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Anno 114 - N. 1
6 gennaio 1978 - L. 200
Spedizione in abbonamento postale
I Gruppo /70
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TOBRE PEI LICE
ddle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
L’ASCOLTO DELLA PAROLA: GIACOMO 1: 2-4
Allegrezza
nella prova della fede
La parola di Giacomo non suggeHsce certo un morboso desiderio di sofferenza in vista della perfezione, ma non avalla neppure l'atteggiamento oggi diffuso
e che consiste nell’evitare la sofferenza a qualsiasi costo.
Aprire l’anno con una parola
come questa può sembrare fuori
luogo anche a dei credenti abituati alla lettura della Bibbia.
I casi sono due. O noi non siarno in una situazione di prova,
di sofferenza: e allora questa parola può sembrare addirittura di
cattivo gusto se non di malaugurio. Oppure noi ci troviamo effettivamente in una situazione di
sofferenza — per malattia propria o di congiunti, per lutti, per
difficoltà economiche o familiari,
per i colpi infinitamente vari di
quello che la gente chiama sfortuna e che i credenti chicimano
prova — e allora questa parola
può avere un suono un po' amaro e beffardo: va bene sopportare con pazienza la prova, ma
addirittura considerarla come
motivo di allegrezza, francamente è un po' troppo.
Anche allargando l'orizzonte
dalla nostra vicenda personale a
-collettiva in cui siamo inseriti, sembra cì sfa pt>es~aa Stare allegri. Nel nostro Paese, dopo
anni e anni di vita ben al di sopra delle nostre possibilità, come nessun altro paese in Europa, indebitati fino al collo, siamo ormai al rendiconto. Come
parlare di allegrezza di fronte
alle inevitabili prove che ci riserverà il 1978?
E guardando ancor più in là,
non possiamo dimenticare che
l'anno appena concluso è stato
l'anno del prigioniero politico. La
vastissima opera di informazione
e di denuncia promossa da Amnesty International — giustamente premiata col Nobel per la pace 1977 — ha mostrato come sotto tutti i cieli, nell'ambito di intere popolazioni private di ogni
dignità o di minoranze represse
e soffocate, rimprigionamento, la
tortura e l'assassinio per motivi
di opinione sia ormai la tremenda caratteristica del nostro tempo. Anche qui, con che coraggio
parlare di allegrezza nella prova?
L'uomo che ha pronunciato
questa parola non è estraneo a
questi interrogativi: l'ha pronunciata nell’amtoito di una comunità che stava passando da difficoltà limitate e occasionali ad una
situazione di persecuzione sistematica. Giacomo stesso, poco dopo aver scritto la lettera che si
apre con questo invito all'allegrezza nella prova, doveva morire, anch’egli in fondo assassinato per motivi d’opinione. È quindi proprio a questi interrogativi
e alle nostre perplessità che egli
risponde con i motivi che egli
porta a sostegno di questo paradossale invito ad essere allegri
nella prova.
FEDE E COSTANZA
« Sapendo che la prova della
vostra fede produce costanza ».
La prima constatazione che può
aprire la strada all’allegrezza è
che la prova è prova della fede.
Finché questo non è chiaro la
sofferenza rimane un enigma,
un’ingiustizia o una beffa del caso. Allora non c’è allegrezza ma
solo ira, ribellione e sconforto.
Ma l'esperienza di chi soffre
può aprirsi alla constatazione
che la sofferenza rafforza la base
ideale della propria esistenza:
con stupore si constata che la
sofferenza anziché distruggere
può edificare, anziché impoverire può arricchire, anziché svilire
può fondare la dignità della persona. Non che la sofferenza in sé
sia un bene e sia perciò in sé
giustificabile; ma può essere il
mezzo attraverso cui ci è dato
un bene superiore alla non-sofferenza. Per i credenti questa possibile esperienza si precisa nella
constatazione che Dio si sa servire del male — che resta pur
sempre male — per mettere alla
prova e rafforzare la fede e cioè
il legame vitale che ci unisce al
fondamento dell’essere, il legame che per noi costituisce la ricchezza ultima, il tesoro della vita, la perla di gran prezzo.
Non si tratta certo di un fatto
automatico; ma tanti e tanti credenti che hanno attraversato un
periodo di sofferenza ne sono usciti con la constatazione che Dio
aveva fortificato la loro fede conoscerlo così qualcosa delPallegrtàzépdi cui'parla Giacoraro.
Poiché in effetti Giacomo dice:
« sapendo che la prova della vostra fede produce costanza Il
motivo ultimo di questa allegrezza è la costanza che è prodotta
dalla prova della fede.
Un brano del Nuovo Testamento simile a questo (1 Pietro 1: 7)
usa a questo proposito la bella
immagine del crogiuolo in cui
l’oro fino viene separato dalle
scorie. In una fede non provata
— così come in un’amicizia che
non sia stata messa alla prova —
non si sa cosa vi sia di scorie e
cosa vi sia di oro fino. Così è di
molta fede in noi, nelle nostre
comunità. È fede, sì, ma vaga,
imprecisa, indefinita. È la forza
della vita o è un elemento tra
gli altri, un dato culturale, tradizionale?
È solo nelle situazioni dolorose e gravi della vita che la fede
si precisa. Tutto ciò che non è
fede è bruciato. Bruciano le illusioni, le speranze riposte su se
stessi, su altri, le tèorie, i comportamenti, le abitudini. Ma la
certezza fiduciosa di essere ancorati alla terraferma del Regno
anche quando tutto sembra sprofondare nella palude delle delusioni, come oro affinato, diventa
costanza, diventa un legame indissolubile e una forza incrollabile.
PERFEZIONE
« E la costanza compia appieno l’opera sua in voi onde siate
perfetti, completi, in nulla mancanti ».
Questa prospettiva ohe conclude l’esort^ioae ^i Giacomo non
xr^ sia ernéfo'-^ uh tnorboso desiderio di sofferenza: più sofferenza = perfezione. Ma non è
n^pure la prospettiva generale
di tanti uomini del nostro tempo
che cercano sopra ogni altra cosa una felicità indolore, che sono
pronti a sacrificare qualsiasi cosa — matrimonio e famiglia, onestà e coerenza, passato e futuro — pur di evitare il più possibile la sofferenza.
Quello che importa a Giacomo
— e a chi come lui si è posto in
cammino sulla via deH'Evangelo
— non è la sofferenza o la mancanza di sofferenza, ma è la perfezione della fede. Non la fede
sovrumana, inarrivabile di santi
Franco Giampìccoli
(continua a pag. 8)
La Santa Cena di Naumburg illustrata daf past. Tullio Viriày
in «Protestantesimo» la sera di Natale (i^di p. 3). La trasmissione è andata in onda alle 23.42: a quando, un orario che
non equivalga all’emarginazione? '.
Se volgiamo lo sguardo da una
parte all’anno che è appena terminato e dall’altra a quello che
ci sta dinnanzi non possiamo
certo avere una visione ottimistica della vita del nostro paese
e del mondo intero. Nei discorsi
della gente si coglie per lo più
un pessimismo diffuso, uno scuotere la testa in segno di profondo
scetticismo; non c’è neanche più
il desiderio di rivoltarsi e dì reagire o, nel caso migliore, di lottare e di impegnarsi per cambiare le cose. Anche noi credenti
siamo tentati di seguire questi
pensieri e di incrociare le braccia aspettando, forse ancora con
un briciolo di speranza, che un
giorno o l’aUro Dio metta fine a
questi tempi tormentati.
Ma credo che questa non sia la
via migliore per nessuno. In tempi ben più oscuri dei nostri
(1943-45), mentre si trovava nelle carceri della Germania nazista
e lo aspettava la morte sulla forca nel campo di sterminio di
Flossenburg, Dietrich Bonhoeffer
scriveva: « £ più "intelligente”
IL SEGRETARIO DELLA K.E.K. VISITA LE NOSTRE CHIESE
Il Pastore Williams a Roma
Nel settembre 1979 si terrà
l’VIII Assemblea della Conferenza delle chiese europee
(KEK) nell’isola di Creta. Il tema : « Nella forza dello Spirito
santo — essere liberi per servire il mondo», i: la prima volta
che la KEK affronta la problematica concernente l’opera dello Spirito nel mondo.
Nella sua visita a tre delle
quattro chiese italiane membri
della KEK, le chiese battista,
metodista, valdese (anche la
chiesa luterana è membro) ed
alla FCEI, il segretario generale M. Glen Garfleld Williams
ha avuto un lungo scambio di
idee con i rappresentanti delle
nostre chiese sui dettali della
prossima assemblea del 1979.
E stato espresso, da parte italiana, l’interesse e la volontà di
partecipazione al « Programma
delle chiese sui diritti delTuomo
per l’applicazione dell’Atto finale di Helsinki» (il prossimo
incontro è stabilito par il febbraio '78 a Salisburgo), alla riunione fra rappresentanti della
KEK ed il Consiglio delle
conferenze episcopali èuropee
(OCEE) con scadenza ad aprile
1978 a Chantilly (Parigi).
Nell’incontro di Roma il segretario generale della KEK ha
espresso il suo apprezzamento
sia per l’interesse dimostrato
dalle chiese italiane al lavoro
generale della KEK, sia per il
processo di integrazione in atto
fra le chiese valdese e metodista.
Dopo la visita alle chiese protestanti italiane, Williams ha
avuto ima serie di incontri con
i responsabili dei diversi segretariati del Vaticano: il segretar
riato per l’unità dei cristiani, il
consiglio per gli affari pubblici
della Chiesa, il segretariato per
1 non cristiani e la commissione «Justitia et Pax».
dell’Vlli Assemblea
rtnvrf ^ nel 1979
dovrà essere discusso e studia
Comunità,
perché la nostra partecipazione
al lavoro della KEK non resti
un interesse delegato a qualcuno senza investire le singole comunità.
Il tema proposto dal Praesidium della KEK a Manchester
intende riproporre alle chiese il
problema del loro rinnovaniento, evidentemente in un’ottica
ecumenica ; rinnovamento che
deve essere vissuto in im rapporto volto verso il prossimo
nel servizio fraterno che si vive
nella chiesa come nella società.
Da questo tema centrale della
presenza di Dio nel mondo di
oggi, nascono quattro sottoteml
che saranno l’oggetto dello studio dei gruppi di lavoro: 1) ri
cerca della comunione e del
l’unità fra le chiese separate
2) la teologia europea: tra spi
ritualità ed esperienza del mon
do; 3) anmmcio e diaconia: im
pegni futuri per le chiese euro
pee; 4) messaggeri della vita
messaggeri della pace in un
mondo minacciato.
Si tratta di questioni dibattute oggi nelle diverse chiese, per
questo l’Assemblea della KEK
sarà un’occasione per mettere a
confronto le diverse esperienze
per il cammino futuro.
La preparazione dell’incontro
è affidata a due gruppi di lavoro (nessun italiano è presente)
che, a partire dal marzo prossimo, lavoreranno in comune.
E. Geme
essere pessimista perché si evitano le delusioni e non ci si compromette davanti agli uomini.
Così l’ottimismo è interdetto agli
’’intelligenti". Nella sua essenza,
però, l’ottimismo non è un modo
di vedere la situazione presente,
ma è una forza vitale, una forza
dello spirito; dove altri si rassegnano ha la forza di resistere a
testa alta mentre tutto sembra
fal^e, di sopportare i rovesci e
le avversità, di non abbandonare
l’avvenire all’avversario ma di rivendicarlo a sé. C’è un altro ottimismo stolto e vile che deve essere evitato.
Ma guai a chi disprezza l’ottimismo in quanto volontà di avvenire, anche se si sbaglia cento
volte. È la salute vitale che bisogna conservare da ogni contagio.
Alcuni pensano che non è serio,
altri che non è cristiano sperare
un avvenire terrestre migliore e
prepararvisi. Vedono nel caos, il
disordine e la catastrofe il senso
degli avvenimenti attuali e sfuggono, nella rassegnazione o nella
fuga pietista fuori dal mondo,
alla responsabilità di costruire
la vita futura per le nuove generazioni. Se il giudizio finale è per
domani, cesseremo il lavorp per
un avvenire migliore ma non
prima ».
Non faccio commenti, non ce
n'è bisogno; vorrei solo aggiungere che, se Bonhoeffer poteva
scrivere queste parole sull’ottimismo, era per il fatto che esse
gli erano dettate dalla sua fede
sicura e serena in virtù della qua- ■
le egli affermava in qualche pagina precedente al brano citato:
« Dio realizza ñon tutti i nostri
desideri ma tutte le sue promes:
se; cioè Egli rimane il Signore
della terra, mantiene la sua chiesa, ci dà fede sempre e di nuovo,
non ci impone pesi troppo pesanti da portare, ma ci colma
della sua presenza e del suo aiuto, esaudisce le nostre preghiere
e ci conduce a Lui attraverso il
cammino migliore e più diritto.
Facendo ciò fedelmente, Dio ha
diritto alle nostre lodi ». (Résistence et soumission).
Credo che dobbiamo tener presenti questi pensieri per l’ora
che viviamo o che saremo chiamati a vivere, riconoscenti al Signore per i testimoni che come
Bonhoeffer, hanno operato nel
mondo anche se talora con sofferenza e sconfitte, perché avevano
la certezza della vittoria di Cristo. Il Signore ha chiamato sempre ed in tutti i tempi i testimoni come lui e ne chiama oggi ancora se soltanto si è disposti ad
ascoltare la sua voce.
Elsa Rostan
2
'V f r
_______MINORANZE: SUL SINGOLO SI VALUTA L’INSIEME
Essere noi stessi sapendo
di rappresentare anche gii aitri
Per questa società quando uno di noi agisce, sono i protestanti, se
non addirittura il protestantesimo che interviene
Anche a me la presa di posizione assunta da Girardet e Majocchi sul fatto del programma per
la biennale del dissenso in tema
di religione, sul momento ha sorpreso. Ma poi mi sono subito detto: « Sono maggiorenni, sono
credenti, rispondono e sanno rispondere delle loro parole, avranle loro ragioni »;
ed IO ho chiuso rargomento.
(.cco-Luce, 25AI.77) riapre la questione sotto un ben diverso prohlo. In p^ole povere si tratta di
cercar di chiarire i punti seguenti:
Come protestanti, quando inte^eniamo in una qualsivoglia
rattispecie italiana — paese il nostro del tutto speciale sotto il
prohlo religioso e del costume di
vita — possiamo farlo ad esclusivo titolo personale, o coinvolgiamo volenti o nolenti Tinsieme
del protestantesimo nostrano? E
CIO significa che deve giocare in
nc)i più 1 italiano od il protestante?
Quando invece siamo investiti
delegazione più o meno
utticiale che cosa possiamo dire
ai terzi che ci ascoltano? Quello
che pensiamo come persone protestanti, o piuttosto quello che
presumiamo si possa dire a nome di quella fetta di protestantesimo italiano che ci ha delegato?
. altri termini dobbiamo sentire la testimonianza come un
servizio personale reso per tutti;
o dobbiamo viceversa stare solo
alle forme apparenti secolarizza. te del nostro intervento singolo
nella società?
_ Bruno Revel che ha trattato
piu volte la questione con quella
parte della gioventù valdese che
SI ntrovava con lui nei periodi
estivi, soleva sottolineare che noi
valdesi, in ispecie, non possiamo
sottrarci all’imperativo della testimonianza, perché se non lo
tacciamo volontariamente, i nostri cognomi stessi testimoniano
contro di noi. Questo per significare che ogni nostro intervento
anche quando è a titolo personam, e, malgrado noi stessi, pubcollettivo in quanto si
qualifica di protestante.
Quando ognuno di noi agisce,
specie se sul momento è chiamato a gestire una delle quattro
specie di potere che Mauri-Paolini sottolinea (pulpito, stampa,
microfono, video), non può sottrarsi all’essere osservato, valutato, giudicato come protestante; come colui che in quel momento parla, scrive, agisce anche
per conto e vece dei suoi fratelli
m fede, anche se privo di mandato. E ciò avviene anche per
conto di quelli che magari non
gli sono poi compagni nei casi
della vita mondana.
La nostra responsabilità è centrata su quella sgradevole e pesante realtà collettivizzante, da
cui non ci è dato, per il momento
almeno, di poterci sottrarre È
la sorte che spetta alla minoranza anche nella fase in cui si libera dei suoi complessi. Infatti il
complesso della minoranza oggi
10 si avverte non tanto in ciascuno di noi (molti infatti hanno saputo od avuto occasione di liberarsene anche totalmente) ma
come riflesso nell’ambiente che
ci circonda, nella società che ci
ospita, ed ora ci accetta e magari ci scopre, come credenti in
Cristo, diversi e per questo stesso fatto qualitativamente uguali
agli altri. Per questa società
quando uno di noi agisce, sono
1 protestanti, se non addirittura
11 protestantesimo che interviene. In tale gioco psicosociologico
ognuno di noi è preso come tutti
noi, e sul singolo si valuta l’insieme.
Un problema sul caso GirardetMajocchi, pertanto non si pone,
perché non esiste. È il caso di
^tti noi e di ciascuno di noi.
Quello che c’è invece, ed è reale,
è la responsabilità di ciascuno e
che deve da tutti noi essere av
vertita al livello collettivo dove
si riflette. Pertanto se da un lato
occorre sempre considerare il
proprio essere nell’ambiente in
cui siamo inseriti, d’altro lato
non potremmo obliterare noi
stessi per cercar di confonderci
in un grigiore sbiadito, nel vano
tentativo di fare deirequilibrismo con le opinioni e cercar così
di non _ dire e non fare se non
quel minimo che chiunque altro
dei nostri potrebbe fare o dire al
nostro posto senza urtare le nostre suscettibilità. Dobbiamo inv^e a mio avviso cercar sempre
di esser totalmente noi stessi e
di dare così, come persona, una
rappresentazione collettiva in sé
valida perché vissuta in modo
consapevole e responsabile.
Qvviamente nel nostro ambiente che è centrato sulla realtà della chiesa di Cristo c’è posto per
tutti, purché ciascuno abbia l’animo orientato verso una verace
conversione al Signore. Il resto
degli aspetti umani conta assai
meno, come strumentalità di ciascuno e deve essere da ciascuno
di noi passato piuttosto, al setaccio della carità che non nell’im
buto dello spirito di giudizio.
È nella consapevolezza che ci
rappresentiamo gli uni gli altri
implicitamente che dobbiamo
sentirci totalmente liberi di manifestare ciascuno quello che
sente di essere, di dire, di fare,
e valutare con serenità di animo
ogni nostro comportamento sapendo che questo sarà ricevuto
nella società che ci circonda come in una trasparenza attraverso la quale si intende vedere anche gli altri che sono con noi.
Quando poi in Italia saremo
qualche milione, allora il problema della minoranza riflessa non
giocherà più, perché la complessità delle formazioni renderà ai
terzi un’oggettiva conoscenza delle varietà interne al nostro ambiente che son poi quelle stesse
che articolano la società stessa
nella quale intendiamo agire. Ma
questa svolta dipende essenzialmente dalla capacità di ciascuno di noi di saper rendere, anche
a nome degli altri, la propria testimonianza al comune égnore,
con i mezzi di cui ciascuno è dotato.
Giorgio Peyrot
Echi dal mondo
cristiano
A CURA DI BRUNO BELLION
PROTESTANTESIMO IN TV
La trasmissione è stata centrata
con felice scelta sulla domanda che
costituisce il presupposto stesso del
Cristianesimo: Chi è Gesù?
Le interviste sull’argomento a
persone del livello e della notorietà
di A. Donini, D. Fo, L. Menapace
e T. Vinay si presentavano di grande interesse.
Per lo storico del Cristianesimo
Donini, Gesù è l’interprete delle
speranze dell’umanità in un mondo
ventata indecifrabile all’uomo di
oggi e si impone quindi il silenzio,
almeno per un certo tempo. Ma —
ci chiediamo — il silenzio non favorirà a sua volta l’ambiguità? Non
si dovrebbero dare invece testimonianze chiare di segno opposto proprio nel nome di Gesù Cristo?
L’ultimo intervento è stato quello del past. T. Vinay. Si è trattato
in realtà di una vera predicazione
che ha messo in luce come la glo
Chi è Gesù?
migliore. La sua figura, pur presentando analogie ad es. con Budda, Maometto ecc., se ne distacca
in quanto non predica la rassegnazione alle ingiustizie, ma promette
un mondo diverso e, attraverso la
legge dell’amore, getta le premesse
di un’azione di mutua assistenza.
Chiaramente per il non credente
Donini le altre connotazioni della
persona di Gesù Cristo sono frutto
della « mitizzazione » operata successivamente dai teologi.
Dario Fo è estremamente interessato all’interpretazione che il popolo
già nel lontano Medioevo dava della figura di Gesù Cristo : un fratello a cui non era estranea la dimensione della gioia di vivere, come
può attestare il miracolo delle nozze di Cana. E’ interessante notare
come al contrario il potere ha sempre voluto divinizzare al massimo
Gesù (un nuovo modo di togliere
di mezzo^ la Sua scomoda presenza
dalle cc faccende » di questo mondo). Pur di fronte ad una precisa
domanda D. Fo non ha voluto precisare la sua personale visione di
Gesù Cristo.
L’intervento della giornalista
Menapace del « Manifesto » ha insistito sull’ambiguità a cui può prestarsi il riferimento a Gesù Cristo
dopo tanti secoli di accaparramento del Vangelo a fini di dominio,
da parte delle istituzioni religiose.
Per lei questa. parola è ormai di
ria di Dio, a differenza di quella
degli uomini, non risiede nel potere, ma nella croce, .nell’amore che
si dona perché gli altri vivano.
Chi accetta questa concezione è fatalmente un diverso « un estraneo »
a questo mondo e aUe sue concezioni.
Per comprendere Dio attraverso
il Cristo bisogna nascere di nuovo,
capire che non ci sono altre verità.
L’utopia del Cristo attende di essere realizzata ma non all’interno della Chiesa, bensì in tutte le sfere
della realtà, in politica, in economia, ecc. L’irruzione deU’Agape
nella storia degli uomini è la sola
via perché tutto cambi.
Certo la trasmissione avrebbe potuto essere più agile e si sarebbe
potuto cogliere in modo più immediato la ricchezza dei vari contributi se si fosse adottata la formula
della tavola rotonda, cosa che probabilmente non è stata possibile.
Un’osservazione a parte al termine di queste note : ci sembra che
fra gli argomenti presentati nella
rubrica non dovrebbe mancare ogni anno un resoconto dei lavori
del Sinodo Valdese e della Conferenza Metodista o almeno una presentazione dei temi di maggior rilievo discussi in quella sede (non
ci pare ad es. che sia stato trattato
il problema delle Intese con lo
Stato di così pressante attualità).
Mirella e Miriam Bein
Due responsabili
del Movimento
Cristiano Studenti
in visita nella
Cina Popolare
Il pastore Neil Cortez (responsabile della regione Asia) e Gassen Salame (responsabile della
regione Vicino Qriente) hanno
partecipato, daH’ll al 28 ottobre,
ad un viaggio organizzato sotto
gli auspici delle organizzazioni
non governative che hanno la loro sede a Ginevra. Secondo una
dichiarazione del pastore Emidio
Campi, segretario mondiale della
Federazione Universale delle Associazioni cristiane degli studenti, « è la prima volta che una organizzazione ecumenica internazionale invia suoi rappresentanti in Cina Popolare dopo la rivoluzione ».
La Federazione aveva già studiato a fondo i nuovi rapporti
che erano sorti nella Repubblica
Popolare Cinese dopo la rivolu
Chi predicherà
alle radio
I prossimi culti-radio,
ogni domenica alle 7,35,
saranno tenuti la domenica 8 gennaio dal prof. Valdo Vinay e a partire dal
15 gennaio per ogni domenica sino al 26 febbraio dal pastore Gino
Conte. Avremo cos?, modo
di seguire con una certa
continuità la presentazione della Parola da parte
di un predicatore. Il prossimo elenco di predicatori-radio lo pubblicheremo
in tempo utile per la prima domenica di marzo.
zione ed i risultati erano anche
stati pubblicati col titolo: « Cina,
una rivoluzione contadina».
Sempre il segretario generale
ha dichiarato che prossimamente
verrà pubblicata una relazione
del viaggio di questi due rappresentanti. (SOEPI).
Dottorato
Honoris Causa
a Lukas Vischer
L’Università di Friburgo (Svizzera) ha conferito recentemente
il dottorato honoris causa a
quattro personalità di rilievo internazionale, tra cui il pastore
Lukas Vischer, direttore della sezione « Fede e Costituzione » del
Consiglio Ecumenico delle Chiese, di cui abbiamo parlato la volta scorsa su queste colonne a
proposito di una sua recente visita a Torre Pellice al seminario
della CEvAA ed al colloquio pastorale, come pure di una sua
conferenza al Centro Evangelico
di Cultura di Torino.
Nella motivazione è sottolineato che il pastore Vischer ha diretto consultazioni e studi su temi di fondamentale importanza
per la comprensione reciproca
delle chiese, come l’importanza
dei padri della Chiesa e dei Concili, la pratica della conciliarità,
la comprensione del battesimo,’
deH’eucaristia e dei ministeri.
Con queste iniziative il pastore Vischer si è dimostrato « promotore efficace dell’unità dei cristiani al servizio della pace e
della riconciliazione tra gli uomini ».
Lukas Vischer è nato a Basilea
nel 1926, ha fatto i suoi studi teologici a Basilea, Strasburgo, Gottinga e Oxford. Ha conseguito il
dottorato in teologia a Basilea
ed ha ricevuto nel 1969 il dottorato honoris causa della facoltà
di teologia Comenius di Praga.
Tra le altre numerose pubblicazioni merita di essere ricordato il lavoro recente, di cui è stato
animatore con Johannes Feiner,
il « Nuovo libro della fede »,
un catechismo per adulti scritto
da teologi protestanti e cattolici.
! Protestantesimo ■ TV
Domenica 8 gennaio 1978
* « NOTIZIARIO EVANGELICO »
Numero composito di informazioni nel quale, tra l’altro viene
fatto 11 punto sugli incontri per le intese con lo stato e una presentazione dei due campi invernali di studio ad Agape ed Ecumene
Un terzo filmato riprende l’inaugurazione della Casa Editrice avventista « L’Araldo della Verità », avvenuta recentemente nelle vicinanze di Firenze.
Chariot: ultimo atto
Ancora una volta il mondo ha
parlato di lui. Ma questa volta
per dargli l’ultimo addio. Al breve funerale di Charlie Chaplin,
presieduto da un pastore anglicano, hanno assistito poche persone; il rispetto elvetico per la
"privacy" che circondava la lussuosa dimora del patriarca del
cinerna si è mantenuto inalterato sino all'ultimo momento. Di
- famiglia ebraica, si dichiarava
agnostico ma ha voluto un funerale protestante; anche in quest’ultimo atto appare la sua tragica ironia.
Dal settembre del ’52 il grande "Charlot", dopo aver voltato
le spalle all’America maccartista
che lo voleva inquisire per presunto filo-bolscevismo, ha raccolto pazientemente in Svizzera i
frutti del suo lavoro. Viveva ormai _ a 88 anni, in una dorata
cornice di ricordi.
È stato probabilmente il più
grande attore del nostro secolo e
senz’altro il più conosciuto. La
sua satira beffarda del potere (il
truce e imponente poliziotto americano, il grasso padrone a
cui tirare la barba, il dittatore
Hynkel parodia di Hitler a un
anno dalla guerra), priva di ogni
prospettiva politica ma travolgere nella pantomima, ha fatto
di lui un clo-wn sociale, legato alle sorti del proletariato americano ("La febbre dell’oro’’, ’’L’emigrante’’) a partire dagli anni ’20.
Un clown solidale con i poveracci, eternamente affamati, della
commedia umana. Una solidarietà quella di Charlot, se si vuole
episodica ma destinata ad essere
continuamente ripresa e ridiscussa da ogni generazione.
Chi di noi non ha visto Charlot? Chi di noi non ha riso almeno una volta a crepapelle e provato subito dopo un senso di
tristezza guardando le sue avventure in bombetta e canna di bambù? Forse la sua grande, travolgente comicità è consistita proprio in questo; da un lato saper
ridere di se stesso e dall’altro
ridicolizzare il sistema in cui viviamo. Le sue profezie sociali
(si pensi a "Tempi moderni" del
1936) sono cadute puntuali e ancora oggi non hanno perso la loro carica di attualità. Peccato
però che un attore figlio del popolo e non certo d’accademia
d’arte drammatica (la fame e la
miseria di alcune sue pellicole
non son altro che ricordi d’infanzia) si ritiri, non ancora alla fine del proprio impegno, in un
maniero svizzero circondato da
ettari di bosco ceduo e da una
numerosa servitù per amministrare il patrimonio che gli derivava dai diritti d’autore. Il legame con gli umili e con i semplici, che scaturisce da tutta la sua
produzione, era solo una colossale pantomima?
L’autore e il suo personaggio,
l’indimenticabile Charlot, forse
erano più distanti di quanto si
potrebbe credere.
G. Platone
Hanno collaborato a questo
numero: Mirella Bein, favo
Burat, Lidia Casonato, Franco Davite, Mario Desana, Dino
Cardici, Carlo Gay. Luigi
Marchetti, Mitzi Menusan,
Tom Noffke, Bruno Rostagno,
Jean Louis Sappé.
3
6 gennaio 1978
Assemblee di circuito
X TOSCANA
Il 23 ottobre si è avuta in Pisa,
nei locali della Chiesa Valdese,
l'Assemblea del X Circuito che
ha discusso problemi relativi alla stampa evangelica con particolare riguardo al periodico « La
Luce », di cui è stata raccomandata la diffusione.
Sull’argomento principale « evangelizzazione ed educazione
cristiana » ha introdotto la discussione il Pastore Sonelli, il
quale, nel porsi il problema della nostra identità protestante si
è chiesto se sia utile che in ogni
circostanza ci presentiamo come
evangelici nei quali sono compresi daU'opinione pubblica anche i testimoni di Geova. Ha fatto quindi un’ attenta disanima
del come bisogna presentarci
agli italiani dei quali siamo in effetti una sparutissima minoranza e di fronte ai quali occorre
tuttavia avere un’identità evangelica. Ha ricordato che esiste
un cattolicesimo progressista col
quale possiamo avere rapporti di
un cer to interesse anche sul piano deH’evangelizzazione e verso i
quali esiste un atteggiamento
psicologico che va rivisto.
Molti gli interventi da G. Barsotti, a Lento, a D. Propato, a L.
Gattai, Senesi, Mannuoci, Santini, Sonelli, Colucci, Mannelli, E.
Propato, Noffke, che hanno approfondito il problema nei suoi
vari aspetti sia di principio che
pratici, mettendo in rilievo che
viviamo immersi in una specifica
cultura cattolica, nella quale i
protestanti di oggi, residui delle
Chiese del Risorgimento, tentano
la ricerca di una propria identità
e che in tale situazione si crea
pur sempre un qualche risultato
di compromesso.
È stato rilevato che anche nel
cattolicesimo qualcosa si muove
di cui è giusto tenere conto e sul
quale occorre porre attenzione,
ma occorre anche rendersi conto
che, malgrado le apparenze di un
mondo estremamente materialista e nel quale le forze del male
hanno decisamente preso il sopravvento come dimostrano le
innumeri manifestazioni di violenza spesso gratuita, esiste assai diffusa una ricerca religiosa
spesso incerta e confusa che dovremmo cercare di egemonizzare
rivolgendoci verso coloro che
questa ricerca effettuano. Per
quanto riguarda l’aspetto pratico dell’Evangelizzazione, specialmento da parte del singolo credente, non esiste una ricetta — è
stato detto — ma dobbiamo metterci al servizio dello Spirito Santo con atto di fede. La Chiesa
deve predicare agli uomini, al
mondo esterno, ricercando occasioni ed iniziative.
Ci si è infine chiesto che significato abbia l’invito del Sinodo e
Conferenza ad ideare e programmare almeno un’iniziativa evangelistica e ne ha dato risposta
concreta il Pastore Mannelli segnalando che a Gragnana, località in provincia di Carrara, ove
esiste un piccolissimo gruppo di
evangelici, si pensa di organizzare una manifestazione per ricordare la figura del predicatore laico, patriota, partigiano - Jacopo
Lombardini che fu soprattutto
un uomo di grande fede.
La discussione molto vivace
ed impegnata è stata giudicata
molto utile ed interessante, ma
è stato anche rivolto un appello
perché queste discussioni si concretizzino nei fatti poiché è in
essi che ha effettivo valore la testimonianza.
Si è in grado di informare che
la cerimonia in onore e in ricordo di Jacopo Lombardini si avrà
a Gragnana il 25 aprile prossimo
sperando che un grande afflusso
di evangelici valga già di per sé
un’ importante testimonianza di
quella fede che mosse Lombardini verso il supremo sacrificio di
se stesso. Sapranno gli evangelici
italiani fare il piccolo sacrificio
di recarsi a Gragnana (Carrara)
che sarà ampiamente compensato dal fatto stesso del ritrovarsi?
Ce lo auguriamo vivamente.
Lando Mannucci
Nella sua seduta del 10 dicembre il Consiglio del X Circuito ha
deciso di impegnarsi per la buona riuscita della iniziativa della
C.E. del IH Distretto che organizza un convegno di tutti gli
evangelici impegnati nei consigli
scolastici o che comunque si interessano della scuola. La prof.
Milena Ciafrei è stata designata
dal Consiglio per coordinare i
preparativi nel Circuito per il
successo di questa iniziativa.
Il sabato, 25 marzo 1978, alle
ore 17, vi sarà in Lucca un culto
a cui parteciperà anche un gruppo di svizzeri per ricordare i
lucchesi che al tempo della Controriforma furono esiliati per la
loro fede.
Il Consiglio ha deciso di organizzare per il 25 aprile a Gragnana un convegno, per ricordare,
nel suo paese d’origine Jacopo
Lombardini, esemplare figura di
credente.
Il pastore Tom Noffke è stato
incaricato di curare nel Circuito
la diffusione de « La Luce » e trovare nelle singole comunità dei
corrispondenti per il nostro periodico.
ASTI
XIV PUGLIE
Sabato 19 novembre ha avuto
luogo a Corato l’assemblea del
XIV Circuito.
Mentre neH’assemblea di maggio avevamo salutato il past. Enrico Corsani che per più di due
lustri ha condotto le comunità di
Bari e Corato, in quest’assemblea abbiamo accolto con gioia
il nuovo pastore delle suddette
comunità past. Piero Santoro.
Egli ha presieduto il culto di
apertura e predicando su Atti 17: 16-34, ha rivolto un chiaro
messaggio d’impegno e di testimonianza nella realtà della nostra attuale situazione.
Si è passati quindi ad esaminare quale tipo di programmazione
intendono attuare le varie comunità nell’anno ecclesiastico che
ci sta dinanzi. L’utilità di questo
confronto è stata necessaria per
intravedere le possibilità di collegamento che sono di stimolo alla testimonianza e utili nella nostra situazione di dispersione. Le
chiese Apulo-Lucane infatti sono
situate lungo un’estesa fascia geografica ed hanno non poche difficoltà d’incontro. Ma la presente
assemblea ha messo in evidenza
come le chiese siano animate dal
desiderio di rendere sempre più
evidente il comune scambio di
idee.
Alla ripresa pomeridiana dei
lavori, dopo una fraterna agape
offertaci dalla sempre ospitale
Comunità di Corato, ora sede del
pastore, dopo i lavori eseguiti
nel presbiterio, si è passati ad
esaminare le modalità per attuare lo studio di almeno due degli
argomenti indicatici dal Sinodo
e dalla Conferenza: I Ministeri
nella Chiesa e la Conciliarità.
Per quanto concerne i Mini
steri, su richiesta dell’assemblea,
il past. Salvatore Ricciardi ha
improvvisato una relazione che è
risultata a tutti comunque molto
chiara per il compito che ci attende ora di dibattere la questione nelle comunità. In ogni niodo
s’è deciso di attuare in febbraio
un convegno, possibilmente in
collaborazione con la Federazione delle Chiese Apulo-Lucane,
toccando anche in modo particolare il problema della predicazione dei laici.
Circa l’altro problema, quello
della Conciliarità, le comunità dovranno affrontarlo singolarmente, salvo poi riferire sui
risultati delle discussioni in sede
di Circuito. Nutriamo comunque
la speranza di poter fornire alle
chiese una possibilità di approfondire l’analisi, invitando se sarà possibile presso di noi qualcuno che ha collaborato nella
commissione d’esame del problema.
Non era momento ancora di
addii, ma a conoscenza ormai
dell’annunciato trasferimento del
past. Pino Arcangelo, l’assemblea
si è trovata dinanzi al problema
della successione alla direzione
del Circuito. Dopo uno scambio
fraterno di opinioni, s’è quindi
passati ad eleggere il nuovo Consiglio che risulta ora così com. posto: Odoardo Lupi (Cerignola)
capocircuito. Assunta Menna (Taranto) e Enzo Nigro (Brindisi)
consiglieri.
La prima riunione del Consiglio avrà luogo nella seconda metà di gennaio p.v. Si invitano pertanto le chiese a comunicare al
medesimo, prima di tale data, i
loro pareri e suggerimenti.
Odoardo Lupi
Durante il mese di novembre,
la piccola Comunità valdometodista di Asti ha proseguito nel
suo cammino spirituale e di testimonianza evangelica. Il culto
di domenica 27 novembre è stato presieduto dal past. Giuliana
Gandolfo Pascal; con un’assemblea numerosissima e molto attenta. Al ’ termine, la Comunità
ha offerto un thè con lo scopo
di salutare fraternamente il
past. Giuliana Gandolfo Pascal,
che è venuta a trovarci dopo
una lunga assenza.
I giovani iscritti alla C.KV.AjS.S. (associazione sportiva
evangelica) sono saliti a 25, il
massimo delle sue attuali possibilità; questi ragazzi e ragazze sono di confessioni diverse,
una buona parte di essi sono
cattolici. Per la piccola Comunità questo centro evangelico —
che è un segno concreto di tolleranza e di comunione fraterna — è un impegno non indifferente, pur considerando che
qualche aiuto ci viene dato dall’esterno.
Nel pomeriggio della domenica 18 dicembre, ragazzi e ragazze della C.EV.A.S.S. hanno dato vita ad una lieta manifestazione di canti e recite natalizie.
La sala era piena di fratelli e
simpatizzanti locali e provenienti da diverse zone del Piemonte. Utile e spiritualmente valido è stato il messaggio evangelico che il fratello Leonardo
Condola opportunamente ha indirizzato all’assemblea in assenza del pastore Resini impossibilitato a partecipare. Al termine
della manifestazione sono stati
distribuiti i doni natalizi. Il Consiglio della C.EV.A.S.S. fraternamente ringrazia i fratelli e
le sorelle che hanno lavorato
per questo scopo.
TORINO
Prosegue con ritmo intenso il
programma del Centro Evangelico di Cultura. Per giovedì 12
gennaio è prevista una conferenza del pastore Giuliana Gandolfo Pascal sul tema : « Il ministero pastorale alle donne :
femminismo o vocazione? »
Sempre in gennaio, giovedì 26,
una tavola rotonda tratterà il
tema: «Le radici psicologiche
della violenza» con l’intervento
della dottoressa Jolanda Valerio De Carli, del pastore Enrico
TORINO
Il valdese del quartiere
Umberto Paolo Paschetto veniva da Prarostino: dai Badoni,
accanto ai Topi, mi dice la sua
compagna, aggiungendo in piemontese che anche lei è sempre
stata « con i Valdesi ». Nei vecchi registri dell’Istituto degli
Artigianelli Valdesi è segnato il
suo nome : 1907-1911 : quattro
anni regolamentari di apprendistato terminati col « capolavoro » di artigiano meccanico.
Fra i grandi fatti del tempo
dell’istituto egli ricordava « la
scappata di tutti... a Torre Pellice! ». Il padre era incisore in
via Lagrange e, diventato vedovo, non poteva occuparsi diretta
mente del ragazzo.
Operaio, dopo un tentativo di
emigrazione in Argentina, era
tornato nel vecchio rione fra le
Molinette e via Nizza, in una
di quelle « classiche » camera e
cucina coi servizi sul balcone.
In via Varazze tutte le vecchie
famiglie li avevano circondati
di affetto, di gentilezze, di amore. Tutti e due hanno sempre
lavorato, lui in fabbrica, lei in
biscottifìcio (32 anni, senza contare gli anni senza marchette!),
portando in casa il loro salario.
Qualche gita alle Valli, contatti
con il rione : la società operaia,
la banda musicale, molti amici.
Maselli a Cassato e a Grignasco
Nel quadro delle celebrazioni del
670° anniversario del martirio di fra
Dolcino e di Margherita, il Centro Studi Dolciniani (con sede presso la Chiesa evangelica valdese di Biella) ha promosso due conferenze del prof. Domenico Maselli nel Biellese ed in Vaisesia, a Cessato ed a Grignasco nelle
rispettive biblioteche comunali. Il relatore ha inquadrato Dolcino ed il movimento degli Apostolici nel contesto
socioculturale dell’epoca, sottolineandone le connessioni con le altre comunità protagoniste della prima riforma
(Valdesi, Fraticelli, ecc.). Tavo Burat ha ricordato l’importanza delle recenti ricerche di Cognasse e di Ordano, dimostranti la falsità dello statuto
delle pretese leghe valsesiane contro
gli eretici : la realtà è esattamente opposta; Dolcino si inserì in una rivolta
montanara contro il potere. Aneor più
legittima appare dunque la « rivendicazione » socialista di Dolcino, culminata
con le grandi manifestazioni popolari
del 1997 sul Monte Rubello. Al dibattito hanno partecipato studiosi, il presidente della comunità montana delle
Prealpi biellesi, amministratori comunali ed il pastore metodista di Vintebbio.
Con l’occasione è stato anche presentato il quaderno del Centro Studi Dolciniani su « Fro Gherardo Segarello,
il libertario di Dio », scritto dal parmigiano Rino Ferrari. T. B.
Fisicamente lungo e « dritto come una candela»!
Due parentesi: le due guerre.
Poi la vecchiaia, l’ospedale. Al
tempio erano andati fino ai 70
anni. Muore il 10 dicembre.
Nell’androne della casa, dove
gli ultimi amici sono venuti, rileggiamo l’Evangelo. Poi si parte, accompagnati dalla banda del
rione con corteo fino a Corso
Spezia. Mentre passiamo, un
compagno saluta col pugno
chiuso, perché npn vede il prete. Un vicino gli dice : « Ma è
un Valdese». E l’altro, di rimando ; « allora è il Pasque! ! ».
Tornando a Corso Vittorio,
incontro un giovane valdese, operaio, oriundo di Villar Pellice,
col cuore diviso fra Valli e Torino. Sarà anche lui conosciuto
dal quartiere come « il valdese »?
La vecchia Torino mi ricorda
la vecchia Firenze: a ridosso di
piazza della Signoria, fra le
molte viuzze con poco sole, a
terreno viveva Federico Cipriani : il fotografo,, onesto, tirava
avanti con fatica, e faceva credito agli amici, che pagavano
con il tempo le loro foto. Sempre lieto, pronto alla battuta, lo
ritrovavamo ogni domenica in
via Manzoni, dove, nella saletta, faceva il macchiettista ai ragazzi della Scuola Domenicale.
Anche lui era per il rione « l’evangelico ».
Le nostre chiese vivono nel popolo mediante la testimonianza
di questi uomini. C. G.
Paschetto e del prof. Alberto
Gabella. Nel corso della serata
sarà presentato il libro di Paul
Tournier: Uomo potere e violenza edito recentemente dalla
Claudiana.
Il 9 febbraio sarà la volta di
Cesare De Michelis, professore
di storia e letteratura russa all’Università di Bari, che parlerà su « Il dissenso in URSS a
60 anni dalla rivoluzione ».
Tutte le serate avranno inizio
alle ore 21 e si svolgeranno nella sala di via Pio V, 15.
TRIVENETO
Il 27 novembre u.s. è stata tenuta a Venezia l’assemblea straordinaria della Federazione regionale delle chiese evangeliche
del Triveneto che ha eletto i nuovi organi della Federazione regionale.
Segretario : Lidia Casonato Busetto, Treviso, via Gaudino 4.
Consiglieri: Elda Bogo Urban,
Mestre; Luciano Pradolin, Pordenone; Sergio Casonato, Pordenone; Laura Vignaga, Vicenza; Daniela Campbell, Alte
Ceccaro (Vi); Bianca Bernardini, Pordenone.
Membri revisori : Claudio
Martelli e Paolo Macchioro, ambedue di Trieste.
Sono stati, altresì, eletti quali componenti il Comitato per
il Centro di Tramonti di Sopra : Aldo Casonato, battista ;
Rocco Peruggini, metodista ; Giovanni Menegon, valdese.
FIRENZE
• Nell’agape che avremo a marzo, affronteremo il problema
del culto.
Vorremmo che non si rifacesse un discorso vago, come nel
passato. Perciò invitiamo già
ora i membri di chiesa a pensare non come potrebbe essere
U Culto, ma cosa si può fare in
concreto per renderlo più vivo;
cosa ciascuno è disposto a fare.
Spesso si pensa cosa gli altri
dovrebbero fare! pensi ciascuno ciò che egli può fare - in che
misura, quando, come, ecc.
• Il Diacono Luciano Gattai ha
ripreso il riordino e la schedatura della Biblioteca del Centro
Comunitario che — pur nelle
sue modestissime proporzioni —
vuol essere uno strumento di
documentazione protestante in
Firenze. Ad essa ricorrono non
raramente gli studenti universitari o liceali. Purtroppo la situazione finanziaria della nostra
chiesa non ci ha permesso finora neppure di avere tutte le opere della Claudiana. Se poi ci
fossero dei volontari disposti a
dare qualche ora del loro tempo, si potrebbe stabilire un orario di apertura al pubblico.
« Interessante rincontro della
Comunità al Gould. L’iniziativa
di avere un’agape fraterna in
uno dei nostri Istituti è stata
apprezzata, almeno da coloro
che sono intervenuti, perché i
presenti non superavano il 10%
dei membri di chiesa!
I partecipanti hanno avuto
modo di valutare sul posto il lavoro che viene svolto e il clima
nel quale si svolge. Il discorso
è stato animato e sono emersi
i soliti problemi che la situazione generale della nostra società
crea anche nei nostri ambienti.
Non
distruggete
i Bollettini!
La Società di Studi Valdesi
rivolge un caldo invito a tutti
coloro che possiedono numeri
arretrati del « Bollettino » e di
opuscoli del XVII febbraio e
che non li conservano. Non distruggeteli! Vogliate Invece ritornarli alla Società!
Essi sarebbero molto apprezzati e permetterebbero di completare alcune serie. In tal modo si eviterebbero le forti spese
per la ristampa e la Società potrebbe utilizzare i suoi, invero
non molto abbondanti, fondi per
altre pubblicazioni.
Purtroppo, data proprio la ristrettezza; dei fondi disponibili,
non è possibile offrire un compenso per i bollettini e ci si deve limitare al rimborso delle
spese di spedizione. Grazie!
4
6 gennaio 1978
EUTANASIA IN SVIZZERA?
Assassinio su "richiesta"
a colloquio con I lettori
RICONOSCENZA
Il sorprendente risultato di un recente referendum con cui i cittadini
del cantone di Zurigo chiedono che sia regolamentata l’eutanasia attiva denota leggerezza e superficialità
AD ARTURO PASCAL
La maggioranza dei cittadini
di Zurigo ha recentemente chiesto, in un referendum popolare,
il della legislazione*
che proibisce in Svizzera (come
m tutti i paesi del mondo) « la
dolce morte » per i malati inguaribili: non nel senso che il
malato inguaribile non sia più
aiutato a vivere^ ma nel senso
esplicito che il legislatore venga incontro a questo ammalato
permettendo, se lo chiede, che
sia ucciso.
È una risoluzione senza precedenti. Finora si è sempre negato all'uomo il diritto di decidere quando e come uccidersi.
Al suicida la società oppone il
suo dovere di far tutto quanto
può perché non si uccida negando che, uccidendosi, il suimda eserciti un suo diritto; per
la società il suicida compie un
atto colpevole, anche se con la
sua morte estingue le conseguenze della sua colpa. Ora invece stando al risultato del referendum di Zurigo, l’uomo può
m certi casi decidere e pretendere di essere ucciso e la società, riconoscendogli questo diritto, non .può far altro che ucciderlo.
Il problema è complesso. I
promotori di questa iniziativa
non generalizzano. Per loro solo 1 pazienti « che soffrono di un '
male senza speranza, doloroso
e ^noso, destinato a sfociare
nella morte ineluttabile», possono chiedere di essere uccisi.
Non sono ammesse deleghe, ma
e lecito pensare che, avviato il
processo di smantellamento del
nostro attuale modo di pensare, pnma o poi il legislatore sara chiamato a Cimentarsi con il
problema della volontà espressa dal paziente prima dell’insorgenza del « male senza speranza » nella paura di non poter
piu esercitare questo diritto al1 insorgenza del male fino al liniite, non tanto assurdo che
questa volontà includa esplicitamente anche la. possibilità di una sconfessione futura di questa volontà, come ipotesi plausibilissima dell’interessato nel
timore che all’insorgenza del
male non senta più la sua volontà come la sentiva prima per
cause-patologiche mentali intercorrenti; in tal modo l’individuo delega altri al fine preciso
di essere ucciso.
storo la società potrà dire di
«no» se ha ammesso il principio che l’uomo può -disporre
della sua morte. E allora « questa gelida, macchinosa, quanto
angosciante procedura burocratica-mortuariq » finirà per inaridire l’aniino umano infinitaniente. di più di quànto noi,
medici, siamo già abituati a constatare. Mentre ora di fronte
al lento, progressivo, inarrestabile decadimento della vita con
tutte le conseguenze che questo
decadimento comporta per il
mondo privato dell’uomo, per
la sua pulizia personale, per le
sue piaghe, per la sua indipendenza, l’umanità si svela molte
volte disumana, ma impotente,
silenziosa, ma pronta ad augurare (solo per il bene del vecchio, dell’interessato!) una morte rapida, liberatoria, dopo ci
troveremo di fronte un’umanità
ciarliera della morte e del dovere che la società ha di darla,
impudente, se la società rifiuta,
nel ritenere che i limiti della
legge non sono così vasti come
dovrebbero essere e attiva nel
dilatare questi limiti con maneggi legali o successivi referendum.
Una decisione
assurda e disumana
Impossibile
non generalizzare
Ad ogni modo per ora, non
generalizzando, i promotori di
questa iniziativa restringono il
loro campo di azione a pochi
casi rispetto ai numerosissimi
che, visti con occhio medico, si
trovano nelle stesse condizioni
uei primi, anche se non possono
far valere il loro diritto ad essere uccisi o per le loro decamentali o perche il loro male non è destinato
inelut
tabile ». In questa categoria sono compresi, per esempio, tutti
il periodo
a^to di un episodio vasale cere
stabiliz
zazione clmica’ ma in condizio
“ dolorose e pe
ÍL mortf^ t desiderare che
o nor^n u che prima
o poi anche costoro chiameran
legislatore e costui per coerenza dovrà finire
^o"^edere anche a loro il pè ®
messo di essere uccisi dietro
a semplice considerazione delle
loro condizioni di vita anche
se non strettamente produttrici
di morte ineluttabile che è in sé
una finzione giuridica perché la
morte è ineluttabile per tutti
Di conseguenza il problema
ad onta degli sforzi dei promotori dell iniziativa del referendum di Zurigo si generalizza
automaticamente investendo gli
anziani, i vecchi, malati o anche
stanchi di vivere perche socialmente emarginati o
soli se riterranno, direttamente
o per delega fatta precedenteniente, di chiedere di essere uccisi. Difficilmente di fronte a co
Ma anche circoscrivendo il
problema ai casi contemplati,
c’è nel referendum di Zurigo una faciloneria di base veramente incredibile. A ben guardare
non sono in sé casi molto diversi da quelli dei vecchi. I promotori del referendum non hanno minimamente pensato che
forse con minore evidenza, ma
con forza e^almente aggihiacciante la decisione del malato
di farsi uccidere inciderà nel
suo ambito familiare, coinvolto
ed esposto alla psicosi che aleggia dietro alla morte accettata
senza lotta, che psicologicamente non vuol dire lotta con
le armi della medicina, messe
già fuori combattimento, ma
lotta con le armi dell’affetto e
dell’abnegazione; da cui discende la possibilità che, « dopo »,
questo ambito familiare soffra
profondamente (o sia esposto
a soffrire) proprio per aver accettato una decisione che apparirà come connivenza comoda e
corrispondente all’inconscio desiderio che il malato morisse
presto; desiderio che in sé non
è colpa< ma semplicemente espressione verbale di uno stato
d’animo dove pietà, disperazione, impotenza confluiscono tragicamente, trasformato invece
dal referendum in fatto giuridi
co, positivo, affidato alle conclusioni medico-psichiatriche di
estranei che, stando alla superfice, si assumono la responsabilità di ^udicare e approvare una decisione che ha le sue radici
lontano nell’abisso dell’animo di
chi soffre.
L’assurdità del referendum di
Zurigo è in questa sua puerilità
che sbalordisce dopo decenni di
studi psicologici che hanno scavato e rivoltato l’animo lunano
soppesandolo nelle sue alterne
vicende, misurandolo nelle sue
variazioni esasperate dall’angoscia e dal dolore, per cui le sue
grida in due attimi diversi possono benissimo esprimere due
condizioni diametralmente opposte; non si può accettare la frase
terribile del malefto « quando finirà? » come programma; lo
stesso malato un attimo dopo
può chiedere « Chi verrà oggi a
trovarmi? » o se pensa a qualcuno « Verrà a trovarmi? » e
nella sua domanda c’è un altro
programma, di vita, anche se
ancora per poco, non di morte.
E infine c’è un ultimo particolare da tenere presente. I promotori del referendum mancano di fantasia. A differenza dei
sostenitori dell’aborto che hanno alle spalle una tecnica ormai collaudata, i sostenitori
della soppressione dei malati inguaribili hanno alle loro spalle
il vuoto. Quale sistema seguiranno per uccidere? E, scelto il
sistema, si sono messi nei panni di coloro che lo attueranno?
Forse danno per scontato che
siano medici. Ma sono proprio
sicuri che la coscienza dei medici accetterà ciò che loro Con
il consenso della maggioranza
hanno burocraticamente deciso
in sede legislativa? Sono do-’
mande inquietanti. Forse i promotori del referendum hanno
pensato che gli uomini si abifuano a tutto; loro, non i medici; i medici possono gradualmente rallentare le cure, possono anche non effettuare più terapie se giudicano che la loro
instaurazione non modifichi un
corso ormai deciso; sono decisioni gravi che nessuno condanna a patto che siano minime
nel grande quadro della malattia e sofferte in un giudizio che
è pur sempre umano. L’importante è che non appaiano mai
all’occhio attento del medico come condizionanti assolute nei
riguardi della vita in cura; altrimenti costui non è più un
medico.
La conclusione è che il referendum di Zurigo non faccia
storia, ma rimanga così, caso
isolato, errore commesso per
insufficiente meditazione.
Franco De Carli
Caro Direttore,
ho letto con molto interesse la pagina della Luce (n. 48 del 2 dicembre
1977) dedicata ad Arturo Pascal; ringrazio perciò la redazione per averla
programmata e gli autori degli articoli per aver ricordato e messo in luce
l’immenso lavoro di minuziosa ricerca
e di sintesi dello storico valdese.
La figura di Arturo Pascal non è
molto conosciuta neanche nel nostro
ambiente; di lui poco si è parlato forse perché è stato uno di quei valdesi
tenaci che lavorano con onestà profonda tutta la loro vita, senza mai fare
chiasso! La sua non era solo modestia,
era anche umiltà.
Vorrei perciò aggiimgere al bell’articolo di Augusto Armand-Hugon solo
una piccola testimonianza : Arturo Pascal non era professore universitario
ma era lo studioso valdese più stimato
per la sua conoscenza storica nell’ambiente della Facoltà di Lettere della
Università di Torino negli anni ormai
lontani che precedettero e seguirono il
1935. Avendo avuto allora il desiderio
di lavorare ad una tesi di storia valdese fui indirizzata a lui che, dopo avermi consigliata nella scelta dell’argomento, mi aiutò a lavorare in modo
scientificamente corretto sui documenti di archivio onde trarre dal loro esame e confronto la verità storica sugli
avvenimenti.
Per il professore ordinario di storia
moderna di allora Francesco Lemmi il
lavorare con la guida di Arturo Pascal
era garanzia sicura di profonda serietà.
Credo che questo si dovesse dire e lo
dico con affettuosa riconoscenza.
Elsa Rostan-Bertolè, Ivrea
STILETTATE
A TRADIMENTO
Caro Direttore,
ho letto sul n. 48 dell’« Eco-Luce »
l’articolo di Aldo Kostain su « Berlinguer due vescovi la 382 e i valdesi ».
Non voglio entrare nel merito del contenuto dell’articolo, altri lo potrà fare
meglio di me, vorrei soltanto protestare contro un certo modo di giudicare
e squalificare il prossimo con battute
generiche: alludo per esempio a questa frase : « ...piuttosto che difendere
ii nome Valdese rimasto soltanto una
Personalia
Presso la Facoltà di Magistero di Salerno, il 22 dicembre u.s.
si è laureata in Materie Letterarie, col massimo dei voti e
lode: Lucia Rinaldi, della Chiesa Valdese di Napoli (Via dei
Cimbri), discutendo una tesi
su : « La religione e il socialismo
umanitario di Piero Jahier».
Alla neo-laureata, complimentandoci per il suo studio apprezzato anche come contribubuto di testimonianza evangelica, auguriamo per la sua futura
carriera scolastica ogni benedizione nel Signore. .
Lo Stato e la religione
Obiezione a due lettere che approvano l’Amministrazione Comunale
di Torino che aveva fatto deporre un fiore sulle tombe disadorne
fiorì
spe
La signorina Marcella Ravà,
della Comunità Metodista di Roma scrive:
(...) Ma non succede proprio mai
che un protestante deponga
su una tomba? e cos’ha di
cificamente cattolico il ricordare
defunti? Vogliano poi soprattutto il
Bellion e l’Assemblea tener presente
ehe l’onore alla memoria dei defunti è
proprio di tutte le grandi religioni.
Evidentemente in questo c’è qualcosa
che corrisponde a un bisogno generale
degli uomini. Inoltre non appartengono anche i defunti (e per i cattolici e
per i protestanti) alla comunione dei
santi? e non dovremmo noi protestanti pensare di più a questa di quanto
non facciamo abitualmente? (...). Il
laicismo non soddisfa quel bisogno di
religiosità che è insito nell’anima
umana; e questa cerca di soddisfare
questo bisogno in qualche modo. (...).
Cosa direbbero essa e il Bellion se il
Comune di Torino si fosse comportato
come quello di Roma, il quale ogni .anno, il 2 novembre, fa dire una messa
in memoria dei cittadini defunti? Anche questo è un gesto di pietas e finché
non esisterà una liturgia funeraria comune a cattolici e protestanti, il Comune di Roma non può ricorrere che
aUa messa (...).
La seconda lettera è del
si
gnor Elio Giacomelli, di Livorno, il quale afferma:
(...) Debbo dire, con tutta chiarezza, di
non poter accettare idee cosi assolute,
neppure in appoggio biblico. Certo, se
dovessimo inchiodarci alla lettera della Sacra Scrittura, incorreremmo nel
pericolo di fare la fine dei testimoni
di Geova, dei Bambini di Dio, dei
Mormoni, ecc.! (...) Non mi risulta
che l’Evangelo, e neppure il buon
senso generale, proibiscano l’uso dei
fiori per onorare qualche evento o per
commemorare chi è scomparso, tanto
più che anche Paolo Apostolo sostiene
che « il nostro corpo è il tempio di
Dio » in quanto è anche la sede dell’anima (...).
* * *
Credo che vi siano molti punti di questi due interventi che
meritano un attento esame.
Innanzitutto l’affermazione che
il ricordare i defunti non ha
nulla di specificamente cattolico, ma è proprio di tutte le grandi religioni. Avevo affermato nel
mio contributo che probabilmente si tratta di una forma di religiosità pagana mantenutasi attraverso i secoli e le due lettere mi confermano in questa convinzione. Il punto sul quale non
posso concordare è la valutazione positiva di questo fatto. Mi
pare che il cristianesimo (e prima di esso, la fede di Israele)
sia precisamente la negazione di
ogni forma di religiosità per affermare al suo posto la grazia
e l’elezione di Dio. La fede cristiana non mi pare essere soddisfacimento dei bisogni di religiosità che sono insiti nell’anima umana, bensì impegno di
amore e servizio per Dio e per
il prossimo, nella gioia riconoscente della salvezza non conquistata con pratiche religiose,
ma donata gratuitamente da
Dio in Cristo.
Col signor Giacomelli sono
etichetta di istituii senza alcuna impronta dell’insegnamento di Cristo ».
Di chi si parla? a cosa in particolare si
riferisce il fratello A. Rostain?
Qui sono chiamati in causa tutti i
nostri istituti e tutti queUi che vi lavorano: tutti sono genericamente giudicati. Sembra al fratello Rostain che
in questo -modo (ehe è un dare stilettate a tradimento) si difenda il « nome
valdese »? Se c’è qualche cosa da rimproverare a dei fratelli lo si faccia apertamente, dicendo a chi si vuol parlare, di che cosa precisamente ci si
lamenta, in modo che gli interessati
possano anche rispondere, dire le loro
ragioni in un fraterno confrónto.
Molti saluti
Franco Sommani, Roma
PERCHE’
AL PRESIDENTE?
Egregio Dott. Zeni,
a proposito deUa sua lettera aperta
al Presidente della EGEI, apparso sul
n. 50 dell’Eco-Luce con alcune osservazioni sul contenuto dell’ultimo numero deRa Rivista « La Scuola domenicale » di cui sono redattore, osservo
che la Rivista possiede un comitato di
rèdazione responsabile, lo stesso servizio Istruzione ed Eklucazione cui la
Rivista fa capo, lavora collegialmente
ed è un organismo responsabile (composto da dieci membri). Perché rivolgersi al Presidente Sensi e non direttamente agli interessati?
Il cartellone in questione è ad ogni
modo un contributo datato e firmato
dì un gruppo di ragazzi dai 12 ai 16
anni che ha trovato ospitalità nella
Rivista.
Quanto alla linea del SIE essa è sufficientemente nota perché da circa dieci anni il gruppo ha avuto più volte
occasione di esprimersi in vari articoli firmati apparsi sulla Rivista.
Distinti saluti
Franco Girardet, Firenze
« DIVERSI »
Con una « lettera aperta al presidente della FCEI » (Eco n. 50 del 16.121977) si è contestato un « cartellone »
comparso sulla rivista pedagogica della Federazione che mi pare esprima R
punto di vista (ormai talmente accreditato, da un’ampia letteratura come
dalla coscienza maturata nei movimenti di liberazione, da sembrare quasi
scontato) che denuncia nella repressione del desiderio e nella gestione autoritaria e « normalizzatrice » della sessualità da parte delle classi dirigenti e dei
loro apparati ideologici uno strumento di predominio, un fattore di alienazione, ecc. ecc.
Il lettore che se ne è scandalizzato
lamenta che « si finisca per giustificare
talune — diciamo — debolezze umane
come la omosessualità e la pornografia ».
Non stupisce che il sistema vigente,
con i « valori » che gli sono funzionali (in questo caso la repressione sessuale), trovi i suoi difensori. Ma se
l’omosessualità viene rubricata tra le
« diciamo — debolezze umane » lo si
vorrà fare anche per l’essere donna, o
per l’essere negro, e per tutti i modi
di essere « diversi »?
d accordo che vi sono molti altri punti per i quali sarebbe
opportuno « protestare »! Ma in
molti casi non vi è più alcun ri* religioso » nelle cose cui
allude e là dove tale realtà sussiste, sono pronto ad associarmi a qualsiasi iniziativa tendente a smascherarla e combatterla.
Il punto però che mi pare più
interessante è quello dei limiti
entro cui si deve muovere lo
stato e cioè se sia lecito allo
stato essere religioso, vale a dire fare sue certe istanze di una
parte (o della maggioranza) dei
SUOI cittadini e far celebrare
messe o funzioni religiose di
qualsiasi genere, comprese liturgie funerarie comuni.
Personalmente ritengo che tra
le funzioni dello stato non rientrino queste cose. Se una contessione religiosa ritiene opportuno celebrare una messa al cimitero in occasione del 2 nostato' non dovrà imP^^trlo e dovrà anche curare
che nessun male intenzionato
rechi disturbo, ma non è compito suo farsene promotore. A
rneno che lo stato voglia servirsi della religione come di un
« instrumentum regni », cioè di
un appoggio al suo potere. E se
così fosse, dovremmo accettare
e tacere?
Bruno BelUon
5
6 gennaio 1978
ESSERE CRISTIANI A CUBA
Il reportage di una visita alle chiese evangeliche di Cuba
e un recente discorso di Fidel Castro
sui rapporti tra lo stato e i cittadini cristiani permettono di fare il punto su
« cristianesimo e comuniSmo » in questa zona nevralgica
dell’America latina: da una parte garanzia della libertà religiosa
ma accesso limitato alla partecipazione;
dall’altra predicazione dell’Evangelo senza fare delle chiese
il rifugio dei malcontenti.
Una brigata volontaria al lavoro per la raccolta della canna da zucchero presso L'Avana. A questa forma di lavoro volontario Imnno
partecipato negli ultimi anni anche alcuni giovani della FGEI.
SCHEDA
Cuba socialista
Due momenti significativi
nella storia di Cuba; dal 1878
la repubblica unitaria cubana è indipendente dalla Spagna il cui rapporto di dipendenza coloniale è proseguito
ancora per svariati decenni.
Diciotto anni fa le truppe
americane lasciavano l’isola
dopo un estenuante confronto bellico con i guerriglieri
di Fidel Castro.
La repubblica cubana nel
febbraio del 1976, attraverso
un referendum popolare, ha
approvato la nuova costituzione che definisce Cuba uno
stato socialista. Il partito comunista, per dettato costituzionale, è la «forza dirigente superiore della società e
dello stato » ; esso organizza
le espressioni del « poder popular » che hanno la loro periodica verifica nell’« Assemblea Generale Nazionale del
Popolo ». I membri di questa
assemblea, che possono rimanere in carica sino a 5 anni, eleggono al loro interno
un Consiglio dello stato. Pre
sidente del consiglio è altres:i capo di stato e di governo. Attuale capo di stato è
Fidel Castro, eroe deH’insurrezione armata contro l’occupazione di svariati anni
dell’isola da parte degli USA.
Abitanti ; circa 8.500.000
bianchi 70%, neri 12%, mulatti 18%). Capitale: L’Avana
con una popolazione superiore al milione. A Cuba si parla spagnolo. La religione di
maggioranza è il cattolicesimo.
La grande industria cubana è legata alla produzione
ed esportazione della canna
da zucchero e del tabacco.
Su una popolazione attiva di
2.600.000 persone il 30% è addetto all’agricoltura. Dal punto di vista militare l’isola di
Cuba è in una posizione strategica eccezionale incuneata
com’è tra l’America del Nord
e Latina. Questo spiega le
mire, passate e presenti, delle grandi « potenze » sulla
più grande isola dell’arcipelago delle Antille.
Quasi per caso, mi è capitato
alla fine di ottobre di passare
quattro giorni nella capitale di
Cuba: L’Avana.
Mi trovavo in Messico per una
riunione della Missione Urbana
Industriale (uno dei tanti ramisottorami del Consiglio Ecumenico delle Chiese), quando mi son
resa conto che Cuba era praticamente sulla strada di ritorno
verso l’Europa. Incoraggiata e
aiutata da un fratello cubano che
partecipava aU’incontro e dagli
stessi responsabili della Missione
Urbana Industriale ho potuto organizzare un breve soggiorno su
quest’isola che tanto ha fatto parlare di sé nel mondo.
L’impressione ricevuta è stata
indimenticabile. Cuba è veramente un altro mondo: non solo rispetto alla nòstra Europa ma anche agli altri paesi latino-americani.
Evidentemente in quattro giorni da turista uno non può scoprire quali siano i reali meccanismi di gestione del potere, e si
limita a guardare, abbagliato da
un sole implacabile, il mare incredibilmente blu, le case, i monumenti e soprattutto la gente.
Quello che colpisce è appuntò la
gente: o meglio i rapporti che le
persone hanno tra di loro. C’è,
inconfondibile, un senso di fratellanza e di familiarità, hel modo di parlarsi, di sorridersi e di
aiutarsi che quasi desta un senso di... invidia. Abituati come siamo a vivere in un mondo dove lè
gerarchie sociali marcano, che lo
vogliamo o no, tutti i nostri rapporti, pare quasi un sogno vedere come si muovano su un
piano di parità e uguaglianza
persone ohe hanno ruoli molto
diversi: il cliente di un ristorante e i camerieri, il doganiere dell’aeroporto e l’inserviente delle
pulizie dello stesso aeroporto, il
direttore deU’albergo e l’addetto
all’ ascensore. Si direbbe che
ognuno viene rispettato per il lavoro che fa per il semplice fatto
che è un lavoro utile alla società,
indipendentemente dal fatto che
per fare quel lavoro abbia frequentato le scuole obbligatorie o
l’università.
Non so quanti siano i cubani
che hanno scelto a suo tempo di
costruire una nuova società attraverso ima rivoluzione prima e
un lungo impegno di lavoro poi,
ma quello che sembra certo, parlando con diversi di loro è che
sono ben pochi quelli che vorrebbero tornare indietro, dojw aver
vissuto per ben 18 anni in questo sistema così diverso.
I RAPPORTI TRA CHIESA E STATO
Un importante discorso di Castro
Proprio nello stesso periodo
in cui Toti Bouchard faceva la
sua visita a Cuba, Fidel Castro
ha fatto delle dichiarazioni per
quanto concerne i rapporti dello Stato coi cristiani, che meritano di essere qui riportate, per
due motivi essenziali.
Anzitutto perché esse costituiscono un contributo al dialogo cristiani-comunisti e poi perché la nostra « grande » stampa
ha ignorato la cosa. Riprendo la
notizia da L’Europeo del 2 dicembre scorso, che ha pubblicato un servizio sull’argomento,
servizio che è stato realizzato a
L’Avana, con notizie quindi di
prima mano.
Alleanza
strategica
In occasione del discorso pronunciato il 20 ottobre scorso in
presenza di vari rappresentanti
di Chiese, e rivolgendosi in modo particolare al rappresentante vaticano a Cuba mons. Zacchi, ha detto che l’alleanza fra
il socialismo cubano e la Chiesa
cattolica non deve essere tattica — e cioè temporanea — ma
strategica, vale a dire permanente, in quanto « non vi sono
contraddizioni fra la predicazione cristiana ed i principi del socialismo ».
Aprendo il suo discorso. Castro ha pronunciato delle frasi
un po’ effettistiche, affermando
che Gesù Cristo «fue im gran
revolucionario» e che «il miracolo dei pani e dei pesci e quello della trasformazione dell’acqua in vino è proprio quello
che tentano i socialisti ».
Il leader cubano ha anche affermato : « Noi abbiamo sempre
badato, in maniera speciale, a
che la nostra rivoluzione mai
apparisse, davanti al popolo ed
al mondo come nemica della fede. Se questo fosse accaduto,
avremmo reso davvero un servizio alla reazione, agli sfruttatori, non solo a Cuba ma in
tutta l’America latina ».
In effetti, egli non ha fatto
che ribadire di persona l’articolo 54 della Costituzione votata
nel 1976, secondo cui « Lo Stato
socialista, che basa la sua attività ed educa il popolo nella
concezione scientifica materialista dell’Universo, riconosce e
garantisce la libertà di coscienza, il diritto di ciascuno a professare qualsiasi credenza religiosa e a praticare, nel rispetto
della legge, il culto scelto ». Una
delle conseguenze pratiche di
tale articolo, ad esempio, sta
nel fatto che Antico e Nuovo
Testamento sono facilmente reperibili in tutte le librerie.
L’autore del reportage che ha
contattato diversi esponenti religiosi sottolinea come essi gli
abbiano fatto notare la notevole differenza colla Costituzione
sovietica in quanto quest’ultima
si limita a « riconoscere » senza
« garantire » la libertà religiosa.
con questo alla complicità evidente che avevano le chiese ufficiali coU’imperialismo americano.
: Le chiese protestanti oggi per
il loro bilancio ordinario non ricevònò alcxm aiuto finanziario
dall’estero, anche se alcuni progetti' speciali possono esser sovvenzionati da chiese straniere.
A conferma di quanto esposto da Toti Bouchard l’articolista ha potuto appurare che lo
Stato cubano non si è mai intromesso, direttamente o indirettamente, nelle nomine dei vescovi o nei programmi di studio
dei vari seminari.
Discriminazione
Questo peraltro non vuol dire che il cattolico credente e
praticante non sia sotto certi
aspetti discriminato. Gli scolari (dalla prima elementare alla
università) sono accompagnati
da una scheda in cui risulta anche se l’intestatario è credente
e praticante. Di conseguenza
egli non potrà iscriversi al partito comunista, in coerenza alla dichiarata concezione ateista
di tale partito. Parimenti, non
potrà iscriversi a facoltà e specializzazioni universitarie che
contemplino una concezione
scientifica e materialista sia dell’Universo che della società. Gli
sono però aperte tutte le altre
organizzazioni politiche, quali i
« Comitati di difesa della rivoluzione», ì miliziani, i giornali
del partito e quello della gioventù. In sostanza — come nota
l’articolista — questo credente
compensa in se stesso moralmente, colla propria aperta professione di fede, la rinuncia a
Roberto Peyrot
(continua a pag. 8)
La situazione
della chiesa
Le persone che mi accompagnavano erano evangeliche e naturalmente ho posto loro molte
domande sulla situazione delle
chiese a Cuba. Le chiese protestanti cubane hanno tutte insieme da 80 a 100.000 membri di chiesa e circa 300 pastori, alcuni dei
quali hanno un altro lavoro, oltre a quello nella chiesa. I cattolici sono di più ma non sono riuscita, ad avere una cifra. I rapporti tra stato e chiesa sono di
rispetto reciproco e di totale autonomia.
Al momento della rivoluzione le proprietà delle chiese
che servivano per la loro attività
sono state rispettate e lasciate
intereunen-te alle chiese. Ciononostante al momento deUa rivoluzione le chiese son passate attraverso ima grossa crisi. Per cominciare tutti i preti o pastori
stranieri sono stati espulsi da
Cuba. Poi in secondo tempo molti se ne sono andati volontariamente. I cubani che hanno scelto liberamente di abbandonare
il paese dopo la rivoluzione sono
circa inezzo milione (su 10 milioni di abitanti) e tra questi il 20%
circa erano cristiani attivi.
La chiesa cattolica è quella che
ha avuto un calo maggiore. A Cuba, ex colonia spagnola il cattolicesimo era potente e molto diffuso. Dopo la rivoluzione molti
cattolici sono usciti dalla chiesa,
pur rimanendo nel paese.
Le chiese protestanti, mi viene
detto, hanno perso circa la metà
dei loro membri, quasi tutti partiti per l’estero. Per le persone
che mi raccontano questi fatti
questo processo di « purificazione » delle chiese è stato salutare,
per la vita stessa delle chiese.
Malerado il forte calo, la politica delle chiese protestanti è stata di non chiudere nessun locale
di culto o di attività. Per quelli
rimasti si è raddoppiato il lavoro. I primi anni sono stati molto
difficili: si trattava per le chiese
di mantenere la loro vocazione di
predicazione deH’evangelo, senza
accettare il ruolo, come alcuni
cristiani avrebbero voluto, di rifugio dei malcontenti del nuovo
governo. Una parte degli evangelici invece condivideva pienamente, come cittadini cubani, il nuovo processo politico e soffriva di
vedere che altri fratelli mantenevano diffidenza e un certo distacco (quando non vi era addirittura mal celata opposizione) nei
riguardi del nuovo sistema.
A poco a poco le cose sono
cambiate: ora son rari i membri di chiesa che non riconoscono i lati positivi della società cubana; e anche da parte del governo c’è un riconoscimento dell’azione positiva delle chiese. I
cristiani però non possono far
parte del Partito Comunista Cubano, che è un partito molto selettivo (200.000 membri circa) e
che chiede professione di ateismo ai suoi membri.
Questo fatto è elemento di sofferenza per quei cristiani che
condividono pienamente l’esperienza politica cubana. Essi ritengono ohe questa misura sia
ingiusta e sbagliata e hanno fiducia che col tempo venga superata, d’altra parte la giustificano
come « prezzo da pagare per le
colpe commesse dalle nostre
chiese nel passato », riferendosi
Un’atmosfera
familiare
Accompagnata dal pastore presbiteriano Carlos Piedra ho visitato la = facoltà teologica di Matanzas (a circa. 30 Km. da L’AvanaL Si tratta della facoltà delle
chiese Presbiteriana, Metodista
ed Episcopale. Una ventina di
professori vi ifisegnaho, ma tutti
hanno . anche im altro impegno
pastorale nelle parrocchie. Gli
studenti sono una quarantina,
ma la maggior parte risiede nelle città vicine dove vengono tenuti corsi distaccati dagli stessi
professori della facoltà. La facoltà è in un posto incantevole
con uno splendido giardino di
palme che dà sul mare. È evidentemente stata costruita per
tempi in cui gli studenti erano
un numero maggiore, ma. viene
usata anche come centro di ritrovo per seminari, incontri della
gioventù e delle parrocchie.
Incontro uno studente pentecostale della « Iglesia Cristiana
Pentecostal », che mi spiegano
essere la chiesa più progressista
del paese; il pastore più importante di questa chiesa, morto recentemente, ha preso parte attivamente alla rivoluzione. È da
questo studente che sento un giudizio sulle chiese evangeliche cubane molto interessante: «C’erano molti che dicevano che colla
rivoluzione e col nuovo sistema
le chiese non avrebbero più avuto ragione di esistere, invece non
solo esistiamo ancora dopo 18
anni, ma stiamo anche aumentando ».
Visitando la facoltà arriviamo
in una sala dove un gitjppo di
professori stanno lavorando insieme. Quando mi presentano,
scopro che tutti conoscono la
chiesa valdese. Chi mi dice di
portare i saluti a Fernanda Comba òhe ha conosciuto in un incontro ecumenico e chi mi parla
con affetto di Mario Miegge che
ha conosciuto molti anni fa. Un
i altro mi dice che per loro è molto importante aver degli scambi
di materiale con la chiesa valdese: soprattutto quello che gli
interessa sono le ricerche teologiche sulla lettura materialistica
della Bibbia e mi cita Sergio Rostagno. Per cinque minuti sembra proprio di essere a due passi da casa nòstra e l’atmosfera
è quella delle nostre chiese.
La stessa sensazione l’ho provata la sera dopo partecipando a
L’Avana a una riunione del MEC
cubano (Movimento Cristiano
Studenti). C’era la stessa atmosfera di ricerca di un gruppo comunitario di minoranza in tma
chiesa di minoranza. Stessi problemi di testimonianza tra i compagni atei impegnati nella c<^
struzione del socialismo è di dibattito coi fratelli di chiesa che
ritengono ohe i credenti non
debbano essere attivi in questo
processo di trasformazione.
Lasciando il piccolo aeroporto
di L’Avana a bordo di un aereo
sovietico che volava verso Mosca, sentivo un po’ di malinconia
nel lasciare questo popolo che in
quattro giorni mi aveva conquistata e d’altra parte ero contenta di aver conosciuto una chiesa
evangelica che malgrado le distanze "oceaniche” sentivo ora
molto più vicina a noi di molte
altre chiese geograficamente più
vicine ma con problemi così diversi dai nostri.
Toti Bouchard
6
6 gennaio 1978
cronaca delle valli
ALLE VALU OGGI
CONTINUA IL DIBATTITO SUL « MONDO DEI VINTI »
Distretti
scoiastici=
La realtà con «occhi da pastore»
distretti
clericaii?
Dopo i distretti ecclesiastici,
quelli militari e quelli telefonici
sono nati, come è noto, anche
quelli scolastici. A fianco di questo" colonnino” si possono vedere i risultati delle elezioni del 12
e 13 dicembre per i tre distretti
che riguardano le Valli.
Al momento in cui scriviamo
non è ancora chiaro il risultato
delle elezioni degli studenti per
la Val Pellice, tuttavia sembra
Il mondo dei vinti: i raffronti con le nostre valli sono d’obbligo e vengono alla mente l'abbandono e la desolazione di tante borgate di Bobbio, Rorà, Angrogna; la miseria, la tristezza,
la mancanza di prospettive di
molte famiglie, anziane o giovani.
Questo mondo che sopravvive
sperduto non è più il nostro, perché siamo inseriti in un tessuto
sociale diverso e contradditorio
e nello stesso tempo rappresenta
le nostre origini: sappiamo da
dove veniamo. Ma sappiamo anche che le valli sono state ridotte così per un preciso disegno
economico, di concentrazione
delle aree produttive nella cintu
chiaro che la tendenza generale torinese e per un preciso modei genitori è quella conservatri- sviluppo che ha privile
ce. Nei tre Aictreffi In Ucfn /u giato l’industria a scapito dell’agricoltura, creando sacche di
spopolamento e aree disgregate
tanto qui come al sud o nel Veneto...
ce. Nei tre distretti la lista di
ispirazione cattolica ha raccolto
per questa componente un numero di voti sufficiente ad assicurarle cinque seggi su sette, anche se in Val Pellice il motto era
leggermente variato e sembrava
ispirato oltre che alla conservazione di tipo cattolico anche a
quella di tipo valdese.
I genitori non sono dunque una spinta verso il rinnovamento
della scuola. La speranza sindacale in una maggiore efficienza
della base degli utenti in confronto alla pesantezza ministeriale è andata buca. I genitori vogliono_ la scuola attuate, in larga
maggioranza, e la vogliono soprattutto nei suoi aspetti più opinabili; il confessionalismo ge, nerale e la spietata concorrenza
della scuola privata a quella sta- "
tale. Pluralismo delle istituzioni,
ma irreggimentazione delle opinioni nella linea della cultura
cattolica, sembra essere il motto a cui si sono attenuti molti genitori e anche alcuni insegnanti.
Per esempio alla Scuola Latina
il voto dell’Insegnante è andato
a suor Raffaella Massari: la scuo
la confessante, di cui si parlava
due numeri or sono su queste
colonne, ha avuto una convergenza curiosa con la scuola confessionale, e per di più con quella
che in passato sembrava si volesse combattere.
Il risultato di questa tendenzadei genitori, anche se bilanciata
o superata — cóme nel Distretto
di Perosa — da quella delle altre
componenti, ridà evidentemente
fiato all’arroganza del potere democristiano e della scuola clericale. Un sintomo di questo potrebbe essere anche l’articolo di
fondo de "L’Eco . del Chisone"
della settimana scorsa, intitolato
"Tre ipotesi per un massacro". Il
massacro non è quello del Vietnam, né quello degli eretici, né
quello degli ebrei nei campi di
concentramento, ma quello dell’ora di religione nelle scuole. In
questo articolo, dopo alcune considerazioni ovvie e da condividere ("un qualche tipo di informazione sul fatto religioso va data
al ragazzo italiano”; "gli Atti degli Apostoli valgono culturalmente quanto l’Odissea’’; "a parlare
di Cristo ai giovani sia uno che
— ci creda o no — queste cose le
stima, le ritiene serie”), si prosegue, dopo un cicchetto ai vescovi che ha tutta l’aria di fare da
copertura al discorso seguente,
con la solita lamentela sui presidi mangiapreti e sui contestatori blasfemi che per "una questione morale” e "di soldi" vorrebbero estromettere il prete da
scuola o almeno fargli fare l’orano degli altri professori. Abbiamo altre volte spiegato su queste
colonne com’è la questione e non
ci ritorniamo qui. Ci sembra comunque preoccupante che si possa riprendere a fare nel Pinerolese a faccia franca un discorso
di questo genere dopo le polemiche del passato, per di più
con l’appoggio di insegnanti e
genitori delle nostre scuole, anche se alla Scuola Latina molti
genitori hanno votato per la lista sindacale.
Questo discorso sembrerà a
molti l’espressione aspra di un
disappunto. È vero. Si tratta tuttavia non del disappunto per una
sconfitta elettorale — a cui siamo abituati — ma di quello per
l’insufficiente chiarezza della posta in gioco di questa vicenda
che non faciliterà certamente il
lavoro già tutt’altro che semplice dei distretti scolastici.
C. Tron
Se il mondo contadino, con i
suoi valori si sta cancellando
dalle valli è perché tutta la cultura operaia e contadina, nata
dalle lotte, è subalterna, non egemonica e non memorizzata dalla
storiografia ufficiale. Per questo
motivo ne ritroviamo solo i frammenti, ghettizzati nel privato, nel
quotidiano, raccolti e custoditi
quasi con vergogna nel solo nucleo familiare; troviamo un modo di pensare e di agire rotto,
spezzato, devitalizzato e infinitamente triste e doloroso.
Credo ohe lo slogan femminista « il personale è politico »
possa benissimo applicarvisi, conte necessità di una riappropriazione di modelli di comportamenti, di progetti di vita e di una
nuova coscienza di sé come persona e come classe. Ma la ricostruzione di un tessuto sociale
alternativo è lungo e complesso,
nel suo svolgersi e nel legarsi ad
altre esperienze e ad altre lotte,
degli operai, delle donne. Il nostro contributo in questa ricerca,
cioè, non deve essere finalizzato
ad un puro recupero isolato, ma
inquadrato in quella che è la
lotta e il conflitto fra le due
« culture », fra il mondo dei vinti e degli sfruttati e il mondo
dei « padroni », di quelli che
« possiedono la storia >
Ogni vita è una storia, allora
come oggi, e allora come oggi c’è ? aeue comunità
ringiustizia di semnre: la voce operaie, alla _violenza.
ANGROGNA
Il bilancio discusso
nei quartieri
rebbe a ricostruire l’immagine
di vita morale, Timpronta etica
che la chiesa valdese operava in
concreto sui suoi membri.
Domenica 4 dicembre si è concluso il ciclo di assemblee quartierali indette dal Comune per dibattere, nei vari quartieri, i problemi legati alla stesura del bilancio preventivo.
Agli incontri era pure presente
l’assessore ai Servizi sociali della Comunità Mori Lana, Marco Armand-Hugon, che si è voluto rendere conto di persona delle attese della popolazione, specie per
quanto riguarda il servizio di visitatrice doniestica, in atto ormai da parecchi anni, e per l’altrettanto annosa, ma mai realizzata, costruzione del Foyer per
anziani al Serre.
La prima delle quattro riunioni si era avuta la settimana precedente, a Buonanotte, per discutere con gli abitanti di quella zona il progetto di una strada che
dal Serre, passando per Buonanotte, dovrebbe raggiungere l’Arvura, una delle grosse borgate di
Angrogna tuttora isolata.
Ma mentre la vecchia scuola di
Buonanotte era piena di gente,
non così è stato per gli Odin, per
Chiot d’I’aiga e per i Jourdan, dove i presenti erano assai pochi.
Questo fatto sta a indicare come il discorso sulla « partecipazione » sia lungo e difficile da
realizzare.
La gente c’è quando una questione la tocca da vicino, quando il problema da risolvere la
riguarda in prima persona. Non
c’è ancora, invece, quando si tratta di affrontare i problemi in una
visione più ampia, che non sia li
mitata soltanto alla strada del
quartiere (che pure è importante), o aH’acqua piovana che non
si sa dove incanalare perché utìo
non la vuole per i suoi prati e
l’altro neanche (e così va a finire
nella strada, ché tanto quella è di
tutti!).
Eppure, come ben ha fatto rilevare il Sindaco, il problema di
un quartiere va affrontato e definito nel contesto dei problemi
di tutto il Comune. Fare un bilancio assieme vuol dire programmare per tutta la comunità,
tenendo conto delle esigenze di
■tutti, spendendo i soldi e realizzando opere là dove è più necessario.
Questo è tanto più vero vista
la difficile situazione finanziaria
del Comune, più volte ricordata
anche da queste pagine.
Angrogna ha un « buco » di 30
milioni (pari a un terzo del bilancio complessivo) perché lo Stato
non versa i contributi dovuti per
legge.
A nulla sono valse finora le
pressioni, assai democratiche per
la verità, che il Comune ha messo in atto per smuovere l’amministrazione dello stato e risolvere
così una situazione che si trascina ormai da un anno.
Bisognerà dunque chiudere il
Municipio, visto che non si potranno pagare i dipendenti? Q
non sarà forse il caso di denunciare lo Stato italiano per inadempienza?
È una domanda che molti, in
assemblea, si sono posti.
Questo lavoro sarebbe importante per ritessere visibilmente,
con dati, verificabili, quella che
molti definiscono la « coscienza
valdese ». Còsa ha significato ieri
e cosa vuol dire oggi essere valdese per un contadino o un operaio delle valli? O questa è solo
un’etichetta appiccicata dagli addetti ai lavori?
Che ruolo ha la specificità valdese nella lotta tra le due culture? Non bisogna dimenticare i
legami anche profondi con la cultura protestante europea, l’accentuazione per esempio di un’etica rivolta al singolo, individualista, che spesso ha concorso a far
chiudere in sé ancor di più il
contadino valdese, da secoli in
lotta con un pezzetto di terra da
far fruttare. 0 ancora i modelli
di comportamento importati due
generazioni fa dalle donne vaidesi che andavano a servizio
presso le case dei nobili torinesi
e filtrati nel loro modo di agire...
Sono piccolissimi palpiti, che andrebbero sistematizzati su una
robusta ipotesi teorica.
Credo, in conclusiorie, che il
mondo dei vinti resterà tale finché la spinta non nascerà al suo
internò e si rafforzerà intorno ad
esperienze e momenti di lotta
nuovi, riacquistando faticosamente quella fiducia che anni di sofferenze e di tribolazioni hanno
cancellato. Il contadino non è
muto, ma è la storia thè è rimasta muta di fronte a lui. Qui (come altrove) esiste una tradizione
di creatività, di cooperazione, di
società di mutuo soccorso, di solidarietà che qui (come altrove)
non è stata fatta vivere e sulla
quale anche la storia valdese
non ha mai detto una parola.
B. Peyrot
si è votato per i Distretti scoiastici
DISTRETTO SCOLASTICO DI
PEROSA ARGENTINA
Risultati delle elezioni.
Lista « Unità del lavoratori per il rinnovamento della scuola e della società».
Refourn Gio
Viglielmo
Genitori : Bonnet Luciana,
vanni.
Insegnanti : Micoi Annalisa,
Liliana, Pireddu Rosanna.
Non docenti: Rostan Marilena, Colella
Giovanni.
Studenti: Richiardone Walter, Dongu
Massimo, Canino Paolo, Baret Guido,
Galliano Daniele, Nevache Gianni, Siccardi Pierluigi.
Lista « Per una partecipazione responsabile della comunità ».
Genitori: Palmero Mario, Zanin Francesco, Castagna Alberto, Gay Giancarlo,
Prot Ernesto.
Insegnanti: Colombo Cesare, Maurino
Mauro.
Insegnanti scuole private: Suor Raffaella
Massari.
DISTRETTO SCOLASTICO VAL PELLICE
Lista « Unità dei lavoratori per il rinnovamento della scuola e della società».
Docenti: Tarditi Mario, Peyrot Bruna,
Long Eldina.
Non docenti: Sappè Marisa.
Studenti : non possiamo dare i risultati
per la componente studenti in quanto
si è in attesa di uria comunicazione
scritta del Ministero della P.l. per il
criterio da seguire in ordine ai candidati delle scuole non statali.
Genitori : Suppo Mauro, Bouissa Giovanni.
Lista « Per una partecipazione responsabile e pluralistica nella scuola ».
Docenti: VIttone Giovanni, Pontet Marisa.
Non docenti: Fiacchetti Giulia.
Genitori: Bussi Amilcare, Gay Sergio,
Martina Giuseppe, Granata Giovanni,
Acerbis Roberto.
Direttivo scuole non statali : motto «Scuola libera »: eletto il prof. Armand
Hugon Augusto.
Docnti scuole non statali : motto « Partecipazione nel pluralismo » : eletta
Suor Marazza Aurora.
DISTRETTO SCOLASTICO DI PINEROLO
Lista « Unità dei lavoratori per il rinnovamento della Scuola e della Società».
Non doc. : Egidio Samuel.
Docenti : Mauro Ughetto, Carlo Zanzóttera.
Studenti: Michele Musco, Wilma Lupi.
Genitori: Amos Pignatellì> Giorgio Piacentino.
Lista « Per una partecipazione responsabile della comunità ».
Non docenti: Germana Garello.
Docenti: (Nuove proposte per una autonomia educativa): Giovanni Gìraudo, Giorgio Raimondo, Paola Lazzini
Maggia.
Studenti: (Collegamento democratico
per una scuola libera e pluralista):
Piero Pronello, Claudia Bertea, Paolo
Narcisi, Maria Vittoria Fava, Silvio
Martina ).
Genitori: M. Teresa Rey Marino, Arnaldo Boccardi, Lidia Pronello Ferrerò,
Severino Maritano, Renato Bonizzoli.
Docenti non statali : Valentina Marino.
Il Comitalo
del Collegio
in Tribunale
di chi « non conta », di chi non
ha potere, di chi non ha fatto
carriera, non viene registrata,
nemmeno dagli scrittori, nemmeno da quelli valdesi.
Le biografie dei pastori, pur
senza togliere alcun merito, sono
sempre scritte da persone che
vedono la realtà con « occhi da
pastore », che hanno un rapporto. con la gente, condizionato dal
loro ruolo: è indiscutibile che il
prestigio del pastore in una comunità delle valli era, e per molti aspetti è ancora, simile a quello del medico o del maestro o
maestra di quartiere, una persona a cui si deve rispetto, a cui
ci si rivolge in caso di bisogno,
che però sta un po’ più in su
degli altri perché « ha studiato ».
Raccogliere testimonianze su
come era visto ij pastore,
cosa gli si diceva dietro, come
veniva vista la chiesa, come i singoli pastori delle comunità si
ponevano di fronte ai costumi
sociali dell’epoca, al ballo, alla
amicizia, al sesso (basterebbe
leggere alcune circolari interne
o bollettini delle comunità), alle
servi
Giovedì, 22 dicembre il Comitato del Collegio valdese di Torre Pellice è comparso in tribunale a Pinerolo, citato dall’insegnante di Lettere alla Media del
Collegio, Esther Cairus, assunta
per tutto l’anno scolastico 19761977 e poi licenziata dopo alcune settimane di insegnamento
dallo stesso Comitato.
Il Comitato del Collegio, difesb dall’aw. Marco Gay, dovrà probabilmente risarcire i
, danni all’insegnante Cairus.
Le due parti in causa compariranno ancora in tribunale
il 12 gennaio per concludere
questa vertenza di lavoro che si
trascina ormai da più di un anno.
Pubblicheremo prossimamente
due interviste, alla Sig.na Esther
Cairus e al presidente del Comitato del Collegio Sig. Daniele Ghigo, che illustreranno i rispettivi punti di vista. Saremo
anche in grado di notificare l’esito del processo.
«Il Giornale»
nuovo ciclo
Col ’77 si è chiusa l’esperienza
del gruppo redazionale che ha
dato vita a « Il Giornale di Pinerolo e valli »: 9 anni di pubblicazioni quindicinali. Ma « Il Giornale » non chiude, cambia gestione.
Dal gennaio 1978 il foglio uscirà a cura di un gruppo di operai
deirindesit e della FIAT. La nuova redazione intende puntare su
una maggiore diffusione del quindicinale per far fronte ai gravi
oneri finanziari. L’obiettivo è
quello di raggiungere le 1.500 copie fra abbonamenti e diffusioni.
Comunità Montana
Val Chisone e Cermanasca
Si discute
sul terrorismo
Il Consiglio della Comunità
Montana ha dedicato la prima
parte della seduta di venerdì 16
dicembre ad una discussione
aperta a tutti sul tema del terrorismo, proposto dal Consiglio
régionalé. Hanno preso la parola i rappresentanti dei vari
gruppi politici, esponendo in
modo un po’ ovvio le opinioni
di questi ultimi. Così socialisti
e comunisti hanno auspicato l’unione di tutte le forze politiche
democràtiche per far argine
contro la violenza scatenata, i
giovani di DP hanno denunciato quello che secondo loro è il
pericolo maggiore : l’incontrollato potere della polizia e la
protezione che la Democrazia
cristiana ha da sempre accordato ai fascisti vecchi e nuovi.
Più incisive le testimonianze
dei lavoratori che ricordavano
il triste periodo dei governi
Sceiba e Tambroni, affermando
che le istituzioni democratiche
hanno corso assai più il rischio
di essere soppresse allora che
non adesso.
Terminata l’assemblea aperta,
il Consiglio ha proseguito nella
discussione dei vari punti all’ordine del giorno, approvando gli
incarichi ai responsabili dei vari servizi e ai tecnici che dovranno preparare il piano regolatore intercomunale della Comunità.
Sono state accettate le dimissioni dell’assessore P. Cesare
Morero democristiano ed è stato approvato il finanziamento di
6 milioni per i lavori che il Comune di Perrero farà sulla strada di S. Martino, dissestata dall’alluvione. L. V.
Patate da seme
La Cooperativa Agricola Montana
Valli Chisone e Germanasca in collaborazione con la Comunità Montana organizza l’acquisto di patate selezionate
da seme di provenienza olandese.
Per le prenotazioni gli interessati
possono rivolgersi presso il Messo Comunale. Le prenotazioni si ricevono
fino al giorno; 10 gennaio 1978.
I prezzi sono orientativi e non definitivi: Bintje L. 270/kg. - Kennebec
L. 300/kg. - Saskia L. 200/kg. - Bea
L. 260/kg. - Sirtema L. 250/kg.
i
il
7
6 gennaio 1978
CRONACA DELLE VALLI
Torre; 2 osservazioni
Vorrei fare due osservazioni a proposito delle scuole di Torre Pellice. La
prima è di critica per la completa
mancanza di disciplina dei pedoni che
sì recano a scuola o, che ne escono, e
questo riguarda in particolar modo i
viali Dante e Mazzini, ove esistono
strade riservate ai pedoni e, se ci possono essere delle attenuanti per il primo che non è asfaltato, per il secondo
non esìstono scuse, e invece capita sovente di vedere degli studenti a piedi
o in bicicletta, afhancatì per 3 o 4 sulla strada che dovrebbe servire anche
per chi transita con l’auto... Ho notato che purtroppo ci sono anche degli
insegnanti (i quali dovrebbero essere
d’esempio per gli scolari), che trasgrediscono il loro dovere. Il secondo punto è di plauso per riniziativa (che non
so se è personale o collettiva), dì fare
un regalino ai propri allievi in occasione dì Natale.
Questo non tanto per il regalo in sé,
quanto per il rapporto che penso si crea
tra chi insegna e chi impara, e cioè a
considerare da parte deirallievo il proprio insegnante non come un’autorità
a cui sì deve solo ubbidienza, ma un
amico che insegna e aiuta, e questo ■
penso sìa un incoraggiamento per chi
deve imparare.
L’insegnante a cui mi riferisco è la
maestra di mia fìglia (3° elementare).
Leo Coisson
FRALI
Circolare
Enrico Grill
calzolaio di Ghigo
Calzolaio, elettricista, mugnaio e contadino
Una singolare figura di credente
Vorrei esprìmere il mio parere sulla
forma di distribuzione della Circolare.
1) Il mio parere è negativo perché
sento questo come una imposizione :
per avere la Circolare dovrei, ritirare
anche l’Eco. Mi pare che la spesa sia
anche più gravosa, tenendo conto che
collaboro nel lavoro di amministrazione delle finanze della mia comunità e
mi rendo conto delle difficoltà.
2) Faccio una proposta :
а) lasciare ad ogni comunità la
libertà di avere la sua Circolare interna sulla quale poter pubblicare più
dettagliatamente le luci e le ombre
della vita della comunità stessa. Lasciare questa facoltà per due o tre
volte, ad esempio : ottobre, Natale e
forse 17 febbraio.
б) dato che è bene che allarghiamo gli orizzonti, dedicare uno o due
Bollettoni a tutte le notizie (più condensate) di tutte le comunità, con notìzie anche sui Circuiti, Commissione
'Dìstréttuaìé,'^ finanze, notizie della
Chiesa nel suo insieme.
3) in quanto a Eco-Luce (poiché
mi pare di capire che si tratta di avere nuovi abbonati) penso che è compito dei comitati di gestione del giornale di visitare le comunità e di promuovere dì persona la campagna di abbonamento ; ognuno sarà libero.
Ho fatto una proposta perché ritengo che non basti dire solo « no ».
Rostan Nelly, San Germano
Pro alluvionati
Offerte ricevute dalla Commissione Distrettuale dal 1° al
30 novembre 1977 per il fondo di
solidarietà a favore delle famiglie alluvionate delle Valli (8”
elenco ).
Eglise Evangélique de langue italienne, Lausanne (2° vers) 70.000; Comunità Metodista, Vicenza 50.000;
Chiesa Valdese di San Remo (2° vers.)
100.000; Chiesa Valdese di Alessio
50.000; Chiesa Valdese di Como 200
mila; Rostan Paola, Roma 50.000; Rostain dottor Enrico, Bologna 50.000;
Chiesa Valdese di Firenze (3° versamento) 30.000; Eglise Evangélique de langue italienne, Lausanne
(3° vers.) 40.000; Giacomelli Elio, San
Giuliano Terme (in memoria di mia
madre) 50.000; Chiesa Valdese di Corato 45.000; Davite Margherita, San
Secondo 20.000; Zaccone Giorgio, Cuneo 18.000; Chiesa di Montreal (Canada) 62.700. Totale 835.700. Totale
elenchi precedenti 13.920.047. Cambio
di 155 Dollari 134.600. Totale al 30
novembre 14.890.347.
RORA’
Ricordiamo la riunione quartierale delle Fucine che avrà
luogo venerdì 20 alle ore 20.30
sul tema sinodale « Educazione
alla fede cristiana ».
• La domenica 22 gennaio
avremo l’assemblea di chiesa che
rifletterà sul significato del battesimo e della confermazione in
uso nella nostra comunità. I
catecumeni presenteranno alla
assemblea un loro parere che
verrà discusso con la comunità.
• Il Concistoro, considerata
la vicinanza del 17 febbraio (venerdì) alla domenica 19, ha deciso di ricordare il significato
di questa data storica la domenica 19 con una riflessione sulle intese in atto con lo stato.
Il 14 dicembre ci ha lasciati
all'età di 73 anni, dopo lunghe
sofferenze sopportate serenamente, Enrico Grill, calzolaio di Ghigo, da tutti conosciuto.
Era una di quelle persone attive, modeste ma tenaci, che animano e sostengono con la loro
attività la vita di un paese. E di
lavoro Enrico Grill ne ha fatto
parecchio. Nel 1925 apre la sua
bottega di calzolaio. Ma possiede
anche straordinarie doti di elettricista, e nel 1929 costruisce la
prima cabina che permette di
portar la luce elettrica a Frali.
Contemporaneamente avvia l’attività di mugnaio, che proseguirà fino al 1960.
Nel 1940, allo scoppio della
guerra con la Francia, quando
tutta la popolazione deve evacuare, resta come unico civile,
oltre al macellaio, per assicurare
i servizi indispensabili.
Qualche anno dopo, durante la
occupazione tedesca, avrà la casa bruciata nel corso delle rappresaglie.
Dopo la guerra per sei anni è
Presidente dei coltivatori diretti di Frali. Perché naturalmente,
accanto a tutte le altre attività,
continua a coltivare la sua terra,
Nel 1975 la sua bottega di càl
RODORETTO
Purtroppo le notizie che vengono dalla piccola comunità di
Rodoretto sono sempre quelle
di un’ulteriore sua riduzione. E
mancato all’affetto dei suoi cari il nostro fratello Pascal Edmondo Teofllo, di 77 anni, padre del cassiere della nostra
chiesa. Rinnoviamo ai familiari l’espressione della simpatia
di tutta la chiesa.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Sabato 7 gennaio alle ore
20.30, nel Tempio dei Bellonatti,
avrà luogo un
Concerto di musica
sacra e natalizia
con la partecipazione della Corale Valdese di Villar-Bobbio Pellice, del Coro di strumenti
a fiato di Pomaretto, del gruppo
di flauto di Villar Pellice, della
Corale Valdese di Luserna San
Giovanni.
Tutti sono cordialmente invitati ! Ingresso libero.
zelalo compie 50 anni. Si comincia a pensare di proporlo per il
premio di fedeltà alla montagna.
La comunicazione che il premio
gli è stato conferito gli giimge
alla fine di ottobre di quest’anno.
La cerimonia di consegna avverrà nella prossima primavera, ma
non sarà più lui a ritirarlo.
Ma se terminassimo con questa punta di amarezza, non saremmo giusti verso di lui. Egli
era infatti un credente, e la sua
fatica, per la potenza del Signore che risuscita dai morti, non è
stata inutile.
BOBBIO PELLICE
• All’Ospedale di Torre Pellice è deceduto, dopo lunghi mesi di sofferenza, Giovanni Daniele Rostagnol, di anni 64. Alla vedova e ai familiari rinnoviamo l’espressione della solidarietà di tutta la chiesa, nella
certa speranza della risurrezione in Cristo Gesù.
• Ricordiamo che il culto di
domenica 8 gennaio sarà presieduto dal past. Ernesto Ayassot, di Villar Pellice, nel quadro
dello scambio mensile di predicazioni.
• I culti del periodo natalizio
sono stati ben frequentati e speriamo abbiano lasciato una traccia di riflessione e di impegno
in molti. Grazie ai bambini della scuola domenicale, ed alle
monitrici che con loro hanno lavorato, per la giornata del *26
dicembre, sotto l’albero di Natale.
ANGROGNA
DIBATTITO SULLA SCUOLA LATINA
Dialogo fra sordi?
• L’allegrezza del Natale è stato il motivo dominante della festa per i bambini delle Scuole
Domenicali dei vari quartieri
che, sabato 24 ai Peyrot con il
tradizionale abete, e lunedì 26
nella Sala Albarin, si sono riuniti per cantare 6 pregare insieme nella gioia del grande Evento di salvezza.
Letture bibliche ed inni di circostanza si sono alternati a dialoghi e poesie davanti ad un
pubblico numeroso che ha gioito con i bambini ed ha molto
apprezzato il programma svolto
con impegno e serietà da parte
di tutti.
• Anche quest’anno le sorelle
della Società di cucito « Le
Printemps » e dell’Unione Femminile si sono recate nei nostri
Istituti per anziani e infermi a
portare con pacchi dono la loro parola di conforto e di augurio ai ricoverati.
.È un atto di simpatia e di carità cristiana che queste nostre
sorelle compiono ogni anno in
occasione del Natale.
« Altri lutti hanno colpito in
questi ultimi giorni la nostra
comunità : Margherita Revel
Boer, di anni 87, ospite dell’Asilo Valdese; Giordan Giovanni
Pietro, di anni 90, del Baussan;
Gullo Francesco, deceduto l’ultimo giorno dell’anno all’età di
62 anni.
Alle famiglie nel dolore rinnoviamo l’espressione della nostra cristiana simpatia.
In merito alla replica della
T.E.V. (Eco del 23 die.) alla relazione della riunione avuta a Pomaretto sulla Scuola Latina (Eco
del 2 die.) in quanto presidente della riunione in questione
vorrei precisare quanto segue :
4“ Le 2 firmatarie dell’articolo
' hanno semplicemente fatto la
relazione di quanto emerso nella riunione, con un chiaro sforzo
di obiettività. Non è quindi giusto l’attacco personale della
T.E.V. nei loro confronti.
O La riunione era stata solle^ citata dall’Assemblea di Chiesa perché l’argomento « Scuola
Latina» era venuto alla ribalta
sia nella relazione sui lavori del
Sinodo, sia, soprattutto, per un
lungo intervento del sig. Guido
Baret, che aveva sollevato diverse questioni che era bene esaminare con più tempo a disposizione. Non c’era dunque né la
volontà di « riproporre la tesi
della loro (degli istituti di istruzione) abolizione attraverso la
loro squalifica » né quella di « influenzare l’opinione pubblica in
senso negativo verso le nostre
scuole » ma anzi, al contrario,
c’era la volontà di avere uno
scambio di idee e discutere insieme i problemi di quest’opera che
tocca da vicino la nostra comunità; scambio di idee che, a detta
di qualcuno, non si era mai avuto.
Q Nella riunione c’è stato un
** notevole sforzo per superare i personalismi, e, malgrado
la tensione di posizioni diverse,
la discussione è stata, e molti
l’hanno riconosciuto, serena e
pacata. L’intervento così, polemico della T.E.V. mi ha perciò
SAN SECONDO
I culti del periodo Natale-Capodanno sono stati ben frequentati, compresa la Santa Cena.
Vi ha partecipato la corale che
ringraziamo per il buon contributo offerto. La sera del 26 i
ragazzi della Scuola Domenicale hanno organizzato la loro serata natalizia, con una notevole
partecipazione di adulti. La colletta, in favore dell’Asilo dei
Vecchi di S. Germano, preceduta da una scena recitata dal ragazzi, ha fruttato L. 192.000. Essa è stata completata con le collette della S.D. ed ha raggiunto
la somma di L. 250.0OO.
Purtroppo questo periodo è
stato rattristato da numerosi
lutti: Clementina Pons in Besson (Lombarda) è deceduta il
18 dicembre all’età di soli 32 anni, dopo lunghe e gravi sofferenze. Guido Fornerone (Combe) è morto a Torino il 28 dopo una breve malattia all’età di
65 anni. Il giorno dopo, all’ospedale di Pomaretto Rosa Bouchard n. Chiapperò (Miradolo),
all’età di 49 anni concludeva
una lunga lotta contro la morte.
Alle famiglie cosi duramente
provate esprimiamo ancora la
solidarietà della Chiesa. In particolare il Concistoro e la Scuola Domenicale dicono il loro affetto a Mirella Fornerone, membro del Concistoro e monitrice.
profondamente amareggiato perché rischia di rendere vano lo
sforzo di dialogo che c’è stato.
A Tuttavia l’articolo della
“ T.E.V. è una dimostrazione
di quanto siano necessari. degli
incontri come quello che abbiamo avuto a Pomaretto pei- chiarire molte idee e perché non si
porti avanti un dialogo fra sordi: sia per quanto riguarda il
concetto di «surroga»,' che è
estremamente positivo, da chiesa confessante (la chiesa copre
degli spazi essenziali della vita
civile, quando chi deve farlo
non lo fa) e non di squalifica,
e sia per quanto riguarda il concetto stesso di chiesa confessante (confessante verso chi?
verso se stessa o verso il mondo esterno?) e quello della testimonianza del credente nelle
istituzioni dello stato. Aggiungo
solo, per quanto riguarda il rapporto con il passato, che la storia non la si ricopia, la si vive:
cioè è sempre necessario un
nuovo confronto della chiesa
con l’Evangelo e con la situazione in cui si trova a vivere.
Renato Coisson
POMARETTO
Le varie attività del periodo
natalizio e di fine anno, si sono
svolte serenamente e con buona partecipazione. Così; i culti
(quello della sera del 31 dicembre presieduto dalla Corale) le
riunioni (ai Cerìsieri i giovani
hanno presentato una meditazione) e la festa della Scuola
Domenicale dell’Inverso. Buona
la risposta alle collette per l’Asilo di S. Germano (210.000 lire) fatta a Natale e per i bambini delTEritrea (ancora in corso) da parte dei bambini delle
Scuole Domenicali e dei ragazzi del catechismo. È il ricordo
di un tempo di meditazione sulla grazia del Signore in vista
dell’impegno di testimonianza
che ci chiede.
• I tre primi anni del catechismo hanno avuto le loro
« giornate » : ad Agape il 3° anno, a Maniglia il 2° ed ai Cerisieri il 1". Avremmo voluto una partecipazione più numerosa.
• Il gruppo FGEI si ritrova
mercoledì 11 alle ore 20.45 presso le scuole vecchie.
Le Corali di Villar-Bobbio Pellice e Luserna S.
Giovanni, un gruppo di
flauti ed il gruppo dei
Trombettieri Valdesi presenteranno nel tempio di
Pomaretto sabato 14 gennaio alle ore 20.30 il
CONCERTO DI NATALE
già presentato a Villar Pellice e S. Giovanni.
La colletta sarà a favore
delle riparazioni del nostro organo.
• Mercoledì; 28 dicembre si sono svolti, con una cerimonia
semplice e grande partecipazione, i funerali di Ricca Paolo dei
Bertot, deceduto all’età di 59
anni, dopo lungo periodo di malattia e periodici ricoveri ospedalieri. Ai parenti e familiari la
comunità rinnova la speranza
nella risurrezione.
• Domenica 15 è convocata alle ore 10 presso la Cappella la
assemblea di chiesa che oltre al
consuntivo 77 dovrà dibattere
il problema del culto. Dopo
aver esaminato la questione
nelle riunioni quartierali si vuol
ora avere un confronto più ampio.
• Il culto di Natale è stato ricco d’interventi sia delle quattro
scuole domenicali, sia di catecumeni. Nel tempio eccezionalmente gremito, con il canto della corale, si è svolta la santa Cena. E per una volta si era tutti
insieme, grandi e piccini.
Al Serre e à Pradeltorno, la
sera dell’ultimo dell’anno, abbiamo avuto un culto ben frequentato grazie anche al bel tempo.
La corale non ha potuto essere
con noi perché molti suoi membri, che fanno parte del « Gruppo Teatro Angrogna », sono stati richiesti dagli operai della Widemann di San Germano impegnati nell’occupazione della fab;
brica che si prolunga ancoraiif;
_____________________^
AVVISI ECONOMICI
GIOVANE 37enne, evangelico, ottima'
moralità, buona .posizione . eeonomica, desidererebbe conoscere signorina anche pari età per scopo matrimoniale. Scrivere, presso X, Arimondi - Vicolo Polluce, 2 - 26100 Cremona.
RINGRAZIAMENTO La famiglia della compianta
Elettra Canal ved. Ribet
di anni 94 .
riconoscente per la prova d’affetto dimostrata alla sua cara; ringrazia séntitamente. tutti coloro che le sono stati
vicini in questa dolorosa circostanza.
Un ringraziamento particolare al Dottor Vivalda, al Past. Paolo Ribet e al
Prof. Claudio Tron.
« Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbato la fede »
(2 Tim. 4 : 7)
Chiabrano, 18 dicembre ’77.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia del compianto
Alberto Viglielmo
ringrazia tutti coloro che in vario modo hanno preso parte al loro dolore per
la scomparsa del loro caro.
Un particolare ringraziamento ai
sigg. Albina e Levy Peyronel, al past.
Aldo Rutìglìano e al past. Franco
Giampiccoli di Torino.
Villasecca, 31 dicembre 1977
Antonio Natalello, insieme còn la
moglie Giulia, annuncia la scomparsa
della propria mamma
Maria Stella Pallilo
avvenuta in Agrigento il 18.12.’77.
« Io sono la risurrezione e la
vita; chi crede in me, anche se
muoia, vivrà)» (Giov. 11: 25).
RINGRAZIAMENTO
« Beati i morti che da ora innanzi muoiono nel Signore, essendo che si riposano delle loro
fatiche:poiché le loro opere li
seguono » (Apoc. 14: 13).
I familiari del compianto
Edmondo Teofilo Pascal
riconoscenti verso quanti hanno espresso la loro solidarietà nel periodo della malattia del loro caro e in occasione
della sepoltura, ringraziano in particolare il Personale dell’Ospedale Valdese di Pomaretto e il doti. Teodoro
Peyrot per le assidue cure prestategli.
Fontane di Salza, 26 dicembre 1978
RINGRAZIAMENTO
II marito di
Rosa Bouchard n. Chiapperò
commosso dalle manifestazioni di affetto e di solidarietà ricevute durante la
lunga malattia ed in occasione della
morte della moglie, ringrazia tutti ed
in particolare il prof. Valerio Gai, la
Sig.na Angela Chambon, medici e infermieri dell’Ospedale Valdese di Pomaretto; il Direttore del personale RIV
di Pinerolo ed i compagni dì lavoro, ì
vicini di casa e specialmente Elvira
Costantino.
S. Secondo di Pinerolo, 31 die. 1977.
8
8
6 gennaio 1978
IL DIBATTITO SULL’ENERGIA
ISTITUITO A ROMA
Spie, carbone «nero»
Centro culturale
e carbone «bianco»
Ho letto con interesse gli interventi di N. De Michelis e diG. Platone sul n. 48 del 2 dicembre scorso sulla questione energetica. La presa di posizione
del recente sinodo regionale
francese della Chiesa riformata
viene ad aggiungersi a quella
di varie altre Chiese, fra cui la
nostra, che, senza voler imporre una loro «verità» (a proposito, la Chiesa cattolica non ha
proprio nulla da dire su questo
argomento?) da una parte pongono in guardia contro i reali
pencoli insiti nell’energia nucleare e dall’altra chiedono che
■venga approfondito un dialogo
serio e costruttivo allo scopo di
porre ognuno di fronte alle proprie responsabilità, stante la
enorme importanza dell’argomento ed il coinvolgimento delle generazioni future.
Anche l’articolo di De Michelis ci pone di fronte a quello che
dovrebbe essere il « nostro compito», e cioè anteporre, in questa civiltà in trasformazione, al
primato assoluto e demoniaco
della Scienza e della Tecnica, la
nostra testimom'anza di cristiani, sia pure infedeli.
Che l’energia sia necessaria
in una «civiltà» industriale pare fuori di dubbio. Ma che sia
necessario, di punto in bianco,
dopo anni di colpevole ritardo
della classe dirigente mettersi a
cospargere l’Italia (ed il mondo) di centrali nucleari, ci passa Un bel po’ di differenza. A
questo riguardo, anzi, sarei meno pessimista del fratello De
Michelis sulle altre fonti di
energia.
Per quanto riguarda quella
solare (oltre alla notizia di costruzione di scuole riscaldate da
tale fonte qui a Torino) è di
questi giom il preannxmcio della costruzione della prima vera
e propria centrale solare per la
produzione di energia elettrica
nel sud Italia, e pronta fra tre
anni. La potenza sarà di l MW
(mille kw), in grado di illuminare una piccola città. Si tratta di una cooperazione europea;
ITtalia fornirà la caldaia solare
ed il generatore di corrente; la
Germania, gli specchi solari e
la Francia gli impianti di accumulazione di calore destinati a
garantire una riserva di energia
per le ore senza insolazione.
Anche il carbone, disponibile
per secoli, stanti gli enormi giacimenti accertati (ottomila miliardi di tonnellate ) può avere
im notevole rilancio, sia per la
sua «economicità», per la sua
disponibilità nei più disparati
Paesi (CKE, USA, URSS), e sia
per le reali possibilità di adottare nuove tecniche che riducano di molto rinquinamento atmosferico (anidride solforosa).
Da anni infatti sono stati messi a pimto dei sistemi di recupero dello zolfo in Polonia, in
Cina, in Germania, nonché altre tecniche per ridurlo allo stato liquido, ottenendo una fonte
Comitato di Redazione! Bruno Bellion. Giuliana Gandolfo Pascal, Marcella Gay, Ermanno Genre, Giuseppe Platone, Paolo Ricca, Fulvio Rocco, Sergio Rostagno, Roberto SbafFi,
Li li WS ViaUelmo.
Direttore: FRANCO GIAMPiCCOLI
Dirett. Responsabile: GINO CONTE
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Telefono 011/655.278 - c.c.p. 2/33094
intestato a : « L'Eco delle Valli •
La Luce ».
Redazione Valli: Via Arnaud, 25 •
10066 Torre Pellice.
Abbonamenti : Italia annuo 7.000
semestrale 4.000 - estero annuo
10.000 . sostenitore annuo 15.000.
Una copia L. 200, arretrata L. 250.
Cambio di indirizzo L./100.
Inserzioni: prezzi per mm. di altezza, larghezza 1, ci^hna: commerciali L. 120 - mortuari 220 - dotti 80
- economici 150 per parola.
Pende di selidatieti : c.c.p. 2/39878
intestato a: Roberto Peyrot ■ Corse
Monealieri, 70 - 10133 Torino.
Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175,
8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)
di energia simile al metano.
Infine, la stessa ENEL ha tirato fuori dal cassetto i progetti abbandonati 20 anni fa sulle
possibili opere idroelettriche ancora realizzabili. Finalmente forse si comincia a capire — e questo certamente anche a seguitò
delle diffuse e decise prese di
posizione contro il nucleare —
che questa idroelettrica non solo non è la fonte più antieconomica e sorpassata, ma che allo
stesso tempo procura più occupazione, più acqua per l’agri-coltura e per uso domestico,
meno alluvioni e disastri idrogeologici. Certo, non bisogna
costruire dighe tipo Vajont, con
leggerezza criminale e spirito di
speculazione, senza curarsi delle pareti dell’invaso o della
montagna che sarebbe poi crollata provocando l’immane disastro.
Lo sviluppo delle risorse idriche ha avuto un notevole decre
mento in Italia: dai 46 miliardi
di kilovattora del 1960 si è passati ai 40,9 del 1976, adagiandosi nella scia (cosparsa di bustarelle) del mito dell’energia petrolifera. Da dati attendibili forniti dalla stessa ENEL è possibile costruire ancora impianti
per 15 miliardi di k'W'ora, situati dal Piemonte al Trentino, in
Toscana ed al sud. Senza voler
tener conto della massa delle piccole centrali (oltre cento) a suo
tempo chiuse per motivi economici: non sarebbe ora di rifare
i conti anche per queste? Certo,
si tratterà di energia in quantitativi ridotti, ma essa potrà
avere anche un notevole valore
educativo e politico, perché aiuterà la gente non solo a capire
il valore delle fonti di energia,
ma a porsi ulteriormente il problema delle responsabilità, presenti ed in vista del futuro, del
loro utilizzo.
Roberto Peyrot
per rinformazione
religiosa
È stato istituito a Roma il
Centro culturale per l’informazione religiosa. Ne fanno parte
esponenti della cultura, personalità di diverse comunità religiose italiane, giornalisti e collaboratori di quotidiani, periodici, agenzie di stampa, pubblicazioni militanti e radio e televisione, variamente interessati
all’informazione religiosa in Italia.
Il Centro è sorto, per iniziativa di un gruppo di giornalisti,
allo scopo di promuovere lo sviluppo dell’informazione sulle
varie componenti religiose della
società contemporanea, in Italia
e nel mondo, dentro e fuori le
chiese, e per offrire uno spazio
di libero incontro a quanti si
occupano dei fenomeni religiosi.
Il programma comprende incontri di approfondimento culturàle con esponenti delle religio
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola
J
La tragedia dell'Uruguay
Con estrema preoccupazione seguitilo l’imperversare
della tirannia nel paese americano nel quale vivono molti italiani e non pochi valdesi.
A pochi anni dalla presa del
potere in Uruguay, da parte di
una giunta militare (giugno
1973), la situazione si è gradualrnente aggravata e continua
vieppiù ad aggravarsi. Forse di
nessun paese del mondo si hanno notizie tanto disastrose sulla violazione giornaliera dei diritti dell’uomo, quanto dell’Uruguay. Perciò un gruppo intemazionale di giuristi ha lanciato
un appello:
« 1) per ottenere l’amnistia in
favore di tutti i prigionieri politici uruguayani, fra i quali figurano oggi quelli d’età più avanzata del Sud-America;
2) per reclamare che vengano
consegnati alle auforità,internazionali competenti, gli uruguayani rifugiati politici in altri paesi, nei quali essi siano stati posti illegalmente in stato d’arresto (in particolare: che vengano
garantite la vita e l’integrità fisica degli uruguayani scomparsi in Argentina);
3) e che cessino le persecuzioni di cui sono vittime gli uruguayani rifugiatisi in Argentina;
4) per esigere infine il ristabilimento di tutti i diritti e di tutte le libertà democratiche, di cui
il popolo uruguayano è stato privato ».
missariato dell’ONU e dalle convenzioni internazionali. A tutt’oggi si è ancora senza notizie
della maggior parte di questi
ultimi. Infine altri rifugiati sono stati presi e consegnati alle
autorità uruguayane, ed oggi ancora essi sono rinchiusi nelle
carceri uruguayane.
L’accusa d’aver commesso
qualche « reato contro la sicurezza dello Stato », priva il cittadino d’ogni garanzia costituzionale e legale d’ordine giudiziario: egli passa semplicemente sotto giurisdizione militare.
« Come talcf non valgono più,
per lui, i principi più elementari
del diritto. Non può avere avvocati difensori ed è esposto a
violenze e a sevizie sistematiche. (...) Può restare in prigione per un tempo indeterminato (...), senza che la magistratura si occupi affatto di lui.
Si aggiunga a ciò, la soppres.
sione di ogni partito politico la
censura totale della stampa, il
divieto aH’esistenza d’ogni e
qualunque organizzazione sindacale, gli attacchi contro la
Chiesa (s’intende; cattolica),
« quando questa prende la difesa dei diritti dell’uomo, il fatto
che,, ogni atto materitñe d’aiuto
alle famiglie dei prigionieri politici sia considerato reato, il rifiuto di ammettere l’ingresso,
in territorio uruguayano, di commissioni d'inchieste intemazionali, come pure l’ingresso del Comitato Internazionale della Croce Rossa, il quale desiderava estendere aU’Uruguay le proprie
attività ».
L’appello è firmato da centinaia di giuristi di tutto il mondo, fra i quali 15 italiani e precisamente i professori universitari: V. Andrioli (Roma), P. Barile
(Firenze), N. Bobbio (Torino), F.
Bricola (Bologna), A. Cassese
(Firenze), C. Grassetti (Milano),
E. Liebman (Milano), Ù. Natoli
(Pisa), G. D. Pisapia (Milano), M.
Rotondi (Milano, anche professore onorario dell’Università di
Montevideo), P. Schlesinger (Milano), R. Treves (Milano), G. Vassali (Roma), P. Ziccardi (Milano), e infine il senatore Umberto Terracini.
« Essendo venuti a conoscenza d’una tale situazione (dicono
i firmatari), non ci è possibile,
nella nostra qualità di giuristi,
restare indifferenti ». (Da « Le
Monde » deH’ll-12.12.’77).
Allegrezza
Castro
Vogliamo riportare alcuni
punti salienti deH'appello.
« In base a stime prudenti, si
contano in Uruguay ¡nù di 5.000
prigionieri politici, cioè un prigioniero ogni 500 abitanti (percentuale la più alta del mondo.'). (...) A partire dall’aprile
1972, più di 50.000 persone (cioè
1 ogni 50) sono state passate
per le carceri o sottoposte a interrogatori. A ciò s'aggiunge la
pratica sistematica della tortura, che spesso si conclude con la
morte e che è stata denunciata
in modo circostanziato e con
appoggio di date, mentre la dittatura uruguayana si astiene da
ogni commento in proposito. Il
regime penitenziario è stato copiato dai campi di concentramento nazisti. ('L-D
D’altro lato, da alcuni mesi si
assiste cui una vasta operazione
di caccia all’uomo sul territorio
argentino, condotta sotto la responsabilità delle autorità uruguayane, nonché da reparti militari e di polizia uruguayani,
contro oppositori politici colà
rifugiatisi. Molti di questi sono
finiti assassinati; altri sono stati sequestrati o arrestati sul territorio argentino e con la complicità del governo argentino, in
violazione dello "Statuto del rifugiato” garantito dall’alto Com
( segue da pdg. I)
(segue da pag. 5)
semi-dei, ma semplicemente la
fede adulta, perfetta in quanto
non è rimasta indietro nella crescita e perciò completa, di nulla
mancante. E la fede cresce e diventa adulta in una vita che non
si rattrappisce e non si paralizza ma anzi si sviluppa e acquista
vigore anche a causa della prova
che provoca e mette in questione. Ma allora, se la crescita del
legame vitale con Dio richiede
per compiersi del tutto in noi
anche che siamo tenuti vivi e attenti, che siamo provati, è così
incomprensibile che siano argomento di allegrezza le svariate
prove in cui veniamo a trovarci?
Svariate prove. Chissà cosa ci
riserva l’anno che si apre davanti a noi. Nessuno può dirlo, ma
in un modo o nell’altro non mancheranno prove e sofferenze. Ciò
che è essenziale è che noi impieghiamo tutte le nostre forze non
nel tentativo di evitare il più possibile e a qualsiasi costo prove e
sofferenze ma che le impieghiamo nella ricerca e nella scoperta
del senso dell’esistenza. Auguriamoci giorni lieti, certo. Ma ancor più auguriamoci di poter scoprire l’azione di Dio nella nostra
vita e nella storia e di sapercene
rallegrare anche nella sofferenza.
Franco Giampiccoli
poter essere accolto fra gli
«eletti» del partito.
Prima della rivoluzione cubana — secondo quanto hanno
precisato i responsabili della
Cìhiesa cattolica a L’Avana, i veri praticanti erano cinque su
settanta Ì)at|ezzati. Oggi, la percentuale dei battezzati è scesa,
ma i cattolici dichiarati sono
assai più numerosi.
Concludendo, si può ritenere
che, a differenza di altri paesi
comunisti, a Cuba il dialogo cristiani-marxisti venga cercato ed
incoraggiato — sia pure entro
certi limiti — per raggiungere
degli obiettivi comuni. Non si
può scordare, ad esempio (dice
l’articolista) che il socialismo a
Cuba ha restituito dignità ai poveri, ha eliminato gioco, droga
e prostituzione.
Sarà anche questo un «ecumenismo» imposto dalle gerarchie politiche ed ecclesiastiche?
L’enorme interesse che il discorso di Castro ha suscitato sia a
Cuba che in tutta l’America latina pare escluderlo: solo il futuro, oltre alla già consolidata
presente realtà, potrà dare la
piena misura della collaborazione credenti-marxisti nella edificazione di una nuova società.
Roberto Peyrot
ni, comunità e istituzioni, studi
e dibattiti sui problemi e gli avvenimenti emergenti, contatti
con esperti internazionali, produzione di documenti e organizzazione di servizi utili alla valutazione delle questioni religiose.
L’assemblea del Centro ha approvato lo statuto ed eletto gli
organi sociali. Presidente per il
1978 è stato eletto Gregorio Donato, del GRI. Il Comitato esecutivo si compone di Giancarlo
Zizola, de « Il Giorno », segretario e di Fabrizio De Santis, de
« Il Corriere della Sera », Giorgio Peyrot, docente di diritto
ecclesiastico all’Università di
Perugia, Augusto Segre, della
« Rassegna mensile di Israel »,
Franco Leonori, direttore dell’agenzia « Adista », Angelo Bertani di « Avvenire », Lamberto
Fumo de « La Stampa », Liliana Chiale della Rete Uno della
TV e Federico Mandino, del1’« Ansa ».
Il collegio dei probiviri si
compone di FYancesco Zanchini, docente di diritto ecclesiastico all’Università di Teramo e
della rivista « Il Tetto » di Napoli, Marco Politi de «Il Messaggero », Maria Girardet del
mensile « Idoc » e Luigi Accattoli de « La Repubblica ».
La sede del Centro è in Via
Acciaioli 7, a Roma.
Doni « Eco-Luce »
Abbonamenti sostenitori:
Baret Cesare, Inverso Pinasca; Gandolfo Sergio, Torino; Tomassone Evangelina, Torino; Crespi Giorgio, Torino; Laetsch Giovanni, Pomaretto;
Comba Gustavo, Torre Pellice; lepodamia Bruno, Ge-Sampierdarena; Operti
Franco, Torino; Longo Adriano, Pomaretto; Romano Lidia, Vercelli; Poritet Giovanni, Torre Pellice; Decker
Bruno, Napoli; Rostain Enrico, Bologna; Postpischl Umberto, Bologna;
Trogliotti Eulalia, Vercelli; Fornerone
Attilio, Busto Arsizio; Storino Mario,
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Gardiol Remo, S. Secondo; Long Luciano, Pinerolo; Mussano Irma, Torino; Desana Mario, Torino.
Doni di L. 1.000:
Marchetti Luigi, Pomaretto; Rivoira
Emma, Roma; Rostagnol Matilde, Luserna; Odin Riccardo, Rorà; Tron Rino, Perosa Arg.; Forneron Alessandro, Villar Perosa; Ribet Elisa, S. Germano;Bonnet Buffa Lina, Torre Pellice; Coucourde Vittorio, Inverso Pinasca; Costantino Ide Emilio, Torino;
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lima, Bonassola; Peffegrin Umberto,
Torre Pellice; Lala Eros, Roma; Codino Elena, San Secondo; Griot Alfredo, Pinerolo; Tron Ermanno, Porte;
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Evelina, Bogliasco; Gay Paolo, Genova; De Michelis Niso, Milano; Calogero Giardino Maria, Pachino; Morena
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( continua )