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Anso IX — N. 24.
II SERIE
31 DlCEMIlKE I86Ü
LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Seguendo la verità nella carità. ~ Efe3. ^1. 15.
PREZZO DI ABSOCIAZIONB
Per lo Stato [franco & destinasione] 3 00
Per la Svizzera e Francia, td. . ..,. „ 4 25
Per l’Inghilterra, id..................„ 5 50
Per la Oermaala id................... „ 5 50
Non gl ricevono associazioni per meno dì un anno.
LE ASSOCIAZIONI SI RICEVONO
In Toeiso all’Uffizio del Giornale, fta del Principe
Tommaso dietro il Tempio Valdese.
Nelle Pboviscib per mezzo di franco-Mli pottali, che dovranno esser«; Inviati franco al Direttore della Buona Novella. •
All’estero, a’seguenti indirizzi: Parigi, dalla libreria C. Meyrueis, rue Rivoli;
Ginevra, dal signor E. Beroud libraio; Inghilterra, dal signor 0. F. Muller.
General Merchant, 26, Leadenhall street. E. C.
SOMMARIO
Anao X della Buona Novella— Varietà : — Pensieri sopra lo studio della Bibbia. — Corriapondtnza
fior^ntÌTia: VIII — Corritpondema della B. Novella: Livorno 10 Dicembre 1860, •— Notizif reliffioie: Torino, Firenze, Londra —Annunzio.
ANNO X DELIA BUONA NOVELLA
La Buona Novella che speravaiuo poter, fin dal venturo
gennajo, trapiantare in Firenze, per circostanze indipendenti della nostra volontà, fermerà, per uii’altr’anno ancora,
la sua stanza in Torino.
Il modo di pubblicazione, nonché le condizioni di associazione rimangono quello che sono presentemente.
Agli sforzi tentati per l’addietro ne aggiungeremo altri,
onde, col-'aiuto di Dio, rendere il nostro umile periodico
vieppiù conforme al suo titolo ed all’alto scopo che si px’opoiie; non ci vengano meno, dal lato dei nostri associati e
cooperatori, la loro benivolenza ed il loro concorso.
E mentre caldamente preghiamo quei sig." associati ohe
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non ancora soddisfecero l’importo della loro associazione per
l’anno che termina, a volersi sdebitare quanto prima, non
meno caldamente invitiamo coloro che intendor o di seguitare la loro associazione per l’anno vegnente a farci nota, su
tal riguardo, e più presto che potranno, la loro intenzione,
accompagnando ogni domanda di un corrispettivo vaglia
postale, se risiedono nello Stato, o se sono all’estero, a mezzo
dei nostri corrispondenti nei singoli paesi.
I nostri associati ed amici del Regno Unito (^Inghilterra
ed Irlanda sono poi specialmente avvertiti, che avendo noi
potuto, per squisita gentilezza di un nostro connazionale ed
amico, stabilire, in Londra stessa, un ufficio di associazione
al nostro giornale, al medesimo essi dovranno rivolgersi in
avvenire, sì per le associazioni, che per i pagamenti o richiami di ogni sorta, con lettere affrancate dirette al
Sig. G. F. Muller, General Merchant,
2G, Leadenhall Street. E. C.
La Direzione.
VABIETÀ
PESSIEEI SOPRA LO STUDIO DELLA BIBBIA
Tutti dovrebbero comprendere quanto giova l’affaticarsi nello
studio delle Sacre Scritture. La Bibbia stessa Io vuole e c’invita ad
investigarla con somma diligenza, poiché un savio principe dice :
“ Figliuol mio, se tu ricevi i miei detti e riponi presso di te i miei
comandameati, se tu porgi l’orecchio alla sapienza ed inchini il
cuore all’intendimento, se tu chiami la prudenza e parli all’intendimento, se tu lo cerchi come l’argento e l’investighi come i tesori,
allora tu intenderai il timore del Signore e troverai la conoscenza
di Dio. (Prov. ti) ” Noi, al pari dei Giudei, investighiamo le Scritture, perchè crediamo per esse aver vita eterna, ma il fatto dimostra
ch’egli è impossibile all’uomo di comprendere pienamente le verità
rivelate s’egli non le ha ponderate accuratamente. Ifon è dubbio
che, ove il nostro stato c’impedisca di studiarle a nostro beH’agio, la
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divina Provvidenza saprà nondimeno trovare i mezzi di cibare e santificare i cuori nostri con insegnamento semplice e ad mi tempo breve.
Ma noi supponiamo che “ alla fede vostra ” vogliate “ aggiungere
la conoscenza ” e siate veramente desideroso di comprendere, per
quanto è in voi, l’insieme della Rivelazione. Or uno studio superficiale e frettoloso è del tutto insuflìciente. La Bibbia fu scritta da
varj autori, in tempi remoti, in lontani pae®, fra usi e costumi assai
diversi dai nostri; essa tratta svariatissimi argomenti, cese civili,
ecclesiastiche, storiche, profetiche ; essa infine è scritta in lingue che
non si parlano più ed in istile per lo più immaginoso. Notate poi
che le sue rivelazioni abbracciano tutta la serie dei tempi, e l’una e
l’altra vita compendiate in brevissimo spazio. Or come afferrarne il
senso, come comprenderne la maravigliosa dottrina, se ne percorriamo i fogli con poca attenzione! Con uno sguardo fuggevole nou
si arriverà mai a gustarne le celesti bellezze. Se non ci facciamo un
dovere di scavarne proprio le miniere per ritrarne argento, oro e
perle, questi inestimabili tesori andranno perduti per noi.
Piacesse, a Dio che si studiassero le Scritture col grande amore
cou cui si leggono i volumi dove più splende l’ingegno umano! Che
di quella ostinata pazienza con cui si vanno diciferando molti libri
ue avessimo un poco per investigarle paginà per pagina, linea per
linea! Così facendo, quello studio prolungato e paziente fai’ebbe
spiccare in tutta la loro pienezza i pensieri, i sentimenti degli autori
sacri, che da sè stessi rimarrebbero stampati nelle nostre menti.
Perchè, trattandosi delle parole della vita eterna, non potrebbe
attuarsi in tutti quel desiderio ? Somiglieremmo noi a quelli abitanti
dell’Alpi o degli Apennini che per essere nati e cresciuti in mezzo
alle sublimi bellezze della natura, più non sanno apprezzarle, perchè
le guardano con occhio indifferente ? Poiché fin da fanciulli abbiamo
in mano il libro divino, in esso esercitiamo del continuo la mente !
Consiipevoli di quel gran privilegio inv^estighiamo con amore “ la
sapienza nascosta! ” In quella maniera stessa con cui s’impara ad
apprezzare le armonie dei suoni o s’osservano i fenomeni della natura
per risalire alle loro cagioni primarie, studiamo il Libro che c’insegna le vie della salvazione !
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CORRISPONDENZA FIORENTINA
vili
Firenze; Dicembre 1860.
Caro signore,
Questa volta le scrivo io stesso, invece del mio scolare solito corrispondente suo da Firenze. Non sgradisca le mie parole: vengon dal cuore.
Io soifro, ho il cuore pieno, veggo il mio paese appagarsi di realtà, di
speranze, di utopie politiche, e non guardare più in là : sento gridare da
ogni parte; Viva Vittorio Emmanuele, viva Cavour, viva Garibaldi, ma da
niuno odo, in niun libro, in niun giornale io leggo viva Gesti’ Cristo, viva
l’Evangelo, vìva la Croce; tutti esclamano Giù Francesco JI,
Giù Francesco Giuseppe, ma niuno esclama Giù it peccato. Giù l’uomo
VECCHIO, Giù l’empietà’ ed il mal costume. Intanto i cuori o son muti, o
fuori della cerehia domestica (spesso anche in quella) parlano per ingannare
se medesimi ed altrui: le Chiese son riunioni di curiosi, e di materiaioni,
d’ipocriti, di vagheggini; la preghiera è movimento di labbra: le mogli
vorrebbero piegarvi i mariti che non ci badano, le madri i figli che sbadigliano; il sacerdote bela, e predica aUe panche, ed alle donnine povere: la
religione si considera o come freno del volgo, o come pascolo della fantasia,
0 come stromento di oppressione, o dai migliori come conforto alle private
sventure, non come vincolo di fraternità, non come impulso di amore
operoso, non come guarentigia d’una certa speranza, non come educatrice
di uomini liberi e forti; si somministra nella educazione a dosi omeopatiche;
si vela nelle comuni transazioni, anzi si trasforma in arme da ferire ed abbattere la potenza del clero ; le anime più elette sono scettiche, incredule,
od indiiferenti, e la società va innanzi perchè la religione, ora sparita, ha
lasciato tanta forza nelle forme, e tanto profonda impronta nelle istituzioni
e ne’ costumi, che questi e quelle, tuttora, benché malamente, si reggono.
La vita no, ma la virtù, sostenta
n cadavere indomito e feroce.
E poi c’è il progresso della civiltà, la diffusione delle idee economiche, la
cultura, le leggi, la filosofia, onde il convitto sociale, cadavero indomito,
pure camiàina. Ma se in questo camminare, anzi correre affannoso deU’umanità qualcuno si ferma un momento, ed ha il coraggio di rientrare in sè
medesimo ed interrogarsi, gli accade come a quella fanciulla bellissima, che
deformata dal vajolo, si sguardo, inconsapevole ancora del cambiamento, allo
specchio.
Ed io mi sono fermato, ho interrogato me medesimo, un forte raccapriccio
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mi ha preso. Dov’è la mia religione ? Qual o la mia fede ? Quelle preghiere
che la madre semplice e credente m'insegnava da piccolo, in qual cantuccio
del cuore andare ora a ricercarle, e con qual calore riscalducciarle, e
rimettervi un soffio di vita? Oh come son fioche per lungo silenzio! Oh che
sviluppo di contraddizioni, che freddezza, che sonno! E se almeno nel sonno
fosse la pace ! È un sonno pieno di sogni paurosi, affannosi ; e quando le
faccende giornaliere in cui passa, e quasi direi si trita e si consuma la mi-a
povera vita, si calmano un poco, io piango di me medesimo; poi rido amaramente di aver pianto; poi piango e mi vergogno di avere aperto il labbro
al sorriso.
In questa lotta senza fine, cerco a volte conforto evocando certe apparizioni che per qualche tempo, in altra età, m’hanno addolcito l’esistenza :
amori purissimi giovanili, idoli aerei foggiati dalla fantasia nei campi delle
arti o della letteratura; e vaghe di lusinghe mi danzano dinanzi le ore
future, e trovo un po’ di refrigerio. La famiglia è sprone acuto, e scopo
degno alla operosità mia e vo innanzi; ma talvolta (e più spesso, e più
acutamente, via via che crescono gli anni) mi assale un pensiero in cui non
posso tenervi fissi gli occhi interiori :
Se io m’ammalassi, e presto mi trovassi col capo inchiodato al guanciale
dell’agonìa, ed il cerchio dogli oggetti sempre più ristringendosi, fuggitomi
dinanzi il mondo, mi aspettassi momento por momento di abbandonare la
dolce famiglia singhiozzante intorno al mio letto: ecco, fra poco la carne
sarà nuda deU’anima, ed io mi troverò solo e sbigottito in presenza di Dio. —
Pensiero tremendo ! Quando mi assale, quando ho tempo di internarmici,
sento un’angoscia, un’oppressione, come di febbre. Che farò io ? Che sarà
di me ? La fede dei preti io l'ho irreparabilmente perduta, ma quale altra è
sorta in luogo di quella ? Talvolta ho provato una commozione fino alle
lagrime, pregando con un’anima buona; mi sono commosso leggendo qualche
bella pagina : Gersone, il Monod, il Malan mi sono spesso penetrati nel cuore,
m’hanno legato la mente, ma dopo un momento, le curo e le faccende
abituali riprendevano il loro corso, e tutto era finito.
Perchè non posso io godere quelle ineifabili consolazioni che altri sentono
leggendo o meditando la Bibbia? Perchè non ho io la fede? Son pure sciolto
affatto dalle antiche credenze ; or dove sono, e donde mai apparir debbono
le nuove ? Sono io forse schiavo al danaro ? No. Forse la gloria mi rapisce
ad ogni altro affetto ? Porse l’ambizione ? Nulla. E nondimeno, benché la
mia vita non da bersagliata dalle passioni, o dalle sventure, io non sono
felice, io sento un bisogno cho non è ancora soddisfatto; vorrei alzare gli
occhi al cielo, ed una caligine me li annebia, una sonnolenza grave mi
abbassa le ciglia.
Talvolta mi sono confessato a (falche amico: degli amici ue ho, e cai-issimi, c fidi: mi aprono, sol ch'io voglia il cuore e la borsa; farebbero tutto
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per me, ma queste cose non le intendono, o vi rispondono con frasi generiche, 0 mi danno parole di compassione infeconda, o si ristringono nelle
spaile. Un prete dabbene e dotto, al quale pure, disperato, una volta mi
apersi, mi disse ch’ell’erano voci di Dio, ch'ei n’era lieto, e ne presagiva un
gran bene; ma quando voUe andar oltre, e venire ai particolari, ben si avvide
ch'io non ero con lui, e tacque; e tutte le volte che mi trova ancora, mi
corre incontro, mi sorride, mi stringe la mano, e mi fissa con occhio indagatore : io lo guardo freddo e sgomento, rallento la mano, ei se ne avvede,
e tacitamente o espressamente mi dice; Eppure io ci spero; e mi lascia.
Molti evangelici mi amano, mi carezzano, mi stimano, parlano meco
supponendomi uno di loro, ed io li lascio credere perchè veramente mi sento,
a loro più che ad altri, vicino; ma troppo ci corre! Conosco e sento che un
anima veramente penetrata deU'Evangelo è disposta ad ogni bene, è un
angelo in terra, vorrei ancor’io entrare in quel numero, ma non mi vien
fatto, non ne ho il coraggio, non mi so risolvere: vivo fra l’incertezza,
e la noja.
Ecco U mio stato: male cronico, senza catastrofi, e senza guarigione.
Almeno cosi mi comparisce, e per il momento è così; ma non voglio neppure
io disperare. Intanto provo un gran refrigerio confidando al foglio questa
sincera esposizione del mio stato, che è pur quello aU’incirca di tutti coloro
che mi vivono d’intorno. Senza ajuti soprannaturali per leggere neUe anime
altrui, ogni volta che mi trovo fra la folla, mi pare che tutti mi dicano: Noi
pure non crediamo nuUa; c chi dice: io soffro; chi: io vaneggio, chi: dormo.—
E mi vien la voglia di gridare come gridò il buon vecchio Scott fra le ruine
di Pompei: « Città de’ morti, città de’ morti ; ovvero coi versi del poeta
moderno ch’io volto in parte e adatto al mio scopo:
0 patria nostra, o fiaccola che spenta
Tanto lume di te lasci, e conforti
Chi nel passato sogna e si tormenta ;
Vivo sepolcro a un popolo di morti.
Invano invano dalle sante mura
Spiri virtii negli animi scontorti.
Quando per dubbio d’un infreddatura
L’etica folla a notte si rintana.
Le vie nettando della sua lordura:
Quando il patrizio a stimolar la vana
Cascaggine dell'ozio e della noja,
Si tuffa nella scbiuma ultramontana :
E ne’ teatri gioventù squarquoia
E vecchiume rifritto, ostenta a prova
False carni, oro falso, e falsa gioja ;
Malinconico pazzo che si giova
Del casto amplesso della tua beltade
Sempre a tutti presente e sempre nova,
Lento s’innoltra per le mute strade,
Ove più lungi è il morbo delle genti.
Ed ove l’ombra più romita cade. —
Ma qui sorgo quasi spontanea, una domanda : Questa condizione di cose
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dura già da un gran tempo, or come mai tanti mezzi adoperati a cessarla
non riescirono ? Come mai tanti e sì varj ed assidui tentativi, se non altro
di egregi stranieri, portarono sì meschini risultamenti ? Danaro profuso,
libri stampati, opuscoletti, o trattatelli dififusi con industre zelo, e Bibbie 0 Nuovi Testamenti a centinaja, a migliaja di copie, ed associazioni,
ed evangelizzazioni tante, riescirono a così poco? —Ne dimandai una volta
ad un inglese, ed egli senza punto scomporsi, mi rispose ; Abbiamo calcolato
che ogni uomo ucciso nella guerra di Crimea, costava alla nazione 20,000
franchi; ora, crede lei che se qualche anima, che noi, lavorando e ispendendo,
arrivassimo a salvare, costasse altrettanto, anzi il doppio, il triplo, ed anche
il centuplo, non sarebbero denari spesi bene? — L’egregio uomo diceva
benissimo ; ma se però si potesse, discutendo, indagando, ragionando scuoprire il modo di giovare più ef&cacemente all’Italia, risuscitando nei cuori
il sentimento religioso, senza perdere, o sparpagliare le forze, od i mezzi,
non sai'ebbe un gran bene ? — È questo, caro signore, il quesito che mi
propongo in una serie di lettere, che se Dio vuole le verrò scrivendo. Senza
preoccupazioni di specie nessuna, io cercherò di esporre quali sieno, a mio
credere, le cause per le quali ai mozzi usati dalle società straniere, e da molti
eccellenti individui finora, per convertire, dirò francamente, per convertire
al cristianesimo gli italiani, non abbiano corrisposti i risultamenti.
ila per oggi, basta.
CORRISPONDENZA DELLA B. NOVELLA
Il Clero toscano si sveglia. — Le sue declamazioni calunniose contro gli Evangelici.— Tempi attuali diversi da quelli di una volta. — Società Livornese in difesa
della Cattolica fede. — Pubblicazioni della medesima. — L’abbate Pierini ed il
suo libro.
Livorno, 10 Dicembre 1860
Caro signore e fratello,
n Clero toscano destatosi da parecchi mesi dal suo sonno (comc ebbe a
dire il prete che inaugurò la seconda serio di conferenze predicate nel Duomo di Livorno contro il Protestantismo) continua a fulminare, dall'alto dei
pergami, gli esecrandi eresiarchi che, la Bibbia alla mano, vennero turbare
il suo riposo da sibarita.
I predicatori commuovono aino al pianto le pinzochere piuttosto attempate del loro uditorio, rappresentandoci come nemici accaniti della B. Vergine e profanatori delle ostie consacrate. — Sentiteli ; “ Lutei'o e Calvino,
uomini degni del capestro, vissero infami e morii-ono disperati! ” — Ascoltateli ancora ; « I protestanti sono propagatori di disordini e d’immoralità.
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poich’essi vauno predicando essere lo buone opere inutili. » — Inorridite;
« Gli eresiarcbi sono nemici del popolo, seminatori di zizzania religiosa e
politica, cd amici di Satana e dei tiranni ! » Sembra impossibile che simili
menzogne possano uscire dalla bocca dei sedicenti successori degli Apostoli!
Intrepidi nella lotta, essi calpestano con piglio sdegnoso lo Sacre Scritture,
la Storia ed il buon senso; e dopo ammucchiati una mezza dozzina d’argomenti senza costrutto, contro una dottrina evangelica qualunque, essi escla
mano con voce cupa ed imperativa; « Ah ! ingannatori, inspirati dal soffio
del diavolo, tacete !.... Si, stolti, bestemmiatori usciti d’Averno, tacete! »
Altre volte, quando i preti adoperavano quest’ultimo argomento, i magistrati raccoglievano come un’ordine, chiudevano di forza la bocca agli
evangelici, el all'occorrenza, perchè la lor voce non potesse più farsi sentire,
li incarceravano e li bruciavano. Jla, grazie a Dio, questo argomento favorito
del clero, è ridotto ora ad essere una forma oratoria, ed una forma oratoria
infelicissima, poiché essa ha il tristissimo privilegio di suscitare negli uditori
intelligenti la memoria nefanda dei tempi in cui, i preti onnipotenti,
collegati cogli oppressori dei popoli, soli, scrivevano, parlavano, dominavano
inferocivano, mentre gli amici dell Evangclo e d'una savia libertà erano
esiliati, incarcerati e torturati.
Lo stilo fanatico cd epilettico dei predicatori del Duomo trovasi, ad un
dipresso, coi loro argomenti, nei Kbri testé venuti alla luce in Toscana,
contro di noi. Un mese fa, sulle cantonate delle vie, fra i cartelli teatrali e
gli avvisi delle partenze dei pacchetti a vapore, si leggeva dappertutto il
seguente annunzio in caratteri più che majuscoli: Brevi cenni sulla Propaganda protestante in Italia, di Teofilo Landalemi romano. Pochi giorni dopo
fu pubblicato dalla SocietàL ivornese in difesa della /cfZe cattolica mediante
la diffusione di buoni libri (ultimamente costituitasi^ un volumetto intitolato.- Istruzione pastorale di Monsignore Atidrea Charvaz, Arcivescovo di
Genova, intorno al proselitismo protestante mcoll'aggiunta di note e
considerazioni ecc.; e, da qualche tempo, un nuovo cartello, affisso nella
città, avverte il pubblico che è messo in vendita un altro opuscolo che ha
per titolo: Il protestantismo svelato al popolo. Ciò non è tutto; Il reverendo
abbate Pierini, ha pubblicato il volume di 480 pagine intitolato : Errori ed
imposture delle missioni protestanti in Italia, ch’egli annunziava sul maggio
scorso, in un programma ch’io vi mandai, e che fu stampato nel vostro
giornale. Questo programma era pieno-zoppo di tanti e tali errori, ch'io non
potei non osservare che chi l'avoa scritto doveva essere od ignorante o
sfacciato. Quindi io aggiungeva: « Auguriamo al libro dell’ingenuo abbate
« uno stile ed argomenti del tutto simili a quello del Prospectus. Se il
« nostro voto è esaudito, si potrà dire dell’opera del sig. Pierini ciò cho
« diceva il signor Puaux d’un vohmio di 645 pagine doU'abbate Gautrelet.
« ch'egli rifutò in 16 pagine ; Ciò che mi sbigottisce in questo contrr ■
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a versista, si è, non il numero delle sue ragioni, ma quello dello sue pagine;
« e relativamente al libro del signor Pierini, farà d’uopo aggiungere ; il
« numero dei suoi madornali spropositi. »
L’Abbate m’accusa di « pronunaiar giudizio dei libri anco prima che sieno
stampati. » Rispondo che ho pronunziato giudizio d'un programma stampato che avevo nelle mani; che relativamente al libro ch'egli annunziava,
mi sono limitato a fare wi voto che è stato pienamente esaudito. — Il signor
Pierini pretende ch'io ho profetato che il suo libro sarebbe senza valore.
L’evento (s’io avessi profetato) avrebbe provato ch’io sono buon profeta; ma
coscienziosamente, nou posso accettare quest'elogio, perchè l'autore nella
sua precipitazione, ha scambiato un voto con una profezia. — Digiuno di
scienza al punto di mettere ad ogni momento l’autorità della Volgata al
posto di quella del testo della Bibbia, l’autore ripete, le miUe volte, che le
nostre traduzioni sono falsificate, perchè non concordano colla traduzione
di Sisto V e di Clemente Vili. S’egli avesse studiato un po’ meglio la
storia delle traduzioni della Bibbia, e s’egli conoscesse la lingua greca se gli
saprebbe e potrebbe accertarsi che monsignor Martini, arcivescovo di
Firenze, aveva ragione, quando nella edizione della sua traduzione del
1782-92, egli pubblicava una nota di 975 passi della A'olgata, tutti tratti
dal solo Nuovo Testamento, e che differiscono deU’originale greco, cioè a
dire, sono falsificati. L’ignoranza del sig. Pierini lo fa adunque cadere in un
grave sbaglio, poich’egli considera la Volgata falsificata come infallibile,
mentre egli tiene per falsificate le nostre traduzioni che non concordano
colla Volgata, precisamente perchè non sono adulterate.
Nè più fortunato è l’autore quando egli asserisce che il testo dei protestanti cangia tutti i giorni. Se la critica sacra non fosse per lui una scienza
affatto sconosciuta, egli saprebbe che i manoscritti antichi dei libri santi
non sono nè papisti nè razionalisti, ma puramente evangelici, e che por
conseguenza, il Codex Vaticanus è ammesso dalle Chiese evangeliche al
pari de’ manoscritti che trovansi nelle biblioteche della Russia, dcU’Inghilterra o della Germania.
È adunque completamente falso che il nostro testo cangi tutti i giorni.
Però, dato e non concesso che il Pierini abbia ragione, farebbe d'uopo
«istendere il suo giudicio al testo della Chiesa romana, poiché evangelici e
papisti, si servono dei medesimi manoscritti.
Infelicissimo poi è il sig. Abbate, quando egli nega a tutt’uomo che i
papi abbiano proibito la lettura della Bibbia in lingua volgare. S’egli avesse
gittato un’occhiata süü.’ Indice dei libri proibiti pubblicato in Roma nel
1701, por ordiue d’Innocenzo XI, egli si sarebbe convinto che i papi, non
soltanto hanno proibito la Bibbia in lingua vernacola, ma ancora gli estratti
delle Sacre Scritture, le citazioni dei due Testamenti ecc..
L’autore ci parla con termini pomposi del famoso giudice infallibile della
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Chiesa papale, e dimentica di dirci il suo nome, e dov’ogli stà di casa. Si è
che riesce difficile il dare l’indirizzo d’un essere che non è mai esistito.
Quando i moderni scolastici a^Tanno trovato la pietra filosofale, invano
cercata dai loro predecessori, essi saranno eziandio in grado di dirci chi è,
e dove trovasi il tanto decantato e sempre irreperibile giudice infallibile
delle controversie.
Se farà d’uopo, riparleremo del libro del sig. Pierini, e di quelli de’ suoi
colleghi.
Q. R.
NOTIZIE RELIGIOSE
Tohino. — Vendita di carità. — La vendita a prò della Società delle
damifjelle evangeliche per la jjrotezione dell’Infanzia povera, fatta nei giorni
12 e 13 del corrente mese, ha fruttato la cospicua somma di circa franchi 2,500.
Firenze. — Un nuovo lutto. — Scorsero poche settimane da che, in
questo medesimo foglio, ci toccò di dare ai nostri lettori l’infausta notizia
della morte deìVAvvocato Orselli rapito in età verde ancora, alla patria
alla Chiesa, alla sposa ed all’unico figlio; e già di un’altro lutto, avvenuto in
seno alla stessa Chiesa fiorentina, e quello che è più doloroso ancora, in seno
alla stessa famiglia, dobbiamo farci annunziatori. L’unico figlio del nostro
compianto fratello, colto dalla medesima fiera malattia che ci avea orbati
del padre, cadde egli pure, nello spazio di pochi di, come leggiadi-o fiore
stramazzato al suolo dalla tempesta, nell’età di appena quindici anni ! Sparsasi in città la notizia della malattia di questo giovine, fuwi fra i preti un
gran dimenarsi. Si sussurrava di pressione religiosa di cui il poveretto
era vittima. Il rifiuto ben naturale della madre di accogliere in casa sua
una signora a lei sconosciuta, mandata dal canonico P. per far la guardia
capezzale deU'ammalato, diede a queste voci maggiore consistenza. Si ricorse
all'arcivescovo, si ricorse al prefetto, e questi nella sua qualità di presidente
del consiglio di famiglia, fattolo adunare, ordinò un’inchiesta. Di questa venne
incaricato il medico unitamente ad un notaro incombenzato di stendere, a
misura che verrebbero fatte, le risposte del fanciullo. Interrogato costui dal
dottore intorno alle sue convinzioni religiose: “ Il mio padre, egli rispose, è
morto evangelico. ”—“ Sì, ma i vostri antenati’ erano cattolici romani. ” —
“ E che importa ciò? ” riprese il giovano ammalato. “ — Ma se foste lasciato del tutto libero, pella quale delle due comunioni vi decidereste voi, pela Cattolica o por l’Evangelica? ” — “ Per l’Evangelica ” rispose egli. -
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“ E non vi ha nissuno costretto mai di uniformarvi a questa? ’’ — “ Giani
mai. ” E così ebbe fine questa inchiesta. Con essa ebbero pur fine le molestie dei preti e dei loro aderenti, e potò la povera madre, prestare al suo
luoribondo figliuolo tutte quelle cure che le dettava il cuore e da cui non
si restò un’istante fino alla morte avvenuta alle quattro ant. del giorno di
domenica 23 corrente. La salma del figlio venne deposta accanto a quella
del padre, nel cimitero svizzero di Firenze. L'accompagnarono all ultima
dimora dai due ai trecento cristiani evangelici di ogni denominazione, e con
essi un numero grande di cittadini. Il signore Geymonat, ohe alle funzioni
di professore nella scuola di Teologia unisce quello di pastore della comunità valdese di Firenze, cui appartiene la famiglia del defunto, postosi
sul portone del cimitero, onde la sua voce giungesse come a quei di dentro
così a quoUi chc stavan fuori, rivolse al suo numeroso uditorio parole di
esortazione, di speranza e di vita eterna; e quando egli raccomandò alla
compassioni di Dio ed alle preghiere degli astanti la povera madre orbata,
in meno di sei settimana? di quanto avea di più prezioso quaggiù, furono
pochi gli occhi che rimasero asciutti, e VAmen sonoro col quale l’intiera
assemblea rispose alla sua preghiera, mentre rivelava la commozione dei
cuori, diceva altresì, come i fratelli ivi riuniti, quantunque appartenenti a
denominazioni diverse, si sentissero un solo corpo in Cristo!
Londra. — Una settimana di preghiera. — Il Comitato centrale delVAlltcm7.a Evangelica di Londra, ottemperando all’invito avutone da varii
individui e società, propone ai cristiani evangelici di ogni denominazione,
che unisce tra di loro una vera fede in Gesù Cristo, di consacrare gli o«o
giorni che scorreranno, tra la prima e la seconda domenica del venturo
Gennajo, a fervide supplicazioni, intese ad ottenere dalla divina misericordia
quelle grazie che i tempi in cui viviamo rendono in singolare modo necessarie. Argomento principale alle preghiere, nella prima domenica, sarebbe
la jjjroinessa dello Spirito Santo. Nei giorni susseguenti si pregherebbe da Dio:
Lunedì 7. Una speciale benedizione sulle funzioni della settimana e
l’accrescimento dell’amore fraterno fra tutti coloro che sinceramente amano
il Signore Gesù;
Martedì 8. Un bisogno ognor più sentito per parte dei cristiani di
giungere ad un grado più elevato di santità;
Mercoledì 9. Numerose e vere conversioni, spccialmente in seno alle
famiglio dei credenti;
Giovedì 10. Una libera espansione dolla Parola di Dio, ed una speciale
benedizione sulla cristiana letteratura;
Venerdì 11. Una speciale effusione dello Spirito Santo su tutti i pastori
ed anziani delle chiese, sulle scuole di Teologia, su tutti i missionarj così
fra i Giudei che fra i pagani e suU’opcra loro ;
12
Sahhato 12. La prossima caduta di ogni falsa religione , cd il pieno
osaudimento della petizione : il Tuo regno venga.
Domenica 13. Si renda grazie per quanto è già stato fatto; e nelle
esortazioni s’insista con forza singolare, sull’obbligo solenne che incombe a
ciascun cristiano, di spendere vita e beni a far conoscere il nome del Si
gnore Gesù Cristo, sia presso di noi, sia lungi da noi.
Raccomandiamo questo pietoso invito alla seria considerazione dei nostri
lettori, persuasi quali siamo, che ovunque egli sarà sinceramente accolto,
riescirà sorgente feconda di beni preziosissimi.
Domenico Grosso gerente.
LE JEUNE CHRÉTIEN,
PETITE REVUE DES ENFA^ÎTS
Un nurtïéro de 32 pages in-18 avec de nombreuses vignettes intercalées dans
h texte, paraissant le 1" de chaque mois.
PRIX d’abonnement; 2 fr. 50 c. par an
Rédacteur: M. A. RACINE-BRAUD, à Fontainebleau
NEUVIEME ANNÉE
AVIS IMPORTANT
JLa Conférence des Institutrices et des Instituteurs protestants du département de la Seine,
Ayant pris le Jeune chrétien sous son patronage, chaque numéro de ce
journal contient le sommaire de la Conférence du mois précédent, ainsi que
le programme des sujets qui devront être traités dans la Conférence suivante. Le Jeune Chrétien comptant un grand nombre d’amis parmi les In
stitutrices et les Instituteurs, la Conférence espère les intéresser à ses tra
vaux, au moyen de cette publicité, en même temps qu’établir avec eux dos
relations fraternelles, qu’ils ne manqueront sans doute pas d’apprécicr, au
double point de vue de la saine pédagogie et du protestantisme.
On s’abonne à Turin au Dépôt des Livres religieux,
via Principe Tommaso.
TORINO — Tipog. fia CLAüDIANA, diretla Ja E. Tvombelta.