina
Sì alla strada
ma con riserva
Un sì molto sofferto è arrivato dal Consiglio comunale
di Perosa Argentina al progetto di massima che la Provincia di Torino ha in mente
di realizzare per migliorare la
viabilità in vai Chisone in vista dei campionati del mondo
di sci del 1997 a Sestriere.
«Abbiamo votato a favore
del progetto - ha detto il sindaco, Furlan - perché non ci
si dicesse che siamo noi a
bloccare la strada, tuttavia
manteniamo molte riserve sul
progetto così come è stato
presentato e abbiamo posto
una serie di importanti richieste di modifica». Nello specifico preoccupa gli amministratori di Perosa la soluzione
per il superamento dell’imbocco della vai Germanasca:
«La rotonda in progetto ci pare improponibile - aggiunge
il sindaco -; come si attraverserà la statale nei giorni di
massimo afflusso turistico? E
i pedoni? Ho l’impressione
che si voglia realizzare il
miglioramento viario senza
avere i fondi sufficienti per
cui si cercano le soluzioni
RADIO
BECKWITH
EVANGELICA
FM 91.2QÜ e 96.5CX)
tei. 0121/91.507
meno onerose possibili. Noi
invece crediamo si debba tutelare da un lato l’accesso alla
vai Germanasca, dall’altro
l’aspetto ambientale e la
possibilità di espansione della
area industriale. È chiaro che
un’ipotesi di galleria ha dei
costi maggiori, tuttavia preferiamo si proceda per lotti
piuttosto che scegliere una
soluzione che alla fine penalizzi la nostra vallata. Il problema di fondo è se si vuole
approfittare dell’occasione
dei Mondiali per affrontare i
problemi di viabilità delle
valli oppure se si vuole semplicemente rendere il più veloce possibile l’accesso al
colle del Sestriere».
Il dibattito in Consiglio è
stato molto acceso, tant’è che,
mentre i consiglieri della minoranza hanno votato a favore
del parere favorevole condizionato proposto dal sindaco,
quattro consiglieri di maggioranza (tra cui il vicesindaco)
non se la sono sentita di approvare un progetto ritenuto
oltremodo penalizzante.
In precedenza il Consiglio
aveva affrontato alcuni progetti legati ai lavori pubblici:
la sistemazione della piazza
in Perosa alta e il completamento della piastra polivalente; per quest’ultima è stato
chiesto un mutuo alla Cassa
depositi e prestiti e i lavori
dovrebbero essere conclusi
per il 1995.
VISUS
di Luca Regoli &C. s.n.c.
OTTICA - via Arnaud 5
l(K)66 TORRE PELLICE (TO)
L’OTTICO DI LUSERNA
di Federico Regoli & C. s n.c.
via Roma, 42
^(KXi2 LlI.'iERNA S. GIOVANNI (TO)
SUO tempo l’amministrazione
comunale lusernese, anche
sotto la pressione dei conti in
rosso, non aveva certo fatto
una convincente pubblicità
per Tutilizzo della propria
struttura di via Pralafera.
Anche a Villar Perosa venne costruito sul finire degli
anni ’70 un asilo nido, ma la
sua apertura fu una meteora. I
costi sono elevati - dicono un
po’ ovunque gli amministratori - e in alcuni casi si tende
ad economizzare sul personale: tre soli dipendenti a Pero
sa fanno sì che, malgrado
struttura in sé potrebbe cv
sentirlo si tenga il nume,
ben al di sotto delle esige
(al momento ci sono I4
chieste più dei posti) £ i
sti per le famiglie?
A Pinerolo si pagavano ci
me tetto massimo, a fi
1993, 275.000 lire come
fa fissa e 12.500 al gioi„
con una serie di riduzioj
seconda dei casi e delle sii
zioni. Sui 122 iscritti all
in corso 12 risultavano esi
dal pagamento della retta,
pagavano la tariffa piena e
altri si trovavano nelle con
zioni di usufruire di riduzioi™
Per le famiglie di To^
Pellice in alcune situazioni è'
stata riconosciuta la gratuil
totale o parziale del servizio;
così è anche, in teoria, peri
piccoli di Luserna ma le maglie dei filtri, probabOmentea
causa delle difficili situazioni
di bilancio del Comune, paiono decisamente più strette. La
retta a Torre Pellice è di
250.000 lire il mese cui va
aggiunta la quota giornaliera
di 7.000 lire; analogo il meccanismo a Perosa Argentina
dove si pagano 275.000 lire il
mese e una quota giornaliera
di 5.300 lire.
icop
liiDandieratr
Si vota a Fenestrelle
Solo turismo nel
futuro del paese?
Un anno fa
’».lacomp;
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DAVIDE ROSSO
Il 12 giugno a Fenestrelle si
terranno le elezioni comunali: qual è la realtà di questo
paese, realtà di fronte a cui si
troverà la nuova giunta eletta? Proviamo a fare una fotografia del paese usando anche
alcuni dati sulle sue attività
economiche, sui suoi servizi,
sul terziario.
Fenestrelle è un paese di
650 abitanti (di cui 587 elettori) posto nell’alta vai Chisone, composto oltre che dal
centro vero e proprio da tre
nuclei abitati: Mentoulles,
Depot e Chambons. Guardando all’attività economica notiamo subito che l’agricoltura
è abbastanza limitata rispetto
ad un tempo; infatti sono solo
5 le aziende agricole presenti
sul territorio, gestite da famiglie che vivono di questa attività; altre persone poi svolgono ancora una certa qual attività agricola ma per loro è diventata un’attività marginale,
non sicuramente un modo di
sostentamento.
Sul territorio vi sono poi
anche cinque alpeggi (di cui
uno comunale) che però vengono utilizzati da margari che
non risiedono nel Comune,
tranne uno che viene utilizzato da una famiglia residente.
Dal punto di vista turistico le
cose sembrano andare meglio. Fe attrazioni turistiche
che il paese offre sono il forte
San Carlo, il patrimonio naturalistico montano, il parco
Orsiera-Rocciavrè con le sue
iniziative e il suo museo, una
pista da fondo. Un patrimonio
abbastanza ricco quindi: ci
sono circa 7.000 presenze di
turisti nell’arco dell’anno e
per la loro accoglienza ci sono a disposizione un albergo,
una casa per ferie (Fra Catinai) e un campeggio, oltre a 4
ristoranti e 6 bar. Quali sonoi
servizi presenti sul territorio
offerti ai cittadini? Vi sono 2
uffici postali, 2 ambulatori
medici, una farmacia, una
banca; per quel che riguarda
le scuole si va dall’asilo (privato), alle elementari, alle
medie (per cui esiste una convenzione con i Comuni di
Pragelato e Usseaux) e i bambini si servono dello scuolabus del Comune per raggiM'
gere la scuola.
Tra le attività commerciali
(una decina in tutto) spiccano
le tre di abbigliamento e le tre
di alimentari. Cosa dire di
questa panoramica su Fenestrelle? Quello che ne emerge
è un paese dove (come per al;
tro in molti altri nostri centri
delle valli) l’agricoltura è diventata un’attività marginai®
e dove il turismo tutto sommato diventa l’attività principale; mancano alcuni se'^'i®'
si potrebbe fare di più
punto di vista delle struttur®;
ad esempio, per gli anzian^
(visto anche il relativo inve®
chiamento della popolazi®
ne), ma anche per i giova»
non c’è molto.
Un altra cosa che emerg
dai dati (se analizzati in m
niera un po’ più particol^®|'
giata) è come i servizi e le
tività commerciali non sia
ben distribuiti sul territori
siano molto concentrati in
nestrelle centro, isolando
un certo senso le altr®
realtà che compongono 1
ritorio comunale. ,
Questa è la realtà che 1
meri ci indicano a jg.
le, vedremo come „g
ranno i candidati che aar
eletti il 12 giugno; una no ,
ci sarà di sicuro: dopo •
anni di impegno lascia 1 _
il sindaco Guigas,
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1 dire di
;u Fene; emerge
le per al;
tri centri
ura è dilarginale
tto soinà princii servizi
piu
Al Salone del libro di Torino
Imparare a conoscere
la montagna
FEDERICA TOURN
lijlundleratrici dei balestrieri di Roccapiana
___fa, nell’agosto del
% la compagnia Balestrieri
iRoceapiatta si aggiudicava
¡diaprima volta il campioi italiano di tiro con la baItstra; e proprio nel Pineroleseà è disputata sabato e doifflica scorsi la decima edinouecon la partecipazione, a
parte della formazione ospilante, delle compagnie di Assia,Terra del sole, Ventimiglia, Pisa e Gualdo Tadino,
(jiiest'anno hanno vinto quelI li della Terra del sole e la
compagnia di Roccapiatta si
èdassificata terza; Alberto
Passeri (Assisi) ha vinto il
torneo individuale con Franco Avondetto (Roccapiatta)
boon quinto. Al di là del risultato, pur importante, intetwmteUl fenomeno di
un’attivillche è un po’ sport,
un po’riscoperta di tradizioni
storidìe,iinpo’ folclore.
La compagnia Balestrieri di
è sorta nel 1976,
della Pro Loco di
Prarostino e nel 1987 è stata
ammessa a far parte della Lega italiana del tiro alla balestra antica; le altre compagnie
sono storicamente provenienti dall’Italia centrale. La tradizione locale fa riferimento
alle compagnie di balestrieri
esistenti sul territorio pinerolese nel XIV secolo; i balestrieri erano impegnati in attività d’allenamento che culminavano nella manifestazione
di tiro di San Lorenzo. Erano
sempre a disposizione per la
difesa del territorio e potevano allontanarsi solo con le
truppe dei Principi d’Acaia.
Il 26 marzo 1388 si costituì
una compagnia organizzata,
con uno statuto proprio che
stabiliva ad esempio una serie
di regole sulla consegna delle
balestre, comprate dal Comune, ai tiratori per i quali un fideiussore doveva garantire
del costo delle balestre, sull’uso, sugli allenamenti da
farsi e sull’organizzazione
generale della compagnia.
Attualmente, la prima domenica di luglio, a Prarostino, si
svolge il palio tra i balestrieri
di «Pmstin d’aval» e «Prustin
d’amunt». La compagnia balestrieri di Roccapiatta coinvolge più di quaranta persone
fra balestrieri, figuranti, tamburini, sbandieratrici. Già,
perché, oltre al tiro vero e
proprio, lo spettacolo offerto
dalla compagnia, comprende
un corteo storico e, fra i momenti di tiro, esibizioni dei
tamburini e delle sbandieratrici e sono questi momenti
sempre assai spettacolari.
Per la cronaca vale la pena
di ricordare alcune caratteristiche dello strumento
principe, la balestra. Riprodotta dai singoli balestrieri
secondo le antiche tradizioni
essa si compone di varie parti, tra cui un piano di appoggio da cui scoccare le verrette
o frecce verso il bersaglio,
posto a 36 metri dal tiratore.
Percorso e ripercorso più
volte il Salone del Libro,
fino negli angoli più periferici, alla scoperta delle piccole
case editrici o di curiosità non
pubblicizzate, non si notano
particolari novità sui libri di
montagna. Nello stand di
«Montagna d’Oc» sull’editoria delle valli occitane, c’è
qualche titolo nuovo, per lo
più rivolto ai bambini: per
esempio un racconto in 4 lingue (sloveno, occitano, italiano e francese) di Di Suald,
«Relè e la felicità», Editions
Devant Daùr. Oppure, per gli
appassionati, «L’architettura
della Val Maira» di Luigi
Massimo, edizioni II DragoOusitanio Vivo, uno studio
sull’urbanistica della valle ma
anche un viaggio fotografico
e descrittivo tra le abitazioni,
le costruzioni particolari e le
borgate meno conosciute. Di
tutt’altro genere, «Il partigianello» di Paolo Riha, detto
Fabio: la storia di un partigiano di Busca che segue le
sorti della brigata Valle Stura
«Carlo Rosselli» fino alla
battaglia per la liberazione di
Borgo San Dalmazzo.
Nello spazio riservato alla
Regione Piemonte, più che
pubblicazioni specifiche sulla
montagna (e anche se ci si
imbatte in qualche libro, non
si trovano novità) si possono
raccogliere indicazioni su iniziative ecologiche e percorsi
vari nella natura: dai sentieri
nel parco della vai Troncea
ad oltre 2.700 metri di quota
agli itinerari cicloturistici nel
parco fluviale del Po, dalla
scoperta della cultura eno-gastronomica della vai Pesio a
quella dei caprioli e delle
aquile reali dell’Orsiera Roc
ciavrè. Non mancano gli indirizzi dei musei naturalistici e
delle proposte dei vari centri
di soggiorno dei parchi: tra
questi il Centro di Pra Catinat, specializzato in didattica
ambientale e particolarmente
attivo nelle iniziative indirizzate alle scuole. Hanno grande successo i percorsi naturalistici e le proposte di vacanza nel verde: i visitatori del
Salone si fermano, fanno razzia di volantini di ogni specie, tanto che martedì, l’ultimo giorno di apertura, non ne
sono rimasti che pochissimi.
Non si risparmiano nemmeno gli opuscoli sull’artigianato d’autore in Piemonte, da
quello artistico a quello tradizionale, legato a situazioni tipiche dei vari territori, e notizie sull’agricoltura della regione e le sue peculiarità. Infine, una curiosità: «Il Piemonte e i suoi scrittori»,
un’interessante pubblicazione
della Regione dedicata ai suoi
scrittori e poeti, dal XVII secolo ad oggi; dal Baretti e
dall’Alfieri, insomma, a Pavese, Fenoglio, Primo Levi,
alle ancora attive Marina Jarre e Rosetta Loy. E naturalmente, ai loro libri, spesso
ambientati fra le strade e le
colline piemontesi, nel Monferrato, nelle Langhe e, naturalmente anche sui monti, fino ai piedi delle nostre familiari Alpi Cozie.
(Convegno a Bobbio Pollice
(nostri antenati
nel Medioevo
_ ANDREA MELLI
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.(«Chi abitò la vai PelliPrima del Medioevo?». Al
J^egno hanno partecipato
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Ricchiardi, Pierangelo
Osvaldo Coisson e
j J°Tourn. Dal convegno
^erso come purtroppo si
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S loro lingue).
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«arai ^PP“*"®’ come si è di■iitin convegno, divenfelln approfondire
¿che c’è stato prima anPePer capire meglio
elementi che hanno
contribuito a creare il contesto in cui «l’identità valdese»
ha preso forma; ma questo
non basta, bisogna andare a
vedere il prima anche per trovare le radici storiche della
nostra valle.
Certo questo non è un lavoro agevole anche perché le
fonti spesso non sono molte e
sovente la vai Pellice non è
facilmente disaggregabile
storicamente da altre realtà
confinanti. È comunque uno
sforzo che va compiuto per
non rischiare di perdere la
memoria di coloro che ci
hanno preceduto, al di là delle metodologie e dei punti di
vista da cui ci si pone storicamente.
Il pubblico presente si è dimostrato attento e disposto a
interagire con i relatori ma
non era purtroppo molto numeroso, un po’ a causa della
discreta giornata primaverile
che invogliava più alla scampagnata che al convegno, un
po’ forse per la poca dimestichezza (che spesso dimostriamo) alla riflessione sul nostro
passato, abituati come siamo
a confrontarci piuttosto sui
dati contingenti della nostra
quotidianità slegandola a volte dalla memoria, che è invece una parte costituente della
quotidianità.
Convegno (Jei musei protestanti
«Valli valdesi» o
pezzo del Pinerolese?
Il 29-30 aprile e 1° maggio
si è avuto anche quest’anno
l’incontro annuale dei musei
protestanti che da tre anni (da
quando si tenne a Torre Pellice nel ’92) ha ormai una dimensione europea. La sessione ’93 ebbe luogo a Berlino,
ospitante il Museo ugonotto
della città e quest’anno si è
tenuto in Francia, a Mialet,
nelle Cevenne, con riferimento al ben noto Musée du
Désert nella località che per
gli ugonotti francesi è un po’
come per noi valdesi la Balziglia, il mas Soubeyran, casa
natale di Roland il capo prestigioso della guerra dei Camisardi.
I quasi cento partecipanti
hanno lavorato intensamente
con seminari, conferenze, dibattiti sui due problemi posti
oggi all’ attenzione dei responsabili dei musei. Il primo
di ordine generale è rappresentato dal boom museale
provocato al turismo di massa che travolge la nostra società per cui tutti inventano il
proprio museo che è poi a
caccia di visitatori. Di qui
una serie di sottoproblemi:
come fare questi musei in
modo moderno e valido, chi
li gestisce, cosa esporre, che
tecniche usare ecc.
Il secondo problema è in
vece specifico del nostro ambiente evangelico: che atteggiamento avere nei confronti
dei visitatori? Non si tratta di
un problema tecnico ma di
relazione. Un museo o una
mostra su un tema storico o
religioso ha unicamente una
funzione documentaria o può
assumere una valenza di testimonianza? Si racconta la
vicenda di fede come qualsiasi altra.
L’interrogativo si ripropone ogni anno e non ha ancora
trovato una risposta soddisfacente. Per parte nostra la questione non ha la stessa gravità
che sembra avere per gli amici francesi che vivono in una
società sempre più marcatamente secolarizzata e scristianizzata e in un contesto di
laicità estrema.
La questione non è retorica e di forma. Nel nostro piccolo mondo pinerolese che
dimensione va data alla realtà
religiosa del valdismo, è una
pagina di storia passata, è attuale, che posto occupa nell’identità della nostra area? le
nostre vallate, insomma, si
possono qualificare come
«valli valdesi» o siamo solo
un pezzo del «Pinerolese»? e
se siamo valli valdesi chi non
è valdese confessionalmente
come vi si colloca?
Centro culturale
La «semaine»
Promossa dal Centro culturale, si è svolta tra il 14 e il
22 maggio, contemporaneamente nelle tre valli, la terza
edizione della settimana di
lingua e cultura francese. La
rassegna, che si propone di
lanciare la pratica del bilinguismo, si è valsa della collaborazione delle direzioni didattiche dei due distretti scolastici, degli enti locali (Comune di Torre Pellice e Comunità montana delle valli
Chisone e Germanasca), del
Collegio valdese, della Cooperativa «La tarta volante» e
del Centre culturel français di
Torino.
RORÀ — Sabato 4 giugno, alle 15,30, presso la
saletta del presbiterio avrà
luogo l’ultimo degli incontri teologici «Giovanni
Miegge»; si rifletterà sul
IXX capitolo del terzo libro dell’istituzione cristiana di Giovanni Calvino; la
riunione terminerà con una
cena comune.
Sabato 4 giungo, alle
20,45, concerto delle corali
di Rorà e di Angrogna con
ricavato a favore della ristrutturazione del tempio.
Domenica 5 giugno, dopo il culto, si svolgerà
un’agape comunitaria di fine anno con saluto al pastore Vito Cardiol che in autunno lascerà la comunità
per avviare il suo ministe
rio a San Secondo. Nel pomeriggio proiezione di dia
positive sul recente viaggio
di gemellaggio con Alejan
dra in Argentina da parte di
un gruppo di rorenghi.
TORRE PELLICE —
Domenica 5 giugno, alle
15, presso il tempio dei
Coppieri, si svolgerà un incontro musicale proposto
dal coretto dei piccoli.
PINEROLO — Durante
il culto di domenica 5 giu
gno verranno insediati i
nuovi anziani eletti dall’as
semblea di chiesa.
LUSERNA SAN GIO
VANNI — Sarà una giornata di festa quella di do
menica 5 giugno; al matti
no, a partire dalle 9, si po
tranne visitare mostre
banco libri nella piazza del
mercato coperto; poi, alle
10, il culto con partecipazione di corale, scuola domenicale, gruppo musica
Il messaggio sarà rivolto
dal pastore battista Piero
Bensi e per l’occasione sono sospesi i culti tradizio
nali. Alle 12,30 potrà essere consumato un pranzo
predisposto dalla commis
sione ricevimenti nella la
sala Albarin. Nel pomeriggio, alle 14, nei locali della
casa valdese ai Bellonatti,
avranno luogo il bazar, al
lestito dalla società di cuci
to, la pesca preparata dai
ragazzi della scuola domenicale, l’esposizione delle
fotografie del concorso
«Fotografa la tua chiesa»,
la premiazione del concor
so e alcuni altri momenti
comunitari.
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PAG. IV
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Un momento del torneo di pallavolo a Luserna San Giovanni
A Luserna la Festa dello sport con atleti da tre nazioni europee
Lo sport supera tutti i confini
Sono stati oltre 1.000 i ragazzi e le ragazze che hanno
partecipato sabato e domenica scorsi alla 13“ edizione
della festa dello sport organizzata dalla società 3S di
Luserna in collaborazione
con enti e gruppi locali.
Si è trattato di due belle
giornate di sport che hanno
visto aggregarsi, intorno ai
campi dove si svolgevano le
varie competizioni, tantissima
gente; genitori, anzitutto, e
cittadini che hanno testimoniato dell’indubbio peso e validità di questa manifestazione. Impossibile tenere il conto di tutte le competizioni,
delle varie categorie che hanno visto impegnati atleti già
«formati» e ragazzini piccolissimi. Basti ricordare che alla festa hanno partecipato
giovani provenienti da 28 Comuni diversi (Modane, Aosta,
Rosignano, Solvay quelli piii
Cantavalli
«La piazza
a Pramollo
»
Ancora un appuntamento
con un gruppo italiano per il
Cantavalli ’94: sabato 4 giugno, alla pista coperta di Rue
a Pramollo, si esibiranno i laziali de «La piazza». Nata nel
1991 con l’intento di riproporre canti e musiche della
tradizione di Roma e del Lazio, «La piazza» si avvale di
musicisti con alle spalle una
lunga esperienza nel settore
folk come Sara Modigliani,
una delle componenti del
Canzoniere del Lazio.
Grande influenza nell’attività e nella crescita del gruppo ha avuto la conoscenza di
Itala Rinaldi, una delle figure
più rappresentative della cultura musicale della Sabina,
che ha reso disponibile un interessantissimo repertorio di
ballate, stornelli, canti di lavoro e politici. Altro materiale riproposto proviene poi da
trascrizioni pubblicate a Roma tra la fine dell’800 e i primi anni del ’900. La piazza
presenta a Cantavalli il suo
primo disco, che dà il titolo
allo spettacolo: «Amore piccolino, fatte grande», dove si
offre uno spaccato di musiche
di varie zone della regione
con rispettive danze, dalla
tarantella al saltarello o alla
quadriglia. Gli arrangiamenti
musicali, vocali e strumentali,
sono stati effettuati nel pieno
rispetto dei moduli espressivi
tradizionali. Inizio spettacolo,
al solito, alle 21,15.
Il saluto degli amministratori di Luserna alia delegazione slovacca
lontani oltre agli ospiti ufficiali della Repubblica slovacca). Al torneo di minivolley
erano iscritte 34 formazioni, a
quello di pallamano 22.
Negli sport di squadra hanno vinto il Rosignano per la
pallavolo femminile, la Nuova volley Pinerolo nel torneo
maschile. En plein del Rivalta
nella pallamano, sul Modane
fra le ragazze e sul Valdengo
fra i ragazzi.
Alcune gare di tennis si sono disputate a Torre Pellice in
collaborazione con la polisportiva Valpellice: qui hanno vinto Valentina Giorgi e
Massimiliano Guido; nel torneo di tennis a livello scuole,
a Luserna hanno vinto Isabella Messina e Alessandro Giacotto. Nel calcio il Pinerolo
ha prevalso sul Bagnolo.
Ancora una volta non è tanto la dimensione agonistica a
dover essere considerata,
quanto lo stare insieme, la socializzazione e l’amicizia:
un’organizzazione che deve
tener conto delle gare ma anche dell’accoglienza, dei costi, del rischio di maltempo
che sempre incombe su manifestazioni del genere. «Un
impegno non indifferente sottolinea il presidente del
3S, Eros Gonin - che ci ha
visti mobilitati da diversi mesi; importantissimo comunque l’apporto dei tanti volontari, i genitori per primi, che
hanno dato una mano e senza
i quali veramente sarebbe impossibile organizzare manifestazioni di questo tipo».
La festa ha assunto anche
un’altra dimensione; si è cercato di proporre, grazie alla
presenza di ospiti dall’Est europeo, momenti di confronto
e scambio economico; questo
è stato il senso della tavola
rotonda svoltasi venerdì mattina in Comunità montana,
questo il significato delle
esposizioni di prodotti tipici
dei due paesi.
Lo skiroll di Angrogna a Ornavasso
La squadra vince
Ottimi risultati degli atleti
dello Sport club Angrogna alla gara internazionale sulla distanza di 13 km svoltasi a Ornavasso, in vai d’Ossola, con
la partecipazione di atleti russi, polacchi, tedeschi e di tutta
la squadra italiana di fondo
(93 atleti maschi e 31 donne).
Ha vinto Groger Thomas
(Germania) in 30’ 52” seguito
da Alfio Di Gregorio (Corpo
forestale). Danilo Negrin si è
classificato 14°, Fabrizio Malan 16°, Davide Coucourde
29°, Andrea Bertin 32°, Daniele Coucourde 33°, Alberto
Moisio 37°, Enrico Coucourde 39°, Alfredo Chiavia 72°,
Giuseppe Matera 78°, Franco
Chiavia 85°, Sergio Cerini, il
più anziano, 91°.
In campo femminile, stessa
distanza, ha vinto Guidina
Dal Sasso seguita dalla russa
Elena Vialbe; ottimi piazzamenti per il trio di Angrogna
con Silvia Della Mea 13“,
Antonella Chiavia (la più giovane concorrente) 21“ ed Helen Coucourde che ha chiuso
al 29° posto.
Oltre 160 concorrenti provenienti da varie parti d’Italia
hanno partecipato domenica
29 alla seconda prova della
Coppa Italia «Trofeo Admo»
sul percorso Luserna-Rorà.
Lo S.C. Angrogna si è aggiudicato il trofeo a squadre; ottimi successi sono stati anche
riportati da Simone Pastre
(giovani maschili), Federica
Breuza (giovani femminili).
Silvia Della Mea (juniores
femminili).
Rassegna (Ji film a Torre Pellice
Alpinismo e non solo
in celluloide
MARCO FRASCHIA
Due sono le serate che, in
giugno, la rassegna «Alpinismo in celluloide» dedicherà alla proiezione di film
di montagna. Poche sono le
novità segnalate dalla cineteca centrale del Cai: di conseguenza, giunti ormai alla
quarta edizione dopo la pausa
dello scorso anno, la rassegna
non può più contare su produzioni cinematografiche recenti. Ciò non significa che i film
vecchi non siano di qualità e
non meritino di essere visti;
meglio sarebbe, tuttavia, avere a disposizione il «vecchio»
e il «nuovo» per un confronto
costruttivo. Il «nuovo» quest’anno è costituito essenzialmente dal film «Ritorno al silenzio» di Heinz Mariacher
(forte arrampicatore, in coppia con Luisa levane, sua
compagna anche nella vita; è
il curatore della rubrica dedicata all’arrampicata sulla Rivista del Cai). Il silenzio in
questo caso è quello degli
spazi infiniti dimontagna e
cielo: arrampicata, alpinismo.
volo libero, ma non solo. Abbinato al «nuovo» verrà presentato Formai classico «Everest senza ossigeno» di Leo
Dickinson, che documenta la
salita dell’Everest compiuta
per la prima volta senza l’uso
di bombole di ossigeno dalla
forte coppia di alpinisti Messner e Habeler, nel 1978,
esattamente venticinque anni
dopo la conquista del «tetto
del mondo» effettuata da Hillary e Tenzing.
Per rimanere in tema di anniversari, la seconda serata
vedrà la proiezione del film,
realizzato da Marcello Baldi
(regia) e Mario Fantin (fotografia), in occasione della
spedizione nel Karakorum organizzata dal Cai nel 1954,
conclusasi con la prima salita
in assoluto del K2 ad opera di
Compagnoni e Lacedelli.
Gli appuntamenti con i film
sono per il 3 giugno alle
21,15 con Ritorno al silenzio
e Everest senza ossigeno;
venerdì 10 giugno, sempre alle 21,15, Italia K2. Le serate
si svolgeranno presso il cinema Trento di Torre Pellice.
Alimentazione e mangiare sano
La ciotola
d^argilla
VALERIA FUSETTI
La seguente ricetta, oltre
ad essere adatta per
uno spuntino veloce, è particolarmente indicata per
coloro che soffrono di colesterolo. Come le altre ricette «anticolesterolo» che
man mano vi segnalerò, è
tratta da un manuale che il
dottor Descovitch (presidente del Gruppo italiano
per la’epidemiologia e la
prevenzione delle malattie
degenerative cardiovascolari) ha scritto in collaborazione con Lisa Biondi.
il succo di due limoni, 1
bicchiere piccolo d’olio
d’oliva extravergine, il succo di due spicchi d’aglio
pressati con l’apposito arnese. Questo piatto assolutamente senza colesterolo ha
un valore calorico di 1.025.
Bruschettà deliziosa
Fate tostare in forno quattro belle fette di pane grandi
e disponetele su un piatto.
Mentre le fette tostano tagliate 400 grammi di pomodori, 200 grammi di porri,
un cetriolo e un piccolo cespo di lattuga. Disponete le
verdure affettate sul pane
pronto, cospargetele con un
cucchiaio di menta tritata e
su tutto versate un condimento ottenuto mescolando
Minestra della primavera
E un’altro piatto a bassissimo contenuto di colesterolo (19 mg. in tutto): dopo
averle lavate, tagliate a pezzettini la seguenti verdure: 1
patata, 2 porri, 2 zucchine, 1
gambo di sedano, 1/2 carota, 1 pomodoro ben maturo. Mettete il tutto in una
casseruola antiaderente con
due o tre cucchiai d’olio
d’oliva, fate ammorbidire le
verdure tenendo il coperchio e, dopo 10 minuti, aggiungete 1,5 litri di brodo di
dado senza conservanti.
Quando bolle aggiungete
150 grammi di riso semintegrale e fate cuocere. A fine
cottura aggiungete un battuto di prezzemolo e borraggine. Servite con una spolveratina di grana padano.
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento propone, venerdì,
ore 21,15 Alpinismo in celluloide; sabato, ore 20 e 22,10, domenica, ore 20 e 22,10, lunedì, ore 21,15 My life.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma: venerdì.
Addio, mia concubina; sabato, domenica, ore 15,15, 17,15,
19,15 e 21,15, martedì, mercoledì, giovedì Rapa Nui; ingresso
giorni feriali ore 21,15.
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tei. 81261
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Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 932433
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Bobbio Pellice: FarmaciaVia Maestra 44, tei. 92744
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Croce Verde - Bricherasio, tei
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sembra ari'
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0 serietà (
mie del loro
L’impress
te tensione
scienza di es
2 giugno, giovedì TORRE PELLICE: Alle 21,
nel tempio valdese, si svolgerà una serata con il «Trio
da camera» di Zagabria con
offerte a favore dei campi
profughi di Skradin, Vodke e
Dubravice. Il trio, nato neU’82
e reduce da una tournée negli
Stati uniti, Spagna e Canada,
è composto da Mira Flies Simatovic (pianoforte), Zoran
Despot (flauto) e Marijan
Kobetic (fagotto). Verranno
eseguiti brani di Vivaldi, Mozart, Glinka, Doninzetti.
2 giugno, giovedì — lORRE PELLICE: L’amministrazione comunale organizza
un incontro con la popolazione alla sala valdese dei Coppieri con inizio alle ore 21.
5 giugno, domenicaFENILE: Con il raduno i»
piazza Girardi, alle 10,30 si
svolgerà la prima edizione
della «Giornata del cavallo»:
oree 14 passeggiata ecologia
lungo le sponde del Pellice.
5 giugno, domenicaSAN GERMANO: L’associazione parco Villa Widemann organizza una gita, con
partenza alle 6,30, con visita
ai giardini di palazzo estense
di Varese, al lago di Lug^c
e a Villa Cicogna Mozzoni.
9 giugno, giovedì — PI’
NEROLO: Presso Stranamore, in via Bignone 89, si svolge una serata sul tema: «Siamo più autonomi 0 più dipendenti dal mercato?»; introduce Marco Revelli.
10 giugno, venerdì —NEROLO: Il Collettivo «Zeroazero», alle 20,45, presso u
Centro sociale di via Podgora, presenterà una ricerca sul
disagio giovanile nel Pinefolese; seguirà dibattito.
12 giugno, domenica "
BOBBIO PELLICE: La
Chiesa dei Fratelli di Torre
Pellice organizza, presso
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6 - 10066
Torre Pellice (TO)
tel/fax 0121/932166
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Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/eu
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa: La Ghisleriana Mondovi
Una copia L. 1.300
centro dell’Esercito de W
Salvezza, un’agape a livello
regionale; alle 10,30 vi sarai
culto col past. Rigamonti
seguire il pranzo al sacco,
canti, testimonianze e cono
scenza reciproca.
’avanzarne
scenze scier
paese. E la
(non altezze
(ecipi di uni
tifica più va
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si deve resp
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liti, contatti
noiecaratte
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sproposito della riforma sanitaria in Italia
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PAG. 7 RIFORMA
ALITA
È morto a Bordeaux, a 82 anni, Jacques Ellul
Un protestante «sovversivo»
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•¿¿alla periferia di Mila^ 'to del busto marmoicorda il filantropo
Janese che per testamento
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e impegno le pa¡Ì dèi loro direttore.
L’impressione è di una forte tensione morale, della coscienza di essere una parte responsabile e importante nell
'avanzamento delle conoscenze scientifiche nel nostro
paese. È la consapevolezza
(non altezzosa) di essere partecipi di una comunità scientifica più vasta che va oltre i
confini nazionali, e alla quale
si deve responsabilmente rendere conto della propria attiviti Rigore dell’impegno,
senso acuto della responsabilità, contatti internazionali sono le caratteristiche salienti di
(juesto istituto che si definisce privato ma è al servizio
dell’interesse pubblico, per il
bene e la salute di tutti.
Sparla molto, oggi, di pubblico e di privato, a proposito
di istruzione, sanità, assistenza. Si dice che il rimedio per
La terapia di gravi maiattie si avvaie di strumenti tecnici sofisticati
tutti i mali della nostra situazione italiana è la «privatizzazione» di alcuni servizi
fondamentali. Indubbiamente
a volte si fatica non poco a
trovare nelle strutture «pubbliche» efficienza, responsabilità, puntualità, trasparenza,
cortesia. Ma perché è così
spesso evidente la mancanza
di uno spirito di servizio?
A nessuno può certo sfuggire quanto la politica e la
cultura del nostro paese si
siano storicamente nutrite di
mediazione e di delega e come intere generazioni di am
ministratori della cosa pubblica ne abbiano permeato il loro stile di vita. Sarà affidandosi al «mercato» che si recupererà o si creerà una vera
cultura del servizio? È lecito
dubitarne. Le motivazioni di
un impegno possono essere
diverse, laiche e di fede; i
credenti parlano di vocazione,
i non credenti lavorano «etsi
deus non daretur», ma se
l’obiettivo è il bene dell’uomo, nella prassi l’impegno
concreto sarà nella stessa direzione e i risultati, non raramente, coincideranno.
Intervista a Antonio Maione, prete napoletano
huna chiesa meno chiesa
flUPPO CECERE
LUISA RITTI
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sembrare strano che per don
Aalonio Maione, prete cattolico nella chiesa dell’AscensiMe a Ghiaia, in più di venti
non sia cambiato molto,
«primissimi anni ’70 infatveniya indicato dalle pagij® ui importanti quotidiani
ecali e nazionali come al
jentro di una nuova tendenza
Wa del Concilio Vaticano
“) per aver parlato in modo
®bco del sacramento matri®niale, e in altre occasioni
5®ver dato la parola ai feúcos! da provocare la reaWc dell’allora parroco di S.
dell’Aiuto che chiamò
Mizia. Che dopo il sermo® una chiesa protestante
“cuno si alzi in piedi chiedo la parola può sembrare
® normale; ma che questo
®nga in una chiesa cattoli„ P'soe molto di più, sontto se durante tutta la
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.. ne interloquire con i fe■n modo vivace, interpel^ Oli direttamente e creanIjjr ® ntmosfera quasi fami(5, '.'^Lbiamo incontrato
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,1)]^ Psicologia del profonIj, R^nnde importanza nelW ''’sione di fede: può il;le tenendo presente
’denti analogie con
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trasporti per
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GIULIO
83 - Nichelino (TO)
'elefono 011/62.70.463
Drewermann, che per altro ha
conosciuto solo lo scorso 5
marzo in un convegno a Roma?
«Il metodo storico-critico
ha il merito di indagare il testo sacro, il suo senso; ma il
metodo della psicologia del
profondo è maggiormente indicato per l’esperienza di fede, che è relazione soggettiva
vissuta con Dio. L’esperienza
del credente può cogliere la
realtà di Dio al di là dell’indagine storica, nella sua interiorità».
- Ma non si corre il rischio
di confondere il nostro percorso interiore, tutto umano,
con il percorso di fede?
«La realtà divina e quella
umana non sono in contrapposizione: la .struttura psichica non può venire rinnegata
dalla fede, che anzi la assume. La psicanalisi, risolvendo
la patologia, predispone
all’esperienza di fede e la fede, rispondendo alla domanda sul senso dell'esistenza,
può sostenere l’uomo nell’eliminazione della patologia. Vi
è quindi un ’integrazione per
cui potremmo guardare alla
psicanali.si come «serva della
fede»; non è un caso che /’
Apocalisse usi un linguaggio
onirico. Questo lavoro di .sutura fra teologia e psicologia
è l’esperienza di Drewermann, ma ancor prima di
Hanno Wolff, teologa e psicoterapeuta tede.sca».
- È d’obbligo una domanda
sul suo rapporto con l’istituzione ecclesiastica; come vede, la gerarchia ecclesiastica,
la sua esperienza di fede?
«Ho sempre privilegiato
l’approccio diretto con la
persona; anche un incontro
fugace, come quello di Gesù
con Zaccheo, è indagine nel
profondo dell’uomo. La gerarchia dovrebbe essere disponibile a un tenero ascolto.
dovrebbe essere intesa come
servizio e non, in senso sociologico, come comando, controllo ispettivo, repressione,
limite. Quando la gerarchia
si irrigidisce su una posizione
dogmatica diventa ideologia,
non rispecchia più il sentire
dei fedeli; non c’è nessuna
eresia più eretica che impedire la crescita delle persone.
Esiste infatti un ’eresia della
verità enunciata (vedi il Nuovo catechismo universale,
ndr.) e una verità dell’eresia
pensata».
- Ultimamente il cardinale
Giordano ha posto limitazioni
nelle sue attività di catechesi
e nell’incontro con i fedeli;
alcuni temono la sua sospensione. Vista la situazione di
fatto che lei stesso descrive,
qual è un motivo per cui vale
la pena di restare all’interno
della Chiesa cattolica?
«É un interrogativo che resta tale: tutte le mituzioni per
loro natura sono contrarie
all’uomo: ma bisogna .spingere in avanti lo schema societario e non rimanerne fuori,
denunciando quotidianamente la spaccatura fra il cristianesimo delle origini e quello
attuale. Vi è un’essenzialità
del sacerdozio dei fedeli; la
sacerdotalità del popolo di
Dio. In futuro (Hans KUng)
bisognerà superare la cristianizzazione e attuare un recupero dell’umano. Ciò vorrà
dire mettere in crisi le ecclesiologie ma è evidente che
nessuna istituzione vorrà mai
autodeclassarsi: la Chiesa
cattolica, ad esempio, ha accettato di accogliere i sacerdoti anglicani sposati di tendenze conservatrici, ma non
accetterebbe mai di accogliere quelli cattolici progressisti
ugualmente sposati In futuro
mi piacerebbe vedere una
chiesa meno chiesa, una chiesa più umana».
JEAN-JACQUES PEYRONEL
Giovedì 19 maggio è morto a Bordeaux, sua città
natia, Jacques Ellul, all’età di
82 anni. Con lui se ne va uno
dei protestanti più «protestanti» della Chiesa riformata di
Francia: noto per la sua personalità austera e intransigente, ha dimostrato per tutta la
vita uno spirito indipendente,
libero, ribelle e spesso caustico; docente di Diritto all’università di Bordeaux, Jacques
Ellul era allo stesso tempo
giurista, storico del diritto,
sociologo e teologo protestante; insegnava storia e sociologia delle istituzioni.
Discendente da una famiglia di ebrei convertiti al protestantesimo, Ellul considerava la propria fede come «non
negoziabile». In uno dei suoi
ultimi saggi. Anarchie et Christianisme, uno dei pochi tradotti in italiano (da Liliana
Ribet per i tipi della casa editrice Eléuthera), dimostra come per lui la fede in Gesù
Cristo non possa che essere
radicale, affine all’anarchia
sul piano politico. Militante
iscritto al Partito comunista
nel 1934-35 (romperà definitivamente col marxismo alla
fine degli anni Trenta), fu revocato dal suo incarico di docente di diritto all’università
di Strasburgo dal governo petainista di Vichy. Partecipò
alla Resistenza e, nel dopoguerra, divenne vicesindaco
di Bordeaux. Dopo quell’esperienza, rinunciò alla carriera politica per dedicarsi interamente al suo impegno
universitario.
Da quel momento data il
suo proposito di iniziare una
vasta opera saggistica che doveva essere composta di quarantacinque titoli. Per circa
mezzo secolo lavorò ogni
mattina, all’alba, nella solitudine della sua casa di Pessac,
per portare a compimento
l’opera meditata che doveva
concludersi con una riflessio
Jacques Ellul: giurista, sociologo e teologo
ne sull’Ecclesiaste (uscì nel
1987 con il titolo La raison
d’être). Fin dalla fine degli
anni ’40 aveva intuito che la
tecnica sarebbe diventata la
posta in gioco del secolo; La
technique ou l’enjeu du siècle, scritto nel 1954, inaugura
una lunga serie di saggi in cui
smonta la pretesa neutralità
della tecnica; lungi dall’essere uno «strumento» docile o
un semplice «mezzo», questa
è per Ellul un modello organizzativo che avrebbe portato, all’Ovest come all’Est, a
grandi sconvolgimenti e a
nuove tirannie. Detto in un
momento in cui si stava affermando l’ideologia modernista
e la fede acritica nel progresso tecnico, questa intuizione
fa di Ellul uno dei precursori
dell’attuale ecologia politica.
Osservando e denunciando il
ruolo crescente della tecnica
nella società contemporanea,
tornerà più volte su questo
punto con: Le système technicien (1977), Changer de révolution (1982), Le bluff technologique (1988). Questa sua
estrema, e qualche volta di
scutibile, lucidità nell’analisi
critica del mondo contemporaneo, gli permette di anticipare molte delle tematiche
del Maggio ’68 nonché quelle
dei «nouveaux philosophes»
succeduti all’era di Jean-Paul
Sartre.
I saggi di Ellul non si limitano a una disamina sociologica o politica dei problemi:
in ognuno di essi entra con
vigore e con passione il pensiero teologico dell’autore,
protestante ribelle e impenitente che più volte diede filo
da torcere al Consiglio della
Chiesa riformata di Francia di
cui fu membro. Ellul aveva
una fede così radicale e un
pensiero così indipendente
che rifiutò sempre di farsi «ricuperare» tanto dalla destra
quanto dalla sinistra: per questo probabilmente la sua voluminosa opera è relativamente poco conosciuta in
Francia; in compenso è molto
nota negli Stati Uniti, specie
in Virginia o a Berkeley, dove l’università ha creato un
fondo destinato a raccogliere
l’insieme dei suoi scritti.
Il ministero della Difesa non applica la Costituzione
Gli obiettori non sono militari
«Nonostante il cammino
che l’obiezione di coscienza
al servizio militare ha fatto
nella cultura giuridica italiana
ed europea, il ministero della
Difesa continua a mantenere
le sue posizioni arretrate, anzi, in questi ultimi tempi si è
verificato un inasprimento
nell’offensiva del ministero
nei confronti degli obiettori».
Lo afferma il magistrato torinese Rodolfo Venditti, docente di diritto penale militare all’Università, in un articolo pubblicato sulla rivista dei
dehoniani di Bologna «Settimana» (n. 17/94).
A fronte di una legislazione
italiana ed europea che legittima le motivazioni di fondo
della scelta dell’obiezione di
coscienza al servizio militare,
riconoscendole una dignità
ascrivibile alla sfera dei diritti
individuali, osserva Venditti,
in Italia esiste un tentativo di
delegittimazione della stessa
proprio da parte di quelle istituzioni che dovrebbero realizzarla. Ne sono conferma, oltre
al travagliato iter della legge
772, i continui ostacoli frapposti ai giovani optanti per il
servizio civile.
Il primo problema è quello
dell’attesa della risposta di
accettazione: gli obiettori italiani, afferma Venditti, «vengono fatti attendere a lungo
Manifestazione nonviolenta a Comiso (1983)
prima che si provveda alla loro domanda», visto che il ministero non osserva quasi mai
il termine di sei mesi previsto
dalla legge come tempo disponibile per dare la risposta,
e li costringe ad aspettare fino
a venti mesi. Poi c’è quello
delle competenze: «Gli obiettori - prosegue Venditti vengono spesso assegnati al
servizio civile senza tenere in
alcun conto le loro specifiche
attitudini». A ciò si deve aggiungere il tentativo di negare
agli obiettori un trattamento
pari a quello dei militari (vitto, alloggio, vestiario, ecc.),
laddove la maggior parte degli enti non è in grado di sobbarcarsi questi oneri.
«Tutto ciò è palesemente in
contrasto con autorevoli e ripetuti pronunciamenti del
Parlamento europeo - commenta Venditti - che per ben
tre volte nell’ultimo decennio
ha votato delle risoluzioni
che fissano alcuni principi
fondamentali in materia di
obiezione al servizio militare
(la sua natura soggettiva e la
sua impossibilità di essere
subordinata a discriminazioni), e ha invitato gli stati
membri della comunità ad
adeguare le rispettive legislazioni nazionali a tali principi». Gli stessi principi sono
stati affermati anche in due
risoluzioni della Commissione Onu per i diritti umani e,
nel nostro paese, in 7 sentenze della Corte Costituzionale.
12
PAG. 8
RIFORMA
VENERDÌ 3
GIUGNO]
I problemi di Cerignola
II valore simbolico
del Cupolone
FRANCO CAMPANELLI
La Cupola di Cerignola
non è l’epiteto di un’organizzazione malavitosa sebbene qui, in questa parte delle
Puglie, la delinquenza (segnatamente quella minorile)
dilaghi; invece è un simbolo,
anzi il simbolo per eccellenza
del paese. Alta, imponente, ingombrante, una brutta copia
della ben più rinomata cupola
fiorentina del Brunelleschi,
visibile a occhio nudo nel
piatto orizzonte del Tavoliere, fin da 100 km di distanza
quando l’aria è tersa.
Il «Cupolone» di Cerignola
sta lì a indicare al proletariato
bracciantile che, di sera, sosta sull’enorme piazza antistante (piazza Duomo) la presenza ossessiva di un potere,
non si sa bene quale, che
pende sulle teste, sulle insignificanti esistenze di ciascuno. A contendersi la proprietà
di questo monumento architettonico, da anni, con alterne
vicende, sono la Curia vescovile, la diocesi locale con 1’
appoggio «morale » della
Santa Sede da una parte e la
poco convinta amministrazione comunale dall’altra. In
buona sostanza il Comune
sostiene periodicamente gli
enormi costi di manutenzione
e ristrutturazione, mentre
l’autorità clericale se ne serve, la gestisce, ne fa uso e
consumo, la addobba per le
ricorrenze religiose, ...ciim
magno gaudio.
Il Duomo, simbolo inadeguato in una cittadina che fu
teatro, alcuni decenni or sono, di epiche lotte di rivendicazioni bracciantili contro il
padronato agricolo, guidato
da figure mitiche del nascente
movimento sindacale è la metafora di un potere reale, palpabile; interferisce per ogni
dove il potere ecclesiastico
cattolico nostrano; nell’ambito del lavoro, nella cultura,
nel volontariato, nell’associazionismo spontaneo, nella
scuola, con la presenza disarmante di un esercito di insegnanti della religione di stato,
nominati dal vescovo.
Qui il terreno è fertile, mancando quasi totalmente un’opposizione critica, non dico in
senso anticlericale, ma neanche semplicemente come atteggiamento obiettivo di contestazione. Le credenze religiose popolari e le loro celebrazioni sono onnipresenti;
madonne stereotipate pullulano nei paesi e paesini delle
Puglie e del Meridione; ritrovamenti miracolosi di immagini sulle rive dei fiumi, sul
dorso di una collina, nel paesaggio arcadico di pascoli erbosi, pecore e pastorelli miracolati, ce n’è per tutti i gusti.
Ma la «tradizione» non si
tocca (anche se non si capisce
chi possa toccarle queste care
tradizioni, tanto è vasto il
consenso quanto il nonsenso
che gelosamente le tutela).
Cosicché unica interlocutrice
scomoda potrebbe (dovrebbe)
essere la nostra realtà di piccola chiesa evangelica che
qui, al massimo, viene vista
con nonchalance e di cui ci si
ricorda, affrettatamente, nella
annuale settimana comune di
preghiera, dopo di che l’interesse ecumenico va in letargo.
Guardando alla nostra breve storia abbiamo, alle volte,
una leggera sensazione di
sconforto, e non mancano dei
risentimenti; avremmo potuto es.sere un riferimento chiaro di giustizia, di pace e solidarietà, ma ci siamo rintanati nella nostra comoda e incolore quotidiana esistenza.
Avremmo potuto rappresentare un baluardo contro l’oppressione sociale e la delinquenza. ma abbiamo preferito non esporci per non rischiare di persona e per non
lasciarci provare del quieto
vivere. Tanto avremmo voluto fare quanto quello che non
abbiamo saputo fare.
Tuttavia il futuro è ancora
aperto, è tutto davanti a noi.
Nella maniera in cui ci opporremo, ovvero non ci
conformeremo alTesclusivismo religioso dei fratelli cattolici, nella misura in cui sapremo davvero dire una parola diversa e operare scelte
controcorrente, ci sarà ancora
speranza anche per una minuscola, poco appariscente
comunità evangelica quale è
la nostra, all’ombra costante
e inamovibile di una siffatta
«cattedrale nel deserto».
Catania: un'interessante conferenza sulla teologia femminista
Le donne parlano di Dio nella loro lingua
SILVESTRO CONSOLI
Inquadrandola biblicamente
nell’evento dell’effusione
dello Spirito a Pentecoste e
del conseguente manifestarsi
nei credenti di tutti i doni dello Spirito sabato 7 maggio, a
Catania, la pastora Elizabeth
Green ha tenuto una conferenza avente per tema; «Parlare nella propria lingua; prospettive attuali della teologia
femminista».
Alla conferenza, organizzata dalla Abs (associazione
battista siciliana) e dal XVI
Circuito valdese-metodista,
con la collaborazione del Dipartimento di teologia deli’Ucebi, ha partecipato un
folto pubblico formato da
evangelici bmv nonché da
persone esterne, interessate
dal tema e dalla competenza
della relatrice che ha sviluppato il tema avendo ben presenti tre obiettivi fondamentali; spiegare il perché, il come, lo stato dell’arte oggi della teologia femminista.
Il perché del parlare di Dio
nella propria lingua sorge a
partire dall’evento di Pentecoste, quando tutti sentirono
parlare delle cose grandi di
Dio nella loro propria lingua,
e dell’avverarsi della profezia
del profeta Gioele; «Avverrà
negli ultimi giorni, dice il Signore, che io spanderò il mio
Spirito sopra ogni persona; i
vostri figli e le vostre figlie
profetizzeranno» (Atti 2, 16).
La chiesa del periodo aposto
lico non accettò il profetismo
femminile («tacciansi le donne in assemblea...» 1 Cor.
14); commise, con ciò, un
«peccato originale» che deformò in modo fondamentale
la struttura della dottrina e
della liturgia cristiana.
Il come ha cominciato a costituirsi nel momento in cui
le donne hanno assunto la
consapevolezza di essere sessuate al femminile ma anche
di essere capaci di fare teologia; «Sono uno studente in
teologia, sono anche una
donna» riassume emblematicamente, in un saggio degli
anni ’60. È apparso chiaro da
ciò come si sia potuto iniziare a fare teologia femminista
solo avvalendosi di categorie
di pensiero proprie del femminismo. Un fondamento comune è la critica delle strutture patriarcali che hanno
prodotto nella società occidentale una struttura di potere gerarchizzata; Dio come
padre governa il mondo, i
santi padri governano la chiesa, i padri clericali governano
il laicato, i maschi governano
le femmine, i mariti le mogli
e i figli, l’umanità governa il
mondo.
Le due fasi attraverso cui si
è pervenuti a realizzare una
teologia femminista sono state quelle di una revisione critica degli aspetti patriarcali
della tradizione cristiana ma
anche quella della edificazione di un pensiero femminista
autonomo, attraverso ad e
sempio la riscoperta delle figure femminili della Bibbia,
attraverso il lavoro delle teologhe sistematiche e quello
delle storiche.
Lo stato deH’arte dell’oggi
è stato sviluppato in tre punti;
le differenze all’interno della
teologia femminista, alcuni
suoi filoni di ricerca, apporti
maschili a questa teologia.
Per quanto attiene alle differenze, queste sono nate, essenzialmente, quando si è assunta coscienza del fatto che
essere sessuate al femminile
non garantisce assolutamente
una vera «sorellanza»; questa
infatti è funzione anche di altre variabili; i contesti economici, sociali, razziali. Questo
fatto ha determinato una varietà di teologie femministe
in funzione della diversa correlazione delle variabili prima
citate, ma ha posto fine, in
ogni caso, all’egemonia del
femminismo bianco e borghese e quindi ha condotto a un
processo di democraticizzazione all’interno del sistema
teologico femminista.
I filoni di ricerca più importanti sono quelli legati
all’immagine di Dio e ai modi di parlare di Dio al femminile; da una parte abbiamo
qui il fatto che essendo la Parola divenuta carne in forma
maschile apparentemente
l’immagine di Dio è più identificabile negli uomini;
dall’altra abbiamo il postulato
fondamentale che ogni essere
umano è stato creato a imma
gme di Dio; motivi di
tna impongono allora iZ'
^bilità che si possa pa
Dio al femminile.
Per quanto concerne
porti maschili alla ,eoi„’
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teologia maschilista. Dalnfc
to di vista teorico si tratte^
be allora di non integrare!
teologie esistenti, bensì!
modificarle nel loro quad,
generale; le teologie femnj
niste chiamano perciò aliati
conversione tutte le
ti teologie.
Il successivo dibattito,....
derato dal pastore Salvatoñ
Rapi sarda, ha consentitoli
chiarire e approfondire i vati
punti emersi. Va datoattoil.
la relatrice di essere riuscita
nel tempo assegnatole, a fotnire (in modo rigoroso e documentato) una panoramici!
piuttosto ampia di un feno-i
meno tanto nuovo; ha noe»
invece la velocità e il tonoii
poco alto (rispetto allamedii
degli uditori) dell’esposizione, che non ha sempre permesso a molti di seguire ta
il divenire delle argomentazioni. Forse non si poteva fare di meglio nel breve arco di
una conferenza; sarebbe oc
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Dortmund: alla «Settimana internazionale della cultura»
Protestanti e società in Sicilia
Con un concerto di Rossini
nella Opernhaus, diretto da
Umberto Benedetti Michelangeli, si è aperto domenica
8 maggio a Dortmund, nella
Ruhr, la «settimana internazionale della cultura» dedicata quest’anno all’Italia. Nel
programma di 80 pagine,
pubblicato dalla Regione
Westfalia, figurano concerti,
pièces teatrali di gruppi italiani, il coro di Cortina, mostre artistiche e fotografiche,
una rassegna di film, tavole
rotonde su temi di letteratura
e varia cultura.
Nel quadro di questa ampia
rassegna di iniziative si sono
tenuti anche due frequentati
dibattiti sulla questione della
mafia («un problema solo italiano?») e un altro sulla realtà
della diaconia valdese in Sicilia. La serata sulla mafia è
stata introdotta da due relazioni rispettivamente di un dirigente del Dipartimento di polizia della Ruhr, che ha soprattutto parlato dei collegamenti internazionali delle organizzazioni criminali, e da
un’altra, curata dal pastore
Giuseppe Platone, sugli ultimi
avvenimenti legati a Cosa Nostra in questi mesi in Sicilia.
Un’altra serata è stata invece dedicata ai problemi della
diaconia della nostra chiesa
in Sicilia, con particolare riferimento al Centro diaconale
di Palermo, sul quale hanno
parlato i diaconi Marco Jourdan e Carola Stobaus, e al
Servizio cristiano di Riesi.
Tra i relatori di questa serata
figurava anche Karl Köster,
per dieci anni responsabile
del «Diakonisches Werk» in
Westfalia, il quale ha tra l’altro posto il problema di una
diaconia evangelica che sta
perdendo sempre più il suo
carattere profetico e innovativo. Accanto al programma
Un momento del dibattito sulla diaconia
ufficiale la delegazione italiana ha preso parte a culti, incontri con unioni femminili e
responsabili ecclesiastici per
illustrare il lavoro non solo di
Palermo e Riesi, ma anche le
necessità del Centro di formazione diaconale di Firenze.
La partecipazione evangelica italiana all’iniziativa internazionale di Dortmund è
stata resa possibile dal Centro studi e iniziative cri.stiane
(Cis) dietro la cui sigla c’è un
gruppo interconfessionale indipendente che ha via via acquistato sempre più credibilità neH’ambito delle chiese
di Dortmund. I giovani del
Cis intrattengono da anni rapporti con il mondo valdese
delle Valli e della Sicilia; non
è quindi un caso che un gruppo di 15 giovani di Torre PelÌice trascorra prossimamente
un soggiorno di una quindicina di giorni al «Ponyhof» di
Dortmund; si tratta di una
grande fattoria con una quindicina di cavalli, organizzata
per gruppi e scolaresche e gestita, quasi interamente, con
lavoro volontario.
Tra i fondatori del «Ponyhof» figura anche Jürgen
Karschuck, che per anni seguì
da vicino la nascita e lo sviluppo del Centro diaconale
La Noce di Palermo, coinvolgendo non pochi gruppi giovanili evangelici in questa
iniziativa.
Intanto I’Evangelische Jugend di Dortmund ha già pianificato un viaggio di studio
in Sicilia per il prossimo aprile; sono queste le nuove
generazioni che si affacciano
a conoscere l’Italia dei valdesi; più che grandi relazioni su
quello che facciamo oggi interessa realizzare soprattutto
scambi paritetici di esperienze. Per le difficoltà linguistiche c’è sempre qualcuno nel
gruppo che pensa a tradurre;
per quelle economiche la
chiesa (tedesca) interviene
per una parte; insomma, malgrado inevitabili difficoltà, il
desiderio di viaggiare e stabilire nuovi contatti non sembra diminuire con le nuove
generazioni. Per loro il termine Europa non è vuoto di significato.
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PAG. 9 RIFORMA
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fioriscono le celebrazioni per il 3- anniversario della nascita dell'illuminista
Voltaire: una vita spesa per la causa
della tolleranza e della convivenza sociale
Cinquant'anni fa moriva Saint-Exupéry
«MBICO FUMERÒ
fi 28 febbraio 1766 il tribu
I [¿di Abbeville, cittadina
nella regione francese
Ipiccardia, emette un asentenza contro il dijjpnovenne cavaliere la
gli sia strappata la linalla radice, indi venga
"portato davanti alla chiesa
della città e gli sia
mano destra, infine
3a piazza del mercato ven
tgie femnii
crciò aliali
le preceden
___a fuoco lento. Po
il tribunale ha un rie concede al condi essere decapitato
di essere arso ma per
Minpensare la diminuzione di
pena ordina che sia sottopose a tortura prima deH’esecunone della sentenza, in modo
da fargli rivelare i nomi dei
suoi complici.
Qual è il delitto di cui è accusato (peraltro senza solida
prove) il ragazzo? Quello di
aver cantato, ubriaco, due
volgari canzoni da caserma
(dessere passato a trenta passi da una processione senza
scoprirsi il capo. La sentenza
viene eseguita il 1° luglio; in
quel momento Voltaire sta
per compiere 70 anni ma non
c’è traccia di stanchezza, non
c’è il minimo segno di cedimento negli interventi con cui
egli grida il proprio sdegno
contro l’infamia di quella
condanna, contro l’intolleranza e il fanatismo di cui il cavaliere De la Barre è l’ennesima vittima.
felci stesso sdegno che avenmwill filosofo a denunciare, nelle appassionate paiine ài Trattato sulla tolle|[| rane», J'jjgiustizia di cui nel
1762 era stato vittima l’ugo. notte Jean Calas, prima giuIIU ^liziato a Tolosa sotto l’accusa di aver ucciso il figlio per
timoteche intendesse converaiv vv. - cattolicesimo, poi rico
ili dei innocente e riabilita
fancia,»!- '“dal re Luigi XV. D’altra
airEuropi I*® Voltaire si mostra nemi■a di tede- '“dei pregiudizi e del
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*7A: Alle ore 18,30, prestenipio valdese di piazdvour, Masa Mbatha
asa e il gruppo «Voices
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“»americani. Per informante]. 0330-456330.
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Alle ore 17,15, neledi ^ ^?t-Ovest (palazzo
5* Riccardi, via Ginori
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Proff. Giorgio Spini,
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®Snoni Vercelli
isderCollier, un valdese
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• «La Parola di Dio e le
® degli uomini».
conformismo fin da giovanissimo ed è proprio il suo scarso rispetto per le autorità che
lo conduce, ventenne, a essere imprigionato nella Bastiglia. Un uomo irrequieto,
dunque, di ingegno precocissimo, ambizioso e al tempo
stesso generoso, sensibile al
fascino dei salotti aristocratici
e della vita mondana ma capace di attaccare e smascherare senza pietà gli opportunismi e le ipocrisie dei potenti.
Voltaire incarna il tumultuoso
passaggio da una società basata sul gioco dei privilegi,
sui rapporti gerarchici fra le
classi, sul rispetto delle tradizioni, sulla ferrea alleanza fra
trono e altare, a una società in
cui a ogni essere umano sia
riconosciuta la stessa dignità,
in cui lo stato riconosca e difenda il diritto di ognuno a
professare liberamente le proprie convinzioni.
Pur essendo la Francia uno
dei più fecondi vivai di filosofi illuministi - o forse proprio
per questo - nella lingua francese non esiste la parola «illuminista» ed è di uso molto raro il termine «illuminismo»:
nelle decine di migliaia di pagine scritte da Voltaire (l’edizione critica di tutte le sue
opere occupa circa 140 volumi) egli probabilmente non si
è mai curato di definire formalmente il concetto di illuminismo (come invece ha
scrupolosamente fatto il prussiano Immanuel Kant), ma ha
i-nostrato molto chiaramente
che cosa significasse essere illuministi. Voltaire è dunque
un illuminista militante, instancabile nella polemica, acceso nel confronto, attento alla realtà, scettico verso la metafisica. Per questo certi storici della filosofia non lo prendono in considerazione ma
tutti, anche coloro che con la
filosofia non hanno mai avuto
contatti, hanno incontrato prima o poi il suo nome.
L’oggetto fondamentale
della riflessione volterriana è
la convivenza sociale, il significato e la funzione della
legge, il rapporto fra vita civile e vita religiosa. Lo stile
con cui Voltaire si accosta a
questi argomenti è vivacissimo, pirotecnico: le idee si inseguono, si confrontano, si
superano vicendevolmente; i
dati storici, maneggiati con
disinvolta sicurezza, diventano stimolo alla riflessione e
oggetto di ironia, punto di riferimento e strumento di polemica.
Il primo farmaco contro
l’intolleranza, afferma Voltai
derate degli idoli ai quali sacrificare vite umane: eppure è
questa - osserva Voltaire - la
più comune fonte di sventure.
Voltaire è convinto (e questa convinzione percorre tutta
la sua opera) dell’esistenza di
un «Essere necessario, eterno, supremo, intelligente, che
è virtù e bontà» ma inorridisce di fronte all’idea che in
nome di questo stesso essere
si impongano sacrifici, si
escogitino le più sottili torture fisiche e morali, si compiano stragi. Voltaire non è certo
il primo filosofo a aver lottato
per la tolleranza, ma nessuno,
nel ’700, lo ha fatto con altrettanta convinzione, con altrettanto impeto e ardore.
Certo, Voltaire è un uomo
del suo tempo: lo vediamo
nella sua incapacità di sfuggire a certe convenzioni, nonostante la sua spregiudicatezza, nella visione sostanzialmente elitaria che ha della vita culturale, nella diffidenza
che mostra verso la «canaglia», la plebe rozza e ignorante, prima vittima ma anche
terreno di coltura del fanatismo. Eppure lo sentiamo vicino quando, nel Dizionario filosofico, leggiamo: «Che cosa ne sarà e che cosa mi importa dell’umanità, della
bontà, della modestia, della
moderazione, della dolcezza,
della saggezza, della pietà
quando mezza di libbra di
piombo tirato da seicento
passi mi strazia il corpo e io
muoio a vent ’anni fra indici
Le tappe dell'attività
Jean-Baptiste Arouet detto Voltaire (anagramma di
Arovet l[e] j[eune]) nasce a Parigi il 21 novembre 1694
nella famiglia di un ricco notaio: studia presso i gesuiti in
un prestigioso collegio e si iscrive poi alla facoltà di Giurisprudenza, ma alla frequentazione delle aule universitarie preferisce quella dei circoli letterari dove diviene presto noto grazie al suo spirito caustico e brillante.
Imprigionato per un anno nella Bastiglia (1717) a causa
di versi satirici contro Filippo d’Orléans, reggente il potere regio dopo la morte di Luigi XIV, scrive in cella una
tragedia che ottiene grande successo e rafforza la sua fama. Un violento litigio con un aristocratico lo conduce
ancora alla Bastiglia e decide allora di abbandonare la
Francia. Trascorre tre anni a Londra (1726-1729) e approfondisce la sua formazione culturale entrando in contatto con gli illuministi inglesi; orientato verso l’impegno
civile, pubblica a Parigi le Lettres anglaises, che vengono
però condannate a essere pubblicamente bruciate, a causa
del loro contenuto satirico nei confronti delle istituzioni
francesi.
Ritiratosi in Lorena, accetta l’ospitalità della marchesa
dello Châtelet, presso la quale produce una notevole
quantità di opere letterarie, storiche, filosofiche. Morta la
sua protettrice, accetta l’invito del re di Prussia Federico
II, campione del «dispotismo illuminato», e si reca presso
la'sua corte; nel 1753, offeso per la sorveglianza a cui è
sottoposto, toma in Francia e si ritira nel castello di Ferney, dove trascorre gli anni della maturità.
La sua sterminata produzione letteraria e filosofica culmina con il romanzo Candide ou l’Optimisme, il Trattato
sulla tolleranza, il Dizionario filosofico. Il periodo di
Ferney coincide con un forte impegno sociale; impianta
manifatture, ospita perseguitati religiosi e politici. La sua
popolarità diviene immensa: quando, a 84 anni, rientra a
Parigi dopo 28 anni di assenza viene accolto trionfalmente dai liberali che vedono in lui un nume tutelare. Muore
nel 1778: l’arcivescovo di Parigi non gli concede la sepoltura in terra consacrata. Solo nel 1791 le sue ceneri
saranno solennemente accolte nel Panthéon.
re, è l’umiltà: «Siamo tutti
impestati di debolezze e dì errori: perdoniamoci reciprocamente le nostre sciocchezze, è la prima legge della natura». La consapevolezza dei
propri limiti deve essere antidoto all’arroganza: nessuno
dovrebbe pretendere che le
leggi stabilite in un luogo, in
una circostanza, in relazione
a una credenza, siano consi
Il piccolo principe
parla anche ai grandi
JEAN-JACQUES PEYRONEL
O ono vissuto da solo,
senza nessuno con cui
parlare veramente, fino a una
panna nel deserto del Sahara». È così che Saint-Exupéry
incontra il piccolo principe,
un bambino dai capelli d’oro,
anche lui piovuto dal cielo in
mezzo al deserto, anche lui
stanco di vivere da solo sul
suo piccolissimo pianeta, senza nessuno con cui parlare veramente. Nessuno? No, sull’
asteroide del «Petit Prince»
c’era anche un fiore, una bellissima rosa che parlava e si
atteggiava come una vera e
propria donna. Il piccolo principé' Ia curava amorevolmente
ma solo più tardi capirà che
questa rosa era davvero unica
nel suo cuore, solo più tardi,
nel deserto del pianeta Terra,
la volpe gli spiegherà che cosa vuol dire addomesticare,
creare dei legami, avere un
amico. «Diventi responsabile
per sempre di ciò che hai addomesticato. Sei responsabile
della tua rosa...». Dalla volpe, che vorrebbe essere addomesticata da lui, impara un
segreto: «Si vede bene solo
col cuore. L’essenziale è invisibile per gli occhi».
Per scoprire questo segreto,
il piccolo principe ha dovuto
compiere la sua traversata del
deserto, prima nell’universo,
poi sulla terra degli uomini.
Così scopre con sbigottimento che gli altri asteroidi vicini
al suo sono anch’essi abitati
da un unico individuo. Ognuno fa universo a sé, ognuno è
chiuso nel proprio mondo, nei
propri problemi, nella propria
incomunicabilità, nei propri
sogni di megalomania egocentrica. Come quell’uomo
vanitoso che ha un solo desiderio: essere ammirato! «Come sono strani gli adulti»,
pensa il piccolo principe. Oltre all’aviatore disperso nel
deserto incontra uno scambista ferroviario e un mercante,
poi la volpe e il serpente, i
tradizionali nemici dell’uomo, dai quali impara a conoscere il mondo degli uomini;
ma che mondo strano è quello! Anche sulla terra ognuno
vive per sé, comprando e
consumando tutto ciò che gli
serve: in questo mondo agitatissimo, nessuno trova mai
quello che cerca.
Grazie al suo nuovo amico
piovutogli dal cielo, invece,
l’aviatore che ha esaurito le
sue provviste d’acqua trova
un pozzo in mezzo al deserto,
un pozzo vero, fatto di pietra,
come quelli di una volta nei
villaggi: anche l’acqua che vi
si attinge è acqua vera, viva,
che è «buona per il cuore, come un regalo». «Le Petit
Prince» somiglia davvero
molto al piccolo Tonio SaintExupéry, il bambino felice
ma incompreso dal mondo
degli adulti. Forse per questo
lo scrittore ha scelto di vivere
una vita avventurosa tra terra
e cielo, al limite delle possibilità umane. La solitudine del
cielo e del deserto è sì un’
evasione dal mondo strano
degli uomini ma è anche un
modo per imparare a capire il
senso e la bellezza di questa
«Terra degli uomini» dove
«solo lo Spirito, se soffia sulla creta, può creare l’uomo».
Lo scrittore André Maurois,
grande amico di SaintExupéry, ha definito «Le Petit
Prince» un libro di bambini
per adulti. Come tutte le fiabe, è un libro pieno di simboli
e di poesia. E come la poesia,
aiuta a scoprire le cose invisibili, quelle vere, che danno un
senso alla vita. Come il suo
piccolo eroe, Saint-Ex è
scomparso nel cielo, cinquant’anni fa. Sua madre, che
lo amava molto, ha atteso fino
alla morte il suo ritorno: anche lui aspettava il ritorno di
un bambino dai capelli d’oro
che, nell’implacabile solitudine del deserto, gli aveva restituito la sua piena umanità e lo
aveva reso felice.
Nel bosco con il professor Eco
bili tormenti, in mezzo a cinque o seimila moribondi,
quando i miei occhi, aperti
per l’ultima volta, vedono la
città in cui sono nato distrutto dai ferro e dal fuoco e gli
ultimi suoni che odono le mie
orecchie sono le grida delle
donne e dei bambini che spirano sotto le rovine, tutto per
i pretesi interessi di un uomo
che non conosciamo».
Le «Norton Lectures» sono cicli di lezioni-conferenze che
prestigiosi studiosi di tutto il mondo vengono invitati a tenere
presso la Harvard University. Umberto Eco, due anni fa, è stato il secondo italiano a cimentarsi con questo che è già di per
sé un prestigioso riconoscimento, anche se il primo, Italo Calvino, in realtà non pronunziò mai quelle lezioni: morì poco
prima, avendone scritte cinque su sei, che furono repentinamente pubblicate postume da Garzanti (Lezioni americane,
Milano, 1988).
Le sei conferenze di Eco affrontano il capitolo conclusivo
(per ora) della lunga indagine che lo studioso ha dedicato nel
corso di almeno trent’anni ai modelli narrativi, al funzionamento dei segni in letteratura e al rapporto del testo scritto con ogni
suo lettore; ne risulta una sintesi «leggera e leggibile», ariosa e
ironica, di un pensiero che conosciarno invece come rigoroso e
scientifico (e basti rimandare a Opera aperta. Lector in fabula,
I limiti dell’interpretazione, per non citare che uno dei primissimi saggi e i due ultimi).
Le guide, le falsarighe di questi percorsi narrativi a cui rimanda il titolo’” sono alcuni classici della letteratura: il racconto Sylvie del romantico Gérard de Nerval, Le avventure di Gordon Pym, di Edgar Alian Poe, V Ulisse di Joyce e, naturalmente,
/ promessi sposi. Il risultato è la messa a nudo di una serie di
procedimenti, il lavorio, che rimane spesso inesplorato, dello
scrittore per giungere ad avvincere il lettore: non che conoscerlo sia indispensabile per godere della lettura del racconto o del
romanzo ma certo ne possiamo sapere di più, e forse meglio
apprezzare, a più livelli, leggendo e rileggendo particolari di
cui non avremmo sospettato 1’esistenza.
(*) Umberto Eco: Sei passeggiate nei boschi narrativi. Milano,
Bompiani, 1994, ppl 81, £ 26.000.
14
PAG. 1 O
RIFORMA
VENERDÌ 3 GlUq^^^
L'insegnamento biblico
Non giudicare
GIOVANNI GÖNNET
Non per nulla sono sorti
insieme i due dibattiti
sull’omosessualità e sull’ecumenismo interevangelico. Essi denotano un profondo disagio sia dei singoli che delle
comunità. Tutto cominciò a
fine febbraio, con la notizia
del fallimento di Pentecoste
’94 e con la dichiarazione dei
«65» a favore della regolamentazione delle unioni tra
omosessuali.
Per conto mio, non sono
stato colto in contropiede: da
tempo consideravo l’omosessualità come un’anomalia, e
da tempo mi ero espresso, in
pubblico e in privato, a favore
di una sorta di osmosi spirituale tra pentecostali e valdesi, coniando al riguardo lo slogan: «Magari i valdesi si pentecostalizzassero e i pentecostali si valdesizzassero!» cioè,
riacquistando i primi il fervore
evangelico dei secondi, e i secondi accostandosi più serenamente al rigore teologico dei
primi. Certo, la fede viva unisce, mentre la teologia rischia
di dividere. Ma quale teologia? Opera solo umana, sforzo
di concettualizzazione, il farsi
un dio a propria immagine e
somiglianza? Oppure l’aspettarsi tutto dalla grazia del Signore, con un atteggiamento
simile a quello del pubblicano
della nota parabola?
Tra gli interventi fm qui ap
parsi c’è molta varietà di posizioni: chi è a favore dei
«65», chi è contro; chi è ottimista sulla riuscita di un
«Kirchentag» evangelico italiano, chi non si fa molte illusioni; qualcuno è ancora in
fase interlocutoria; non starò
certo a fare statistiche, i pareri sono sotto gli occhi di tutti.
Certo, non si può non essere d’accordo con il docente di
genetica dell’Università di Firenze che vede nell’omosessualità uno stato «bio-medico» non perfettamente normale, ma al tempo stesso valgono appieno le perplessità di
chi non riesce a distinguere
chiaramente tra vizio e anomalia, tra degenerazione etica
e condizione psicofisica...
Inoltre, come non convenire
con chi ci invita a essere meno precipitosi nel condannare
chi non la pensa come noi e a
scorgere piuttosto la trave nei
nostri occhi che il fuscello
negli occhi altrui?
Così va presa sul serio l’insistenza di chi ci esorta a non
fidarci troppo delle nostre certezze biblico-teologiche, e devono essere ascoltati gli accorati appelli di chi vorrebbe un
po’ d’ordine e di disciplina
nell’ambito delle nostre comunità dove spesso, di contro
alla ricerca comunitaria del
«bene» spirituale, si erge la
duplice barriera del «non giudicare» e dell’adeguarsi al
«mutare dei costumi».
Il dibattito è chiuso
Con questo intervento del prof. Giovanni Gönnet di Roma
chiudiamo il dibattito originato dalle lettere del pastore Giuseppe Piccolo, del comitato di coordinamento delle Chiese evangeliche pentecostali, in reazione alla presa di posizione dei 65 pastori e diaconi circa i «diritti umani» degli omosessuali.
Nel dibattito sono intervenuti il prof. Paolo Ricca (n.l6, pag.
10), la pastora Maria Bonafede e Baldo Conti (n. 17, pag. IO), i
pastori Ulrich Eckert, Giovanni Conte e il prof Bruno Corsani,
Luciano Kovacs e Roberto Pretto (n. 18, pag. 10), la pastora valdese Erika Tomassone di Pinerolo, Maurizio Eleuteri di Ariccia
e Aldo Cianci di Polizzi (n.l9, pag. IO), i pastori Klaus Langeneck e Giacomo Tombarello, Giovanni L. Giudici (n. 20, pag.
IO), i pastori Eugenio Stretti e Bruno Costabel, Anna Grosso e
Mario Alberione (n. 21, pag. 10).
Ringraziamo Lidia C. di Torino, il Gruppo Capernaum di Torino e valli, i 46 firmatari della lettera dell’Istituto biblico evangelico italiano di Roma i cui contributi ci sono pervenuti dopo la
nostra decisione di chiudere il dibattito originato dalla lettera. Il
problema del giudizio cristiano sull’omosessualità e dell’atteggiamento dei cristiani verso i fratelli e le sorelle omosessuali rimane. Il compito del nostro settimanale (che non è la «gazzetta
ufficiale» delle chiese) è quello di raccogliere la discussione che
è in corso. Le posizioni si sono potute confrontare.
Giorgio Gardiol
Riflessione dopo aver partecipato a due manifestazioni nazionali
I credenti fanno politica stando in
strada
AURELIANO BERTONE
SALVATORE TONTI
Vogliamo ricordare due
eventi importanti di cui
siamo stati testimoni e insieme per lanciare alla nostra
chiesa un’allerta in relazione
alla situazione politica del nostro paese. Eravamo anche
noi a Milano il 25 aprile, sotto
il diluvio, e a Torino il 1°
maggio finalmente con il sole.
Eravamo in piazza come
cristiani, con la nostra umanità dai fili ingarbugliati, i
nostri dubbi, i nostri timori e
con la certezza che dovevamo
essere lì, ad esorcizzare la
paura di essere soli; ad opporci al trionfo dei tanti «grilli
parlanti» che mistificano la
storia dietro un’apparenza di
buon senso, di moderazione,
di superiore neutralità; lì con
nelle orecchie gli slogan e i
canti di tantissimi compagni e
compagne e eon nel cuore le
parole di Dio al suo profeta
deportato: «Ezechiele, ti farò
sentinella per avvertire il popolo...» (Ez. 33, 7ss) e col
dubbio che oggi gli allerta
della sentinella siano parole
disperse nel deserto.
I motivi per temere oggi il
deserto intorno a noi non
mancano: individualismo,
apatia, indifferentismo etico,
incapacità di dialogare senza
aggredirsi, noia, sono tratti
emblematici del nostro tempo. Non dovremmo nemmeno dirlo, visto che anche i
benpensanti ne parlano, magari dallo schermo televisivo,
tra la pubblicità di un biscotto e quella di un pannolino.
D’altra parte anche noi protestanti abbiamo di che riflettere: un travisato senso del primato della coscienza individuale, una fede confinata alla
sfera del privato che rinuncia
all’essenziale dimensione comunitaria, non sono forse
l’anticamera dell’individualismo?
E una sensazione strana, a
mezzo tra lo stupore e Tessersi sgravati di un peso, scoprirsi in mezzo a così tanta
gente, così diversa eppure
sintonizzata sulla stessa lunghezza d’onda. 300.000,
200.000. Non numeri, ma
persone, coscienze vive e vigili in cerca di spazi aperti,
come noi due: gente di tutte
le età e d’ogni colore. Anche
i giovani, persino quei teenagers che sbrigativamente si
giudica solo «drogati» di
Ambra e di Fiorello. Altro
che le solite ricorrenze, le
Tempo d’estate.
Tempo di regali per figli e nipoti die .sono
promossi, che hanno .superato la maturità,
che ottengono la laurea ecc.
Perché non regalare loro un abbonamento a
«Riforma».’
V
E facile, Pasta ritagliare il tagliando e versare la Stimma sul c.c.p. delle Edizioni prote
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1 umanità odierna sacm,
gha dire Tesilioi lv
dell’emarginazione l '
dell’Ignoranza, l’esilio
voro e della casa che
no, l’esilio dell’emigra^
pos'
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forzata, l’esilio delll
della violenza e della son«!
fazione, l’esilio della dS
zione del mondo nata
creato da Dio.
Msino»
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intfole. D P
(jjciare
pfltantissii
noiose e retoriche celebrazioni di tanti 25 aprile e 1°
maggio. E una sensazione tonificante quella di sentirsi circondati da mezzo milione di
nostri simili, di vedere le
piazze riempite da uomini e
donne che ragionano di politica, e non solo di karaoke, da
uomini e donne che chiedono
ai propri rappresentanti politici (specialmente della sinistra) di uscire dall’afasia e di
dare delle risposte, ma non
con il linguaggio raffinato
della grande politica sorda ai
bisogni reali della gente.
C’era una strana voglia di
allegria che via via ci coinvolgeva: Tallegria un po’ amara
di chi riesce, almeno per un
momento, ad andare oltre lo
squallore dei rapporti economici per cui, prima che esseri
umani, si è produttori e consumatori di merci, del «dialogo» con la tivù più che con i
propri simili; Tallegria di chi
scopre, con gli altri, di essere
e di costruire una comunità
umana, di condividere con altri un passato di valori e di
lotte civili, un presente di
speranza e di resistenza all’
Impero e il sogno di un futuro
di liberazione.
La memoria
Noi pensiamo che non ci si
debba mai stancare di meditare sul nostro passato, come
la parola di Dio ci ripete più
volte. Di questi tempi si parla
tanto di bisogno di pacificazione; ma non vediamo come
questa possa essere raggiunta
da una comunità che sta uccidendo la sua memoria, accettando che chiunque rivendichi il diritto di manipolare la
storia. Non sapere più o non
voler sapere chi siamo stati e
siamo ci sembrano soltanto la
scorciatoia verso il disagio
individuale e sociale, la devianza, l’incomprensione, la
violenza. Ed è così che la riflessione si rivolge anche alla
Chiesa valdese, al suo ruolo
nella storia del nostro paese,
al suo modo di porsi in rapporto con la politica, con il
sociale.
La politica
Nessuno si spaventi: parlando di «modo di porsi in
rapporto con la politica» siamo ben lontani dal ricadere
nell’errore di auspicare l’ingresso della politica nei luoghi di culto; ma non ci sembra nemmeno accettabile il
chiudersi nei templi. Non auspichiamo la chiesa come
mosaico di fazioni e nemmeno la chiesa come torre d’avorio, ma la chiesa che, attraverso la preghiera e lo studio
assidui delle Scritture, di
Israele e cristiane, riflette anche su cosa succede intorno a
sé e che, soprattutto, non «si
parla addosso», ma sa andare
oltre le sterili discussioni,' i
vuoti intellettualismi e altri
alibi per non decidere e non
agire. Una chiesa che ha il
coraggio della «follia» creatrice e trasformatrice di Dio,
come dice Paolo, «se qualcuno pensa di essere sapiente in
questo mondo, diventi pazzo,
e allora sarà sapiente davvero». Dio infatti considera pazzia quel che il mondo crede
sapienza. Si legge infatti nella
Bibbia: «Dio fa cadere i sapienti nella trappola della loro astuzia». E ancora, in un
altro passo, leggiamo: «Il Signore conosce i pensieri dei
sapienti. Sa che non valgono
nulla». (I Corinzi 3, 18-20).
Auspichiamo una chiesa
che agisce non con spirito
egemonico ma di servizio, il
contrario dell’idea di chiesa
della signora Pivetti: è la
chiesa di quel Dio che chiede
a Ezechiele di parlare al popolo in esilio. Chi più del
La Chiesa valdese ham,
^t«r,'."Ì,/ervizio, dirifi;
dell indifferenza e del disk
pegno: non si può negare,
noi sembra, il ruolo da«
svolto di sentinella, di rif
rimento esemplare nel vive,
sociale; un compito a cui^
mo legittimati dalla nostra!
de in un Dio attivo e dai satì
fici pagati in secoli di lotte]
non pensiamo soltanto ai te®i
pi lontani: si ricordino, J
esempio, le persecuzioni s*
te da comunità evangelidn!
nel 1958 sotto il quarto govej.'
no Fanfani perché, secondai
denunce, i predicatori laici ei
pastori non avevano un ricj
noscimento ufficiale; dovete'
intervenire la Corte Costila
zinnale, con una semenzai
quell’anno, pr sancire lata
piena legittimità. Sono falli
che mettono in una lucei
«deja vu» certi recenti disiiiiguo tra vera religione (quelli
cattolica, ovviamente) e religioni imperfette (tutte le alHi|
effettuati dalla signora Pivelli,
bisogna SI
diecos’è
scrive è u
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volta pnf 1
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ptof. MigI
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meno quel
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sua storia,
con le altri
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Svizzera: I
l’Italia in
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monte de
stato fede
del Veneti
pia ecos:
nemici di
Essere sulla strada
Ci aiuti la memoria biblia
a ricordare che, per i credenti
e le credenti, scenderei»
piazza è un valore positivo e
che la strada è il loro posto,
perché Dio non si è chiusi«
un tempio, ma ha guidato)
suo popolo oltre il Mai Rosso
e il deserto, che Gesù di Nazareth non si chiuse nella sinagoga ma scelse il miaisiero
itinerante e che lo stesso fece
anche Paolo, che la nuova
chiesa è nata sulla strada tra
Gerusalemme e Emmaus-h
stessa identità della Chiesa
valdese non si è formata forse
sulla strada, una strada sanguinosa e di sofferenza,®*
strada reale, non metaforica’
dall’esilio alla libertà?
Vigiliamo dunque sui pr®'
dromi di un possibile «tei®
seismo» in doppiopetto b®
ascoltiamo i moniti che vengono dall’estero: dal Pae*
mento europeo, da rapprj
sentanti politici e del mo"
della cultura (si mediti J
parole del premio Nobel M
digliani!), dalla stampa®
pea e statunitense.
lavorare (
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K. 1458101 inrusrarn a Edizioni prote.stant*
via Pio V 1 5 bi.s, 10125 Torino in data
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j 3 GIUGNO 1994
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federalismo
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^silioddTl iS'riferisco all’articolo <<I1
^ che mato -Afiiìlo si pronunci sul fe
‘^"’igiazb &smo» pubblicato sul n.
gu^ Kl 13 maggio: santissime
Iole, n popolo si deve procella dS Ciare su questo im'Co natura ^tantissimo argomento, ma
& spiegare al popolo
Idese ha„.Ì cos’è il federalismo: chi
io. di rifiÌSveèun vecchio federale del disj L europeo. Mettiamo una
inC negare,, volta per tutte i famosi pun■uolo da ei Bai sulle «i»: il federalismo
iella, di rife jonè que^o spiegato dal
rre nel vive, orof. Miglio (con le sue faPito a cui sii Bose tre repubbliche) e nemalla nostra fe meno quello di casa Agnelli
''0 e dai saoil (Fondazione Agnelli con ciò
'Oli di lotta,li die dice il dottor Pacmi, suo
iltantoalleai direttore) con le sue grandi
■icordino,* regioni come la Valle d’Aoecuzionisai sta, il Piemonte e la Liguria
evangelici,! insieme: ogni regione ha la
quarto gov»; sua storia, da non confondere
ré, secondo il connaître.
catori laici tj L’autentico federalismo euvano un rico' topeo è quello, tanto per caciaie; dovali! pirci, piaccia o non piaccia,
lorte Costili-: '
LETTERA
ri
Cihque parole chiave
Il parvenu, il barbaro, il postfascista
hanno vinto le elezioni e ora governeranno il paese; l’evento è stato vissuto
come shock da molti; quando lo si sarà
debitamente metabolizzato, sarà bene
che le chiese cristiane, che nel paese
vivono e relazionano, si fermino a riflettere. Sarà bene, guardando in casa,
che riflettano le chiese protestanti.
Come ci muoveremo ora che il vento
soffia in direzione inconsueta nel paese, un vento liberista? Per dime una,
come faremo diaconia, servizio ai fratelli, ai più deboli, stante che la diaconia è la dimensione del dono, operativa
dell’essere cristiani? La faremo più
«pesante», in una con le burocrazie
pubbliche, o più «leggera», attivando
meglio la fede e il dono di noi stessi
che le opere? Dico «diaconia», non
«solidarietà». Diaconia è parola bibli
ca, come aiuto, come servizio, come
agape. Solidarietà no, appartiene a «altre scuole di pensiero», ha qualcosa a
che fare con la pietà del «ricco epulone», con le satrapìe di partito orientali.
Non dirò la mia opinione sul voto, né
sono circolate tante e variopinte nelle
ultime settimane; riporterò una frase di
Paolo alla chiesa di Corinto: «Nelle assemblee preferisco dire cinque parole
intelligibili per istruire anche gli altri
che dime diecimila in altra lingua» (I
Corinzi 14, 19). L’ironia dell’apostolo
taglia, egli intende come «parole intelligibili» quelle profetiche che si pronunciano illuminati dalla luce dello
Spirito, nel solco dell’Evangelo; e io
aggiungerei qui, nel solco della tradizione protestante.
Quando cominceremo a chiederci se
in questi anni non ci siamo confusi a
«parlare in lingue», in altre lingue, come i carismatici dell’antica chiesa di
Corinto? Andando a rimorchio di massimalismi altri da noi, di respiro corto e
di esito rovinoso, bruciati dalla riprova
delle realizzazioni storiche, smorzando
per contro la nostra voce autenticamente profetica, infiacchendo idee-forza,
parole che, tratte dal nostro specifico
riformato, potevamo utilmente veicolare al paese.
Una per tutte, elementare quanto desueta: che lo stato, la città, è res-publica, da servire e non da spogliare. Poiché erano e sono parole di valore universalistico, che altrove hanno marcato
la modernità, qualcuna il paese l’ha anche raccattata in giro, non si sa dove né
come ma non detta da noi.
N. Sergio Turtulici - Pinerolo
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che c’è oggi in Germania e in
Svizzera: bisogna trasformare
l'Italia in una Repubblica federale e quindi il nostro Piemonte deve diventare uno
stato federale in compagnia
ielVeneto, la Toscana, la Puglia e così via; amici di tutti,
nemici di nessuno, ognuno
padrone a casa sua. Libertà di
lavorare e commerciare con
tutti; quindi amico e fratello
di tutti gli altri popoli che
compongono l’Europa unita,
dai paesi anseatici all’Andalusia, dal Portogallo alla Baviera, da Bordeaux a Rotterdam, Vienna, Trieste, alle
tette, alla Sardegna; uno
slato iterale dove ciascuna
regione autonoma faccia i
suoi affari e, in collaborazione con le altre, gli affari della
Questo è un federalismo
serio, europeo: il resto sono
solo delle stupidaggini senili;
salvo le forze armate, la diplomazia, il resto deve essere
<!' competenza delle regionistato federali, compresa la
®:colta delle imposte le qua
li devono rimanere nelle rispettive regioni nella misura
dell’85-90%: per fare un
esempio: la direzione dell’Inps in Piemonte dovrà essere a
Torino per salvaguardare i
diritti di tutti i lavoratori. Basta con gli sprechi delle Regioni a statuto speciale (Valle
d’Aosta, tanto per capirci)
pagati da tutti i cittadini italiani meno fortunati; basta
con la faccenda del Casinò di
San Vincent frequentato per
il 70% da piemontesi: a questo punto perché non istituire
un casinò in Piemonte, a Torino, visto che il vizio del
gioco non si riuscirà mai a
debellarlo? Almeno sia a beneficio nostro e non della
Valle d’Aosta. Tutti uguali
dinanzi alla legge e le leggi
siano uguali per tutti (e nessuno deve essere più uguale
degli altri).
Carlo Federico Chevallard
Torino
La Costituzione
Ricordando la commemorazione del 25 aprile il cronista di Torre Pellice afferma
(sul n. 18 del 6 maggio) che
la nostra Costituzione è «tra
le migliori esistenti». D’ac
,eco
il C.C-P
iti
Via Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175
Via Repubblica, 6 - 10066 Torre Pellice - tei. e fax 0121/932166
J*^0RE: Giorgio GardioI
J^DIRETTORI: Luciano Deodato, Emmanuele Paschetto
'«riATrORI: Stello Armand-Hugon, Claudio Bo, Alberto Bragaglia, Daniele
Musetto, Luciano Cirica, Alberto Corsani, Piera Egidi, Fulvio Ferrano, Maurizio Girolami, Anna Maffei, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Ne9®>, Luisa Nini, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Gian Paolo Ric00, Giancarlo Rinaldi, Fulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, Piervalrio Rostan, Marco Schellenbaum, Federica Tourn, Florence Vinti, Raffaele
Volpe
®^ANTI; Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco, Bruno Rostagno
JMWNISTRAZIONE: Mitzi Menusan
!«B0NAMENTI; Daniela Actis
^rOCOMPOSlZIONE; Aec s.r.l. - tei. 0174/551919
EDrrn ' ®riisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174/42590
9RE; Edizioni protestanti s.r.l. - via Pio V, 15 bis -10125 Torino
ITALIA
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vitulatlvo Riforma + Confronti £ 100.000 (solo italia)
^tenars/; versare l’importo sul ccp n. 14548101 intestato a Edizioni proS.M., via Pio V15 bis, 10125 Torino.
tHtimanale unitaria con L’Eco de/le valli vafdesi:
non pud eaaere Vénduta a^araamante
pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000
t^'PazIoni; millimetro/colonna £ 1.800
^"ornici; a parola £1.000
dei 'itolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
«inord^ln, ■ responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
''"'anza in data 5 marzo 1993.
riel 27 maggio 1994 è stato consegnato per l'inoltro postale all'Ufficio CMC
« Romoli 44/11 di Torino mercoledì 25 maggio 1994.
cordo, ma con un grosso handicap! Sarebbe certamente la
migliore nel migliore dei
mondi possibile se in essa
non fosse stato «inserito»
contro natura il Concordato
fascista del 1929 addirittura
tra i suoi principi fondamentali (art. 7): è un intruso, che delegittima tanti altri
articoli delle stessa Costituzione. Si sa di chi fu la colpa,
ma «prude» ricordarlo tuttora, specie da parte di una
«falsa» sinistra!
Giovanni Gönnet - Roma
Non possiamo
dimenticare
Signor direttore,
una risposta alle insulse ed
esaltate lettere del signor
Giovanni Petti (si veda quella
pubblicata nel n. 19 di Riforma col titolo «Abbiamo
vinto») potrebbe venire dalle
dichiarazioni rilasciate (probabilmente) da una funzionarla degli Archivi di stato
della Germania (non sono
purtroppo in grado di precisare meglio).
L’intervista venne comunque trasmessa dal giornale di
Radiouno «Il mondo in diretta», alle 13 di venerdì 13
maggio; con riferimento alla
richiesta di estradizione
dall’Argentina dell’ex capitano nazista Erich Priebke, alla
domanda «se negli archivi tedeschi esistono documenti riguardanti l’attività svolta dal
nazismo», l’intervistato ha risposto che «esiste un’abbondante documentazione relativa agli anni di guerra 194045 e alle atrocità imputabili ai
capi nazisti»; poi ha aggiunto
che «gli italiani sono sempre
pronti a perseguire i criminali
nazisti, ma ignorano i loro
criminali fascisti; anzi, hanno
permesso ai neofascisti di Alleanza nazionale di entrare a
far parte del governo».
Dura e amara verità, purtroppo ammessa anche dalla
nostra Costituzione, che al pa
Il clic
di prima pagina
Il Vaticano sembra disponibile a riconoscere le
proprie responsabilità nella «Shoà» e nello sterminio degli ebrei a opera dei
nazifascisti. Nella foto di
Robert Capa, una madre e
il figlio giungono nello
stato d’Israele appena cosimi tosi.
ragrafo XII del capitolo «Disposizioni transitorie e finali»
recita: «È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma,
del disciolto partito fascista»
ma poi prosegue: «In deroga
all’articolo 48 (quello relativo
al diritto di voto), sono stabilite con legge, per non oltre
un cinquantennio dalla entrata
in vigore della Costituzione,
limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità
per i capi responsabili del regime fascista».
Non è certamente questo
che volevano i caduti nella
lotta di Liberazione, né quello
che volevamo noi che quella
lotta Tabbiamo vissuta! Non
possiamo dimenticare che
molto spesso le SS italiane e
le Brigate nere non sono state
meno crudeli e hanno commesso atrocità analoghe a
quelle dei loro alleati nazisti.
Il mondo ci sta osservando e i
recenti avvenimenti politici
non possono passare inosservati. Vorrei ancora, terminando, dire che, senza nutrire
sentimenti di odio e senza
perdere il senso della memoria, di questi tempi respiro
tutt’altro che «l’aria di un’Italia finalmente incamminata
verso la propria resurrezione»
che il signor Petti pronostica.
Laura Micol
Porosa Argentina
Il senso della
differenza
Caro direttore,
nella lettera intitolata «Abbiamo vinto» (n. 19 del 13
maggio), la metafora del
sommergibile riemerso applicata a Alleanza nazionale, in
stile tra il dannunziano e il
marinettiano, risveglia l’eco
di vecchie canzoni militaresche, come la «Canzone del
sommergibilista», di cui trascrivo una strofa: «...andar
pel vasto mar/ ridendo in faccia a monna Morte ed al destino,/ colpir e seppellir/ ogni
nemico che s’incontri sul
cammino».
Non mi ricordo le altre parole, ma il sommergibilista
riemerso, autore della lettera,
avrà probabilmente continuato a ricantarsele durante questi 50 anni di navigazione in
«tenebrosi fondali». Non avrà
dimenticato neppure, tra le
tante messe in musica dalla
propaganda del tempo, quelle
parole, che suonano derisione, dedicate ai significati
dell’oasi di Giarabub («Colonnello, non voglio pane, voglio piombo pel mio moschetto...»), accanto ai più autentici canti degli alpini mandati a
morire in Albania e in Russia.
Se pensasse alle innumerevoli vittime civili e militari
che quel regime da lui rim
pianto è costato al nostro paese e anche alle stragi seminate
per l’Italia repubblicana dagli
eredi di quel regime, durante
la navigazione sommersa
dell’«ardito sommergibile»,
forse ora non sventolerebbe
con tanto ardore il gagliardetto di Alleanza nazionale.
Comunque, stia sicuro: dalla mia parte non perderemo il
senso della differenza né la
memoria della storia. E questo non permette a nessuno di
dire che la stagione della divisione è finita.
Giacomo Quartino
Genova
L'8%0
dello Stato
Caro direttore,
che T8 per mille delTIrpef
fosse una trappola che ci è
stata tesa e in cui abbiamo
deciso di entrare (sia pur a
stretta maggioranza) a copertura di ben maggiori benefici
a favore della chiesa italiana,
lo sapevamo. Molti di noi
però, per tutelare il principio
della libertà e autonomia finanziaria della nostra chiesa
nei rapporti con lo stato, hanno dichiarato il loro netto rifiuto di «entrare nella trappola». La loro opzione è andata
coerentemente a favore dello
stato.
Ma che cosa fa lo stato dei
proventi dell’8 per mille?
Quali sono «gli scopi di interesse sociale e di carattere
umanitario» a cui chi ha firmato per lo stato ha inteso
lealmente e fiduciosamente
concorrere?
Grazie alle indagini del Forum permanente per l’esclusione sociale, sono emersi dati veramente sorprendenti che
abbiamo letto con rabbia e
sdegno su tutti i giornali. Dalla trappola dunque non si
esce e ci è dentro anche chi
non ha voluto entrare e anche
chi, senza apporre nessuna
firma, si è illuso di starne
fuori.
Rimane dunque, come unica possibilità realistica, porre
la firma su una delle chiese
non cattoliche che hanno avuto la chiarezza di rifiutare la
ripartizione della cospicua
torta delle quote non espresse, di non usare il denaro per
scopi ecclesiastici, ma di natura sociale e umanitaria (che
lo stato dovrebbe perseguire)
e infine di impegnarsi a rendere conto pubblicamente
dell’uso effettivo delle somme percepite.
Intanto però vorremmo sapere il criterio che verrà adottato per il rilevamento delle
quote espresse a nostro favore. Ancora una volta: fidarsi è
bene, ma...
Alberto Taccia - Torino
Fondo Di
Solidarietà
Pubblichiamo qui di seguito
l’elenco dei doni pervenuti in
marzo e aprile. Come scritto sul
n. 14 deH’8 aprile scorso, abbiamo inviato urgentemente un milione di lire alla Chiesa di Gesù
Cristo in Madagascar, tramite la
Cevaa, per soccorrere la popolazione colpita dal ciclone «Geralda». Non siamo più lontani dal
raggiungimento dei 5 milioni destinati ai bambini di strada della
Romania, che invieremo non appena possibile. Intanto ricordiamo l’iniziativa tesa a fornire
macchinario alla bottega artigiana di Ambatofinandrahana che
ricupera e utilizza gli scarti di
marmo e granito di una industria
locale dando lavoro a vari operai
sotto la direzione di un esperto
specializzatosi a Carrara.
I doni vanno inviati al conto
corrente postale numero
11234101, intestato a La luce Fondo di solidarietà, via Pio V
15, 10125 Torino, segnalando la
causale del versamento.
Offerte pervenute
in marzo-aprile
£ 150.000: Maria Elisa Fiorio.
£ 100.000: Giuseppe di Gesù;
Delia Fontana; Mirella Argentieri Bein; Davide Giannoni.
£ 60.000: NN, Trieste.
£ 30.000; Kim Pastorino.
£ 25.000: Edvige Palmieri; NN,
Verbania.
Totale £ 690.000.
Tot. precedente; £ 4.896.999.
In cassa: £ 5.586.999.
Inviato in urgenza £ 1.000.000
per i danni causati dal ciclone
«Geralda» in Madagascar. Restano in cassa: £ 4.586.000.
Nota; neH’elenco gennaio-febbraio apparso sul n. 13 del 25
marzo non è stata trascritta l’offerta di A. F. (£ 100.000) pur
conteggiata nel totale. Ci scusiamo con il donatore.
TELEFONI E FAX
La Chiesa evangelica di Rapallo comunica il suo numero di
telefono e fax : 0185-54969
L’editrice Claudiana (Torino)
comunica il suo nuovo numero
di fax: 011-6504394 (sempre in
funzione).
Il Servizio istruzione ed educazione (Sie) della Federazione
delle chiese evangeliche in Italia
comunica il suo nuovo numero
di fax: 02-6682645 (sempre in
funzione).
Si è spento a Senigallia il 22
maggio
Aurelio Mauri Paolini
di anni 82
nella serenità della luce di Gesù, di cui è stato sempre fedele
testimone anche nella sua professione di medico chirurgo.
Ne danno l'annuncio la moglie
Pina, le sorelle Mina, Laura e Lidia col marito Ugo Gastaldi e i nipoti tutti.
Milano, 23 maggio 1994
In seguito alla scomparsa del
professor
Aurelio Mauri Paolini
si associano al dolore della famiglia il Centro culturale protestante e la Chiesa evangelica
valdese di Milano.
Milano, 23 maggio 1993
Nell'annunciare la scomparsa
del fratello
Dino Baldi
di anni 94
la comunità valdese di Livorno
è riconoscente al Signore per i
lunghi anni di vita trascorsi insieme.
Livorno, 3 giugno 1993
16
MILLE.
PUOI AFFIDARLO
ALLA CHIESA
VALDESE.
COMINCIARE
SAPRAI DOVE
VA A FINIRE.
Per la prima volta la Chiesa Evangelica Valdese ha accesso alla distribuzione dell'otto per
mille del reddito IRPEF. E il primo impegno che
prende è di rendere conto attraverso i più importanti giornali di come spenderà i soldi raccolti. Tanto per cominciare non saranno utilizzati per le chiese e per le spese di culto, ma saranno investiti in opere sociali e assistenziali in
Italia e all'estero.
Le Chiese Valdesi e Metodiste sono da
sempre fortemente impegnate in campo sociale: costruiscono e gestiscono
ospedali e case per anziani, conduco
no un capillare lavoro educativo, con spirito laico, tra i giovani, assistono disabili e portatori di
handicap; inoltre collaborano con il Consigliò
Ecumenico delle Chiese per l'intervento nei
paesi del terzo mondo più povero. I più recenti
progetti prevedono una scuola in Mozambico e
in Madagascar e un canale navigabile nello
Zambia.
Chiunque voglia conoscerci meglio o avere
informazioni più dettagliate sull'attività delle
Chiese Valdesi e Metodiste e sui progetti in corso e futuri, può scriverci o
telefonarci. Saremo felici di rispondervi.
CHIESA EVANGELICA VALDESE
UNIONE DELLE CHIESE METODISTE E VALDESI.
Via Firenze, 38 - 00184 Roma - Tei. 06/4745537
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