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ABBONAMENTI : Interno ed Eritrea, anno L. 3; semestre L. 1,50.
Estero : anno L. 5 j — semestre L. 3. — Per inserzioni, prezzi da convenirsi.
Dlpettope e Hmminlstrotoie : BeQV«nuto C«Mi, Via magenta fi. 18, BOfflfl
Koma^ ^5 Settembre ^9^0 3^nno m = ZI. 58
V'VYV*Í* Crescit eundo — Le feste per
♦ S. Carlo — Stato e Chiesa —
Il dogma_ cattolico e l’Evangelo — Cattolici ed
evangelici — « Dopo aver cenato » — Ancora
l’opus operatum — Un’apologià del Cattolicismo — Perinde ac cadaver — Si chiude o non si
chiude? — Guerra in famiglia — Per la rimozione
dei parroci — Modernismo e scioperi — L’operaio
Cattolico e l’Editae saepe — L’Editae saepe in Francia — Buone notizie — Un monastero che ha mille
anni — Le corse dei tori nel Belgio — Il battesimo
di Littré — Il messaggio oltremondano del James —
Il corvo con le penne del pavone— 11 radio puro —
Gli scienziati e Dio — Frank Duperrut — Berlino e
Edimburgo — L’On. Luzzatti e S. Francesco — Il
bambino più ricco del mondo — Antonietta Vajros —
Giordano Girardi — Le ali di Dio — Il nostro Sinodo — Le compassioni di Cristo — Corriere Milanese — Cronachetta Romana — Ancora la Santa di
Borgo — Dai paesi del colera — Oltre le alpi e i
mari — Noterelle di viaggio — Libri e periodici ricevuti — -4uri sacra fames — Sotto Tincubo!
Crescit euodo
Si credeva di sapere che renciclica Editae saepe
non dovesse essere nè 1’ ultimo nè il più reciso
atto dell’ insana intransigenza papale, e le previsioni erano giuste. Dopo XEditae, ecco il decreto
di repressione della giovanile società democratica
francese il Sillón. Dopo il decreto contro il Sillón,
ecco il motuproprio di Pio X, destinato a serrare
a tal segno il collare di ferro dei giovani candidati alla teologia da soffocarli. Una volta si gittavano gii eretici o i sospetti d’eresia in carcere o
sul rogo ; in questi tempi « più leggiadri » si
mira a torturare e a uccidere le coscienze di coloro che non sono erètici nè sospetti d’eresia.
Che impone il Papa con questo suo motuproprio?
Due cose principalmente ; e cioè : 1) Un giuramento, di ortodossia e di sottomissione alla disciplina cattolica: giuramento che dovrà essere prestato dai professori anno per anno prima dell’inizio dei corsi ; dai chierici prima del conseguimento
degli ordini maggiori ; dai nuovi confessori ; dai
parroci, dai canonici e dai beneficiati, prima di prender possesso deH’ufficio o del beneficio ; da gli ufficiali delle Curie vescovili e dei tribunali ecclesiastici, compresi il vicario generale e i gindici ;
dai predicatori a principio di quaresima ; da l’ufficio delle Congregazioni e dal tribunale della Santa
Sede. —* 2) Un divieto assolato agli alunni dei
seminari di leggere qualsiasi giornale o periodico,
anche ortodossissimo.
Secondo nostro Signore Gesù Cristo, il discepolo
non dovrebbe giurare, ma semplicemente promettere con un si o con un no. Il Papa dunque, contraddicendo a Colui del quale si dice vicario, segue l’andazzo mondano e pretende un « giuramento » a uso tribunale, 0 corte d’assise.
Quanto a quel che le persone più sopra enumerate dovranno giurare, passi. Noi dissentiamo dai
modernisti, i quali vorrebbero restare nella Chiesa,
conservando le lor proprie idee diverse da quelle
ufficialmente e generalmente ammesse, introducendo cosi nella Chiesa una vera babele. Bisogna
esser giusti, e non condannare senza riflessione
quel che ordina il Papa per il solo fatto che l’ordini il Pap a ; e non esaltare incondizionatamente
ciò che esce da, la mente dei modernisti per il
solo fatto che è uscito da la mente dei modernisti.
A noi sorridono le condizioni nette e precise, le
quali sole scn degne d’nna persona devota alla
voce della coscienza morale. Ci spieghiamo con un
esempio. La società X professa una data dottrina ?
è retta da un dato regolamento? Chi non ammette
quella data dottrina e non può piegarsi a quel
dato regolfinento mn deve entrare nella società
X, e se vi è entrato per isbaglio, se vi si trova,
non deve pretendere di sconvolgerla, per adattarla
a’ suoi gusti, ma deve abbandonarla e al più presto possibile. I modernisti — che sono tuttora minoranza nella Chiesa papale — hanno torto di volere restarvi e di voler mettere a soqquadro ogni
cosa. Ogni simile ama e ricerca il suo proprio simile. La chiesa Y non vi va più ? Congregatevi a
costituire una nuova società religiosa, la chiesa Z,
che sia secondo il vostro cuore. — Checché ne
dicano certi giornali, noi crediamo che — salvo la
forma di giuramento — il Papa abbia pieno diritto di pretendere che chi si presenta per servir
la causa cattolica papale debba professare le credenze professate dai duci della causa cattolica papale. Non in questo consiste l’oppressione della
coscienza, che noi lamentiamo.
Il secondo punto del motuproprio è senza alcun
dubbio immensamente più grave. Un tale vi chiede
gli ordini sacri. Voi siete in pieno diritto di domandargli se la pensi come voi, signori del Vaticano, ovvero se la pensi altrimenti ; e siete in pieno
diritto di ricusare l’esaudimento della richiesta, s’egli
non la pensi per l’appnnto come voi. Ciò è giusto
non solo, ma concorre a render retta la coscienza
di quei signori chierici modernisti, che si farebbero
ordinare senza credere all’infallibilità e senza credere alla messa che dovranno celebrare poi mille
volte con somma ipocrisia indegna d’un essere umano.
Noi siamo — lo ripeteremo — noi siamo per il
giuramento, o meglio per la promessa di ortodossia ;
ma a una condizione però : che il candidato agli ordini sacri abbia sempre avuto gli occhi aperti, abbia
cioè detto qualunque libro, qualunque giornale, qualunque periodico, ortodosso, non ortodosso, eretico
di qualsivoglia colore ; abbia, in altri termini, sentite tutte le campane.
L’orribile (non sappiamo adoperar altra parola) del
mota proprio papale nou sta nella richiesta d’nn
giuramento, ma nella richiesta d’nn giuramento da
proferirsi a occhi bendati fin daUa nascita 1 Ecco un
assassinio e il più delittuoso di tutti, perchè è assassinio di quanto v’è di più sacro neU’uomo : la
coscienza. Si tende ad abolire la libertà dello spirito 1 Questa è la condanna del Papato I Questa sarà
la sua rovina I
Le feste per 5. Carlo
Non possiamo riassumere neppur brevemente ciò
che è stato fatto a Milano per onorare S. Carlo. L’impressione sommaria però è questa: Grande pompa,
grande sfarzo, grandi apparati scenici. Le moltitudini
si abbagliano così ! Il « Corriere della Sera », pur
tanto benevolo, a proposito dell’apertura della prima
adunanza plenaria del Congresso Catechistico si esprime con queste parole :
« Più che un senso di religione era in molti visi
un desiderio ed una aspettativa dello spettacolo, quell’inquietudine che si nota sempre davanti ad un sipario prossimo a levarsi ».
Questo Congresso Catechistico era il « Numero »
principale di tutte le feste, ed aveva per iscopo di
studiare la questione dell’insegnamento del Catechismo nelle chiese e nelle scuole. Argomento questo
delia massima importanza, se dobbiamo prestar fede
alle asserzioni di Pio X, il quale ebbe a dire nella
sua lettera augurale al Congresso che • la sola istruzione del catechismo può recare l’ordine, la pace, la
giustizia, la carità fra gli uomini ».
Forse molti congressisti avrebbero avuto piacere
di domandare come mai dunque ora si può far senza
dell’istruzione catechistica che riguarda la prima comunione, ma questo tasto non si poteva toccare... Una
delle « norme » per le discussioni diceva : « è fuori
discussione il recente decreto papale sulla prima comunione imposta a 7 anni ».
Tutti i congressi lasciano più o meno il tempo che
trovano, ma i congressi cattolici in ¡specie, perchè in
essi non esiste nè la libertà di parola nè la libertà
di pensiero.
Togliamo dal « Corriere » alcune considerazioni
sintomatiche : « Dando un’occhiata sommaria agli ordini del giorno, si vede un desiderio ed uno sforzo
per migliorare la fortuna del catechismo, facendo
quello che si fa per altri insegnamenti, che si rendono intuitivi e pratici con quadri, tavole, proiezioni,
eec. Quello che più dà nell’occhio nei deliberati è la
mira quasi esclusiva del Congresso ai fanciulli ; volere 0 no, è sempre di questi ohe si parla, per essi
si provvede; gli adulti, almeno in questi primi due
giorni, sono lasciati in disparte: del movimento scientifico quasi non si discorre.
Gli sforzi maggiori sono diretti alla restaurazione
della dottrina cristiana nelle scuole per i fanciulli.
E’ ben vero che nell’infanzia è l’avvenire; ma come
accade che, dopo tanto catechismo, questa infanzia si
allontana e perde il contatto coi primi rudimenti di
religione, di quella almeno che le fu impartita? »
“ E altrove : « Tutti i parroci ed ^che i vescovi
sono unanimi nel deplorare la tristezza dei tempi ;
cotesto lamento in parte è stile dell’eloquenza sacra,
ma in parte si ispira alla realtà della vita moderna.
E’ certo che, dal punto di vista religioso, i preti minori e maggiori hanno ragione di dire che la società
moderna o è schiettamente ostile al principio chiesiastico, oppure è areligiosa, indifferente al doltri-
2
LA LUCE
nario e4 alla disciplina della Chiesa. Questo il fatto
innegabile: le persone di qualche coltura — parliamo dei laici — s'immischiano il meno possibile
nella dottrina cristiana. Il poco imparaticcio di catechismo dato nelle scuole e nelle chiese viene, come
si dice, superato, in altri termini, lasciato da banda
dalla maggioranza. Per di più, i parroci assicurano
che le scuole della dottrina cristiana si vanno disertando; di qui l’ignoranza religiosa e tutto un
mondo di guai morali.
Il Congresso catechistico è chiamato a trattare l'arduo problema. Ed è problema di grande interesse ;
anche solo a voler constatare la realtà del fenomeno,
analizzarne le cause, gli elementi, per sapere come
e perchè la scuola del catechismo abbia via via perduto i suoi contatti con la vita e la coltura, è una
ricerca delle più interessanti ».
Ahimè 1 Si ricercano le cause là dove non sono.
Non sarà lo studio del catechismo ohe salverà il Cattolicesimo dalla rovina da cui è minacciato... Le tur-'
be hanno sete di Vangelo e di Cristo, e voi date
loro insegnamenti di uomini ; le turbe hanno sete e
fame di giustizia e di amore, e voi date loro spettacoli sfarzosi di religiosità teatrale, che, se appagano
gli occhi, rivoltano i sentimenti tutti del cuore.
Mentre altrove si muore di fame, di malattie, di
stenti, voi vi vestite di porpora e di bisso e vi sedete sui troni di velluto, e vi caricate le dita d’anelli, e vi sedete a laute mense. Cristo forse faceva
così? Spogliatevi, andate umili fra gli umili, predicate non il vostro catechismo, ma la sublime parola
del Dio d’amore, date primi l’esempio d'esser veri
seguaci di Cristo: e le turbe vi seguiranno, e le chiese
si riempiranno di veri credenti e non dovrete più
pronunziare sconfortanti parole come queste del
Cardinale Arcivescovo Ferrari: c Dappertutto abbiamo
tenebre e nelle chiese si va facendo il deserto ; la
scuola e la stampa congiurano contro il bene : l’ignoranza in religione dilaga ».
Ah che spettacolo edificante il vedere tanti vescovi
e arcivescovi e cardinali sobbarcarsi con entusiasmo al peso di trasportare in processione per il Duomo
di Milano la pesantissima urna d’argento contenente
il corpo di S. Carlo!
Ma quale frutto ne ricaveranno i popoli gementi
nella miseria, nell’ignoranza, nelle tenebre ?
grande statista non ha voluto già con la sua formula
far apparire i due Enti come uguali, sia pure nella
sfera loro propria ; bensì ha affermato il pensiero che
la Chiesa dovesse essere libera in uno Stato retto da
istituzioni iibere. Ma va da sè ohe lo Stato deve essere sovrano, perchè la sovranità è una sola, e solo
ad esso spetta la difesa dei diritti dei singoli cittadini e della nazione medesima. (Cf. il capitolo t I
Rapporti tra la Chiesa e lo Stato » nel nostro Cristianesimo attraverso i secoli).
E. M.
Un’apologia del CdMolidsmo
IL DOGMA CATTOLICO E L'EVONGELO
E mentre a Milano i preti, i parroci, i vescovi, i cardinali, tutti d’accordo, e il papa da Roma lamentano
che le chiese sono deserte, e che la religione è in ribasso, a Montreal al congresso eucaristico, presieduto
dal Cardinal Vanutelli, il ministro Gouin dichiara in
un discorso pieno di simpatia, che « il papato è ancora in pieno vigore 1 »
Ahimè! bisogna essere americani e canadesi per
giunta, per poter credere ancora nel « pieno vigore
del papato! »
Teresa
Nel libro Dogme et Evangile scritto da un « gruppo di preti cattolici », edito dal Nourry di Parigi (2
volumi di complessive pagine 705) sì confessa: l)che
la base biblica in favore del primato di Pietro ( c Tu
sei Pietro » eco.) è assai debole ; 2) ohe lo stesso si
deve dire dell’infallibilità papale, la quale vìen fondata su Luca XXII, 32 ; 3) che lo stesso si deve dire
anche della dottrina della transustanziazione [Matteo
XVI, 26, Marco XIV, 22, Luca XXII, 17 e I Corinti
XI, 24) : gli autori riconoscono che Gesù (secondo
S. Paolo) ha detto: c Questo calice è il patto nel
mio sangue » e non ha detto : « Questo è il mio sangue »; e riconoscono del pari che i Padri della ChiesaTertulliano, Clemente Alessandrino, Origine — e i
« papi » Gelasio e Leone interpretano diversamente
l’eucaristia, escludendo la transustanziazione ; e gli
autori ammettono inoltre non potersi col solo Evangelo sostenere questa dottrina e dubitano del suo
valore religioso e propendono a considerare come
presente non il Cristo materialmente, ma la vita di
lui*e a tenere per indispensabile la fede a render
presente in noi la vita umana e divina del Cristo.
Naturalmente il « gruppo di preti cattolici » modernisti va anche più in là e nega ciò che non è solamente dogma... cattolico, ma insegnamento evangelico. Peccato che il modernismo manchi da un lato
di equilibrio e da l’altro si illuda a tal segno da
credere che la chiesa e la religione papale siano riformabili!
Cattolici ed evangelici
La religione è cosa tanto profonda, tanto essenziale
nella vita, che è del tutto impossibile che su qualsiasi
punto un evangelico e un cattolico s’accordino compiutamente. Sussisterà sempre tra loro un complesso
grave di contraddizioni e d’opposizioni. (Da l’opuscolo
di G. Fulliquet in risposta all’abate Vogt su l'Enciclica).
STRT© E eniEsa
(1 proposito di foriDDli) del prof. P. Dorobellese.
Questo studio (che già venne pubblicato nelia ottima rivista « La Riforma Laica intende fare un
esame critico delle Ajarie formule con le quali sì esprimono i rapporti dello stato con la Chiesa.
All’A. non garbano punto oltre quella ben nota del
Cavour, le formule del Labanca t Chiese libere e
Stato libero nelle mutue essenziali funzioni • e del
Luzzatti : t Religioni libere nello Stato sovrano ».
Riguardo a quest’ultima ci pare giusta la critica che
ne fa l’A., il quale scrive : c Fede è sentimento, cui
si dà un contenuto di pensiero, pel quale non richiediamo giustificazione razionale. Ora è evidente
che lo Stato non può coartare nè il sentimento, nè
il pensiero che, nella loro intimità personale restano
liberi, assolutamente liberi da qualunque coazione
esteriore ». Bisogna quindi dir Chiese « intendendo
per Chiese quelle istituzioni sociali che danno corpo
alle varie religioni positive, istituzioni intese in tutto
il loro complesso di uomini, di azioni cultuali, di
organizzazioni, di beni ed anche di dottrine, inquanto
queste si attuino come direttrici di vita sociale ».
Però a noi non sembra neppure troppo felice la
nuova formula proposta dall’A. « Lo Stato, sovrano
e laicOf sottometta e tolleri le Chiese ». Qui si parla
di sottomessione di tolleranza, idee in contrasto assoluto con le tendenze odierne favorevoli all’esplicazione più varia e più lata della libertà nei dominii
della vita sociale. Ora si deve, anche per quel che
riguarda i rapporti delle Chiese con lo Stato, ragionare di libertà e non già solo di mera tolleranza. E,
perciò, di gran lunga peferiamo la formula di Cavour, come quella che mentre riconosce la libertà
per la Chiesa, tutela i diritti dello Stato sovrano; e
quindi il nostro principio è questo : Libera Chiesa
in Stato Libero^ cioè in Stato sovrano. Imperocché
tale è il significato della formula cavourriana. Il
“ Dopo„
Nel Nuovo Testamento si legge che Gesù istitai la
comunione « dopo aver cenato », cioè dopo la cena
pasquale. La prima comunione amministrata da Gesù
medesimo non fu dunque celebrata a digiuno, tutt’altro. La Chiesa cattolica romana — su moltissimi
punti in aperta contraddizione con le SS. Scritture
— prescrive che la comunione e quindi anche la messa
si celebrino a digiuno perfetto ! In questi giorni era
corsa voce che il Vaticano stesse .per abolire il digiuno ante missam. Non c’era pericolo ! Come volete che Pio X modifichi nulla ? Osservatore nomano infatti si è affrettato a smentire... la voce
corsa.
ñncora l’epus operatum
Il Papa in un colloquio col corrispondente romano della Croix avrebbe definita la comunione a
sette anni una « più perfetta trasfusione di Nostro
Signore ». Cosi si profanano cose veramente sacre !
Intanto in Germania i cattolici romani stessi si ribellano alla nuova fantasia di Pio X ; il quale —
con un voltafaccia atto a ricordare quello riguardante l’applicazione in Germania dell’enciclica Editae
saepe — sarebbe disposto a concedere che nei paesi
nordici la prima comunione si facesse anche più tardi.
Il mio decreto non è per voi, sembra dire il Pontefice ; come aveva detto : Le botte ai principi protestanti non sono per i vostri principi protestanti.
La comunione a 7 anni si farà nel Sud, in Italia,
per esempio, ove il fancinllo si sviluppa precocemente. Si, precocemente quanto al corpo, ha ribattuto la Post ; ma quanto allo spirito ?...
Per la rovina del Cattolicismo papale, bisogna augurarsi che Pio X viva parecchi anni ancora: accumulerebbe sbagli sopra sbagli, assurdi sopra assurdi, e gli occhi dei creduli finirebbero con l’aprirsi !
L’ha fatta il principe Lodovico ereditario della
corona di Baviera, e si vuole sia un contrapposto
ai discorsi a tinta religiosa dell’ Imperatore Guglielmo. Il principe Lodovico si è detto lieto d’esser
nato da genitori cattolici ; ha proclamata unica religione vera quella cattolica ; ha difesa la dottrina
che fa della Vergine Maria l’intercessora tra gli
uomini e Dio. Il Corriere, ripensando ai discorsi di
Guglielmo, fa scetticamente i suoi commenti, concludendo : « la bontà di una religione dipende dalle
qualità di chi la pratica ». Questo significa mettere
il carro avanti ai buoi. Se noi facciamo la religione,
se la religione non ha nessuna influenza su noi, a
che serve la religione? Qui è l’erroi’e. La religione
è un qualche cosa che non dipende esclusivamente
da noi e che crea in noi quelle buone qualità che
mancano più o meno a tutti.
Pcrindc ac cadaver
I giovani membri deH’associazione democratica cattolica francese detta il Sillon si vanno sottomettendo
innanzi alla recente enciclica-catenaccio con nna rapidità che fa male al cuore. Il giornale sillonista Nos
vacances cessa le pubblicazioni. Il vescovo di Quimper ha ricevuto la sottomissione dei gruppi sillonisti
di Brest, di Morlait, di Saint Paul, ecc. Un proposto
congresso sociale non si farà. Non abbiamo noi ragione di sperar poco dai modernisti, i quali s’impauriscono al primo soffiar di vento ? L’educazione cattolica romana uccide i caratteri : la riforma della chiesa
non può venire che dai seguaci dell’Evangelo.
5¡ chiude 0 non chiude?
Si è continuato a discutere circa al seminario di
Perugia e a quell’arcivescovo costretto a ritirarsi. Si
chiude il seminario o non si chiude ? Pare che si chiuda
e che tra un anno, quando i ristauri... murali saranno
ultimati, non vi si riapriranno che i corsi corrispondenti al ginnasio e al liceo. I giovani studenti di teologia dovranno per ciò trasferirsi nel nuovo istituendo
seminario di Assisi... ohe sarà ortodossissimo, oppure
dovranno cercar rifugio altrove.
Guerra in famiglia
La Perseveranza riceve da Roma : « Sono in grado
di assicurarvi che non appena il cardinale Agliardi
ebbe cognizione della notizia pubblicata dall’Osservatore Romano — in cui deplorandosi l’uso invalso
nei giornali cattolici di pubblicare come interviste
parole cortesi e familiari dette senza nessuna intenzione che venissero pubblicate, si fa tacito ma chiaro
rimprovero aH’emìnente porporato di avere accreditate idee che non sono quelle della Santa Sede — il
cardinale stesso ha telegrafato da Milano, dove si
trova, a Roma dichiarando che egli crede di poter
dare del giornalismo e dei giornalisti il giudizio
che gli pare e che deplora vivamente l’uso invalso da
qualche tempo nei giornali cattolici di Roma di deplorare ufficiosamente gli atti e le parole dei cardinali ».
Per la rimozione dei parroci
Un nuovo decreto ecclesiastico è stato pubblicato
e concerne la rimozione dei parroci. Le cause per cui
un prete sarà privato della sua parrocchia son queste:
« pazzia constatata per perizia medica — imperizia e
ignoranza — sordità, cecità o qualunque altra infermità di animo o di corpo che renda il parroco incapace alla cura d’ anime — avversione del popolo
anche se ingiustificata e non universale, ma tale che
impedisca i’ utile ministero parrocchiale — perdita
della buona riputazione da parte delle persone serie
e oneste — qualche colpa, che, quantunque occulta,
possa diventare palese con grave danno della Chiesa
— negligenza nell’ufficio parrocchiale, dopo due ammonizioni del vescovo rimasto senza frutto —' disubbidienza agli ordini vescovili, dopo due ammonizioni
— cause di grave momento, come troppa famigliarità
con persone estranee, noncuranza della custodia e
della nettezza della Chiesa, modo di trattare nell’esazione delle tasse parrocchiali ».
li nnnf Q Pint Romoyn St., Rochester N.
«I HI HI» n, biui Y., America) riceve abbonamenti alla Luce.
Me pegflto l’abbonaniento 7
3
LA LUCE
nVodernjstno c scioperi
Telefonano alla Peneveran&a da Roma:
« Sono giunte in Vaticano da Bergamo proteste di
sacerdoti i quali si dichiarano ingiustamente puniti
da quella Curia vescovile sotto l’accusa di modernismo.
« Le principali vittime sarebbero i professori del
Seminario che sono stati uno dopo l’altro allontanati
dalle cattedre e sostituiti senza prove certe e con gravissimo danno dell’insegnamento, che è fatto ora da
persone non del tutto a ciò indicate. Gli ultimi tre professori esonerati dell’ insegnamento sarebbero quello
di teologia dogmatica, quello di diritto canonico e
quello di fisica.
* Credo di sapere da che cosa hanno origine questi
provvedimenti che saranno forse seguiti da altri.
Dopo che la Diocesi di Bergamo è sempre stata l’avanguardia del movimento cattolico sociale, vi sono
paesi in cui il parroco indirizza e guida gli operai
e i contadini e talvolta li eccita allo sciopero ».
L’Operaio Cattolico z l’Cditae ^aepe
Della famosissima enciclica riparla in un recente
numero VOperaio Cattolico, € organo della Pia Opera
della Buona Stampa» di Carpi. L’enciclica vi è chiamata « immortale documento ». Sì, di certo, immortale ; e i posteri la citeranno come monumentò dell’insipienza del papato, che allora sarà caduto e sparito per sempre. L’Operaio sostiene che chi si è allontanato da Roma si è allontanato per odio; e, facendo d ogni erba fascio, scrive, tra le altre cose: « Fu
l’odio contro Roma che ha fomentato nella Germania le clamorose apostasie dello Schell, dello Schützer,
del Rock, del Funck, e di tutti quei piccoli Luteri
che seminano nell’Allemagna meridionale le idee del
razionalista Adolfo Harnack; come nella nostra Italia è lo stesso odio, che fece traboccar nell’abisso il
Murri, il Minocchi, il Bartoli, il Battaini ed altri non
pochi ».
L’EdiLae saepe in Francia
La « Commissione d’ Azione evangelica » istituita
l’anno scorso da 1’ Assemblea generale evangelica di
Nîmes (Francia) ha diretto ai pastori di Francia una
circolare ; in cui si protesta contro le ingiurie contenute nella storica enciclica Editae saepe ¡ si insiste
su la necessità di pubblicare anche in Francia una
confutazione documentata di dette accuse papali p si
invitano i pastori a celebrare con speciale solennità
l’annua festa della Riforma.
BUONE NOTIZIE
Si devono al Daily Telegraph, il quale scriveva:
« Notizie da Lisbona dicono che anche il Governo
Portoghese ha deciso di intrapprendere una campagna
anticongregazionista simile a quella cominciata da
Canalejas in Ispagna. Ciò produce qui grande impressione.
Gli uomini politici portoghesi hanno espresso l’opinione che nel loro paese le Congregazioni religiose
sono in numero troppo grande e che è necessario provvedere subito per liberarsene ».
CJo monastero che ba mille anni
E’ quello famosissimo di Cluny. E in questo mese
e precisamente nei giorni 10, 11 e 12 si è festeggiato
il millesimo anniversario. Dai conventi nel medio evo
uscirono evangelizzatori, già contaminati da errori
diversi, ma sinceri e potenti ; nei conventi si coltivarono le arti e le scienze, il meglio che allora si
potesse. Non ne risulta per questo che la vita monastica sia la vita ideale, oggi specialmente che la scienza,
le arti, le lettere, la vita brillano fuori dei conventi,
in mezzo al vasto mondo pieno di movimento, ove
bisogna scendere a vivere, a propagare con la parola
e più con l’esempio del sacrifizio la semenza santa
della vita di Gesù Cristo.
Le corse JoriBelgio
L’ amministrazione comunale... cattolica di Namur
nel Belgio si proponeva di permettere le corse dei...
tori a uso Spagna. E vi fu infatti una corsa ; e i giornali cattolici si sbracciarono a dimostrare che, più
che altro, quello era un divertimento innocente come
da fanciulli. Così disse, per esempio, il cattolicissimo
Ami de VOrdre ; ma una energica protesta firmata dai
pastori evangelici e quella altrettanto energica della
Società per la protezione degli animali valsero a far
cessare lo sconcio crudele : il ministro di grazia e giustizia ha pubblicato un decreto d’espulsione contro i toreadores. Imaginate come ne sia mortificato l’impresario, cioè... il municipio di Namur.
Il battesimo di Littré
: H. Draussin ha pubblicato su questo argomento un
articolo assai completo nella Vie Nouvelle. Lo sunteggiamo in poche parole. Quando il famoso positivista Littré, discepolo di Augusto Comte, morì (nel
1881), si sparse la voce ohe si fosse conciliato con la
religione ricevendo i sacramenti (battesimo e comunione). Gli amici del morto ne dubitarono ; ma come
verificar le cose ? come penetrare nei segreti d’un
santuario domestico? La stampa clericale insisteva affermando. Ma ecco, or che è poco Paolo Loyson ha
distrutto la leggenda in un articolo apparso nella
Grande Revue. Egli si fonda su gli ultimi scritti del
Littré stesso e su le conversazioni avute dal proprio
genitore (il padre Giacinto) con l’abate Huvelin, che
secondo la leggenda — avrebbe amministrato i sacramenti al positivista celebre. Paolo Loyson si vale
anche delle « memorie » lasciate dal suddetto abate.
I clericali ora combattono a spada tratta contro il
distruttore della loro leggenda, sostenendo — come fa
l’abate Frémont canonico di Poitiers — che non solo
ci fu battesimo, ma ce ne furono due: il primo dei
quali sarebbe stato amministrato al Littré moribondo
da la sua moglie medesima. Un professore accusa Paolo
Loyson di non aver saputo leggere con esattezza o
di aver svisato le « memorie » suaccennate.
Nell’ultimo scritto composto, si può dire, alla vigilia
della morte e pubblicato dopo la morte, sotto il titolo Per l’ultima volta, il Littré si professa avverso
ad una conciliazione con la Chiesa cattolica, senza nascondere che continui inviti gli eran fatti per indurlo
a rinunziare alla propria dottrina positivistica.
É probabile dunque — concludiamo noi — che la
conciliazione sia pura leggenda, come il Draussin sostiene.
Il messaggio oltremonc^ del James
L’illustre psicologo, prima di morire, aveva promesso
agli amici spiritisti di far di tutto nella vità oltremondana per mettersi in comunicazione con loro. A
tal fine consegnò dei plichi suggellati. Se da oltre la.
tomba egli riescirà a trasmettere quello stesso che è
scritto nei plichi e che nessuno per ora conosce, pei-,
chè i plichi son sempre :ehiusi, si dovrà riconoscere
che l’anima del James si sarà potuta manifestare ai
mortali. Intanto gli spiritisti americani sostengono
che il James si sarebbe già posto in comunicazione
con loro e avrebbe detto :
< Io sono in pace con me stesso e con 1’ umànità.
Sono' rinato a nuova vita, assai più bella di quanto
avessi mai osato immaginare in terra. Dite ai miei
fratelli che trasmetterò a loro fra poco un messaggio
che proverà la mia individualità. Farò quanto mi
sarà possibile per manifestarmi con chiarezza. Oh, se
sapeste come è difficile manifestarsi ai vivi da questo luogo 1 Ho ancora molto-da faticare e molti ostacoli da superare ».
Quanto a noi non abbiamo bisogno dello spiritismo,
che offre il fianco a tante obiezioni, per credere nella
vita futura ed eterna, che ci è assicurata da Colui che
visse quaggiù la vita divina.
IL coRuo conjF^PEnnE del PñuonE
L. A. Gervais nel Protestant fa alcune importanti
osservazioni intorno al Congresso internazionale del
Libero pensiero che si è radunato a Brusselle. — Il
Congresso ha eletto a suoi presidenti onorari Ernesto Haeckel e Anatole France (abate Girolamo Coignard). Ora Ernesto Haeckel,quantunque grande scienziato, è un dommatico della più bell’acqua e, per di
più, pretende di non essere ateo : vedasi infatti il suo
scritto intitolato: « Il monismo, anello di congiunzione
tra religione e scienza ». Lo Haeckel ha una religione
a suo modo, ma ha una religione in ogni modo ; mentre il cosidetto Libero pensiero non ne ammette alcuna. Il Gervais fa notare inoltre che il cosidetto Libero pensiero glorifica i martiri dell’Inquisizione, cioè
martiri... non suoi. I martiri dell’inquisizione erano...
credenti. Il prossimo Congresso avrà sede nel 1915 a
Praga, perchè in quell’anno ricorrerà il 5’ centenario
del rogo di Giovanni Huss. Se non che Giovanni Huss
era credente. Come si vede, il Libero pensiero si fa
bello del sol di luglio, e come il corvo della favoletta
si adorna di penne non sue.
IL RADIOJ*URO
Si annunzia che la signora Curie sia riescila a
estrarre dai sali di radio una particella infinitesimale, ma in ogni modo una particella, di radio pwro.
Questo strano corpo presenta l’aspetto d’un metallo
bianco, si ossida prestamente in contatto con l’aria, annerendo, aderisce fortemente al ferro, brucia la carta,
decompone l’acqua. Qualcosa di meraviglioso! Com’è
bella la natura 1 Viene spontanea su le labbra l’esclamazione del 'Salmista: < Quanto è magnifico, o Signore, il tuo nome per tutta la terra ! >.
QLI SCIENZIATI E DIO
Ci sono dei mezzi dotti atei. Ma la quasi totalità
dei grandi scienziati non è tale. Il celebre naturalista J. H. Fabre, che Vittor Hugo soprannominò
1’ • Omero degli insetti », ce ne offre una nuova
prova. Egli abita in un piccolo borgo di Serignan
(Vaucluse, Francia), ove il 3 dello scorso aprile si
festeggiò il giubileo dei suoi sessant’anni di lavoro
e di studi. Pochi giorni or sono è stato eletto grande
ufficiale della Legion d’onore. In occasione delle
dette feste giubilari, uno dei presenti gli domandò:
« Credo Lei in Dio ? » Il Fabre rispose : « Non posso
dire di credere in Dio: lo vedo.Qe prescindo da Lui,
non comprendo più nulla; senza di Lui, tutto è tenebre. Non solo ho fin qui conservata questa persuasione, ma l’ho... rinforzata. Ogni epoca ha le sue
fantasie ridicole. Reputo l’ateismo essere una fantasia ridicola. E’ la malattia del tempo presente. Misi
potrà levar la pelle, non la credenza in Dio » (Da la
Vie Nouvelle).
PR^NKJOUPERRUT
I giornali evangelici della Svizzera annunziano con
profondo rimpianto la morte del professore Frank
Duperrut. Era stato discepolo del celebre Carlo Secrétan. Insegnava filosofia presso la Facoltà di Teologia evangelica di Ginevra. Era un eccellente filosofo
e un ottimo cristiano. Mirava a sopprimere il divorzio
che divide il pensiero filosofico dal pensiero religioso.
Collaborò in vari periodici importanti, come la Revue
chrét^enne, la Semaine littéraire e VEssor. Lascia parecchie pubblicazioni: Il ciistianesimo dell’avvenire;
Cose morali; La vita in Cristo ; L’uomo di Dio; Voci
d’amici; Perchè e come io sia cristiano, — Il risveglio e l’operosità delle chiese : ecco uno de’ suoi principali intenti. Diceva : « Il nostro tempo richiede uomini che siano profeti ». E a formar dei profeti, degli apostoli, egli volse tutta l’energia del suo bell’ingegno. Il nome di Frank Duperrut ha da essere inscritto nel libro d’oro dei testimoni di Dio e di Gesù
Cristo.
Berlino c Edimburgo
I giornali esteri si sono occupati del Congresso del
libero Cristianesimo convocato a Berlino e di cui
noi abbiamo già parlato. L’opposizione è molta e in
buona parte giustificabile. Non alludiamo rii Figaro,
che pare pencoli verso il clericalismo ; alludiamo al
Reichsbote di Berlino e a parecchi giornali evangelici seri, come il Témoignage, per ricordarne uno
solo. Si è fatto un confronto tra il numerosissimo
Congresso missionario di Edimburgo e quello anche
assai numeroso di Berlino; e i cristiani più desiderosi di vita cristiana, più desiderosi di espandere il
regno di Dio e di Cristo tra gli uomini, hanno inneggiato al Congresso di Edimburgo. A Edimburgo
la chiesa fedele — nota il Témoignage — si fa innanzi con l’Evangelo in mano alla conquista del
mondo ; a Berlino — bisogna riconoscerlo — si è
mirato a unire le anime religiose, vincendo le difficoltà col negarle. In fondo i Cristiani liberi, così
detti, ossia liberali, ossia modernisti, mentre si dicono antidommatici, sono dommatici fin nel midollo
delle ossa, poiché il loro pensiero è eternamente volto
alle dottrine. Dottrine, sempre dottrine, per negarle,
s’intende, o per attenuarle o per modificarle in qualche modo : se questo non è dommatismo (negativo),
che cos’è? — Viva dunque Edimburgo ! E’ tempo di
cessare dal quisquiliare iu un senso o nell’altro. Ecco
l’Evangelo ! ecco la nostra bandiera ! Schieriamoci
sotto di essa col cuore e non col cervello solamente.
Dice bene il Roser nel Témoignage-. « Il progresso
va indissolubilmente congiunto all'antico Evangelo
nella sua integrità ».
Le precedenti parole erano già state scritte, quando
ci giunse una gentil lettera del signor Paolo Gürtler
Oberpfarrer a Fraustadt (Posen) in cui ci si assicura
che la Germania non segue il libero Cristianesimo, ma
il... Cristianesimo di Cristo. Non ne abbiamo mai dubitato, e ne ringraziamo Iddio.
L’On. Luzzalfi c S- Francesco
Rispondendo al sindaco d’Assisi, in occasione del
conferimento della cittadinanza onoraria al ministro
Fani, l’on. Luzzatti così telegrafava : « Grazie vive
cordiali a lei e suoi concittadini. Ad Assisi, sotto l’ispirazione del Santo, universale come la carità, mi
apparve più luminosa la legge di solidale colleganza
congiungente tutti gli ordini di cittadini per effetto
di una sovrana bontà intesa, ancor più che la scienza,
all’avanzamento del progresso ed a temperare, per
quanto è possibile, gli umani dolori ».
Non si dimentichi tuttavia che S. Francesco non è
che una copia imperfetta e talora un po’ grottesca
del Santo vero e unico: Gesù Cristo, che noi non ci
vergogneremo mai di chiamar nostro Signore.
4
LA* LUCE
Il hamiiind più ricca del liiània
Il piccolo Mac Lean, che non h& ancora due aniìi^
fa venire l’acquolina in bocca a un gran numero di
giordalisti e di non giornalisti. Egli pòssedeiebbe la
bellezza di 750 milioni. Su le strade ferrate hà una
carrozza per sè ; su le altre strade, unà enorme automobile con tutte le comodità possibili e iniaginàbili; balocchi d’argento e d'oro; culla d’oro regalatagli dal defunto re del Belgio. Sarà più felice degli
altri mortali ? Ci abbiamo i nostri bravi dubbi. E che
he dite di quei 750 milioni accumulati nelle casseforti di un grazioso fanciùUino ?
Ecco un altro membro attivo ed esemplare della
piccola Chiesa di Carema, che è entrato nell’ eterno
riposo, voglio parlare di
/Antonietta Vajros
nata Valero.
Essa fu un vero Evangelista. La prima volta che essa
sentì uno dei nostri canti sul Campo Santo d’Ivrea,
capì quanto Iddio l’amava. Questo pensiero racchiuso
nel suo cuore fu coltivato e crebbe, finché portò dei
frutti alla gloria di Dio. Essa si sentiva chiamata a
parlare del Salvatore e si ascrisse nell’Esercito della
Salvezza. Evangelizzò a Carema, a Piverone e a Santhià e tutti quei fratelli la ricordano. La sua voce
bellissima e sonora era messa al servizio del Signore,
sia per pregare, sia per esortare, sia per cantare. Studiava con attenzione il Nuovo Testamento che sottolineava nei punti più inìportanti.
Esempio Cristiano, essà accettò con sottomissione
la dura prova che il Signore le mandò.
Mai non disse male degli altn, neppure dei nemici.
Vero esempio di carità cristiana. Al suo funerale, che
ebbe luogo il 31 agosto a Carema, presero parte tutti
i fratelli residenti in quel borgo, quelli di Piverone
e due rappresentanti dell’Esercito della Salvezza. Fu
una vera testimonianza di affetto. Tutti poterono costatare l’amore che unisce tutti i credenti.
Posso testimoniare che l’Antonietta Vajros fu sempre assidua ai culti. Nelle nostre assemblee ella faceva sentire la sua bella voce. Ed ora chi prenderà
il suo posto ? Che il Signore abbia pietà del vedovo
e dei tre orfanelli.
G. Bert, Evangelista.
Ci si annunzia la morte del signor
Giordano Girardi
ministro evangelico. « La famiglia addolorata è però
confortata dall’eterna speranza cristiana ». Oltre a queste belle parole, la lettera di partecipazione reca il
caro versetto biblico: « Beati i morti che muoiono nel
Signore ».
La nostra simpatia agli afflitti.
LE ALI DI DIÓ
Il linguaggio nostro e specialmente quello orientale sono imaginosi. Nessuna meraviglia quindi che
Isaia (capo XXXI, versetto 5) attribuisca ali a Dio. E’
un’imagine semplicemente, ad esprimere alti pensieri
intorno alle relazioni tra Dio e gli uòmini. Leggete
i passi paralleli ed illustrativi seguenti : Esodo XIX, 4 •
Salmo XCI, 4 ; Matteo XXIII, 37 ; Apocalisse XII, 14!
Le ali sono un simbolo — 1) Il simbolo della prestezza
con la quale il Signore ci soccorre: Egli è sempre
con noi ; 2) Il simbolo della protezione : Egli ci difende onnipotentemente ; 3) Il simbolo dell’amore, di
quell’amore dolce e vivificante che il nostro cuore tanto
anela. (Da J. W. L. à.e\\'Evangéliste).
Il postro SiQodo
CJn po’ di crooaca.
Terminammo il breve cenno della settimana scorsa
con duo parole intorno alla seduta della Società di
storia valdese. Riprendendo le mosse di lì, diamo ora
una rapida occhiata ai vari momenti della testé trascorsa sessione sinodale. Non riparliamo del bel lavoro letto nella seduta di queiia Società dal prof. G.
Jalla sul pastore e storico dei Valdesi Alessio Muston,
di cui quest’anno ricorre il centenario : il prof. Jalla
ci ha promesso di favorircene un sunto pei lettori del
nostro periodico. Il presidente della Società, pastore
cav. Paolo Longo, lesse una succinta e piacevole relazione. Risiedendo ormai all’estero, egli si vide costretto a dar le dimissioni ; e il nuovo seggio risultò '
cosi costituito: pastore cav. T. Gay, presidente; prof.
D. Jahier, vicepresidente ; prof. G. Jalla, archivista ;
prof. G. Maggiore, cassiere ; pastore G. D. Hugon
segretario.
Ed ora brevemente, perchè la via lunga ne sospinge,
la cronaca dei giorni successivi. ^
I membri del Sinodo son circa 150.
Assumendo la Presidenza, il pastore E, Giampiccoli
proferisce un breve applaudito discorso, ricordando :
1) i nostri diletti .colléghi morti durante l'anno ; 2)
il venerando pastore G. Appia gravemente ammalato ;
35 le difficoltà ohe l’opera nostra incontra nel momento presente.
Legge quindi il seguente telegramma dell’on. Facta :
« Da Roma, affermazione indistruttibile di ogni libertà,
* invio al Sinodo che oggi inizia i suoi lavori il reve€ rente saluto ohe altra volta fui lieto onorato portare
» personalmente e che distanza non rende meno af< fettuoso ».
A questo telegramma del Ministro la Presidenza del
Sinodo propone Si risponda così : « Sua Eccellenza
« Luigi Facta — Roma. — Sinodo Valdese, memore
« e grato, ricambia con rispetto deferenza il cordiale
« saluto deirEocellenza Vostra e unisoesi omaggio reso
« nel nome grande di Roma a quella libertà cui é lieto
* veder sempre ispirata vostra opera di Governo ».
Ecco il telegramma al Re, e la risposta : « S. M. il
* Re— Venezia. — Il Sinodo della Chiesa Valdese,
« inaugurando la Sua sessione annuale, rivolge reve
* rente saluto alla Maestà del Re, assertore di libertà
* e fautore di ogni civile progresso. — Ernesto Giam
* piccoli, presidente ».
« Presidente Sinodo Valdese. — Torrepelliee. — O€ maggio da Lei riferito é stato accolto col consueto
« vivo gradimento dal nostro Augusto Sovrano ohe
« mi rende interprete dei suoi cordiali ringraziamenti.
— Ministro Mattioli ».
Si inviano telegrammi di simpatia alle Chiese nostre dei paesi colpiti dal Colora, e se ne ricevono le
seguènti risposte (omettiamo quella che il sig. Avanzo
riproduce egli stesso nella sua lettera che i Lettori
troveranno in questo medesimo Num. della Luce):
« Chiesa Corato riconoscente cristiana simpatia venerabile Sinodo ripete fermamente parole apostoliche
Filippesi I, 2, Romani V, 35 fine ». Firmato: Banchetti. — « Ringrazio sentitamente insieme fratelli
Bari Sinodo espressioni simpatia ; imploro divine
benedizioni lavoro codesta assemblea ». Firmato: Messina. — Durante la sessione sinodale si ricevono puro
telegrammi d’augurio da Felónica Po e da San Martino in Strada.
A proposta del seggio, il Sinodo incarica una deputazione di recare il suo riverente saluto e l’espressione della sua viva simpatia al venerando pastore G;
Appia, gravemente malato, nella sua villa di Torre
Pollice. La deputazione é costituita dei signori : prof.
E. Rivoire vicepresidente del sinodo; B. Léger moderatore ; A. Muston presidente del Comitato d’Evangelizzazione, prof. dott. E. Bosio della Facoltà teologica e prof. G. G. Malan.
II sig. Valeriano Perazzi dà lettura d’una relaziono
circa al c patrimonio della chiesa ».
Contro relazione dell’operato della Tavola (relatore
prof. avv. D. Jahier). — Queste due relazioni, come tutte
l’altre del resto, belle e importanti, furono applaudite : non lo ripeteremo altrimenti. 11 Sinodo approva
idue ordini del giorno presentati da la commissione
esaminatrice.
Il Sinodo ode quindi la bella controrelazione dell’operato del Comitato d’evangelizzazione (relatore il
pastoreErnesto Comba).Gli ordini del giorno della commissione esaminatrice sono approvati. — La sera del
martedì é destinata allo studio del problema concernente l’emeritazione (relatore il dott. R. Prochet).
Il mercoledì mattina si discute intorno ai metodi
e sui concetti dell’opera d’evangelizzazione cui attendiamo in Italia. Parlano vari oratori: U. Janni, G.
Meille, G. Rochat, G. Grilli, E. Coraba, A. Muston e
altri ancora. Chi propone si lasci il metodo alquanto
individualistico seguito fin qui, per procedere a un’evangelizzazione collettiva e necessariamente superficiale delle moltitudini. Sembra prevalere l’idea che
il miglior partito stia in una conciliazione dei due
concetti.
Uno dei molti amici stranieri intervenuti al sinodo, il dottoF Márquez (Stati Uniti d’America) deve
ripartire prima della fine del sinodo; e però reca i
saluti della grande Chiesa Presbiteriana da lui rappresentata, senza aspettare la seduta ad hoc, che ogni
anno è quella del giovedì mattina. Lo stesso giorno
di mercoledì si leggono la controrelazione dell’operato degli istituti ospitalieri (relatore prof. E. Longo)
e quella dell’operato della Scuola teologica (relatore
il pastore E. Revel) Da la discussione non risulta
nulla di particolarmente importante. — La sera, concerto di beneficenza, nell’Aula Magna del Ginnasioliceo, a pro deU’Asilo froebeliano e dell’Unione Cristiana. Il numeroso pubblico applaude calorosamente
e chiede.due bis ai bravi giovani esecutori: signor
Peyrot figlio del nostro collega Cav. Davide Peyrot;
signorine Didero, Trossarelli e P. Longo.
La mattina del giovedì è riservata ai discorsi degli amici rappresentanti di altre chiese. — Di questi discorsi, a cui rispose bellamente il presidènte
sig. E. Giampiccoli, Í ai prosmmi numeri. La rela.
zione concernente l’Amministrazione unica (relatore
prof. G. Ribetti, presidente d’Una commissione composta dei signori F. Turin, G. G. Malan, T. Gay e P.
Longo) dà luogo a un ampio dibattito. Assai interessante i tre lavori dei signori Prof. Coisson, pastore F'. Rostan e dott'. E. Meynier intorno al femminismo ecclesiastico. Saranno pubblicati e diffusi
nelle chiese. — La sera del giovedì nel vasto tempio di
Torre Pellice, nonostante il cattivo tempo, una bella
assemblea si raduna ad ascoltare la parola convinta
dell’evangeliata signor Arturo Mingardi, ex padre
capuccino Bernardino da Bussato, il quale svolge il
tema : « I segni dei tempi e la vocazione delle chieseé
Sorvoliamo almeno per ora agli altri punti del
programma sinodale. Diremo solo che le proposte
furono moltissime ; ché il Sinodo ne affidò lo studio
a una commissione costituita dei signori : pastori A.
Costabel, P. Giraud, G. Bonnet, dottor Rocchi e prof.
G, G. Malan, e che la discussione di esse riesci breve
e rapidissima.
Eiezioni
Il pomeriggio del venerdì fu tutto dedicato alle
elezioni. Eccone i risultati. Tavola Valdese: moderato^-e: B. Léger; vice-moderatore: C. A. Tron; segretario : T. Gay ; membri laici : Carlo Decker e Enrico
Rostan. — Comitato d’Evangelizzazione : presidente;
A. Muston ; membri (pastori) : B. Sevel, G. D. Buffa,
L. Rostagno, V. A. Costabel, U. Janni ; membro laico:
V. Perazzi.—Istituti ospitalieri: B. Soulier. — Facoltà teologica: G. Grilli, 0. Rocchi.
I Atti del Sinodo
A completare, iih poco l’arido resoconto del Sinodo, pubblichiamo qui alcuni tra i principali atti
o deliberazioni di esso sinodo, che il pastore R. Malan
ha avuto la bontà e la pazienza di trascriverei.
Quelli concernenti i nostri amici e benefattori dell’estero li rimandiamo al N. in cui speriamo dare
anche un cenno dei discorsi suaccennati.
Senz’altro preambolo, ecco gli atti del sinodo che
ci sembrano più idonei a interessare i Lettori evangelici :
Il Sinodo iscrive il pastore P. Griglio nel ruolo dei
pastori sotto l’alta sorveglianza del Comitato e accorda
l’emeritazione ai pastori E. Tron, D. Gay e G. Longo. —
Vota ringraziamenti alla Tavola per la sua fedele amministrazione. — Vota del pari un ringraziamento al
sig. Cougn cassiere della Tavola stessa per l’ingente
lavoro da lui compiuto in quest’ ultimo anno. — il
Sinodo, riconoscendo che il Comitato d’ Evangelizzazione ha diretto ed amministrato l’opera affidatagli
Con zelo coscienzioso e intelligenza, gliene esprime la
sua viva riconoscenza. — Il Sinodo ringrazia sentitamente i generosi amici e benefattori dell’opera di
evangelizzazione in Italia ed in modo particolare la
benemerita signora che con eccezionale liberalità ha
provveduto a fortificare degnamente l’opera della
Chiesa Valdese nella capitale del Regno. — Si votano
ringraziamenti alla Commissione degli Istituti ospitalieri. — Il Sinodo é lieto d’apprendere che il nuovo
padiglione nel Rifugio per incurabili (di S. Giovanni)
sia terminato e ne esprime la sua riconoscenza agli
oblatori. — Altri ringraziamenti al Consiglio della
Facoltà teologica. — Il Sinodo, udita la relazione della
Commissione incaricata di studiare il progetto sull’amministrazione unica, ne approva il concetto informatore, e dà mandato ad una nuova Commissione
di 9 membri, da nominarsi dal Seggio, di preparare
un progetto completo indicante esattamente come l’Amministrazione unica dovrebbe funzionare e di preparare al tempo stesso sia le modificazioni che nei vari
capitoli della vigente costituzione vengano rese necessarie dalla riforma dell’amministrazione, sia le modificazioni che in altri punti vengano suggerite dall’e,sperienza. — La Commissione dovrà far pervenire il
risultato del suo lavoro alle conferenze distrettuali ;
affinchè queste possano esaminarlo prima della prossima sessione sinodale. — Il Sinodo approva quindi
varii articoli riguardanti gli evangelisti ; come pure
delle proposte concernenti il cassiere e il bilancio
preventivo della Tavola. — Il Sinodo delibera che la
Chiesa Valdese per mezzo della Tavola aderisca all’ufficio internazionale per la Pace sedente in Berna._
Inoltre decide che una rappresentanza ufficiale della
Chiesa, in persona del pastore residente in Como,
prenda parte al Congresso Nazionale per la Pace, ohe
si terrà in quella città dal 18 al 21 corrente. — L’assemblea sinodale incarica il Seggio di scrivere una
lettera di condoglianza alla famiglia del rimpianto'W.
Kopp pastore e benefattore della comunità valdese di
JPerosa (Wùrttemberg) e per tanti anni indefesso amico
nostro e redattore del giornaletto Nachrichten aus
Italien, pubblicato nell’interesse dell’opera nostra di
evangelizzazione. — Si legge quindi il seguente ordine del giorno: < 11 Sinodo della Chiesa Valdese riunito nella sua sessione ordinaria del settembre 1910,
mentre plaude alle proteste fatte dalle Chiese Evangeliche d’oltralpe contro gli attacchi mossi dal Papa
5
LA LUCE
5'
nell’enciclica Editae saepe alla Riforma ed ai Riformatori, rammenta che S. Carlo Borromeo, il quale viene
glorificato nella suddetta enciclica, fu un persecutore
accanito dei Riformati italiani e un nemico implacabile della stessa libertà di pensiero >. — Il Seggio nomina a predicatore d’ufficio presso il venturo sinodo
il prof, Giovanni Rostagno e a supplente il pastore
U. Janni. — Si votano ringraziamenti al Seggio per
il lavoro compiuto e specialmente al presidente per
il modo mirabile con cui ha condotto le discussioni.
lmpr«5SÌ0DÌ
Ed ora due parole per concludere e per dire le
impressioni che abbiamo riportate da la nostra Assemblea sinodale. Questa sessione può certo considerarsi come una delie migliori avute fin qui. Forse
mai si è fatto tanto lavoro in così poco tempo. Quasi
tutte le relazioni e quasi tutti i lavori presentati ci
son parsi ottimi. Belli poi ed elevatissimi parecchi
discorsi proferiti da vari oratori. "Particolarmente
importante e utile la discussione circa ai metodi o
concetti dell’evangelizzazione : fu questo, certo, il
momento più felice ed efficace del Sinodo. Salvo
qualche parlata vivace, a dimostrar che anche gli Evangelici han sangue nelle vene, lo spirito che guidò
i lunghi dibattiti fu uno spirito di pace, di concordia, di gentilezza fraterna. Facciamo l’augurio — già
in parte espresso in un precedente numero — cioè
che il lavoro come quello di quest’anno e di qualche
altr’anno in avvenire valga a rendere, per quanfè
umanamente possibile, perfetto il nostro meccanismo
amministrativo; sì che, le cose andando da questo
lato come un olio, il Sinodo, senza cessare d’essere
l’Autorità nostra ecclesiastica sovrana e quindi legislativa, si converta in convegno sempre più fraterno, in cui si dibattano problemi più gravi e più
pratici, da cui, più che da quistioni di ordine prettamente amministrativo, dipende l’accendersi dell’entusiasmo per l’opera nostra evangelizzatrice d’Italia. Il Sinodo di quest’anno, trattando così bene
del problema dell’ evangelizzazione, ha mosso un
passo energico nella via che noi andiamo sognando ;
il che ci lascia ottimamente sperare par l avvenire.
Le compassioni ài Cristo
(I)
(Matteo 9, 30)
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Una dolce pietosa figura spirante bontà, con le braccia aperte per invitare ed accogliere ; una figura dolente, che muore perdonando, con le braccia distese
sulla croce, quasi ad attrarre a sè dall’alto di quel
trono d’ignominia e d’amore, tutti gli uomini e a far
piovere sulla terra, maledetta dal peccato, insieme con
le stille di sangue, i celesti perdoni e le grazie infinite; una figura raggiante di gloria che s’innalza lentamente dalla terra, con le mani aperte a benedire ancora chi rimane a lottare e soffrire ; ecco, nei momenti
salienti di sua vita, gli atteggiamenti del Cristo quali
rimangono scolpiti per sempre nell’arte e nella storia.
E sotto quella figura del Cristo consolatore e Redentore possiamo scrivere questa parola che riassume
tutto il suo vangelo: « Venite, a me, voi tutti che siete
travagliati ed aggravati,ed io vi darò riposo,». « L’uomo
di dolore » ha vibrato di simpatia come nessun altro
pei mali altrui, e verso i dolenti della vita è stato
mosso sempre da immensa pietà. Quella è stata il movente dell’opera sua redentrice e del suo sacrifizio
d’amore ; venne a guarire, consolare e salvare perchè
spinto da profonda compassione fraterna verso i malati, gli afflitti, i perituri. Prendendo le mosse dall’osservazione dell’evangelista, meditiamo insieme, con
sentimenti di adorazione e di riconoscenza, quelle compassioni di Cristo cui voi ed io siamo stati fatti segno.
Come certi grandi personaggi dell’antichità e dei
tempi moderni, Gesù non passò distratto e indifferente
in mezzo agli uomini, ma visse fra loro, li osservò da
vicino, imparò a conoscere i loro bisogni, le loro sofferenze, le loro miserie morali e materiali, per intuizione e per esperienza, salvo nel male, simpatizzando
con essi. Egli non conobbe nè praticò la massima sdegnosa del poeta latino : « Odio il volgo profano e me
ne tengo discosto; » ma, uscito dal popolo, in mezzo
ad esso trascorse la vita. « Si chinava verso terra per
respirarne l’aria greve, palpitante del soffio degli esseri e delle cose » ; tendeva l’orecchio alle grida, ai
gemiti, ai sospiri, che salgono del continuo verso il
cielo e il suo cuore vibrava di commozione e di pietà.
Vedetelo nell’opera cotidiana. Dopo una giornata faticosa, mentre cala la sera, la folla lo circonda ancora
e lo prerne, gittaudogli ai piedi i suoi malati ; ed egli,
mosso da compassione, li risana. Ha pietà della moltitudine, ohe lo segue da tre giorni e non ha più da
mangiare; del lebbroso immondo, che egli non isdegna toccare con le sue mani pure; del cieco, che fa
udire il suo lamento sull’orlo della strada ; del para
(1) Discorso proferito dal p.rof. Enrico Rivoire, inaugurando il nostro sinodo.
■ litico sopra il suo giaciglio ; dei parenti, che piangono
la morte di un loro caro e confonde con essi le lagrime ; dei poveri piagati e cenciosi, accovacciati in
mezzo ai cani alla porta dei ricchi ; della donna caduta, che gli onesti ipocriti ricacciano nel fango e vorrebbero lapidare ; del pubblicano disprezzato e odiato,
che Egli innalza all’onore dell’apostolato. Ha pietà
della gente che stenta la vita ; delle turbe affaticate
ed erranti, senza guida e senza meta ; della sua nazione caparbia e cieca, che non vuole venire a Lui,
solo capace di guidarla nella via della vita, e predice
piangendo la terribile sorte che l’aspetta ; persino de’
suoi carnefici sente pietà, e invocando la loro ignoranza, pronunzia morendo una parola di perdono. A
nissun dolore rimase insensibile, a nissun grido chiuse
l’orecchio; ogni invocazione, ogni sospiro trovò nel
suo gran Cuore eco è risposta. Non corruccio nè sdegno provava Egli verso l’uomo, il quale è pur tàfito
malvagio, ma pietà, perchè sapeva che se 1’ uomo è
molto colpevole, è pur molto ignorante e tanto infelice, essendo reso tale dalla sua stessa malvagità, poiché è felice solo chi si trova nell’ ordine e opera il
bene. Più che un colpevole, un delinquente che bisogna condannare e punire, l’uomo è per Lui un malato
che si tratta di guarire, un decaduto che occorre rialzare e riabilitare, un fuorviato che si tratta di rimettere sulla buona via, un figliuol prodigo che bisogna
ricondurre al Padre. Solo contro gl’ipocriti, i falsi
bigotti, gli oppressori e coloro che non hanno pietà
dei loro fratelli, Gesù si sdegna e pronunziò parole
roventi. Egli così pietoso e buono verso i peccatori,
c Ad ogni passo Egli si commuove in presenza dei drammi delta miseria è del dolore, e oltrepassàhdo i limiti
del suo tèmpo e del suo paese, la sua compassione èi
allarga per abbracciare in un solo amplesso di miàéricordia gl’ infelici di tutti i paesi e di tutte le età.
Sotto le varie manifestazioni del dolore. Egli ne scopre nel peccato la causa profonda, sorgente fatale che
infetta tutte le umane generazioni e versa ad un tempo
in ogni vita il doppio veleno della maledizione e della
morte ; » (Coulin) perciò ha pietà dei peccatori che Egli
vuole redimere dalla causa e dalle sue tragiche conseguenze.
Cattivi e infelici quali siamo, che sarebbe di noi fratelli, se Gesù non avesse avuto e non avesse del continuo compassione di noi?
Benediciamo Iddio di avere * un Sommo Sacerdote
il quale sa compatire alle nostre infermità, essendo
statò messo alla prova come noi in ogni cosa, fuorché
nel peccato >. Con quanta maggiore fiducia e libertà
ci accostiamo a Lui per aprirgli il cuore e dirgli le
cose più segrete, sicuri di essere compresi e perdonati,
senza bisogno di mediatori 1
Cuore più largo di quello di Cristo e più schiettamente umano nel senso migliore della parola non c’è;
natura più sensibile e più amante della sua, non la
si trova. In lui s’incarna quanto vi è nell’uomo di
più nobile e puro, elevato alla perfeziono; di Lui solo
si può dire con assoluta verità: « sono uomo e nulla
di umano, (eccettuato il male, bene inteso) reputo a
me estraneo ». Per questo ci sentiamo a Lui più vicini che a qualunque altro personaggio della storia
e in Lui riconosciamo subito, in una col Salvatore,
un fratello che ci comprende, che ci ama e che ci è
di esempio,di movente efficace e di principio ispiratore.
Invero, se la civiltà occidentale, tutta satura direttamente e indirettaroenta di spirito cristiano, ha veduto e vede una così magnifica fioritura d’istituti di
beneficenza e di opere di salvataggio a favore dei
naufraghi della vita; se i sentimenti di umana solidarietà si estendono e si affinano in modo da formare
sempre più delle varie classi soèiali e dei popoli della
terra una sola grande famiglia, che sente come suoi i
dolori e le sventure che colpiscono questa o quella
parte di essa ; se non siamo più insensibili, come gli
stoici, nè fatalisti come i musulmani, nè feroci come
i barbari o come coloro i quali, nei secoli trascorsi,
fecero di una religione di pietà e di amore una religione cannibalesca di bieco fanatismo e di crudeltà,
ma vibriamo invece di simpatia alle sofferenze dei
nostri simili, cercando per quant’è possibile di farlo
cessare o almeno di alleviarle, e gridiamo la nostra
pietà in uno spasimo doloroso, quando siamo impotenti a soccorrere, lo dobbiamo anzitutto a quel Cristo
che percorse il paese d’Israele facendo del bene, che
chiamò a sè i tapini e i dolenti per dar loro il conforto e la pace, che insegnò agli uomini che sono fratelli e come tali devono trattarsi, che proclamò beati
quell) che al pari di Lui userebbero misericordia; la
cui compassione, piena di famigliarità di tenerezza e
di affètto virile, si traduceva sempre in aiuti efficaci,
in aiuti di bontà, e ohe gittò in mezzo all’odio e all’egoismo quella nuova virtù della pietà e dell’amore
che doveva trasformare un branco di lupi, in guerra
continua fra loro, in una grande famiglia unita sempre più nell’amore del Padre celeste.
(Continua).
PRESIDEHZa 3EL COIHITàTO
---------O---------
A decorrere dal 17 di questo
stesso mese l’indirizzo del Pre»sidente del Comitato d’ Evangelizzazione, sig. Arturo Mu^
ston, sarà di nuovo: Via Na-zionale 107, Roma.
CORRIEREjyilLANESE
Viólense negli Istituti Ospitalieri. — I nostri poveri ammalati non sempre sono trattati con quella
libertà e quei rispetto dell’altrui coscienza, che si ha
diritto di esigere ai tempi nostri dagli Istituti Ospitalieri, in una città come Milano. Ecco alcuni fatti.
Tempo fa, certa Amelia Migliori, da poco conver-r
tita ai Vangelo, affetta da grave malattia al cuore
complicata da altre infermità, fu ricoverata all’Ospedaie succursale nel riparto detto di maternità, in
Via Commenda. Ma tosto che seppero che era evangelica, la monaca e le infermiere si comportarono
verso di lei nel modo più sleale e vergognoso. Perchè non voleva confessarsi nè comunicarsi, le offrivano brodi e cibi, che neppure i cani avrebbero potuto digerire. Tale esempio da parte delle monache
e delle infermiere fu facilmente seguito dalle altre
ammalate ricoverate nella medesima sala, le qnalf
spinte dal fanatismo diuienticarono che la Migliori
era una € lor sorella, nel común dolore », e si scagliarono contro di lei con ogni sorta d’ingiurie e di
motteggi.
Le cose giunsero a tal punto — qualche volta essendo
io stesso presente — che dovetti ricorrere alla bontà
deirOnor. prof. Mangiagalli per mettere un po' di
freno a tanta vergogna; e il buon professore intervenne con massima sollecitudine ; l'effetto fu efficace.
Ma se nulla si ebbe più a lamentare dalle monache
direttamente, le altre ammalate continuarono a motteggiare ed a vituperare la poveretta in modo da renderle quel domicilio un vero inferno. La Migliori si
tolse di là per ridursi presso suo figlio a Torino!
— Un’altra inferma, certa Luigia Piccenni, già da
dieci anni offesa da un complesso di malattie, è ora
da due anni ricoverata all’Ospedale Maggiore ; e, durante questo tempo, fu quasi sempre oggetto di
scherni e di vituperi da parte delle altre ammalate e di
violenze da parte delle monache. Oltrepassando sopra
altri fatti, accenno a due solamente di recente data.
— La monaca ha fatto ogni suo possibile per indurre
la Piccenni a farsi cattolica; avendo ottenuto sempre
un recisa rifiuto,' ricorse all’osoura violenza ; e, sorprendendo l'ammalata quand’era addormentata, le
mise una medaglia al collo! (Ciò ricorda, che anni
or sono, un’altra monaca, alla nostra sorella Teresa
Risi, oltre la medaglia aveva attortigliata anche la
corona del Rosario nelle mani. Svegliatasi, la Risi,
tosto che si accorse dell’offesa alla sua coscienza,
prese la medaglia e la corona e le gittò in mezzo alla
sala! Naturalmente che quell’atto produsse una specie di scandalo nelle altre cattoliche romane, per le
quali — medaglia e corona — sono coso sacre, e alcune gridarono al sacrilegio I Ma perchè le monache
spingono le cose fino a tal punto)? Così la Piccenni
tosto che si svegliò si levò la medaglia e la gittò via.
Quell’atto provocò maggiore indignazione nel cuore
di altre ammalate cattoliche, quindi nuovi accenti
d’ira, grida ed alti guai risonarono in quell’aere < senza
stelle > !
Saputo il fatto, il giorno dopo mi accostai alla monachina, e le chiesi ragione del brutto scherzo. Tutta
tremante non sapeva che cosa rispondermi; ma volendo
io una risposta categorica, chè altrimenti avrei ricorso alla Direzione, essa mi promise di non più oltre tormentare la nostra Piccenni.
Ma, ahimè! Ecco l’altro fatto. — Le ammalate cattoliche rincararono la dose delle loro insolenze e
delle ingiurie, e ciò anche nelle ore della libera entrata ai parenti ed agli amici delle ammalate. Una mattina di mercoledì l’Ospedale rigurgitava di popolo:
attorno al letto della Piccenni si trovavano il marito,
suor Margherita dell’Asilo Evangelico e il sottoscritto.
Una giovine ammalata, a pochi passi dal letto della
nostra inferma faceva ogni sorta di schiamazzo, e
coll’indice e il mignolo della mano destra faceva le
corna al nostro indirizzo, prendendo di mira specialmente suor Margherita. Il brutto gesto era accompagnato dalle parole : infernol a casa del diavolo! — ed altre, che non giungevano chiaramente
fino a noi, ma che dovevano essere di sapor acre assai, tanto era lo schiamazzo e le risate di altre ammàlate e dei visitatori vicini al letto della poco gentil giovine. Le infermiei-e'passavano e sorridevano;
le Éoàa'ch'e vedevano^ udivano, ^a come gènte di-
6
6
LA LUCE
stratta e affaccendata, guardavano e passavano oltre,
senza dire una parola. Intanto tutti gli occhi erano rivolti a noi, e poiché la fanatica fanciullona continuava
nelle sue ingiurie, suor Margherita ne fu tanto stomacata che se ne andò. La Piccenni ci diceva, piangendo: « Vedete! se così fanno nell’ora di libera entrata ed in presenza vostra e di tutto il pubblico,
potete immaginare quello che avviene quando non
c’è nessuno! E poi dite se non ho ragione di lamentarmi e di dire che sono stanca di rimanere in quest’inferno !» — E perchè le monache, in presenza a
tanta vergogna in un Istituto come l’Ospedale Maggiore di Milano, non dissero neppure una parola a
quella ragazza, forse una ignorante eontadinotta?.
— E che dirò del nostro vecchio Luigi Cozzi ottantaquattrenne, che abbracciò il Vangelo fino dal
1864? Ricoverato pur esso all’Ospedale Maggiore, per
malattia senile, la sua permanenza in quel domicifio
fu breve. Chè, dopo pochi giorni, per esaurimento
vitale, si trovò in fin di vita: Fu ben sì annunziato e
sulla tabella ufficialmente scritto che il Cozzi era
Cristiano Evangelico-, eppure, quando appunto era
aggravatissimo, la monaca avverti il prete, questi andò
per confessarlo ; ma il Cozzi non ne volle sapere.
Ritornò il prete per comunicarlo; il nostro ammalato, con le ultime forze che gli rimanevano ancora
respinse quell’atto ; ma il prete gli fece forza costringendolo a trangugiare l’ostia. Subito fu preso
da forti convulsioni, che durarono parecchio tempo,
e spirò mentre io ero presente. Il prete credéva di
aver riportato una grande vittoria con quell’atto violento e fu invece per lui un fiasco madornale. Un giovane liberale, ammalato, giacente vicino, a sinistra, scandalizzato da quell’atto inumano, svelò a me ed ai
parenti dell’estinto ogni cosa. Preti e monache credevano di preparare i funerali secondo il rito cattolico romano; facendo credere che il Cozzi aveva
chiamato il prete e che si èra confessato e comunicato; ma i parenti stessi, sebbene tutti cattolici romani, protestarono contro la violenza usata alla coscienza del povero vecchio, e assicurarono che mai
avrebbero permesso che la salma del loro caro estinto
fosse tumulata coll’intervento dei preti. Preti e monache compresero quel latino, batterono in ritirata e
il funerale fu celebrato con rito cristiano evangelico.
— E che cosa dovrò dire del nostro povero Pirloni
Giovanni ricoverato al Pio albergo S. Marco, prima
abbandonato dai parenti, i quali poi, quando fu in
fin di vita, non cessarono di tormentarlo? Si convertì forse per le loro violenze? No; acconsentì in
parte, per essere lasciato in pace. Notate che il Pirloni era affetto di alienazione mentale per mawia”di
persecuzione ; ciò richiedeva qualche riguardo a non
tormentare quell’anima già troppo e da molto tempo
travagliata, ma no: si voleva ad ogni costo impedire un funerale evangelico per onorare il cadavere
con un funerale reclame cattolico-romano. Il Direttore a cui ho ricorso più volte, informi!.
— E qui dovrei ricominciare da capo per narrare
le stesse violenze contro liberi pensatori o di' qua
lunque tendenza scettica. Non tutti hanno il corag
gio di resistere alle violenti oppressioni, e molti fi
niscono per sottomettersi commettendo atti d’ipocri
sia, pur di essere lasciati in pace, in quei domicil
coatti, che dovrebbero essere case di amore per tutti
E non sarebbe ormai tempo di finirla?
Damiano Borgia.
signor F. Boriglioni, che per varii anni fu in Roma
evangelista presso gli Israeliti.
— E’ già partito il signor Mingardi, che fu aiuto del
pastore signor Comba, durante due anni. Egli si reca
a Firenze. I più caldi auguri! a lui e al signor Boriglioni, insieme con l’espressione sincera di un vivo
rammarico.
Ancora la Santa di Borgo
6 Come sapete, la Santa era stata condotta via da una
signora. Ma la sera stessa la Santa era già di ritorno
alla propria abitazione. Ed ecco un nuovo affollarsi
di gente, a chieder guarigioni e miracoli : una donna
pretendeva di ricuperare la salute lì sui due piedi,
un altra pretendeva di ottener prole... maschia probabilmente. Intervenne la polizia. La Santa fu condotta
a un ospedale ; ma l’ospedale la rimandò alla polizia,
I perchè la Santa è sana come un pesce. Allora per liberarsene, il commissario pensò bene di consegnare
la graziosa facitrice di miracoli, profetessa di sventure e di vincite al lotto, ad un ricovero cittadino.
Cala la tela: il dramma per ora è terminato.
Dai paesi del colera
-----------©------------
Margherita di Savoia
(Foggia), 12 settembre 1910.
Caro Signor Direttore,
Le dò queste altre notizie circa i fratelli di Margherita di Savoia e di Cerignola, per tranquillare
tutti gli altri fratelli, che hanno pregato il Signore
per noi e che ci han mostrato la loro simpatia anche
scrivendoci parole di conforto.
Qui a Margherita, sono cinque giorni che non si
sentono più dolorose notizie. Nessun caso nuovo
e nessun morto. Anche a Cerignola si è verso la fine.
Possiamo esserne riconoscenti al Signore, chè il colera
sta scomparendo e nessun fratello di Cerignola e di
Margherita è stato colpito.
Il giorno 6 settembre, il Presidente del Seggio al
Sinodo, signor Ernesto Giampiccoli c’inviò il seguente telegramma: « Il Sinodo Valdese, all’inizio
dei suoi lavori, invia affettuosissimo saluto cari fratelli Pastori, Evangelisti, Membri di Chiesa, che si
trovano nelle plaghe colpite dal colera, assicurandoli
della sua simpatia nelle dolorose circostanze che attraversano. In alto i cuori, all’ ombra dell’ amore
Divino ».
Il mattino del giorno successivo, mi portai a Cerignola per visitare e conforfare quei fratelli, è per
mostrar loro la simpatia che i nostri fratelli hanno
per noi in questo tempo di dolore. Lo stesso giorno,
da Cerignola, inviai al sig. Giampiccoli il seguente
telegramma : « I fratelli di Cerignola, Margherita di
Savoia, sono incolumi da epidemia colerica. Ringraziamenti simpatia mostrataci ».
R. Avanzo.
OLTRE LE ALPI E 1 n^Ki
Gronachetta Romana
Abbiamo ricevuto la relazione annua di questa Chiesa
di Roma e ne ricaviamo le seguenti notizie. La nostra
Chiesa (Via Nazionale, 107) annovera adesso 23 membri
più dell’anno scorso ; « il numero di catecumeni non è
mai stato così considerevole ; gli alunni della Scuola
Domenicale cominciano a trovarsi a disagio nelle due
salette ormai insufficienti; le contribuzioni dei membri di Chiesa sono in aumento ; le offerte degli amici
e aderenti hanno raggiunto una cifra che non avrem
mo mai osato sperare ; le collette domenicali sono incoraggianti », E la relazione prosegue, domandando :
« A tale progresso numerico ed economico corrisponde
il progresso che più ci sta a cuore, quello spirituale ?
Crediamo di poter rispondere affermativamente, 6011a
ferma fiducia di non farci pericolose illusioni : i culti
sono stati molto frequentati, specialmente quelli di
Santa Cena (o comunione) furono assai edificanti per
il numero di coloro che sentirono il bisogno di accostarsi alla Mensa del Signore ; la pace e l’armonia
regnano nella Chiesa... ». E la relazione invita alla
riconoscenza verso il Signore ; e termina con * due
buone notizie » : 1) Nello stabile di Via Nazionale accanto al Tempio, è stata collocata una ve/trma di libri.
La gente si ferma e acquista specialmente Nuovi Testamenti. — 2) La Chiesa ha conseguito la tanto desiderata autonomia, come i Lettori già sanno.
— Parte per Cincinnati (Stati Uniti d’America) il
Svizzera
Gli affari dei birrai van male. L’uso della birra è
diminuito del 10 per cento.
— Un periodico svizzero fa notare come le chiese
del Valais progrediscano spiritualmente. Si è costituita una nuova congregazione o parrocchia.
Ginevra. — L’organo cattolico clericale il Courrier
de Genève ha pubblicato un altro dei suoi oltraggiosi articoli contro il famoso Padre Giacinto.
— Il predicatore Frank Thomas ha tenuto e terrà
nella Victoria Dall e nella Cattedrale 4 conferenze
destinate agli stranieri, che in questa stagione visitano Ginevra. Il Thomas si propone di render nota
agli stranieri — che conoscono soltanto la Ginevra degli sports — la Ginevra religiosa.
—■ I signori Dardier e Sauvin hanno incominciato
il 4 di questo mese le radunanze popolari d’evangelizzazione ad aria aperta, a « campagne La Rosière,
9, route de Chêne ».
Losanna. — Il Municipio ha dichiarato che non
permetterà mai l’introduzione di bische nella città.
Francia
L’ex abate Pietro Dabry sta per fondare un giornale dal titolo: * La Francia repubblicana ». — L’abate Vrai è tornato prete, ha ottenuto un posto di
curato o vicario nella parrocchia Saint-Thibault a
Joigny, senza ritrattazione di sorta, e si propone di
collaborare ancora al Chrétien dell’ex prete mezzo
modernista, mezzo evangelico, Andrea Bourrier. Curiosa specialmente quest’ultima notizia, se è... esatta.
Versailles.— L’il corrente, un convegno dello Unioni
cristiane (del Gruppo della Senna) a Versailles. Tre
discorsi meritano di essere mentovati : l) Le fonti
della vita cristiana (oratore : Ladam); 2) Lo svolgersi
della vita cristiana (Chevalley); 3) I frutti della vita
cristiana (Chevalley).
La Bonrboule. — Uno dei più noti pastori evangelici di Francia ha tenuto tre conferenze importanti:'
sotto il titolo generale : c La democrazia e l’Evangelo ». I titoli particolari son questi: 1) L’Evangelo
e la libertà; 2) L’Evangelo e l’eguaglianza; 3) L’Evan-,
gelo e la fraternità.
Niort. — Si annunzia per i giorni 18, 19 e 20 ottobre un Convegno di studi religiosi e sociali. Ecco inbreve il programma: 18 ottobre-. 1) Adunanza di
preghiera; 2) La sincerità e la tolleranza, fonda-,
menti di ogni educazione, la vera laicità (Bost di
Rennes;; 3) Psicoterapia e cura morale (prof. Enrico
Bois) ; 4) conferenza di Enrico Bois sul « Cristianesimo'in oriente ». — 19 ottobre-. 1) Adunanza di
preghiera ; 2) Il Cristo e l’educazione (Vergerà); 3)'
L’ufficio della famiglia nell’educazione morale e religiosa (Genet) ; 4) L’ufficio della chiesa nell’educazione morale e religiosa (Jospin); 5) Il valore della
preghiera (Morize); 6) Conferenza in contraddittoria
(Chevalley) sul tema : « Evangelo e libero pensiero ».
20 ottobre : 1) Adunanza di preghiera e comunione ; 2) Come formar individui cristiani sociali?'
(Durand); 3) I passatempi dei giovani (Schmidt); 4)
Esame delle deliberazioni prese al Congresso cristiano sociale di Besançon; 5) Che possa e debba essere l’azione cristiana sociale tra la gente di campagna; 6) Conferenza di Gastone Richard professore
di Scienze sociali all'Università di Bordeaux sul tema:
« La democrazia evangelica e la democrazia positivista ».
Al Convegno ci si iscrive, rivolgendosi al pastore
Bordarier, 77, av. de Limoges; oppure al pastore
Lhdumeau, 17, av. Bujault, Niort.
Annecy. — (Haute Savoie). Poiché devo attraversar
la Savoia ti mando due righe. Da Ginevra, via Annemasse, fin qui ci voglion due ore abbondanti di diretto, il paesaggio è interessante assai, le carrozze di
IIP classe sono ben pulite e imbottite le panche. Avevo
per. vicino un prete francese, che parlava correttamente
l’italiano. Vide il nome di Guido Podrecca su un giornale italiano che avevo, sorrise e mandò a quel caro
amico le più squisite benedizioni a rovescio.
Ho fatto visita al gentile pastore Noyer, officier
d’Académie, titolare di questa comunità evangelica e
della vasta diaspora dell’Alta Savoia.
La città di Annecy sta preparando accoglienze oneste e liete al presidente della repubblica che le farà
visita» a-giorni in occasione-del cinquantenario dell’annessione della Savoia alla Francia, saranno archi
trionfali luminarie, spari di colpi di cannone, festa
veneziana sul lago, ecc. ecc. Si aspetta un’ affluenza
straordinaria di forestieri. Il presidente alloggerànel
palazzo principesco della prefettura, fatto erigere da
Napoleone III subito dopo l’annessione, in una posizione incantevole un po’ fuor di città, lungo il lunghissimo viale di platani annosi e colla vista sul lago
e sui monti che gli fanno corona. Il P. Noyer mi diceva : « Nous français, sommes toujours plus révolutionnaires que vraiment républicains, nous avons encore tôutes les mauvaises habitudes de la monarchie ».
Ho anche avuto il privilegio di far la conoscenza
dell’ottimo signor Ullern, francese, di origine scandinavica che dirige la missione della tenda. Ei mi volle
a cena. L’accompagnai quindi alla tenda, che ha tutta
l’apparenza di una modesta cappella dalle mura di
tela e può contenere circa 200 persone. Ieri sera non
era piena, ma vi era un uditorio oltremodo simpatico,
raccolto, attento. Il sig. Ullern incominciò con una
breve preghiera ed una breve allocuzione per presentare l’oratore sig. Piane, giovane e valente predicatore, che trattò dello scopo della vita. Quindi mi offerse la parola. Fui anch'io brevissimo, si chiuse col
Padrenostro. La missione dura da 6 settimane. Talvolta si canta, ma ieri sera non c’era il coro. Il sig,
Ullern vuol ora prendere in affitto una beila sala
centrale e arredarla decentemente per fare un’opera
stabile. Dio lo benedica.
_____________ Paolo Calvino.
(1) Ritardate, per causa del tutto involontaria.
N. d. D.
LIBRI E PERIODICI RICEVUTI
La Riforma laica, N. 8 (agosto). — La Cultura contemporanea N. 16 (agosto). — L’Avanguardia N. 7
(agosto-settembre). — Rassegna Numismatica, N. 5 (settembre). — Battaglie d’Oggi, N. 9 (settembre). — Vita,,
rivista quindicinale di azione per il bene, N. 12-13
(15 agosto). — Lodovico Paschetto : Il Cristianesimo
ad Ostia, Estratto dalla Rivista Cristiana, — Attiliodalla, In Pragelato, idem.
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografia dell’Istituto Gould, Via Margbera 2, Roma,
7
LA LUCE
Auri Sacra Tames
(La. tornaentosa fame dell’oro).
Da quel giorno fatale sono scorsi migliaia e migliaia
di anni. La civiltà umana è praticamente una civiltà
senza Dio. Ma questa civiltà non rende felice l'uomo.
Essa moltiplica le leggi, cioè, i legami, e mentre vuol
far felice l’uomo, lo fa schiavo ed infelice. L’uomo è
un essere infelice. Il dolore continuamente batte alla
sua porta. L’angoscia lo perseguita e il pianto è suo
compagno dalla culla alla tomba. Ad ogni nuovo dolore umano la civiltà cerca il rimedio in una nuova
legge, e non si avvede che così facendo, ai dolori antichi ne aggiunge dei nuovi : i dolori della schiavitù.
Gli uomini, da migliaia e migliaia di anni, cercano
nella civiltà il rimedio sovrano contro la povertà, e
questa non vuol partirsi da loro ; combattono da mi-gliaia e migliaia di anni contro le malattie, e queste
sono sempre colla spada alle reni dietro alla fuggente
umanità : cercano da migliaia e migliaia di anni la
miglior forma di governo, e sempre cambiano perchè sempre scontenti; invocano da migliaia e migliaia
di anni la felicità e la fine dei loro dolori, e non
hanno per risposta che i rintocchi funebri della cam,pana della morte. L’uomo è un essere infelice, perchè, fino dagli inizi, del mondo, abbandonato il Dio
che l’aveva creato dal nulla, si diede a seguire stoltamente il suo gran seduttore l’Angelo delle tenebre ».
Questo, in breve, è il sunto della grande conferenza
«del nostro amico il doti. Lutz. Essa fu ascoltata con viva
attenzione, e quando essa ebbe termine, suscitò i più
.-svariati commenti. Il dott. Lutz, o meglio la Bibbia,
condannava la nostra civiltà e dichiarava a chiare
note la sua bancarotta. Guglielmo si schierò imme.oliatamente dalla parte della Bibbia ed io pure. Tutti
i pessimisti che si trovavano nella sala furono dello
-stesso parere ; differirono solo quei pochi pei quali
la civiltà consiste nelle ferrovie e nella luce elettrica,
e, purché essi stiano bene, poco loro cale se due terzi
del genere umano soffre, muor di fatica e patisce la
fame. Per egoisti tali la civiltà è un mercato e nulla
più. Tutti i sapienti antichi e moderni sono stati dello
! stesso parere : cioè, che la cosi detta civiltà, non che
alleviare i dolori umani, non fa che accrescerli, perchè
fa all’uomo il dono fatale di una maggior coscienza
■ del male e di una più grande sensibilità verso il
■ dolore.
Soifo VimuBo!
Proprietà riservata — Biprodazione proibita
Allentò la stretta dei suoi pugni così improvvisamente, ohe Don Angelo fu per perdere l'equilibrio.
— Vada, — proseguì scrollando le spalle — e faccia
. a modo suo, se le sta tanto a cuore di suscitare dei
guai. Ho tentato di evitarle rimorsi e sciagure forse
irreparabili. Ella non vuole darmi ascolto... corra
dunque ora liberamente verso il precipizio e vi si
getti a capofitto. Alla fin fine ognuno è padrone di
sceglierai la propria sorte. E a me, che me ne deve
importare della sua?
Don Angelo era libero ! Ansante si appoggiò alla
muraglia e macchinalmente si diede a sfregarsi or
l’uno or l’altro polso; chè gli dolevano tanto da spremergli le lagrime dagli occhi. Ora che era libero, ora
che avrebbe potuto correre in chiesa e smascherare
l’ingannatrice, egli non si sentiva più la forza di muovere un passo. Provava delle sensazioni strane, come
di mille aghi che gli forassero il cervello, come di un
peso enorme, che gli tenesse le gambe inchiodate al
suolo, come di una cascaggine di tutta la persona, che
lo costringesse ad accasciarsi per terra. A questa così
subitanea prostrazione fisica, dovuta alla breve ma
violenta lotta sostenuta col frate dietro l’impulso cieco
della collera, si aggiungeva una quasi completa prostrazione morale, dovuta questa alla lotta che si andava dibattendo nelle profondità della sua anima e
che, per esser tacita e segreta, non era perciò meno
aspra, nè men faticosa. Parlava ancora in lui, a voce
alta e chiara, l’innata rettitudine della coscienza, sostenendo non dover egli, a nessun costo, farsi complice d’un inganno e d’un’impostura. Parlava con egual forza il senso della giustizia, spronandolo a non
lasciare impunito il colpevole. Ma la ragione, con le
medesime parole del frate, e il cuore, a cui l'eccitata
fantasia rappresentava con vivezza straordinaria i tragici risultati di un’azione troppo precipitosa, e tutti
insieme i miti sentimenti propri della sua natura, i
quali si ridestavano ora improvvisi, si accordavano
per consigliargli la ponderatezza e la prudenza. A quale,
a quale di queste voci dare ascolto ? Sentiva bene che
ibisognava decidersi presto. Ogni minuto che passava
II giovane Alberto annui interamente alla conclusione della lettera della sua fidanzata. Egli ne aveva
avuto in se stesso molte prove, e non passava giorno
che non la riscontrasse per vera in ogni cammino
della vita. Quanto più cresce la coscienza della vita,
tanto più copiosa dalla misteriosa sorgente sgorga
l’onda amara del dolore.
XIV.
Homo homini lupus.
La lettera di Miriam Olden fece una grande impressione sull’animo di Alberto, anche perchè, vivendo
egli nel Bowery aveva modo di verificare quotidianamente la verità delle asserzioni del dott. Lutz. Le
persone colle quali egli veniva giornalmente in contatto, erano addirittura assetate di denaro : volevano
arricchire a tutti i costi ; non sognavano che la ricchezza quale strumento di potenza, quale fonte di
piacere, quale porta che apriva l’adito alla civiltà.
A New York c’era la febbre del denaro. Giungevano
colà da ogni parte del mondo emigranti d’ogni classe
e d’ogni condizione. I più non possedevano nulla :
spesso i soli abiti che avevano in dosso. Nei loro
paesi erano stati sfruttati nelle maniere più orribili ;
nel nuovo mondo continuavano a subire Io stesso
trattamento. I grandi industriali americani avevano
bisogno di braccia forti e robuste per lavorare alle
loro macchine : i grandi possidenti agrari volevano
dei nuovi schiavi da sostituire agli antichi, ohe la
guerra del 1864 tolse violentemente dal loro ferreo
pugno. A New York arrivavano quotidianamente migliaia e migliaia di giovani, uomini e donne. Era un
vero mercato di carne umana. C’e n’era per tutti i
bisogni e per tutte le esigenze della civiltà. Al tempo
di cui parliamo, nè i Governi degli emigranti, nè
quello degli Stati Uniti si davano troppo pensiero
degli emigranti. A quel tempo vigeva la politica del
lassez taire. In Europa tutta quella gente ora di troppo •
agli Stati Uniti era necessaria. Gli Stati dell’Ovest la
domandavano. Sterminate foreste da tagliare, vasti
terreni da dissodare, miniere di carbon fossile, d’ar
gento, di rame da sfruttare, domandavano bracciabraccia, sempre braccia. I padroni di quelle foreste«
di quei terreni, di quelle miniere erano americani’
spesso Compagnie anonime, per lo più Società semi!
politiche, le quali avevano acquistato quelle ricchezze
per poco o niente, spesso per niente, avute in premio
dei servigi resi al partito che allora dominava nel
paese. Quelle ricchezze erano un capitale che giaceva
inoperoso. Le braccia umane dei nuovi venuti l’avrebbero tolto dal suo sonno, forse cento volte secolare,
e gli avrebbero fatto produrre altra ricchezza. Per
chi ? Pei signori americani, per le Compagnie potenti
che lo possedevano, per tutti coloro che sedevano al
lauto banchetto della Nazione. E gli operai, gli emigranti, i nuovi venuti ? Essi avrebbero raccolte le
bricciole che cadevano dalla mensa dei loro padroni.
Ifra il 1870 e il 1900 le bricciole erano piuttosto abbondanti ; di poi divennero sempre più scarse, fino
a mancare affatto. Chi va al presente agli Stati Uniti,
corre rischio di morir di fame più e meglio che non
in Europa.
Al tempo di cui parliamo, l’industria negli Stati
Uniti era fiorentissima. Ma coll’industria fiorivano
anche i Sindacati industriali, i trusts, le Leghe fra i
produttori, che da una parte dovevano produrre i
milionari e i migliardari del giorno d’oggi ; dall’altra
dovevano ridurre in schiavitù e alla miseria migliaia
ei migliaia di famiglie.
L’ex-marchese Alberto si aggirava del continuo fra
queste due classi. Egli viveva in mezzo agli sfruttati
e si teneva in contatto cogli sfruttatori. Il Sonnenheim
era uno di questi ultimi. A poco a poco, egli venne
a sapere che il suo principale, il giudeo Sonnenheim,
possedeva altre quattro Banche come la sua, una fra
i giudei, una fra gli slavi, una terza fra i greci, e una
quarta fra gli asiatici. Il Sonnenheim era sempre il
contabile della North Pennsylvania Bank ; ma allo
stesso tempo, dirigeva le sue Banche, le quali venivano
ad essere affigliate alla Banca della North Pe?insylVania. I fiumi correvano al mare. I ruscelli alimentavano segretamente il lago. I denari degli emigranti,
dei poveri, dei diseredati dei beni della fortuna, venivano fatti circolare dai ricchi americani. Le bricciole, cadenti dalla tavola dei ricchi americani, tornavano moltiplicate nei loro cofani. Sonnenheim non
cpmpariva mai quale titolare delle proprie Banche.
Egli aveva messo alla loro testa degli emigranti, appartenenti alla Nazione che egli voleva sfruttare. Il
Sonnenheim, nella sapienza del suo cervello, aveva
deciso in cuor suo di sfruttare gli Italiani, a a questo
scopo egli aveva scelto per suo aiutante di stato maggiore un nobile italiano autentico, l’ex-marchese Alberto Do Paoli.
(Continua). (11)
Prof. Giorgio Bartoli.
poteva esser fatale, ed egli tentava, tentava invano di
trattenere il pensiero su quell’argomento e di obbligarlo a risolvere il tormentoso problema. Il pensiero
affaticato si ribellava, si allontanava, vagava altro ve
A poco a poco, per involontarie e strane associazioni
d’idee. Don Angelo si trovò ricondotto coll’ imaginazione al tempo (oh, quanto lontano ormai 1) in cui non
ancora gli erano note le fattezze e la voce di quel
frate, che i suoi occhi affascinati seguivano ora in
tutti i suoi movimenti, mentre irrequieto camminava
avanti e indietro lungo la siepe dell’orto nella scialba
luce lunare. Che deliziose visioni di pacel Dall’alba
al tramonto, nell' attività lieta della vita domestica,
nell’attività austera e pur dolce della vita sacerdotale,
nelle sodisfazioni dell’intelletto, in quelle più intime
e più apprezzate della coscienza e del cuore, in tutto
regnava la pace. E dopo il tramonto, o nelle tarde ore
della sera, allorché l’anima, libera dalle cure terrene,
poteva abbandonarsi alle plaèide contemplazioni del
creato e, da quelle, librandosi più in alto, elevarsi alle
mistiche contemplazioni di Dio, quanta pace ! quanta
pacel Altri tempi! Un soffio di bufera era passato
via e aveva sconvolto e devastato ogni cosa. Un soffio
di bufera era passato via turbinoso e là dove prima
allignava l’amore aveva seminato l’odio, dove regnava
la pace aveva acceso la discordia. Ed ecco anche nel
mite animo del prete bollivano collere improvvise,
divampavano desideri di vendetta, serpeggiavano sospetti maligni. Ah come si vergognava di sè stesso,
del suo lento, ma sicuro, ma progressivo decadimento
morale ! Le guance gli scottavano infiammate di rossore, ricordando l’insulto che, poco prima, aveva lanciato, senza ragione alcuna, a quel povero frate.
E d’un subito, dimenticando ogni altra cosa, sentì
il bisogno di umiliarsi dinanzi a lui e di ottenerne
il perdono. Ritrovò le forze per muoversi e gli andò
vicino.
— Ebbene? — fece l’altro in tono sarcastico. — Perchè è ancora qui? Che cosa protende ora da me?
— Padre — rispose Don Angeio commosso — dimentichi, la prego. L’ho offeso e Lei ha mille ragioni
per serbarmi rancore, ma...
— Basta, basta — disse il frate, stendendogli la mano
e raddolcendo la voce — ho ben compreso che Lei era
fuor di sè in quel momento. Non se ne parli più. Ma
le sarò grato. Don Angelo, se in avvenire, nonostante
le apparenze, vorrà credere che io non le sono nemico.
Il prete sospirò, scosse il capo in aria inore
dula e ritirò la mano, che l’altro stringeva ancora.
Nonostante le apparenze dico — proseguì il frate
perchè è certo che io mi trovo, rispetto a Lei, nel
campo nemico, e comprendo quanto lo debba riuscir
difficile di prestar fede alle mie parole. Tuttavia non
vorrà credermi, se le dirò che, quantunque da anni
io viva e mi muova, per mia disgrazia, in un ambiente
corrotto, quantunque da anni io sia abituato a veder
trionfare intorno a me il vizio, l’impostura, l’intrigo,
l’orgoglio, la cupidigia dei grandi, i quali della religione si servono come d’un manto per celare le loro
vergogne, quantunque il mio animo sia ormai quasi
atrofizzato da quell’ atmosfera mefitica, posso però
ancora provare pietà verso gl’infelici e gli oppressi ?
Non vorrà credermi, se le dirò che, essendomi un giorno
imbattuto a caso, nell’esercizio delle mie funzioni, in
un vero e semplice ed ingenuo servitore di Dio, minacciato da una sventura terribile, ne sono rimasto
talmente commosso da desiderare d’essere anch’io un
potente per difenderlo e proteggerlo ? Ah, pur troppo
io non posso far nulla. Don Angelo, sono uno strumento cieco ; sono una macchina di cui ci si serve,
finché può esserci utile e che poi si getta in un canto.
Non posso offrirle che qualche consiglio suggeritomi
dalla mia trista esperienza, e la mia simpatia che è
sincera, creda, sincera quanto potrebbe essere quella
d’un cuore ben più puro e ben più onesto del mio...
Vibrava una tal commozione nelle parole del frate,
e quelle espressioni di simpatia giungevano tanto a
proposito, che Don Angelo ne ebbe il cuore gonfio e
gli occhi pieni di lagrime.
Stese al cappuccino tutt'e due le mani e stringendo
con effusione quelle di lui mormorò : — Grazie, Padre ;
grazie con tutta l’anima, e che Dio ci aiuti !
Improvvisamente nuove grida, nuovi clamori partirono dalla folla ancora accalcata sullo stradone e
sùi gradini della chiesa. La miracolata riattraversava
ih piazzale e il popolo, l’acclamava al passaggio.
— Ascolti — disse il frate trattenendo Don Angelo
— se quella donna è Domitilla, come pur troppo tutt’e
dùe crediamo, stia in guardia I È una spia... è una
vipera... Domani, ogni suo gesto. Reverendo, ogni sua
parola sarebbero risaputi a Roma, e...
{Continua).
(39).
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