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Settimanale
della Chiesa Valdese
' Gettate lungi da voi tutte te vostre trasgressioni per le quafì avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Aano LXXXVIII - N. 42
Una copia L. 30
ABBONAMENTI
}
Eco: L. 1.200 per riiilemo | Eco e La Luce: L. 1.800 per rintemo J Spediz. abb. postale - d Gmppo
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L. 2.500 pé& Testerò
A. «
Cambio d'indirìzzo Lire 40,—
TORRE PELLICE - 24 Ottobre 1958
Ammin. Clandiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
Chi sarà relitto?
Cosa annuncerà, il fiocoo di iumo bianco, quando ap{>arìrà in cima
alla ciminiera appositamente rizzata sulla Cappella Sistina per annun
ciare Tavvenuta elezione dei nuovo Pontefice? Sono molti, a chiederselo,
nel mondo. Quotidiani e settimanali a rotocalco sono pieni di congetture, vi riportano assiduamente le variazioni dei « si dice ». E, in verità
si comprende l’interesse con cui si segue l’evento, che può essere così
grave di conseguenze, di un Conclave.
DA OLTRE OCEANO
Atterraggio a Montevideo
Il Moderat&e ci descrive il suo viaggio verso I’America del Sud
Dobbiamo dire che, nell’aria, si avverte un interesse di carattere preva
lentemente politico. Non si era ancora spento il respiroi di Pio XII che
già si sentiva parlare di consultazioni
di corridoio, di « favoriti » dalle previsioni, di quale avrebbe potuto essere
la tendenza del nuovo pontificato. E
siamo qui di fronte ad un fatto facilmente comprensibile: il Pontefice è.
un Capo di State che, se ha una giujisdizione tarritoriale così esigua da
apparire quasi ridicola, pura affermazione di principio del permanere del
« potere temporale », ha però un peso
politico sulla scena del mondo che non
ha cessato di farsi sempre più considerevole.
Perciò ovunque ci si cljiede: quale
sarà il nuovo< Papa? sarà « conservatcre » o « progressista »? « spirituale »
01 « politico »? ancora giovane, o avanzato negli anni? Non sono mancate
le voci che hanno — saggiamente —
avvertito che, quali che siano le colorazioni del nuovo pontificato, l’istituto papale ed ecclesiastico remano non
subirà per questo alcuna rivoluzione.
E non sono mancate le voci scettiche
che hanno notato che anche se — come pare probabile — ci sarà nella Cuna vaticana un «repulisti» (così si
i- espresso un cronista francese di Le
.'fonde) di molte personalità, specialmente laiche, della « corte » di Eugenio Pacelli (lo scandalo dell’archiatra
pontificio Galeazzo Lisi non è che uh
segno premonitore), potrebbe non trattarsi di un mutamento più profondo
che un semplice cambio di guardia.
Ci si d'ee — e possiamo crederlo —
che vi saranno grandi interessi politici ed economici che si affronteranno nel Conclave, mescolati forse alla
volontà di potenza di alcuni cardinali — si parla comunemente del « Pentagono vaticano». A maggior gloria
del Signore. Lo diciamo senza aicima
ironia, poiché non abbiamo ragione
di dubitare che la volontà di potenza che manifesta indubbiamente la
Chiesa romana abbia come molla il
desiderio appassionato di conquistare
il mondo a Dio, cioè aila Chiesa. Rifiutare — come facciamo nel modo più
netto — i metodi di questa « testimonianza nel mondo» non significa disconoscerne la sincerità.
Ma qui veniamo al nodo della questione della successione sul trono papale. E’ un monarca, colui che verrà
eletto, un monarca che ha un’autorità estesa ed assoluta quale nessun dittatore al mondo, un’autorità divina
che, se dovrebbe essere limitata alle
definizioni ex cathedra, in pratica abbraccia ogni aspetto della vita. Il papa è il sovrano della Chiesa (romana)
ia quale tende ad abbracciare il mondo intero, tutta la società. Questa sovranità è anzitutto di ordine spirituale, poiché non tende a mondanizzare
la chiesa ma a « chiesizzare » il mondo. L’autorità del Vicario dovrebbe,
vorrebbe essere quella di Cristo.
Per questo, per quanto di grande rilievo, il peso politico deH’elezione del
nuovo Pontefice è per noi una que
stione infinitamente meno vitale che
la funzione che il nuovo Pontefice potrà avere come guida del Cristianesimo cattolico. Se Pio XII è stato il Papa che ha incoraggiato sinceramente
gli studi biblici e il lavoro esegetico,
a tutti i livelli della Chiesa cattolica;
se ha dimostrato una viva sensibilità
al dovere della testimonianza cristiana in tutti i campi della vita, raggiungendo in questo medo, anche ss
con diverse attuazioni, le preoccupa
zioni delle Chiese evangeliche toccate
dal rinnovamento biblico e del Consiglio Ecumenico (Jean Bosc) — se tutto questo è vero, è pure vero che il
pontificato di Pio XII ha contribuito
a rendere più profondo il solco che
divide il Cattolicesimo dalle altre_ confessioni cristiane. Abbiamo assistito
a un irrigidimento delle posizioni dottrinali cattoliche, proprio quando certi fermenti di rinnovamento hanno
ravvivato l’esistenza della Chiesa:
qualcosa di simile a quello che è stato il rinnovamento e l’irrigidimento
del Cattolicesimo alTejíoca della Controriforma e del Concilio di Trento.
E’ Pio XII che per primo ha effettivamente usato delTinfallibilità papa
le, e proprio proclamando un dogma,
quello dell’assunzione di Maria (1950),
assolutamente inaccettabile, in sé e
per tutte le conseguenze che compor
la, dalle altre confessioni. Sotto il suo
regno, la mariologia cattolica è giunta a parossismi che hanno del morboso; e che non sono stati affatto
sconiessati ufficialmente, anzi!
Inoltre, Pio XII è stato il papa sotto cui tanti fermenti vitali del cristianesimo cattolico sono stati soffocati
o messi a tacere neH’obbedlenza; ricordiamo soltanto le dure e incomprensive strette di freni contro il movimento dei preti olirai, contro certi
aspetti del lavoro biblico e del colloquio ecumenico, contro sinceri sforzi
di rinnovamento liturgico e catecl)etico; 0 ancora il soffocamEnto di una
vita politica cattolica, che potrebbe
essere assai più feconda se tale non
fosse autoritariamente irregimentata.
Perciò noi ci auguriamo, per la Chiesa cattolica, che il nuovo eletto non
sia frutto di complicati calcoli politi
ci, ma di una sincera invocazione dello Spirito Santo. L’arcivescovo di Milane, Monsignor Montini, in un suo
messaggio ha detto : « Questo- intervento divino nell’elezione che il Conclave farà del nuovo Papa, rende possibile e doveroso anche il nostro intervento di figli devoti della Santa
Chiesa. Mediante la nostra preghiera,
noi possiamo e dobbiamo seguire questo importantissimo avvenimento in
vocando su di esso, quanto più possi
Eccomi da una Settimana in terra
%
uruguayana. Non riesco sempre a
rendermene conto | tanto rapido è
stato il passaggio da un continente
all’altro, da una Stagione all’altra.
Ma le impressioni si accumulano ed
i contatti con la nbstra popolazione
V-aldese Rioplatense aumentano di
giorno in giorno; talché, approattando di qualche jliccolo ritaglio di
tempo, mi metto all’opera per; dare
ai lettori dei giornale alcune letizie
che li possano interessare. t
A poche settimahe dalla mm nomina a Moderatoréj e dopo uh non
lieve lavoro post-sinodale, ho dovuto intrapprendere ijn liingo viaggio
m aereo verso TAmerica del Sud.
La Chiesa Valdeàe d’Italia e in modo speciale la Tavola-Valdese non
poterono rimanere ‘À»»^itti dalle ce
iebrazionì del Ceaiìxiario in queste
numerose e prospot» comunità Valdesi, così lontane di^’italia, ma per
tanti motivi'f^icine^-a noi e unite a
noi. Se si pensa che dal 1869 nessun
Moderatore aveva più visitato queste chiese, si compifeide la loro insistenza e la loro gioia per la mi.3
bile, presente e benefica, Tas^stenza modesta presenz^ i|i^m|gzzo a Joro :
..ffelfo SpMÌtw Santo.JK A parto fiorii- runa siòia clie si-è mamlÌestata■ sogli devoti... » siamo d accordo, ed an
che la nostra preghiera è che lo Spi
rito Santo- guidi e illumini coloro che
si riuniranno nella Cappella Sistina,
e poi colui che si troverà di fronte al
compito schiacciante di indirizzare la
Chiesa cattolica sulla via di Cristo.
Gino Conte
una gioia
prattulto con una partecipazione totalitaria, seria ed entusiastica al
tempo stesso, alle celebrazioni di
questi ultimi giorni, in modo speciale nella prima colonia, a Colonia
Valde.nse.
Convegno dei Concistoei
S. SECONDO 1" NOVEMBRE
Ore 9;
Breve culto liturgico d'apertura.
I - Cattolicesimo e Protestantesimo:
dottrine (Roberto Nisbet)
II - Protestantesimo e Cattolicesimo
chard)
Discussione — Varie.
analogie e contrasti di
alle Valli (Gustavo Bou
xl viaggio, grazie a Dio, è stato
buono e, m questa mia prima esperienza di volo per più di trenta oie
quasi consecutive, tutto si è svolto
normalmente.
A Liampino, domenica mattina ó
corrente, ero il solo viaggiatore eia
saliva su di un aereo della « Air
Trance » proveniente dal Congo. Dopo un’ora e mezza di viaggio, a piu
ai 4.UOO metri dvaltezza, volavamo
sulle Alpi. Uno spettacolo indimeli
ticahile, torse il più hello di tutto
il percorso che, invece, sul territorio
dei brasile è statò poi piuttosto movimentato: attorno a me la catea.i
delle Alpi, dal Viso al Cervino e,
ad un tratto, quasi senza accorgeicene, la vetta del M. liianco e gii
immensi ghiacciai irradiati dal soie.
Alle nove e trenta l’aereo atterrava
a Parigi terminando il suo viaggio.
Uopo una sosta di poclie ore, il
nuovo aereo, un grosso «. Super Constellation » è pronto per il lungo
balzo verso Buenos Aires, lutti i
posti sono occupati; in pochi minuti siamo al di sopra delle nuvole
senza più veder niente e dopo tre
ore atterriamo a,,(HadrM,^iVle,zz’ora._
di'sòsta per prehdère ùn rinfresco e
poi di nuovo in volo, prima a tremila poi a seimila metri, verso 1 Atrica equatoriale. Il mio compagno
di volo è un commerciante francese
che si reca a visitare i paesi sud americani. Intanto la notte è scesa, dopo un lungo e dorato tramonto; passiamo non lungi da Casablanca e a
mezzanotte l’apparecchio si abbassa; scorgiamo le prime luci di m.a
città e dopo pochi minuti atterriamo a Dakar. Qui il caldo è soffocante ed umido; ci si concede un’ola di Ubèra uscita al ristorante dell’aeroporto, ma ben presto torniamo a bordo e, nella notte profonda,
l’apparecchio si alza in ■ direzione
dell’Atlantico. Per diverse ore saremo nel buio più completo, ma
non riesco a prender sonno. Intanto
ÌLA SETTIMANA!
Il medirn ilol Papa
Venerdì 17 u. s. La
Stampa annunciava per
l'indomani la pubblicazione de! diario minuziosamente tenuto dall^archiatra (medico personale) di Pio XII, prof. Galeazzi Lisi, sulle fasi
delia malattia del Pontefice. Viceversa, la pubblicazione (e c'è da rallegrarsene) non avvenne, sostituita da una nota redazionale in cui si
spiegava come il documento non fosse pubblicabile per un doveroso senso di riserbo. E
domenica 19 La Stampa stessa riferiva come
l'archiatra sia stato deferito al Consiglio dell'Ordine dei Medici, perchè questa pubblicazione, evidentemente lucrativa, « è contraria
agli obblighi giuridici e morali dell'esercizio
professionale». Il Vaticano — cui hanno fatto
eco personalità del Governo italiano — ha
violentemente deplorato l'operato del medico,
di cui ha richiesto le dimissioni da direttore
dei servizi sanitari della Città. Giusta reazione
contro un'indegna speculazione che proietta una
luce equivoca su certi ambienti vaticani. Però...
Non sapremmo dire meglio le nostre riserve
di come le ha espresse A. B. in un'editoriale
comparso sull'ultimo numero de L'Espresso:
« Certo, anche noi condanniamo la curiosità
quando diventa morbosa e scade ne! pettegolezzo, ma se la morte di Pio XII e il successivo Conclave hanno provocato nel pubblico un
eccezionale interessamento non è colpa dei
giornali. È' la S. Sede che ha trasformato la
malattia di Pio XII in un avvenimento sìmile
ad un incontro sportivo o a una manifestazione
politica, emettendo continuamente bollettini stimolanti la curiosità, accendendo speranze e subito deludendole ; è stata la S. Sede che ha introdotto le camere televisive neH'appartamento
papale, togliendo ogni mistero al momento solenne seguito al trapasso, e sono stati alcuni
ecclesiastici che hanno provocato l'equivoco
dell'8 ottobre, quando molti quotidiani romani
pubblicarono prematuramente la notizia del decesso, così come appartengono al mondo vaticano coloro che hanno addirittura permesso
che fossero scattate fotografìe mentre Eugenio
Pacelli in agonìa cercava, col terribile sforzo
cui sono condannati gli uomini in tale momento,
il riposo della morte. Come condannare quindi
una curiosità che in un primo momento si è
coscientemente stimolata? ».
Abbiamo da notare, soltanto, che a questo
proposito tattica propagandistica vaticana, consumato mestiere giornalìstico, morbosa curiosità popolare si sono mescolati in un curioso
cocktail, che ci è stato servito, in tutti ì gusti
e con tutte le colorazioni, fino a sazietà, anzi a
saturazione.
Gloria p vprilà Je»"-«»« ch.ppuis,
UlUlld l Itmd redattore de La Vìe Pro
testante, nell'editoriale della scorsa settimana,
a proposito della morte del Papa, ha ricordato
che <c Kierkegaard, quando morì il vescovo ( luterano ) di Kopenhagen, Mynster, osò domandare : " E' veramente lecito dire di lui : è state
un testimene della verità? " Un testimone della
verità non può essere un uomo che incontra la
considerazione generale. Gli uomini gli riservano un posto su di una croce, non su di un
trono. A tutti coloro che questa settimana hanno fatto fluire dalle loro stilografiche tante pagine speciali e tanti epiteti superlativi, domando : " Avete letto Kierkegaard? " Ancor meglio : " Avete letto l'Evangelo? Non sapete
dunque che la verità cristiana è d'un ordine
assolutamente diverso dalla grandezza umana? "». Vorremmo poterlo ricordare anche all'evangelico Poster Dulles, che, sia pure nel
corso di un " giro intorno al mondo " diplomatico, sia pure per rendere l'estrema onoranza
ad un Capo di Stato, ha ufficialmente rappresentato il governo degli Stati Uniti al funerale
di Pio XII. Certi equivoci sarebbe bene nor.
lasciarli troppo politicamente nell'ombra.
DÌsll’IlSÌODPÌD.ÌItìfrÌ;i?“® riportato
b un netto trionfo sugli
oltranzisti algerini. Lo sciopero generale di
protesta — che doveva ripetere l'adunata oceanica del 13 maggio nel Forum di Algeri —
indetto dai Comitati di salute pubblica contro
l'ordine di abbandonarli dato da De Gaulle a
tutti i militari, è completamente fallito. Bisogna
dare atto al Presidente francese della fermezza
e dell'onestà con cui cerca una soluzione della
crisi algerina, e prepara una consultazione popolare che sìa veramente libera. Anche il
Fronte di Liberazione Nazionale, pur senza desistere dall'opposizione e dalla richiesta del riconoscimento d'indipendenza, riconosce la buona
volontà dimostrata dal governo francese, e come gesto di distensione ha annunziato la liberazione di 19 prigionieri francesi cui fa riscontro una simile iniziativa francese. Che questa
volontà di pacificazione e di mutua comprensione riesca a sormontare, da una parte e dall'altra, ogni ostacolo! e che non si mettano
di mezzo tanti « alleati » pronti a soffiare sul
fuoco, da una parte e dall'altra... Réforme intitola così il suo editoriale: Enfin !
a poco a poco s’alzano le luci del1 alba e bisogna modificare il tempo
segnato sui nostri orologi. Il personale di bordo è molto gentile e ci
ser\e ottimi pasti; quando varcfiiamo l’Tiqualore, a seimila metri di
altezza, Deviamo un buon bicefiiere
ai « cnampagne » e ci prepariamo
al clima primaverile in cui stiamo
per entrare, finalmente, uopo piu
ui imdici ore di volo, eccoci sulla
immensa citta di iiio de Janeiro^
L’aereo si abbassa per darci l’occasione di contemplare la splendida
baia ed il paesaggio incantevole. .VIl’aeroporto fa caldo, ma il viaggio
prosegue e mi accingo a salire sul1 apparecchio per l'ultimo tratto di
questo lungo percorso. Mentre ci allontaniamo da Rio, densi nuvoloni
s'addensano; l’aereo sale di quota,
ma si balia assai e si ha il senso della... Iragilità umana. Per iortuna, il
sereno riappare e dopo quattro ore
ai volo, eccoci al traguarUo bnalc.
Montevideo.
* * *
Con quale emozione lunedì 6 corrente verso le 16, sono sceso dall’apparecchdo! In lontananza, sul terrazzo dell’edificio déìl’àeroporto,
scorgevo le mani del caro collega ed
amico Past. Giovanni Tron che si
agitarono in un continuo saluto. Poi
all’uscita, dopo un fraterno abbraccio all’amico, molte strette di
mano, molti « bienvenido » : c’erano il Past. W. Artus, Presidente della Commissione esecutiva del VI Distretto, il sig. Eraldo Lageard (di
Pinerolo) e la sua Signora, il dott.
D. Armand Hugon e vari altri componenti della numerosa famiglia del
fu Past. Daniele Armand Hugtm, il
sig. Gönnet (già pellegrino in Italia
due anni or sonò), la signora del
Past. Giov. Tron ed altre persone.
Dopo una fotografia davanti all’aeroporto, eccoci in macchina verso la
città; ne approfittiamo per dare uno
sguardo al terreno dove sorgerà un
giorno la chiesa Valdese di Montevideo, in una località centrale e ottimamente scelta. Infine, ci attende
una buona tazza di tè nella casa pastorale.
Non mi sembra possibile di essere cosi lontano dall’Italia. La conversazione s’awia, le domande e le
impressioni s’intrecciano; si ricordano esperienze del passato, si parla di amici e di parenti. Il giorno
dopo, l’amico Eraldo Lageard mi fa
visitare la città; incontro la sig.na
Fanny Davit, già compagna di scuola a Pomaretto, la famiglia Tourn Armand - Hugon, una figlia del Past.
Silvio Long. Poi, nel pomeriggio, riparto in autopullman per Colonia
Vald»nse, accompagnato dal Past.
Giov. Tron, Due ore di viaggio in
aperta campagna; ogni tanto, mentre ci avviciniamo alla meta, leggo
delle grandi scritte: « Centenario
della colonizzazione Valdese — Benvenuti a Colonia Vaidense 1858-1958.
E il « benvenuto » mi è stato dato
con fraternità cristiana e valdese.
Ve ne parlerò prossimamente, in un
ritaglio di tempo, perchè in questo
momento sto proseguendo 11 mio
viaggio. {Leggete in 3“ p. n.d.r.)
Ermanno Rostan
A Campinas, nel Brasile, è stato recentemente inau^rato un Centro audiovisivo evangelico, creato da 21 organismi ecclesiastici protestanti de!
Brasile e degli UB.A.
2
l'ECO DELLE VAUI VALDESI
regolamenti
Sinodo?
E’, cosa manifesta che i lavori del
Sinodo da qualche anno lasciano alquanto da desiderare.
Ho cercato nei nostri giornali un resoconto più o meno completo del Sinodo di quest’anno, ma non l’ho trovato e mi è dispiaciuto, perchè il nostro pubblico evangelico ha il diritto
di essere informato dei problemi che
preoccupano la Chiesa nel momento
presente e alla cui soluzione è direttamente chiamato a contribuire, e non
deve avere l’impressione che la cosa
più importante che gli si richiede sia
l’aumento delle contribuzioni.
Ho letto invece varie critiche e proteste che mi. sembrano, anche per esperienza personale, abbastanza giuste.
Nel passato ho preso parte attiva ai
lavori del Sinodo per vari anni come
delegato di Firenze e, avendo sempre
in vista i problemi pratici dell’Evangelizzazione, nel 1943, in pieno periodo di guerra, mi convinsi della necessità di aumentare l’efficienza delle Conferenze Distrettuali. Proposi che ne
fosse aumentato il numero e che avessero una attività più vasta e più indipendente dalla Tavola. La cosa era
così semplice ed ovvia, date specialmente le condizioni del momento, che
non fu combattuta apertamente ma fu
nominata una Commissione che studiasse la questione e ne riferisse. Ma
non mi risulta ci siano state deliberazioni in proposito. Ora, dopo 15 anni
il problema toma sul tappeto con una
relazione presentata da una Commissione formata da competenti Pastori.
Come sia andata non lo so, fatto sta
che il Sinodo, invece di risolvere la
questione, nomina una nuova commissione con un incarico ancora più limitato della precedente.
Ho nei miei ricordi un’altra elegante insabbiatura di deliberazioni non
gradite. Nel 1946, dinanzi ai bisogni
dell’opera di Evangelizzazione e la
mancanza di operai, fu discussa ampiamente la formazione di Evangelisti
e la preparazione di predicatori laici.
Di tutto questo ritengo sia rimasto solo un cosiddetto Corso Estivo a Torre Pellice per Diaconi e Anziani, che
non so come funzioni.
Purtroppo spesso succede che il Sinodo nomini qualche Commissione
per studiare un argomento, raccomandi alla Tavola certe disposizioni, ma
non si preoccupi poi nelle assemblee
degli anni seguenti se le proposte hanno avuto esecuzione o no, e tutto prosegue come prima.
Il nostro Redatore cerca di moderare l’asprezza delle critiche, dicendo
che questo attardarsi a prendere decisioni è segno di maturità: il guaio è
chequand o la maturità dma troppo a
lungo diventa senilità con tutti gli inconvenienti relativi ad essa.
Non avevo affatto l’intenzione di occuparmi quest’anno dei lavori del Sinodo, ma vedo accennato da varie parti come efficace rimedio una modificazione dei regolamenti e dell’ordine dei
lavori; la cosa ha una certa importanza per le sue possibili conseguenze e
non posso fare a meno di dire la mia
opinione in proposito.
Le cause degli inconvenienti che si
rilevano nell’esercizio dei lavori sinodali non sono dovute al regolamento
che si vorrebbe modificare, ma a ragioni più profonde che si possono riassumere in un allontanamento dallo
spirito della nostra organizzazione presbiteriana. Modificare il regolamento
risulterebbe in ultima analisi una limitazione di libertà di parola e di discussione. Questa libertà di parola va
rispettata, anche se in certi casi può
dar noia e presentare inconvenienti.
Ritengo invece che il rimedio debba
invece consistere in un’applicazione
completa dei nostri regolamenti.
I nostri Statuti e Regolamenti sono
modelli dell’organizzazione di Chiesa
Presbiteriana e dobbiamo difenderli
nello spirito e nella lettera se non vogliamo poco per volta, scivolare in un
Anglicanismo più o meno dichiarato.
Come si può pretendere che i membri del Sinodo siano preparati alla
trattazione dei vari argomenti quando
ne sono venuti a conoscenza solo pochi giorni prima? Come volere che i
Delegati siano adatti alla discussione
quando sono scelti con i criteri più diversi, senza tenere conto dell’ufficio
che dovranno assolvere? Come volere
che la discussione possa procedere regolarmente quando spesso chi la dirige e presiede è il tipo meno adatto,
visto che la consuetudine vuole che il
Presidente sia il Pastore che ha fatto
il Culto di apertura?
Tutto dipende dal fatto che non si
tiene conto dello spirito e della lettera
del Regolamento. I nostri membri di
chiesa il regolamento non lo conoscono affatto e si direbbe alle volte che i
dirigenti stessi non ne siano troppo al
corrente.
Sono convinto che se tutti i nostri
membri di chiesa sapessero che la
Chiesa Valdese è formata di varie congregazioni che ne sono la base e che
il Sinodo rappresenta la massima autorità ed è composto per metà di Pastori e per metà di laici, e che questi
ultimi sono nominati dalle varie congregazioni, sarebbero maggiormente
consapevoli della propria responsabilità e sceglierebbero con maggior cura i propri delegati.
Se poi i dirigenti delle nostre congregazioni si preoccupassero diinformare a tempo le varie Comunità sugli
argomenti da trattare in modo da dare
loro l’opportunità di poterli studiare
e dare ai delegati un indirizzo preciso,
il Sinodo, senza bisogno di modificare
i propri regolamenti, tornerebbe ad
essere degno delle tradizioni della
Chiesa Valdese. Luigi Rochat
L’evangelista Vincmizo Trobia — che
per circa 40 anni
lavorò con grande
zelo in molte chie
se della Sicilia^
si trovava a Bar«llona, quando, il io
Aprile del 1901, venne arrestato arbitrariamente da im
fanatico delegato
di P. S. e coi fem ai polsi cacciato
in carcere.
Quivi si diè ad evangelizzare i detenuti e fra gli altri un vecchio già
per due volte condannato ed ora imputato efi furto. Bestemmiatore, beone, accusava Dio e gli uomini del suo
stato miserando. Egli non voleva sulle prime nè asaltare nè mostrarsi
grato delle attenzioni usategli dal signor Trobia, che, vedendolo infermo,
gli dava la metà del vitto a lui fornito dalla famiglia. Ma, vinto dalle affettuose premure del servitore di Cristo, stette ad ascoltare con piacere la
parola di Dio e le preghiere.
Un pomo, aggravatosi al punto da
precipitare al suolo esausto, appena
riavuti i sensi, ed udendo il signor
Trobia che l’esortava a confidarsi nell’amorè di Cristo, esclamò con fervore : « Gesù mio, abbi pietà di me, soe
IL PASSATO CI PARLA
L'Evangelo
in carcere
corrimi ». Parve addormentarsi, dette
queste parole, ma
mezz’ora dopo non
era più. A 77 anni
propria alla ultima
ora, la grazia di
Dio aveva toccato
quel cuore indurito.
Il carceriere e sua
moglie, impressonati, vollero il N. Testamento, ed
ogni giorno il Sgnor Trobia, nell’ora
della passeggiata ,teneva il culto per
i detenuti e la famiglia del carceriere.
Trasferito nelle carceri di MesSna,
egli potè rendere palese la sua fede,
giacché l’Evangelo non era incatenato. Cominciando dal capoguardia, pa
recchi richiesero Sacre Scritture e libri evangelici, e la maggiore considerazione gli venne dimostrata.
Come S. Paolo ai Pilippesi, il noSro
Evangelista avrebbe potuto ripetere;
« Voglio che sappiate che le cose mie
sono riuscite a maggiore avanzamento dell’Evangelo » (Pii. 1: 12).
Il dibattimento, la splendida arringa del difensore e la sentenza ripara
trico furono un gran tiicnfo per la
causa dell’EvangelO'.
(Dalla relaSone della Chissà di
Barcellona dei 1900-1901).
- ■■ ■■
Una nota marginale, che non ha a che
fare con la Conferenza, ma con la vita protestante del Chambon, e che forse può interessare le nostre Valli. Sulla piazza del
mercato di Chambon vi è un ufficio d'«lnformations protestantes », con una vetrina nella quale sono esposte tutte le notizie che
possono interessapp'La vita parrocchiale: battesimi, matrimoni,’funerali ; case o campi
da vendere; riunioni, culti, annunci speciali, ecc. Una segretaria è sempre a disposizione dei pubblico, e il pastore stesso si
trova in questa sede il sabato mattina, giorno di mercato, e ricéve in una modestissima stanza nei retro del locale. Pare che, in
tal modo, egli abbia potuto avvicinare molta
gente che forse non sarebbe mai andata
« in casa dei pastore ».
Ancora al Chambon sur Lignon
COMUNIONE E PROBLEMI
del Frotestaiÿtesimo Latino
« Ecco, quant’è buono e quanto è piacevole
che fratelli dimorino insieme!
è come la rugiada delVHermon,
che scende sui monti di Sion}
poiché quivi l’Eterno ha ordinatocela bene-,
[dizione
e la vita in eterno » (Salmo 133).
Questo Salmo, cosi altamente poetico,
m’era venuto in mente più e più volte, in
molte circostanze, durante gli otto giorni
della Conferenza del Chambon, e mi tornava spontaneo al cuore l’ultimo giorno
delle nostre sedute. La vita svolta insieme
in questo periodo, i lieti pasti in comune,
- le lunghe conversazioni a gruppetti sul limitare delle foreste, o nel campo di palla
a volo, o a sera nei piccoli caffè del Chamhon, non sarebbero stati sufficienti a creare
tra di noi, « gente di ogni nazione, venuta
da tutte le parti del mondo », dei legami
cosi sentiti: soltanto la fede comune nel
medesimo Signore può stabilire simili legami immediati e profondi, tanto più vivi
di quelli del sangue; e per il credente questo fatto è rivelazione delle primizie del
Regno.
« Vi è diversità di doni, ma vi è un medesimo Spirito; vi è diversità di ministeri..., ma non vi è che un medesimo Iddio,
il quale opera tutte le cose in tutti ».
Penso alle varie chiese, gruppi e movimenti evangelici rappresentati alla Conferenza, ognuno con il suo carisma particolare; penso ai doni individuali delle molte
personalità presenti; ai doni specifici dei
nostri vari paesi latini, che acquistavano
il loro vero valore nella luce di Cristo: la
vivezza e lo slancio evangelistico degli spagnoli, pur cosi dignitosi nell’esporre la
situazione delle loro chiese sotto la croce;
Pacutezza logica e la sagace chiarezza degli italiani; il pensoso atteggiamento riformato dei francesi e degli svizzeri; la
serenità, direi la dolcezza, il « servire con
gioia » degli anglo-sassoni; l’ottimismo degli americani, il cui problema fondamentale è come amare di più, come amare meglio il fratello e il mondo che ci circonda;
la semplicità fiduciosa, quella indicata nel
Vangelo come propria dei piccoli fanciulli
— la quale è profonda più del mare — dei
rappresentanti di altri paesi nordici.
« Tutte queste cose le opera quell’uno e
medesimo Spirito, distribuendo i suoi doni
a ciascuno in particolare, come Egli vuole ».
<s
Una sera abbiamo avuto tre conferenze
di tre delegati dei paesi latini extra-europei.
— Un professore di Algeri ci ha parlato dell’Africa del nord, o Africa bianca,
detta appunto cosi perchè in essa vi sono
1.400.000 europei di origine latina. Lo storico Erodoto diceva che i popoli delle nazioni bagnate dal Mediterraneo « sono come le ranocchie che saltano da una riva
all’altra di un medesimo stagno ». Vi sono
infatti forti tracce della dominazione di
Roma antica nell’Africa del nord; poi
vennero gli spagnoli; infine i francesi. I
protestanti in Algeria sono 20-25.000, con
centocinquanta missionari; la libertà religiosa è una realtà, ma vi è una grande
difficolti a causa della religione mussulmana predominante: un mussulmano che
si converte al cristianesimo è ripudiato da
tutta la sua società, e può anche essere
messo a morte dai suoi. Le conversioni
sono quindi difficilissime.
— Nell’Africa del. sud, o Africa nera, di
cui ci parlò un milionario svizzero, i protestanti deL ]|Stìirà||U«ùgi...banno anebe una
responsabilità, a' ¿àusa delle colonie belga
e portoghese, per ‘ coordinare gli sforzi delle varie missioni estere. In mezzo alle
grandi tensioni dèi mondo attuale: nazionalismo, razzismo, comunismo, tensione
verso la Russia, tensione verso gli Stati
Uniti, le povere popolazioni africane sono
in preda ad un grande smarrimento.
Entrambi gli oratori rivolsero un vibrante, e quasi aieorato appello, per una
vera e propria mobilitazione missionaria
da parte di tutte le nostre chiese per venire in aiuto alla : giovane chiesa cristiana
africana, prima che sia troppo tardi.
— Il segretario della Federazione cristiana degli studenti dell’Uruguay ci parlò
poi dell’omerica latina; da lui abbiamo
avuto la conferma della valida testimonianza che la chiesa valdese dà nell’Uruguay: è la sola chiesa protestante latina
ad avere un professore di teologia alla
Facoltà di Buenos Aires; a curare continuamente le sue comunità con l’invio di
pastori dall’Italia. Altre chiese protestanti
— disse l’oratore — dovrebbero sentire in
ugual modo le loro responsabilità verso
un’America, la cui latinità, se mitigata
dal punto di vista etnico (20 milioni di
indiani puri e 20 milioni di africani nell’America del sud), è pur tuttavia reale
dal punto di vista della cultura, che è veramente d’influenza latina.
— Abbiamo ancora udito due interes
santi relazioni, una sulla « Formazione dei
laici », di cui si sente sempre più la ne
cessità, da quando jè stata riscoperta la mis
sione dei laici come essenziale nella chie
sa: occorrono centri di formazione, pro
grammi, incontri per i laici, ed un respon
sabile in ogni paese per questo lavoro.
— L’altra relazione era sul progetto di
una « Stazione radio-trasmittente prote
stante », che vorrebbe essere impiantata
in Svizzera, per iniziativa delle chiese pro
testanti svizzere .La Conferenza è invita
ta a dare il suo parere in merito.
Vi sono parecchie difficoltà da superare
finanziarie, linguistiche, di dottrina, di
programma. Bisogna ottenere il benepla
cito del governo svizzero, nonché l’appog
gio e l’aiuto sostanziale delle chiese pro
testanti olandesi, danesi, anglo-sassoni.
Nel mondo esistono attualmente 45 radio trasmittenti evangeliche, di cui solo
due o tre arrivano in Europa; vi è pure
un progetto di una radio-trasmittente americana : non sempre tutte queste trasmissioni sono esenti da confusione 'dottrinale.
Le chiese minoritarie dei paesi latini sentono vivamente che, per una voce protestante europea, è indispensabile la massima chiarezza nella linea teologica, pur
non volendo essere troppo esclusivi; perciò appoggiano il progetto deUa radio trasmittente svizzera, come queUo che offre
maggior garanzia di salda base di dottrina.
— Viene pure presentato un ordine del
giorno sugli obiettori di coscienza, simile
a quello approvato dal nostro ultimo sinodo valdese; ed è, infine, annunciata una
Conferenza, di cui si sente urgente necessità, che riunirà un buon numero di chie
se protestanti europee con le chiese di
oltre cortina, protestanti ed ortodosse, per
il principio dell’anno 1W9, forse in Danimarca.
— In ultuno si esprime l’augurio che
nella prossima Conferenza delle chiese
evangeliche dei paesi latini vi sia un maggior numero di laici, ed anche di delegate femminili: è infatti notevole che in
tutta Fassemblea di circa 150 persone, vi
siano soltanto sette delegate femminili, di
cui quattro per la Svizzera, due per il
Portogallo, una per l’Italia. Nessuna delegata francese, nè belga, nè spagnola.
Io sono tutt’altro che una fervida fautrice del mettere troppo in vista la donna
nella vita della chiesa ; tuttavia almeno
una delegata per ogni paese rappresentato
era necessaria a questa conferenza, apportatrice di un così grande arricchimento
per tutti.
Un ultimo culto di Santa Cena la domenica mattina 28 settembre radunò una
cinquantina di superstiti della Conferenza
— molti purtroppo erano dovuti partire il
sabato, causa gli impegni domenicali —
con una numerosa assemblea di fedeli del
Chambon. Era anche il culto di addio di
uno dei pastori del Chambon, il signor
Lys, designato ad occupare una cattedra
alla Facoltà teologica di Montpellier: il
tempio era gremito, molte persone in piedi; venne amministrato il battesimo a due
bimbi, secondo la bella liturgia francese
del battesimo, molto più significativa della
nostra; fu distribuita la Santa Cena in due
tempi, a metà assemblea per volta disposta a semicerchio intorno al tavolo e lungo
la corsia centrale del tempio, così, tutti
insieme nello stesso momento: segno ancor più tangibile dell’essere tutti figli di
un medesimo Padre. La Parola venne letta
e predicata dai due pastori del Chambon
con uno slancio profetico, memore della
eredità ugonotta dei pastori « du désert ».
Terminando i miei resoconti, mi è caro
ricordare una delle speciali preghiere, veri
canti di lode e di letizia cristiana, del signor Mazel, cappellano della Conferenza
e pastore del Chambon, da lui pronunziata nell’ultimo culto mattutino delle nostre
sedute, e che, nella sua forma poetica, mi
sembra sintetizzare, in modo efficace, il
nostro incontro: «Noi siamo come caravelle naviganti sul vasto oceano, in rotta
verso il comune porto desiderato; le quali,
impoverite dal lungo viaggio, avariate dalla diuturna lotta contro le tempeste, si sono incontrate in mare aperto per scambiarsi le notizie, le provvigioni, il combustibile, la linea di rotta, l’olio per le
lampade. Ed ora, rincuorate e rese più
provvedute e più forti, riprendiamo ognuna il nostro navigare, avendo Te solo, o
Signore, come guida e timoniere ».
Edina Ribet.
Alla dogana di Baltimora è sta
ta applicata la forte tassa del 19%
su varie sculture astratte in arrivo. Alle lagnanze il responsabile
ha risposto: «Gli Stati Uniti non
impongono tasse sulla scultura
quando si tratta di vere sculture »
Ici, notre bon
vieux français!
Vent d^auiontne
Le vent a secoué les châtaigniers,
les pommiers et les vignes. On s’est
hâté à la vendange et à la cueillette.
Mais des châtaignes, qu’en fera-t-on?
Au marché du vendredi matin, malgré
leur bas prix, la vente est médiocre.
Et sous les châtaigneraies, les hérissons tombés du ciel, bouche béante,
étalent en vain leur bruns fruits jumelés. La châtaigne ne se paie plus...
Pourquoi? En ville, la châtaigne ne
paraît plus sur la table de l’ouvrier,
de l’artisan, de l’employé (c’est trop
long à peler, et on n’a plus rien à se
dire en attendant, les parents se taisent, les enfants ont hâte d’avaler leur
souper, le cinéma ou le dancing ou la
gang les réclament). En ville, c’est à
peine si le parent riche de la châtaigne, le marron, réussit à faire fortune, lorsqu’il est... confit et glacé. Mais
là aussi, par un autre chemin, le fruit
a également perdu sa popularité.
Et à la campagne? On ne cueille
que ce qui rend. Voilà pourquoi la
châtaigne est, aujourd’hui, un souvenir
du temps passé. Nous en avions plein
les poches, te souviens-tu? Et on les
mangeait partout, à la maison, en
jouant au petit marché, en s’acheminant à l’école, et même à l’école, tandis que notre maître regardait ailleurs... Vent d’automne, qui secoues
implacablement nos châtaigniers, tu
secoues aussi nos souvenirs du temps
passé. Mais c’est pour nous tourmenter et pour nous dire que tout passe,
tout change ici bas. Bientôt, ce sera
l’hiver.
Testament du Pape
Les journaux ont publié le testament d’Eugène Pacelli, qu’il écrivit en
1956. C’est un document spirituel du
plus haut intérêt. Pie XII s’y révèle
sous un jour bien dijférênt que celui
sous lequel nous avons appris à h
connaître. Il y reconnaît ses défauts,
ses erreurs, les fautes commises pendant son pontificat, son indignité. Il
y demande hmnbTëmenï p’âfdûn et
s’excuse auprès de ceux qu’il peut
avoir offensés ou scandalisés, et auquels il a porté du mal.
C’est parler chrétien, je dirais même ” paulinique ”. On ne peut qu’apprécier ces déclarations. Mais — face
à cette émouvante confession de péchés — que penser de tout le reste?
Ddns les innombrables discours et encycliques d’Eug. Pacelli, pendant 19
ans, nous n’avons lu que des proclamations d’infaillibilité et d’intransigeance. Sur le plan dogmatique et disciplinaire, non moins que sur celui
de rintercommunion, le pape n’a jamais mis en question son magistère,
quoi! Il faut le reconruûtre, le contraste entre l’attitude officielle du pape
et son testament est frappant. Ou bien
serait-ce une tentative d’alibi, à faire
valoir devant le Juge Suprême? La
” Sainteté de notre Seigneur ” — comme on l’appelle — plaiderait innocent
pour le pauvre pécheur qui s’est accusé le 15 mai 1956? Implacable pour la
terre, serait-il pénitent et digne de pardon pour le ciel? Voilà assurément une
étonnante restriction mentale qui n’est
pas comprise dans les jésuitismes du
grand Escobar.
Notre école
Au cours d’une rencontre non officielle entre le corps enseignant primaire Vaudois et le Proviseur aux Etudes M. le prof. Lama, ainsi que son
Inspecteur — rencontre dont nous
sommes redevables à l’initiative de
notre coreligionnaire M. le prof. Jean
Gönnet, de Rome — les questions
principales concernant l’instruction et
la liberté religieuses aux Vallées( ainsi que quelques questions d’intérêt local) ont été exposées et éclaircies, dans
un esprit de franche collaboration et
de fidélité professionnelle. Il apparaît
de la discussion qu’il faudra s’y prendre à temps, l’année prochaine, pour
ce qui concerne les maîtres d’école
” de montagne ” et les échanges des
postes. D’autre part, le Proviseur a
promis que le XVII février sera jour
férié aussi pour nos écoles (dans les
usines cela se fait déjà). Quant à la
durée des cours scolaires, a déclaré M.
le Proviseur, on peut y apporter des
variations (en abrégeant les vacances
(suite en p. 4)
3
L'ECO DELLE VAILI VALDESI
— 3
COMMEMORANDO UN CENTENARIO
Db! Rio de ia Piata
Colonia Vaidense, 16 ottobre 1958.
Qui la primavera è in fiore. Ogni tanto
qualche folata di vento ci ricorda che il
freddo può ancora farsi sentire, ma da alcuni giorni si va decisamente verso il caldo. La campagna è verdeggiante, i peschi
sono in fiore, la casa dove alloggio è circondata da gerani in fiore alti come alberelli.
Sono ospite dei figli del fu Pastore Daniele Armand-Ugon, il quale fu Pastore a
Colonia Vaidense dal 1878 al 1920 ed è oggi ricordato come il patriarca dei Valdesi
del Rio de la Piata. Fu Pastore ed esperto
organizzatore delle nostre Chiese e dei
nostri Istituti di istruzione e dì assistenza
durante un lungo e provvidenziale ministero. La villa è circondata da un magnifico parco con giardino ed è custodita dalla
famiglia^ del sig, Rivoira Eli di Angrogna.
A pochi passi, ecco la casa delle attività
ecclesiastiche e al di là della strada centrale la bella Chiesa Valdese, con antistante un ampio piazzale che, in queste celebrazioni, ha continuato a riempirsi di gente.
La sera stessa del mio arrivo, insieme
col Pastore Giovanni Tron, mi sono recato
a salutare la signora Alessandrina Griot de
Pons, vedova del Past. Beniamino A. Pons.
Era impossibile non cantare qualche cantico francese e così il collega ed io abbiamo unito le nostre voci, ricordando gli
inni che 25 anni or sono cantavamo a Rodoretto, a Perrero ed a Pramollo insieme
col caro Past. Oreste Peyronel. Più tardi,
nella serata, mi sono intrattenuto più a
lungo, nella casa dove sono stato gentilmente ospitato, con la signora Anna M.
Armand Ugon de Tron, vedova del Past.
Ernesto Tron, ben ricordato alle Valli dove fece un ultimo soggiorno, pochi mesi
prima di morire.
Il primo contatto ufficiale con gli esponenti delle Chiese del VI Distretto l’ho
avuto mercoledì 8 ottobre in una riunione
della Commissione Esecutiva, presieduta
dal Past. W. Artus. La Commissione ha
sottolineato l’importanza della visita del
Moderatore, dopo quasi cento anni, in uno
dei Distretti più numerosi della nostra
Opera, dove ci sono oggi 18 chiese con una
popolazione di 15.000 anime, sparse su di
un vastissimo territorio e dove scarseggiano ancora gli operai per la cura pastorale. Erano con noi gli altri membri della Commissione: il Past. Giovanni Tron,
il cassiere Pietro Beux, figlio del Pastore
Enrico Beux, il segretario Edoardo Davyt
e il sig. Roberto Geymonat, fratello del
deputato e aw. Elvio Geymonat, sposato
con Margherita Felix.
La giornata era limpidissima; attorno a
me la campagna si distendeva a vista d’occhio, interrotta frequentemente dai verdi
troscht che clrconffSiKr flòvunque le^ case dei
nostri Valdesi: belle case di campagna o
villette che caratterizzano e distinguono il
vasto e fertile territorio noto col nome di
Colonia Vaidense. La comunità consta di
tre gruppi distinti affidati alle cure del
Past. W. Artus: Colonia Vaidense, Rosario, La Paz. Ospita sul suo territorio, oltre
al tempio centrale molto vasto, il Liceo D.
Armand-Ugon, una delle istituzioni di cultura più note nella regione, e VHogar para
Ancianos o Casa per vecchi, un ampio e
nitido edificio costruito per iniziativa del
Concistoro e del Past. Ernesto Tron e inaugurato 25 anni or sono.
Nei primi giorni non riuscivo a rendermi conto di essere veramente nell’Uruguay
e mi sembrava strano che tutte quelle case
disseminate nella ricca campagna fossero
abitate da Valdesi. Me ne sono reso conto
a poco a poco, quando centinaia e centinaia di volte ho udito dei nomi valdesi ed
ho talvolta, per quanto assai raramente,
potuto parlare il « patois ».
In un momento di tempo libero, il Past.
Artus e la sua gentile Signora, figlia del
Past. D. Breeze, consacrato a Torre Pellice,
nii hanno condotto al « Parque 17 de Feltrerò », sulla spiaggia del Rio de la Piata.
Si tratta di una vasta distesa di terreno in
mezzo a boschi di eucalyptus, con numerose e bene attrezzate costruzioni per campeggi e soggiorni di vacanza, in favore di
tutti i raggruppamenti ecclesiastici o di
bimbi poveri che hanno bisogno di assistenza. Le attività giovanili, animate dal
Past. Ernesto Tron, hanno creato in quel
Parco l’ambiente favorevole allo studio,
alla gioia, al riposo dì molte persone.
Sulla via del ritorno ho voluto fermarmi
per vedere una casa piuttosto vecchia, per
quanto molto nitida e ordinata. Vi ho conosciuto la famiglia di Caffarel Stefano
che mi ha accolto con entusiasmo e mi ha
fatto vedere una parte della sua proprietà.
Come dovunque, in questo paese, le mucche sono al pascolo all’aperto tutto l’anno,
senza stalle, e il secondo raccolto annuo
delle patate si avvia a maturazione. Le proprietà confinanti sono quelle di Negrin Ernesto e di Caffarel Paolo. Ad un tratto mi
volto e mi trovo di fronte ad una buona
vcechietta che mi dice : « Perchè ous ave
pas pourta vostra donna? » Ho cercato di
dirle in « patois » che la Tavola Valdese
non mi aveva concesso quella facoltà; prima di allontanarmi ho voluto segnare il
suo nome sul mio taccuino: Paolina Garrou di 82 anni.
La sera ho riunito attorno a me in una
sala della villa Armand Hugon alcuni Vaidesi con le loro famiglie: Sibille Carlo,
Monnet Luigi, Rivoira Eli e Ruben, Poet
Renato, Malan Emilio, Long Levi (mio exparrocchiano), Sibille Roberto ed altri ancora; abbiamo conversato a lungo e ci siamo lasciati dopo aver celebrato un breve
culto insieme col canto di « La tua presenza brama quest’alma, o Salvator... ».
Poco prima della riunione, all’incrocio
della grande strada che da Montevideo conduce a Colonia Vaidense, avevo letto queste parole sulla lapide di un monumento:
« Dr. Emilio Andreon — 1903-1949 — me
dico, professore, filantropo — Uomo e cittadino esemplare — Per le sue idee, per
la sua azione e per il suo nobile stile di
vita ».
Sulla via percorsa ogni giorno da tante
persone, anche quella era una testimonianza valdese.
Giovedì pomeriggio, 9 ottobre, sono andato col Past. Artus a Montevideo per accogliere i pellegrini Valdesi e Svizzeri.
Una folla enorme sostava nei pressi della
nave ed ho avuto la gioia di salutare molti
Valdesi, tra i quali il Past. SUvio Long e
il sig. Paolo Michelin Salomon. 1 peUegrini sono scesi dal Conte Biancamano con
due bandiere: l’italiana e la svizzera. Abbiamo subito notato il Past. Guido Rivoir,
le sig.ne Anita Gay e Clemence Gay, la signora Bouissa di Villar Pellice, la signorina Petrai ed altri ancora. Dopo i saluti
e una lunga sosta alla dogana, un pullman
ci ha trasportati a Colonia Vaidense dove
siamo arrivati alle dieci di notte.
Qui la folla era incontenibile: centinaia
di macchine lungo la strada principale, luminarle, fuochi artificiali. Stentavamo a
procedere e finalmente siamo scesi davanti
alla chiesa. Il « Moderator » è stato ufficialmente salutato sugli scalini del tempio dal
Past. Artus davanti alla folla ed io ho iniziato cosi la lunga serie di discorsi di questi giorni. Gli uruguayani considerano
« muy bueno » il mio italiano, talché in
molte occasioni ho parlato in italiano sen
za traduzione. In alcuni casi, dopo il mio
messaggio, il Past. Rivoir ha pronunziato
il suo in lingua spagnola.
Venerdì i festeggiamenti ufficiali sono
incominciati con un concorso sempre crescente di popolo; bisogna, del resto, ricordare che Colonia Valdense è la prima
Colonia in ordine di tempo e la madre di
tutte le altre. Una Commissione ha preparato il programma dei festeggiamenti
che sono al tempo stesso della Chiesa e di
tutta la popolazione.
Nella vasta sala delle attività ci è stato
offerto un pranzo ufficiale, servito con cordialità e distinzione. Erano presenti anche
il Ministro Svizzero e la sua signora. Ho
parlato a nome della Chiesa Valdese, ma
nello spirito e nella volontà di conservare
l’eredità dei padri in vista della presente
testimonianza. Bandiere e stemmi Valdesi
da tutte le parti e sui tavoli; ed anche cuffie Valdesi. Alle 15 eravamo sulla strada
principale, non lungi dal Tempio, per la
cerimonia della posa della pietra fondamentale della nuova Casa Valdese che dovrà servire alle attività amministrative, culturali, storiche del Distretto e sarà un ricordo visibile del centenario. Dopo i colleghi Tron, Negrin e Griot, ho rivolto la
parola all’assemblea; c’erano già dei rappresentanti delle nostre comunità argentine
e c’era anche un bel gruppo corale che
cantava in spagnolo : « Dei padri o vivida
fede immortal... », l’inno della Federazione
Giovanile Valdese tante volte cantato da
noi giovani negli anni prima della guerra.
Alle 17 ci siamo ritmiti nel cimitero per
una cerimonia commemorativa attorno ad
un cippo. Il vento soffiava e faceva quasi
freddo, ma nell’animo di tutti c’era una
profonda commozione. Rivivevamo tutta
una storia passata, di lotte di fatiche, di
speranze; il sig. Klett, della Commissione,
ed il cand. al ministero Delio Rostan hanno rivolto un messaggio; poi ho parlato
a nome della Chiesa Valdese, nel ricordo
del passato e nella luce della speranza cristiana. Infine abbiamo unito le nostri voci
nel canto dell’inno: « Dui je bénirai Dieu
tout le temps de ma vie » in francese. Il
momento era commovente; sulla lapide sono state incise queste poche parole : « A los
que con fe, amor y sacrificio forjaron la
Colonia Vaidense — la gratitud eie sus descendentes — 1858-1958 ».
Mi sono inoltrato un momento fra le tombe dei più anziani coloni. A pochi passi
dal cippo, ecco i nomi del. Past. D. Armand
Ugon e della sua Signora Alice Rivoir; poi
Davit Bertinat (1859-1929), Juan Geymonat
(1861-1927), Paulina A. de Courdin (18671929), Juana Geymonat de Bonjour (18441931), J. Pedro Malan (1848-1932), Daniel
Grani (1852-1937), Pastore Enrìque Beux
( 1864-19Ì29), Past. Pedro Bounous e Constancia, e tanti altri ancora.
Ho avuto alcuni istanti di ricordo e di
comunione con quelli che ci hanno preceduti. Alla fine del mio messaggio avevo
letto due strofe di un vecchio salmo francese e, nella fiducia in Colui che è fedele,
ci siamo separati. Ma, tornando a casa, non
potevo non pensare che i cento anni di lavoro dei nostri coloni costituivano una pagina di storia Valdese che bisogna far conoscere attorno a noi, per amore del nostro
popolo e in riconoscenza a Dio la cui grazia si manifesta nella nostra debolezza.
Ermai«i<o Rostan
£o Mpmatëf
In un’asta londinese un quadro
del pittore Cézanne è stato aggiudicato per la rispettabile somma
di 378 milioni.
A Stoccarda fiorisce un « Istituto di consulenza matrimoniale »
specializzato nella soluzione di conflitti coniugali. Seri, questi e quella?
-¥■
E’ stato rifiutato a Boris Pasteiv
nak, il celebre romanzjtere russo
autore del Dottor Zivago, che ha
avuto una diffusione mondiale
straordinaria, il permesso di uscire dalla Russia, per recarsi al Congresso intemazionale degli scrittori, che si svolge a Napoli.
Per chi si lagna del servizio ferroviario Torre Pellice-Torino ; in
seguito ad un deragliamento a
Guorgnè, che ha messo in luce U
pessimo stato della linea, la « Ca
navesana» non supererà più i 2-5
an/h ; Torino-RiVarolo, 30 km. :
/.l’ora e venti di viaggio.
Italia itovera? La RAI-TV annuncia come ormai imminente il raggiungimento del milione di abbonati alle trasmissioni televisive.
Notiziario della Chiesa di Ferentino
Mentre la Chiesa si accinge, al ter
mine dell'estate che qui in Ciociaria
sembra più lunga che nel nord, a riprendere le sue consuete attività, rias
sumiamo quanto di notevole è accaduto per la nostra comunità nei mesi
estivi.
Innanzi tutto' ricordiamo il bel pomeriggio del 22 giugno, giornata di
chiusura della nostra Scuola domenicale. Da tutti i gruppi i bambini si
sono riuniti al centro dove dopo un
esame svoltosi alla presenza di una
« giuria » venuta da Roma sono stati
distribuiti dei premi. Rigraziamo di
cuore quegli amici che dalla Capitale
sono venuti, sotto la guida delle Sig.re
Taliento, a trovarci con l’idea di solennizzare la chiusura di im anno di
lavoro con una festa che è anche stata un richiamo ed "un incentivo per
tutti i piccoli alla serietà ed all’applicazione allo studio della Sacra Scrittura. Tanto più siamo loro riconoscenti per i doni recati in quanto già
a Natale avevano manifestato la loro
generosità verso la nostra Scuola domenicale.
Ferentino
e le Valli
La nostra riconoscenza si volge ora
alla Chiesa di Villar Pellice che ha
compiuto verso di noi un atto ve.a
mente delicato e signorile ad un tempo.
Ha permesso a tre membri del Consiglio della nostra Chiesa: Bondatti
Sisto, Di Tornassi Ambrogio e Pr.;poggià Costantino, di fare una visita alle
Valli sopperendo, oltre alle spese di
viaggio, a quelle di vitto e allogglc
per una intera settimana.
A Ferentino dove l’ambiente grette
e clericale ( solo lentamente ci si scuote da questo giogo) soffoca e rende pe
sante l’aria che si respira — specialmente quando a respirarla sono gii
evangelici — si sentiva da tempo la
necessità di uscire im iroco, di incontrarsi, almeno per una volta, con al
Come tante altre, anche la Scuola Domenicale di Ferentino ha ripreso il suo lavoro: a
tutte buon anno!
tri fratelli in fede, di conoscere altre
chiese. Se è interessante per i Valdesi
delle Valli conoscere il lavoro che si
compie nell’evangelizzazione, altrettanto interessante è per una piccola
chiesa delTevangelizzazione come la
nostra venire a contatto di comunità
coscituite da secoli. Ci si arricchisce
spiritualmente sperimentando l’affermazione del «Quant’è buono e quanu’è
piacevole che fratelli dimorino msie
me», ci si incoraggia a vicenda, to
mullicando gli uni il loro ardore ed il
loro entusiasmo di neofiti, gli altri le
ioro doti di solidità e di perseveranza.
Gli uni respirano per un po’ im’aimosfera di libertà e di fraternità, gli altri si rendono conto che questa libertà e questo spirito di amor fraterno
sono del doni e non dei meriti, e cosi,
scambievolmente, ci si istruisce, ci si
ammaestra, ci si fortifica nella fede.
Per questi motivi molti ricordano an
cora con gioia la visita effettuata
qualche anno fa da fratelli delle Valli alle Chiese di Ferentino e Colle
Così ci vedono
Nel corso di un recente viaggio, ho
avuto occasione di leggere un numero
della rivista ” L’Italia ”, edita mensilmente dall’ENIT e dalle Ferrovie dello Stato {N« 123, Sett. 1958). Con piacevole sorpresa ho trovato in questo
elegante fascicolo, lasciato a disposizione del pubblico in una sala d’aspetto, un articolo intitolato ”In ferrovia
nella Val Pellice” di Camillo Lacchi.
Una spigliata descrizione dei compagni di viaggio sulla tratta TorinoTorre P., una sobria, ma esatta descrizione dei luoghi traversati, e poi
la rievocazione dell’inaugurazione della linea Torino-Pinerolo, nel 1854, anno in cui, vedi combinazione, aveva
infierito una epidemia di febbre asiatica.
Cito ora il brano più interessante
di questo articolo: ” Oltre 50 anni fa
il cantore dei sentimenti che si dipartono dal Cuore, sollecitato dall’incontro con la più verde vallata torinese,
ma anche la più magra di risorse economiche; ispirato da quel Aggiorno
ove il senso religioso ed eroico della
vita ha sempre avuto agio di inserirsi
fra le immagini del paesaggio alpestre, ebbe a salutare la capitale Valdese con il lusinghiero appellativo di
Ginevra Italiana. Ancor oggi, di quella denominazione si adorna fiera la
cittadina che prese vita dal maniero
sovrastante il colle detto ora del Forte: un castello che aveva, nel 1861,
una torre bella e forte, come ha lasciato scritto in una sua memoria il
Conte M. A. Rorengo, discendente dei
Signori del luogo ”,
L’articolo è illustrato con una serie
di fotografie, tra le quali il costume
Valdese e una mappa delle Valli, in
rilievo apparente, nella quale è indicato anche il villaggio di Agape.
Simpatico vedere le nostre vallate
citate ed illustrate da ima rivista turistica, in mezzo ai più incantevoli
luoghi del nostro Paese.
Non potrebbe una azione propagandistica per il turismo nelle nostre Valli essere iniziata, p intensificata, se
già esiste?
F. C.
ferro. E si diceva: «sarebbe beilo se
anche noi potessimo recarci una volta su per vedere cosa si pensa e si dice in un ambiente da secoli evange
fico! ». Ma questo desiderio sembrava
dovere restare un sogno. I contadini
di Ferentino non sono ricchi, non
possiedono nemmeno i campi che cui
tivano e le capanne che abitano! Ma
ecco che quel che non si osava sperare è avvenuto. La Chiesa di Villar
Pellice lo ha reso possibile.
La visita è stata effettuata l’ultima
settimana di agosto in modo da permettere la partecipazione al culto di
apertura del Sinodo dopo avere presa
parte, la mattina, ad un culto, potremmo dire ecumenico ,nelia Chiesa
del Villar con l’intervento anche dei
Landesbischof della Chiesa del Ba
den.
Lo scopo del viaggio evideatemence,
come del resto abbiamo accennato,
non era quello di fare un semplice
giro «turistico», per ammirare le
bellezze naturali del paese, o... « archeologiche», per veder alcuni luoghi
storici e contemplare le Valli come
se fossero soltanto più un ...cimitero
dove è seppellita la fede dei padri
rinnegata ora dai figli (come talvolta
si sente dire). Abbiamo trovato qualche cosa di vivo e di notevole alle
Valli, che si « sente » e si « avverte »,
specialmente quando si viene da fuori, anche se non è facile esprimerlo.
Vi è la « comunione fraterna », almeno con quei Valdesi che non sono tali
solo per tradizione, vi sono le chiese
sobrie e semplici nella loro solennità
(cosa molto notata ed apprezzata dai
ferentinesi che non ne hanno ancora
una), vi sono i culti che raggruppano
uditori seri ed attenti, (l’impressio.ae
riportata al culto di inaugurazione
del Sinodo non si dimentica tanto
presto!) vi è Agape dove si incontrano non soltanto persone di nazionalità, ma anche di razza diversa, che si
sentono però tutti fratelli in Cristo,
vi è la possibilità di imparare (e questo non soltanto ad Agape) come cer
ti templi e locali ecclesiastici siano
stati costruiti o migliorati (come si è
visto a Bobbio ed ai Coppieri) dalla
buona volontà dei giovani che hanno
sacrificato parte delle loro vacanze o
delie loro ore di svago al servizio della Chiesa e del prossimo. Vi è la sor
presa di potere discorrere liberamente con molte persone del più e del
meno senza che subito il discorso cada sulla politica o nella gretta polemica o si venga accusati di essere rea
zionari o anticlericali ad oltranza per
il semplice fatto che non si seguono
le idee della maggioranza in fatto di
religione. Si sente poi alle Valli il richiamo alla lotta, alla perseveranza,
alla tenacia, richiamo che viene sia
da certi luoghi storici come la «Ghleisa d’ia tana» sia dalla lettura della
« Storia valdese » che in tal caso può
essere veramente «magistra vitae»,
sia dal racconto di altri fratelli provenienti dall’Evangelizzazione e che
vengono di passag^o alle Valli e narrano le loro esperienze, sia dai Vaidesi stessi più coscienti che insegnano come mai il credente non possa riposarsi sugli allori, ma debba del continuo lottare se non sempre contro difficoltà provenienti dall’esterno, almeno contro il pericolo di una tradizione che può assopire e contro il conformismo e una « routine » di vita religiosa che possono far cadere in letargo se non si sta in guardia.
Sop-rattutto a Ferentino si è riportato il ricordo piacevole delle mani
tese di molti fratelli che ci hanno accolto con gioia e chiedevano vivamente interessati notizie della vita spirituale della nostra chiesa e dell’attività evangelistica che essa svolge in
Ciociaria.
Non possiamo che ripetere ancora
una volta « grazie » alla Chiesa di
Villar Penice per questa gioia che ci
ha concesso. In modo del tutto particolare rivolgiamo la nostra riconoscenza al Pastore E. Geymec che pier
primo ha avuto l’idea di questo invito
che fu subito accolto come un segno
di amore e di affetto delle Chiese
più antiche verso quelle più giovani,
ed alla Signora Lakatos, direttrice
della pensione Miramonti, per la sua
veramente cortese e generosa ospitalità.
Esprimiamo la nostra riconoscenza
a tutti coloro che durante l’assenza
estiva del Pastore hanno presieduto
dei culti a Ferentino : al Pastore Seuderi ed all’Ing. Lino Regruto da Colleferro ed al Pastore Thomas Soggin,
da Como, per la sua gradita visita
con predicazione la domenica 14 settembre.
Un grave lutto ha colpito la nostra
Chiesa II 24 settembre abbiamo accompagnato al cimitero i resti mortali del giovane Paris Giuseppe, deceduto improvvisamente per infortunio
sul lavoro a Denens, all’età di 26 anni. I funerali presieduti dal Pastore
di Losanna E. Tron sono stati nel
piccolo villaggio una occasione di testimonianza di fede tra i numerosi
italiani non evangelici ivi residenti
per ragioni di lavoro, e così pure lo è
stato il breve servizio fimebre celebratosi nella cappella del cimitero di Ferentino quando la salma è giunta dalia Svizzera.
Alla famiglia afflitta riimoviamo i
nostri sentimenti di fraterna simpar
tia cristiana ricordando le parole di
Gesù : « Io sono la risurrezione e la
vita. Chi crede in me, anche se muoia
vivrà ».
Poiché il Ministerio pastorale in
Ferentino è ora affidato al Sig. Ar^
chimede Bertolino, la Chiesa porge al
nuovo conduttore un caldo benvenuto augurandogli un buon lavoro benedetto nel nuovo campo assegnatogli. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare non è imo sconosciuto
tra di noi. Quei membri del Consiglio
che haimo visitato le Valli e di cui
abbiamo parlato, haimo già avuto il
piacere di incontrare il Sig. Bertolino
ad Agape. Al suo arrivo troverà quindi già degli amici pronti ad accoglierlo! B. C.
4
Ci sono molti disegni nel
cuor dell'uomo, ma il piano dell'Eterno è quello che sussìste.
Dai Proverbi.
L'Eco delle Valli Valdesi
Non c'è sapienza, non intelligenza, non consiglio che valga contro l'Eterno.
Dai Proverbi.
Notiziario deiio Comunità
PIIUEHOLO
Sebbene il Pastore sig. Rostan non
si sia ancora ufficiaimeiite congedalo
dalla Comunità, questa già ha sentito il vuoto lasciato dalla sua partenza. Bene augurando per la misstone
cne egli sta compiendo oltre i mari
nella .sua qualità di Moderatore, la
Chiesa lo segue col pensiero e con la
preghiera, in attesa di salutarlo delinitivamente al suo ritorno.
Domenica 19 ottobre veniva intanto ufhcialmente insediato il nuovo
Conduttore di questa Comimità, pastore Achille Deodato.
Malgrado la... forbiciata dovuta «!la formazione della nuova parrocchia
di S. Secondo, il tempio era gremito
— come nelle grandi Solennità a veramente commovente l’aocoglienza
ratta al nuovo Pastore dalla magnifica assemblea; sin dall’entrata solenne del corteo formato dai due Pastori e dagli Anziani al completo^ e
lino all’uscita dal culto quando, alla
porta, il signor Deodato con la gentile Signora salutarono ad uno ad
uno i numerosi intervenuti.
Presiedeva il past. em. L. Marauda,
delegato dalla Commissione Distrettuale, il quale sulla base di un breve
messaggio biblico porse al neo eletto
ed alla di lui Compagna il saluto augurale della Chiesa. Dirigeva i Cori
la prof. Elda Turck, direttrice della
Corale.
Preso argomento dal racconto delia vocazione del Profeta Isaia, il pastore Deodato mise in evidenza i concetti della santità di Dio e della indegnità dei Suoi servitori; e concluse
insitendo sulla purificazione divina
che rende efhcace la testimonianza
necessaria anche del più umile, il
quale sappia rispondere: «Manda
me! »
Voglia il Signore rendere durevoli
e feconde, cosi le sante impressioni
ricevute, come le nuove decisioni prese in questo primo incontro tra Pastore e Fedeli.
Durante il periodo intercorso fra i
due Ministeri pastorali, la Famiglia
della Chiesa ha perduto uno dei suoi
giovani membri : Paschettia Mario,
improvvisamente deceduto in età di
soli 43 anni. I funerali ebbero luogo
il 9 ottobre e furono ima grande dimostrazione di affetto alla sua memoria. Rinnoviamo l’espre^ione della
nostra simpatia fraterna alla vedova Collino Franca, al fratello Giulio
ed ai Parenti.
Sabato 18 ottobre si sono sposati
Pastori Dino (Roccapiatta) e Benech
Rina Maria (Costagrande di Pinerolo). — Auguri di benedizione, sotto lo
sguardo del Signore.
Ici, notre bon
vieux français!
(suite de la p. 2)
de Noël); ce sont les Communes qui
n’ont qu’à faire les démarches nécessaires.
Il n’y a qu’à exprimer le regret
qu’une réunion semblable ait ignoré
le corps enseignant de notre Collège,
et qu’au reste sa préparation n’ait pu
être suffisamment soignée (on n’a pas
présenté de rapports, se limitant à discourir du coq à l’âne, tandis que l’autorité scolaire était précisément là pour
entendre les «desiderata»). Mais, d’autre part, comment se plaindre, vu que
cette rencontre était dûe à des intérêts particuliers?
Eglise ou hôpital 7
L’Eglise n’a pas été fondée pour
protéger les chrétiens des courants
d'air, ou pour soigner les petits bobos
des chrétiens malades et égoïstes. L’Eglise a été fondée pour évangéliser les
hommes. Et par conséquent, ce qu’il
faut au Seigneur de l’histoire, c’est une
armée d’hommes à l’esprit robuste et
sain, pour vaincre le monde et le diable, et non pas un bataillon de brancardiers pour porter ên ambulance des
chrétiens qui perdent leur temps à se
bander les plaies. Le Seigneur n’a pas
besoin de disciples poltrons, mais de
personnes qui sachent se tenir debout
sur leurs propres jambes.
Petit Valdo
Direttore: Prof. Gino CostabeJ
Pubblicaz autorizzata dal Tribunale
di Pinerolo con decreto del 1-1-1955
MâSSËL
Notre vie paroissiale a nouvellement été profondément troublée par
deux décés survenus dans le courant
de la semaine. Le premier, celui du
petit Norberto Tron des Portes, a
éprouvé d’une façon particulière sa
famille mais nous avons tous ressenli une vive émotion devant ce minuscule cercueil qui nous pose à nouveau
ce même problème que posait il y a
quelques semaines seulement le petit
Luciano Peyran qui nous a quitté lui
aussi dans de circonstances semblables. Notre inquietude et notre interrogation ne peuvent vraiment être
vaincues que par la paix de Dieu et
par l’assurance de son secours. Puissent-elles, ces deux familles, le sentir
et le croire comme elles ont senti la
sympathie et l’affection de nous tous
en cette occasion si douloureuse. Ci
même jour, à quelques heures de distance seulement nous ensevelissions
Tron Maaeicine du Brua la Combe
qui demeurait depuis quelques années
déjà aux Ghigou mais dont le souve
nir demeurait si vivant parmi nous.
C'est avec beaucoup de plaisir et
de satisfaction que le petit groupj
de Massel a participé à la journée
organisée dimanche dernier par Agape pour les hommes des Vallées Vaudolses. Tout s’est très bien passé malgré le temps infâme et nous espérons y revenir la prochaine fois plus
nomoreux encore' Si du moins on
reprendra le passionant dialogue entrepris et si on ne s’arrêtera pas aux
champignons! Nous remercions les
orgamsateurs de cette rencontre et
pai>ticulièrement Agape et son Direcïeur. L’exhortation qui nous a été
adressée de maintenir un esprit d’union et de collaboration, union spirituelle et collaboration pratique, est
à tout égard pertinente et nous ne
saurions trop insister sur ce poinc.
Les exemples de collaboration qui
nous ont été cités doivent nous encourager à parcourir ce chemin, même si notre tempérament et notre
tradition d’ici nous rendent absolument rêfracraiics à toute initiative
commune parfois même à celles qui
nous seraient utiles. Puisque l’on nous
a répété tant de lois qu’il est extrêmement important que nos vallées ne
soient pas abandoimées il faut chercher le moyen d’y vivre le mieux
possible socialement, mais — ce qui
est bien plus important — y vivre en
chrétiens renouvelés.
mmu
NELLA CHIESA Dl IVREA
Cambio del Pastore
Ai primi del corrente mese di ottobre ci è capitato come un fulmine a
ciel sereno la notizia che il nostro
Pastore sig. Cipriano Torun, in seguito ad ordine della Veneranda Tar
vola Valdese, era trasferito a Luserna San Giovanni come coadiutore
del Pastore sig. Roberto Jahier, mentre veniva sostituito dal giovane Pastore consacrato' all’ultimo Sinodo
sig. Giorgio Bouchard, che da im anno, quale candidato, prestava la saa
opera a Luserna San Giovanni.
La notizia fu appresa da tutti i
membri della nostra Comunità con vivo dolore perchè il sig. Tourn, proveniente da Pisa, era ormai tra noi da
quattro anni durante i quali egli ha
profuso le doti del suo animo e del
suo generoso cuore a pro di tutti, riuscendo veramente ad amalmagare
come mai forse era avvenuto fino ad
ora, tutti i membri della nostra Chiesa.
E’ facile immaginare perciò il disappunto di tutti, ma la questione si
è poi assai aggravata quando si è appreso che il nuovo Pastore non avrebbe più risieduto ad Ivrea ma a Biella,
e ciò come conseguenza dell’abbin.;
mento delle due Chiese. La nostra
Comunità infatti si rende ben conto delle difficoltà di personale cui la
Tavola Valdese deve far fronte in
questo momento per le varie esigenze dell’opera in continuo sviluppo,
ma non si comprende proprio perché quella di Ivrea che nei confronti di Biella è comunità assai più numerosa, molto più attiva per numero- e genere di attività e che fin dal
suo inizio, quasi un secolo fa, è stala sempre sede pastorale anche in
periodi di precedenti e momentanei
abbinamenti con Biella, debba essere la più danneggiata e sacrificata
delle due.
Il Consiglio di Chiesa si rendeva
subito interprete di tale dolorosa siluazione presso il CapK> Distretto e
Vice Moderatore Pastore Giampicco
li, il quale prometteva una sua visita per la domenica 5 ottobre per
spiegare alla Comunità le ragioni che
avevano determinato il provvedimento. Egli infatti, mantenendo la promessa, nel pomeriggio della domenica predetta si intratteneva a di
retto colloquio con la Comunità riunita al completo, in assemblea straordinaria, nel locale di culto: assai
vivaci furono le reazioni di taluni
membri di Chiesa e di componenti
il consiglio, alle quali il Vice Mode
ratore rispose in dettaglio esponendo più che altro la difficile situazione dell’opera in tutta Italia, tanto
che in varie altre Chiese si è reso
necessario rabbinamento. Egli spiegava poi che il Pastore Bouchard
doveva intendersi incaricato al 50%
della sua attività per Biella ed altrettanto per Ivrea, tanto che per
far fronte a questa duplice esigenza
la Tavola aveva deciso di fornirlo di
una macchina, e veniva altresì conservato l’alloggio pastorale ad Ivrea.
Quello che iiersuadeva molto meno
e che ha lasciato tutti abbastanza
perplessi è il motivo, non ancora
chiaramente giustificato, del trasferimento della sede pastorale da Ivrea
a Biella...
Al termine della riunione, protrattasi per circa due ore, veniva consegnato al Vice Moderatore un esposto
indirizzato alla Tavola Valdese, fir
mato da tutti il componenti la Comunità e nel qpale venivano anco
ra una volta chiaramente indicate
le ragioni del grave rammarico manifestatosi nella nostra Comunità. Il
Sig. Giampiccoli prometteva formalmente di presentarlo alla prima
riunione della Tavola; mentre da
queste colonne teniamo a ringraziarlo ancora per la sua venuta tra noi,
riteniamo doveroso ricordargli che la
situazione così còme è ora staoilita
non può assolutamente durare a lungo, come egli ha ben potuto
rendersi conto ' di jpresenza. Provvedimenti del geiieTe non possono essere adottati se^a ledere profondamente gli interessi di una intiera Comunità che per zelo e fervore non si
è mai dimostrata seconda a nessun
altra.
' Davide Jalla
IN BREVE
Poiché numerosi pastori della Germania orientale continuano a cercare rifugio in quella occidentale, il
Consiglio della Chiesa evangelica univa (luterani e riformati), riunito recentemente a Berlino, ha redatto un
messaggio in cui, pur manifestando
comprensione per i fattori umani che
possono spingere a questo, si riafferma che « un pastore non è libero di
disertare il suo posto : è un tradimento deU’impegno assunto nel momento
della consacrazióne al ministero».
Nei paesi comunisti il numero dei
Testimoni di Geova è raddoppiato in
dieci anni, afferma il rapporto presentato ad una assemblea di 12.00)
Testimoni riuniti a Berlino. Questa
crescita è proseguita malgrado l’arresto di duemila uomini e di mille
donne, nella Germania Orientale, a
partire dal 1950. ^
Contro la legge sudafricana che
vuole impedire ^ bia.nchi ed agli africani di raccogliersi insieme per il culto si è pronunciata la quinta Conferenza mondiale della gioventù battista, radunatasi a Toronto (Canada),
che raccoglieva ottomila giovani battisti. Nella mozione è detto fra l’altro ; « Non possiamo permettere che
l’accesso al culto possa dipendere dal
permesso di uria qualsiasi autorità
governativa ».
Il Comitato esecutivo del Consiglio
britannico delle Chiese, riunito a
Londra, deplorando i recenti incidenti razziali avvenuti in Inghilterra, ha
pure affermato che le Chiese non
possono ammettere che rimmigrazione sia limitata per ragioni di colore.
Numerosi rifugiati provenienti dai
paesi baltici e dalla Polonia si sono
stabiliti in Gran Bretagna negli ultimi 15 anni. Essendo generalmente
di confessione luterana, tengono a
riunirsi per celebrare il culto secondo la loro liturgia: la Federazione
luterana mondiale ha accordato loro
una forte sovvenzione perchè possano costruirsi dei templi, in sostituzione dei locali affittati finora.
Ancora sotto la dolorosa impressio
ne della improvvisa e prematura dipartita del suo Pastore, signor Oreste
Peyronel, molto amato da tutti, grandi e piccoli, la Comunità Valdese di
Via dei Cimbri, ha ripresa la sua at
tività dopo le vacanze estive. Desideriamo, anzitutto rivolgere im vivo ringraziamento all’Evangelista Giuseppe
tialdi il quale ha sostituito il Pastore
durante la sua breve licenza e ha continuato poi a curare la Chiesa con
zelo e fervore cristiano, facendosi
molto amare ed apprezzare da tutti.
Atti liturgici: Durante il mese di
settembre è stato battezzato nella
chiesa del Vomero, dal Pastore me
todista Emanuele Santi, il piccolo
Enzo Morra, figlio del nostro fratello
Alfredo'. Il Signore lo benedica con i
suoi genitori e tutti i suoi familiari.
Il 15 settembre è stato celebrato il
matrimonio di Sergio Niiti e Irma
Guillaume; il 12 ottobre, dopo il culto
delle ore 11, altre due coppie hanno
chiesto la benediziO'Ue del Signore alle loro nozze. Esse sono: Albino Oi
taviano e Angelo Bonavita, Antonio
Colizzi e Dea Battaglia. Questi tra
matrimoni sono stati celebrati dal
Pastore metodista Angelo Inceli!, che
ringraziamo per la sua collaborazione. Molti auguri agli sposi.
Domenica 12 ottobre la Comunità
ha accolto con simpatia cristiana il
nuovo Pastore, Sig. Davide Cielo, trasferito a Napoli da Taranto. Gli auguriamo un ministero benedetto in
questa città.
Per iniziativa del Consiglio dei Pastori di Napoli, il 28 ottobre, nel tempio metodista, alle ore 19, ha avuto
luogo una commemorazione del Past
Oreste Peyronel. Il vasto tempio era
gremito. Hanno preso la parola i Pastori Tortorelli, della Chiesa battista,
Reinke, della Chiesa luterana, e Incelli, della Chiesa metodista. E’ stato ricordato il ministero fedele e l’opera benedetta del Past. Peyronel nei
vari campi in cui ha espletata la sua
attività; il carattere così lineare,
franco, cordiale del rimpianto pasto
re, l’avevano reso simpatico e benvoluto da tutti ed egli ha lasciato dì sé
un ricordo indimenticabile, specialmente nella sua Comunità, in cui si
è largamente prodigato in dodici anni di ministero benedetto.
Il Consiglio delia Chiesa Valdese di
via dei Cimbri, per onorare la memoria del suo amato Pastore Peyronel,
ha aperto una sottoscrizione per costituire una Borsa di Studio al suo
nome, per uno studente della nostra
Facoltà di Teologia. Le offerte, che
saranno ricevute con gratitudine, si
possono inviare al cassiere della Chiesa, Sig. Antonio Pasta, via Enea, 22 Bagnoli - Napoli; e verranno mano
mano rese note attraverso i nostri
giornali. B"
In un cinema di Torino si proietta uno dei capolavori di Th.
Dreyer, il produttore di « Ordet » :
« Dies irae ». In qusto film il regista danese affronta il problema
della fede; ma l’annuncio pubblicitario reca questa avvertenza importante: «L’argomento di questo
film, contrariamente a quanto potrebbe intendersi dal su» titolo,
non è assolutamente religioso; la
sua drammatica vicenda e basata
su un contrasto di passioni profonde ed umane». Si merita o no,
il pubblico italiano, questi accorgimenti?
La vedova e le figlie del rimpianto
Giovanni Rostaing
spentosi a Villasecca il 9 ottobre, all’età di 76 anni, commosse dalle manifestazioni di simpatia e di affetto
ricevute nella luttuosa circostanza
ringraziano tutti coloro che sono stati di aiuto e che hanno preso parte
al loro dolore.
«E fattosi sera Gesù disse:
passiamo aH’altra riva ».
Ev. Marco 4: 35
La famiglia di
Enrichetta Rostagno
Bounous
riconoscente ringrazia tutti coloro
che, con la presenza alle esequie o con
scritti, hanno voluto' testimoniare il
cordoglio per la dipartita dell’amata
congiunta.
Perrero (Sagne), 17 ottobre 1958
RedattC're: Gino Conte
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e lunedi
Prof. Dr. Franco Dperti
Libero Docente
in Clinica Ortopedica
Specialista in Ortopedia
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