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Anno IX - numero 13-29 marzo 2002
EDITORIALE!
<018, la posta in gioco
IPRIMO PIANOI
/ risdii per la giustìzia minorile
dì A. CORSANl, C. LUPI, A. MAFFEI
CHIESE BAHISTE
Domenica dei diritti umani
dì LIDIA MAGGI
lECO DELLE VALLI
L'aftidamento familiare
di MARCO ROSTAN
BIBBIA E ATTUALITÀBI La difesa della dignità del lavoro non sarà bloccata dall'assassinio di Marco Biagi
LA FEDE
PASQUALE
«Ero morto, ma ecco sono vivo per i
secoli dei secoli, e tengo le chiavi della
morte e del soggiorno dei morti»
Apocalisse 1, 8
La chiesa attende «la risurrezione
dei morti e la vita del mondo che
verrà». Non si tratta di una convinzione «accanto» alla fede in Dio, ma
coincide con essa. Dio stesso è risurrezione: egli è colui che, risuscitando
Gesù di Nazaret, spezza una volta
per tutte l’onnipotenza della morte,
distrugge l’ipoteca che grava sulla vita di ciascuno e di ciascuna. L’ultima
parola su di noi e sulle nostre speranze, sui nostri progetti e sui nostri
fallimenti; la parola che suggella
l’esistenza intera là dove essa incontra il proprio limite definitivo, non è
quella della morte, ma la parola di
Dio, appunto la risurrezione.
Questo è n messaggio che risplende in Gesù Cristo, il mattino di Pasqua. Credere in Dio creatore e redentore significa accogliere
questo Evangelo, che relativizza anche la morte, togliendole, per dirla
con Paolo, il suo «dardo». Nulla di
quanto di vero, buono, bello e umano esiste in questa vita andrà perduto, ma ogni cosa sarà ripresa,,conservata e trasformata, in Cristo risorto,
nell’eternità di Dio. Senza 'questa fiducia, intesa nel suo senso più concreto e realistico, non si dà fede cristiana. Forse la chiesa del XXI secolo
deve trovare la fantasia e il coraggio
di plasmare immagini della nuova
creazione. La Bibbia ne conosce una
quantità, dalla comunione pacificata
del lupo e deH’agnello, che pone fine
al grande macello della natura e della
lotta per l’esistenza, al festoso ban
chetto degli esclusi e delle vittime,
allestito con generosità e gioia dal
Creatore, Giudice e Salvatore. La
speranza è più del sogno, è vero. Mi
chiedo però se chi non è capace di
sognare possa aficora sperare.
COME è possibile ascoltare, pronunciare e cercare di vivere un
simile messaggio nell’epoca della
scienza e della tecnica, del Grande
Disincanto di fronte alla realtà e del
Grande Cinismo di fronte alla vita e
anche alla morte? Forse è meno diffi
die di quanto appaia. Che il mondo
e la storia, la vita e l’amore, la gioia e
il pianto, siano opera del caso, votati
al nulla e del tutto privi di senso, è
una superstizione come un’altra:
moderna, secolare, ammantata di
realismo, ma pur sempre una superstizione. Essa ha il suo fascino, come
Ogni grande superstizione e se la si
fissa troppo può ipnotizzare: è fin
cantesimo della disperazione, grande
malattia spirituale del nostro tempo.
La Scrittura ci invita invece a guardare il mondo attraverso quella particolare «lente» che è Gesù: questa
«lente» aiuta a cogliere nelle sofferenze e nelle contraddizioni della
storia, come pure negli squarci di lu
Oc che la investono, il progetto
d amore del Padre, che non è per un
tempo, ma per sempre. Se il volto di
Dio in Gesù Cristo è la compagnia e
la gioia di questa esistenza su questa
terra, è lecito e anche giusto vivere e
morire nella fiducia che tale volto
sarà il futuro della creazione intera,
per i secoli dei secoli. Questa è la fede pasquale.
Fulvio Ferrario
Attacco alla democrazia
Dialogo, trasparenza, legalità, tutela dei più deboli: queste sono le armi più efficaci
di una moderna ed equa democrazia contro la cinica violenza del terrorismo
DORIANA GIUDICI
Tentare di bloccare ll cammino
delle idee con le armi non è una
scelta nuova né originale; fa parte
dei periodi bui della storia umana e,
anche questa volta, una società solidamente democratica, come la nostra, riuscirà a isolare i pazzi e i violenti, sotto qualsiasi ideologia, cultura o filosofia vogliano nascondersi. E
la democrazia vincerà se saprà isolarli con gli strumenti stessi della democrazia: il dialogo, la trasparenza,
la legalità, la tutela dei più deboli. Se
l’orrore per l’omicidio dell’economista prof. Marco Biagi ci ha, per un attimo, riportato indietro negli anni,
quando le nostre città erano blindate, i cortei proibiti, le manifestazioni
«a rischio»; ci siamo però subito ri
presi perché quella storia, già vissuta, ci ha insegnato che si superano
questi periodi solo rilanciando, con
più forza, proposte e obiettivi per
scelte consensualmente perseguite.
Qui, infatti, sta il senso dell’atto
terroristico di Bologna: bloccare la
ricerca di nuove modalità in difesa
della dignità del lavoro. Da più di un
decennio il lavoro ha bisogno, in Italia, di nuove regole per permettere di
tutelare nuove figure professionali e
di accompagnare con un dialogo sociale, attento e aperto, le trasformazioni in atto. Già con il governo Prodi, il prof. Biagi contribuì nel 1995
all’elaborazione di uno «Statuto dei
lavori» che dovrebbe innovare e
riformare lo «Statuto dei lavoratori»
del 1970. Quest’ultimo fu una pietra
miliare nel processo di avanzamento
dei diritti di chi lavora, ma oggi riguarda solo un terzo degli occupati.
E gli altri due terzi? Si tratta di nuove
forme contrattuali (quando addirittura di lavoro non garantito!) che devono trovare una precisa nuova copertura giuridico-contrattuale. -■
Con il governo Berlusconi, riel gabinetto dell’attuale ministro Maroni,
il prof. Biagi ha collaborato alla redazione del «Libro bianco» che mira a
ridisegnare il nostro mercato del lavoro. Un esperto del diritto del lavoro quindi che, in un governo di centro-sinistra prima, e di centro-destra
ora, ha cercato di guidare una trasformazione democratica del lavoro,
esattamente come avevano fatto il
prof. Massimo D’Antona e il prof.
Segue a pag. io
K Strage in Pakistan
Più sicurezza
per i cristiani
Le chiese del Pakistan hanno condannato la strage del 17 marzo nella
chiesa protestante internazionale di
Islamabad, in,cui sono morte 5 persone e 41 sono state ferite. 11 Consiglio nazionale delle chiese del Pakistan (che comprende la Chiesa presbiteriana, TEsercito della Salvezza e
TAssodazione delle chiese riformate
presbiteriane) ha chiesto al governo
di intraprendere un’azione giudiziaria adeguata sia sulla strage di Islamabad sia su quella della chiesa di
Bahawalpur, lo scorso 28 ottobre (15
persone uccise nella chiesa di St Dominic durante il culto); chiede inoltre al governo di garantire la sicurezza di tutti, in particolare della comunità cristiana del paese. Posizione
analoga è stata espressa dalla Chiesa
cattolica del Pakistan. (nev)
\. Sfide della bioetica
Iniziativa delle
chiese tedesche
La «Settimana per la vita 2002», organizzata congiuntamente dalla
Chiesa evangelica tedesca e dalla
Conferenza episcopale cattolica tedesca, che si terrà dal 13 al 20 aprile,
avrà per tema «Scegliere la vita
dall’inizio, invece che selezionarla».
La riflessione prende l’avvio dal dibattito sulla bioetica a partire dalle
nuove possibilità della diagnostica
preimpianto e dalla ricerca sulle cellule staminali. Si intendono approfondire le sfide che pone il progresso tecnico e scientifico, che apre
nuovi campi di responsabilità anche
per le chiese. Quattro le sezioni della
Settimana: «L’uomo in vitro: la decodificazione del genoma umano», «La
diagnostica preimpianto», «La ricerca sulle cellule staminali», «L’uomo è
più della somma dei suoi geni», (nev)
La scuola alle Valli
Perplessità
sulla riforma
È sicuramente molto difficile approntare un’efficace e duratura riforma della scuola: lo dimostrano, relativamente all’ultimo progetto (la legge delega proposta dal ministro Moratti), le perplessità che l’intero «pacchetto» di provvedimenti suscita fra i
fruitori della scuola (gli studenti) ma
anche nelle famiglie e negli operatori
scolastici. E anche gli amministratori
degli enti locali rischiano di trovarsi
in difficoltà, se non saranno in grado
di provvedere locali adeguati all’ingresso massiccio di nuovi scolari in
età anticipata. Nelle valli valdesi desta preoccupazione, a poco tempo
dalla costituzione degli istituti comprensivi, la necessità di provvedere,
un’altra volta, alla riorganizzazione.
A pag. Il
L'OPINIONE I
ISRAELE
E PALESTINA
Ebrei e musulmani, amici di Israele e
amici della Palestina, pacifisti e «realisti» hanno dato vita a Roma, il 20 marzo, a una grande fiaccolata per la pace:
una marcia silenziosa che però ha gridato «due popoli e due stati», «sicurezza per Israele, uno stato per i palestinesi», «giustizia e pace per la regione».
Promossa dal sindaco della capitale, la
fiaccolata ha raccolto almeno 50.000
persone, molto diverse tra loro: protestanti (all’iniziativa ha aderito con convinzione la Federazione delle chiese
evangeliche) e cattolici; credenti e laici;
c’erano le kefiah e le kippà, i fazzoletti
dei reduci di Aushwitz e i piercing di alcuni giovani no global; qualcuno marciava pensando ai propri parenti in
Israele che ogni giorno rischiano di saltare per aria uccisi della bomba di un
kamikaze; altri avevano nella testa e
nel cuore i bambini che non riescono
ad andare a scuola o che muoiono nelle
ambulanze fermate ai posti di blocco.
Ciascuno con proprie emozioni, strategie, paure, speranze. Eppure uniti, capaci di abbracciarsi come hanno fatto,
sul palco, il rappresentante dell’Autorità nazionale palestinese e il viceambasciatore di Israele.
Non era una comoda liturgia di rassicurazione: in queste settimane le colombe non volano. Eppure la fiaccolata è riuscita a unire sensibilità, appartenenze e fraternità diverse: al contrario di altre manifestazioni indette per
proclamare una «giusta causa» e quindi per denunciare la «criminale violenza dei veri nemici della pace», chi ha
accolto l’invito del sindaco Veltroni ha
mostrato di riconoscere la complessità
e la gravità della situazione; più importante delle proprie ragioni e degli
altrui torti è risultata l’urgenza di
un’azione politica, culturale e interreligiosa tesa a spingere verso un nuovo
sforzo negoziale. Qualcuno, scandalizzato, ha denunciato l’«equidistanza»
tra oppressi e oppressori, vittime e
carnefici, avendo ben chiaro si intende
chi siano gli uni e chi siano gli altri. E
non fa nessuna differenza che per
qualcuno siano «gli israeliani», tutti si
intende, e per altri l’intero popolo palestinese. La manifestazione ha voluto
respingere questa logica manichea e
ideologica per tentare un’operazione
assai più difficile che afferrare una
bandiera e brandirla contro qualcuno.
La sfida era quella di lanciare da Roma un messaggio alle istituzioni internazionali, alle comunità di fede, a chi
per anni ha difeso le ragioni e i diritti
degli israeliani e chi invece ha sostenuto la causa palestinese: insieme, unendo le nostre volontà, le nostre forze e le
nostre storie, potremo davvero aiutare
il popolo che amiamo. E aiutando l’uno
ad avere giustizia, aiuteremo anche
l’altro a recuperare la sicurezza; riconoscendo il diritto alla sicurezza dell’uno, lavoreremo anche perché l’altro
possa finalmente costituire il proprio
stato. Non è equidistanza, è reàlismo;
non è opportunismo, è strategia politica. O^i la prepotenza di Sharon e l’ambiguità di Arafat sembrano paralizzarsi
a vicenda. È un gioco vecchio e tragico
nel quale la storia ha reso i due anziani
leader molto esperti. Non sappiamo se
la pace potrà fare a meno di loro, personalmente ne dubito. Certamente la
comunità internazionale, le migliaia di
fiaccole accese in tutto il mondo, devono ammonirli che quel gioco semina
nuove e inquietanti tempeste, e non solo nel Medio Oriente.
Paolo Naso
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della
«^Passato il sabato
Maria Maddalena,
Maria madre di
Giacomo, e Salome
comprarono degli
aromi per andare
a ungere Gesù.
^La mattina del
primo giorno della
settimana, molto
presto, vennero
al sepolcro
al levar del sole.
dicevano
tra di loro: “Chi
ci rotolerà la pietra
dall'apertura del
sepolcro?".
Ma, alzati gli
occhi, videro che
la pietra era stata
rotolata; ed era
pure molto grande.
^Entrate nel
sepolcro, videro
un giovane seduto
a destra, vestito di
una veste bianca, e
furono spaventate.
^Ma egli disse loro:
“Non vi
spaventate!
Voi cercate Gesù
il Nazareno che
è stato crocifisso;
egli è risuscitato;
non è qui; ecco
il luogo dove
l’avevano messo.
^Ma andate a dire
ai suoi discepoli e
a Pietro che egli vi
precede in Galilea;
là lo vedrete, come
vi ha detto”. ® Esse,
uscite, fuggirono
via dal sepolcro,
perché erano
prese da tremito
e da stupore;
e non dissero nulla
a nessuno, perché
avevano paura.
^Or Gesù, essendo
risuscitato la
mattina del primo
giorno della
settimana,
apparve prima a
Maria Maddalena,
dalla quale aveva
scacciato sette
demòni.
'°Questa andò
ad annunziarlo
a coloro che erano
stati con lui,
i quali facevano
cordoglio
e piangevano.
"Essi, udito che
egli viveva ed era
stato visto da lei,
non lo credettero»
(Marco 16, 1-11)
IL DONO DI CRISTO PER UNA NUOVA CREAZIONE
Andare in Galilea può significare per ciascuno di noi il perdurare della dimensione di esodo
e di cammino verso la terra di Dio, verso II suo Regno, verso la nuova creazione
GIUSEPPE MORUCCHETTI
Lì ATMOSFERA degli 8 primi
( versetti del nostro passo è
quella della distanza infinita che
separa l’azione di Dio dai fatti
degli uomini. È annunciato un
miracolo, ma si sente subito che
non può trovare posto nel nostro mondo. L’annuncio della
risurrezione è in relazione, contrapponendosi, alla «ricerca vana» per trovare il suo corpo nella tomba. Gesù di Nazaret, crocifisso («ecco il luogo dove l’avevano messo»), è stato risuscitato
da Dio e pertanto non può essere trovato nel sepolcro. La ricerca delle donne era un modo per
affidarlo ancora di più alla morte. Ma egli non può essere cercato nel carcere del sepolcro.
«La mattina del primo giorno
della settimana»
SE il sabato rappresenta il
compimento dell’opera
ippresenta il
dell’opera di
Dio (Gen. 2, 2-3), il primo giorno della Genesi (letteralmente:
il giorno uno) rappresenta l’inizio delle sue opere. In «principio» vi fu una componente
oscura: la terra informe e vuota,
le tenebre sulla superficie
dell’abisso. Lo Spirito di Dio
aleggiava sulle acque e si udì la
parola uscita dalla bocca di
Dio: «Sia la luce». La risurrezione di Gesù, «il primo giorno
della settimana» (il giorno uno)
si presenta come un nuovo
principio, un nuovo inizio. Anche qui si ode la stessa parola,
uscita dalla bocca di Dio: «Sia la
luce». Parola detta sul non senso, sul caos, sulla morte.
Nel racconto della creazione
(Gen. cap. 1-2:3), troviamo il
verbo «creare» tre volte: riferito
alla creazione in generale, alla
creazione degli animali, alla
creazione dell’uomo (vedi le
precedenti meditazioni). Il primo giorno della settimana determina una palingenesi che
abbraccia la creazione, gli animali e l’umanità.
La risurrezione di Cristo realizza fin da ora ciò che Dio un
giorno manifesterà, in un modo
completo e definitivo: «Le cose
vecchie sono diventate nuove».
Finalmente un nuovo rapporto
tra l’uomo e Dio e tra l’uomo gli
animali e la creazione. La Risurrezione ne è caparra e speranza.
Certo, l’umanità va ancora incontro al disfacimento e alla
morte (Gen. 3, 19), la creazione
deve ancora aspettare la redenzione (Rom. 8, 21), gli animali
hanno ancora timore e spavento a causa dell’uomo (Gen. 9, 2),
ma con la Risurrezione si passa
dal caos alla vita. Questo primo
giorno della settimana è quello
in cui Dio comincia a lavorare
per una nuova creazione.
cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, anzi le cose che
non sono, per ridurre al niente
le cose che sono» (1 Col. 1,28).
Le donne: Maria Maddalena,
Maria di Giacomo e Salome, le
stesse menzionate insieme a un
gruppo più folto come testimoni della morte di Gesù. Queste
donne gettano un essenziale
ponte di riconoscimento e di
continuità tra Gesù di Nazaret,
morto crocifisso, e il risuscitato.
Testimoniano anche di una
continuità geografica tra Gerusalemme e la Galilea: rivestono
così un ruolo decisivo e di primo piano quali prime destinatarie e propagatrici dell’annunzio. Proprio in questo evento
determinante esse sostituiscono la funzione del gruppo maschile dei discepoli, nella fase
più critica di abbandono generale. Questo grande miracolo di
Dio, di non facile comprensione, la vittoria sulla morte, viene
rivelato a «vasi molto fragili»,
donne o uomini che siano.
dere la Gloria del Signore. Una
gloria che illumina e vince: «La
contrada dell’ombra della morte» (Mt 4, 15-16). Le donne e i
discepoli vedranno la Gloria di
Dio. Essi saranno sottratti al
dominio della morte e saranno
rirnessi in cammino.
È un nuovo inizio, una nuova
creazione. Nella terra dei senza
Dio non sarà più possibile leggere la vita, vedere la creazione,
nella prospettiva della morte.
Non sarà più possibile essere
preda della paura, non si potrà
più tacere, fuggire, imprecare.
«Cristo è risorto», tutto si illumina e acquista significato. «Vi
precede in Galilea», così si apre
il futuro. Non è un «rattoppo»
tra ciò che è stato e ciò che sarà,
ma è un segno della volontà di
Dio simile a quello che fece venire per la prima volta la creazione dalla materia morta, che
fece venire il mistero che noi
chiamiamo vita.
«Egli vi precede»
«Vi precede in Galilea
là lo vedrete»
GGI, camminare dietro a
Le località negli Evangeli, a
Preghiamo
Signore, molto spesso ci siamo indirizzati verso un cimitero per accompagnare una persona cara che ci aveva
«lasciato». Abbiamo ascoltato meditazioni, preghiere,
canti. La tua Parola ci ha annunziato la vittoria di Cristo
sulla morte.
Ma chi poteva consolare coloro che si sentivano privati
forse violentati per una perdita tanto importante?
Davanti alla morte non c’è consolazione, vero Signore?... Forse per questo hai pianto davanti al sepolcro del
tuo amico Lazzaro? Forse per questo nel Getzemani,
quando ti era chiaro che di lì a poco saresti morto, hai
sofferto? Forse per questo, quando eri sulla croce ti sentivi solo?
Davanti alla morte. Signore, non c’è consolazione; essa
è brutta, è drammatica, è maledetta!
Fa’ che da queste tenebre io possa credere che tu l’hai
sconfitta. Ti prego, aiutami non a «sapere», ma a «credere». Proprio come hai detto a Marta: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà;
credi tu questo?».
Signore, accogli il mio «sì!», ma non mi lasciare solo,
sostieni questa mia certezza. Amen
Vasi fragili
SONO veramente fragili i vasi
ai quali Dio rivela questo
meraviglioso evento. Pietro non
lo riconosce benché gli sia vissuto per lungo tempo vicino; altri pensano che fosse un fantasma; i discepoli di Emmaus non
lo riconoscono nonostante la
lunga camminata e la relativa
conversazione. Anche Maria
Maddalena vive la stessa incomprensione: ha creduto in
lui, lo ha seguito, si è resa utile,
ma ora? Una tomba vuota e
tanta disperazione. Così si vive
alla soglia della Pasqua; ella
sarà la prima alla quale è data la
grazia di riconoscerlo sebbene
non fosse una teologa, anzi era
stata liberata da sette demoni:
era un’ossessa. Una donna provata dalla vita: aveva vissuto la
propria passione non solo come Gesù per un solo momento,
ma per lunghi anni. Disperazione, paura, solitudine, questo
era il «pane» di cui si nutriva,
prima di incontrare il Signore. È
proprio vero: «Dio ha scelto le
volte, sono interpretate teologicamente: nella strada Gesù
aveva inviato i dodici davanti a
sé in missione (6, 8); nella strada li aveva interrogati sulla sua
identità (8, 27); nella strada è
stato accompagnato con grida
esultanti, nel suo ingresso a Gerusalemme (11, 8). Ora, nelle
strade della Galilea, dove aveva
cominciato la propria predicazione (Me 1, 14), i discepoli lo
potranno rivedere risorto. L’apparizione di Gesù in questo
luogo rappresenta un «nuovo
inizio»: «Nei tempi a venire coprirà di gloria la terra vicina al
mare, di là dal Giordano, la Galilea dei Gentili» (Isaia 9, 1). Gerusalemme, cuore e centro della nazione, sarà soggetta alla distruzione, ma in Galilea si apre
un nuovo inizio del cammino,
un nuovo «esodo» della predicazione di Gesù.
La Galilea diviene la terra della rivelazione perché là si potrà
vedere il Signore risuscitato dai
morti. Terra dei pagani, terra
dei senza Dio, senza tradizioni,
senza tempio. Regione squalificata, disprezzata dal punto di
vista religioso. La Galilea diviene il luogo sacro, dove è necessario «togliersi i calzari» per ve
Gesù esige la completa disponibilità da parte del discepolo/a per ricevere e trasmettere l’impossibile annunzio della
vittoria sulla morte. Esige di
consegnare a lui la propria presunta libertà, avendo il coraggio di uscire da se stessi. Diventa autentico e veramente libero
solo chi esce da sé, chi rischia,
chi si perde, convinto che solo
con l’affidarsi a Dio ci si realizza. Si può diventare una persona nuova, «una nuova creazione», senza fare compromessi
neppure con la morte, solo se ci
si lascia trasformare e contagiare da colui che è vita nuova.
Tra il passato e il futuro viviamo la nostra fede nella Risurrezione, dobbiamo credere che
essa è mobilitante perché ci avvia verso una nuova creazione.
Lo stesso Gesù, che aveva detto
ai discepoli «seguimi», è ora il
Cristo che dice «Vi precederò in
Galilea». II futuro è iniziato e
noi non siamo soli nel cammino! Andare in Galilea può significare per ciascuno di noi il perdurare della dimensione di esodo e di cammino verso la terra
di Dio, verso il suo Regno, verso
la nuova creazione iniziata in
questo meraviglioso «Primo
giorno della settimana».
(Ultima di una serie
di quattro meditazioni)
Note
omiletiche
Le donne
sepolcro all'alba
giorno della settii{ i
ovvero il giorno succ 1(1 (j6
al sabato. Normak ^
questa ora, il sorge,, '
sole, viene consideri
momento dell'aiyj
Dio, dopo un perioj
paura e di tenebre t
48; vedi Giacobbe**
Jabbok Gn 32, 24ss) O
si avvicinano aila¿ X
con una domanda c( chéliV'
lega fortemente al ¡J in fretti
to: «Chi ci rotolerà |j petati i
tra?». Pietra come in, ve tecn
mento ad alzare gijj ^jernet, i
verso un futuro chei, gazzi i
!aiii jiell’as
ri con un po' di
nazione, di fantasia; ;,«ran(l
trebbe essere pensai ^ ded
verso. Ma la tragici«: g
la morte non pen„ 4“ ’
queste operazioni q ^
latorie. «Questa mai '
eri in mezzo a noi, o| sociale,
solo un ricordo suln| i
piangere». AncheJ chetai
altà più belle e piùj Pazè, p
zate, diventeranno! della F
imbalsamazione dein tenni d
ricordi: tradizione, sii osta, si
personaggi. Tuttodì
terà una memoria, um
numento, magari uno
tero monumentale.
Tutto l'Evangelo.i <
la fede cristiana ha a
soltanto se credi chei
sù è stato risuscitatoli
mine greco: «eg/ieii
ebraico: «qum» = «di
Qf
ER(
pan
imag
gliare», «alzare»,
re», «animare»). Non|
ste altra fede al difuol'
credere che Egli noni|i
gioniero nella «casaé
morte», ma è stato liw
to da Dio stesso (At2,|
31; 1 Corinzi 15). LaÉ!
ca delle donne che voi#
no onorare il corpo
tale era un modo peri
darlo ancora di piùi
morte, ma improvvii
mente si trovano dava
alla vita. Qual è la lo
reazione? « Uscite, luji
rono via dal sepolcro,p
ché erano prese da trii
to e da stupore; e noni
sero nulla a nessuno,p
ché avevano paura»(li
Diciamolo chiaramel
questo « incontro-!«
tro» con la risurrezioii
conclude con la paun ■
fuga e il silenzio.
Dalla materia mortai
1, 2-3), dall'informe e»
to, dalle tenebre cliei
privano la faccia delM
so, Dio disse: «Sia lue!
Dal dolore che si espil
nei nostri cimiteri,di
violenze che facciamoi
bire agli animali ei
creazione tutta, dalle!
stre parole laiche orelij
se, spesso ripiene di ipe
sia, Dio ha contrapposti
vita, richiamato dalla»
te colui che ha detto:'
sono la risurrezione».
Gli si risponde con,*l
ura, fuga, silenzio»: noi
la morte che mette pai
essa la si aspetta, è la
surrezione che spaveN
Oggi non abbiamoli
paura perché abbiamo'
cattato l'assurdo, in®
parole la Pasqua è entri '
nella testa di tutti in set .
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ungiamo (imbalsamia* i
il corpo di Gesù, «mot* P rn
risorto», con i nostri q
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lo spavento davanti al^
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Intervista a Piercarlo Pazé, procuratore della Repubblica per i minorenni a Torino
I rischi per la giustizia minorile
5 lo devianza dei minori è solo uno dei problemi di questo ramo della giustizia, perche a sono
anche quelli relativi a particolari situazioni familiari che richiedono la tutela del minore
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nell’aspetto esteriore, già
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0 1 »-» Í-» c c r» n r\ fiirp Hi
antasia,, _____
pensât deduce, possono fare di
tragiciti anche commettere de■ 'litti ánche efferati. È proprio
a partire da questo allarme
'sociale, bene intercettato dalJo slil Jamaggioranza di governo,
mche It che ragioniamo i
e più, pazè, pinerolese, procuratore
ìrannoi della Repubblica per i minone deiiij renni del Piemonte-Valle d’A
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corpo It
do peni
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Ilio davi
il è la lo
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,e da tri
e noni
ìssuno,
osta, sul due disegni di legge
varati dal Consiglio dei ministri a fine febbraio in materia
i giustizia minorile.
Allarme ingiustificato
«Intanto bisogna sfatare un
mito - dice Pazè, il cui ufficio
a fine 2001 ha sostenuto la
pubblica accusa nel processo
ai ragazzi di Novi Ligure
fattuale devianza minorile
il di fuoiB non giustifica l’allarme; essa è
ili oonè| oggi ridotta, in Italia, rispetto
«casal agli altri paesi europei, anzi,
stato lil^ per quanto riguarda i minori
I (AtlJ italiani è Stata in calo fino circa al 1987-88 per poi stablllzzarsi; e in aumento la delinquenza da parte del minori
stranieri, anch’essa però solo
in parte imputabile ai minori
stessi; sono gli adulti a tirarne
le file, attraverso vere e proprie organizzazioni criminali.
Non basta: la legge sull’immigrazione Turco-Napolitano
[oggi tacciata di permissivismo, ndr] non prevede l'eiura»(i| spulsione del minorenne straaramffl clandestino e consente
Te°zioi ° ^ rimpatrio assistito,
g ,per cui il minore, una volta
che se ne sia accertata l’idenmorta fila, può restare in Italia fino
rtieei al compimento del 18“ anno
e chei d’età: ma se da quel giorno lo
delb aspetta il foglio di via, egli
ia Ina tenderà a entrare in clandestiii espiii hità già prima, a non farsi
eri, di identificare, e questa è l’antidac'« camera del coinvolgimento
I ’ nel crimine. Bisognerebbe, al
^ contrario, incentivare la regolarizzazione per poter gestire
il problema in chiave di aspettativa di ospitalità per il ragazzo straniero che accetta di
vivere secondo le regole».
Civile e penale
I due disegni di legge del
governo tendono nelle loro
motivazioni a razionalizzare
una situazione piuttosto complessa, trasferendo a sezioni
specializzate dei tribunali ordinari le competenze civili oggi trattate dai tribunali per i
minori e lasciando ai tribunali
per i minorenni solo più il peuale. Con potenziali effetti
uegativi. «L’esigenza di superare l’attuale frammentazione
delle competenze fra tribunale per i minorenni e tribunale
ordinario è giusta - prosegue
'1 giudice - basta l’esempio
“Olle separazioni dei conviuo À pOoil dove la decisione sull’afinoriÌ “damento dei figli tocca fin
, cert^ firn al tribunale per i minompo't tenni, mentre sul "manteniinr oiento" dei figli deve pronun^arsi il tribunale ordinario.
Ma con le proposte del governo si dà luogo a un'altra separazione della materia riguaroante i minori; il solo “pena0 ?l tribunale per i minoren>1 "civile” a sezioni speciamzate del tribunale ordinario
fiisch'
vrà solo stabilire se punire o
meno, senza poter pensare alia promozione di interventi di
protezione che modifichino le
condizioni che portano alla
devianza».
Adulti e minori
Insomma, il minore imputato verrà a trovarsi nella stessa identica condizione di un
imputato adulto, mentre considerare in maniera unitaria
tutto quanto attiene alla sua
vita permetteva, fin qui, di fare un lavoro molto più in
profondità sulla sua persona:
«Anzi - aggiunge Marta Lombardi, sostituto procuratore
della Repubblica per i minorenni a Torino - in molti casi
proprio l’episodio di un reato
commesso da un minore era
per noi l’occasione di poter
intervenire socialmente sull’ambiente in cui quel minore
vive, a fianco degli altri operatori coinvolti con le loro professionalità, e questo a tutela
del minore stesso».
Qui si tocca però un altro
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aspetto delle proposte del governo che ora andranno all’esame del Parlamento. Queste prevedono che nelle nuove sezioni specializzate dei
tribunali ordinari, che dovrebbero in sede civile deliberare sugli affidamenti e sugli allontanamenti dei minori
e adottare per loro tutte le
misure di protezione, non
facciano parte gli esperti
(cioè i giudici onorari) con le
loro specifiche competenze:
psicologi, psichiatri, neuropsichiatri, assistenti sociali.
Gli esperti saranno sentiti solo come consulenti esterni a
cui un collegio composto di
soli magistrati potrà, se vuole, fare ricorso.
Ritorno al passato
«E questo - riprende il procuratore Pazè - è un vero e
proprio ritorno indietro. Da
molto tempo c’era un orientamento opposto che spingeva
a che, anche in materia di separazioni e divorzi, dei collegi
dei tribunali ordinari facesse
parte il giudice onorario: si
tratta infatti di giudicare delle relazioni umane, e arricchire il collegio di competenze
umane serve in questi casi più
dell’esercizio delle sole competenze tecniche-giuridiche.
Il collegio giudicante poteva
benissimo continuare ad avere un presidente giurista e valersi, insieme, di una vera e
propria dialettica interna tra
professionalità diverse per
giudicare ogni singolo caso.
Questa era la scelta più giusta
e meno costosa. Il governo ha
formulato la proposta opposta; a decidere sarà una sezione specializzata che specializzata non è perché è composta
di tre giuristi. Vero è che i giudici di questa sezione potranno chiedere un parere a un
consulente esterno, ma in
questo caso la decisione giudiziaria rischierà di appiattirsi
nell’accettazione acritica delle indicazioni di quest’ultimo.
I giudici di queste nuove sezioni come tecnici del diritto
recepiranno in maniera formale le risultanze delle consulenze e, se non ricorreranno ai consulenti, non avranno
le competenze per comprendere il carattere particolare di
certe situazioni familiari e minorili su cui dovranno decidere. In questa materia non c’è
questione di “certezza della
legge”, ma va considerato prioritario l’individuare che cosa
è l’interesse del minore».
La paura degli adulti
La paura degli adulti si alimenta con la visibilità della
devianza, ma a volte questa
visibilità proviene solo dai casi estremi, come, appunto,
quello di Novi Ligure. La paura è però sempre pessima
consigliera: se, sull’onda dell’emozione per dei casi in cui i
giovani sembrano criminali
tanto quanto gli adulti, si comincia ad abbassare il livello
di tutela dei minori, esponendoli più di prima ai disagi del
crescere e del maturare, la società si espone a sua volta ad
altri rischi. «Al contrario conclude Pazè - è da considerarsi sana una società nella
quale il minore può crescere
bene e uno dei più importanti
indici di benessere sociale è
proprio il grado di protezione
dell’infanzia, piuttosto che la
mera capacità della società di
difendere se stessa».
Un pomeriggio nel carcere minorile di Catanzaro
Accanto ai «ragazzi dentro il muro»
CLAUDIA LUPI
ia così di scomparire
fijtella visione unitaria comP essiva che dovrebbe caratrtzzare sempre il modo di
.are i minori; il tribunale
•rtorile, in sede penale, do
E mezzanotte e trentacinque e non posso dormire
perché mi sento così carica e
contenta dopo questo pomeriggio, che ho bisogno di condividere una esperienza speciale. Oggi alle 16, come ogni
martedì, mi sono recata nel
carcere minorile di Catanzaro
con Pino che vi lavora già da
alcuni anni e Claudia, entrambi della mia comunità, e
Pierre. Visitiamo alcuni minori detenuti e ognuno di noi si
occupa di una attività che
svolgiamo separatamente,
ciascuno in una stanza. Io sono responsabile del giornalino del carcere che deve essere
prodotto dai ragazzi. Questo
pomeriggio sembrava impossibile lavorare: le educatrici
volevano rimandare i laboratori al martedì successivo perché, senza nessuna spiegazione, ci sono state negate le
stanza per fare il nostro lavoro. Con determinazione ho
voluto che si iniziasse a lavorare ugualmente per non
sprecare quel tempo prezioso:
così siamo riusciti a raccogliere i ragazzi e a lavorare con loro anche se abbiamo dovuto
svolgere le diverse attività in
uno spazio esiguo e limitato.
Cera una grande confusione causata dalle voci e dai diversi strumenti musicali degli
altri laboratori però, malgrado tutto, il nostro ritrovarci è
stata un’occasione di ascolto,
di scambio e di impegno in
cui ho colto dai racconti dei
ragazzi esperienze di vita, sogni, speranze, tutto materiale
utile per il nostro giornalino.
A P. un giovane zingaro, ho
chiesto di disegnare se stesso
e lui si è rappresentato seduto su una sedia in una stanza
vuota. Poiché P. è analfabeta
mi ha chiesto di scrivere sul
foglio «anche fuori di qui sono solo». A R. ho chiesto di
raffigurare a colori su un foglio un suo sogno. L’immagine che ha dipinto aveva
come sfondo un paesaggio
montagnoso e al centro un
grande albero carico di foglie
verdi su un tronco robusto.
Sotto vi ha scritto «...poterlo
abbracciare libero». I ragazzi
disegnavano, narravano nostalgici momenti vissuti in allegria e con occhi commossi
sorridevano, tentando di nascondere il loro turbamento.
Nel corso dell’incontro ho
poi tentato di farli esprimere,
ponendo loro domande sulla
libertà, l’amicizia, l’amore, la
solitudine e mentre loro parlavano, io prendevo appunti.
Le loro frasi erano piene di
spontaneità e di poesia. B. ha
detto: «L’amicizia è quando
un amico ti sta vicino anche
quando stai in galera; l’amico
è quello che ti scrive, che
chiede di te e che non ti abbandona mai». G., che chiamo «Cappello» perché porta
sempre un berretto di Iqna,
così si è espresso nel suo dialetto «Quand ero fora m’incrisciva (mi annoiavo), mo
che stò ca intra apprezzo o
sapore da libbertà». B., seduto a capotavola, giocherellava
con un pennarello che teneva
tra le mani e non smetteva
mai di guardarlo. Poi ha detto timidamente: «Solitudine è
quando uno è sconfortato e
pieno di problemi che non sa
dove sbattere la testa, solitudine è quando una persona è
innamorata ma non può ve
Intervista al giudice Paolo Giannino
Per i minori servono
istituti penali diversi
dere, toccare la persona amata perché è lontana».
Altre parole sono state dette, altri colori ritraevano la
rabbia, il desiderio di amare e
di camminare liberi sotto un
cielo aperto. Prima di andar
via, i ragazzi mi hanno chiesto se sarei ritornata il martedì successivo. Me lo chiedono ogni volta come se temano
di essere abbandonati, come
se cerchino il contatto con
quelli «di fuori» e paventino
che gli sia negato, come se
senza di noi si spezzasse quel
filo di speranza che rappresenta la libertà. Alla loro domanda tutti i martedì io sorridendo loro, rispondo: «Certo
che ci sarò, non temete».
Questo è un sevizio particolare molto difficile perché
proprio qui dietro il muro c’è
buio, sgomento, paura, manca la speranza e ogni volta mi
sento inadeguata e allora
chiedo a Dio di guidarmi, di
benedire il mio lavoro e di
mettere nella mia bocca il suo
messaggio di amore che oso
timidamente annunciare. Mi
rendo conto di quanto si possa essere naif davanti al compito di tentare una sollecitazione spirituale parlando agli
esseri umani che incontriamo
in situazioni come queste.
Solo un miracolo, solo l’intervento dello Spirito può dare
spessore, significato al balbettio umano di un discorso
su Dio, su un nuovo inizio. E
proprio questa esperienza così particolare che mi convince
sempre di più che la bella notizia deve essere annunciata,
deve essere vissuta con tutte
le forze, con tutte le parole,
con tutti i gesti e con tutte le
energie possibili.
ANNAMAFFEI
IL presidente del tribunale
per i minorenni di Salerno,
dott. Paolo Giannino, mi riceve giovedì 21 marzo, giorno dedicato alla legalità, proprio prima di incontrare gli
alunni di una scuola della
città. Commenta con noi la
parte del disegno di legge governativo che modifica l’attuale ordinamento penale
minorile. Il primo provvedimento è la riduzione da due a
uno del numero di giudici
onorari, nei giudizi penali.
«Non sarebbe questo un
gravissimo problema a patto
che il giudice onorario sia
persona molto esperta in materie come psicologia, antropologia, sociologia. Il giudice
minorile deve avere l’umiltà
di confrontarsi con gli altri
saperi per capire qual è in
quel momento l’esigenza del
minore che gli sta davanti. 11
buon giudice minorile è
quello che rivede sempre le
proprie decisioni proprio
perché il minore è un soggetto in evoluzione. Noi adulti
crediamo a volte che il minore deviante sia un minore che
non ha progetti. Non è vero.
Il minore deviante ha propri
progetti che noi dobbiamo rispettare, ha una propria volontà, una propria voce. La
cosa più grave è agire senza
ascoltare i ragazzi».
- Qual è, secondo lei, l’aspetto più problematico delle
modifiche proposte?
«La riduzione drastica di alcuni istituti come la messa alla prova, introdotto in Italia
nel 1988. L’odierno disegno di
legge prevede che esso non
sia applicabile per una serie
di reati gravi. Ora, io credo
che chi propone questo abbia
poca conoscenza dell’istituto
della messa alla prova. Esso
serve proprio per quei casi di
delitti anche gravi che richiedono, per i ragazzi che li hanno commessi, un percorso
educativo e riabilitativo molto
articolato teso al loro recupero. C’è poi sempre la possibilità che la prova non vada bene e si arrivi alla condanna. Il
periodo di prova potrebbe essere aumentato fino a cinque
anni, per reati gravi, ma non
va eliminato. C’è poi un’altra
considerazione: fra i reati per
i quali sarebbe In futuro esclusa la messa alla prova, c’è
la violenza sessuale. Ora, capita che alcuni reati siano
qualificati giuridicamente come violenza sessuale ma non
lo sono. Sono invece comportamenti, tenuti da coppie di
adolescenti, che rientrano nel
reato di violenza sessuale perché, o la ragazza ha meno di
14 anni o la differenza d’età
fra i due è maggiore di quella
consentita. Eliminare per
questo reato la possibilità della messa alla prova significa
far andare incontro il minore
a una pena pesantissima an
che quando non c’è alcun dolo nel reato commesso».
- Un'altra variazione riguarda i giovani che al compimento dei diciotto anni,
salvo eccezioni, verrebbero
mandati ad espiare la pena in
carceri per adulti, mentre finora questo accade al compimento dei 21 anni.
«Chiedevamo degli istituti
penali differenziati per ragazzi da 18 a 25 anni. Il periodo
dell’adolescenza si è dilatato
per tutti, e i giovani che delinquono non fanno eccezione. Invece qui si dice addirittura che i ragazzi di 18 anni
devono passare al carcere per
gli adulti. Chi ha esperienza
di minori in carcere sa che
per un ragazzo che comincia
a eseguire la pena in un carcere minorile dove vive una
esperienza educativa forte,
passare con gli adulti è già
oggi un’evento traumatico e
negativo. Ho avuto casi di ragazzi che dal carcere per
adulti mi scrivevano esprimendo la loro disperazione e
solitudine per non aver più
visto per mesi un educatore.
La verità è che questa riforma
è stata pensata per rispondere a un’opinione pubblica
scossa da alcuni fatti di cronaca che l’informazione mediática ha esasperato. Noi legiferiamo sull’emergenza
deH’emoziòne. Ma l’emergenza va razionalizzata. Io
sono convinto che tutto questo serve a distogliere l’attenzione dai veri problemi. Invece di guardare il minore nella
complessità della violenza
che la società esprime proprio verso di loro, si capovolge il problema. Si dice: guardate come sono violenti! E
non si capisce che più si fa
così più si influenzano i giovani in maniera negativa».
- Ci sono gli strumenti per
prevenire o trattare positivamente la devianza minorile?
«Io non credo che non si
possa punire, però può punire soltanto chi ama. Se non si
ama non si punisce, si attua
una vendetta. Il diritto minorile è quello che ha incominciato a capire che la punizione può non essere vendicativa
perché offre strumenti di metabolizzazione della colpa. I
ragazzi hanno bisogno di questo. Io credo che oggi la violenza sia generata dal territorio. Non possiamo lamentarci
che oggi i minori sono più
violenti mentre cacciamo via
gli immigrati clandestini e
non ci scandalizziamo se
muoiono annegati sulle nostre coste. Ci vuole un cambiamento di mentalità. Il territorio stesso deve diventare
un luogo costruito a misura di
minore che riassorbe la violenza e offre occasioni di incontro e opportunità non violente. Questa proposta di legge fa un passo indietro epocale rispetto a cinquanta anni di
cultura minorile in Italia».
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 29 MARZO'
A dieci anni dagli avvenimenti che portarono al crollo dell'Llnione Sovietica
Chiese e società civile nell'Europa deirEst
In questi dieci anni di transizione le chiese hanno continuato ad offrire alle loro società uno
base di valori morali e di riflessione critica, moltiplicando le loro attività sociali e pastorali
ALEXANDER BELOPOPSKY
Le chiese [dell’Est], mal
preparate ad affrontare le
sfide della libertà dopo il
crollo del comuniSmo, mancavano di responsabili formati e non avevano alcuna
idea del loro ruolo in una società liberale pluralista. Negli
Anni 70 e 80 le chiese rappresentavano in genere l’unico
luogo in cui si poteva «pensare diversamente» o, nei
paesi più tolleranti, in cui era
possibile esprimere opinioni
politiche dissidenti.
Nel nuovo contesto dell’
Europa orientale postcomunista, era naturale che le popolazioni disorientate si rivolgessero alla chiesa affinché essa affermasse le loro
identità nazionali e confessionali. Di fronte a stati indeboliti e a sistemi politici
compromessi, le chiese rimanevano fra le rare istituzioni credibili, suscitando attese irrealistiche nella società. Si è chiesto loro di colmare il vuoto lasciato dallo
stato, in particolare nei campi della sicurezza sociale e
della morale pubblica, così
che esse si sono trovate al
centro della società civile.
Ruolo delle chiese
negli eventi dei 1989
In molti casi, dei cristiani e
delle chiese hanno raccolto
queste nuove sfide poste alla
società. Le chiese dell’Europa
orientale hanno gettato le basi del cambiamento politico
del 1989 e numerosi responsabili politici rivendicano la
loro identità cristiana. Per citare un dissidente famoso,
Vaclav Havel, «la persecuzione [dei cristiani] ha dato una
maggiore autorità politica alla chiesa e ai credenti: così,
ciò che mirava a privare i cristiani dal loro posto nella società ha di fatto rafforzato i
loro legami con tutti coloro
che difendono i diritti umani
e si sforzano di promuovere
la libertà spirituale e la li
riflessione critica, e stanno
moltiplicando le loro attività
sociali e pastorali. Con una
solidarietà esemplare, i cristiani occidentali si sono mobilitati per sostenere la rinascita delle loro comunità sorelle. Ma non va sottovalutato il rischio di vedere formarsi in Europa nuove divisioni
secondo le «linee di faglia»
culturali e religiose. È urgente immaginare nuove forme
di dialogo ecumenico e di
comprensione culturale.
Bratislava, capitale della Slovacchia: la cattedrale di San Martino
dove avveniva l’incoronazione dei re ungheresi
bertà civile’*». Le chiese hanno inoltre cercato di riconciliare le comunità spesso lacerate, immaginando nuovi
modi di rivolgersi ai gruppi
più vulnerabili. Le risposte
delle chiese durante certi
conflitti sono state a volte
ambigue e nazionalistiche.
Tuttavia, quando scoppiò la
guerra civile nei Balcani, le
chiesp sono state fra le prime
a far sentire la voce della ragione, della pace e della carità cristiana, nonostante
l’uso abusivo, in certi casi,
dei simboli religiosi. In tutta
la regione, le chiese hanno
preso iniziative spesso notevoli in materia di diaconia, di
educazione, di ecologia e in
altri campi. Pur resistendo in
genere alla tentazione della
ingerenza politica diretta, esse hanno spesso assunto una
certa «corresponsabilità» nelle loro società, scoprendo così una nuova forma di influenza politica.
(...) Nel corso di questi dieci anni di transizione, le chiese hanno reagito in modo
straordinario alla loro nuova
situazione. Esse continuano
ad offrire alle loro società
una base di valori morali e di
Sfide per il futuro
e per l'Occidente
Le chiese e le organizzazioni dei diritti umani occidentali devono rimanere vigili, e
sforzarsi di comprendere la
storia recente e le realtà che
devono affrontare i loro omologhi dell’Est. Secondo James
Billington, direttore della biblioteca del Congresso americano e grande specialista
delle questioni russe, Torientamento che prenderà la vita
delle chiese in questa regione
riguarda molto direttamente
l’Occidente. L’elemento determinante del modo in cui le
chiese assumeranno il loro
ruolo in futuro sta «nel modo
in cui la gente affronterà
quello che probabilmente è
stato il più grande martirio
cristiano del XX secolo e
quello che, nel corso delTultimo decennio, costituisce la
più ampia conversione al cristianesimo del nostro tempo». Il prossimo decennio ci
darà in ogni caso un elemento di risposta.
(2-fine)
(tratto da ŒcuménismeInformations n. 322, febbraio
2002, secondo il «Courrier de
l’Acat» del dicembre 2001. Traduzione dal francese di JeanJacques Peyronel)
{*) Discorso del presidente
della Repubblica ceca, Vaclav
Havel, ai delegati della conferenza europea della Fiacat (Federazione internazionale dell’Azione dei cristiani contro la
tortura), Praga 2000.
Visita in Europa di tre leader religiosi, cattolico romano, protestante e musulmano
Appello ad appoggiare l'accordo di pace nelle Molucche
Tre leader religiosi delle
Molucche rappresentanti le
comunità musulmana, protestante e cattolica hanno effettuato una «tournée» in Europa. La visita aveva lo scopo di
mobilitare la comunità internazionale affinché dia il suo
appoggio all’accordo di pace,
firmato il 12 febbraio scorso
tra le comunità musulmane e
cristiane e il governo indonesiano. «Siamo ottimisti circa
l’applicazione dell’accordo
per via dell’impegno del governo che è uno dei firmatari
- ha sottolineato mons. Canisius Mandagi, vescovo cattolico di Ambon nel corso di una
conferenza stampa a Parigi -.
Inoltre il problema delle Molucche è diventato oggi un
problema internazionale». Oltre al vescovo, la delegazione
era composta dal pastore
lacklevyn Manuputy, coordinatore del Centro di crisi della
Chiesa protestante delle Molucche e da Muhammad Yusuf Eli, un leader della comunità musulmana di Ambon.
«Il compito è duro per il
governo», ha precisato il pastore Manuputy. «Il governo
vuole dimostrare che l’Indonesia non è una tana di terroristi. Il conflitto delle Molucche è uno dei più lunghi e più
cruenti che l’Indonesia abbia
conosciuto. Ponendovi fine,
il governo tenta di sbarrare la
strada a tutte le violenze che
potrebbero scoppiare altrove
nel paese», ha detto, da parte
sua, Muhammad Yusuf Eli.
Oltre alla Francia, i tre leader si sono recati nei Paesi
Bassi e in Svizzera. Il loro
programma comprendeva
incontri con responsabili politici e religiosi. A Parigi, si sono rammaricati del fatto che
finora la comunità internazionale si sia poco mobilitata
sul conflitto delle Molucche
che, in tre anni, ha fatto diverse migliaia di vittime e
provocato la fuga di centinaia
di migliaia di persone. Interrogato sulle incidenze in Indonesia degli attentati dell’11
settembre, il pastore Manuputy ha risposto che «questo
ha permesso di opporsi più
nettamente al terrorismo».
Più che la paura della «crociata Bush» contro il terrorismo di ispirazione islamica,
gli osservatori ritengono che
sia stato prima di tutto il
cambio di governo a fare
evolvere favorevolmente la
situazione nelle Molucche.
Composto di undici punti,
l’accordo di pace di Malino
prevede in particolare il rifiuto di ogni movimento separatista, il divieto dei gruppi armati, il ritorno dei rifugiati e
la creazione di una commissione di inchiesta. Interrogato sul fatto che il problema
dei gruppi sorti dall’esercito
ufficiale e che hanno partecipato alle violenze non venga
menzionato nell’accordo, il
pastore Manuputy ha spiegato che «si tratta di salvare la
faccia dell’esercito. Nelle Molucche del Nord, esso ha assicurato il 90% del processo di
riconciliazione». (eni)
I funerali sono stati celebrati da monsignor Camillo Ruini
È morto mons. Billé, arcivescovo di Lione
Celebrati da mons. Camillo Ruini, i funerali
del cardinale Louis-Marie Billé, morto di cancro, si sono svolti il 16 marzo scorso a Lione,
città di cui era arcivescovo dal 1998. Vi hanno
partecipato più di 80 vescovi, centinaia di sacerdoti e numerosi rappresentanti di altre
confessioni. Biblista stimato, grande intellettuale, dotato di un forte senso dello humour,
mons. Billé era stato presidente della Conferenza episcopale di Francia dal 1996 al 2001.
Nel novembre scorso, la malattia l’aveva costretto a dare le dimissioni.
«Con la morte dell’amico Billé, perdiamo
un vero compagno di strada - ha dichiarato il
pastore Jean-Amold de Clermont, presidente
della Federazione protestante di Francia -. La
sua volontà ecumenica era piena e intera. Il
suo ascolto e la sua attenzione agli altri hanno permesso di far fronte a questioni difficili,
come quelle provocate dalla dichiarazione
Dominus Jesus».
Mons. Billé si era fatto conoscere all’opinione pubblica nel 1998 per la sua opposizione al Pacs, la legge che dava uno statuto giuridico alle coppie omosessuali francesi. «Una
legge inutile e pericolosa - diceva - che rischia di screditare ulteriormente il senso della coppia e della famiglia». Sensibile e attento
al problema dello handicap, mons. Billé aveva preso posizione contro la «sentenza Perruche» che consentiva l’indennizzo di un bambino nato handicappato. (eni)
DAL MONDO CRISTIANO
I SeconiJo le autorità non sarebbe stata registrata
Azerbaigian: la polizia
chiude una chiesa awentista
GYANJA — Le autorità locali hanno fatto irruzione nella
chiesa awentista di Gyanja, il 24 febbraio scorso, durante
incontro, dicendo che la chiesa non aveva ottenuto il certifi.
cato di registrazione necessario. La polizia ha preso i dati dei
presenti all’incontro e ha affermato agli ufficiali di chiesa
che le riunioni sono sospese fino a nuovo avviso e che redij.
ciò resterà chiuso per impedire ai membri di accedervi. Dal
giorno dell’incursione, gli ufficiali della chiesa locale hann(
tentato di contattare le personalità della città e stanno cer.
cando i documenti che dimostrano la propria regolarità nella registrazione. Il governo dell’Azerbaigian ha di recente ini.
ziato un processo nazionale di registrazione per tutti i gmp,
pi religiosi. I leader awentisti locali hanno affermato che tut
ti i documenti necessari per la registrazione sono stati consegnati al comitato di Stato prima della scadenza del 1» feij.
braio, ma che il certificato non è stato ancora rilasciato. Molte organizzazioni protestanti in questo paese dell’Asia centrale hanno affermato che le richieste di registrazione da
parte dello Stato vengono usate dalle autorità locali per fai
pressione su gruppi di minoranza religiosa. In tutto il paese!
media hanno una parte importante nell’accendere la rabbia
della pubblica opinione contro le minoranze religiose, molte
delle quali vengono presentate come «religioni straniere». La
situazione si è complicata ulteriormente dal fatto che l’Azerbaigian, paese a maggioranza islamica, sia in guerra con
l’Armenia, considerata una nazione cristiana. fod/ij
■ Sarà effettuata da una delegazione ecumenica
Sierra Leone: inchiesta sulle violenze
contro i bambini nei campi profughi
FREETOWN — L’il marzo scorso è arrivata a Freetown,
capitale della Sierra Leone, una delegazione congiunta dei
Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), della Federazione
luterana mondiale (Firn) e dell’organizzazione assistenziale
Act (Azione delle chiese insieme) per verificare sul campo la
denuncia formulata dalTOnu sulle violenze, anche sessual,
che si registrerebbero su bambini nei campi profughi in
Sierra Leone, Liberia e Guinea. «Sarà nostro compito vericare e dibattere a tutti i livelli con le chiese nazionali come
superare episodi che appaiono intollerabili, ancor più in
questo tempo che le chiese hanno chiamato Decennio contro la violenza», ha dichiarato il vescovo anglicano Tilewa
Johnson, che guida la delegazione del Cec. (nevlwcd)
venero
i Con una sentenza della Corte Costituzionale
Mosca: finalmente risolta
la vicenda dell'Esercito della Salvezza
MOSCA — Schiarita per l’Esercito della Salvezza a Mosca
dove, in virtù di un cavillo burocratico, era stata negata la registrazione prevista da una legge del 1997 per le organizzazioni religiose che operano sul territorio moscovita. L’Esercito della Salvezza era stato escluso dalla registrazione essendo stato classificato come «organizzazione militare». Ora
una recente sentenza (6 marzo) della Corte Costituzionale
russa, la più alta autorità istituzionale, ha stabilito che non
può essere negata la registrazione a chi era già legalizzato
prima del ’97 (come nel caso dell’Esercito della Salvezza). Il
caso verrà ora nuovamente esaminato dal Tribunale cittadino, con buone possibilità di successo per i salutisti, (nevleni)
V Repubblica federale tedesca
Premio Ehrenberg assegnato
al cardinale Lehmann e al pastore Kock
BERLINO — Il cardinale Karl Lehmann, presidente della
Conferenza episcopale tedesca, e il pastore Manfred Kock,
presidente della Chiesa evangelica della Germania (Ekd)
hanno ricevuto congiuntamente il 6 marzo scorso il prestigioso Premio Ehrenberg, un ricinoscimento finora attribuito
esclusivamente a personalità particolarmente significative
del mondo protestante tedesco. Nella motivazione viene
menzionato il loro impegno nel dialogo fra cattolici e protestante in Germania. Il premio è stato a suo tempo istituito in
ricordo del pastore Hans Ehrenberg (1883-1958), membro
attivo della «Chiesa confessante» antinazista. (nev/eni)
i Consiglio delle chiese degli Stati Uniti
No ai trivellamenti nell'Alaska
NEW YORK — Il Consiglio nazionale delle chiese degli Stati Uniti ha aderito alla campagna lanciata da numerosi gruppi ambientalisti per impedire il trivellamento e l’estrazione
di petrolio in una riserva naturale nell’Alaska. Secondo gli
ambientalisti e le chiese protestanti e ortodosse Usa, il pericolo di produrre uno squilibrio fatale in una zona dall’ecosistema particolarmente delicato non potrebbe esere compensato dall’eventuale quantità di grezzo estratto, (nevircì
! Chiesa anglicana inglese
Donna cappellano della British Army
LONDRA — Un primato per la Chiesa anglicana inglese
dopo l’accettazione del ministero pastorale femminile, ch^
tanto dibattito e polemiche aveva suscitato nel 1994, ora gl'
anglicani iscrivono nei loro ruoli il primo cappellano donna
delia British Army. Si tratta di Juliette Hulme, 50 anni, che
dopo un periodo di addestramento di 4 settimane all’Accademia Militare prenderà servizio presso il settimo Reggimento
Trasmissioni di stanza a Dusseldorf, Germania. (nevlbip!
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Un convegno promosso dairamministrazione comunale di Guardia Piemontese
L'Occitania in Calabria
Il piccolo centro è l'unica isola occitanica nel Mezzogiorno d'Italia. La parlata di Guardia è
quanto resta di un popolo violentato in tutte le sue espressioni e anche nella sua memoria
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IL rifiorire di interesse su
una pagina importante della storia sociale e religiosa
dell’Italia medievale è legato
Sfatto che Guardia Piemontese è l’unica isola occitanica
jjal Mezzogiorno d’Italia, a
migliaia di chilometri dalla
ermde regione linguistica occitana che, nel cuore d’Eurona abbraccia Spagna, Francia
e Italia. La parlata di Guardia
è quanto resta dell’identità di
un popolo violentato, oltre
che nei propri ideali più sami, anche nella memoria.
Nessuno dei pochissimi documenti in «guardiole» giunto fino a noi reca traccia della
terribile storia vissuta dai vaidesi di Calabria. Ma alla tragedia storica rischia ora di
girsene un’altra: il progressivo spopolamento del piccolo centro che negli ultimi decenni, grazie anche alle migliorate vie di comunicazione, ha visto emigrare senza
interruzione verso le zone
. costiere, meglio attrezzate
■ economicamente, moltissimi
residenti appena in età da lavoro, e l’insidia esercitata
dall’itqliano televisivo e dal
dialetto calabrese su una parlata minoritaria e in completo isolamento ambientale
espone opi il guardiole a seri
pericoli di sopravvivenza.
Ormai sono poche centinaia le persone in grado di
parlare correntemente e di
comprendere l’occitanp di
Calabria. Da tempo noti linguisti' (mando un commosso
ricordo al prof. Arturo Genre)
hanno lanciato allarmati segnali dei pericoli incombenti
sul guardiole entro poche generazioni, anche in assenza
di uno strumento didattico
che permettesse di insegnarlo nelle scuole. La necessità
di salvare questo patrimonio
dell’umanità si è avvalsa di
fondi europei e delle normative recentemente approvate
dal nostro paese a tutela delle
lingue meno diffuse.
L'occitano locale
Dal 1999 il sindaco di Guardia Piemontese, Saverio Rocchetti, ha incoraggiato una serie di iniziative imperniate
sulla salvaguardia dell’occitano locale e su un recupero e
una valorizzazione della identità guardiola. Ne è scaturito
un lungimirante e articolato
progetto pluriennale dal titolo «Il guardiolo in Calabria, estrema propaggine dell’area
occitanica», cofinanziato dal
Comune e dall’Unione europea, ufficio per le lingue meno diffuse di Bruxelles. A coronamento della prima annualità del progetto è stato
cosi prodotto, nel 1999, un
volume di 120 pagine, dal titolo Guardia Piemontese: le
tagioni di una civiltà. Indagine sul mondo occitano calabrese, curato da Agostino Formica, ricercatore dell’Irrsae
Calabria, ideatore e responsabile del progetto, con interventi dello stesso Formica, di
Hans Peter Kunert, specialista
^i Lingua occitanica, del dipartimento di Linguistica
dell’Università della Calabria,
di Pietro Monteleone, ricercatore Irrsae Calabria ed esperto
di lingue meno diffuse, e di
Domenico Trischitta, professore ordinario di geografia
presso la facoltà di Lettere
dell’Università di Messina,
Quel libro era stato il punto
di arrivo di un accurato e originale lavoro di ricerca sul
campo portato a termine da
specialisti di varie discipline,
intervistando i parlanti di
Guardia per le strade e nelle
case al fine di monitorare lo
Nella bella sala del Consiglio comunale di Guardia Piemontese, il 23 febbraio 2002, si è svolto, davanti a un attento uditorio,
un convegno promosso dall’amministrazione comunale di questo centro calabrese che, come si sa, è stato nel 1561 uno dei teatri delle stragi che in provincia di Cosenza ebbero come vittime
migliaia di contadini e artigiani di fede valdese, colpevoli solo di
professare idee religiose differenti da quelle della maggioranza
cattolica che li attorniava. Si trattava dei discendenti di quei coloni immigrati dalle valli del Piemonte, pare, nel XTV secolo, di
lingua occitana; e le sanguinose vicende che li coinvolsero, decise e attuate dalle gerarchie cattoliche e dal governo vicereale
spagnolo, turbarono fortemente l’opinione pubblica europea.
«stato di lingua» esistente,
per un aggiornamento della
situazione linguistico-culturale-antropologico-sociale
dell’accogliente cittadina tirrenica. All’indagine teorica e
pratica ha fatto puntualmente seguito, a conclusione della seconda annualità del progetto, un maneggevole strumento didattico indirizzato
alla conservazione e alla valorizzazione della parlata di
Guardia Piemontese: O libre
meu, un manuale illustrato
per l’insegnamento della lingua occitana, a uso delle
scuole dell’obbligo e utilizzabile anche nell’ambito dell’educazione degli adulti. Il
manuale è stato redatto da
Giuseppe Creazzo, esperto di
lingue meno diffuse. Agostino Formica e Hans Peter Kunert, che ha trascritto in occitano il manuale, applicando
la grafia classica al guardiolo,
e ha curato le note di fonetica, la grammatica essenziale
e il vocabolario inserito in
appendicè.
La difesa della lingua
Come dalla presentazione
del libro del 1999 era nato un
primo convegno culturale,
l’amministrazione comunale
ha presentato il manuale didattico nel corso di un secondo convegno, anch’esso con
il patrocinio europeo. A corredo del manuale, che affronta concretamente il problema della tramandabilità della
lingua occitana, proponendo
fra l’altro un esempio metodologico organico per l’insegnamento delle lingue meno
diffuse in Europa, sono state
prodotte alcune audiocassette e un cd-audio contenenti
le registrazioni (con voci di
Panorama di San Vincenzo ia Costa
parlanti di madrelingua) dei
dialoghi riportati nei trenta
moduli che compongono il
manuale e che fanno parte
integrante della metodologia
didattica. A O libre meu è stato affiancato un Quaderno didattico per l’insegnamento efficace delle lingue meno diffuse in Europa. L’occitano di
Guardia Piemontese. Protocolli di ascolto, modelli di insegnamento, spunti teorici e
operativi, formazione dei formatori, curato dai professori
Formica e Creazzo.
Cultura e lingua
In apertura del convegno è
stato proiettato il video dal titolo Guardia Piemontese, la
sua lingua, la storia, le prospettive culturali, realizzato
dagli stessi ricercatori. Il dibattito, coordinato dal giornalista Straticò, è stato animato, dopo i saluti del sindaco Rocchetti e del prof. Luigi
Leporini, dirigente scolastico
dell’Istituto comprensivo di
Guardia Piemontese «Marina», dalle relazioni del prof.
Trischitta («Una lingua si recupera così. E una cultura come si recupera?»), del prof.
Formica («La centralità della
formazione dei docenti per
l’insegnamento delle lingue
meno diffuse»), del professor
Monteleone («Le lingue meno
diffuse e il “nemico calabrese” nella scuola di base»), del
prof. Creazzo («Buone pratiche per l’uso del manuale»),
del prof. Kunert («Scelte, difficoltà e prospettive nella trascrizione della lingua guardiola»). Sono seguiti gli interventi del viceprefetto Mario
Scalia, direttore dell’area Minoranze del ministero dell’Interno, del prof. Domenico
Laise, docente di Economia
applicata alla facoltà di Ingegneria della Sapienza di Roma, del prof. Francesco Altimari, docente di Lingua e letteratura albanese all’Università della Calabria e di chi
scrive queste note.
Il «de da diavoulè» (dito del diavolo) sopra Terme Luigiane vicino a
Guardia Piemontese
A proposito delia Libreria di Roma
Fede e cultura secondo
il pensiero protestante
SERGIO ROSTACNO
Siena: dibattito sulla nuova edizione delle «Confessioni»
Il posto della grazia in sanf Agostino
EUGENIO STREHI
«Li
di A
gostino è la conversione di un intellettuale, non una
conversione intellettuale»:
questa utile precisazione di
Giuliano Vigini, curatore per
le edizioni San Paolo di una
encomiabile traduzione delle
Confessioni (cfr. Riforma del 5
ottobre 2001), è risuonata nella stupenda cornice della
quattrocentesca Cappella del
Manto, nel complesso museale di Santa Maria della Scala a
Siena, il 7 marzo. L’incontro
ecumenico su Sant’Agostino
organizzato dalla diocesi insieme alla Chiesa valdese ha
visto la partecipazione del
nuovo vescovo diocesano Antonio Buoncristiani, esperto
di sociologia delle religioni,
chi scrive, e il titolare della
cattedra di Patristica e patrologia al Seminario diocesano
Gaetano Rutilio, riuniti per
un’iniziativa non solo intellettuale ma anche e soprattutto
di comunione fraterna.
L’importanza di Agostino è
legata in modo particolare alla teologia di Paolo. Esemplare la sua spiegazione, a esempio, del cap. 9 dell’epistola ai
Romani: l’elezione di Giacobbe e l’indurimento del cuore
del faraone. Origene, padre
orientale, allontanandosi da
Paolo e dalla Bibbia, aveva
avanzato l’ipotesi secondo la
quale Dio premia o punisce
meriti o demeriti occultissimi
di anime preesistenti. Ipotesi
suggestiva, da reincarnazione,
senza fondamento biblico.
Ora Agostino, nella Risposta
a Simplicio, successore di
Ambrogio come vescovo di
Milano, che lo aveva interpellato in merito, ricorda prima
di tutto che la grazia del Signore è assoluta: le opere non
precedono la fede, determinandola, ma sono originate
dalla fede che è dono della
grazia. Dio non odia Esaù,
bensì il suo peccato. Il dono
che fa a Giacobbe è del tutto
gratuito, libero, sì che Giacobbe non può trovare in sé alcun merito; la buona volontà
per Agostino non è un potere
deH’uomo. Così quando la
Scrittura dice che Dio indurisce il cuore del faraone, non
intende attribuire a Dio un atto ingiusto, l’operare il male
in una creatura; Dio si limita
ad abbandonare il reietto alla
sua naturale cattiveria, ovvero
non gli usa misericordia.
Agostino, in questo che precede di tre anni le Confessioni,
supera l’ottimismo antropologico dei suoi primi scritti, di
stampo platonico, per sottolineare il dato biblico; la natura
dell’uomo e la sua libertà sono prigionieri del peccato. La
scoperta assoluta della grazia
si traduce nelle Confessioni in
una «confessione di peccato»
che precede la confessione
della fede; «In relazione alla
mia malvagità - scrive il filosofo - è confessione il disgusto che provo di me stesso; in
relazione alla mia fede è confessione il negarne il merito,
poiché tu. Signore, benedici il
giusto, ma prima lo giustifichi
quando è empio (Romani 4,
5)» {Confessioni X, 2,2).
«Agostino, un credente nella storia» era il titolo della tavola rotonda; «nella storia»
l’uomo della grazia è stato
frainteso, non solo da quanti
gli hanno preferito il filosofo
di Roccasecca (Tommaso
d’Aquino) ma anche di quanti, nella fede, lo hanno considerato il padre della «guerra
giusta». Nella Città di Dio il
cap. 19 è di matrice pacifista e
in 4, 5 Agostino afferma: «La
pace è preferibile alla vittoria». In conclusione della bella serata, con oltre cento presenze, in gran parte cattoliche, è emersa una inevitabile
domanda: se la teologia ufficiale della Chiesa cattolica
fosse stata quella agostiniana, vi sarebbe stata la Riforma protestante? Certamente
sì, perché sul magistero Agostino era e rimane cattolicoromano; ma la grazia assoluta, non inventata da Agostino
né dall’agostiniano Lutero,
ma presente nelle Scritture,
avrebbe avuto un altro spazio
nella chiesa romana.
CHE cosa esprime la Lilareria di cultura religiosa? Essa è un modo di rappresentare visibilmente la
nostra identità. Identità è per
me fondamentalmente «ricerca di identità» e tale ricerca trova una delle sue forme
nel collegamento tra fede e
cultura. Credo di poter dire
che la Libreria rappresenta il
nostro modo di intendere il
rapporto tra fede e cultura.
La frase stampata sul manifesto lo dice a grandi linee. C’è
qualcuno, tra i protestanti
stessi, che non è d’accordo
con questa visione, perciò
vorrei dire in che senso la intendo personalmente.
Fede e cultura; una cosa
non si riduce all’altra, ma
non può vivere senza l’altra.
Se prendiamo il rapporto che
esiste tra il liutaio (che costruisce il violino) e il violinista (che lo suona) vediamo
che sono indispensabili l’uno
all’altro. Nessuno direbbe
che una sonata di Vivaldi
equivale soltanto a uno sfregamento di crini di cavallo su
intestini di gatto. Non è «solo» quello. Ma non può esistere «senza» quello. Il violinista non può esistere senza
il liutaio e il liutaio senza il
violinista. Sono indispensabili uno all’altro proprio nella
loro diversità. In un certo
senso sono l’illustrazione del
rapporto tra fede e cultura.
La cultura italiana
Esistono in Italia altre
grandi tendenze in campo religioso. 11 cattolicesimo è
orientato da due tendenze,
quella tomista e quella scotista, che si completano e si
sfidano perennemente. Il tomista dice che la finalità dello strumento sta nella musica
prodotta. Lo scotista dice che
la musica è qualche cosa di
superiore, di assolutamente
artistico, senza rapporto razionale con lo strumento.
Sullo strumento si può suonare qualsiasi musica,
La cultura italiana è poi
contrassegnata in parte (almeno sotto l’aspetto più corrente e giornalistico) dalla
contrapposizione tra religiosi
e laicisti, talvolta tra fede e
ateismo. Si intende la fede
come una resa all’irrazionale
e si equipara la non fede al
dubbio scettico. Sono tutte
contrapposizioni che nascono nella cultura cattolica e
che non hanno senso nel nostro ambito. La nostra cultura
consiste proprio nel combattere fermamente queste secondo noi false contrapposizioni. Per noi tra fede e cultura esiste una complessità irriducibile. Una si manifesta
soltanto insieme con l’altra,
ma dev’essere mantenuta la
loro differenza. Non esistono
leggi riconoscibili a priori e,
dicendolo, non si cade per
questo nel regno della pura
casualità o del puro arbitrio.
Esiste invece una complessità
del reale, che è complementare BÌla fides, così come il crine di cavallo, la partitura, e la
corda del violino, sono complementari al risultato che Vivaldi sente nel suo orecchio e
vuole comunicarci.
Scienza e fede
Tra scienza e fede non esiste un trampolino, ma neppure una repulsione totale.
Esiste una epistemologia
scientifica che si misura certo non sulla fede, ma sui propri metodi. La fede non aggiunge nulla a quello che è
saputo per altre vie e in particolare mediante i metodi
della scienza. Quando tuttavia la scienza esaurisce il suo
compito, esistono ancora altri piani sui quali si pongono
ulteriori domande. La fede
non è una risposta risolutiva
a tali domande e quindi la loro liquidazione, come spesso
si pensa. Essa è invece proprio l’elemento che sostiene
la domanda e le permette di
essere vitale. La fede è la domanda stessa, il percepire la
tensione della realtà che ci
rende vitali.
Molti uomini di cultura italiani hanno tentato di spiegare che cosa sia il protestantesimo, senza riuscire a essere
ascoltati. Altri, a destra come
a sinistra, hanno continuamente irriso al protestantesimo. Noi siamo con i primi. Il
nostro compito difficile consiste nel sostenere che una
cultura protestante, diversa
nella sua impostazione da tomismo e scotismo, è possibile
e in sé medesima consistente.
Fede e cultura sono cose diverse. La nostra cultura tiene
fortemente distinte le due cose, ma presuppone un loro legame. Dare espressione a tale
legame è sempre un rischio,
ma è anche sempre la sfida
che la nostra cultura raccoglie
e in definitiva è lo scopo della
cultura protestante stessa.
Per la
pubblicità su
tei. 011-655278, fax 011-657542
6
PAC. 6 RIFORMA
Prosegue il ciclo di conferenze nei locali della Chiesa metodista di Milano
Nietzsche: «Dio è morto»
Con questa famoso e lapidario affermazione si è aperta l'elaborazione letteraria e filosofica
del Novecento. Lo lezione del prof Remo Bodei su un'importante pagina dello cultura europeo
PAOLO FABBRI
DIO è morto ma pochi lo
sanno, pochi si rendono
conto che sono rimasti orfani
di tutto ciò che è stabile, che
può sottrarsi al divenire, ciò
che dura oltre la morte. Il lutto di Dio deve ancora essere
elaborato. Nietzsche, figlio di
un pastore luterano, si identifica cori il Cristo e proprio
partendo da questa identificazione sviluppa il suo pensiero
dicendo che dobbiamo sostituire il Dio morto con qualcosa che sia ben più di un paradiso artificiale, con piccole
soddisfazioni inessenziali,
perché la religione è un grande progetto di senso, che entra a fondo nella nostra vita.
In anticipo su questa linea
di pensiero Giovan Battista
Vico, tra Sei e Settecento, aveva detto che la civiltà nasce
dal copiare un ordine celeste
per riprodurlo sulla terra. Se
viene meno questo riferimento, si cade nella malinconia di
una prospettiva caratterizzata
da una assoluta caducità, una
prospettiva che del mondo lascerebbe soltanto lo scheletro. Nietzsche elabora delle
strategie per vincere la caducità e parte dalla considerazione che noi contrapponiamo U tempo, con la sua caducità, aU’etemità, come se questa fosse derivata dal tempo:
in realtà è il contrario. Eternità non significa un tempo
I concetti di negazione, nausea, sofferenza in Nietzsche, Sartre e Camus sono stati al centro della lezione che il filosofo Remo Bodei ha tenuto alla chiesa metodista di Milano il 2 marzo
nell’ambito del ciclo dedicato alla «ricerca religiosa nella letteratura europea del Novecento». E in effetti proprio con la lapidaria affermazione di Nietzsche «Dio è morto» si era aperta
l’elaborazione letteraria e filosofica del secolo XX.
lunghissimo, essa è, come diceva Boezio plenitudo vitae,
pienezza di vita.
Il tempo è emorragia di vita,
è perdita, è inseguire la vita.
Facendo un passo ulteriore,
Nietzsche fa una affermazione straordinaria: l’eternità dipende dalla volontà, essa è un
eterno ritorno. L’eterno ritorno per gli antichi è il convincimento che, quando il mondo finirà, tutto tornerà uguale.
Agostino combatte questa
idea, perché toglierebbe la
speranza; infatti caratteristica
del cristianesimo è il novum,
il nuovo che si manifesta continuamente nella vita.
C’è poi anche una ragione
teologica per combattere
questa concezione: l’eterno
ritorno significherebbe che
anche Cristo ritorna per essere ancora crocifisso in una ripetizione senza fine. Per Nietzsche dunque l’eterno ritorno è un atto di volontà, la
volontà di ripetere il passato,
ma non come piccoli uomini
che sognano una rivincita. Il
suo «superuomo» infatti non
è l’ariano perfetto, alto e
biondo dei nazisti, ma la belva fulva, il leone, il generoso.
colui che ha rinunciato a tutto per essere eterno. Una
concezione, quella dell’eterno ritorno, che trova riscontro in altri pensatori e artisti.
Si pensi al quadro Gli ambasciatori, di Hans Holbein, dove tre giovani forti belli, ricchi, ornati di catene d’oro,
recano in mezzo un tondo,
sorta di specchio che, decifrato, rappresenta un teschio.
La morte si accompagna alla
giovinezza, alla forza, alla ricchezza in un ciclo senza fine.
Pensiamo anche a Kant,
che distingue il bello dal sublime. 11 bello è dato dai colori tenui, dalla donna (riproduzione della specie), il sublime è il deserto, la morte, il
vulcano, la natura più ostile,
che l’uomo vuole distruggere; ed è proprio lì che si combatte l’idea della caducità.
Sublime in tedesco si dice
Dos Erhabene, dal verbo erheben, sollevare. La volontà di
non soccombere. Nietzsche
combatte l’idea meschina di
una sopravvivenza personale
e le contrappone la sopravvivenza di molte anime. Si tenga conto che Nietzsche ha
studiato per 15 anni testi di
fisiologia e citologia e ne ha
mutuato l’idea di un principio coordinatore, come quello che guida le cellule dell’organismo umano.
Albert Camus
X
i E uscito l'ultimo numero della rivista «Sichem», percosi di teologia riformata
Il singolare rapporto tra letteratura e protestantesimo
Uno degli elementi portati
a giustificazione, e talvolta a
pretesto, della difficile interlocuzione culturale fra Chiesa cattolica e protestantesimo è da sempre la difficoltà,
per Roma, di individuare il
protestantesimo, trovandosi
invece sempre a doversi confrontare con varie forme di
quest’ultimo. Non solo perché le chiese protestanti, similmente in questo a quelle
ortodosse, sono in molti casi
chiese nazionali; non solo
perché il mondo luterano è
diverso da quello di derivazione calvinista; ma anche, e
forse soprattutto, perché il
protestantesimo, non seguendo una impostazione
monolitica e normativa, permea di sé le società e le culture in maniera alquanto frammentaria. È così in politica,
nel campo più che mai attuale dell’etica e della cultura in
generale: lo hanno ben spiegato i testi di Jean-Paul Willaime e, da noi, di Elena Bein.
In molti casi l’influenza e la
caratterizzazione percepibili
come protestanti da parte
della società sono addirittura
tali a livello dei singoli.
Così non stupisce che nell’ultimo fascicolo di Sichem*,
la rivista di «percorsi di teologia riformata», il tema «Letteratura e protestantesimo» sia
affrontato con approcci diversi da parte dei singoli studiosi,
ma soprattutto con «oggetti»
di diversa portata: alla carrellata di Giorgio Bouchard su
una temperie, un’eredità culturale di secoli («Puritanesimo e letteratura»), pur incardinata sulle figure centrali di
Milton e Bunyan, può quindi
succedere quella del pastore
Philippe Vassaux («11 protestantesimo nella letteratura
contemporanea») che, vertendo soprattutto sull’ambito
francese, si vale soprattutto
della citazione di episodi e
aneddoti esplicativi (per esempio su Daudet).
In un certo senso monografico è il contributo di Eugenio Stretti sulla figura bella
e complessa di Osip Mandel’stam, poeta nato nel 1891
da una famiglia ebrea di Varsavia, poi battezzatosi in una
chiesa metodista intorno
all’odierna San Pietroburgo.
Le ragioni etiche della sua
produzione artistica e il con
y VROltslWÍT^I
Riflessioni, confronto,
dit>attito biWico-leoic^ico
John Bunyan, in prigione, scrive il «Viaggio del pellegrino»
vincimento che la poesia abbia una vera e propria funzione sociale vanno di pari
passo con la sua lotta nei
confronti del potere e della
repressione comunista.
Di altro tenore l’intervento
di Davide Dalmas: siamo alle
prese con un autore. Franco
Fortini, la cui origine valdese
fu difficile da dimenticare anche in anni di allontanamento ideologico, ma la cui notorietà in Italia dipende da
tutt’altri fattori. La scoperta,
che si deve al past. Italo Pons,
di un suo inedito teatrale,
scritto negli anni della seconda guerra mondiale a Zurigo
con l’ingegnere Vittorio Pons
per una festa del XVll Febbraio, ha un notevole valore
per la ricerca all’interno del
nostro mondo, ma forse parlerà poco all’esterno. A meno
che si riesca, con il tempo (e
il lavoro di Dalmas, non solo
in questa rivista, va proprio
in questa direzione) a cementare la convinzione che il Fortini della maturità, materialista e marxista anomalo, si sia
valso anche di una formazione fatta di analisi, penetrazione dei testi (per un periodo,
in Svizzera, sostituì anche il
pastore nelle predicazioni),
capacità critica: che venivano, prima che dalla teoria
marxiana, dall’applicazione
della libera interpretazione.
dell’indagine continua, del rifiuto del dogma. La difficoltà
non è tanto nel portare questi
elementi alla luce, ma nel farli recepire a una cultura accademica poco propensa, come
quella italiana, a cogliere
questi elementi.
Invece un percorso inverso
è quello che segue Antonio
Di Grado, curatore dell’intero
fascicolo, («Sciascia e le fedi,
ovvero: un sogno fatto in Sicilia»), riuscendo a cogliere
proprio quei riferimenti (non
al protestantesimo ma a ciò
che lo fonda, cioè la Parola)
che alla critica in genere non
viene fatto di percepire. Lo
Sciascia tormentato degli ultimi anni, soprattutto con II
cavaliere e la morte (1988, anno precedente a quello della
morte) mostra un retroterra
di letture, di capacità interpretative e soprattutto di interiorizzazione di un approccio analitico e morale alla
cultura e agli individui (si veda il concetto di «pietà», fatto
di un atteggiamento cristiano
che non rinuncia alla pietas
della latinità classica, sentimento fra i più ignorati nella
nostra cultura) che risulta in
consonanza con l’impostazione protestante.
Sono esaminati nella rivista dei segnali, a volte dei
frammenti; altre volte opere
compiute e tendenze consolidate: una varietà di approcci e di approdi che mostrano
la complessità del reale e della conoscenza, ma anche la
necessità di confrontarsi con
essa ben carrozzati con solide letture: la Bibbia, oltre a
essere la miglior interprete di
se stessa, è anche spesso fonte di illuminazione per spiegare altri prodotti dell’ingegno umano.
(‘) Leneratura e protestantesimo. Sichem n. 3/4-2000, pp. 101;
reperibile nelle librerie Claudiana di Torino, Torre Pellice, Milano e Firenze e alla Libreria di cultura religiosa di Roma.
Fra gli autori del Novecento
Gli interrogativi religiosi
di Sartre e Camus
Un altro elemento di comprensione ci viene dall’influsso di Dostoevskij su Nietzsche e anche su Sartre e
Camus. Dallo scrittore russo
viene l’idea della morte degli
innocenti come scandalo che
interroga i credenti, che viene ripresa da Camus ne La
peste ma anche da Elie Wiesel, che, davanti ai giovani
impiccati, si chiede: dov’è
Dio? E qualcuno risponde: lì
sopra, appeso fra gli impiccati. Per Nietzsche il nostro
libero arbitrio non ha limiti,
il che non significa che si
possa fare tutto ciò che si
vuole, ma che non ci sono
freni inibitori.
Perché non posso suicidarmi come Kirillov (uno dei
protagonisti dei Demoni di
Dostoevskij) per dimostrare
la mia libertà? Nel testo di Camus Le mythe de Sisyphe il
male e la libertà dell’uomo si
uniscono nella possibilità di
fare il male senza rimorsi, come nel caso del criminale nazista Eichmann, il cui solo
cruccio, quello di non essere
passato di grado. I totalitarismi nazista e comunista stalinista hanno in comune l’aver
sostituito una fede (in Dio)
con un’altra. In quelle società
gli uomini hanno perso i punti di riferimento e obbediscono a fedi diverse da quelle
storiche, non sanno utilizzare
il libero arbitrio. Questo appunto vede Nietzsche, l’immaturità degli uomini.
Sartre mostra invece la vita
degradata dei protagonisti.
Ripartii
che non riescono a trovare Sffli
cammino verso la libertà, á —
non sono capaci di individu ^
re la propria anima, che a,
sanno darsi un punto cento ledonm
le capace di organizzare lai» . n
ro vita. È così spersonaliz»!
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il buon Dio che, quandoe ^
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di esistere solo per questo ^ ™
il tentativo di fondare sull
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di tenuta, di soluzione.
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soluzioni durature, e ha v«
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questo l’idea di una fragili! ^T.,„
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umane. I grandi progetti de].
le società umane, guidati di
una logica interna, accelerai II l<
dalla rivoluzione, sono vani fama
cati dai limiti emersi neU’ag. i»iia far
re dell’uomo. ”
Il ritorno dell’uomo neff feL
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fallimento delle rivoluzioni ì “ Ami
meno vivificato dalla speraj. ,„^¡6
za, più smorto. Non si crede .jona
più nella redenzione del ne- assì
gativo, quella che, come dia,„dello
Agostino, porta il credente ^easi
come un’oliva a subire la mala per uscire olio puro, meii-:
tre chi si ribella diventereble
morchia. Per trarre una conclusione dopo questa,analisi
si può proporre una forma di
dialogo che si può definite
«esercizi di perplessità», ni
dialogo in cui non si vuole
imporre una convinzione,
una fede, ma si ascolta innanzitutto l’altro. (p.f.)
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LIBRI m
Il premio Templeton
a John Polkinghorne
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L’illustre fisico matematico John C. Polkinghorne, classe
1930, che nel 1983 sconcertò i colleghi abbandonando la cattedra di Fisica all’università di Cambridge per studiare teol0‘
già e diventare pastore, ba vinto il Premio «Templeton» 2002,
uno dei massimi riconoscimenti in campo religioso assegna*
to ogni anno per contributi di rilievo nell’avanzamento delli
comprensione di Dio o della spiritualità. 11 premio, pari a circa 2 milioni di euro, gli verrà consegnato il 29 aprile a
Buckingham Palace.
Membro della Royal Society, l’Accademia delle scienze
britannica, Polkinghorne si specializzò nello studio delle,|
particelle subatomiche elaborando modelli matematici fina-,
lizzati alla comprensione del movimento delle particelle ele-j
mentati che contribuirono a svelare la struttura della mate-;
ria. Fermo sostenitore dell’unità de] sapere, è quindi diventato figura di riferimento tra quanti lavorano per collegare lì
mondi, complementari e degni di pari considerazione, dellaj
scienza e della religione. Nell’ultimo ventennio Polkinghor-i
ne ha infatti pubblicato numerosi libri sulla compatibilità di
religione e scienza, cercando risposte a molte, complesse)
domande sulPazione di Dio in un mondo retto da leggi
scientifiche. Egli considera l’universo un sistema «aperto» e
«flessibile», in cui se è possibile scorgere modelli non è possibile escludere l’aspetto provvidenziale.
Di John C. Polkinghorne sono stati tradotti in italiano: Il
mondo dei quanti (Milano, Garzanti, 1986); Scienza e fede
(Milano, Mondadori, 1987); Scienza e provvidenza: l’interazione di Dio col mondo (Milano, Sperling & Kupfer, 1993);
Quark, caos e cristianesimo: domande a scienza e fede (Torino, Claudiana, 1997); Credere in Dio nell’età della scienza
(Milano, Raffaello Cortina, 2000).
Statistiche
Italia in cifre
Si concentra soprattutto sui servizi il testo, in forma ridotta, dell’annuale Rapporto sull’Italia fornito dalTIstat. L’edizione 2001 (Il Mulino, pp. 184, euro 9,30) accessibile in libreria (quella completa è annualmente un volume di diverse centinaia di pagine, destinato a studiosi e operatori professionali) si articola in capitoli che riguardano lo sviluppo del terziario e l’articolazione dei servizi nei settori rivolti alle
imprese, alle famiglie, alla collettività. Un
posto a sé merita l’«occupazione nel terziario». Come ogni anno, larga parte del
volume è occupata da tabelle e riscontri
statistici che illustrano la tematica specifica, e da un’appendice («L’Italia in cifre») a
carattere più generale.
m mmaditrice
Claudiana
ri
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1-10125 TORINO
TEL 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 2078010*ì
http://www.claudiana.it
7
gjpj 29 MARZO 2002
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
*1
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„j-{iamo di seguito alcuni spunti di ri‘one P^t- i pastori, le pastore, i predicatori
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Introduzione
violenza contro le donne va considerata
i4tteme alla violenza contro i soggetti più de^11 e vulnerabili della società: come le bameeibambini, nei confronti dei quali anche
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DIRITTI UMANI E COMUNITÀ
Riflessioni sulla violenza alle donne
CONFESSIONE DI PECCATO
La luce trasforma chi si lascia illuminare
.^pere il silenzio: la violenza contro
ledonne (scaletta a cura di Elizabeth Green)
22
italiana non è immune da colpa {cililirqualche caso)
e di una bambina è terribile perché
. ^*^ca tradire un rapporto di fiducia, appro
haveii Iggje della vulnerabilità della piccola per i
¡mori fini malvagi.
3. ' in quanto specchio di una realtà
jttadiluci e di ombre, riporta casi di violenza
si
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Il testo di II Samuele 13,1-22 (Tilc)
Tamar è vittima della violenza all’interno
ella famiglia. Le persone che avrebbero domito proteggerla sono proprio coloro che in^ce compiono o facilitano l’abuso. Chi sono?
Nonostante il silenzio che circonda gli atti
di violenza e di incesto, la difficoltà di parlarne, di sporgere denuncia, come di essere creduta, Tamar stessa rompe il silenzio rendendo
pubblica la sua disgrazia (w. 18s). Nel grido di
Tamar sentiamo il grido dell’innocenza violata di tante bambine, ragazze e donne.
Conclusione
Gli abusi sessuali contro bambine, bambini
e donne più che atti legati al desiderio sessuale hanno a vedere con i rapporti di forza e di
potere che ancora vigono nella società e nella
famiglia. Finché persiste l’idea (anche se velata) che i bambini sono proprietà dei genitori e
le donne degli uomini, sarà impossibile porre
fine a tale viplenza.
Violenza denunciata dalla fede di Israele attraverso le parole di Tamar (w. 12-13, 19) e
da Gesù stesso (Mt 18, 6s Riveduta). Purtroppo le chiese non hanno denunciato con altrettanto vigore gli abusi sessuali. Si sono
comportate piuttosto come Davide, Assalonne, Amnon, uniti nel silenzio. Eppure Efesini
5, 10-14 (Riveduta) suggerisce la forza trasformatrice della denuncia (portare alla luce) di
cui Tamar stessa è esempio.
Riportiamo qui di seguito una confessione
di peccato, elaborata dalla pastora Elizabeth
Green, che può essere inserita nell’ambito della liturgia del culto.
Lettura a due voci
a) E Tamar si strappò la tunica, si sparse
polvere sul capo, e con le mani nei capelli
andò via gridando.
11 grido di Tamar è giunto fino a noi, insieme alle grida di altre giovani umiliate, disprezzate e violentate.
Non vogliamo dimenticare la giovane Tamar, triste e abbandonata, come non vogliamo dimenticare altre giovani vite, spezzate
ancora bambine.
b) Un uomo è arrestato a Roma per atti di libidine violenta su una bimba di tre anni e
mezzo. I carabinieri lo scoprono in flagrante:
in pieno giorno e su un auto parcheggiata in
una via periferica.
Poco prima una donna, dopo aver sentito le
urla della bambina, aveva dato l’allarme. Il
maniaco, 61 anni, conviveva con la nonna
della vittima.
a) Sono innamorato di Tamar, la sorella di
mio fratello Assalonne. Jonadab gli suggerì:
mettiti a letto e fingiti malato. Quando tuo pa
hopoi [¡he cosa fanno?
Amnon, il fratellastro (w. 7, 4) è colui che
terapie materialmente lo stupro, istigato da
-Jonadab, il cugino e complice (cfr w. 3,5)
-Assalonne è il fratello di Tamar che, sapulo dello stupro, le ordina il silenzio per utilizzale a suo vantaggio l’abuso (cfr. v. 20)
-Davide, il padre (cfr. w. 15-17) saputo
dell’accaduto non interviene per non irritare il
suo primogenito.
È il caso tipico di violenza sessuale comméssa tra le quattro mura domestiche (w. 8-17).
Ci si soffermi sulla protesta di Tamar (w. 12,
; sulla presenza dei servi (w. 9, 17); su co
ìi vuole me Amnon passa dalle «buone» alle «cattive»
izione, (w. 11,14); sul tentativo di disfarsi di Tamar
alta in- dopo l’accaduto (w. 15-17).
) La violenza è aggravata dal tentativo di far
____ tacere la vittima (v. 20) la quale diviene «colpevole» dimettere a repentaglio la «famiglia»,
il suo prestigio e autorità.
Domenica 7 aprile
giornata dei diritti umani
Un’antica abitudine dell'Unione battista stabilisce di dedicare la prima domenica di aprile alla riflessione sui diritti umani Il tema di quest’anno ci invita ad entrare nelle mura domestiche, si parla infatti di violenza alle donne, di stupro. Viene proposto come testo di predicazione un
episodio biblico che racconta proprio di
una violenza sessuale. È la storia di Tamar, figlia del re Davide, violentata proprio da coloro che avrebbero dovuto proteggerla. La farniglia viene sperimentata
qui come luogo non salvo, pericoloso. Ta
mar denuncia quanto accaduto, ma viene
invitata al silenzio, ricevendo così una
violenza altrettanto grave.
, Nella Scrittura troviamo diversi episodi
di abusi contro le donne, perché la Bibbia
fotografa la vita anche nelle sue zone più
buie. Tuttavia la parola di Dio non si limita a fotografare una situazione di ingiustizia, ma la interroga, la sollecita alla conversione. La denuncia, la capacità di rompere meccanismi di omertà e rimozione,
può rappresentare per una donna violata
un annuncio di speranza. (Lidia Maggi)
dre verrà a trovarti digli: se venisse mia sorella
Tamar a farmi da mangiare e vedessi con i
miei occhi quel che prepara, mangerei volentieri il cibo servito da lei.
b) Aveva solo nove anni quando la madre
«per aiutare la famiglia», le aveva chiesto di
«essere carina» con un amico. La storia è andata avanti per mesi ed è emersa per caso,
quando la bambina si è lasciata sfuggire
qualcosa che ha insospettito i carabinieri incaricati di indagare sulle sue continue assenze da scuola. Ogni mattina la madre accompagnava la ragazzina in un appartamento,
dove le procurava clienti per 20.000 lire a incontro.
a) Tamar prese le frittelle che aveva cucinato e le portò nella camera di Amnon suo fratello. Mentre Tamar gli dava le frittelle da
mangiare, Amnon l’abbracciò e le disse: Vieni,
coricati accanto a me sorellina mia.
b) Un uomo di 53 anni è arrestato in un piccolo paese della Locride con l’accusa di aver
violentato per 17 anni la figlia, oggi ventisettenne. La donna, dopo una vita di sevizie si è
decisa alla denuncia dopo l’ennesimo stupro.
a) Amnon non volle ascoltare le sue proteste: l’afferrò con forza e la violentò.
b) (Si possono inserire nella seconda parte
casi di violenza locali).
Confessione di peccato
Un tempo vivevate nelle tenebre, ora invece, uniti al Signore voi vivete nella luce. Noti
fate amicizia con quelli che compiono azioni
tenebrose che non danno alcun frutto; piuttosto denunciate quelle azioni.
(Si accende una lampada ad olio o una candela e con essa si illuminano parti della comunità: sotto il tavolo, il volto delle persone a scelta. Si può più cautamente lasciare la candela
per terra al centro osai tavolo...)
Questa mattina Tamar cammina verso di
noi con la tunica strappata, la polvere sul capo e i capelli scomposti. Nelle sue mani porta
una luce che illumina una realtà triste e squ^lida. La luce mostra la vera natura di tutto ciò
che viene rischiarato; essa smaschera il peccato. La stessa luce trasforma chi si lascia da essa illuminare. Ciò che essa rischiara diventa a
sua volta luminoso.
[ risultati di un'assemblea di chiesa della comunità battista di Bari
Gli impegni della testimonianza evangelica nella città
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7 Aprile 2002
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I non numerosi partecipanti all’assemblea ordinaria
di chiesa hanno discusso gli
argomenti «interni» della vita
della comunità che ha mostrato di non rassegnarsi a vivacchiare dopo il trasferimento del pastore nel giugno
dell’anno scorso. L’impegno
nella predicazióne, negli incontri di studio biblico e nelle visite si è irrobustito e ha
dato i suoi frutti che si riscontrano anche nel buon
andamento della gestione
economica, decisamente migliore delle aspettative.
È stato confermato l’impegno nel Centro evangelico di
cultura che si occuperà dei
movimenti evangelistici e carismatici in una serie di incontri con esponenti delle
chiese che storicamente ne
sono derivate, quello nel
Gruppo ecumenico e quello
che si esplica nel Consiglio
pastorale che raccoglie una
decina di comunità cittadine
e delle periferie. Le note dolenti vengono dalla difficoltà
di svolgere una attività di
scuola domenicale pienamente soddisfacente a causa
spesso della scarsa sensibilità o degli impedimenti oggettivi delle famiglie nonché
dall’assenza di un gruppo
giovanile e un gruppo femminile organizzati.
11 coro ecumenico, viceversa, dopo alterne vicende ha
ripreso d’impulso la sua attività sotto la guida energica e
concreta di Mariella Gernone. Infine gli ottimi rapporti
attuali con la Chiesa valdese
si sono consolidati con lo
studio biblico quindicinale in
comune sotto la guida del
pastore Luca Anziani e vari
incontri comunitari. Sul piano «esterno» la comunità ha
deciso di prendere coscienza
di alcune sfide e si è pronunciata all’unanimità così.
«Denunciamo un’attività legislativa iniqua. Ricordando
sempre che tra Dio e Mammona i credenti devono scegliere Dio e che siamo chiamati ad adoperarci per la giustizia e il riscatto degli ultimi;
esprimiamo preoccupazione
e contrarietà per alcune leggi
approvate o in via di approvazione, promosse dal governo
attuale, in particolare su:
- l’immigrazione, attraverso
provvedimenti che certamente peggioreranno le condizioni di vita e ridurranno le opportunità di lavoro per quanti
giungono in Italia sfuggendo
all’esistenza spesso disumana
dei loro paesi d’origine;
- la scuola, con una riforma
che favorisce l’istruzione privata, quasi tutta nelle mani
degli enti cattolici e confindustriali, e crea nuove discriminazioni sociali trasformando i
luoghi di formazione in piccole aziende rette da principi di
efficienza e concorrenzialità;
- la sanità, con l’intenzione
dichiarata di diminuire l’assistenza gratuita e di potenziare le cliniche a gestione privata e forme assicurative che
sono troppo onerose per la
maggior parte dei cittadini;
- la giustizia, con interventi
mirati a ridurre l’autonomia
dei giudici e a favorire palesemente gli interessi dei ricchi e potenti della società;
- il lavoro, con il tentativo
di cancellare le garanzie minime dei dipendenti a tutto
vantaggio dei datori di lavoro, di cui si sposa la causa;
- i rapporti privilegiati con
la chiesa di maggioranza,
rafforzati con il mantenimento e l’estensione dell’ora di religione nella scuola pubblica,
l’immissione in ruolo di migliaia di insegnanti di religione contro i diritti degli altri
(...taglio di migliaia di posti di
lavoro), l’assunzione di cappellani cattolici molto ben pagati negli ospedali.
In ultimo disapproviamo
Taccodarsi umiliante e acritico alla politica di guerra
americana e lo scarso spirito
di solidarietà europea con i
paesi portatori di una visione
solidaristica dell’economia in
opposizione a una globalizzazione che vede i ricchi diventare sempre più ricchi e i
poveri più poveri».
A Losanna un applaudito concerto del coro «Fihavanana»
Musica in solidarietà con il Madagascar
VIOLETTA FASANARI
IL coro «Fihavanana» si è
esibito a Losanna il 16
marzo, accolto dalla comunità valdese con la pastora
Elisabetta Ribet e da altre comunità giunte da Basilea,
Zurigo, Ginevra, oltre che dai
riformati del «Vaud», sempre
pronti a ricevere a braccia
aperte i correligionari d’Oltralpe. Bel coro, affiatato, poliglotta e musicalmente validissimo: e che dire della nostra gioia di vecchi emigrati
al vedere tanti giovani coinvolti in un progetto di solidarietà, di amicizia, di legami
fraterni, di aiuto reciproco
per il Madagascar? 11 programma ci è stato presentato
a voci alternate in un francese più che corretto. Chi dirige possiede anche una voce
impeccabile, e l’entusiasmo
è stato tale da strappare il bis
ai coristi, pur già stànchi.
Vorrei tornare sulla flessibilità sia linguistica sia musicale del coro, che è passato
dal malgascio allo spagnolo
all’inglese, e da canti africani
con tamburelli ad altri latinoamericani, alcuni accompaghati dal flauto di Marianne Hintermùller Ribet, da
una chitarra e da una sorta di
piccole maracas. Mi sono
chiesta quanto sacrificio e
quanto lavoro, e certo quanta
gioia, sia costato questo notevole risultato. Giù da molte
località delle Valli a Pinerolo
per le prove periodiche: questo non si può fare se non
c’è uno scopo preciso, una
fiamma che brucia dentro,
grazie anche all’interesse di
Dario Tron per il Madagascar.
C’era fra gli spettatori un
giovane malgascio che ha affermato di aver capito tutto e
di conoscere i canti e inni
eseguiti: era raggiante. Speriamo che la colletta, destinata a una scuola malgascia,
abbia risposto alla soddisfazione provata dai presenti.
Uno dei canti diceva: «Com’è
buono, com’è piacevole che
fratelli dimorino insieme»:
credo che tutti abbiamo provato questo sentimento, corroborato fra l’altro dalla gioia
di aver ritrovato tanti amici
del Centro ecumenico di
Agape, sempre uguali, sempre affettuosi e un po’ complici nella fratellanza nata
lassù. Ad Agape non c’è più
da costruire con le pietre, ma
abbiamo avuto la prova che
si possono realizzare altri
progetti anche cantando.
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita-Delle Chiese
VENERDÌ 29 MAR2q veN
Il prof. Ermanno Genre alHncontro dei pastori e diaconi del distretto valli valdesi
Catechesi e adolescenza
L'adolescente è alla ricerca di una propria identità; il catechismo dovrebbe offrire lo spazio
dove poter trovare se stessi in un percorso di fede evangelica e di esperienza diaconale
LORETTA COSTANTINO
ILIO marzo si è svolto a Villar Pellice rincontro per i
pastori e i diaconi del I distretto sul tema «Catechesi e
adolescenza». Relatore della
giornata è stato il professore
Ermanno Genre, decano della Facoltà di teologia di Roma. I partecipanti sono stati
invitati a confrontarsi e a raccontare la propria esperienza
di catechesi con i giovani
adolescenti delle rispettive
comunità. La riflessione è
stata guidata da alcuni punti
proposti dal relatore; in quale
misura si è in grado di ascoltare i giovani e di offrire risposte e attività adeguate alle
loro domande e ai loro bisogni? Quale dimensione di
tempo, energie e immaginazione viene dedicata dal catechista alla preparazione della
lezione di catechismo? Quale
tipo di programmazione esiste fra attività di catechesi e
attività giovanili che facilitino
l’aggregazione e Rincontro a
livello circuitale o di distretto? Quale visibilità viene data
al lavoro con gli adolescenti
all’interno delle chiese?
Questi spunti hanno cosi
favorito e reso stimolante lo
scambio di idee, di contenuti
e di emozioni sulla relazione
con il mondo giovanile, relazione non sempre semplice e
priva di conflitti. L’adolescenza è un periodo di transizione durante il quale si verificano molti cambiamenti in
diversi campi e in rapida successione; vi sono nuove sfide
e nuove scoperte, vulnerabilità e tensioni, ricerca di
un’identità e paura dell’ignoto. L’universo adolescenziale
è in continuo mutamento: le
caratteristiche degli adolescenti sfuggono e mutano nel
momento stesso in cui le si
sta osservando; il giovane è
permeato della realtà nella
quale vive, si modella su di
essa e a sua volta la modifica:
scultore e modello da scolpire al tempo stesso.
Dalla giornata a Villar Pellice è emerso come spesso sia
difficile riuscire a comunicare con gli adolescenti e a seguire i loro ritmi e le loro
idee. Le caratteristiche elencate prima fanno sì che la relazione fra catechista e adolescente risenta di costanti mutamenti e ridefinizioni, che il
catechista non sempre è in
grado di cogliere e di contestualizzare.
Il professore Genre ha suggerito alcune riflessioni utili
per ripensare al catechismo
in un’ottica più conforme alle esigenze dell’adolescenza.
È fondamentale riuscire a segnare il distacco fra scuola
domenicale e catechismo: il
catechismo non dovrebbe
avere le modalità proprie del
percorso scolastico ma dovrebbe fornire all’adolescente la possibilità di un’esperienza di gruppo e di crescita.
Sarebbe importante riuscire
a collegare il lavoro di catechesi di tipo dottrinale informativo con il mondo della
diaconia, con la dimensione
del fare. Altro spunto interessante; introdurre nel programma del catechismo una
riflessione sulle questioni e
sui cambiamenti in atto all’interno dell’istituzione famiglia, in modo tale da riuscire a coinvolgerne i membri
provando a eludere l’«autismo reciproco» che si va
sempre più creando fra genitori e figli, per citare lo psichiatra Paolo Crepet.
Altro elemento sul quale riflettere: quale inculturazione
della fede è possibile attraverso il catechismo? Secondo
Ermanno Genre tre elementi
dovrebbero far parte, a questo proposito, del catechismo: il confronto con il pluralismo religioso, la definizione della propria identità
aH’intemo di una cultura critica con un accento particolare alla dimensione della testimonianza, il carattere democratico e laico della nostra
chiesa. L’obiettivo è quello di
riuscire a trovare modalità
nuove che suscitino l’interesse dei giovani e che permettano loro di vivere ed esprimere la propria fede con vivacità e partecipazione. L’adolescente è alla ricerca di
un’identità: il catechismo dovrebbe offrirgli lo spazio dove
poter trovare se stesso in un
percorso di fede.
CRONACHE DALLE CHIESE
TORRE PELLICE — Nel corso del culto di domenica 10 marzo è stato celebrato il battesimo di Fabio Albanese e di
Gabriele Prato. Il Signore benedica questi bimbi e i loro
genitori. Lo stesso culto è stato allietato anche dalla partecipazione attiva di un gruppo di studenti africani,
membri della comunità protestante di lingua francese di
Roma. Questi giovani sono stati a Torre Pellice per qualche giorno, in una visita organizzata dal Gruppo Missioni-Cevaa, e hanno avuto modo di conoscere alcune opere e incontrare gruppi di attività. Siamo sempre riconoscenti per le possibilità che ci sono offerte di incontrare
fratelli di culture diverse, a cui ci unisce un’unica fede.
• L’Evangelo della resurrezione è stato annunciato in occasione dei funerali di Maria Luisa Mûris ved. Giampiccoli e di Remo Bricco.
Comunità di Colleferro- Ferentino
Il fratello Gino Costa
testimone dell'Evangelo
GIOELE FULICNO
SAN GERMANO — Numerose sono state le attestazioni di cordoglio, sabato 16 marzo, al funerale di Pier Paolo
Martinat, deceduto sulla via di casa. Ai parenti e a tutti
quanti sono nel lutto per la perdita di Pier Paolo ricordiamo l’Evangelo: «Io vado a prepararvi un luogo e quando
sarò andato e vi avrò preparato un luogo tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io siate anche voi».
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. I guardo e leggo la paX. ce che in te è entrata
scaldandoti il cuore nel momento stesso in cui ha cessato di battere. Ti vedo mano
nella mano con mamma, uniti come non mai da quell’amore che è stato sempre la
vostra ragione di vita, camminare nella luce del Signore
che vi avvolge in un unico abbraccio...». Con questa testimònianza di Ornella Costa,
voglio ricordare il fratello Gino Costa, membro fondatore
e sempre attivo fino alla fine,
della Chiesa valdese di Ferentino e Colleferro.
Gino Costa, nativo della
Calabria, figlio di Gaetano
Costa, fondatore della Chiesa
metodista e poi valdese di
Catanzaro, nel 1944 si trasferì
a Fresinone, sposando Elia
Spaziani. Appena giunto in
questa terra dove l’evangelismo era rappresentato dalla
Chiesa battista di Isola del Liri e da una comunità pente
abbonamenti
interno
estero
sostenitore
euro 5,00
euro 10,00
euro 10,00
costale fondata dal fratello
Francesco Aureli, collaborò
immediatamente con queste
comunità testimoniando,
sempre con la moglie Elia,
della propria fede evangelica.
Appena sorsero le comunità
valdesi di Ferentino e Colleferro ne divenne immediatamente attivo collaboratore.
Per molti anni la casa di Gino Costa è stata il luogo di
riunioni di studio biblico, di
incontro fra le varie chiese, di
iniziative ecumeniche. Molte
attività ecumeniche ancora
esistenti le aveva avviate personalmente anche a spese di
critiche e avversità. Far avvicinare evangelici e cattolici in
un territorio da sempre dominato da un forte integrismo e fondamentalismo religioso non è stato facile. Gino,
con molta pazienza e apertura mentale, riuscì a portare
all’incontro rappresentanti
delle varie denominazioni e
chiese, anche in tempi in cui
tutto ciò sembrava improponibile. Grazie al suo impegno
molti di noi hanno imparato
a dialogare, ad ascoltare le
voci, le intenzioni, i valori e i
bisogni di tutti. Con la morte
di Gino perdiamo un amato
fratello in Cristo ma non la
memoria e la storia di quanto
ha fatto, molto spesso in solitudine e con umiltà, al servizio e alla gloria del Signore.
Chiesa- battista di Bussoleno
L'insediamento
del pastore Sergio Tatto!
IVO BLANDINO
D
OPO sei mesi di prova, la
Chiesa battista eli Busso
leno ha il suo nuovo pastore
e conduttore: è il fratello Sergio Tattoli, che proviene dalla
chiesa di Isola del Liri. Il pastore Tattoli, accompagnato
dalla moglie, è arrivato in valle di Susa alla fine di agosto e
si è bene ambientato nella
realtà delle chiese che dovrà
condurre, Bussoleno e Mompantero, le cui comunità sono riconoscenti al Signore
per la loro nuova guida spirituale. Domenica 2 febbraio
ha pertanto avuto luogo l’insediamento, secondo i regolamenti dell’Unione, con la
presenza del presidente dell’Ucebi, Aldo Casonato, giunto appositamente da Roma.
La chiesa era gremita di fratelli e sorelle delle chiese limitrofe, che hanno testimoniato il grande affetto alle
chiese di Bussoleno e Mompantero e al suo nuovo pastore. Caso nato ha chiesto a Tattoli di rinnovare le sue promesse secondo l’ordine scrit
turale, un momento m
semplice ma denso ¡jj
commozione spiritual
termine di questo ritoj
store ha tenuto il suo
ne incentrato sul testoj
casa edificata sulla roccia
Ha poi preso la paro]
pastora di Meana, Piera]
Bouchard, che ha pou,
saluto della sua coniuaj
della Chiesa valdese dis
a nome del pastore Giq
Bouchard; chi scrive hai
tato il saluto della chiesa!
tista di Susa e di qu^n
Sant’Antonino. Canti ei
menti di preghiera sonoi
di grande edificazione,])
presidente Casonato hai
tato il saluto del corpo pi
rale e dell’intera Unione,
po il culto i presenti sij
ritrovati nei locali adiao
per un’agape fraterna. I
no prima il presidente
visitato il Centro alpinoi
vacanze «Martin Luther|
a Meana, e nel pomeri]
aveva presieduto l’assenj
dell’Associazione delle ci
battiste del Piemonte al
no (via Passalacqua).
Piera Egidi Bouchard, il presidente dell’Ucebi, Aldo Casonato,i
pastore Sergio Tattoli
lUnione cristiana
evanselica battista d’Italia
ricerca
un dìrettore/dìrettrìce
per l’ISTITUTO G. B. TAYLOR
Casa di riposo e Comunità educativa per minori
di Roma, via delle Spighe n. 8
Titolo di studio: diploma di scuola media superiore o laurea
Caratteristiche personali
- sensibilità, capacità di sestione delle dinamiche di sruppo,^
tudine all’ascolto e alla formazione di un sruppo solidale, capati
dialettiche e relazionali;
- motivazione vocazionale per l’aspetto di testimonianza evan3*i
ca del servizio.
Competenze professionali
- capacità di sapersi relazionare con 3IÌ ospiti, con il personal*
con 3IÌ utenti dell'Istituto;
- capacità di 3estione della qualità dei servizi e di soluzione
problemi;
- capacità di rappresentare l’Istituto nei rapporti con enti pubbi*
e privati e con altre istituzioni;
- capacità di ot3anizzazione e coordinamento del personale (¡iji
lizzata alla motivazione e allo sviluppo delle qualità professioni'
- capacità di sestione e di analisi dei processi amministrativi e
tabili;
- conoscenza e padronanza dei metodi di sestione e tenutali,
bilancio; '
- capacità di concretizzare le decisioni prese e lavorare pe'P"’
getti;
- conoscenza di prosrammi e procedure informatiche.
Costituiscono titolo preferenziale
- la conoscenza dell’ambiente e dell’orsanizzazione delle
evanseliche in Italia,
- esperienze lavorative presso Istituti similari;
- la conoscenza dell’inslese.
Inquadramento: da concordare
Le domande, accompagnate dai rispettivi curriculum vitae,
inviate entro e non oltre il 15 aprile 2002
all’Ente patrimoniale dell’UCEBI
piazza San Lorenzo in Lucina, 35 - 00186 Roma ..
tei. 06-6876124 - 6872261 - fax 06-6876185 - e-mall; ucebite*"”
La graduatoria dei candidati/e verrà fissata da una commissione esamin^^li!
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venerdì 29 MARZO 2002
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Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
Iniziative in occasione della Giornata mondiale di preghiera delle donne su una liturgia proposta da donne della Romania
Foggia, la comune ricerca
della riconciliazione
___PEPPINO MAROnOLI
IL tempo non passa, siamo
noi che passiamo attraverso il tempo, eppure ancora
oggi, a 2.000 anni dalla venuta di' Gesù ci ritroviamo ancora a parlare con passione, forse ingenua, di riconciliazione.
«Chiamati alla riconciliazione» ecco il tema in discussione domenica 10 marzo, alla
chiesa valdese di Foggia. Il
sottotitolo era «Preghiera ecumenica mondiale delle donne». Una liturgia corale introdotta in tre lingue (romena,
ungherese e tedesca) ha aperto la serata comunitaria. La
pastora Patrizia Pascalis ha
chiesto che ognuno recitasse
il Padre Nostro nella propria
lingua. Il risultato, benché babelico, è stato simpatico.
Erano presenti una rappresentanza di greco-ortodossi
di Foggia, i romeno-ortodossi
di Bari con padre Mlhai Driga; di Focolarini foggiani, i
cattolici, come sempre i più
numerosi, guidati da Miriam
con la chitarra, incuriosita
dal fatto che il ministro di
culto valdese fosse una donna. C’era anche una rappresentanza del gruppo Emmaus, una dell’Esercito della
Salvezza, discesa a Foggia
dalle alture di Faeto, e c’era
anche qualche valdese di
Foggia e Orsara.
Patrizia, che si è rivelata ottima organizzatrice coordinando una liturgia corale di
tutte le rappresentanze presenti, ha invitato padre Mihai
Briga a pronunciare il suo
sermone, cosa che ha fatto in
italiano intrattenendoci con
una riflessione su II Corinzi
5, 18-20; da questo momento
la parola riconciliazione ha
imposto ai presenti un religioso silenzio. L’oratore romeno-ortodosso ha detto che
la riconciliazione dell’uomo
con Dio si pone oggi in tutta
la sua drammaticità. Gli uomini si fanno la guerra e Dio
li chiama alla riconciliazione
perché lui si è già riconciliato
con l’uomo per mezzo di Gesù Cristo. Riconciliarsi con se
stessi, riconciliarsi con il
creato, questo significa riconciliarsi con Dio.
Sappiamo bene che l’uomo
non concede spazio a Dio
nella propria vita, eppure non
sa viverne senza. La mente
dell’uomo seleziona gli avvenimenti e a volte tradisce, ma
alla fine rimane solo il percorso dell’anima che cerca
Dio, nei rari momenti di rivelazione dello Spirito. Questo è
ciò che viene da Dio, che Dio
ci ha riconciliati con sé per
mezzo di Gesù Gristo e ha dato a noi l’incarico di portare
altri alla riconciliazione. Dio
ci nomina messaggeri della
sua Parola perché ci facciamo
testimoni della libertà e testimoni della verità sua.
Poi dall’Innario si è cantato
l’inno 170, quindi si è passati
all’agape comunitaria a base
di pizza. Gome passa il tempo! No, il tempo non passa,
siamo noi che passiamo attraverso il tempo, perciò continuiamo a sperare di rivederci ancora, e di organizzare
incontri come questo; di averne il tempo, appunto.
Chiesa valdese di Roma piazza Cavour
passione ecumenica
ichiede anche la franchezza
FRANCA LONG
/itae,
valli
esamif'
DOMENIGA io marzo la
Ghiesa valdese di Roma
piazza Gavour, riunita in assemblea, ha dedicato ampio
spazio a un dibattito sull’ecumenismo, oggetto da tempo di valutazioni diverse all’interno della comunità. Il
prof. Paolo Ricca ha introdotto l’argomento nei suoi caratteri generali, indicando, in
sintesi, cinque punti focali.
1) Assumere il documento
sinodale sull’ecumenismo
come guida del cammino
delle chiese. Avere ben chiaro che la chiesa di Gristo è
conosciuta solo da lui, va oltre le singole chiese, non la si
può definire né limitare; 2)
l'ecumenismo è incontro tra
diversi: la diversità è costitutiva dell’unità cristiana; è
una ricchezza, ma comporta
una fatica enorme, talvolta
opprimente; 3) è un sano
principio non essere più esigenti in campo interconfessionale di quanto non si sia
all'interno della propria confessione, dove pure esistono
grandi diversità (mondo et^angelico); 4) essendo l'eeumenismo un inedito moderno nella storia del cristianesimo, esso comporta come
tutte le esperienze nuove una
serie di rischi; serve una consapevolezza critica; 5) avere
tiducia: l’ecumenismo non
nasce da un calcolo o da
qualche convenienza; è la risposta a una vocazione.
E seguito il suggerimento
di un paio di punti: affrontare
degli incontri ecumenici i tejni «caldi», i nodi del dissenso
•etica, laicità) e, in positivo,
uunsiderare l’ecumenismo
Adibito privilegiato per l’imP®Rdo dei credenti contro i
ndamentalismi religiosi.
per la pace, la giustizia e l’integrità del creato. Ha avuto
quindi la parola Gesare G. De
Michelis, che, partendo dalla
distinzione barthiana tra fede
e religione e concordando
con Ricca nel riconoscere
l’ecumenismo come una vocazione rivolta dal Signore ai
credenti, ha espresso il suo
dissenso nei confronti di un
discorso che parla di confessioni e di chiese in modo
equanimemente distribuito.
«Storicamente - ha detto così non è; il rischio del clericalismo non è uguale in tutte
le chiese.
Da quando la Ghiesa cattolico-romana, nel VI e VII secolo, si è data una struttura
gerarchico-piramidale con a
capo il papa, presunto vicario
di Gristo, essa si è identificata
con la chiesa di Gristo: è questo che rende impraticabile la
relazione ecumenica con il
cattolicesimo istituzionale.
Diversa e benvenuta è la pratica dell’incontro e del dialogo fraterno con singoli credenti cattolici». In particolare
De Michelis ha criticato la
«gabbia» della Settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani e, in essa, lo scambio
ormai pluriennale di pulpiti
tra la parrocchia cattolica di
Gristo Re e la Ghiesa valdese
di piazza Gavour.
Il dibattito è stato poi denso, ricco di interventi, nell’
ascolto attento delle diverse
posizioni e delle molte esperienze narrate. Più volte è
stato ricordato il fratello
Franco Dupré, di cui era nota
la passione ecumenica, ma
anche la franchezp con cui
non mancava di rivolgersi a
esponenti della Ghiesa cattolica, per chiedere loro di verificare certi atteggiainenti alla
luce della Parola biblica.
Torino, l'incontro
con le sorelle romene
DANIELA FERRARO
Dpi di
Diversi piccoli grup]
donne di varie confessioni si sono riunite, per la prima
volta, nella chiesa ortodossa
di Torino, venerdì 1“ marzo,
per celebrare insieme la Giornata mondiale di preghiera
(Gmp). I banchi della chiesa
erano tutti occupati; pochi gli
uomini, alcuni dei quali romeni, incuriositi nel ritrovarsi
tra tante donne che conducevano la celebrazione, insieme
con la signora Vasilescu (moglie del sacerdote ortodosso),
che ha spiegato i vari gesti rituali della tradizione ortodossa di cui il testo della Gmp era
permeato, in quanto preparato quest’anno da un gruppo
ecumenico di donne della Romania, dove il 98% della popolazione è ortodossa. Tema
dell’incontro era «La riconciliazione; una sfida continua»,
argomento non facile, e non
solo perché i mass media ci
presentano le forme più disparate di violenza, ma anche
perché noi stessi siamo circondati ci lasciamo circondare da muri di separazione e
diffidenza verso gli altri in nome del quieto vivere.
Gosì, quando ci è stato presentato un quadro storico della Romania, l’accento è stato
posto sulla crisi economica
del paese, dovuta non solo alla pessima gestione delle autorità politiche passate, ma
anche allo sfruttamento dei
paesi industrializzati nei confronti di questa regione dell’
Est europeo chiamata «il granaio d’Europa» proprio per
ché intere pianure, protette
dai monti Garpazi, potevano
garantire frumento gran parte
del continente. Ancora una
volta ci è stata data l’occasione per riflettere sulle cause
dell’emigrazione che non nasce esclusivamente dalla cattiva gestione politica locale,
ma dall’imposizione delle
grandi potenze industriali
che, nell’investire i loro capitali, per la legge del profitto
deturpano l’ambiente e sconvolgono l’economia di un
paese, creando grandi squiliIrri sociali. Gome cercare allora di abbattere queste barriere
di iniquità, di diffidenza, di
individualismo per intraprendere nuovi percorsi di solidarietà, disponibilità, comprensione? Il primo passo può essere quello di incontrarsi e
conoscersi, come in questa
occasione, per capire le reciproche diversità e accettarle e
iniziare così un cammino comune e parallelo verso nuovi
sentieri di pace e di giustizia.
Riconciliazione, una
terra promessa sconosciuta
MARIE-FRANCE MAURIN
PIÙ di un secolo fa delle
donne hanno creato questa giornata mondiale di preghiera, in un’epoca in cui ancora non avevano il posto
che spetta loro nelle loro
chiese. Nel 1997 a Graz, sulle
frontiere martoriate dell’Est
europeo, si svolge la 2^ Assemblea ecumenica europea,
dove una massa di credenti
ha discusso fraternizzando
nella Gasa dei migranti o in
quella delle donne, o in quella della pace, o in quella dei
giovani sul tema della riconciliazione.
Oggi lo stesso tema ci viene
proposto dalle donne della
Romania, in maggioranza ortodosse. Malgrado ferite ancora vive e aperte nell’Est europeo, queste donne hanno
scelto il passo della 2“ epistola di Paolo ai Gorinzi «Lasciatevi riconciliare con Dio». Ma
come parlare di riconciliazione là dove c’è ingiustizia?
La storia di Abigail
Giovedì 7 marzo nella chiesa del Sacro Guore di Mortola si è
svolta l’ottava Giornata mondiale di preghiera ecumenica che
ha visto la partecipazione attiva di una sessantina di fedeli.
Quest’anno la liturgia, preparata dalle sorelle della Romania
(paese a forte maggioranza ortodossa), è stata condotta coralmente da un gruppo di sorelle battiste e cattoliche e la predicazione è stata curata dalla sorella Rita Golucci che, in modo
brillante e spiritoso, ha presentato e commentato la storia di
Abigail, e da Julia Yablokova, che a partire dalla lettura di II
Gorinzi 5,18 ha meditato su «Ghiamati/e a riconciliazione», tema della Gmp. A fine celebrazione, arricchita anche da sei momenti di canto corale, è stata raccolta la colletta che sarà devoluta al Gentro evangelico di Rocca di Papa.
Senza giustizia non ci può essere riconciliazione: come
parlare di riconciliazione finché ci sarà nel mondo chi
sfrutta e chi è sfruttato? Gome parlare di riconciliazione
fra donne e uomini finché le
loro relazioni nella maggior
parte del mondo saranno
quelle di dominio e sottomissione, anche nelle chiese o
nei gruppi religiosi? Gome
parlare di riconciliazione finché il nord del mondo opulento offenderà il sud del
mondo affamato?
L’apostolo Paolo insiste:
«Vi supplichiamo da parte di
Gristo: lasciatevi riconciliare
con Dio». La riconciliazione
richiesta è con Dio, solo con
lui. Riconciliarsi con altre
persone sarà solo una conseguenza della nostra riconciliazione con Dio. A volte ci
vuole tutta una vita, per riconciliarsi con altri. Ma se
Dio ha già riconciliato il
mondo con sé «per mezzo di
Gesù Gristo», la riconciliazione è già avvenuta, non siamo
noi a volerla, Tiniziativa è solo di Dio. Questo mondo così
violento e ingiusto Dio lo ha
riconciliato con sé, perché lo
ama. Ma gli è costato caro,
perché colui che era suo Figlio e che annunciava questo
amore di Dio, è stato respinto dalla gente. Ma il suo perdono ci è dato proprio attraverso questo rifiuto che lo ha
portato alla croce.
(Intervento fatto a Vallecrosia dove erano riunite il 1°
marzo una quarantina di
donne valdesi, luterane, anglicane, cattoliche)
Corso di teologia a distanza
Portici, un seminario
sulla liturgia e sul culto
ENRICO OCCHIATO
IL24e il25 febbraio, presso
Gasa Materna a Portici, si è
tenuto un seminario liturigico omiletico organizzato dalla Facoltà valdese di teologia
per gli studenti del corso di
teologia a distanza. Il seminario, il cui titolo era «Liturgia e culto; tra storia biblica,
tradizione e rinnovamento»,
è stato coordinato dal pastore metodista Luca Anziani
con la collaborazione della
pastora valdese Teodora Tosatti, di Marta D’Auria, membro del Gonsiglio nazionale
della Fgei, e dell’operatore
diaconale dell’Unione battista Garlo Leila. Eterogenea la
composizione dei partecipanti, circa una quindicina,
sia per la provenienza (Puglia, Gampania, Sardegna,
Lazio) sia per la denominazione rappresentata (valdese,
metodista, battista, pentecostale e luterana).
Il seminario si è aperto nella mattinata del sabato con
l’intervento di Teodora Tosatti che, nel corso di un inquadramento storico sulla nascita della liturgia, ha sottolineato la necessità di recuperare
alcuni simboli e liturgie che il
protestantesimo ha trascurato o volontariamente abbandonato, riducendo talvolta il
culto a un’eccessiva sobrietà.
Il pastore Luca Anziani, partendo dal ruolo del simbolismo nella pubblicità, ha illustrato il significato che il simbolo può assumere aH’interno
della liturgia. La relazione di
Garlo Leila si è invece concentrata sul ruolo della musica nella liturgia protestante;
interessante la riflessione
musicale e testuale proposta
ai presenti sull’inno «Più
presso a Te, Signor», con pa
role di Ernesto Giampiccoli.
Nel tardo pomeriggio i partecipanti si sono divisi in due
gruppi che, guidati da Marta
D’Auria e dal pastore Anziani,
hanno elaborato le liturgie
per i culti domenicali che si
sono svolti rispettivamente
nella chiesa metodista riformata di Portici e nella chiesa
battista di via Foria-Napoli. In
particolare nella comunità
porticese il gruppo ha elaborato un gesto simbolico che
ha coinvolto tutti i presenti:
ciascuno ha sparso dei semi
in un vaso posto sul tavolo
della santa cena, come simbolo della parola di Dio che
deve essere seminata da ogni
credente. Mentre nella comunità battista gli studenti del
corso a distanza hanno preparato la liturgia in modo che
la musica e i canti non fossero
dei semplici «intervalli» ma in
armonioso dialogo con i diversi momenti liturgici.
Al momento delle valutazioni gli studenti hanno stimato positivamente il seminario in quanto importante
occasione di formazione pratica nel percorso di studi teologici intrapreso.
Il pastore Luca Anziani
AGENDA I
4 aprile
TORINO — Alle 21, alla libreria Torre di Abele (v. Pietro Micca 22), per la serie di incontri in ricordo di Ernesto Balducci e
David Maria Turoldo, Daniela Falconi e Enrico Dusio presentano «Profeti ieri e oggi», letture di testi dei due autori.
5 aprile
TORINO — A partire dalle ore 9, al nuovo Gentro diagnostico dell’Ospedale evangelico (via Silvio Pellico 28), un incaricato delle Poste sarà a disposizione per un annullo speciale
con il logo degli ospedali valdesi sul francobolo della regina
Elena di Savoia. L’iniziativa fa parte di una manifestazione
benefica a favore della ricerca relativa ai tumori al seno.
GINISELLO BALSAMO — Alle ore 21, nella sala a pianterreno del Gentro «Jacopo Lombardini» (via Monte Grappa 62),
per la serie di incontri su personaggi storici, il pastore Martin
Ibarra presenta Roger Williams.
6 aprile
GELALO —Al Gentro «La Palma» (via Giudeca), per la VII
Settimana cefaludese per l’ecumenismo, dedicata a «cristianesimo e arte: un confronto interconfessionale», alle 17,30
mons. Grispino Valenziano tiene una conferenza sul tema
«Gristianesimo e arte. Un punto di vista cattolico».
PRATO —Al Salone del Palazzo vescovile (p. Duomo), si tiene una tavola rotonda sul tema «Fede, ricchezza e denaro;
l’uso dei beni nelle religioni abramitiche. Un cammino di
conoscenza e di riflessione sul rapporto con i soldi nelle
grandi confessioni religiose», con partecipazione di mons.
Gastone Simoni, mons. Giordano Frosini, prof. Piero Tani e
di Ugo Biggeri (Banca etica). Per informazioni: Maurizio Gatalano (tei. 339-5731309; e-mail: catmau@texnet.it).
MILANO —A conclusione degli incontri «Perché Dio? La ricerca religiosa nella letteratura europea del Novecento», alle
17, nella chiesa metodista (via Porro Lambertenghi 28), si
tiene una tavola rotonda con Massimo Gacciari, Paolo De
Benedetti, Fulvio Ferrarlo, Stefano Levi della Torre, Salvatore
Natoli, Garlo Ossola. Goordina Armando Torno.
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve
inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni prima
del venerdì di uscita del settimanale.
SPECIALE PROTESTANTESIMO
domenica 31 marzo 2002 - ore 10,5 RAIDUE
CULTO EVANGELICO DI PASQUA IN DIRETTA
dalla chiesa cristiana evangelica metodista di Roma
Presiede il culto il pastore Valdo Benecchi
Partecipano la comunità francofona e quelle metodiste
coreana, filippina e italiana
10
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 29 MARZO 2002
ARTICOLO 18
LA POSTA IN GIOCO
PIERO TROTTA
11 dibattito sulle modifiche
dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori sta producendo laceranti conflitti. 11 governo, con il
sostegno della Confindustria,
sostiene che si tratta di una misura necessaria a favorire la crescita dell’occupazione. 1 sindacati e le forze politiche di opposizione vi identificano un pesante attacco alle garanzie che i
lavoratori hanno conquistato.
Le parti si lanciano reciproche
accuse ma nessuno spiega gli
aspetti giuridici della contesa.
Esaminiamoli.
11 principio secondo il quale
il licenziamento del lavoratore non è lecito se non in presenza di una giusta
causa (relativa al
comportamento
del dipendente)
o di un giustificato motivo (relativo alle esigenze dell’azienda), è stato introdotto nell’ordinamento giuridico dalla legge 604 del 1966. *<»*»*»»»■
Questa prevede che ove il lavoratore impugni il licenziamento
e il giudice lo reputi contrario
alla legge può essere comminata
al datore di lavoro, che si rifiuti
di riassumere il lavoratore, una
penalità pari ad alcune mensilità di retribuzione. L’art. 18 dello Statuto dei lavoratori rafforza
tale sanzione stabilendo che,
sempre nel caso di accertata illegittimità e ove l’azienda occupi
più di 15 dipendenti, il licenziamento deve considerarsi nullo e
il giudice ordina la reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro. La proposta governativa
tende a escludere in alcuni casi
la sanzione più grave. Non viene
spiegato, né si riesce a comprendere per quale motivo, ferma restando la illegittimità del licenziamento eventualmente accertata dal giudice, la minore sanzione avrebbe effetti benefici
sull’occupazione. Ma allora,
qual è il vero motivo per il quale
la Confindustria chiede con forza e il governo si propone di realizzare con urgenza una modifica che ha innestato un violento
scontro sociale?
Si sostiene da parte dei sindacati e dell’opposizione che lo
scopo reale è un altro: quello di
modificare a vantaggio delle imprese il rapporto di forza con i
dipendenti e di infliggere ai sindacati una dura sconfìtta. La deduzione è credibile. Se, infatti, il
datore di lavoro ha il potere di
licenziare senza alcuna giustifì
5/ Stanno scontrando
due concezioni
antitetiche
della democrazia
economica e sociale
cazione il lavoratore con il sem
plice pagamento di una penale
relativamente lieve, da erogarsi
se e quando il giudice avrà accertato la illegittimità della risoluzione del rapporto di lavoro
(passano mediamente due anni)
e se il lavoratore risiede in una
zona ad alto indice di disoccupazione (che rende diffìcile la ricerca di un nuovo posto di lavoro), è evidente che si determina
una condizione di subordinazione assoluta che indurrà il dipendente ad accettare ogni pretesa
dell’altra parte. Ne uscirà fortemente compromessa la possibilità per il lavoratore di difendere
i propri diritti e più in generale
la sua dignità. Se poi i sindacati
usciranno sconjini.uiUHirniM jjjjj dal braccio di
ferro in atto, si
creeranno le condizioni politiche
per ulteriori iniziative volte a ridurre le garanzie
delle quali i lavoratori fruiscono.
Si può quindi
affermare che siamo in presenza di
una fase assai rilevante della
lotta tra due concezioni antitetiche della democrazia economia e sociale: da una parte il liberismo più 0 meno selvaggio e
dall’altra l’esistenza di regole
idonee a garantire un equilibrio
tra le forze del capitale e quelle
del lavoro. Nell’Italia repubblicana, per cinquant’anni, con il
concorso determinante delle
forze della sinistra e di quelle
ispirate alla dottrina sociale
della Chiesa cattolica (e con il
consenso della stessa componente sociale della destra), pur
tra mille contraddizioni, si è costruito tale equilibrio. L’esigenza di eliminare gli aspetti peggiori e talvolta paralizzanti del
consociativismo e del clientelismo, che hanno caratterizzato
quella fase, non può indurre a
innestare violentemente la retromarcia nella tutela dei diritti
e delle garanzie per i più deboli
(che costituiscono strumenti
per la concreta costruzione
dell’eguaglianza alla cui promozione lo Stato è obbligato dal
secondo comma dell’art. 3 della
Costituzione).
Ci sorprende che la gerarchia
cattolica, che teorizza la difesa
della dignità della persona nei
più diversi ambiti e che solitamente è alquanto loquace sui
fatti della politica italiana, non
faccia sentire la sua voce su questo scontro nel quale sono in ballo valori fondamentali, tipici di
una cultura largamente ispirata
ai principi del cristianesimo.
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino, tei. 011/655278 - fax
011/657542e-mail: redazione.torino@riforma.it;
REDAZIONE NAPOLI;
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DIRETTORE; Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD; Anna
Maffei. IN REDAZIONE; Alberto Corsani, Marta D’Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan, Federica Tourn.
COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avemino Di Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe FIcara, Pawel Gajewski, Giorgio GardioI, Maurizio Girolami. Pasquale lacobino, parmelina Maurizio. Luca Negro, Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Giuseppe Platone, Giovanna Pons, Gian Paolo Ricco,
Fulvio Rocco. Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe
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EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. - via S. Pio V, 15 bis -10125 Torino.
ABBONAMENTI sul c.c.p. n. 14548101 - intestato; Edizioni Protestanti (vedi sopra)
.. .. _, ordinario: euro 57,00: ridotto: euro 44,00: semestr: euro 30,00:
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La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 12 del 22 marzo 2002 è stato spedito dall'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5. mercolecfi 20 marzo 2002.
2001
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
DALLA PRIMA PAGI
Attacco
alla democrazia
Ezio Taranteln, alcuni anni
fa. Tre uomini molto simili,
gentili, cordiali, rispettosi
delle idee altrui: tre intellettuali innamorati del loro lavoro di docenti, ma anche
pronti a rispondere alla richiesta di aiuto delle istituzioni; tre ricercatori che con
coraggio e rigore hanno indicato delle vie di riforma su
temi scottanti e ostici: Tarantelli durante lo scontro sulla
«scala mobile»: D’Antona e
Biagi in questa lunga trattativa su come adeguare i nostri
strumenti contrattuali e legislativi alle novità dell’innovazione tecnologica e della
globalizzazione.
L'aumento
dell'occupazione
Persone pazienti che sanno
tessere, di riunione in riunione, con gli imprenditori e con
i sindacati, sempre nuove trame per raggiungere punti
possibili di accordo. Per tutti
e tre è stato importante tradurre in progetti gli obiettivi
che stanno a cuore ai democratici: l’aumento dell’occupazione, lo sviluppo economico-sociale della società, la
garanzia dei diritti. Avanzare,
senza perdere «pezzi» di tutele e senza intaccare il valore e
il senso del lavoro. Ma chi stimola a cambiare, chi invita a
ripensare, chi obbliga ad analizzare la realtà è sempre scomodo. Aggrapparsi alle certezze di un’analisi ormai «datata», come quella contenuta
nelle rivendicazioni fatte dalle Brigate Rosse per tutti i tre
omicidi, è più facile... e allora,
per farli tacere, si spara!
Opportuna è, anche in questo nostro travagliato momento storico, la decisione
del Consiglio ecumenico delle chiese che, lanciando il secondo decennio ecumenico
per sconfiggere la violenza,
indica in una cultura della
pace e del dialogo, l’unica
possibilità per superare positivamente i conflitti. E quello
sul mercato del lavoro è davvero di lungo periodo; Confmdustria e sindacati si collo
cano da anni su posizioni
molto distanti. Il prof. Biagi
col ministro Treu prima e con
il ministro Maroni ora puntava, in un’ottica europeista, a
trasformare la difesa del «lavoro» (specificamente quello
dipendente) in difesa dei «lavori», cercando di cogliere le
novità insite in tutte le nuove
forme di occupazione.
Il suo «Libro bianco» puntava a formulare diversi passaggi nella protezione di cbi
lavora, partendo da cbi oggi
non ne ba alcuna (chi lavora
nel sommerso per esempio)
arrivando al lavoro interinale
o a quello precario, o a quello
«alternativo» fino a giungere
al «classico» lavoro a tempo
indeterminato. Era una specie di disegno a cerchi concentrici, dove quelli che oggi
lavorano senza alcuna garanzia riescono a raggiungere
chi più è garantito. Per questa ragione il prof. Biagi non
parlava di «flessibilità» del lavoro, ma di «modernizzazione» del mondo dei lavori.
La struttura contrattuale
italiana
Suo obiettivo specifico era
la modifica della struttura
contrattuale italiana, utilizzando il principio della sussidiarietà: a seconda dell’oggetto del negoziato, si sceglie
il livello di trattativa più adeguato. Quindi la sua ipotesi
prevede di passare a un modello di dialogo fra le parti
che, a scelta delle parti stesse, indichi il livello preferito
per il confronto, quello nazionale 0 categoriale o locale.
L’economista bolognese pensava che la nuova impostazione federalista dell’amministrazione pubblica obbligasse anche sindacati e imprenditori a focalizzare di più
la loro attenzione sul livello .
regionale, oltre che su quello
europeo, perché di lì partono
nuove indicazioni economico-normative.
Soprattutto molta enfasi
era stata messa sulla contrattazione aziendale a cui il professor Biagi dà anche la possibilità di disapplicare il contratto collettivo nazionale.
Questa possibilità ha molto
preoccupato i sindacati; la
proposta di Biagi era stata;
«Sperimentiamo attraverso
alcune deroghe», esattamente come aveva proposto per
l’articolo dello «Statuto dei
lavoratori» che riguarda il licenziamento per giusta causa (art. 18). Di fronte all’irrigidimento sulle diverse posizioni di ministro e sindacati,
Biagi aveva suggerito un limitato periodo di sperimentazione (4 anni prima, 2 anni
soltanto, qualche settimana
fa) al fine di favorire l’emergere del lavoro sommerso; o
il passaggio da aziende senza
obbligo di osservanza dello
Statuto ad aziende ebe applicano le norme statutarie; o a
migliorare le condizioni di lavoro in aree ad alto tasso di
disoccupazione come certe
zone del Sud d’Italia.
Questa sua capacità di analizzare senza paraocchi la
realtà, di tradurre le informazioni e i dati in proposte operative, di porsi «come ponte»
fra le esigenze spesso contrastanti di imprenditori e sindacati, di ripensare il sistema
nazionale alla luce delle esperienze europee mancherà
molto, non solo alle parti sociali ma alla dialettica democratica. A tutti noi, ancora
una volta, di fronte a questo
atto terroristico spetta di fare
appello alla responsabilità di
ciascuno, qualsiasi ruolo
svolga. Cosi saranno sconfitti
i barbari ebe hanno sparato
sperando in un arretramento
del processo democratico nel
nostro paese.
Doriana Giudici
IL fatto a cui faccio riferimento questa mattina è
avvenuto circa 2.000 anni fa.
Preceduto dalla fama del suo
insegnamento e dei suoi miracoli, in particolare la resurrezione di Lazzaro, Gesù entra in Gerusalemme montato
su un puledro d’asina. La folla lo accoglie con entusiasmo,
lodandolo e benedicendolo, e
agitando dei rami di palma.
Perciò questa domenica è
detta «delle Palme». Ma Gesù,
che legge nel cuore umano,
non si la.scia ingannare e osservando la città piange su di
lei pronunziando una parola
profetica: «Oh se tu pure avessi conosciuto in questo
giorno quel che è per la tua
pace! Ma ora è nascosto agli
occhi tuoi... I tuoi nemici non
lasceranno in te pietra su pietra, perché tu non hai cono
PIERO bensì
scinto il tempo nel quale sei
stata visitata». Parole angosciate di Gesù, il quale sa bene che quella stessa folla,
quattro giorni dopo, griderà
al suo indirizzo: «Crocifiggilo,
crocifiggilo!».
E la sua profezia sulla città
si realizzerà una quarantina
d’anni dopo la sua morte e
resurrezione. Due volte rasa
al suolo e poi ricostruita, Gerusalemme nei suoi oltre
SUI GIORNALI
venero
le monde
Europa e cristianità
Sul tema deU’introduzione di un riferimento ai valori cristiani nella futura
Costituzione europea (ve-,
di questa mbrica sul nume-i
ro scorso), Henri Tincq rife-’'“
risce da Lille, il 9 marzo,
dell’incontro della Commissione degli episcopati
europei con Jacques Delors, ex presidente della
Commissione europea, ¡1
ministro Martine Aubry e
Jean-Luc Dehaene, vicepresidente belga della Convenzione europea, «Mons. Josef
Homeyer, presidente tedesco [deU’organismo cattolico] - si legge nella corrispondenza - ha richiesto la
presa in considerazione da
parte della Convenzione di
un "ethos” cristiano e di riferimenti religiosi nei quali
si riconoscono un gran numero di europei». E ancora,
l’opinione di mons. Hippolyte Simon, che rappresenta i vescovi francesi, ha
detto: «Non chiediamo né
privilegi né esclusioni».
Tuttavia, prosegue l’articolo, «la polemica aperta dal
rifiuto della Francia di riconoscere l’eredità “religiosa”
(sostituita con quella “spirituale”) dell’Europa nella
Carta di Nizza (dicembre
2000) non ha ancora cessato di produrre contraccolpi. Jacques Delors ha ricordato die “laicità” non voleva dire riduzione della partecipazione delle religioni
alla sfera privata: in quel
caso si tratterebbe di una
concezione molto ristretta
della società civile».
LA STAMPA
Martiri universali \
In una nota nella pagina
dei commenti Silvia Ronchey (12 marzo) annuncia
l’uscita di un libro pubblicato dalla Comunità dei
monaci di Bose, per le edizioni San Paolo, intitolato
Libro dei Testimoni, «dove
eresiarchi e filosofi, musicisti e poeti, eroi e mistici di
ogni religione e confessione del globo sono evocati e
invocati insieme». Il libro
«è dedicato congiuntamente al papa di Roma, al patriarca di Costantinopoli e
al segretario generale del
Consiglio ecumenico delle
chiese, oltreché a tutti i cristiani del mondo. (...) Associa gli antichi 40 martiri di
Sebaste con i .32.000 martiri cinesi della rivolta dei
Boxer, i romani sbranati
dalle fiere a I.ione coni
martiri ebrei della Notte
dei cristalli, con quelli del
regime stalinista, con quelli
uccisi dai cristiani nella
prima crociata, con quelli
inglesi, indistintamente anglicani e cattolici, sterminati dalla Riforma».
3.000 anni di storia è stata
conquistata dagli eserciti più
disparati. In questi ultimi
quarant’anni Israele, dopo
averla occupata, l’ha completamente restaurata e
qualsiasi lettore della Bibbia
difficilmente si sottrae al fascino di questa straordinaria
città. Che però, attraverso i
secoli, è sempre stata fulcro
di contrasti feroci. In ebraico
il suo nome significa «città
della pace» e perciò Gesù ha
pronunziato quelle parolai
che sono vere oggi come'“
sono state duemila anni fa.
Non sta a me dare ragion®
o torto a israeliani e palestinesi: ma se non la smettono
di spararsi, questa spirale
odio e vendetta non si arre
sterà più, fino a coinvolger®
milioni di persone. «Prega'®
per la pace di Gerusalemme^
canta un salmo. E fi"®®
tanto piti dobbiamo fare og
gi, sperando che
scolti la parola di Dio, da
quale è stata tante volte vis
tato, che non è parola
guerra, ma di riconciliazio" ■
(Rubrica «Un finto• tntt
mento» della trasmissione di
dioitno «Culto evangelico" c
ta dalla Federazione cn ^
evangeliche in Italia anda
onda domenica 24 marzo)
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PAG. Il RIFORMA
•i Nelle chiese valdesi del primo distretto
Confermazioni e battesimi
Nelle chiese valdesi delle valli, la domenica delle Palme ha
visto i battesimi e le confermazioni dei catecumeni. Si tratta di
un appuntamento tradizionale che è occasione di festa e rinnovata fraternità comunitaria. Nel numero scorso abbiamo riportato i nomi di questi ragazzi e ragazze, vi aggiungiamo anche quelli della chiesa di Villasecca: Luca Ferrerò, David Ghigo
e Daniele Poèt. Le chiese di Prali e di Massello, per antica tradizione, hanno la medesima cerimonia durante il culto di venerdì santo, mentre le altre chiese valdesi d’Italia, a cominciare da Pinerolo, utilizzano la domenica di Pentecoste. Nel prossimo numero pubblicheremo le fotografie di tutti i confermati
a testimonianza dell’importanza dell’occasione.
* Le «abuelas» argentine a Torre Pellice
La ricerca dei nipoti rubati
Passeranno la Pasqua a Torre Pellice le «abuelas» (nonne) di
Plaza de Mayo. Le abuelas sono le nonne che negli anni della
dittatura militare in Argentina (1976-1983) persero le loro figlie
incinte, sequestrate, torturate e uccise e i loro nipoti affidati illegalmente a coppie sterili, anche ai loro aguzzini. Estela Carlotto
e Rosa Roisimblit, in viaggio per Ginevra per partecipare alla Assemblea sui diritti umani dell’Onu, saranno ospiti del Comune e
della Comunità montana. Parteciperanno al convegno (ore
16,30 di sabato 30 marzo alla Galleria Scroppo in via Roberto
d’Azeglio 10) e alla centesima replica (ore 21 teatro del Forte, via
al Forte 3) de «Più di mille giovedì» una rappresentazione su testi di Massimo Carlotto, con Gisella Bein, regia di Renzo Sicco.
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V. 1
Fondato nel 18481
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Il progetto del ministro Moratti al vaglio di insegnanti, genitori, studenti e amministratori
Scuola, la riforma che fa discutere
Le maggiori perplessità riguardano la scelta precoce (a soli
a una professione: onerosa anche la necessità di reperire
14 anni) fra la scuola e l'avviamento
in tempi brevi nuovi locali scolastici
DAVIDE ROSSO
CHE la scuola sia uno
dei pilastri su cui
i poggiano la democrazia
j e la libertà di ogni società
dvile è un fatto accettato
da tutti. Che quindi vada
! migliorata e qualificata
! non è un fatto di con! fronto e di dibattito; lo è
' invece il modo come farlo e in questo periodo si
sta discutendo proprio la
proposta di riforma della
scuola Moratti che dovrebbe dare una nuova
impostazione al sistema
scolastico italiano. La
proposta sostanzialmenteparla di dare la delega
! al governo per la creazioì ae di un nuovo sistema
i diistmzione e formazio\ ne che prevede tre cicli
di studi progressivi e un
t triennio di scuola dell’infanzia (a cui è possibile,
quindi non obbligatorio,
anticipare l’iscrizione dei
bambini ali’età di 2 anni
e mezzo). L’anticipazione è possibile anche per
il primo ciclo, per il secondo e per l’istruzione e
Informazione superiore.
Una delle grosse «novità»
b l’introduzione nel secondo ciclo di studi della
separazione tra scuola
(sono previsti sette tipi di
licei) e formazione pro! fessionale. Per quel che
' ’’iguarda i programmi,
' chiamati ora Piani di stu<iio, spazio è lasciato alle
(legioni sia pure salvaSuardando una base nazionale. Con la nuova
riforma la scelta del proprio futuro, cioè tra la
scuola e la formazione
professionale (sia pure
reversibile almeno sulla
carta) viene anticipata a
14 anni (per una visione
d’insieme della riforma
si rimanda al grafico riprodotto qui a fianco).
Le voci critiche nei
confronti della riforma
nel mondo della scuola
non sono poche o quantomeno sono diffuse sia
tra gli insegnanti che tra
gli studenti che fra i genitori. Si parla di inopportunità e sottrazione di
partecipazione con il ricorso alla legge delega
ma anche di confusioni
dovute agli ingressi anti
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cipati, di scarso se non
nullo potere innovativo
della proposta di separazione bifronte scuolaformazione, di non fare
menzione al monte ore.
Ma la riforma coinvolge
anche gli amministratori
comunali. Se la proposta
Moratti dovesse andare
in porto infatti i Comuni
in molti casi si vedrebbero costretti già dal prossimo anno a far fronte all’emergenza strutturale.
Se fossero in parecchi infatti a decidersi per l’ingresso anticipato le già
scarse aule risulterebbero insufficienti.
Poi c’è la questione del
tempo pieno e delle ore
di sorveglianza in mensa
di cui non si fa menzione
nella fiforma ma che se
non garantite comporterebbe spese aggiuntive o
sui genitori o sui Comuni.
Anche per questi motivi i
sindaci parlano di un aumento degli oneri a carico dei Comuni e molti,
come il sindaco di Pinasca, parlano di rischio
che «l’onda anomala»
causata dagli ingressi anticipati metta in difficoltà
le strutture già dal prossimo anno con l’impossibilità, visti i magri bilanci,
di farvi fronte. Di impossibilità alla programmazione parlano poi anche
gli amministratori di Pinerolo, che pure piccolo
Comune non è ma che
assicurano verrebbero
messi in difficoltà dalla
legge Moratti. Vi è poi la
situazione degli istituti
comprensivi di valle e
non che tra riforma Moratti e tagli al personale
rischiano a loro dire di
veder crollare una realtà costruita negli anni, e
forte preoccupazione in
questo senso è stata espressa dal direttore didattico di Perosa, Renzo
Furlan, nel corso di un incontro in Comunità montana valli Chisone e Germanasca. Un dato per
tutti: in vai Germanasca
gli insegnanti il prossimo
anno saranno solo più 2
contro i 5 attuali e i 17 di
30 anni fa (altri tempi).
Una situazione ingarbugliata insomma in cui
a una linea di risparmio e
di decentramento imposto dallo stato centrale si
risponde che il decentramento in realtà non c’è,
c’è se mai il mettere in
difficoltà le realtà locali
con il rischio, poi neanche troppo lontano, di
delegare ai privati quello
che una scuola pubblica
più povera e meno equipaggiata di oggi non riuscirà più a dare.
UNA SCUOLA PER CRESCERE
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IL NUOVO SISTIMA DI ISTRUZIONE I FORMAZIONE
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LO SPECCHIO
DELL'ACCOGLIENZA
SAMUELI nGONI
La Federazione giovanile
evangelica italiana discute
di accoglienza, incontro tra
differenze, condizione dei e
delle migranti. Lo ha fatto
nel corso del «Campo formazione Nord» tenutosi lo
scorso week-end alla Foresteria valdese di Villar Perosa, frutto del lavoro di
mesi dei gruppi Fgei delle Valli, di Milano, del Triveneto. La dimensione dell’accoglienza è
trasversale alla
vita personale e insieme a
quella politica, coinvolge le
relazioni private, la testimonianza delle chiese nel mondo, le scelte politiche del paese. I modi dello stare di fronte all’altro e all’altra, a chi ci è
straniero, ci dicono chi siamo, perché è con altri che le
nostre stesse identità si costruiscono: siamo in tutto e
per tutto identità in relazione. Attraverso l’accoglienza
0 la non accoglienza, attraverso il volto altrui, ci guardiamo insomma allo specchio. Le stesse identità culturali, quella europea tra
tante, sono frutto di storie il
cui processo materiale ha
visto persone, cose, culture,
stili di vita, significati trovarsi «fuori luogo», contaminarsi al punto da dare vita a nuovi orizzonti identitari, a nuovi luoghi. Lo straniero, insomma, lo portiamo dentro di noi.
L’attuale discussione sull’introduzione di un «contratto di soggiorno», che
vincoli la permanenza dei
migranti ai tempi e alle modalità di un rapporto di impiego stagionale, precario,
insieme al processo di criminalizzazione della migranza rappresentato dai
centri di detenzione temporanea definiscono i contorni dell’immagine che appare allo specchio dell’incontro con lo straniero. Il disegno di legge Bossi-Fini costituisce un attacco ai diritti dei migranti, e dunque ai
diritti di tutti, impedisce la
parità e l’uguaglianza dei
diritti sociali tra stranieri e
italiani, toglie le difese contro gli abusi che l’amministrazione esercita sugli immigrati, legalizza la paura,
l’insicurezza. La subordinazione del titolo di soggiorno al contratto di lavoro, proietta un’immagine
strumentale del migrante
ridotto a pura forza lavoro,
merce a basso costo.
La precarietà del suo status, lo sottopone inevitabilmente alla pressione, ricatto, del datore di lavoro (vero e proprio «padrone» della cittadinanza altrui). Il
«contratto di soggiorno»
per stranieri, va direttamente a contrapporsi al
«contratto di lavoro subordinato» degli italiani, isti...» ■ ' .ili tuzionaliz
L'incontro
con i migranti
obbligo anche
a conoscere
meglio se stessi
zando la differenza, l’esclusione. Se
licenziato, il
lavoratore
straniero ha
sei mesi di
tempo per
trovare lavoro, pena l’e
spulsione: un
ulteriore di
ritto che viene negato, quel
lo ad essere disoccupato.
Questi sono solo alcuni
aspetti delle conseguenze
del progetto di legge, tutta
via sono più che indicativi.
I centri di detenzione temporanea sono la sintesi fisica, il luogo, delle politiche
repressive e di criminalizzazione in atto nei confronti dei migranti: non luoghi,
in cui la negazione dei diritti, «accoglie» non perso
ne (secondo la definizione
data da Alessandro Dal Lago alla condizione migrante), che sono tali perché
prive del permesso di soggiorno, dunque di qualsiasi
personalità sociale. Siamo
di fronte all’argomento an
tiliberista: i capitali possono girare quanto vogliono,
gli esseri umani non hanno
strade da percorrere, «diritto di fuga» da esercitare.
Oggi assistiamo, complice il fantasma del terrori
smo, a una attività di repressione delle questure
che stanno generalizzando
comportamenti che anticipano l’applicazione delle
parti peggiori del disegno
di legge Bossi-Fini. Quoti
diani sono i rastrellamenti
di immigrati, le espulsioni
immediate, le segregazioni
nei centri, il rifiuto del rinnovo di permessi di soggiorno. Se è vero che è il
volto altrui a dirci chi siamo, chi siamo? Quale cultu
ra dell’accoglienza ci appar
tiene? Come possiamo par
lare di accoglienza se prima
non combattiamo leggi xe
nofobe e luoghi di segrega
zione? Come lavorare a una
cultura che impedisca la riduzione della persona a pura merce di scambio? Penso
sinceramente che ne vada,
insieme all’esistenza di fratelli e sorelle del mondo,
anche di boi stessi.
12
PAG. 12 RIFORMA
E Eco Delle Yaui ^desi
VENERDÌ 29
MARZO 2,
COMMEMORAZIONE DELLA BATTAGLIA DI PONTEVECCHIO — Sono stati in molti a darsi appuntamento sabato 23 e domenica 24 marzo a
Luserna San Giovanni per il 58“ anniversario della battaglia di Pontevecchio che ricorda i combattimenti, che si prolungarono per tre giorni,
dal 21 al 25 marzo del ’44 nel corso dei quali caddero nove partigiani e quaranta furono fatti prigionieri. La manifestazione iniziata sabato 23 alle 9,15 in piazza Partigiani e poi proseguita alle
10,45 a Pontevecchio davanti al monumento ai
caduti dove si è tenuta una cerimonia commemorativa in onore dei caduti partigiani e civili.
SITUAZIONE NUOVAMENTE CRITICA ALLA PMTEX BELOIT DI PINEROLO — Se la situazione
della Sachs di Villar Perosa sembra prendere una
piega più positiva, la situazione della Pmt (ex Beloit) di Pinerolo torna nuovamente alla ribalta.
Per quel che riguarda l’azienda villarese nell’incontro tenutosi la settimana scorsa all’Unione
industriale la direzione della Sachs non ha più
parlato di tagli al personale e pare aver anche garantito più investimenti sugli stabilimenti di Villar Perosa (ma questo per ora è ancora tutto solo
sulla carta); la situazione quindi apparentemente sembra andare verso una schiarita. Discorso
diverso invece per la Pmt di Pinerolo: la settimana scorsa infatti l’azienda ha comunicato la volontà di voler avviare le procedure di messa in
mobilità di 60 persone. Si riapre così un fronte
sindacale che apparentemente sembrava in
qualche modo chiuso con l’arrivo della cordata
Nugo alla guida dell’ex Beloit e ricominciano le
preoccupazioni fra i lavoratori pinerolesi.
A PINEROLO NASCE IL NUOVO SETTIMANALE
STAMPA? — È in distribuzione in tutte le buche
da lettere di Pinerolo un nuovo settimanale
Stampa?. La pubblicistica di centro-destra ha notevoli difficoltà ad affermarsi nel nostro territorio.
Dopo la chiusura del Pellice e del Corriere Alpino,
ci sono stati molti tentativi di creazione di nuovi
periodici per catturare il pubblico dell’area culturale liberale. Tutti falliti. Ci riprova ora Stampa?.
Il settimanale, diretto da Stefano Vurruso, ha
grandi ambizioni; essere un giornale di informazione indipendente e una scuola di giornalismo.
11 primo numero apre con una dichiarazione del
sen. Lucio Malan sull’omicidio di Marco Biagi.
Segue un commento di Sergio Turtulici su «don
Barbero come metafora» in cui si cita abbondantemente Riforma. L’apertura è bruciante: «A Pinerolo la prima vittima di mucca pazza»; una signora sarebbe ricoverata all’ospedale con diagnosi di «encefalopatia spongiforme». Ma il sensazionalismo fa parte della cultura liberale? Comunque auguri. Se son rose, fioriranno.
INCENDIO BOSCHIVO A RORÀ — Nella serata di
giovedì scorso, 21 marzo, un incendio, quasi certamente di origine dolosa, è stato appiccato lungo la strada provinciale che conduce a Rorà nei
pressi dell’incrocio con la via comunale dei Verney. Soffiava un vento impetuoso e la temperatura era molto elevata. Solo l’intervento tempestivo delle squadre Aib di Rorà, Torre Pellice, Lusernetta e Luserna San Giovanni, dei vigili del
fuoco di Luserna, del Corpo forestale dello Stato
ha bloccato in tempo le fiamme, limitando a pochi ettari il territorio bruciato.
FUOCO ANCHE SOPRA SAN GIOVANNI — Un altro
incendio, anche in questo caso di probabile origine dolosa e alimentato dal forte vento della
scorsa settimana ha bruciato alcuni ettari di bosco sopra le Sonagliette fin verso Rocciamaneud
e la Lausa e più a monte poco lontano dal Passel
di Angrogna. 11 fuoco è divampato intorno alle 20
di mercoledì 20 ed è stato spento grazie ai volontari delle squadre Aib della zona.
CORSO DI PESCA — La Società pescatori sportivi
della vai Pellice organiza il sesto corso di pesca e
conoscenza dell’ambiente fluviale in collaborazione con il Laboratorio per l’educazione ambientale della vai Pellice. Il corso sarà articolato
in quattro incontri teorico-pratici nelle giornate
di sabato 13 e 27 aprile e 4 e 18 maggio, dalle 15
alle 17,30 ed è riservato ai ragazzi delle scuole
dell’obbligo; il corso è gratuito. Per informazioni
telefonare ai numeri 0121-795450,91810, 932309.
SCARICHI FOGNARI: È CAOS — L’applicazione del
decreto 152 del ’99 sta destando viva preoccupazione nei cittadini e nelle amministrazioni comunali per quanto riguarda la regolarizzazione
degli scarichi nelle case sparse o borgate lontane
dalla pubblica fognatura. Una recente circolare
della Regione Piemonte fissa al 13 giugno i tempi
entro cui i singoli scarichi devono essere autorizzati. Sacrosanto per i centri urbani serviti da fognatura ma quasi impossibile per le case sparse
dove sia i costi elevati che Io scarso utilizzo di
molte abitazioni rende estremamente improbabile l’adeguamento. In una interrogazione fon.
Merlo chiede al ministro dell’Ambiente di rivedere la materia e di concedere delle proroghe.
Riccardo Lorenzino, neopresidente dell'Agess
Investire nelle persone
La società misto pubblico-privato è impegnata in vari
progetti oltre a guello dello Crumière e della pietra
MASSIMO CNONE
CAPITALE umano e locale al primo posto.
Con queste parole, il presidente, Riccardo Lorenzino, ama definire l’operato di Agess (Agenzia per
lo sviluppo sostenibile
della vai Pellice), la Spa a
capitale misto pubblico e
privato che negli ultimi
anni si è conquistata, volente o nolente, l’interesse dell’opinione pubblica. Ma è solo uno slogan?
«No, è un investimento
nelle persone», dice Lorenzino, 42 anni, torrese,
di professione editore e
da settembre 2001 alla
guida di Agess. Investimento che il direttore,
Gianclaudio Magra, riassume in due aspetti: «La
valorizzazione del pen-,
siero locale e la crescita di
una capacità giovanile».
— Signor Lorenzino, da
presidente, come vede la
situazione attuale?
«Nel recente passato la
nostra immagine ha sofferto di un appiattimento: Agess equivaleva a
Crumière. Ma ora registriamo un’inversione di
tendenza: la fiducia cresce e nuovi Comuni, come recentemente Rorà,
hanno acquistato azioni
della società. Abbiamo
dimostrato di lavorare
bene sul territorio, non
solo in vai Pellice, perciò
sono aumentate le richieste di collaborazione. Faccio un esempio;
all’Agess è stata affidata
la segreteria organizzativa del tredicesimo Corso
di perfezionamento musicale. La Crumière ospiterà i corsi e alloggerà gli
studenti; tutto questo in
sintonia con il direttore
del corso, il Collegio valdese e il Centro culturale
valdese. Ora l’Agess deve
fare la sua parte e farsi
conoscere, puntando su
una buona promozione».
- Fra quanto tempo la
Crumière inizierà a funzionare regolarmente?
«Il museo della Crumière è già aperto ai
grùppi, soprattutto scolastici, che ne fanno richiesta. Per quanto riguarda la parte ristorativa e ricettiva l’allestimento definitivo sarà
pronto per il mese di
maggio. A questo scopo
ha iniziato a lavorare con
noi Fabio Massa, uno dei
cuochi “giovani" del ristorante Flipot. Inoltre
intendiamo fare della
Crumière una "scuola
estiva sportiva” e con la
collaborazione del Cai
vorremmo portare in vai
Pellice una gara di Coppa
Italia di arrampicata. Sono eventi che attraggono
migliaia di persone».
- E Villa Olanda? Conferma che sarà l’Agess a
gestire l’Istituto europeo
della pietra?
«Sì, formalizzeremo il
contratto entro il mese di
marzo. Prevediamo una
gestione comune con la
Crumière. Il cantiere per
la realizzazione della foresteria al terzo piano
aprirà entro l’estate e,
anche se non possiamo
promettere nulla, i lavori
dovrebbero terminare in
sei mesi. Al momento
stiamo rivedendo la progettazione complessiva e
ci sono delle buone idee
sul tappeto».
- Come vanno i rapporti con albergatori e
operatori turistici locali?
Non si rischia di vedere
nel lavoro dell’Agess una
possibile concorrenza?
«Non vogliamo creare
nuove strutture per svuotare quelle esistenti. Anzi:
ci sono già ottime colla
borazioni; per esempio
con le strutture valdesi,
come la Foresteria, e con
Flipot, nel settore dei
prodotti tipici. Agess è un
attrattore, non un concorrente, e tutti ne usciranno potenziati».
- L’Agess si è impegnata nella non facile gestione dei palazzi del ghiaccio di Torre Pellice e Pinerolo. Quale bilancio si
può fare, soprattutto in
vista delle Olimpiadi
2006 e del futuro coinvolgimento di Agess?
«Molti problemi sono
stati risolti. Quest’anno, e
speriamo anche in futuro, ci siamo anche occupati dell’organizzazione
dei corsi di avviamento
allo sport e quindi della
promozione. Per quanto
riguarda Pinerolo la risposta alle polemiche sta
nella piena trasparenza
dei conti. Sembrerebbe
che il prossimo anno si
potrà ancora utilizzare il
Palaghiaccio pinerolese e
da parte nostra l’intenzione c’è. A Torre Pellice
molto dipende ovviamente da quando sarà
pronto il nuovo impianto, in ogni caso credo che
dovrebbe esserci una
continuità oggettiva».
Quali opportunità di sviluppo per la montagna?
Olimpiadi, i settori dimenticati
GIORGIO GARDIOL
La bandiera olimpica
è stata appena festeggiata nei Comuni delle
Valli e già sorgono le prime preoccupazioni sul
dopo Olimpiadi 2006. A
manifestarle è stata la
Confederazione italiana
agricoltori (Cia) che ha
tenuto a Torre Pellice, sabato 23 marzo, un importante convegno sul tema
«Quali opportunità di sviluppo per l’economia
montana dalle Olimpiadi
2006?». In una sala affollata per metà da amministratori pubblici delle
valli e per l’altra metà da
agricoltori e tecnici, la
parte degli ottimisti e statà fatta da alcuni amministratori. Silvana Accossato e Marco Bellion, rispettivamente assessori
al Turismo e all’Agricoltura della Provincia di
Torino, hanno sottolineato la centralità dell’evento olimpico per lo
sviluppo delle Valli. Il circo mediático che è collegato alle Olimpiadi servirà a far conoscere il nostro territorio, la sua cultura, i suoi prodotti tipici
in tutto il mondo e dopo
l’evento olimpico avremo
molti turisti che acquisteranno anche i prodotti
delle valli. Il territorio
sarà infrastrutturato con
una spesa di 1.400 miliardi, ha detto Erminio Ribet, responsabile del Toroc per i rapporti con il
territorio, e questa è la
premessa per lo sviluppo.
Ma per l’agricoltura la
legge per le Olimpiadi
non prevede stanziamenti, dice Roberto Vaglio,
assessore alla Montagna
della Regione. Si dovrà fare con le risorse ordinarie; 1.200 miliardi per tutto il Piemonte di qui al
2006. Le critiche vengono dai tecnici della Cia:
Mauro Brusa osserva che
la manutenzione del territorio potrà essere fatta
solo se gli agricoltori
avranno certezza giuridi
ca e finanziaria sul loro
ruolo. Sergio Pellizoni osserva che non c’è imprenditorialità locale per
sviluppare l’agriturismo e
inoltre la legge del settore
non è adeguata. Susanna
Gardiol osserva che il
mercato per i prodotti tipici ci sarebbe, ma la produzione non è organizzata. Per far decollare l’agricoltura montana occorre
fare agire congiuntamente molte leggi. «Purtroppo
- dice Ludovico Actis Perinetti, presidente della
Cia - questa non è la volontà di tutti. Si pensa più
ai finanziamenti dei soliti
noti, che a cambiare le
condizioni strutturali ».
Firma definitiva il 22 marzo
Patti territoriali
ora si può partire
DAVIDE ROSSO
DOPO due anni di lavoro finalmente venerdì 22 marzo a Pinerolo è arrivata la firma definitiva dei Patti territoriali
del Pinerolese. Via libera
quindi ai Patti pinerolesi,
che prevedono investimenti per quasi 36 milioni di euro. Gli interventi
rientranti nei Patti, compresi quelli riguardanti
l’agricoltura, dovrebbero
portare, attraverso una
unione di intenti tra il
pubblico e il privato, a
uno sviluppo partecipato
e diffuso del territorio pinerolese, almeno nelle
intenzioni dei sottoscrittori, con la creazione sulla carta di circa 800 nuovi posti di lavoro.
Soddisfazione per la
firma ovviamente arriva
da Alberto Barbero, sindaco di Pinerolo comune
capofila dei Patti pinerolesi. «Il raggiungimento
dell’obiettivo che ci si era
posto - ha detto Barbero
- è avvenuta grazie all’
impegno di tutti a tutti i
livelli. C’è ora l’impegno a
proseguire sia per quanto
riguarda il lavoro tecnico,
sia per quanto riguarda la
coesione territoriale e la
concertazione dei patti».
E infatti a questo punto, come ha sottolineato
la dott.ssa Castaido della
Banca Medio Credito,
occorrerà concretizzare
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Concerti Unitrè a Torre Pellice
Tre fiabe in musica
Il concerto del musicista Francesco Pasqualotto (vent’anni appena)
tenutosi il 21 febbraio
scorso per l’Unitrè di
Torre Pellice è stato una
rivelazione. La prima
parte del concerto è iniziata con la Sonata in Sol
maggiore L 324 K 390 di
Scarlatti, seguita da una
delle più belle e sonate di
Beethoven, la Sonata in
Do maggiore opera 53
«Waldstein». Impegnativa anche la «Rapsodia»,
op. 79 n. 1 di Brahms.
Nella seconda parte del
concerto Pasqualotto ha
eseguito tre studi di Chopin, l’opera 10 n. 9, l’opera 25 n. 9, l’opera 10 n.
12. Con lo Scherzo!
op. 20 in Si minore,si
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Tre fiabe tradotte
musica e una vocei®
tante è invece il P'
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Elena Bossina al PJ
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stina Rigotti è
sta in molti spetti
con Ferruccio Casa»
Michele Di Mauro.
Lo afferma Sergio Pera, sindaco di Inverso Rinasca
Sanità troppo cara per i Comuni
Saranno appaltati questa settimana i
lavori di ripristino del muro di contenimento crollato a Rinasca in via Antica
di Fenestrelle. Costo dell’opera 32.000
euro di cui 20.000 finanziati dalla Regione. L’annuncio è stato dato dal sindaco, Sergio Pera, nel corso del Consiglio comunale che si è tenuto venerdì
22 marzo e che ha affrontato soprattutto la questione dei cambiamenti che
potrebbe portare la legge Sirchia alla
sanità e al servizio socio-assistenziale.
Preoccupazione è stata espressa da
Pera che ha illustrato come da aprile gli
oneri a carico dei cittadini e dei Comuni aumenteranno in modo considerevole. Questo perché, è stato spiegato, la
legge Sirchia inserisce «alcune prestazioni strettamente sanitarie tra quelle
assistenziali». «Non ^i possono dare ai
Comuni - ha infine detto Pera - sempre
maggiori oneri senza corrispondere ai
Comuni stessi fondi adeguati». Discorso simile è stato fatto riguardo la riforma della scuola del ministro Moratti
che, si è detto, se rimane com’è «metterà in crisi le scuole elementari e materne dal punto di vista delle aule».
compositore fra'''
Poulenc, è stata
«La storia di Babariaj
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«Minosse e il
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di Quasimodo.
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Pinerolo. Attraverso molte testimonianze dirette
e offerte da un video si
sono toccati tutti gli
aspetti dell’affido familiare, una realtà che pur
essendo presente anche
sul nostro territorio da
drca vent’anni è ancora
troppo poco conosciuta
e spesso confusa con l’adozione. Con l’affido infatti non si tratta di offrire al bambino o all’adolescente una nuova famiglia al posto di quella
originaria che è in difficoltà, ma di garantirgli
un sostegno, più o meno
lungo nel tempo, di permettergli di crescere in
un clima sereno che in
quel momento i genitori
non sono in grado di dare, e nel medesimo tem
ypMERPl 29 MARZO 2002
-------— E Eco Delle Vali.! ^ldesi
PAG. 13 RIFORMA
Diventare «risorsa» per l'affidamento familiare
Un posto per un bambino
i'affidomente permette di mantenere i rapporti tra il
iTìinore e la famiglia di origine in momentaneo difficoltà
marco ROSTAN
C^È un posto per un
bambino nella tua
taglia? Questa domanda, indubbiamente imoegnativa ma che è anche un forte invito ad
aprirsi a esperienze di
solidarietà che fanno bene a chi le riceve e a chi
le offre, è stata posta nel
corso della seconda seramTanltadiun ciclo di incontri
- dedicati ai problemi dei
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mogli
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dei
po di aiutare i genitori
stessi a superare le difficoltà in modo da poter
di nuovo accogliere il figlio o la figlia. Di conseguenza tutto si svolge
nella prospettiva di un
ritorno: di qui l’importanza di una collaborazione tra le due famiglie,
l’attenzione all’inserimento e al distacco, specialmente nei casi in cui
nella famiglia affidataria
ci siano altri figli.
In pratica ogni affidamento è un progetto personalizzato nel quale interagiscono la famiglia di
origine, quella affidataria, gli operatori dei servizi sociali; dalla qualità
delle relazioni che si instaurano dipende gran
parte del successo di un
affidamento. Da qui si
comprende l’importanza
di avere su di un territorio un buon numero di
famiglie che si rendono
disponibili perché grazie
alla loro diversità è possibile ricercare la situazione più adatta per ogni
progetto di affido. Ci sono infatti varie possibilità, dall’inserimento
completo per un periodo
lungo, all’affidamento
nei fine settimana, nelle
vacanze, anche per alcune ore al giorno e di conseguenza anche gli affi
II dibattito su chiesa e territorio
Fare formazione
ellice
;herzoi
inore, S0
VALDO FORNERONE
tMNVITO fatto dalla
I Conferenza distretftale del 2001 alle nostre
assemblee di chiesa di
tornare ad occuparsi del
territorio e del suo futuro
va pienamente accolto.
L’argomento non è nuovo e nel passato è stato
-spesso dibattuto nelle
ICd ’'°®ù‘e Conferenze distrettuali a partire dagli
anni difficili, segnati da
un continuo regresso,
•I oinval economico,
ffprtnii nostre valli. Le do®unde che a periodi ricorrenti le chiese si sono
poste sono sempre le
stesse: come essere presenti nel mondo, nel luogo in cui lavoriamo e viriamo, come possiamo
incidere nelle scelte sociali e politiche, come
possiamo cioè dare la
nostra testimonianza di
valdesi. Tra i problemi
sollevati sono personalI niente più interessato
ngli aspetti del lavoro e
nella formazione. È proprio sotto questo aspetto
le nostre valli hanno
degnato l’arretramento
P*ii sensibile. La bassa
Scolarità della popolazione è indicata come una
nelle cause, particolarntente grave per la componente valdese che in
empi di analfabetismo
annuso ha sempre vanta0 un alto grado di alfanetizzazione.
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^91.800 - 96.550
0121.954194
dustrializzato, alla scelta
dei giovani e delle loro
famiglie per un lavoro
immediato e quindi per
un guadagno sicuro, sacrificando il proseguimento degli studi e la
conseguente possibilità
di un lavoro più qualificato. La crisi industriale
che ha colpito il nostro
territorio e i processi di
ristrutturazione delle
fabbriche hanno espulso
un personale impreparato sia a riqualificarsi, sia
ad assumere iniziative
imprenditoriali. L’aver
abbandonato la strada
degli studi, certamente
più gravosa economicamente per la famiglie, ha
reso impossibile l’accesso a posizioni di responsabilità e costretto a occupare ruoli subalterni.
Credo che nelle Conferenze distrettuali sia ancora presente l’eco del
mio rammarico tante
volte espresso perché
nelle miniere della vai
Germanasca non sia mai
arrivato alla direzione
delle stesse un ingegnere
minerario espresso dalle
famiglie dei minatori.
Anche nelle nostre opere, secondo uno studio di
diversi anni fa, i posti
«direttivi» erano in maggioranza occupati da
non valdesi e da non residenti. Suggerirei di aggiornare quello studio
per verificare se la situazione è cambiata. Tuttavia questi dati ci devono
far riflettere e convincerci che occorre investire
nella formazione, perché
senza uomini preparati
non si fa molta strada.
Vorrei invitare i giovani a
guardare senza diffidenza agli incarichi di responsabilità, che devono
essere visti come occasioni di servizio e non
posti di potere.
datari possono andare
dalla famiglia, alla coppia senza figli, al singolo.
Chi decide di offrirsi come affidatario si può rivolgere ai servizi socioassistenziali delle Comunità montane: inizieranno i colloqui e le visite a
domicilio per valutare le
caratteristiche della famiglia che si sta proponendo in relazione alle
necessità di un particolare bambino, per poi dare
avvio al progetto di affidamento vero e proprio
di cui sarà precisata la
durata e il tipo di appoggio fornito dai servizi. Le
famiglie coinvolte in esperienze di affido hanno inoltre incontri periodici di confronto fra loro,
sempre con l’appoggio
degli operatori sociali. Le
prossime serate del corso
di Pinerolo si svolgeranno venerdì 5, con il giudice Pier Carlo Pazè e il
senatore Elvio Passone,
e venerdì 12 con varie
esperienze di volontariato, alle 20,45 all’aula magna del Sumi, in via Cesare Battisti 6.
Torre Pellice, progetto della Comunità montana
L'Asilo nido si apre al sabato
per genitori e bambini
MASSIMO GNONE
Aprire spazi comuni
per genitori e figli,
adulti e minori non è
un’impresa fàcile: il progetto «Incontrarsi, partecipare, giocare» elaborato dalla Comunità montana vai Pellice vuole imboccare questa strada,
con una serie di iniziative, alcune delle quali già
arrviate, sul territorio. «Il
rapporto minore-adulto
e genitore-figlio - sottolinea Eiammetta Cullo, referente all’area minori
del servizio socio-assistenziale - resta uno del
problemi più ampi di
questi anni». Fra le principali novità c’è il coordinamento dei centri di vacanza diurni. «È stata
creata la figura di un unico operatore - spiega
Gianclaudio Magra, responsabile del settore
giovani - che possa entrare in contatto con tutte le équipe degli “Estate
ragazzi” estivi, proponendo momenti comuni
di festa e attività sportive. Inoltre, oltre al coordinamento dei trasporti,
è stato avviato un mini
percorso formativo per
gli animatori».
Il progetto, finanziato
ai sensi della legge 285/
97 con 46 milioni Tanno
per tre anni, non si ferma
qui. A Bricherasio è partita la sperimentazione
del «Consiglio comunale
dei ragazzi» e da qualche
mese tutte le istituzioni
che si occupano di minori si incontrano in un «tavolo di lavoro». Tra le
proposte più interessanti, che comprendono la
creazione di gruppi di
mutuo aiuto per famiglie
con minori disahili, ci sono le attività destinate ai
più piccoli. Il primo di
questi interventi è il cosiddetto «Accompagnamento alla crescita», coordinato dalla puericultrice Maura Bertin e dalla
fisioterapista Elisabetta
Pascal. Il ciclo di quattro
incontri è dedicato alla
coppia mamma-bambino; tra gli obiettivi il rilassamento, Tosservazione dei cambiamenti della
crescita del bambino, il
ritorno in forma dopo la
gra'vidanza e la continuazione del corso pre parto.
Un’altra iniziativa, a
perta ai bambini da 1 a 3
anni, coinvolge l’asilo nido intercomunale di Torre Pellice. «Nei mesi di
marzo, aprile e maggio spiega la coordinatrice.
Elisa Jouvenal - la struttura rimarrà aperta ogni
sabato dalle 9 alle 12: il
bambino accompagnato
da un adulto, che può essere un genitore ma anche un altro parente o la
babysitter, potrà utilizzare gli spazi e i materiali
del nido, socializzando
con gli altri bambini».
Il servizio, compietamente gratuito e rivolto
a tutti i residenti nei Comuni della Comunità
montana vai Pellice, ba
la particolarità di non richiedere la frequenza a
tutti gli incontri. «Il primo sabato abbiamo avuto 27 bambini - commenta soddisfatta Elisa
Jouvenal - e la partecipazione di un buon numero di papà». Purtroppo, a
causa dei limiti del finanziamento, i progetti attuali dureranno soltanto
tre mesi ma, conclude
Fiammetta Cullo, «speriamo che l’esperienza
possa ripetersi».
NELLE CHIESE VALDESI I
I
ANGROGNA— Giovedì 28 marzo culto a Pradeltorno, alle 20,45, con celebrazione della cena del Signore; presiede l’Unione femminile. Venerdì 29 marzo, culto al Serre, alle 20,45, con celebrazione della cena del Signore presiede la corale. Domenica 31 marzo, Pasqua, culto al capoluogo alle ore 10 con
celebrazione della cena del Signore.
BOBBIO PELLICE — Venerdì 29
marzo, alle 21, culto nel tempio con
santa cena. Domenica 31 marzo (Pasqua), ore 10, culto nel tempio con santa cena e partecipazione della corale.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Giovedì 28 marzo, giovedì santo, alle 21,
culto ai Bellonatti, nel quale viene in
particolar modo ricordata l’istituzione
della santa cena da parte del Signore.
Venerdì 29 marzo, venerdì santo, alle
21, ai Bellonatti, culto di commemorazione della crocifissione e morte del Signore Gesù Cristo. Domenica 31 marzo, Pasqua: ore 9, culto agli Aitali, con
santa cena; ore 10, culto ai Bellonatti,
con santa cena.
MASSELLO — Venerdì 29 marzo, nel
tempio di Massello, al culto delle 17,30,
confesseranno la loro fede Silvia Tron e
Erik Tron; partecipa la corale di Ferrerò.
PINEROLO — Venerdì 29 marzo, alle
20,45, culto con santa cena, a cura della
corale; domenica 31 culto alle 10 con
cena del Signore. Giovedì 4 aprile,
l’Unione femminile incontra Franco
Calvetti che parla su «Virgilio Sommani, pastore, educatore e...».
POMARETTO — Giovedì 28 marzo,
alle 20,30, culto con santa cena al tempio. Venerdì 29 culto con santa cena, alle 20,30, all’Inverso; partecipa la scuola
domenicale. Nel giorno di Pasqua, culto
all’ospedale alle 9 e alle 10 nel tempio:
in entrambi i casi partecipa la corale. Le
prime riunioni quartierali di aprile saranno il 3 ai Pons e il 5 a Inverso Clot.
Da Pinerolo
a Barcellona
Il primo incontro degli iscritti alla gita
avrà luogo a Pinerolo, nel tempio di via
dei Mille 1, sabato 13 aprile alle ore 17.
Portare l’importo della caparra, fissato
in 330 euro, e i dati anagrafici necessari
per la compilazione della scheda di
iscrizione (C.I. e cod. fiscale). Ai residenti fuori delle valli, iscritti (non in lista di attesa), sarà inviato il moduloscheda al loro domicilio. Si ripetono le
istruzioni per il versamento delTacconto, che va fatto entro il 15 aprile, e del
saldo, da effettuarsi entro il 30 giugno:
bpnifico a favore di Costantino Costante sul c/c presso Istituto bancario San
Paolo-Imi in Pinerolo-To. Coordinate
bancarie: 01025 - 30750 - 00009237.
FERRERÒ-MANIGLIA — Giovedì 28
marzo culto, alle 20,30, nella sala delle
attività di Ferrerò. Domenica di Pasqua, alle 10 culto nel tempio di Ferrerò
con partecipazione della corale.
FRALI — Venerdì 29 marzo, alle
10.30, culto con le confermazioni di
Alessia Baud, Luca Garrou e Davide Pascal. Domenica 31, culto nel tempio
con santa cena alle 10,30.
PRAMOLLO — Giovedì 28 marzo, ore
20.30, culto con santa cena. Domenica
31, ore 10, culto con santa cena con la
partecipazione della corale, dei bambini della scuola domenicale e dei precatecumeni. Durante il culto avverrà il
battesimo delie piccole Arianna e Alessandra. Giovedì 4 aprile, ore 20, riunione quartierale ai Pellenchi
PRAROSTINO — Giovedì 28 marzo,
culto a San Bartolomeo, alle ore 20,45.
Venerdì 29 marzo, alle 10, culto al Roc,
alle 15, culto a Pralarossa, entrambi con
santa cena. A Pasqua culto alle 10 con
Cena nel tempio; partecipa la corale.
RORÀ — Venerdì 29 marzo, alle
20,45, culto al tempio; domenica di Pasqua, culto alle 10 nel tempio con cena
del Signore
SAN GERMANO — Domenica di Pasqua culto alle 10 con santa cena.
SAN SECONDO — Giovedì 28 marzo,
alle 21, culto liturgico del giovedì santo,
con cena del Signore, animato dalla
scuola domenicale e dal precatecbismo. Domenica 31, ore 10, culto di Pasqua, con cena del Signore e partecipazione della corale. Martedì 2 aprile, ore
21, studio biblico sulTEcclesiaste.
TORRE PELLICE — Giovedì 28 marzo, ore 21, culto con santa cena nel
tempio; venerdì 29, ore 10,30, culto con
santa cena agli Appiatti; domenica 31
culto alle 10 con santa cena, nel tempio. Martedì 2 aprile riunione quartierale, ore 20, ai Simund.
VILLAR PELLICE — Giovedì 28 marzo, alle 16,30, culto con santa cena alla
Miramonti; alle 20,30 culto liturgico
con cena del Signore nel tempio. Domenica di Pasqua culto con santa cena
e partecipazione del coretto. Martedì 2
aprile, alle 21, nella sala polivalente, incontro di preparazione per la gita comunitaria in Danimarca nella prima
settimana di luglio.
VILLAR PEROSA — Venerdì 29, alle
21, al convitto, culto della passione; domenica di Pasqua culto alle 10 con santa cena.
VILLASECCA — Venerdì 29 marzo,
culto del venerdì santo alle ore 10 nella
sala. Domenica 31 culto alle ore 10 nel
tempio con celebrazione della cena del
Signore e partecipazione della corale.
Le prossime riunioni quartierali sono
in programma il 3 aprile, ore 20 ai Trussan e il 5, alle 20 a Morasso.
■ SERVIZI
GUARDIA MEDICA
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 800-233111
GUARDIA FARMACEUTICA
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 31 MARZO
Pragelato: Doglia - via IV
Novembre 4, tei. 78030
Pinerolo: Balchet - p.za San
Donato 46, tei. 322723
LUNEDÌ 1® APRILE
Fenestrelle: Guicciardi
via Umberto I 1, tei. 83904
Pinerolo: Corti - via Lequio
tei. 322624
SERVIZIO INFERMIERISTICO
presso i distretti
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
■APPUNTAMENTin
29 marzo, venerdì
TORRE PELLICE: A Villa Elisa, ore 15,15, conversazione sulla condizione della donna in Me
dio Oriente.
29-31 marzo
TORRE PELLICE; Alle
Officine Colors Festival
di Pasqua.
31 marzo, domenica
PRAGELATO: Alle 21,
nella palestra. Festa de
Lou Magnaut, con ballo
occitano.
1“ aprile, lunedì
TORRE PELLICE: Dalle 8 alle 19, per le vie del
paese, tradizionale fiera
di Pasquetta, con mercatino biologico.
3 aprile, mercoledì
VILLAR PEROSA — Alla sala polivalente «Una
finestra sulle Valli», alle
21, nel quadro del corso
di storia della filosofia
delTUnitrè incontro conferenza a cura di Mario
Miegge dal titolo «Hegel:
la filosofia diventata storia». Seguirà dibattito.
4 aprile, giovedì
TORRE PELLICE: Alle
15,30, nella biblioteca
della Casa valdese, conferenza con la professoressa Anna Maria Albani,
su «Le città di Lucca,
Arezzo, San Gimignano».
5 aprile, venerdì
PINEROLO: Nella sala
da concerto Italo Tajo,
alle 21, concerto del duo
violoncello. Margherita
Monnet, e pianoforte,
Stefania Salvai, musiche
di Debussy e J. Brahms.
Ingresso libero.
PINEROLO: Alle 20,45,
nell’aula magna del Sumi, incontro su «Le politiche a favore della famiglia, anche le leggi cambiano», con Elvio Passone e Piercarlo Pazè.
6 aprile, sabato
ANGROGNA: Alle 21,
nel tempio valdese del
Serre, concerto del coro
Valpellice, diretto da Ugo
Cismondi, offerte devolute ala squadra Aib protezione civile di Angrogna.
BAGNOLO: Al teatro S.
Pellico, alle 21, va in scena «Cerco un sosia anche
usato», con la compagnia
teatrale «Soffio di riso».
m CINEMA ^
PINEROLO — La multisala Italia ha in programma, alla sala «Scento», Monsters & Co feriali: 20,30 e 22,20, sabato
20,30 e 22,30, festivi ore
15, 16,50, 18,40, 20,30 e
22.20. Alla sala «2cento»
The time machine: feriali
ore 20,20 e 22,20, sabato
20,20 e 22,30, festivi ore
16,05 18,10, 20,15 e ore
22.20. Lunedì e giovedì,
proiezioni anche alle 16
con ingresso a 4 euro.
BARGE — Il cinema
Comunale ha in programma, venerdì 29 ore
21, La rivoluzione sulla
«due cavalli»; sabato 30
ore 21, Ombre dal profondo; domenica, ore 15,
17,19 e 21 Da zero a dieci; lunedì, ore 15, 17, 19,
21, martedì, mercoledì e
giovedì ore 21, Il nostro
matrimonio è in crisi.
Per la vostra
pubblicità
tei. 011-655278
■i Pinerolo
«Vibrazioni»
teatrali
«Vibrazioni», il nuovo
progetto della compagnia
«Nonsoloteatro», oltre a
essere uno spettacolo
teatrale è diventato un
appuntamento libero e
settimanale per i giovani
dai 16 ai 24 anni. La serata del martedì (dalle 20
alle 22 alTauditorium di
via dei Rochis a Pinerolo)
si caratterizza per la presenza saltuaria di un
adulto che funge da «provocatore», portando all’
interno del gruppo uno
stimolo proveniente dal
mondo esterno; articoli
di giornale, filmati, fotografie e spezzoni di trasmissioni radiofoniche.
Senza la presenza dell’adulto, i giovani elaborano una risposta alla
provocazione, attraverso
uno o più codici espressivi (fotografia, video,
pittura, teatralità, scrittura, danza, ecc.), in gruppo o individualmente. I
prodotti di questa prima
fase sono raccolti e resi
disponibili alla fruizione
in un portale virtuale,
che costituisce un’articolazione del progetto.
L’indirizzo Internet è
www.nonsoloteatro.com
e le pagine dedicate a .
«Vibrazioni» si suddividono in tre capitoli: «laboratorio», «magazzino»
e «zona macchine». In un
secondo momento, i materiali potranno essere
utilizzati e coordinati
nella creazione di performance rivolte alTestemo.
14
PAC. 14 RIFORMA
E Eco Delle Yalu ìàldesi
venerdì 29 marzo
VENE!
il
]jj Juj Djìj Ü
Assistenza fiscale e tributaria
• Contabilità ordinaria e
semplificata
Consulenza del lavoro - paghe
Consulenza ambientale: rifiuti,
scarichi, emissioni in atmosfera
Inizi e modifiche di attività
Costituzione di società
Creazione d'impresa con piani di
fattibilità personalizzati
Assistenza nel rapporto con gli Enti
Credito agevolato
• Sicurezza lavoro
• Consulenza legale
• Assistenza messa a norma dei
locali
• Formazione professionale
• Promozione commerciale - export
• Consulenza gestionale e
marketing
• Servizi specializzati:
alimentaristi, autotrasporto,
edilizia, metalmeccanica, tessile e
abbigliamento
• Servizio assicurativo
• Previdenza: patronato EPASA
Per saperne di più chiamate le nostre sedi:
Pinerolo - Via Chiapperò 15
Tel. 0121.322.913 -Fax 0121.794.911
Luserna S.Giovanni - Via 1° Maggio 59
Tel. e Fax 0121.909.400
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PINE ROLO
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contributi a fondo perduto
IMPRESE TURISTICHE E IMPRESE FEMMINILI
TURISMO - SOMMINISTRAZIONE - ARTIGIANATO • COMMERCIO
SERVIZI • INDUSTRIA • A6RIC01TURA
BENEFICIARI
Per iniziative nel settore turistico - ricettivo e della ristorazione tipica:
Piccole e Medie Imprese (Pmi), Cooperative, Enti no - profit, Soggetti
privati (nel caso di “bed & breakfast”)- A maggioranza sia femminile sia
maschile.
Per tutti i settori senza limitazione: Pmi e cooperative purché a
maggioranza femminile.
Sono ammesse imprese anche di nuova costituzione.
AGEVOLAZIONE
Contributi in conto capitale dal 15% al 60%, a seconda delle attività,
della tipologia di beneficiari, nonché della normativa prescelta.
SPESE AMMISSIBILI
Per iniziative nel settore turistico-ricettivo e della ristorazione tipica:
• Acquisto di terreni e immobili (max 10% del totale) • Lavori e opere
edili (compresi impianti tecnici) • Arredi e attrezzature (comprese quelle
di natura informatica) • Spese tecniche di progettazione / consulenza.
Per tutti i settori senza limitazione, sostenute da imprese a maggiorarne
femminile:
• Impianti generali • Macchinari e attrezzature • Arredi • Brevetti e
Software • Opere murarie e relativi oneri di progettazione e direzione
lavori • Studi di fattibilità, piani d’impresa, consulenze
AVVERTENZE IMPORTANTI
• Sono ammesse le spese per il rilevamento di attività preesistente se
sostenute da società a maggioranza femminile.
• Sono ammesse le società che a seguito di variazione abbiano una
maggioranza femminile come richiesta dalla legge.
• Per le imprese prevalentemente femminili sono ammesse
retroattivamente anche le spese sostenute dal 1 giugno 2001
TERMINI
Si prevede l’apertura dei bandi tra marzo e aprile 2002.
Per verìfiche di prefattibilità e per valutare la migliore agevolazione rivolgersi a:
Cogart Pinerolo - tei. 0121.37.74.06
PINEROLO
Sede operativa: P.zza Solferino, 16 - 10064 (TO) - Tel. 0121.377.406 - Fax 0121.377.368 - Sede legale: Via Chiapperò,15 - 10064 (TO)
Luserna S. Giovanni - BORGO SAN DALMAZZO - Cuneo - Saluzzo - Savigliano - SUSA - Condove - Oulx
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cultu
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venerdì 29 MARZO 2002
Dei
PAG. 15 RIFORMA
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Ite se
0 una
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g 150 anni
della Libreria di
cultura religiosa
Dato che ho lavorato per
circa 40 anni nella Libreria di
culture religiosa di Roma, nei
giorni scorsi ho partecipato
con grande emozione alla celebrazione del suo 50° anniversario organizata da Paolo
Landi, che ha saputo ricostruire con grande cura la
storia di quella nostra importante impresa nei suoi primi
50 anni. A lui va il mio più vivo ringraziamento. Ma, oltre
a quelli che ho citato in una
breve nota sulla brochure
edita per l’occasione, non
posso non ricordare gli altri
^ici che più mi hanno aiutato nel mio lavoro. Anzitutto
il prof. Remigio Baldoni, uno
dei finanziatori della nascente impresa, che mi ha sempre accompagnato in quanto
facevo con la sua solidale e
affettuosa amicizia. E mi piace ricordare anche i primi
due «clienti» che il 15 marzo
del 1952, appena finita la
breve cerimonia di apertura
della Libreria, presieduta dal
moderatore Achille Deodato,
acquistarono i primi due libri; Berta Subilia e Gino Conte. Entrambi hanno poi sostenuto in mille modi il lavoro della Libreria, sempre con
grande partecipazione.
Ringrazio ancora la mia carissima amica Maria Laura
Vingiano per tutto l’aiuto che
mi ha dato, soprattutto nei
primi anni, e il dr. Piero Romano per le innumerevoli
sostituzioni e per l’amicizia e
la solidarietà con cui ci ha
sempre incoraggiato. Fra gli
studenti della nostra Facoltà,
tutti sempre grandi amici
della Libreria, voglio ricordare in particolare Mario Berutti, Ú prof. Franco Giacone,
allora studente, e Giuseppe
(jpicara, sempre pronti a collaItorare. Infine non dimenti|erò mai il mio braccio délo, sempre disponibile con
i sua intelligenza pratica, risolutiva e disinteressata:
. l'amico Paolo Soltèsz.
I Ma, come ho detto a voce
|lurante la cerimonia, ringrazio anche tutti i clienti per i
;5oro consigli, per la loro solidarietà e amicizia. Alla Libreria, che è stata tutta la mia vita, auguro ogni bene possibile per i prossimi 50 anni.
Elena Sena - Roma
Rogatorie
e olio d'oliva
Sicurezza alimentare? Vedere alla voce: rogatorie. La
trasmissione Reperì che, in
quanto trasmissione interessante, va in onda circa a mezzanotte della domenica, ha
affrontato recentemente il tema delle sofisticazioni degli
oli di oliva. Può succedere che
un olio di semi vari, oppure
anche un olio d’oliva ma senza le caratteristiche di commestibilità (il cosiddetto olio
lampante), parta da un paese
del mediterraneo e, con strane triangolazioni, arrivi in un
porto italiano come extra vergine. Per complicati motivi di
legislazione europea che riguardano le metodiche analitiche è difficile, per mezzo di
analisi, smascherare la frode.
Gli organi di controllo cercano di farlo attraverso l’esame
dei documenti accompagnatori. Qui, però, interviene la
nuova normativa sulle rogatorie che impone che tutti i documenti siano in originale.
Ecco la trascrizione della parte della trasmissione che affronta questo specifico aspetto, che ho copiato all’indirizzo www.report.rai.it.
«Partendo dal fatto che noi
abbiamo sentito l’ispettorato
repressioni frodi - diceva la
conduttrice - dato che non
riusciamo ad individuare attraverso le analisi ufficiali
queste frodi, noi cerchiamo
queste sofisticazioni attraverso altre vie ad esempio attraverso il cartaceo, in base a
questo ci sono dei processi in
corso a Bari, a Trani per l’olio
che viene dalla Turchia però
chiaramente chi si deve difendere ha fatto ricorso alla
legge sulle rogatorie».
Giovanni Alemanno, ministro delle Politiche agricole:
«Che c’entra adesso la legge
sulle rogatorie? Scusi? Ma che
sta dicendo? Questa intervista mi sembra fuori luogo...».
Il ministro Alemanno si toglie
il microfono e lascia la stanza, interrompendo così l’intervista. In studio Milena Gabanelli: «Proviamo a spiegarci
e ritorniamo sull’esempio
della Procura di Trani. Qual è
il problema? È che una società israeliana ha spedito
spedisce dalla Turchia un carico con dell’olio vegetale,
quest’olio fa scalo in un posto
della Comunità Europea e poi
riparte e sbarca a Barletta co
me olio extra vergine, come
per magia per strada ha cambiato natura. Ora per portare
in tribunale la società che ha
compiuto la frode servono
tutti i documenti che hanno
accompagnato il carico dal
porto di partenza. Questi documenti sono stati spediti in
copia dalle autorità turche
competenti alla procura di
Trani ma secondo la nuova
legge sulle rogatorie, gli atti
che provengono da un paese
straniero non possono essere
^in copia, pertanto il tribunale
potrebbe non accettarli come
validi». E se, invece, il Tribunale li accettasse e i difensori
chiedessero la ricusazione?
Buona riflessione.
Piero Rostagno
Torre Pellice
Accoglienza
agli emarginati
Caro Franco, care sorelle e
cari fratelli della Comunità di
base di Pinerolo, vi esprimiamo la nostra sincera solidarietà, dopo aver appreso della
lettera del vescovo di Pinerolo. Il cammino di fede che
proseguiamo insieme nella
conjunità cristiana universale ci ha portati/e spesso su
posizioni teologiche vicine.
Anche Agape abita luoghi di
frontiera, incroci, crocicchi,
ed è attraversata da teologie e
pratiche che qualche volta
fanno problema nella stessa
Chiesa valdese.
Ci siamo chiesti perché la
gerarchia cattolica abbia
scelto di dichiarare Franco
«fuori dalla comunione ecclesiale» proprio ora, quando
il cammino teologico della
Comunità di base di Pinerolo
è noto ormai da anni.
Non possiamo fare a meno
di constatare che la lettera
del vescovo arriva in un momento storico cruciale del
nostro paese, in un clima
politico e culturale regressivo dal punto di vista dei diritti delle persone, dove sempre più la diversità è considerata una minaccia invece
che una ricchezza. La gerarchia cattolica non è estranea
a questo processo, come
mostra a esempio la ripresa
di una morale conservatrice
nelle recenti dichiarazioni
del Papa sul divorzio.
Questo ci fa pensare che la
preoccupazione della gerarchia cattolica non sia rivolta
Passatempo
(D. Mazzarella)
27. Iniziali dello scrittore
Nievo
Lo sono i membri della
Chiesa di Gesù Cristo in
Madagascar
Un dono dei Magi
28
31
Orizzontali
Glorioso nella storia valdese
^0- Nella visione del profeta
Gioele rappresentano gli
invasori assiri
}, ^ticolo romanesco
2- L’apostolo Paolo fu definito così perché annunciava Gesù e la risurrezione
18. Breve giorno
19. Nuora di Giuda e antenata del re Davide
20. Un gestore di telefonia
mobile
21. Obiettivo a focale variabile
22. Accomuna ebrei, cristiani e musulmani
25. Preposizione semplice
26. Il fiume daile cui acque
fu salvato Mosè
32. La Tavola rioplatense
Verticali
1. Quasi unici
2. Quattro nell’antica Roma
3. Può anche essere interconfessionale
4. Sigla della Polonia
5. Iniziali del presentatore
Lubrano
6. La subì anche Gesù
7. Rete senza pari
8. Centro di vita
9. Pari in Mosè
10. Legumi sferici
13. Uno... in russo
14. Antico Testamento
15. Un profeta biblico
16. Suocera della biblica Rut
17. Influenzano le funzioni
e lo sviluppo dell’organismo
20. Si avverte quando cade
un corpo pesante
22. Possessivo femminile
23. Difetto nervoso
24. Paese, citato nella Bibbia, a oriente di Babilonia, con capitale Susa
29. Iniziali del regista di
«Roma città aperta»
30. Sigla di Isernia
tanto alle posizioni teologiche espresse da Franco,
quanto alla vostra pastorale
verso i gay e le lesbiche. Pur
non essendo una novità, questa prassi è diventata molto
più visibile dopo il Pride di
Roma del 2000 e ha portato
molti credenti omosessuali
ad avvicinarsi alla vostra comunità, cosa che evidentemente crea imbarazzo.
Ma nella vostra pratica, sia
dell’accoglienza incondizionata agli emarginati che del
dialogo con chi vi accusa di
essere fuori dalla comunità
ecclesiale, noi non leggiamo
altro che la testimonianza
dell’Evangelo della grazia e la
ricerca della volontà di Dio, il
nostro Dio che è amore.
Comitato esecutivo di Agape
Daniela Di Carlo, Simone
Lanza, Patrizia Ottone, Anita
Tron, Bettina König, JeanDaniel Coïsson, Nicola Rochat;
Gruppo residente di Agape
Movimenti
di base
Mi ha negativamente impressionato la dura lettera di
Gregorio Plescan sul caso
Barbero di Pinerolo. Credo
che la nostra attenzione verso i ìnovimenti di base della
Chiesa cattolica debba rimanere viva e bene ha fatto Riforma a ospitare gli interventi
di Luciano Deodato e Davide
Rosso su questo caso. È solo
l’ubbidienza alla Parola la
virtù che ci deve ispirare nei
rapporti con i nostri fratelli.
Senza nessun ammiccamento alle gerarchie che non riconosciamo e dalle quali non
prendiamo lezioni.
Enrico Pavoni - Bergamo
La scomparsa
di Alda Pasini
Leggo nel n. 10 di Riforma
(8 marzo) l’articolo di Ennio
Del Priore «Rimini: funerale
cattolico a due membri di
chiesa. Un insulto postumo
alla fede evangelica». Sono
addolorato per la scomparsa
della sorella Ada Pasini D’Ari
e del marito prof. Achille
D’Ari. Io non penso che il sacerdote che ha officiato in
cattedrale il funerale ignorasse la fede evangelica della
professoressa Ada Pasini, conosciuta da tutti a Rimini per
i lunghi anni d’insegnamento
nella scuola di stato. Debbo
pensare che siamo di fronte a
un’interpretazione dell’ecumenismo cattolico.
Ho conosciuto la famiglia
D’Ari prima del 1956 a un incontro con il pastore Giorgio
Girardet, il quale spediva da
Trieste nella riviera adriatica
il suo giornalino Presenza cristiana. Da quell’incontro si
iniziò l’organizzazione del
primo nucleo di persone desiderose di conoscere il messaggio dell’Evangelo. Io e la
mia famiglia, superando la
difficoltà di andare da Pesaro,
dove risiedevo, a Rimini in
treno, spesso affollatissimo la
domenica pomeriggio, abbiamo dato una modesta collaborazione. Mia figlia Rina, ormai tredicenne, fu battezzata
in quella piccola comunità.
Con l’arrivo del pastore Severino Zotta i nostri incontri
si diradarono. La sorella D’Ari
ha dato una straordinaria collaborazione ai pastori nell’organizzazione della chiesa,
che se oggi conta 60 membri
lo deve molto a questa intelligente e tenace credente. Spero che il suo impegno e la sua
testimonianza costituiranno
una ricchezza per la Chiesa
valdese di Rimini.
Salvatore Caponetto
Firenze
a cura di Ferruccio Corsani
CANTARE, cantare... Sul
fatto del cantare si presentano, in gran copia, detti, versi,
citazioni, canzoni: daU’immortale Canta che ri passa al religioso Cantiam, cantiam a Dio (Innario cristiano n. 239), alla vecchia canzone Tu sciogli le labbra
al canto, e tutto ti andrà ben, a
Lutero che, seguendo Agostino,
dice ‘<Doppel betet, wer singt»
(prega due volte chi canta).
Il canto è il mezzo più semplice, più istintivo e anche più
economico per fare musica.
Con il carito, a volta a volta, si
manifesta gioia o soddisfazione,
si esorcizza dolore o solitudine,
si loda Dio, si stabilisce un contatto con colui che canta vicino a noi. Con il canto esprimiamo noi stessi o dialoghiamo; magari si ammazza semplicemente il tempo; se no ci si
istruisce, si educa, si fa satira o
anche propaganda politica e
militare. Il canto in gruppo è liberatorio dopo una faticosa
ascensione, è suggestiva evocazione intorno a un falò...
In certi paesi il canto corale
è praticato anche a livello familiare; ogni componente della
famiglia canta una «parte», se
condo le proprie doti vocali:
sfilano così vecchie e care canzoni o inni. Numerosi cori popolari o di montagna, nonché
accademici, sono sorti in Italia
dopo il 1945, molti di buon livello. Tuttavia manca in genere nell’italiano il senso della
musica corale, che implica la
rinuncia alla voce singola
emergente, richiede l’adeguamento dell’individuo aU’armonia collettiva, l’ascolto degli altri mentre si canta.
Questa mentalità, che si riscontra peraltro in diverse fasce
della nostra popolazione, è presente in modo particolare nelle
nostre comunità evangeliche
delle valli valdesi; queste corali
fra breve si ritroveranno a Milano (il pomeriggio di domenica 7
aprile nella chiesa valdese di via
Sforza) fra loro e con altri gruppi corali per lo più dell’Italia
settentrionale, in occasione della cosiddetta «Festa di canto»,
che non è né un festival né un
concorso, ma l’occasione gioiosa di incontrarsi celebrando,
con il canto collettivo o delle
singole corali, la fraternità e
l’amicizia, lodando e ringraziando nel contempo il Signore.
La religione
a scuola
Il Collegio dei pastori evangelici della provincia di Salerno ha avviato una riflessione
sulla presenza del «fatto religioso» nelle scuole italiane e
sull’insegnamento della religione nelle scuole pubbliche
in particolare. In una lettera a
firma del proprio segretario,
pastore Franco Grillo, il Collegio si rivolge al ministro
dell’Istruzione, Letizia Moratti, e per conoscenza al presidente della Gei, card. Ruini,
per esprimere rincrescimento
per l’approvazione ottenuta al
Senato del ddl n. 662, 703,
1.411, 1.376 e 2.965 «Norme
sullo stato giuridico e sul reclutamento degli insegnanti
di religione cattolica». «Tale
provvedimento - si legge nel
testo - istituisce un ruolo per
una materia facoltativa e delega a un’autorità esterna il
requisito fondamentale per
accedere al posto di ruolo».
Pari rincrescimento viene
espresso per «la scelta di una
personalità religiosa di parte
a presidente della Commissione deontologica per gli
operatori della scuola pubblica, che non tiene conto né
dell’elevato numero di acattolici in servizio né delle centinaia di migliaia di utenti
che devono essere costretti ■a
subire principi etici non aderenti alla loro sensibilità». Ci
si chiede - prosegue la nota «perché lo stato debba farsi
carico di un insegnamento
religioso particolare se quest’ultimo riguarda i credenti e
le confessioni religiose». Il testo conclude auspicando che
«attraverso un confronto aperto e leale su interessi e valori sia possibile pervenire a
un terreno comune che faccia da tessuto connettivo tra
gli individui e le istituzioni» e
che «la sfera pubblica diventi
un luogo di discussione in
cui ogni identità (...) possa
rapportarsi all’alterità».
Il Collegio dei pastori evangelici della procincia di Salerno
■ PARTECIPAZIONI ■
RINGRAZIAMENTO
«Ora mi giacerei tranquilio,
dormirei e avrei cosi riposo»
Giobbe 3,13
I familiari di
Amedeo Massel
nell’impossibilità di farlo personalmente, desiderano ringraziare
tutti coloro che in ogni modo si
sono uniti ai doiore per la scomparsa del loro caro. Si ringraziano
i medici e il personale sanitario
che l’hanno assistito durante la
malattia per la sensibilità e il calore umano dimostrati.
Chiotti superiori di Perrero
24 marzo 2002
agape centro ecumenico
10060 Frali (To) Italia Tel. 0121-807514 Fax 0121-807690
e-mail: ufficio@agapecentroecumenico.org
Week-end sanità 19-21 aprile 2002
COME DISTRUGGERE LA SANITÀ
PUBBLICA: ISTRUZIONI PER L'USO
Venerdì 19 aprile
Arrivi entro le ore 19,30 per cena.
Serata di conoscenza reciproca, insieme ai/alle partecipanti all'incontro sulla scuola, in compagnia di Lidia Menapace, giornalista
de «Il Manifesto».
Sabato 20 aprile (mattino)
Sistemi sanitari nel mondo; modelli a confronto.
Intervengono Amedeo Bianco, presidente dell'Ordine dei medici
della provincia di Torino, Marco Sorrentino, del Forum del Terzo
Settore in Piemonte, Paolo Vineis, docente di Statistica sanitaria.
Pomeriggio
Che cosa sta succedendo nella sanità in Italia: un confronto
fra operatori e cittadini con: Fulvio Aurora, di Medicina democratica; Lisa Canitano, ginecologa; Cristina Cappelli, progetto Muret;
Paolo Carbonatto, medico di famiglia; Lucia Centillo, Federazione
Ds; Franca Coìsson, commissione sinodale «Diaconia»; Luciana
Dragone, medico; Paolo Jarre, AsI 5; Franca Pezzini, psichiatra; Nicoletta Pirotta, Prc Lombardia; Piera Salvano, medico.
Domenica 21 aprile
Riflessioni e conclusioni con Pino Chiezzi, consigliere regione
Piemonte dei Comunisti Italiani; Gianni Pomari, primario di Medicina e Oncologia all'ospedale valdese di Torino.
Il termine dell'incontro è previsto dopo il pranzo.
16
PAG. 16 RIFORMA
venerdì 29 MARZO 2002
Incontro con il Comitato per la Cevaa della Chiesa valdese del Rio de la Piata
L'impegno dei valdesi in America Latina
Il respiro di testimonianza evangelica e di solidarietà verso i più deboli è presente in mille
iniziative che impegnano pastori e membri di chiesa tra donne campesine e poveri delle città
FRANCO TAGLIERÒ
AI margini del Sinodo della
Chiesa valdese del Rio de
la Piata si è svolto un incontro
di reciproca informazione tra
i membri della Commissione
rioplatense per la Cevaa e il
rappresentante dell’analogo
Comitato italiano. L’occasione è stata importante per
esplorare nuove possibilità di
collaborazione accanto a
quelle già collaudate, come
l’Azione apostolica comune
(Aac) presso la popolazione
aborigena Tobas nel Chaco
del Nord-Argentina.
Si è così discusso, tra le altre cose, della possibilità di
pubblicare in spagnolo parti
delle raccolte di testi della
chiesa universale che in Italia
si sono rivelati un prézioso
strumento d’apertura a spiritualità interconfessionali e interculturali. Uno scambio di
idee sui programmi missionari, che rappresentano una
nuova prospettiva di solidarietà per le chiese della Cevaa,
ha permesso ai fratelli e alle
sorelle di conoscere l’iniziativa che sta prendendo piede in
Italia a Mezzano (Parma) tra
gli immigrati africani.
L’impegno missionario della Chiesa valdese in America
Latina è stato messo in rilievo
in particolare attraverso l’illustrazione di quanto viene fatto attraverso la Junta Unida
de Missiones (Jum), organismo interconfessionale, che
opera anche tra i Tobas. Ma
il respiro di testimonianza evangelica e di solidarietà verso i più deboli è presente in
mille piccole iniziative che,
soprattutto in Argentina, vista
la situazione odierna, vedono
impegnati pastori e membri
di chiesa tra le donne campe
II pastore Tobas Hugo Diaz dà il suo messaggio al Sinodo valdese del Rio de ia Piata 2002
sine come tra i poveri dei
quartieri poveri delle città.
La presenza di tre coordinatori della Aac ha comunque permesso di fare il punto
sul procedere dell’azione, che
è incentrata sull’animazione
teologica delle chiese, sulla
riappropriazione di una identità dimenticata, quella del
popolo legato alla terra, operazione resasi necessaria dopo che il governo argentino
ha restituito (ma soltanto al
15 per cento!) le terre agli antichi occupanti. Nel corso di
una serata sinodale aperta un
gran numero di deputati ha
udito la testimonianza di Hugo Diaz, Ilda Sanchez e Bianca Geymonat, i quali ancora
una volta hanno dato testimonianza di come attraverso
lo studio della parola evange
lica e la riflessione biblica
molte persone (circa 60 partecipanti alla Scuola biblica)
abbiano iniziato una profonda revisione del modo di vivere la propria fede. Il pastore
Hugo Diaz, prima di tornare
al villaggio di Bermejito, ha
salutato il Sinodo in un altro
momento molto forte, con
una testimonianza di fede
evangelica che ha letteralmente commosso l’uditorio.
Se l’Aac dà ampio spazio
all’autogestione, all’amministrazione, al recupero dell’artigianato, sono i laboratori di
formazione biblica che sono i
pilastri della Aac; hanno soprattutto permesso alle donne di cogliere un’opportunità
unica di leggere la Bibbia insieme agli uomini, corrimentarla liberamente e di trarre
forza per iniziare un processo
di autoconsapevolezza che
oggi spinge molte sorelle a
scenderé fino a Buenos Aires
per manifestare il loro bisogno di cibo e di libertà.
Nel corso della stessa serata è stata data un’informazione dettagliata sul modo in cui
la Comunità finanzia il progetto, con lo scopo di chiarire
obiettivi e aspettative. Molto
interesse ha destato, infine, il
progetto di organizzare uno
scambio di visite tra i Tobas e
i Kanak (Nuova Caledonia),
le cui culture e storie presentano molte affinità. Il Comitato sudamericano per la Cevaa dovrà, in accordo con gli
aborigeni e, naturalmente,
con la Mesa valdese, dare forma all’iniziativa affinché essa
possa essere realizzata.
i Secondo un rapporto della «Caritas»
Cresce la povertà in Europa
L’organizzazione cattolica
«Caritas Europa» ha lanciato
un grido d’allarme di fronte
all’avanzata preoccupante
della povertà nell’Unione europea (Ue). La povertà si sta
diffondendo anche nei paesi
più ricchi d’Europa, sottolinea il rapporto di «Caritas
Europa» pubblicato all’inizio
dello scorso febbraio. «Le ripercussioni del crollo dell’Unione Sovietica hanno
pròvocato tra l’altro la comparsa di 150 milioni di "nuovi poveri’’», aggiunge il rapporto. Il rapporto è stato redatto sulla base di dati di 43
paesi, con popolazioni che
vanno da 33.000 (Principato
di Monaco) a 146,2 milioni
(Federazione russa), e redditi
nazionali lordi che vanno da
2.103 miliardi di dollari (Germania) a 1,5 miliardi di dollari (Repubblica di Moldavia): «Nonostante la diversità
dei paesi citati, 1’esistenza
della povertà cronica è un
denominatore comune».
Dal rapporto emerge che la
più alta proporzione di cittadini delTUe che vivono in
povertà è stata registrata in
Italia (14,2%) e in Gran Bretagna (13,4%), due paesi che
hanno livelli di povertà più
alti di quelli di Polonia, Ungheria o Repubblica ceca. La
Gran Bretagna risulta il paese peggiore, in termini di distribuzione equa delle risorse, con il 20% dei più ricchi
che dispongono del 43% dei
redditi mentre il 20% dei più
poveri si spartiscono circa il
6,6%. 11 paese con il tasso di
distribuzione più equo è
l’Austria, con il 20% dei più
ricchi che dispongono del
33,3% dei redditi e il 20% dei
più poveri che si dividono il
10,4%. «Questi dati mandano
un messaggio chiaro: il fossato tra ricchi e poveri sta
crescendo e i cambiamenti
mondiali che si verificano
oggi non rendono il mondo
più giusto», ha detto il segre
tario generale ad interim di
«Caritas Europa», l’austriaco
Bruno Kapfer.
Il rapporto evidenzia che
le donne dell’Ue guadagnano solo il 51,8% del salario
degli uomini, il che dimostra
una «femminizzazione crescente della povertà». Il sistema sociale dell’Ue continua a seguire «un concetto
superato della famiglia», basato su un sostegno di famiglia maschio. Per cui le famiglie monoparentali, sostenute da una donna, e quelle
numerose sono minacciate
dalla «povertà cronica». «Ciò
che vogliamo - ha detto Kapfer ai giornalisti - è inviare
un messaggio: la povertà esiste in tutta l’Europa, non solo nei paesi non candidati
all’adesione all’Ue». Il rapporto sottolinea che l’accelerazione del processo della
globalizzazione ha permesso
una maggiore sensibilizzazione circa «l’interconnessione tra povertà, popolazione, diritti della persona, salute, e i pregiudizi contro le
donne e gli uomini».
Il rapporto chiede poi che
vengano adottate misure per
migliorare la partecipazione
politica e l’inserzione sociale; raccomanda che venga
data un’attenzione particolare ai disoccupati, alle famiglie monoparentali, alle famiglie numerose e àgli anziani. «Per sradicare la povertà ha detto ancora Kapfer - bisogna affrontare le sue cause
profonde. Quando si fanno
programmi, occorre mettere
in rilievo il carattere centrale
della persona umana». I dati,
ha concluso Kapfer, «non rivelano la profondità della
miseria e del dolore umano,
vissuto da milioni di persone
che vivono su un’isola di povertà (pensionati, senzatetto,
disoccupati di lunga durata,
famiglie monoparentali) in
mezzo a un oceano di abbondanza». (eni)
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Finanziato dalla Chiesa valdese si è svolto dal settembre 1999 al febbraio 2000
Nicaragua: progetto 8%o contro la violenza intrafamiliare
MANFREDO PAVONI GAY
chi gestisce il mercato del
sesso nelle città.
..T A comunione sperivi montata dalle donne a
partire dalla liturgia prende le
mosse dalla realtà più immediata, ma si allarga fino a raggiungere quelle che le hanno
precedute e che vengono ricordate con affetto. Nelle celebrazioni vengono menzionate le donne profetesse,
grandi e piccole donne semplici della vita quotidiana,
santificate dal loro coraggio
di pensare oltre ciò che era
loro permesso. Donne che sono morte di solitudine, altre
vittime della violenza, esplicita o silenziosa; il loro sangue
grida giustizia, e le loro grida
risuonano nei silenzi di una
società che ancora uccide.
Queste donne sono state nella storia una presenza viva e
trasformante. Quando viene
evocato il loro nome, tutte rispondiamo; “presente"! Crediamo che quelle che sono
morte, coinvolte nella lotta
per la giustizia, continuino il
loro impegno liberatore nei
nostri corpi e nelle nostre storie. Esse non sono morte, oggi
sono fiume vento, mare, terra; stanno nei nostri corpi e
nelle nostre comunità, ci ac
compagnano con amore».
Parole di Silvia Regina De
Lima, teologa brasiliana, in
una riflessione sulla liturgia
delle donne in America Latina, parole di donne impegnate nella resistenza del vivere quotidiano in un ambiente povero, violento, dominato dal potere maschile,
del singolo padre di famiglia,
del proprietario terriero, di
«Non più silènzio»
Parole che costituiscono lo
sfondo e il senso di questo
progetto del centro ecumenico «Antonio Valdivieso», finanziato coi fondi 8%o della
Chiesa valdese e che si occupa di ecumenismo e di educazione nel piccolo e martoriato stato centroamericano
del Nicaragua. Parole che ci
raccontano di brutali violenze e insopportabili ingiustizie
e di una grande sapienza che
aiuta a trovare piccole soluzioni, lasciando forse senza
soluzione la maggior parte
dei problemi.
La campagna «Non più silenzio» è un progetto sociale e
di prevenzione alla violenza
fisica e psicologica contro le
donne, che si pone l’obiettivo
di informare e formare opinioni sulla violenza intrafamiliare nei confronti delle donne, l’abuso sessuale e in particolare l’incesto, un problema
che è emerso fortemente
nell’orizzonte dei media e
della comunicazione dopo
che la figlia adottiva dell’ex
presidente della Repubblica
del Nicaragua ha denunciato
il padre adottivo per incesto e
abuso sessuale che proprio
per le caratteristiche dei personaggi coinvolti è diventato
un caso clamoroso per la lotta
contro la violenza e l’abuso
sessuale all’intemo della famiglia. Il progetto si pone
dunque il problema della sensibilizzazione, attraverso forum, dibattiti, pubblicazioni
periodiche, mostre, conferen
ze e programmi radiotelevisivi. Obiettivi specifici sono
quelli di contribuire indirettamente ad appoggiare le vittime della violenza intrafamiliare e sessuale con spazi di
dibattito e distribuzione di riviste per costmire un ambiente culturale in grado di comprendere la sofferenza e le
problematiche che nascondono abusi e violenze.
za». Si sono creati gruppi tematici su lavoro, su incesto,
abusi e legislazione.
Forum sull'incesto
Un progetto rivolto
a tutta la società
Dare l’opportunità inoltre
agli esponenti religiosi di acquisire elementi di giudizio
più attenti e sensibili alla teoria sull’incesto elaborata da
psicologi e sociologi, considerando la grande influenza
che le chiese hanno sulla società nicaraguese, che con il
loro messaggio di rassegnazione e sottomissione rivolto
sovente alle donne maltrattate e abusate nella famiglia,
contribuiscono ad aumentare il processo colpevolizzante
coalizzandosi paradossalmente con la cultura discriminatoria alla quale dovrebbero opporsi.
Questo progetto dunque è
rivolto a esponenti, comunità
e gruppi religiosi, docenti,
alunni e alunne, padri e madri di famiglia, gruppi di giovani donne, cooperative. Durante i cinque mesi della durata del progetto, dal settembre 1999 al febbraio 2000, si
sono organizzati incontri con
gruppi della società civile come la «Rete di donne contro
la violenza» e il «Coordinamento nicaraguese del lavoro
con l’infanzia e l’adolescen
Un’altra fase del progetto è
stata caratterizzata dall’organizzazione di una campagna
stampa in vista dell’apertura
di un primo Forum sull’incesto, rivolto agli esponenti religiosi e a comunità cristiane.
Dopo questo primio incontro il centro Valdivieso, attraverso il finanziamento 8%o
della Chiesa valdese che ha
deciso di finanziare il progetto devolvendo circa 5.000
dollari Usa, ha organizzato
altri due Forum nazionali e
una Marcia di denuncia contro il fenomeno che si è diretta verso l’Assemblea nazionale (il Parlamento nicaraguese) per sensibilizzare i
parlamentari affinché si facciano promotori di un’iniziativa anche di carattere legislativo che aiuti a combattere
più efficacemente il fenomeno dell’incesto e della violenza così diffuso nella società.
A proposito di legislazione
su abuso e incesto intrafamiliare il Nicaragua possiede
strumenti legali per sanzionare questi crimini, eppure questi strumenti non garantiscono ia difesa di elementari diritti umani di donne e figlie
nella famiglia poiché esistono
ma sono inseriti all’interno di
una cultura di discriminazione verso le donne ancora
molto radicata in Nicaragua.
Per questo è fondamentale
creare nuove opinioni e un
approccio più coerente di
fronte a questi fenomeni, che
La figlia adottiva deii’ex presidente
aiutino le vittime ad avere sostegno per affrontare i processi con dignità e con tutte le
garanzie per ottenere giustizia
e non con il rischio, come
spesso accade, di venire trasformate in ulteriori vittime.
del Nicaragua, Daniel Ortega
amici avvocati difensori, e
anche la comunità stessa data
la mentalità discriminatoria
che esiste nel paese.
Formare e sensibilizzare
Un progetto dunque di formazione e sensibilizzazione
che ha come interlocutori
l’insieme della società nicaraguese, ma in particolare l’ambiente delle comunità cristiane. Sono le comunità infatti
che con il loro lavoro quotidiano di rete possono sensibilizzare la società e offrire
sostegno alle vittime di questa violenza sociale e culturale. Finalità del progetto è anche quella di portare alla luce
ad un’ampia parte della società le conseguenze e i problemi incontrati dalle vittime
prima e dopo le denunce,
cioè gli ostacoli che affrontano per accedere alla giustizia,
e del fenomeno assai comune
del cosiddetto «processo di ri\fittimazione» a cui partecipano parenti degli aggressori.
Cultura discriminatoria
Questa cultura discriminatoria è quella per cui le donne
che denunciano abusi sessuali o maltrattamenti contro
di esse o contro i loro figli e le
loro figlie, soprattutto quando l’accusato è il padre o «il
padrone di casa», si sentono
«colpevoli» e provocatorie
nell’aver denunciato le violenze e molte volte si trovano
costrette a ritirare le denunce, L’effetto più grave di questo processo di «rivittimazione» è che paralizza le vittime
e le sottomette al silenzio, impedendo loro l’accesso alla
giustizia e sprofondandole in
una vita senza speranza e di
sfiducia in se stesse, nelle istituzioni e nella società. Rompere questo «silenzio rivittimizzante» significa in fondo,
oltre che parlare alle vittime e
delle vittime, restituire loro
dignità di parola e forza per
poter narrare le loro storie.