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LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
S^^'11e^Jílo hi vcrilèi m-llu • «rH.»
Ki r.s. IV. li..
Si distribuisce ogui Venerdì. — Per cadun I\himcro centesimi 10. — Per caduna linea d’inserzione centesimi 211.
Condizioni d’AHSoriasione t
Pei Ti«ii>o — Uii Anno I,. S. — Adomicilio L. t
Sei mesi • S. — .3 s»
Ti-e mesi . — . > tft
— pRDViscit L « *0.
— • » »i.
— > « »•■
Per Frani-ia p S»i2zera franco a destinazione, e per linghilterra franco al coaflne lire » a
per un anno, e lire tt per sei mesi.
Le Assficiaìiuni si riceviino ; in Tornio all'linir.lo ilfl «ilorniili>. via Val.nlin.'. m
Bellora, N» 12, 3" piano; n dui FrMlelll l»l«nc» lilirai, vi,1 It. V. degli Angeli, m i. Puiolu
—■ A Genova, alla C'Hppell« VHidOHO, mina di S. Cliiarii.
.Nelle provincie, preitso tutti ifli l'Hi' ii pollali i«Tmezzndi ...................... invinii
franco al Direttore delta Bi otià ,Vo\ hi.i.A e non altriint'iiti.
AH'e«tero, ai seguenti indirizzi: l.ounrA, dai .sigg. Nimliett c C. lilirai, 'ii llenn i, >tio\t:
Parioi, dalla libreria C. Meyriiris, rup Trondiet, J; Nivk, dal >i(i. l’i'.vmi-Tincl lihniin; I.ikii';
dai sigg. Denta et Petit Pierre lihrai, rue Neuve, 18; (iixf.vnA, dal »ig. E. Heroml lihniiii
Lo!(a:ì:ia, dal sig. IWafontainc libraio.
CHB COSA È IL PROTESTAMISMO?
X
Suol dirsi cho ia Riforma introdusse la divisione, poiché fra i protestanti grande b i]
numero delle Sette. Infatti il protestantismo
contiene moltissime chiese od assembleo di
cristiani di nome difTerente, come calvinisti,
luterani, metodisti, ballisti, episcopali, ecc.
Resta ora ad esaminare se questa diversità
alteri l’essenza del vero cristianesimo che noi
jirofessiamo.
E qui domanderemo agli stessi clericali: è
voro 0 non è vero che il Vangelo non ^a degli
.schiavi, ma degli uomini liberi? E vero o non
è vero che la libertà cristiana deve esercitarsi
nel campo delle opinioni, come l'autorità in
quello de’ dogmi? E vero o non è vero che i
dogmi ci sono dichiarati dalle Sacre Scritture,
e ciò che non è comandato da esse, e per conseguenza non venne osservato dai cristiani in
ogni tempo e in ogni luogo, non può chiamarsi
dogma?
La varietà delle idee è una legge sapientissima da Dio stabilita, e quindi una condizione
necessaria della vita morale deH’umanità; sia
perchè ogni individuo, essendo limitato nelle
cognizioni, trova un aiuto in quelle degli altri,
che separatamente prese risultano pure scarse
e inadeguate, e lo trova neH’apparente loro
diversità e contrarietà; sia perchè nell'universo
cioè in tutto il creato, l'armonia e l’unità esistenti sono il risultamento dell’opposizione e
APPENDICE
. CENNI STORICI
DELLA RIFORMA IN ITALIA
NEL SECOLO XVI.
V. .
Fu dopo il concilio di Costanza che in Italia
si domandò altamente la riforma della Chiesa nel
suo capo e ne’suoi membri, e questa domanda
fu reiterata, al cominciare dei secolo xvi, nel
concilio che il papa dovelle convocare. Ciò risulta non solo da’decreti emanati dalia curia
pontifìcia, mentre era in Pisa la sede del concilio, ma sì pure da’ discorsi che vi si pronunziarono, dopo che fu trasferto al [.«alerano. F'ra
le arringhe più distinte su questo proposito, si
notarono quelle di Rgidio Viterbo, e ie altre del
celebre Gian-Francesco Pico della Mirandola.
Knirambi, questi dotti e pietosi personaggi, denunziarono con mirabile franchezza e coraggio
del co«<fitlo 0, in una ptrola, della varietà,
mirante però ad un solo fine.
Così ò nelle chiese evangeliche, le divisioni
dislio0)onsi fra loro per gli accidenti, secondo
i carsMeri varii dei popoli ed ancho, in un modesinno popolo, secondo la varia indole delle
frazioni di esso: ma l’essenza dei dogmi, dei
riti, degli istituti b dovunque tiitt’una, perchial di sopra di noi, delle nostre dilTerenze, in
materia d’o|)inioni, havvi una sola e comune
autorità e pei luterani e p#i calvinisti e per gli
epi.scopali o presbiteriani o congregazionalisli,
ecc., ed un solo sentimenlft profondo, quello
della nostra fraternità. F^a Parola di Dio è l’unica
autorilà e statulo che abbiamo : l’idea di un
solo Iddio e d’un solo Salvatore non bastano
forse a comporre la nostra unità? Senza la libertà ragionevole di cui godiamo, in grazia del
Vangelo, senza la gara e pacifica lotta delle opinioni, non avremmo di certo l'unitè desiderabile
e durevole nelle cose di fede che risulta dalla
persuasione, nè la vera ed intima concordia
dei cuori e degli spiriti.
I clericali scambiano, o per astuzia o per
ignoranza, l’unità in uniformità; ma questa si
addico meglio ai morti che ai vivi, tanto che
i cimiteri ci offrono di essa una chiara immagine; nè diversa da uno scheletro, da una larva
appare nella Chiesa romana la religione di
Cristo, ch’è pure il soffio di vila dell'umanità.
Se lo stato uniforme consiste neH’immobilità,
l’unità invece significa unione, acgregamento
in un punto della varietà creata, in moilo che
gli abusi che minacciavano la Chiesa di prossima
e irreparabile rovina.
Ma la riforma della Chiesa e la restaurazione
delle dottrine evangeliche incontravano in Italia
ostacoli fortissimi cagionati dal discredito in cui
la curia pontificia ed il clero avean fatto cadere
la religione.
Le Repubbliche italiane avean dato, nel medio
evo, irrefragabili pruove della loro indipendenza
religiosa, e sfidato altamente le minacce e le
scomuniche del Vaticano, in un’epoca in cui
tutta quanta l’F.iiropa tremava al remore delle
folgori pontificie. Il popolo di questa penisola
avea penetrato il mistero che velava la vanità
delle pretensioni clericali. Meglio localo che
qualsivoglia allro popolo per esaminare la vita
de’papi, non che i veri motivi ond’eran mossi
nelle loro principali tendenze, esso perde ogni
sentimento di timore o di venerazione per una
Corte cui soltanto la lontananza rendeva formidabile. Laonde, lo stalo di corruzione in cui
trovavasi il cristianesimo non poteva ispirare
i .singoli cómponenli di essa non abbiano a
perdere la propria imiividiialità, ma si armonizzino insieme: unità mirabiln a cui tendo del
continuo eziandio la rivillà umana, la quale
però devo ricorrere al principio spiriliinle cristiano, so vuole ottenerla.
Al vedere poi la nostra fede coitiiine in Ilio,
in Oesii Cristo, nella »iiia Parola ; al vedere
che ci comunicbiamo alla medesima tavola, e
ci associamo per le medesime opere, i nostri
nemici, inenire gridano contro lo spirilo settario del iirol'-slanlismo, sono Irascinati a riconoscere la nostra nnit/i : o cc lo prova la sorpresa loro che manifestano quando parlano
della solidarietii degli evangelici nel coadiuvarsi
gli uni gli altri, o nel formare insieme un sol
tutto.
Dov’è, nell’essen/iale, la vantata unità della
clerocrazia? L’auloiità in materia di fedo non
è ancor bene determinata; risiede ella nel papa,
nel concilio o nell insieme di essi? Chi lo sa!
E quando la medesima autorità dice or bianco
or nero, dov’è la sua infallibilità? Si può questa
appellare autorità rerta, come dicono i clericali? In mezzo ad una mirabile varietà, è
dunque la nostra l’unità la piii torte; noi abbiamo un re, eglino sono in perpetua rivoluzione
fcomecbé aH’esterno appaiano tranquilli',perchè
molti sono i pretendenti.
Quel re che ci raccoglie tutti, ci lascia la
vita e l’indipendenza, riposte nella varietà: a
lato del potere centrale e sovrano, noi abbiamo
la libertà del comune e possiamo sviliip|tarci
allro sentimento per la religione che d’indifferenza ; e per soprassello, al risorgimento delle
lettere videsi uscire a fronte scoperta lo scelticismo, celalo sin’allora sotto nn tal quale rispetto
esterno per le forme cattoliche. E se in Italia
vi furono pochi eretici, per usare il linguaggio
de’cattolici ; se le opinioni delle eterodosse non
vi furono come altrove generalizzale, ciò devesi
unicamente attribuire alla poca o nessuna importanza che il popolo dava a silTalle questioni.
Generalmente parlando, la devozione, la sincera e cordiale devozione, non esisteva più fra
gl’italiani. Non li attaccava piii alla Chiesa nè
una fede viva, nè un religioso entusiasmo, nè
una profonda convinzione dello spirito, nè il sentimento del cuore; ma piuttosto la forza dell’abitudine, gli umani riguardi, e l’interesse temporale.... era questa ìa religione dell’ Italia.
I dotti rispettavano piii ,\ristolele e Platone che
la Scrittura e i santi Padri ; nel mentre che il
popolo trascinato dal senso deirimmaginazionc
non era attirato alle cerimonie della Chiesa che
2
secondo i nostri diversi temperamenti e bisogni:
gii alberi, colle foglie loro, sono dovunque gii
stessi e dovunque differenti. L’uniformità romana, a cui i clericali danno il nomo di unità,
che cos’è■? È come una palla, uguale a tutte lo
palle fuse nel medesimo stampo; è còme l’uguaglianza de’bottoni di un uniforme. militaTe ;
è come l’uguaglianza delle case e de’ portici di
piazza s. Carlo e piazza Vittorio ecc., per non
ripetere ch’è l’uniformità dei cadaveri e dello
tombe : e in vero non sono che i morti cho sieno
d’accordo e che non discutano mai.
E poi cosa veramente stupenda l’udire i clericali ripetere a tutti gli uomini che non appargono alla casta loro: «Voi non potete comprendere la Parola di Dio». Come! ... se non fosse
altro, l’Apostolo ha detto: Io parlo come ad
intendenti: giudicate voi ciò ch'io dico {\ Cor.,
X, 15). È dunque possibile che i buoni cattolici-romani , i preti stessi di buona fede, vogliano continuare ad essero schiavi di una mano
d’uomini ch’esigono un’obbedieiua assoluta,
quejrobbedienza ch’è dovuta soltanto a Dio?
Assurda, empia, contraria alla ragione cristiana
è tale dottrina della clerocrazia, che uguaglia
la creatura al Creatore, lo schiavo al padrone,
il reo al giudice, il peccatore e l’imbecille alla
santità e alla sapienza eterna: il papa, i cardinali, i vescovi non sono forso uomini? e se lo
sono, oltre di esser fragili, imperfettissimi ecc.,
non hanno altresì nella natura loro un germe
di corruzione? Come mai dunque tenere per
infallibile e santo un uomo*qualunque? Si leggano fra mille quesli passi della Sacra Scrittura:
I Sommi XV, 22, 23, 24; — Eccles. V, I ; —
Atti V, 29; in essi vietansi il rispetto umano e
la superstizione; Iddio non vuole che nemmeno
la fede e l’obbedienza ai misteri rivelati abbiano
ad essero cieche, ma ci comanda d’implorare
l'aiuto dello Spirito Saato, affinchè illumini le
Upstre menti, faccia nascere in noi la certezza
della rivelazione, e iaclini i nostri cuori ad
adempiere volontariamente i divini precetti, i
quali in ogni caso non mancano di una ragionevolezza e convenienza intrinseca, derivanti
dalla uatara loro, per cui non appariscono mai
dalla magnificenza dei tempii e dallo splendore
cou cui le feste si celebravano. Di tutto questo
fa fede il Sismondi nella sua Slorin delle Hepubblicke italiane.
Queste considerazioni, comechè rapide e supertìciali, potrebbero far credere a taluno che
un popolo, il di cui sentimento religioso era cosi
Ipggero e devialo, avrebbe potuto staccarsi eon
molla facilità dal seno della Chiesa romana. Ma
rillettendo meglio si vede non esservi uomini
più difficili a convincere, o meno disposti a far
de’sacrifizi alla loro coscienza, di quelli che
sotto un’apparenza di religione nascondono un
fondo di fatale indifferenza; Costoro non si possono più oltre adattare, o con grandissimo stento
a quella semplicità e a quella spiritualità di dottrine, che partono dal Vangelo, alle quali il loro
cuore materializzato e irrigidito dalle forme cattoliche trovasi affatto chiuso. E non è tutto: alcuni che nou si davan la pena od erano incapaci
di studiare la vera origine e le cause vere dei
mali che afOiggevano la Chiesa cattolica , nè di
nèarbilrarii, nò capricciosi: la pretesa dei clericali è dunque o una grande follia o una grande
scelleraggine, e in ambe le ipotesi è ormai
tempo di liberarsi dal loro contatto.
In ultima analisi trattasi di credere al nostro
Signor Gesù Criìsto che ci salva, anziché ad
alcuni uoniiui che hanno essi pure lo stesso
bisogno di essere salvati, e che certamente non
possono dare ta salvezza ed alcuno ; trattasi di
seguirò Gesù Cristo, ch’è la luce del mondo,
anzichò rimanere nelle tenebre;-trattasi di purilicapsi nel sangue di Gesù Cristo, dell'Agnello
di Dio, che si caricò de’ peccati del mondo, e
per conseguenza anche di. quelli dei preti, che
dallo nicchie dei confessionali pretendono di
assolver le genti e santificarle; trattasi di leggere, di ascoltare e di osservare la Parola di
Dio, ch'è la verità stessa e trovare in lei quella
pace che sovrasta ogni intelligenza e che Dio
solo può dare (Filip. IV, 7 — Giot. XIV, 17);
e viceversa, respingere le parole degli uomini
che sono senza peso e senza valore, nonché le
tradizioni e le pratiche loro, fondate sui calcoli
dell'interesse e non sv»lla verità; per ultimo, in
quanto concerne la parte esteriore della Chiesa,
cioè l'ordine, la costituzione ecc., trattasi di
sostituire all’oligarchia de’ cardinali e de’ vescovi romani, i singoli concistori parrocchiali;
i sinodi 0 assemblee rappresentative delle parrocchie di ogni provincia più o meno estesa;
i concilii 0 raunanzo dei deputati di lutto le
parrocchie della nazione; e iu certi casi i concilii od assemblee universali, cioè le rappresentanze delle chiese nazionali componenti la
intera cristianità, siccome ora vediamo succedere a Parigi. E siccome le grandi conferenze
provinciali, nazionali ed universali sono di lor
natura transitorie, cosi trattasi infine di stabilire
gli analoghi presbiterii o comitali permanenti,
che quali poteri esecutivi compiano le decisioni
prese dalie dette raunanze ecclesiastiche, siccome tutte le chiese evangeliche vanno sempre
meglio organizzando, e com'erano costituiti i
cristiani primitivi ai tempi apostolici, i quali
poi avevano per motore degli atti loro il Sanlo
Spirito, cioè la Sapienza divina.
segregare la verilà dall’errore, gli abusi degli
uomini dai precetti di Cristo, il Vangelo dalle
decretali, e il" fondatore della religione dff chi
vantava d’essenie il t'ap|iresentanle, facevano
uu fascio di tulio, e tulio negando, finivano per
darsi in braccio ad una incredulità completa.
Altri poi sedotti da una stolta e mal fondata vanità nazionale, credevano utile d’appoggiare la
Corte romana, cui reputavano siccome un largo
compenso a’ianli mali che l’Italia pativa; ienza
rillettere che questo preteso benefizio si risolveva sempre in danno della penisola, di cui il
papato é stalo d’ ordinario il- peggiore nemico.
Infatti glistranieri non furono ijuasi sempre chiamati in Itiilia da’romani pontefici? Stefano 11
chiamò Pipino ; Adriano 1 chiamò Carlo Magno ;
Arrigo 11 chiamò .\rnolfo e i due Ottoni: e in
generale, Franchi, Sassoni, Svevi,Tedeschi, Spagnuoli, Svizzeri, Ungaresi vennero molle volte in
Italia, e quasi sempre chiamati da’papi. E a’di
nostri.chi chiamò gli Austriaci, i Francesi, gli
Spagnuoli contro la libertà italianai* chi fece
Ora, nella stepsa gerarchia, ecclesiastica romana, quali sono i rappresentanti degli apostoli,
ad onta della falsa dottrina che insegnano? Sono
i parrochi e i missionarii, non mica i vescovi
nè i cardinali nè i papi ; cotestoro uon sono
altro che l'orgoglio personificato. È il parroco,
e specialmente quello di campagna, che offre
l’idea più semplice e bella del vero pastore dei
popoli, 0 non solo nel senso spirituale, ma altresì nel civile, come consigliero e pacificatore :
il missionario poi llgura il sacerdozio nomade,
pellegrinante, destinato a recare la fede e la
civiltà ai popoli cho ne sono mancanti; nia i
parrochi e i missionari romani, per diventare
in fatto successori 'degli apostoli, dbtono'Wconoscere per loro superiori Dio Padre, Gesù
Cristo, il suo luogotenente o papa vero, lo Spirito Sanlo ; e studiare ed insegnare la Bibbia,
cho è lo statuto e il codice della civiltà universale. Allora il parroco diventerà vescovo, nel
senso proprio dolla parola, cioè maestro,, sorvegliatore e guardiano del Vangelo; ed il missionario, il) modo speciale, soldato, conquistatore, ordinatore di tribù e di nazioni.
Ognuno, iu coscienza, deve trovar giuste e
vere le cose che abbiamo esposte; noi siamo
lungi dal pensiero di dire a chicchessia fateti
protestante, e moltg meno mutale di religione,
perchò non si tratta di rinunciare al cristianesimo, ma di abbracciarlo. Bens'i, terminando,
indirizziamo queste parole ai cattolici-romani,
ai ricchi, ai poveri, a tuth‘, imperciocchè( gli
uni non sono migliòri dégli altri Yti^r. V, 4, 5);
scrutate le Sacre Scritture coti attenzione e rispetto; studiatele, o.s'amÌnalple; per questo solo
fatto voi diverrete nostri fratelli nella fède; sarete protestanti, sarete evangelici, perchè alla
obbedienza dei canoni e costituzioni papali o
decreti vescovili avrete soijlituita l’obbedienza
ai canoni,, costituzioni e decreti del Vangeilo;
perchè, in una parola, vi sarete emancipati
dairuomo e sottomessi interamente aU’autorilà
di Dio, rivelata nella .sua Paróla; perchè, siccome dice S. Pietro (I Piet. 1,24, tò), ogni
carne è come erba, ed ogni gloria d'àùrno come
por d’erba; terba è tosto seccata, e il àuo fiore
è'tosto caduto; ma ta Parola del Signore dumora in etei'ìu). lFine)i
—ì— ' r i'Tìi‘ìr -‘ì' i r - - .........
mitragliare ri Pantheon, il Campidoglio, e persj/io S. Pietro?... fu il papa, fu Pio L\.
Non pertanto in quei tempi il popolo romano, e con qsso quello d’Italia, per un falso
calcolo, perduta l’antica j5oleHza e privi della
libertà e della gloria de’ loro àliteiiàti,s«ntivano
in certo modo appagato il loro amor proprio al
vedere che Roma era tuttavia la oapilaledel mondo perchè sede del sovrano pontefice e centro
della religione cattolica ; vedevano con piacere,
come all’epoca della repubblica e dell’irapero
romano, piovere noireterna cillà i tesori di tutto
il mondo fedele;.vedevano del pari con orgoglio
tulli i principi della cristianità pendere sommessi dal cenno de’ romani pontefici, e questi
arbitri spesso nelle conlese e dispensatori talvolta di signorie e di corone.
Dopo queste osservazioni sembra strano, e
quasi incredibile, che le dottrine della Riforma
abbiano potuto fare in Italia quei grandi progressi, che nemmeno i più caldi partigiani di
Roma possono mettere in dubbio. iConlimu).
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QDESTIONI CLERICALI DEL GIORNO.
I.
Dando uno sguardo retroattivo a tutto quanto
è successo e succede tuttavia in Piemonte, iu
ordine alle questioni eccl^iastico-civili, abbiamo pur ragiono di rallegrarci ; imperocché
lionostahte la guerra incessante ed accanita
inossa dal partito clericale cojjitro ogni civilo
miglioramento, il nostro paese, abbenchò lentamente, ha sempre mai guadagnato terreno,
e tutte le inique arti e le minacce de’partigiani
di Roma, lungi dall'arrestare la gran màcchina
dèi sociale progresso, han finito per viemmeglio
rafforzarla ; la verità si è falla strada a traverso
le tenebre addensate per tanti anni dall’errore,
e il diritto ha scosso finalmente il trono delle
antiche' usuipazioni, lo quali non hanno ora
altro puntello cho il limosinato ap|ioggio delle
ariiii stranieire.
Dopo quello che è avvenuto, in seguito allo
reiterate sconfitte toccale dalla romana curia in
quesfaiolta, cd al corpetto della opinione pul)blica, che si va ognora piii liberando dalle antiche pastoie superstiziose, chi non vede che
la causa del papato divieue di giorno in giorno
più disperata?
Venne fuori, orsOno parecchi mesi, un libro
di documenti pubblicato a Roma; la magna
curia credeva di mettere alle strette il governo
sardo, ed ha contribuito ad afforzarne i diritti,
a dargli ragione davanti a’ popoli cattolici e
infondergli più coraggio.
Venne un monitorio per atterrire gli animi
e strozzare Tn sul nascere la légge de’conventi;
codeslo monitorio fu preceduto da mille turpi
suggèstiòni, aécompagnafo da immorale abuso
di poteri spirituali, seguito dalla proposta del
vescovo Calabiana. Con tutte codeste arti i clericali speravano destare contro il governo il
fantasma del pubblico malcontento, e per tal
modo obbligarlo a ritirare la legge..... eppure
la legge ebbe il volo delle Camere e la sanzione
del capo dello Stato; la vediambi ora in gran
parte òseguita, ed il paese è tranquillo, più
tranquillo del solito, e quel ch’ò più, lieto di
vedere, dopo tanto aspettare, un po’ di miglioramento.
Frattanto il papa pronunzia nuove allocuzioni,
i vescovi protestano cd incitano i loro dipendenti alla resiiitBnza, i parroci riliutàno le congrue della nuova cassa ecclesiastica, i fogli
clericali gridino con quanto fiato hanno in gola,
e non contenti di gridare, insultano, calunniano,
occitano alla ribellione, predicano il finimondo...
e cosa succede iu seguito a iulto questo? Si
leggono con indifferenza le allocuzioni del papa,
si disprezzano le proteste e le minacce anti-pastorali do’vescovi, si ride delle caliliuarie berlindoltiane doli’Armonia, e si tira avanti.
.Ma per cavare un utile ammaestramento da
questa lotta tra il potere civile ed il potere
ecclesiastico, bisognerebbe esaminare attentamente i falli è i documenti che la riguardano.
Noi saltiamo di piò pari la questione dei
diritti che ha la potestà civile di regolare le
faccende ecclesiastiche per ciò che riguarda la
parte temporale; no abbiamo parlato altre volte
e non occorre dimostrare più oltre ciò che è un
«mone del diritto pubblico universal*» e del
nostro. Limitiamoci a notare le inconseguen/.e
clericali in questa lotta fierissima.
Essi fanno resistenza ad una legge dello Stalo,
sancita da’poteri legittimi, e per conseguenza
obbligatoria per lulti ; codesta resistenza in
buoni termini si chiama ribellione. Ma come
conciliano essi il lor/u procedere cou q\ianto.'sta
scritto nel Nuovo Testamento, di cui si vantano
propugnatori?—«Ogni persona, dice S. Paolo
(Epinl. a’ Rom.. XIII, 1, 2), sia sottoposta alle
podestà superiori, perciocché non v’é podestà
se non da Diri, e le podestà sono da Diò ordinate. Talché' chi resiste alla podestà, resiste
all’ordine di Diò ; e quelli che vi resistono, no
ricéveranno giudizio sopra loro ».
E l’apostolo S. Pietro, che é il proteso cardine del papato, nella seconda Epistola, o&p. 9,
13, 15 aggiunge; «Siate adunque soggoUi ad
ogni podestà creata dagli uomini, per l’amor
del Signore ; al re, come al^ sovrano, od a’ governatori, corfi«'mandale da lui in
vendetta de’malfattori cd in lande di quelli che
fanno il bone ; perocché tale è la volontà di
Dio ».
Ciò posto ne.ssuno può mettere in dubbio che
i clericali vivono in manifesta oontraddiiione
colle dottrino Evangeliche, facendo tutto all’bpposto di quanto in esse é prescritto. Ma essi
sono cosi avvezzi a calpestare i precelti della
Bibbia, che non si tengono imbarazzati per
questo.
Ciò che sla loro a cuore sopra ogni altra cosa
ò il concilio di Trento. Ma le disposizioni di
questo concilio hanno tanto da fare colla legge
de’conventi, quanto la vera teligione di Gesù
Cristo co’ principii e colle pretensioni del clero.
E in ogni caso, cos’è il concilio di Trento?
domanda con ragione YIndipendenza Belt/ina ;
che relazione ha il jìopolo del 18.5.5 co’decreti
del concilio di Trento? Li conosce egli, h» giurato mai ad e.ssi fedeltà, riiipello, obbedienza?
Forse che la costituzione contiene un articolo
che prestTÌva l’osservanza delle misure adottate
da’conclavi? Nella questione che ci occupa uon
esiste che una legge; la legge liberamente discussa, votata, .sanzionala dai grandi poteri
dello Stato; la legge che il clero viola, facendo
credere di far cosa meritoria.
E per altro se i clericali si mostrano cosi tenori de’canoni del concilio Tridentino, ci pare
che fareblHsro l>ene ad osservarli essi in prima
per la parto che li riguarda; cosa che non fanno:
infatti la loro vita e le loro inclinazioni non
sono che una continua ed aperta violazione di
quanto esso concilio stabilisce. Non basta predicare agli altri l’o-sservanza d’una legge, bisogna invogliarli col buon esempio. Convinto di
ciò, l'apostolo Paolo dettava quella massima
sapiente: Prinìiim facile et posteq prpdimlf;
ma il papa, I prelati e tutto quanto il clero
credono più.Comodo d'attenersi alla massima
opposta, predicando e facendo il contrario di
ciò che predicano.
Ma i vescovi che comandano, aggiunge Vlndipendenza lìehjica, ed i preti che ubbidiscono,
han bene pensalo alle conseguenze di questo
loro sistema anarchico e rivoluzionario?
Se la demagogia predicasse codesto teorie^ e
desse im simile esempio di resistenza alle leggi
ed a' poteri dello Stalo, noi la troveremmo col
pevole si, ma logica almeno. Ma al giorno
d’oggi é il (;loro, é il primo tutore dell’ordine
e deH’antorità, il primo campione dello idee di
rispetto e di disciplina, ch(! inizia il popolo alla
rivolta, 0 cuo|)re col prestigio ilolla sua parola
il più flugrante attentalo contro i iirinripii d'ordine, di diritto pubblico e di pubblifa sicurezza,
alla quale é piìi d’ogni altro partilo interessato.
Esso insegna alle masse a combatti^re il governo
stabilito in nomo della relicrione che eomprometlft e della fede, che non ha nulla da guadagnare in quiiSta insurrezione di prtiti cho disputano allo Stato diritti puramente temporali ed
irttéressi puramente mondani. Le passioni accecaiio per'mòdo còdest<i fazione, che non vedo
l’abisso che si sce^va colle proprio mapi, nel
quale un di o l’altro finirà por cadere. E proprio il caso di diro col vecchio proverbio : 4 thi
Dio riìol cnstir/are, toiflie il cerrr.Uv.
coiUinm.}
ANEDDOTO
COME IDDIO AIUTA I SI OI
* Ma pure io triinferO dcI Signore, io fwtcg
;ier6 neiriddlo della mia ulule.
abac. hi. i8.
Nulla ooutea.di XurthumbcrlHDd iu lugbilterra.
viveva Tommaso Hownham, povero e nondimeno
ricco, accasciato di miseria e uoniLimeno coutento. Il suo lavoro gli forniva uppeoa il più
stretto necessario per la sua moglie e pei suoi
due figliuoletti; ma aveva Iddio por amico, e
(questo amico no» gli manco mai nel bisogno.
Una persona pia che l'aveva ccxjosciuto partióolarmente, ci racconta come una volta, fra le
altre, egli fu, per le cure di questo ingegnoso e
fedele amico, cavato da uua crudele distretta.
c T mìei genitori, ella dice, non dittioravano
che alla distanza di una mezza lega da Tommaso,
ed io andava «ovente. a visitare la sua famiglia.
Un giorno egli mi domandò, in un modo pressantissimo, se mio padre e mia madre avessero, per
cagionargli una sorpresa, mandilo la notte passata qualche regalo in casa sua. No, ch'io sappia,
risposi. — Ma, ditemi, continuai, poichò io vedova che la mia risposta l'aveva sconcertato, ditemi, mio caro Hownham, qual'è questa sorpresa
che vi è stata cagionata, e che cosa vi è stato
mandalo ?
— Io non aveva guadagnato mente ieri in tutta
la giornata, mi diss'egli; uessuuo aveva voluto
de’miei carboni. La sera, rientrando in casa mia.
non vi trovai nè pane nè farina ; non vi era in
tutta la casa di che fare il più magro pranzo :
mia moglie piangeva, i bambini gridavano da
spezzarmi il cuore: questi poveri piccoli soffrivano per la fame; finalmente, sfiniti, si assopirono; mia moglie si coricò con essi.
« Quando vidi che tutti i miei dormivano, io,
che non pensava guari a prender iiopno, uscii
della capanna, mi posi in disparte iu luogo riti-j
rato, e là ripassai nel mio cuore le parole di
Àbacuc: —Perciocché il fico non gerviofflierà, e
non vi sarà frutto alcuno nelle viti; la rendita dell’ulivo fallirò, e i campi noti produrranno cibo ; le
gregge verranno meno nelle mandre, e non ci saranno più buoi nelle stalle. Ma pure io trionferò
nel Signore, io festeggierò nell'iddio della mia salute. Il Sitjhoi-e Iddio mio è la mia forza, e renderà
i miei piedi simili a que' delle cervo, e mi condurrà,
sopra i miei alti luòghi.
« Faceva un bel chiaro di luna, ma più dolci
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eraao le chiarezze di cui il Signore circondava
l'anima mia. Erano scorse circa due ore ; io aveva
ricevute così grandi consolazioni, era talmente
penetrato del sentimento della mia indegnità, talmente rallegrato delle ricchezze della grazia di
Dio, che mi era intieramente dimenticato de' miei
bisogni temporali , e uon pensava più che ad
esaltare l’amore del mio Salvatore e la sua misericordia.
«In queste felici disposizioni ripresi il cammino
della mia capanna. La luna dava nella nostra
piccola camera. Passando accanto aU’invetriata
aperta , scórsi un oggetto strano sullo sgabello
posto dinanzi al ietto : hv chino in avanti per
vedere che cos'è; giudicate della mia sorpresa!
Un pranzo completo si trovava là messo in mostra ai miei occhi. Tosto guardo intorno a me,
ascolto, grido, chiamo: nessuno si fa vedere,
uessiino mi risponde: entro in casa, sveglio prestamente mia moglie e i miei figli, profondamente
addormentati, e faccio loro parte dei beni che il
Signore, per una mano incognita, aveva degnato
dispensarci. —
n Tal è il racconto che mi fece il povero Hownham , ingiungendomi di serbarne il segreto ; io
non ne parlai che ai miei genitori, i quali ammirarono le vie e la bontà di Dio, e mi raccomandarono egualmente di osservare su questa avventura il silenzio il più assoluto.
« Ben presto dopo io lasciai quella contrada ;
erano scorsi dodici anni, ed aveva quasi dimenticati i fatti qui riferiti, allorché un giorno, nella
società di alcune mie amiche, si venne a parlare
di un uomo conosciutissimo nel paese, che era
morto da qualche tempo; io domandai che cosa
era accaduto della sua grande fortuna; perciocchò
io non penso, dissi, che nel corso di tutta la sua
vita egli abbia fatto un solo atto di carità.
—Voi v'ingannate, mi rispose una donna di una
certa età; sono' stata io stessa testimone di un
atto di beneticenza almeno, adempito da lui circa
dodici anni fa in circostanze affatto particolari.
10 era altra volta al suo servizio; un giorno, un
martedì, egli mi ordinò di arrostirgli una coscia
di castrato, e il di antecedente aveva dovuto cuocere due grosse pagnotte di pan bianco. Egli si
recò sul mercato delle lane , avendo nella sua
tasca, secondo la sua abitudine, un pezzo di pane
e una fetta di formaggio ; non rientrò che la sera
di cattivissimo umore, e si coricò più presto ohe
all’ordinario. Due ore dopo chiamò col campanello il domestico, gli ordinò di prendere l’arrosto con una delle pagnotte di pan bianco, e di
portarle sull’istante alla famiglia di Tommaso
Hownham. Il domestico parti per eseguire gli
ordini del suo padrone; e siccome tutti dormivano nella casa di Hownham, depositò le vivande
accanto al letto , e se ne ritornò subito senza
avere veduto alcuno.
« Lindomani mattina di buon’ora , il mio padrone chiamo il domestico e me; egli sembrava
molto agitato. —Io voleva ieri, disse, invitare a
cena il signor Mool ed alcuni dei miei vicini: la
pioggia me lo ha impedito; mi coricai di buon ora,
ma dormii malissimo. La moglie di Hownham
ed i suoi tìgli mi apparvero in sogno , pallidi e
«venuti di fame; l’impressione che mi fece la
vista della loro -miseria mi risvegliò e mi agitò
molto. Feci lo stesso sogno una seconda yolta,
e mi forzai di nuovo di cacciare dal mio spirito
questi pensieri penosi : ma appena mi fui assopito, lo stesso sogno riapparse. Questa volta io
mi credetti posseduto dal diavolo, e per rompere
1 incanto , ho mandato ad Hownham la coscia e
11 pane che voi sapete. Del resto, io vi proibisco
espressamente e sotto pena di essere cacciati ilal
mio servizio, di farne parola ad anima vivente.—
Io ho custodito il mio segreto fino a questo giorno,
disse la persona che aveva fatto questo racconto:
oggi ve lo narro per provarvi che quest'uomo è
stato un istrumento di cui Iddio si valse per assistere un suo fedele servitore ».
TRE GRANDI SORPRESE.
Noli giudicate di nulla innanzi al tempo.
I Cor. IV, 5.
Vi sono tre cose, disse un giorno il venerabile
Newton , delle quali noi saremo molto sorpresi
al nostro ingresso nel cielo: sarà, in primo luogo,
di trovarvi nel numero dei beati persone che non
vi avremmo cercate: sarà quindi di non trovarvene alcune la cui salute ci sembrava, assicurata:
ma ciò che ci stupirà di più sarà di trovarci noi
medesimi nel soggiorno dell’eterna felicità.
NOTIZIE RELIGIOSE.
Torino. — Vari medici ed altri cittadini spontaneamente si offrono e partono per la Sardegna,
onde recare il soccorso dell'arte e personale assistenza ai concittadini dell’isola, bersagliati dal
cholera; fra i molti nominiamo'il deputato A.
Martelli e il Dott. Lessona che dimorò parecchi
anni in Egitto. *
— Una circolare del Ministero degli Interni
agli Intendenti generali e provinciali dava loro
l'annunzio dell'allocuzione papaie e gl'invitava
all’osservanza di altra circolare'aqtecedente, per
la quale rimane proibito di trattare simili argomenti dal pergamo. — In qualche convento i frati
non si limitarono alla comandata protesta e ad
alcuni atti di resistenza, ma trafugarono tutto ciò
che hanno potuto.
Oriente. — Genisalemme. — Ricaviamo i seguenti particolari da una lettera diretta al redattore del Bulletin du Monde Chrélien. Parlando dol
buon successo che ottiene il progetto dell'alleanza
evangelica , dice : « Un avvicinamento fra tutti
coloro che sono d’accordo sulle verità essenziali
alla salvezza, non è mai stato così necessari5
quanto al presente , giacché si può credere che
il giorno decisivo' non è lontano in cui non si
chiederà più : Siete voi della Chiesa stabilita, o
Luterano ecc., ma si dirà; avete vissuto nella fede
al Figlio di l)ÌQp »
In quanto agli ebrei di Gerusalemme, la stessa
lettera annunzia che madamigella Cooper, assistita da tre suoi compatrioti, ha potuto fondare
una scuola industriale che riceve dalle 80 alle
100 giovanette israelite; che vi si mette gran cura
a mostrar loro l'accordo ch’esiste fra il nuovo e
l’antico Testamento; e che i rabbini fanno ad esse
divieto di frequentare la scuola, máchele assenze non durano più di alcuni giorni.
Si formò altresì (seguita il corrispondente) un
comitato di dame a prò degli ebrei; i membri
fanno visite ai malati e li soccorrono in proporzione dei fondi. Fu Gerusalemme visitata da
molti distinti personaggi e molti ccistiani evangelici, ministri e missionarii di differenti paesi:
ebbe luogo un'assemblea di missioni, dalla quale
i cristiani dimoranti a Gerusalemme conobbero
i progressi del Vangelo e le recenti conversioni
fra i maomettani; le Diaconesse (suore evangeliche) di Kaisenwerth, pronte sempre ad ogni
buona opera, sono una grande benedizione.
Cina. — Gli operai evangelici della Società
di Londra chiedono di essere prontamente forniti
di mezzi onde ingrandire la cappella d'Amoy,
stante il numero crescente degli uditori. Dal
principio del mese di marzo ultimo furono battezzati, soltanto nel circondario di Araoy, 77
Cinesi. In questa medesima località pari benedizione ebbero le fatiche dei missionarii americani. Ciò che molto rallegra il cuore dei messaggieri della Parola sapta in questa parte dell’impero
cinese è la recentissima formazione di una piccola chiesa nella città di Peh-chui-ia. Anche iu
altri punti dell'impero il Vangelo progredisce, e
specialmente a Schanghai e Ning-po; nella maggior parte delle scuole missionarie cresce il numero degli alunni: molte ne contano persino 50.
— Uno de' più antichi convertiti ed evangelisti
cinesi fu Leang-a-fah, morto nello scorso aprile;
egli scrisse un trattato in lingua cinese col titolo:
Alcune buone parole di avvertimento all’età presente : or dicesi che fu un esemplare di questo
libro, caduto nelle mani del capo dell’insurrezione
cinese Tai-Ping-Wang, la prima causa che lo
spinse a rivolgere l'attenzione ai fatti e alla dottrina della Bibbia.
Africa Occidentale.—Sulla colonia di SierraLeone basterà questo cenno. Tutte le relazioni
pervenuteci s’accordano nel rappresentare l’opera
cristiana come profondamente stabilita, in guisa
da considerare la colonia al pari dei paesi da
lungo tempo divenuti cristiani.
India. — Non arriva un corriere senza recare
da questa vasta contrada notizie di qualche progresso religioso, di conversione, stabilimento di
nuove chiese o scuole.
America. — Canada. — Le Semeur Canadien ci
reca nuove conversioni al Vangelo di Canadesi,
ed aggiunge che ciò avrà per effetto di dare coraggio ad altri che in sostanza non sono più cattolici-romani, ma che esitano ancora a professare
apertamente le convinzioni loro.
BOLLETTIñiO POLITICO.
Nel Lombardo-Veneto si discorre di due campi
militari; uno a Sommacampagna, l’altro a Somma
presso Milano.
— A Parigi il servizio d'onore della regina di
Inghilterra sarà fatto dai Zuavi.
— Ormai sembra certo che la Spagna abbia
fatto alleanza cogli Occidentali e che darà venticinquemila uomini per la Crimea.
— In Inghilterra lord Palmerston ha detto
sperare che l’Italia godrà ben tosto di un migliore
.governo; — essere i preti, fra tutti gli uomini, i
meno atti alla direzione degli affari pubblici.
— Il bombardamento di Sweabourg è pienamente riuscito: un incendio ha distrutto tutti i
magazzini e l'arsenale; immense le perdite russe.
— Della Crimea nessuna notizia.
PENSIONATO DI FANCIULLE
4 TORRE LISERÌ^A.
Questo utile stabilimento ricevette nell anno
decorso nuovo impulso dall’ottima direzione
«Iella signorina !.. Appia. Il numero delle allieve si <■ notevolmente accresciuto. [ diversi
rami deH’insegnamento progredirono in modo
soddisfacente e sono, oltre ai lavori femminili,
la religiono,.le lingue francese, italiana, inglese , la sloria , la geografia , l’aritmetica , il
canto, il disegno e privalaniente lezioni di musica e di lingua tedesca. La scuola sarà riaperta
nel I" prossimo settembre. Rivolgersi per maggiori informazioni alla signorina L. Appia in
Torre Luserna.
ftiroNNo Uomenlro Kerent«.