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ECO
DELLE WII VALDESI
Fast. TACCIA Alberto
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Settimanale
della Chiesa’ Valdese
Anno 98 7 N. 27-'¿8
î.r n a c o p i a 1 ire 50
ARRONAMFNTl ^ 2.500 per rinterno Spedizione in abbonamento postale - I Gruppo Hs ! TORRE PELLICE Luglio 1968
3.500 per l’estero Cambio di indirizzo Lire 50 Ammin. Clau«liana Torre PeUice - C.C.P. 2-17557
OFF RESI CERCA SI
Confessione di fede
*,iie cosa cercano, in tondo, le
l'cn!inaia di delegati delie 232 Chiese iiicinbri del C.E.C., all’Assemblea generale di Upsala, se non come possa e debba essere confessato,
nella situazione odierna. Colui che
fa « ogni cosa nuova »? Che questa
ricerca giunga ad elaborare qualche
formula o "simbolo’ — com’è stato
il caso per la ’base’ cristologica votata dalla III Assemblea generale
del (i.Pi.C. a Aiiova Delhi nel 1961,
0 <'om'è a\ venuto lo scorso anno, dopo un decennale lavoro di preparazione, aH’Assemblea generale della
Cibiesa presbiteriana unita negli
L.S.A., la quale ha elaborato una
nuova e ampia confessione di fede
— o che resti allo stato di tensione^
e di ricerca, è indubbio che nella
trasformazione profonda, in cui la
nostra generazione è coinvolta, i cristiani e le Chiese si chiedono, con
intensità direttamente proporzionale alla loro serietà, come rispondere
al mandato missionario che è stato
così definito: « per la prima volta
nella storia si tratta di dover predicare l'Evnngelo in un era non religiosa ».
Se le confessioni o gli abbozzi di
conlessione di fede, in campo protestante, sembrano oggi manifestare una prevalenza della sociologia
sulla teologia, dell’etica sulla fede,
del secóifdb comandamento sul primo (e non mancano nel cattolicesimo ])unte in questo senso) —- a conclusione deir« Anno della fede », il
giorno dei s.s. Pietro e Paolo, il pontefice romano ha formulato un
« Credo », che commentiamo in 6“
pag. e che ricalca sostanzialmente
lo schema «lei ’simboli’ classici, parafrasandoli. preoccupato di preservare intatto « il deposito della fede », di non lasciare « intaccare gli
insegnamenti della dottrina cristiana ». pur essendo consapevole che
« la Chiesa ha costantemente il dovere di proseguire nello sforzo di
approfondire e presentare, in modo
sempre più confacente alle generazioni che si succedono, gli imperscrutabili misteri di Dio ». Qui, certamente, alla teologia è riservato il
tradizionale posto d’onore; ma c’è
«la chiedersi — indipendentemente
dalle «TÌticbe teologiche che crediamo di dover muovere al documento
— se ci troviamo veramente di fronte a una confessione di fede. Non
possiamo comunque concordare con
Paolo VI quando traccia questo parallelo : « Come una volta a Cesarea
di Filippo VApostolo Pietro prese la
parola a nome dei Dodici per coni.-ssare veramente, al di là delle
1 1 u<< opinioni. Cristo Figlio di Dio
« U(. co.si oggi il suo umile Suc
cessili Pastore della Chiesa universale, eleva la sua voce per rendere,
in lumie eli tutto il popolo di Dio,
una ferma testimonianza alla Verità
divina, affidata alla Chiesa p: rchè
essa ne dia Vannunzio a tutte le
genti ».
( .onie potremmo riconoscere, in
.!• -li paragrafi levigati dai secoli,
I l'i ii «di'vati e accuratamente elaborali, hi pressione irresistibile della
confessione di fede di cui resta modello esemplare quella strappata a
Pietro, a Cesarea di Filippo, dalla
presenza del Signore, in quella situazione di dispersione dei discepoli? Qui la Chiesa, Madre e Maestra,
ripete semplicemente e parafrasa il
projirio ’deposito di fede’ e lo ripropone, forse più cordialmente e
meno maiestaticamente che in passato, alla presente generazione, minacciata dall’inquietudine e dalla
sovversione spirituale. Ma dei pro
blemi individuali e sociali del nostro tempo, nè «lei problemi ultimi,
che si profilano dietro ad essi, non
troviamo qui alcuna traccia, quasi
«•he l’Evangelo fosse un complesso
di Misteri e di Verità fuori del tempo e «Ielle situazioni concrete degli
uomini. Se ci lasciano spesso j>er
plessi tanti tentativi odierni da par
te protestante «li confessare la fe«le
rischian«lo di «liluirla e al limite di
«lissolverla nella problematica terre
na, non possiamo d’altra canto ricoscere in questa « professio fidei »
vaticana una confessione della fede
qui e ora, che interpelli veramente
gli uomini della nostra generazione
e li ponga di fronte al Dio vivente
deH’Evangelo.
Vi sono due questioni fondamentali in gioco, oggi come sempre, per
chi voglia assolvere il proprio compito di testimonianza a Cristo: quella di conoscere veramente il momento storico in cui viviamo e quella di riconoscere il vero centro vitale «lell’Evangelo, che dà senso,
orientamento, unità al tutto «Iella
predicazione cristiana. Si tratta forse di un’unica grande questione?
(( JSed IV secolo, nel momento delle
grandi confessioni trinitarie e cristologiche, di fronte al perìcolo di trasformare l’Evangelo in un monoteismo privo della rivelazione e della- redenzione di Cristo o in un politeismo privo della sovranità delTunico Dio », (c nel XVI secolo, al
momento della Riforma, di fronte
al pericolo di lasciar sommergere
l’Evangelo della grazia e della fede
nella dottrina dei meriti e nella pietà delle opere o nella autonomia
umanistica », « nella prima metà del
XX secolo, di fronte ai miti della
nostra epoca, basati' sull’affermazione del totalitarisinq di Stato, che
esponevano la fede iti rischio di trasformarsi in all Collaborazionismo
costantiniano a oltrtmza » (V. Subilia) — è stato t].‘to ai credenti di cogliere la punta pensante, il centro
«lell’Evajngelo nella-situazione, nella sensibilità, nella cultura del loro
tempo e di in< i«leré in esse: in«lividuato con chiarezza^ il punto su cui
far leva, il proiileriia vitale della loro generazion« . .si àono trovati in
stati! confessiorós.
Qual’è, oggi il lustro status confessionis? In <lie ìiiodo, e dove in
primo luogo, «li fronte a che cosa,
di fronte a chi «1 obliamo confessare
la nostra fede nell’Iddio vivente?
Forse di front- al nuovo umanesimo che non n« ga nleppure più Dio,
ma lo ritiene supèrfluo? Forse di
fronte alla teni «zione del fronte unico di tutte le Ciiiesei di tutte le religioni, di tutte le buone volontà?
Forse il Sinod«> 19l7 ci aveva pur
«lato indicazioni preziose, indicandoci il cammino d^a Chiesa fra la
secolarizzazione è wcnmenismo (stile ’68)? Che risposta ci verrà da
Upsala? E anzitutto, la attendiamo?
A Verona, la Conferenza del IH Distretto
ha valutato i documenti preparatori a Upsala
Una ecclesiologia tendenzi«alnieiite cattolica,
una visione del mondo troppo ottimistica
La Conferenza del III Distretto ha tenuto
i suoi lavori nel tempio valdese di Verona,
il 28-29 u. s. Il culto è stato celebrato con
la comunità locale, domenica mattina e presieduto dal past. Giorgio Bouchard, a conclusione dei lavori, che sono stati diretti da
un seggio presieduto dal past. Guido Colucci; vice-presidente Guglielmo Semadeni, segretario Sergio Puppi, assessore agli atti
Giovanni Scuderi.
Il lavoro è stato intenso e si è espresso in
tutta una serie di ampi documenti che ci
esimono da una cronaca dettagliata.
In primo luogo la Conferenza, in vista
dell’Assemblea del C.E.C. a Upsala, dopo
averne studiato i documenti preparatori, ha
espresso in questi termini il proprio orientamento :
L’ecclesiologia che affiora in questi
documenti ci pare tendenzialmente
« cattolica » : essa insiste sugli aspetti
di totalità e continuità della Chiesa,
la chiama (non sappiamo con quale
fondamento biblico) «promessa e primizia della nuova creazione » : ci sembra che una visione più dialettica della realtà della Chiesa sarebbe salutare, altrimenti il movimento ecumenico
assumerà connotazioni tendenzialmente sincretistiche: sia pure di un sincretismo ecclesiastico e cristiano.
Anche la visione del mondo presentata dai documenti ci pare fortemente
ottimistica; sempre con una base biblica che ci sfugge, si afferma una diretta connessione tra la volontà di
Dio e gli attuali sviluppi della storia,
senzà che rimanga uh margine sufficiente per valutare criticamente questi
sviluppi stessi.
Queste impostazioni di fondo sembrano portare i loro frutti quando i
documenti affrontano le questioni pratiche più scottanti:
Per quanto riguarda i programmi
ecumenici, i documenti sembrano attestare una imminente convergenza
del movimento ecumenico con il cattolicesimo romano: convergenza che
ci pare si verifichi senza un sufficiente
controllo teologico, e su basi più affini ai principi basilari del cattolicesimo
che a quelli del mondo evangelico.
In particolare ci sembra che venga
data una fortissima importanza alla
collaborazione con la Chiesa Cattolica; senza volerla escludere per principio, e pur riconoscendo la validità di
incontri con singoli e gruppi, ci domandiamo come sia possibile a dei
protestanti collaborare con « gli organi competenti» della Chiesa cattolica
romana, dato che questi organi hanno
un tipo di autorità e un fondamento
teologico che non ci sentiamo non solo
di accettare, ma neppure di condividere ad alcun livello.
La nostra inquietudine raddoppia se
pensiamo che anche nel nostro paese
i gruppi più avanzati di cattolici del
dissenso respingono largamente l’autorità di quegli « organi » nel campo
sociale come in quello ecumenico. In
particolare ci sembra che i lavori del
gruppo misto tra il C.E.C. e la Chiesa
(continua a pag. 6)
LA “BELLA NOTIZIA,, DI PAOLO VI
Le ossa
I giornali del 27 giugno scorso
riferiscono che il giorno prima il
pontefice romano Paolo VI ha annunciato nella basilica vaticana,
dinanzi a ventimila persone intervenute all’udienza pubblica settimanale, che la identificazione dei
resti di San Pietro è ormai un fatto compiuto. All'annuncio la folla ha risposto con un applauso
prolungato. I resti in questione,
rinvenuti durante gli scavi nel sottosuolo della basilica ai tempi di
Pio XII, rimasero per alcuni anni
ignorati. Nel 1956 la Prof. Margherita Guarducci, ordinaria di epigrafia aH'Università di Roma, li
tolse all’obligo e li affidò alle indagini di specialisti della materia. Ed
ecco il referto: le ossa trovate sotto la basilica vaticana sarebbero
appartenute a un solo individuo,
di sesso « quasi certamente maschile », di 60 o 70 anni, di statura
compresa tra metri 1,63 e 1,67, e
di corporatura « chiaramente robusta ». Nel frattempo, la Professoressa Guarducci scoprì sull'intonaco rosso di un muro confinante
col ripostiglio delle ossa un graffito in lingua greca che interpretò
« Pétro.s enì » (= Pietro è qui).
Fondandosi sul referto degli specialisti di ossa antiche e sulle acrobazie interpretative della Professoressa Guarducci, il pontefice è
giunto alla conclusione che le ossa
in questione sono dell’apostolo
Pietro e ha dato alla folla «la bella
notizia » — com’egli stesso l’ha
chiamata. Per chi s’interessa di ossa, sarà anche una bella notizia,
ma lo è proprio solo per costoro.
Ci si può chiedere, naturalmente, se questa « bella notizia » sia
vera o no. Ricordo che alcuni anni or sono il Prof. Oscar Cullmann
— specialista di Pietro, discepolo,
apostolo, martire (sul quale ha
he di Pietro
scritto un grosso ìibro, tradotto
anche in italiano) non però delle
sue ossa — mi dis: c di essere andato, su invito del papa stesso, se
non erro, a esplorate gli scavi effettuati sotto la basilica vaticana e
di avere attentamente esaminato
la nicchia che — secondo la Guarducci — sarebbe stata la tomba di
Pietro, e il graffito che — sempre
secondo la Guarducci — dovrebbe
significare « Pietro è qui ». L’impressione del Prof. Cullmann fu
che le affermazioni della Guarducci erano fondate più sulla sua notevole fantasia che sulla realtà. Si
trattava insomma di una ipotesi
più o meno gratuita, priva di un
serio fondamento archeologico. Il
Prof. Cullmann comunicò francamente questa sua impressione, ma
si vede ora che Paolo VI non ne
ha tenuto gran conto.
Comunque, che le ossa trovate
sotto la basilica vaticana siano di
Pietro o no, a dire il vero ben poco
ci interessa. E il motivo è fin troppo chiaro: l’Evangelo non si interessa delle ossa di nessuno, non
solo di quelle degli apostoli ma
neppure di quelle di Gesù. Egli
stesso disse un giorno ai discepoli: « La carne non giova a nulla »
(Giovanni 6, 63). Se la carne non
giova a nulla (« è lo Spirito quel
che vivifica »), quanto meno gioveranno le ossa! Comprese quelle
di Pietro, vere o false che siano.
L’unica « bella notizia » di cui
l’Evangelo parla, e di cui quindi
devono parlare i cristiani, a cominciare da coloro che si presentano come pastori della Chiesa,
non potrà mai essere costituito da
un ritrovamento di ossa, a chiunque esse abbiano appartenuto. La
« bella notizia » dell’Evangelo è, al
contrario, questa: che quando i
discepoli andarono a cercarle, non
trovarono le ossa di Gesù, né il
suo corpo, perchè era risorto. Non
le ossa di Pietro e neppure le ossa
di Gesù, ma la risurrezione di Gesù è, fino alla fine dei tempi, l’unica « bella notizia » da annunciare dai pulpiti o dalle « cattedre »
cristiane. La Chiesa non è fondata
sulla tomba (reale o immaginaria) di Pietro, ma sulla tomba
vuota di Gesù.
Dio non è l’Iddio dei morti, ma
dei viventi. Per questo, all’uomo
che un giorno gli chiese il permesso di andare a seppellire suo padre, Gesù disse: « Lascia i morti
seppellire i loro morti ». Nella vicenda di cui stiamo parlando, non
si è trattato di seppellire i morti,
ma di dissotterrarli: la differenza
non è poi tanto grande. Perciò,
pensando alla « bella notizia » di
Paolo VI circa la riesumazione
delle ossa (autentiche o no) di Pietro, la parola di Gesù diventa:
« Lascia i morti dissotterrare i loro morti: ma tu va’ ad annunciare il Regno di Dio » (Luca 9, 60).
Paolo Ricca
Il governo Leone
e.ila cedolare vaticaiia
Non credevamo ai nostri occhi, leggendo
che nel programma del governo Leone vi sono questi punti :
CONCORDATO . Revisione consensuale,
secondo lo spirito dell’ordine del giorno votato dalla scorsa legislatura. Fin qui, passi,
era un o.d.g. estremamente cauto e limitato;
ma è sempre bene incominciare.
CEDOLARE VATICANA . Il governo prende atto della volontà manifestata dal prece,
dente Parlamento di non ratificare lo scambio di note tra Italia e S. Sede in merito
all’esenzione dall’imposta cedolare per gli
utili delle azioni intestate al Vaticano. Il
governo non riproporrà un disegno di legge di ratifica. Pertanto la S. Sede pagherà
limposta secondo quanto stabilito dalle leggi, nei modi già precisati dal ministero delle
Finanze.
L’indomani (6 luglio) e< Losservatore Romano ha pubblicato il seguente corsivo di
commento al programma governativo: Nel
trascrivere le dichiarazioni del presi dente
del Consglio a proposito dell’imposta cedolare sugli utili delle azioni intestate alla San.
tu Sede in data 11 ottobre 1963 — non si
pub non rilevare con meraviglia, senza per
questo entrare nel merito della questione,
che la cosa è stata fatta in modo unilaterale, in contrasto, cioè, con i principi elementari del diritto internazionale ».
Qui vanno fatte due considerazioni. La
prima è che lo scambio di note in questione
era chiaramente un abuso del competente
ministero ilaliaon; la seconda è che una
chiesa che parla tanto di « chiesa dei poveri » e che si presenta al mondo come Maestra di vita, potrebbe almeno star zitta quan.
do si trova la c«>da di paglia.
RELIQUIE
A proposito di reliquie, il Vaiiicano è stato teatro, il 22 u.s., di una nuova spettacolare restituzione. Dopo il presunto cranio
di Andrea, restituito ad Aiene alla Chiesa
ortodossa di Grecia, è stata la volta di una
non meglio precisata reliquia di Marco, che
una delegazione pontificia si disponeva a
recare al Cairo, in occasione della dedicazione della nuova cattedrale copta di quella erta.
La rete di relazioni « ecumeniche » fra la
Chiesa cattolica romana e le Chiese cattoliche non romane si estende, a suon di reliquie (però, gli occidentali le avevano proprio messe a sacco! una vera razzia) « devotamente baciate » dalle Auguste Parti. E
al pontefice romano non è mancata l’occasione di esprimere il consueto auspicio della ricostituzione di un solo gregge sotto
un solo pastore, esprimendo « il nostro desiderio sincero e ardente di fare di tutto
per affrettare l'ora della restaurazione delrunità fra tutti i cristiani »; al che i copti,
pur esultanti per il loro imminente «« lieto
ritorno con questo preziosissimo tesoro che
supera in valore tutti i tesori e tutte le ricchezze terreni », hanno risposto più lepidamente definendo il dono « un simbolo di
carità e un contributo al ristabilimento di
relazioni fraterne e di collaborazione fra le
nostre Chiese ».
Se qualcosa Marco ci ha lasciato, è il
suo Evangelo. Solo questo è « tesoro » per
un cristiano. Un tesoro che non può essere
confiscato da alcuna chiesa, nè da alcun
dignitario ecclesiastico, nè murato in alcuna cattedrale, nè ridotto a oggetto di diplomazia ecclesiastica.
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pag. 2
N. 27-28 — 12 luglio 1968
Ua intervista, della ,ruissionQria^l.aura Nishet
Servizio cristiano nei Gabon
La signorina Laura Nisbet, che da alcuni
anni è al lavoro nel Gabon, quale insegnane
le missionaria al servizio della Mission de
Paris in una scuola secondaria della Chiesa
evangelica di quel paese africano, è rientrata in Italia per un periodo di riposo. Le
abbiamo rivolto alcune domande e la ringraziamo per quanto ci ha detto, con l’augurio fraterno di un buon periodo in patria.
Come esprìme la proprìa vocazione
.evangelica la Chiesa Evangelica del
Gabon? In modo particolare quel’è
la partecipazione dei laici?
Ogni anno, alle grandi feste religiose, una folla numerosa di cristiani
gremisce le Chiese per assistere al battesimo dei pagani e sovente degli adulti, toccati dalla predicazione degli
evangelisti e dei catechisti nei villaggi,
chiedono di fare professione di fede
evangelica, ma il numero dei pastori
evangelici ed i mezzi per evangelizzare
sono molto ridotti.
Dall’anno scorso esiste ad Oyem un
Centro di diffusione di letteratura
evangelica, che in marzo ha organizzato una campagna di diffusione della
Bibbia a Libreville, la capitale, otte
dappertutto. Tuttavia, a differenza della Chiesa Evangelica, i posti di maggiore responsabilità sono nelle mani di
preti e monache francesi e canadesi.
Con questa Chiesa abbiamo avuto
dei contatti più o meno frequenti in
occasione di cerimonie speciali. Particolarmente intensa è stata la collaborazione per la campagna di diffusione
della Bibbia.
Recentemente una Missione Pentecostale Europea, coi suoi metodi particolari suscita l’interesse della popolazione.
Esiste il problema della fame nel Gabon?
Non si può dire che nel paese ci siano vere e proprie carestie, ma l’alimentazione è insufficiente ed irrazionale.
Ne soffrono particolarmente i bambini,
fra i quali la mortalità è molto elevata.
Come sì inserisce ii missionario nella
Chiesa del Gabon?
Il termine « missionario » è stato
bandito e sostituito con quello di « collaboratore». Questo, nel desiderio di
Laura Nisbet fra un insegnante e
un alunno della Scuola evangelica
di Mfiil.
nendo risultati sorprendenti: in quattro giorni furono venduti 1000 Bibbie,
2000 Nuovi Testamenti e circa 7000
opuscoli.
Quantunque vi siano alcuni laici impegnati nel lavoro delle Scuole Domenicali e nell’insegnamento, dobbiamo
constatare che la collaborazione laica
non è ancora quella che sarebbe desiderabile.
Le pare che la Chiesa Evangelica avverta una chiara responsabilità sociale?
Da tempo esisteva a Mful un « Centre Familial Evangélique » il cui scopo
è di promuovere un’educazione sanitaria nei villaggi. A causa della mancanza di mezzi, quest’opera si era quasi esaurita ma, tra qualche mese, si
spera che la signorina Anita Gay possa venire ad aiutare l’assistente sanitaria che vi lavora.
A Libreville abbiamo poi un Foyer
che accoglie i giovani desiderosi di trovarsi in un ambiente sano e di occupare utilmente il loro tempo libero.
Il problema della secolarizzazione si
fa sentire anche nel Gabon?
Se per secolarizzazione si intende la
soppressione dell’elemento religioso
nella concezione della vita, questo problema non esiste. Infatti anche quando un Gabonese si stacca dalla Chiesa
per dedicarsi a problemi sociali e politici, egli rimane sempre attaccato alle
proprie credenze ancestrali.
Immaginiamo che nel Gabon, come in
altri paesi africani, siano presenti
sette e culti di carattere para-cristiano; vuol dircene qualcosa?
Certamente i culti pagani basati sulla magia e la superstizione, e in modo
particolare il Bwiti, hanno ancora un
potere straordinario sull’anima primitiva della popolazione.
Cosa può dirci della Chiesa Cattolica
del Gabon? Quali altre Chiese Cristiane vi sono rappresentate? Esistono incontri ed attività interconfessionali fra queste chiese?
La Chiesa Cattolica è molto attiva.
Cattedrali, scuole ed ospedali sorgono
Corso per laici in Valpellice
Con le lezioni di mercoledi 26 giugno, si
è concluso il primo ciclo del Corso di preparazione e aggiornamento teologico per
laici, organizzato dalle comunXà di Angrogna. Luserna S. Giovanni e Torre Pellice.
Il corso è durato due mesi, con quattro
lezioni settimanali. Le lezioni di introduzione biblica vertevano sul Pentateuco (Past.
Alfredo Sonelli) e sui Sinottici (Past. Bruno
Rostagnoì, e si tenevano al mercoledì sera
a Torre Pellice. Al sabato pomeriggio, a S.
Giovanni, avevano luogo le lezioni di esegesi del Sermone sul Monte (Past. Alberto
Taccia) e di omiletica (Past. Gianni Bogo).
Il corso è stato seguilo da una quindicina
OFFERTA SPECIALE a famiglie evangeliche del VERO OLIO D’OLIVA di ONEGLIA . Sconto di L. 50 a It. con scatola di
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qualità. Trasporto e recipienti compresi nel
prezzo. Per informazioni e listino eompleto
di altre confezioni scrivere a; SCEVOLA
PAOLO . Casella Postale 426 . 18100 IMPERIA ONEGLIA.
Su questi documenti 8fl0 delenatì
Sezione IV - Giustizia e pace negli affari internazionali
Fra l'annunzio profetico
e la tentazione diplomatica
Ad un’analisi seria delle cause del disordine internazionale non si accompagna^ un impostazione chiaramente prxijetica e libera da preoccupazioni ditiefficacia politica - Un messaggio ai popoli o un documento per i governi?
cancellare ogni ricordo del periodo colonialista. I « collaboratori » hanno
ora un ruolo soprattutto tecnico e lavorano al servizio della Chiesa da cui
dipendono.
Ci vuole parlare brevemente del suo
lavoro?
Mi occupo dell’insegnamento in una
Scuola secondaria di 60 alunni a Mful.
Ho anche la direzione di una Scuola
Domenicale che può giungere a lOO
partecipanti e di una Unione Giovanile con una ventina di elementi.
Quali sono le difficoltà più gravi che
lei ha incontrato in questo periodo
di lavoro?
La difficoltà che alcuni, nella mia
situazione, avvertono, è di lavorare alle. dipendenze di Africani non sempre
preparati per le responsabilità loro affidate. Quest’anno, però, ho avuto la
gioia di collaborare con un Direttore
Africano che si è dimostrato un ottimo collaboratore all’altezza del suo
compito.
Altre difficoltà riguardano il clima
particolarmente caldo e umido nel
quale prosperano allegramente miriadidi insetti, le cui dolorose punture
hanno conseguenze poco piacevoli.
Mi trovo anche ostacolata a causa
dell’isolamento nel folto della foresta,
per cui devo percorrere a piedi diversi
chilometri per raggiungere il primo
centro abitato.
Se noi, membri della Chiesa Valdese,
volessimo collaborare in modo più
diretto alla sua opera, quale sarebbe
la necessità più urgente in questo
momento?
Sono grata per l’interesse che molti
già hanno dimostrato a mio riguardo
inviandomi lettere e cartoline, medicinali e materiale didattico, ma soprattutto sono incoraggiata sapendo che
diversi mi hanno seguito con le loro
preghiere.
Alcuni miei colleghi nel Gabon sono
facilitati avendo a loro disposizione
un’automobile: se anch’io un giorno
potessi disporre di un mezzo di locomozione, mi sentirei meno isolata ed
il mio lavoro sarebbe certamente più
efficace. Grazie!
di persone, di diversa età e occupazione,
alcune già impegnate da anni nel servizio
di predicazione, altre desiderose di approfondire la loro preparazione.
L'iniziativa è stata giudicata molto utile
dai partecipanti, e l’opportunità di tenere
un secondo ciclo in autunno è fuori discussione. In questo secondo ciclo, si dovrà cercare di lavorare maggiormente in « équipe ».
facendo più posto ai contributi dei partecipanti. in modo da permeitere una migliore
assimilazione della materia.
Un proplema a sè sono le lezioni di introduzione biblica; i risultati della ricerca
storico-critica, anche quelli su cui si è ormai formato il consenso degli studiosi, sono,
per i non specialisti, estremamente nuovi e
sconcertanti. In questa materia si è rivelato
particolarmente indispensabile l'uso di dispense o di pubblicazioni (è appena uscito,
di R. Rendtorff, La formazione dell’Antico
Testamento, ed. Claudiana. L. 500, che i
partecipanti al corso potranno utilmente
leggere durante ie ferie) che possano servire di base per la riflessione personale dei
partecipanti. & non è stato possibile disporre di questo materiale già nel primo ciclo,
si terrà comunque presente questa esigenza
in futuro.
b. r.
Il collaboratore cui avevamo chiesto di
commentare il documento preparatorio della
Sezione IV non ha potuto darci il suo contributo; pubblichiamo perciò un articolo di
Giorgio Peyrot, apparso su ’’Nuovi Tempi”;
il prof. Peyrot è tanto più competente, in
quanto è membro della Commissione delle
Chiese per gli Affari Internazionali, organo
del C.E.C.
Non è possibile condensare in breve spazio una valutazione analitica di un documento così complesso quale quello che. su
« Giustizia e pace negli affari internazionali », il CEC ha preparato per la Quarta Sezione delFAssemblea ecumenica di Uppsala,
ed il cui testo è stato pubblicato il 17 marzo su questo periodico. Ci limiteremo perciò
solo ad alcune considerazioni di carattere
generale. Il documento inizia con una introduzione in cui viene chiaramente ricordato alle chiese il ioro impegno a « servire
rumanità in tutti gl' aspetti della vita, compresi i rapporti internazionali », nonché il
carattere di speranza evangelica che « nasce dalla stessa rii't llione umana ». Vero è
altresì che «spesso i cristiani non hanno
riconosciuto questa speranza », nè « le opportunità offerte dagli avvenimenti » per cui
appare necessario oggi ancora « cercar di
comprendere sempre di nuovo il significato
della presenza e della testimonianza dei cristiani negli affari iiitèrnazionali », restando
però svincolati da ogni « falso ottimismo »
come dal « cinisitt" » ,e dalla «disperazione ». I cristiani infatti devono essere consapevoli dei limiti umani e ad un tempo
della potenza di . ho' «che fa ogni cosa
nuova ».
Ad un monito > 'SÌ preciso e dialetticamente impostato e a da attendersi facesse
seguito un messag, o> maggiormente orientato in senso prof ieo ed un programma
più incisivo quale t. stfmonianza da rendersi
dalle chiese nel carni degli affari internazionali. ' *
Quando ad esempio nei punti di principio,
l'auspicata unità dei popo'", è configurata come una « comunità umani più ampia e giusta » ispirantesi alla « concezione cristiana
delle nazioni » (n. 5); quando la ricerca della pace « intesa come volontà di Dio », viene corcostanziata dal fatto che « la guerra
è divenuta più disastrosa che mai » (n. 8);
od allorché si invita all'apertura nelle « comunicazioni tra razze, classi, nazioni e blocchi », perchè « la pace » e « la prosperità »
sono minacciate « dal contrasto di interessi
e di gruppi » (n. 10), l'accostamento delle
causali agli impegni prospettati e la genericità nella enunciazione di questi ulitimi, ci
lasciano perplessi. Diverso rilievo va dato
invece a quel punto in cui si avverte che
« le ideologie secolari o religiose », pur potendo avere un valore positivo nel rinnovamento del mondo, non possono mai assumere autorità assoluta in una società che
non tolleri dissensi o critiche. Nel testo
emerge in proposito un'aperta denuncia ed
un preciso invito a « lottare contro la tentazione delle nazioni di trasformare in idoli
le loro ideologie e sistemi imponendoli agli
altri » (n. 9). Così pure ci pare espresso
in modo assai valido il richiamo rivolto alle
chiese nella lotta per la pace e la giustizia dove si avverte che « la chiesa fedele
deve essere una chiesa confessante » (n. 12).
e si indica in termini oggettivi il contenuto
della testimonianza da rendere.
Le 13 tesi esposte nel documento (ed opportunamente annotate nel commentario
che vi fa seguito) prospettano il programma
di azione che il CEC ha preparato per le
chiese nel campo degli affari internazionali
e che i rappresentanti di quelle, radunati ad
Uppsala. saranno chiamati ad esaminare ed
a far propri. Questa seconda parte del testo
si apre con una premessa di cui ci piace
sottolineare l'impostazione di fondo. In essa,
richiamata la difficoltà dei problemi da affrontare e ricordata la relatività di ogni
decisione da prendere, si confessa apertamente come non sia agevole applicare i
principi della concezione cristiana della vita
nella presente situazione internazionale; ma
appunto perchè consapevoli della relatività
e provvisorietà di ogni presunta soluzione
umana, è doveroso che i credenti e le loro
chiese operino ed .intervengano in modo respon-sabile, pressati dalle istanze che discendono dalla loro fede, anche nelle relazioni
internazionali. Questa fede deve superare
ogni eventuale scoraggiamento.
Nella enunciazione delle singole tesi che
seguono ci sembra però che lo slancio profetico che avrebbe potuto scaturire dall'impostazione che anima la premessa, sia stato
trattenuto da un linguaggio e da un contenuto troppo accomodanti con la situazione di questo, troppo, inclini verso
quelle condiscendenze che sono proprie alle
prospettive diplomatiche della politica degli
stati. Quando sono le chiese che parlano ai
popoli è legittimo attendersi una maggiore
incisività 'in sede di principi ed una denuncia chiara delle diverse situazioni di peccato
nel mondo dei rapporti internazionali, che
precisi dove è dato riscontrarle. A nostro
avviso il messaggio delle chiese ed il loro
conseguente impegno dovrebbe enunciarsi in
termini profetici piuttosto che venire orientato nelle categorie proprie alle relazioni diplomatiche. Può darsi però che la preoccupazione di presentare un programma che
considerasse tutti gli aspetti della situazione in Cernazionale del momento in termini e prospettive enunciati in un adeguato
tecnicismo politico, abbia privato il documento di quella incisività che sarebbe stata
sua proprio ove in esso ci si fosse limitati
ad una più coraggiosa denuncia delle situazioni più gravi precisando al riguardo l’impegno delle chiese. Il testo predisposto come
avanprogetto, piuttosto che fissare per le
chiese una linea per l’annuncio del loro
messaggio nel campo delle relazioni internazionali. sembra voglia suggerire a chi di
dovere, a nome delle chiese, una serie di
prospettive per azioni da condursi nell'ordine del possibile a guisa di temperamento
delle situazioni internazionali in un prossimo periodo di tempo.
Le singole tesi, che raggiungono sui diversi problemi assai spesso una esattezza particolare nell'ambito della diagnosi, ci hanno fatto sperare conclusioni più audaci sul
piano del monito che le chiese possono rivolgere al mondo. È vero che. ad esempio,
l'equilibrio delle armi nucleari non è garanzia di pace, tuttavia va detto che la pace
non può essere garantita dalla sola abolizione delle armi atomiche (T. 1). Le chiese non
possono che condannare tutto l'apparato
guerriero e militaresco delle nazioni. E se
l'attenzione delle chiese non deve essere distolta « dal compito di impedire la guerra »
(T. 2), esse non possono in alcun caso ritenersi paghi ripiegando « sull’antico compito
di limitare le sofferenze degli uomini in
guerra ». Se i principi non sono dovutamente affermati nella loro assolutezza, il
proposito di adoperarsi comunque al meglio nelle circostanze concrete in cui ci si
viene a trovare, perde il suo carattere contingente denaturando i principi a cui soggiace e li relega tra i miti.
Un medesimo rilievo può farsi anche per
le tesi che hanno riguardo al « nazionali
SEZIONE V
smo ». Le chiese non sembra possano in alcun caso considerare il nazionalismo come
un « un punto di riferimento essenziale » nel
divenire dei popoli. È ovvio additare nel nazionalismo il possibile pericolo del suo « trasformarsi in idolatria e sciovinismo », ma
tale denuncia perde il suo contenuto di
scandalo quando il nazionalismo è visto come un momento ineluttabile della vita dei
popoli (T. 5, 6). Così pure non ci pare che
il messaggio delle chiese possa indicare in
u.n « illuminato egoismo » il principio conduttore di una politica internazionale mirante ad una giustizia economica tra i popoli (T. 7). Le chiese non possono avallare
il contenuto secolare di tale linguaggio; come giustificazione di una tale politica debbono contrapporre a qualsiasi egoismo l'imperativo deH'amore del prossimo. Non si
tratta ovviamente di prospettare soluzioni a
problemi economici in termini di « carità ».
ma di elaborare nel quadro dell'economia
le istanze nascenti dalla spinta dell’amore
del prossimo che non possono mai tradursi in termini di egoismo per « illuminato » che sia.
Questi rilievi non ci impediscono di apprezzare nel suo giusto valore rinten'.i che
anima il documento in riferimento alle azioni che suggerisce nei diversi campi. In particolare ci sembrano appropriati come suggerimento per singole azioni concrete quanto esposto nelle tesi che trattano della collaborazione tra le potenze atomiche, dell'avvento di una comunità mondiale, dei conflitti razziali, del problema dei profughi, dell’autodeterminazione dei popoli. Ma in genere nelle prospettive traspare una certa timidezza. quasi vi soggiacesse la preoccupazione di evitare di dire con la dovuta durezza ai responsabili della condotta politica
dei popoli quelle verità che solo le chiese
di Cristo hanno la possibilità di dir loro.
Perchè, ad esempio, nella varietà delle si
tuazioni, si prospetta il raggiungimento solo
di una « certa » comprens
anziché di una «totale »
one comune (T. 8),
omprensione delle
Il culto di Dio in
« Una parte dei cristiani vive in luoghi dove gli uomini sono profondamente devoti alle pratiche religiose, altri
vivono in società dove la religione è
rifiutata in ogni sua forma. Alcuni
celebrano il loro culto in chiese che
si riempiono ogni domenica, altri in
piccoli gruppi combattivi. Alcuni lo celebrano con forme e liturgie che sostanzialmente sono le stesse di molti
secoli fa, altri in forme che ricordano
tuttora la cultura nella quale hanno
avuto origine; altri ancora trovano
l’espressione autentica del culto in
nuove forme sperimentali, elaborate
dai partecipanti stessi ».
La quinta sezione dell’Assemblea
ecumenica di Upsala si occupa dunque del culto, inteso principalmente
come espressione della vita di una comunità. Nel documento preparatorio,
il tema generale è suddiviso in tre parti: 1) La secolarizzazione come vocazione al rinnovamento; 2) La tradizione vivente del culto; 3) Vocazione
al rinnovamento della tradizione.
La secolarizzazione
come vocazione
al rinnovamento
L’assemblea ecumenica è innanzi
tutto un’assemblea di Chiese cristiane,
rappresentate dai loro delegati. Una
notevole diversità esiste oggi fra le
Chiese riguardo al culto, tanto per la
forma quanto per il contenuto; si va
dai rigidi schemi calvinisti alle sontuose cerimonie dei riti ortodossi, non
senza passare attraverso la vivace e
lieta atmosfera di certi gruppi evangelici di avanguardia. Proprio perchè si
tratta di Chiese cristiane diverse che
adorano, però, lo stesso ed unico Dio
rivelato in Gesù Cristo, riteniamo che
un chiaro ed ampio riferimento alla
Bibbia, vale a dire al messaggio profetico ed all’insegnamento apostolico,
sarebbe stato opportuno nella prima
parte del documento. Infatti, non è
soltanto «la secolarizzazione, correttamente intesa, che ci può richiamare
dalle nostre deformazioni, al vero culto », ma è Dio stesso che ci richiama,
come cristiani, e mediante l’autorità
di Gesù Cristo, al vero culto di « Colui
che è spirito; talché quelli che l’adorano, bisogna che l’atìorino in spirito
e verità» (Giov. 4: 24).
Questa prima parte del documento
preparatorio è preceduta da alcune
considerazioni sulla preghiera personale e comunitaria. La preghiera _« non
è affatto un mezzo tra gli altri, per
volgere Tuniverso a nostro vantaggio;
non è neppure un sedativo psicologico
per neutralizzare i dolori dell’esistenza. Il significato della preghiera appare infine quando essa diviene la risposta personale della creatura all’amore
e alla grazia di un Dio personale... La
preghiera non è in primo luogo una
pratica utile o obbligatoria, ma è piuttosto l’invocazione di una risposta, che
fa parte integralmente della fede...
Impariamo questa risposta partecipando, individualmente e collettivamente,
alla preghiera della comunità. La preghiera nasce dalla comunione con Dio
e con i fratelli e ne è la preparazione ».
Queste ed altre, considerazioni sulla
preghiera mi sembrano valide e necessarie oggi. Stiamo correndo il rischio
di non pregare o, ad ogni modo, di
non pregare « come si conviene », per
usare l’espressione di Paolo ai Romani. Una riflessione comunitaria
sulla preghiera è indispensabile tanto
in una chiesa che insiste sull’esigenza
nel nostro mondo secolarizzato quanto
del rinnovamento del culto mediante
un confronto con i problemi del inondo. Che cos’è in realtà la preghiera
personale e comunitaria se non innanzi tutto una risposta, la nostra
risposta alla grazia ed all’azione di
Dio in noi? Già il salmista diceva:
«Il mio cuore mi dice da parte tua:
Cercate la mia faccia! Io cerco la tua
faccia, o Fterno » (Salmo 27: 8). Ma
che posto ha la preghiera nelle nostre
ricerche e nelle nostre contestazioni?
Come la preghiera, così, il culto della comunità è la risposta dei credenti
a Dio. Il riferimento alla Parola di
Dio è opportuno a questo riguardo:
« Noi amiamo perchè Egli ci ha amati
il primo» (I Giov. 4; 19). «Per il cristiano, il culto non è un problema ma
un privilegio»; l’affermazione è vera
da un punto di vista generale, ma può
anche essere discutibile. Anche il cristiano vive nel mondo e non è sempre
in grado di sperimentare il privilegio
del culto.
Il culto può diventare una lotta, un
vero e proprio problema che il cristiano deve affrontare nel « combattimento della fede », là dove ognuno di noi
3
12 luglio 1968 — N. 27-28
pag. 3
Stanno lavorando aH'Assemlilea perale del C.LC., a Upsah
esigenze reciproche? È vero che è necessario un rafforzamento delle strutture internazionali per di quale l'impegno dei cristiani
costituisce un elemento essenziale, ma tuttavia appunto a causa dello scontro tra
« ideologie, blocchi e culture diverse », che
il mondo ancora oggi registra come carattere pt ' I durevole, non ci pare si possa
far i lento su di un presunto & senso
insito neH’uomo, confidando in
' possibile forma di pubblica espresle ( !'. 11). Lo stato attuale dei rapporti
iiicrnazionali può forse suggerire fiducia
ed ottimismo nei riguardi della condizione
umana? Gli uomini nella loro qualità di
governanti dispongono forse di una sufficienza interiore a cui fare appello, come si poteva ritenere al tempo in cui si credeva al
diritto divino del re? Oppure essi al pari dei
loro concittadini abbisognano di essere indotti in modo inequivoco al pentimento ed
al ravved'inento e quindi ad un ripensamento an. b.: circa le soluzioni dei rapporti inte ic./cicnRli? È vero che nel presente moiccnci uon esiste una seria alternativa alle
pi .-.sibilità operative offerte dall’ O.N.U.
ri. 12); tuttavia tale sitrumento perde forse
per questo quei caratteri di provvisorietà e
relatività propri ad ogni soluzione umana,
e le chiese debbono perciò ancorarvi il portato della loro azione di testimonianza?
Questi interrogativi che l’esame delle tesi ci
suggerisce, non trovano in esse una risposta
soddisfacente.
Nel suo complesso ci pare che il testo
progeKato presenta un’eccessiva carica di
oitìmismo umano determinando così l’inse! imento del messaggio delle chiese nel quadro del possibilismo politico, privandolo di
quella durezza e franchezza che a nostro
avviso costituiscono quell’attesa che anche
i poteri debbono avere nei confronti della
parola loro offerta dai credenti.
Indubbiamente v’è una netta differenza
tra un documento che le chiese possono
rivolgere ai responsabili di uno o più Stati
in una precisa situazione concreta, ed un
messaggio che esse intendono invece fare
udire in nome del loro Signore a tutti i popoli ed ai loro responsabili in un dato momento della .situa/iorie internazionale. Nel
primo caso una graduazione di proposte
sfumate secondo le esigenze tecniche nel
senso di un possibilismo operativo può giustificarsi per via della particolarità della
contingenza e di una soluzione provvisoria
da raggiungersi neU’immediato; ma nella
seconda ipotesi occorre, un annuncio incisivo. più intransigente che accomodante, e
che, come denuncia, induca a ravvedimento
e, come testimonianza, uascini ad azioni
concrete capaci di rinnovamento.
Ci auguriamo pertanto che passando all'esame delle chiese i'avanprogetto venga riveduto neiremmeiazioni dei principi e delle tesi orientative e che l'Assernblea di
Uppsala possa imprimergli una più netta ed
incisiva carica profetica.
Giorgio Peyrot
VI SEZIONE
Verso un nuovo stile di vita
Se tutto il materiale preparatorio a Upsala ’68 manifesta uno sforzo notevole di
innesto nella realtà contemporanea, ciò risulta con forza particolare nel rapporto
della VI sezione, « Verso un nuovo stile di
vita ». Vediamo scorrere dinanzi agli occhi,
con accenni concisi ed evocatori, molti dei
principali problemi odierni, per l’uomo e
per il cristiano, articolati in queste cinque
parti: Il conflitto delle generazioni •— Vecchio e nuovo — I poveri e i ricchi ■— Uomini e donne — La decisione personale nella comunità.
IL CONFLITTO
TRA LE GENERAZIONI
Dalla rivoluzione culturale cinese alle
proteste studentesche un po’ ovunque nel
mondo, chiese incluse, « si va diffondendo,
con la civiltà secolare e tecnologica, uno stile di vita proprio dei giovani. Al tempo
stesso, in questa civiltà non sembra esservi
posto per i vecchi. Al momento della pensione molti sono tagliati fuori da ogni contatto vivo con la società. Anche dove si è
provveduto adeguatamente al loro benessere materiale, l’isolamento e l’assenza di resposahilità fa sentire loro di essere diventati inutili... In molte professioni si raggiunge il massimo dell’efficienza fra i 20 e i
25 anni... La società tecnologica idealizza i
venfanni come il periodo della vita vera ».
« il prolungamento della vita significa che
tre, quattro generazioni vivono nello stesso
periodo: ma invece di formare in corpo sociale in cui ogni generazione contribuisce
come parte responsabile a un’armonia dinamica. le generazioni trovano sempre più
difficile comunicare fra loro». Una notazione su cui riflettere in modo speciale:
« Molte organizzazioni di chiesa non sono
di nessun aiuto in questo campo, perchè si
basano sulle suddivisioni della comunità in
base al sesso e all’età ». Non sarebbe giunto
il momento di chiederci in che misura si
giustifichi la suddivisione, in compartimenti
che risultano spesso silagni, delle attività ecclesiastiche maschili e femminili, adulte e
giovanili? Un aspetto della crisi delle nostre unioni giovanili non starebbe forse nel
fatto che molti giovani, oggi, si interessano
spesso di problemi « aduliti » quasi più dei
loro più anziani? L’attività femminile è vista in questa prospettiva?
« Come possono le famiglie e le comunità cristiane essere un segno dell’amorevole
rapporto fra Dio e il mondo ed essere fratelli che vivono in modo solidale gli unì
Il cristianesimo è uno stile di vita, io stile di Gesù.
Vivendo questo stile, individualmente o associati in
modi diversi, noi rendiamo testimonianza a Dio. Ma
in che modo siamo chiamati a vivere come cristiani nel mondo di oggi?
con gli altri?... Come cristiani, giovani e
vecchi, dovremmo tendere a unirci agli altri nel fornire opportunità di dialogo fra le
generazioni... Il nostro scopo è la riconciliazione. e questo può significare orientare i
conflitti esistenti verso scopi positivi. Giovani, meno giovani e anaani devono imparare a vivere nel mondo di oggi, forse ciascuno con responsuniìità particolari; certamente, ogni gruppo può venir messo in questione dagli altri ».
VECCHIO E NUOVO
Naturalmente, « non tutto ciò che è nuovo
viene da Dio, Anche le cose nuove devono
essere ’’fatte nuove”! E vi sono anche alcuni elementi dell’ordine e delle tradizioni che
ci sentiamo in dovere di difendere ».
Tuttavia è indubbio cheTaccento cristiano
non poggia sulla conservazione di ciò che è,
così com’è. « Molti ; nsano. e vero, che la
Chiesa ci sia proprie' ner questo: per difen
dere quello che esc
rimonte in occasion
trimonio e della nu
alla Chiesa come a
piena di gioia, che
messaggio vitale per
per la giustizia eco'
umana, che si prc
derelitti, che sosti, '
responsabile delia
l’arte ».
Invece « la vita
disposti a cambiai'
popolo di Dio VI '
denta: da un lato
ai mutamenti, dai.
Ogni epoca ha riclr
mento. Nel tempo
forse chiamati pa
un terreno familiai
orizzonti sconoscila
de nelle promes.se o
so alla vita media.
Spirito». E questo
fornire piacevoli celella nascita, del ma(. Raramente si pensa
"la comunità di genie
•a una speranza e un
mondo, che combatte
■luca e per la dignità
upa dei malati e dei
e difende la libertà
■rea scientifica e dei
nana esige che si sia
in tutta la storia del
aia una duplice teno ha spesso resistito
■o h ha provocati...
:o un nuovo discernisente i cristiani sono
'¡ármente a lasciare
er avventurarsi verso
. partendo « dalla feto che può dare senio potenza del suo
cnso è l’agape: trovia
mo qui nel rapporto espressioni che abbiamo sovente ascoltaito da |Tullio Vinay. « Segni dell’agape, esempi m quell’amore reciproco dal quale gli uomini riconoscono i
I iiiiiiitiiiiiiiimiiniiiiiliii
III........
inniiiitmiiiiiiiiiii
VI SEZIONE
un mondo secolarizzato
può essere costretto a dire : « Io credo ;
sovvieni alla mia incredulità » (Marco 9; 24). Senza voler accennare alle
numerose contestazioni, valide o non
valide, che oggi assalgono il culto della comunità cristiana in nome del rinnovamento o della rivoluzione !
Il documento preparatorio fa una
sottile distinzione fra « secolarizzazione » e « secolarismo ». La secolarizzazione, « come processo di emancipazione dell’uomo daU’idolatria di un
qualche elemento dell’ordine creato o
delle sue stesse idee, rende Tuomo liItero di plasmare in modo responsabile
il proprio futuro e quello del mondo;
Tuomo rifiuta di assolutizzare qualsiasi autorità o struttura dell’ordine
creato e continua a mantenersi aperto verso il futuro. Questo processo non
implica necessariamente la negazione
ffi Dio, anche se spesso coinvolge la
ribellione contro le strutture religiose,
divenute strutture di assolutismo e di
asservimento. Per « secolarismo » intendiarno il complesso di affermazioni
i bi' limitano la realtà a quegli aspetti
di r-ssa che sono direttamente tangib it •ti empiricamente stabiliti. Tali
alfenìiazioni rinchiudono Tuomo in un
mondo senza uscita, e alla lunga portano alTasservimento dell’uomo a nuovi assolutismi e a nuove idolatrie ».
La tradizione vivente
del culto
Il secondo paragrafo del documento preparatorio insiste sulla afferma'1 Ite che il culto cristiano «è sempre
I ciiito reso per mezzo di Gesù Crisio C’p dunque una continuità di
fondo che «abbraccia il culto della
Chiesa in tutti i tempi, in tutte le civiltà e situazioni»; ma c’è anche una
tradizione che ha le sue radici nel contesto storico e religioso del giudaismo
e si sviluppa attraverso i secoli incorporando elementi di origine diversa e
con diverse accentuazioni. Che valore
hanno oggi le forme ed i simboli del
passato? Quali forme sono più adatte
alla trasmissione delTEvangelo in una
società secolarizzata? Pino a che punteé possibile giustificare il conservatorismo o le innovazioni?
L assemblea dovrà porsi queste domande ed altre ancora. Ma essa dovrà approfondire la sua riflessione su
tre elementi essenziali del culto cristiano : il battesimo, la predicazione,
l’eucaristia o Santa Cena.
Le Chiese che hanno già raggiunto
un certo consenso sulla comprensione
del battesimo non dovrebbero forse
ricercare anche una « liturgia comune
per gli elementi principali del servizio
battesimale? » Non so quale sia l’ampiezza del « consenso suUa comprensione del battesimo », ma suppongo
che lo studio comune dovrà ancora essere approfondito. Quanto alla «predicazione », il documento afferma che
« la Parola di Dio plasma il culto e
tutto il culto è proclamazione dello
Evangelo ».
Riteniamo di dover accentuare queste affermazioni, insistendo sul fatto
che oggi, come in ogni tempo, la Parola di Dio si rivolge al mondo a dispetto delle nostre pigrizie mentali o
delle nostre fughe nell’attivismo sociale. Ci si può domandare in che modo pastori e laici debbano predicare
la Parola di Dio «che rende vivo ed
attuale il dialogo tra Dio e Tuomo » ;
non si può venir meno alla missione
che Gesù Cristo ha affidato ai suoi
discepoli ed a tutta la Chiesa. Infine
l’assemblea rifletterà sul significato e
sulla portata dell’eucaristia, cioè del
pasto comunitario alla presenza del
Signore, un pasto che è rendimento di
grazie ma che « non può bastare se è
offerto soltanto nell’atto di culto, senza passare attraverso la preghiera personale e comunitaria, e attraverso il
servizio di tutta la "vita reso agli uomini, nel nome e nell’amore di Cristo ».
Vocazióne
al rinnovamento
della tradizione
L’ultimo paragrafo dedicato al « rinnovamento » è costituito da una serie
di domande inquietanti e significative.
In che senso ed in quale misura si
aeve parlare di un « rinnovamento del
culto » in questo tempo di « secolarizzazione » o di « secolarismo », affinchè
Il ^fistiano rimanga il culto reso aU Iddio vivente, senza essere ostacolato da forme oggi superate, per rispondere in modo adeguato alla fede
dei credenti? Gli insistenti interrogativi che molti si pongono « sulle pratiche del culto, la diffusa accusa di i
pocrisia e di mancanza di autenticità,
l’abbandono del culto comunitario da
parte di vasti settori di fedeli dovrebbero spingerci ad intrapprendere una
ricerca sulle cause che sono alla radice della inautenticità del culto ed> a
sviluppare migliori programmi di preparazione al culto e alla preghiera ».
Ci si rende subito conto dell’attualità di queste considerazioni anche per
la nostra Chiesa. Sarebbe possibile
preparare delle « scuole » per la formazione di una coscienza personale e comunitaria in vista del culto? Quale aiuto possono dare le chiese alle famiglie
oggi profondamente diverse da quelle
dei secoli passati? «Il culto comunitario e la preghiera personale dovrebbero accogliere in sè, con lieto rendimento di grazie e fiducioso abbandono tutte le gioie e i dolori, i successi e
le frustrazioni dell’nmanità odierna».
Gli schemi del culto non possono essere uniformi e inalterabili; il mutato
ritmo di vita del nostro tempo non esige forse nuove forme e nuo'vi orari,
oltre al culto tradizionale della domenica? Si tratta di un problema che interessa tutte le Chiese, anche la Chiesa romana. Gli schemi culturali non
sono eterni; sono degli strumenti di
cui la comunità si serve, ma dai quali
non può essere incatenata.
Infine, « nella nostra giustificata reazione contro i pericoli di un pietismo
introverso abbiamo trascurato, in molte nostre chiese, di insegnare l’esigenza che ogni cristiano entri nel segreto santuario dell’uomo interiore, ^r
comunicare con Dio in un silenào pieno di amore e di gioiosa adorazione».
Gli innovatori, i rivoluzionari, gli assertori della « dimensione orizzontale »
non vedano in questa confessione di
peccato un pericolo per la testimonianza della Chiesa nel mondo. Essa
è invece un doveroso richiamo alla
« dimensione verticale », cioè al primo
comandamento, anche se è chiaro a
tutti che Tamor di Dio non può essere
separato dall’amore del prossimo.
Uno studio ecumenico sul «culto di
Dio in un mondo secolarizzato »- toccherà da vicino molti problemi di vita
cristiana, tanto sul piano individuale
che nella concreta vita comunitaria.
E ci si dovrà ricordare che il culto di
Dio non costituisce una fuga dal
mon do, bensli un impegno con
Dio nel mondo, un costante richiamo
discepoli di Cristo », questo dobbiamo essere. «Anche se siamo incapaci di elaborare
in questo mondo un ordine perfetto per la
vita umana, siamo persuasi che le cose possono essere migliorate, nell’attesa del rinnovamento di tutte le cose che Dio stesso
compirli ».
I POVERI E I RICCHI
Un nuovo stile di vita, implica una presa
di coscienza intensa, radicale, attiva, instancabile della drammatica e sempre più grave
divisione del mondo : un terzo di privilegiati e due terzi di affamati. Occorre, anziché
lasciarsi prendere dalla noia (fascino degli
allucinogeni e della violenza) aver sempre
davanti agli occhi il fatto che « due persone
su tre non hanno pasti regolari o sufficienti, non hanno una casa decente con elettricità, acqua corrente, installazioni igieniche,
sono senza lavoro e senza la protezione
delle assicurazioni sociali, senza scuole e
senza rappresentanze politiche. Molti combattono effettivamente solo per sopravvivere fino al giorno dopo ».
Un nuovo stile di vita implica che ci si
renda veramente conto, uscendo da ogni
provincialismo, che « per la prima volta,
ciò che accade agli uomini in qualsiasi luogo riguarda tutti gli altri»-, e che « i7 nostro uso del tempo e del denaro indica
qual’è la misura della nostra preoccupazione per il nostro prossimo... Vi è qualcosa di
demoniaco nel fatto di vedere un problema
e di non essere capaci di agire decisamente
in conseguenza ».
Un nuovo stile di vita implica anche, per
le Chiese, il domandarsi fino a che punto
dovranno continuare ad essere delle società,
sovente grandi e ricche, che « hanno dotazioni, proprietà terriere e immobili, posseggono azioni e dispongono di notevoli bilanci annuali». Occorre chiedersi quali sono
gli scopi, quale la molla di questa spesso
massiccia amministrazione.
Mentre « un numero crescente di persone
con una buona preparazione professionale
emigra dai paesi poveri a quelli ricchi e
dalle zone periferiche verso i centri urbani » le Chiese hanno il compito di « ricordare a tutti quelli che hanno ricevuto una
preparazione professionale che essi hanno
contratto un debito sociale: il miglior modo di pagarlo è quello di lavorare tra coloro
che ne hanno maggiore bisogno ».
Insomma, « non esiste uno stile di vita
cristiano che rimanga indifferente alle sofferenze degli altri. Nelle vittime della guerra, nel bimbo affamato, nel giovane assetato
di conoscenza, nella donna che vuole essere rispettata come persona, nella vecchietta solitaria, in tutti costoro noi incontriamo
Gesù Cristo. Dove si protesta contro l’egoistico accumulo di ricchezze, ove lo straniero è rispettato come collega e accolto come
prossimo, in coloro che decidono di vivere
in un ghetto cinese, arabo o negro, noi scopriamo gli ambasciatori della riconciliazione
del nostro tempo. Ricchi o poveri, è nella
solidarietà con l’oppresso che la nostra vita
acquista orientamento e scopo. Scopriamo
la meravigliosa realtà della promessa che
chi perde la sua vita per amore di Cristo,
la troverà ».
Di fronte alia via della lotta rivoluzionaria contro l’ingiustizia legalizzata e alla via
della nonviolenza, per giungere a una trasformazione delle strutture, il rapporto afferma: « Noi riconosciamo che ambedue
queste posizioni possono essere ispirate dall'agape ».
UOMINI E DONNE
Nel paragrafo « Uomini e donne » si insiste sull’« associazione creativa » che costituisce la loro vocazione, sia sul piano individuale che su quello colleKivo, « producendo un nuovo tipo di pensiero e di azione ».
« La civiltà tecnologica e anche le chiese
della tradizione occidentale idealizzano spesso l'intimità fisica come il culmine della co
a Colui che rimane il Signore unico e
vero di fronte ai molti signori del mondo, la cui figura è destinata a passare.
Il culto di Dio e la preghiera sono anche la «costante battaglia dello Spìrito contro le forme demoniache di
questo mondo, come l’alienazione e la
disumani^azione, la mancanza di senso della vita e il cinismo, la colpa e la
disperazione, la guerra e l’oppressione,
li nazionalismo stretto e l’assolutismo
settario ». E tutto ciò non per il nostro
gusto, ma per ubbidienza a quel Signore che si è fatto Servo per noi e per
il mondo.
Tutto ciò che facciamo nel culto di
Dio rivela i segni della nostra imperfezione e della nostra umanità; perciò
è necessaria l’azione dello Spirito Santo «che intercede per noi» (Rom. 8:
22). « Soltanto in Gesù Cristo e nello
Spirito Santo, possiamo offrire i nostri corpi e la creazione intera e ricevere da Dio il nostro stesso essere, il
nostro prossimo e fl mondo, in una
umanità sempre più profonda e in una
gioia sempre più completa».
Ermanno Bostan
muntone personale; di qui la tendenza a ricercare il rapporto fìsico là dove si aspira
a una vera comunione fra uomini e donne.
Ma la vita di comunione è più che una relazione intima tra uomo e donna e la sessualità non si limita al dormire insieme.
Vi sono forme di comunione autentica che
non comportano un’intimità fisica. Nondimeno, in tutti i rapporti tra uomini e donne,
è sempre presente una componente sessuale
che mantiene una tensione feconda ».
Una questione che si va facendo scottante è quella dei metodi anticoncezionali moderni, i quali « sollevano in molti giovani e
meno giovani l’interrogativo se il dormire
insieme non diventerà un giorno una cosa
naturale come mangiare insieme ». Si tratta
di una vera « sfida all’insegnamento cristiano riguardo alla castità. Essa si basa forse
soltanto sul timore di possibili conseguenze? Troppo spesso la castità è vista semplicemente come astinenza o come limitazione
dei rapporti al quadro del matrimonio. Ma
la castità riguarda certamente assai più il
modo in cui l’amore viene espresso, con
quelle caratteristiche di tenerezza e di responsabilità che non soltanto esercitano un
controllo nei rapporti personali, ma anche
sostengono marito e moglie nella dedizione
reciproca di tutta la vita. In questo senso, il
celibato non è l’arido rinnegamento di una
parte della vita ma è la vocazione a spendere sè stessi nell’amore per Dio e per il
prossimo ». Veramente, queste espressioni,
pur giunte e belle, restano parecchio vaghe;
è auspicabile che ad Upsala, pur guardandosi giustamente da un legalismo moralistico, si diano risposte più precise al problema degli anticoncezionali.. « Esiste un
legame essenziale fra una sana sessualità e
la realizzazione personale... Crediamo che
rapporto fisico, dedizione personale e matrimonio formino un’unità dinamica. La purezza degli occhi e della lingua, di tutte le
membra, negli sposati e nei non sposati,
affinchè possiamo vedere Dio e rispettare il
nostro prossimo: è questa la sempre nuova
e difficile vocazione dei cristiani. Il legalismo e il giudizio sugli altri non sono modi
di vivere secondo questa vocazione ».
LA DECISIONE PERSONALE
NELLA COMUNITÀ
Secondo quali norme devono dunque vivere i cristiani? « Ogni persona è unica e i
cristiani vivono in circostanze molto diverse
in tutto il mondo... Esistono modelli morali
comuni applicabili a tutti? O è soltanto
una questione di decisioni e di scelte individuali in ogni situazione particolare? Le
regole di vita devono essere riferite alle situazioni reali ». E qui troviamo affermaziosul filo del rasoio : da un lato si dichiara
che. a tale scopo, « Io studio della Bibbia è
fondamentale », ma vi si affianca quello
della storia e si invita a « imparare dagli altri, senza guardare se sono cristiani o no,
se sono credenti o non credenti. Sappiamo
infatti che Dio è all’opera nel mondo in
molte maniere ». Il che è vero, ma potrebbe
anche essere un avallo della disposizione
che appare in molti cristiani oggi, più disposti e interessaiti a imparare dal mondo che
dalla Parola (è anche più facile, tra l’altro),
facili a ridurre l’etica cristiana a etica della
situazione.
Si nota quindi che « individuo e collettivita sono inseparabili. Per il cristiano, la
testimonianza personale è nutrita dalla vita
dell’intera comunità di coloro che confessano Cristo come il Signore risorto, dai tempi apostolici fino al tempo presente. In questo contesto, la condona morale di ogni individuo può trarre giovamento dal consiglio
e dalla critica reciproca, perchè siamo membra l’uno dell’altro. Questo è vero anche
per le chiese... ».
Un'impostìazione come questa deve assolutamente riflettersi nella catechesi cristiana,
che necessita di una revisione radicale,
ovunque, in modo da « riferire a tutta la
persona, nel suo contesto individuale e sociale, nel mondo come nella Chiesa ».
Ed ecco la conclusione: Specialmente in
tempo di rinnovamento, i membri delle
Chiese sono più o meno identificabili dal
loro stile di vita. Ma vi è anche la tentazione di ridurre questo stile a una vita di regole. E le regole possono renderci ciechi ai
segni dei tempi attraverso i quali Dio ci
parla. Le regole e le leggi sono utili come
guida, ma hanno sempre un’autorità provvisoria. Possono aiutarci a maturare nella
fede, nella speranza e nell’amore; ma separate dallo Spirito, uccidono ».
« Un nuovo stile di vita non sarà prodotto da documenti, ma dall’impegno personale. Sarà alla gloria di Dio se le nostre
parole saranno uguagliate da atti di giustizia e di amore. Colui che fa ogni cosa
nuova si avvicina ».
G. C.
COMUNICATO
La Commissione Regolamenti comunica
che entro il mese di luglio verranno spediti
a mezzo posta a coloro che a sua tempo ne
hanno fatto richiesta i testi della raccolta,
delle Discipline ecclesiastiche, aggiornati
con gli inserti relativi alle modifiche deliberate dal Sinodo 1967; con lo stesso mezzo
verranno inviati gli inserti a coloro che risultano essersi già formiiti della raccolta.
Tale servizio è stato assunto dalla Libreria Claudiana, Via Principe Tommaso 1/D,
10125 Torino, alla quale devono essere indirizzate eventuali richieste.
4
pag. 4
N. 27-28 — 12 luglio 1968
Di tutto un po’
Un lettore, da Sanremo:
Caro direttore,
sono di massima d'accordo con
quanto scrive e propone il pastore
Franco Giampiccoli nel numero 23
dell’« Eco-Luce ». Volere o no, per
una causa o per l’altra, questo giornale e « Nuovi Tempi » hanno soven.
te l’aspetto di doppioni. E non era
questo, mi pare, lo scopo per il quale
«Nuovi Tempi» è stato istituito. Con.
cordo quindi col pastore Giampiccoli
nella sua proposta n. 1. L’«Eco-Luce»
ritorni ad essere soltanto « L’Eco delle
Valli Valdesi », sia normalmente bilingue, ed abbia le caratteristiche indicate nella proposta.
Non vorrei invece che fosse attuata la proposta n. 2 : per « la messa
a punto di problemi teologico-ecclesiastici » vale da tempo ottimamente
« Protestantesimo », che andrebbe
sempre più potenziato. « Nuovi Tempi » dovrebbe continuare a svolgere
le funzioni d'informazione e di sobrio commento dei fatti d’interesse
generale nei riguardi di tutto il protestantesimo italano. Nulla vieterebbe,
a mio parere, che inserisse periodicamente un foglio di notiziari delle diverse chiese di tutte le denominazioni. Dovrebbe essere il giornale unico
del protestantesimo italiano, l’organo
della Federazione.
» ♦ »
Negli « Appunti snlla predicazione » della past. Gianna Sciclone trovo molte affermazioni sulle quali pos.
so pienamente concordare. Per esempio, quando dice t « non è inutile predicare, ma è inutile farlo nel luogo e
nel modo attuale » sono del tutto d accordo : soltanto non direi « inutile »,
ma piuttosto « poco concludente » per
10 scopo vero della predicazione, che
è, come dice giustamente più avanti
la sig.na Soiclone, 1 annunzio incarnato deUa Parola di Dio. Perchè questo annunzio sia veramente incarnato,
bisogna che le chiese cessino di essere nuclei passivi di credenti o di non
credenti, intenti solo a ricevere, per
diventare, come dice la Sciclone,
« centri di formatone e di coordinamento dei vari gruppi al lavoro in
tutti i settori della vita della città ».
.\nche qui dunque sono pienamente
d’accordo.
Dove lo sono meno è sul dire che
l’annunzio del perdono e della salvez.
za « non è più di grande aiuto, anche
se vi si agg'unge ’’dai tuoi peccati ,
perchè comunque non si sa più che
cosa capire sotto questa parola ».
Qui è il vero punto debole non
dell’articolo, ma, purtroppo, di tutta
la nostra vita di credenti sottosviluppati. Se non comprendiamo anzitutto
che cosa sia il peccato — non « i pec.
pati » — e nei riguardi non solo delle
singole persone, come avviene finora,
ma di tutta l’umanità, anzi dì tutto
11 cosmo; se non comprendiamo che
tutto il male del mondo, il male di
qualunque specie, deriva soltanto dal
peccato originale, non comprendiamo,
non sentiamo, non affermiamo a noi
e agli altri la necessità di essere salvati, e quindi « vana è la nostra fe¿g _ che non è fede — « noi siamo
ancora nei nostri peccati », cioè « tutto il mondo giace nel Maligno », cioè
tutto il creato è soggetto ad una forza
nemica che tende alla sua distruzione,
ed è, come la vediamo, assidusincnte
all’opera per distruggere la vita e
l’ordine, negli uomini come in tutta
la natura. E’ forse questione di terminologia; certo, la filosofia non accetta il nome nè il concetto del peccato, e gli uomini sono sempre più
lontani dal comprenderli. Ebbene,
traduciamo pure, adoperiamo altri
nomi, ma non prescind’amo da questa affermazione - fondamentale : non
si può predicare la salvezza che è in
Gesù Cristo, nè alcun altro rimedio
ai mali del mondo, se non s’incomin.
eia ad annunzare, cioè a spiegare la
realtà del peccato. Prescindendo da
questa, si può solo proclamare il Nulla, come fa, con perfetta coerenza, la
filosofia esistenzialista.
L'errore delle chiese non è, come
diceva E. Rivodr, e come pare che la
signorina Sciclone confermi, « il pensare di avere qualche cosa da dare e
da insegnare », ma di non sapere csat.
tamente di che cosa, di quale annunzio siamo debitori al mondo dei nostri simili, nè come dobbiamo portare questo annunzio. Per questo, e solo
per questo la predicazione non è sem.
[ire efficace, pur non essendo mai
inutile, perchè « la Parola d. D o non
torna a lui a vuoto ».
Comunque, tutto quello che ha
detto la signorina Sciclone in quell’articolo c da ricordare e da meditare.
* * *
Mi dichiaro interessalo all’iniziativa di costituire nelle nostre chiese un
gruppo che s'impegni a fare il meglio che potrà per portare un aiuto
efficace alla lotta contro la fame, secondo l’appello pubblicato nel n. 24
del giornale. Mi pare che dovremmo
appoggiare in pieno la proposta del
pastore Biéler, come avevo propoeto
in uno degli ultimi nostri Sinodi. Ma
naturalmente la mia proposta non
venne nemmeno in discussione, perchè era già venerdì, e quindi...
Mi sembra che la questione dovrebb’essere ripresa al Sinodo di quest'anno, non per discuterla — mi pare che non ce ne sia bisogno — ma
per dare alla Tavola un mandato con.
creto : le chiese valdesi dovrebbero
prendere posto in prima linea per
questa lotta; noi, che fummo già poveri, che nascemmo poveri, dovremmo ricordarci dei poveri, qualunque
sia il motivo per il quale sono oggi
poveri.
Lino de Nicola
Rilancio
delia decima
Un lettore, da Brindisi:
Caro direttore,
sul settimanale (21 e. m.) ho letto
con interesse una Sua postilla, in risposta a quanto aveva scritto il Sig.
Loris Beiu nella rubrica : / lettori ci
scrivono.
Per me, ex awentista, che per 20
anni ha praticato la misura ’biblica’
della decima, quel suo ultimo paragrafo è stato come un sorso di salute.
Voglio trascriverlo per gl’immemori, i distratti, i superficiali, gli
egoisti, gli ultraspiritualisti che non
se la sentono di tirarsi su i calzoni
da soli e che la decima biblica considerano legalistica e farisaica, roba da
vecchio patto. Che cosa se ne fanno
di Gen. 14; 18-20; Num. 18; 21,
26-28; -Lev. 27; 30, 32; Amos 4; 4;
2 Cren. 31; 3-6; Mal. 3; 7-12; Neem.
10; 37? Ma essi buttano nel ciarpame anche la diretta testimonianza di
Gesù, di cui in Mt. 23: 23. Ed eccoci alla trascrizione dell’ultima parte
della postilla del nostro direttore ; « E
sarei tanto felice che ci tirassimo su i
calzoni da soli e i nostri Moderatori
non dovessero più essere invitati (per
collette),, nè a Oriente, riè a Occidente ». Si; codesto pietoso spettacolo
di mendicare sta avvenendo da molti
anni, senza contare quel non meno
miserando bussare alla porta delle
banche. Perchè questo? Per non importunare la sensibilissima suscettibilità e libertà del nostro popolo evangelico valdese, ed anche per non turbare quello stato di passiva contemplazione, quel nirvana, che io chiamerei quietismo dei nostri Conduttori, Pastori di Comunità molto autonome.
In odio alla decima, o ad altra misura finanziaria equipollente, vanno
in malora le nostre diverse Istituzioni ed Opere sociali. In odio alla decima, si licenzieranno oggi i Professori del nostro Collegio di Torre Pellice, e, domani, quelli della nostra
Facoltà teologica di Roma. Questo
prelude a ben più ampie serrate. In
odio alla decima, la quale non ha
niente a che vedere con simboli, figure e riti mosaici, perchè essa scaturisce, irrompe — direi — dall’amor
fraterno, che riassume i doveri del
cristiano di fronte ai propri fratelli
in fede. Questo amore riveste le forme del servizio e della liberalità
(1 Cor. 12; 7; Gal. 6; 10).
L’amor fraterno non deriva da una
legge cerimoniale, mosaica o no, sibbene dalla legge morale tuttora vigente (1 Cor. 9; 4-14). Amare è la
chiave di volta della nostra vita spirituale e religiosa (1 Gv. 2; 10;
3; 16-18).
La immagine dei calzoni tirati su
è irellissima, ma il nostro direttore sa
bene che le immagini vanno interpretate. tradotte con fatti concreti.
Una proposta è questa ; il nostro Corpo pastorale se la sente di dare l’esempio con una contribuzione mensile,
pari ad un decimo del proprio assegno? Le offerte nelle collette (speciali
o no) non vanno incluse nel provvedimento.
Grazie della pubblicazione, e cordiali saluti.
Elia Libonati
Valdo si è davvero
fermato a Eboli
Un collaboratore, da Cerignola:
Sono grato alla Signora Aja Soggin
per aver denunziato, con « humour ».
la divisione che esiste in seno alla
Chiesa Valdese tra Nord e Sud. Quella del Nord ha tutto; uomini, strutture, non manca di nulla in un certo
senso; quella del Sud è al confronto
povera e per giunta incapace di far
sentire la propria voce in seno al governo centrale, vogliamo dire la Tavola. Se non interpreto male il pensiero, la gentile sorella vedrebbe la
soluzione del problema in una specie
di ridimensionamento delle forze perchè dopo tutto e nonostante lutto vi
sono dei valori, allo stato latente, nel
Sud e cita l’esempio della Comunità
di Napoli . Vomere.
Tanto semplicismo mi ha fatto sor.
ridere. Non resta chiaro o è sottaciuto il motivo per cui Valdo, come protesta, Valdo, come missione si sia fer.
maio ad Eboli. Io penso che se l’opera nostra è stagnante, in alcuni posti,
è perchè di fronte alle nuove difficoltà noi valdesi non abbiamo più la
carica vocazionale dell’inizio. Non
sempre vediamo quali sono i nuovi
compiti che il Signore ci affida e pròcediamo, con sicurezza, a delle scelte.
Ma in tutto questo non c’entra il
vertice, la Tavola.
La Tav<^; uomini eccellenti, di
provata capacità direzionale e amministrativa, che cosa possono fare di
più o come potrebbero far meglio,
eondizionati come sono, circa la disio,
cazione degli uomini e l’impiego del
denaro (perennemente mancanti) e,
per giunta, da certi regolamenti im
mutabiU come le leggi dei Medi e dei
Persiani? Di recente, per via di queste leggi, nel V Distretto ci è stato
soffiato via un giovane Pastore da una
Chiesa autonoma delle Valli, la quale
se lo è eletto sotto il naso dell’Amministrazione che la pensava, si vede,
diversamente perchè lo aveva destinato, con chiara intuizione, in quel
dato posto.
La Comunità di Napoli . Vomero
ci offre un luminoso esempio di spin.
ta interiore che convalida la bontà di
un’altra lesi, cioè quella della direzione congregazionalistica della Chiesa. Ogni Comunità rappresenta, per
opera dello Spirito Santo, una forza
a sè stante che assume in pieno la
propria responsabilità testimoniale ad
ogni livello. Valdo si è fermato ad
Eboli perchè abbiamo perduto il senso comunitario deU’hospitium, casa
centro, dove attorno alla Parola, i fe.
deli sono edificati e consolati senza
bisogno del Pastore togato o del cam.
panile. In tale direzione va ricercata
la soluzione per tutte le Comunità
sia del nord che del sud.
Esistono nel sud delle Comunità
che hanno intrinseche capacità, ma
come allo stato infantile. La Chiesa
Valdese ha potuto assicurare il tetto
e la cura pastorale, nè ha potuto fare
di più. A volte, noi responsabili, pretendiamo un mucchio di frutti ; spi
rito associativo, cultura religiosa, co
scienza contributiva. Ognuna di que
ste Comunità potrebbe però rimpro
verarci dicendo; «Tu vuoi raccoglie
re ove non hai seminato ». Dove ab
biamo potuto procedere, per un favo
revole concorso di circostanze, a quel,
la che in agricoltura è definita una
cultura intensiva, la nostra fatica non
è stata vana.
E vengo ad una proposta pratica;
non dovrebbe essere difficile, per una
Chiesa come la nostra di tipo presbiteriano, per cui tra laici e pastori c’è
piena concordanza d’intenti, una intesa tra vertici; la Tavola e i Consigli
di Chiesa delle Comunità del triangolo industriale ,ove la coscienza vocazionale è attiva, per venire incontro, caso per caso, ad una Chiesa del
Sud. Non si tratterebbe di madrinato,
che assai spesso sa di anonimato, ben.
si di leadership.
Si tratterebbe di un ministerio di
guida, non secondo schemi prestabiliti, perchè tutto dovrebbe essere lasciato all’azione dello Spirito e all’amore fraterno al fine di creare un
rapporto diretto e personale, un vincolo permanente, una comunione. 1
primi ad avvantaggiarsene sarebbero
le Chiese che molto hanno ricevUtó
per la scoperta che farebbero della
parte dimenticata, finora. Allo stato
attuale esiste, purtroppo, una specie
di iato tra nord e sud valdese. Siamo
diventati anche noi incomunicabili,
abbiamo quasi la paura del dialogo
per tema che qualcuno abbia a turbarei con la sua invadenza.
Per tutto questo la divisione esistente non potrà che aumentare e non
potremo impedire che cresca quel
complesso di vittimismo tipico in chi
non ha nei confronti di chi ha.
G. E. Castiglione
Per nulla
rassicurato
Un lettore, da Torre Pellice:
Signor direttore.
La ringrazio per la sua cordiale risposta ma debbo dirle con tutta sincerità che, contrariamente a quanto
sperava, non mi ha per nulla rassicurato.
Pubblicare sull’Eco-Luce una lettera come quella del signor Di Blasi
con delle affermazioni di principi po.
litici così espliciti senza una sua postilla (che mi dice non le era parsa
necessaria) indica chiaramente su
quali direttive politiche il giornale
si orienti.
Quando poi lei scrive che « sarebbe
tempo che si distinguesse fra impostazione socialista della società, che
non è certo di per sè più anticristiana di quella liberale » non posso non
chiederle se vi è un solo paese al mondo di tradizione liberale nel quale la
chiesa, qualunque chiesa, non possa
svolgere con tutta libertà la sua opera
e invece se vi è un solo paese comunista nel quale la chiesa, qualunque
chiesa, non sia perseguitata o costretta alla clandestinità.
Per quel che riguarda il nostro piccolo mondo valdese un fatto rimane
incontestabile ; con la politica si sta
producendo una vera rottura in seno
alla comunità. Mi auguro che la linea
progressista, rivoluzionaria e contestataria di alcuni pastori e laici qualificati sia quella giusta e che accanto ad un risveglio spirituale sia raggiunta anche rautonomia economica
della Chiesa e delle sue varie istituzioni che da tanti anni compiono innumerevoli opere di bene.
Cosi anche il signor Moderatore
non dovrà più andare a collcttare all’estero e chiedere aiuti alla grande e
generosa Nazione Americana che in
poco più di cinquanta anni ha salvato per ben due volte la libertà dell'Europa (Russia compresa) e non so
quante volte il bilancio della Chiesa
Valdese.
Sperando che vorrà accogliere e
pubblicare questa mia replica, che è
stata sollecitata da numerosi fratelli
che mi hanno fatto sapere di condividere pienamente il mìo pensiero. La
prego di voler gradire i miei cordiali
Loris Bein
Saper vivere
senza preconcetti
Un lettore, da Palermo:
Caro direttore,
sono costretto a disturbarla ma è
necessario che io Le chieda un po’
di posto sulla Luce per rispondere al
Sig. Loris Bein che mi ha fatto delle domande a mezzo del N. 25 del
giornale.
10 vivo in Palermo e non ho mai
soggiornalo oltre cortina. Da anni ho
avuto il desiderio di visitare Mosca e
Varsavia, per mia conoscenza, ma non
ho potuto farlo per motivi di età, acciacchi ed economici e me ne dolgo
assai.
11 sig. Bein ha dimenticato certamente in quali condizioni Napoleone
trovò Mosca nel settembre 1812: miseria, analfabetismo, disoccupazione,
schiavismo, mendicità, lusso nella corte dello Zar e nella classe privilegiata. La rivoluzione di ottobre, un seco,
lo dopo, si fece perchè la Russia era
nelle stesse condizioni. In tanto tempo non sì era fatto niente per allevia,
re le condizioni di vita del popolo.
Ci voleva la rivoluzione per rovesciare le cause di tanta arretratezza ed il
coraggio di Lenin e compagni.
Sa il Sig. Bein in quali condizioni
si trova ora TUnìone Sovietica? Non
occorre essere stati sul posto, basta
seguire la stampa per comprendere la
radicale trasformazione di quel popolo. Basta leggere il libro di Paolo
Robotti che vìsse 14 anni in Russia
e scrisse rinteressante libro: «Nella
Unione Sovietica si vive così ». L’hanno constatato de visu parlamentari e
presidenti della nostra Repubblica
che sono stati in visita in Russia;
hanno visto come si lavora e come si
produce in quel paese. Anche la TV
oi ha fatto vedere un episodio di come si vìve in Russia. Rammenta Lei
quella operaia che interpellala rispose così : « Ora si lavora e si vive, pri.
ma sì soffriva la fame ».
Lo sa il sig. ‘Bein che in Russia
vd sono numerosi scienziati e molti
giovanissimi di 30 anni? Perchè tutto questo? perchè si studia e si lavora, perchè non vi sono più analfabeti, mendicanti, disoccupati, padroni, sfruttamento, m’seria e perchè lo
Stato favorisce lo studio.
Noi che ricerchiamo le verità evangeliche dobbiamo pur vedere con soddisfazione anche le verità che riguardano il mondo. Sono cose talmente
chiare e luminose che non possono
essere nascoste sotto il moggio o esse,
re annullale o annebbiate dalTantìmarxismo.
Deve sapere il sig. Bein che noi
abbiamo molto da imitare dalla politica socialista e possiamo onestamente dire che il comunismo ha la mania
del bene.
Ai lavoratori Russi non vengono
fatte trattenute per assicurazioni sociali. Tutti i lavoratori pagano una
sola tassa che è quella sul reddito che
va da un minamo del 2% ad un mas
simo deU’8%. Sa Lei quanto paghia
mo noi? Alla TV abbiamo visto che
nell’Unione Sovietica i contadini por
tano in città la loro merce e la ven
dono direttamente al consumatore
Da noi la merce viene strappata al
contadino con pochi soldi e poi altra
verso tante speculazioni arriva al con
sumatore ad un prezzo elevato ed av
volta in carta cartone. Adoperare car
ta cosi pesante è reato punibile dal
CjP. ma non si è mai visto ebe la
polizia denunzi questi abusi. Si denuncia il lavoratore che sciopera perchè non viene pagato.
Non mi risulta se in Russia si sia
fatto qualche cosa per venire in aiuto
alle difficoltà economiche della nostra Chiesa.
Varrei chiarire al sig. Bein, che mi
ha chiamato poco fraternamente con
la espressione; Un sig. Di Blasi, che
io non ho mai pensato di esaltare il
mondo comunista ma dico soltanto la
verità, secondo l’esperienza appresa
dai libri, dai giornali, dalla TV e
qualche volta direttamente da reduci
dalla Russia. Dobbiamo dire la verità e prendere dal mondo ciò che è
buono. Tutti i partiti hanno i lati
buoni e quelli cattivi. Bisognerebbe
attingere tutte le cose buone e formare un programma a sè per gli Italiani e per la Patria Italiana per dare
al popolo tranquillità e benessere.
Vorrei dire ancora al sig. Bein che
erroneamente mi ritiene comunista;
io invece lo posso assicurare che sono
monarchico, ma apprezzo le cose buone sia che provengano da levante o
da ponente.
Ringrazio ed invio fraterni saluti.
Carlo Di Blasi
I Distretto, pubblicato sul numero 25
de « L’Eco-Luce », a firma di Bruno
Rostagno.
Nell’articolo in questione si riferisce « la lunga ed appassionata discussione sul Collegio Valdese » di
Torre Pellice. Ad un certo punto è
citato l’intervento del Preside A. Armand-Hugon : secondo i professori,
l’unica possibilità rimasta nelle condizioni attuali, se si vuole evitare la
chiusura pura e semplice, è di chiedere la statizzazione. « Secondo i professori » è scritto. Non vorrei che a
causa di questa vaga indicazione i
lettori credessero che tutti i professori del Collegio sono per la statizzazione. Io, per esempio, sono decisamente contraria. Sarebbe stato perciò
meglio specificare e dire : « secondo i
professori del Glnnasio-L'ceo ».
L’intervento del Preside continua
così : se questa possibilità (cioè la
statizzazione), che non dovrebbe comportare cambiamenti nel corpo insegnanti, non verrà adottata, i professori lasceranno il Collegio a partire da
quest’autunno.
In base a questa affermazione i lettori potrebbero, a buon diritto, supporre un esodo in massa degli insegnanti! Sarebbe stato più esatto dire:
« alcuni professori del Ginnasio-Lìceo ».
Queste le precisazioni che intendevo fare. Ma, terminando, vorrei aggiungere due righe. Se alcuni insegnanti per valide ragioni se ne vanno, altri verranno e continueranno la
loro opera. Bisogna però che si rivolga un appello, anche attraverso le
colonne di questo giornale.
Molto cordialmente
Anna Marnilo
I problemi grandi
e quelli nostri
Un lettore^ da Torno:
Caro direttore,
mi sono rallegrato di veder comparire sul numero del 21 giugno delr« Eco-Luce » tante notizie sui problemi che travagliano le nostre valli:
Collegio, Ospedali, Asdi, vita (misera) delle Comunità, ecc. e speravo che
c'ò non fosse dovuto solo al fatto che
buona parte di queste notizie erano
il resoconto di quanto discusso alla
Conferenza del I Distretto ed ai Convegni di Villar Pellice promossi dal
Centro Diaconale.
Purtroppo sul numero successivo
del giornale più niente su questi miseri e trascurabili problemi. Ormai
siamo informatissimi su quanto avviene nel Vietnam e in Africa; sappiamo quanto triste sia la sorte dei
poveri negri americani, sappiamo tutto sui Congressi, Concili, Federazioni, ecumenismo; ma nessuno ci spiega perchè i nostri Istituti hanno camere vuote o posti disponibili, ma
non possono accogliere vecchi o malati perchè non c’è personale; ci è
stato detto che questo avviene perchè
non c’è più vocazione, ma nessuno
vuol dirci perchè non c’è più questa
vocazione. C'è la grossa, difficile questione del Collegio ma, se va bene,
ne risentiremo parlare al Sinodo; perchè le chiese non ne sono maggiormente informate? forse questi problemi, e altri, devono rimanere nell’ambito dell’« intellighentzia valdese » che
dall’alto se li gira e rigira senza risolverli, oppure possono essere portati
a livello di tutti, anche a livello del
« popolo »?
Non inizio con questo una critica
a te direttore, nè al comitato di redazione, tanto è chiaro che se nulla
compare sul giornale è perchè nessuno ritiene di dover scrivere o ha tem.
po per scrivere! Forse è un pensiero
un po’ malvagio ma vien spesso da
pensare che è più facile interessarsi e
qualche volta discutere dei problemi
grossi e lontani come Vietnam, fame
nel mondo, ecumenismo, perchè al
massimo si tratta di fare una piccola
colletta o partecipare a qualche dimostrazione, a qualche « marcia », mentre per far qualcosa per i nostri IstiI luti bisogna sacrificare tempo e fare
fatica; per rendere la propria testimonianza dì fronte alla popolazione che
ci circonda e che guarda con stupore
o con sarcasmo le nostre chiese vuote, bisogna sacrificare almeno un’ora
alla domenica! Siamo proprio al pun.
to che più nessuno vuole fare questo
sacrificio o la situazione è più grave
ancora? Ho trovato giusta la richie
sta del Pastore Franco Giampiccoli
che 1’« Eco-Luce » tratti di più prò
blemi nostri; e allora, perchè su ogn
numero non c’è anche solo un artico
letto scritto da Agape su qualche at
tività per le Valli? a meno che Aga
pe ritenga preferibile far venire de
negri, forse ora sarebbe più di moda
una bella schiera di giovani cinesi
col libretto rosso, per ascoltare i loro
problemi e dare loro il nostro platonico appoggio.
Possibile che nessuno abbia niente
da dire sui due convegni che si sono
tenuti a Villar Pellice? Tanto per
cominciare vorrei che almeno giungesse al Pastore Taccia ancora una
parola d’incoraggiamento a continuare su una via che son certo darà buoni frutti; vorrei aggiungere che dovremmo anche cercare di renderci
conto del perchè non ci sono più « vocazioni » fra i giovani (e fra i non
più giovani?).
Caro direttore, se non mi « tagli »
0 « cestini » vorrei chiederti ancora
una cosa: perchè del prossimo Sinodo non si parla già ora? Noi ormai
sapevamo tutto su Upsala prima che
si aprisse la Conferenza, molto aggiornati sugli argomenti da discutere,
su chi vi prendeva parte e questo è
molto bello; però sarebbe anche utile
che si facesse qualcosa di simile per
:1 nostro piccolo, piccolissimo Sinodo;
1 delegati potrebbero essere informati
fin d’ora su quali saranno gli argomenti più importanti e non essere in
formati il giorno dell’apertura quan
do vien loro consegnata la famosa
« Relazione ». Generalmente ogni anno, dopo il Sinodo, compaiono sul
giornale critiche e proposte; naturalmente non ci si può più far niente e
tutto ricade nell’oblio; perchè non verrebbero trattate ora proposte e critiche costruttive in modo da evitare o
cercar d’evitare quegli errori che possono esser stati fatti l’anno scorso?
Sono certo che tutti i lettori del giornale seguirebbero questi problemi con
interesse e l'andamento dei lavori sinodali ne trarrebbe vantaggi .
Son certo che scuserai se i miei
punti interrogativi sono molti e ti
ringrazio per lo spazio che mi concederai.
Carlo Pons
Recapiti
Il past. Gudo Colucci, Via Leoncino 22, Verona, comunica che il suo
nuovo numero telefonico è 590.364.
Il past. Vincenzo Barbin comunica
che il suo nuovo indirizzo è ; Chiesa
Cristiana Evangelica, Strada Cuorgnè, 10087 Valperga Canavese To).
h'Ist'tuto « Filadelfia n, a R v'i
Torinese, comunica che il nuovo m
telefonico è 95.62.08.
mnmiimiiiiiimiiiimiiiiiiiiMiiiiii
amiiiiiiiitiMiiiiiMiiiiMitiimin
Le riunioni del 15 agoslo
Le riunioni del 15 Agosto si terranno quest'anno, D. v., a
Massello e all'Inverso di Torre Pellice. Il tema generale di queste giornate sarà ; « Il fratello ha bisogno di te » Nel prossimo
numero sarà pubblicato il programma dettagliato, insieme a
tutte le indicazioni logistiche e organizzative.
Diamo volentieri ancora la parola
al fratello Di Blasi, che era stato personalmente e pesantemente attaccato:
ma dobbiamo ora considerare conclusa questa discussione.
Precisazioni
sul Collegio Valdese
Una lettrice, da Torre Pellice :
Caro direttore,
desidero fare alcune precisazioni
sul resoconto della Conferenza del
NOVITÀ' CLAUDIANA
Via Principe Tommaso 1, 10125 Torino
ROLF RENDTORFF
la formazione dell'Antico Teatamento
pag. 86 - L. 500
Un breve panorama dei risultati degli studi più recenti.
Gli ultimi due opuscoli della collana « Attualità protestante » ( L. 100 cad. ) ;
GIORGIO ROCHAT
la guerra, oggi
ALDO COMBA
MARIO TASSONI
neaviolmiza
5
12 luglio 1968 — N. 27-28
pag. »
an aosTa, dopo multi aaii
Conferenza del II Distretto
Un’assembleti piuttosto «consarvatcice* - La protesta giovanile e la nuova schiavitù
babilonese della Chiesa - Accolta con gioia la neocostiluita comunità evangelica
interdenominazionale di lingua inglese a Torino
C(-ito per la sua posizione ecceiitrica
rispetto al Distretto (il II), da tempo
immemorabile Aosta non ospitava la
Conferenza distrettuale ; la comunità
Ila accolto con cordialità e generosità
fraterne i delegati delle chiese piemontesi e liguri convenuti nella capitale
alpina in pieno scoppio di caluravestiva.
Il culto d’apertura, la sera del 28
giugno, è stato presieduto dal sig. Carlo Baiardi, vicepresidente della Commissione distrettuale uscente, il quale
ha V ' acemente predicato sul testo:
' ,aini 8: 30-32. Quindi sono iniziati
subito i lavori, diretti efficacemente da
un seggio cosi nominato: Paolo Marauda, Bruno Prelato, Marvi Revelli.
Il past. Ernesto Ayassot, dopo il
benvenuto del pastore locale, Giovanni
Peyrot, ha letto la relazione della Commissione distrettuale, cui seguiva una
documentazione relativa alla neocostituita Comunità di lingua inglese di
Torino, che si presenta al Sinodo per
il ncouoscimento, e il sunto dei rapporti delle Comunità.
Seguendo la traccia della relazione,
la discussione si è subito accentrata
questione delle tensioni all’interno delle comunità (e anche la predicazione vi aveva fatto esplicito riferimento), anche se forse quest’anno nel nostro distretto tali tensioni sono state
meno vive e violente che altrove. Relativamente scarsa la partecipazione
giovanile, la Conferenza è apparsa abbastanza orientata in senso « conservatore ». pur non essendo mancato in
varii imervenn : nconoscimento di
ciò che di VIVO e a' valido e stimolante vi e UHI I t ■ lu -.duvanile. anche
nell’ambito di U tre numtà Sono state avaii.zuie e scau , ate molte
considerazioni e valutaz i- Ritenia-.
mo qui solo quella che ijs presentato
Paolo Ricca e che ci .t la piu
fresca e penetrante, i.n mr alia situazione delle osm 3 vise
anche se non biso j davv ham
mn izzare — b so i j io c he
c] Troviamo m una i i d scn m
' ’uhnifse che. a ditferenza di queda
1 Od dtl XVI secolo, SI presema
c'.-aoi forma politica. Le comunità
, dnisp fra una destra e una sinistra politiche, l’una e l’altra debitrici
dei propri «valori» al presente seco
lo. runa e l’altra conformista nei coniò onti delle due grandi forze che si
iiri’ontano nel nostro tempo. Non ci
V. illudere sulla possibilità di un
effettivo fra le due tendenze,
a.tl’l'iVerTio della chiesa, finché si rimafu li;de posizioni attuali; non sarà
po.ssibile alcun dialogo, anzi si avrà
scontro sempre più frontale; vi sarà
confronto autentico e fecondo solo
quando sarà un confronto teologico,
■me dì fede: solo quando saremo stati
chiamati fuori dalla schiavitù babilonese di destra e di sinistra, per servire airiddio vivente soltanto, in quella
via dell’esodo di cui parlava il messaggio sinodale dello scorso anno, che ha
ancora molto da dire alle nostre comunità.
Questo problema era strettamente
collegato a quello delle attività giovanili : quasi ovunque, crisi delle unioni ;
ma non si può dire che i giovani siano stati più che in passato assenti dalla vita della chiesa, al contrario, in
molti luoghi. Forse i giovani sono molto più rapidamente adulti che in passato e si giustifica meno una netta separazione fra attività giovanile e vita
della comunità?
Dolorosa la nota della quasi totale
carenza di qualsiasi sforzo d’evangelizzazione; anchg se vi è stata in quasi
iutti i centri distretto, piccoli e
gr indi, una fr^iji|ttte partecipazione a
conferenze, dibattiti, tavole rotonde
orgaiiizzate al di fuori delle nostre comunità.
Particolarmente intenso, nel distret; , il lavoro dei predicatori laici; è
5. !* a reiterata la richiesta dì un coordinamento di questa attività (anche
in relazione con quella parallela e ben
più organica della Chiesa metodista)
e di una preparazione seguita per questi predicatori, da raccogliere in un
vero e proprio ruolo, anche se per ora
ufficioso o meglio distrettualmente circoscritto.
Deplorevolmente scarsa la collaborazione interdenominazionale ; anche
se la « Federazione » è giovane, non ha
avuto finora molti riflessi, perchè localmente non vi è stata alcuna rispondenza ; è stato espresso il rammarico
l'he lo sforzo evangelistico dei Battisti
sia stato svolto unilateralmente: si è
richiesto un riesame delle circoscrizioni delle diaspore.
La relazione della Commissione distrettuale sembrava piuttosto negativa
circa il lavoro compiuto dalle comunità per studiare i documenti affidati
loro dall’ultimo Sinodo; in realtà, specie nelle piccole comunità, tale studio
è stato condotto accuratamente: non
ha tuttavia portato a prese di posizione ufficiali, mentre la cosa sarebbe
stata nece^aria soprattutto per quel
che riguarda i documenti preparatori
a Upsala e la relazione su matrimonio
e divorzio (a proposito della quale, tuttavia, alcune comunità hanno espresso il rammarico che, pur essendo sta
to giusto inserire la questione del divorzio e quella dei matrimoni misti
nel discorso più ampio, questi due temi, che sono quelli su cui è ora più
urgente pronunciarsi, non siano stati
esaminati in modo sufficientemente
ampio e approfondito).
Sei degli otto membri del Consiglio
della Comunità protestante interdenominazionale di lingua inglese, che si è
ultimamente costituita in modo ufficiale a Torino e che ha domandato di
inserirsi nell’unione delle Chiese vaidesi, sono intervenuti ai lavori della
Conferenza: salutati con fraterna allegrezza, hanno a loro volta espresso
la gioia di aver potuto compiere questa
opera di pionieri, raccogliendosi in comunità interdenominazionale (presbiteriani, metodisti, battisti, congregazionalisti e anglicani, di varie nazionalità), e la riconoscenza per l’ospitalità
valdese, con il desiderio di essere uniti
più organicamente alla nostra Chiesa.
La Conferenza ha caldamente appoggiato, presso il prossimo Sinodo, la loro domanda con questo ordine del giorno (l’unico votato!):
La Conferenza del II Distretto,
informata della domanda presentata dalla Comunità protestante interdenominazionale di lingua inglese in Torino alla Tavola Valdese,
per essere accolta, ai sensi dell’art.
6 dei RR. OO., nella Chiesa Valdese,
preso atto della documentazione
informativa contenuta nel fascicolo
della Relazione della Commissione
distrettuale alla Conferenza,
saluta con gioia la costituzione
della Chiesa protestante interdenominazionale di lingua inglese in
Torino e le dà il benvenuto nel Distretto.
Ne presenta e appoggia la domanda di riconoscimento al Sinodo
Valdese 1968.
I membri comunicanti di questa
nuova comunità sono 114 (esclusi i
« visitors », cioè coloro che soggiornano
per lavoro o per studio solo pochi me
si nella metropoli subalpina), per una
popolazione evangelica di 169 unità.
Poco è stato il tempo rimasto per
l’esame dettagliato della vita delle varie comunità; peccato, anche se molte
questioni erano affiorate nella discussione generale.
Un saluto fraterno è stato rivolto
al past. Vezio Inceli!, che lascia il Distretto, e un cordiale benvenuto al
past. Carlo Gay (al quale... è stata subito affidata la predicazione di apertura della prossima Conferenza, che si
terrà, D. v., a Ivrea, se il prossimo anno sarà pronto il tempio, la cui costruzione è finalmente cominciata). Il past.
Ernesto Ayassot non lascia il Distretto, dato l’incarico che la Tavola gli affida della Comunità anglofona di Torino e delle comunità di Biella (valdese) e Vercelli (metodista): infatti
nella zona verceiie.se l’integrazione metodista-valdese impegna ora la Chiesa
valdese.
La Commissione distrettuale ha chiesto di non essere rieletta; per garantire una certa r cdinuità al lavoro, il
più «fresco» in i■ lest’attività è stato
mantenuto, acc-Hòo a due neo-eletti:
mentre si è esp: -.i la gratitudine delle comunità pe 1 lavoro svolto in
molti anni dal T .Ht. Ernesto Ayassot
e dal sig. Carlo iaiardi, alla presidenza e vicepresidi ;iz i del Distretto, la
nuova Commiss one distrettuale è risultata cosà nominata: Roberto Nisbet, Marvi ReveVi. Gino Conte. Un saluto fraterno e grato anche al past.
Aldo Sbaffi, che termina quest’anno il
suo mandato .s cedale e che è stato
un fraterno del tv o della Tavola per
il nostro Distre . o. essendo egli impegnato, negli ste'-:.i giorni, nella Conferenza del III D eretto, la Tavola era
rappresentata ; vs Conferenza di Aosta da Aldo Rii, •
Si rinnova qi alla comunità aostana e al suo pas i;rt l’espressione della
calda gratitudin d; tutti i partecipanti per l’accoglieuza calorosa, e l’augurio per la loro 'siimonianza, che in
questi mesi esti’ ¿ uò, al capoluogo e
a Courmayeur, ar:?i particolarmente
intensa. G. C.
GIOVANNI ROBERT
Era il discendente di alcuni tra i più noti
e audaci combattenti del tempo delle persecuzioni. Ma in lui nulla sembrava ricordare un combattente, un soldato: affezionato
alla sua terra ingrata (aveva avuto una medaglia per la fedeltà alla montagna), sempre gerwile, ma di poche parole, quasi timido, dava piuttosto l’impressione di un uomo semplice, che di un eroe.
Eppure era proprio la sua semplicità ad
essere propriamente eroica nel senso più
profondo del termine. Parlava poco, ma la
sua parola, meditata, pesata, era definitiva;
sembrava chiuso in sè stesso e nei suoi lavori agricoli, ma aveva una autorità che si
imponeva senza parlare; non faceva proclami. ma aveva saputo reggere la vita del
suo quartiere (era membro del Concistoro
dal 1921!) con una fermezza e una fiducia,
che nessuna crisi riusciva a scuotere; piccolo e fragile, aveva affrontato settimane e
settimane di dolori atroci con una serenità
che aveva destato l’ammirazione dello stesso
personale dell'Ospedale, pur abituato a veder soffrire.
Era un buon valdese: aveva dato una
volta per tutte la sua vita al servizio degli
altri, senza vantarsene e senza dichiarazioni
altisonanti; fedele al suo Dio, alla sua
Chiesa, alla sua terra. Era della razza di
quelli che han serbato la fede nei momenti
difficili; di quelli su cui, soltanto, si può
sperare per il futuro della Chiesa.
Giovanni Robert ci ha lasciato un ricordo indimenticabile, e, ancor più, un esempio da seguire.
Pierluigi Jalla
TOnnE PELLICS
I culti del giovedì sera (ore 21) nell’aula
sinodale si terranno nei mesi di luglio e
agosto, col seguente programma:
II luglio: Il problema dell’autorità (B.
Rostagno).
18 luglio: Il battesimo (B. Rostagno).
25 luglio : Il matrimonio cristiano (A.
Sonelli).
la agosto : Il divorzio (A Sonelli).
8 agosto: / matrimoni misti (A. Sonell)i.
22 agosto: L'assemblea di Uppsala.
I culti saranno seguiti da una discùssione dei temi presentati.
CULTI ALLA SEA
Nei mesi di luglio e gosto, ogni prima e
terza domenica, alle ore 15, avrà luogo una
riunione airaperto alla Sea del Vandalino.
S.O.S. OSPEDALE VALDESE
AirOspedale Valdese si è in un momento
difficile : tre infermiere sono momentaneamente fuori servizio per malattia e il lavoro
sussidiario, specie in stireria, si accumula :
si richiede con urgenza un servìzio comunitario a sorelle anziane e... giovani di buona
volontà.
Telefonare al past. Bruno Rostagno, n.
91.476, o all’Ospedale, n. 91.273.
hiiimiiimmiiiiiiuiniiiiNi
iiiiiimmiiiimiiiimii;
DALLE ’ NOSTRE COMUNITÀ
IÎI
L ultima Assemblea di Chiesa ha eletto il
(xmcisloro confermando nel loro incarico gli
anziani Buffa Emilio (Pradeltorno), Buffa
l-cvi e Coisson Franca (Qdin Bertot) e nominando gli anziani Benech Amato (Cacet
Kivoira) e Roman Amalo (Serre). Un vivo
ringraziamento per la collaborazione data va
al diacono Rivoira Pierino che ha dovuto lasciare 1 incarico perchè si è trasferito a Brichcrasio. .Auguriamo al nuovo Concistoro un
liuon ta\(iro per il bene di tutta la Comunità.
.Negli ultimi tempi i seguenti lutti hanno
colpito la Comunità: Agli Graziella (nata
morta). 1 raschia Ester (Martinail), Fraschia
Enrico (Moutìra). Rinnoviamo alle famiglie
colpite la nostra più fraterna simpatia.
Ringraziamo per la collaborazione prestata
per la celebrazione dei culti i pastori E.
Ganz, G. Bertìn. R. .lahier, B. Rostagno,
A Taccia e la signora Barbiani.
Durante 1 estate i nostri culti seguiranno
questo programma: al Serre: ogni domenica
alle ore 9.30: a Pradeltorno: il 14 e 28 luglio e ni c 25 agosto alle ore 11.; al Bagnau: il 21 luglio ed il 4 e 18 agosto alle
ore 14,30.
VILLAR PELLICE
Una serata di canto corale è stata offerta
alla nostra Comunità dalla Corale del Palatinato, ospite per qualche giorno del Castagneto. Siamo grati a questi fratelli ed a que,
ste sorelle delle belle ore che ci hanno fatto
trascorrere ed inviamo loro da lontano il
nostro fraterno saluto.
Abbiamo avuto il privilegio di ospitare il
primo convegno del personale in servizio
pre.s.so i nostri vari Istituti. Il convegno, svoltosi in due domeniche successive, ha avuto
luogo presso il Castagneto e presso la Miramonti. L incontro non ci ha solamente procurato la gioia di conoscere i fratelli e le sorelle al lavoro nei nostri vari Istituti, es.so
pi.. ? anche fatto sentire la nostra responsau ita^ e forse fornito 1 occasione di essere più
vitini e più (lirettamcnle impegnati alle di\ersc C)pere della Chiesa. Ci auguriamo di
potere in qualche modo rimeditare, e possibilmenle fare no.stre. alcune delle idee lanciate e delle proposte fatte. Desideriamo intanto ringraziare i promotori di queste due
giornate, insieme a quanti vi hanno partecipato ed a coloro ehe ci hanno portato il loro
messaggio.
Hanno rap]>rcsentato la nostra Chiesa alla
Conferenza Distrettuale tenutasi a Torre
Penice: la Signora Margherita Gönnet ved..
nata Dalmas, e i due Anziani Sigg. Paolo
Frache e Cesare Chiavia. Questi due ultimi
parteciperanno pure al prossimo Sinodo in
qualità di Deputati rispettivamente della nostra Chiesa e della Conferenza Distrettuale.
(Àtminciano a giungere per il loro annuale periodo di vacanza i « Villaresi lontani »
ed i primi villeggianti. Ira poco arriveranno anche alcuni gruppi di stranieri, ospiti
del Castagneto e della amonti. Porgiamo
loro a tutti il nostro fra;, rno saluto e l’augurio di un buon e bcia .ietto soggiorno in
mezzo a noi.
Circondati dai loro quattro figli e rispettive famiglie e da un folu gruppo di parenti
e amici, hanno celebrato i: loro nozze d’oro
Charbonnier Pietro e Cai ¡ina. nata Gaydou,
del Centro. Essi, dopo (Si avere preso parte
al culto, sono stati festc^uiati ed hanno ricevuto i voti augurali di Muti i presenti in
un ottimo banchetto preuarato in loro onore
in uno dei ristoranti loculi Non senza emozione essi sono riandati col pensiero a quel
lontano mese di giugno che lì vide gio
vani sposi ed hanno, in un senso di profonda riconoscenza, ringraziaUj il Signore che
li ha accompagnati e benedetti durante il
loro lungo camminare insieme.
Hanno coronato i loro 'ogni, unendosi in
matrimonio e fissando la i(u*o dimora a Torino: Remo Morel (Torre Pellice) e Alida
Gaydoii (Garin).
Agli Sposi vecchi e gìoxani rinnoviamo i
nostri più sinceri voti augurali. Il Signore
li accompagni gli uni e gli altri con le sue
benedizioni e le sue grazie.
Nel suo 89o anno di età ha concluso la
sua giornata terrena : Stefano Gönnet, di
Fienminuto. La suprema chiamata gli è
giunta a Torre Pellice dove egli — insieme
alla sua compagna — trovavasi in casa di
una delle sue figliuole. Egli ha accolto nella
serenità e nella pace ^in^ ilo del suo Signore
a salire più in alto. Alla vedova, alle figlia
e rispettive famiglie ed ai parenti tutti esprimiamo ancora la nostra fraterna, sincera
simpatia.
Un triste evento, che ha vivamente commosso la Comunità, si è verificato ultimamente neirambilo della tio.-^lra parrocchia.
La piccola Dorotea Clotz. giunta dalla Germania insieme ai suoi genitori c ad un fratellino per un jieriodo di vacanza, è tragicamente perita il pomeriggio del 25 giugno. Le
acque della piscina, che a tanti altri avevano portato nelle giornate afose — relrìge.
rio e conforto, si sono trasformate per lei in
Un tranello di morte. Numero.si membri dì
chiesa hanno preso parte al suo accompagna,
mento funebre ed hanno espresso alla sua
famiglia, co.si gravemente provata, la loro
simpatia e la loro solidarietà cristiana.
Il Signore rimanga con questi fratelli, così duramente colpiti nei loro affetti più intimi, e dia loro il suo conforto c la sua pace.
Sono stati presentati al S. Battesimo: Nicolas, di Alberto e Gertrude Rambaud (CavionvilIa-Svizzera), Sabrina, di Stelio e Ro*
sanna Armand Hugon (Centro), e Giulio, di
Alberto Giovanni e Ernestina Berton (Inver.
so). La grazia del Signore riposi su questi
agnelli della sua greggia e li prepari a diventare dei veri e viventi membri della sua
Chiesa.
La piccola Lorena è venuta ad allietare la
casa di Umberto e Maddalena Gönnet (Garin). I nostri fraterni rallegramenti e auguri!
PERRERO - MANIGLIA
Due interessanti serate sono state trascorse dalla nostra Unione Giovanile coi giovani
di Villasecca prima e poi con quelli di Pomarette. Una breve discussione ha fatto seguito agli studi presentati.. Li ringraziamo
vivamente per questi fraterni incontri.
Anche TUnione femminile ha avuto il
piacere di ricevere la visita della consorella
associazione di Villar Pellice guidata dalla
Sig ,ra E. Micol. A tutte le ospiti ed ,alla Signora E. Colucci, che ha voluto presentare
loro in modo molto efficace l'opera di Villa
Olanda il nostro cordiale ringraziamento.
La Domenica delle Palme sono state ammesse in chiesa quali nuovi membri: Irene
Collet (Perrero), Enrica Ferrerò (Cassas), Luciana Micol (Lorenzo), Enrica Poèt (Perrero)
e Vilma Ribet (Sarello di Maniglia). Il Signore le aiuti a mantenere fedelmente le
loro promesse.
Abbiamo avuto la gioia di avere con noi
al culto di Pasqua il presidente deU’Unione
di Marsiglia sig. £. Poèt, accompagnato dal
vice-presidente sig. C. Peyronel.
Anche quest anno i membri del gruppo
corale ed i bambini della Scuola domenicale
hanno partecipato, il 28 aprile, a Pralì alla
festa di canto.
Il tradizionale bazar di beneficenza organizzato dalle Unioni femminili, nonostante
il tempo poco favorevole, ha avuto il 5 mag.
gio un buon successo. Rivolgiamo un sentilo
ringraziamento a tutte le persone che vi hanno collaiborato cd in modo particolare al
gruppo cosi impegnato e zelante delle sorelle
che tanto si sono impegnate per la sua ottima riuscita.
I bambini della Scuola domenicale hanno
organizzato il 19 maggio una molto apprez
zata riunione per le madri della comunità
L'assemblea di chiesa del 9 giugno ha ricon
fermalo alEunanimità i membri del Conci
storo che avevano terminato il loro quin
quennio nelle persone degli anziani E. Pa
scal (Chìabrano). A. Poèt (Faetlo). L. Poiis
(Maniglia) e del diacono A. Pascal (Ghiabrano) ed ha eletto quale diacono di Perrero
la sig.ra E. Quattrini, ai quali auguriamo
un buon lavoro in seno alla comunità. E’ sta.
to pure nominalo anziano onorario il nostro
fratello Alljerlo Pons. per lunghi anni anziano del Bessé. il quale a causa dell'età e
per molivi dì salute aveva dichiarato di non
poter accettare una eventuale nuova elezione.
A lui il nostro particolare fraterno saluto e
sentilo ringraziamento per l'opera svolta con
amore, come pure al fratello Roberto Massel
che aveva ricoperto la carica di diacono a
Ferrerò.
A nome della comunità formuliamo i migliori auguri di benedizioni e dì felicità al
sindaco di Ferrerò, insegnante R. Genre, in
occasione del suo matrimonio, ed alla sua
gentile signora alla quale rivolgiamo il nostro più fraterno benvenuto.
Sabato 15 giugno ha avuto luogo il servizio funere della nostra sorella Mondon
Marta ved. Gönnet, deceduta in seguito a
breve malattia alla età di anni 87 il giorno
13 giugno in Via Janavel, alla abitazione del
figlio.
Ai familiari ed ai parenti tutti rinnoviamo l'espressione della nostra vìva e fraterna
simpatia cristiana.
Domenica 23 giugno, nel corso del nostro
culto, è stata presentata al Battesimo la barn,
bina Reggente Paola di Bruno e Pontet Lau' ra (Pidone).
La grazia e la benedizione del Signore circondino ed accompagnino sempre la bimba
e tutti i suoi cari. e. a.
« Io ho aspettato pazientemente
TEterno ».
(Salmo 40: 1).
Il giorno 22 giugno è mancato alEaffetto dei suoi cari
Plinio Mazzetti
Nel darne il doloroso annunzio la
famiglia ringrazia chi le è vicino in
questo difficile momento.
Firenze - Via Nazionale 20.
Il fratello Adolfo, la sorella Evelina
con il marito e figlio, i cugini ed i parenti comunicano la dipartita di
Maria Constantin
di anni 76
avvenuta il 17 giugno.
Si ringraziano quanti di presenza
e con scritti hanno preso parte al loro
lutto.
Un ringraziamento particolare al
medico curante Dott. Lanza ed al Pastore Sig. Taccia.
«Venite a me voi tutti che siete
travagliati ed aggravati ed io vi
darò riposo».
(S. Matteo 11: 28)
28 giugno 1968
Angrogna (Raggio),
La mamma e i congiunti del compianto
Luigi Fossi
commossi e riconoscenti per la grande
dimostrazione di stima ed affetto
tributata al loro Caro, neH’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano di vivo cuore tutti coloro che
con fiori, parole di conforto, scritti e
di presenza, hanno partecipato al loro
dolore.
Un grazie particolare alla Signora
Villa Prever, Presidente della Società
Talco & Grafite; all’Ing. Sartorio; ai
Geom. Gatti e La Montagna, alla Direzione, ai Tecnici ed Impiegati, al
gruppo Operai di cui era caposquadra
ed a tutte le Maestranze; al Sen. Coppo; agli On. Borra e Donat-Cattin ; al
Dott. Quattrini; al Parroco Don Avaro; al Sindaco Cav. Oreste Breuza; alla Segreteria CISL; al Segretario zonale Costantino Breusa; al gruppo
studenti di Torino e loro Assistente
rev. Don Merinas; al Pastore Franco
Davite e comunità Valdese di Frali;
ai Sigg. Pastori di Perrero e Rodoretto; all’ANA di Frali e suo Presidente;
al Presidente dello Sci-Club di Frali,
Rag. Emilio Garrou, al maestro Enzo
Tron; alla Famiglia Gosso ed alle altre famiglie della miniera ; ai coscritti
ed amici; a tutti gli abitanti di Rodoretto che nella luttuosa circostanza
hanno dimostrato di formare un’unica
famiglia.
Rodoretto, 2 luglio 1968
I familiari del compianto
Giovanni Robert
nell’impossibilità di ringraziare singolarmente esprimono la sincera riconoscenza a quanti sono stati di aiuto durante la malattia e hanno preso parte
in qualsiasi modo al loro lutto.
Un ringraziamento particolare alla
Direzione, Sanitari, Suore e personale
dell’Ospedale Cottolengo di Pinerolo
per le amorevoli cure; ai Pastori A.
Deodato e P.L. Jalla.
S. Germano Chisone, 8 luglio 1968
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T3ag. 6
N. 27-28 — 12 luglio 1968
ALLA CONFERENZA DEL III DISTRETTO
Discussi i nostri IsHhiD distruzione
____________ __ , ________________—
Approvazione con riserve ai documenti sinodali su matrimonio e divorzio e sul
cammino della Chiesa nel tempo deH'ecumenismo e della secolarizzazione Intensa la spinta federativa evangelica - Rinnovata, dopo un buon anno di lavoro,
la Commissione distrettuale costituita (per la prima volta nella storia valdese)
interamente da «laici»: una novità interessante, ma non rivoluzionaria, in
una Chiesa che non ha sacerdozio
La "Professio fidai „ vaticana 1968
(segue da pag. 1)
romana non dovrebbero mai avere un
carattere di riservatezza.
In secondo luogo il relativo ottimismo sul mondo contemporaneo conduce a considerare i problemi odierni
prevalentemente nel loro aspetto tecnologico, senza affrontare direttamente i problemi di fondo che sono anche,
evidentemente, di natura politica, e
quindi a non dare sufficientemente
importanza alle guerre che sorio attualmente in corso e che illuminano
di luce sinistra il rapporto tra paesi
sviluppati e paesi sottosviluppati.
Ci rallegriamo invece che i documenti accennino (sia pure in modo
assai misurato e guardingo) al problema cruciale del nostro tempo: il
problema della rivoluzione. Poiché
nelle nostre Chiesa italiane, come nelle Chiese di tutto il mondo, questo
problema suscita dispute e talvolta divisioni, ci auguriamo che nel prossimo avvenire il movimento ecumenico
vi dedichi una amplissima attenzione ;
dalla risoluzione di questo problema
dipende infatti largamente la vitalità
della testimonianza cristiana nei prossimi anni.
A livello di discussione culturale occorre chiarire il senso stesso della parola « rivoluzione » : non è infatti possibile continuare ad applicarla sia ai
mutamenti scientifici tecnologici, sia
al capovolgimento di rapporti di potere tra i gruppi umani.
È inoltre necessario mettere in risalto le divergenze che sussistono tra la
filosofia del progresso e le dottrine rivoluzionarie di oggi.
A livello di riflessione etica va affrontato il problema vero e proprio
della rivoluzione col suo angoscioso
corollario che è il problema della violenza, tanto quella esercitata dalla società stabilita, quanto quella dei movimenti rivoluzionari.
A livello specificamente teologico va
chiarito il rapporto tra escatologia e
StOTÌ^
Segnaliamo infine la grande impor
tanza che ha il movimento pentecostale per l’evangelismo italiano: per cui
ci riesce difficile definire questo nuovo
grande Revival evangelico come una
semplice « sottocultura ».
A parer nostro la funzione preziosa
e insostituibile degli organismi ecumenici è quella di stabilire a mantenere
una rete di rapporti internazionali e
interconfessionali, mediante i quali le
idee nuove possano circolare liberando
ognuno dai rischi dell’isolamento e
del provincialismo. Questa visione
comporta naturalmente il minimo appesantimento burocratico possibile.
L’attività d'insegnamenio della nostra
Chiesa è stata vivamente discussa in Conferenza, concentrandosi sul Collegio Valdese
di Torre Pellice e sulla Scuola Media serale
in progetto a Cinisello. Ecco l’o.d.g. votato,
a proposito del Collegio ;
La Conferenza avendo preso conoscenza dell’Ordine del Giorno della
Conferenza del I Distretto in merito
alla statizzazione del Collegio Valdese
di Torre Pellice ed avendo preso atto
con dispiacere del fatto che il programma di risanamento finanziario
della Chiesa Valdese non ha potuto
raggiungere il suo scopo a motivo del
deficit che grava sulla cassa dell’istruzione secondaria, constatata l’irrealizzabilità dei programmi di rilancio e
di trasformazione delineati negli anni scorsi, e considerata d’altra parte
la scarsa incidenza che il mantenimento del Collegio Valdese nella sua
forma attuale può avere sulla vita delle comunità della diaspora, propone
al Sinodo che l’attività culturale e di
istruzione della Chiesa Valdese alle
Valli sia strutturata in modi nuovi
tenendo conto della felice esperienza
realizzata nell’ultimo decennio mediante la creazione di nuovi convitti e
sperimentando l’impiego di «pastori
per gli studenti » preparati in vista di
questo ministerio ; ritiene pertanto che
il Collegio Valdese di Torre Pellice
debba essere chiuso entro l’anno scolastico 1968-69.
iiimmiiimMiliuuiiiiii
Echi della settimana
LOTTA DI CLASSE
E RAZZISMO
Sotto questo titolo l’editore Laterza
pubblica un libro dell’autore negro James
Boggs (per la collana « Tempi Nuovi »), il
quale è stato ultimamente in Italia per un
giro di conferenze. « L’Astrolabio » del
23-6-’68 pubblica un estratto di questo lioro. e noi a nostra volta ne riportiamo alcuni passi salienti.
« Gli U.S.A. sono il solo paese del mondo che ha combattuto, in quanto paese colomale, una guerra per l’indipendenza dalla
madre patria, senza liberare i propri schiavi. In seguito, ottanta anni dopo, combattè
una guerra civile interna che formalmente
rese liberi questi schiavi, ma, avendoli appunto liberati formalmente, di fatto potè
rrumtenerli ai margini, a motivo della diversità di "razza”, come una "sottoclasse”
di cui il resto della popolazione potesse beneficiare sfruttandola a fondo. Nessun altro
paese può rivenetioane a sè o vantare un così
alto riconoscimento.
« Il Nord A merica ha potuto così disporre di una colonia dentro i suoi stessi confini, tale da poter essere sfruttata da ogni
altro settore della popolazione, economicamente, socialmente e politicamente. Al fine
di giustificare questo sfruttamento (i cui risultati possono essere documentati ogni
giorno nel duro contrasto fra la vita, il lavoro, i diritti dei negri e la vita, il lavoro,
i diritti dei bianchi), il popolo americano
diventò razzista. Allo scopo di rassicurare
sè stessi, giorno per giorno, anno per anno,
decennio per decennio, che rappresentavano
il crogiuolo di un mondo in cui ogni cultura e razza ha eguali possibilità di emergere
(mentre ciò ovviamente non è vero), essi dovevano credere che la sola ragione per cui
i negri continuavano a restare ai margini
della vita americana, era che questi appartenevano ad una razza inferiore. Così quando noi ci occupiamo della filosofia americana sui rapporti razziali, dobbiamo capire
che non stiamo occupandoci di ignoranza o
di pregiudizi stratificati, bensì di una "filosofia razzista ”, la quale è stata creata dal
popolo stesso per giustificare la deliberata
esclusione dei negri dai diritti e dai privilegi
del resto della popolazione.
« Lo slogan "Neri e Bianchi unitevi e lottate” (uno slogan apertamente o segretamente accettato da tanti liberali e radicali) è
fondato sull'erroneo concetto che vi sia stata un’unità di classe lavoratrice fra le razze
nella storia degli U.S.A. È un fatto che gli
operai bianchi si sono avvantaggiati a spese
dei negri per così tanto tempo che, per essi,
unirsi ai negri equivarrebbe a tagliarsi la
gola. Dopo che i negri furono messi da parte per essere metodicamente sfruttati, ogni
immigrante bianco che attraversava il ponte
di sbarco per far strada in America, cam
minava sulla schiena dei negri. La società
senza classi, di cui gli americani sono tanto
orgogliosi, è la società in cui i lavoratori
bianchi sono stati capaci di arrampicarsi
a cura di Tullio Viola
sulle spalle di altri, per uscire dalla classe
lavoratrice ed entrare nella classe media.
Questo tipo di arrampicata è risultato possibile soltanto perchè c’è sempre una sottoclasse negra, alla base della società, disposta a prendere gli avanzi di un lavoro, di
una casa, di una scuola, di un edificio pubblico ecc. mentre lo sviluppo tecnologico
e l’espansione economica creavano migliori
opportunità per i bianchi. Non faceva e non
fa nessuna differenza quando il negro è
istruito o capace rispetto al bianco. Tutto
ciò che egli potrà ottenere sarà un lavoro
servile come portiere o ragazzo di ascensore, e dovrà contentarsi di abitare in un edificio abbandonato perchè troppo vecchio o
troppo cadente per l’uomo bianco. Nel frattempo, l’uomo bianco ha la possibilità di
passare a posti di lavoro migliori, scuole,
più moderne, case più nuove, che rappresen-“
tano il progresso e il sistema di vita americano. Egli può agire così solo perchè esiste
una sottoclasse negra alla quale potrà lasciare in eredità quei lavori, quelle scuole,
quelle case che, come uomo bianco, considera insufficienti per sèn.
SUL MOVIMENTO STUDENTESCO
IN FRANCIA
-fç « Se si dovessero rifare i nostri istituti d’insegnamento, non li si rifarebbero
certamente così come essi sono oggi: sarebbe un assurdo anacronistico. Gli studenti lo
sentono chiaramente e in modo acuto: le
vecchie strutture sono loro insopportabili.
t( Cambiamenti in tempi normali? Quanto essi sono lenti e difficili! Si passano anni
di discussioni in riunioni presso i ministeri,
in speciali commissioni. / quesiti ritornano
ad altri consessi, i quali trasformano i progetti e li modificano con incompetenza. Così
si perde un tempo prezioso senza concludere gran cosa. Sono ormai trentadue anni
che insegno all’« Ecole polytechnique », e
posso dire d’averne fatta una lunga e sicura
esperienza.
« Ed eccoci dunque alle settimane di maggio. Taluni non sanno vederci altro che un
ribollimento anarchico che occorre reprimere. Altri pensano che fra un anno .si considereranno con un sorriso privo d’indulgenza le attuali interminabili discussioni. È
possibile che i nostri futuri, prossimi governanti, malgrado certe parole concilianti
e comprensive, si propongano istintivamente di esercitare una repressione.
« Ma bando alle illusioni! L’insieme degli studenti ha molto guadagnato in maturità. Essi sanno imparare le lezioni dagli avvenimenti, con la severità della loro giovinezza e, spesso, con una saggezza che stupirebbe i più anziani, se questi avessero
maggiori contatti con loro ».
(Da un articolo dell’illustre fisico Louis
Leprince-Ringuet, accademico di Francia,
pubblicato su « Le Monde » del 29-6-’68).
A proposito della scuola media serale che
il gruppo comunitario di Cinisello si prepara ad aprire nel prossimo autunno, la
Conferenza ha votato quest’o.d.g. :
La Conferenza, avendo appreso l’iniziativa del gruppo comunitario di Cinisello di aprire nel prossimo ottobre
una scuola media serale,
si rallegra per lo spirito con cui è
stata condotta la ricerca di una testimonianza concreta in quel settore della periferia di Milano,
chiede al Signore di voler benedire
questo servizio ed esprime a coloro
che si sono impegnati la propria solidarietà,
ed invita le comunità del terzo distretto ad impegnarsi in un aiuto finanziario.
Il DistreKo è forse quello che ha maggiormente vissuto il seguito del Congresso
evangelico costituente della Federazione; e
in proposito è stato votaito quest'o.d.g. :
La Conferenzci, raccomanda vivamente alla Corrmissione Distrettuale
di adoperarsi afiinchè il lavoro evangelico in Lombardia venga ristrutturato nel quadro dj una assemblea federativa regionale che affronti in modo
organico i problemi della ripartizione
della cura d’anirae e delle azioni di testimonianza evar.gelica.
Anche i documenti proposti dal Sinodo
allo studio delle comunità sono stati discussi, portando a pre; - di posizione; a proposito della bozza di messaggio sinodale;
La Conferenze dopo aver discusso
il messaggio proposto al Sinodo 1967
« Il cammino deila Chiesa nel tempo
dell’Ecumenismo e della Secolarizzazione », lo appro v a in linea di massima
con le seguenti ^ recisazioni;
1) l’accettazio ¡e della linea del messaggio comporta un mutamento radicale della vita lei credenti e della
Chiesa. Per i c adenti essa implica
una decisione d fede e di obbedienza
che porti i sing( i alla luce dell’Evangelo a scelte coerenti nei rapporti
umani e di lavoro: rinuncia ai miti
della carriera, del successo e del benessere, scelta della parte oppressa. Per
le Chiese, l’accettazione della via del
deserto significa la rinuncia a posizioni di prestigio e di e carezza umana,
quindi il riesame, in questo spirito, di
di una serie di problemi quali i rapporti Chiesa-Stato (valore civile del
matrimonio, sussidi statali a scuole
e chiese, esenzione dal servizio militare dei pastori, ecc.) ed il mantenimento
di luoghi di culto, di opere di istituti
di educazione che, pur avendo svolto
in passato un compito prezioso, oggi,
in mutate condizioni di vita, non rispondono più ad una chiara esigenza
di testimonianza e di servizio.
2) Quanto il messaggio dice dell’ecumenismo e del confronto confessionale sembra a questa conferenza particolarmente centrato. Bisogna però stare attenti ai pericoli di un ecumenismo di vertici, sia in campo cattolico,
sia in campo protestante, e ricordare
che il vero ecumenismo è quello di base; queste considerazioni ci sono dettate anche dallo sviluppo di tendenze
burocratiche accentratrici nel Consiglio Ecumenico. Questa conferenza avverte inoltre tutto il disagio del mito
dell’unità fine a se stessa.
3) Ciò che il messaggio dice circa i
mutamenti sociali e l’impegno del cristiano nella società ci sembra accettabile, ma non sufficientemente incisivo.
È tutta l’impostazione del discorso che
pare superata, perchè non si può contrapporre la Chiesa alla società, come
se la Chiesa, in quanto comunità di
credenti non vivesse pienamente nella
società. Al termine « Chiesa » viene
inoltre dato un significato bivalente,
perchè esso talvolta indica nel messaggio l’istituzione ecclesiastica e altre
volte il popolo di Dio in cammino. Non
comprendiamo infine che significato
abbia proclamare che il nostro tempo
è uno di quelli in cui la parola dell’Eterno è rara : rara è l’obbedienza
nostra, non la Parola di Dio. Ciò che
si svolge intorno a noi è anche troppo
chiaro e la posizione del credente e
della comunità cristiana non può oggi essere dubbia proprio nella linea
della « via del deserto », cioè della rinunzia alla sicurezza e della scelta della parte diseredata dell’umanità! Concordiamo invece con il messaggio quando mette in guardia contro una fiducia
messianica nella rivoluzione purché
questo appello non sia un modo di
sfuggire alla stretta dei problemi che
travagliano l’umanità.
Quanfo al rapporto della Commissione
sinodale di scudio sui problemi del motrimonio, sono stati votati questi due ordini
del giorno;
La Conferenza approva e sostiene il
documento sinodale sul matrimonio
nella sua impostazione di fondo sulla
base della discussione avvenuta nelle
Chiese e riassunta nei vari O.d.G. delle stesse, ed esorta la Commissione si
Con quel senso di opportunità, con quella visione sistematica che caratterizza il cattolicesimo. Paolo VI ha concluso lo « Anno
della fede », il giorno dei ss. apostoli Pietro
e Paolo, pronunziando una « Professione di
i^ds », « un Credo che. senza essere una definizione dogmatica propriamente detta e
pur con qualche sviluppo, richiesto dalle
condizio.ii spirituali del nostro tempo, riprende sostanzialmente il Credo di Nicea,
il Ciedo dell immortale Tradizione della santa Chiesa di Dio ». In realtà, questa affermazione dev essere presa con molte riserve.
InfaWi, mentre il simbolo niceno era essenzialmente cristologico e trinitario, questa
« professio fidei » vaticana è nettamente centrata sulla Chiesa, conformemente a tutto
lo sviluppo dottrinale del cattolicesimo più
recente e ai documenti del Vaticano IL
E’ un giudizio che trova già un riscontro
quantitativo : sì e no un quarto della « professio » è dedicata al Dio vivente trinitario,
tutto il resto è nettamente ecclesiocentrico;
un marcato aiticelo su Maria e quello ampio e circostanziato sulla Chiesa costituiscono il nerbo della II parte, e in fondo di tutto il documento : anche gli articoli sul peccato, sulla redenzione, sui sacramenti e
sulla stessa attesa del Regno sono decisamente orientati sulla Chiesa.
Non possiamo dare qui una analisi dettagliata di questo « Credo » cattolico 1968,
ma pensiamo sia utile sottolineare alcuni
punti e fare alcune considerazioni.
I primi articoli, quelli riferentisi alla Trinità, al Padre Creatore, al Figlio Redentore
ricalcano veramente, con alcune belle espressioni, la traccia di Nicea, filtra però attraverso la tradizionale teologia tomistica.
.Formalmente, vi è qui plurisecolare accordo
fra tutti i cristiani; in realtà questi articoli
poco o nulla riflettono del rinnovamento biblico contemporaneo, della riscoijerta dell’Iddio vivente, totalmente diverso dal dio
dei filosofi e dei religiosi (« rendiamo grazie alla Bontà divina per il fatto che moltissimi credenti possono attestare con noi,
davanti agli uomini, l’Unità di Dio, pur
non conoscendo il mistero della Santissima Trinità » : così si riduce l’Evangelo a
monoteismo), della discussione contemporanea sul Gesù storico e sul Cristo della
fede; nè infine viene riconosciuta la scarsa
chiarezza teologica della chiesa nei confronti
dello Spirito Santo, cui per altro è dedicato
un brevissimo anticolo e che è visto del
tutto in funzione della Chiesa, anziché viceversa.
Massiccie, poi, le formulazioni mariologiche (ed è già caratteristico che questo
articolo si trovi a questo punto, quasi un’appendice alle affermazioni trinitarie e cristologiche). Per chi conosce gli sviluppi della
teologia cattolica più recente e l’impostazione ecclesiologica e mariologica del Vaticano IL questo articolo non stupirà; ma
poiché giova ribattere certi chiodi, trascriviamo questo articolo : « Noi crediamo che
Maria è la Madre, rimasta sempre Vergine,
del Verbo incarnato, nostro Dio e Salvatore
Gesù Cristo, e che, a motivo di questa singolare elezione. Ella, in considerazione dei
meriti di suo figlio, è stata redenta in modo
più eminente (come si può essere più o
meno redenti? n.d.r.), preservata da ogni
macchia del peccato originale e colmata del
dono della grazia più che tutte le altre creature. Associata ai Misteri della Incarnazione
e della Redenzione con un vincolo stretto
e indissolubile, la Vergine Santissima, l’Immacolata, al termine della sua vita terrena
è stata elevata in corpo e anima alla gloria
celeste e configurata (citiamo dalla traduzione italiana de ’’L’Osservatore Romano”;
qui però il testo originale dice « similis
reddito », resa simile, assimilata!) a suo Figlio risorto, anticipando la sorte futura di
tutti i giusti; e noi crediamo che la Madre
Santissima di Dio, Nuova Èva, Madre della
Chiesa, continua in cielo il suo ufficio materno riguardo ai membri di Cristo, cooperando alla nascita e allo sviluppo della
vita divina nelle anime dei redenti ». Se questo non è paganesimo, con la sua tipica fusione (non confusione) fra il Creatore e la
nodale ad orientare anche la parte relativa ai matrimoni misti, secondo la
stessa impostazione fondamentale.
La Conferenza, discusso il documento sinodale sul matrimonio,
ricorda alla riflessione delle Chiese
che il matrimonio è per uomini e donne una possibilità straordinaria di pervenire ad una completa maturità delle
persone in relazione con altri e di vivere la propria vocazione di servizio
cristiano, ma che tale possibilità sembra oggi di difficile realizzazione per
delle ragioni complesse di psicologia
sociale ;
insiste quindi sulla necessità che la
vita coniugale sia accompagnata da :
a) una adeguata catechesi dei giovani
e dei fidanzati; b) una celebrazione del
matrimonio in cui sia sottolineata la
possibilità di vivere la vita coniugale
come un dono del Signore (cfr. I Cor.
7); c) una predicazione che inserisca
il matrimonio nel quadro vocazionale
della comunità.
* ♦ »
Dopo un periodo di difficoltà iniziali, la
Commissione distrettuale era staSa nominata nella persona di tre laici : è la prima volta, e il lavoro é stato svolto ottimameniie, sì
che la fiducia della Conferenza è stata rinnovata a questi tre fratelli: Franco Wyss.
Gianfranco Cerrina Feroni, Marco Peyronel. Conscatata l’utilità della relazione di
una commissione d’esame sull’operato della
Commissione distrettuale, detta c. d’e. viene
nominata nelle persone del past. Giovanni
Scuderi e del fratello Guido Colonna Romano. La sede della prossima Conferenza
sarà Bergamo, il culto vi sarà presieduto
dal past. G. Scuderi. Vengono infine delegaci al Sinodo i fratelli Guglielmo Semadeni (Zurigo), Ester Mantovani (Mantova),
Giorgio Rochat (Milano), Guido Colonna
Romano (Venezia), Lorenzo Roux (Milano)
Samuele Guercioli (Basilea).
G. S.
creatura, non sapremo dove trovarlo meglio
rappresentato.
Parlando dell’uomo, si ribadisce la credenza nella « anima spirituale e immortale »,
negando imperterriti l’evidenza neotestamentaria, e ci si sofferma sulla « colpa originale » trasmessa « non per imitazione, ma
per propagazione ».
Si afferma; «crediamo in un solo battesimo », e sappiamo ormai bene che cosa,
in bocca cattolica, significa questa espressione. quale ’’imperialismo ecclesiastico”
essa racchiuda in sè.
Circa i diversi e ampi articoli sulla Chiesa, notiamo anzitutto che si afferma: «crediamo NELLA Chiesa ». L’espressione non
è senza significato, è voluta; ecco dunque
confermato che il cattolico non crede la
chiesa, come crede la remissione dei peccati
e la resurrezione, ma crede nella chiesa,
confida in lei. guarda a lei per la propria
salvezza. Si tratta di uno spostamento d’accento decisivo e significativo. Infatti tale
Chiesa « è il germe e la primizia del Regno di Dio, per mezzo del quale continuano,
nella trama della storia umana, l’opera e i
dolori della Redenzione, e che aspira al
suo compimento perfetto, al di là del tempo,
nella gloria ». Nel corso del tempo « il Signore Gesù forma la sua Chiesa mediante
i Sacramenti » : non dunque attraverso
l’Evangelo? « E’ con essi che la Chiesa rende i propri membri partecipi del Misterodelia Morte e della Risurrezione di Cristo ».
Sarta e peccatrice ad un tempo, « la Chiesa
soffre e fa penitenza per tali peccati, da cui
peraltro ha il potere di guarire i suoi figli
con il Sangue di Cristo e il dono dello Spirito Santo». Potere questa parola chiave
ritorna insistente e si comprende come questa Chiesa si presenti come Madre e
Maestra.
In questa Chiesa, la Bibbia è ridotta a
documento, a deposito di verità basilari :
« noi crediamo tutto ciò che è contenuto nella Parola di Dio, scritta o tramandata... ».
Le due fonti della rivelazione (Scrittura e
Tradizione) sembrano essere diventare una
sola, ma quest’unica fonte non è la Bibbia,
bensì la Chiesa nel suo Magistero infallibile.
Questa Chiesa « è indefettibilmente una
nella fede, nel culto e nel vincolo della comunione gerarchica. Nel seno di questa
Chiesa, sia la ricca varietà dei riti liturgici,
sia la legittima diversità dei patrimoni teologici e spirituali e delle discipline particolari,
lungi dal nuocere alla sua unità, la mettonoin maggiore evidenza. Riconoscendo poi, al
di fuori dell’organismo della Chiesa di Cristo, l’esistenza di numerosi elementi di verità e di santificazione che le appartengono
in proprio e tendono all’unità cattolica, e
credendo all’azione dello Spirito Santo che
nel cuore dei discepoli di Cristo suscita
l’amore per tale unità, noi nutriamo speranza che i cristiani, i quali non sono ancora
nella piena comunione con l’unica Chiesa,
si riuniranno un giorno in un solo gregge
con un solo Pastore ». È chiaro.
Riguardo alla Messa, riprendendo espressioni della enciclica Mysterium fidei, viene
ribadita massicciamente la dottrina tradizionale della transustanziazione; dedichiamo la
lettura di questo ampio ed esplicito articoloagli amatori di concelebrazioni liturgiche.
Quanto è detto del Regno di Dio, fa dell’attesa e della speranza cristiane il coronamento di ciò che la Chiesa già è e dà
al mondo. Il grandioso messaggio biblicodel giudizio e della misericordia, della nuova creazione, viene immiserito dalla credenza neH’immortalità dell’anima e da tutta
la dottrina cattolica tradizionale del purgatorio, del tesoro dei meriti, dell’intercessione
di Maria e dei Santi.
Evidentemente, Paolo VI si proponeva
una riaffermazione solenne della fede cattolica, sottolineando molto più la continuità
che il rinnovamento. Questa « professio fidei » sarà spiaciuta a diversi cattolici, ma
almeno è chiara e coerente. Se non si osa
la rottura radicale della Riforma, con i
suoi sola fide, sola gratia, sola Scriptura,
solus Christus, soli Deo gloria, non vi è
altra via che la continuità coerente e ferma
e in questo Paolo VI è esemplare. Non si
sarà per altro . fatto illusioni di poter
guadagnare in tal modo simpatie nè nel
mondo secolarizzato, nè soprattutto in campo protestante ; quali che siano gli « elementi di verità e di santificazione » che il
romano pontefice ci riconosce, noi non ci
riconosciamo per nulla nella sua professione
di fede: è «un altro evangelo», anzi non
è più l’Evangelo. Perciò non siamo nè oggi
nè domani integrabili ; cattolicamente irrecuperabili.
G. C.
IsLiLuLo Gould
Presso ì'Istituto Evangelico Gould di Firenze sono aperte le iscrizioni per l’anno
scolastico 1968-69 per ragazzi da avviare
alle scuole pubbliche di ogni ordine e grado ivi compresi i centri di addestramento
professionale.
Per informazioni scrivere alla Direzione,
Via Serragli 49. 50124 Firenze.
* Hs ♦
Il Gould particolarmente si propone di
venire incontro a tutti quei ragazzi che, dovendo frequentare la scuola d’obbligo, o
essendo particolarmente dotati per la continuazione degli studi, ne sono impediti da
circostanze avverse.
L’Istituto Gould offre a signorina capaee
un posto di assistente educatrice interna
per bambini dai sei ai dodici anni.
Il carattere dell’Opera e del compito
particolare da svolgere favorisce coloro che
desiderano dare al proprio lavoro una finalità di servizio e di testimonianza.
Scrivere per più dettagliate informazioiii
alla Direzione, Via Serragli 49, 50124 Firenze.
Direttore responsabile: GiNO Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To>