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Anno 117 - N. 20
15 maggio 1981 - L, 300
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dette valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
IL CLAMOROSO RISULTATO DELLE ELEZIONI FRANCESI
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dì vista
Secondo la nostra Costituzione
lo sciopero è « un diritto sociale positivo ». Oggi però non solo
questo diritto è messo in discussione da iniziative politiche della DC, ma lo stesso concetto di
sciopero viene usato per designare fenomeni di difesa corporativa che nulla hanno a che fare
con lo sciopero.
£; il caso ad esempio del cosiddetto « sciopero » dei medici
di famiglia. Questi protestano
perché il governo dopo aver ceduto alle loro richieste corporative (che comportano un onere
per la spesa pubblica notevolissimo e comunque superiore a
quello dell’intera categoria dei
lavoratori della sanità che sono
7 volte il numero dei medici interessati), ha deciso unilateralmente di posporne l’applicazione.
Ma questo « sciopero » non costa a chi lo fa. Il medico in «sciopero » anzi guadagna di più, c’è
chi ha fatto i calcoli: 3-4 milioni
in più al mese!
Siamo dunque molto lontani
dado sciopero che comporta privazioni. Di più, oggi lo sciopero
nei servizi pubblici (trasporti,
scuola, sanità) ha creato molti
disagi per gli utenti e malumori
nella opinione pubblica.
Di questo malumore e di questa confusione sul concetto di
sciopero hanno approfittato 24
deputati democristiani che hanno
proposto una modifica costituzionale al diritto di sciopero. Secondo questa proposta diventerebbero nuovamente reati (come al
tempo del fascismo) gli scioperi
degli addetti « alla difesa nazionale, alla sicurezza pubblica, alla giustizia, alla sanità, alla produzione energetica ed idrica, ai
trasporti pubblici, alle comunicazioni postali e telefoniche ».
Non c’è dubbio però che il problema dello sciopero nei servizi
pubblici si pone soprattutto in
un periodo in cui da una parte
i sindacati confederali perdono
consensi tra i lavoratori e dall’altra il governo sembra lasciare
il campo aperto a tutte le rivendicazioni corporative.
La soluzione non va tanto trovata in una regolamentazione
per legge che introduca nuovi
divieti e che divida nuovamente
i lavoratori, ma chiedendo innanzitutto al governo di fare il
proprio mestiere, che è appunto
quello di governare. Governare
un rapporto di lavoro coi dipendenti pubblici significa avere un
atteggiamento uniforme nei confronti dei dipendenti e non avere
atteggiamenti diversificati, ministero per ministero, che dà spazio a numerose rivendicazioni
corporative.
Ma i sindacati inoltre devono assumere la loro parte di
responsabilità varando chiari codici di comportamento da osservarsi in caso di sciopero. Ciò è
già avvenuto il 30 marzo scorso
quando il sindacato ha « autoregolamentato » lo sciopero nel
settore del trasporto pubblico.
Varare un documento è certamente cosa importante; ma per
il sindacato è più che mai opportuno riottenere il consenso dei
lavoratori attorno alla propria
iniziativa politica e rivendicativa.
Perciò i problemi di democrazia
sindacale, dei rapporti tra consigli dei delegati e apparati del
sindacato, debbono essere rapidamente affrontati e risolti.
Il sindacato sarà cosi più forte
e potrà responsabilmente difendere meglio la libertà di sciopero
e questo tornerà ad avere un significato non equivoco.
Giorgio Gardiol
“La speranza è un rìschio"
Per la prima volta un socialista, François MitterraniJ, è eletto Presidente della Repubblica in
una elezione a suffragio diretto. Il commento dei protestanti francesi ai risultati elettorali
10 maggio 1981: giorno storico
per la Francia! Dopo 23 anni, un
socialista diventa Presidente della V Repubblica. Con il 52,06%
dei voti (cioè con uno scarto di
1.200.000 voti rispetto a Giscard
d’Estaing), François Mitterrand
ha finalmente vinto la sua lunga
battaglia contro la destra. Una
vittoria nettissima — la vittoria
della democrazia — che suona
come un verdetto nei confronti
di un sistema di potere arrogante ed altezzoso che per un quarto di secolo ha governato la Francia all’insegna del prestigio e della volontà di potenza, senza tenere in considerazione i bisogni
e le aspirazioni delle parti spesso emarginate del popolo francese; gli operai, i contadini, le
donne, i giovani, i ceti medi.
Nessuno se l’aspettava. Dopo
la sconfitta (di misura) nel ’74 e
dopo la successiva rottura della
Unione delle Sinistre, c'era, alla
vigilia del primo turno, un senso diffuso di rassegnazione e di
sfiducia. In un momento in cui i
partiti di sinistra e i sindacati
erano più divisi che mai, come
si poteva sperare in una vittoria?
Il commento di
André Dumas
Il noto teologo francese André
Dumas, che all’inizio della campagna elettorale aveva scritto un
articolo intitolato « La Francia
sbadiglia », si è ricreduto e ci ha
detto al telefono; « E’ stata una
sorpresa, ma una sorpresa molto gradita ». Come spiegare questo rovesciamento? Secondo lui.
l’elezione di Mitterrand è l’espressione logica non solo del profondo malcontento di fasce sempre
più ampie della popolazione ma
della maturità politica degli elettori. Questo, Giscard non lo ha
capito e impostando la sua campagna all’insegna del vecchio e
consunto slogan dello spauracchio del « collettivismo, del burocratismo e dell’ordine comunista », ha dimostrato di essere
lontano mille miglia dall’animo
profondo dei Francesi.
La paura del comunismo non
c’è stata, sia perché il peso del
voto comunista è stato drasticamente ridimensionato fin dal primo turno, sia perché c’era effettivamente — e non solo a livello
emotivo — una profonda volontà
di cambiamento in larghi strati
della popolazione. Mitterrand, con
tenacia e coerenza, ha saputo interpretare questa volontà popolare. E lo ha fatto ricorrendo a
quella tattica di « rassemblement » che era stata di De Gaulle. Con la differenza però che ha
spostato l’ago della bilancia dal
centro-destra a sinistra. Anche
Chirac ha cercato di usare questa tattica del « rassemblement
populaire » ma i Francesi non si
sono lasciati ingannare: votando
massicciamente per Mitterrand,
hanno dimostrato di riconoscere
in lui l'uomo che incarna questa
« altra politica » capace di ridare
vocCv al popolo, di ridistribuire
equamente la ricchezza, di colpire le flagranti ingiustizie sociali,
di dare un avvenire e una speranza ai due milioni di disoccupati e alle masse giovanili.
André Dumas era presente domenica sera alla grandiosa ma
Tramonti di sopra
La chiesetta, restaurata dopo
perta al culto.
il terremoto del '76, è stata ria. Servizio a p. 5.
nifestazione popolare di Piazza
della Bastiglia ed ha ritrovato lì
— ci diceva — quell’entusiasmo
che fu quello del maggio ’68. « La
mia impressione — dice — è stata che la generazione del ’68 abbia ritrovato il gusto della lotta
elettorale ». Questo è senz’altro
l’aspetto più positivo della campagna elettorale della sinistra
nel suo insieme, il che induce al
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Contro ogni scandalo
« In quel mentre i discepoli s’accostarono a Gesù, dicendo : ^ Chi
è dunque il maggiore nel regno dei cieli? Ed egli chiamato sé un
piccolo fanciullo, lo pose in mezzo a loro e disse : In verità^ io vi
dico : Se non mutate e non diventate come i piccoli fanciulli, non
entrerete punto nel regno dei cieli [...] ma chi avrà scandalizzato
uno di questi piccoli che credono in me meglio per lui sarebbe che
gli fosse appesa al collo una macina da mulino... »
* (Matteo 18; 1-6)
Non sono forse suonate scandalo le parole di chi, cristiano,
in questi giorni, approfittando di
un pulpito, ha cercato disperatamente di vincolare la coscienza dell’elettore a un voto piuttosto che ad un altro? Ma se le parole dei cristiani possono essere
motivo di scandalo non meno
lo possono essere i silenzi- Di
fronte al pericolo atomico, ai popoli oppressi, all'ingiustizia legalizzata i cristiani oppongono
sovente il loro silenzio. Troviamo
spesso scandaloso il fatto che le
giovani generazioni, dopo anni di
catechismo, .si siano rapidamente dileguate dall'assemblea cultuale e non si avverte che troppo spesso gli incontri domenicali
consacrano una fuga dalla realtà.
Ma allora dove sta lo scandalo?
Certo la nostra è una società
intessuta di scandali. Per rendersene conto basta aprire i ^ornali: ieri erano i miliardi dei petrolieri, oggi sono i santuari della massoneria. Ma quando questa mentalità fatta di arrivismo.
di grandezza e corruzione, si fa
strada nelle chiese, allora ci rendiamo conto di non parlare più
di qualcosa di esterno ma di
qualcosa che direttamente ci riguarda.
La stessa domanda posta a Gesù dai primi seguaci tradisce lo
scandalo del bisogno di legare la
fede alle proprie ambizioni personali. Questi uomini che hanno
lasciato ogni cosa per seguire il
Cristo sulle strade della Palestina, vissuti sino a ieri nel culto
dell’elezione di un popolo, chiedono adesso al loro Maestro fin
dove paga una scelta, come la
loro, co.sì radicale. Fin dove .si
può arrivare sulla strada della
nuova elezione? La risposta, ancora una volta, è un’immagine
semplice, una parabola, affinché
tutti comprendano. Il fanciullo
posto in mezzo al gruppo dei discepoli diventa così il segno di
una nuova grandezza, fatta di
semplicità, di autenticità. Con
altre parole Gesù, parlando del
regno promesso ai 'puri di ctio
re’, aveva già introdotto questo
capovolgimento nel suo discorso
sulla montagna. Ma forse non
era stato capito. Adesso che la
questione ritorna nuovamente a
galla Gesù è ancora più esplicito: al culto della propria personalità, alla presunzione, ad una
fede assetata di superiorità e dominio sulle coscienze, Gesù oppone un fanciullo. E’ l’invito a
cambiare atteggiamento. E lo
propone chi non ha esercitato
una posizione di potere sui suoi
seguaci ma ha servito, sino in
fondo, alla loro sete di verità e
di giustizia.
Emerge qui l’intreccio di preoccupazioni della prima comunità cristiana che si avvia a trasmettere le parole di Gesù. Nasce di conseguenza il problema
tra la teoria e la pratica. Il predicar bene e il razzolare male. Il
nostro eterno, attuale, problema
dell’incoerenza di fronte alla Parola di Cristo. Eppure è vero:
una chiesa che noti è coerente
con ciò che predica, che non sa
opporre alla violenza la non-violenza, alla guerra la pace, al dominio la libertà, all’odio e alla
ambizione la generosità che deriva dallo spendersi completamente per gli altri è una chiesa che
produce scandalo dentro e fuori.
Giuseppe Platone
(continua a pag. 10)
l’òttimismo anche per le prossime elezioni legislative di giugno:
al di là dell’uomo Mitterrand, che
con la sua grande timidezza è ben
lungi dall’essere una persona che
forza la simpatia, la sua elezione
è realmente l’espressione di un
vasto consenso popolare fondato
sulla forza della ragione, sull’ottimismo della volontà, sul rischio
della speranza. Lo diceva, durante la campagna, Michel Rocard,
riprendendo una frase di Bemanos; « L’espérance est un risque », e lo ha ripetuto domenica
sera, all’annuncio dei risultati,
invitando tutte le forze popolari
all’impegno, alla lotta, alla volontà di contare e di decidere. Notiamo per inciso che il giovane
leader socialista — che in un primo tempo si era candidato alla
Presidenza della Repubblica —
è stato quasi assente nella prima
parte della campagna elettorale
ma è interv'enuto in modo determinante nell’ultima fase, favorendo sicuramente il riporto dei
voti moderati su Mitterrand.
In Europa e nel mondo
Non c’è dubbio che questa vittoria avrà ripercussioni a livello
europeo e mondiale. Già lo si è
notato nelle prime reazioni dall’estero. Mitterrand è un europeista convinto ma è per l’Europa dei popoli, non per quella dei
trusts e dell’alta finanza come lo
era Giscard. E su questo punto
troverà parecchi alleati in Euro;pa. La stessa coerenza vale nei
confronti dei popoli del Terzo
Mondo, per cui la sua elezione
peserà senz'altro a livello mondiale, nei rapporti Est-Qvest, e
Nord-Sud. Con Mitterrand presidente, non ci sarà di certo un allineamento della Francia alla politica reaganiana di egemonia
sull’intero Qccidente né un’accettazione acritica delle manovre sovietiche nell’altro emisfero.
Mitterrand è un uomo leale che
terrà fede ai suoi impegni umanitari e alle sue idee socialiste,
.Iean-.lacques Peyroncl
(continua a pag. 2)
2
15 maggio 1981
•• •___ A VENEZIA E A MEZZANO INFERIORI (PARMA)
Due convegni sui referendum
Federazione
T riveneto
« Pur considerando l’importanza del trasmettere una vita,
come donna, come cittadino, come credente, penso che non si
debba imporre la maternità perché essa va vissuta come qualcosa di ricco e di positivo, come
un progetto di vita. Non può
avere valore etico una scelta costretta, obbligata da una Legge
dello Stato ». Queste alcune delle
affermazioni di Franca Long
Mazzarella, del collettivo redazionale di Com-Nuovi Tempi, che
ha aperto il convegno, in difesa
della Legge 194, su « La coscienza
cristiana di fronte all’aborto volontario » organizzato a Venezia il 1“ rnaggio u.s. dalla Federazione regionale delle chiese evangeliche del Triveneto, con la collaborazione della redazione veneta del settimanale Com-Nuovi
Tempi.
Il significato di autodeterminazione della donna come progetto
complessivo che riguarda la sessualità, la famiglia, la coppia, le
istituzioni è stato ribadito anche
da Mirella Gallinaro Benzoni, veneziana, insegnante, impegnata
nel movimento delle donne per
la quale « l’uomo, essendo libero
di scegliere il suo Dio, dovrebbe
essere altrettanto libero di fronte alla scelta della vita ».
Da un punto di vista teologico
è intervenuto il pastore Alfredo
Berlendis che ha evidenziato che
« la donna è madre per situazione e non per vocazione », ricordando che « Dio è sì padre ma
non è Lui che chiama la coppia
a fare i figli, bensì è la coppia
che per bisogno di amore chiama i figli », e che « figli di Dio si
diventa non naturalmente, ma
per vocazione e per scelta ».
I partecipanti al convegno, una
settantina, al termine del dibatti
to hanno approvato un documento in cui
« riaffermando il diritto di ciascuna chiesa o gruppi di credenti a esprimere liberamente il
proprio pensiero su tutti gli
aspetti della società
protestano per la strumentalità con cui la chiesa cattolica apostolica romana sta indicando ai
propri fedeli come votare il 17
maggio sui Referendum.
Vogliono sottolineare come in
questo momento sia evidente
l’urgenza di superare la logica
concordataria sui rapporti tra
Stato e Chiesa; come sia urgente
che nessun contributo diretto o
indiretto dello Stato sostenga la
struttura della Chiesa cattolica
che sempre in maggior misura si
propone autonomamente come
modello alternativo alla società
laica ».
Lidia Casonato Busetto
Vili Circuito
valdese
e metodista
Il 25 aprile a Mezzano inferiori, poco distante da Parma, si è
tenuto il convegno dell’S“ circuito che ha riunito numerosi fratelli delle comunità di Bologna,
Cremona, Felonica Po e Parma.
Scopo del convegno era di dibattere i referendum del 17 maggio
e a questo scopo il pastore Domenica Tomasetto di Ferrara ha
introdotto il tema con una documentazione che è servita per il
vivace dibattito che è seguito e
di cui diamo le conolusioni.
Aborto. Sono stati ampiamente discussi i documenti apparsi
sulla stam.pa evangelica e soprattutto le conclusioni del Convegno di Firenze. Condividendo le
motivazioni che hanno portato
ad assumere una posizione di testimonianza pubblica in una questione cosi delicata e cosi coinvolgente per la vita della nostra
società, ai convenuti è apparso
conseguente affermare un orientamento che risponde con due
« no » ai due referendum sull’aborto.
Porto d’armi. L’abrogazione
del porto d’armi toglierebbe le
armi a vigilantes, guardie giurate, portavalori, polizie private
ecc. Poiché si ritiene che i compiti di difesa attualmente affidati a queste categorie di persone
dovrebbero essere svolti dalle
forze dell’ordine costituito, si ritiene preoccupante la diffusione
delle armi e il formarsi di una
mentalità del cittadino che non
sentendosi sufficientemente tutelato dallo stato decide di farlo in
proprio. Inoltre si ritiene che
una eventuale abrogazione potrebbe costituire un passo avanti verso il ripensamento sull’utilità dell’uso delle armi anche in
caso di « legittima difesa ».
Legge Cossiga. Se da un lato
l’unico aspetto positivo rilevato
in questa legge è quello della riduzione della pena ai terroristi
pentiti (per i quali è sempre possibile rimediare con un’apposita
legge), per il resto, per i suoi
contenuti essa viola il diritto di
uguaglianza tra i cittadini prestandosi tra l’altro ad abusi incontrollati che hanno stimolato
anche un uso troppo disinvolto
delle armi (fermo di polizia, carcerazione preventiva fino a 12
anni, divieto di libertà provvisoria, interrogatorio da parte della
polizia senza la presenza del legale, ecc.).
Ergastolo. Come evangelici diciamo che l’ergastolo è in contrasto con quanto stabilito nella
Carta Costituzionale: la pena
deve tendere al recupero della
persona umana ed alla rieducazione del condannato. Quindi ci
siamo detti favorevoli all’abrogazione della legge sull’ergastolo.
DALLE CHIESE
Pasquetta a Tresanti
Oltre un centinaio di evangelici fiorentini (città e provincia)
si sono ritrovati alla Casa comunitaria di Tresanti (Centro
Sociale Evangelico) per il tradizionale incontro di Pasqua. La
giornata, che aveva per scopo
principale la promozione della
comunione fraterna, ha avuto il
suo momento saliente nel culto
con S. Cena in cui i giovani del
Gruppo giovanile interdenominazionale fiorentino hanno presentato una meditazione biblica
su testi non direttamente pasquali (Mtt. 10: 34-39, Me. 8: 34-38)
ma atti a capire il senso della
missione che il Risorto dà ai discepoli. « Seguire la parola di
Dio — hanno affermato i giova
Elezioni
francesi
(segue da pag. I)
e non sarà disposto a sacrificare
gli uni e le altre sull’altare del
potere economico e militare.
Affinità di posizioni
Ci faceva notare un altro esponente della Francia protestante
che abbiamo interpellato, il pastore Jean - Pierre Montserrat,
presidente della Chiesa Riformata di Francia, che c’è una certa
affinità tra il programma di Mitterrand e le prese di posizione dei
sinodi nazionali della Chiesa Riformata di Francia sui problemi
degli emigrati, della giustizia sociale, del lavoro, della energia
nucleare. Si può dunque pensare
che, conformemente ai .sondaggi
sulle tendenze elettorali dei protestanti francesi, molti avranno
dato il loro voto al partito di cui
è leader il protestante Rocard.
Un partito che ha saputo ridare
speranza alla Francia, e forse
non solo alla Francia.
•Tean-.Tacques Peyronel
ni — e prendere la propria croce è il non essere individualisti,
ma l’aprirsi verso la società degli uomini ». Tra le diverse conseguenze di questa non facile prospettiva essi hanno riconosciuto
il « far perdere l’importanza a
tutte quelle cose alle quali siamo attaccati, quindi, anche alle
tradizioni che esistono nelle comunità denominazionali e che dividono il mondo cristiano ed in
special modo quello protestante:
dobbiamo rinunciare a tutto questo perché Dio vuol dire unione.
Perciò l’impegno principale per
noi credenti è di superare tutti
gli ostacoli che ci troviamo dinanzi, uniti nella Parola di Dio,
evitando quelle limitazioni che
sorgono dalle divisioni denominazionali come frontiere ».
L’assemblea ha ricevuto con
attenzione questo richiamo: i
giovani non chiedono una « unità » di tipo cattolico ma non accettano neppure una situazione
nella quale un buon legame in
certe attività coesiste con una
rigida separazione nelle strutture. È questa la ragione per cui
essi si definiscono « gruppo interdenominazionale » privilegiando le attività in cui si lavora in
modo veramente comunitario.
Visita di Vinay
A vent’anni dall’inizio del lavoro del Servizio cristiano di Riesi,
due degli iniziatori, il pastore
Tullio Vinay e Rocco Alabiso
(anch’egli come Vinay proveniente dall’esperienza di Agape)
visiteranno Torino e Milano per
esporre il quadro generale e attuale dell’esperienza di Riesi.
A TORINO la riunione avrà
luogo nei locali della Chiesa valdese di via Pio V 15 alle ore 21
precise sabato 23 maggio.
A MILANO rincontro avrà luogo dopo il culto delle 10.45 che
nel tempio valdese di via Sforza
12 terrà lo stesso pastore Vinay.
Alla conversazione alle 12.30 seguirà un’agape e nel pomeriggio.
ore 14.30, un’assemblea di chiesa
con l’esame e discussione della
relazione annua e Reiezione di
due anziani e due diaconi.
Marco Confortili
FELONICA PO - L’assemblea
di Chiesa il 26 aprile ha preso
atto con la Relazione annua redatta dal Consiglio, che la situazione in cui vive la comunità di
Felónica oggi, incomincia ad essere diversa da quella di un tempo: vi sono possibilità di testimonianza e di collaborazione in
campi una volta impensati, con
forze ecclesiali e non.
• Come deputato alla Conferenza Distrettuale che avrà luogo a Milano è stata eletta Franca Barlera e, come sostituto, Fabrizio Zerbini.
• Nella notte tra il 25 e il 26
aprile quattro giovani sono rimasti uccisi in un tremendo incidente stradale nella località di
Cerea (Ro). Fra di essi vi era
anche Marco Confortin, di 20 anni, originario di Felonica, ma da
alcuni anni residente con la famiglia in provincia di Rovigo,
nella nostra diaspora. Il funerale
ha avuto luogo a Melara (Ro) il
27 aprile insieme a quello degli
altri tre giovani deceduti con
lui. Il Pastore di Felónica ha preso parte alle esequie rendendo
testimonianza della fede evangelica della famiglia nella chiesa
cattolica di Melara. Naturalmente moltissimi felonichesi erano
con lui per far sentire alla famiglia: genitori, nonni, fratelli e
molti altri parenti, una presenza
di affetto in questa luttuosa circostanza.
• Venerdì 1" maggio si sono
uniti in matrimonio nella nostra
Chiesa di Felonica Maurizio Tosetto e Alice Oostabel.
Agli sposi che si sono stabiliti
a Castelmassa (Ro) rinnoviamo
l’augurio di una vita coniugale
piena di significato e di valori
di fede.
Sulle Intese
REGIONE VALLE D’AOSTA
Il Consiglio Regionaie
RiTENUTO che la libertà di espressione religiosa è uno dei cardini
della convivenza civile nella società moderna e che lo Stato deve garantire
a tutti i cittadini pari condizioni di esercizio della stessa;
TENUTO CONTO della recente mobilitazione organizzata dalle Chiese
Valdesi e Metodiste di tutta Italia e di Aosta per l'attuazione dell'Intesa
fra lo Stato e le Chiese stesse;
PRESO ATTO che il testo dell’Intesa fra lo Stato e le Chiese Valdesi e
Metodiste è stato siglato il 14 febbraio 1978 dalle Commissioni incaricate
della stesura dell'atto;
CONSIDERATO che a tutt'oggi il progetto di Intesa non è ancora stato
presentato al Parlamento nonostante gli impegni in tal senso assunti dal
Governo;
il Consiglio Regionale della Valle d’Aosta
DELIBERA
1) di manifestare la piena solidarietà alle legittime istanze delle Chiese Valdesi e Metodiste;
2) di incaricare M Presidente del Consiglio affinché faccia pervenire
al Presidente del Senato, al Presidente della Camera dei Deputati, al Presidente del Consiglio dei Ministri una sollecitazione per la rapida attuazione dell’Alt. 8 della Costituzione, con la firma da parte del Governo Italiano sul Progetto d’Intesa fra lo Stato e le Chiese Evangeliche Valdesi e
Metodiste.
(30 marzo 1981).
AOSTA
Anche il Consiglio Comunale di Aosta ha votato un ordine del giorno in cui
AUSPICA che il Governo porti a sollecito compimento — secondo
gli impegni dichiarati — la trattativa di Intesa tra la Repubblica e le Chiese Valdesi e Metodiste dando così attuazione ad un dettato costituzionale ancora disatteso.
IVREA
Ordine del giorno del Consiglio Comunale sulle trattative di intesa
tra lo Stato e le Chiese Valdese e Metodista.
li Consiglio Comunale di Ivrea
RILEVATO che i’art. 8 della Costituzione, il quale sancisce l’uguale
libertà delle confessioni religiose, è tuttora inattuato per ciò che concerne
le previste intese tra lo Stato e le confessioni diverse dalla cattolica,
malgrado un progetto relativo alla trattativa con le Chiese Valdesi e Metodiste attenda da tre anni la presentazione in Parlamento;
CONSIDERANDO che, conseguentemente, tali Chiese permangono soggette alla legislazione fascista del 1929/30 sui « culti ammessi, limitativa
delle libertà religiose;
MEMORE che la Città di Ivrea ha avuto tra i suoi martiri Guglielmo
Jervis esponente della Chiesa Valdese;
AUSPICA che il Governo porti a sollecito compimento, secondo gli
impegni dichiarati, la trattativa di intesa tra la Repubblica e le Chiese
Valdesi e Metodiste dando così attuazione al dettato costituzionale.
SCIGLI
Si trascrive qui di seguito l'O.d.G. votato dai Consiglio Comunale con
atto deliberativo n. 65 del 12.3.1981:
IL CONSIGLIO COMUNALE con voti unanimi resi per alzata e seduta
DELIBERA di approvare il seguente o.d.g.:
Rilevato che la Costituzione Repubblicana, dopo aver proclamato nella prima parte dell’art. 8 che tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge, stabilisce, nell’ultima parte, che i rapporti tra lo Stato e le confessioni religiose diverse dalla cattolica sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze;
Che, nonostante la chiarezza di tali norme, i rapporti tra lo Stato e
le confessioni religiose acattoliche sono regolate ancora dalla legislazione fascista del 1929-30 e, nonostante che un progetto di intese con le
chiese valdesi e metodiste sia stato già siglato da oltre un triennio (ed
esattamente dal 4.2.1978);
Considerato che tale progetto di intese, in quanto non comporta alcun privilegio per le chiese, né alcun onere per lo Stato, è confacente
con i principi di libertà e di laicità dello Stato che sono stati alla base
della lotta antifascista e che sono alla base della Costituzione Repubblicana,
IL CONSIGLIO COMUNALE DI SCICLI
invita il Governo a portare a sollecito compimento la trattativa tra lo
Stato e le chiese valdesi e metodiste dando così attuazione al dettato
costituzionale.
VERBANIA
Anche II Consiglio Comunale di Verbania ha approvato all'unanimità
un ordine del giorno in cui
AUSPICA che il Governo porti a sollecito compimento la trattativa di
Intesa tra la « Repubblica e le Chiese Valdesi e Metodiste », dando così
attuazione ad un preciso dettato della Costituzione Italiana.
ECUMENE
Predicatori laici
Nei giorni 25 e 26 aprile scorsi ha avuto luogo la seconda
Assemblea annuale dell’Unione
Predicatori Laici Valdese-Metodista (la prima ebbe luogo nell’agosto 1980).
I lavori — svoltisi negli accoglienti locali di Ecumene (Velietri) — sono stati contraddistinti da una lezione del Prof. Paolo
Ricca il quale ha ampiamente illustrato le caratteristiche del
culto pubblico, l’importanza che
la predicazione laica ha in esso,
nonché i necessari accorgimenti
per affrontare e meditare con
la Comunità un testo biblico.
Dopo la lezione, gli intervenuti hanno discusso numerosi argomenti, fra i quali: la necessità
di un sempre maggior contatto
fra chiese e Unione Predicatori;
l’esigenza che le riviste Evangeliche (in specie, Diakonia) curino sempre più la pubblicazione
di note omiletiche, iniziativa già
notevolmente presa; l’importanza che acquistano i corsi presso la Facoltà di Teologia e la
conseguente diffusione di studi
a ciclostile e a stampa (ad esempio, nella rivista « Protestante
simo ») e, infine, l’urgenza di una
maggior collaborazione con le
organizzazioni giovanili evangeliche.
L’Assemblea ha anche approvato due ordini del giorno di
particolare rilievo. Col primo,
si chiede che i circuiti favoriscano una maggiore adesione ed
effettiva presenza di predicatori
laici alle Assemblee dell’Unione
e l’altro col quale vengono auspicati proficui contatti con l’istituenda Unione Predicatori Laici Battisti.
L’Assemblea ha riconfermato
all’unanimità il Comitato nelle
persone di Claudio Tron (Segretario), Èva Rostain e Roberto
Romussi (Consiglieri).
Speriamo che la prossima Assemblea (che, a Dio piacendo,
avrà luogo l’anno venturo sempre ad Ecumene nei giorni 24 e
25 aprile) veda un maggior numero di intervenuti e una crescente disponibilità di fratelli e
sorelle per l’annunzio del Vangelo in quest'ora storica che si
rivela così densa di avvenimenti
e di nuove prospettive.
G. C.
3
15 maggio 1981
A CARDIFF UN COLLOQUIO ORGANIZZATO DALLA KEK
La sfida dei problemi
non risolti della società
Non si trattava di un’assemblea decisionale, ed è stato perciò possibile affrontare temi, anche gravi, in una atmosfera sufficientemente serena e riflessiva.
Il colloquio che si è svolto a
Cardiff, dal 24 al 28 marzo, ad
iniziativa della Conferenza delle
Chiese Europee (KEK), doveva
contribuire ad elaborare il programma di studi per i prossimi
anni per le chiese europee aderenti.
Sotto il titolo generale « La comunione dello Spirito Santo oggi. Trinità, Chiesa, creazione» si
è cercato di comprendere sia la
preoccupazione relativa alla unità della Chiesa, sia la preoccupazione relativa alla pace nel
mondo, come realtà che possono scaturire dalla comunione
dello Spirito.
Lo specchio
di un villaggio
Non si è trattato tuttavia di
una discussione astratta, ideologica. Ci spieghiamo con un esempio. I delegati delle chiese — una
settantina di persone — non si
sono trovati a discutere al di
fuori da una realtà locale ben
caratterizzata; si sono trovati
nella terra gallese, in un luogo
di forti tensioni sociali, linguistiche, nazionalistiche, ecclesiastiche. Abbiamo visitato un piccolo villaggio, Aberfan, nel cuore
delle valli dove avevano sede le
miniere di carbone. Oggi queste
miniere vengono, ad una ad una,
abbandonate: alta la disoccupazione, difficile inventare fonti di
lavoro alternative, e intanto la
natura, l’ambiente sono stati —
a volte senza possibilità di ritorno — compromessi. In questo
piccolo villaggio, nel 1966, una
frana di detriti ha sepolto una
parte del villaggio, facendo 144
vittime, oltre la metà delle quali
tra i bambini della scuola elementare. Una intera generazione
che manca all’appello, che non
c’è più.
Era difficile non vedere i legami, esistenziali, di questa vicenda con i temi che ci toccava affrontare; temi di fede, la morte
e la resurrezione, l’uomo nuovo
in Cristo, il mondo e la creazio
ne nel disegno di Dio, e temi sociali, la secolarizzazione, la pace,
l’energia, lo sviluppo, lo stile di
vita.
Era difficile non cogliere come
essenziale, per noi cristiani del
sud e del nord dell’Europa, dell’est e dell’ovest, protestanti e
ortodossi, la sfida che proveniva
alla nostra fede dai problemi non
risolti del mondo in cui vivevamo, problemi a volte acuiti, se
non addirittura creati, dai credenti stessi, o almeno dal modo
inadeguato di testimoniare della
propria fede, proprio di noi credenti.
Eppure, proprio nella stessa
cittadina, credenti che erano stati non forse sufficientemente vigili ai problemi del lavoro, dello
sfruttamento dell’uomo e della
natura, ecco s’erano saputi ritrovare, al di là delle denominazioni e delle barriere di fede, per ricostruire e per ridare una speranza e una prospettiva, anche
per la vita civile della loro comunità.
Naturalmente queste cose non
trovano spazio nei rapporti ufficiali e nei testi finali di un colloquio: ma fan parte della loro genesi, del clima in cui nascono
proposte, consensi, contrasti.
I temi proposti
Dal punto di vista del lavoro
vero e proprio del colloquio, i
rapporti finali risentono molto,
per noi protestanti, di un approccio ortodosso che spesso ci
è profondamente estraneo. Come
potremmo condividere ad esempio una valutazione solo negativa del processo di secolarizzazione. quasi che esso fosse sempre
sinonimo di allontanamento da
Dio, di opposizione alla spiritualità? O come potremmo vedere
nell’eucarestia, nel sacramento,
una anticipazione della « divinizzazione » di tutta la creazione?
Per altri versi, certe posizioni
sul problema della ecologia, o
della pace, possono sembrare,
nel nostro contesto, o troppo
« politiche » per essere realmente cristiane, o troppo ingenue per
essere realmente credibili sul piano politico.
Ma quello che è importante.
“Fede e
omosessualità ”
Si è svolto a Padova, sabato
25 aprile, un convegno su « Fede
ed omossessualità » in vista del
campo di Agape del 18 giugno
1981. L’incontro sì è svolto nei
locali e nel tempio della Chiesa
evangelica metodista, fraternamente, resi disponibili dal Consiglio di chiesa, e con la partecipazione di alcuni membri.
Il convegno, a cui ha partecipato una cinquantina di persone da Brescia, Trento, Belluno,
Verona, Padova, Venezia, Treviso, si è aperto con un culto presieduto da G. L. Giudici che ha
centrato la meditazione sulla figura del samaritano, un emarginato odiato che ha saputo liberarsi dalla sua ghettizzazione nel
divenire uomo, persona, e prossimo di colui che era nel bisogno.
Dopo il culto, la cui colletta è
stata devoluta al fondo beneficenza della comunità per i lebbrosi (i più grandi emarginati del
nostro tempo), si sono svolte le
relazioni di Ferruccio Casteiiano
(Comunità di base di Torino), di
Daniele Busetto (valdese di Treviso), del pastore Gianmaria
Grimaldi e di Liviana Maggiore
di Padova. Erano inoltre presenti la redazione veneta di COM/
Nuovi Tempi, alcuni del Fuori
di Padova, del Collettivo Gay di
senza che dobbiamo accettare a
priori singoli aspetti o particolari soluzioni proposte in campo
ecumenico, è che le chiese europee sentano il bisogno e trovino
spazi per discutere insieme di
quelli che sono i problemi comuni. Che si trovino argomenti,
non marginali ma che coinvolgono la fede e la vita cuotidiana
di ciascuno, sui quali riconosciamo necessario confrontarci per
la testimonianza delle chiese che
si dicon cristiane e per il benessere, o fosse pur solo per la sopravvivenza, del vecchio continente, luogo nel quale la nostra
fede ha da essere manifestata.
Spiritualità e secolarizzazione,
ecumenismo locale, responsabilità dei cristiani verso la creazione, educazione in vista della pace, non sono temi che possano
indifferentemente essere trattati
o ignorati: debbono essere ben
presenti alla coscienza dei credenti in questo tempo e in questa parte del mondo.
La KEK ha fatto il suo dovere
identificando alcuni dei temi che
è importante mettere all’ordine
del giorno nell’agenda dei lavori
delle nostre chiese: toccherà ora
alle chiese membro rilanciare le
proposte, non al livello più basso di un confronto diplomatico
e stanco, ma a quello più alto di
una ricerca di fedeltà alla Parola
di Dio che ci interpella, e che si
rivolge a noi in un contesto europeo certo non facile e a volte
diffidente nei confronti delle chiese, ma non per questo da abbandonare a se stesso o da considerare a priori come privo di stimoli per una riflessione ed una
azione coerente con la nostra
fede.
Sergio Ribet
SCHEDA
Conferenza
delle chiese europee
Questa conferenza, nota sotto la sua sigla in tedesco,
KEK (Konferenz der Europaeischer Kirchen) è un’organizzazione di chiese protestanti e ortodosse di tutta
l’Europa: essa assicura una
adeguata rappresentanza ai
paesi dell’est e dell’ovest europeo. Contatti di lavoro sono stati stabiliti tra la KEK
e il Consiglio delle conferenze
episcopali europee (CCEE):
nel 1978 si è svolto a Chantilly un primo convegno organizzato in comune sul tema: « Uniti, affinché il mondo creda »; un secondo incontro è previsto per l’autunno
1981 a Logumkloster in Danimarca.
Nella KEK esiste un equilibrio di fatto fra le chiese dell’est e dell’ovest, fra protestanti e ortodossi. Questo contribuisce a limitare l’azione
e le tematiche di interesse comune. D’altra parte, resistenza della KEK è significativa
proprio per essere un punto
d’incontro permanente fra le
chiese delle due parti dell’Europa, assicurando alle chiese
dell’est possibilità di contatti
e di scambio che sarebbero
altrimenti impossibili. Così
molta importanza viene data, fin dal 1974, alla Conferenza per la sicurezza e la collaborazione in Europa, detta
di Helsinki.
Vi sono alcuni campi di
azione nei quali la KEK ha
svolto o può svolgere una
sua attività propria e importante.
1) L’Europa è oggi un continente largamente secolarizzato. Il tema della secolarizzazione costituisce perciò una
delle preoccupazioni centrali
delle chiese europee, e quindi
anche della Kek.
2) Nessun continente come
l’Europa è oggi così nettamente spaccato in due fra
sistemi sociali diversi. È importante che le chiese trovino
fra loro e per i rispettivi paesi le vie di una migliore conoscenza e coliaborazione
fra ovest e est. In questo settore l’attività della KEK si
è sviluppata in modo particolare.
3) L’Europa è il luogo dove sono nate le divisioni delle chiese cristiane: oggi ancora è il continente dove le tre
grandi confessioni, l’ortodossia, il cattolicesimo e il protestantesimo, hanno la loro
più forte base storica, culturale, teologica. Il confronto
teologico fra le confessioni
continua perciò ad avere in
Europa un punto di forza essenziale.
4) Di fronte a un quadro
mondiale in cui l’Europa vede proporzionalmente diminuire la sua importanza, è essenziale che il vecchio continente si misuri con le realtà
mondiali che sono emerse nell’ultima generazione e che
rappresentano un mondo culturale e religioso estraneo al
cristianesimo e alle sue tradizioni.
C’è il pericolo che il cristianesimo venga identificato
con la religione del potere economico e dello sfruttamento
coloniale; e c’è anche il pericolo che la teologia euronea
accrediti questa immagine.
Di qui un ulteriore compito
per le chiese europee di stabilire un dialogo fra pari con
i rappresentanti delle chiese
non europee e delle religioni
mondiali.
(dal « nev », del 25.2.’81).
¡echi dal mondo cristiano,
a cura di ANTONIO ADAMO
PADOVA
Mestre (VE) ed alcune donne dichiaratamente lesbiche.
Dopo il pranzo al sacco, la discussione del pomeriggio, protrattasi fino alle ore 18, ha visto
presenti una quarantina di persone che, ora pacatamente, ora
con foga, esponevano liberamente i problemi legati alla condizione omosessuale, dimostrando
in questo la loro necessità di
aprirsi con persone credenti che
abbiano voglia di ascoltarli senza pregiudizi.
Al termine tutti hanno chiesto
di ripetere a scadenze fisse (ogni
due o tre mesi) incontri analoghi
in ambienti cristiani dandosi intanto appuntamento ad Agape il
18 giugno.
* *
Domenica 27 aprile, al culto
della comunità padovana, G.L.
Giudici, ha portato il ringraziamento dei convegnisti, alla chiesa locale mentre a nome della
comunità il pastore Grimaldi ha
valutato positivamente l’esperienza per l’occasione concreta
di lottare contro una forma specifica di emarginazione. È stata
riconfermata da parte della chiesa la disponibilità dei locali per
altri incontri e l’interesse di diversi per la partecipazione.
G. L. G.
La Bibbia tradotta
in lingua gujarati
(BIP/SNOP) - E’ stata recentemente presentata a Ahmeda
bad la traduzione della Bibbie
nella lingua dello stato indiano
di Gujerati. Decisiva è stata la
partecipazione di un gruppo di
gesuiti spagnoli al progetto di
traduzione. Il compito della revisione dell’opera è stato affidato
al sacerdote Cueli, spagnolo, missionario e specialista in lingua
gujerati. Questa traduzione è il
frutto della cooperazione di poeti, scrittori e saggisti indigeni,
che hanno dato un valido e decisivo contributo all’adattamento
del testo allo stile proprio della
cultura gujerati. Questa nuova
versione della Bibbia conta 1,600
pagine e contiene numerose illustrazioni.
Cina: è possibile
studiare teologia
(E.P.D.) - Dal marzo di quest’anno nella Repubblica Popolare Cinese è possibile di nuovo
studiare teologia evangelica. Nel
frattempo circa 47 studenti hanno iniziato degli studi teologici
presso il Seminario teologico di
Nanchino, annesso all’Università
statale; essi sono stati scelti tra
circa 300 candidati provenienti
da oltre 22 province, città e cosiddette regioni autonome, attraverso un severo esame di ammissione. Dovrà passare ancora
molto tempo prima che i nuovi
pastori possano occupare tutti i
posti vuoti. Da quando il governo ha deciso la riapertura dei locali di culto nel 1980, le Chiese
evangeliche si sono poste il problema della formazione dei pa
stori. Dopo la presa del potere
delle forze comuniste nel 1949 e
specialmente durante la rivoluzione culturale, tutte le chiese
ed i centri di formazione teologica della Chiesa furono chiusi
ed i pastori inviati a lavorare
nei campi e nelle officine.
« Pax Christ! » contro
il traffico d’armi
(SNOP) - In seguito alla continuazione delle ostilità tra Irak
ed Iran, la Francia ha concesso
airirak degli aerei del tipo « Mirage F. 1 » ; secondo alcune voci
il governo francese sarebbe disposto a cedere alla richiesta iraniana di entrare in possesso di
tre motovedette attualmente ferme a Cherbourg.
Il movimento « Pax Christi »,
presieduto dal cardinale Paul
Gouyon, ricorda in un comunicato la posizione delle Chiese cristiane sulla vendita delle armi ed
esprime il timore che la Francia
abbia aperto una breccia attraverso la quale si inseriranno altri mercanti d’armi. Il movimento chiede al governo di modificare la sua politica nei confronti
della vendita di armi ai paesi del
Terzo Mondo, poiché le armi
francesi contribuiscono ad incrementare il clima di ostilità tra
i paesi arabi e costituiscono un
serio ostacolo a delle pacifiche
trattative.
Sud Africa: chiesa
rompe col governo
(SPP) - Il moderatore della
Chiesa presbiteriana tsonga, pastore Jean François Bill, di origine svizzera ma di nazionalità
sudafricana, il mese scorso ha
inviato una lettera al primo ministro della Repubblica del Sud
Africa, M.P.W. Botha, in cui
rende nota l’intenzione della sua
Chiesa di rompere qualsiasi dialogo con il governo. Il pastore
Bill ha dichiarato che il governo
ha tradito la buona fede delle
Chiese che avevano partecipato
ad un incontro organizzato lo
scorso anno dal governo sul problema dei rapporti tra Stato e
Chiesa. Il moderatore ha affermato con chiarezza ; « Le recenti
rivelazioni fatte dalla stampa rivelano il progetto segreto realizzato dal dipartimento d’informazione, per sostenere la « Lega cristiana » (Christian League) ed
infiltrarsi e scalzare il Consiglio
sudafricano delle Chiese ed i
suoi membri ».
Educazione religiosa
(Reform) - Indagini recenti del
Dinartimento per l’educazione
del Regio Ispettorato Britannico
hanno rivelato che più della metà delle ore di religione vengono
impartite da insegnanti non qualificati per questo insegnamento.
Molte scuole secondarie non forniscono istruzione religiosa oltre
il 3° anno e il 40°’o delle autorità
scolastiche locali non ha progetti per il rinnovamento dell’insegnamento religioso.
« Intanto — ha osservato sarcasticamente il pastore Howard
Marrat predicando nella Cappella di Weslev a Londra per la
"domenica deH’educazione” — le
nostre chiese si trastullano nella
produzione di innari e nelle sottigliezze del linguaggio teolo.gico. Se non si mettono al servizio
della generazione presente, possono aspettarsi un futuro ben
buio per ciò che concerne l’educazione di stato ».
• Hanno collaborato a questo
numero: Domenica Abate,
Thierry Benotmane, Roberta
Colonna Romano, G. Conti,
Bruno Costabel, Ivana Costabel, Dino Gardiol. Giovanni
Giudici, Antonio Kovacs, Vera Long, Luigi Marchetti,
Bruno Mathieu, Franco Taglierò.
4
15 maggio 1981
UN SAGGIO DI GIOVANNI RIBET EDITO DALLA CLAUDIANA
Viaggio attraverso le nuove
forme di evasione reiigiosa
Le prime avvisaglie dell’ondata
montante che avrebbe portato le
religioni « orientali » a divenire
in Occidente e soprattutto negli
Stati Uniti un imponente fenomeno di massa, risalgono a una decina di anni fa.
Nonostante la consistenza numerica di tale fenomeno (e più
ancora: le motivazioni che lo
alimentano) non vi è stata negli
U.S.A. alcuna reazione da parte
delle chiese cristiane, che hanno
invece marcato sufficienza e distacco, praticamente con la sola
eccezione illustre di Harvey Cox.
In Italia, tutto sommato, possiamo considerarci più fortunati,
grazie al recente libro di Giovanni Ribet (1). Non si tratta, va
detto subito, di un’opera sistematica, quanto piuttosto di un
« taccuino di viaggio », il resoconto della visita di un cristiano
ai segni dell’Oriente che si sono
inopinatamente manifestati da
noi; e soprattutto dell’incontro
con persone che da questi nuovi
movimenti religiosi si sono lasciati sedurre e condizionare.
Il testo non azzarda — e questo è importante — una sterile
contrapposizione dogmatica, che
certamente non avrebbe aggiunto
nulla; ma si sforza invece sinceramente di capire. Capire ciò che
succede nel mondo giovanile posteriore a quello della contesta^
zione, l’ansia delle nuove generazioni, la loro affannosa ricerca
di un ruolo, di una dimensione
esistenziale.
Questo Oriente, che comincia
a crescere anche sotto il sole del
nostro Paese, è chiaramente un
oriente mitico, un luogo perduto
o mai esistito, nel quale gli occidentali proiettano le immagini
capovolte dei loro problemi non
risolti. Per questo è legittimo
pensare che i neo-orientali volgono le spalle, più che all’Occidente, alla storia; cioè in definitiva alle proprie responsabilità
storiche. Argutamente l’autore osserva come numerosi giovani occidentali si volgono a Oriente, nel
momento in cui i giovani orientali guardano al modo di vivere
e di produrre e al « benessere »
dell’Occidente come ad un modello.
Chi paga?
no del filone « orientale », esistono alcuni movimenti decisamente seri, altri piuttosto chiacchierati.
Successo: perché?
Dal nostro punto di vista comunque quello che conta è piuttosto cercar di capire perché tali
movimenti hanno tanto successo.
La risposta è che la gente trova
o crede di trovarvi cose di cui
ha bisogno: valori come l’amicizia, la fraternità, l’affetto, la sicurezza, ij sentirsi partecipi attivi di qualche gruppo, l’autorità
che libera dalla responsabilità e
dal disagio di dover prendere da
sé delle decisioni, la « spiritualità » in contrasto con la banalità del concreto, la fantasia contro la schematicità della società
dei consumi. Certo gli « orientali » stanno occupando un vuoto,
lasciato dalla cultura dell’Occi
dente, attualmente e più che mai
in crisi d’identità.
Il grave per noi è che molti
neo-orientali provengono dal naufragio di esperienze di fede cristiana: essi in genere accusano
le chiese di ammannire solo parole, a fronte di quei movimenti
che offrono invece una prassi ed
un riferimento preciso di vita
associata.
Sta di fatto che, fino ad ora,
la risposta dei cristiani alla provocazione è stata del tutto inadeguata; forse perché essi in generale sono più capaci di « dire »
che di « dare ». La dottrina, la
stessa Parola proposta asetticamente non bastano: occorre soprattutto saper offrire amore,
ma in modo concreto.
Aurelio Penna
(1) Giovanni Ribet, Voriente a
stelle e strisele - Claudiana, coll. Dossier, 1980, pp. 150, L. 3.000.
DIBATTITO SUL MINISTERO
I pericoli di oggi
e la soggettività
Una questione che molti osservatori si pongono, espressa in termini forse troppo rozzi e brutali, è la seguente: « Ma questi
movimenti sono pagati dalla
C.I.A.? ». L’autore osserva che è
difficile, a priori, rispondere ad
una simile domanda, anche perché si possono trovare motivazioni antitetiche riguardo alla
convenienza o meno a sostenere
operazioni culturali del genere.
Secondo alcuni, queste possono
addirittura essere pericolose per
Tequilibrio dello stesso sistema,
in quanto distolgono moltitudini
di giovani dal lavoro, dal consumo e dall'ideologia dell'uomomassa. Un parere opposto parte
invece dal concetto che, in una
epoca in cui il lavoro scarseggia,
la soluzione « orientale » offre
un'area di parcheggio volontaria: in più essa blocca e snatura
la contestazione giovanile (che in
America aveva incominciato ad
esprimersi vigorosamente col
Vietnam), distraendo dalla loro
protesta milioni di giovani, ai
quali è offerto il falso scopo di
una emarginazione non-violenta
e soprattutto fuori da un contesto di problemi reali.
Di sicuro molte delle proposte
fatte da questi movimenti (ecologia, recupero della propria personalità e corporeità, ecc.) sono
di per sé positive; il grosso limite consiste nel fatto che esse sono ridotte ad un fenomeno individuale, esoterico, che ignora totalmente la solidarietà umana in
generale, cioè anche verso chi
non fa parte del gruppo. Quello
che manca dunque è la comprensione che certi problemi si devono affrontare e risolvere tutti insieme, indipendentemente dalla
appartenenza o meno allo stesso
« clan ».
Anche se in definitiva è difficile sapere chi è « pagato » (perche non lo vengono a dire certo
a noi) sta di fatto che, alì'inter
SulVarticolo « Attenzione : la nostra
chiesa sta abolendo il ministero (n. 18,
1 maggio) riceviamo questo contributo dal GRUPPO FOEI PiNEROLO.
Abbiamo riflettuto insieme sull’articolo del pastore Tourn e lo abbiamo
discusso a lungo; non solo perché ci
interpellava direttamente e certamente non per a dare una risposta ». Quanto piuttosto perché ci è sembrato che
i problemi sollevati siano di importanza estrema.
Premettiamo che alcune affermazioni del pastore Tourn ci convincono
pienamente : e cioè che dobbiamo stare molto attenti a non trasformare il
riconoscimento sinodale a tutti i credenti membri di chiesa di amministrare i sacramenti (ohe è problema serio
ecclesiologico) in una questione generica dì democrazia e in secondo luogo
che quando i sacramenti sono amministrati da normali membri di chiesa
e non dai ministri incaricati esplicitamente dalla chiesa a questo servìzio,
appare molto più evidente e problematica là relazione tra il gesto compiuto
e la soggettiva individualità del celebrante.
Ma è proprio dalla condivisione di
questi due punti che nascono le nostre domande.
Il pastore Tourn ci ricorda che la
tradizione riformata sulla amministrazione della Cena del Signore ha una
precisa ragione storica : i riformatori
fissarono alcune regole in proposito, a
partire dalla riflessione sulla realtà
concreta e i pericoli che la chiesa vìveva in quel tempo, e cioè le tendenze anarchiche di alcuni gruppi settari.
Ma oggi il pericolo che la chiesa
corre è ancora o prioritariamente la
setta e l’anarchia ecclesiale? E’ la dissoluzione di ogni struttura comunitaria nelTentusiasmo di credenti-militanti totalmente coinvolti? 0 è piuttosto
la secolarizzazione progressiva? La
convinzione diffusa che in fondo « le
cose di chiesa » sono affari di alcuni
pochi, il pastore in primo luogo e gli
anziani subito dopo? Il pericolo non è
forse una delega crescente alla persona
del 7)astore di tutto ciò che nella chiesa è essenziale? Crediamo che il nostro compito oggi è quello di ricoinvolgere quanti più memliri di chiesa possiamo, di ricoinvolgerci noi stessi quanto più intensamente possiamo nei momenti essenziali della vita della
chiesa.
Se poi dalla realtà della nostra chiesa (così piccola ma quanto coraggiosa
a volte!) guardiamo a quel che accade in altre realtà ecclesiastiche possiamo forse capire che non si tratta poi
tanto di rivendicare diritti democratici. ma di vigilare perché non venga consumata la liquidazione vera e
propria del sacerdozio universale.
E non ci preoccupa tanto la realtà
cattolica che non lo ha mai né teorizzato né praticato, ma proprio il nostro
mondo riformato che sogna la restaurazione del vescovo.
Quante volte, proprio qui nel pinero
lese nei dibattiti ecumenici ci è stata
rivo'lta la sufficiente battuta : <c Ma
siete rimasti proprio solo voi valdesi,
dogmatici e settari, a tirar fuori la
polemica contro la figura sacerdotale;
guardate cosa fanno i vostri fratelli
riformati in Europa, tanto meno provinciali e tanto più realistici! ». E infine : perché il problema nasce solo
per quanto riguarda i sacramenti e
non sulla questione, che in fondo è
simile, della predicazione domenicale?
Ma il problema più grosso per noi
che il pastore Tourn ha sollevato è
quello della soggettività. Ci avventuriamo su questo terreno con qualche
timore perché è un discorso tutto nuovo e chiediamo: è del tutto assente la
componente strettamente individuale
nella figura del pastore? Ci sembra
che, forse non tanto nel funzionamento collettivo della comunità, ma certo
nella sensibilità di ogni singolo membro di chiesa, conti in definitiva anche come è fatto quel sìngolo pastore,
se lavora poco o molto, se è disponibile o meno, come parla nel sermone,
come si comporta in un funerale, al
limite se è progressista o no.
E ancora : nella crisi vocazionale dì
questi anni non esiste forse da parte
dei potenziali pastori, di quelli cioè
che studiano in Facoltà (che ci restino
o che vadano via è la stessa cosa)
una crescente richiesta che la loro
soggettività venga valorizzala dalla
chiesa come un talento c non sacrificata come un ostacélo alla loro vocazione? Non è, in ogni caso, la sensazione che questa soggettività possa non
essere assunta dalla chiesa a scoraggiare le vocazioni? Si tratta solo di rivendicazione di diritti all’insegna della democrazia o di qualcos’altro?
A tutt’oggi il pastore resta prima
di tutto il pastore, è vero. Ma noi chiediamo : se le covSe stanno così, è proprio così che devono continuare ad essere? E' così che noi in prospettiva
pensiamo e auspichiamo il ministero
pastorale?
Forse non è la chiesa che sta abolendo i suoi ministeri : ma è la cultura e dunque il legame cultura-fede
che sla cambiando. Cambia, e non solo
tra i più giovani, il modo di intendere
la chiesa, il suo modo di esprìmere la
vocazione e le sue strutture.
La soggettività non è più il modo
di esprimere il proprio io rispetto alla
realtà della fede e alla struttura comunitaria della chiesa: ma è strumento
dì conoscenza e dì comprensione della
realtà e dunque anche della realtà dì
fede.
Perché non investire coscientemente
il gesto sacramentale della nostra soggettività? Non per rivendicare un diritto, ma per testimoniare la ìmpossi
hilità di accampare diritti e certezze
su noi stessi; la precarietà dì chiunque amministri rispetto al valore perenne di ciò che è amministrato, e
cioè il ricordo della morte e della resurrezione dì Gesù.
{continua a pag. 10)
DAVVERO UN ALIBI?
L'opinione pubblica è ormai satura
delle note posizioni valdesi-metodiste
sui rapporti tra Chiesa e Stato. Si è detto — e non lo contesto — che le . intese » dovrebbero fungere da sano paradigma per ogni relazione tra lo spirituale e il temporale, soprattutto quando s’insiste — e si fa bene ad insistervi — sulla necessità che le chiese, per essere veramente libere, non
devono ricevere dagli stati o governi
aiuti o privilegi di nessun genere. Bene, non si poteva meglio di così esprimere l'istanza anti-costantiniana, cara
a suo tempo ai Valdesi medievali e
agli Hussito-taboriti. Però, quel che a
me dà un po' di fastidio è l’insistenza
quasi trionfalistica con la quale si proclama che, in ciò, noi valdesi-metodisti fungiamo da novelli profeti, dimenticando stranamente Luca 4: 24! Ma c'è
di più (e per me di peggio): se il paradigma di una chiesa che non chiede
aiuti o privilegi ha, o dovrebbe avere,
un valore universale, non si deve però dimenticare che noi viviamo hic et
nunc in un’Italia globalmente cattolica
apostolica e romana, e che alla base
degli attuali rappiorti tra lo Stato e la
Chiesa c’è un concordato che, nato
in pieno regime fascista, pochi ormai
sono quelli ohe lo vogliono abrogare.
Basta, si dice, tagliare i rami secchi, e
tutto andrà ben nel migliore dei modi
possibile.
Per me le « intese ■>, malgrado tutti
i lati positivi che offrono da un punto
di vista profeticamente evangelico, sono l’alibi del Concordato, né credo che
mi si possa tacciare da utopista o
« panne! liano » se affermo che occorra
lottare innanzi tutto per abbattere il
Concordato: cadendo il Concordato, cadono le . intese ». In altre parole, eliminato l’art. 7 della Costituzione, sparisce anche l’art. 8, bastando ampiamente alla tutela dei cittadini di confessione diversa dalla cattolica gli articoli 2, 3, 19 e 21.
Giovanni Gönnet, Roma
NIENTE POLITICA
(...) Il settimanale . La Luce » dovrebbe essere superiore, anzi del tutto
estraneo a prese di posizione partitiche: dovrebbe insomma avere il compito di trattare problemi sociali e in
particolar modo di educare religiosamente il prossimo.
Gesù non parteggiò né per i Romani
(anzi disse esplicitamente: « date a Cesare quel che è di Cesare... ») né contro i Romani.
S. Paolo nel predicare l’Evangelo
non fece mai menzione di politica, an
zi usò lealtà e rispetto per qualunque
autorità religiosa e politica.
Fra le tante baggianate evidenziate
sul suddetto settimanale, l’ultima, esattamente nel n. 14 del 3.4.’81, che caratterizza Il vostro cieco, riluttante conformismo (che differenza tra voi e P.
Valdo ed i suoi seguaci di alcuni secoli fai) è l’assurda, pretestuosa insinuazione sulla sentenza di Catanzaro.
Tutti sono abituati ad ascoltare dai
politicanti del centro e della sinistra ed
anche da alcuni della destra il solito
ritornello: - strage fascista ».
Tutti, come se facessero a gara per
distinguersi nel tipico conformismo, credono, devono credere, confermano, cercano di far credere a se stessi e agli
altri una realtà contorta. E ciò capita
in tutti i tempi. Non sottovalutiamo
l’unanime condanna dei farisei a Gesù.
Che cieco conformismo! E che esecrabile opportunismo da parte dei capi religiosi!
Dopo anni e anni di comoda propaganda da parte dei ciarlatani, e dopo
che le alte autorità affidarono il caso
di Piazza Fontana a vari magistrati, infine, affidarono ai giudici di Catanzaro il compito di pronunziare l’ardua
sentenza. Quest’ultimi, giustamente,
onestamente e coraggiosamente sentenziarono: « non esiste nessuna prova a
carico degli imputati ».
Solo una prova esisteva: il taxi che
accompagnò Valpreda con una borsa alla Banca del Lavoro, e poi lo riaccompagnò ma senza borsa. Parole, queste,
pronunziate da autorevoli persone di
Catanzaro. Ma questa tangibile prova,
per volontà di chi? non deve esistere
altrimenti come mascherare il ladrocinio, 'la corruzione, e come continuare
a prendere in giro milioni e 'milioni di
conformisti?
Per concludere, vi consiglio di amare il prossimo ma senza pregiudizi e
senza offenderlo, né con il ritornello
fascismo, antifascismo, marxismo, antimarxismo, né insomma per o contro
qualsivoglia partito, ma parlando umilmente di Gesù, delle Sue promesse,
e in particolare del Suo ritorno. (...).
Di Bennardo Vincenzo,
Montichiari
Per rispondere brevemente alle osservazioni del lettore, osservo che anche i suoi giudizi sono di natura politica infatti danno un giudizio su cose
« pubbliche ». Che questi giudizi non
siano i miei non deve meravigliare:
« i punti di vista » sono diversi nell’ambito evangelico. Nelle nostre assemblee, sui nostri giornali, nei sinodi
questi punti di vista possono confrontarsi tra di loro e con la Parola del
Signore « Educare religiosamente il
prossimo » significa anche questo, (gg)
Taccuino
pastorale
Salgo, in Francia, su di un treno che viaggia verso l'Italia,
entro in uno scompartimento dove un uomo di mezza età cerca vanamente di attaccare discorso con una giovane turista,
che non capisce, o non vuol capire, il linguaggio misto di italiano e francese con cui l’uomo si esprime.
Ma non appena costui si accorge che io sono italiano, il suo
viso si illumina e il destinatario dei suoi discorsi, in un italiano venato di accenti piemontesi, divento io.
E qui la gradita sorpresa. L’uomo rientra alla Casa Valdese
di Vallecrosia, è un protestante dichiarato ma non pastore,
non appartiene ad una Chiesa «storica» (forse, ma non mi è
chiaro, alla Chiesa dei Fratelli), e il suo desiderio di attaccare
discorso sta tutto nella volontà di spiegare al suo prossimo,
chiunque esso sia, come solo il messaggio evangelico, rettamente inteso, sia in grado di assicurare una convivenza civile
in un paese come l’Italia, afflitto da una quantità di problemi,
la cui soluzione, secondo il mio interlocutore, non va affidata
a complicati schemi sociali, ma ad una conversione individuale, in una parola al Ravvedimento e alla Grazia. L’uomo
svolge nel mondo una sua attività che gli frutta, a quanto pare, un ragionevole benessere, ed i risultati di questo benessere
li impegna in una attività di evangelizzazione diretta, che certamente assicura al poco seme che egli sparge, la fruttificazione abbondante della parabola.
Ed ecco le due scoperte di un brevissimo viaggio. L'incontro con un uomo di dichiarata fede protestante, fatto in sé già
non molto comune; e, soprattutto, rincontro con un nomo
che non ha forse mai dissertato sul modo migliore di evangelizzare; che non ha, o non vanta, una profonda preparazione
teologica; ma vive la sua Fede nel modo in cui tutti dovremmo viverla, cioè testimoniandola sempre e comunque in ogni
occasione.
E posso assicurare che il suo modo di presentare e comunicare la sua Fede non ha nulla a che vedere con certe insistenze, a livello quasi vessatorio, cui .si abbandonano troppo
spesso adepti di altri gruppi non cattolici. E’ solo la sincera
e gioiosa comunicazione al fratello sconosciuto di una scoperta fatta nel proprio intimo e che non si può tenere nascosta.
Qualcosa da imparare anche in un breve viaggio ferroviario
in terra straniera.
/
Pubblicliiamo in questa rubrica, in forma anonima, brevi
esperienze e riflessioni del ministero pastorale evangelico.
5
15 maggio 1981
[presenza protestante in ITALIA TRAMONTI (PORDENONE) -à
Un giorno di festa a Tramonti di sopra
La riapertura della chiesetta restaurata dopo il terremoto è stata occasione di un gioioso raduno degli evangelici veneti
La chiesetta valdese di Tramonti di sopra, costruita fra i
prati appena fuori del paese, restaurata dopo che il terremoto
del 76 l’aveva resa inagibile, è
stata riaperta al culto il 20 aprile, lunedì di Pasqua.
Nonostante la giornata fredda
e ventosa, ben poco propizia alle
gite in montagna, già prima delle dieci sono cominciati gli arrivi, con due pullman, uno da Venezia - Mestre - Treviso e uno da
Trieste, e più di trenta macchine, oltre al gruppo arrivato già
nei giorni precedenti. In totale
si sono riunite intorno alla comunità di Tramonti 220-230 persone: membri delle comunità
battista di Pordenone, valdo-metodiste di Venezia, Mestre, Treviso; metodiste di Padova e Vicenza; metodiste di Udine e Gorizia; valdese, metodista, battista di Trieste; battista di Marghera, ogni comunità con il rispettivo pastore; mancava soltanto il pastore Tuccitto di Pordenone, ancora occupato a Senerchia nei soccorsi ai terremotati.
Secondo il programma, alle
dieci e mezza si è svolta una manifestazione in piazza: dopo un
saluto del sindaco Giovanni Urban, ottimo amico della chiesa
evangelica, il moderatore Giorgio Bouchard ha predicato su
Romani 12/2: « E non vi conformate a questo secolo, ma siate
trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza
qual sia la volontà di Dio, la
buona, accettevole e perfetta
volontà ». In un mondo che cerca il benessere, il successo, la
felicità personale, il cristiano deA-e essere capace di dare gratuitamente, di impegnarsi per gli
altri, deve saper lottare con pazienza ma senza rassegnazione, e
deve essere libero. L’intervento
del pastore Bouchard, che non
è stato un classico sermone, ha
suscitato molti consensi e alcune
risei've.
E’ stata molto apprezzata la
corale battista di Pordenone che
all’inizio e alla fine ha cantato
alcuni inni, da sola e poi guidando i partecipanti.
La pioggia che ha cominciato
a cadere proprio alla fine della
manifestazione ha impedito di
svolgere, come previsto, il Culto
sul sagrato della chiesetta; la liturgia di inaugurazione perciò è
stata tenuta all’interno, e necessariamente vi ha partecipato solo la piccola minoranza che ha
potuto entrarci materialmente.
La Santa Cena con relative lettura biblica e liturgia è stata celebrata invece nella sala del Centro L. Menegon. Nonostante che
la sala fosse affollatissima, e che
nel frattempo alcuni avessero già
iniziato il pranzo, ci sono stati
raccoglimento e silenzio partecipe mentre alcuni predicatori laici passavano a fatica fra la gente
col pane e il vino, silenzio rotto
soltanto dagli inni cantati dalla
corale di Pordenone.
E’ riuscito abbastanza bene
anche il pranzo al sacco, anche
se la pioggia ha reso più difficile
l’organizzazione, dato che non si
è potuta utilizzare la terrazza.
Durante il pomeriggio la corale di Pordenone ha presentato
ancora un buon numero di inni
eseguiti con grande capacità e
affiatamento. L’unica nota sgradevole è stata la pioggia che non
ha mai smesso di cadere, impedendo di godere dell’aria aperta
e anticipando alcune partenze.
Vanno ringraziati per l'ospitalità gli organizzatori della giornata che si può dire riuscita
malgrado le difficoltà create dal
tempo e dall’imprevista affluenza, (in particolar modo la signora Elda Bogo IJrban, responsabile del centro Menegon), e i
membii della comunità di Tramonti che hanno offerto una
bicchierata.
Partecipanti al raduno di Pasquetta, insieme alla corale di Pordenone, sulla piazza di Tramonti
di sopra.
DUE DOMANDE AL MODERATORE BOUCHARD
Minoranza ma anche popolo
— È la seconda volta in sei
mesi che inauguri un locale rinnovato nel Triveneto: in ottobre a Mestre, ora a Tramonti;
che impressioni hai riportato?
— Molto positive, ma non è
facile spiegare perché; avevo sottovalutato l’evangelismo veneto.
Quello che mi ha colpito è che
mi sono trovato a parlare non
davanti a un’assemblea, ma con
delle persone. Ho trovato un
evangelismo meno legnoso di
quello a cui sono abituato, una
diaspora tutto sommato di dimensione umana; non una grande chiesa egemone, ma molte
piccole chiese con varie interazioni fra loro, e Tramonti è un
po’ il simbolo di questi rapporti.
Oggi qui mi è piaciuto, anche il
fatto di cena, il pranzo, e Santa
Cena insieme. Questo è il tipo
di struttura poco costosa che
Storia di una piccola chiesa
Tramonti di sopra, paese di
445 abitanti in provincia di Pordenone (fino a pochi anni fa, di
Udine), a 426 metri sul livello
del mare.
Circondato dalle montagne che
in qualche modo lo isolano, e
distante dai maggiori centri
evangelici. Tramonti di sopra ha
egualmente un suo posto nella
storia del protestantesimo italiano.
Già nel 1875 vi giungeva, chiamato dalla comunità. Benedetto
Lissolo, pastore a Venezia; vi
trovò una piccola chiesa che si
era formata intorno a due emigranti che all’estero avevano cominciato a leggere e studiare la
Bibbia. Furono inizi molto duri:
10 stesso pastore Lissolo venne
arrestato, il colportore Mazzeri
morì in seguito a un’aggressione,
11 pastore Pons sfuggì a un attentato, furono arrestati cinque
membri della comunità, dovette
essere chiusa la scuola che Giovanni Battista Facchin aveva
iniziato. Nonostante ciò la comunità resistette, e nel 1897 fu
inaugurata la chiesetta che è
rimasta in uso fino a pochi anni
fa, e che ora lo è nuovamente.
Negli anni ’20 gruppi di evangelici cominciarono a soggiornare d’estate a Tramonti, dove trovavano sia la vacanza in montagna che gli studi comunitari e
la meditazione.
Durante la guerra molti giovani del paese entrarono nella Resistenza, e anche la comunità
ebbe i suoi partigiani e le sue
vittime; tra cui Luciano Pradolin. In seguito a uno di essi, Luciano Menegon, fu intitolata la
colonia che venne costruita nel
’47 sul terreno dotato dalla sua
famiglia.
Attualmente la comunità conta
solo una decina di membri: l’emigrazione all’estero, ma anche a
Pordenone, a Udine e nelle grandi città italiane, ha fatto dei
vuoti; tuttavia aumenta d’estate
per il ritorno dei tramontini che
lavorano fuori e per l’arrivo dei
partecipanti ai campi.
Durante gli anni la comunità
di Tramonti è stata curata da
pastori e laici di Venezia e di
Gorizia; ma data la distanza le
visite non sono mai potute essere frequenti. La comunità perciò
ha dovuto contare molto su se
stessa. In particolare, va citato
Emanuele Facchin, un laico oggi ottantenne che per ben 47 anni
si è assunto il compito di tenere
regolarmente il culto con predicazione, e che è uno dei membri
più attivi.
Per i culti a Tramonti ora si
alternano pastori e laici da Pordenone, Gorizia, Trieste, e altre
chiese del Triveneto, e durante
Testate dagli ospiti della colonia.
Il centro ecumenico
Deprima i partecipanti ai
campi trovavano alloggio nelle
case o in tende; poi, nel ’47, sorse
la colonia Luciano Menegon, che
per una trentina d’anni consistette in una capanna piuttosto
spartana.
Nel luglio ’78 è stata inaugurata la nuova costruzione. A pochi
passi di distanza da quella vecchia, sorge appena fuori del paese, in posizione panoramica con
vista sulla vallata. Costruita con
criteri antisismici, cemento armato e elementi prefabbricati,
comprende una grande sala, servìzi, cucina ben attrezzata e dispensa al pianoterra; servizi e
camere da tre a sei persone al
Il Centro ecumenico
Luciano Menegon
primo piano, per un totale di 36
posti letto.
Il centro è gestito da un comitato di cui fanno parte membri delle tre chiese valdese, metodista, battista. Organizza vari
campi estivi e ospita il collettivo teologico.
(Sul prossimo numero il programma estivo in una pagina sui
centri giovanili e d’incontro,
N.d.R.).
Pagina a cura di
Roberta Colonna Romano
va bene; abbiamo bisogno di
punti di aggregazione e una cosa del genere può servire in varie occasioni. Un incontro così
è una festa; è molto diverso da
Milano, per esempio, dove il
week-end è un rito e una cosa
privata. Qua c’è un incontro invece del rito del week-end. È la
prova che non occorre essere
tristi per essere seri, e che si
può essere allegri senza essere
dispersivi. La comunità può anche essere un momento di vacanza ma non di evasione. Certo un
incontro così non aiuta a meditare, ci vogliono anche i momenti di meditazione per i quali occorre la solitudine, ma si tratta,
secondo le parole di un laico.
Paolo Grassi, di un momento
di riposo e non di ozio.
— A Tramonti c’è una situazione abbastanza particolare: un
centro con regolari campi che
non sorge come Agape in un
paese a maggioranza valdese, ma
in un paese dove gli evangelici sono pochissimi. Come valuti questa situazione? Quale influenza
può avere sul paese?
— Noi possiamo essere qui e
altrove una minoranza organica;
non è vero infatti che solo ciò
che è grosso può essere organico, cioè dotato di sua connessione, organizzazione, memorie sto
riche. Le tre atmosfere di oggi:
la piazza, il tempio, la Santa Cena qua al centro, sono state
molto diverse pur con la presenza delle stesse persone; tre esempi di questa realtà organica.
Non siamo sette, anche se ci
dicono che il protestantesimo è
settario; questo vale per il Veneto ma anche per altri posti.
Siamo certo una minoranza, ma
anche un popolo protestante
con una sua verità. Anche se la
pensiamo in modo diverso, nonostante le differenze possiamo
trovarci insieme facendo un discorso unitario. Noi possiamo
esprimere un’alternativa: ci sono
ipotesi di vita consolidate: cattolica, comunista, ecc. ecc., realtà
presenti, importanti, forse un
po’ scontate. Ci dovrebbe essere
una rinascita del puritanesimo;
rigore morale in termini adeguati al tempo di oggi; naturalmente meno duro del vecchio spirito
puritano, senza roghi per le
streghe ecc. Questo mentre alcuni in Italia dicono che occorre
tornare alle sorgenti del Medioevo; oppure un’altra corrente ci
chide di aiutare a secolarizzare
i cattolici, mentre la laicizzazione
non significa libertà. Anche sul
problema dell’aborto, al di fuori
della posizione radicale; « l’aborto è bello », e di quella cattolica
« l’aborto è reato », manca una
alternativa.
Vorrei pregare
l'Eterno più forte...
10 febbraio 1945
Carissima manuna,
ho pregato e sperato fino a questo momento, ma la mia
sorte ha segnato diversamente. Il tribunale tedesco mi ha
condannato alla pena capitale assieme ad altri 23, ira i quali
molti di quelli che fu il mio Btg. Ti prego di farti coraggio
e pensare che un giorno ci ritroveremo tutti tra le braccia
di Dio.
La mia coscienza è pulita, non mi hanno accusato che di
aver indossato la divisa dei partigiani. Forse ho anche pianto.
Ora non piango più.
C'è stato concesso di chiedere la grazia, ma non spero
molto. Quando non sarò più di questo mondo ti prego di unire il mio nome a quello di Armando e Bepi gli amici, gli eroi,
ì puri che presto rivedrò. Abbi fede come sempre l'hai avuta
e pensa con orgoglio a me perché ho fatto il mio dovere e
faccio l’ultimo sacrifìcio per la Patria, per i santi ideali della
verità, della libertà e della civihà.
Ti scrivo con il cuore in mano. In realtà mi dispiace lasciare la vita, particolarmente ora che avevo capito il grande
scopo ed il grande significato. Vorrei pregare l’Eterno più
forte... sì, vorrei avere una fede più grande, prega anche tu
per me.
Tante cose vorrei dirti, ma ho una grande confusione in
testa.
I miei compagni si danno abbastanza coraggio.
Ti bacio e ti prego di non piangere tanto.
Saluta tutti i miei amici.
Tuo
Luciano
Lettera di Luciano Pradolin, di Tramonti di sopra, fucilato a Udine TU febbraio 1945.
Da « Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana » ed. Einaudi.
6
15 maggio 1981
ALLE VALLI OGGI
cronaca delle vdlH
IMPORTANTE CONFERENZA A PINEROLO
Uiici ssroL C*0 un 3vv©nir6 p©r il Cristi©n©sinio?
al bar
Voglio menzionare due fatti
che ho vissuto in questo ultimo
periodo del mese di aprile. Potranno essere marginali, cose che
ormai si sanno, ma credo che sia
giusto raccontarle.
Mi trovavo una sera in un bar
di Torre Pellice. Con me al tavolino due giovani. I loro nomi non
hanno importanza, per evitare
che qualcuno si sforzi a dare un
volto, li chiamerò Alfonso e Michele. Michele sa che io sono un
membro impegnato nella comunità valdese. Lui invece, niente
di male, è impegnato in un partito. Michele non fa né una cosa
né l’altra, è stato potremmo dire
colpito dal “riflusso”. Tutti e tre
però abbiamo alcune cose in comune: valdesi battezzati, confermati, figli di valdesi della roccia.
Mentre si parla del più e del
meno. Michele mi dice: « Tu fai
ancora parte del giro della chiesa» (giro si definisce un ambiente, in questo caso la chiesa). Rispondo affermativamente. Racconta di aver ricevuto tempo fa
una lettera del pastore che gli
ricorda di essersi impegnato a
contribuire finanziariamente alla
vita della sua chiesa e inoltre lo
invita a partecipare ad un culto
la terza domenica del mese dove
tutti i catecumeni degli anni passati sono pregati di essere presenti per fare un bilancio dalla
loro confermazione a oggi. « Penso che il pastore stia dando i numeri ». Intenzionalmente faccio
finta di non saperne niente. Alfonso: « Sì, se vuoi abbiamo promesso »; Michele: « La confermazione è una cosa che si fa per fare piacere a tutti, specialmente
ai genitori. Cosa vuoi che a 17
anni uno sia in grado di valutare
una roba simile ». Da parte mia
non intervengo, preferisco non
testimoniare, lascio cadere la cosa. Intenzionalmente non fui presente a quella giornata di cui
parlava Michele, ho preferito
starmene a casa. La grossa contraddizione di questa cerimonia
che abbiamo vissuto poche domeniche fa ritorna ogni anno.
Ebbene c'è chi l'ha vissuta da
indifferente, chi l’ha sofferta, chi
si è scagliato contro, sostenendo
il grosso equivoco di un atto di
grande serietà di confessione, di
un impegno che i giovani catecumeni promettono per la vita
e che cadrà pochi giorni dopo.
Una cerimonia fatta più di costumi, di belle giacche, di bei regali, di foto, di pranzi. Mentre
la semplice promessa di fede sarà lontana. Questo grosso equivoco è vissuto dai membri più
sensibili delle nostre comunità
come qualcosa che deve prima o
poi essere risolto. Cambiando radicalmente la forma di questo
atto? Come un pittore dipinge
una parete e quando la vernice
sarà secca cadrà a terra perché
la parete non l'ha assorbita, così
i pastori vivranno ogni anno_
questo dramma dei catecumeni
e della loro confermazione. Responsabili chi? Pastori, famiglie,
comunità? Quella parete di cui
sopra si parlava dovrà essere ripulita perché lo strato vecchio
e ammuffito dovrà essere scrostato per poi ridipingerla.
Ho visto questo dramma alcune sere fa nella faccia, nelle parole di un pastore, cosciente di
questa situazione insostenibile e
potrà guardarsi tutte le fotografìe, le facce di quei giovani e potrà chiedere a se stesso, a Dio,
perché è così. Sarà in se stesso
che vivrà questo dramma.
La mia .solidarietà è verso questi pastori, dicendo loro, che non
si poteva fare altro che così. Dicendo però a tutti: concistori,
compresi i membri impegnati, raschiamo la parete prima che sia
tardi. Avevo taciuto quella sera
al Bar e non essendo stato presente quella domenica, mi sento
impegnato a solidarizzare con il
mio fratello che vive questo equivoco in prima persona, ma disposto a trasformare queste contraddizioni, spesso oggetto della
delega.
Italo Pons
Quale contributo ai 75 anni dell’Eco del Chisone, Ernesto Balducci ha affrontato i temi della
crisi del cristianesimo e l’apporto dei cristiani al mutamento dei rapporti sociali nel mondo
Un incontro di rara importanza a Pinerolo la sera di giovedì
7 maggio: Ernesto Balducci ha
parlato sul tema « C’è un avvenire per il Cristianesimo? »,
invitato dall’Eco del Chisone in
occasione del 75° anno di fondazione del giornale.
Incontro importante per l’uomo, un cristiano senza altre etichette, il quale dice quel che
pensa e pensa quel che dice, convinto e coerente, punto di riferimento per il mondo cristiano di
oggi.
Incontro importante per il tema, diffìcile da trattare in modo
lucido in un’epoca in cui si vive
quella che è stata chiamata crisi dei valori, di riflusso; tema
che deve far riflettere per guardare al domani, per riformulare
programmi, per uscire dal piccolo mondo del particolare, del
bene individuale (che può essere rappresentato anche dall’interesse di una piccola collettività), per guardare senza illusioni al futuro, sia quello immediato sia quello più lontano.
Ernesto Balducci ha cominciato dicendo che tutto il mondo
cristiano vive « in prospettiva
2000 », con un grosso fardello sulle spalle che condiziona, impaccia i movimenti, impedisce di
guardare molto oltre il quotidiano.
Guardando il Cristianesimo
dall’esterno, come fenomeno storico che attraverso i secoli ha
fatto violenza al suo nucleo originario accogliendo influenze di
molteplici culture, fenomeno che
nella storia umana pare essere
un qualcosa di provvisorio nelle
diverse prospettive in cui gli
uomini l’hanno vissuto, si osserva come esso sia posto in crisi
oggi dai conflitti che travagliano
rumanità, o che si può prevedere scoppieranno di qui a poco,
mutando radicalmente rapporti
che si danno per consolidati ed
immutabili.
La crisi
del cristianesimo
Il conflitto di fondo che condizionerà (e già cominciano a
manifestarsene i segni) il futuro
non è quello che oggi pare dominante, il conflitto Est-Ovest,
bensì quello Nord-Sud, Nord dominatore e Sud dominato. Nord
sviluppato nella sua cultura del
potere e dell’utile, Sud che è vissuto sottomesso agli altrui interessi. Ma il Sud sta cominciando
a comprendere che il padrone
senza servo non è più tale, che
i rapporti di forze possono mutare. Il Sud si sta svegliando,
l’asse intorno al quale il mondo
gira si sta spostando dalla linea
Bonn-Washington a quella Tokio-Riad, la linea tecnologia-petrolio.
Questo porterà ad una crisi
profonda del Cristianesimo, che
da fenomeno storico influente legato alla cultura dominante diverrà, salvo un mutamento di talune sue strutture, fenomeno
marginale, sopraffatto da una
cultura diversa.
Il Cristianesimo oggi è profondamente subordinato alla cultura del dominio, e non riesce a
PRAMOLLO
Difesa della democrazia
Il Consiglio Comunale nella seduta dell’S maggio ha approvato
all’unanimità le seguenti mozioni
presentate dalla Giunta:
« Il Consiglio Comunale di Pramollo esprime profonda preoccupazione per la grave posizione
che la FIAT Meccanica di Villar
Perosa ha assunto nei confronti
di diciotto suoi dipendenti, citati
in giudizio con l’accusa di “atti
di violenza privata” per fatti accaduti la sera del 15 settembre
1980 durante la lotta che le maestranze Fiat stavano conducendo
in difesa del posto di lavoro.
Mentre richiama l’attenzione
delle forze politiche, e di tutta
l’opinione pubblica, su questo
grave atto intimidatorio, il Consiglio Comunale di Pramollo auspica che la Magistratura sappia
tenere in giusta considerazione il
particolare momento di contingente tensione e di giustificata
preoccupazione in cui viene a trovarsi chi, minacciato di licenziamento, vede profilarsi un incerto futuro per se stesso e per la
propria famiglia ».
« Il Consiglio Comunale di
Pramollo esprime sdegno e condanna per la vergognosa ed ini
qua sentenza dei Giudici della
Corte d’appello di Catanzaro che,
assolvendo tutti gli imputati dell’efferata strage avvenuta il 12
dicembre 1969 alla Banca della
Agricoltura di Piazza Fontana in
Milano, vanifica ed offende undici anni di lodevole e faticoso lavoro di Magistrati, Inquirenti e
Polizia e che, lasciando nell’opinione pubblica una totale confusione, pone in grave dubbio l’operato della Giustizia italiana.
Alla luce di queste considerazioni, il Consiglio Comunale di
Pramollo chiede al Governo, alle
forze politiche e a tutti gli organi dello Stato a ciò preposti, la
immediata riapertura delle indagini atte a individuare e condannare severamente gli esecutori
materiali e i mandanti di questo
feroce attentato ».
Sempre nel corso di tale seduta è stato fissato il prezzo dell’acqua potabile a L. 100 il m. cubo, per un minimo di 80 m.c. annui, che rimane molto basso, rispetto ai costi di costruzione e
di manutenzione di cui il Comune deve farsi carico.
I. C.
distaccarsene, perdendo in tal
modo la capacità della « profezia», di vedere oltre se stesso,
di prevedere e prevenire i mutamenti della società, perché chi
domina non vuole sconvolti i
rapporti sui quali basa il suo
potere, non riesce a stare al passo con il cammino della storia
e con lo svilupparsi dei conflitti
che la agitano.
Nel Sud, in paesi scossi da rivoluzioni che fanno tremare il
Nord, in Salvador, Nicaragua,
Brasile, si sta vivendo quello che
dovrà essere il nuovo Cristianesimo, il modo nuovo di fare riferimento a Cristo: qui l’adesione al Messaggio di liberazione
e di salvezza del Nuovo Testamento è gioia, è frutto di scelta
entusiastica, non ricerca di consolazione, come avviene sovente
nei paesi che ancora si considerano potenti. Questo per chi ci
guarda dell’esterno.
Il senso
del messaggio
Visto daH’interno del fenomeno invece, come si prospetta il
Cristianesimo?
Il cristiano di oggi deve ritrovare il senso del suo essere, riscoprire che il Messaggio di Cristo è come il granel di senape,
il sale, che muta i rapporti qualitativi del mondo.
L’uomo cristiano deve saper
dimenticare il suo essere particolare, il suo piccolo universo,
per giungere a vivere e pensare
con la coscienza di quello che
Balducci chiama « uomo planetario ». Questo tipo di uomo
non avrà la vita programmata
secondo canoni dettati dalla società, dalla cultura dominante,
ma si sveglierà ogni mattino carico di nuova inventiva, con nuove prospettive davanti a sé : il voler ripetere quanto fatto il giorno prima significherà spegnere
la voce dello Spirito che lo dovrà
guidare.
V DISTRETTO
Incontro
pastora!©
Il prossimo incontro avrà luogo a Villar Perosa
lunedì 18 maggio con inizio alle ore 9.
Riflessione biblica a cura
di F. Davite.
Tema della giornata:
« Asse culturale » alle valli.
3° CIRCUITO
L’assemblea ordinaria avrà luogo a Pomaretto, lunedì 18 maggio con inizio
alle ore 21.
Avviso
convocazione
conferenza
distrettuale
La Conferenza distrettuale ordinaria del I distretto
è convocata ad Angrogna
Capoluogo per sabato 23
maggio alle ore 14.30.
La Commissione
Distrettuale
Tre barriere
Ernesto Balducci ha indicato
tre barriere che il Cristianesimo
dovrà superare per vivere il presente ed il futuro secondo la vocazione dello Spirito, tre barriere che in ogni epoca storica si
è trovato davanti e che ne hanno ritardato ed influenzato lo
sviluppo.
La prima è la barriera della
« modernità », delle nuove scoperte scientifiche, tecnologiche,
di fronte alle quali il Cristianesimo (come fenomeno storico
della storia umana) si è trovato
il più delle volte spiazzato, ed
ha reagito chiudendosi in se stesso e rifiutando di guardare in
faccia la realtà. L’atteggiamento
dovrà mutare, il cristiano dovrà
imparare a conoscere i segni dei
tempi, riacquistare il possesso di
quella che può definirsi « capacità di profezia».
La seconda barriera è quella
dell’analisi sociale, per distinguere dove e come si situano i conflitti di classe, di potere; il cristiano dovrà saper porre i suoi
valori come soluzione e guida
del mondo in trasformazione.
La crisi d’epoca è la terza barriera, crisi determinata, oltre che
dall’incalzante conflitto NordSud, da una pace subordinata al1’« equilibrio del terrore ».
Il mondo e il Cristianesimo
avranno un futuro di pace e di
speranza se la cultura che prevarrà sarà quella della non-violenza, dell’uomo mite, di colui
che non vive nella volontà di potere ma in quella di collaborazione, di colui che sa passare
attraverso la croce, del modello
di uomo delineato da Cristo
nelle beatitudini (Mt. 5: 2 sgg.).
Se così sarà, quella di Cristo
non sarà una religione che sta
alla pari con altre, ma una religione dettata da una fede che
trascende i singoli fenomeni religiosi, perché la prospettiva non
sarà più l’imporre la propria
visione del mondo agli altri uomini, ma la ricerca comune del
Regno di Dio.
Se l’uomo saprà mutare il suo
modo di pensare, se il nucleo del
Cristianesimo sarà riportato alla
luce, come annunzio del Regno
di Dio, il Cristianesimo avrà un
avvenire, e così pure la storia
umana avrà un senso, altrimenti
le prospettive per li mondo saranno catastrofiche.
Paolo Gay
PINEROLO
Non dím©nticarsi d©i
t©rr©motati dal sud
Per mancanza di spazio siamo nuovamente costretti a rinviare o « tagliare » alcune cronache.
Chiediamo ai nostri corrispondenti
di essere concisi ed inviare con regolarità settimanale le cronache. Grazie!
L’ultimo comunicato del Comitato
cittadino porta la data del 2.3.'81, n. 9.
L’informazione su quanto avvenuto
fino allora è stata data attraverso i comunicati consegnati ai giornali locali e,
parzialmente, sul numero di « Pinerolo
Notizie » del 1° trimestre 1981 recapitato daH'Amministrazione a tutti i cittadini.
Dopo quella data non solo non si
sono più avuti comunicati, ma per ben
due volte neanche il Vice-Sindaco,
Presidente del Comitato, o chi per lui,
si è più presentato all’incontro con i
profughi e con i cittadini interessati,
fissato « il lunedì ogni 15 giorni alle
ore 16 nell'aula consiliare »: senza dare
comunicazione o informazione neanche
sull'apposita bacheca nell'atrio del palazzo comunale.
Mentre denunciamo questo, chiediamo a tutti i membri del Comitato, se
ritengano proprio opportuno:
1) che anche quel poco che si è
messo in piedi si spenga nel disinteresse;
2) che il sostegno ai profughi presenti in Pinerolo si riduca ad una burocratica assegnazione dei fondi previsti dalle/ decisioni governative;
3) che lo scuolabus, pagato con 29
milioni tirati fuori dai pinerolesi, arrivi a destinazione a fine maggio (cioè
a scuole finite), e che i rimanenti circa 30 milioni restino ad aspettare ancora... una destinazione:
4) che le iniziative di intervento diretto nel Comune di Ricigliano da parte
di volontari pinerolesi, segnalate nell'in
contro di febbraio presso la Regione
Piemonte e da attuarsi in collegamento con Ivrea, continuino a segnare il
passo, mentre una trentina di pinerolesi
si erano offerti come volontari in novembre e tanti studenti o insegnanti potrebbero offrire la loro opera durante
le lunghe vacanze estive.
Da parte nostra riteniamo opportuno
il contrario. E ci pare che, chi a Pinerolo intende proseguire a fare qualcosa
di più e di diverso, abbia diritto di sapere qual è la scelta del Comitato, per
regolarsi di conseguenza.
Il Coordinamento dei Quartieri
a Telepinerolo
Canali:
56: per il comprensorio
27: per Pinerolo
32 - 41 - 43 - 54: per Val Chisone
24 - 49: per Val Pellice
Ogni sabato alle ore 20,20
CONFRONTIAMOCI
CON L’EVANCELO
rubrica a cura di
Franco Davite
Attilio Fornerone
Marco Ayassot
7
15 maggio 1981
CRONACA DELLE VALLI
LETTERA APERTA Al CREDENTI DEL PINEROLESE
"Portare i pesi
gli uni degli altri”
Non per chiedere un voto
ma per un invito dei Vangelo
Cari fratelli e sorelle nel Signore,
ad una settimana dal voto per i referendum
modificatori della legge 194 sulla « tutela sociale
della maternità e l’interruzione volontaria della
gravidanza », ci rivolgiamo a voi per invitarvi a
riflettere ancora un momento insieme, con serenità e lucidità di giudizio.
Molti sono stati in queste ultime settimane
gli appelli alla coscienza dei cristiani; ci siamo
sentiti interpellati, abbiamo rifiettuto e ci sembra importante ribadire alcuni punti:
1. Domenica prossima non andremo a votare
« come cristiani », ma come cittadini, uomini e
donne, che si pronunciano su una legge dello
stato, una legge che dovrà servire a tutti, cristiani e non cristiani.
2. Non andremo a votare contro o a favore
della vita; la difesa della vita non la si fa con
un voto, ma con un impegno generale della nostra testimonianza di fede contro la morte, le
fabbriche della morte, le sue armi, i suoi sostenitori.
La difesa della vita, per i credenti e per tutti,
deve essere difesa di tutta la vita, di tutte le vite, e non difesa concentrata sulla salvaguardia
unica della vita in formazione.
3. Non andremo neanche a votare a favore o
contro l’aborto; l’aborto in Italia c’è sempre
stato e continuerà purtroppo ad esserci, che la
legge sia conservata o che la legge sia abrogata.
Nessuna donna ha mai abortito o abortirà
mai con leggerezza o spensieratamente: l’aborto è sempre stato e sarà ancora, nella grandissima maggioranza dei casi un dramma, una lacerazione, una sconfitta imposta. Non solo i credenti, ma tutte le donne sono contro l’aborto,
e vogliono non doverlo mai più accettare o scegliere.
Nessuna donna, neanche quelle che hanno dovuto abortire, ha una « mentalità abortista »,
perché sono le prime a sapere di quale tragedia, fisica ed esistenziale, si tratti. Non in nome
della mentalità abortista dunque, ma a causa
di necessità e condizioni imposte, le donne hanno in passato dovuto abortire.
4. Domenica noi tutti dovremo semplicemente decidere:
— se vogliamo che le donne costrette a questa
scelta, possano compierla nella sicurezza del
la loro salute, nella solidarietà dello stato
che mette a loro disposizione i suoi ospedali
e i suoi medici;
— se invece vogliamo che esse ritornino sui tavoli di cucina, negli studi privati di medici
speculatori, che ritornino nella paura, nella
ignoranza, nella solitudine disperata.
Domenica noi voteremo se vogliamo fornire
a tutti, tramite i consultori, le informazioni sui
metodi più adatti e sicuri per non arrivare mai
più all’aborto, per scegliere responsabilmente
di essere madri. Domenica dovremo decidere
se vogliamo o NO tornare all’aborto clandestino.
5. La fede che il Signore ci ha regalato è una
fede di libertà, di responsabilità e di solidarietà.
E’ una fede matura e non impaurita, che crede
e spera nel Signore che ci libera dalla paura
e dalla umiliazione. E’ una fede in un Dio che
ci promette la sua liberazione e la sua consolazione, e non ci carica di « pesi diffìcili a portare » ; un Dio che ci prepara e ci promette un
mondo in cui ogni bambino nasca desiderato e
atteso nell’amore e in cui « nessuna donna debba più abortire ».
Un Dio che non punisce con le leggi dello
Stato e con regole morali i nostri errori, ma
che consola, nel suo amore, le nostre sconfitte.
Il Signore in cui crediamo non lo abbiamo
mai conosciuto nelle vesti di un giudice dal dito
puntato contro chi sbagliava e tanto meno contro chi soffriva.
E’ per questa fede non impaurita dal senso
della colpa e del peccato, che, dopo una riflessione attenta e travagliata, abbiamo deciso di
respingere la richiesta di modifica della Legge
194 presentata dal « movimento per la vita », e
anche quella presentata dal partito radicale. E’
in nome di questa fede che vi chiediamo ‘di ripensare ancora la scelta da compiere domenica
prossima: perché i cristiani di oggi non abbiano
sulla loro coscienza la disperazione, la sofferenza, la responsabilità della vita stessa delle donne di domani.
* Le comunità cristiane di base di Pinerolo, Bibiana, Cavour, Candiolo, Piossasco.
* Il Concistoro della Comunità Valdese
di Pinerolo.
* Il Coordinamento F.G.E.I. - Valli.
Il gruppo giovani della comunità Cattolica di Torre Pellice.
Lettere all'Eco delle Valli
UN PROBLEMA CHE RIMANE
Oltre i referendum...
Il comitato pinerolese di difesa della legge 194 ci ha inviato una serie di
articoli riguardanti le diverse problematiche del referendum sull’aborto.
Pubblichiamo qui sotto solo quello riguardante le prospettive del dopo referendum, In quanto gli altri articoli ripropongono analisi e prese di posizione
sulla questione già ampiamente trattate in questi due mesi dal nostro giornale.
Sulla questione dei referendum ritorneremo inoltre nei prossimi numeri
con una analisi del voto. (Red.)
Il pronunciamento richiesto
dai due referendum abrogativi
della 194 non darà risultati definitivi al problema dell’aborto
qualunque sia l’esito del voto.
Infatti se passasse il referendum del « Movimento per la vita » l’aborto tornerebbe nella
clandestinità, con costi molto alti per la salute e la vita delle
donne. La società chiuderebbe
un occhio sulle migliaia di aborti clandestini, salvando però il
principio che esso è reato, anche
se parzialmente depenalizzato.
I medici potrebbero ricorrere
all’obiezione di coscienza anche
se il loro intervento fosse necessario a salvare una donna in grar
ve pericolo di vita. Ad essi resterebbe la pesante responsabilità
di individuare i casi di « grave
pericolo per la salute fisica della donna » e quindi la decisione
e la scelta dell’intervento. Per le
minorenni e per le donne malate di mente non verrebbe fatta
distinzione alcuna.
Sarebbe reciso quel legame tra
l’informazione sulla contraccezione e l’interruzione volontaria
della gravidanza che la legge aveva faticosamente avviato nelle
strutture sanitarie pubbliche. La
società eviterebbe in questo modo, la condivisione di responsabilità con la donna che costretta
all’I.V.G. per scarsa informazione, per motivi economici e sociali, subisce le carenze della so
cietà ma ne paga in prima persona i costi.
Se passasse il referendum radicale ci sarebbe un rifiorire di
iniziative sanitarie private: ambulatori, cliniche, studi medici,
disponibili ad eseguire interventi di I.V.G. a prezzi che variano
in base alle garanzie sanitarie
offerte.
Le strutture sanitarie pubbliche verrebbero deresponsabilizzate e non è diffìcile prevedere
che i tempi d’attesa si allungherebbero ulteriormente, aprendo
la via al ricorso massiccio alle
strutture private.
Il costo di questa « liberalizeazione » ricadrebbe anche in questo caso, sulle donne e le differenze di cultura e di classe privilegerebbero chi ha più strumenti di conoscenza e mezzi economici.
Per le minorenni e le donne
malate di mente non ci sarebbe
nessun miglioramento : obbligatorio l’assenso di chi esercita la
patria potestà o del tutore.
La società non colpevolizzerebbe ipocritamente la donna,
ma nessuna condivisione di responsabilità è prevista, anche
per il secondo referendum, nessuna strategia verrebbe messa in
atto verso una procreazione responsabile, sulla contraccezione.
Sono « problemi individuali »
affermano i radicali: ma le donne hanno imparato sulla propria
pelle, attraverso le loro lotte.
che non solo sono problemi di
tutte le donne, ma che sono anche politici e le risposte vanno
cercate collettivamente.
Se vincessero i NO, anche in
questo caso, il discorso sull’aborto non sarebbe chiuso, come
non lo è stato nei quasi tre anni
di applicazione della legge.
La riconferma della 194 imporrebbe alle donne e ai partiti che
l’hanno difesa un duplice intervento. Per l’applicazione della
legge in quegli ospedali dove per
la carenza di strutture, per la
scarsa volontà del personale sanitario, per il ricorso massiccio
all’obiezione di coscienza, essa è
stata disattesa.
Perché si operi un’informazione seria sulla contraccezione all’interno degli ospedali, anche di
quelli che operano l’I.V.G.
Per l’istituzione dei consultori
nelle regioni dove non esistono,
per un loro effettivo funzionamento che renda capillare l’informazione sulla procreazione
responsabile, sulla contraccezione, sulla sessualità.
L’altro intervento riguarda il
miglioramento della 194 negli articoli riguardanti le procedure di
richiesta di I.V.G., per le quali
va previsto uno snellimento ; sull’obiezione di coscienza, principio giusto ma che va regolamentato; sulle donne minori per le
quali è necessario estendere le
possibilità di decisione.
Partendo dalla 194 sarà possibile ridurre il ricorso all’aborto
in termini concreti, ma senza
questa legge esso rimarrà un
dramma massiccio e clandestino.
CATTOLICESIMO
E ABORTO
Leggendo Teditoriale di V. Morero
suirÉco del Chisone del 30.4.1981 trovo un condensato raffinato di quella
che è stata la propaganda della gerarchia ecclesiastica cattolica sull’aborto,
e non posso impedirmi di fare almeno
tre considerazioni :
1) Si riduce il problema sociale
deU’aborto alla mentalità abortista diffusa « figlia della mentalità consumista » e non si indagano un po’ approfonditamente le ragioni economiche,
sociali e anche culturali del fenomeno. Se, poi, vogliamo restare sul piano
della (c mentalità », è vero che in un
quadro sociale in cui la vita umana è
commerciabile, contrattabile, o meglio,
spendibile, anche il feto può diventare
una cosa di cui disporre, ma un conto
è vietare la mercificazione solo in un
caso specifico, un altro è impegnarsi
affinché la persona non sia più oggetto, ma soggetto.
In questo caso l’impegno per una o
un credente è per un processo di liberazione complessivo dell’individuo, dal
lavoro al tempo libero, non solo una
battaglia per una legge.
2) Si parla dì finalità dissuasiva
della legge, che ora non è presente
nella legge attuale, ma in pratica, significa chiedere allo stato di indirizzare, tramite una norma istituzionale,
pesantemente le coscienze. Si dimentica che se il compito della chiesa è la
testimonianza e l’appello alla coscienza
compito dello stato è garantire l’esecuzione pubblica di una decisione privata, come nel caso di altri interventi sanitari.
3) Si riduce, infine, il processo dì
autodeterminazione della donna, che
va oltre la finalità del fare figli, al vivere una gravidanza e una maternità
in solitudine. Proprio non ci si convìnce che la sessualità può essere sganciata dalla procreazione e che la donna possa pensare alla sua vita, ad altre
prospettive dal diventare madre.
In quanto ai risultati della 194 per
prevenire l’aborto non si deve pretendere che in soli tre anni sia invertito
un processo di disinformazione e di
costruzione di una soggettività e di
una sessualità, in particolare femminile inestricabilmente intrecciata al peccato, alla colpa, al dolore, un processo
in cui certamente la chiesa cattolica
non è aliena da responsabilità.
Bruna Peybot
Luserna S. Giovanni
GLI SFRATTI
DI SAN GERMANO
Mercoledì 29 aprile alle ore 20,30
si è tenuto a San Germano il Consiglio
comunale in cui veniva affrontato, oltre ai vari punti all’ordine del giorno,
il problema delle ventilate minacce di
sfratto agli inquilini delle case ex-Widemann tramite un’interpellanza presentata dal gruppo consñiare di minoranza.
E’ opportuno ricordare a tal propo
sito che la società FINTOR. attuale
proprietaria dello stabile, aveva inviato alcune lettere per invitare gli inquilini ad andarsene entro il mese di
settembre, dopo aver presentato al comune un progetto di ristrutturazione
parziale degli alloggi, senza valutare
la possibilità di spostare provvisoriamente gli inquilini negli alloggi adiacenti tuttora vuoti, facenti anch’essi
parte della proprietà o, addirittura,
di lasciarli nelle loro abitazioni, visto
che le ristrutturazioni non sono tali
da impedire l’abitabilità degli stessi.
A questo proposito ci sembrava che
la posizione che il comune aveva assunto in merito non dimostrasse un
particolare interessamento per cui, in
seguito ad alcuni incontri con gli inquilini, sì era giunti all’idea di richiedere un consiglio comunale aperto per
conoscere quali fossero le intenzioni
della giunta comunale su questo argomento.
Visto ohe il pubblico presente era
piuttosto numeroso perché interessato
a questo problema, il consigliere Blanc
chiedeva che l’esame della suddetta
interpellanza, messa all’ultimo punto
dell’ordine del giorno, venisse anticipato. Si decideva quindi di aprire il
consiglio comunale ad un dibattito pubblico dopo una votazione che vedeva
favorevoli tutti i consiglieri, meno il
sindaco e due assessori.
In risposta all’interpellanza, il sindaco dichiarava che la giunta aveva ottenuto delle garanzie dalla proprietà
per far rimanere le famiglie in questi
alloggi fino a quando non avessero trovato un’altra sistemazione. In seguito
ai vari interventi del pubblico e degli
stessi inquilini che accusavano chiaramente la giunta di non aver tenuto
presente la possibilità che gli abitanti
dello stabile potessero rimanere nella
loro casa, l’assessore Tron rispondeva
con argomentazioni, a nostro parere,
piuttosto arnbigue o, per lo meno, contraddittorie, dimostrando in modo palese ohe gli accordi intercorsi tra la
proprietà e la giunta non lasciassero
trasparire molte garanzie rispetto al
mantenimento della casa da parte di
queste famiglie.
Non ci pare ohe la posizione del comune sìa stata molto decisa nel difendere il diritto alla casa dì questa gente. Ci sembra, invece, ohe (forse per
ingenuità)? l’amministrazione non si
renda ben conto della gravità della situazione per cui non sì è nemmeno
preoccupata di stipulare una convenzione con la proprietà al fine di garantire la permanenza degli attuali inquilini.
Il sindaco conludeva, di fronte alla
richiesta di garanzie, affermando che
la giunta non poteva promettere niente in quanto non era possibile imporre alla proprietà un accordo scritto.
Appare piuttosto evidente e preoccupante da queste risposte che il vero
motivo sia un certa mancanza di volontà politica a risolvere questi problemi e ad affrontarli nel modo giusto,
cioè dalla parte di chi, in questa questione, deve pagare di più.
Gruppo Donne
San Germano Chisone
Notizie utili
Val Pellice - Compilazione mod. 740
Denuncia Redditi 1980 — La Lega dei Pensionati Val Pellice
porta a conoscenza che anche quest’anno il S.P.I. - C.G.I.L. ha organizzato nel mese di maggio il servizio di compilazione del Mod.
740 per la denuncia dei redditi 1980. Il servizio è svolto presso la
Camera del Lavoro di Torre Pellice in Via Repubblica 11, il venerdì
mattina dalle ore 9.30 alle 12.
Documenti da produrre:
1) Copia della denuncia dell’anno precedente; 2) Copia dati
anagrafici del dichiarante, del coniuge e persone a carico; 3) Codice postale; 4) Codice fiscale; 5) Modello 101; 6) Mod. 102 (per coloro che nel 1980 hanno riscosso l’indennità di fine rapporto di lavoro);
Per i proprietari di alloggio e terreni: 7) Numero della Pratica catastale - Categoria - Reddito catastale; 8) Numero P.C. Reddito Dominicale - Reddito Agrario.
Il servizio è gratuito per gli iscritti al Sindacato.
A. K.
Nota: I.G.V. sta per Interruzione volontaria della gravidanza, aborto volontario.
Per i vostri acquisti
ie Claudiana
TORRE PELLICE - Viale Mazzini, 2
Tel. (0121) 91.422
TORINO - Via Principe Tommaso, 1
Tel. (Oli) 68.24.58
MILANO - Via Francesco Sforza, 12/A
Tel. (02) 79.15.18
8
8
CRONACA DELLE VALLI
15 maggio 1981
SPIGOLATURE DI STORIA VALDESE
PIEMONTE
Il Bars dia Tagliola; tra mito e storia
Quasi scomparso il sentiero che porta al Bars, luogo di rifugio contro le persecuzioni attorno
al quale sono fiorite epiche leggende, ma la storia ne ridimensiona il ruolo svolto
« E’ anche in questo comune
(Torre Pellice), su una cima della
montagna di Vandalino, dove si
vede ancora una meravigliosa
traccia del ricovero che l’Autore
della natura vi aveva posto per
mettere i suoi figli al sicuro dalla rabbia e la furia dei toro nemici durante il maggior pericolo,
e come questi poveri fedeli se ne
sono serviti: è una grande caverna in mezzo alla montagna o
piuttosto della Roccia del Vandalino, tutta tagliata nella roccia dalla natura e dall’arte, quasi rotonda e con la volta a forma
di forno, così spaziosa che essa
può contenere 300 o 400 persone;
anzi vi sono delle spaccature nella roccia che servono da finestre
e da sentinelle nello stesso tempo, ci sono alcune camere, una
grande fontana e anche qualche
albero e un forno per cuocere
del pane, e in più vi si vedono
ancora dei pezzi di una impastatrice molto antica e dei pezzi di
armadio: è assolutamente impossibile entrarvi salvo da un
solo foro dall’alto: vi può scendere solo una persona alla volta,
che si cala da questa fessura su
piccoli gradini tagliati nella roccia, di modo che una sola persona che sia nell’interno, solo con
una lancia o alabarda, può difendersi contro un’ intera armata ».
E’ questa, credo, la prima segnalazione che abbiamo, che ci
vien data dal Léger nella sua celebre: « Histoire Générale des
Eglises Evangéliques des Vallées
du Piémont ou Vaudoises » stampata a Leyda nel 1669.
Léger. come è il gusto dell’epoca, tende aH’esagerazione, ma è
da supporre che non sia mai andato sul posto e infiora di dettagli quanto altri gli avranno raccontato.
li racconto
del Gilly
Di questo si è reso conto un visitatore inglese dell’SOO, il Gilly
che nel suo « Waldensian Researces during a Second visit to thù
Vaudois of Piemonte (1831), narra la sua ricerca e poi la sua visita a quella località.
Sembra che all’inizio del secolo scorso quasi nessuno conoscesse r ubicazione di questo
Bars, poiché un suo primo tentativo, con la guida di im certo
Grant, che gli era stato racconaandato da un altro visitatore
inglese, lo Acland, e con sua moglie e con Amedeo Bert, in luglio, scalano il Castelluzzo, con
grande fatica e terrore per gli
spaventosi precipizi da superare.
Qui gli fanno vedere degli spacchi nelle rocce che a lui paiono
poco corrispondenti alla descrizione del Léger. Sembra di capire che gli han fatto vedere
quella specie di pozzo che c’è sul
pianoro di Castelluzzo e che viene chiamato il Buco del Diavolo.
Se ne tornano a Torre, con la
guida Grant molto vergognosa di
non esser stata capace di portarli nel posto giusto.
In agosto avviene la seconda
spedizione, questa volta accompagnati da certi Chanforan e Ricca, nativi del villaggio del Bonnet (che è proprio sovrastato dal
Bars). Questi conoscono bene la
località e trovano facilmente Tin-gresso e lo aiutano a scendere.
La sua descrizione della discesa
nel Bars è epica. Bisogna dire
che a quel tempo non c’erano an
cora le guide e i gradini in ferro applicati nel 1926 per iniziativa del compianto Stefano Eynard
e l’accesso presentava effettivamente una difficoltà per chi non
è pratico di arrampicamento su
roccia.
Il Gilly è però disilluso: « Il
termine caverna non si applica
esattamente a questa. Non penetra abbastanza profondamente
nella roccia ed è perfettamente
luminosa in ogni sua parte... Vi
abbiamo scoperto un’ evidente
traccia di fontana... e probabilmente vi è una costante colata
di acqua nei mesi meno asciutti.
Ma non sono convinto che il luogo possa offrire asilo a un numero di 300 o 400 fuggitivi; né noi
trovammo nessuna reliquia del
passato, per quanto abbiamo ricercato con diligenza, utilizzando
gli attrezzi che avevamo portati,
scavando e rigirando la superficie. Né abbiamo visto tracce di
fumo o di fuochi e nulla che somigliasse a un forno di cui parla
lo storico. Ora sorge il problema: è questa la caverna di cui
Sabato 30 maggio
a Torre Pellice
Giornata dei
collaboratori de
l’Eco delle Valli
il programma prevede:
al mattino
— 117 anni di storia dell’Eco delle Valli Valdesi
— come si fa il giornale
— pranzo in comune
al pomeriggio
— discussione sulle prospettive del lavoro dell’Eco.
parla Léger? ». Ed elenca 8 punti in favore: l’essere sulle pendici del Vandalino, vicino ai Bonnet e Chabriol, la capacità di
ospitare molta gente, che vi sia
una fontana, degli alberi e cespugli, che vi si acceda dall’alto,
uno per volta e che sia facile da
difendere. Ma d’altra parte non
vi ha trovato nessuna traccia di
taglio artificiale della roccia, né
una volta a forma di forno, né
finestre, né camere e nessuna
traccia di forno per cuocere il
pane.
Perciò ritorna a valle pur soddisfatto della bella avventura,
ma col dubbio che quella sia veramente la « merveilleuse caverne » descritta dal Léger.
La descrizione del Gilly corrisponde esattamente al Bars dia
Tagliola come lo conosciamo, e
certamente il Léger voleva alludere a quella, aggiungendovi dei
dettagli di fantasia, per rendere
più attraente la cosa ai suoi lettori europei.
L’uso della
carrucola
Il Bars può essere stato rifugio temporaneo per qualche valdese durante le persecuzioni.
Probabilmente degli abitanti dei
Bonnet, Chabriol, Taillaré, e della costiera di Castelluzzo ci si rifugiavano per sfuggire alle soldataglie che saccheggiavano le
loro case, magari passando all’addiaccio, una notte o due, ma
non potevano rimanervi a lungo,
la tagliola (= carrucola), serviva
probabilmente ad aiutare i vecchi e gli infermi a calarsi giù e
a tornar su, ma non doveva essere un’attrezzatura fissa che altrimenti sarebbe stato un segnale per i nemici che lì vi era qualcuno nascosto.
Forse la relazione del Gilly ha
risvegliato l’interesse per questa
località che, dalla seconda metà
del secolo scorso comincia a essere più conosciuta. Ne parla
il Bert nel suo « Gite e ricordi di
un bisnonno » del 1884. La « Guida delle Alpi Occidentali » di
Mantelli e Vaccarone del 1889
accenna a una caverna sul fianco
orientale del Castelluzzo cui si
può accedere dall’alto per mezzo
di corde. « E’ una caverna molto
alta e spaziosa ». Poi fa uno sbaglio citando un’altra caverna,
detta « Baie di Tagliola » « di più
facile accesso, nella vicina rupe
di Castelluzzo ».
Il Guide des Vallées Vaudoises,
parla del «Bars de la Tagliola»
« qui a souvent servi de refuge
pendant les persécutions » e lo
descrive come una striscia di terreno ricoperta di cespugli, lunga
più di 30 m., larga da 2 a 4, riparata alla meno peggio dalla roccia soprastante. Al di sotto, dominante i Bonnet, uno spaventoso precipizio di più di 100 m. che
in passato veniva risalito per
mezzo di una carrucola (tagliola)
da cui il nome della località.
Secondo il Jallà (compilatore
del « Guide ») la puleggia serviva
perciò per tirar su dal basso gente o materiale, ciò che mi pare
poco probabile, data la lunghezza del percorso e il non facile accesso alla base della parete sottostante al Bars, e penso
che fosse piuttosto usata dall’alto per agevolare l’accesso.
Con questo secolo il Bars è stato meta di numerose gite e le visite si sono moltiplicate da quando è stato facilitato l’accesso, ed
è diventato uno dei « luoghi storici » valdesi.
Di nuovo nascosto
In questi ultimi anni, col traffico motorizzato e le funivie, che
spostano altrove il grosso dei turisti, la zona di Castelluzzo è meno frequentata e conserva, per
fortuna, ancora parecchio della
sua selvaggia bellezza. Il sentiero che porta al Bars è quasi
scomparso e vi è un po’ di difficoltà a ritrovare il luogo per chi
non vi sia già stato.
Osvaldo Co’isson
SUL GEMELLAGGIO TORRE PELLICE - GUARDIA PIEMONTESE
Un dramma sui Valdesi di Calabria
Leggo che il Consiglio comunale di Torre Pellice ha deliberato il gemellaggio con Guardia
Piemontese in Calabria. « Valdesi di Calabria » è il titolo dell’articolo in cui Osvaldo Coisson
ricostruisce la storia dell’emigrazione valdese in Calabria e
della strage dei Valdesi di Guardia compiuta dall’Inquisizione
nel 1561 (« La Luce », 20 febbraio
1981).
La proposta di gemellaggio viene dal Comune di Guardia che
vuole riallacciare i legami di
quella cittadina con la sua valle di origine. « superando un interdetto durato parecchi secoli ».
È questa un’occasione per portare a conoscenza delle città
« gemellate » resistenza di un’opera inedita, intitolata Luigi Pascali, ossia la strage dei Valdesi
in Calabria.
Si tratta di un dramma storico
in cinque atti scritto nell’ultimo
periodo della sua vita da uno dei
protagonisti della rivoluzione romana del 1848-49, Pietro Sterbini.
L’autore vi premette una Prefazione, cbe contiene un succinto
Studio "il fotografo"
di Renato RIBET
FOTOGRAFIA PROFESSIONALE — TELEFONARE PER PREVENTIVI AL NUMERO
0121 /514460 — ASSORTIMENTO DI ARTICOLI PER OGNI TIPO DI FOTOGRAFIA
Studio e negozio in
Via Nazionale, 55A - VILLAR PEROSA
racconto storico delTorigine, delle persecuzioni e delle dottrine
dei Valdesi, della vita dei Papi
che regnarono nel decimosesto
secolo, della Inquisizione romana e della tentata riforma in Italia a quell’epoca.
Oom’è noto. Luigi Pascali è
personaggio storico. L’azione del
dramma si svolge dapprima nel
tempio dei riformati italiani in
Ginevra (luglio 1559); poi in Roma all’interno del Colosseo (18
agosto 1559), il giorno della morte di Paolo IV Carafa; e nel palazzo del Sant’Uffìzio, dove il tribunale della Santa Inquisizione
interroga un giovane contadino
valdese di Calabria (aprile del
1560). Quindi la scena si sposta
nella fortezza dei Valdesi denominata Guardia Lombarda nelle
Calabrie (maggio 1561): qui Luigi
Pascali, in aiuto dei suoi correligionari, dirige la lotta contro le
truppe dell’inquisitore spagnolo
Mondéz, esce illeso dalla strage
ma è fatto prigioniero. Infine
l’azione torna a svolgersi a Roma
nelle segrete del palazzo del
Sant’UfBzio, dove Pascali può rivedere Camilla, la fidanzata che
lo ha raggiunto da Ginevra e lo
esorta ad affrontare con coraggio il rogo, cui Pascali non ha
voluto sottrarsi col rinnegare la
propria fede di fronte agli inquisitori. La scena del rogo è
nella piazza di ponte Sant’Angelo.
L’esistenza di questo dramma inedito è stata da me segnalata in un saggio sui rapporti
tra Pietro Sterbini e quel movimento di emancipazione del « clero liberale italiano » che alla caduta del regno di Napoli era favorevole all’unità d’Italia e alla
censuazione dei beni ecclesiasti
ci (vedi: « Pietro Sterbini e”la
Chiesa nazionale” », nella rivista
« Il Risorgimento », Milano, a.
XII, n. 1, febbraio 1960).
È forse venuto il momento di
vedere la stesura di questo
dramma alla luce di un orientamento filo-protestante dello Sterbini che risulterebbe congeniale
al suo lunghissimo sforzo per
l’emancipazione delle masse popolari e che verrebbe a coincidere con l’attività politica e culturale che egli svolse dopo il
1860 nella Napoli liberata da Garibaldi. Qui il tribuno della rivoluzione romana del 1848, tornato in Italia dal suo secondo
esilio, fondò e diresse il giornale « Roma », che mirava ad affrettare la caduta dello Stato pontificio e a conciliare da un lato
« monarchia e democrazia », dall’altro « religione e libertà ».
Per Pietro Sterbini — una figura da rivalutare — la rievocazione della strage dei Valdesi,
che sulla traccia di un’antica
credenza egli vedeva come discendenti dei primi cristiani, rispondeva al fine di esaltare la
tradizione popolare di un persistente cristianesimo evangelico
italiano e di contrapporla al temporalismo ecclesiastico di Pio IX
(che fino a Sédan avrà la protezione di Napoleone III) nel tentativo di contribuire a creare
una « chiesa nazionale » (di evangelici alla Alessandro Gavazzi e
di religiosi cattolici « liberali »
alla Luigi Prota Giurleo) con cui
portare a compimento il moto
risorgimentale e l’unità d’Italia.
Si trattava in quel momento di
indebolire dalTinterno la resistenza papale a cedere Roma.
Luigi Rodelli
Terrorismo
e confessioni
Fra le lodevoli iniziative del
Consiglio Regionale e del Comitato regionale antifascista merita segnalazione la recente pubblicazione di un opuscolo che
mentre trae un bilancio della
lotta contro il terrorismo nel
1980 analizza contemporaneamente due fenomeni: quello delle
“ confessioni ” e quello dell’influenza che il cosiddetto partito
armato (bande nere e pseudo
BR) esercitano all’interno delle
prigioni. La pubblicazione, largamente diffusa in occasione del
25 aprile, pone l’interrogativo:
come favorire le prime, cioè le
« confessioni » e come sconfiggere l’influenza del partito armato fra i segregati nelle prigioni.
La pubblicazione riproduce analisi e proposte di politici, ma soprattutto di eminenti magistrati
e sociologi: quanto dire larga
parte di coloro che hanno condotto e conducono le indagini un
po’ in tutto il nostro Paese o che
si apprestano, malgrado enormi
difficoltà, a trarre le conclusioni
giudiziarie dalle istruttorie che
si trascinano, talvolta, da anni.
Da tutti gli interventi emerge
una valutazione precisa: il terrorismo nel 1980 ha subito duri
colpi, tali da ridurre — soprattutto in Piemonte — la pericolosità, anche se il fenomeno non è
stato ancora liquidato, e sarebbe
illusorio presupporlo considerate
le larghe fasce di coperture, malcostume, mancanza di una autentica e vera politica sociale ecc.
Nella introduzione della pubblicazione il presidente Benzi scrive « la fase delicata che stiamo
attraversando richiede un rinnovato e fermo impegno delle istituzioni e della comunità intera ».
Ma noi osserviamo che tutto ciò
non è sufficiente. Alla nostra
Italia è mancato quel rinnovamento religioso e spirituale che
solo una coscienza religiosa radicata nell’Evangelo è capace di
produrre. Già, ben ha osservato
Giorgio Tourn nell’opuscolo «-Vino nuovo e otri vecchi »: ...lasciarsi rinnovare dalla novità di
Cristo significa indossare un nuovo mantello e bere del nuovo
vino, cioè lasciare posto per il
nuovo spirito di Cristo in noi ».
D. A.
gioventù evangelica
n. 68 - aprile 1981
editoriale: Verso il Congresso Egei, di Ermanno
Genre;
Studio biblico: Neppure
io ti condanno, del gruppo Egei di Savona;
sul lavoro/3: Sindacato e
fabbrica dieci anni dopo,
di Vittorio Rieser; Contro
l’ideologia del lavoro, a cura di Marco Rostan; È possibile un lavoro non salariato?, a cura di Aldo Ferrerò;
psicanalisi; Come in uno
specchio opaco, di Francesca Spano;
teologia: Studiare teologia
oggi, di Sergio Rostagno;
Le materie fondamentali;
cosa ne pensi?, interventi
di G. Peyrot, V. Benecchi,
D. Briante, E. Stretti, A.
Valenti, V. Gardiol, C. Liotta, S. Rutìgliano;
terremoto: Il problema
della ricostruzione, di Paolo Naso;
dibattito: Le donne e gli
uomini nella chiesa, di
Graziella Tron; L’animazione nei campi giovanili,
di A. Bertin, B. Gabrielli,
S. Velluto.
Gioventù evangelica
via Luigi Porro Lambertenghi, 28 - 20159 Milano
abbonamenti: annuo lire
6.000, estero 12.000, sostenitore 10.000 - versamenti
su c.c.p. 35917004.
9
15 maggio 1981
CRONACA DELLE VALLI
TORRE PELLICE
ANGROGNA
Festa delle corali
TORRE PELLICE
Più di settecento persone si
sono date appuntamento nel
Tempio di Torre Pellice, domenica 10 maggio per la festa delle Corali. Era la prima volta che
tutte le corali si incontravano
per una festa organizzata alle
Valli ed era veramente una bella
visione d’insieme. Cantare è più
che una tradizione, per le chiese
protestanti, ha detto il pastore
Platone aprendo l’incontro: fa
parte dell’anima stessa del culto.
Le corali lo hanno dimostrato
lanciandosi in canti d’insieme,
pur avendo avuto a disposizione
soltanto un’oretta scarsa per provare ed ottenendo risultati apprezzabili.
Gli inni che sono stati cantati,
sia quelli dei canti d’insieme sia
quelli presentati dalle singole
corali, provengono in massima
parte dalla Riforma, solo qualcuno era più moderno. Questa
scelta non è casuale. Riandare
alle fonti, riscoprire quei canti
che sono stati il grido di battaglia di generazioni di credenti
per una profonda rivoluzione nel
modo di concepire la fede ed il
culto stesso, significa ribadire
la bontà delle scelte operate nel
passato e rivendicare con nuovo
vigore le centralità della decisione per la fede del singolo credente per la vita di tutta la chie
sa. Se tutto questo è vero, e la
partecipazione alla festa di canto
ce lo fa credere — a meno che
non fosse solo del folklore, ma
non lo penso — se tutto questo
è vero, perché da tante parti allora si lamenta la poca partecipazione nel canto da parte della
Assemblea? E perché in alcune
chiese le corali sono criticate in
quanto, si dice, non mettono
sufficientemente a disposizione
delle comunità i loro doni? Alcune corali cantano sistematicamente durante i culti cosiddetti
ordinari, per insegnare nuovi inni: perché non lo fanno tutte?
Eppure per cantare gli inni non
ci vuole una gran voce, quella
delle corali non è musica « colta»: essa è e deve essere espressione di fede, affermazione di
fede.
La festa di canto di Torre Pellice, anche se in essa non vi era
uno spazio dedicato a dibattito o
a discussione, ha detto molte cose; e quelle accennate sopra ne
sono solo una parte. Ha detto
anche che le corali sono una
realtà, una bella realtà delle nostre chiese e come tale possono
fare molto.
Un’ultima parola per l’organizzazione - e ne basta veramente una sola: ottima!
Paolo Ribet
PINEROLO
SuH’aborto
« L’assemblea di Chiesa di Pinerolo riunita il 26 aprile
afferma che l’aborto è uno dei
segni evidenti della nostra realtà
di peccato e che come tale non
ha nes,suna giustificazione dal
punto di vista morale e religioso;
riconosce la responsabilità di
tutti noi credenti in questo campo e il nostro dovere di adoperarci perché le cose cambino;
ritiene giusto che lo Stato abbia una legge che tenga conto
della realtà di fatto e che attraverso la depenalizzazione dell’aborto e la garanzia dell’assistenza medica gratuita cerchi di
evitare le conseguenze più dannose dal punto di vista sociale ».
Questo documento rappresenta una chiara presa di posizione
di una comunità di credenti a
favore della legge statale che garantisce oggi la possibilità di interrompere una gravidanza.
La sua stesura ed approvazione è stata preceduta da un dibattito nel quale si è posta in
evidenza la responsabilità di tutta la Comunità di fronte al Signore dinnanzi alla drammatica
realtà della scelta dell’aborto,
ma pure la libertà della donna
(e della coppia, quando «vera»
coppia vi è) di decidere di vedere realizzato il progetto di vita
o di interrompere la gravidanza.
E stato riaffermato che un sostegno per fronteggiare la realtà
di peccato in cui viviamo si trova nella Parola del Signore, che
deve essere la nostra guida e deve condurci a prendere le decisioni giuste, nei testi di Gal. 6/2
(Portate i pesi gli uni degli altri,
e così adempirete la Legge di
Cristo), nel Comandamento dell’Amore annunciato da Cristo
(Giovanni 13/34-35), nella risposta di Gesù alla peccatrice (Luca
7/50) e nel suo atteggiamento di
fronte aH’aduJtcra (Giov. cap. 8).
A preparazione cieU'assemblea
di dornenica 26, la sera dell’ll
aprile il giudice A. Pignatelli, il
past. Sergio Ribet e Bruna Peyrot avevano illustralo le finalità
rispettivamente dei referendum
di ispirazione cattolica e radicale
e della legge statale che ne è oggetto, le carenze della legge medesima, la lotta per migliorarla
c per vederla applicata; i relatori e gli intervenuti nel dibattito
hanno ribadito la necessità di difendere la legge 194, pur con i
suoi limiti, la corrcsponsiibilità
di ogni credente nella realtà di
peccato in cui viviamo, la con.sapevolezza della Grazia e dell’Amore del Signore.
Germaine Bertalot Bosìo. Il ricordo della sua profonda fede
e della sua calda ospitalità nella
casa dell’Abbadia rimarrà a lungo in noi. A tutti quelli che la
piangono la solidarietà cristiana
della comunità.
• Un grazie sincero ad Attilio
Fornerone che ha presieduto il
culto del 3 maggio e a Daniele
Garrone che ha presieduto quello
del 10 maggio in occasione della
« Domenica della Facoltà Valdese
di Teologia ».
• Durante l’ultima assemblea
di chiesa sono stati eletti i delegati al Sinodo: Costante Costantino e Bianca Natali, e alla conferenza distrettuale: Giancarlo
Griot, Luciano Long, Agostino
Valenti.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
• Anche avendola seguita nella sua malattia in ospedale, inaspettata ci è giunta la notizia
della morte della nostra sorella
Un centinaio di membri elettori, riuniti sabato sera in Assemblea di Chiesa nella sala della ex
Scuola Materna, ha approvato
all’unanimità la Relazione Morale che, preparata dal concistoro
sarà oggetto di studio da parte
della Commissione d’Esame per
la controrelazione che verrà presentata e discussa a ottobre all’inizio delle attività.
L’Assemblea ha pure approvato l’impegno preventivo richiesto per il contributo alla Cassa
Culto 1982 ed ha invece respinto
a larga maggioranza, dopo un
ampio dibattito, la proposta
avanzata da un membro del concistoro di celebrare la « festa
valdese» non il XVII febbraio
ma il giorno festivo più vicino.
A scrutinio segreto, sono stati
eletti deputati al Sinodo: Enrica
Malan e Sergio Gay; deputati
alla Conferenza Distrettuale: Ferdinando Girardon, Enrico Malan,
Dino Bellion.
• Durante il culto di domenica 10 c.m. il pastore Adamo ha
amministrato il battesimo a Simona David di Sandro e Bosio
Renata, Davide Chiavia di Bru
no e Angiolina Gamba, Igor Malan di Claudio e Carla Africano.
Il Signore assista questi bambini con le Sue benedizioni ed
aiuti i genitori a mantenere fedelmente le promesse fatte.
Ringraziamo vivamente la corale di Angrogna per l’apprezzato contributo canoro dato a
questo culto in occasione della
festa di canto delle corali.
• Tutta la nostra simpatia cristiana nel dolore ai familiari di
Rivoira Valentina della Caveia,
deceduta all’età di anni 82 e di
Tourn Ernestina ved. Buffa, di
anni 90, dei Bellonatti.
Sabato 16, ore 21, nel Tempio
del Capoluogo si terrà un concerto spirituale: i 48 trombettieri del past. Hartmeier presentano un ricco repertorio. Canta anche la nostra corale. La serata
è aperta a tutti, la colletta è destinata al rinnovo del Tempio.
Domenica 17 il culto si terrà in
collaborazione, soprattutto musicale, con il gruppo svizzero a
cui farà seguito una passeggiata
attraverso i luoghi storici.
• La serata di diapositive di
sabato 9, organizzata dal gruppo
FGEI Prassuit-Vernè, ha raccolto solo una cinquantina di persone, ma quelle che sono venute
hanno apprezzato le immagini
sui volti e sui lavori di Angrogna.
• Siamo vicini alla vedova e
al figlio di Luigi Odin, recentemente scomparso a 76 anni al
Mulino Nuovo. In Cristo vi diciamo: fatevi forza.
PERRERO-MANJGLIA
Anche se in ritardo, vogliamo
proporre la cronaca dei culti di
Pasqua a Perrero e Maniglia. A
Maniglia abiamo avuto il battesimo di Patrick Beri, di Valdo e
Giuliana Gelato. È particolarmente significativo legare il battesimo alla Pasqua, come faceva la Chiesa dei tempi più antichi, perché ricorda ad ogni credente il giorno in cui, incontrando il Signore, è nato ad una vita
nuova.
• Ricordiamo ancora il Bazar
del 17 corr. a Perrero, con inizio
alle ore 14.30. È un’occasione di
incontro comunitario a cui tutti
sono invitati a partecipare.
___________POMARETTO
Sono venute al allietare i loro
genitori Valeria Tron di Sergio
e Pons Graziella (Pomaretto) ed
Barbara Alasia di Loris e Nadia
Genre (Inverso Pinasca). Un
benvenuto alle neonate e tanti
auguri ai genitori dalla comunità
tutta. Che lo Spirito del Signore
vegli su queste bimbe e le faccia
crescere sotto la sua benedizione.
_• Concerto. Domenica 17 maggio alle ore 20.30 nel tempio di
Pomaretto avrà luogo un concerto dei trombettieri (48 elementi) della Comunità di Chrishona di Berlingen (Sciaffusa Svizzera).
SAN GERMANO
I culti della Settimana Santa
hanno visto riunirsi delle assemblee numerose e raccolte. 18 catecumeni sono stati confermati
la domenica delle Palme ed hanno partecipato alla Santa Cena il
giorno di Pasqua. A loro ed alle loro famiglie il nostro augurio fraterno e il rinnovato invito ad assumere pienamente le loro responsabilità di credenti all’interno ed all’esterno della comunità.
Nel pomeriggio della domenica delle Palme alcuni volonterosi
hanno organizzato un pomeriggio ricreativo per i catecumeni.
Quanti vi hanno preso parte esprimono la loro riconoscenza
a quanti l’hanno ottimamente organizzato.
L’Unione femminile di S. Germano si associa ai festeggiamenti per il centesimo compleanno
della signora Angèle Rostan che
si trova alla Casa delle Diaconesse.
« Madame Angèle Rostan » fu,
per molti anni, membro attivo
della nostra Unione femminile.
Ricordiamo i tanti lavori usciti
dalle sue abili mani, la pensiamo
con affetto e ci uniamo alla gioia
dei figli e delle loro famiglie.
_____________PRAMOLLO
Sabato 2 maggio si sono uniti
in matrimonio, nel tempio di
Ruata, Miranda Long e Italo
Long, lei originaria dei Sappiatti e lui di S. Germano Chisone.
• Ci rallegriamo anche con
Mara e Livio Long (Inverso Pinasca) per la nascita della secondogenita Valentina. Che il
Signore li aiuti a crescerla ed
educarla nella fede.
• Ricordiamo che è convocata
un’Assemblea di Chiesa per domenica 17 maggio, nel corso della
quale verrà fatta la relazione
morale e si dovranno anche programmare le attività per i prossimi mesi estivi.
• Il 17 maggio, terza domenica
del mese, avrà luogo il culto della gioventù che segnerà il termine delle attività di istruzione biblica. ’Tutti i bambini delle scuole domenicali e i catecumeni sono tenuti a partecipare a questo
culto. È allo studio l’organizzazione di un incontro pomeridiano con i catecumeni degli ultimi
anni.
• Venerdì, 15 maggio alle ore
20,45 il past. Platone terrà una
conferenza su « Gesù e i massmedia : l’esempio di Pasolini », e
verrà proiettato il film « L’Evangelo secondo Matteo ».
• La signora Diana Beerbhom
ci invia questo messaggio: «Cara comunità, in riconoscenza a
Dio per i miei 70 anni di vita
sotto la sua benedizione, vorrei
anche ringraziare tutta la comunità valdese di Torre Pellice che
per quasi 10 anni mi ha dato segni di amicizia, accogliendomi
con molto affetto pur essendo
straniera. Dal 15 al 17 maggio
dalle ore 15 alle 19 sarò lieta di
ricevere a casa mia gli amici
(per favore niente regali) ».
Esprimiamo alla nostra sorella i più calorosi auguri e i sensi della nostra stima.
La corale di Bobbio-Villar ha
partecipato con il canto di alcuni
Salmi dell’epoca della Riforma al
culto del 10 maggio; è stato un
culto un po’ particolare, nel quale
è stata seguita la liturgia di Ginevra del 1542. Si sono celebrati
anche i battesimi di Marina Gönnet di Silvio e Rostan Graziella e
di Enrico Zoppi di Renato e Emma Veneziani. La comunità esprime ai bambini e alle loro famiglie l’augurio di una vita benedetta dal Signore.
Ringraziamo D. Ciesch e la sua
corale per il gradito intervento.
Al culto è seguita la prevista
Assemblea di chiesa che ha votato il seguente ordine del giorno: « La comunità di Torre Pellice, riunita in assemblea il 10
maggio 1981, avendo precedentemente esaminato il progetto della
Tavola Valdese in merito all’istituzione di un Ruolo Diaconale,
esprime la preoccupazione che
la realizzazione di tale progetto
porti ad una ulteriore ’sacralizzazione’ dei servizi svolti all'interno dell’istituzione ecclesiastica,
in un’ottica non rispondente al
pensiero riformato; propone pertanto che non venga modificata
la normativa in vigore.
Riguardo al problema della
consacrazione, ritiene che la
questione meriti un approfondimento da parte della chiesa nel
suo insieme, anche in rapporto
al ministero pastorale.
Pur non avendo approfondito
la questione rappresentanza, ritiene che essa debba essere di
tipo consultivo in quanto l’ordinamento della nostra chietsa poggia sulla rappresentanza di chiese e non di organismi settoriali ».
• Sabato 16 alle ore 20.30 alla
Casa Unionista avrà luogo una
Assemblea di Chiesa per discutere la situazione del Collegio.
• Domenica 17, terza domenica
del mese, avremo il culto finale
dei corsi di istruzione biblica.
• Si sono svolti i funerali di
Alberta Faldella in Jahier. Alla
famiglia la comunità esprime la
sua simpatia cristiana.
L’Unione Femminile ha avuto o.spite la .signora Delia Bert nella sua riunione del 3 maggio. La ringraziamo
vivamente per aver condotto rincontro in cui .si trattava della fame nel
mondo.
• In ehiusura dcH’anno di attività
è .stato deciso di partecipare domenica
14 giugno alla gita storica in Val
Chi.sone e visita al priorato di Menloulle. organizzata dalla Soc. di Studi
Valdesi. Prenotazioni presso Alberiine Eynard (tei. 91460) con anticipo
di lire 5.000.
• Per rincontro dei catecumeni
fissato domenica 17 maggio l’U.F. si
rallegra di poter offrire la merenda ai
giovani e invita i loro genitori al tè.
Le .sorelle disposte a collalwrare per
questo servizio .sono pregate di mettersi in contatto con .Albertine Eynard
lei. 91460.
La Sot'iela di Cucito e Unione Femminile organizzano una gita al Centro melodista « Ecumene » a Velletri
(Roma) nei giorni 18-22 settembre. Le
i.scrizioni sono aperte alla Comunità
fino a completamento del pullman e
vanno date entro il 14 agosto presso
Valdesina Vigna (tei. 932098) con anticipo di Lire 25.000.
BOBBIO PELLICE
Molti hanno partecipato al culto di domenica 10 maggio animato dall’unione femminile e dalla
corale della Val Germanasca e
dedicato a tutte le madri. Le madri di Bobbio ringraziano le
madri di Villar che hanno partecipato al culto e tutti i ragazzi
per il mazzo di fiori e l’aperitivo
offerti dopo il culto. Alla sera, i
concistori di Villar e Bobbio si
sono ritrovati per un momento
fraterno, manifestando il desiderio di rinforzare i legami che
uniscono le due comunità.
• Domenica 17 maggio gita
della scuola domenicale a Rorà
dove animeremo il culto. Tutti
i ragazzi della scuola domenicale e del precatechismo sono convocati per sabato alle 14.30 per
preparare insieme questa giornata.
• Per la gita a Ginevra, prenotarsi prima del 24 maggio da Letizia Garnier o dal tabaccaio.
• Teatro. Lo spettacolo Amleto
(Shakespeare) del Collettivo di
Parma verrà rappresentato alla
Sala Unionista di Bobbio Pellice
martedì 26 maggio alle ore 21,
anziché venerdì 15 maggio.
RINGRAZIAMENTO
La figlia della compianta
Enrichetta Tourn
commossa e riconoscente per la dimostrazione di stima e di affetto tributata
alla cara Mamma, ringrazia tutti coloro che con scritti, fiori e parole di
conforto si sono uniti al suo dolore.
Un particolare ringraziamento al
Pastore Bellion, ai Dottori ed a tutto
il personale infermieristico dell’ospedale Mauriziano di Luserna San Giovanni, al sig. Gobello Livio e a tutti
i dipendenti del Comune.
Luserna S. Giovanni, 11 maggio 1981
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10
10.
15 maggio 1981
_______NUOVI CRITERI STABILITI DAL COMITATO CENTRALE
La politica bancaria
del Consiglio Ecumenico
Quando nove anni or sono il
CEC prese la decisione di ritirare i suoi fondi dalle Banche che
effettuav^o operazioni dirette
con l’Africa del Sud .— ricorda
Bruce Best in un articolo comparso sul SOEPI mensuel di
aprile — molti pensarono che
SI trattasse di una decisione
molto semplice da attuare.
Sembrava evidente che le Banche con succursali in Africa del
Sud contribuissero di fatto a sostenere un regime che le Chiese
qualificavano come razzista, violento ed oppressivo.
La decisione del CEC rifietteva l’intima convinzione che i cristiani non dovevano sottoscrivere l’appoggio fornito dalle Banche al regime sudafricano. Molte iniziative furono prese prima
del 1972; nel 1966 l’ONU cercò di
scoraggiare i prestiti bancari all’Africa del Sud e dei gruppi religiosi americani parteciparono
ai movimenti di protesta contro
i prestiti accordati da dieci banche americane.
Tuttavia, individuare gli aspetti etici della questione e decidere
una strategia era una cosa, ma
cercare di penetrare il complesso mondo della Banca e della
finanza era tutt’altra cosa. In
effetti all’inizio degli anni ’70 alcune Chiese credettero che la
loro protesta e le loro azioni
avrebbero contribuito ad arginare il flusso di capitali verso il
Sud Africa: ma la realtà dimostrò che si erano completamente sbagliate.
Scarsi risultati
Non investire i propri capitali
presso banche operanti con il
Sud Africa voleva dire scombussolare completamente la gestione finanziaria delle Chiese stesse. D’altra parte il CEC non poteva tirarsi indietro e nel 1975
fu chiuso un conto presso una
grande banca inglese; l’esempio
fu seguito da altre Chiese in Bele negli USA. Tuttavia non
tutti i paesi sottoscrivevano tale presa di posizione ed in certe
nazioni (Germania, Gran Bretagna) si era piuttosto per una
« persuasione amichevole » che
per una netta chiusura.
Per qualche tempo sembrò che
la linea del CEC avesse portato
i suoi frutti, ma un rapportò
nel 1979 (pubblicato dal Centro
delle Nazioni Unite di lotta contro 1 apartheid) mise in evidenza
che ben 158 prestiti per un ammontare globale di 5,5 miliardi di
dollari erano stati concessi al
Sud Africa nel periodo 1972/’78
e se si eccettua il periodo ’76/’77
i crediti accordati erano aumentati di anno in anno. Non era
Comitato di Redazione: Franco
Becchino, Dino Ciesch, Niso De
Michelis, Giorgio GardioI, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot,
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intestato a « La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 ■ Torino.
• La Luce ■: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
• L'Eco delle Valli Valdesi >: Reg.
Tribunale di PInerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pelllce (Torino)
proprio rallegrante per il CEC
che due banche delle quali era
cliente, figurassero in testa alla
lista dei sette principali creditori.
Cosa era successo? Da una parte, anche in base al segreto bancario, la fiducia del cliente superava di molto la responsabilità pubblica e d’altra parte con
l’intensificarsi della pressione internazionale le banche erano divenute più caute e prudenti nel
divulgare le proprie operazioni
di prestito all’Africa del Sud ed
infine alcune banche avevano
preferito privilegiare il settore
privato e non il governo ufficiale.
Ma il settore privato in Sud
Africa non è il solo privilegiato
dal credito; nel 1980 il governo
sudafricano lanciò sul mercato
monetario europeo un prestito
pubblico per un ammontare di
250 milioni di dollari. Quel prestito fu sottoscritto al 125%!
Le recenti
deliberazioni
L’impegno delle Chiese può
rappresentare più che una semplice azione simbolica di valore
morale soprattutto se le Chiese
ed altri organismi contrari alla
concessione dei prestiti all’Africa
del Sud uniscono i loro sforzi.
A questo scopo il CEC ha cominciato ad elaborare un insieme di
criteri per regolare le sue relazioni bancarie. Questi criteri sono stati adottati nel febbraio
1981 come base per tutte le decisioni concernenti legami futuri
con le banche:
— In primo luogo essere a
conoscenza se la banca continui
ad assicurare servizi in Sud Africa, se la banca abbia succursali
od agenzie in tale paese.
— In secondo luogo sapere se
la banca si dichiari essere regolarmente « responsabile » dei
prestiti e/o emissioni di obbligazioni in favore dell’Africa del
Sud. Questo sottolinea il ruolo
preponderante giocato nell’organizzazione dei prestiti e delle
emissioni obbligazionarie da
certe banche che non si accontentano semplicemente di contribuire.
— In terzo luogo sapere se la
banca continui ad accordare finanziamenti sostanziosi all’Africa
del Sud dopo gli avvenimenti del
1976 a Soweto (massacro di cir
ca 500 negri manifestanti antiapartheid da parte delle autorità di razza bianca).
— In quarto luogo sapere se
la banca accordi finanziamenti
a fini militari diretti od indiretti. Si tratta di finanziamenti concessi al governo ed altri organismi statali o parastatali.
— In quinto luogo sapere se i
finanziamenti della banca siano
destinati all’industria nucleare
sudafricana. Molti finanziamenti
infatti sono destinati all’ESCOM
che è responsabile in tutto il
paese del programma nucleare.
Un passo avanti
Il CEC farà partecipe di queste decisioni e di questi criteri
tutte le Chiese membro nonché
tutte le banche con le quali attualmente è in relazione. Chiederà ugualmente alle banche informazioni concernenti le loro
operazioni effettuate in ciascuno
dei campi di azione.
In un mondo dove la finanza
è una rete dalle trame complesse sembra praticamente impossibile trovare una istituzione finanziaria senza alcun legame
con investimenti in Sud Africa.
Bisogna tuttavia riconoscere
che certe banche sono più impegnate di altre in operazioni effettuate in Sud Africa e che alcune banche, con le quali il CEC
è in rapporti, hanno ridotto sensibilmente i propri impegni finanziari in Sud Africa dopo Soweto
(1976).
I criteri adottati dal CEC per
regolare le proprie relazioni
bancarie permetteranno di valutare, fondandosi sulle informazioni in possesso, in quale misura la banca alla quale ha fatto
ricorso concorre effettivamente
al mantenimento del regime di
apartheid.
A questo stadio il CEC rischia
certo di dover transigere nelle
sue relazioni bancarie e di non
avere una politica sufficientemente elaborata per misurarsi con
l’influenza della finanza internazionale. Ma si tratta di un passo avanti negli sforzi tendenti a
modificare concretamente i valori in uso negli ambienti bancari sostenenti l’apartheid e di un
avvicinamento verso coloro che
si assumono in Africa del Sud la
maggior parte della lotta contro
l’ingiustizia e l’oppressione razziale.
B. M.
Pericoli
(segue da pag. 4)
Sappiamo bene che è vero : Marco,
Anna e G-razielIa se ne potranno andare fra dieci anni e invece ci sarà
sempre un pastore a compiere quel
gesto. Ma cosa ci preme di più oggi
sottolineare? La continuità di un gesto? Il carattere oggettivo della realtà
trasmessa? O il fatto che, nel peccato e nella precarietà di chi non può
garantire di esserci ancora dopo dieci
anni, quella realtà ha .saputo coinvolgere interamente nel loro ruolo e nella interezza della loro esistenza alcuni
membri di chiesa, oltre a quelli incaricati tramite un ministero?
Ricordiamo una parola di Paolo, che
forse non sappiamo correttamente interpretare ma che ci colpisce per la
sua forza : « La mia grazia ti basta —
dice il Signore — perche la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza » (II Corinti 12: 9). La nostra
soggettività è certo anche debolezza,
ma perché preservare da essa la celebrazione del sacramento se questo potesse servire a farci ricomprendere il
senso della fede che dichiariamo e soprattutto rendere manifesta la potenza
del Signore tra di noi?
Ci conforta pensare che nel corso
del nostro culto la comunità ha reagito
positivamente, non come davanti ad un
gesto «imposto»: l'alta partecipazione alla Cena testimonia che il sacerdozio universale non è solo concetto
affermato in sede di elaborazione teologica e ribadito da un Sinodo, ma
qualcosa di profondamente sentito e
vissuto dalla chiesa, o perlomeno dalla
nostra comunità.
Scandalo
(segue da pag. 1)
Se siamo però ancora convinti
che la bussola della nostra avventura cristiana è la Parola di
Chi « ha scelto le cose deboli del
mondo per svergognare le forti »
(/ Cor. 1: 27) siamo chiamati,
ogni giorno, a riorientare le nostre scelte, la nostra vita su questo metro. A costruire, insieme.
Una comunità che tenta di affidarsi esclusivamente alla Parola
che ha respinto, in Cristo, la pretesa di dominare le coscienze ed
ha spezzato ciò che impedisce
una piena responsabilità.
La mancanza di un confronto
aperto, approfondito con la Parola del Cristo produce scandalo. Accontentandosi di quello che
si è raggiunto si perde, allo stesso tempo, di credibilità.
I Riformatori hanno visto giusto quando insistevano .sul continuo forntarsi e riformarsi della comunità dei credenti di fronte alla Parola di Dio. Non esistono altri criteri per rimettere in
piedi una testimonianza autentica, senza compromessi, che non
produca scandali. Ma per accettare il confronto che il Signore
ci propone bisogna .scendere giù
dalle vette delle nostre sicurezze, far piazza pulita dei pregiudizi che coltiviamo e accettare la
sfida che la Parola ci propone.
Con semplicità, senza avanzare
meriti o pretese. Con fiducia.
Proprio come un fanciullo.
G. Platone
REFERENDUM
Ergastolo
L’iniziativa radicale vuole abrogare due norme del codice
láñale : l’articolo 17 che prevede la pena dell’ergastolo ; l’articolo 22 che stabilisce : « la pena dell’ergastolo è perpetua ed
è scontata in uno degli stabilimenti a ciò destinati, con l’obbligo del lavoro e con l’isolamento notturno. Il condannato
all’ergastolo può essere ammesso al lavoro all’aperto ». Già
all’Assemblea Costituente era stato proposto di stabilire nella
Costituzione che non era ammessa la pena dell’ergastolo. Poi
si ritenne più opportuno non occuparsene in sede costituzionale, ma rinviare il problema alla legge ordinaria. Nel 1962 fu
approvata una legge, che prevede il beneficio della liberazione
condizionale per gli ergastolani dopo 28 anni di carcere. La
proposta di eliminare l’ergastolo dal nostro ordinamento giuridico venne presentata sia nella V che nella VI legislatura,
ma fu approvata solo dal Senato, la, richiesta referendaria è
ispirata al principio costituzionale (proclamato nell’art. 27):
«Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al
senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato ».
Perché sì Perché no
Per dire consapevolmente sì o
no all'abrogazione dell’ergastolo
forse bisognerebbe aver letto con
i propri occhi sulla cartella personale di un detenuto, nella colonna riservata alla 'fine pena’,
la parola 'mai'; od aver avuto
occasione di conoscere un ergastolano: portato, di solito, nei
primi tempi a velleitarie proteste e spunti di violenza e di ribellione, rifugiato poi in una indifferenza semicosciente, che nulla ha a che fare con la rassegnazione. Ma far dipendere la risposta da considerazioni del genere
può apparire indulgenza a sentinientalismi fuori luogo, dimenticando gravità di delitti, pericolosità di delinquenti, messa in pericolo della civile convivenza, e
specialmente la funzione dissuasiva dell’ergastolo, efficace per la
sola presenza di tale pena.
In realtà le statistiche non contengono indicazioni valide al riguardo: chi si determina a commettere delitti sanzionati con
l’ergastolo o agisce per impulsi
od occasioni determinanti esplosioni che non consentono di meditare sulle conseguenze della
propria condotta, oppure opera
nel^ quadro di una preordinata
attività, eventualmente anche
motivata da ideologie aberranti.
In queste ultime ipotesi chi delinque fa affidamento sulla improbabilità di essere scoperto,
calcola gli espedienti che possono evitargli la massima sanzione, fa infine affidamento su ricorrenti provvedimenti di clernenza. Se nonostante tutto identificati e condannati all’ergastolo, saranno proprio questi criminali ad esser portati a considerare tutto lecito, non avendo più
nulla da perdere: alcuni tragici
recenti episodi dovrebbero far
riflettere in proposito. Una polizia che sia in grado di scoprire
nella massima parte dei casi gli
autori di reati, processi definiti
in tempi ragionevoli, certezza
che le pene inflitte saranno effettivainente scontate: sono queste,
e non l’ergastolo o pene sempre
più gravi, le condizioni che possono effettivamente dissuadere
dalla attività criminale.
Sotto altri profili: anche se la
Corte costituzionale ha nel 1974
dichiarato non inconciliabile la
pena dell’ergastolo con i principi
sanciti dall’art. 21 ed anche se
il condannato all’ergastolo può
essere ammesso alla liberazione
condizionale, affermare che tale
possibilità, che non è certez.za né
probabilità, costituisca già in
concreto una eliminazione dell’ergastolo dal codice penale, così
come raffermare che il fine della
rieducazione può realizzarsi nei
confronti del condannato all’ergastolo anche perché egli può
essere ammesso alla liberazione
dopo «- almeno » 28 anni di pena
« effettivamente » scontata, mi
sembrano alibi formali che non
riescono a nascondere la reale
portata dell’ergastolo che è pena
« perpetua » per cui l’ergastolano
perde perfino la capacità di testare ed è nullo anche il testamento
fatto prima della condanna.
A chi è d’accordo con l’abrogazione dell’ergastolo, ma non ne
condivide i tempi e i modi, rispondo che come credenti 'ogni
tempo offertoci è buono per un
responsabile atteggiamento di
speranza e amore.
Aldo Ribet
II codice penale, agli articoli
17 e 22, prevede l'ergastolo come
pena più grave. L’ergastolo viene
inflitto quando il colpevole non
può fruire di circostanze attenuanti (che fanno ridurre la pena alla reclusione per 24 anni,
ovvero a periodi minori); non ha
limite di durata e comporta l’obbligo del lavoro e dell'isolamento notturno. Il condannato però,
dopo 28 anni, può essere ammesso alla libertà condizionale se ha
tenuto buona condotta. Spesso
interviene la grazia del Presidente della Repubblica. Così attualmente gli ergastolani in Italia
non superano i 300, mentre .erano oltre 450 pochi anni fa.
Nel dibattito sull’ergastolo, coloro che lo considerano una pena
inumana, e tale da escludere una
rieducazione (perché sarebbe
contraddittorio rieducare un recluso a vita) si contrappongono
a coloro che, invece, fanno rilevare come questa pena consenta
tuttavia una certa vita di relazione e realizzi comunque un intento di redenzione (lo attestano
del resto le circostanze prima ricoi'date).
Ma a me pare che il nodo del
problema attuale stia nella funzione assunta da questa pena in
un sistema che esclude la pena
di morte; inoltre, nel modo in
cui deve procedere una società
organizzata per darsi una legge penale. Le premesse per risolvere questo problema stanno nel
rapporto fra morale e politica;
più ampiamente, per noi, nel rapporto fra fede e politica. Un rapporto che, per essere giustamente impostato e articolato, richiede un’adeguata riflessione storica (Weber insegni).
Accade ciclicamente nella storia il momento in cui viene avvertita l’inadeguatezza delle istituzioni alla mutata realtà sociale.
Allora la contestazione e la scelta rivoluzionaria agitano, al loro
acme, il mito dell’inconsistenza
oggettiva della società, disponibile ad essere plasmata interamente da una volontà ideale. Ma
poi qualunque « sacro esperimento », per non concludere nella catastrofe, è costretto di fatto
a ricomporre le istituzioni a misura della società, qual è oggettivamente, anche dopo mutamenti
importanti.
Nella fase attuale della vita sociale del nostro paese il referendum sull’ergastolo rafforza di
fatto il partito di coloro che intendono riproporre la pena di
morte. Inoltre, attribuendo alle
emozioni collettive il compito di
decidere su una complessa questione di legislazione penale, che
presuppone la mediazione della
rappre.sentanza politica e della
competenza giuridica, esso contribuisce ad accrescere la diffusa
diffidenza che ormai si va diffondendo nei confronti dell’istituto
de] referendum: un istituto importante e positivo per la democrazia, introdotto nella nostra
costituzione per far funzionare
meglio le istituzioni e non per
metterle in crisi.
Per ragioni politiche, perché
sono favorevole all’istituto del
referendum, perché sono contrario alla pena di morte, a questo
referendum della scheda gialla
risponderò; NO.
Augusto Comba