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Anno 126 - n. 23
8 giugno 1990
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Gruppo II A/70
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a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
18 MILIONI DI ITALIANI VOTANO, 28 MILIONI SI ASTENGONO
La prima sconfitta verde
Qual è stata la posta politica in gioco nei recenti referendum? - La sconfitta
dei verdi segna i limiti della democrazia diretta e della sovranità del popolo
Referendum invaiidati per la prima volta nella
storia della Repubblica per mancanza di quorum. Nei
giorni di domenica e lunedì si è recato ai seggi solo il 43,3% degli elettori, per cui il voto plebiscitario a favore dell’abrogazione delle leggi sui pesticidi e sulla caccia, oltre il 92% di sì, non avrà effetti. Di più, la lobby degli armieri e dell’industria
chimica avrà buon gioco per premere sul Parlamento
affinché non si cambi nulla. Le norme oggi esistenti
non potranno più essere sottoposte a referendum per
cinque anni.
In crisi anche l’istituto del referendum, l’unica
forma di democrazia diretta prevista dalla nostra Costituzione; il popolo sovrano ha rinunciato ad esercitare la sua funzione.
Questi i termini della prima seria sconfìtta del
movimento «verde» in Italia. Una sconfìtta politica duplice: nel merito delle questioni e sulla proposta di sviluppo della democrazia.
L’« arcipelago » verde
(come si autodefinisce) nasce politicamente con le
elezioni amministrative di
cinque anni fa. Da allora
la sua storia è fatta di continui passi in avanti; le
elezioni politiche deH'87, i
referendum contro il nucleare dell’autunno dello
stesso anno, le elezioni europee, le elezioni amministrative di questa primavera. Per la verità queste ultime, pur rappresentando
un successo se raffrontate
a quelle analoghe del 1985,
sono state un primo campanello di allarme circa il
trend: dei 6 milioni e passa di voti che abbandonano i partiti tradizionali, i
verdi complessivamente ne
raccolgono poche decine di
migliaia. E’ il primo segno
della caduta dell’appeal
verde.
I verdi, nel loro progetto
politico, hanno tre principi: la biodegradabilità delle liste, la trasversalità sui
problemi, lo sviluppo della democrazia diretta.
La biodegradabilità, cioè
la capacità di fare politica senza diventare politici
di professione, sarà nei
prossimi mesi messa alla
prova: la rotazione procla
SUD AFRICA
Lo sai che
Nonostante la liberazione di Nelson Mandela e
l’inizio di negoziati per superare l’attuale situazione politica, il regime dell’apartheid continua
ad opprimere la maggioranza nera del Sud Africa.
Il nuovo clima politico ha però permesso che i
governi occidentali riaprissero parzialmente i commerci e i finanziamenti al governo bianco. In questi giorni in Italia si sta tenendo a Verona la « fiera dell’oro », nella quale i nostri orafi firmano contratti con le ditte sudafricane. Ma cosa sappiamo
delle condizioni di vita dei neri che producono,
estraggono oro, diamanti, carbone e altre materie
prime nelle miniere?
A pagina 2
I risultati dei tre referendum (In percentualo)
CACCIA (1) (Tutte le sezioni) CACCIA (2) (Tutte le sezioni) PtSTICIDI (Tutta le sezioni)
Votanti SI Votanti SI Votanti SI
Valle d'Aosta 46.3 92.1 46.3 92.5 46.4 94.1
Piemonte 51,3 90.9 51,4 91,4 51,4 93.2
Lombardia 50.S 91,1 50,5 91.5 50.6 93,3
Liguria 42,5 92,4 42,5 92.8 42,7 94,8
Trentino-A.A. 43,1 92,0 43,1 91.6 43.2 92.3
Veneto 54,8 92,3 54,9 92.3 55,1 93.1
Friuli-V.G. 52.4 91.1 52,5 91,5 82.6 92.5
Emilla-Romaona 48,3 92.8 48.4 92,7 46.6 94.3
Toscana 33,5 91.3 33,1 90.1 33.8 94.6
Umbria 25,7 91,1 25,7 88,6 26.2 93,9
Marche 37.4 92,7 37,4 92.4 37.9 94.6
Lazio 46,2 92.3 46,2 92,9 46.2 93.6
AbruHO 43,8 93.1 43,8 93,2 43.8 93,1
Molise 38,1 93.0 38,3 93.0 38,4 92.3
Campania 38,4 94,2 36,4 94,0 36.4 94,5
Basilicata 39,7 93,7 39,7 93,9 39.8 93.6
Puglia Cafabrfa 41,5 30,2 94,5 93,0 41.5 30,2 94.5 92,9 41.5 30,3 93,1 93,7
Sicilia 34,5 91,9 34,5 92.1 34.5 92,6
Sardegna 32,8 91.3 32,6 90,3 32.7 92.1
ITALIA 43.3 82,2 43,3 92.3 43.5 93.5
(1) Disciplina della caccia - (2) Accesso al fondi privati
mata per i parlamentari a
metà legislatura sarà effettuata? Oppure l’imperativo di Svolgere bene la
professione di legislatore
(e molti di lorg la fanno
con competenza) avrà il
sopravvento?
I risultati del referendum pongono però un interrogativo sulla capacità
dei verdi di essere trasversali sui problemi. I temi
ambientali — dicono — sono trasversali alla stratificazione sociale del paese.
Su questi problemi i verdi hanno fatto le loro fortune politiche: raccolgono
le firme contro qualche emergenza ambientale, e poi
si offrono di rappresentare questi interessi diffusi
e vengono eletti. Oppure
raccolgono le firme per un
referendum e chiedono al
popolo di pronunciarsi. Finora — tranne nel caso della caccia in Emilia Romagna — questo meccanismo
aveva funzionato egregiamente.
Tutti i referendum proposti avevano avuto successo; dal nucleare, a quello contro le centrali a carbone, contro il traffico nelle città.
Scarsi però ne erano sla
ti gli effetti pratici. Il sistema partitico aveva digerito assai bene i referendum verdi e quasi dappertutto non erano state
prese decisioni conseguenti. Così l’ENEL non si è
ritirata dalla centrale del
Superphénix, il traffico in
centro non era stato eliminato, se non in presenza di emergenze, la progettazione e il finanziamento di centrali termoelettriche prosegue.
Non c’è dubbio che il ricorso alla decisione del
« popolo sovrano » alla
lunga dava fastidio al sistema politico. Niente di
meglio quindi che utilizzare questi referendum per
tentare di sconfiggere Tinotesi politica verde. Di qui
la decisione di non abbinare le votazioni amministrative a quelle referendarie e il palese disimpegno dei partiti nella recente campagna elettorale.
E i verdi hanno voluto
sfidare i partiti proprio su
questo terreno: con l’ostruzionismo parlamentare
hanno imposto il voto. Ed
il voto è stato un boomerang.
11 tema del cibo sano,
della salute e della tutela
della fauna interessa solo
4 italiani su 10. Gli altri
si disinteressano.
Anche la proposta politica di articolazione della
democrazia, quella della
partecipazione diretta della gente alle grandi decisioni che la riguardano, è
stata sconfitta. I referendum non servono per cambiare le cose. E’ la lezione
che viene dal voto. Altro
che allargamento del sistema decisionale: il sistema
partitico tiene saldamente
in mano il potere di decidere!
Nei commenti del dopo
voto, ci sarà anche chi tra
i verdi, e non solo, parlerà di affermazione perché i voti espressi sono
plebiscitari per il SI’, chi
tenterà con artifici di dimostrare che la colpa è
stata degli altri (giornali,
televisione). La realtà è diversa: si tratta della prima vera sconfitta del movimento verde, delle sue
rappresentanze politiche.
Ma è anche una sconfitta
un po’ nostra, del popolo
sovrano che non vuole decidere. Ecco perché il voto del 3 giugno è stato una
cosa seria.
Giorgio GardioI
____________NOSTRO SONDAGGIO
I valdesi
e l'8 per mille
Oltre la metà dei valdesi ha scelto di destinare
l’8 per mille delTIRPEP allo Stato, il 38% ha invece scelto TUnione delle Chiese awentiste, il 9%
le Assemblee di Dio e quasi l’l% la Chiesa cattolica.
E’ quanto risulta da un sondaggio organizzato dal nostro giornale che ha interessato, domenica 3 giugno, oltre 850 persone presenti ai culti
di alcune chiese.
A pagina 3
SANTITÀ’ E PROFANAZIONE
La notte
del tradimento
« ...il Signor Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese del pane...» (I Corinzi 11: 23 ss.).
« Nella notte... »: non dunque in un'alba radiosa, piena di speranza e di vita fresca; non in una
dolce serata, a conclusione di una giornata piena
di lavoro; non nella chiara luminosità del mezzogiorno. Ma nella notte, popolata da ombre furtive
che si pongono in agguato, traversata dai passi
frettolosi del traditore. La notte della incomprensione e della incredulità, della paura e della fuga;
ma soprattutto la notte del tradimento. La notte,
cioè, della comunità divisa, lacerata: da un lato
Gesù, solo e incompreso, dall’altro i discepoli. Come distinguere Pietro da Giuda, ambedue, sia pure diversamente, traditori? Come distinguere Giuda, che consegna Gesù, dagli altri discepoli che
fuggono e lo abbandonano nelle mani dei soldati?
Chi è giusto e chi è peccatore? Chi è innocente
e chi è colpevole?
« Nella notte in cui fu tradito... »; perché con
martellante monotonia i racconti evangelici riportano questo dato? Non solo cronologico; e non
solo riferibile alla comunità dei discepoli in quella sera famosa.
Continua la notte anche nel nostro tempo:
quando mai la comunità che si raccoglie intorno
alla mensa del Signore è formata da giusti, da
innocenti, da fedeli testimoni? Chi è veramente
degno di ricevere il pane e il vino, di essere accolto, come ospite, dal Signore?
Qui è la grandezza della Cena: è Lui (che sa
benissimo chi siamo e che cosa siamo) che ci
accoglie e ci nutre.
Il parroco di Forcella (Napoli) ha compiuto
un coraggioso gesto di rottura quando ha negato
l'eucaristia ai fedeli in occasione dei funerali del
camorrista e del fìglioletto uccisi dal clan rivale.
Un gesto forte, una protesta necessaria in una
situazione non più tollerabile. Un gesto che ha
colpito nel segno, e che ora espone il parroco a
vendette trasversali, odiose e vili.
Un gesto serio e antico che intende recuperare
alla chiesa cattolica un ruolo di riferimento nel
disfacimento del tessuto sociale, nel processo di
imbarbarimento della nostra società.
Ma il parroco che non ha voluto profanare il
sacramento dell'eucaristia non ha compreso che
Gesù stesso ha scelto, celebrando la Cena proprio
in quella notte, di « profanare » se stesso. Il suo
« darsi » è stato un perdersi realmente; il suo amore è senza riserve, totale. Altrimenti non sarebbe
amore. Non i giusti, i puri (chi lo sarebbe?) sono
i suoi ospiti, ma i peccatori. A loro, a noi, a tutti,
Egli si offre.
La chiesa fedele alla Parola predica questo;
annuncia il perdono.
Certo, c’è chi lo riceve e chi no; chi si lascia
trasformare e chi no; chi cambia vita e chi no.
Perciò Paolo dice: « Chi mangia e beve, mangia
e beve un giudizio su se stesso, se non disceme
il corpo del Signore » (/ Corinzi II: 29).
Questo vale per il parroco di Forcella, per i
camorristi di Napoli, ma anche per noi.
Luciano Deodato
_________MOVIMENTO 8 MAGGIO
Diritti umani
nella chiesa
Un settore del cattolicesimo europeo sta muovendosi contro le direttive e i controlli del Vaticano. Il Movimento 8 maggio, che raggruppa cattolici critici tedeschi, belgi, francesi, olandesi e,
tra gli italiani, le Comunità di base, sta facendo
circolare un documento per l’uguaglianza e i diritti di tutti nella chiesa. Si chiede libertà di ricerca in materia di scienze, filosofia e religione, e
libertà di vivere la fede.
A pagina 4
2
commenti
8 giugno 1990
QUESTO NUMERO
Prova di stampa 1
Questo numero del giornale è stato un po’ sconvolto nella sua impaginazione. Colonne più strette,
rubriche nuove, più pagine per la cronaca delle
chiese, quattro pagine agli
avvenimenti delle valli vaidesi: perché?
E’ una prova. La prima
prova di stampa che la nostra redazione ha deciso
per coadiuvare la discussione in corso nelle chiese battiste, metodiste e vaidesi circa il progetto di
maggior collaborazione tra
esse e della costruzione di
un « settimanale unico ».
Ci siamo detti: perché
non provare (una, due, tre
volte), di qui a novembre,
a costruire un settimanale
che risponda ai criteri che
la speciale commissione
delle chiese ha elencato
come caratterizzanti il nuovo settimanale? Così abbiamo confezionato questo
numero, che costituisce un
primo passo nella marcia
di avvicinamento verso il
settimanale unico. Ovviamente è stato redatto con
l’attuale modulo organizzativo redazionale e con le
tecnologie disponibili in
tipografìa. Ci sono ad e
sempio poche foto e poche notizie « battiste ».
Tuttavia questa prova di
stampa vuole essere una
proposta — magari da discutere collettivamente e
nelle conferenze distrettuali — per esaminare un primo problema: la coesistenza nello stesso giornale
di due testate, una « il settimanale unico » (a proposito, avete qualche suggerimento per il nome?) e l’altra « L’eco delle valli vaidesi », che costituisce in
questo numero l’inserto
centrale del giornale. Inserto che oggi inviamo a
tutti gli abbonati, ma che
in futuro potrebbe essere
inviato solo a chi risiede
in Piemonte e a chi espressamente lo richiede.
Più in là faremo anche
altre prove, curando altri
aspetti del nuovo settimanale, fino ad arrivare, in
occasione dell’AssembleaSinodo (novembre ’90), ad
un vero e proprio numero
zero.
Per il momento aspettiamo le prime osservazioni
e critiche dei nostri lettori. Scriveteci!
Giorgio Gardlol
CHIESE E MAFIA
Con il Vangelo e
la scorta armata
« Col Vangelo contro la
mafia », « II, coraggio sale
sul pulpito »... Questi alcuni titoli con i quali la stampa ha informato Popinione
pubblica di un fatto nuovo,
almeno per l’ampiezza, la
determinazione, la chiarezza che lo ha contraddistinto.
Vescovi, teologi, sacerdoti sono scesi in campo per
combattere con il Vangelo
contro la camorra in Campania, la ’ndrangheta in Car
labria, la mafia in Sicilia.
L’iniziativa ha suscitato
clamore e consenso, ma
anche minacce ed intimidazioni. Singolare la reazione
del cardinale di Napoli, che
ha fatto sbarrare la porta
della chiesa perché il parroco, troppo vivace e disinvolto, aveva fatto sabre sul
pulpito un pentito che è
anche un convertito. « Un
prete — ha detto il presule
— che considera la lotta alla camorra come unico e
principale impegno non è
un buon prete. Altro è il
suo compito primario :
quello di purificare le anime e di portare conforto
a coloro che soffrono ».
Vi fu un tempo in cui un
cardinale, a Palermo, negava persino resistenza della
mafia. Ma è ancora opinione diffusa nella gerarchia e
nel clero che, in ogni caso,
la chiesa non debba avere
nulla a che fare con la mafia.
Il Vangelo che, in questa
linea, va pertanto predicato è quello del quieto vivere, della sopportazione
di tutti i mali della vita e
anche della sopraffazione
dei prepotenti.
Certo bisognava intervenire prima che la mafia assumesse tali proporzioni e
mettesse radici così profonde nella società. Mafia,
camorra, ’ndrangheta sono
mostri terrificanti dai mille volti e dai mille tentaco
li: associazioni per delinquere, rapine a mano armata, sequestri di persona, attentati dinamitardi ed incendiari e poi... omicidi,
tanti omicidi, il più delle
volte spietatamente devastanti il volto umano che
crediamo essere immagine
di Dio.
E allora, di fronte ad una
realtà così grave, non è ingenuità infantile, semplicistica utopia pretendere oggi di combattere la criminalità organizzata con la
Bibbia alla mano, con le
prediche dal pulpito?
Eppure oggi sono i vescovi, sono le personalità più
eminenti della Chiesa cattolica, sono i preti-coraggio della Campania che dimostrano di credere fortemente che il Vangelo è una
potenza di vita e di rinnovamento della società e della coscienza umana davvero ineguagliabile, una carica dinamica in una lotta
davvero sovrumana. Ha ancora per noi, oggi, un senso questa parola apostolica : « Questa è la vittoria
che ha vinto il mondo: la
nostra fede » ( I Giovanni
5: 4)?
E’ per questo che proviamo un certo disagio
quando leggiamo sulla
stampa dei resoconti sull’attività di sacerdoti (a cui
va per altro la nostra stima) impegnati a Palermo
in questa lotta ad oltranza,
con titoli di questo tenore:
«Col Vangelo e con la
scorta ».
C’è in questo accostamento ’’anomalo” una così stridente contraddizione che
indebolisce la loro testimonianza e può anche disimpegnare chi non può disporre di una protezione
siffatta, pur cosi, contraria alla lettera e allo spirito dell’Evangelo di Gesù
Cristo.
Pietro Valdo Panascia
SUD AFRICA
Lo sai che
Lo sai che:
Mentre il Sud Africa continua ad essere il più
grande produttore di oro del mondo, le sue miniere
stanno invecchiando e producono sempre meno
oro per tonnellata di roccia scavata, a prezzi crescenti, e con profitti in diminuzione. Ciò nonostante nello scorso anno il profitto netto della Anglo
American è stato del 23%, della Anglovaal del
35%, della CESA del 38% *.
Lo sai che:
La paga di un minatore che lavora in superficie è di 180.000 lire e di uno che lavora fino a tre
chilometri sotto terra è di 195.000 lire al mese * (col
medesimo potere di acquisto della lira italiana). Che
queste paghe sono al di sotto, o al livello della
Poverty Datum Line, che è il minimo per la sopravvivenza di un essere umano: considerando che
questo essere non deve mai avere bisogno di coperte, di un cappotto, di medico e medicine, di un
letto e di una sedia, di pentole e piatti, e sempre a
patto che mangi poco.
Lo sai che:
Mercoledì, 11 aprile 1990, circa 28.000 minatori hanno manifestato fra Western Pdeep Levels ed
Elandsrand per chiedere l’abolizione del « test di
acclimatazione a cui tutti i minatori neri sono sottoposti, talora più di una volta. Il test, che gli africani chiamano « Mchongolo », avviene così: il lavoratore viene pesato nudo e immesso in una stanza dove ventilatori generano aria calda. Ingerisce
delle capsule il cui effetto non conosce, e deve poi
salire e scendere scale per quattro ore consecutive
senza fermarsi, neppure per andare al gabinetto;
ogni mezz’ora beve un bicchiere di acqua e ogni
ora gli viene misurata la temperatura, quasi sempre
per via rettale, nel modo più umiliante per un adulto. Se stramazza passa visita medica, ma il giorno
dopo dovrà ricominciare fino ad un massimo di 10
giorni. Le reali condizioni di caldo umido nelle viscere della miniera sono assai diverse, e il test non
serve a niente *.
Lo sai che:
I minatori lavorano 102 ore ogni 14 giorni. Che
il numero di morti sul lavoro è il più alto del mondo in assoluto: 702 nel 1986; a questi si devono
aggiungere i morti uccisi dalla polizia nel corso di
manifestazioni e quelli dei familiari uccisi dalla denutrizione e mancanza di cure mediche. Ecco la testimonianza di un minatore che per pochi centesimi
di paga settimanale in più lavora al martello pneumatico: « Quando lavori con il martello pneumatico la testa preme contro la bassa volta della galleria, i piedi che premono sul martello, mentre l’acqua ti scorre addosso da tutte le parti in un rumore
assordante. Qualche volta si è costretti a orinare
nei calzoni, perché non è possibile fermarsi »,
Lo sai che:
^ I minatori africani sono circa 440.000, la maggior
parte dei quali migra dalle miserabili Riserve con
contratti annuali, per essere ammassata negli ostelli.
Nelle Riserve lascia 1 familiari deboli: i bambini,
i vecchi e gli invalidi che da loro dipendono. Gli
ostelli hanno stanze di 16 letti, senza porte: una
sola, che immette nella cucina-pranzo-soggiorno dove, al tavolo di cemento armato, ci si siede stretti,
faccia a faccia. Gli effetti personali, riposti in scomparti, possono essere appesi con spaghi. I servizi
igienici non hanno porte: uno deve bastare per non
meno di 100 persone. La densità media è di 20 persone per 16 brande. L’Aids vi prospera Gli ostelli sono a pagamento. Ecco una testimonianza: « Se
entri in un ostello per la prima volta non crederesti mai che sia un posto dove la gente vive. Penseresti che è solo un porcile ».
NON LO SAPEVI?
Adesso che lo sai, lotta anche tu contro l’apartheid boicottando l’oro del Sud Africa.
In questi giorni a Vicenza c'è la Fiera dell’oro. Proponiamo ai lettori di ritagliare o fotocopiare le poche notizie
qui sopra raggruppale e inviarle in busta al nostro ministro
degli Esteri, in vista non solo dei grossi acquisti di oro e
carbone che l’Italia fa in Sud Africa, ma anche della prossima presidenza italiana alla CEE.
• V. Weckly Mail » del 12/19 aprile. 27 aprile/3 maggio,
11/17 maggio 1990.
PROTESTANTESIMO IN TV
La religione nei
libri di scuola
« Breve viaggio nei libri
di testo alla ricerca della
religione diffusa »: questo
l’argomento della trasmissione del 27 maggio sulla
base del servizio di G. Urizio.
Da un accurato esame
dei libri in uso in tre scuole elementari del Lazio —
comprese le dotazioni delle rispettive biblioteche —
emerge chiaramente che il
principio affermato nei Patti lateranensi del ’29 (essere cioè la religione cattolica « fondamento e coronamento dell’istruzione
pubblica »), dopo essere
stato cacciato dalla porta,
rientra tranquillamente
dalla finestra. Mentre infatti si legge nei nuovi programmi varati nel 1987 che
« la scuola non ha un credo da proporre, né un agnosticismo da privilegiare », vediamo abbondare nei
libri di testo espressioni di
questo tipo (inserite in letture, poesiole, preghierine
e simili): « La Madonna è
la mamma di tutti », « Il
mese di maggio è dedicato alla Madonna », « San
Giuseppe è il patrono dei
lavoratori », « Tutte le sere la mamma mi fa recitare l’Ave Maria ».
Frequente è la proposizione di vite di santi e Tinsi stenza sulle feste comandate.
Il concetto che la scuola deve essere garante del
pluralismo religioso e culturale è stato illustrato
dalTispettore ministeriale
A. Alberti, dall’avvocato G.
Fubini, dalla docente di
psicologia dell’educazione
C. Pontecorvo. E’ intervenuta in apertura di trasmissione anche la sig.ra
Franzinetti che, mesi fa,
aveva presentato un esposto alla magistratura di
Torino avendo constatato
nel libro di testo del figlio,
« non avvalentesi » dell’ora
di religione, l’ingombrante
presenza di letture del tipo segnalato. Analoghe denunce (anche su atteggiamenti intolleranti da parte
di insegnanti) giungono al
Coordinamento dei genitori democratici ed al centro « Scuola e Costituzione ». In chiusura il conduttore Malocchi ha ribadito
la nostra posizione di laici-credenti: non si ignori
il fatto religioso, ma non
lo si identifichi con una
determinata confessione.
La scuola sia luogo di sereno confronto e non di
trasversale indottrinamento a senso unico.
Sempre sull’argomento,
nelle risposte alle lettere,
G. Girardet ha presentato
la recente pubblicazione
delTEditrice Claudiana
Religione e libertà nella
scuola, preziosa anche per
le indicazioni pratiche di
comportamento che suggerisce.
La trasmissione ci ha
purtroppo confermato come in Italia vengano « diffusamente » inorate o raggirate le leggi e — nel caso specifico — proprio da
chi si richiama ad un discorso di fede.
Mirella Argentieri Bein
MONDIALI DI CALCIO
Relativizziamo!
Firenze, maggio ’90. A poche settimane dalTinizio
del mondiale, a due giorni
dall’annuncio della cessione di Roberto Baggio dalla Fiorentina alTodiata Juventus.
Mi chiedo se questa è la
città che sono abituato a
conoscere da anni. Non solo per l’elicottero della polizia che sorveglia la sede
della squadra e l’abitazione
dei conti Pontello (dirigenti della medesima), non
solo per i litigi furiosi sugli autobus (in parte sono
sempre esistiti, anche altrove), non solo perché
dal centro sono quasi spariti gli immigrati. Non solo
per quella signora di una
certa età, che, nei pressi
dell’abitazione dei Pontello, mi chiarisce eloquentemente sul materiale (organico) di cui è fatta quella
casa.
E’ la « somma » di tutte
queste cose che colpisce.
Sono scampoli di vita reale, come la si può cogliere
in altre città e in altre occasioni, ma essi assumono
un aspetto irreale.
Come irreali sono i mastodontici lavori di riassestamento e « di facciata »
che da mesi e mesi si vanno facendo nelle stazioni
ferroviarie. Torino, Genova, Firenze stessa: impalcature, onduline, passerelle, fiumane di gente convogliata in fittizi corridoi come nel film « Metropolis ».
E’ questa l’Italia che si prepara al mondiale. La gente
protesta, mugugna, poi perdona tutto quando lo spettacolo comincia. Come per
altri tipi di spettacolo; solo il moralista critica gli
alti costi di un film a « effetti speciali » : nessuno finanzia il cinema « povero ».
Poi c’è la violenza. Dilemma : è essa nella società
(e quindi si manifesta allo
stadio come nello scontro
fra bande, fra gruppi etnici, come nella piccola e
grande delinquenza) o è
l’agone stesso dello sport
competitivo e professionistico a determinarla? Probabilmente tutt’e due. Ricordare che, per « tradizione», i tifosi inglesi sono
i più scalmanati non assolve tutti gli altri, ma nemmeno i giocatori che danno
l’esempio scalciandosi senza andar per il sottile (bell’esempio di professionismo).
Poi ci sono gli operai, i
morti nei cantieri, i subappalti, i lavori da fare in
fretta. Qualcuno si ricorda
di loro? Solo i manifestanti che giovedì 31 sono scesi
in piazza mentre papa Wojtyla inaugurava il nuovo
Olimpico? Un noto ex-calciatore sostenne che il suo
maggiore rimpianto è stato
di non finire gli studi: un
diploma non è tutto, non è
garanzia di un impiego, ma
A.A. ci ha detto così che
nemmeno il pallone deve
essere un’idea totalizzante...
Alberto Corsani
3
8 giugno 1990
inchiesta
NOSTRO SONDAGGIO
TORINO
8 per mille; metà dei valdesi e ì battisti?
ha scelto lo Stato
Una metà di valdesi ha scelto lo
stato come destinatario della quota
delT8%o deiriRPEF, l’altra metà le
Chiese avventiste e le Assemblee di
Dio. Questi sono i dati che risultano dal nostro sondaggio tra i membri delle chiese delle valli e di alcune grandi città svoltosi domenica 3
giugno.
Se questi dati fossero confermati
anche in indagini analoghe da compiersi in altre chiese (specie metodiste : non siamo infatti riusciti per
la limitatezza delle nostre risorse
a raggiungerle), si potrebbe affer
mare che la decisione del Sinodo
’88 di non chiedere la partecipazione
alla quota dell’8%o, è stata seguita
da quella metà di membri di chiesa
che non desiderava alcun finanziamento statale diretto, nemmeno per
le opere. L’altra metà, che pensava
possibili questi finanziamenti, si è
invece orientata a destinarli alle altre due chiese evangeliche che, invece, avevano accettato la possibilità.
La « spaccatura » del Sinodo si è riflessa nel comportamento pratico
dei membri di chiesa.
Tre quarti dei membri di chiesa
interpellati si è invece detto favorevole alla destinazione alle Chiese
valdesi e metodiste se queste ne ottenessero la possibilità. Un quarto
circa, per contro, mantiene le sue
convinzioni in materia di rapporti
stato/chiese.
La settima domanda al nostro
questionario è parsa però ad alcuni
un po’ ambigua nella sua formulazione e ciò potrebbe aver dato luogo
a fraintendimenti. Ne terremo conto
in occasione di altri sondaggi che
potremo organizzare.
Le scelte non si (discostano molto (da
quelle dei valdesi della stessa città
CHIESA
Domenica 3 giugno si doveva votare per i referendum.
850 membri delle nostre
chiese delle valli, di Torino, Susa, Genova e Napoli
hanno trovato però, al culto, un’altra scheda da compilare. Si trattava di un
questionario per un sondaggio sul comportamento
dei valdesi di fronte alla
scelta deH’8 per mille.
La nostra redazione aveva infatti deciso, dopo mesi di discussione sulle nostre pagine e nelle chiese,
di effettuare un sondaggio
per vedere come era andata.
Abbiamo avuto 856 risposte. 795 interpellati hanno
dichiarato di aver presentato la dichiarazione dei
redditi, nei vari modelli.
Il 91,6% di coloro che
hanno presentato la dichiarazione dei redditi, ha anche effettuato la scelta delT8 per mille.
Tra i valdesi, almeno, la
percentuale dei disinformati sui meccanismi con
nessi alla scelta è bassa.
Solo r8,4% non ha espresso alcuna scelta e, per via
del meccanismo di calcoio che non tiene conto delle scelte non espresse, di
fatto, con la sua mancata
firma, ha privilegiato la
Chiesa cattolica.
E’ un risultato complessivamente anomalo rispetto a quello che sarà il dato nazionale. Evidentemente il tam-tam della nostra
informazione funziona.
Tra coloro che hanno effettuato la scelta, il 51,4%
ha firmato la casella dello
Stato, il 38,6% quella dell’Unione delle Chiese avventiste, il 9,4%, quella
delle Assemblee di Dio, e
lo 0,6% quella della Chiesa cattolica.
In pratica su 10, 5 scelgono lo stato, 4 gli avventisti, 1 le Assemblee di Dio.
E’ una scelta che riflette, anche quasi nella percentuale, la decisione del
Sinodo ’88 che, per 1 voto,
aveva escluso la possibilità per le Chiese valdesi
CHIESA
Il questionario
1) Età:
□ tra 18 e 30 anni
n tra 31 e 45 anni
□ tra 46 e 65 anni
n oltre 65 anni
2) Sesso-,
□ maschile □ femminile
3) Scolarità-,
□ scuola elementare □ media inferiore
□ scuola superiore □ università
4) Hai presentato la dichiarazione dei redditi 1990
(Mod, 140, lOl, 201)?
□ sr □ NO
5) Se sr hai effetuato la scelta di destinazione
dell’otto per mille?
□ SI’ □ NO
6) Se hai effettuato la scelta per quale organismo
l'hai latta?
n Stato □ Chiesa cattolica
□ Unione chiese □ Assemblee di Dio
avventiste
7) Se vi fosse stata la possibilità di scegliere le
Chiese valdesi e metodiste le avresti scelte
cojne destinatarie di una quota dell’otto per
mille?
□ sr □ NO □ NON SO
e metodiste di partecipare
alla quota dell’8 per mille
dell’IRPEF. Quella parte
dei nostri membri di chiesa che erano invece favorevoli ha scelto le altre
chiese evangeliche, non essendo possibile far diversamente.
Dal sondaggio viene una
conferma — a nostro parere — della rappresentatività delle decisioni sinodali.
L’orientamento verso le
Chiese avventiste, più che
verso quelle pentecostali,
è probabilmente dovuto alla migliore informazione e
pubblicizzazione che gli
avventisti hanno fatto circa l’utilizzo dei fondi che
riceveranno dallo stato.
Molto materiale avventista
è arrivato in ogni chiesa.
Non è stato così invece per
le Assemblee di Dio. Ma
questa è solo un’ipotesi.
In ogni caso occorre notare che la scelta per i pentecostali è maggiore là dove c’è una conoscenza più
diretta di queste chiese
(Torino Lingotto).
Alle valli la percentuale
delle destinazioni allo stato è del 15% superiore di
quella delle grandi città.
Qui le chiese avventiste
raggiungono il 50% delle
scelte e i pentecostali il
12%.
Un primo esame, per
quanto riguarda le valli e
Torino, indica inoltre che
non ci sono scostamenti
significativi secondo l’età o
l’istruzione circa la scelta
della destinazione delT8
per mille. Sia giovani (ma
molti di loro, perché studenti, non hanno presentato la dichiarazione), sia
CHI HA PARTECIPATO
Il nostro sondaggio
Sono state 856 le persone che hanno risposto al
nostro sondaggio di domenica 3 giugno. Chi si è recato al culto nelle chiese
di Frali, Massello, Ferrerò, Maniglia, Villasecca,
Fomaretto, San Germano,
Villar Ferosa, Framollo,
Frarostino, San Secondo,
Finerolo, Luserna, Angrogna. Torre Fellice, Torino,
Genova (via Assarotti),
Napoli (Vomero e via dei
Cimbri), Cai vano, ha ricevuto il nostro questionario,
e Tha restituito all’uscita.
I risultati descritti sopra sono, come tutti i sondaggi, da prendersi con
le molle. Indicano una
tendenza di comportamento, e non rappresentano
ovviamente una proiezione esatta di quello che è
avvenuto. Innanzitutto perché il nostro « campione »
è formato solo da quelle
gli anziani hanno uno stesso comportamento, segno
q.uesto di una opinione radicata, che attraversa verticalmente le classi di età
e i livelli di istruzione.
Un’ultima domanda riguardava l’eventualità della scelta per le Chiese vaidesi e metodiste, se fosse stata possibile; il 74,8
per cento ha detto che avrebbe scelto in questo
senso, il 20,8% è invece
contrario in ogni modo, il
4,4% non sa cosa avrebbe
fatto.
Ci sembra che da questa
domanda ne discenda che
un quinto dei membri di
chiesa è sicuramente contrario ai finanziamenti statali alle chiese, mentre i
due terzi sono favorevoli, a patto però che il Sinodo decida in questo senso.
A lato del sondaggio possiamo inoltre avere alcune
conferme circa la frequenza ai culti. Alle valli il 72
per cento di coloro che
hanno risposto al nostro
sondaggio e che hanno partecipato al culto ha un’età
superiore a 45 anni, e solo
l’ll% ha meno di 30 anni.
Tra questi il 40% è uomo
e il 60% donna. Una conferma in più, se c’era bisogno, di una tendenza già
ampiamente conosciuta.
Non dissimile è la situazione di Torino e di Genova.
Giorgio Gardiol
Hanno collaborato:
Luciano Deodato, Giuseppe Piatone, Piervaldo
Rostan e per i grafici
Doriano Coìsson
Farallelamente al sondaggio sul comportamento dei valdesi, abbiamo organizzato — con le stesse
modalità — un sondaggio
presso la chiesa battista di
Torino, via Fassalacqua.
Abbiamo ricevuto 66 risposte (43% maschi, 57%
donne).
Di queste, 59 (l’89,4%)
avevano presentato la dichiarazione dei redditi. Il
risultato delle scelte effet
tuate è il seguente: 40,4%
10 Stato, 34% gli avventisti, 21,3% i pentecostali.
Rispetto ai valdesi, i battisti privilegiano, forse
per una maggior conoscenza, i pentecostali che ottengono una percentuale
doppia.
Circa l’ultima domanda
11 73% avrebbe effettuato
la scelta delle Chiese vaidesi e metodiste se fosse
stato possibile, il 14,3%
no, ed il 12,7% non sa.
Così nelle grandi città
CHIESA
LE SCELTE DEGLI AMMINISTRATORI
Torre Pellice
città laica
persone che in una data
domenica hanno partecipato al culto di un numero limitato di chiese e che hanno voluto rispondere.
'Tuttavia l’intensità con
cui si sono espresse le
scelte a favore dello Stato,
dell’Unione deile Chiese avventiste e per le Assemblee
di Dio crediamo sia molto indicativa della realtà,
almeno nelle proporzioni
tra loro.
Il nostro campione è così composto:
Età: tra 18 e 30 anni 11%,
tra 31 e 45 anni 16,6%
tra 46 e 65 anni 36,5%,
oltre 65 anni 35,9%.
Sesso: 39,7% maschi, 60,3
per cento femmine.
Scolarità: elementari 42,1
per cento, medie inferiori 27,5%, scuole superiori 19%, università 11,4
per cento.
Come si sono comportati, nella scelta sulT8 per
mille, gli amministratori
di un comune come Torre
Fellice, un paese di meno
di 5.000 abitanti che pure
ha sovente espresso, per
fare un esempio negli orientamenti politici, delle
scelte più vicine alle tendenze cittadine che provinciali?
Nel corso della prima
seduta del consiglio abbiamo condotto il nostro
sondaggio.
Ricordato che sono venti
gli amministratori di Torre, schierati quattro sui
banchi della minoranza ed
appartenenti alla Lega
Nord Fiemont e sedici in
una maggioranza che è espressione di una coalizione di sinistra, segnaliamo
che hanno risposto 18 consiglieri, tra cui le tre donne elette.
Alla domanda specifica
sulla scelta operata con
l’ultima dichiarazione ' dei
redditi 15 hanno indicato
lo Stato, 2 non hanno scelto, uno solo ha optato per
una chiesa ed in particola
re per le Chiese avventiste.
Diverso il comportamento rispetto all’ultima domanda del questionario,
quella inerente la propria
scelta nel caso in cui fosse stato possibile optare
per le chiese valdesi e metodiste: 13 avrebbero effettuato questa scelta; 4
consiglieri hanno invece
confermato la scelta dello
Stato, uno si è dichiarato
indeciso.
Dunque, al di là della
rifiessione sul fatto se sia
giusto o meno accettare
questa forma di finanziamento per le chiese, anche
i consiglieri di Torre dimostrano una certa fiducia nella capacità di amministrare della Chiesa
valdese.
E si tratta di una fiducia che si estende anche
ad alcuni fra i consiglieri
« cattolici » di Torre Fellice, sette, che in nessun caso hanno scelto, oggi, la « loro » chiesa ma
hanno optato per una netta
separazione fra chiese e
Stato.
4
cristianesimo
8 giugno 1990
MOVIMENTO 8 MAGGIO
Diritti umani
neila chiesa
L uguaglianza dei diritti di tutti alla ricerca in materia
di scienza, filosofia e teologia - Un movimento europeo
PACE, GIUSTIZIA, INTEGRITÀ’ DEL CREATO
Un segno dei tempi
La bozza di una dichiarazione europea sui diritti
degli uomini e delle donne nella chiesa e sulla libertà di
ricerca è stata preparata dai membri del « Movimento 8
™3.ggio », sorto in Olanda nel 1985 per garantire, appunto, la salvaguardia dei diritti umani a tutti i battezzati,
ed è stata diffusa daUo stesso movimento nel suo incontro annuale del 12 maggio 1990.
Il documento informa che « cristiani tedeschi, belgi, francesi, olandesi hanno dato vita a una Conferenza
europea dei diritti dell’uomo nella chiesa » per affermare e riconoscere « l’uguaglianza dei diritti di tutti », « la
libertà di ricerca in materia di scienza, filosofla e teologia» e «il diritto di ogni credente e di ogni gruppo di
credenti al proprio modo di vivere la fede ».
Pubblichiamo il testo integrale del documento nella
traduzione, di Adista, dal francese.
Owmque nel mondo risuonano appelli alla giustizia: alla giustizia sociale e al riconoscimento dei
diritti delle persone e dei
gruppi. Le chiese possono
dar forza a tali appelli e
contribuire alla loro traduzione nella realtà dei fatti.
Esse possiedono la forza
morale e le strutture necessarie per modificare istituzioni e comportamenti
umani e sono sostenute in
questo compito dalla loro
fede nella uguale dignità di
tutti gli uomini davanti a
Dio e gli uni davanti agli
altri.
Il loro impegno per la
giustizia non può essere
credibile e fattivo se, nelle loro proprie comunità
ecclesiali, i cristiani non
perseguono con impegno
l’attuazione dell'uguaglianza dei diritti di tutti i credenti.
Quanto le chiese riconoscono a parole è ben lontano ancora dal diventare
realmente prassi quotidiana. Vecchie strutture ecclesiali, ereditate da epoche in cui l’ineguaglianza
era ben più facilmente accettata, ostacolano l’attuazione dell’uguaglianza dei
diritti. Questo stato di co,se esige che sia proprio il
popolo di Dio a promuovere iniziative di rinnovamento.
Cristiani tedeschi, belgi,
francesi, olandesi hanno
dato vita ad una Conferenza europea dei diritti dell’uomo nella Chiesa cattolica. Si rivolgono ai loro
fratelli — laici e preti —
e li sollecitano a prendere
iniziative per una riaffermazione di tali diritti, che
incarnano in modo specifico la vocazione della commiità cristiana, conferendole così il diritto di parlare in nome di tutti.
In modo particolare questa Conferenza europea
per i diritti umani nella
Chiesa cattolica chiama ad
impegnarsi per realizzare:
1) L’uguaglianza dei diruti di tutti: donne e uomini, laici, preti e incaricati dei ministeri ecclesiali. Noi crediamo che tutti
sono chiamati all’unità, alla solidarietà e alla uguaglianza in tutti i settori della vita della chiesa, per
questo noi operiamo per
realizzare una più grande
uguaglianza dei diritti di
ciascuno, una partecipazione più egualitaria alla vita
della chiesa, una difesa
contro ogni forma di discriminazione di sesso o di
orientamento sessuale. In
particolare noi intendiamo
operare perché uomini e
donne, anche sposati, possano esercitare funzioni
ministeriali, ricoprire incarichi e assumere responsabilità nella vita quotidiana
della chiesa, ricondotta alla sua dimensione comunitaria.
2) La libertà di ricerca
in materia di scienza, filosofia e teologia, come pure di espressione delle opinioni. E’ per noi motivo
di scandalo che alcuni teologi siano ridotti al silenzio o si vedano ritirare la
licenza di insegnare e che
sia ostacolata la libera discussione sullo sviluppo
della fede e della chiesa.
Ci scandalizza anche la
prassi di tener conto, nella politica delle nomine,
piuttosto della disponibilità a difendere posizioni
tradizionali che la creatività e l’attitudine ad essere attenti ai segni dei tempi.
PALESTINA
Una nuova teologia
della liberazione
Un teologo anglicano legge la teologia
con gli occhi politici dei palestinesi
Con il volume «Justice
and only Justice: a Palestinian Theology of Liberation » è nato un filone
della teologia della liberazione nuovo ed originale
rispetto alle teologie latino-americane ed a quelle
’’nere” (nord-americane e
africane). Ne è autore
Naim Stifan Ateek, palestinese israeliano della valle del Giordano, laureatosi
in teologia a Berkeley
(Usa) ed attualmente pastore nella cattedrale anglicana di S. Giorgio, a
Gerusalemme.
Tesi centrale del libro è
che « Israele ha ricevuto
la terra da Dio a condizione di praticare la giustizia, di rispettare i diritti
dei cananei che occupavano la terra ». Infatti, sottolinea Ateek, il Dio che si
rivela nella Bibbia non è
il Dio di un solo popolo,
ma il Padre comune che
ha creato ogni uomo a
propria immagine e somiglianza ed ama tutti, pagani compresi, il Dio della
giustizia che stringe la
sua alleanza con l’umanità intera.
Quanto al sionismo, secondo il teologo palestinese, esso, sorto all’epoca
del risveglio nazionalistico europeo, è l’erede diretto del movimento degli
zeloti, attivi in Palestina ai
tempi di Gesù, ed è del
tutto estraneo alla tradizione dei profeti e alla loro passione per la giustizia. Ad esso deve essere
contrapposta la « politica »
delle ’’beatitudini” e della
nonviolenza affinché la terra promessa sia dono di
Dio per tutti i figli di Abramo.
E’ necessario, afferma
Ateek, che ebrei e palestinesi si comprendano: questi devono capire le sofferenze subite dai primi
durante l’Olocausto, gli
ebrei devono riconoscere
le troppe ingiustizie commesse nei confronti dei
palestinesi. Una comune
conversione che sola può
portare alla accettazione
della condivisione dell’unica terra. Una prospettiva
che rasenta l’utopia nel
momento in cui l’autore si
spinge a sognare gli Stati
Uniti di Palestina, una confederazione che unisca Libano, Giordania, Palestina
ed Israele in un’unica, pacifica convivenza.
(Adista)
Il testo, di cui pubblichiamo il Messaggio introduttivo, è stato preparato, per
incarico del gruppo dei delegati e degli osservatori italiani a Basilea (maggio 1989),
da Giuliana Bonino, Pietro Giachetti, Sergio Ribet, Eugenio Rivoir. Nell’intenzione degli autori, dato il mandato ricevuto nell’incontro dei delegati e degli osser
vatori italiani (dicembre ’89, a Roma), U
testo avrebbe dovuto essere mandato a
tutte le chiese italiane da parte della Conferenza episcopale italiana e della commissione JPIC delle chiese battiste, metodiste e valdesi. Ma i tempi non sono ancora maturi, evidentemente...
Eugenio Rivoir
Noi ci dichiariamo favorevoli ad una procedura di
nomine che non permetta
di imporre ad una comunità un capo che essa non
intende riconoscere come
tale.
3) Il riconoscimento del
diritto di ogni credente, di
ogni gruppo di credenti al
proprio modo di vivere la
fede. La comunione ecclesiale non esige in alcun
modo la maggiore uniformità possibile. Essa ammette, o meglio essa esige,
un’ampia diversità nelle
forme di vita, che si arricchiscono reciprocamente. Noi deprechiamo l’emarginazione o, peggio, la
condanna dei gruppi e comunità dei credenti che si
sforzano di vivere la loro
fede secondo forme adeguate ai tempi. Esse devono avere diritto di intervenire nella scelta dei loro
ministri. Noi rifiutiamo
ogni forma di centralismo
che non rispetta la vocazione e la responsabilità
propria di gruppi e persone.
( Adista)
Il Coordinamento delle
Comunità di base in Italia ha aderito a questo
appello e cura la raccolta
di altre adesioni di singoli, comunità e gruppi.
Basilea e Seoul vanno capite, continuate, e recepite
nelle chiese particolari.
Le Assemblee ecumeniche di Basilea (15-21.5.1989)
e di Seoul (5-12.3.1990), la
prima a livello europeo e
la seconda a livello mondiale, sono state un sorprendente segno dei tempi.
A Basilea, per la prima
volta dopo secoli di storia, cristiani e comunità
cristiane d’Europa di confessione diversa — cattolici, ortodossi, protestanti —
si sono incontrati, hanno
confrontato il loro impegno per la giustizia, la pace e la salvaguardia del
creato e hanno deciso di
continuare insieme il cammino iniziato e la ricerca
di una testimonianza comune su questi temi.
A Seoul, nella Corea del
Sud, in uno dei tanti paesi divisi nell’enorme continente asiatico, cristiani (e
comunità cristiane) venuti
da tutte le parti del mondo haimo prolungato —
questa volta a livello di
tutti i continenti — l’esperienza di Basilea. L’incontro tra cristiani del Nord
e del Sud del mondo è stato diffìcile e duro, molte
ingiustizie sono state portate alla luce e denunciate, molte grida e molte
proteste sono state espresse.
Eppure — ancora una
volta — dall’incontro di
Seoul (così come era successo l’anno prima a Basilea) è emersa la volontà
di continuare la ricerca, la
riflessione e l’impegno sui
temi Su cui ci si è confrontati e di continuare insieme.
La celebrazione di Basilea è stata più « festiva »,
tanto che la sostanziale
identità di cultura nei partecipanti ha favorito il raggiungimento — nel documento finale — della quasi unanimità dei consensi.
La celebrazione di Seoul,
invece, è stata più « feriale », perché la diversità delle culture rappresentate
ha messo in maggiore evidenza le difficoltà che occorre affrontare e superare. Si sono incontrati, infatti, oltre che chiese diverse, dei mondi diversi: l’Est
e l’Qvest, il Nord e il Sud
del mondo.
Un tempo straordinario
Viviamo un tempo straordinario. L’Europa che
avevamo lasciato a Basilea, un anno fa, non è più
l’Europa di oggi. Trasformazioni che non avevamo
neppure immaginato sono
successe nel corso di quest’anno. Muri sono caduti,
popoli si sono incontrati,
forme nuove di democrazia sono state stabilite e
ce ne rallegriamo. Un po’
dappertutto sono nate possibilità nuove di incontro,
si discute animatamente
di giustizia, si cerca sempre più di affrontare i problemi comuni con il confronto invece che con le
armi.
Certo, ci rendiamo anche
conto che le tensioni sono ancora molto forti, che
molti paesi vivono nel presente una situazione di
paura, in certi casi anche
di scontro duro. Non è
sempre facile trovare soluzioni che siano ispirate da
criteri di giustizia e di pace, ma in questi ultimi
tempi in Europa il confronto ha prevalso sulla
guerra e ne prendiamo atto.
Qggi si parla di « casa
comune europea », ma in
realtà la « casa comune »
da costruire insieme non
è più l’Europa ma il creato. L’« interdipendenza »
dei popoli europei « con
tutti gli altri popoli e con
il creato », rilevata a Basilea, ha acquistato una
evidenza ancor più chiara
e impegnativa a Seoul. Per
cui si deve ribadire con più
forza che « la ristrutturazione dell’Europa può essere realizzata in maniera
adeguata solo nel quadro
della trasformazione del
villaggio mondiale » (Documento finale di Basilea, n.
88).
Uscire dalle mura
delle proprie chiese
Negli sconvolgimenti di
quest’anno le chiese hanno avuto in molti casi un
ruolo di primo piano. Ci
sembra di poter dire che
in più di una occasione
dei cristiani hanno potuto
essere testimoni di riconciliazione (riscattando, se
si può, molti periodi di
cattiva testimonianza del
passato, e anche del presente). Insomma, ci pare
che si possa segnalare la
presenza in più punti del
nostro continente di comunità che hanno saputo confessare e testimoniare la
loro fede nel Signore della pace.
Non è successo sempre
così. Le chiese cristiane
europee devono prendere
coscienza dei limiti presenti nello sviluppo capitalista occidentale, delle vere
e proprie « strutture di
peccato » in cui si muovono.
« E’ giunta l’ora di sostenere tutte le lotte per
la giustizia, la pace e la
salvaguardia del creato.
Dobbiamo liberarci dall’asserv'imento alle strutture di
potere che ci accecano e
ci rendono complici della
distruzione. I cristiani devono lasciare il riparo che
è loro offerto dalle mura
delle proprie chiese per
andare nel mondo in cui
Gesù è venuto » (Messaggio dell’Assemblea di
Seoul).
Un mondo non amato
Dobbiamo ricostruire
questo nostro mondo così
ricco e bello che abbiamo
trasformato in « mondo
nemico ». L’inquinamento
(aria, terra, fiumi e mari)
è sempre più grande: siamo corresponsabili di una
atmosfera sempre più invivibile. Abbiamo sfruttato la natura nel modo peggiore possibile e le conseguenze si riversano contro
di noi.
E — incontrandoci con
altri — ci siamo resi conto di quanto lo sfruttamento di popoli nei confronti
di altri popoli sia diventato sempre più grande. Con
stùpore alcuni domandano
addirittura se sia possibile ritornare indietro.
Facciamo con difficoltà e
con amarezza l’elenco delle situazioni di guerra, di
ingiustizia, di distruzione
del creato.
Proposte di vita
Eppure non possiamo rimanere inerti, né possiamo tacere. A coloro che
insieme a noi hanno vissuto e hanno trepidato nel
corso di questo cammino
comune vorremmo mandare un invito: cercate, con
tutta la vostra sensibilità,
di essere costruttori di pace.
Settori di ricerca e di
impegno non mancano nel
nostro paese:
— l’accoglienza degli stranieri;
— il disagio che porta alla tossicodipendenza;
— la ricerca di una vita
a dimensione umana
nelle nostre città piene
di violenza;
— la differenza di vita tra
donne e uomini;
— la disoccupazione di
molti;
— l’attenzione agli emarginati.
Proposte di incontro
A coloro che hanno collaborato e a coloro che voghono inserirsi nel progetto di ricerca ecumenica su
giustizia, pace e salvaguardia del creato mandiamo
un invito pressante: cercate, con costanza, di lavorare e di impegnarvi insieme.
Ecco alcune possibilità
di collaborazione:
— il confronto ecumenico
ad ogni livello (ricerca
biblica, gruppi di impegno sociale) tra comunità cristiane di confessione diversa;
— rincontro con le comunità ebraiche partendo
da quelle Scritture che
abbiamo in comune;
— il dialogo con altre religioni;
— la solidarietà con tutti
coloro che — credenti
o non credenti, o comunque si vogliano definire — formano gruppi di lavoro in favore
di (e con i) diseredati.
Proposte di riflessione
A coloro che non vogliono fermarsi diciamo: ascoltate le voci di coloro che
gridano.
Per esempio: gli scienziati che chiedono uno sviluppo diverso, i popoli del
« terzo mondo » che propongono una storia e una
riflessione diversa sulla vita, gli sfruttati che si lamentano di ogni forma di
razzismo.
Lo Spirito Santo
ci ha raccolti
Lo Spirito Santo di Dio,
che ci ha raccolti, agirà
ben al di là delle nostre
attese. Noi crediamo che
egli è già all’opera per far
crescere il seme che è stato seminato.
Questa è la nostra speranza.
Questa è la nostra preghiera.
(dal Messaggio di Basilea)
5
8 giugno 1990
protestantesimo 5
CHIESE EVANGELICHE CAMPANE
5“ DOCUMENTO BMV: DIBATTITO
Senza frontiere
Il gruppo ecumenico ’’Immigrazione e razzismo” si organizza per affrontare la difficile situazione dei migranti
Il gruppo « Immigrazione e razzismo », nato in
Campania nel febbraio delF89 dall’aggregazione spontanea di un nucleo di evangelici, cattolici di base e
laici, ha tenuto, il 30 aprile - 1“ maggio 1990, un convegno presso il Centro culturale « Emilio Nitti » di
Ponticelli (Na), dal titolo:
« Senza frontiere: le chiese
evangeliche campane e
l'immigrazione ».
I lavori del convegno,
presieduti dal pastore Giovanni Anziani, si sono aperti con la relazione del sociologo Ugo Santinelli, il
quale ha presentato i risultati dell’analisi del questionario elaborato con il
gruppo e diffuso in un campione di chiese evangeliche campane di varia denominazione. Le chiese oggetto deH'indagine sono
state: la chiesa pentecostale di Aversa, la chiesa libera e la chiesa pentecostale di Berlingieri, le chiese valdesi di via dei Cimbri e di Caivano, la chiesa
cristiana del Vomere, le
chiese metodiste di Ponticelli e Salerno, la chiesa
battista di Pozzuoli.
La domanda fondamentale che ci siamo posti è:
« Come gli intervistati di
una minoranza immaginano e percepiscono le persone di un’altra minoranza? ». Le risposte ai vari
problemi posti dal questionario hanno messo in evidenza, oltre ad un interesse ed una attenzione rilevante al problema degli
immigrati, anche una carenza di informazione ed
una povertà di iniziative
concrete ed adeguate. Si
rende perciò necessario che
le chiese prendano sempre
più coscienza della realtà
e dell’urgenza del proble
ma e, al tempo stesso, della necessità di operare concretamente in questo settore.
Alla valutazione del questionario ha fatto seguito
la tavola rotonda sul tema:
« Situazione, problemi e
prospettive dell’immigrazione in Campania ».
Vi hanno preso parte, in
qualità di relatori: Paolo
Naso, della redazione di
« Confronti », Abba Danna,
segretario nazionale del
CISM-ARCI, don Pietro
Mari, del coordinamento
« Senza frontiere » di Salerno, Aester Hailè lacobson, del Servizio rifugiati
e migranti della FCEI.
Sono stati individuati i
vari problemi e le possibilità di intervento da parte delle chiese. Tali problemi riguardano la ridefinizione della nostra
identità attraverso un dialogo libero ed aperto e la
conoscenza dei vari fattori socio-politico-economici
che sono alla base del fenomeno migratorio.
La chiesa pentecostale
nera di Castelvolturno (Ce),
composta da immigrati africani, ha tenuto il culto
la mattina del 1« maggio.
Subito dopo ci si è divisi
in quattro gruppi di studio per approfondire alcune tematiche: immigrazione e territorio, immigrazione e chiese, immigrazione e scolarizzazione, immigrazione e integreizione di
culture.
La presenza di numerose comunità di immigrati
sul litorale Domizio, a Napoli e sul territorio campano in genere, e i fenomeni, sempre più frequenti, di intolleranza e violenza nei loro confronti sono
stati oggetto di riflessione.
Nell’assemblea plenaria
è stata pertanto espressa
la necessità di creare un
coordinamento campano,
in cui gli immigrati siano
rappresentati, allo scopo
di assicurare punti di riferimento su tutto il territorio.
Assistenza legale, assistenza sanitaria, la creazione di centri di ascolto e
di accoglienza, l’istituzione
di corsi di lingua italiana,
rinserimento nel mondo
del lavoro sono tra le richieste primarie degli immigrati extracomunitari e
tra gli obiettivi del coordinamento: è appunto in
questa direzione che il
gruppo promotore del convegno vuole operare.
I suoi obiettivi immediati sono: la creazione di un
coordinamento campano di
cui facciano parte evangelici, cattolici e forze sociali
(tale coordinamento è già
in atto, sia pur parzialmente); il disegno di una mappa complessiva di comunità, gruppi, organizzazioni e
istituzioni che già operano
nel settore al fine di avere con essi contatti, scambi di esperienze e lavorare a progetti comuni; la
creazione di un centro di
documentazione e raccolta
dati per mettere tutti al
corrente, in maniera puntuale e tempestiva, di
quanto accade dentro e intorno al mondo degli immigrati; il contatto costante con pastori e comunità
della Campania per informare e rendere conto delle attività e dei progetti
del gruppo. Non saranno,
infine, da trascurarsi tutti
gli aspetti connessi alla cura pastorale degli immigrati cristiani.
Sergio Manna
Permangono le divisioni
Dal 12 al 18 aprile ha
avuto luogo a Plön, nella
Germania del nord, la V
Conferenza europea del
CEGe (Consiglio ecumenico dei giovani in Europa), a
cui ho partecipato insieme
a cinque altri giovani evangelici del sud (provenienti
da Napoli, Reggio Calabria
e Foggia).
Per la prima volta la Pasqua è stata celebrata insieme, nella stessa data,
dalle chiese dell’est e dell’ovest, da protestanti, cattolici ed ortodossi. Ciò segna, com’è stato detto durante la conferenza, una
tappa importante nel processo ecumenico, benché
esso sia caratterizzato da
solchi e divisioni piuttosto
marcati. Il simbolo della
conferenza era infatti una
croce multicolore in campo
viola e nero, e a separare
i due colori dello sfondo
appariva una linea obliqua
discontinua, simbolo della
lacerazione, cioè della dolorosa realtà ecumenica.
Questo difficile processo fatto di compromessi,
riavvicinamenti esitanti,
tentennamenti ecc. l’abbiamo vissuto noi italiani
durante i momenti di culto della conferenza. Il ve
nerdì santo, ad esempio, è
stato un giorno di silenzio,
meditazione, digiuno, in cui
ha avuto luogo addirittura
una sorta di « via crucis »,
composta da diverse stazioni dove si era invitati a
meditare o compiere riti
particolari, ma noi abbiamo deciso di boicottare
questo rituale, che ci pareva così cattolicheggiante ed
esteriore. Più tardi sono
venuta a sapere che tali
processioni avvengono da
qualche armo nell’ambito
giovanile protestante in
Germania e in America
Latina, dove vengono seguite da coloro che credono
nella teologia della liberazione.
Altri punti di divergenza
tra le diverse confessioni
nascevano dalla questione
dell’eucarestia, che non abbiamo potuto celebrare insieme a causa dei diversi significati teologici che ogni
confessione vi attribuisce.
Struttura portante della
conferenza sono stati i
gruppi di lavoro su temi
come il rapporto uomodonna, la disoccupazione,
l’Europa del ’92, il materialismo, la chiesa ecc. Io ho
partecipato al gruppo sulla disoccupazione, avendo
Comprendersi
e collaborare
Verso l’Assemblea/Sinoido ’90 - Cosa significa il riconoscimento del battesimo - Il criterio del Solus Christus
CONSIGLIO ECUMENICO DEI GIOVANI IN EUROPA
cosi l’opportunità di conoscere un po’ di più la realtà
di paesi come la DDR, l’Irlanda del nord, il Madagascar e così via attraverso
la viva voce di «autoctoni».
Una serata molto interessante è stata anche quella con i tre ospiti interregionali, che ci hanno parlato della situazione socio-politica rispettivamente nelle
isole Figi ( dove avvengono esperimenti nucleari),
in Eritrea (ex colonia italiana) e in Brasile (questione dell’Amazzonia e della
miseria della popolazione).
In complesso, posso dire
che malgrado tutti i limiti
dell’ecumenismo, la difficoltà oggettiva a venirsi incontro che, penso, bisogna
considerare ad occhi bene
aperti, la conferenza è stata molto interessante per
via delle possibilità d’incontro tra popoli e culture
diverse che ci ha offerto; a
prescindere dagli aspetti
negativi (ad esempio la
scarsa democraticità dello
staff organizzatore), l’aspetto umano e socializzante della conferenza è senz’altro stato il più interessante.
Luisa Rivoira
Il tono della nota sul
convegno BMV tenutosi a
Tramonti sembra voler essere di superamento di resistenze alla collaborazione proposta « alla riflessione » da) V documento
BMV. Chi pone ostacoli?
E’ il corpo pastorale, dice
la nota, beninteso si tratterà dei 6-7 pastori del
Circuito. La base, suggerisce la nota, è molto più
avanzata, peccato che ci
siano i pastori...
Non è questo un commento che calca le tinte,
rileggere per credere (cfr.
p.3, numero del 18 maggio). In buona sostanza
ciò che il documento ci
chiede, cioè la discussione,
appare frenante. Sono le
’’disquisizioni teologiche”
che infastidiscono e, purtroppo, c’è pure qualcuno
che dà loro peso. Ci chiediamo: è stato letto e studiato il documento? Se ne
è capito lo spirito e lo scopo? Il documento ripropone la discussione in vista
deU’individuazione di modalità di collaborazione. Il
documento riconosce che
c’è ancora da ricercare una
piena intesa, ad es. sul
battesimo. Scrive il documento: « Il dibattito battesimale continua» (p. 14).
L’orizzonte di una chiara e
pattuita collaborazione, tra
chiese, tra MV e B, è davanti a noi. La collaborazione, che è già storia decennale per diverse comunità, non è ancora sancita
a livello di decisione ecclesiale generale. Non c’è e
per questo la si ricerca.
Si vuole andare al di là
della collaborazione in
campo federativo o formativo, ci si vuole confrontare come chiese, per trovare, in quanto chiese, una
più avanzata forma di
cooperazione da tutti accolta. Il documento scrive: « Per questo l’incontro
Assemblea/Sinodo dal punto di vista pratico si limita a proporre tre aree
di intervento: l’evangelizzazione, la collaborazione, il
giornale unico» (p. 17).
Ma la base, a cui la nota
sul convegno di Tramonti
fa riferimento, può anche
ritenere troppo timido il
passo, troppo prudente l’orizzonte. Ma è proprio corretto farlo contrapponendo coraggio della base a resistenza pastorale? Se il
coraggio della base partorisce riflessioni di questo
genere: « Certo è che la
realtà incalza e che ormai
alla tradizionale ortodossia si contrappone sempre
più un corretto operare »,
ad essa va chiesto cosa
quella frase vuole significare. Oos’è l’ortodossia
tradizionale? Quella per
cui, non a caso, ma per
fondate ragioni teologiche
reputiamo d’essere battisti, metodisti, valdesi? Se
una corretta ortoprassi deve spazzare via ciò che
fonda l’identità di queste
chiese, ci chiediamo su
quale altra ortodossia si
fonderà la chiesa a cui si
dice di pensare, ma di cui
non ci si prende la briga di
dire alcuna nota.
Eppure il documento che
stiamo leggendo recita:
« In nessun modo gli attua
li esecutivi desiderano incoraggiare scorciatoie teologiche o procedure sincretistiche» (p. 28).
La nota sul convegno di
Tramonti, a nostro giudizio, non sprona alla collaborazione, non più dì
quanto lo possa fare la
confusione! Di tono più
« teologicamente » sano e
cauto è l’articoletto del
pastore Pieix) Bensì sul
’’Testimonio” (3 apr. c.a.).
Dopo avere ricordato ciò
che è in analisi, conclude
con un appello al ’’coraggio
delle opinioni”, alla franchezza dei pareri: « senza
paura di offendere qualcuno o con il desiderio di
piacere a qualcim altro ».
Sorretti da tali consigli
esprimiamo un parere: ci
auguriamo che non passi
un riconoscimento ’’fra le
persone” che consenta a
credenti di confessione MV
di essere ’’membri aderenti” di una chiesa battista.
Che riconoscimento è? Il
pastore MV che servisse in
una chiesa battista ne sarebbe solo un ’’membro
aderente”, o si potrà fare
eccezione solo per chi, come lo scrivente, avesse avuto anche il battesimo '
”da adulto”?
Sarà il pastore un ”iscritto” a pieno diritto ed
altri non potranno esserlo? Il pastore Bensì, per
la collaborazione territoriale, esorta a ’’lealtà, rispetto, delicatezza”. Va
bene, ma il nodo del battesimo non è scioglibile cambiando pastore all’occorrenza. Se, come Bensì scrive, il battesimo MV non è
equiparabile a quello cattolico, occorrerà procedere nel dialogo per ottenere il riconoscimento da
parte battista.
L’ultimo lavoro di Karl
Barth sul battesimo non ci
aiuta a superare l’ostacolo? Non ci convince neppure quanto afferma il V
documento BMV circa il
fondamento del riconoscimento reciproco, là ove pare fondarlo su: fede in
Cristo, riconoscimento della realtà dinamica dello
Spirito Santo e pratica
dell’amore (p. 23). Non
già perché non siano elementi fondanti, ma perché
non se ne esplicitano i significati ecclesiologici. La
storia del dialogo tra confessioni protestanti, storia
contemporanea, vedi documenti di Leuenbérg del
dialogo luterano-riformato, ci porta ad una ben più
fondata analisi, che sa uscire dalla genericità per
affrontare le Implicazioni
bibliche, dogmatiche e
ecclesiali della fede cristologica, del dono-azione
dello Spirito e dell’amore.
Non basta volere collaborare, o il desiderio dì riconoscerci.
Guardiamo all’Assemblea-Sinodo puntando agli
obiettivi parziali, ma già
importanti, dal documento
indicati. Il pragmatismo
non c’entra, occorre chiarezza, ricerca paziente e
lealtà. Siamo grati ai teologi, laici o pastori che
siano, che non solo Trinano dubbi, distinzioni,
precisazioni, correzioni,
ma che vogliono e sanno
dare un meditato contributo ad un cammino ecumenico di ampio respiro
e di lunga fatica. C’è una
nozione cara a tutto il
protestantesimo, che da
tutti può essere ripresa
per trovare strade d’intesa, la dichiarazione programmatica del ’’Solus
Christus”, criterio ermeneutico che può sospingere gli iperprudenti, fare
uscire dagli steccati confessionali, come sa fare discutere sui ’’sacramenti”
allontanando dai vicoli ciechi dei ’’sacramentalismi”.
Alfredo Berlendis
BERLINO
Pastore, ministro
della difesa, pacifista
Il pastore Rainer Eppelmann, 47 anni, rimane fedele alle sue convinzioni.
Già responsabile del movimento per la pace e uno
dei leader della contestazione al regime comunista,
il presidente di « rinnovamento democratico », oggi
ministro della Difesa della
Repubblica democratica
tedesca (RDT), concepisce
il suo nuovo ruolo come
quello di « ministro del disarmo ».
Il titolo di un suo recente volume è significativo: Un ministro per il disarmo e la difesa.
Rainer Eppelmann, nella
sua nuova carica, deve intrattenere rapporti quotidiani con le gerarchie militari, a cui si indirizza
chiamandoli semplicemente « signori ».
Nel momento di assu
mere l’incarico, il ministro
Eppelmann, si è indirizzato al generale sovietico
Schuraliov, responsabile
dell’Armata rossa in RDT,
affermando che « con il
vostro atteggiamento avete impedito un bagno di
sangue com’è avvenuto in
Cina e in Romania ».
Ira i problemi che il
ministro, pastore, pacifista
dovrà affrontare prossimamente vi è la proposta del
nuovo partito comunista
della RDT che chiede di
abolire il servizio militare
obbligatorio. « Davanti all’immenso debito morale e
storico accumulato dai tedeschi nelle ultime due
guerre mondiali, solo una
Germania, democratica, antifascista e demilitarizzata
è oggi accettabile », dicono
i nuovi comunisti.
(BIP)
6
cultura
8 giugno 1990
FEDE E IMPEGNO POLITICO
RELIGIONE E LIBERTA’ NELLA SCUOLA
Al servizio
della città
Un modo laico di vivere la politica Etica del servizio e responsabilità
Mentre v’è chi lavora intorno al progetto di una
grande Europa cristiana e per questo s’inserisce nei proC€ssi di trasformüzione iti atto cdVEst^ non è fuori luogo
interrogarsi sul ruolo e la posizione del credente all’iniemo della società. Un problema, certo, non nuovo; ma
che deve essere ripreso, ripensato, ridefinito sempre del
continuo, proprio perché la società muta, e quindi le
risposte da dare non possono mai rimanere le stesse.
Il credente non è indifferente alla società nella quale vive, e non si sente né superiore, né inferiore ad essa;
non ha da insegnare niente a nessuno, ma è chiamato
u dare ¡1 suo contributo positivo, nello sforzo comune
per il progresso e la libertà.
Le righe che seguono sono il contributo di una persona impegnata sia a livello di chiesa che di società;
per questo possono essere uno stimolo alla riflessione.
(red.)
Come credenti evangelici
viviamo nella realtà di ogni
giorno come tutti, affrontiamo gli stessi problemi al
medesimo livello degli altri, e ciascuno di noi è libero di scegliere fra le proposte politiche che la società
propone.
Certamente siamo lì con
la nostra specifica identità,
con la nostra scelta personale di lasciarci interj)ellare ogni giorno di nuovo dal
messaggio dell’ Evangelo
nell’ambito in cui viviamo
e portiamo le nostre responsabilità. Non abbiamo
una dottrina sociale cristiana da far valere, non pretendiamo di tradurre l’Evangelo in leggi dello Stato, né abbiamo un partito
cristiano.
Nel partito al quale diamo il nostro consenso, viviamo la spinta che ci viene dall’Evangelo verso gli
altri, a lavorare per il bene
degli umili, a incominciare
dagli ultimi e dalle vittime
del nostro tipo di sviluppo,
oltre che a favore della salvaguardia del creato. Questo atteggiamento rende
impossibile la demonizzazione di altri, esclude qualsiasi tipo di crociata, e ci
porta, invece, a cercare
l’intesa attraverso il confronto, la crescita comune,
la collaborazione. Un modo
laico di vivere la politica.
Qualche esempio. Pensiamo alla deresponsabilizzazione diffusa un po’ ovimque, nella vita pubblica o
privata, che porta a un evidente disorientamento etico, ad un allontanamento
dalla partecipazione alla vita politica e che si traduce
in una perdita di fiducia
nei confronti delle istituzioni. Un’idea portante per
una nuova politica è la ricostruzione di coscienze individuali responsabili. Libertà nella responsabilità.
Abbiamo bisogno di perso
LUINO
Centenario
della chiesa
Domenica 10 giugno la
Chiesa metodista di Luino ricorda il primo centenario della sua costituzione. Appimtamento alle
ore 10 nel tempio di via
XXV aprile.
Sono in programma ima
rievocazione storica e un
concerto delle corali di Milano e di Torre Pellice.
ne che sappiano assumersi
fino in fondo le proprie responsabilità, che non deleghino agli altri gli impegni che sono in grado di assumere in prima persona.
Un’altra idea portante
dovrebbe essere la riscoperta dell’etica pubblica.
Quando l’etica è solo un
fatto privato, la vita pubblica si contamina con la
corruzione, la casa cornune viene lasciata in balia
deH’inefficienza e del vandalismo.
Occorre riscoprire soprattutto l’etica del servizio. A ogni livello: dall’insegnante al funzionario statale, dal negc«iante al professionista, fino a coloro
che sono chiamati ad assumersi delle responsabilità
pubbliche. Politici e amministratori devono essere al
servizio dei cittadini, della
città e del paese, e non al
servizio del potere personale, di gruppi economici o
di partiti.
Questa è la strada che
può ricondurre alla riscoperta della fiducia nelle
istituzioni, così essenziale
per una vita democratica
che non sia terreno di coltura né della criminalità,
né dei corporativismi esasperati, né delle leghe. Dobbiamo altresì lavorare per
un’ etica del cosmopolitismo, che rispetti la varietà
delle identità etniche e religiose, in cui la diversità
sia una ricchezza.
Una comunità in cui tutti condividere uguali responsabilità, uguali doveri,
uguali opportunità.
Valdo Benecchi
La storia infinita
Un libro interessante ed atteso sulla complessa questione deH’insegnamento della religione nella scuola di Stato - Un problema irrisolto che ci coinvolge
T! bel libro di Nicola Pagano, Religione e libertà
nella scuola f è un dossier
di ampia e puntuale documentazione su Un tema che
torna ad essere in questi
giorni di scottante attualità. E’ una sintesi agile di
rigorosa scientificità, e insieme uno strumento divulgativo di aggiornamento su una questione che
qui in Italia sembra non
dover avere mai fine, se è
vero che si trascina da quasi sei anni in una sequenza interminabile di ricorsi, sentenze ai più diversi
livelli, interventi dei più
alti gradi della gerarchia
ecclesiastica, nuovi ricorsi,
nuove sentenze...
Partiamo
da lontano
La storia comincia da
lontano. La prima parte
del lavoro ripercorre le diverse fasi dello sviluppo
della scuola in Italia e documenta come il problema dell’insegnamento della religione cattolica vi sia
fortemente intrecciato, e
costituisca una spia significativa del modo di intendere il più generale rapporto tra lo Stato e la
Chiesa. La seconda parte,
più della metà del lavoro,
è la storia degli ultimi sei
anni, aggiornata alle più
recenti battute della sentenza del Tar del Lazio (28
febbraio 1990) che, sulla base della precedente sentenza della Corte Costituzionale (n. 203), ribadisce che
gli alunni che non si avvalgono dell’insegnamento
della religione cattolica
non sono tenuti a seguire
discipline alternative e possono lasciare la scuola durante lo svolgimento dell’ora di religione cattolica.
Ma la storia non finisce
qui. Sappiamo anche come è andata avanti in questo scorcio di anno.
La questione
giuridica
Il libro di Pagano risulta poi particolarmente stimolante perché riesce a
coprire praticamente tutti
gli aspetti di una questio
LA SOLIDARIETÀ
SI IMPARA... OIOCAHOO
nuovo SUSSidiO
JA per ranimazione
a scuota, nei gruppi,
in partocchia
Una raccolta
di giochi
con schede da
fotocopiare, tracce
e documenti per
passare dalla finzione
alla realtà, dal gioco
alla discussione
Uno Strumento
per imparare a costruire
I rt fu tu mondo di dornsni
Perinlornmiòni: CISV - c.so Chiari !2Ì/6 • TOP,ilio -laiQ11/3öilS07-:r4
ne assai complessa, dalle
più diverse implicazioni:
culturali, politiche, religiose, ma anche giuridiche,
legislative, e poi didatticopedagogiche, sindacali...
Proverò ad isolare tre aspetti che mi paiono significativi, in rapporto ai quali è possibile indicare linee
concrete di azione, che del
resto il libro di Pagano già
implicitamente suggerisce.
Il tema
legislativo
Il primo aspetto è quello giuridico-istituzionale.
Airindomani dell’approvazione del nuovo Concordato, alcune forze politiche
ed alcuni settori dell’opinione pubblica nazionale
sottolinearono la positività
di quelle che alla coscienza laica e non cattolica parevano acquisizioni fondamentali: il superamento
dell’anacronistica concezione della religione di stato
(come dalla prima proposizione del Protocollo addizionale); la reale facoltatività (il diritto di avvalersi o non avvalersi) delrinsegnamento della religione cattolica (come dall’art. 9.2 del Concordato).
In realtà è avvenuto che
la successiva Intesa (Falcucci-Poletti) prevista dall’art. 5b del Prot. addizionale e le relative circolari ministeriali, proprio sulla base di affermazioni
contenute nello stesso Concordato (il valore della
cultura religiosa e i principi del cattolicesimo come costitutivi del patrimonio storico del popolo italiano), hanno reintrodotto
un sistema di vincoli che
snatura quelle acquisizioni e che risulta peggiore
del precedente. Il problema non Sembra dunque
quello di distinguere tra un
buon Concordato ed una
sua cattiva traduzione legislativa, come pure nel
dibattito tante volte si è
fatto; il problema è di riconoscere piuttosto che la
normativa è cattiva in
quanto ha la sua radice
in un cattivo Concordato.
Anzi: il Concordato, in
quanto strumento giuridico di regolazione dei rapporti tra Stato e Chiesa,
è una soluzione anacronistica di privilegio che va
superata, perché rappresenta insieme un attentato alla laicità dello Stato
e alla libertà della Chiesa.
Che esistano soluzioni non
lesive dell’autonomia dell’uno e deH’altra è testimoniato dalle Intese che
lo Stato stipula con le confessioni religiose diverse
dalla cattolica (art. 8 della Costituzione), in particolare dall’Intesa con la
Tavola valdese. Una soluzione che nella linea interpretativa di N. Pagano risulta la traduzione coerente della rigorosa concezione separatista espressa nella nota formula: « libera
Chiesa in libero Stato ».
Quale che sia la definizione dell’Intesa sul piano
della dottrina giuridica
(fonte atipica rinforzata;
stipula tra ordinamenti diversi, originali e indipendenti), è ben chiaro che
l’Intesa non è un Concordato, e per la diversa radice costituzionale che la
fonda (nessun riconoscimento per le chiese stipulanti di una sovranità autonoma pari a quella dello Stato, come per la chiesa cattolica) e per il rifiuto di ogni tutela, ingerenza o privilegio in rapporto alla loro esistenza, da
parte dello Stato.
Il secondo aspetto è
quello legislativo-normativo. Se è vero che, come
s’è detto, già il nuovo Concordato conteneva alcune
impegnative affermazioni
di principio da cui si sono fatti discendere l’inserimento e la collocazione
organica dell’insegnamento
della religione cattolica
« nel quadro delle finalità
della scuola », è altrettanto vero che l’obbligo di seguire « una materia alternativa » per coloro che
non se ne avvalgono è
una pura invenzione introdotta la prima volta dalla Circ. min. 368/’85: ed
è risaputo — sostiene Pagano — che una. circolare
ministeriale, cioè una norma di grado inferiore, non
può creare, in assenza della legge, un diritto e un
obbligo di legge. La prerogativa legislativa spetta
innanzitutto al parlamento
e al governo (p. 94). Ci si
chiede, in altri termini, secondo quale logica ha potuto accadere che l’esercizio di un diritto di scelta
si sia trasformato in un
obbligo; che la facoltatività che sembrava acquisita
sia stata trasformata in
opzione obbligatoria o, se
si vuole, in una « facoltà
dimezzata ». Ed è questo
11 punto più critico di tutta la questione, che in questi anni ha dato luogo a
ben sette sentenze del Tar
del Lazio, a tre del Consiglio di Stato (più la recente sospensione della sentenza del Tar), ad una importante sentenza della
Corte Costituzionale (n. 203,
12 aprile 1989) che, per la
chiarezza con la quale stabilisce che la materia alternativa, « per coloro che
non si avvalgono, è uno
stato di non obbligo », sembrerebbe dover mettere fine, sul piano dei principi,
alla vicenda dell’ora di religione. E invece così non
è stato. Per quanto frustrante e logorante possa
apparire a molti, è ancora prevalentemente su questo terreno dei ricorsi alla magistratura che dovrà
continuare la battaglia.
Implicazioni
culturali
Infine, il terzo aspetto è
quello più largamente cuiturale-religioso. I termini
aspri della discussione, il
tentativo sistematico di
« appropriazione » confessionale di ogni espressione della cultura religiosa
in Italia hanno largamente impoverito e isterilito il
dibattito, costringendolo
nell’imbuto di una secca
alternativa che ogni volta
ha il sapore di un conteggio referendario: religione
cattolica sì, religione cattolica no. Perché è di questo che si tratta, è solo,
banalmente, di questo che
si è stati costretti a discutere. Per quanti sforzi si
vogliano fare per negare il
carattere confessionale di
questo insegnamento (non
sarebbe catechesi, ma semplice proposta, la cui confessionalità non comprometterebbe un approccio
storico e critico), non si
vede allora la ragione della gelosa riserva per la nomina degli insegnanti di
religione da parte dell’autorità ecclesiastica.
E pertanto ci sentiamo
doppiamente defraudati:
in quanto intellettuali, o
più semplicemente in quanto cittadini di questo Stato, ci sentiamo defraudati
dell’apporto specifico che
la dimensione religiosa
(nella sua accezione non
confessionale) avrebbe potuto dare (e non ha dato)
alla cultura italiana, rimasta per questo sorda ed
« impermeabile » ad ogni
considerazione del « fatto
religioso »; in quanto credenti che si richiamano alla stessa fede cristiana, ci
appare incomprensibile
che da parte cattolica si
voglia con tanta ostinazione perseguire la via della
cristianizzazione della società, di una dimensione
presenzialista che non rinunzia a proporsi, o piuttosto ad imporsi con ogni
mezzo. Esemplare ci sembra l’appello rivolto ai vescovi italiani dalla Federazione delle chiese evangeliche il 25 settembre 1987.
nel quale li si invita « a
rinunziare a mantenere all’insegnamento concordatario una centralità che non
ha e non può avere nella
Scuola pubblica »; li si invita « a rinunziare a garantirgli un’alta frequenza
per mezzo di obblighi, di
collocazioni orarie, di ore
alternative e di parcheggio forzato a scuola »; li
si invita ad « accettare il
carattere del tutto facoltativo che un tale insegnamento non può non avere
oggi in Europa »; solo così « saremo tutti liberi di
offrire ai giovani gli strumenti di conoscenza del
fatto religioso e dei testi
fondamentali della tradizione ebraico-cristiana in una
scuola adulta, pluralistica
e laica, senza luoghi privilegiati, senza garanzie dottrinali, senza potere ecclesiastico... o spazi protetti »
(pp. 131-132).
E’ davvero così impossibile che questo avvenga?
Rosanna Nitti
‘ N. PAGANO, Religione e
libertà nella scuola (A cura deh
la Federazione delle Chiese evangeliche e della Società di
studi evangelici), Torino, Claudiana, 1990, pp. 205, L. 18.000.
Protestantesimo
in TV
DOMENICA 10 GIUGNO
ore 23.30 circa - RAIDUE
Replica
LUNEDI' 18 GIUGNO
ore 9 - RAIDUE
INSIEME VERSO IL FUTURO
La riunione del Presidium
della Conferenza delle chiese europee (KEK) a Santa
Severa fornisce l'occasione
per un discorso sui ruolo
attuale delle chiese nel vecchio continente.
7
8 giugno 1990
prospettive bibliche 7
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
<>
VIENI
SPIRITO
CREATORE
« Se voi mi amate, osserverete i
miei comandamenti. Io pregherò il
Padre, ed Egli vi darà un altro Consolatore, perché stia con voi in perpetuo, lo Spirito della verità, che il
mondo non può ricevere, perché non
lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché dimora con voi, e sarà
in voi » (Giov. 14: 15-17).
Al fallimento del Golgota si contrappone il tempo nuovo della risurrezione. L’angoscia e la solitudine interiore dei discepoli sulla via di Emmaus dileguano nel dialogo con il
Maestro ritrovato. E dall’incontro
con il Cristo vivente nasce la chiesa.
Assenza e presenza di Cristo nella
chiesa possono essere risolte in chiave sacramentale. Ma c’è di più. C’è
qualcosa che travalica la chiesa ed è
la presenza dello Spirito di Dio. Dio
ha parlato attraverso il Gesù storico,
il Cristo degli Evangeli e continua
a rivelare la sua volontà attraverso
lo Spirito.
L’incontro con Dio
L’antica teologia giudaica vedeva
nelle grandi figure patriarcali i mediatori tra il popolo peccatore e l’Onnipotente, così come (ma in forma
più enfatizzata) la teologia cattolica
presenta la Madonna come mediatrice tra Dio e gli uomini. L’Evangelo di Giovanni ci ricorda che è possibile una relazione diretta tra Dio e
l'umanità attraverso lo Spirito di
Cristo. C’è una diversità ma non una
differenza nella qualità della presenza di Dio. Le antiche speculazioni tra
ortodossia occidentale ed orientale
sul ’’filioque” ovvero se lo Spirito
procede non solo dal Padre ma anche
dal Figlio, si stemperano nella considerazione che lo Spirito c'invita a
scoprire la volontà di Dio manifestata in Cristo. Non c’è contraddizione
tra ciò che dice il Padre, o il Figlio, o
lo Spirito: l’Evangelo di Giovanni
non è preoccupato dei rapporti interni alla Trinità; gli preme soltanto ricordarci il fatto che Dio è realmente
presente nella nostra difficile storia
umana. Incontrando Dio incontri il
suo Spirito e conosci, in modo nuovo, Gesù.
Lo Spirito ci sostiene nelle nostre
insicurezze, nelle difficoltà che caratterizzano l’impegno dei testimoni:
Lo Spirito santo è il grande sconosciuto: inafferrabile, eppure presente; promesso e dato, ma mai come possesso personale; la chiesa ne
parla, ma sempre in modo approssimato e deludente. E probabilmente
non può essere diversamente: è lo Spirito che fa parlare la chiesa, la
rende capace di predicare l’evangelo, di testimoniare della vita del risorto, di annunciare la riconciliazione, e non viceversa. Lo Spirito è il soggetto dèlia predicazione e non l’oggetto.
Eppure non possiamo fare a meno di parlarne; se non altro per riconoscere, come in questo scritto del past. G. Platone, che la sua azione può
dispiegarsi anche nella nostra vita, ed invocarne la presenza attuosa, efficace, creatrice, (red.)
solitudine, incomprensione, marginalità. Se il cammino della testimonianza a cui Cristo ci chiama fosse una
tranquilla passeggiata o una vita di
normale amministrazione di "atti liturgici”, non si capisce perché avremmo bisogno, tutti i giorni, del "Consolatore” — letteralmente di un
avvocato (Colui che è chiamato)
— ovvero di un difensore. Secondo il grande traduttore della Bibbia Giovanni Diodati (XVII sec.),
il Consolatore è una « persona, la
quale, per li suoi ragionamenti conforta gli afflitti (...), lo Spirito Santo
che insinua dolcemente le promesse
di Dio nei cuori dei fedeli e forma in
loro dè sospiri inenarrabili di sante
orationi ».
Con l’aiuto dello Spirito di Dio il
testimone può dire la verità contro
la menzogna, può resistere contro la
tentazione di scendere a patti con
la corruzione e le logiche di morte
del mondo in cui viviamo. Se si considera questo Spirito una faccenda
facilmente adattabile alle nostre esigenze, allora si confonde la comunione con Dio con l’essere in comunione
soltanto con noi stessi. Teoricamente aperti alla volontà di Dio, di fatto
poco disponibili ad imboccare nuovi
itinerari o compiere scelte coraggiose, spesso coloro che dovrebbero vivere sospinti dallo Spirito vivacchiano nel grigiore di una religiosità ripetitiva e conformista. Lo Spirito di
Dio diventa uno spirito di adattamento alla situazione. Ma lo Spirito che
attraversa gli Evangeli è uno Spirito
che vivifica e che ci scuote da una fede ripiegata su se stessa e timorosa
delle "cose nuove”. Come mai questo
Spirito è così poco visibile, cosa c’è
che non funziona? E’ come un motore potente, ma privo di carburante.
Lo Spirito, come un avvocato, ci
difende per una giusta causa; lo Spirito, come Consolatore, piange con
noi su una sconfitta subita nella bat
taglia per l’unità, la pace, la giustizia,
l’amore; lo Spirito, come uno strenuo Difensore, si schiera con noi affinché la verità in cui crediamo non
resti infruttuosa. Ma se pretendiamo che questo Spirito difenda il
nostro privato orticello, le nostre
vanità personali di narcisi megalomani; se l’Avvocato lo invochiamo
solo per distruggere spiritualmente i
nostri avversari; se il Consolatore deve asciugarci le lacrime delle nostre
frustrazioni quotidiane, allora stiamo vivendo uno spirito diverso da
quello di Cristo.
Non dimentichiamo comunque che
una ricerca sbagliata può essere riconvertita. In sostanza noi cerchiamo di colmare un vuoto che si è creato accanto e dentro di noi dal momento in cui si è esaurito il confronto con la Parola di Dio; questo confronto è il carburante che fa girare
il motore della nostra vita personale
e comunitaria.
Non basta il grande entusiasmo
iniziale, non basta credere una volta
per tutte nella presenza di Dio che in
Cristo ci salva, bisogna anche lasciarsi rinnovare da questa presenza ed
aprirsi ad un continuo confronto. Lo
Spirito ci spinge a questo confronto.
Lo Spirito è un dono, non è un possesso; sceglie chi vuole e soffia dove
vuole.
Lo invochiamo come ha fatto chi
ci ha preceduto nei secoli, dicendo:
« Vieni, Spirito creatore » perché vogliamo diventare liberi e capaci di
continuare a camminare con il Risorto: « Se mi amate osserverete i miei
comandamenti ». Lo Spirito di Dio
vuole mantenere vivo in noi il rapporto tra l’amore per la causa dell’Evangelo e i fatti concreti che manifestano questo nostro amore.
Lo Spirito « c’insegnerà ogni cosa » e ci riporterà puntualmente al
confronto con la Parola di Cristo.
Senza questo serrato dialogo tra la
nostra volontà e quella di Dio, la fede
rischia di diventare puro sentimentalismo. E’ più facile guardare in alto
che vedere Cristo nel volto di coloro
che incontriamo ogni giorno.
Lasciarsi afferrare dallo Spirito significa provare a vivere fino in fondo
l’avventura del discepolato cristiano.
Le mezze misure, le incertezze. Tintima paura di venire troppo coinvolti
dalla vita nuova di Cristo costituiscono seri ostacoli ad una piena realizzazione di una vita di fede.
Lo Spirito muove la comunità dei
credenti verso progetti di giustizia, di
riconciliazione, di condivisione. Ci
vogliono grandi spazi, grandi ideali,
nessuna garanzia se non l’amore di
Dio per vivere nel concreto la Parola
di Cristo. Ed allo stesso tempo ci
vuole prudenza, riflessione, serietà,
lungimiranza, preghiera per mettere
in pratica la Parola evangelica.
La nostra fiducia
In questa tensione tra Spirito, libertà e obbedienza, tra grandi slanci e quotidiana costanza nell’impegno scopriamo la gioiosa certezza di
non essere soli: lo Spirito ci sostiene.
Come ha sostenuto sino ad oggi gli
uomini e le donne che, malgrado le
difficoltà, le amarezze, gli affetti troncati, le delusioni e le umiliazioni non
si sono stancati di camminare con il
Risorto. Non serve un Consolatore a
chi ha il culto di se stesso; inutile un
Avvocato a chi sa molto bene autogiustificarsi e crearsi degli alibi; inutile anche un Difensore a chi non ha
grandi battaglie da intraprendere se
non curarsi i propri guai personali.
Lo Spirito ci fa vedere quanto ci
sia da lavorare per la giustizia, per la
solidarietà con i minimi, per la riconciliazione e la nuova umanità.
Possiamo far finta di niente e rinunciare a un compito così grande ed
importante solo perché temiamo di
rimetterci? Ma a conti fatti non ci
rimetteremo perché l’amicizia con
Dio, avere la compagnia del suo Spirito mentre lavoriamo per il progetto che ci affida è Tunica vera ricchezza per la quale valga la pena spendersi senza risparmio.
Vieni dunque. Spirito creatore, nelle nostre vite, trasformale e rendile
adatte allo scopo che vuoi raggiungere nella nostra umanità.
Giuseppe Platone
8
8 vita delle chiese
8 giugno 1990
ASSEMBLEA DELL’XI CIRCUITO
SINODO LUTERANO
L’evangelizzazione oggi Le tre identità
Finita la paura del proselitismo si riscopre la necessi- | luterani in Italia riaffermano il loro impegno nel paetà dell’evangelizzazione come appello rivolto al singolo se, nell’ecumene e in Europa - Una chiesa in cammino
Tenutasi il 19 e 20 maggio a Ecumene (Velletri)
con carattere straordinario per un dibattito sui
grandi temi deli’evangelizzazione e delia predicazione oggi, non ha fallito lo
scopo prefissosi, anche se la
partecipazione è stata inferiore al previsto: presenti una trentina di persone,
tra i delegati di 8 comunità (5 valdesi: Roma p. Cavour, Roma V. IV Novembre, Forano, Colleferro e
Ferentino; e 3 metodiste:
Roma XX Settembre, Roma Ponte S. Angelo e Terni) ed alcuni predicatori
locali. Ospite graditissimo
il pastore Archimede Bertolino di S. Secondo di
Pinerolo il quale, nella sua
funzione di segretario per
l’Italia della Missione evangelica contro la lebbra, ha
intrattenuto l’Assemblea
sull’opera di quella Missione, con bellissime diapositive, in India e nel
Nepal. I due culti mattutini sono stati celebrati dal
fratello Federico Roela
e dal pastore Bertolino;
centrati il primo sul buon
uso dei doni terrestri di
Dio e sulla missione dei
settanta (Eccl. 5: 18-20 e
Luca 10: 1-9), ed il secondo sulla moltiplicazione
dei pani e dei pesci (Matt.
14: 13-21), essi diedero ai
partecipanti l’esatta nozione di quel che si deve intendere ed attuare oggi
come evangelizzazione e
predicazione, alla luce della sola Parola del Signo
Ecumenismo
d’urto
I lavori, presieduti diligentemente dal sovrintendente in carica past. Giovanni Conte di Roma, si
sono svolti sulla falsariga
della relazione del Consiglio di Circuito, il quale,
dopo un fraterno scambio d’idee, è stato rieletto
nelle persone di Giovanni
Conte, sovrintendente, e
dei fratelli Armando Di
Carlo, Federico Roela,
Paolo Scarinci e Franco
Sommarli, quest’ultimo in
sostituzione di Stefano
Volpi, assente giustificato.
A questo fratello l’Assemblea del Circuito ha tenuto
ad inviare un messaggio di
saluto e di riconoscenza
per il lavoro svolto.
II dibattito, ampio e a
volte serrato, si è soffermato essenzialmente sulla vita delle chiese, con
particolare riguardo all’impegno comunitario, agli incontri ecumenici, ai predicatori locali, alle due questioni dell’8 per mille e
della defiscalizzazione del
reddito imponibile, ed infine alla evangelizzazione,
dentro e fuori « i recinti
sacri ».
1 ) Impegno comunitario : vi sono stati, come
sempre, degli alti e dei bassi, sia nella frequenza ai
culti (ritenuta prioritaria),
sia nella partecipazione agli studi biblici, alla scuola domenicale e al catechismo. Occorre forse più
fantasia, anche nel ricupero di valori e metodi giudicati troppo in fretta
passatisti. Dato l’handicap
delle grandi distanze e dei
mezzi di trasporto, specie
a Roma e nella sua immediata diaspora, si sono
accolte con riconoscenza
le iniziative in corso ad
Ostia e quelle programmate alla Barriera Nomentana, intese ad un contatto
più diretto con tutti coloro, fratelli o no delle nostre comunità, che vogliono —■ come scriveva Lutero nel 1526 — « essere
veramente cristiani, professare l’Evangelo con gli
atti e le parole, pregare e
leggere insieme la Scrittura ».
2) Incontri ecumenici,
sia con altri gruppi o comunità del variegato mondo evangelico romano, laziale e umbro, sia con i fratelli cattolici apostolici romani. Nel primo caso qualcuno ha auspicato che alle prossime Assemblee circuitali siano invitati — se
i regolamenti lo consentono — degli « osservatori »
pentecostali, avventisti,
fratelli della Chiesa di Cristo ecc.; nel secondo caso si è lamentato da più
parti una « chiusura » imposta dall’alto, specialmente quando si tratta di
coinvolgere maggiormente
le due parti nello studio,
nel massimo rispetto delle
posizioni di partenza, di ciò
che ancora ci divide. Ben
venga dunque, accanto alla riflessione biblico teologica e allo scambio di pulpito tra pastori e sacerdoti, una specie di ecumenismo d’urto, in cui gli
uni e gli altri siano corresponsabilizzati nella ricerca di quella « chiesa » in
cui saremmo veramente uniti nel nome dell’unico Signore, secondo sia Matt.
18: 20 (« dovunque due o
tre sono riuniti nel mio
nome, qui sono io in mezzo a l’oro »), sia Giovanni
17: 20-23 («quelli che credono in me... siano tutti
uno..., perfetti nell’unità »,
a testimonianza dell’amore del Padre comime).
3) Predicatori locali:
finora poco o saltuariamente «utilizzati», si è invocato un loro più organico inserimento nella vita
delle chiese mediante una
specie di rotazione, almeno trimestrale, delle varie
forze disponibili.
Ridiscutere
l’8 per mille
4) 8 per mille e defiscalizzazione del reddito imponibile: poiché la relazione del Consiglio di Circuito rilevava che «la nostra Chiesa, decidendo di
non decidere, arriva in ritardo ad im traguardo che
andava chiarito molto prima e molto più prontamente », da parecchi dei
presenti è stato fatto osservare che non « la nostra
Chiesa », bensì il Sinodo
1988 ha, sì, preso una decisione, ma con una tale
esigua maggioranza da
scontentare tutti; per cui
l’Assemblea ha auspicato
che l’intera questione sia
riportata aH’ordine del
giorno del prossimo Sinodo per un più approfondito esame.
5) Evangelizzazione: nel
corso del dibattito sono
emersi termini nuovi come evangelizzazione sommersa, pre-evangelizzazione, autogestione evangelica
ecc., ma — è stata posta la
domanda fondamentale —
che cosa significa effettivamente evangelizzazione?
Premesso che stampa, radio, televisione, incontri
culturali, dibattiti storicoteologico-politici, gemellaggi, iniziative di solidarietà sociale ecc. sono certamente degli strumenti
utili per farci meglio conoscere e soprattutto per far
meglio intendere la nostra
diversità di minoranza ancorata solo all’ascolto del
Vangelo; premesso anche
che la Chiesa cattolica apostolica romana insiste sempre più sull’esigenza di evangelizzare, resta il fatto
che per noi il mezzo sovrano non può essere altro che l’annunzio della
Buona Novella, fatto a
tempo e fuori di tempo,
non solo dall’alto dei pulpiti ma anche « da bocca a
orecchio », in qualsiasi occasione. In questo contesto, come interpretare una
chiamata che proviene da
un gruppo di persone (Tor
Bellamonaca) implicate in
problemi di droga ed insoddisfatte dell’aiuto dato
loro dal clero locale? Dobbiamo intervenire solo come « anonimi » buoni samaritani, oppure scopertamente fin dall’inizio come
«evangelizzatori» (I Cor.
9: 16-23)?
Giovanni Gönnet
Si è tenuto a Stella Renon (Bolzano) dal 29 aprile
al 1” maggio il Sinodo della
Chiesa evangelica luterana
in Italia.
E’ stato un sinodo fortemente caratterizzato dall’affermazione dell’identità
di questa chiesa evangelica
(7.590 membri in Italia, in
parte evangelici tedeschi,
nel nostro paese ormai da
generazioni, e in parte di
chiese tutte italiane nate
dall’evangelizzazione luterana in Campania). Identità
che è allo stesso tempo italiana, europea ed ecumenica.
Italiana. Nella sua relazione il decano Hans Gerch
Philippi, pastore a Roma,
ha parlato della Chiesa luterana come di una «chiesa in cammino » in diaspora
(13 comunità da Bolzano a
Catania, da Sanremo a
Trieste), che però sa impegnarsi nelle attività evangeliche del paese in cui vive. Si sono ricordati l’impegno nel Servizio rifugiati e migranti della Federazione delle chiese, il lavoro
sociale svolto dalle chiese
del golfo di Napoli che gestiscono una scuola elementare per 300 bambini.
Una identità italiana che
ancora non è appieno riconosciuta; infatti la CELI
(Chiesa evangelica lutera
COMITATO ”IL SOSTEGNO’
Una casa per
malati di Aids
Dal notaio Marciano per fondare il comitato. Esponenti
della Chiesa metodista di Padova tra i promotori.
PADOVA — E’ nato ufficialmente il 5 aprile scorso
il comitato ”il sostegno”,
che ha lo scopo di costruire una casa - alloggio per
malati di Aids. Si tratta
di una iniziativa partita
dal gruppo credenti omosessuali che si riunisce regolarmente nella chiesa
metodista, ma che si è via
via allargata ed ora trova
il sostegno di numerose
persone, tra cui l’on. Valdo
Spini e il sen. Giovanni
Berlinguer. La casa, una
volta acquistata, sarà gestita in collaborazione con
la struttura sanitaria competente, ma la gestione spirituale sarà fatta in collaborazione con le chiese metodiste e valdesi di Padova,
Mestre e Venezia. A questo
proposito il past. Bruno
Costabel è stato uno dei
firmatari dell’atto costitutivo del comitato ed il past.
Alfredo Berlendis sta curando un corso di formazione per volontari che opereranno nella casa.
Finora si sono raccolti 22
milioni di lire, ma il comitato ha aperto un conto (n.
025789/OM) presso la Cassa di Risparmio di Venezia,
sede di Mestre, ed un conto torrente postale (n.
18830307) intestato a Comitato ”il sostegno”, cas. postale 582, 30170 Mestre, sui
quali è possibile versare
piccole o grandi somme
per questa iniziativa. Chi
desiderasse ulteriori informazioni può scrivere al comitato all’indirizzo sopra
citato.
na in Italia) non ha ancora
raggiunto una Intesa con lo
Stato italiano anche se da
tempo l’ha richiesta, ai sensi dell’art. 8 della Costituzione.
Europea. Proprio nel momento in cui si vìvono i
giorni della trasformazione
politica nella Germania
orientale i legami della
CELI con quelle chiese sono preziosi per rompere
l’isolamento sia delle chiese della RDT sia quello
dell’intero evangelismo italiano. Al Sinodo hanno
partecipato anche 5 giornaliste giunte dalla Germania
est che hanno potuto così
conoscere da vicino la realtà di una chiesa minoritaria.
I graditi
ospiti
Ma per la CELI l’Europa
non finisce all’Oder-Neisse.
I luterani hanno contribuito per le chiese della Romania e deirUnione Sovietica.
Essere chiese europee
vuol dire anche sacrifìci.
La Federazione luterana
mondiale (FLM) ha annunciato tagli nelle sovvenzioni per la Chiesa italiana
perché oggi quei fondi servono di più alle chiese nell’Est europeo. « E’ giusto
così, » ha commentato' il
past. Philippi. Nel proces
so ecumenico la CELI ha
anche critiche da fare alla
FLM e ai deliberati della
Assemblea mondiale luterana di Curitiba. Per la
CELI molte di queste decisioni evidenziano « una
mancanza di processo democratico e un sospetto di
manipolazione ».
Ecumenica. Il vice decano Jiirg Kleemann, pastore a Firenze e Venezia, ha
osservato che oggi il dialogo e il confronto con le altre chiese cristiane è sempre più richiesto sia dalle
varie comunità sia dalle
altre chiese. Nel corso dell’89 il Concistoro (l’esecutivo della CELI) si è incontrato con il Segretariato
per l’ecumenismo per discutere la questione dei
matrimoni interconfessionali. Si è poi ricordata la
costante presenza luterana
agli incontri e ai seminari
del SAE e la partecipazione luterana ( con il dr. Winfried Becker) alle assemblee ecumeniche di Basilea e Seoul.
L’attenzione all’attività
delle chiese luterane è stata anche rimarcata dalla
presenza e dagli interventi
degli ospiti al Sinodo: il
past. Giorgio Bouchard in
rappresentanza della FCEI,
il past. Carmine Bianchi
per le Chiese battiste e numerosi vescovi provenienti
dalla Germania, sia dell’Est che dell’Ovest.
G. G.
CIRCUITO
Attenzione
ai giovani
L’assemblea di Bobbio richiama i problemi della formazione e della diaconia
L’attività del 1° Circuito
(Franco Taglierò sovrintendente, Aldo Lausarot e
Adriana Prochet membri)
è stata nell’anno ecclesiastico ’89/90 praticolarmente intensa. Si sono tenute
assemblee straordinarie
per discutere il documento BMV in preparazione
deH’Assemblea-Sinodo ’90,
incontri ecumenici per illustrare il punto di vista
cattolico sulla cena del
Signore e per illustrare il
lavoro diaconale in Sicilia.
Inoltre il Circuito ha tentato una « uscita » evangelistica a Busca ed il gruppo di evangelizzazione ha
partecipato ad alcune fiere proponendo la Bibbia
ed altri libri evangelici.
Altro settore particolare
di attività è stato quello
della formazione sia dei
giovani, con molti convegni, che dei predicatori
locali. Dei tre predicatori
(Sergio Borioni, Dino
Gardiol e Umberto Rovara) uno lascerà il Circuito e per questo l’Assemblea ha segnalato alle chiese la necessità di formare
nuovi predicatori.
L’Assemblea ha poi approvato un significativo
ordine del giorno che qui
riportiamo.
« L’Assemblea del 1° Circuito considera il problema della formazione e
della diaconia nei confronti delle future generazioni
come campo di azione prioritario per il futuro.
Invita le chiese a riflettere sulla questione tenendo conto dei seguenti
problemi:
— calo di partecipazione
al catechismo, soprattutto
nelle chiese più grandi;
— aumento dell’alcolismo e delle tossicodipendenze nelle fasce giovanili;
— aumento delle famiglie che vivono difficoltà
di rapporto al loro interno.
Ritiene che le chiese
debbano tornare a riflettere su quali impegni etici e progetti di vita vengano proposti ai giovani nella comunità.
Invita inoltre le chiese
del 1" Circuito a circondare della loro attenzioniparticolare tutte le iniziative tese ad aggregare e
motivare evangelicamente
le giovani generazioni ».
L’Assemblea ha poi rieletto Franco Taglierò sovrintendente e Aldo Lausarot e Adriana Prochet
Bellion componenti il
Consiglio di Circuito.
9
8 giugno 1990
vita delle chiese 9
ASSEMBLEA DEL XV CIRCUITO IN CALABRIA
ASSEMBLEA DEL IV CIRCUITO
Sì alla collaborazione con i battisti Nel polo tecnologico
Dopo quarantanni Reggio Calabria torna ad avere una sede pastorale - il lavoro con i battisti - Battuta d’arresto nell’ecumenismo - La situazione di Cosenza
Rassegna di vivaci attività e nuove
prospettive di lavoro per il futuro
L'Assemblea del XV Circuito si è riunita a Dipignano (CS) domenica 13
maggio scorso. Il culto di
apertura è stato presieduto dal past. G. Lento, al
quale, poi, l'Assemblea
(AC) ha rivolto un ringraziamento per il modo in
cui ha curato la chiesa di
Reggio Calabria negli ultimi nove anni (atto n. 6).
Reggio Calabria ridiventa sede pastorale dopo oltre un quarantennio di vacanza. Vi andrà, a partire
dal prossimo ottobre, il
past. Piero Santoro, al quale diamo fin da ora il più
caldo benvenuto.
Oltre alla chiesa valdese,
vi è a Reggio Calabria la
chiesa battista ed è intfr
ressante ricordare che già
il 15 marzo 1970 le due
chiese ebbero un’assemblea in comune per mettere a punto una serie di
attività da svolgere insieme. Il 17 gennaio 1982 vi
fu un’altra assemblea congiunta, in cui si votò il seguente documento: « Le
chiese battista e valdese di
Reggio Calabria ritengono
di poter affermare che la
loro esperienza sia una
chiara dimostrazione di come le divergenze confessionali delle due denominazioni non costituiscano di fatto un ostacolo per un lavoro comune ed auspicano che la ricerca, su scala nazionale, del modo di
manifestare la fondamentale unità delle chiese battiste, metodiste e valdesi
prosegua senza indugi e
che pervenga quanto prima a reciproci riconoscimenti che consentano una
fattiva cooperazione a iniziative comuni di testimonianza ».
Si direbbe che questa dichiarazione abbia anticipato le conclusioni a cui sono
giunte tutte le chiese della Calabria e Messina (atto n. 8).
L’AC di Dipignano ha dato anche uno spazio adeguato aU’ascolto delle problematiche delle donne, che
sono poi state elencate nell’atto n. 10.
Le preghiere ecumeniche
del mese di gennaio hanno
assunto un rilievo importante sia nelle chiese battista e valdese di Reggio
Calabria che nelle chiese
valdesi di Cosenza e Dipignano. Gli impegni di queste chiese hanno reso impossibile rincontro del 21
gennaio, proposto dagli esecutivi battista, metodista e valdese e approvato
dalla nostra AC del 17 dicembre 1989.
Le preghiere ecumeniche
hanno invece registrato
una battuta di arresto sia
a Messina che a Catanzaro. A Messina, ci si è limitati ad una riunione di
preghiera nella chiesa valdese, insieme ad un gruppo di cattolici di base con
il quale peraltro ci s'incontra ogni settimana. L’invito del cattolicesimo ufficiale è mancato quest’anno. A Catanzaro, invece,
l’invito c’è stato, ma è stato cortesemente declinato
dalla chiesa valdese con
una citazione di Giovanni
Mieggc: le sole preghiere
ecumeniche, in assenza di
altre attività, potrebbero
Configurarsi come una continuazione liturgica delle
guerre di religione.
In seguito, però, il pastore valdese di Catanz.a
ro, insieme al past. Scicchitano delle Assemblee di
Dio e al past. Ranier Van
Gent (detto Ranieri), olandese, del movimento « fiumi di potenza », sono andati a visitare l’arcivescovo Cantisani, per chiedergli come mai l’ecumenismo
deve limitarsi alle sole preghiere ecumeniche. Negli
ultimi anni la situazione
sembrava essersi sbloccata, ma poi si è ritornati
a-U’antico: sole preghiere
ecumeniche! Perché? E’
stato fatto notare che a
Catanzaro non c’è mai stata una presentazione insieme della Bibbia interconfessionale alla città, non
si è potuto riferire insieme alla città sui temi e
sui risultati dell’Assemblea
di Basilea del maggio 1989,
ecc. Nel frattempo, siamo
venuti a conoscenza del recente documento della CEI
su « La formazione ecumenica nella chiesa particolare ». La situazione è cambiata. L’arcivescovo ha subito nominato una commissione per l’ecumenismo
e il dialogo interreligioso
e a partire da questa si è
costituita una commissio
ne mista per l’organizzazione di attività ecumeniche nella città. Il pastore
valdese è stato invitato a
concludere in una parrocchia cattolica la serie di
studi biblici sui Salmi che
si erano fatti nel corso dell’anno e l’arcivescovo ha
fatto sapere che desiderava rendere visita alla comunità valdese.
Per il prossimo settembre ottobre, è prevista una
importante manifestazione
pubblica sui temi di Basilea e di Seoul, con partecipazione del vescovo
Abiondi e del prof. Paolo
Ricca.
Tutta questa materia è
stata oggetto di dibattito
alTAC di Dipignano ed è
stato votato Tatto n. 11.
Su preposta della relazione del CC, vi è stato anche un dibattito su Bethel,
ma la mozione proposta
non è passata, anche se
è vero che TAC si è rallegrata per il fatto che il
raduno nazionale delTUPL
sia stato organizzato a Bethel nello scorso aprile, ha
ringraziato gli organizzatori di tale raduno ed ha
espresso la sua gioia un
po’ preoccupata per la crescita di Bethel, anche in
termini di struttura edilizia, crescita che comporta
delle responsabilità che
spaventano qualche chiesa
locale, come quella di Vincolise, dove è stato impossibile procedere alTelezione di un rappresentante
della comunità nel Comitato direttivo.
Una certa tensione avrebbe potuto manifestarsi a
proposito della discussione sulla chiesa di Cosenza,
perché questa comunità aveva avuto l’impressione
di non essere stata sufficientemente sostenuta dal
CC nella sua richiesta alla Tavola di comprare un
appartamento situato nello stesso edificio in cui si
trova il locale di culto, effettivamente troppo piccolo, privo di locali sociali,
di ufficio del pastore, di
telefono e persino di servizi igienici. La tensione
non c’è stata, perché TAC
ha espresso alla chiesa di
Cosenza la sua più ampia
solidarietà, votando Tatto
n. 12.
Samule Giambarresi
Le principali decisioni
6. L'Assemblea si associa alia Chiesa di
Reggio Calabria nel ringraziare ii pastore
Giovanni Lento per la dedizione, la competenza e l’amore con cui ha curato questa chiesa durante gli ultimi nove anni.
8. L’Assemblea, udite le risposte che le
chiese hanno dato ai questionari sui documenti preparatori dell’A-S '90, ritiene che la diversa prassi battesimale tra valdometodisti
e battisti non debba ostacolare il reciproco
riconoscimento delie chiese in tutti gli aspetti che sono stati proposti.
10. L’Assemblea, essendosi posta all’ascolto delle donne, nel contesto del decennio di solidarietà delle chiese con le donne,
recepisce e propone alle chiese I seguenti
temi:
a) riflessione delle donne sul proprio ruolo,
anche alTinterno della famiglia;
b) matrimoni misti e incontri periodici di
coppie miste;
c) problematica degli anziani;
d) apertura verso i problemi degli immigrati;
e) confronto con le tematiche di donne non
evangeliche;
f) celebrazione della S. Cena anche da parte
di donne non investite del ministero pastorale.
11. L'Assemblea, informata della visita che
l'arcivescovo Cantisani intende fare alla comunità valdese di Catanzaro il 16 maggio e
resa attenta alla nuova situazione di un cattolicesimo romano che resta quello di sempre, mentre si apre a importanti proposte
ecumeniche, invita le chiese ad assumere un
atteggiamento di apertura critica, basata sulla fiducia nell’opera del Signore che è potente a far crollare tutti i muri di separazione.
12. L’Assemblea accoglie con gioia la notizia della crescita in entusiasmo e partecipazione che riguarda la Chiesa di Cosenza,
e segnala alla Tavola l’inadeguatezza del locale di culto.
13. L'Assemblea, conosciuto l’appello della Tavola valdese per la copertura del deficit finanziario relativo alle spese per la celebrazione del « glorioso rimpatrio », lo fa proprio e invita le comunità ad una contribuzione
intesa a coprirlo.
14. L’Assembleà procede all’elezione di
due membri del Comitato della Casa valdese
a Guardia. Risultano eletti Marco Presta e
Michele Scornaienchi.
15. L’Assemblea procede all'elezione del
sovrintendente. Risulta eletto il pastore Samuele Giambarresi.
16. L'Assemblea procede all'elezione dei
membri del Consiglio di Circuito. Risultano
eletti Beatrice Grill, Iva Russo e Katty Venturini.
Ili CIRCUITO
Più informazione
Si è tenuta a Pomaretto l’Assemblea del III Circuito, che raggruppa le
chiese valdesi della Val
Germanasca.
Il Circuito nelT89/’90 ha
contribuito alle manifestazioni per il tricentenario
del Glorioso Rimpatrio con
l’organizzazione di varie
manifestazioni e con Tapprofondimento storico.
Il confronto ecumenico
con le parrocchie cattoliche della valle è proseguito con il tentativo di affrontare insieme alcuni nodi (matrimoni interconfessionali, battesimo ecumenico) che interessano il
quotidiano di molti.
Il tema dell’impegno per
« la pace, la giustizia e la
salvaguardia del creato » è
stato oggetto di incontri
ecumenici dopo le Assemblee di Basilea e Seoul.
La collaborazione tra le
varie chiese si sta intensificando. Le scuole domenicali svolgono un programma comune di studio
e di preparazione, mentre
le corali hanno ancora qualche difficoltà a lavorare insieme. « E’ più facile organizzare concerti insieme
a corali di altre nazioni
che sul piano delle valli »,
nota il Consiglio di Circuito.
A partire da quest’estate
vi saranno cambiamenti:
lasciano il Circuito i pa
stori Aldo Rutigliano, che
andrà a Bobbio Pellice, ed
Hans Bitzer, che ritorna in
Germania. Lucilla Peyrot è
in congedo per maternità
e sarà sostituita dal predicatore locale Daniele Perini, mentre Claudio Tron
assumerà la cura della
Chiesa di Villasecca in collaborazione con il pastore
Schneider.
Il Circuito si preoccupa
anche delTinformazione e
chiede che « L’eco delle valli valdesi » continui le pubblicazioni « per affrontare
i problemi locali ». Di questo e di Radio Beckwith
si discuterà nella riunione
delle chiese alle Porte di
Massello il 24 giugno.
Alle ore 10 del 26 maggio
il presidente del Consiglio
di circuito ci guida nella
meditazione del racconto
della Pentecoste. Presenti
i rappresentanti di tutte le
comunità. Sono lette le relazioni del Consiglio e delle chiese. Gli interventi dei
deputati sono registrati
dalla segretaria Cinzia Carugati negli Atti, riletti e
approvati.
L’impressione di chi torna nel canavesano è collegata con le motivazioni
ispiratrici della costruzione del tempio, eretto in
uno spazio molto limitato:
Gianni Koenig architetto,
Giulio Gönnet costruttore.
Come il tempio, così la comunità è visibile anche se
piccola e non è destinata
al mutismo. Nello spazio
centrale la comunità si raccoglie per il culto, la preghiera, il canto. Al centro:
il tavolo della Santa Cena. Sulla destra: il pulpito, come gli antichi amboni, serve ad una predicazione che è meditazione,
appello, richiamo ad ^ una
parola che non si può relativizzare, ma è annunzio
della Parola di Dio incarnata in Cristo. Nessuno
steccato fra il pastore e
la gente. Possibilità continua di dialogo, discussione, ascolto.
Ma la comunità non vive per se stessa. Gli spazi adiacenti alla sala esprimono l’apertura e l’accoglienza ad altri fratelli e
sorelle, che verranno a sostituire i presenti quando
scoccherà l’ora del ricambio. La comunità vive per
la città, che ha la sua storia.
Ivrea e la
sua storia
Ivrea ha la sua storia.
Gli Olivetti fra l’ebraismo
e l’evangelismo, il nome di
Willy Jervis, segnato nelle lapidi stradali come
« martire della libertà »,
rammentano le vicende di
«Giustizia e libertà». Adriano Olivetti, con la rivista
« Comunità », segnò tempo
addietro il tentativo di una
comunità caratterizzata da
una economia vissuta più
socialmente e responsabilmente, e la casa editrice
tentò un confronto fra culture, teologie diverse; pubblicò, fra gli altri, il libro
di Giovanni Miegge Per
una fede.
La comunità cattolica
oggi è viva, accoglie un dialogo che è accettato in modo rilevante dal vescovo
Luigi Bettazzi, sensibile al
movimento ecumenico. Oggi la comunità è guidata
dal giovane pastore Gianni Genre. Fra qualche tempo ascolterà la voce di un
amico ed ospite interessante: il pastore ungherese Laszlo Tòkés, di Timisoara in Romania.
L’Assemblea si esprime
in un dibattito in cui si
rivivono i fatti dell’anno:
vi è un impegno comunitario, che va dalla manutenzione degli stabili (Courmayeur!) alle conferenze
pubbliche, agli incontri giovanili, alla presentazione
della stampa evangelica.
I delegati di Ivrea e di
Chivasso presentano il documento sulla venuta del
Pontefice, redatto dopo un
dibattito pubblico sul « mi
nistero pietrino », tenuto
una settimana prima della visita di Giovanni Paolo II. Pubblicato sul giornale cattolico di Ivrea, sulla stampa « laica » locale,
ha suscitato molti dissensi, pochi consensi. Gli interlocutori « laici » non
hanno brillato per la loro
laicità.
Collaborazione
tra evangelici
La collaborazione evangelica viene ritenuta utile
e puntuale nelle zone della Val Susa e nella città di
Torino. Prima di tutta la
messa in opera del progetto battista, metodista, valdese, che sfocerà nell’Assemblea romana dei primi
di novembre, esiste con i
battisti una comunione viva, profonda. Non vi è in
essa nulla di formale, di
esteriore: vi è la fiducia
in una compenetrazione
che va al di là della forma federativa.
La discussione affronta
la tematica dei rapporti
fra i circuiti e i distretti.
Si pensa ad una migliore
funzionalità organizzativa
in un equilibrio fra circuito, strumento di comunione operativa fra comunità
viciniori, e distretto, utile
per una visione più larga
e, distaccata. Si afferma la
continuità della funzione
di informazione, partecipazione, comunione vissuta
nei circuiti.
Vi è una ripresa delle
attività di culto e di dialogo nelle zone di Terrazza
Piemonte. Vi è la domanda di una maggiore presenza pastorale nel biellese.
L’Assemblea si rende
conto della vastità dei problemi connessi con Torino: contatti con il cattolicesimo, con gli stranieri,
con gli immigrati, con i
culti del gruppo ghanese,
liberiano, nigeriano. La comunità di lingua inglese
estende le sue linee verso
una maggiore collaborazione con i valdesi. Il dialogo con la città non si esaurisce in azioni sporadiche
e casuali, come i mondiali. Il Salone del libro dà
nuovo fiato alla stampa
evangelica. I) Centro evangelico di cultura ha un vasto programma.
Finalmente una relazione
più intensa si accende fra
l’Assemblea delle Chiese
dei fratelli e la Chiesa valdese. L’ospedale valdese si
avvale di un buon gruppo
di « Amici ». L’opera della
colonia di Forgio Verezzi
diventa più organica nell’attività dei ragazzi e delle monitrici-vigilatrici.
Su proposta di Eugenio
Bernardini, l’Assemblea designa il nuovo sovrintendente nella persona di Daniele Perini, chiama alcuni giovani ad una collaborazione più intensa. L’Assemblea saluta i coniugi
Eugenio e Doranna Rivoir,
che in ottobre raggiungeranno la nuova sede di Forano Sabino per svolgere
un lavoro particolare nella Federazione a Roma e
nell’attività pastorale a Forano.
Un canto chiude i lavori.
La prossima Assemblea è
convocata per T8 ottobre
a Chivasso, alle ore 10.
Carlo Gay
10
10 vita delle chiese
8 giugno 1990
ASSEMBLEA DEL II CIRCUITO
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Piossasco scoperta
Tempo di bilanci anche
per il II Circuito. Riguardando Tanno ecclesiastico
trascorso, con tristezza si
pensa alla scomparsa del
pastore Marco Ayassot, il
cui lavoro e predicazione
hanno inciso per 25 anni
nella vita del Circuito, prima a Prarostino e poi nella stessa Pinerolo. Assicurare tutte le predicazioni
domenicali in zona non è
stato facile, ma è stato fatto e questo è un motivo
di soddisfazione. Preoccupante rimane la situazione di Piossasco. « Ci vorrebbe almeno un pastore
a metà tempo — afferma
la relazione del Consiglio
di Circuito — per curare
e costruire questa comunità ». Il problema è stato
presentato alla Tavola valdese. Essa ha risposto che
in questo momento non
può investire una forza pastorale a Piossasco, visto
che mancano pastori in
punti molto vitali della
chiesa valdese. Il dialogo
con la Tavola su questo
punto continua e se ne riparlerà in autunno.
Anche qui occorre inquadrare un’esigenza locale nel problema nazionale
della carenza di pastori
che, sp>ecie nel Centro e
Sud Italia, si vedono costretti a curare diaspore
vaste centinaia di chilometri. Si è discusso inoltre.
nell’ultima Assemblea circuitale, della diffusione del
libro evangelico nelTambito della mostra delTartigianato di fine agosto e si
è deciso di chiedere al
Consiglio di organizzare al
più presto un gruppo di
lavoro che « operi in modo da rendere la presenza di un banco libri Claudiana sempre più qualificata ed efficace ».
Importante anche il dibattito sui temi del catechismo, che andranno ripresi in modo circostanziato. Klaus Langeneck, pastore a Prarostino, è stato confermato sovrintendente.
CORRISPONDENZE
Battesimi e confermazioni
BORDIGHERA — E’
sempre fonte di grande
gioia ed un momento di
particolare importanza ed
arricchimento per una piccola comunità della diaspora allorquando dei suoi
giovani decidono di professare la loro fede evangelica.
Ed è con questi sentimenti che la comunità di
Vallecrosia-Bordighera, a
Pentecoste, si è stretta intorno al giovane Bruno Pa^
lamara che ha richiesto di
essere confermato nell’alleanza del suo battesimo,
ed a Elena Nishet, che ha
chiesto di essere battezzata. Ambedue hanno così
espresso la loro volontà di
entrare a far parte della
nostra comunità mediante
un solenne impegno davanti a Dio e davanti alla
sua chiesa. Ci siamo rallegrati anche per la par
tecipazione del pastore
emerito Roberto Nisbet,
che ha proceduto al battesimo della nipote e rivolto
un saluto alla comunità
che ebbe a servire or sono
vent’anni! Un gruppo corale svizzero ospite della
Casa valdese di Vallecrosia
ha voluto partecipare alla
nostra gioia con il canto di
alcuni brani scelti.
Nuovi membri
GENOVA — Con una efficace predicazione del pastore Gino Conte sul passo
della prima epistola di Paolo a Timoteo : « Combatti
il buon combattirnento della fede, afferra la vita eterna alla quale sei stato chiamato ed in vista della quale hai fatto quella bella professione di fede in presenza di molti testimoni... »,
domenica 3 giugno sono
stati ammessi in chiesa mediante il battesimo Eàirico
Giuliani e la confermazione Giulia Peyronel.
Chalet Ferrerò
TORINO — Il concistoro ha, nella sua ultima seduta, deciso di alienare lo
stabile sito in Villar Pellice denominato « Chalet
Ferrerò » per un importo
intorno ai 300 milioni.
Non vi sono ancora precise indicazioni circa Tutilizzo della somma ricavata :
fra le ipotesi più accreditate l’acquisto di immobili
in Torino per offrire ospitalità a immigrati extracomunitari in difficoltà, oppure l’invio della somma al
Rifugio Re Carlo Alberto
di Luserna San Giovanni
per la cui ristrutturazione
esiste tuttora un forte deficit.
LUSERNA SAN GIOVANNI
Se c’è un elemento tra
gli altri che connota e distingue l’immagine che, alTestemo del mondo protestante, si ha delle celebrazioni di culto nelle nostre
chiese è il canto corale, la
voce dell’organo, degli inni.
Il cinema lo ha mostrato
molte volte e l’opinione degli altri è ormai consolidata: i protestanti son quelli
che cantano, che esprimono con il canto la fede e la
preghiera.
Nel tempio valdese di Luserna S. Giovanni c’è un
bell’organo. Costruito nel
1952 da Luigi Berutti, inaugurato lo stesso anno da
Ferruccio Rivoir, accompagna le espressioni di lode
al Signore, le preghiere
cantate dalla nostra Corale, dalla nostra comunità di
credenti.
Ora però lo strumento ha
bisogno di rifarsi la voce,
di qualche restauro. I lavori da farsi con più urgenza
sono l’eliminazione delle
trasmissioni elettrostatiche
che rendono il suono incerto e rumoroso ed il rifacimento della consolle, che
adotta sistemi di smistamento dei registri superati e precari poi si vedrà di
migliorare opportunamente l’assetto sonoro.
I restauri costano. Ed ecco che la comunità di Luserna San Giovanni ha
scelto un modo simpatico
e coinvolgente di finanziarli, di attivare offerte: facendo parlare la musica,
suonare l’organo, cantare
la Corale.
II tempio era pieno la sera del 2 giugno, nel 2° concerto prò organo (e devo
capire perché si riempia in
occasioni come questa, uso
a vederla mezza vuota nei
giorni di culto).
Ha suonato l’organo restaurando Walter Gatti,
giovane valido musicista appena venuto come membro
della nostra comunità di
chiesa a spendere il dono
dello Spirito che lo fa prodigo di musica, al flauto
c’era Erica Correnti e Daniele Gardiol alla chitarra.
Direttore è stato Enrico
Charbonnier, Margherita
Jalla ha cantato in assolo
di soprano alcuni suggestivi brani lirici.
Abbiamo ascoltato un
bel programma di esecuzioni: tra l’altro, la Suite Gothique di Leon Bolmann, il
Credo di Nicea, espressio
ai battisti
VILLAR PELLICE —
Domenica 27 maggio la
Scuola domenicale e l’Unione femminile hanno terminato la loro attività con
una gita in Val di Susa.
Dopo aver partecipato al
culto con la chiesa locale,
abbiamo potuto usufruire
della struttura del villaggio
«Martin Luther King» della comunità battista di
Meana. Una parola di viva gratitudine alla Chiesa
battista ed al pastore Baldi e signora per la loro
accoglienza.
• Il battesimo è stato
amministrato a Valentina
Garnier di Alfredo e di Ornella Favat ed a Gabriele
Michelin Salomon di Paolo
Eugenio e di Paola Gönnet. Il Signore benedica
queste famiglie ed aiuti i
genitori a vivere con fedeltà le promesse fatte.
• La comunità si è raccolta numerosa intorno alla famiglia di Roby Berten, deceduto all’ospedale
Molinette di Torino, dopo
ima breve malattia, all’età di 29 anni. Alla mamma Celina, alla nonna Costanza e al fratello Kit,
rinnoviamo insieme ai sentimenti della nostra simpatia, l’espressione della
nostra fede evangelica nella resurrezione in Cristo.
Il Credo cantato
Canto e musica a sostegno dei lavori di restauro dell’organo del tempio, installato quasi quaranta anni or sono
ne della Trinità di Dio di
una Chiesa cristiana ancora indivisa, messo in musica con cantata per coro,
soprano ed organo dal
maestro Rivoir ( che era
presente), l’inno 210 con
musica di Haendel, gli inni
70 e 248, entrambi accomunati dalla promessa del servizio. La Corale ha cantato
il Salmo 23, concedendo il
bis alla fine del concerto. I
versetti del Salmo celeberrimi ma sempre freschissimi pieni di forza comunicativa : « Il Signore è il
mio pastore, nulla mi mancherà... » sono stati riproposti dalla Corale ed accompagnati visivamente
dalla proiezione di diapositive : i disegni illustrativi
del Salmo del pittore Paolo Paschetto. I disegni di
Paschetto avevano in precedenza ampliato l’eco delle parole del Credo niceno
musicato da Rivoir.
Una ricca serata di musica e di fede. Ed una buona
spinta al restauro del nostro organo. Che aspetta altri aiuti per continuare a
dar voce alla nostra tradizione.
N. Sergio 'Turtullci
di elaborare un progetto
più preciso da presentare
all’assemblea di settembre.
E’ stato quindi deciso di
aumentare la somma da inviare alla Tavola per Tanno 1991.
• Ancora molti auguri ai
coniugi Avondet di Ponte
Palestre che il mese scorso
hanno festeggiato le nozze
d’oro ; Dio conceda loro
molti altri anni di serenità
sotto il suo sguardo.
• In assenza del pastore
hanno presieduto i culti del
29 aprile e del 6 maggio rispettivamente il predicatore locale Aldo Garrone e il
pastore di Villar Perosa
Thomas Noffke; la comunità li ringrazia fraternamente per i loro apprezzati
messaggi.
• In quest’ultimo periodo ci hanno lasciati Emilio Baret, ospite ormai
da parecchio tempo del nostro Asilo, e Giovanni Monnet, spentosi dopo lunga
malattia all’ospedale di Pomar etto. Alla vedova dell’uno come alle figlie dell’altro giunga la viva e fraterna simpatia di noi tutti ;
il Signore consoli i cuori
afflitti e li colmi delle sue
preziose benedizioni in modo particolare in questo
momento di prova.
Predicazione
di Williams
S. SECONDO — Domenica 27 maggio abbiamo
avuto la gioia di avere tra
noi, accompagnato dalla
gentile signora Velia, il pastore Glenn G. Williams,
il quale durante il culto ci
ha rivolto il messaggio della Parola. Lo ringraziamo
per le parole edificanti che
ci ha rivolto e per la loro
presenza.
a Ci rallegriamo con i
coniugi Roberto e Claudia
Paschetto per la nascita
del loro secondogenito :
Emanuele.
a La scuola domenicale
ha concluso Tanno di lezioni in due tempi: sabato 26
maggio nel pomeriggio, a
San Secondo, alla presenza
di alcuni genitori sono stati presentati alcuni dei canti nuovi imparati durante
Tanno e fatto un piccolo
concerto con strumenti
Orff; domenica 27 maggio
a Prarostino i nostri ragazzi si sono incontrati con
quelli del luogo. In mattinata v’è stata una riunione
con canti, lettura del Salmo 118, commento e discussione delle scene riprodotte su un tappeto da un
quadro haitiano avente come centro una figura di
Cristo. La discussione, molto animata, ci ha permesso
di concludere il programma svolto durante Tanno
sul tema « Chi è costui? ».
Il pomeriggio è stato allietato da giochi. Grazie ancora alla scuola domenicale di Prarostino per l’ospitalità.
Commissione
proposte
S. GERMANO — Las
semblea di chiesa di domenica 27 maggio, dopo aver
vivacemente discusso sulla
possibilità di creare una
commissione delle proposte, ha deciso di avere un
ripensamento sul problema
ed ha chiesto al concistoro
Visite
ANGROGNA — In occasione della Conferenza distrettuale il culto di domenica 10 al Serre, ore 10,30,
sarà presieduto dalle sorelle dell’Unione femminile.
• Ci rallegriamo d’aver
avuto al culto di Pentecoste, in mezzo a noi, il gruppo di amici tedeschi di Marianne Eisele, vedova del
diacono Paul che, negli anni trascorsi, collaborò attivamente alla vita della nostra comunità. Dal 10 al 20
giugno sarà presente, alla
Cà d’ia Pais del Bagnòou,
un gruppo di Düsseldorf
accompagnato da Gerhard
e Renate Noelle, vecchi
amici della chiesa valdese.
Matrimoni
POMARETTO — Si so
no uniti in matrimonio
Manrico Refourn e Edi
Ribet, ai quali rinnoviamo l’augurio che il Signore sia sempre la loro guida
nel nuovo focolare che
hanno formtao.
• Auguri dalla comunità
a Eli e Rina Peyronel che
hanno compiuto i 25 anni
di matrimonio.
® Un cordiale benvenuto
a Elisa, di Pier Carlo Lurgo e di Daniela Tosetti, con
l’augurio di ogni benedizione sulla loro famiglia.
• Lorenzo Mattia è venuto ad allietare la famiglia di Ornella Martinat e
Umberto Vallarini; auguri
vivissimi ai genitori.
• Mercoledì 23 maggio si
sono svolti i funerali della
nostra sorella Odetta Roccione in Ribet di Inverso
Pinasca, deceduta presso
l’Ospedale valdese di Pomaretto all’età di anni 78.
Ai familiari nel dolore la
simpatia cristiana della comunità.
Scomparsa
PERRERO — E’ mancata a Marsiglia Maria Luisa
Clot Recco. La defunta era molto conosciuta nel
comune di Perrero dove il
padre Giulio era nato.
Grazie!
VILLASECCA — Domenica 27 maggio la nostra
comunità ha trascorso un
piacevole e fraterno pomeriggio in occasione del bazar annuale, che ha dato
eccellenti risultati.
Esprimiamo viva riconoscenza verso le tantissime
persone che hanno validamente collaborato, anche
per mezzo di doni ed offerte. Ovviamente non è
possibile elencare il nome
di tutte queste persone, ma
ci sia consentito menzionare almeno quello dei coniugi Toya-^Peyrot di Pomaretto, che hanno impegnato
tempo, lavoro e tutte le attrezzature della loro panetteria per la confezione e
cottura delle torte.
Nascita
PERRERO-MANIGLIA —
La comunità si rallegra col
proprio pastore Lucilla
Peyrot per la nascita della
figlia Fiammetta, auguri
anche a Simone e a Mauro Meytre per il nuovo arrivo nella casa pastorale.
• Si sono svolti nel tempio di Maniglia i funerali
di Luigia Pons ved. Pascal,
che ha passato gli ultimi
mesi della sua vita presso
l’Asilo di San Germano.
Alla famiglia la simpatia di
tutta la chiesa nella speranza della resurrezione.
Conferenze
distrettuali
CONVOCAZIONI
Sono convocate le Conferenze del :
I DISTRETTO: a Pomaretto il 9-10 giugno presso
la Chiesa valdese. Con inizio alle ore 9 del sabato.
II DISTRETTO: a Vallecrosia il 16 e 17 giugno
presso la Casa valdese con inizio alle ore 9,30.
Ili DISTRETTO: a Ecumene (Velletri) il 16 e 17
giugno, con inizio alle ore 9 del sabato.
IV DISTRETTO : a Guardia Piemontese T8, 9 Ç 10
giugno presso THòtel delle Terme, con inizio
alle ore 17,30 del venerdì.
Ricordiamo che oltre ai pastori e ai delegati
delle chiese, ai responsabili delle opere, possono assistere alle Conferenze tutti i membri delle nostre chiese.
11
8 giugno 1990
lettere
11
LETTERA
APERTA
Spett. Redazione di
. Terra Ambrosiana »
piazza Fontana, 2 - Milano
Cari amici,
mi capita sotto gli occhi il numero di
marzo-aprile 1990 della vostra rivista,
e leggo con interesse, alla pag. 14, le
notizie circa la passione innologica del
cardinale Colombo, manifestatasi già
negli anni cinquanta, quando era rettore del Seminario di Venegono.
Mi ha enormemente colpito il testo,
attribuito al cardinale, del » Canto se
-BV- jr
; Tt ^ ' ■
' £ "Jt yriSxi JUi mCo wtn, ^
Ï Í3?«
- ^yvX UjM'
- ' -t-. l'^Vv ' ' ''Í
fe;.: j , J wtëÊ$mS3SiS
«IaIA^ •«. H- ^
^-vO ,
Ve<wL >-Ì AAA^ :
-t¿^ vwU , 0! , - ?
i‘‘: " 1' -p
7.: V “
rale dell'Eucarestia ■>. Colpito e sorpreso, devo dire, per la sua singolare
rassomiglianza (per non dire identità)
con il testo dell'inno n. 158, contenuto nella raccolta ■■ innario cristiano »,
pubblicato ad uso di molte Chiese evangeliche in Italia già nei 1922, e ristampato nel 1947 a cura del Consiglio
federale delle Chiese evangeliche in
Italia. Accludo fotocopia del testo e
della musica.
Certo, qualche differenza c'è, sia
pure di dettaglio! Infatti, le strofe del
canto publicato nell'Innario cristiano cominciano tutte con le parole « Più
presso a Te, Signor ». mentre nel testo autografo del cardinale cominciano con le parole - Qui presso a Te, Signor »... e solo un malevolo pregiudizio potrebbe spingere ad analizzare con
attenzione il testo da voi pubblicato,
e a rilevare delle « P » corrette in
• 0» (idem nella riga finale), e dei
puntini sulle « i » più grandi del nor-,
male: quel tanto ohe basta a coprire
un accento.
Aggiungo ohe le parole dell'inno a
cui faccio riferimento sono di Ernesto
Giampiccoli. L'Innario dà per sconosciuto l'autore della musica, ma posso precisare che la melodia cantata dai naufraghi del Titanio è di Lowell Masón,
come si ricava dall'Innario della Chiesa dei fratelM, pubblicato già nel 1949,
nel quale l’inno è registrato al n. 167,
Mi sembra un bel caso di co-ispirazione ecumenica ante litteram. Siete
d'accordo?
Salvatore Ricciardi,
pastore valdese, Milano
I BAMBINI
IN PROVINCIA
Sig. Direttore,
siamo i genitori degli alunni della
Scuola materna statale di Villar Perosa
e desideriamo portare a conoscenza la
situazione in cui vengono a trovarsi
i nostri figli a causa della circolare del
Ministero della pubblica istruzione con
cui si vieta loro di uscire dai confini
del comune in cui è sita la scuola.
La suddetta circolare poco cambia o
turba la condizione dei bambini residenti in una grande città poiché è noto che, ad esempio a Torino, esistono
numerose strutture ricreative e formative a cui gli alunni delle materne possono accedere. Ben diversa è la situazione in provincia. In particolare i nostri figli potrebbero usufruire
di specifici corsi di acquaticità organizzati presso la piscina di valle, situata nella vicina Perosa Argentina.
Pensiamo sia superfluo ricordare
quanto sia importante e formativa la
frequenza ai suddetti corsi, in special
modo per i bambini della materna, che
così completerebbero l'attività psicomotoria già praticata nella scuola.
Nel nostro caso, questo è pura utopia in quanto i nostri figli si trovano
« barricati » nella « fortezza » del proprio comune ed a nulla sono valse le
richieste avanzate, anche dal Consiglio
di Circolo, al Provveditorato ed al Ministero della pubblica istruzione.
Nessuno dei due ha ritenuto degno
di risposta quanto segnalato.
Forse che gli alunni della materna
non hanno gli stessi diritti degli altri
scolari? Oppure dobbiamo pensare che
il fatto di abitare in provincia bolli 1
nostri figli come non degni di stimoli
creativi?
I genitori della Scuola materna,
Villar Perosa
IL BATTESIMO
CATTOLICO
Nel n. 17 del 27.4.90 a pag. 6, nella
cronaca delle chiese delle valli dove
si parla del battesimo, si legge testualmente: « Il parroco don Franco Gallea
ha inviato un messaggio nel quale si
sottolinea l'unità della fede in Gesù
Cristo, messa in evidenza da un unico battesimo.
Sono rimasto veramente addolorato
nel leggere una frase simile!
Se, come credo, si è voluto rispondere alla cortesia del parroco che ha
voluto inviare un messaggio con la
cortesia di 'pubblicare queste frasi,
niente da dire; ma pubblicarle senza
almeno una nota del redattore che informasse i molti lettori del giornale che
Sm
MOBILIFICIO
esposizione e laboratorio :
via S. Secondo, 38 - tei. (0121) 201712
(di fronte alla caserma alpini)
ABBADIA ALPINA - PINEROLO
il battesimo, anche se effettuato a neonati, non è proprio unico, non è la
stessa cosa, mi è sembrata una prassi infelice che può creare malintesi.
Chi scrive è un battista, quindi assertore del battesimo dei credenti come è scritto nel Nuovo Testamento,
ma non fa nessun problema ai fratelli valdesi anche se non condivide chi
fra loro segue la prassi battesimale ai
neonati; ma il battesimo fatto secondo
la prassi cattolica è completamente
inaccatttabile, a meno che non si voglia
chiudere il Nuovo Testamento!
Mauro Bottari, Pistoia
P.S. - Tengo a sottolineare che sono
sempre stato favorevole al BMV e credo
che finalmente sia arrivato il momento
che i componenti del BMV lavorino
unitamente per adempiere il mandato
che Geisù ci ha affidato.
LA « 222 » E’
INCOSTITUZIONALE
In merito alla questione di cui all'oggetto vi segnalo una precisazione
da apportare all'articolo che reca la
mia firma ed intitolato « Una disposizione anticostituzionale ».
lo, dove dico; « Per analogia è come se
in sede elettorale i voti non espressi
fossero ripartiti in base alle scelte
espresse... ».
Al quart'ultimo capoverso deH'artìco
è necessario aggiungere (e già lo facevo nell'ai-ticolo da me fattovi pervenire, ma « tagliato » in maniera da
falsificare il mio pensiero).
« ...In realtà il meccanismo perverso
della legge 222 del 20.5.85 presenta
analogie con la legge elettorale, poiché
questa, di fatto, ripartisce anche i
voti non espressi; ma l'opinone pubblica — chiamata singolarmente ad esprimere un voto in prima persona —
viene poi informata tempestivamente
dai mezzi di comunicazione e dì
stampa sull’entità in percentuale dei
votanti, delle schede valide, nulle o
bianche, potendo conseguentemente
farsi un quadro del grado di rappresentatività degli eletti ».
La legge 222 non solo è iniqua, ma
inapplicabile per la impossibilità dì
verificare l’autenticità delle firme. Comunque, a chi mi obietta che trattasi
di un « referendum », rispondo che, di
fatto, ci si verrebbe a trovare in presenza di una sede di spoglio (gli Uffici
imposte dirette) priva di « scrutatori dì
lista », come garanti della libertà di
scelta.
Distinti saluti.
Naeem Ahmad Malik, Firenze
GLI OSPITI DELLE
CASE DI RIPOSO
Caro Direttore,
ho sempre letto con attenzione gli
articoli riguardanti Villa Olanda e mi
sono sempre chiesta se la « questione
degli anziani » non sarebbe meglio definirla come la questione dei figli, o
nipoti, o parenti, o futuri eredi che non
vogliono integrare la retta minima ohe
ha stabilito l'amministrazione o la Tavola; una retta che anche per l'avvenire produrrà sempre un deficit, se non
verrà aggiornata.
Suppongo che fra gli ospiti vi siano individui che non hanno figli, ma
non credo siano la maggioranza per cui
mi chiedo per quale motivo i figli, che
probabilmente avranno goduto fra gli
altri anche del beneficio di essere mantenuti agli studi o che riceveranno in
avvenire un aeredità, non si sentano in
dovere di dire alla Tavola; « Visto che
la pensione del nostro congiunto è
inferiore alle spese che voi dovete
sostenere, integriamo con il nostro
aiuto per non aggravare maggiormente il deficit ». Certo se gli ospiti sono
veramente soli (e nullatenenti e non
hanno dirottato i loro averi ai parenti i quali, in tal caso, devono accollarsi
l'onere di provvedere ad essi) è opera di carità il loro sostentamento da
parte di un eventuale comitato, ma
in questo caso penso che i membri
di tale comitato sarebbero lieti di verificare la situazione anagrafica di ogni
ospite. Spero di non essere troppo
esigente ma unicamente coerente; a
mio avviso è un dovere aiutare il prossimo come è un dovere dell'amministrazione fornire con chiarezza la posizione anagrafica e finanziaria — case,
terreni — dì ogni ospite. Questo per
non privilegiare individui a svantaggio
di altri più bisognosi e per sanare di
preferenza il bilancio della Tavola, sovente in rosso.
Aurora Biginelli, Collegno
POCO CREDIBILE
Spett.le redazione,
quanto il vicedirettore Giuseppe
Piatone scrive sul n. 19 dell'11.5.90
in merito ai risultati della recente tornata elettorale può essere in gran parte condiviso. E’ evidente che non sf risolvono i problemi del nostro paese
parlando in dialetto, né ci si può preparare alla casa comune europea arroccandosi in asfissianti localismi o lanciando improvvisate e dilettantesche riletture della storia italiana in chiave
antiunitaria. Ma la critica a queste
tendenze dalle colonne di un settimanale che per motivi di tradizione locale porta, caso più unico che raro,
due differenti testate suona davvero
poco credibile.
Distinti saluti.
Pierguido Viterbi, Milano
NON ERANO 20
MA SOLO 10 MILIONI
Poche righe per rispondere all’articolo apparso sul numero scorso di
questo giornale, dal titolo «Prarostino:
quasi soli ». Non crediamo assolutamente utile commentard\ l'utilizzo che
si è fatto della foto che accompagnava l'articolo; l'uso puerile che sì è
fatto della stessa ne costituisce un
commento più che sufficiente!
Riteniamo, però, necessario fare alcune puntualizzazioni per correggere
l'inesattezza e la superficialità dell'articolo in questione. La CED si è fatta
promotrice, all'indomani del 15.2, della
iniziativa di solidarietà che ha coinvolto tutte le chiese nelle collette speciali del 17 febbraio, ma proprio perché,
come scrive l’autore dell’articolo, « la
gente, ha risposto nella misura in cui
l'immediatezza lo consentiva », molte
chiese hanno ritenuto opportuno dare
la possibilità a chi non era presente/
quel giorno di dare il proprio contributo nei giorni successivi.
Qccorre per questo accusare le chie^se ed i loro organismi di noncuranza
e di indolenza?
La chiesa di Prarostino ha saputo,
da subito, di poter contare sulla solidarietà dei fratelli e delle sorelle delle chiese del distretto e di' poter disporre di aiuti immediati nel caso di
necessità urgenti; se non lo ha fatto,
è perché ci sono dei tempi e delle
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ripartire male, alla rinfusa, gli aiuti ricevuti. A titolo d'informazione la CED
ha versato alla chiesa di Prarostino 10
milioni; altri contributi, giuntici nel
frattempo, stanno per essere inoltrati
(e di ciò daremo un’informazione dettagliata alla conferenza distrettuale).
Riteniamo inoltre di dover precisare
che la somma raccolta durante le agapi
del 17 febbraio non ci' risulta essere di
20 milioni e saremmo grati a S. Armand-Flugon se ci indicasse la fonte da
cui ha tratto le sue informazioni. L'autocritica è certo un esercizio che le nostre chiese ed i loro organismi devono
esercitare, ma in questo caso pensiamo sia soprattutto utile e consigliabile
a chi scrive senza essersi prima ben
informato; a volte si rischia, nel tentativo di informare, dì fare solo della disinformazione che, come a volte accade, sfocia nel più sterile pettegolezzo,
il che contribuisce non alla costruzione
ma alla distruzione della chiesa, cosa
che un giornale ecclesiastico dovrebbe evitare!
La Commissione esecutiva
del I Distretto
Due brevi osservazioni : i danneggiati di Prarostino si sentono soli ad affrontare le difficoltà della ricostruzione.
La foto voleva emblematicamente illustrare questo sentimento diffuso.
Circa la disinformazione riportiamo
testualmente dalla relazione della stes»
sa CED alla prossima Conferenza distrettuale (pag. 7-8): «La CED ha
proposto a tutte le chiese del distretto
di organizzare^ durante le agapi del
XVII febbraio, delle collette speciali
per il paese colpito; la somma finora
raccolta e inviata al Concistoro di Prarostino ammonta a lire 20.000.000 ».
G. G.
Elsa Odin e famiglia, impossibilitati
a farlo singolarmente, ringraziano
quanti hanno partecipato al loro dolore
per la perdita del caro congiunto
Giovanni Castagnoli
Bruino, 24 maggio 1990.
RINGRAZIAMENTO
(( Il Signore è il mio pastore,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23 : 1)
I familiari della compianta
Luigia Maddalena Pons
ved. Pascal
neirimpossibilità di farlo personalmente, ringraziano tutti coloro che con
scritti e partecipazione sono stati vicini in questa circostanza.
Un ringraziamento particolare alla
direzione e a tutto il personale dell’Asilo dei vecchi di San Germano Chisone
per le amorevoli cure prestate, al pastore Thomas Noffke, al prof. Claudio
Tron, airorganista Claudia Pourpura.
Maniglia, 8 giugno 1990.
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Villag-gio globale
8 giugno 1990
UNA NUOVA RUBRICA
TESTIMONIANZE SUL CENTRO AMERICA
Perchè ‘villaggio globale’? La vita umana in pericolo
E’ necessario acquisire la consapevolezza della dipenden- Continuano le sistematiche violazioni dei diritti umani in
za gli uni dagli altri e agire quindi con responsabilità Guatemala, Honduras, Costa Rica e le ingerenze USA
Come i lettori noteranno, l’ultima pagina del nuovo settimanale verrà dedicata, di norma, al « villaggio globale ». Pur nella
grande limitatezza dei nostri mezzi, essa vorrà essere una finestra affacciata
sull’Europa e sul mondo.
Ma perché questo titolo?
Il lato umano
Il mondo in cui viviamo la nostra vita terrena
è stato definito nei modi
più svariati. Ricordo che
a noi, attoniti ed un po’
preoccupati scolari (molti
anni fa), il maestro ce lo
descriveva come un’arancia leggermente schiacciata ai poli « a causa del
suo moto di rotazione ».
C’è stato poi chi, con un
certo spirito filosofico, lo
ha presentato come un
« granello di sabbia » frammisto ad altri miliardi di
granelli vaganti negli spazi infiniti.
Con il progresso tecnologico, il nostro picineta è
stato in seguito definito come una navicella spaziale
in cui gli occupanti devono
coordinare bene i movimenti e le varie mansioni
per la miglior riuscita dell’impresa.
Con il successivo avvento delle notizie in « tempo reale » (si pensi al telefax), ecco che la terra
diventa il « paese elettronico » popolato da individui che non sono « né luogo-dipendenti né luogo-itineranti », come viene affermato nel recente libro
« Megatrends 2000 ».
Queste terminologie sono peraltro parziali e soprattutto le ultime privilegiano l’aspetto più tecnologico della vita sul pianeta. E’ perciò da preferire la definizione di « villaggio globale », che considera maggiormente il lato
umano della nostra sorte
comune. Questa espressione è stata coniata da un
ministro canadese dell’ambiente con il duplice intento di indicare che tutto ciò
che fa un paese è destinato a produrre effetti in
un altro e poi che la comunità umana è una comunità globale, richiedente di conseguenza un imp>egno congiunto di cooperazione Su scala internazionale. Si tratta di una concezione del mondo che certamente Stenterà ad affermarsi, dato l’attuale criterio degli « Stati sovrani »
basati su egoismi nazionali ed etnocentrici.
Per noi credenti poi, questa concezione della globalità, dell’interdipendenza,
trova il suo riscontro —
oltre che in altri passi delle Scritture — nella prima
epistola di Paolo ai Corinzi, allorché si parla di « un
unico corpo, e giudei e
greci e schiavi e liberi »;
un unico corpo in cui « se
un membro soffre, tutte le
membra soffrono con lui;
se Un membro è onorato,
tutte le membra sono onorate con lui » (12: 26).
Problemi comuni
Ma torniamo al « villaggio ». Che i grandi problemi del mondo siano senza frontiere è cosa quotidianamente dimostrata dai
mass media. L’ultimo gri
do di allarme ci viene dalrONU, secondo cui la terra sta rapidamente avviandosi ad una catastrofe climatológica causata dal noto « effetto serra ». Migliaia
di città sommerse dal mare, gli Stati Uniti affamati
per l’estendersi del deserto, l’Africa inabitabile, l’Europa trasformata in una
regione tropicale... Il rapporto delle Nazioni Unite
deve ancora uscire ma sono stati fatti trapelare alcuni dati, tenendo conto
del fatto che nel recente
incontro sull’ambiente tenutosi a Bergen, in Norvegia, il governo americano
si è opposto ad ogni proposta di modifiche alla
produzione industriale, causa prima del suddetto effetto serra.
Ma altri nodi sono di
scottante attualità: le piogge acide, le deforestazioni,
i danni alla fascia protettiva d’ozono, il suolo, le
acque, l’inquinamento dei
mari: le sostanze che avvelenano la terra e l’aria
non hanno 'confini e riducono il mondo ad un grande « villaggio ». Ed ancora: i rifiuti, i pesticidi, le
scorie tossiche ed in particolare quelle nucleari. La
lAEA (Associazione internazionale per l’energia atomica) raccoglie nei suo>
uffici di Vienna i rapporti
su 291 incidenti a centrali
nucleari e li tiene nascosti: il « villaggio » non deve allarmarsi...
Si potrebbe continuare
per pagine e pagine: dalla
fame al debito mondiale,
dalla politica degli arma
menti alle dittature, dalla
questione mediorientale a
quella dei milioni di profughi. Se si esamina da
vicino ognuno di questi
problemi, si potrà constatare quale incidenza hanno,
o possono avere, a livello
globale.
Quale futuro?
Se ben si guarda, alla
base di tutti questi drammatici problemi sta il denaro. Da un lato continua
a crescere la corsa alla
produzione, al consumismo, allo spreco; dall’altra,
aumenta il numero delle
persone carenti dei più essenziali mezzi di sostentamento. Né si può essere
molto ottimisti al riguardo: affrontare seriamente
la questione comporterebbe dei radicali rivolgimenti sia a livello collettivo
(politica, economia, finanze), sia a livello individuale (cambiare molte abitudini di vita). Senza contare che tutto questo andrà
ad incidere pesantemente
sulle future generazioni. A
questo proposito, chiudiamo queste note con un ulteriore richiamo delle Nazioni Unite, tratto dal rapporto « Il nostro futuro comune »: « Le generazioni
future non votano, non
hanno potere politico o finanziario, non possono sfidare le nostre decisioni...
Noi agiamo come agiamo
perché possiamo sfuggire
alle conseguenze ». Parole
da meditare.
Roberto Peyrot
CARTA EUROPEA
L’umanitarismo
La fine del « socialismo
reale » nei Paesi dell’Est
eurojteo ha messo a nudo
la realtà dei problemi sociali e sanitari che li affliggono. In Romania Ceausescu, per tutto il periodo del
suo potere, ha lasciato vivere gli orfani in condizioni
pietose e, dopo la comparsa dell’Aids, ha attribuito
a questa patologia la morte
di numerosi bambini deceduti invece per le condizioni estremamente disagiate.
In Bulgaria, a Stob, 145
bambini hanno vissuto e vivono l’infanzia all’interno
di una casa diroccata senza
che alcim medico si interessi alla loro salute. Devono lavarsi gli indumenti
per conto proprio servendosi deH’acqua fredda del
lavabo comune. Il refettorio è situato a cinque chilometri dalla casa e per essere a scuola alle otto i
bimbi devono alzarsi alle
cinque.
Un gruppo di medici, di
operatori sanitari e di animatori, provenienti dai
quattro angoli del ’’vecchio
continente” si sono riuniti
a Cracovia, in Polonia, per
esaminare la situazione socio-sanitaria all’Est e ha
dato vita alla « Carta europea deH’umanitarismo ». I
sottoscrittori della Carta si
sono impegnati a combattere le situazioni di disagio originate dalla povertà
e dalle malattie.
« Mi impegno — recita la
Carta — a soccorrere tutte
le vittime di catastrofi naturali, ecologiche o politiche che potrebbero verificarsi nel mio Paese o al di
là dei suoi confini. La mia
opera, poi, sarà tesa alla realizzazione di organizzazioni non statali di assistenza. Queste agiranno
in modo imparziale e offriranno assistenza umanitaria a tutte le vittime, indipendentemente dal colore .
della loro pelle e senza alcuna altra discriminazio
ne ».
(dal settimanale
« Medicus » )
Un grido
d’allarme
Il vescovo luterano Johannes Hempel ha esortato le chiese della Repubblica Democratica Tedesca
a lottare contro il potere
del denaro.
I risultati della rivoluzione nei paesi dell’Est
sono incompleti. « Bisogna
guardarsi — egli ha detto
— dal fascino dell’opulenza e dall’accumulazione di
tesori che fatalmente divorano i miti. Bisogna anche
liberarsi dall’abitudine ai
compromessi, che conducono fatalmente alla corruzione ».
(flm/inf.)
L’Associazione internazionale contro la tortura
(AICT) è una organizzazione internazionale impegnata
sul problema dei diritti umani con statuto consultivo alrONU. In questo senso ha organizzato una delegazione
che ha visitato nell’aprile scorso il Guatemala, l’Honduras e il Costa Rica, raccogliendo la testimonianza di molti organismi di base nel tentativo di individuare i molteplici aspetti di violazione dei diritti umani.
Il gruppo è formato principalmente da italiani, ai
quali si sono aggiunti un costaricano e una nord-americana. Alcuni sono membri effettivi dell’AICT, altri sono
esponenti di strutture sindacali, di associazioni per la
pace, di cooperative, di comitati di solidarietà con l’America Centrale.
Tutti siamo accomunati
dalla volontà di conoscere
e di capire una realtà così
difficile e triste, ma anche
affascinante. Veniamo subito a contatto con una serie di problematiche.
Condizioni di vita
Alla periferia di Città del
Guatemala visitiamo un
« poblado », un quartiere
privo di ogni tipo di servizi; le persone vivono in
baracche di lamiera con fogne all’aperto, senza acqua
potabile, che viene attinta
da alcuni bidoni, senza luce
e con i polmoni sempre pieni di polvere per il costante vento. Ci appaiono veri
e propri « sepolti vivi » e
uno di loro ci racconta la
loro situazione, le lotte che
hanno fatto fino allo sciopero della fame davanti al
palazzo del governo, senza
alcun esito. L’indignazione
raggiunge il culmine quando veniamo a sapere che
qualcuno li ha anche truffati, facendosi consegnare
dei soldi e promettendo in
cambio delle case mai arrivate. Ce ne andiamo con
molta tristezza e un forte
senso di impotenza perché
temiamo che la prossima
delegazione non possa fare
altro che constatare come
queste persone non siano
impazzite, nonostante tutto sia rimasto come prima.
Repressione tradizionale
In Honduras incontriamo il Comitato dei familiari dei desaparecidos e la
Commissione per i diritti
umani. Abbiamo la conferma che i governi cambiano
ma la sostanza rimane
sempre la stessa. In nome
della dottrina della cosiddetta « sicurezza nazionale », nel 1982 il gen. Martinez (poi ucciso dalla guerriglia) ha stroncato un
forte movimento popolare
causando quasi 150 desaparecidos. Successivamente è
stato destituito, ma la repressione è proseguita con
un obiettivo centrale: eliminare tutti gli elementi
non funzionali al sistema.
In tal senso vengono uccisi anche molti criminali
comuni, oltre che oppositori politici, soprattutto ladri, poiché la proprietà
privata è il primo valore
da tutelare, molto più importante della vita umana.
Oggi poi i militari preferiscono uccidere piuttosto
che far sparire perché un
morto si dimentica molto
prima e si smette di protestare. Alle uccisioni poi
si accompagnano calunnie
che l’esercito diffonde per
evitare di venire colpevolizzato : si parla di faide interne, si inventano personaggi con nomi strani e
ambigui (lo sciacallo) per
firmare le uccisioni. Esiste
infine una repressione jjsicologica: è emblematico in
tal senso il caso di uno studente, Roberto Zelaya, minacciato più volte, fino ad
essere volutamente solo ferito, perché abbandoni il
paese.
Per concludere, abbiamo
rilevato personalmente che
i dirigenti sindacali sono
seguiti e controllati e devono quindi lavorare in
una situazione di semiclandestinità.
Diritti sindacali
Abbiamo intanto rilevato
come in tutti i paesi, compreso il Costa Rica, Svizzera del C.A., la costituzione
di un sindacato è il pretesto per un immediato licenziamento quanto meno degli elementi più combattivi,
nonostante in alcuni casi la
legislazione nazionale « tuteli » i lavoratori. In Guatemala abbiamo visitato
la fabbrica di vetro Cavisa, occupata ormai da
gennaio per la protervia
del padronato. I lavoratori
in particolare chiedono
che nel nuovo contratto
venga inserita una clausola
per impedire la discrezionalità nei licenziamenti e
garantire la stabilità del
posto di lavoro. La grandissima maggioranza dei
dipendenti partecipa a questa lotta, che ha per obiettivo la sopravvivenza stessa di un sindacato che esiste ormai da più di 20 anni, essendo nato praticamente insieme all’azienda
stessa.
Questi operai chiedono
solidarietà sia politica che
economica, dal momento
che il padronato è appoggiato dalla Confindustria e
dalla Camera di Commercio ed ha recentemente ottenuto una sentenza a suo
favore dal Procuratore per
i diritti umani, un organismo governativo di estrazione democratico-borghese, più sensibile quindi in
questo caso al diritto di
sfruttare !
Questi lavoratori fanno
riferimento ad una centrale sindacale di orientamento classista (Unsitragua)
che ci presenta la situazione del paese: di fronte ad
una sindacalizzazione mol
to bassa che non raggiunge complessivamente il 15
per cento, la repressione
assume la forma del « solidarismo », una sorta di
cogestione proposta dal padrone, spesso durante un
pranzo offerto alle maestranze. Dopo' aver accusato i sindacati di essere sovversivi e comunisti, i lavoratori sono invitati a entrare in questa nuova struttura in cui si troveranno a
pagare quote gestite direttamente da rappresentanti
padronali. In Honduras lo
stesso fenomeno assume il
nome di « parallelismo » : il
sindacato degli insegnanti
(Colprosumah) si è visto
creare un sindacato di regime con lo stesso nome
che gli ha rubato la sede e
i soldi degli associati, dando vita ad una complessa
questione di rappresentatività. In Costa Rica le aziende si trovano in zone
franche dove non valgono
le leggi del paese e il padronato ha la possibilità di
agire in modo indisturbato.
Ingerenza USA
E’ questo il problema dei
problemi, la causa da cui
discendono gran parte delle altre questioni. In Honduras in particolare l’occupazione è capillare ed ha
modificato anche le abitudini di un paese che assomiglia ormai più all’occidente che al passato indio.
Tutti quelli che abbiamo
incontrato non mancavano
di sottolinearci che questo
paese è «molto bello, ma
non è nostro ». I contadini
si sono visti espropriare le
terre più fertili per farne
basi militari e alloggiare
la ’contra’, che ha tra l’altro avuto anche fimzioni di
repressione interna. Il progetto USA ha preso Tawio
dopo la sconfitta di Somoza in Nicaragua per creare
un nuovo bastione controrivoluzionario. Il risultato
è drammatico ma, come ci
hanno fatto rilevare in im
incontro in Costa Rica con
l’Associazione dei familiari
dei desaparecidos, sembra
ormai molto difficile pensare di potersi liberare da
questa scomoda presenza,
specie dòpo la sconfitta
dell’FSLN. La situazione
appare però priva di via
d’uscita dal momento che
anche il dialogo non è praticabile con chi non ha assolutamente intenzione di
modificare una politica che
condanna comunque al sottosviluppo e all’assenza di
diritti civili quella fetta di
mondo, il « cortile di casa ». Dunque la questione è
totalmente aperta.
Giancarlo Bussone
l’eco
delle valli valdesi
Rede.zione e amministrazione; via S. Pio V n.15, 10725 Torino
tei. 011/655278 - 0121/932166 fax 011/657542,
Redattori; Alberto Corsani, Luciano Deodato, Giorgio Gardiol (dir.), Adriano Longo, Giuseppe Platone (v. dir.).
Piervaldo Rostan.
Collaboratori; Angelo Actis, Stello Armand Hugon, Loris
Bertot, Mitzi Menusan, Mariella Taglierò.
Comitato editoriale; Mirella Argentieri Bein, Valdo Benecchi, Claudio Bo, Alberto Bragaglla, Franco Carri, Franco Chiarini, Rosanna Nitti, Gino Conte, Piera Egidi, Emmanuele Paschetto, Roberto Peyrot, Mirella Scorsonelli.
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