1
Anno 113 - N. 50
16 dicembre 1977 ■ L. 200
Spedizione in abbonamento postale
I Gruppo /70
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TOHRB LEILICE
ddle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
TEMPO DI AVVENTO - L’UMANITÀ’ DI GESÙ’ ■ 3
Diventare uomini con Gesù
Dire che Gesù non solo è stato ma è uomo significa affermare l’umanità di Dio che non è contro ma è per l’uomo; e significa cercare di imparare da lui a diventare uomini
Gesù — come se visto nei
due articoli precedenti — è
Dio, veramente Dio, sia nel
senso che non è qualcosa di
meno di Dio (un semi-dio, o
un quasi-dio) sia nel senso
che Dio è proprio così come
appare in Gesù.
Ma Gesù è anche uomo,
veramente uomo. Di questo
dobbiamo ora parlare.
Che Gesù sia stato uomo,
nessuno oggi ne dubita. In
passato c'è stato chi ne ha
dubitato. Qualcuno, ad esempio, ha detto che Gesù era
un angelo o un dio travestito da uomo (uomo solo in
apparenza). Altri hanno detto che era un mito (la personificazione di un’idea religiosa). Oggi queste teorie
sono abbandonate. Sono delle fantasie lontane dalla verità. La verità è che Gesù
mo ma ora è Dio; era uomo
ma ora non lo è più perché
è diventato Dio. Non è così
che i primi cristiani han parlato di lui. Anche dopo la
risurrezione, quando è apparsa la sua divinità (« Signore mio e Dio mio! » gli
dice Toma otto giorni dopo
Pasqua), essi han continuato a chiamarlo « uomo ». Cosi Pietro il giorno di Pentecoste: « Gesù di Nazareth,
uomo che Dio ha accredita
to... ». E Paolo agli ateniesi:
Dio giudicherà il mondo
« per mezzo deH’womo che
Egli ha stabilito ». E via dicendo, per tutto il Nuovo
Testamento.
Perché i primi cristiani —
e noi con loro — han continuato a parlare di Gesù uomo anche dopo averlo riconosciuto come Dio? Non bastava dire che è Dio? Perché
insistere nel dire anche che
è uomo? Dicendo che è Dio
non si dice forse tutto, o il
massimo che si possa dire?
Perché ai primi cristiani —
e a noi con loro — non è
sembrato e non sembra superfluo, oppure contradditorio, dire che Gesù, anche
ora che è Dio, è ancora e
sempre uomo? Che cosa vogliamo dire Eiffermando che
Gesù non solo era uomo ma
lo è ancora? Vogliamo dire
due cose, una su Dio e una
su noi stessi.
Anzitutto, dire che Gesù è
ancora uomo significa dire
che Dio è umano. Molti, purtroppo, non hanno mai conosciuto questo Dio umano,
ma solo un Dio non-umanó
o addirittura disumano. Perciò ritengono che Dio sia il
contrario delTuomo e l’uomo il contrario di Dio e che
per affermare Dio bisogna
negare l’uOmo e per affer-mare l’uomo bisogna negare Dio. A dire il vero ci sono anche dei cristiani che la
pensano così e dicono, in
pratica: Dio è tutto e l'uomo nulla. È logico allora
che qualcuno reagisca e proclami il contrario: l’uomo è
tutto e Dio nulla. È tempo di
uscire da questi circoli viziosi, da questi vicoli ciechi.
Paolo Ricca
(continua a pag. 3)
FEDE E PARTECIPAZIONE ALLA CHIESA
Vi sarò un ritorno?
Per chi ha lasciato le nostre
comunità
(ma anche per chi è restato!)
il ritorno non può essere
un rientro nel seno materno,
ma solo nuova nascita.
I| ritorno, in senso biblico,
è il contrario
della restaurazione.
era uomo.
Ma Gesù non solo era uomo, lo è ancora. Questo è il
punto importante. Di lui come uomo non si deve parlare solo al passato, più o meno in questi termini: era uo
Con un articolo dal titolo significativo {« Occorre però laicizzare anche la chiesa », Rinascita n.
47 del 2 dicembre), la comunità
deirisolotto si inserisce nel dibattito sui rapporti tra chiesa e
stato. È un intervento grave, per
ché manifesta la durezza dello
scontro tra comunità di base (e
loro leaders) e autorità civili
ed ecclesiastiche unite nella conservazione di uno stile e di un
contenuto concordatari contro
cui si sono infrante le speranze
SETTE DEL NOSTRO TEMPO
TESTIMONI DI GEOVA
Non più cristiani
Jean Paul Benoit («Denominations et sectes» 1965, p. 96)
cataloga i Testimoni di Geova
(TG) tra «le sette che non sono affatto o non sono più cristiane ». Infatti i TG rifiutano
alcuni aspetti fondamentali del
messaggio biblico. La loro dottrina terribilmente complessa,
mescola in modo acritico elementi tratti dal giudaismo antico e dalla filosofia greca, dal
cattolicesimo romano e dalla
escatologia protocristiana ed il
tutto è condito con una scelta
arbitraria di testi biblici avulsi
dal loro contesto.
Dio ha un nome?
I TG attribuiscono grandissima importanza al chiamare Dio
con il suo « nome personale »
che essi affermano essere Geova
e non altro. Ma il problema è
ben più ampio. Il nome enigmatico rivelato da Dio a Mosè davanti al pruno ardente non è
altro che ìa prima persona singolare deH’imperfefto ebraico
del verbo essere e va tradotto:
« io sono » ovvero « io sarò » ;
inoltre, è, .ripètuto, ben tre volte
in risposta allá precisa domanda di Mosè: «...se essi mi dicono : qual’è il suo nomer? che risponderò loro? Iddio (Elohim)
disse a Mosè : lO SONO quello che SONO. Poi disse: dirai
così ai figliuoli di Israele: ITO
SONO mi ha mandato da voi »
(Es. 3: 13b-14).
Questo « nome » al versetto
seguente viene però ripetuto a
Mosè come « nome di Dio in
perpetuo », ma modificato alla
terza persona singolare : « colui
che è» (= JHWH), usando una
antichissima forma del verbo essere di cui ancora oggi si
discute l’esatta derivazione e
l’esatta pronunzia, anche se si
opta per Jahweh. Perciò, se la
traduzione letterale è ; « COLUI
CHE È », teologicamente ci troviamo invece davanti ad un nome-definizione che in realtà è
un NON-NOME, in quanto precisa che l’Iddio di Israele non
può essere conosciuto, definito,
descritto e quindi posseduto,
mediante un normale nome come gli altri dèi pagani. Per conoscerlo è necessario essere posti dinanzi alla testimonianza
resagli dal racconto dèi suoi interventi nella storia di Israele,
bisogna udire la sua volontà
annunziata nella « legge » e proclamata dai profeti.
Perciò insistere sulla forma
verbale Jahveh oggettivata come nomei ovvero sulla forma
Geova assolutamente priva di
alcun significato, perché risulta
dalla combinazione delle consonanti J-H-W-H con le vocali
della parola Adonai ( = Signore), equivale a non aver compreso nulla dell’essere stesso
di Dio.
eludono che la trinità è un mito pagano e irragionevole. Non
si chiedono però se per caso il
termine stesso di trinità, nonché
la classica definizione : « tre
persone divine ed un solo Dio »,
non siano piuttosto da considerarsi solo un tentativo, forse
terminológicamente infelice ed
indubbiamente oggi superato,
per esprimere la profonda realtà di Dio. La Bibbia infatti testimonia di Dio quale unico
Dio, ma che si rivela a noi in
TRE MODI DI ESSERE. Parlando di trinità i cristiani del
IV secolo vollero esprimere la
loro fede in quest’unico Iddio
che si rivela alTuomo come padre onnipotente creatore e Si
gnore del cielo e della terra
come Salvatore in Gesù Cristo
eterna Parola fatta carne- come dimorante in noi mediante
lo Spirito Santo. Per fare ciò
usarono i termini del loro tempo, quale quello di, « persona »
che oggi ha addirittura mutato
significato creando equivoci e
confusione in chi teologicamente è impreparato.
di molti credenti. lì discorso si
approfondisce nella -sofferta ricerca di un rapporto libero e deciso con l’Evangelo, che passi dall’autorità -dei vertici alla responsabilità dei credenti come singoli
e come gruppi, -mordendo sull’attuale situazione -della scuola, delrassistenza, -delle -carceri e delTesercito. Dopo tante batoste e la
partenza -di tanti -credenti, s’intravvede la possibilità di una
nuova fluidità spirituale che consenta un ritorno? Il discorso non
è -ottimista, -ma -non manca di serenità.
Il -discorso deirisolptto non ci
lascia indifferenti e pone anche
a noi il problema analogo delle
partenze e dei ritorni. Non basta
opporre all’Iisolotto la nostra
buona coscienza separatista, di
stile vecchio-liberale, per sentirsi tranquilli in ima tana fieramente -confessionale,. , protetta
dai venti clericali. Può essere interessante evocare i nostri principi così spesso detti e ripetuti:
laicità e responsabilità -dei credenti, libera partecipazione di
tutti e di ognuno alle scelte politiche, critica a tutti grintegris-mi.
Nonostante questo, anche le nostre comunità sono passate e passano attraverso -una -crisi, che ne
sfoltisce la compagine e -disperde
una parte dei suoi membri. Si
parla -di partenze e di ritorni, ma
noi ci domandiamo; quali partenze e quali ritorni?
Le partenze
Un Cristo
che non salva
Uno o tre?
I TG negano la trinità usando alcune argomentazioni equivoche: constatano che il termine
trinità manca nei testi biblici,
osservano che H-l-i-1 è uguale
a 3 e non ad 1 ; citano le triadi
divine credute e confessate nelle religioni pagane, quindi con
Quanto all’opera ed alla persona di Cristo, i TG ripropongono l’eresia «unitariana», negano la divinità di Gesù e costruiscono una cristologia a dir
poco fantasiosa.
Gesù sarebbe stato im uomo
Giovanni Scuderi
(continua a pag. 5)
Fra noi si usa -dire e ripetere:
« i giovani sono partiti ». Una
analisi, libera -da pregiudizi, constata che oggi le nostre comunità
sono formate da uomini dai 50
anni in su, da ragazzi, -da adolescenti, -da bambini. C’è chi le paragona ad alcuni villaggi meridionali, vuotati degli uomini validi dalla disoccupazione e dalla
emigrazione. . Un’analisi onesta
registra altresì l'arrivo di -gente,
che prdvièhè dal dìssenso cattolico, dairateisfno -di marca marxista o non, da comunità carismatiche o giudaizzanti, da gente che rifiuta di confondere con
l’Evangelo lo spiritualismo a caldo, come il pentecostalismo apolitico e quello a freddo come il
razionalismo biblicista. Ma da
sempre succede che chi entra in
un gruppo e non vi trova più i
suoi non veda altri e dica; non
c’è nessuno!
Non solo « i giovani » sono
partiti, ma uomini adulti: gli uni
per protesta contro il mutamento di stile o -di contenuto delle
comunità, altri per protesta contro un eventuale autoritarismo
clericale -dei pastori, che avrebbero distorto il valore simbolico
di un pastorato tradizionale, interclassista, non partitico, amante della relatività e deH’equidistanza, per seguire voglie partitiche ©d antiunitarie. Altri giovani
o adulti sono partiti perché hanno ritenuto di avere -raggiunto
un maturo livello morale o spirituale: per loro la cosa più bella
ed irrinunciabile della loro eredità protestante è l’educazione
alla libertà -del diverso e -della solit-udine; se con Dio o senza Dio
sarà cosa da esaminarsi dopo opportune -disquisizioni sul « divino ».
Ma non pochi sono partiti perché hanno sentito che rEvangelo, come potenza di rinnovamento in tutti i settori della vita, non
era vissuto con coerenza dalle
nostre comunità e se ne sono andati turbati o disincantati, facendo altri tentativi o anche adattandosi alla « tristezza del secolo » di colori spesso opposti.
Non basta constatare le partenze. È necessario analizzare le
vie — ampie strade, stretti sentieri, vicoli ciechi — in cui chi
parte va a finire. Vi sono esperienze che segnano la coscienza,
la sensibilità, la volontà dei protestanti partiti dalle loro comunità. André Gide, nel «suo classico saggio sul figliuol prodigo, inventa un tèrzo fratello, che esce
di casa, mentre il secondo ritorna nella casa del Padre. Il fratello reduce non lo ostacola, ma gli
dice soltanto: « fa’ attenzione allo scalino». In quel mondo, che
lo ha accolto come un cittadino
a pieno diritto o come un difficile
inassi-milabile, il protestante,
partito dalle calde serre o gelide
dottrine della sua ’Comunità, ha
incontrato un , mondo, che non
gli pare né necessariamente diabolico, né necessariamente, divino. Vi si adatta a volte privileCarlo Gay
(continua a pag. 4}
l
2
16 dicembre 1977
LE ASSEMBLEE DI CIRCUITO DEL PRIMO DISTRETTO
Secolarizzazione e educazione cristiana
alla fede al centro del lavoro del distretto
I Circuito
Il Circuito
In una giornata di splendido
sole autunnale ha avuto luogo
ad Angrogna la prima giornata
del Circuito, domenica 20 novembre.
Al culto del mattino il vecchio tempio era quasi gremito:
presenti diversi angrognini, giovani e adulti, membri di altre
chiese ed un folto gruppo di
catecumeni delle chiese di Pinerolo e Villasecca, accompagnati
dai loro pastori.
Dopo il pranzo al sacco consumato in allegria nella sala
delle attività ha avuto luogo,
alle 14,30, l’Assemblea di circuito. Una quarantina di persone ha seguito con interesse i lavori dell’Assemblea, presieduti
dal sovraintendente past. Ayassot. Dapprima si sono programmate le attività comuni e settoriali per i prossimi mesi, poi si
è affrontato il tema «Educazione cristiana alla fede ». La sig.na
Ethel Bonnet ha letto la sua relazione sull’argomento: da essa
appare che non si può educare
alla fede perché la fede è un
dono di Dio, ma si può e si deve istruire alla conoscenza della Scrittura, dare gli strumenti
per una conoscenza biblica, indirizzare chi ci è affidato (figli,
alunni, catecunjeni, membri di
chiesa) con una testimonianza
continua. Questa istruzione cristiana deve cominciare fin dai
primissimi anni. Ha posto inoltre vari interrogativi, quali argomenti di fattiva discussione:
— E giusto istruire i bambini
alla conoscenza della Scrittura?
— Come procedere per far questo?
— A chi compete questa istruzione?
— Quali sona gli strumenti validi per una buona conoscenza biblica?
— Va bene in tal senso la Scuola Domenicale?
monianza pratica dell’affetto e
dell’interesse dei monitori; la
necessità di una conoscenza di
base della Bibbia; l’ignoranza
biblica che si registra nelle nostre comunità, dovuta- soprattutto aH’assenteismo dei genitori propensi a delegare àd altri
l’educazione cristiana dei loro
figli; il disagio dei pastori quando devono insegnare ai bambini, non avendo avuto una preparazione di base pedagogica
alla facoltà di teologia; la responsabilità della trasmissione
dell’Evangelo tocca a tutta la
comimità, deve esserci una testimonianza vivente di ciò che i
ragazzi imparano ; l’utilità di
coinvolgere i genitori in questo
insegnamento, dialogando con
loro alla ricerca del modo migliore di impostare il lavoro. Il
pastore Platone rende noto che
ad Angrogna i monitori faranno un giro di riunioni quartierali per far conoscere alla comunità l’insegnamento nelle
scuole domenicali e al catechismo. L’Assemblea è terminata
col canto del bell’inno 252 : « Resta con me. Signore, il dii declina... ».
E. Bonnet
L’Assemblea del 2° Circuito si
è riimita Domenica 4 dicembre
nel pomeriggio nei locali della
Chiesa di Pinerolo. Erano presenti i rappresentanti delle Chiese di Pinerolo, San Germano Chisone. San Secondo, Prarostino e
Villar Perosa. Dopo l’invocazione
e la lettura di alcuni passi, il Pastore -Marco Ayassot presenta
una approfondita relazione sul
tema all’o.djg.: Secolarizzazione
e frequenza ai culti. La relazione
constava di due parti: nella prima ha presentato in forma succinta l’opuscolo della Attualità
Protestante, uscito di recente
dalla Ed. Claudiana {che raccomandiamo alle Chiese per una
larga diffusione nelle comunità):
« Comunità Cristiana e mondo
secolarizzato »; nella seconda parte ha riassunto la riflessione dei
pastori del circuito, fatta in comune negli incontri -del lunedì
mattina e che hanno costituito
l’argomento della predicazione
durante l’autunno.
Dopo la relazione del Pastore
Ayassot si è fatta una « panoramica » del lavoro svolto nella
comunità. I Pastori hanno riferito brevemente come è stato av
viato e condotto il discorso a vari livelli; riunioni quartierali,
predicazione domenicale secondo
il programma preparato insieme,
nelle unioni femminili e giovanili, ecc. Ci si è fermati poi alcuni
istanti per esaminare la situazione nelle varie comunità per
quello che riguarda la frequenza
ai culti: si va dall’8% circa di
Prarostino al 20% di Pinerolo,
tenendo conto dell’invecchiamento della popolazione in alcune
zone, delle distanze dal luogo di
culto, della frequenza alle riunioni quartierali che alcuni considerano un culto, e altri no. Questa panoramica ha messo meglio
in luce come le nostre comunità
siano ad un livello molto avanzato di secolarizzazione. La gravità
della situazione non sta soltanto
nel fatto che sono pochi ormai
quelli che frequentano più o meno regolarmente i culti, ma nel
fatto che anche quelli che lo frequentano sono in larga misura
contaminati dalla secolarizzazione.
E’ seguito poi il dibattito vero
e proprio sul tema all’ordine del
giorno. Ci si è fermati a lungo sulla ¡secolarizzazione, rile
Circuito
La discussione che ne è seguita è stata proficua e interessante. Vi hanno partecipato pastori emeriti; pastori, membri
di concistoro, giovani, monitori,
predicatori laici. Da essa sono
emersi alcuni punti: l’utilità o
meno della memorizzazione dei
versetti; la validità della testi
A Perosa, nella sala. Lombardini, ¡si è tenuto domenica 4 dicembre un convegno delle chiese del
III circuito sul tema « Culto e
secolarizzazione», proposto dalla
Conferenza ¡distrettuale.
Due brevi relazioni di Guido
Baret e Adriano Longo hanno introdotto il dibattito.
La discussione dei trenta presenti è stata nutrita e intensa.
Si è prima tentato un piccolo bilancio delle riunioni quartierali,
che in tutte le chiese sono state
dedicate a questo problema. In
genere non vi è stato molto dibattito, si è riconosciuto che il
culto mantiene la sua validità,
ma che le comunità sono assorbite dal processo di secolarizzazione.
Dopo questo rapido bilancio.
si è iniziata la discussione vera e
propria, partendo dal fenomeno
della secolarizzazione, che ha
sempre due aspetti, uno positivo
e uno negafivcT: è positivo quando abbatte i culti da cui l’uomo
si lascia asservire, culto del progresso, della razza, del denaro,
ecc.; è negativo, quando significa
conformismo verso l’ambiente in
cui si vive e verso le sue tendenze dominanti ( « Non conformatevi al presente secolo »: Rom.
12). Nelle nostre chiese il fenomeno è piuttosto del secondo tipo. Cosa fare, allora?
L’impegno nella chiesa è questione di scelta, di decisione personale: dobbiamo allora continuare a insistere con persone che
evidentemente non hanno voglia
di compiere questa scelta? È for
TRIBUNA LIBERA
Lettera aperta
al presiidente (della FGEI
Caro Bensì,
ho avuto occasione di leggere il n. 2
dell’ottobre ’77 della Rivista del
C.N.S.D.I. e del S.I.E. « La Scuola
Domenicale ».
Viene chiesto ai lettori una collaborazione di giudizio, di critica o di apprezzamento, particolarmente aUa luce
dell’Art. 31 degli a Atti » del Sinodo
Valdese e della Conferenza Metodista
del corrente anno che, tra l’altro, mette in evidenza « i problemi della responsabilità dei genitori nella testimonianza e trasmissione della fede verso
i figli e più in generale degli adulti
verso i giovani » e « invita le Chiese a
mettere al centro della loro riflessione... anche il tema dell’educazione cristiana in vista della fede nel quadro
più vasto del rapporto educativo delle
generazioni ».
Interessante certo, a mio avviso, la
presentazione di entrambi i punti de
« Il mondo del bambino ed i suoi problemi », come pure le osservazioni dei
vari punti di « Panorama »; particolarmente mi hanno fatto riflettere ì paragrafi « Contrasti tra Catecumeni e Comunità » (pag. 135) nonché « La Pedagogia » (pag. 140) e (( La Teologia »
(pag. 141). Credo anche che l’informativa derivante dalle « Tecniche ed e
sperienze » dei « miseri mortali » costituisca un vero arricchimento non solo per i monitori, ma per tutto il coinvolgersi del rapporto degli adulti verso
i giovani.
Fino qua, caro Presidente, le note
positive. Ma poiché viene sollecitata
una collaborazione anche di segno negativo, permettimi di dirti che sono
rimasto davvero perplesso per l’affermazione che dei due « cartelloni »
(pagg. 119 e 120) il « secondo sì commenta da solo ». Eccone il testo.
« Hanno inventato un comandamento che non esiste: NON COMMETTERE ATTI IMPURI.
E dicono che tutti ì mali della Società borghese non vengono dal capitalismo, ma dai peccati del sesso.
Masturbazione - Omosessualità - Rapporti prematrimoniali - Pornografia Abortiamo - Divorzismo - Marxismo.
Ecco i mali sociali che sono stati denunciati recentemente.
Se rischiamo la distruzione atomica,
se c’è lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, il nazionalismo, il razzismo, la
fame dei poveri, la disoccupazione, l’emigrazione, se i ricchi non pagano le
tasse, se i ricchi esportano i loro capitali all’estero, se i ministri prendono
le bustarelle, se c’è l’inquinamento e la
crisi economica.
di chi la colpa?
— dei bambini che si masturbano!
— di quelli che vanno a vedere
films pornografici!
— delle prostitute!.
VI SEMBRA GIUSTO? ».
E qui non posso fare a meno di stupirmi che mettendo in risalto gli innegabili gravi -mali derivanti dalla esistente dilagante corruzione, si finisca
per giustificare talune — diciamo —
debolezze umane come la omosessualità e la pornografia.
Ed infine sarebbe interessante sapere come il marxismo può essere diventato un « peccato del sesso », quando
la Nazione che è culla del marxismo
considera reato la omosessualità e non
permette la pubblicazione e l’importazione di riviste pornografiche.
Non ti sembra. Presidente, che anche il secondo cartellone avrebbe meritato un commento o, ancor meglio,
che responsabilmente si fosse evitato
di pubblicare su una rivista ad uso delle Scuole domenicali, argomenti in tal
forma presentati all’insegna di « testimonianza della fede »?
Molti fraterni saluti.
se giunto il momento di ripartire
su basi nuove: una chiesa più
piccola, ma fatta da gente che
crede. -Ma come vi si arriva, concretaimente? L’esperienza della
« piccola chiesa » è stata tentata
parecchie volte, nella storia, ma
non ha risolto il problema.
L’impegno deve esserci, ma
non deve significare un « serrare
al centro », ma piuttosto un impegno a raggiera: nella chiesa,
certo, ma anche negli enti locali,
nella scuola, dovunque son necessarie delle forze per costruire
una nuova vita sociale, contro la
disgregazione della nostra società.
Disgregazione: è la realtà che
si manifesta in modo impressio'■ nante proprio nelle comimità. Come si fa a parlare di rinnovamento del culto, quando si scopre che in comunità come Pomaretto non ci si conosce, non si sa
rindirizzo nemmeno del compagno dello stesso corso di catechismo, manca il dialogo nelle famiglie?
Il problema non è tanto quello del culto, ma quello della comunità. Il rinnovamento del culto ha un senso solo se è inserito
in un movimento di riforma della chiesa. Bisogna che il culto diventi rincontro della comunità,
l’assemblea in cui l’ascolto della
parola di Dio porta a discutere
su cose concrete, a lavorare per
uno scopo comune. Non ci si dovrebbe fissare sul culto domenicale, come ise oggi fosse l’unica
forma possibile: bisogna trovare
altre forme di incontro, per esempio riunioni per persone che
hanno gli stessi interessi, gli
stessi problemi.
Ma qui, a moderare lo slancio
delle proposte innovatrici, spuntano altre domande, domande
per il momento senza risposta:
come comunicare la fede? come
incontrarsi, in un tempo in cui
incontrarsi diventa sempre più
difficile? Cosa fare quando si invita, si informa la gente in tutti i
modi possibili, e nessuno risponde? Sono domande che descrivono più eloquentemente di ogni
discorso la situazione dei membri impegnati, in una fase come
la nostra in cui si vede quello che
si dovrebbe fare, ma non si è
ancora trovato il modo di farlo
insieme, con iniziative che coinvolgano tutti, o il maggior numero, mettendo in minoranza i passivi e gli indifferenti, che ora son
maggioranza.
vando l’esattezza dell’analisi presentata dal relatore, come « fenomeno di emancipazione » il
mettere l’uomo al centro di tutto, come tentativo di essere liberi da Dio. Qualcuno ha rilevato
che anche nel fenomeno della secolarizzazione vi possono essere
degli aspetti positivi, come una
maggiore maturità dell’uomo.
Per quello che riguarda il « che
cosa fare oggi » l’argomento più
difficile, ci si è fermati soprattutto sulla necessità di una sempre maggiore preparazione teologica di tutti i fratelli nella comunità, e questo non tanto come
preparazione specifica di alcuni
membri chiamati poi a svolgere
un ministero nella chiesa, ma nei
contenuti della predicazione e
della catechesi, e a tutti i livelli.
Ci si aspettava una discussione
più animata sul culto, delle critiche al culto così come è celebrato nelle nostre Chiese la domenica mattina, soprattutto sul
rinnovamento delle forme del
culto, se non proprio sui contenuti ai quali nessuna comunità
cristiana può rinunziare. Uno degli ultimi interventi, di un laico,
ci ha richiamati ad una maggiore fiducia nella forza della preghiera e nell’opera dello Spirito
Santo.
L’assemblea si è fermata ancora per esaminare alcune proposte. La Signorina Gay richiama
l’attenzione di tutti al problema
dell’Eco delle Valli, sulla necessità di mandare più notizie al nostro giornale. Si tratta di organizzarci meglio in ogni comunità.
Il Pastore Tourn propone di
avere in primavera un raduno di
giovani, come lo scorso anno, per
un dibattito sul problema della
violenza, e di un eventuale corso
di musica.
Cipriano Tourn
r
DALLE
CHIESE
SESTRI PONENTE
Incontri. - Le Scuole domenicali di Genova, via Assarotti,
Sampierdarena e Sestri si sono
incontrate a Sestri per consentire ai bambini e catecumeni di
fraternizzare insieme e ai genitori di dibattere il tema « le
scelte dei giovani in riferimento alla loro testimonianza di
fede ».
Ancora a Sestri si è tenuta
un’agape fraterna seguita da
una conferenza con discussione
sul Metodismo, presentata da
Sandra Rizzi.
Partenza. - Il nostro diacono
Monaco Enrico si è trasferito
a Firenze con la moglie ed il nipotino. Lo ricordiamo con affetto il nostro fratello e chiediamo a Dio di benedirlo nella sua
missione per il nipotino spastico e inviamo a lui ed alla consorte il nostro pensiero affettuoso.
Presentazione. - Il piccolo Simone di Antonio e Robin Boccia è stato presentato domenica
16 ottobre. Siamo lieti che piano piano ci si avii verso il battesimo biblico da adulti. Che
Iddio benedica Simone e che i
genitori siano di esempio e di
guida sotto lo sguardo del Signore.
Ugo Zeni
b. r.
La riunione dei Concistori prevista dairOrdlne del Giorno della Conferenza distrettuale di San
Germano su « Culto e secolarizzazione » è fissata per la domenica 5 febbraio nei locali della
chiesa di Pinerolo.
La CED
3
16 dicembre 1977
ISRAELE OGGI - IMPRESSIONI DI UN BREVE SOGGIORNO IN ISRAELE
Terra Santa o
terra profana?
I luoghi della vita di Gesù non sono « terra santa », ma « terra profana »: non sono stati scelti in base a ciò che potevano offrire o valere,
ma in base a quello di cui mancavano e che potevano recepire
I luoghi di Gesù sono noti alla maggior parte di noi attraverso la lettura dell’Evangelo,
in cui li ritroviamo indissolubilmente legati a predicazioni, miracoli, ad eventi comunque significativi nella vita del Cristo.
Spesso non siamo in grado di
immaginarli concretamente, e
forse, a ragione, evitiamo di
chiederci come fossero allora e
come si presentino oggi.
A queste cose pensavo sull’aereo che mi stava portando
da Roma a Tel Aviv per un soggiorno di cinque settimane in
Israele. Di queste, tre le ho trascorse a lavorare in un kibbntz,
e due a visitare il Paese, iniziando dalla Galilea, situata nell’estremo nord, e discendendo poi
gradatamente fino al Mar Rosso.
Presso la frontiera libanese,
a Banias — l’antica Cesarea di
Filippo — nasce il Giordano, unico fiume di rilievo; attraversa
lentamente la valle omonima,
ricca di vegetazione e di colture,
fino a sfociare nel lago Kinneret (il lago di Tiberiade). La
cittadina stessa di Tiberiade, e
poi Magdala, Cana, Gerasa: tutte queste località, più volte ricordate negli Evangeli, si trovano sulle sponde o nelle immediate vicinanze del « Mare di
Galilea ».
Da maggio ad ottobre il caldo
è molto intenso: ci troviamo infatti a 200 metri sotto il livello
del mare, e le colline brulle e
sassose che circondano il grande specchio d’acqua contribuiscono ad aumentare l’afa.
A Cafarnao sono giunto a piedi verso il tramonto: chi si
aspettasse di vedere i resti di
una fiorente cittadina, rimarrebbe deluso. Si tratta infatti di
un misero villaggio composto
da non più di venti case ad un
piano, abitate un tempo (fino
airVIII secolo) da pescatori.
Porte e finestre consistono in
semplici aperture nei muri di
pietra, per cui la casa rimane
esposta alle intemperie; inoltre
ciascuno vi può liberamente entrare ed uscire. In un solo vano
vivono otto-dieci persone; i vicoli fra casa e casa ed i cortili
interni risultano stretti ed angusti. dei tetti non c’è traccia:
non erano previsti o erano costituiti da semplice paglia. Eppure questo borgo assolato, così diverso dalla ridente Nazareth, residenziale cittadina collinare, è stato il centro della
predicazione del Cristo in Galilea.
Qui inizia la Sua attività pubblica predicando nella Sinagoga, qui guarisce la suocera di
Pietro, chiama a sé il pubblicano Matteo, risuscita la figlia di
Jairo, promette ai suoi apostoli
l’Eucarestia. Cafarnao è la
«Sua Città» (Mt. 9: 1).
Sono stati portati alla luce,
oltre alle casupole, i resti di una « Domus Ecclesia », una casa
privata cioè, destinata alle riunioni della comunità credente.
Come mostrano gli scavi, fu
continuamente modificata ed
ampliata nel corso dei primi
quattro secoli, ma appare probabile si trattasse in origine
della casa di Pietro.
Da Cafarnao al « Monte delle
Beatitudini » c’è un’ora di cammino: vi giunge, dopo un lungo
giro panoramico, la rotabile, ma
ho preferito tagliare per i campi. Orinai è quasi buio.
Qua e là tende di arabi o di
drusi che tuttora conducono
vita semi-nomade, distese arate
per la semina, piantagioni di
Protestantesimo
Per un disguido non ci
è possibile pubblicare la
nostra usuale recensione
sulla trasmissione di domenica scorsa {« Chi è il
Figliol di Davide?»). Diamo notizia fin d’ora della
trasmissione della
SERA DI NATALE
in onda dopo il telegiornale della notte sul 2° canale.
Ma chi è
veramente Gesù?
Dopo alcune interviste
ad autori di interpretazioni su Gesù che recentemente ci sono state proposte, il pastore Tullio Vinay terrà la meditazione
di Natale cercando di rispondere a questa domanda.
cedri. Secondo il racconto di
Matteo, qui salì Gesù con i suoi
discepoli e da qui parlò alle folle. Il « Discorso della Montagna».
Salendo le dolci pendici di
questa collina, circondata da rilievi più bassi, ma la cui cima
si trova ancora sempre sotto il
livello del mare, pensavo alle
città antiche, greche, romane o
egiziane: molte di esse hanno
conservato tracce che testimoniano uno splendore antico ed
un passato illustre. Dal numero
e dalla importanza di tali vestigia, possiamo dedurre il valore e l’interesse che ricoprono
per lo studioso contemporaneo.
I luoghi del Cristo, invece,
conservano per noi un senso
profondo indipendentemente dai
reperti archeologici o dalle «opere d’uomo» che possiamo portare alla luce. Essi traggono il loro reale significato non dalle
cose ma da un Uomo che ha
vinto le cose, che ha lasciato
monumenti e templi delle città
(Mt. 24: 1-2) alla loro rovina, ed
ha innalzato miseri villaggi e
borgate anonime come Betlemme, come Cafarnao, ad una dignità nuova, ad un ruolo centrale ed essenziale nella proclamazione delTEvangelo.
La storia « geografica » di Gesù non sta allora nei « posti »
ma nel Suo itinerario, nel Suo
cammino. E la Galilea, Nazareth, Gerusalemme stessa, non
sono « terra santa » ma piuttosto « terra profana »; non sono
state scelte in base a ciò che
potevano offrire o valere, ma in
base a quello di cui mancavano,
a quello che potevano recepire.
Come Israele nell’Antico Testamento prima di essere una
terra è un popolo, così i luoghi del Signore sono scheletro
CAMPO INVERNALE AD ECUMENE
La politica di Carter
Nel Campo Invernale di Ecumene (Velletri), che si svolgerà
dal 27 dicembre al 3 gennaio,
si cercherà di affrontare il problema della « presidenza Carter » in termini diversi da quelli abituali, e cioè rispondendo
ad interrogativi come questi:
— quali forze interne agli Stati Uniti hanno portato Carter
alla presidenza? ed esiste una
qualche connessione tra queste
forze e forze di altri paesi del
mondo?
— quale significato ha nella
concreta situazione americana
la professione di fede cristiana
di Carter ed i suoi richiami a
principi morali?
— quali forze interne agli Stati Uniti si oppongono oggi a
Carter e tentano di paralizzarne .
l’iniziativa politica?
Hanno assicurato la loro par
Fondo di solidarietà
Dairultima comunicazione effettuata ai lettori in data 14 ottobre scorso ci sono pervenute alcune sottoscrizioni da parte dei donatori più fedeli
e costanti. Le offerte sono numericamente poche, per cui non stiamo a fornire un nuovo elenco.
Desideriamo invece brevemente ri
__________NOVITÀ* CLAUDIANA
Leggende delle Valli Valdesi
a cura di Arturo Genre e Oriana Bert.
testo originale francese o patois e versione italiana
Volume in 8P gr. di pp. 232-1-8 tav. a colori f. t. e 150 ili., copertina in quadricromia plastic., L. 5.000.
— Ampia scelta dell'eccezionale patrimonio di leggende delle
Valli valdesi raccolto da Marie Bonnet e da Jean dalla negli anni 1910-1920, con le interessanti introduzioni storicoantropologiche che lo corredano.
— Il fascino del volume è accresciuto dalle numerose fotografie antiche e moderne, disegni e stampe.
Un libro-regalo diverso dal solito che ci conduce alla riscoperta di un mondo contadino ricco di valori perduti.
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso 1 - 10125 Torino
c. c. p. 2/21641
cordare ai lettori quali sono gli attuali obiettivi del nostro Fondo, dato che
abbiamo chiuso vecchie sottoscrizioni
e ne abbiamo aperte delle altre. Anzitutto, rimane ancora aperta quella prò
alluvione alle Valli, dato che ci pervengono ancora delle somme a questo
scopo. In secondo luogo, è sempre
aperta la sottoscrizione a favore del
programma di lotta al razzismo del
Consiglio ecumenico delle Chiese: speriamo di poter quanto prima inviare
un milione e mezzo.
Ricordiamo poi che il C.E.C. ha
lanciato un nuovo appello relativo alla
drammatica situazione post beUica del
Libano, che necessita di scuole, di centri di ministero pastorale, di ospedali,
di centri per anziani e di vari altri
centri sociali.
Infine il nostro Fondo intende appoggiare, ovviamente coU’aiuto dei
lettori sensibili al problema, il programma del C.E.C. contro la pratica
—- inumana e pur cosi diffusa —
della tortura nel mondo.
I sottoscrittori possono inviare le loro offerte (indicando lo scopo del versamento) al c/c postale n. 2/39878
intestato a Roberto Peyrot, corso Moncalieri, 70, Torino.
Una veduta di Gerusalemme con l’area del tempio (al centro delta
quale sorge una delle maggiori moschee della città) di cui rimane solo un tronco del muro perimetrale, in primo piano, il famoso muro
del pianto, Sullo sfondo il monte degli ulivi.
tecipazione alla « Tavola Rotonda »: il prof. Giorgio Spini dell’Università di Firenze, presidente del Comitato Italiano di Studi di Storia Americana; il prof.
Giuseppe Mammarella, dell’Università Stanford; il prof. Massimo Teodori, professore di storia
americana all’Università di Perugia; il prof. Ben F. Brown, dell’Università di Kansas.
Ci stiamo adoperando anche
per la partecipazione di un esponente del PCI, e di un esponente del Manifesto-Pdup.
La quota di partecipazione è di L.
40.000.
Le iscrizioni, con relativa caparra,
vanno inviate a : Ornella Sballi, Via
Firenze 38, 00184 Roma, tei. (06)
481095 e devono pervenire non oltre
il 20 dieembre.
della Sua opera di salvezza prima che entità autonomamente
significative.
Stupisce per tale motivo la
tendenza, specifica della Chiesa
cattolica, ad « erigere » basiliche e santuari in ogni « punto
strategico » che si trovi sull’itinerario terreno del Salvatore.
Si tratta spesso di « Chièse senza CHIESA », edifici di culto cui
non corrisponde una comunità
credente locale, erette paradossalmente proprio nei luoghi in
cui Cristo svolse la Sua opera
di salvezza, radunando intorno
a sé discepoli e seguaci in gran
numero.
A Nazareth, per esempio, esistono una quarantina di templi
consacrati, pur non superando i
fedeli in loco il numero di cinquecento-mille. Un salesiano,
cui ho chiesto perché non si volesse ridimensionare questa presenza tanto poco significativa
sul piano « fede », ma così onerosa — come mi spiegava — sotto il profilo finanziario, mi ha
risposto; « La Santa Sede vuole che teniamo le posizioni ».
Una questione dunque di prestigio e forse di concorrenza con
i Cristiani Ortodossi, i quali
hanno in Palestina una presenza monastica e di edifici analoga a quella cattolica. Si tratta,
fra l’altro, di chiese e conventi
senza grande valore storico, in
quanto risalgono, in linea di
massima, al secolo passato, molti addirittura, al periodo fascista in cui i Fràncescani italiani
ottennero ufficialmente dall’Inghilterra, allora potenza mandataria in Israele, la tutela dei
« luoghi santi ».
Se questa situazione contraddistingue generalmente l’intero.
Paese, a Gerusalemme, il quadro si presenta invece modificato. Innanzitutto essa viene considerata « città santa » non solo dalla tradizione cristiana,
ma anche da quella israelita e
musulmana. In alcuni casi giungono addirittura a coesistere
nel medesimo punto geografico
filoni storico-teologici diversi.
Per esempio la Moschea di
Qmar (Terzo luogo sacro per i
maomettani dopo La Mecca e
Medina) sorge sulla roccia da
cui tradizionalmente Maometto
ascese al cielo; ma sulla roccia
medesima, secondo il pensiero
ebraico. Abramo si apprestò a
sacrificare il figlio Isacco.
Questo convergere in Gerusalemme di vari ceppi religiosi
non genera tuttavia quella confusione cultuale che sarebbe legittimo attendersi. La popolazione della città vecchia è anzi
tuttora rigidamente divisa — a
seconda del credo e della ascendenza etnica — in quartieri: ebraico, musulmano e cristiano
(a sua volta distinto in cattolico-armeno e copto da un lato,
cattolico-romano e ortodosso
dall’altro).
Esiste pure una presenza evangelica, sia luterana che riformata, ma l'estrema scarsità
di credenti locali e la mancanza
di tradizioni monastiche in seno al protestantesimo, la riduce al minimo.
Sono dunque innanzitutto i
pellegrini, che affluiscono ogni
anno a decine di migliaia, a dare rilievo religioso (e turistico)
ai « luoghi santi » del Cristianesimo. Senza questa « calata »
dall’esterno, essi sarebbero facilmente dimenticati, sovrapponendosi alle memorie della storia antica l'attualità di quella
contemporanea.
Nazareth stessa, per fare un
esempio, è oggi in Israele al
centro dell’attenzione, non certo per essere il paese in cui visse e predicò il Cristo, ma per
avere una amministrazione comunista particolarmente dinamica e combattiva.
In questa luce, tuttavia, in
questo presente che pur nella
sua contingenza supera e sémbra quasi annullare un passato
che vide Gesù protagonista, c’è
forse una indicazione positiva
da cogliere. Sbaglieremmo infatti a cercare in Israele il sacrario e l’archivio storico della
nostra fede, im museo storicoreligioso per nostalgici sentimentali, e non invece quello
che è sempre stato: Esperienza
di fede salda, però mai garantita, sempre vissuta nel conflitto,
legata prima che alla Terra, al
Dio che Tha scelta ed ivi ha inviato il Suo Figlio Unigenito.
Ed allora non ha molto senso
che Israele sia meta di pellegrinaggi; come ricorda infatti
spesso il Nuovo Testamento, l’Israele vero, quello che continua
tuttora l’esperienza storica dell’Israele biblico, non è un « luogo », ma il Corpo stesso di Cristo: la Sua Chiesa in terra.
Enrico Benedetto
Diventare uomini
con Gesù
(segue da pag. 1)
Ed è possibile uscirne comprendendo che Dio è umano, cioè
non è il contrario dell’uomo ma
U suo partner, non è contro ma
per l’uomo. Tra Dio e l’uomo
non c’è concorrenza ma patto,
non indifferenza ma sollecitudine, non assenza di rapporti ma
partecipazione. Dio è Umano vuol
dire che la natura profonda di
Dio è di essere in rapporto con
l’uomo — rapporto critico ma
non ostile, non polemico ma solidale. Se molti scoprissero questo Dio umano, che è il Dio di
Natale, il vero Dio sconosciuto,
ci sarebbe meno incomprensione intorno a Dio e più fede in
lui, nel mondo e anche nella
chiesa.
In secondo luogo, dicendo:
Gesù è uomo, facciamo anche
un’affermazione su noi stessi.
Anche noi siamo uomini. Se dicessimo che Gesù è un superuomo, non ci riguarderebbe perché
noi non siamo superuomini né
vogliamo esserlo. Ma dicendo
che Gesù è uomo la cosa ci riguarda, perché siamo uomini o
almeno vogliamo esserlo. Davanti a Gesù uomo ci chiediamo:
cosa significa essere uomo? Se
Gesù è uomo, che uomo sono
io? Che uomo è lui? I primi cristiani dicevano: Gesù non è una
delle possibilità di essere uomini accanto a molte altre. Gesù
non è l’uomo possibile, è l’uomo
nuovo. « Nuovo » non nel senso
di « diverso » ma nel senso di
« vero ». Credevamo di sapere
almeno questo: cosa vuol dire
essere uomini. Ma da quandò
abbiamo scoperto Gesù uomo,
lo stiamo di nuovo imparando.
Essere uomini non è una cosa
che si sa già ma die si impara
per tutta la vita. Dicendo: Gesù
è uomo, affermiamo che stiamo
cercando di imparare da lui a diventare o ridiventare uomini.
Diventare cristiani significa diventare uomini con Gesù.
Paolo Ricca
4
16 dicembre 1977
UN ARGOMENTO CHE RIGUARDA TUTTE LE CHIESE
Il culto: centro della vita,
e della crisi, delle nostre comunità
La Federazione Femminile Valdese ha preparato un ottimo
materiale di studio sul culto per le proprie unioni. Questo materiale è già servito per discussioni, incontri e convegni. Contiene
alcune piste per la ricerca biblica, una breve storia del culto du
Il culto oggi
l'I culto è in crisi, oggi. Lo è
per quelli che non ci veinno più,
e lo è anche per quelli che ancora ci vanno: per gli uni e per
gli altri, sicché è superficiale e
sbagliato dire — come a volte si
fa — che il culto è in crisi perché
c’è tanto assenteismo. Perché
questo assenteismo? bisogna domandarsi. La risposta non può
essere unica, semplice. Ci sono,
sì, coloro che abbandoncino le
« comuni assemblee » (Ebr. 10:
25: niente di nuovo sotto il sole!)
per disinteresse e indifferenza,
per secolarizzazione, per incredulità: in questi casi la crisi del
culto è crisi di fede. Ma ci sono
anche coloro che abbandonano
il culto o diradano sempre più la
loro partecipazione, perché non
vi trovano ciò che cercano: in
questo caso la crisi del culto può
essere la manifestazione di una
inquietudine di fede, come la febbre non è essa stessa malattia, e
in qualche modo già la combatte. Si tratta dunque di una questione complessa, che non può
essere sbrigata con qualche slogan, né tanto meno scaricando le
colpe sugli altri.
Responsabirità
della predicazione
Ci sono, dunque, coloro che abbandonano il culto o vi partecipano sempre più raramente perché non ci trovano quello che
cercano. Che cosa cercano? In
che senso sono delusi e insoddisfatti? Io penso, poiché per noi
protestanti il culto ha il Suo cuore pulsante nella parola di Dio —
e, osiamo dire, nella predicazione —, che l’insoddisfàzione profonda di molti riguardi essenzialmente la predicazione: Io dico
con l’umiliazione, più che con
rumiltà, 'di un predicatore che di
Dalla Germania viene un tipo di culto
basato su informazione,
meditazione e discussione:
è una forma adottata da credenti
che all’interno del loro impegno
per una società più giusta
vogliono vivere coscientemente
la loro identità cristiana.
Il culto detto « Politisches
Nachtgebet » (veglia politica),
sorto come nuova forma di culto nella Repubblica Federale
Tedesca, è strettamente legato
alla situazione politica di questo
paese, sul finire degli anni sessanta. La critica alla guerra degli USA contro il Vietnam del
Nord, il rapporto delle nazioni
industriali occidentali con le
nazioni non industrializzate, sono stati i temi dei primi culti
politici. A differenza del culto
tradizionale con predicazione, e
anche del culto con predicazione su un dato tema, il culto politico è caratterizzato da un’ampia parte informativa presentata da un gruppo impegnato del
la comunità; il suo contenuto,
sotto la guida di questo gruppo,
deve essere meditato comunitariamente, e di conseguenza reso fruttuoso in vista di un’azione comune.
Iniziatore fu un gruppo di alcune persone politicamente a sinistra, appartenenti a varie confessioni cristiane, di cui facevano parte anche non credenti. Ha
avuto una parte essenziale, nel
lavoro di questo gruppo, la teologa e filoioga Dorothee Sofie,
che a quell’epoca insegnava all’Università di Colonia. Questo
gruppo ecumenico riteneva essenziale fare questi culti nelle
chiese, per esprimere così il fatto che proprio le chiese devono
Due proposte
1 Nella primavera 1977, al Sinodo regionale di Berlino ovest, il vescovo luterano Albrecht
Schònherr ha proposto di rivedere l’antico principio per cui i culti devono avere luogo necessariamente ogni domenica e sempre
nello stesso luogo. Sarebbe meglio, secondo lui, creare dei momenti celebrativi distanziati, che
potrebbero rispondere aH’esigenza di culti dove si potrebbe incontrare una più grande assemblea, possibilmente per tutta una
giornata comunitaria. I pastori
dovrebbero dedicare il tempo divenuto libero a fare delle visite
a domicilio.
O Dalla relazione del pastore
^ Gérard Delteil al Sinodo della Chiesa Riformata di Francia
del 1970, pubblicata nella serie
« Attualità » della Claudiana con
il tìtolo « Comunità cristiana e
mondo secolarizzato », p. 35:
La domenica mattina resta ancora il momento più favorevole
all’incontro comunitario; si potrebbe dunque considerare la
rante i secoli, un articolo sul culto oggi, e infine diverse schede
su argomenti particolari. Da questo materiale stralciamo alcuni
testi che ci sembrano particolarmente interessanti per il dibattito sul culto.
La crisi del culto può essere
crisi di fede
ma può anche riflettere l’inquietudine
di una fede che non trova più
nel culto ciò di cui ha bisogno:
il nutrimento della Parola
e la gioia della comunione fraterna.
DALLA GERMANIA E DALLA FRANCIA
ascoltatori ne ha pochi, e sempre meno.
La nostra predicazione spesiso
non interessa, non appassiona,
non nutre; non vale la fatica di
andare contro corrente, di lottare contro la più che comprensibile pigrizia domenicale, contro lo
smollo del week-end e, nelle città, contro il flusso dell’esodo.
Responsabilità della
comunione fraterna
Poiché, poi, un’altra caratteristica del nostro culto è di essere,
teoricamente, un’assemblea fraterna, comunitaria, penso che
un’altra ragióne di crisi e di assenza stia nel fatto che il nostro
culto è in genere poco comunitario, non solo perché imo solo
fa tutto, o quasi, ma perché i fratelli sono spesso un « pubblico »
di gente che non vive una vita
comunitaria, un’assemblea occasionale di persone che di fatto
ignorano tutto o quasi le une
delle altre e non si isolerebbero
di affrontare insieme i problemi
quotidiani piccoli e grandi. Per
molti, però, così non va, e lo manifestano piantando il culto.
Questo assenteismo può dunque essere giustificato, ma resta
una reazione profondamente sbagliata, puramente negativa: è, di
fatto, un adattamento a una situazione considerata non sana;
non ci sì impegna da un lato per
portare con il predicatore la responsabilità della predicazione,
sollecitandola, discutendola, proponendole problemi e interrogativi; non ci si impegna dall’altro
a contribuire a creare quella comunità fraterna di cui si avverte la mancanza. Non saranno gli
spettatori che prendono le distanze, a rinnovare il nostro culto languente! Gino Conte
“culto politico,,
essere aperte a tutti e che non
c’è nulla che non possa essere
discusso nei locali della comunità.
Il culto comincia con una informazione sul tema da trattare; segue una fase di meditazione e di preghiera, in cui la comunità, sulla base di testi letterari (ad esempio di Brecht, o
della stessa Sofie), si sforza di
venire in chiaro sul problema
posto e sulla posizione da assumere di fronte ad esso. Nella
successiva fase di discussione,
ciò che fino a questo momento
è stato solo presentato dal gruppo preparatorio, deve venire discusso, e si devono fare proposte di azione comune. Le varie
parti sono inframmezzate da
inni e preghiere in comune. Il
« culto politico » non è legato a
nessun giorno particolare della
settimana, solo si tiene sempre
di sera per permettere la partecipazione di chi lavora. Nel con
tenuto e nella forma esSo intende rivolgersi in modo particolare ai problemi politici, e per
la sua aperta impostazione ecumènica vuole dare la possibilità
a cristiani e non cristiani di fare insieme delle scelte riguardanti problemi politici generali.
Né il gruppo di Colonia, né altri gruppi che in seguito hanno
scelto questa forma di culto,
hanno pensato o pensano che
essa sia l’unica forma possibile
di un corretto culto cristiano.
Da un punto di vista sociologico, il « culto politico » potrebbe forse essere definito un tipo
di culto fatto da credenti poco
integrati nella comunità locale,
ma che all’interno del loro impegno per una società più giusta vogliono vivere coscientemente la loro identità cristiana,
anche se nefi’attività quotidiana
vivono in stretto rapporto con
non credenti.
Gunther Leibbrand
possibilità di diversificare i culti
in diversi tipi.
— domenica eucaristica, centrata sulla celebrazione della S.
Cena, con predicazione ridotta,
liturgia come espressione di lode.
— domenica biblica, con gruppi di lavoro per maturare una
lettura comune della Scrittura,
guidati da una équipe biblica,
culto a cui possono prendere parte anche i non membri della comunità interessati al discorso biblico.
— domenica di informazione e
di intercessione nella forma di
una assemblea libera della comunità preparata da un gruppo
di fratelli che sottopone alla verifica della Scrittura un problema specifico della chiesa o della
società.
— domenica di annunzio nella
forma all’incirca attuale in cui
il predicatore però potrebbe riprendere tutti i temi delle domeniche precedenti, puntualizzarli,
riassumere il cammino fatto sin
qui.
INTERVISTA A JACQUES DE SENARCLENS
Culto dialogato
— Come realizzare, in pratica,
un culto dialogato? Nel senso di
una specie di liturgia dialogata,
o con interventi spontanei dei
fedeli?
— Per rispondere vorrei tener presenti tre punti: 1. La Parola di Dio non è monopolio
del pastore, deve essere cercata
insieme; 2. Questa parola non
va in senso unico, richiede una
risposta; 3. Per conoscerci e
appropriarci della risposta è necessario tra di noi il dialogo.
Darò alcune indicazioni su come realizzare questo dialogo.
— La predicazione non deve
essere soppressa, è il primo elemento del dialogo. Quest’ultimo
la deve seguire e, a mio avviso,
troverà posto tra la predicazione e la Cena.
— Il dialogo non deve essere
ridotto a rito, deve essere spontaneo.
— Una soluzione ci è proposta dal testo di I. Cor. 14: 26-40,
nel quale sembra essere normale la partecipazione attiva dei
fedeli : « Quando vi riunite, avendo ciascuno di voi un salmo, un
insegnamento, una rivelazione,
una lingua, una interpretazione,
si faccia tutto per l’edificazione ». E più avanti : « Tutti potete profetare, uno a uno, affinché
tutti imparino e siano consolati ».
—- L’apostolo sa che il rischio
c’è : il dialogo può degenerare in
chiacchiere. Deve invece servire
afi’edificazione, cioè alla costruzione, alla creazione della comunità. E tutto deve avvenire con
ordine. Come arrivarci?
A. Non bisogna confondere
dialogo e discussione. Il dialogo nella chiesa non è semplice
scambio di vedute dove ognuno
(continua a pag. 8)
Vi sarà
un ritorno?
(segue da pag. 1)
giando un orientamento di modernità, o isolandosi in qualche
cenacolo « laico » o sognando
misticismi o sommergendosi nelle « masse ». Spesso ha sofferto
ed anche la sua ironia, figlia della sua educazione all’autocritica,
è diventata amara. A volte, nuovo Coriolano, si rifugia nei campicelli dei ricordi familiari, nella storia, nella letteratura, nella
« calma » degli affetti smarriti o
nuovamente « scoperti », dopo avere accuratamente sepolto le
problematiche che l’Evangelo aveva sollecitate nella sua adole
R¡torno a chi
o a che cosa?
Non esiste ritorno, nel senso
che nessuna comunità, neanche
la più fondamentalista, arroccata ad una interpretazione specifica della Bibbia, può rimanere
ferma nel suo passato. Viandante non è solo chi « parte »; viandanti sono anche le nostre comunità.
Dobbiamo prendere atto che
persino le chiese cambiano. Cambia Tambientazione, il clima, la
gente, la sensibilità, gli accenti.
Cambiano nonostante la proclamazione della loro « fedeltà secolare », nonostante la ripetizione
delle loro formule e dei loro catechismi. Questo non è relativismo scialbo o originale, è semplice constatazione dei nostri « esodi ».
Verso chi si ritorna? Se per
« ritorno » s’intende la biblica
conversione, è l’immagine della
casa del Padre, che prevale. Ma
rimmagine della casa è stata
troppo spesso intesa come istituzione, centro di continuità, di sicurezza, punto di arrivo. Il ritorno alla casa del Padre è invece
l’inconfondibile «scoperta» o «riscoperta» della grazia, che non
abbandona l’uomo nel suo esilio,
ma lo guida e lo raggiunge, anche quando crede di essere solo
a decidere della sua sorte. Il
messaggio della parabola dei due
figliuoli ha la sua novità nella
consapevolezza deirincontro di
Dio con il figlio pentito. Per fedeltà al testo, va ricordato che
il più lontano dalla « casa del Padre » è il fratello maggiore, che
non se ne è mai dipartito! Il
rientro non è un rientro nel seno
materno, nei ricordi religiosi, negli affetti alle cose ed alle persone del Risveglio della nostra adolescenza, ma è un nascere dall’alto, 'di nuovo, d’acqua e di Spirito. Tutto il resto è tradizione,
religiosità o rifiuto di religiosità.
La fede è consapevolezza riconfermata della grazia. E la grazia
non è mai di ieri, è sempre di
oggi. Per questo, « ritorno » in
senso biblico è il contrario della
restaurazione.
Un ritorno alle comunità evangeliche implica raggiungere le
comunità al 'punto in cui sono
arrivale, per proseguire con loro
nel mistero della via della grazia. Ci si associa alla « compagnia » idi altri credenti lungo l’esodo, che dalla schiavitù 'd’Egitto
porta alla libertà della terra prò
messa, cercando di individuare
con gli altri le vie, i modi, i tempi, le scelte più valide per un comune cammino. Non è possibile
bloccare l’Evangelo,, perché,l’Evangelo non solo non si lascia
bloccare, ma ci sblocca dalle nostre tappe (sempre troppo amate!), dalle nostre sintesi teologiche, culturali, politiche per riportarci in terreno aperto, arido
o fertile, scosceso o piano, in
nuove zone di sperimentazione,
di prova e, se Dio vuole, di superamento delle tentazioni.
Quello che conta è che ci sia
dato, in ogni tempo, il dono di
ripartire con una comunità, che
sempre si lasci riformare dalTEvangelo, potenza di Dio e
scandalo per i religiosi e follia
per i laici. I « sistemi » restano,
ma come blocchi di pietra, che le
onde sfaldano e spezzano o come
quei castelli, che, visti da lontano, sembrano intatti, ma, visti da
vicino, conservano una facciata
e dietro la facciata un viottolo
che attraversa i ruderi.
Carlo Gay
5
16 dicembre 1977
Testimoni di Geova:
una «verità» che non libera
Con il caso della bambina salvata dall'ordinanza di ricovero del pretore, tornano alla
ribalta i TG e il loro rifiuto delle trasfusioni di sangue. Ma non è che una delle strane
dottrine di questa setta dal rigido fanatismo
(segue da pag. 1)
perfetto, un figlio umano di
Dio, una creatura effettivamente ed esclusivamente di sola carne e sangue.
Prima della sua incarnazione
Gesù era, forse, l’arcangelo Michele, (Daniele 12: 1), a lui sarebbe stato permesso- di trascorrere un periodo di esistenza sulla terra affinché « gli uomini che
MANTENEVANO L’INTEGRITÀ’ ottenessero la vita». Se ora
Cristo possiede una natura divina, e se gli è stata accordata
l’immortalità, è perché l’ha acquistata e meritata al prezzo
del suo straordinario sacrificio,
della sua abnegazione e della
sua perfetta santità.
Fu « a causa della sua dimostrazione che un uomo perfetto può mantenere l’integrità a
dispetto del diavolo », che « Iddio destò Gesù dai morti e lo
innalzò ad una posizione superiore ». Messo a morte come uomo, Gesù fu risuscitato dai
morti, insegnava Russel, come
spirito del più elevato ordine
della natura divina. Se il suo
corpo si dissolse in gas, o sia
tuttora conservato in qualche
luogo, nessuno lo sa. La Scrittura non rivela la sua sorte, ma
solo che non subì, la decomposizione o la corruzione, precisa
Rutherford.
I TG affermano inoltre che il
riscatto pagato da Cristo non
sarebbe « per » i nostri peccati,
ma « per la nostra propria morte », allo scopo di donarci il diritto di rinascere un giorno in
una terra nuova. Secondo tale
dottrina, l’uomo non avrebbe
bisogno di convertirsi a Cristo
eterno» (Rom. 9:5), e del «nostro grande Dio e Salvatore Gesù Cristo» (Tito 2:13), dichiarando inoltre che basta confessare Gesù come KURIOS, cioè
Signore, cioè Jahweh, per essere salvati (Rom. 10: 9).
Salvati o salvatori?
per ricevere qui ed ora, mediante la fede in Lui, la certezza della salvezza e sperimentare la
nuova nascita, ma avrebbe bisogno soltanto di essere posto
nella situazione di poter ripetere l’esame fallito dal progenitore Abramo.
Per i TG dunque l’opera di
salvezza compiuta da Cristo si
riduce solo al procurarci l’occasione di ricominciare, come Adamo nell’Eden, la prova mancata una prima volta. Se nelle condizioni eminentemente favorevoli del millennio noi concluderemo con esito positivo quel
secondo sforzo di ubbidienza a
Dio, saremo ammessi a godere
in eterno una esistenza felice in
un nuovo paradiso che sarà
inaugurato su questa terra a
breve scadenza. Se invece falliremo incorreremo nel castigo
concretantesi neH’annientamento
definitivo.
Stando COSÌ le cose è chiaro
che ben poco o quasi nulla rimane del messaggio evangelico
della divinità di Gesù e della
sua opera di salvezza già totalmente compiuta anche se non
ancora visibilmente manifestata
(Giov. 19:30; Ebrei 11:1).
Eppure nel N. T. Gesù è colui che afferma : « Io ed il Padre siamo uno» (Giov. 10:30);
« Chi ha veduto me ha veduto
il Padre» (Giov. 14:9). Egli è
la « parola fatta carne » ( Giov.
1: 14), di cui si dice: « Nel principio era la Parola, e la Parola
era con Dio e la Parola era
Dio » ( Giov. 1:1) e non « era
con il Dio e la Parola era dio »
(in minuscolo) come si legge
nella edizione italiana del « Nuovo Mondo delle Sacre Scritture ».
Di Gesù è detto : « in Lui abita corporalmente tutta la pienezza della Deità» (Col. 2: 9),
poiché «in Lui si compiacque il
Padre di far abitare tutta la pienezza e di riconciliare con sé
tutte le cose» (Col. 1:19-20). Di
ciò si erano accorti persino gli
avversari giudei che volevano
ucciderlo perché Gesù « chiamava Dio suo Padre facendosi
uguale a Dio» (Giov. 5:18).
Inoltre, se Tommaso confessò
Gesù chiamandolo « Signor mio
e Dio mio » (Giov. 20: 28), Paolo
parlò del « Cristo che è sopra
tutte le cose Dio benedetto in
Per i TG Cristo non sarebbe
l’unico salvatore dell’umanità
decaduta. Un gruppo ben preciso di « fedeli TG », gli UNTI, o
ELETTI, o SANTI, in numero
di 144.000 (Apoc. 7:4-9), sarebbero i diretti e necessari associati a Cristo, veri e propri cosacrificatori e co-mediatori con
Cristo e compirebbero essi stessi un’opera valida in vista dello
stabilirsi del regno millenario.
Questi 144.000 unti saprebbero, per diretta rivelazione personale, di essere chiamati a divenire coeredi di Cristo. Essi soli ricevono la Santa Cena, amministrata dai TG una volta all’anno, il 14 nisan, con pane azzimo e vino rosso; nondimeno
.gli altri, « quelli che attendono
la vita terrena (cioè il paradiso
che Dio instaurerà su questa
terra) sono presenti ogni anno
in gran numero come osservatori del pasto serale del Signore » ( « La verità che conduce alla vita eterna », p. 80).
Ai 144.000, cioè alla classe celeste che regnerà con Cristo, si
aggiungeranno le « altre pecore », la GRANDE POLLA dei
salvati, che non si può contare.
Costoro però non regneranno
in cielo con Cristo, ma abiteranno sulla terra, materialmente beati, come Ad.amo ed Eva
to che i termini : Hades e Sheol
sono tradotti in modi diversi:
sepolcro, inferno, mondo dei
morti, inferi, etc.
Negano resistenza del Limbo
e del Purgatorio.
Affermano l’esistenza del Diavolo come persona spirituale vivente.
Insegnano la sottomissione
della donna all’uomo.
Condannano ogni forma di
spiritismo, astrologia, divinazione, chiromanzia, e l’uso di immagini sacre.
Affermano che Cristo fu appeso ad un palo e non ad una
croce; che il Natale rappresenta una tradizione che dispiace a
Dio perché di origine pagana, e
che il giorno di Pasqua va precisato con scrupolosità per essere esatti nei confronti delle
Scritture.
Interpretando alla lettera i
versetti che ammoniscono ad
astenersi dal sangue, perché In
esso risiederebbe la vita che appartiene a Dio, rifiutano le trasfusioni anche a costo della
morte.
nel paradiso terrestre, insieme
a quanti saranno vivi nel periodo del millennio. Essi avranno
il compito di abbellire e popolare la terra a condizione che
siano TG e diano prova della
loro fedeltà verso Dio. Tale credenza, che fraintende l’indicazione simbolica dei 144.000 nell’Apocalisse quasi fosse un numero reale e preciso, ed insegna
resistenza di due classi di redenti, è fantasiosa ed assurda.
La fine è iniziatal
Altre dottrine
Il frontespizio
di una delle più
diffuse opere
dei TG con unc
dei loro
caratteristici
disegni
Fratelli
da evangelizzare
Nelle dottrine dei TG il messaggio delle Scritture risulta
svigorito, mutilato, filtrato attraverso un’ottica riduttiva e
condizionata dalla presrmtuosa
sicurezza di possedere in esclusiva il monopolio di TUTTA
quanta la verità. Non v’è spazio
per il meraviglioso messaggio
della salvezza per grazia mediante la fede, né per la gioiosa
pienezza dì una vita vissuta nella riconoscenza a Dio (Efes. 2:
4-10). La vita dei TG è solo una
corsa affannosa verso ima salvezza da conquistare seguendo
la via di un rigido legalismo etico (non bere, non fumare, compiere determinate ore di servizio, etc.), ed accettando «verità» concettualmente prestabilite
ed imposte Con l’ausilio di una
pedagogia intransigente ed aliehante che mira airindottrina
Infatti la
ed autori
mento nozionistico,
struttura gerarcàiica
taria della organizzazione, retta
da un rigido magistero le cui
direttive spirituali emanate dal
vertice non vengono né potrebbero essere poste in discussione, in quanto equiparate di fatto, per autorità, al messaggio
stesso della rivelazione divina,
fa si che i TG divengario un insieme di ubbidienti e di esecutori. ...
Non rimane dunque che annunziare ai TG "fEyangelo di
Cristo nella sua interezza, perché solo l’Evangelò può renderli credenti veramente liberi e
responsabili (Giov. 8:32, 36).
Giovanni Scuderi
Quanto alla fine dei tempi, i
TG affermano che la 1“ guerra
mondiale corrisponde esattamente alla descrizione di Matteo 24: 7 ; infatti fu la prima
guerra totale di tutti i tempi,
l’inizio del periodo in cui Satana, secondo Apoc. 12:12, sapendo di avere a disposizione ancora « poco tempo », scatenò sulla terra tutto il male possibile.
Quindi dal 1914 saremmo nel
tempo della fine e, stando a
Matteo 24:34, la generazione
che era cosciente nel ’14 non dovrebbe passare prima del verificarsi della fine che comporterà
la distruzione dei malvagi e di
ogni sistema politico.
Dopo la simbolica battaglia di
Armaghedon i veri cristiani saranno uniti sotto il perfetto governo di Cristo e dei 144.000 coeredi, governo che sarà caratterizzato anche da perfette condizioni economiche (Isaia 25: 6).
Dopo 1000 anni Satana sarà rimesso in libertà per breve tempo e tutti avranno modo di resistere o no alla tentazione, ed
essere o no fedeli a Dio Padre.
SCHEDA STORICA
La fine del mondo è già iniziata?
Oltre a ciò, i TG molto schematicamente :
Affermano che i morti sono
come dormienti nel soggiorno
dei morti.
Condannano ogni forma di
culto di intercessione e di suffragio a prò dei defunti.
Negano resistenza dell’inferno
nel senso che essi credono sia
affermato nella dottrina cattolica, tadducentìo a riprova il fat
CHARLES TAZE RUSSEL,
fondatore del movimento,
nacque il 16 febbraio 1852 da
genitori presbiteriani ad Allegheny (ora Pittsburg in Pennsylvania). A 18 anni, entrato
per caso in una sala in cui si
riunivano gli avventisti, udì
la predicazione di Jonas Wendell che riuscì, egli afferma, a
ristabilire la sua vacillante fede nella ispirazione divina
della Bibbia. Con alcuni amici, che prenderanno poi il nome di « Associazione internazionale degli Studenti della
Bibbia », iniziò lo studio metodico delle Scritture in riunioni settimanali negli anni
dal 1870 al 1875, ma ben presto egli dissentì dalle dottrine
dei secondi avventisti i quali
predicavano ed attendevano il
ritorno di Cristo « nella carne » ed insegnavano che il
mondo e tutti quelli che erano in esso, eccetto i soli avventisti, sarebbero stati bruciati nel 1873 o nel 1874.
Staccatosi dagli avventisti,
pubblicò nel luglio 1879 il primo numero della rivista LaTorre di Guardia di Sion e
Araldo della presenza di Cristo. Nel 1884 fondò la Società
Torre di Guardia e dei Trattati di Sion e tra il 1886 e il
1904 scrisse una serie di volumi intitolati prima Aurora
Millenniale ed in seguito Studi sulle Scritture, dai seguenti titoli: 1) Il piano delle età
(1886) diffuso in 6 milioni di
copie nei primi quaranta anni; 2) Il tempo è vicino (1889);
3) Il tuo regno venga (1891);
4) La battaglia di Armaghedon (1897); 5) Riconciliazione
fra Dio e l'uomo (1899); 6) La
nuova creazione (1904).
In essi Rusisel, leggendo le
Scritture senza né guida né
metodo, si sforza di mettere
insieme e fare combaciare,
come in un gioco di pazienza,
tutti i passi dell’Antico e del
Nuovo Testamento che gli pare abbiano un qualche rapporto tra di loro.
Egli credeva di aver trovato nella Bibbia una rivelazione concernente il destino dell’umanità. Fondandosi sul versetto: « per il Signore un giorno è come 1000 anni e 1000
anni sono come un giorno »
(II Pietro 3: 8) egli dedusse
che la durata degli uomini
sulla terra non avrebbe superato i 6000 anni. Quindi sarebbe seguito un ultimo periodo,
il settimo giorno-millennio
(Apocalisse 20: 1-6), per completare la settimana di vita
della umanità. Convinto inoltre di poter fissare con l’ausilio delle genealogie bibliche
l’apparizione del primo uomo
nel giardino deH’Éden nell’anno 4128 a. C., Russel calcolò
che i 6000 anni avrebbero dovuto compiersi con esattezza
nel 1872 o, nel 1874 (considerando che Adamo sarebbe
vissuto ben due anni nell’Eden prima di lasciarsi sedurre
dall’angelo Lucifero), e che
gli anni 1872 e 1874 sarebbero
stati illuminati dai primi raggi della « Aurora Miilenniale ». Da ciò il nome di « Auroristi » o di « Predicatori
della Aurora Millenniale »,
dato per un certo tempo agli
« Studenti della Bibbia ».
A questo termine ultimo,
1874, Russel aggiunse poi un
lasso di tempo di quarmta
anni considerato la stagione
della « messe » in cui i figliuoli di Israele sarebbero stati
raccolti, quindi si sarebbero
compiuti, nell’anno 1914, i
«tempi dei Gentili» (Luca
21: 24) e realizzati contemporaneamente i « tempi della
restaurazione di tutte le cose » (Atti 3: 21).
Ma, a parte il fatto che a
nessuno è data la conoscenza
di quel giorno e di quell’ora
perché Dio l'ha riservata a sé
(Marco 13: 32; cfr. Matteo
24: 36; Atti 1: 7), tale previsione non si avverò, per cui
Russel fu costretto a spostare
la data del ritorno di Cristo al
1918 affermando che il lavoro
della mietitura aveva richiesto tre anni e mezzo, o quattro, di preparazione.
Frattanto il 31 ottobre 1916
Russel moriva.
Il 6 gennaio 1917 JOSEPH
FRANKLYN RUTHERFORD,
nato nel Missouri da genitori
battisti, successe a Russel.
Rutherford concepì l’organizzazione come una teocrazia, si
preoccupò di dare alla società
un sistema direttivo centralizzato e si incaricò di comunicare a tutta l’umanità che il
Signore Gesù Cristo era effettivamente tornato sulla terra
nel 1914, ma in forma invisibile, inaugurando quindi il
suo Regno. Inoltre, rivedendo
i calcoli di Russel in base alla
nozione biblica delTanno giubilare (Ley. 25: 8 ss.), Rutherford annunziò che l’età dell’oro era virtualmente iniziata
nel 1925 anno in cui avrebbero dovuto risuscitare i patriarchi ed i profeti per dirigere
l’umanità e quanti sarebbero
risorti nel corso del millennio.
In un congresso del 1931,
proprio per distinguersi da
vari gruppi dissidenti, gli
« Studenti della Bibbia » si
diedero il nome di TESTIMONI DI GEOVA.
Rutherford morì nel 1942 in
una sontuosa villa in California fatta costruire appositamente per ospitare Abramo,
Isacco, Giacobbe e gli altri
servi di Dio dell’Antico patto.
* * *
Dal 13 gennaio 1942 presiede la « Società Torre di Guardia » NATHAN HOMER
KNORR, attualmente in carica.
i.
6
16 dicembre 1977
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
Verso quale
ecumenismo?
Questo l'interrogativo che Franco Barbero, della comunità di base di Pinerolo, ha posto al termine del suo intervento sul tema:
« Le comunità cristiane di fronte
allo stato: concordato o intese?».
Le analisi e gli spunti che Barbero ha presentato meritano un'attenta riflessione da parte delle
nostre comunità delle valli per il
contenuto e lo spirito profondamente evangelico e riformato
che le animano.
Come i lettori ricorderanno,
dopo la decisione sinopie di pro
cedere alle intese (iiti: 8 della
Costituzione), « L'Eco del Chisone » uscì con un ampio, servizio
del: sacerdote Franco Trombotto
in età si affermava: finalmente
anche i valdesi avranno il loro
mini concordato, e concludeva significativamente: «ora che tutti
avranno il loro concordato sarà
anche più facile capirsi ».
Barbero ha tenuto a precisare
che questa interpretazione gli è
« estranea »e « non dimostrata »,
sia perché l'istituto delle intese è
qualitativamente diverso dal Concordato, sia per il contenuto stésso della proposta di intese della
chiesa valdese.
Resta il fatto che la voce di don
Trombotto è una voce autorevole
che raccoglie un'alta percentuale di consensi sia nel clero che
nel mondo cattolico pinerolese: è
la via conciliare che con abile diplomazia si è ormai- affermàta come vigente, anche nella diocesi di Pinerolo.
Giustamente — rilevava Barbero — il nostro rapporto ecumenico con questo cattolicesimo è
stato sin qui sterile, non è andato oltre a quello che egli ha definito un^ « ecumenismo frizzantino », cioè di verve polemica, utile e necessaria per individuare i
problemi, ma che non deve arrestarsi ñ. In altre parole, nonostante tutti i cambiamenti, siamo ancora ad un ecumenismo di
trincea. Che lascia insoddisfatti.
Ogfd i toni celebrativi hanno fatto il loro tempo: ciò che la gente
vede nelle comunità cristiane è
la fragilità e la precarietà della
loro testimonianza.
Il nostro rapporto ecumenico
con questo cattolicesimo pinero
lese, ben rappresentato dalla linea dell'Eco del Chisone, dovrà
perciò essere riimpostato su nuove basi se si vuole un incontro
reale. E per fare questo occorre
innanzitutto individuare i limiti
della nostra pratica ecumenica e
vedere al tempo stesso le novità
emerse in questi ultimi anni.
Barbero ha ricordato positivamente l'incontro ecumenico vissuto in questi anni tramite Agape, la Federazione giovanile evangelica, nella comune ricerca biblica dei collettivi. Nel ricordare
questo cammino Barbero ha affermato che l'unica via reale ver
superare l'attuale fase è quella di
praticare un « ecumenismo di comunità ». Questo è già avvenuto
qua e là, ma ritengo che le nostre comunità valdesi debbano
prendere sul serio questa proposta, perché il cammino sia percorso e non ci si arresti di nuovo alle buone intenzioni.
Questa è anche l'unica via perché le nostre eredità siano messe al servizio di tutti e non conservate in un mal compreso concetto di identità (la nostra identità è Cristo e lui solo ha ricordato giustamente Barbero): in
questa indicazione sta un preciso
impegno ecumenico di chiarire
questo rapporto tra identità ed
eredità che viviamo ciascuno per
proprio conto nelle nostre comunità.
Sempre in questa prospettiva
un'ultima sfida: arriveremo un
giorno a dire e capire che le « nostre opere » non sono « indispensabili » alla nostra predicazione?
Arriveremo un giorno ad una
sorta di « esproprio ecumenico »
dei nostri ospedali, istituti, ospizi, ecc. che spesso ci paralizzano,
ci dissanguano finanziariamente
e ci fanno perdere l'orientamento della nostra testimonianza?
Se non ci sono le forze per
farlo — ha concluso Barbero —
c'è però, davanti a noi, la chiamata a farlo.
Ermanno Genre
DIBATTITO A TORRE PELLICE
Le comunità cristiane
di fronte allo stato
Promosso dalla Società di Studi valdesi - Relatori: Giorgio Peyrot e Franco Barbero - Peyrot: la nostra proposta di intese può dimostrare al paese e al governo
l’inadeguatezza dello strumento concordatario -Barbero: più originalità evangelica senza concordato e intese
In seguito alla pubblicazione
del testo ufficiale della bozza di
revisione del Concordato (i 14
articoli sono stati pubblicati su
Gom-Nuovi Tempi, n. 35) il dibattito dovrebbe riprendere a
tutti i livelli: è un argomento
che riguarda non solo i credenti ma tutti quanti i cittadini.
L’incontro che ha avuto luogo
venerdì 9 presso la sala delle
scuole medie di Torre è stato
utile per un chiarimento che
certo non si è esaurito, sulla
questione concordato-intese. Un
buon numero di persone vi ha
partecipato, assenti sia gli uomini politici sia i sacerdoti della valle. Peccato!
Il prof. Peyrot ha presentato
la linea «ufficiosa» della Tavola quale si presenta oggi, dopo
aver tracciato con brevità e lucidità la lunga storia che sta
dietro a partire dal 1849. In sostanza ha affermato Payrot, noi
accettiamo il principio delle intese, che ci è stato « imposto »
dalla Costituente ed è poi entrato nella costituzione; non siamo
stati noi a chiedere l’istituto delle intese (inventato nel 1948) ma
è lo stato che ha deciso questo
strumento di coordinamento: la
iniziativa resta nelle mani dello
stato. Ciò che noi rivendichiamo è la libera predicazione dell’evangelo e la libertà dei «supporti organizzativi », cioè gli
strumenti istituzionali indispensabili per poter esistere. Ne consegue che noi non possiamo essere « abrogazionisti » in quanto
non spetta a noi come comunità
credente avanzare questa richiesta che compete soltanto la comunità cattolica (il Concordato
concerne i cattolici, non noi).
Noi possiamo e dobbiamo essere abrogazionisti in quanto cittadini, utilizzando gli strumenti
politici, ma non in quanto comunità religiosa. Per questo, se
noh possiamo essere abrogazionisti siamo però anticoncordatari e lottiamo perché lo strumento concordatario venga eliminato, dimostrando che l’unica
via praticabile è quella delle intese. In altre parole — ha detto
Peyrot — noi offriamo allo stato
un organismo nuovo (che non
chiede soldi allo stato - c’è scritto 7 volte nel testo delle intese ! )
che potrà utilizzare, per stabilire ogni altro rapporto con altre confessioni religiose.
Barbero ha svolto il suo intervento gettando un rapido
sguardo al nuovo testo di revisione, riconoscendo il significato
ecclesiologico del dibattito sinodale e la proposta di intese
come reale superamento del
Concordato. Di qui ha poi forniulato una serie di perplessità e
di interrogativi ; a cominciare
dal fatto che su questa questione il sinodo è stato « liscio », il
che apre dei sospetti. Il problema di considerarsi come una
« componente » della società nell’ambito di un pluralismo ambiguo.
La divisione di classe, ha ricordato Barbero passa anche attraverso le « componenti ». Con
ciò il rischio è quello di cadere
in una logica «istituzionale»,
mentre la confessione della propria fede non può essere intesa
come una componente. Questo è
comprensibile storicamente ma
non altrettanto da un punto di
vista ecclesiologico ed evangelico. Barbero ha concluso affermando, pur con la riserva di
non- vederci ancora ben chiaro,
che vi è maggiore originalità evangelica senza rapporti concordatari e anche senza intese.
Certo, egli ha aggiunto, occorre
fare i conti Con lo stato, ma
per questo non basta il diritto
comune utilizzando gli strumenti politici ed i diritti di tutti i
cittadini? Ma forse le nostre
chiese hanno ancora voglia di
« essere riconosciute ».
Il dibattito successivo si è
concentrato sulla questione delle componenti, ricordando che
contro lo stato accentratore non
è realistico pensare ad una lotta
in cui lo stato ti riconosce come componente. Ma l’elemento
politico non è quello prioritario: vi è una critica teologica
ed ecclesiologica alla posizione
che accetta il riconoscimento
della « componente » riferita alla comunità cristiana. È la vocazione di Gesù la nostra componente e non il fatto di essere
riconosciuti come componente
dallo stato. Il dibattito si è chiuso, forse troppo frettolosamente, mentre cominciavano i problemi di fondo che stanno al
di là della stessa qùestiané delle intese. Un prossimo incontro
potrebbe favorire ulteriori e necessari chiarimenti. e. g.
Precisazione
In riferimento al problema
del « Bollettone » su cui hanno scritto precedentemente i
signori L. Marchetti e Giovanni Conte, la Commissione Distrettuale precisa, ad
evitare ogni possibile malinteso, quanto segue:
a) La pubblicazione di un
bollettino di notizie delle comunità inserito nell’Eco delle Valli come supplemento e
mandato a tutte le famiglie
delle chiese del I distretto
insieme al giornale è una decisione della Conferenza di
S. Germano dello scorso mese di giugno. Vi è stato cioè
un impegno da parte della
maggioranza dei delegati per
questo e la decisione ha perciò un carattere in qualche
modo impegnativo per tutti.
b) Si tratta di un esperi
mento di 4 numeri che verrà
ridiscusso nella prossima
Conferenza. È suscettibile
perciò di revisione, di modifica o di miglioramento qualora . non risultasse adeguato
allo scopo. La CEO
• La Conferenza Distrettuale, riunita a San Germano Chisone i giorni 4
e 5 giugno 1977, dà mandato alla
C.E.D. ed al Comitato di redazione
dell'Eco-Luce di studiare l'incorporamento nell'Eco-Luce della « Lettera
circolare alle comunità dei I distretto », garantendo tale incorporamento
a partire dall'autunno 1977 con periodicità e modalità da definire, in
vista di una maggiore informazione
nelle comunità sulla vita delle Chiese e sui problemi del mondo e di
una maggior diffusione del nostro
settimanale. Le comunità saranno impegnate a diffondere gratuitamente
tali numeri dell'Eco-Luce contenenti
l'inserto secondo la prassi acquisita
dai concistori per la diffusione delle
circolari periodiche. (Atti, art. 17).
CONVEGNO REGIONALE EGEI A PINEROLO
La comunità: un primo passo per
una chiarificazione ecumenica
Nella saletta del tempio valdese di Pinerolo si è tenuto il
convegno regionale organizzato
dalla EGEI sul tema della comunità. Più di sessanta persone, dei gruppi EGEI di Luserna, Villar Perosa, Pomaretto,
Agape, del gruppo di catecumeni di Perrero, del gruppo
giovanile di Pinerolo e dei fratelli della comunità di base di
Corso Torino, insieme ai quali
il convegno era stato organizzato. Eacciamo solo brevi accenni
ai temi affrontati.
Una prima comunicazione ha
riguardato il problema della comunità cristiana nel I secolo:
esiste effettivamente una età
« apostolica »? e questa comunità primitiva era effettivamente
esente da contraddizioni e divisioni? Da quel po’ che sappiamo
150 ore in Val Pellice
Presso la Scuola Media Statale Leonardo da Vinci di Torre
Penice sono iniziati da qualche
settimana i corsi detti delle
K150 ore », (con questo termine
si allude al quantitativo delle
ore che inizialmente i datori di
lavoro erano tenuti a retribuire
ai dipendenti iscritti ai corsi in
questione) con una frequenza
media di circa 80 allievi suddivisi in 4 classi, due delle quali
seguono le lezioni di pomeriggio
e due di sera. Vi figurano operai, casalinghe, commercianti,
artigiani, ecc.
Tali corsi, come è noto, conducono al conseguimento della licenza media (previo esame finale di licenza in base a una frequenza media di 350 ore di lezione) e prevedono lo studio dell’Italiano, della Storia, della Geografia ed Educazione Civica, di
Scienze matematiche chimiche
fisiche e naturali e di una Lingua straniera.
Le 150 ore rappresentano soprattutto ima conquista sociale
anche se ancora di modesta entità e un’occasione per prendere
coscienza di molti problemi. Per
alcuni (vedi ad esempio le casalinghe) sono anche un mezzo per
uscire dall’isolamento.
Ci rallegriamo che la valpellice abbia risposto in misura cosi
rilevante aH’iniziativa dei sindacati anche se ci rendiamo conto
del sacrificiq notevole che comportano tre more giornaliere di
impegno scolastico per chi ha
già alle spalle una giornata di lavoro.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
L’assemblea di Chiesa del 13
novembre 1977 ha riconfermato
per un secondo settennio il
Past. Alberto Taccia con 174 voti favorevoli su 183 votanti, su
284 elettori iscritti. Se da una
parte questo voto costituisce
motivo di grande incoraggiamento per il Pastore, dall’altra
vuole anche essere da parte di
tutti una assunzione di responsabilità per un rinnovato comune impegno in vista di una crescita spirituale della comunità.
• In seguito a tragico incidente è deceduto, dopo una lunga
agonia, il fratello Ludovico Rivoira di anni 66. Ai familiari diciamo tutta la nostra simpatia
cristiana nel dolore.
del Concilio di Gerusalemme,
Paolo ci si presenta come un
sostenitore della « coesistenza
pacifica » tra posizioni diverse
o come colui che prospetta l’unità della chiesa a partire da
una netta chiarificazione teologica?
I fratelli della comunità di
base di Corso Torino ci hanno
poi raccontato la loro storia: i
primi incerti passi iniziali, il
rafforzarsi di un gruppo che si
raccoglie a partire dalla lettura
biblica e dalla condivisione di
problemi reali, quali la conciliazione, ormai difficile, tra la
vita tradizionale di parrocchia e
il proprio impegno politico, lo
sforzo, travagliato per arrivare
a soluzioni più autentiche.
Si è poi affrontato il problema della preghiera e della lettura biblica: dobbiamo verificare
la doppia affermazione per cui
non esiste una comunità che
sia tale senza la lettura biblica,
collettiva, disciplinata, rigorosa
e d’altra parte la lettura biblica, di per sè, non è sufficiente
a formare una comunità, perché ciò che dobbiamo condividere non è solo il nostro rapporto con la Scrittura, ma l’interezza della nostra vita di fede.
Sapremo capire il dono gratuito di Dio che consiste nel
mettere insieme cose apparentemente inconciliabili come la
preghiera di adorazione e la volontà di lotta?
I temi e le necessità emersi
sono:
capire, all’interno della storia protestante, perché una teologia rivoluzionaria (sacerdozio
universale, giustificazione per
fede, rifiuto della delega) ha
provocato di fatto una prassi
spesso conservatrice;
la credibilità della nostra
predicazione viene da una prassi effettiva e non dalla validità
delle proposte : senza dunque
porsi la pregiudiziale « dentro
o fuori le chiese » i gruppi fgei
devono cominciare a vivere come delle comunità vere e proprie.
I pericoli da evitare: la fuga
dalla teologia, perché ritenuta
un fatto intellettuale; l’abbandono dell’impegno per il socia
lismo; la convinzione che basta
cambiare teologia per risolvere
i problemi. Si deve invece prendere esempio da Paolo, che era
un costruttore di comunità nuove; la proposta di una pratica
ecumenica che salti il momento
occasionale per diventare « ecumenismo di comunità », che si
incontrano nella loro interezza e
e in modo regolare.
Il gruppo giovanile di Pinerolo ha raccontato la propria
esperienza, i passi della ricerca
di una propria identità, la scoperta anche se solo iniziale
dell’importanza della riflessione
teologica.
Alla conclusione del convegno, i partecipanti hanno eletto il nuovo coordinatore del lavoro fgei alle valli, Jean Jacques Peyronel di Torre Pellice.
La serata si è conclusa, simpaticamente con la cena comunitaria e la chitarra, che ha
unito insieme i fratelli più anziani con i giovanissimi della
igei. f. s.
Comunità Montana
Vaj Penice
Si rende noto che in base alla Legge
Regionale 31.8.1977 n. 46 la Regione
Piemonte può provvedere alla concessione di contributi sulla spesa occorrente per la riparazione e la ricostruzione
di fabbricati urbani di proprietà privata di qualsiasi natura e destinazione
(sono quindi esclusi i fabbricati rura,li) danneggiati dall’alluvione del maggio 1977.
Detti contributi saranno devoluti
nel limite di lire 10 milioni per ciaseuna unità immobiliare e nella misura dal 70 al 90 per cento a seconda
dell’ampiezza dell’immobile.
I proprietari degli immobili danneggiati dovranno presentare la domanda
(corredata da apposita documentazione) agli Uffici del Genio Civile di Torino entro il 13 gennaio 1978.
Per ogni altra informazione sulla
redazione della domanda, sull’entità e
devoluzione del contributo, gli interessati potranno rivolgersi al Sindaco del
proprio Comune o presso gli Uffici di
questa Comunità Montana.
7
CASA Dl RIPOSO Dl S. GERMANO CHISONE
RORA’
Germano che ne è priva e si prevede anche un aumento dei servizi igienici.
La collaborazione
Il preventivo per la realizzazione di questi lavori si aggira sui
16 milioni e, naturalmente, un’opera come il nostro Asilo, dispone appena di una minima parte
di questa somma e per questo
rivolge un appello molto pressante alle Chiese ed ai singoli
membri di chiesa per coprire
queste spese.
I lavori non possono essere
rinviati, ed infatti ¡stanno cominciando; ma solo con la vostra
collaborazione potranno essere
pagati. Il fatto che non si sia
aspettato di avere almeno una
parte considerevole del denaro
per iniziare i lavori non dipende
solo dal fatto che essi sono urgenti ed indilazionabili, ma è un
segno della fiducia nel popolo del
Signore in mezzo al qualq viviamo e per il quale l’Asilo compie la sua opera, ed è anche certezza nel Signore stesso che spinge i suoi figli nella sua opera.
La collaborazione di cui abbiamo bisogno è quella in denaro, ma anche in aiuto diretto per
alcune fasi del lavoro ohe ;lo permettono. Naturalmente questo
tipo dir partecipazione riguarda
soprattutto le comunità viciniori
che saranno tenute informate
delle diverse necessità al momento utile.
Daremo notizia dei lavori, man
mano che Si svolgeranno ed anche delle offerte pervenute e che,
siamo certi, ci permetteranno di
condurre a termine questo lavoro così indispensabile per i nostri Ospiti.
Franco Davite
responsabile CIOV
per l’Asilo di S. Germano
POMARETTO
Occorre creare più spazio
per poter stare con gii altri
La maggior parto dogli ospiti non è più autosufficionto: è nocossario
ampiaro i locali por ovitaro l’isolamonto forzato
La situazione in cui si trovano
attualmente gli ospiti della Casa
di Riposo di San Germano Chisone si è fatta critica: gli ospiti
sono ammucchiati, il personale
tribola per passare a servire i pasti, i carrelli non arrivano più
dappertutto. Occorre ingrandire,
creare nuovo spazio.
Un’opera
in movimento
Fino a non molti anni or sono
una casa per anziani ospitava
una maggioranza di persone autosufficenti, cioè in condizione di
badare più o meno a se stessi, di
andare e venire sulle proprie
gambe e, magari, dare una mano a quei pochi in condizioni
peggiori di salute. Oggi la situazione è radicalmente mutata: la
generalizzazione delle pensioni di
vecchiaia, il prolungamento medio della vita della gente, l’istituzione di servizi ambulatoriali e
domiciliari in molte zone delle
nostre Valli, ed altre iniziative di
questo genere, permettono a molte persone avanti negli anni di
rimanere a casa propria più a
lungo di una volta e, comunque,
fino a che sono relativamente
autoisufficenti. E’ un’ottima cosa
perché fra le libertà fondamentali deU’uomo ci deve anche essere quella di invecchiare e di
morire a casa propria, se lo desidera.
Una casa per anziani diventa
così sempre di più un’opera che
assiste persone non più in grado
di rimanere a casa propria, neppure con l’aiuto del servizio domiciliare. Sono quindi persone
che vanno alzate tutti i giorni,
accompagnate, assistite durante
tutto il tempo. Questa è anche la
causa dell’aumento del personale e dei costi in questi ultimi
anni.
U’altra conseguenza è quella
che ci interessa oggi. Da un paio
d’anni l’Asilo di S. Germano ha
organizzato un servizio di fisiokinesiterapia. Si tratta della collaborazione di una infermiera specializzata che con ginnastiche attive e passive ed altre tecniche
appropriate è riuscita a permettere a molti vecchi di uscire dall’isolamento della propria stanza e ritornare con gli altri, magari su di una carrozzella. E qui
arriviamo al nostro problema. Le
carrozzelle occupano più posto
delle sedie. Attualmente su 82
ospiti della Casa si è riusciti a
portarne 70 a pranzare con gli
altri. E’ un buon successo, anche
dal punto di vista umano e non
solo clinico, tanto più se si tiene
conto che i rimanenti 12 comprendono anche i soliti malati di
turno che non mancano in una
comunità di anziani.
Il progetto
L’Ufficio tecnico della CIOV ha
studiato il problema e proposto
una soluzione che è stata discussa con il personale e con gli ospiti della casa. Il progetto prevede
10 spostamento in altro locale
dell’ ambulatorio-farmacia. Inoltre si costruirà una parte nuova,
a sud-ovest per altri 34 metri
quadri.
Questa nuova costruzione richiede lo sbancamento di una
parte del terreno a monte e varie
altre sistemazioni che incidono
sul prezzo dell’opera; ma essa
permetterà anche di risolvere alcuni altri problemi: il percorso
delle carrozzelle dairascensore
alla sala dà pranzo che, adesso,
deve parzialmente avvenire all’esterno con grande disagio di
tutti. Nella nuova sistemazione
un corridoio coperto permetterà
11 passaggio delle carrozzelle e
dei carrelli ai quali, ora, bisogna
far scendere alcuni gradini. Questo corridoio coperto permetterà
anche di sistemare la macchina
lavapiatti che attualmente si trova distante dalla cucina.
Inoltre il tetto piano del nuovo corpo potrà essere usato come terrazzo per la casa verso S.
Se c’è la volontà...
Giovedì 8 dicembre. Una delle
poche feste infrasettimanali rimaste: è in programma una
« giornata » dei catecumeni del
IV anno a Fontane.
Gre 7.45, fuori nevica abbon
SAN SECONDO
Domenica 27 novembre è stato
amministrato il battesimo a Davide Monnet di Lamy e di Maria
Menli (Lombarda). Il Signore
benedica questo bambino e tutta la sua famiglia.
• Ringraziamo il prof. Samuel
Aklé della Chiesa Evangelica del
Benin (Africa equatoriale), segretario generale aggiunto della
CEvAA che è stato fra noi sabato e domenica partecipando alle
varie attività di quelle giornate.
• Domenica 11 dicembre l’Unione Femminile in seduta congiunta con le Sorelle di Pinerolo
e Prarostino ha dibattuto il
tema proposto dalla FFV e dal
Sinodo « la crisi del culto nelle
nostre chiese ». Questo tema è
anche Targomento delle riunioni
quartierali del mese di dicembre.'
• Domenica 27 è stato amministrato il battesimo a Davide
Monnet di Lamy e di Maria
Menli (Lombarda). Il Signore
benedica questo bambino e tutta la sua famiglia.
• Ringraziamo il prof. Samuel
Aklé della Chiesa Evangelica
del Benin (Africa Equatoriale),
segretario generale aggiunto
della CEvAA che è stato fra noi
sabato e domenica partecipando
alle varie attività di quelle giornate.
• Domenica 11 dicembre l’Unione Femminile in seduta congiunta con le Sorelle di Pinerolo e
Prarostino dibatteranno il tema proposto dalla FFV e dal
Sinodo « la crisi del culto nelle
nostre chiese». Questo tema è
anche l’argomento delle riunioni quartierali del mese di dicembre.
dantemente fin dalla sera precedente; suona il telefono: « Pronto, sono..., allora che si fa? »
« Mah! con questo tempo non ci
conviene andare, bisogna rimandare ad un’altra volta! » « Ma
non si potrebbe fare lo stesso
qualcosa? » insiste la catecumena. « Beh, prova a venire alla
partenza del pullman, vediamo
chi viene ».
Ore 8.45, davanti al Convitto
siamo in 6. Nessuno ha voglia di
tornare a casa: « Andiamo alle
Scuole Vecchie, possiamo avvertire i catecumeni più vicini... » ed
infatti altri due si aggiungono al
gruppetto.
Ci si sistema nella cucina, si
accende la stufa, ci si organizza.
Ore 16: siamo ancora lì. La
giornata è trascorsa veloce: abbiamo fatto molte cose, dei test,
per aiutarci nel lavoro di gruppo, parlato del battesimo e della
confermazione, mangiato e governato, cantato, fatto dei progetti per il lavoro futuro (una catecumena ha chiesto: « non potremmo continuare queste «giornate» anche dopo la confermazione? »).
La presenza di una ragazza cattolica, di una comunità di base
vicino ad Orbassano, compagna
di scuola di una del gruppo, ha
arricchito la discussione aprendola a nuovi problemi e nuove
prospettive .
Una « giornata » che sembrava
dover miseramente fallire e che
invece è stata molto ricca e positiva per tutti.
• Domenica 11 dicembre si è
riunita l’Unione Femminile, che
ha proseguito lo studio sul culto
con una relazione di Viola Rostan ed una meditazione di Anita
Gay che, partendo dalle sue esperienze nell’incontro CEvAA di
Torre Pellice, ha presentato alcuni suggerimenti pratici per
rendere più viva la partecipazione di tutti (preparazione in gruppo, intercessione comunitaria eccetera).
Nella riunione del Consiglio
comunale tenutasi sabato 10 sono stati nominati i rappresentanti nel distretto scolastico costituentesi della Val Pellice: Vanda Tourn e Dario Gelso per la
maggioranza e Giorgio Odetto
per la minoranza.
È stata approvata aU’unanimità, dopo ampia discussione, la
mozione del Consiglio regionale
sul problema del terrorismo crescente in tutto il paese, mozione
inviata ai comuni per una analoga presa di posizione.
Il bilancio di spesa per il 1978
è stato rinviato in quanto non si
conosce ancora l’entità dei finanziamenti di cui il comune potrà
valersi.
Ampia discussione anche sulla
questione dell’unico negozio di
Rorà che rischia di chiudere se
non si trova al più presto una
soluzione, accrescendo così le
difficoltà per tutta la popolazione, in particolare per le persone
anziane.
Vi sarà al più presto un incontro pubblico per discutere la cosa. Per ora la soluzione prospettata dal comune è quella di rilevare la licenza di vendita e di
proporre la creazione di una cooperativa collegata al consorzio di
2“ grado esistente nella valle per
la circolazione e vendita di quei
prodotti.
Il problema più grosso resta
quello di trovare qualcuno che
intenda svolgere questo lavoro,
lavoro che rappresenta al tempo
stesso un servizio indispensabile per tutta la 'popolazione rorenga.
~ TORRE PELLICE
La giornata di domenica 15
gennaio, organizzata in accordo
con il gruppo TEV, avrà come
tema « il culto nella vita della
comunità ». La predicazione del
mattino sarà centrata su questo problema; un incontro, nel
pomeriggio, a cui tutti sono invitati a partecipare, costituirà
uno dei momenti della riflessione
della nostra comunità su questo
argomento, già trattato nelle riunioni ed esaminato nei corsi
di catechismo.
Si sono uniti in matrimonio
nel tempio dei Coppieri domenica scorsa Giorgio Bertalot e
Giovanna Rostan.
Il Signore aiuti questi fratelli nella loro testimonianza di
sposi credenti.
PERRERO-CHIOTTI
Il tecnico del servizio agricolo
della Comunità Montana, Giancarlo Bounous ha avuto un incontro con un gruppo di persone
abitanti nella zona di Chiotti e
Riclaretto, per presentare le colture alternative -che il servizio agricolo promuove in valle.
Le specie che potrebbero sostituire le viti ormai non più coltivate sono i lamponi, le more e,
con maggior difficoltà di attecchimento, i mirtilli giganti. Mentre queste piante si vanno estinguendo allo stato selvatico, soprattutto lamponi e mirtilli, a
causa della raccolta eccessiva, la
gente inizia a coltivarle nei campi abbandonati. Però in val Germanasca la coltivazione dei piccoli frutti serve unicamente per
gli usi familiari, la vendita è pressoché inesistente.
Il tecnico ha anche chiesto se
era possibile che gli allevatori
della zona, in particolare di Riclaretto, aderissero alla cooperativa per la raccolta del latte che
dovrebbe iniziare la sua attività
a febbraio.
Sì è discusso sulla ristrutturazione degli alpeggi, sul miglioramento dei boschi, §ulle probabilità di ricavare un reddito da queste forme di attività. Le difficoltà ovviamente sono notevoli, perché tutto rimane sempre affidato
all’iniziativa del singolo e ormai
la gente in questo campo è sempre diffidente e poco propensa a
tentare nuove esperienze.
Val Cermanasca
Solidarietà per i danni
dell’alluvione
Si rraide noto che per
domenica 22 gennaio 1978
alle ore 14.30, nella sala della Chiesa Valdese di Ferrerò
è indetta una riunione di
tutte le famiglie che hanno
subito dei danni nell’alluvione del maggio 1977, per stabilire le modalità di ripartizione delle offerte pervenute
alla Commissione Distrettuale e pubblicate sull’Eco delle
Valli. Si pregano tutti gli interessati di far pervenire al
proprio Concistoro una stima approssimativa dei danni subiti.
Il Consìglio
del III Circuito
III CIRCUITO
CORSO PER MONITORI
Il prossimo corso per nipnitori, in preparazione alla sequenza « Gesù vive », avrà luogo al Convitto di Pomarettp, il
7-8 gennaio 1978, con il seguem ,
te programma:
— Sabato 7, ore lé ; introduzio
ne ai testi bibliqi sulla resurrezione e discussione dei principali problemi. Chiusura
ore 21. ..
— Domenica 8, ore'”14,30: continuazione della discussione
e problemi didattico-pedagogici, con proposte di svolgi-'
mento di alarne lezioni. ,
ANGROGNA
A Valdo Odino e Ivana Malàn
che — nel corso del culto di domenica 11 -- hanno presentato,
sùbito dopo la celebrazione civile, la loro unione al Signore;
rivolgiamo Taugurio di una vita insieme ricca delle promesse
della Paróla.
TROMBE'TTIERI VALDESI
Durante il periodo natalizio i
trombettieri valdesi parteciperanno ai seguenti incontri:,
10 dicembre, ore 11 nel tempio
^di Viilar Perosa (celebrazione
nuziale).
17 dicembre : partecipazione ad
una manifestazione polifonica
serale nel tempio di Viilar
Pellice.
25 dicembre: partecipazione al
culto nel tempio di Ferrerò.
26 dicembre: partecipazione alla
festa di Natale nel tempio di
Viilar Perosa. ____________
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Teresa Delfino Vedi Moretti
ringraziano tutti coloro che in. vario
modo hanno preso parte al loro dolore,
per la scomparsa della diletta Mamma.
Un ringraziamento particolare ai Pastori G. Tourn e A. Adamo, al Pastore
P. Spanu deUa Chiesa Battista di Torino, aU’Ufficialessa deU’Esercito deUa
Salvezza Sig.na Figliola, al Dr. G.C. De
Bettini per le premurose cure, ai Signori Velia e Charles Paschetto.
« Beati i puri di cuore, perché essi vedranno Iddio ».
(Matt. 5: 8).
Nel suo 85° anno di età, si è spento
presso l’Ospedale Valdese di Torre Pellice il
Comm. Arturo Melile
benefattore
del Rifugio Re Carlo Alberto
Lo partecipano, a funerali avvenuti,
parenti ed amici.
Un particolare ringraziamento alle
Diaconesse Valdesi che lo hanno assistito con affetto in questi ultimi anni, al Medico curante Dr. Enrico Gardiol, al Pastore Roberto Nisbet ed al
personale delFOspedale.
Torre PeUìce, 7 dicembre 1977
Giorgio Turin ricorda il carissimo,
fraterno cugino
Comm. Arturo Melile
PROBLEMI DI LADRI? .
Finalmente anche nelle nostre valli valdesi
una ditta specializzata per installazioni e
assistenza tecnica di impianti antifurto
O.A.T.L. ai aiordan Darlo
Microonde radar — ultrasuoni — protez. perimetrali,^ eee.
Esclusivista della AL.T. per Pinerolo, Val Pellice e Val Chisone
Impianti televisivi di ogni genere - Preventivi gratuiti ovunque
LUSERNA SAN GIOVANNI — TEL. 0 0121/90338
augura Buone Feste alla spett. Clientela
8
8
16 dicembre 1977
LA NUOVA ARTE SOVIETICA ALLA BIENNALE DI VENEZIA
Visita alla mostra del dissenso
Motivi politici e non artistici hanno promosso ad un livello assurdamente elevato artisti anche giovanissimi per altro trattati con rozzezza volgare daH’ufficialità sovietica
In questa stessa sede nel mese
di aprile fui chiamato a scrivere sulla Biennale del Dissenso,
che stava scatenando in Italia
e all’estero, le controversie più
accese pro e contro l’esposizione veneziana, che tra difficoltà
di ogni genere, Carlo Ripa di
Meana ha potuto realizzare.
Accennando alla strumentalizzazione che dell’avvenimento
ne avrebbero fatto le cosiddette
destre, da sempre ostili alla politica socialista dell’Est, pensa■te® 'alla calata in campo degli
immancabili paladini delle «vere libertà », nonché alle schiere
sempre in allarme per tutto ciò
che sa di « rosso » e disponibili
per la crociata contro la «barbarie » comunista. Quanto da
più parti si prevedeva, o si dava come ipotesi, si è puntualmente realizzato: l’occasione di
questa edizione straordinaria
della Bieimale dedicata al dissenso culturale nei paesi dell’Est ha finalmente ( ! ) permesso di frugare tra le pieghe vitali ma «colpevolmente» celate
di quelle civiltà, presimte migliori, nate dalla Rivoluzione di
Ottobre.
Che cosa è avvenuto del loro
cinema, della letteratura, della
religione... e delle arti figurative? Per molti saggi commentatori, irrefutabile segno del fallimento degli esperimenti sovietici politico-culturali, è il dissenso quasi universale: pertanto non si può auspicare che un
ritorno puro e semplice alla politica « quo ante » che farebbe
rifiorire le arti (e le società di
cui sono specchio fedelmente rivelatore) perfino quando risultano « inequivocabilmente » compresse dalle burocrazie totalitarie.
A chiarimento di quanto affermato, e ad esempio dei numerosi prevedibili interventi, mi
permetto di citare qualche frase da imo scritto di Indro Montanelli apparso su il settimanale
« Oggi » del 3.12.1977 in cui si
dichiara che «il giudizio artistico (normalmente richiesto a chi
visita una mostra) appare superfluo di fronte al dramma da
cui sono nate tutte le opere
esposte ». La retorica enfasi anticomimista non poteva non
scattare fino a travolgere ogni
argine di prudenza critica, sempre di rigore quando ci si viene
a trovare davanti a situazioni
d’arte, come in questa Biennale
del dissenso, tra le più anomale
e insignificanti, che la fascinosa
Venezia abbia mai ospitato. Fra
il tono misticheggiante di Montanelli che chiude il suo pezzo
invitando i visitatori, davanti alle opere della Mostra, « a togliersi il cappello come di fronte alle reliquie dei martiri» e
alla astiosa quanto volgarotta
definizione di « spazzatura » usata per indicare gli elaborati degli artisti « abusivi » da parte
della Literaturnaya Gazeta, in
polemica con gli esaltatori aprio
Comitato di Redazione: Bruno Bellion, Giuliana Gandolfo Pascal, Marcella Gay, Ermanno Genre, Giuseppe Platone, Paolo Ricca, Fulvio Rocco, Sergio Rostagno, Roberto SbafFi,
Liliana Viglielmo.
Direttore: FRANCO GIAMPICCOLI
Dirett. Responsabile : GINO CONTE
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Telefono OH/655.278 - c.c.p. 2/33094
intestato a: «L'Èco delle Valli La Luce ».
Redazione Vaili : Via Arnaud, 25 10066 Torre PeMice.
Abbonamenti : Italia annuo 7.000
' semestrale 4,000' r estero annuo
10.000 . sostenitore annuo 15.000.
Una copia L. 200, arretrata L. 250.
Cambio di indirizzo L. 100.
Inserzioni:, prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 colonna ; commerciali L. 120 - mortuari 220 - doni 80
- economici' 150 per parola.
Fondo dL.solidariotl : cx.p. 2/39878
intestato a : 'Roberto Peyrot - Corso
Moncalieri, 70 - 10133 Torino.
Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175,
8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)
ristici di ogni produzione d’arte non omologata, ci sono gli
innumerevoli opposti pareri, formulati a voce o per iscritto, sovente senza aver messo piede
nei locali che ospitano l’esposizione.
Anche se molti elementi di
giudizio si possono dedurre dal
catalogo che accompagna sempre ogni manifestazione d’arte
a livello mondiale, o attraverso
le testimonianze di studiosi, sotto ogni aspetto attendibili, è doverosamente corretto che, chi si
occupa di statue e dipinti, prima di esprimere la sua opinione
critica su essi, li veda; ma senza i paraocchi di chi va ad una
mostra stracarico di prevenzioni, sempre e comunque fuorvianti.
Acqua alta
Il fenomeno dell’acqua alta a
Venezia mi è capitato di vederlo, per la prima volta, domenica 27 novembre, attraversando,
verso le dieci, piazza San Marco
sulla lunghissima passerella che
fiancheggiava la facciata della
basilica, per incontrare l’arte
nuova sovietica nella tanto pubblicizzata rassegna. Da molti anni abituato alle Biennali estive,
ai suoi luminosi padiglioni espositivi dei Giardini, stento a trovare la calle nella zona dell’Arsenale dove sorge il Palazzetto
dello sport, che accoglie l’autunnale Biennale del Dissenso. L'architettura cementizia non è migliorata dall’allestimento smaccatamente fieristico; ma il pubblico non manca.
Oltre a ciò che dicono le opere compresse negli stands o nei
labirintici corridoi, per chi desidera informazioni complementari ci sono dei box per i « carousel » che proiettano diaposi
tive e vetrini riguardanti la produzione di molti operatori che,
con molta leggerezza, vengono
detti protagonisti della nuova
avanguardia artistica deH’URSS,
o informano sulla partecipazione, russa e sovietica, dal 189|5 al
1976 alla Biennale veneziana.
Cento gli espositori; cinquecento la somma dei dipinti, delle
sculture, dei disegni, delle foto.
Il contenuto
della mostra
La mia impressione, non certo affrettata, è che il livello generale della mostra non abbia
superato i limiti della sufficienza, anche se coinè è giusto che
sia, ho potuto intravvedere in
alcuni la possibilità di un discorso più completo ed inedito. La
Biennale di Venezia, a dispetto delle ultime edizioni esteticamente appannate e pericolosamente avveniristiche, è sempre la più gloriosa rassegna
d’arte del nostro vecchio mondo e, francamente, non mi pare
sia il caso di concorrere alla sua
degradazione con mostre come
questa che non posso che definire ambigua. Sono più che mai
convinto che una grande parte
degli artisti qui presenti per via
del dissenso, non sognavano di
potere avere una così, illustre tribuna per il loro farfugliante comizio pittorico. I più giovani, e
ce ne sono alcuni vicino ai vent’anni, avrebbero potuto attendere la indispensabile presa di
coscienza delle ragioni che presiedono al fare arte, nonché la
necessità pratica di possedere
gli essenziali strumenti culturali, quanto mai complessi, specie se visti nell’ottica della critica occidentale. Per il non stimolante isolamento in cui è ve
nuta a trovarsi la pittura sovietica, il giovane operatore non
può che avere ricevuto delle informazioni indirette, libresche,
e pertanto non vive.
Da qui forse il palesarsi delle molte approssimazioni intellettive nella maggior parte degli elaborati in mostra; i ritardi storici per bui, fan capolino
le soluzioni figurative tradizionali di Kalinin incline al grottesco chagalliano o il lirismo
' morandiano che avvolge in una
coltre arcaica le figure e le nature morte di Vejsberg. Non
posso tacere sulla teatralità dei
bronzi di Neizvestoj, che anche
nelle sculture di piccolo formato tende all’enfatico gigantismo,
magari partendo da Rodin per
approdare al tronfio monumento di piazza; né ignorare le undici tele di Rabin (capo riconosciuto degli artisti non allineati) giocate a toni cupi e contrastati, frequenti nel linguaggio
espressionistico mitteleuropeo :
il collage, che spunta con una
certa disinvoltura sulla sua tela, sa di interpolazione, mentre
è chiaro che egli tende alla pura invenzione formale e in pari
tempo si prefigge di denunciare
le crude inefficienze urbane con
tutti i suoi enormi disagi esistenziali: a suo modo il pennello di Rabin « celebra » in maniera del tutto.« opposta » ai celebratori di Stato.
Il piatto forte
Gesto, materia, immagine è il
motivo conduttore della seconda sezione. In essa vi si distinguono Nemuchin e sua moglie
lidija Mastekova per la forza
istintiva nel convenzionale dominio del segno e della materia ;
Beljutin che risente della lezione
del gruppo Cobra; il fantasioso
r
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola
Egitto e
verso una
E’ questo il grande interrogativo dell’attuale momento storico. Il mondo trattiene il respiro ma è impossibilitato a rispondere, perché non conosce, se non
parzialmente, le cause che hanno
mosso il presidente Sadat al
grande passo.
Misterioso è il comportamento
di Sadat negli ultimi giorni. « La
mattina del 5.12.’77, i quattro
Stati arabi firmatari della dichiarazione del vertice di Tripoli (la
Libia, la Siria, l’Algeria e lo Yemen del Sud), annunciavano alcuni cauti e deboli provvedimenti anti-egiziani, fra cui il "congelamento” (per così dire) delle relazioni diplomatiche. In tal modo essi intendevano esprimere il
proprio malcontento nei riguardi delle iniziative "traditrici” del
presidente egiziano. Nel pomeriggio dello stesso giorno, Sadat
rompeva, puramente e semplicemente, i rapporti con quei quattro Stati_ oltre all’Irak, e concedeva ai rispettivi ambasciatori
solo 24 ore di tempo per fare i
bagagli.
La reazione di Sadat è stata
dunque fulminea ».
Perché? Secondo Claude Monnier del « Journal de Genève »
(n. 286 del 7.12), « Sadat ha un dispepato bisogno di pace.all’interno dell’Egittó stesso. Non soltanto le spese militari gli divorano,
una parte considerevole delle risorse nazionali, mà l’incertezza
profonda che regna sul prossimo
,, avvenire dell’Egitto nel M. Oriente, còrvdanna la sua ectìòpmia ad
una stagnazione quasi totale.
Sapendo che la popolazione egiziana cresce di circa 900.000 individui all’anno, tendendo ad intasarsi sempre più nelle.città, non
è difficile immaginarsi il carattere esplosivo della situazione. Nel
Israele :
pace separata?
gennaio u.s. era bastato che il
governo progettasse una riduzione delle spese per i contributi
alimentari, perché le grandi città
iniziassero dei movimenti di rivolta: l’esercito aveva ristabilito
l’ordine, ma al prezzo di 79 morti ».
Uno stato dunque di estrema
debolezza. « Sadat sa per esperienza (continua C. Monnier) che
né l’Egitto, né Israele sono abbastanza forti per poter veramente
negoziare: un paradosso che troppo facilmente viene ignorato. Infatti Gerusalemme è troppo minacciata nella propria sicurezza,
per poter concedere al Cairo
quanto gli viene richiesto; inversamente la posizione di Sadat,
nel mondo arabo e nell’equilibrio
politico egiziano, è troppo debole
per poter concedere a Begin (il
capo del governo Israeliano) ciò
che questo gli richiede.
Per questa ragione, la tattica
dei due Stati, ormai da molti
anni, è sempre consistita nell’interessare alla propria causa una
o più grandi potenze, e in primo
luogo gii Stati Uniti, per obbligarli ad imporre una soluzione
all’avversario.
In uri gioco di tal genere, per
lungo tempo Israele è stato il
più forte ».
L’articolista ritiene di poter
concludere, con la sua analisi indubbiamente acuta, che « Sadat
è intransigente perché debole.
(...) Rischiando il tutto per tutto,
persino il proprio potere, Sadat
fa evidentemente conto di tirare
gii Stati Uniti dalla sua parte».
Da questo punto di vista, il viaggio che l’americano Cyrus Vanee
compie, mentre stiamo scrivendo, in Egitto e nel M. Oriente, sarebbe per Sadat un primo segno
di successo.
E tuttavia: qual è il grado
d’attendibilità, in funzione del
rapporto politico fra Egitto e
Israele, deH’analisi dell’articolista? Per parte nostra, siamo più
che mai convinti potersi rispondere solo quando:
1) si saprà se gli USA sono
veramente disposti a sostenere,
sul piano economico, sia Israele
che l’Egitto;
2) e se Israele stesso, conclusa eventualmente una pace separata, sia disposto ad aiutare (sia
pure modestamente, secondo le
sue limitate possibilità economiche) l'Egitto.
Ed entrambe tali questioni sono subordinate all’altra, ancora e
sempre avvolta nel più fitto mistero: quanto è accaduto e sta
accadendo, è il risultato di pressioni esercitate dagli USA sia su
Israele che suH’Egitto?
Infine non bisogna trascurare i
pericoli che potrebbero derivare
da un’approfondirsi della spaccatura del mondo arabo, cui àbbiàmo accennato nelle prime righe
di quest’articolo. Henri Simonet,
ministro degli Esteri belga e presidente del Consiglio dei ministri
della CEE (Comunità Economica
Europea), ha detto che « il -peggio sarebbe, a questo punto, giocare la carta della divisione del
mondo arabo e puntare ad .un
accordo fra il Cairo e Gerusalemme. (...) Da una pace separata
non potrebbe scaturire altro ché
l’irrigidimento, la radicalizzazione degli atteggiamenti degli altri arabi (...), mentre il problema è quello di giungere a dipanare tutti i nodi del conflitto e,
prima d’ogni altro, il nodo della
questione palestinese ». (Da « La
Repubblica » dell’8.12.’77).
Ruchin sfortunatamente morto
nel 1976 nell’incendio del suo
studio; Stejnberg, che partito
dal sensibilismo lirico è approdato all’astrazione geometrica
nel tentativo di agganciarsi al
costruttivismo russo degli anni
venti. Il discorso tridimensionale, plastico, ce lo fanno, ma in
chiave di decorativismo astratto, artigianale o ingegneresco,
cinque scultori di cui non trascriveremo il nome per passare
subito al Cinetismo, fondato nel
1962 dal pittore Nussberg che
rappresenta il piatto forte dell’intera rassegna.
Tuttavia l’inclusione in questa Biennale del dissenso del folto gruppo dei Cinetici, che hanno dato vita al collettivo « Dvizenie» (movimento) costituisce per molti un enigma, trattandosi di un movimento artistico» largamente accettato, fin dal
suo nascere, dalla « censura »
più intransigente. Quattro pagine del catalogo elencano l’attività del gruppo in quindici anni, le sue realizzazioni nei teatri, alla televisione, nelle piazze,
le sue molte partecipazioni a
esposizioni collettive con « l’imprimatur » di stato come quelle
dedicate ai Giovani Artisti Moscoviti — nel 1966 il collettivo
cinetico ebbe a disposizione una
intera sala — e fu fatto segno a
riconoscimenti con diplomi, medaglie e premi ufficiali anche dal
Ministero della Cultura Sovietica. In che misura sono « dissenzienti» i sei espositori Vejsberg, Bunatov, Celkov, Infante Arana, Stepanov, Svernikov,
che il catalogo ci dà come appartenenti alla famigerata Unione degli Artisti Sovietici? Il suo
illiberale statuto sarebbe la causa prima deH’emarginazione dei
pittori e scultori del no al monolitismo statale. Doppio giuoco
degli artisti suddetti, forzatura
arbitraria o semplice distrazione dei compilatori delle schede?
Troppo grande è il numero
dei partecipanti perché, malgrado l’ubiquitaria mediocrità della mostra, non si possano aggiungere a quelli citati altri nomi;
ma a me preme, chiudendo, rilevare che il comportamento
dell’ulficialità sovietica nei confronti dei poveri « eterodossi »
è in ogni caso enormemente fuori misura ; e che sarebbe una
cattiva azione distogliere Carlo
Ripa di Meana dalle sue convinzioni di avere compiuto una
opera altamente meritoria per
la cultura mondiale.
Filippo Scroppo
Culto dialogato
(segue da pag. 4)
approfitta dell’occasione per
esprimere le sue idee fisse, sfogando con amarezza le sue critiche. È ricerca di verità. Chi
prende la parola è responsabile
davanti al Signore e davanti alla comunità di ciò che dice. Se
parla, è per mettere in luce un
elemento di questa verità rimasto in ombra, per correggere
eventualmente un errore del
predicatore, per proporre una
applicazione, per sottolineare
una messa in pratica. Ecco perché l’apostolo parla di rivelazione, di istruzione, di profezia.
B. La qualità dell’intervento
dei fedeli dipende dal loro discernimento spirituale. Bisognerebbe forse preparare questo
dialogo. Il pastore potrebbe comunicare prima il suo testo a
qualche persona che preparerebbe un intervento serio. Attenzione ai chiacchieroni! Poco
alla volta, le reazioni diverrebbero spontanee.
— Qualcuno ha fatto notare
che l’architettura dei nostri templi è fatta per il monologo:
constatazione assolutamente pertinente. I nostri templi non sono fatti nemmeno per la Cena.
La proposta di questi ultimi anni è di concepire un tempio rotondo che raccolga una comunità e non un uditorio, che abbia per centro il tavolo della
Cena da dove si pronuncerebbe
la predicazione, e' che cosìi permetterebbe il dialogo.
Bisogna riconoscere che se
qualche fedele desidera esprimersi, molti preferiscono ancora la passività, che è meno rischiosa. È cosa difficile imparare a dialogare, soprattutto quando si tratta dell’Evangelo. Non
si può dire una cosa qualsiasi
nel nome di Cristo. Un vero dialogo nella verità e nella carità
viene certamente dallo Spirito
Santo. Bisogna quindi domandarlo ed esercitarvisi.
(Da « La Vie Protestante »)