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ECO
DELLE Wil VALDESI
Past. TACCIA Alberto
10060 AKGROaNA
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 99 - Ni'm, 19 ABBONAMENTI f Eco: L. 2.500 per rinterno Spedizione in abbonamento postale . I Gruppo bis TORRE PELLICK 9 Maggio 1969
Una copia Lire 60 , L. 3.500 per l’estero Cambio di indirizzo Lire 50 Ammiu. Claudiana Torre PeUice - C.CJP. 2-17557
A ROMA, DAL 14 AL 16 MAGGIO
VALE OGGI, PER LA SPAGNA, LA PAROLA BIBLICA:
Sessione consiunta La messe è grande, pochi gli operai
della Conferenza Metodista
e del Sinodo Valdese
U pcotestantesLino spagnolo di fronte alle lusinghe di una libertà discriminatoria e vigilata
Sono tuttavia reali le possibilità nuove di testimonianza evangelica in un paese in fermento
Una tappa sulla via dell’integrazione delle due Chiese
La prossima settimana la sessione
congiunta del Sinodo Valdese e della < Conferenza Metodista riunirà a
Roma i rappresentanti delle due
Chiose sorelle: una tappa, nella storia dei loro rapporti.
li termine è stato scelto opportunamente: si tratta di una sessione
coiiciunta dei due supremi organi
delìi due Chiese, non di un sinodo
uni. II. Il prontuario delle norme per
i sm li lavori, diffuso in questi giorni insieme agli altri documenti prejiaiv.iori, chiarisce la cosa: ognuna
deh ' assemblee dev’essere costituita
aue iìomaniente; così la Conferenza ictodista si costituirà, il 13 maggio per la sua sessione annuale ordiiuma, mentre la sera del 14 il Si1.
noi!
Valdese si costituirà per questa ‘ssione straordinaria. Quindi, i
due -¡orni seguenti, le due assemblee siederanno insieme, presiedute
da una co-presidenza che riunirà i
seggi rispettivamente nominati dalle
due assemblee. Le votazioni si svolgeranno simultaneamente, ma con
schede di diverso colore, in modo
da poter distinguere le votazioni dei
due corpi ecclesiastici; saranno valide, per entrambe le Chiese, soltanio le votazioni che riporteranno
la maggioranza dei due corpi votanti. ;i;cntre quelle che riportassero la
ma gioranza dei voti di uno soltanto. non avrebbero validità né per
rumi né per l’altra Chiesa. Ovviami ole, trattandosi di una sessione
straordinaria del Sinodo Valdese —
per ciò che ci concerne — le decisioiii prese avranno valore vincolante c definitivo.
il culto inaugurale sarà presieduto nel tempio valdese di Piazza Cavour, la sera del 14, dal past. Sergio
At|iiilante, mentre il prof. Vittorio
Suhilia darà la predicazione. Immediatamente dopo si costituirà il Sinodo Valdese: sarà necessario un
suo atto, che convalidi, per ciò che
concerne la Chiesa Valdese, i lavori
’congiunti’ delle due giornate successive.
La giornata di giovedì sarà dedicata ai prohlemi delVintegrazione.
Andranno in primo luogo definite
le jirocedure da seguirsi, che saranno decise dal Sinodo congiunto udita
la relazione di Franco Becchino e
Giorgio Peyrot; quindi si avranno
quattro tornate di lavoro sui vari
jmnti dell’integrazione: al livello
dei membri di chiesa (relatori Franco Becchino e Aldo Ribet); nei settori amministrativi, nella regolamentazione ecclesiastica, nell’editoria
(relatori Neri Giampiccoli e Aldo
Shaffi); nelle grandi città e nella diaspora (relatori Luigi Santini e Giorgio Spini); sul piano dei ministeri,
del catechismo e della liturgia (relatori Ivo Bellacchini, Aldo Comba,
Aurelio Sbaffi e Thomas Soggin).
Pubblichiamo in 3“ pagina la seconda e la terza di queste relazioni, già
pronte e distribuite ai delegati.
L’indomani, sempre nel tempio
metodista di Via Firenze, sarà affrontato il tema: predicazione e testimonianza oggi. I relatori Sergio
Aquilante, Enrico Corsani, Salvatore Ricciardi e Emidio Sfredda presenteranno un rapporto in base ai
documenti ricevuti dalle essemblee
delle comunità che hanno discusso
il tema, nel corso dell’anno. Il Si
nodo congiunto non intende dunque affrontare soltanto questioni
procedurali e organizzative, ma anche e forse soprattutto il tema che
urge nella vita di tutte le Chiese e
che si è presentato con insistenza
alle ultime sessioni della Conferenza metoilista e del Sinodo valdese.
A differenza di altre più o meno
recenti assemblee inter-denominazionali, non diremmo che questo Sinodo congiunto si raccolga nel segno di passioni travolgenti o di grandiose speranze; è la tappa modesta,
più giuridica che spirituale, che
conclude un periodo non breve di
rapporti fra le due Chiese non precisamente esemplari per profondità
e limpidezza. Ma forse proprio in
queU’atmosfera disincantata, poco
propizia al nascere di miti, sarà dato di svolgere un lavoro utile, di avviare un confronto serio all’interno
e verso l’esterno, di intensificare la
collaborazione avviatasi da alcuni
anni. Tenendo sempre d’occhio la
realtà q)iù ampia dell’evangelismo
italiano, federato e non.
Zurigo (epd). - Nella rivista «L’Etoile du Matin » Luis Ruiz Peveda riferisce sui profondi mutamenti che la
promulgazione della legge sulla libertà
religiosa ha portato nella situazione
degli evangelici spagnoli, non soltanto
per ciò che riguarda le strutture ecclesiastiche e ie istituzioni confessionali, ma anche riguardo alla testimonianza evangelica in mezzo al popolo
spagnolo. Mentre in passato il protestantesimo spagnolo mostrava, di
fronte alla persecuzione e alla discriminazione, una cel ta chiusura, a partire da questa legge esso è profondamente diviso. Piccoli gruppi come le
chiese battiste indipendenti, le comunità dei Fratelli, i pentecostali, gli avventisti, i testimoni di Geova e alcuni
altri si sono fatti iscrivere, secondo le
prescrizioni della legge. La Chiesa
evangelica spagnola (riformata), la
Chiesa episcopale, l’Unione evangelica battista e altri gruppi hanno invece deciso di non farsi registrare,
poiché considerano la legge sulla libertà religiosa un provvedimento discriminatorio e ingiusto e sono convinti che essa non possa essere valutata come un’affermazione di libertà
religiosa.
Il governo spagnolo non si sarebbe
sicuramente aspettato una risposta di
questo genere da parte del protestantesimo nazionale. È vero che un gruppo di comunità si è fatto registrare,
non però le princr;. ali Chiese, più numerose e con strutture consolidate.
Non ci si sarebbe davvero aspettati
i testimoni
che si facessero regiglirare
di GeOva è' i rnorimoni, ina hòn le
Chiese della Riforma.
iiiiiiiimiimiNimiiiiiiimiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiniiiiiimiiiiiiiiiiMiiiiiiimi
iiiiiiiiiHiiiiiiiiniiiimiitiimiiiiiiiiimiiiiiiniiiiiimiiiinii
iiiimiiiiiiiimiiiiiiiitiiiiimimiDiti
Finora il governo spagnolo è stato
benevolo anche nei confronti delle
Chiese che non si sono fatte registrare; ha avuto un colloquio giuridicoteologico con i dirigenti di quelle Chiese sui motivi dei loro atteggiamento,
ma non è dato constatare un diverso
comportamento nei confronti dei
gruppi registrati e di quelli non registrati.
TENSIONI INTERNE
ALLE CHIESE
La libertà religiosa, i problemi sociali, educativi, politici e religiosi hanno creato all’interno delle Chiese una
situazione di tensione e di crisi, che si
manifesta in varia forma. Cosìi ad
esempio numerosi pastori auspicano
una « declericalizzazione » quale conseguenza del desiderio di rinnovamento, altri lottano contro la tradizione nella liturgia e nel culto e chiedono culti in forma nuova, altri ancora si sforzano di dedicare la maggior parte del loro tempo al lavoro sociale.
I membri di chiesa non mostrano
più il medesimo zelo che li animava
nei difficili anni del dopoguerra; auspicano un protestantesimo aperto ai
problemi del tempo e ad essi rivolto.
Ma la cosa non è facile per comunità
costituite per lo più di convertiti. Comunque, in seguito al turismo, al secondo concilio vaticano, allo sviluppo
sociale e industriale, a nuove ideolo*gie; Si delinea tln’^voluzione-alla quale
il popolo non è ancora preparato.
iiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiimmiiiiMiii
La traduzione della Bibbia oggi
Vi sono attualmente 800 programmi,
avviati sotto gli auspici delle Società
Bibliche Unite. Alcuni di questi sono
traduzioni in lingue che non sono
mai state scritte; altri, invece, sono
estensioni di programmi precedenti.
La maggior parte tuttavia sono delle
revisioni o delle ritraduzioni. L’area
interessata riguarda all’incirca i due
terzi della popolazione mondiale. Perché questo lavoro è necessario? Vi sono diversi motivi.
1 ) La lingua cambia. Dove c’é vita la
lingua cambia. Le grandi traduzioni
bibliche della Riforma hanno ora un
linguaggio oscuro per l’uomo moderno, che non ha avuto un’educazione religiosa fin dalla sua infanzia.
2) La nostra conoscenza della lingua e del testo biblico ha fatto enormi
progressi negli ultimi 70 anni.
Scoperte in Egitto ci permettono ora
una maggiore conoscenza del greco del
primo secolo dell’era cristiana. Nuove
scoperte di testi di Isaia e dei Salmi
ci permettono ora di avere dei testi
molto più antichi di quelli precedenti.
L’esame di testi in altre lingue antiche
porta nuova luce sul significato di termini ebraici. Questa nuova conoscenza deve riflettersi nelle traduzioni moderne.
3) Nuovi metodi di traduzioni. Nel
passato si insisteva sulla fedeltà letterale, oggi, pur tenendo presente questa esigenza, si insiste sulla intelligibilità e sul significato del testo. Una
traduzione può essere letterale e non
trasmettere il significato del testo al
lettore odierno.
Molte traduzioni antiche sono carenti sotto quest’aspetto. Bisogna tenere presenti alcune difficoltà che richiedono degli adattamenti:
a) Vocabolario. Le traduzioni del
passato hanno la tendenza a mantenere lo stesso termine greco o ebraico
anche se il significato cambia.
Per esempio il termine greco sarx
generalmente tradotto con « carne »,
ha diversi significati.
ALL'ISTITUTO ECUMENICO DI BOSòEY
Discussi i caiiporti Ica iinpcenditoci e lavoratoci
Ginevra (socpi). - I dirigenti dell Istituto
eciimenieo di Bossey, convinti dell efficacia
del dialogo, non hanno esitato a confrontare
due avversari di lunga data : gli imprenditori ed i lavoratori. Il tema dell’incontro, « La
partecipazione nell’industria » poneva sul tapjielo la questione delle strutture politiche : in
che misura i lavoratori devono prendere parte alle decisioni riguardanti la direzione dell’impresa?
« Malgrado le divergenze d’opinione — ha
detto il pastore H. Ruedi Weber, direttore
aggiunto dell'Istituto ecumenieo — questo incontro è stato molto positivo, perché vi era
un sincero desiderio di ascoltarsi gli uni gli
altri e perché si sono rapidamente stabiliti dei
rapporti d’amicizia ».
Dopo le discussioni, tutti i partecipanti si
sono detti d’accordo su questo punto : un certo grado di partecipazione dei dipendenti alla
presa di decisioni è necessaria. Per essere efficace, essa deve avvenire a ogni livello :
laboratori, fabbriche, imprese. Degli imprenditori hanno obiettato che la cosa provocherebbe rallentamenti nella produzione; per con
tro. gli elementi di informazione di cui si dispone a questo proposito indicano il contrario, quando la partecipazione non è stata imposta.
Altri punti di disaccordo: i lavoratori devono partecipare a decisioni che riguardano
la direzione dell’azienda o solo a quelle relative alle condizioni di lavoro? I dirigenti
sono solo responsabili di fronte al consiglio
d’amministrazione o anche di fronte ai lavoratori? La comproprietà (qualora ¡ lavoratori
abbiano delle azioni) significa automaticamente partecipazione?
I partecipanti del Terzo Mondo, hanno
chiesto a imprenditori e lavoratori di porsi
tutti la questione sulla natura della loro produzione (le armi, ad esempio) e delle conseguenze che può avere sui paesi del Terzo
Mondo.
Positivi i contatti personali fra i vari gruppi dei rappresentanti delle singole nazioni e
gli studi biblici che hanno avuto luogo ogni
giorno.
Luca 24/39= tessuti del corpo
Ebrei 5/7 = il corpo umano in generale
Atti 2/17= un essere umano
Filip. 3/3= ciò che è meramente esteriore
Gal. 5/19= la natura non rigenerata
dell’uomo
Rom. 1/3= discendente naturale
Rom. 11/14= parentela
Il traduttore moderno si chiederà
se il termine « carne » usato dal popolo e non dai teologi è adatto a tutti
questi casi. Dove sarà necessario bisognerà scegliere un gruppo di parole
per esprimere correttamente il significato.
b) Espressioni idiomatiche. Molti
termini delle nostre bibbie sono la
traduzione letterale di espressioni
idiomatiche; figliuoli di disubbidienza
(Ef. 2/2), figliuoli d’ira (Ef. 2/3), avendo cinti i fianchi della vostra mente
(1 Pietro 1/13), se l’occhio tuo t’è occasione di peccato (Matt. 18/9). Questi sono esempi in cui occorrerà trovare una nuova espressione capace
di trasmettere il significato nella lingua odierna,
c) Strutture grammaticali. Alcuni
schemi greci o ebraici stonano nelle
lingue europee odierne. Per esempio
iniziare una frase con la congiunzione
«e» (Me. 1/5) o l’estremo opposto di
frasi lunghe e complesse (Ef. 1/13-23).
d) Ambiguità. Le traduzioni antiche offrono spesso esempi di ambiguità come nell’espressione « l’amore di
Dio » ; si tratta dell’amore dell’uomo
per Dio o dell’amore di Dio per l’uomo?
Lo studioso della Bibbia non ha esitazioni, ma alcuni lettori potrebbero
fraintendere. Perché allora non essere chiari ed espliciti nelle traduzioni?
La traduzione della Bibbia ha per
scopo di trasmettere il messaggio. Per
questo chiarezza e intelligibilità sono
di primaria importanza. Le questioni
di stile sono secondarie.
Nelle miniere, dove lavorano operai
che parlano lingue diverse, bisogna
che i segnali di pericolo siano esposti
nel loro modo di esprimersi.
Chi si occupa di redigere questi segnali non si preoccupa di rigorosità
esteriori o di eleganza di stile, ma soltanto che l’avvertimento sia ben capito essendo in gioco delle vite umane.
Non si deve dire lo stesso per le Sacre
Scritture?
PORTE APERTE
Vale oggi, per la Spagna, la parola
biblica: la messe è grande, ma pochi
sono gli operai. Sinora la Chiesa evangelica spagnola non possedeva altro
che luoghi di culto. Ora si presenta
la necessità di creare scuole, ospedali,
case per studenti, luoghi d’incontro,
case per lavoratori, ecc., protestanti;
ma mancano ancora: esperienza, ministeri pastorali specializzati, insegnanti, dirigenti e in primo luogo terreni. Per il momento potrebbero essere aperte tre case per “retraites".
Determinante è pure il rapporto nuovo con il cattolicesimo. Il ihovimento
ecumenico chiama al dialogo. Mentre
la maggioranza cattolica è ancora assai esclusivista, si trovano però uomini animati da sentimenti ecumenici,
i quali sono quasi più protestanti dei
protestanti stessi e secondo i quali
non sussisterebbero contrasti fondamentali. Sarebbe necessario un gruppo di pastori evangelici ben formati,
capaci di rispondere ai numerosi inviti a colloqui ecumenici.
POSSIBILITÀ DI SVILUPPO
Il nuovo clima di tolleranza rende
possibile un aumento dell’evangelizzazione evangelica. Vi sono famiglie
evangeliche che abitano a grande distanza da una chiesa. Perciò dovrebbero essere creati nuovi centri di culto, ma purtroppo manca il denaro. I
pentecostali e i testimoni di Geova, i
quali ricevono forti mezzi dall’America, hanno una crescita assai forte.
La crisi costante nelle università
esige una presenza protestante. In
passato l’università era tabù, preclusa
ai protestanti. Ova v’è la possibilità
di portare anche H la testimonianza.
Pastori protestanti ricevono inviti a
parlare della loro fede nelle università. Siccome gli studenti non hanno,
attualmente, altra possibilità che
quella di abitare in collegi religiosi,
impellente sarebbe la necessità di costruire case protestanti per studenti.
Così, pure dovrebbero essere sviluppate le scuole protestanti. La scuola
è un luogo nel quale può essere coltivata la tradizione protestante, cosa
tanto più necessaria in quanto molti
membri di chiesa hanno conservato
ancora molte abitudini cattoliche della loro gioventù e d'altra parte vi è
tutt’ora in Spagna una marcata carenza di scuole.
Anche il numero delle case di riposo per persone anziane dovrebbe
essere accresciuto. Finora, superando
molte difficoltà, sono state inaugurate due case di questo tipo.
Pare veramente sussistere un certo
parallelismo fra la situazione di un
secolo la, che viene definita la seconda Riforma spagnola, e il momento attuale, in cui il protestantesimo
spagnolo è posto all’improvviso di
fronte a una grande prova di resistenza e di elasticità.
Pastorali speciali
per disertori
americani
in Europa
Zurigo (cpd) — Come già riferito, le Chiese nordamericane .si occupano a fondo di coloro che rifiutano il servizio militare e dei
di.sertori, il cui numero è salito in modo impressionante in questi ultimi anni, in relazione con la guerra nel Vietnam. Migliaia
di giovani americani vivono volontariamente in esilio, il che determina naturalmente
grossi problemi.
Come ora apprendiamo, sono stati creati
a tale scopo speciali posti pastorali, fra i disertori americani viventi a Parigi e in Svezia. I pastori che ne sono incaricati hanno
già iniziato il loro lavoro, cercando di affiancare, con la parola e materialmente, i giovani
recisi dalla loro terra. Essi considerano uno
dei loro compiti più importanti quello di
riallacciare i contatti con i familiari in patria, in molti casi lacerati. Al tempo stesso
la stampa ecclesiastica americana si sforza di
creare comprensione per queste persone che,
per motivi comprensibili, non sono molto
popolari negli Stati Uniti.
2
pag. 2
N. 19 — 9 maggio 1969
Per una presenza autentica Riforma
0 contestazione?
1. . Il contrasto tra fede e religiosità.
Dobbiamo tutti essere ben coscienti
che nella chiesa di ogni tempo fede e
religiosità sono in perenne urto tra
loro.
Tipico esempio di religiosità troviamo nella mentalità del « credente » Nicodemo (Giovanni 3). Egli rappresenta la mentalità della chiesa sicura di
se, sicura che Dio ami solo lei e giudichi il « mondo ». È la chiesa che non
va da Gesù per ascoltarLo ed ubbidire, ma per incapsularLo nella propria
mentalità e renderLo cosi innocuo. A
questa chiesa che giudica e sprezza il
mondo, Gesù contrappone la volontà
di Dio che « ha tanto amato il mondo » da dare per esso la vita stessa di
chi aveva più caro; per liberare, non
per condannare.
Gesù afferma con un linguaggio talvolta violento, che l’atteggiamento di
sicurezza, di chiusura e di giudizio
della chiesa è una malattia gravissima perché crea in noi una scissione.
Porta cioè a dimostrarci esteriormente, a parole, fedeli discepoli di Cristo;
ma di fatto, a rivelarci scettici ed incapaci di rendere credibile con la nostra vita, il dono della vita vera e li;
bera, che Cristo offre a tutti gli
uomini.
Gesù dice : « dicono e non fanno »
(Matteo 23: 3). È più comodo infatti
considerare gli ideali ed i principi altissimi del Vangelo, separati dalla dura realtà quotidiana, della lotta per
la vita e praticamente inattuabili, irraggiungibili. Gesù definisce « ipocrita» tale atteggiamento, nel senso che
recitiamo la parte del credente fedele,
senza in realtà lottare per esserlo. Gesù sottolinea che, nonostante i nostri
buoni propositi, la buona fede e la nostra buona volontà, sempre dichiarati,
fede e chiesa si capovolgono tuttavia
nel loro contrario ; noi stessi non solo
non ci decidiamo rnai ad « entrare »
nel nuovo mondo della vita vera e libera di Cristo, ma per giunta impediamo anche agli altri, col nostro atteggiamento, di entrarvi : voi « serrate
— dice Gesù — il Regno dei cieli alla
gente! » (Matteo 23: 13, 25-28; cfr. Romani 2: 17-24): rischiamo allora di allinearci con coloro che misero Gesù
Cristo a morte.
2. - Gesù chiama la sua chiesa fuori
dalla religiosità.
Contro questa situazione di scissione
interiore. Cristo chiama Tuomo a riconoscere la propria realtà di miseria e
di morte, senza maschere od illusioni.
Cristo chiama proprio quest’uoiiio,
questa chiesa, fuori dalla sua miseria,
a diventare partecipe, qui su questa
terra, del Suo nuovo mondo di verità,
amore, giustizia, iniziato con la Sua
risurrezione e con il Suo perdono gratuito: Cristo chiama quest’uomo a ritrovare in Lui la sua intierezza autentica.
3. - A che cosa chiama Cristo?
A questo punto si impone una domanda: «A che cosa dunque siamo
stati oggi concretamente chiamati?».
In Giovanni 17: 14-18, Gesù afferma,
con due frasi fortemente in tensione
fra di loro, i presupposti di ogni genuina azione cristiana.
Gesù afferma che siamo stati, come
Lui, mandati nel mondo, ma che non
siamo del mondo, cioè che non gli apparteniamo, non ne siamo la proprietà.
Che cosa significa tutto questo?
A - Nel mondo: cioè la solidarietà.
Essere stati mandati nel mondo, significa : essere solidali col mondo ;
amare il mondo, cioè sapersi responsabili di fronte ad esso. Gesù solo è
stato veramente nel mondo, solidale
con esso! Questo è il significato profondo dell’incarnazione (cfr. Giovanni 1: 9-10, 14).
Gesù solo ha creato il perdono e la
riconciliazione tra Dio e noi; questi,
se ricevuti veramente, creano nuovi
rapporti di vita in cui gli ostacoli, che
dividevano l’uomo dall’uomo, il gruppo dal gruppo, nazione da nazione,
razza da razza, sono tolti.
Sulla base perciò della parola dell’Apostolo Paolo; «noi facciamo da
ambasciatori per Cristo come se Dio
esortasse p)er mezzo nostro : vi supplichiamo nel nome di Cristo, siate
riconciliati con Dio!» (2 Cor. 5; 20;
cfr. Matteo 6: 12), occorre impegnarci
a rimuovere le cause che dividono l’uomo dall’ uomo. Essere ambasciatori
della riconciliazione di Dio in Cristo,
non significa dunque una semplice
adesione, ma richiede un impegno totale, ed una tensione continua, di
ascolto, di ricerca e di azione, del singolo e della comunità. Tensione e ricerca per discernere le opere concrete
che il Signore oggi richiede all’interno
della Chiesa e del mondo (Ef. 5: 1^1<>
I credenti e comunità cristiana
devono cosi, in questo mondo che passa, essere tesi nella ricerca dei segni
della nuova nascita e del nuovo mondo di Cristo che viene, e non fare come Nicodemo che, all’invito di Gesù
(cfr. Giovanni 3: 3), si preclude ogni
via dicendo scetticamente : « come
sono avvenire queste cose?» (v. 9).
B - Non del mondo : cioè pagare di
persona.
Ma Gesù dice anche che non siamo
del mondo, cioè non gli apparteniamo.
In altri termini, siamo già fin da ora
iscritti come cittadini del nuovo mondo di Cristo, nel mondo futuro già iniziato fin da ora, qui, con Gesù, il vincitore della morte! Siamo cioè stati
« afferrati » da Gesù, gli apparteniamo, e nella nostra « corsa » siamo protesi verso di Lui soltanto, nella ricerca
della Sua volontà e non nella ricerca
di alleanze con le forze e mentalità
del mondo o di apprezzamento da parte degli uomini (cfr. Pii. 3: 12-14, 20).
Questo significa affrontare sacrifici
talvolta gravi e dolorosi.
A Gesù, questo sacrificio costerà la
vita stessa sulla croce : questo è il
Questo scritto è il frutto del lavoro del « gruppo del Vangelo »
di Como, che in otto riunioni ha studiato questi testi biblici : Giovanni
3: 8-21 (Gesù Cristo e il mondo);
Giovanni 17: 14-18; I Giovanni 2 :
15-17 (chiesa e. mondo); Matteo 23 ;
1-39 (tre studi sul peccato della chiesa); Filippesi 3: 1-21 (la vera chiesa
in cammino); I Pietro 2: 1-10 (lo
scopo della, chiesa nel mondo); II Corinzi 5: 16-21 (la predicazione della
chiesa nel mondo). Il documento è
stato poi sottoposto, con alcune domande, alla comunità; c; pare interessante pubblicarlo.
prezzo del Suo amore per noi, della
Sua solidarietà. Solo cosi, perché non
apparteneva al mondo, Gesù ha potuto denunciare con parole precise, quel
che nella chiesa e nel mondo era contrario alla volontà di Dio. Gesù, però
non lo ha fatto, puntando semplicemente il dito accusatore, ma prendendo su di sè le cose storte che era venuto a denunciare.
Allo stesso modo, i credenti sono
chiamati un « sacerdozio » (I Pietro 2: 9). Perché, ed in che modo?
Contestando sì;, il mondo e la chiesa,
ma prendendo sempre su di se il peso,
le conseguenze del male contestato,
pagando di persona. Esiste anche oggi una contestazione a parole, una
contestazione che dice e non fa: una
contestazione ipocrita da rigettare al
pari della religiosità.
In che modo, dunque, siamo chiamati a pagare di persona come Cristo?
Cerchiamo di aprir bene gli occhi,
perché noi tutti siamo pieni di buona
volontà ; vogliamo amare gli altri, fare
tante cose, purché tutto questo, anche
certi sacrifici, resti all’interno del nostro schema mentale. Noi non vogliamo i veri sacrifici; rifiutiamo tutto ciò
che ci metta veramente in crisi: temiamo più di ogni altra cosa la critica degli altri e l’odio ingiustificato,
ma inevitabile, quando non si è del
mondo, come avvenne per Cristo (Giovanni 15: 25). Noi vogliamo amare,
ma a condizione che non ci rimettiamo nulla di essenziale: vogliamo un
amore a buon mercato senza un netto
taglio da « tutto quello che è nel mondo » ; senza rinunciare alle buone solide realtà del passato, ai principi sicuri che stanno alla base della nostra
civiltà; vogliamo amare senza lasciar
veramente penetrare in noi « l’amore
del Padre » che in Cristo ha pagato di
persona. Occorre dunque arrivare ad
un taglio netto in noi stessi e nella
vita delle nostre chiese (I Giovanni 2: 15-16; Filippesi 3: 4-9), che renda
comprensibile ed attendibile la volontà di Dio nel mondo, costi per noi
quel che costi.
Sul numero del 21 marzo dell’« EcoLuce » è comparso un articolo di Paolo
Ricca sul cattolicesimo del dissenso,
forse uno dei meglio impostati su
quell’argomento. Con il consueto spirito critico che gli è proprio. Paolo
Ricca, traendo spunto da uno degli ultimi libri pubblicati, vale a dire il Dossier sulla contestazione nella Chiesa,
con sobria chiarezza pone in luce i
nuovi fermenti che scuotono dalla base i presupposti sui quali si era fondata fino ad oggi la Chiesa di Roma,
vale a dire il principio gerarchico e la
tradizione.
L’articolista individua tali fermenti in un diverso e più positivo rapporto tra Chiesa e Rivelazione, in un drastico ridimensionamento dell’autorità
di cui gode la gerarchia ecclesiastica e
in una rinnovata preoccupazione per
le conseguenze politico - sociologiche
della fede.
Riguardo al primo punto, in un documento anonimo che un gruppo di
teologi italiani ha inviato a sacerdoti
e a personalità qualificate per precisare le caratteristiche della contestazione ecclesiale, dopo essersi specificato che non tutto quello che oggi la
struttura ecclesiastica trascina con sé
è frutto di Spirito Santo (pag. 32), ci
si domanda : « se nel passato la Chiesa
ha accettato la sfida di vivere nella
storia sporcandosi della storia, fino ad
istituzionalizzarne in sé i peccati così
da diventare ed essere ancora oggi vistosamente mondana, corrotta, antie
mimiiiiiMiiiitiiii
IIIIIIIIIIIIIIMMIIIIIIIIIIII
VISTO DA UNO STUDENTE IN TEOLOGIA
Il problema del pastorato oggi
Demitologizzare il pastore, nel quadro di un discorso sui ministeri
nella e della chiesa - Comunità di predicazione o comunità di ascolto? - Il “pastorato laico,,: una soluzione? che s’intende?
Lo studente Enrico Scarinci, di Forano
Sabino, iscritto al primo anno della Facoltà
Valdese di Teologia, con alcuni compagni
ha visitato alcune comunità delle Valli vaidesi, in occasione della « Domenica della Facoltà »; essi hanno avuto, oltre alla partecipazione ai culti, vari incontri con le comunità e gruppi di esse. Pubblichiamo volentieri questo scritto, nel quale il nostro fratello precisa idee accennate in quegli incontri, quale avvìo a una riflessione che avrebbe dovuto avvenire, per invito del Sinodo,
nelle nostre comunità, parallelamente a quella sulla predicazione e che non sappiamo in
che misura sia effettivamente avvenuta.
red.
Non pretendo con questo studio di dare
un piano programmatico che preveda in ogni
punto in che modo si possa rinnovare o cambiare rad'ealmente il pastorato di oggi.
Molti studi sono stati fatti in proposito,
soprattutto all’estero (in Francia), ed anche
in Italia il discorso viene ripreso, s a pur
soltanto ad intervalli.
Non pretendo neanche di demolire a priori la 6gura ecclesiastica del pastore, ma vorrei dare delle indicazioni, sollevaije dei problemi inerenti al ministero pastorale stesso,
ed infine dare delle idee per una soluzione
che sia adeguata alla situazione venutasi a
creare nelle nostre comunità ed al tipo di
risultati che si vogliono ottenere.
Devo premettere che per questo studio ho
preso soprattutto lo spunto dagli studi, sullo
stesso tema, di Alberto Ribet e di Franco
Giampiccoli, apparsi nel n. 3 di « Diakonia »
dello scorso anno.
Per quanto riguarda il primo, esso mi è
servito per capire che l’attuale corpo pastorale (o una sua parte) non sente affatto una
crisi del pastorato o una crisi della sua funzione orig naria (cioè la predicazione).
Per quanto riguarda il secondo studio, mi
sembra estremamente interessante in quanto
prende in considerazione il problema del pastorato nel suo punto di partenza (fondamento teologico, situazione concreta di lavoro) e nel suo punto di arrivo (operazioni,
scopo, assunzione di certe funzioni).
Innanzitutto, secondo me, bisogna considerare il problema del pastorato connesso
all'altro problema di fondamentale importanza che è il ministero della chiesa, e la sua
funzione di testimonianza. Mi sembra abbastanza chiaro comunque che nel Nuovo Testamento non venga fatta menzione di persona che in una chiesa primitiva svolgesse
una funzione che eorrispondes.se a quella delTodierno pastore. Ogni comunità esprimeva
quindi da sola e nella sua totalità una vita
di testimonianza e di servizio.
Oggi, quindi, prima di fare qualsiasi discorso sui ministeri della ch'csa. dobbiamo
necessariamente chiarire la base stessa di
una comunità c la .sua funzione intrinseca.
A questo proposito occorre cominciare col
demitizzare la figura dello studente in teologia e quindi del pastore. Il pastore nell ambito delle comunità di oggi s; trova venamente in una situazione impossibile. Predicazione, studi b’blici, il più delle volte unione giovanile, calecb'smo, scuola domenicale,
visite pastorali, alcuni magari devono fare
anche i cassieri; c poi magari a livello personale anche delle altre attività.
Io mi domando duo a che punto questa
vita abbia un senso di testimonianza e di
annuncio del Regno! E poi mi domando fino
a che punto abbia un senso di testimonianza
la vita di una comunità che di fronte a questa figura di pastore tuttofare sa soltanto an
dare in chiesa la domenica, come nella maggior parte delle nostre chiese.
Ogni comnnità deve rendersi conto di essere una « comunità di credenti ». Quindi
deve verificare continuamente se veramente
essa è tale.
A mio parere oggi ci troviamo in una tale
sìtnazione, perché e^ere una comunità di
credenti significa essere comunità di predicaz'one della Parola di Dio e di servizio,
mentre le comunità di oggi sono chiaramente solo comunità di ascolto.
E' necessario quindi riflettere su questo
dato di fatto onde poter trarci fuori da questa situazione, ricercandone i motivi di
fondo.
Io ritengo che questo sia dovuto essenz.almente al tipo di pastore che oggi conosciamo. Che cosa è il pastore, oggi, che cosa
esso rappresenta in seno ad una comunità?
Cerchiamo di vederlo in due momenti. Il
primo è il momento degli studi in Facoltà
dove gli viene disegnata davanti agli occhi
una « comnnità ideale » verso la quale egli
deve rivolgere un certo tipo di predicazione;
poi gli si presenta davanti una comunità alla quale fanno parte delle persone reali. Ed
è allora che si presentano a lui dei problemi
diametralmente opposti; ed a questo punto
non ha più il tempo di fare il teologo poiché
a lui la comunità scarica tutte le sue funzioni.
Non ho alcuna intenz'one di fare un discorso fondamentalista, in senso negativo, sul
pastorato, ma non si può negare un dato di
fatto; cioè che il pastore è nella maggior
parte dei casi la sola espressione della comunità, o nei casi migliori si fa comunque
sentire ngualmente T« autorità morale » del
Culto radio
Domenica 11 maggio
Pastore MASSIMO ROMEO
Genova
Domenica 18 maggio
Past. VEZIO INCELLI
Firenze
pastore, la cui figura resta sempre nel suo
carattere di « esempio » per la comunità. E’
quindi chiaro che in questo ambito il pastore serve alla comunità nella sua funzione
di tranquillante.
Perché le comunità diventino quindi delle « comunità di credenti ». cioè delle persone che non formino solo delle comunità di
ascolto della Parola ma che « vivano » una
vita di testimonianza c di servizio, è necessario che riprendano su di sé le proprie funzioni, compresa quella della predicazione. E
necessario che esse stesse sentano il bisogno
di portare l'annuncio del Regno e della giustizia. c non nel « mondo », parola generica
clic non ind'vidua mai nessuno, ma nella
c’ttà. nel paese dove si trovano, nella situazione concreta che fa «la contesto .sociale alla
comunità stessa ed a cui per forza di cose
è legala in qualche modo.
In questo quadro finalmente il pastore potrà riacqu'stare la sua vera funzione, eioè
quella di teologo. Con questo intendo dire
che il pastore, con quegli strumenti teologici che egli ha acquistato in Facoltà, può
essere di effettivo aiuto per la prima « fase »
di testimonianza, cioè per una fase di riflessione e per dare ad essa una base teologicamente valida (base che non esiste nelle co
munità per una mancanza completa di un
discorso teologico). Riflessione, ripeto, che
non è fine a se stessa, ma che è fatta in vista di un servizio.
Vorrei a questo punto chiarire quello che
io intendo per discorso teologico. Quali sono
le due realtà oggettive nella vita aH’interno
della ch'esa? Da una parte c’è una predicaz one orale (culto domenicale, studi biblici,
ecc.). Dall’altra parte c’è da parte dei singoli membri delle comunità un certo atteggiamento politico nel proprio contesto sociale (movimento studentesco, sfruttamento
operaio, miseria, alienaz'one delTuomo) che
però, sia esso negativo, sia conservatore, sia
critico, non deriva da una riflessione sulla
Parola dell’Evangelo, ma semplicemente,
dalla propria pos'zione in una classe sociale,
a volte motivandolo o cercando di giustificarlo con un vago riferimento a testi biblici
o ad una fede evangelica.
Fare un discorso teologico, per me significa r’flettere su queste due realtà e fare in
modo che la seconda derivi da una riflessione sulla prima. Ed il teologo ha i mezzi per
impostare un discorso del genere, senza pretenedere di prestabilire la vita di ogni credente.
E non c'è bisogno che io vi elenchi i modi in cui si può fare questo lavoro. Per portare degli esempi concreti potrei indicare
preparazione dei laici in vista della predicazione, studi biblici a livello esegetico e riflettere su alcune realtà della nostra vita ed
in che modo si possa portare una voce in
quell’ambito. E' poi chiaro che questi esempi possono avere uno sbocco pratico solo in
una situazione concreta di una comunità.
Mi si potrebbe obiettare che in questa
situaz'one. in cui la voce del pastore si farebbe meno « autorevole », potrebbe nascere
un clima di tensioni interne alla comunità.
Infatti la stratificazione soeiale all'interno
della comunità resterebbe ugualmente, i vari
gruppi della comunità continuerebbero a
portare avanti ognuno il proprio discorso (di
conservazione, di incompatibilità tra fede e
politica, di contestazione, ecc.) creando quindi dei contrasti dai quali uon si potrebbe
far nascere mai una linea comune di lavoro.
Ma appunto il compito di una riflessione in
una comunità è proprio questo; ricercare
una linea comune di testimonianza e di servizio. D’altronde se una comunità di credenti non sa r cercare questo alla luce delrEvangelo. credo proprio che non abbia ragione di esistere come tale, e quindi non ci
sarebbe n enie di strano se in questa situazione la comunità si spaccas.se.
Ora mi sembra di vedere chiaro quando
dico che oggi le comunità non stanno facendo alcuno sforzo per impegnarsi ad es.sere
veramente comunità di servizio, e che p uttosto non abb'amo nessuna voglia di abbandonare questa figura di i)astorc. che in fondo fa tanto comodo a tutti.
Quindi a questo punto mi .sembra di intravedere una sola soluzione possibile: cioè
a paslnrato laico.
Quando dico pastorato laico non intendo
dire pastorato a metà lem{)0, onde poter alleviare le fatiche del pastore, ma intendo
dire far fare ai pastori un lavoro come tutti
gli altri. Questo per creare una situazione in
cui il pastore ridiventi una figura come un’altra in mezzo alla comunità, ed in cui la comun là stessa è cosirella, non più a « subire » (volontariamente o involontariamente)
una certa predicazione, ma a portare lei stessa la prcdicaz’one del Regno che sia espres•sione della fede dei suoi membri tutti.
Enrico Scarinci
vangelica, perché non vorrà correre lo
stesso pericolo per confrontarsi, per
rinnovarsi alla luce del pensiero e
della vita del Cristo suo Signore?».
Per quello che più specificatamente
riguarda il problema dell’autorità, si
afferma con grande coraggio che se
questa autorità esiste, deve farsi servizio fondato sull’amore e pacatamente si polemizza con l’uso che di essa si
è fatto nei secoli.
È chiaro che davanti a consimili affermazioni, non è possibile da parte
nostra non guardare a questi fermenti
come a qualcosa di positivo. In contrapposizione al Concilio Tridentino e
al Concilio Vaticano I, vi è qui un sincero sforzo di approfondimento della
fede e di ricerca biblica che era totalmente assente prima. La Sacra Scrittura pare ridiventare la norma e il presupposto ultimo della fede ed è a questa istanza che la Chiesa deve continuamente confrontarsi. Sintomatica è
l’affermazione secondo la quale la voce di una coscienza cristianamente
educata è anzitutto quella potente e
irresistibile della libertà e della responsabilità, affermazione questa che è .sostanzialmente simile alla posizione
protestante del sacerdozio universale
dei credenti.
Ma nonostante tutto il nostro rispetto verso coloro che nel sistema ecclesiastico tanto indurito dell’Italia
hanno il coraggio di stare in piedi per
la verità dell’Evangelo, non è possibile tuttavia condividere l’entusiasmo
che tali e altri documenti hanno .suscitato in taluni ambienti delle chiese
evangeliche. Sì è parlato di un mutamento nelle relazioni interconfes.stonali e si è creduto di trovare la risoosta del Cattolicesimo alle istanze de;la
Riforma. Ma è legittimo tale entu.slasmo? La contestazione di oggi può it-rse considerarsi come il prolungarne: to
deUe proteste dei riformatori o co iie
una risposta alle loro rivendicazion. o
non dobbiamo noi vedere in essa ima
posizione sì di rottura ma che elud*. e
supera la problematica teologica po ta
dalla Riforma?
La Riforma del XVI secolo era st; ta
non solo una pura e semplice prote.-:ta
nei confronti di una Chiesa secola:nzzata e mondanizzata, ma soprattu to
una riscoperta dei valori autentici : ella rivelazione, della dimensione i-ascendente di Dio, davanti al qu-le
l’uomo, pur nelle sue più alte espressioni etiche e storiche, si discopre peccatore. I quattro « sola » della Rifo; na
(sola grafia, sola fide, sola Scripiura,
solus Cristus) condensavano nella posizione dei riformatori l’assenza dell’Evangelo. Al di fuori di questi pre
supposti non avrebbe potuto esserci
l’Evangelo, ma soltanto apostasia d: ll’unico vero Evangelo di Cristo ; e n>’ n
a caso Lutero negli Articoli di Sm..ükalda individuava nella dottrina della
giustificazione l’articolo « stantis r at
cadentis ecclesiae » così affermando :
« Su questo articolo non è ammise oile alcuna concessione; non si pu«: illontanarsene, anche se il cielo e la d.:rra dovessero crollare. Su questo articolo riposa tutto ciò che costituisce la
nostra vita, tutto ciò che insegna uro
contro il Papa, il diavolo, il mond^ ^ ».
Ora non sembra che l’attuale conte; razione dia una risposta a queste eh:: re
e inequivocabili prese di posizione. La
Sacra Scrittura ridiventa sì il foruiamento della fede, ma ad essa si affianca la storia contemporanea, nel
senso « che tutto quello che nella c’niesa è storicamente superato deve es.sere
abbandonato ». Paolo Ricca affer.iia
che vi sarebbero obbiezioni da muovere da un punto di vista protestante a
questa posizione. A mio giudizio qui la
caratteristica posizione cattolica del
compromesso, delTet-et viene ancora,
anche se indirettamente, ribadita, nel
senso che la Sacra Scrittura, pur riacquistando un ruolo determinante per
la fede, non riesce però ad assumere
quella esclusività di unico criterio di
verità che tanto i riformatori avevano
sottolineato.
Il fondamentale sinergismo cattolico, che limita la portata dell’intervento della grazia e concepisce la salvezza come risultante dell’azione di
Dio e dell’uomo, non è qui rinnegato,
né sembra che si prenda coscienza del
fatto che un’autentica confessione di
Cristo quale Signore, debba necessariamente implicare una rottura nei
confronti di quella che è oggi la pietà
mariana. Si parla giustamente di infedeltà della Chiesa alTEvangelo, ma
non si riconosce che la maggiore e piu
grande infedeltà della Chiesa sta nell’aver sviluppato una teologia completamente in contrasto con la Rivelazio
(ronlinua a pag, 4)
NOVITÀ
ROBERTO NISBET
Ma il Vangelo
non dice cosi
XVI etlizione
riveduta e aggiomala
pp. 150. L. 600
Diffuso, in Italia e all estero, a «lierine di migliaia di copie.
EDITRICE CLAUDIANA
Via Principe Tommaso, 1
10125 TORINO
3
9 maggio 1969 — N. 19
píg. a
DUE DOCUMENTI PER IL PROSSIMO SINODO CONGIUNTO
La integrazione metodista-valdese
Nelle grandi città
e nelle diaspore
Negli anni 1957 e 1958 una Commissione metodista e valdese studiò i problemi che ora sono proposti di nuovo
alla nostra attenzione; i risultati degli
studi della Commissione passarono al
vaglio di Conferenze e Sinodi, e pervennero fino alle assemblee e ai consigli locali dei documenti a stampa destinati a stimolare l’integrazione. Ricordiamo — come esempio — l’o.d.g.
del Convegno Metodista e Valdese del
4 novembre 1958 a Firenze:
« Il (lonvejino Metodista e Valdese dell’Italia Cíntrale, nello spirito delle precedenti
deliltei azioni sinodali,
invila i credenti delle due denominazioni
a iscriversi, là dove esiste una comunità di
una soia denominazione, alla comunità metodista ■ ) valdese del luogo;
suggerisce e raccomanda alle chiese viciniori !i attuare un’ampia cooperazione con
inoonlii di consigli di Chiesa, con predicazione I cura ])a.storale associata, e migliore
organizzazione delle diaspore, di intesa con la
Comm'-sione distrettuale e i Consigli di Circuito:
riciie iscc una vocazione a iniziative evangelisti l'c comuni c fa voti che si attui una
missili 1 nella zona che sarà ritenuta più
idonea .
Sor dunque passati dieci anni addirith ia. nuove generazioni sono entrate iena vita delle nostre Chiese ed
il pi Diema dell’unità deH’evangelismo aliano e venuto al centro delnnte'esse comune; in queste settimane l i'a siovanile — che aveva spinto
avam ’ a tematica unitaria — cerca di
stringare il discorso almeno per il suo
setto? specifico. Ben poco, viceversa,
e stau; latto per dare attuazione concreta Liiie decisioni di massima del
1957-5» almeno nel campo cui ha riguardi la presente relazione. È difficile sfiiggire alla sensazione di trovarci ormai in una situazione resa insostenible da due atteggiamenti opposti; d:i una parte, un’inerzia decennale; dall’altra una impazienza crescente, che non potrebbe in alcun modo essere ignorata.
Ma I fatto stesso che questa assemblea comune si riunisca per volere della Coi ferenza metodista e del Sinodo
valdesi' mette in rilievo l’attualità indicati? ?i che assume ancora oggi l’integrazio e metodista-valdese. E diciamo
« anco I a » per sottolineare l’urgenza
di risi 'uzioni concrete e non episodiche, t: d da stimolare l’inerzia sfiduciata .vegli uni e da superare la speranza delusa degli altri.
A ) ' Stro avviso, è mancato un organo adatto a disporre sul piano pratico li ¡ servizio integrato verso gli isolati d'Ila diaspora come verso i credenti delle città dotate di una o delle
due cr.iese. D’altra parte, durante questi dicci anni, la stessa fisionomia socioloedca delle comunità è cambiata,
a caliga di fenomeni di urbanesimo,
spostamenti di popolazione, ecc., per
cui le stesse chiese locali stanno assumendo anch’esse caratteri di « diaspora ». Il problema si profila dunque, ormai, MI due questioni:
1 ) la identificazione dell’organo
adatto a definire, cioè a decidere i fatti della integrazione rispetto alle comunità;
2) la precisazione di un concetto
d; comunità integrate, corrispondente
alla evoluzione geo-sociale in atto.
L’organo intermedio fra il
Sinodo-Conferenza e la base comunitaria, più adatto
ad attuare la integrazione
del lavoro ecclesiastico nelle diaspore
e nei centri urbani, non può esser che
il Distretto integrato.
Per la sua forza numerica, ogni Distretto integrato assumerebbe le proporzioni di un "sinodo regionale”;
d’altra parte, non avrebbe dimensioni e composizione numerica talmente
ampi da rendere difficile un quadro
esatto e aggiornato della distribuzione
geografica dei credenti, degli uomini
impegnati nel servizio, dei problemi e
delle possibilità, e quindi di stabilire
le linee di una testimonianza comune.
In pratica, si potrebbe adottare la
struttura già esistente di distretti vaidesi e circuiti metodisti — almeno in
nn primo momento —. In tal caso, 1
distretti verrebbero ad essere i seguenti :
1. Villa Valdesi;
li- l’ieinoiile Liguria (esclusa La Spezia ed
eventualmente anche le province di No• vara-Vcrcelli);
Hi. Lombardia (eventualmente incluse le conuinità metodiste delle provint^c di Novara e Vercelli), Tre Venezie, Emilia;
IV. Toscana (con La Spezia), Umbria, Lazio,
Abruzzi (comunità metodiste);
Campania. Lucania, Puglia, Abruzzi-Mnlise (comunità valdesi):
'*• Calabria. Sicilia.
In un secondo tempo, si potrebbe
studiare una distribuzione più razio
nale, con la creazione di un nuovo distretto abbracciante Emilia e Toscana
(con La Spezia).
Ognuno dei Distretti integrati verrebbe ad avere da un minimo di 12
comunità ad un massimo di 21 comunità, cioè sarebbe tale da dare vita
ad un sinodo regionale abbastanza numeroso e adatto a stabile un dibattito
ampio e autorevole. Ovviamente, in
un secondo tempo, si potrebbero studiare opportune forme di autonomia
anche nel campo amministrativo.
I nostro concetti di "comunità” e di "isolati" o di "diaspora” sono sostanzialmente
statici ; spesso rispondono
ad una concezione della vita ecclesiastica ancorata a tempi in cui la mobilità era quanto mai ridotta e i grandi centri metropolitani non esistevano o quasi in Italia. Oggi, ogni credente è un "isolato”; ogni nucleo di due
0 tre persone che si incontri per un
culto^^ domestico è una "comunità";
ogni "chiesa costituita" è una "diaspora". Su un piano teologico, i termini
in uso non hanno quella fissità che attribuiamo loro, mentre su quello geograficio e sociologico vanno mutando:
ogni comunità è una "diaspora” i cui
membri sono "isolati" nella dispersione urbana e suburbana: d’altra parte,
1 mezzi di comunicazione consentono
spostamenti e contatti molto più rapidi e facili di un tempo. In pratica, il
pastore di Roma o di Milano, che voglia tenere i contatti con persone della periferia urbana, non ha problemi
diversi — per impiego di tempo, di
mezzi, ecc. — del pastore "che va in
diaspora”.
Riteniamo pertanto che alTinterno
dei Distretti integrati dovrebbero costituirsi dei Circuiti integrati, cioè delle unità territoriali di ampiezza tale
da consentire un servizio efficace delle
personè impiegate nei ministeri. All’interno di ognuno dei circuiti si troverebbero — ovviamente — dei pastori, degli anziani, dei diaconi, dei credenti impegnati in ministeri particolari. Spetterebbe a costore di "creare"
il lavoro comune. Al concetto di «pastore-chiesa» occorre infatti che si so
I
stituisca una mentalità diversa, secondo la quale il gruppo degli anziani
— impegnati o non a pieno tempo nel
servizio — fa seguire ad una vocazione personale una impostazione collegiale del lavoro, secondo una compartecipazione esemplare per le comunità e una valorizzazione di tutti i doni
in modo razionale. In tal modo, il circuito diverrebbe la grande comunità
di tutti gli evangelici residenti entro
una determinata zona : e solo cos',
verrebbero favorite quelle iniziative
che mancano oggi così spesso di respiro, perché chiuse nell’ambito di un
solo piccolo gruppo, o che non vengono adeguatamente « sfruttate ».
Queste proposte di strutturazione
non hanno bisogno di essere studiate
per anni ed a nostra avviso dovrebbero entrare subito in sperimentazione,
prima di qualsiasi lavoro di regolamentazione per adeguarle alle discipline e ai regolamenti delle due Chiese.
Siamo un po’ tutti ammalati di eccessiva preoccupazione in fatto di regolamenti, mentre la vita della Chiesa è la
libertà dello Spirito ed i regolamenti
— quando le cose vanno per il giusto
verso — vengono dopo i fatti. Se questa assemblea darà un’indicazione
precisa, avvierà il lavoro sul campo ed
avrà già compiuto un servizio estremamente utile. Viceversa, la designazione di commissioni dì studio, in un
moménto in cui è urgente il fare e
fare insieme, ci ptirrebbe un errore
tattico e psicologico se non addirittura un segno allarmante di immobilismo. Cominciamo con lo sperimentare empiricamente : dai risultati di
qualche anno di e sperimento, trarremo poi le indicazioni necessarie per
una regolamentazione.
(guanto proponiamo non è fine a sé
stesso, ma va veduto nella prospettiva di una integrazione completa delle
due Chiese. Partendo da rm lavoro di
base, assicurato dalla compartecipa- '
zione di coloro che hanno ministeri e
responsabilità, vogliamo riconoscere
nella esplicazione pratica della missione quei fattori teologici che abbiamo
in comune e superare quei fattori
non-teologici che sono stati cosi spesso la cagione vera molte disunioni
del passato : vogliamo far emergere la
complementarietà dei doni delle due
Chiese e la loro po.?izione comime di
fronte ai fenomeni imponenti che si
manifestano nella nostra generazione,
nonché di fronte alla odierna evoluzione del cattolicesimo.
Luigi Santini
Giorgio Spini
L'integrazione dei servizi
La presente relazione, per quanto redatta
dal moderatore della Tavola Valdese e dal
presidente della Chiesa Metodista, noni esprime il parere ufficiale dei due enti, ai quali
non è stata sottoposta per Tapprovazione.
Essa esprime quindi il pensiero del due firmatari.
H Servizi amministrativi
Le proposte che qui di seguito vengono
presentate potranno essere approvate in linea
di massima, ma è ovvio ricordare che potranno trovare pratica attuazione sia con un criterio di gradualità, sia nella misura in. cui
sarà possibile, nel tempo, reperire le persone
cui affidare i servizi indicati.
E' opportuno inoltre rilevare che la ragion
d’esser delle proposte che seguono è di facilitare il compito degli organi amministrativi
delle due Chiese, alleggerendone il peso e
offrendo la possibilità di un quadro più completo dei servizi necessari al buon andamento
deU’amministrazione. Si intende che l’integrazione dei servizi è prevista nelle persone
e nella similarità dei compiti, ma che le due
amministrazioni rimarranno comunque indipendenti e responsahtiii rispettivamente di
fronte al Sinodo Valdese ed alla Conferenza
Metodista.
1. - Amministrazione dei beni immo
bili.
Ambedue gli enti amministrano una vasta
propt|ietà immobiliare, che pone prohlentl
non soltanto di natura tecnica, ma altresì di
natura amministrativa e commerciale. Pertanto si propone di istituire in comune un
servizio amministrativo, con funzioni ispettive, di controllo sulle amministrazioni locali, di studio del miglior impiego dei beni in
dotazione degli enti centrali e periferici, fermo restando che Tammin strazione finanziaria rimane affidata separatamente ai due
enti, ognuno per la parte di sua competenza.
Organico previsto : una persona a pieno tempo, in comune tra j due enti.
2. - Servizio contabile.
I due enti provvedono già in proprio, con
i mezzi di cui possono disporre, alla propria
contabilità ed ai relativi controlli, e si servono di segretari amministrativi e di cassieri.
Il servizio di contabilità dovrebbe assicurare,
a mezza giornata per ognuno dei due enti,
rindlspensabile registrazione, con metodi
moderni, di tutte le operazioni amministrative, sotto la direzione dei rispettivi organi
amministrativi.
iiiiiiiiiiiimiumiiiiimm
iiililiiiillimiiim
miiiiiimiiiiiimiiiit
TEOFILO DANIELE MALAN
Un valdese, pastore della Chiesa Metodista
In questo momento in cui la nostra attenzione è concentrata sull'integrazione valdese-metodista^ Siamo lieti di pubblicare questo articolo del prof. Teofilo G. Pons, il quale
nelle sue ricerche storiche ha messo in luce
la figura vivace e avventurosa di un valdese. divenuto pastore della Chiesa m^todistUf
e fa apparire al tempo stesso tutto un periodo di. vita "'evangelica'' tuit’altro che avulsa
dal mondo. red.
Non di rado accade a chi s’interessi di
t}iialche personaggio del ristretto mondo valdese del secolo scorso, d’imbattersi in pastori in erba o già in attività di servizio nelle
file della CJiiesa valdese, che ad un certo
momento della loro vita hanno deciso di passare al servizio di altre denominazioni, sia in
Italia che all’estero.
E il caso della interessante personalità di
cui vorremmo tratteggiare brevemente la vita operosa, a cavallo fra il XIX e il XX pecolo. Ad evitare un possibile equivoco dovuto
ad omonimìa, desideriamo preliminarmente
rilevare che ci furono, verso la metà del secolo scorso a Torre Pellice, due Teofilo Maino. che furono entrambi pastori.
Il più vecchio dì essi, figlio anch’egli di un
Bartolomeo, nacque il 2 agosto 1842, studiò
al Collegio e alla Scuola teologica di Firenze
e venne consacrato il 21 novembre 1867. Fu
evangelista a Lucca (1867-70), a Livorno
(1870-72) a Riesi (1872) e poi a Bobbio
(1873-75). Il 24 ottobre 1875 egli diede le
sue dimissioni dalla Chiesa valdese, per recarsi in Svizzera. Vi fu sostituto pastore a
Trélax e a Arnex. nel cantone di Vaud
(1876-79). Morì il 29 aprile 1879, a 37 anni.
11 più giovane dei due Malan, che oggi
c‘interessa e che si chiamava Teofilo Daniele,
nacque a Torre Pellice, TU marzo 1857. Suo
padre, Giovanni Pietro, fu Bartolomeo, era
agrieoi lore; sua madre era una Maria Armand Pilon. Un suo fratello, Giovanni Bartolomeo, di 13 anni più vecchio, diventerà più
lardi pastore battista e padre di una numerosa famiglia. Mentre una sua sorella Caterina,
più vecchia di 16 anni, sposerà un Jourdan,
proprietario alla Ravadera di una casa o caseina che passerà più tardi in eredità al più
giovane della famiglia. Teofilo Daniele. Oggi
è di proprietà del prof. Mario Rollier.
Il nostro giovane frequentò le Scuole elementari e successivamente le varie classi del
Collegio Valdese, ove lo troviamo ancora studente liceale nell’anno scolastico 1876-77,
ventenne. Non siamo riusciti a sapere perché
egli non abbia, dopo il Liceo della Torre, scelto la via dì Firenze, per seguirvi i corsi della
Facoltà Valdese di Teologia. Il suo nome non
figura ailallo nel libro matricola deUa Facoltà.
Ma si ])uò supporre che sia di luì che 'parli
un g ornale studentesco MS di quegli anni,
intitolato « Stenterello » e redatto da certo
Adamo Arnaldo Mannelli, successivamente
emigrato in America, dove mori il 28 dicembre 1882. a .27 .anni.
Il quale giornale, in una sua « Cronaca a
volo d’oca », trattando degli esami finali alla
Scuola Valdese di Teologia, di Palazzo Salviati, così si esprime, dopo un accenno al candidalo Revel della Pounse (?), penultimo cai’ilano delle squadre del Collegio Valdese di
Notiziario
Metodista
La Conferenza Melodista (organo primo
(lelibpralivo della Chiesa Metodista) inizierà
i suoi lavori in Roma nel pomeriggio del IS
maggio con la Sessione pastorale. L’apertura
idFiciaie della Conferenza avverrà il mattino
di mercoledì 14 con la Sessione plenaria.
Dopo un Culto celebrato nel tempio valdese di Piazza Cavour, la Conferenza svolgerà i suoi lavori per due giorni consecutivi
in Ses.s'oni congiunte col Sinodo Valdese
espressamente convocato in Roma.
E' un avvenimento di rilevante importanza non tanto per la novità, ma perché segna
un passo concreto verso quella unificazione
di doni spirituali cui la nostra Chiesa Metod sta c la Chiesa Valdese auspicano da non
pochi anni. II Signore delia Chiesa benedica
i nostri sforzi che, in comunione coi fratelli
Valdesi, compiamo verso l'adempimento di
ogni Suo comandamento d’amore c di testimonianza cristiana.
In concomitanza con la convocazione della
Conferenza Metodista, martedì 13 maggio
avrà luogo — sempre in Roma — la 19'*
Assemblea Annuale dei predicatori laici melodisti.
Di entrambe le convocazioni (soprattutto
della prima, data la sua particolare importanza). daremo ampio resoconto dopo la conclusione dei loro lavori.
Torre: «Il suo successore nel capitanato ha
fatto le cose più sbrigative e senza nemmeno
finire i suoi studi, dopo ch’ebbe lasciato li il
suo banco ed il benefizio trovò subito il reverendato: ed ora Daniele ultimo capitano delle Compagnie Alpine eccezionali è diventato
una venerabile colonna della Chiesa Metodista ».
E poiché secondo quanto il Malan scrisse
più tardi, particolarmente in due poesie che
circolarono a lungo mss. ed anonime fra gli
studenti liceali di Torre, nel primo decennio
dì questo secolo [nelle quali egli criticava
duramente rimborghesiniento della classe pastorale valdese, mettendo a confronto e contrasto il passato eroico col presente imbelle e
conformista], si potrebbe pensare ad un rifiuto da parte della T. V. o dei professori della
Facoltà di accogliere Teofilo Daniele Malan
fra gli studenti di teologia. Egli sarebbe così
stato indotto ad impegnarsi con la Chiesa Metodista e a recarsi nella Svizzera, a compiere
gli studi prescelti e ad iniziarvi il .suo ministerio pastorale che poi lo condusse (anche
qui non si sa né come né perché) negli Stati
Uniti d’America. Ove rimase per oltre mezzo
secolo, ma col cuore sempre rivolto al paese
natio che visitò periodicamente e che intensamente ispirò la sua genuina e calda vena
poetica. Soprattutto quella dialettale, legata a
persone ed avvenimenti del ristretto mondo valligiano, ma sempre ricca di brio e di
humor o arguzia, che caratterizzavano il nostro scrittore poliglotta, « esule a vita dai
■ :ari Mioiili ».
i|c Se t,
11 Malan dunque, anziché frequentare la
Scuola Valdese di Teologia, allora in pieno
sviluppo e progresso a Firenze, sì recò a Ginevra, dove forse aveva dei parenti materni, essendo appunto nata in quella città la
jìropria madre. Comunque sia maturata la sua
decisione, negli anni 1877-78, 1878-79,
1879-80, lo troviamo a Ginevra, da dove ogni
anno, durante le vacanze estive, regolarmente ritornava nella casa paterna.
Nei due anni successivi, 1881 e 1882, frequentò oltre Manica, nella Scozia presbiteriana, la Scuola teologica di Edimburgo, nella
quale forse ritornò ancora l’anno seguente.
Nel 1884 lo troviamo a Champel, presso
Ginevra, mentre nel 1885 egli si trovava ad
Heidelberg e poi ancora nella piccola capitale
delle Valli natie.
Frattanto, ancora durante la sua vita goliardica, nel 1881, egli aveva pubblicato a
Ginevra la sua tesi teologica, « Jésus tenté au
(continua a pag. 4)
Organico prevedibile: una persona a pieno
tempo, in comune tra i due enti.
3. - Servizio di consulenza fiscale e
previdenziale.
E’ superfluo ricordare come le questioni
fiscali e previdenziali siano al giorno d’oggi
complesse e come occorra essere particolarmente vigilanti in questo settore, non soltanto par quanto riguarda le amministrazioni centrali, ma anche e soprattutto quelle
periferiche, sempre tentate di operare sul
piano della improvvisazione o della buona
volontà, piuttosto che su quello della competenza. I due enti si avvalgono di consulenze
p!ù o meno occasionali a questo fine, ma occorre ormai provvedere in modo più organico.
Organico prevedibile ; una persona a mezzo tempo in comune o un consulente fisso
sempre reperibile.
4. - Ufficio tecnico.
La proprietà immobil’are pone non pochi
problera! d; natura tecnica, non solo per la
sua manutenzione, ma anche per i piani dì
trasformazione e di sviluppo. La Tavola
Valdese si avvale di un proprio ufficio, con
profession'sta qualificato a pieno tempo; la
Chiesa Metodista si avvale invece di propri
profess’onisti retribuiti o volontari e di una
apposita comm’ssione. Non sembra dunque
che sia urgente provvedere ad una nuova sistemazione, ma sarà opportuno pianificare
per l’avvenire un servizio in comune e idonei strumenti di lavoro.
Organ co prevedibile : una persona a pieno tempo e un gruppo di consulenti volontari.
5. - Servizio di consulenza legale.
Anche questo servizio si dimostra sempre
più necessario sia in riferimento ai problemi
esterni che a quelli interni della vita delle
due Chiese. La Tavola Valdese si avvale di
un consulente giuridico a sua disposizione;
la Chiesa Metodista di consulenti occasionali. Non sembra prematuro anche qui pianificare l’avvenire, in vista del reperimento dì
persona in grado di avviarsi a questo servizio, che, nel tempo, giunga a farsi la competenza necessaria.
B. CoimnissioiiE
regolaiiieiiti
I sottoscritti sono stati altresì incaricati,
dalla Tavola Valdese e dal Comitato Permanente Metodista, di attirare l’altenzione dell’assemblea suU'ipotesi di un confronto dei
rispettivi regolamenti o discipline ecclesiastiche, affinché i problemi relativi alla integrazione ne risultino avvantaggiati.
Cì sembra prematuro proporre una commissione di studio per l'unificazione delle rispettive regolamentazioni; tale potrà essere
soltanto il risultato di un processo graduale
di integrazione e non il dettato di una commissione che pianifichi a tavolino.
Ci sembra invece utile e raccomandabile
avere una commissione In comune che segua
l’evolversi delle rispettive regolamentazioni,
cercando di avviarle gradatamente verso una
similarità che faciliti i vicendevoli rapporti
e che possa altresì portare ad un ripensamento delle strufture ecclesiastiche in vista
di una loro maggiore aderenza al comune
comp to di testimonianza dell’Evangelo.
Pertanto proponiamo all’assemblea la nomina di una commissione di studio con i fini
suesposti.
G. CollglnrazioHe
campo
Non si può parlare a questo proposito di
integrazione, in quanto la Tavola Valdese è
proprietaria della Libreria Claudiana, mentre la Chiesa Metodista non ha una propria
casa editrice o un servizio di pubblicazioni.
Ma essa si avvale della Librerìa Claudiana
sin rifornendosi delle sue pubblicazioni, sìa
curando una propria collana nel programma
editoriale della casa editrice; essa riconosce
inoltre nell’attività editoriale un problema di
particolare importanza per i propri fini.
Riteniamo peraltro che una più stretta
collaborazione si possa prospettare, suggerendo due raccomandazioni rispettivamente alla Tavola Valdese e al Comitato Permanente Metodista :
— alla Tavola Valdese si può chiedere di
nominare un membro metodista nella
commissione editoriale della Librerìa
Claudiana, che pianifica il programma
delle pubblicazioni e sovrintende all’amministrazione della casa editrice;
— al Comitato Permanente Metodista si può
chiedere di fornire gratuitamente, a proprio carico, ai pastori metodisti quelle
pubblicazioni della Claudiana che, nelle
varie collane, risultino di particolare interesse per tutti.
Neri Giampiccoli
■ Mario Sbaffi
4
N. 19 — 9 maggio 1969
pag. 4
Obiezioni*© controproposte alia Relazione su[l’istruzione secondaria alle Valli
Riflettere, prima di distruggere
Riforma o contestazione 7
Riprendendo il discorso avviato la scorsa
settimana, desidero fare alcune precisazioni
suirultima parte della relazione della Commissione sinodale. Sono d’accordo con questa, quando vuole riorganizzare e potenziare
ciò che già esiste a Torre Pellice : musei,
biblioteche, convitti, istituti di cultura, ma
non gettiamo fumo negli occhi alla gente,
facendo credere che si possano adoperare per
la ristrutturazione di tante istituzioni soltanto i soldi ora spesi per le Scuole Valdesi delle Valli.
A proposito della biblioteca della Casa
Valdese, si esagera quando si parla di « lento
deterioramento dei tesori librari », e si afferma che la biblioteca stessa si consuma tra la
generale indifferenza delle vecchie, come delle nuove generaz'oni. Ma chi tiene aperta la
biblioteca due volte alla settimana, chi si occupa di riordinare il catalogo, chi pensa agf'
acquisti dei nuovi libri se non alcuni professori del Collegio, sempre gratis et amore?
E durante l’anno scolastico a chi è servita
la biblioteca se non agli allievi del Collegio?
E sono ancora degli insegnanti del Collegio
che si occupano della Società di studi vddesi. L’ampliamento e la nuova sistemazio
/ lettori
ci scrivono
Torre Pellice, 4 maggio 1969
Signor direttore,
come è noto, per due volte il Notiziario Evangelico radio diffuso ha
parlato degli Istituti Valdesi di Istruzione in senso negativo e di parte.
In particolare, la domenica 4 maggio, è stato in tale notiziario riferito
sulla Assemblea di Chiesa di Milano
che avrebbe riconosciuto chiuso ormai
il ciclo dei nostri Istituti di Istruzione. Il comunicato, che non accenna
a prese di posizione diametralmente
opposte da parte di altre Assemblee
e Gruppi, non può essere considerato
che come azione chiaramente contraria agli Istituti Valdesi di Istruzione,
e un apporto esterno unilaterale nelle
discussioni attualmente in corso.
Il Comitato nominato dall’Assemblea degli Amici delle Valli e degli
Istituti Valdesi di Istruzione del 20
aprile u. s., ritenendo inaccettabile il
modo di procedere della Commissione
per la radio diffusione, ha inviato al
Moderatore il telegramma-lettera allegato in copia, che La preghiamo di
pubblicare sul Suo giornale.
Con i più cordiali saluti.
Il Comitato Amici delle Valli
e degli Istituti Valdesi di Istruzione,
Moderatore della Chiesa Valdese
Via Quattro Novembre 107 - Roma
Il Comitato nominato dalla Assemblea degli Amici delle Valli e degli
Istituti Valdesi di Istruzione Secondaria del venti aprile u. s., notato con
indignazione che per due volte J^l
notiziario evangelico radiodiffuso sono
stati emessi comunicati di parte tendenti a preparare l’opinione delle
Chiese alla idea della ineluttabilità
della chiusura degli Istituti di Istruzione, esprime In ferma e formale
protesta per il modo di agi.re antidemocratico, volutamente distorto, di
presentare taluni problemi stop
Non ritiene che la Commissione
per la radiodiffusione dipendente dalla Federazione, sia competente ad intervenire in problemi particolari della Chiesa Valdese stop
Non accetta che elementi, come i
componenti di detta Commissione,
estranei alla vita delle Valli e alla loro economia sociale e religiosa, possano influire con metodi tendenziosi
su decisioni estremamente importanti
della Chiesa Valdese ed in modo particolare delle Valli stop
Deplora che In Tavola ed il Moderatore non abbiano tutelato In libern
valutaz one degli interessi delle Valli,
non intervenendo nella redazione dei
notiziari radiodiffusi stop
Chiede che la Tavola provveda a
d ffondere attraverso gli stessi canali
chiare informaz oni su quanto è stato
fatto e discusso — in senso diametralmente opposto a quanto fin qui
tendenziosamente rad’odiffuso in mer lo agli Istituti Valdesi di Istruzyne — da Assemblee e gruppi qualificati della Chiesa Valdese stop
Torre Pellice. 4 maggio 1969
Il Comitato
Bein Lor!s
Beux Itala
Gardiol Enrico
Ribel Guido
Sereno Mario
Abbiamo ricevuto
Per la Missione contro la lebbra.
Eunice Biglione. Ivrea, L. 5.000.
Per il Collegio Valdese, in memoria del gen. Davide Jalla, Pietro Longo, Ivrea, L. 3.000; Benedetto Bertarione, Ivrea, L. 5.000.
Per il R fugio C. Alberto, in memoria di Magie Chiapperò Camino.
Lilia Rostan, Torino, L. 10.000.
Ringraziamo e trasmettiamo.
ne del Museo di storia valdese sono già stati
da qualche tempo programmati. Ripeto, io
sono la prima a riconoscere che dobbiamo
valorizzare quello che abbiamo, a cominciare dalla biblioteca fino al museo ed agli Istituti di cultura, però voglio chiedere ai lettori : i musei, le biblioteche, i centri di cultura valgono veramente tanto quanto le nostre scuole? Tutte queste cose per la Chiesa
Valdese sono più importanti dell’educazione
e dell’istruzione dei suoi ragazzi? Perché
proporre tutto ciò in alternativa? La chiusura di una scuola funzionante è sempre un
delitto. E nel caso in cui qualcuna delle nostre scuole non fosse veramente efficiente,
perché ipotecare negativamente l’avvenire,
come fa la Commissione quando scrive :
« Sembra dunque che sia assai poco realistico ritenere che i nostri Istituti abbiano un
futuro largo di promesse »? (pag. 9). Come
fanno a saperlo già? E perché non pensano
che i nostri Istituti potrebbero essere, in un
futuro che non sappiamo proprio ancora prevedere, dei preziosissimi strumenti in mano
ad una Chiesa confessante? Riflettiamo molto bene prima di distruggere quello che già
abbiamo e non lo facciamo nemmeno in nome di qualche meraviglioso dopo-scuola!
Doposcuola
o scuole a pieno tempo?
Riconosco l’utilità dei doposcuola, specialmente in questo momento storico in cui la
scuola di stato, indipendentemente dalla buona volontà dei presidi e dei professori, è carente. Ma domandiamoci : questi doposcuola
sarebbero attività organizzate dalle singole
parrocchie valdesi oppure dalla Tavola? In
ambedue i casi i relatori accetterebbero l’autorità della chiesa in questo campo? In conclusione, nei doposcuola, nei convitti ^i potrebbe rendere testimonianza a Gesù Cristo,
ma neUa scuola, invece, no? nemmeno neUa
scuola fondata a tale scopo dalla Chiesa Valdese di un tempo? Il termine « doposcuola »
è molto vago e discusso e può portare a numerose delusioni ed equivoci. La situazione
nelle Valli è diversa da quella del campo
dell'evangelizzazione e gli esperimenti qui
ben riusciti potrebbero fallire. Nella Scuola
Latina da tempo si fa un doposcuola, mentre nella Media del Collegio si è iniziato
quest'anno un lavoro pomeridiano di gruppo ed anche delle attività extrascolastiche
come la stampa di un giornalino e dei dibattiti su vari argomenti. Nel lavoro di gruppo si tenta il ricupero di allievi rimasti indietro in alcune materie. In ambedue le
scuole l'attività è svolta dagli insegnanti
della scuola stessa, senza ricompensa. Secondo me, il doposcuola (che non ha solo carattere scolastico, ben inteso) deve essere armonizzato con il lavoro svolto al mattino nell'orario consueto delle lezioni, altrimenti diventa un’attività staccala, anche se complementare e, magari, contrapposta aH’insegnamento impartito al mattino, creando confusione nelle giovani menti. Queste difficoltà e questi pericoli presentati dai doposcuola
possono essere superati in una scuola a pieno tempo cioè con orario prolungato dalla
mattina al pomeriggio, con servizio di mensa. alternando naturalmente le lezioni più
impegnative con corsi di dattilografia, di
lingue, di arte, con attività sportive e pratiche, giochi ecc. Le esercitazioni scritte delle
varie materie (i famosi compiti!) sarebbero
fatte durante le lezioni in classe. I membri
della Commissione tanto animati da furia
distruttrice nei riguardi delle nostre « piccole medie valdesi » in favore della scuola
statale italiana, non prospettano allatto questa possibilità di trasformazione delle nostre
due Medie in scuole a pieno tempo, scuole
integrate. L’idea di un doposcuola valdese,
dove non c’è una scuola nostra, è comprensibile. Chissà quanto rincresce ai pastori che
hanno già organizzato un doposcuola con
grande sacrificio, di non avere una scuola
propria, con cui armonizzare dal punto di
vista didattico le attività pomeridiane e su
cui poter contare ai fini de] servizio e della
testimonianza.
Privilegi?
A Torre Pellice e a Pomaretto abbiamo
due scuole med e efficienti, con locali spaziosi ed esposti al sole, in mezzo al verde,
nell’aria pura delle montagne (ora che si fogge dalla città!) e vogliamo sbarazzarcene? A
Torre abbiamo la fortuna anche di usufruire
degli impianti sportivi concessi dal Convitto : la piscina per la lezione di nuoto una
volta alla settimana, il campo per il gioco
del pallone, abbiamo inoltre a disposizione
il gabinetto scientifico del Liceo ed un abbondante materiale didattico (dischi, filmini, libri della biblioteca scolastica, materiale
del movimento di cooperazione educativa).
Ma i relatori protestano: questi sono privilegi! Bando ai privilegi di pochi fortunati
iscritti alla Media del Collegio o alla Media
di Pomaretto. D’accordo, non è giusto che
solo alcuni usufruiscano di determinati beni, la Chiesa Valdese non può, cristianamente, permetterlo; ma se la Chiesa sì sente responsabile di questa ingiustizia, perché la
Commiss'one non le suggerisce di provvedere, invece di consigliare di chiudere « la baracca » buttando fuori tutti, per poi accoglierli pietosamente, al pomeriggio, nei vari
doposcuola e affidarli, magari, a personale
non specializzalo: infatti tutti sappiamo come è difficile trovare del personale qualificato; nei doposcuola è necessario che per
ogni gruppo di quindici ragazzi ci sia almeno un in.segnante, pensate che spe.sa!
Scuola - convitto
binomio necessario
Costa sempre meno alla Chiesa, per evitare privilegi, impedire che nelle due scuole
vengano chiuse le iscrizioni, prima del tempo, per limitazione di posti, sdoppiando le
classi che superino il numero con.sentito dalla legge. Eliminata questa difficoltà, non ci
sarebbero più motivi di privilegio per nessuno, perché le iscrizioni sarebbero aperte
(segue da pag. 2)
proprio a tutti, anche agli allievi promossi
nella sessione di settembre. Lo sdoppiamento
delle classi al Collegio è già avvenuto, senza inconvenient , durante la seconda guerra
mondiale, a causa del grande afflusso di sfollati. Non ci sarebbe dunque difficoltà per
l’accettazione dei convittori e delle ragazze
deirOrfanotrofio nella Scuola Media del Collegio, mentre invece adesso questi vengono
dirottati verso la scuola statale. E’ molto importante che oi sia collaborazione tra la scuola valdese e il Convitto : non « taglio » dunque di una parte (scuola) e potenziamento
dell’altra (Convitto); questo non ha senso.
E’ necessario che il Convitto sia affiancato
da una scuola con cui collaborare sul piano
della fede; in questa scuola gli insegnanti,
proprio nel quadro di una pedagogia protestante devono prendersi cura dei ragazzi difficili, penetrare nel loro intimo, circondare
di affetto quelli che, lontani dalla famiglia,
si sentono soli e si chiudono come ricci inespugnabili. Solo un’azione comune e continua sia da parte del personale del Convitto
che da un gruppo di insegnanti, può incidere sulla formazione del preadolescente ed
avere forse benefiche conseguenze per tutta
la sua vita. Quella del preadolescente è una
età particolarmente delicata e corrispondende alle classi della scuola Media. Una Chiesa che rinunzia ad un intervento fattivo, come può essere quello di una scuola, ma vuole fare una politica di risparmio o una politica di dispersione di mezzi, per timore di
conservare vecchie istituzioni invece di gettarsi neH’avventura del l'innovamento- delle
medesime, manca ad uno dei suoi compiti
principali.
Il lavoro di un gruppo di insegnanti affiatati da lungo tempo tra di loro e in una
scuola, in cui non ci siano continui cambiamenti di professori, è, secondo me, molto più
efficace del lavoro di un isolato.
In questi ultimi tempi si esalta il lavoro
in équipe, si creano centri d aconali e di
cultura e poi si nega la validità del lavoro
fatto dagli undici insegnanti valdesi della
Media di Torre e dal nove della Scuola Latina!
Concludendo, diciamo che la politica scolastica della Chiesa deve essere quella di
aiutare con borse di studio non solo i ragazzi della Sic Ila e delle altre regioni d’Italia,
ma anche i figli dei minatori o dei contadini o degli operai delle basse o delle alte Valli, perché possano vivere nei nostri Convitti
e studiare nelle nostre scuole.
Sono d’accordo con la Commiss.one quan-do parla del potenziamento del Convitto di
Pinerolo e deH’istituzione di un grande centro di studi in questa città, perché purtrop-po non abbiamo nelle nostre Valli scuole di
ogni indirizzo; ma non si devono distogliere
fondi ed energie dalle due Scuole Medie, dal
Ginnasio-Liceo e dai due Convitti delle Valli.
Attendere la riforma
delle medie superiori
La politica della Chiesa deve essere anche
quella di sostenere il Ginnasio-Liceo di Torre fino al tempo della riforma che tutti attendiamo. per cui sarà istituito un corso superiore di due anni, dopo la media, ad indirizzo unico o con materie facoltative;
biennio, dunque, forse obbligatorio, che permetterebbe ai giovani di rimandare la scelta
dell'indir zzo di studi ai sedici anni. Così il
Ginnasio superiore, che qualcuno voleva eliminare già quest’anno, si trasformerebbe nel
bienn'o unico con grande vantaggio delle famiglie della Valle, che non dovranno più
mandare i loro figli a Pinerolo per almeno
due anni.
Questa riforma non tarderà, anche se la
Commissione è pessimista al riguardo e ne
parla come di « ipotetiche e lontane trasformazioni » e di « fuga in avanti ». E’ dovere
del Sinodo esaminare anche tale futura impostazione della scuola superiore, perché un
lavoro fatto per i ragazzi dagli undici fino
ai sedici anni è di interesse per la
Chiesa.
Dopo la riforma, si potrà decidere se conservare il Liceo classico o cambiarlo in
quello scientifico o ancora scegliere un altro
tipo di scuola.
Inoltre si potrebbe potenziare il biennio
sdopp'ando le classi, dato il grande afflusso
di allievi che allora ci sarà da tutta la vallata.
Per ora dunque l'unica cosa da fare e tenere aperto il Collegio dalla prima media al
terzo liceo e conservare anche la Scuola Latina di Pomaretto.
Se la Chiesa è avveduta, cerchi perciò di
non perdere degli strumenti preziosi per la
sua opera.
Anna Marullo
ne. Si lotta conto la bardatura di gingilli vagamente religiosi, contro gli atteggiamenti ostentatamente pii e angelicati, ma si chiudono gli occhi davanti ad aspetti sui quali non sarebbe
giusto tacere, pena la fedeltà stessa a
Cristo.
E ciò non vale soltanto per il documento dinanzi citato ma per tutti gli
altri, a cominciare dall’Incontro a Cristo di Don Mazzi, che è il più significativo per delineare le nuove tendenze
cattoliche. Si potrebbe anche ribattere
che tali documenti non sono un trattato di dogmatica e che è quindi evidente che determinate questioni teologiche non siano sottolineate. Ciò potrebbe anche essere _ vero per _ alcuni
lati, ma ciò non toglie la mia impressione che tali questioni non vengono
toccate non solo perché la problematica è diversa, ma anche perché la necessità di una chiara e inequivocabile
confessione di fede qui scade a vantaggio di una rinnovata preoccupazione sociologica per una più soddisfacente sistemazione della città terrena.
Impègnati socialmente, fai politica e
sarai salvato, questo sembra essere il
comune denominatore delle attuali
tendenze e c’è da chiedersi con il Prof.
Subilia se nel nostro tempo l’antica
tesi della giustificazione per opere
non sia stata spogliata del suo patrimonio teologico e socializzata. Questo
mutamento di prospettiva che lascia
Dio dietro le spalle e nel quale il primo comandamento scade per importanza davanti al secondo, porta alla
inevitabile conseguenza di considerare
le questioni dogmatiche e le relative
differenze confessionali non come
espressioni di fedeltà a quell’unica
cosa che il Signore ci rammenta essere necessaria (Matteo 4: 1, 4), ma
come traccia di un passato ormai morto e sepolto. Ed è per questa mancanza di un vero e proprio interesse per
le questioni ultime che la contestazione di oggi, pur nella sua ansia di ritornare al puro Evangelo, rimane tuttavia alla periferia di questo e ne discopre soltanto i lati marginali. Il centro — Cristo come unico salvatore e
mediatore, la salvezza delTuomo unicamente quale frutto dell’elezione divina — rimane ancora una volta dimenticato, come’ rimarte ancora una
volta dimenticata la dimensione verticale su cui la Riforma aveva tanto
insistito e tutto l’Evangelo pare ridursi a Matteo 25, alla teologia di Marta,
come conferma lo stesso González
Ruiz quando afferma che « compito
essenziale della Chiesa è quello di significare e operare la liberazione degli
oppressi e la felicità dei poveri », ove
questa liberazione è circoscritta uiiicamente alle potenze che tengono 1 uomo in una cattività politica, culturale
POMARETT
ed economica. A questo proposito il
Prof. Subilia, dopo aver notato che
non ci si preoccupa neanche di superare questo limite, nel suo ultimo libro (Tempo di confessione e di rivoluzione) scrive: se non c’è un chiaro
e confessato rapporto con la dimensione verticale e con la crisi escatologica,
la sociologia in sede cristiana non è
altro che l’irruzione, nella coscienza
della fede, della dialettica hegeliana
della storia e una evasione attivistica
per superare il complesso di inferiorità derivato dalla critica marxista alle
evasioni mitiche della religione di
fronte ai compiti terreni. Se i cristiani
si limitassero ad aiutare i loro cornpagni di umanità nello sforzo di sistemare la città terrena, non sarebbe segno che hanno dimissionato dalla loro missione profetica? Servire il mondo è cristianamente inservibile quando non significa comunicare al mondo
l’Evangelo di Dio, anche se questo inevitabilmente comporta che la Croce
del Golgota prenda il posto della Torre di Babele.
L’affermazione con la quale si apre
il catechismo dell’Isolotto, secondo la
quale Cristo va cercato all’interno dell’esperienza della storia umana nei fatti della vita, non può che lasciare^ perplessi. Come una volta in virtù di
istanze gnostico-ellenistiche veniva posto esclusivamente l’accento sulla divinità di Cristo e si cadeva nel docetismo che rendeva inutile l’incarnazione, cosi; oggi con pari unitaleralità si
pone l’accento sull’umanità di Cristo
e si giunge ad un immanentismo cristologico.
Davanti a queste constatazioni c’è
da porsi alcuni interrogativi: se tutto
il confronto che la Chiesa deve attuare con l’Evangelo deve ridursi unicamente ad un ridimensionamento dell’autorità papale e ad alcune semplici
modifiche liturgiche, lasciando d’altra
parte completamente negletta l’esigenza di una chiara confessione di fede,
allora è inutile guardare a questi documenti come a qualcosa di nuovO.
Non si fa altro infatti che rinnovare
oggi l’equivoco di cui secoli fa i riformatori furono ben consci. È necessario, penso, da parte protestante, una
posizione di grande chiarezza, che indichi inequivocabilmente come la via
della Riforma della Chiesa non passa
che attraverso i 4 principi della Riforma o che al di fuori di questi, è destinato a cadere nel vuoto ogni si mplice ristrutturazione, che elude la tematica di fondo posta da una chiara
confessione di fede. Solamente cosi,
il Cattolicesimo, lungi dal rifugiarsi
nelle sue sicurezze, potrà mettersi finalmente sulla strada di una vera obbedienza al suo Signore e di servizio
verso il prossimo.
Paolo de Petris
studente (esterno) di teologia
iiniiiiiiiiiiiiiniRR'Rio"
Un valdese, pastore della (Illesa rnetodisla
I culti a Pomaretto etl alTInverso, lultima domenica del mese di aprile, sono stati
presieduti rispettivamente dal maestro Gianni Jahìer e dal gruppo del quarto anno di
catechismo. Slamo lieti per questa collaborazione preziosa che esprime Timpegno e
Tinteresse per la parola di Dio da parte dei
« non-sacerdoti d.
Recentemente il Pastore Felice Bertinatti
ha celebrato il servizio funebre di Levy Revel, deceduto dopo periodi alterni dì infermità. Alla famiglia la nostra simpatia in
Cristo. Un grazie al collega per la sua collaborazione.
Domenica 18 magg o Tassemblea di chie.«^a prenderà conoscenza della relazione annua, preparala in comune tra concistoro c
responsabili e sarà discussa al culto unitamente alla nomina dei delegati al Sinodo ed
alla Conferenza.
Nel pomeriggio la corale dei bambini s;
recherà a San Germano per la loro festa di
canto.
(segue da pag. 3)
désert ». E tre anni dopo, in Francia, pubblicava un’altra tesi universitaria su « Les peines
éternelles ». .
Nel 1886. a Ginevra, ove il Malan, ventino! enne, aveva fondato quella che è 1 attuale « Chiesa di lingua italiana » nella città
di Calvino, egli raccoglieva in volume le sue
poesie giovanili, intitolate (ì Feuilles éparses
d'un vieux cimier d'étudiant ». Sono 78 pagine di poesie di vario argomento, particolarmente dedicate all’amicizia ed alla natura,
due sentimenti che ebbero sempre un attrattiva profonda per il giovane nostro ministro,
il quale intanto era definitivamente passato
al servizio della Chiesa Metodista Episcopale; dal 1882 al 1889, a Ginevra; dal 1889 al
1926, a Filadelfia, la città dei Quaccheri, in
Pensilvania, che divenne un po’ come la
.sua patria, dove si sposò e fondò la sua famiglia.
Le <1 Elrennes religieuses » degli anni 1889
e 1890, ricordando l’attività religiosa svolta
in quegli anni a Ginevra, accennano anche
al lavoro della Congregazione italiana, scrivendo: i< M. Th. Malan, depuis cinq ans
pasteur de l’Eglise italienne à Genève, ayant
été envoyé en Amérique par l’Eglise méthodiste dont il relève, a remercié le Consistoire
d'avoir accordé h sa congrégation l’usage du
temple de l’Auditoire. Son successeur a .annoncé que, désormais, le culte serair célébré
dans une salle du Cercle italien (Fusterie, 7)
afin que les services pussent avoir lieu le
matin ».
E parlando della Congregazione italiana,
opera del Malati, osservava: «Elle a trouve
par la fondation du “Circolo Diodati’’ un
moyen excellent de grouper scs membres cl
de les unir dans un esprit de sagesse et de
foi. Le Circolo est une association palrioti(]ue, morale et religieuse à laquelle nous
souhnilons l'avenir le plus prospère »...
va
sera
Il pastore Teolilo D. Malan aveva significativamente pubblicato i1 suo primo volume di
poesie « au bénéfice de 1 Ecole du dimanche
italienne à Genève ». Tutte le composizioni
di o Fenilles éparses », tranne l’iiltima, in italiano, sono in lingua francese che il Malan
sapeva maneggiare con grande maestria, come del resto Fitaliana e l’inglese, nonché il
dialetto della Torre di 80 anni fa.
La sua seconda raccolta poetica apparve
sei anni dopo, nel 1892. a Parigi. È un poema
in 5 canti, dal titolo « Les Pâques piémontaises ». Tratta dei noti massacri dei Valdesi del
Piemonte nel 1655, massacri che avevano,
circa due secoli e mezzo prima, ispirato al
Milton uno dei suoi più celebri sonetti; tnen
1111’estero, si sente ognor vivo in
tre il Cromwell aveva inviato al giovani duca di Savoia. Carlo Emanuele IL un suo
ambasciatore, Samuele Morland, per protestare energicamente contro le atrocità perpetrate alle Valli dalle truppe del marches, di
Pianezza, e per dare il suo appoggio ai iiii-reri
montanari scampati alla carneficina.
n breve poema, che consta di un prologo,
di 5 brevi canti e di un epilogo, ci offre un
quadro delle scene sanguinose che si svolsero
nelle Valli nelPaprile del 1655 e « delle stragi
commosse dalle orde di Pianezza a danno dei
nostri avi ». (Avv. Alp. ap. 1892) Esso fu premiato ai Concorsi poetici del Mezzogiorno della Francia ed ebbe l’onore di essere pubblicalo su la « Revue française » del febbraio 1892.
Il Malan, che nel frattempo si era familiarizzalo anche con la lingua inglese, continuava ad interessarsi ai più vari problemi del suo
tempo e a partecipare a congressi ed incontri
in vari paesi. E soprattutto a scrivere e a
pubblicare saggi di varia cultura su gli argomenti che nella sua attività di ministro della
Parola gli parevano più attuali e di maggior
interesse.
Così nel 1901 pubblicava ad Upland, Imi.
uno studio sulle « Itulian versions on thè Bible »., mentre nel 1904, a Filadelfia, ove dirigeva una Chiesa Metodista Episcopale, pubbUcava « Arpa italica. Raccolta di inni retigiosi e patriottici ».
Qualche anno dopo, continuando egli ad
interessarsi nella colla città americana di rag
guardevoli nuclei di persone che la grandiosa
emigrazione italiana della seconda metà del
XIX secolo aveva fatto affluire in quella città ed anche nella sua comunità religiosa, daalle stampe quello che avrebbe dovuto esil primo di una serie di studi esegetici
sulle epistole di San Paolo, e che si fermo invece al primo ed unico volume : « Epistole
postorali. 1“ epistola a Timoteo. Commentario
esegetico pratico ». (Filadelfia, 1909).
In questa, come del resto in altre opere del
Malan, scritta in lingua italiana e pubblicata
lui il caldo
amore per la sua terra lontana ed il sentimento di e.sser sempre come un esule, costretto
dalle esigenze della vita a vivere fra genti di
lingua e di sentire diversi e là dove, non di
rado in quegli anni, un sentimento pertinace
di italianità veniva ancora dileggiato e considerato come una colpa : a causa della indisrriminata emigrazione del nostro paese che
andava allo .sbaraglio senza protezione alcuna,
senza preparazione e senza istruzione.
Teofilo G. Pons
(continua)
5
g maggio 1969 — N. 19
pag. 5
MILAN
Tavola rotonda sugli
di istruzione secondaria
Festa di canto ia Val Clisan
istituti
alle Valli
I\/ou avendo r'.cevuto cronaca diretta, la
riprendiamo da ' Nuovi Tempi*\
1 motivi della crisi degli Istituti valdesi
di istruzione secondaria sono stati discussi
dalla coinun.là di Milano in una tavola rotonda alla quale hanno partecipato Giorgio
Rocliat. Augusto Armand Hugon, preside del
liceo-ginnasio di Torre Pellice e Lilian Gay.
Rochat ha ricordato, innanzitutto, come è nata la commissione incaricata dal Sinodo 1968 di redigere il rapporto sugli istituti \aldesi, che verrà presentato al prossimo
Sinodo. Passando a esaminare i problemi degli istituti, Rochat ha detto che la crisi risiede nelle diverse circostanze in cui la scuola italiana, anche alle Valli, si è trovata negli ultimi vent'anni. Lo Stato ha aperto molte scuole e ha concentrato a Pinerolo diversi
istituti di istruzione secnodaria — che contano circa duemila allevi — aprendo
inoltre a Torre Pellice una scuola media statale. 11 Collegio valdese ha perso quindi —
secondo la commissione — il suo carattere
di unicità alle Valli. Oltre a questa situazione s' -dastiea, che ha portato, tra l’altro, alla
diminuzione del numero di allievi del Collegio, Rochat ha chiarito la situazione finanziaria. Un bilancio annuo di circa quaranta
milioi.i (includendo anche la scuola media di
Pomr;' Ito) con uscite, relative a stipendi, per
circa 'rentanove milioni, e con spese di manutenzione (materiale didattico e varie) per
circa ' il milions. Le chiese delle Valli danno
un Ci. ;!ribulo di circa settecentomila lire alle oli erte, alle contribuzioni e agli introiti
vari, he lasciano scoperto un deficit di circa
venli uìilioni annui.
La relazione e stala presentata in anticipo
alle < . .nunila perché queste ne possano discuter . in vista della decisione definitiva
che i .'Mnodo 1969 dovrà prendere. Secondo
le CUI 'us.oni a cui sono giunti i membri
della ■ '»inmissone le scuole dovrebbero essere ehixse. subito il liceo e, probabilmente,
molte eresio le scuole medie.
La un missione — ha precisato ancora
Gior:.e Rochat — ritiene però che la Chiesa v;.^ 'se abbia una precisa responsabilità
nel c n Qo dell educazione, non in concorrenza co. io Stato, ma dove lo Stato non arriva Q . lo vuol dire: potenziamento dei convitti. cialmente a Pinerolo; istituzione di
dopoi-oi:.5!a. che integrino il lavoro scolastico: ili remento della cultura neUe Valli valdesi. ; {liante la sistemazione della biblioteca n "logica della Casa valdese di Torre
Pelile.- ‘ mediante la creazione di una bi*
bliotec" di cultura moderna, a vantaggio di
tutta ; popolazione.
Sull, relazione si è espresso anche il preS'àe el i Collegio. Augusto Armand Hugon,
ricordando che il problema non è nuovo, se
ne parta infatti da circa nove anni, ed esprimendo l'opinione che la relazione, anche se
viziala 111 corti punti da sottolineature sociologici!; un po* troppo marcate, è tuttavia documervata c sostanziosa. Secondo Armand
il Collciiìo non è a solo vantaggio
’tglie.«ia agiata di Torre Pellice in
'.piesla praticamente non esiste. A
l'o la oontlanna al Collegio viene da
a-'ozione « laicista « della scuola, che
1 il Collegio fra le scuole « eonfesINon gl; sembra, inoltre, che sia
in esame il carattere della « peprotestanle », che è sostanzialmente
da ({uelia cattolica. Questa pedagogia
del lo Armand Hugon — si qualifica
1 quid* che qualsiasi insegnante proporta istintivamente nel suo lavoro,
'i'si.sie nelle scuole valdesi in discus
Hugii
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« L liiaro cdie non si deve mettere il costo in ì>i'imo piano --- ha precisalo il preside di forre PeH cc a proposilo del problema
finan/ perché per le opere della Chie
sa quello criterio economico non vale. Almeno non vale per tutte le altre opere della
Chiesa
Il difcllo fondamentale delle soluzioni al"
ternali\c [iroposte dalla commissione ■— ha
continualo Armand Hugon — è quello di
essere vaghe, di non afironlare problemi tecnici specifici, per esempio il doposcuola deve es.xcre coordinato con rinsegnamenlo svolto il inallìno. Le altre iniziative culturali
sarebbero poi in conlrasto con l amblente che
deriverebiie dalla .soppressione del Collegia.
un aniìiicnle che già ora mo.slra segni di regre.«so qualitativo. La popolazione valdese
non >i interessa più alla cultura, ma solo
alla carriera. K questo si avverte anche nella
v.ta delle comunità delle Valli. « Prima di
demolire ha concluso Armand Hugon —
vorrei vedere iniziate le altre proposte, che
sono belle, troppo belle a parole, ma che poi
allatto pratico non sono realizzabili».
Liliali Gay. infine, si è ispirata alle rifornic scolastiche del periodo Cromwelliano per
ricordare uno dei punti principali della rilornia .«colasiVa di quel tempo, cioè se la
scuolji ilf'liba es.sere una scuola di élites. o
Se non deliba invere cercare di raggiungere
il maggior numero pos.sibìlo di p?rsone. 1 rilorinalori si-elsero la seconda via, sembra invece che ¡1 Collegio valdese, insistendo sul
fippo ebis.^-ico. aiiliia sccllo la prima. Il liceo
cLs.sico infatti oggi non è più significativo,
ppfehe non raggiunge la mngg'oranza delle
persone che studiano. Quindi secondo la
professoressa (iay il problema è .«e que.«euoij, deliba essere un liceo classico o no.
i-c proposte della commissione sono, per
Gay. piiittoslo interessanti, sia pfr
guanto riguarda il doposeuola. che non è
"Oratorio ». ma aiuto a quanti vogliono conbniiare glj studi e non hanno la possibilità
essere seguiti dalla famìglia. sV per le
borsp di studio, che molto spesso rapprcsenJano I elemento decisivo nelle famiglie per
proseguire gli studi ai figli.
La d seiissione segnila alle tre relazioni è
piuttosto animata ed ha messo in luce
le proposte della commissione sono tutte
positive, anche .se necessariamente vanno af“bate: che non bisogna confondere la peda
gogia protestante con la testimonianza dei
professori evangelici (che vlen data al Collegio e dovunque vi siano professori evangelici) e che la pedagogia è una scienza e, come tale, male accetta attributi e qualifiche
denominazionali (non esiste una medicina
protestante).
Il Collegio -— è stato detto ancora — ha
avuto una enorme importanza negli anni fra
le due guerre mondiali, e durante la Resistenza. Oggi questa missione è esaurita. Il
costo è spropositato: al liceo un allievo valdese costa tre milioni in tw anni. Inoltre,
la statizzazione, proposta dai professori qualche tempo fa, non è facile da ottenere data
la lunghezza dell’iter burocratico e lo Stato
difficilmente accetterebbe una gestione in deficit. Infine la discussione ha reso evidente
che le Valli vanno oggi considerate come
una diaspora di Pinerolo: Torre Pellice dista da Pinerolo un quarto d’ora di pullman,
e così all'incirca Pomaretto. Moltissimi studenti evangelici in Italia hanno percorsi ben
maggiori da compiere. Quelli di Torre devono forse essere dei privilegiati a carico della
Chiesa Valdese?
Gianni Rostan
Ricordando
Emilio Gay
E’ morto improvvisamente a Milano, il 19 aprile 1969, il dott. Emilio Gay
la cui spoglia fu accompagnata al cimitero di Frali da un piccolo gruppo
di parenti, com’era suo desiderio, pur
essendo moltissimi gli evangelici milanesi che conserveranno un ricordo
riconoscente ed affettuoso di lui e della
sua attività di medico.
Nato a Firenze nel 1904, Emilio Gay
svolse nella sua città gli studi medici
affermandosi presto tra i migliori allievi della Facoltà. Ed in quegli anni,
nonostante l’impegno e la serietà con
cui si preparava alla futura professione, si avvicinò con il collega Giovanni
Corradini, al quale lo legava una profonda fraterna amicizia, ai problemi
teologici e religiosi del tempo. Corradini dovette soccombere giovane ancora ad una grave malattia e Gay
scrisse su di lui alcune pagine commoventi in « Gioventù cristiana », rivista
che nel 1933 aveva raccolto l’eredità e
segnato la continuazione di « Gioventù valdese » fondata quattro anni prima.
Intorno a questi periodici giovanili
del nostro protestantesimo si formò
un gruppo che ebbe importanza nella
svolta teologica della Chiesa come superamento della teologia liberale e che
trovò poi espressione nella figura di
Gangale e neU’attività editoriale di
BOXA. Emilio Gay partecipò da vicino a questo movimento di pensiero
che contribui pure a far conoscere
Karl Barth in Italia ed a chiarire su
basi saldamente teologiche i concetti
ecumenici protestanti di allora.
Quando, all’inizio del 1934, il dott.
Nino Jervis, direttore della casa di cura « Asilo Evangelico » di Milano, lasciò l’Italia per continuare negli Stati Uniti la propria vita professionale,
fu chiamato al suo posto il dott. Gay.
Così Milano divenne la sua città di
adozione e per decenni 1’« Asilo » fu
al centro del suo lavoro di medico capace, colto, coscienzioso. E’ facile immaginare il bene che ha potuto svolgere nel nostro ambiente un siffatto
medico : chi poi ne conosceva il carattere sobrio e schivo capirà pure quarito esenti da personalismo e quanto riservati fossero l’aiuto, il consiglio, la
cura che provenivano da lui.
Com’è stato detto a Milano dal pulpito, nella domenica successiva al
lutto che ha colpito la comunità, ricordando il dottor Emilio Gay, noi benediciamo Iddio perché il nostro Fratello ha potuto esprimere nella sua
opera di medico il pensiero di Dio che
è e rimane volontà di armonia, di liberazione, di amore per ogni creatura.
Un fratellc! della Comunità
La Festa di Canto per la Val Chisone ha
avuto luogo, domenica 4 maggio, nel tempio
di Pramollo. Il tempo, piovoso fino a poco
tempo prima dell’inizio di questa manifestazione, non ha favorito un numeroso afflusso
di persone dal fondo valle; tuttavia il tempio
era gremito di Pramollini che, con la loro presenza, hanno dimostrato concretamente il loro
interesse per la Festa di canto.
Sei le Corali presenti; Prarostino (Dir. sig.
Gustavo Albarin) che abbiamo rivbto con
molta gioia a questa Festa dopo molti anni
di assenza; San Secondo (Dir. sig.ra Liliana
Genre); Villar Porosa (Dir. Pastore E. Geymet); Pinerolo (Dir. sig.na Bessone); Pomaretto (Dir. sig.na Speranza Grill); San Germano (Dir. sig.na Elda Tiirck).
La prova d’insieme viene effettuata rapidamente nel tempio; poi ha inizio la Festa, con
la lettura della S. Scrittura e la preghiera detta dal Pastore P. Pons che rivolge a tutti
una parola di fraterno e gioioso benvenuto.
Sotto la direzione del Presidente della Commissione del Canto Sacro, Pastore Edoardo
Aime vengono eseguiti gli inni d’insieme assegnati allo studio delle Corali fin dell’autunno
scorso; alcune Corali li hanno preparati con
cura ed impegno; per altre la preparazione
sembra lasciare alquanto a desiderare; l’insieme purtroppo ne risente; abbiamo notato un
certo numero di coralisti che nella esecuzione
degli inni d’insieme, in certi casi non ha
aperto bocca. E questo è veramente peccato
perché l’esecuzione degli inni d’insieme rappresenta il momento più importante delle nostre Feste di canto; ed essa è quella che il
pubblico ricerca ed apprezza maggiormente.
Per sostenere che lo scopo dei nostri incontri
annuali in queste occasioni è appunto di lodare tutti insieme il Signore mediante l’esecuzione degli inni d’insieme, la Corale di Pinerolo si è astenuta quest’anno dal preparare,
inni o cori particolari; il Presidente della
Commissione del canto sacro, traendo lo spunto da questo fatto, invita tutti a considerarlo
come un richiamo a riflettere seriamente sul
carattere e sullo spirito che questi nostri incontri debbono avere e dal quale essi debbono essere animati. Certo si può lodare il
Signore con l’esecuzione di un inno ed anche
dì un coro particolare; ma quando la preparazione di questi inni o cori finisce con lo
andare a scapito della preparazione degli inni
che siamo chiamati a cantare insieme, allora
rischiamo di venire al tempio per essere ammirali dagli uomini, e non più al solo scopo
che il Signore, e Lui solo, sia lodato e glorificato. Non è questo un problema nuovo di
iiiiiiiMmimiiimimiiinMiiiimiiiimMiiiiiiiiiiiiiiiuimiiiimimiii
l■ullmlllmlml<Illm■lllmmllllllmmmllllUlmmlllllllmlllmllllNllllllllllllmlmllllllllllllll
iiiimiiiiimiimiiMiimiiiMiiMiimimiiiiimiimiiiiiminmiii""
lihiiliiiiiliiiimiiiniiii. .Miiiiniiiiiimmii
I ..............................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
DALLE NOSTHE COMUNITÀ
AN6B06NA (Capolaoga)
Con il mese di aprile si sono concluse le
riunioni dì quartiere dedicate, nelle ultime
settimane, ad una serie di studi biblici sul
Vangelo di Giovanni. Nel mese di Marzo alcune riunioni sono state presiedute da Claudio Tron, Segretario della FUV, in visita alle nostre Union;. Egli ci ha parlato dei vari
aspetti della contestazione giovanile nella
scuola, nella società e nella Chiesa. L’argomento ha suscitato vìvo interesse e provocalo ¡11 alcuni casi una vivace discussione.
Alcune sett'mane fa abbiamo avuto il piacere di ricevere la visita dei giovani di San
Germano Chisone, che hanno rappresentato,
con molta bravura, due atti unici comici, e
proiettato una serie di diapositive a colori
su soggetti di montagna, veramente ben riuscite; li ringraziamo ancora per la simpatica serata che ci hanno offerto. La nostra
Unione Femminile ha a sua volta ricevuto
rUn'one sorella di San Giovanni; anche in
questa occasione abbiamo ammirato una serie di diapositive su diversi paesi europei,
presentate dalla Signorina Ethel Bonnet, a
cui rinnoviamo il nostro ringraziamento. Serbiamo il ricordo di un pomeriggio sereno in
fraterna letizia. In Marzo i Cori alpini di
Pinerolo e Torre Pellice hanno offerto una
riuscitissima serata a favore dei sinistrati di
Angrogna. Ad essi va il nostro plauso per
il bel programma presentatoci e la nostra
riconoscenza per l’atto di solidar.età espresso
con questo mezzo.
Anche la nostra Filodrammatica ha visitato con successo un certo numero di località delle Valli, presentando i due lavori messi in scena quest’anno: «Una famiglia americana » e « L’omino sul sicomoro ». Il 17
Maggio è prevista una riunione dell’assemblea della Filodrammatica per l’esame della
attività svolta e il rinnovo del consiglio direttivo.
La Domenica delle Palme sono stati confermati ; Laura Bertin dell’Arpanot e Elio
Berlin della C ava, mentre Guido Chiavia
de! Capoluogo ha ricevuto il Battesimo. Circondiamo di affetto questi giovani, sperando
che possano portare nella loro vita, come in
quella della Comunità, il segno dell’impegno
assunto davanti a Dio. La nostra Corale ha
cantalo il giorno delle Palme nel Tempio del
Serre, diretta da .Ìcan Louis Sappé, e giove«lì santo e Pasqua al Capoluogo. Sta ora preparandosi per la festa di canto e Pentecoste.
L'assemblea di Chiesa del 13 Aprile ha
eletto quale rappresentante al Sinodo il
signor S Ivio Berlin del Prassuil e alla Conferenza distrettuale i signori Giampiero Saceaggi e Luciano Pons. Sono stali eletti revisori dei conti .lean Louis Sappé e Franco
Berlin.
La Domenica della Facoltà, abbiamo avuto la gioia di udire la predicazione dello
Stud. Tlieol. Enrico Seariiiei di Forano Sabina; egli ha pure parlalo ai bambini della
Scuola Domenicala. Serbiamo nn ricordo ricono.seente del suo breve .soggiorno fra noi.
Ringraziamo pure il Past. Bogo. ii sig. Dino Gardiol e ¡1 Past. Renato Coìsson, per
le loro apprezzate predicazioni.
Nel mese di Marzo sono nati : Andrea di
Yvette c Rolando Bertin e Lorella di Mafal
da e Delio Benech; ai piccoli e alle loro famiglie rinnoviamo le nostre fellcitaz'oni e
l’augurio di molte benedizioni del Signore.
Sempre in Marzo, nella chiesa del Ciabas si
sono uniti in matrimonio Bertin Riccardo
delPArpanot e Favai Divina di Bobbio Pellice. Molti auguri di vita serena a questi due
sposi trasferiti provvisoriamente a Lus. San
Giovanni.
Terminando con una nota triste, ricordiamo il decesso avvenuto il 16 Aprile all’ospedale di Torre Pellice di Stefano Odin, del
Prassuil. alTetà ancora valente di 63 anni.
Ricordiamo con. affetto la sua figura gioviale e simpatica.
VILLAR PELLICE
Abbiamo accompagnato al campo dell’ultimo riposo terreno le spoglie mortali di Celestina Roland nata Geymet (Centro) e di
Edmondo G'.raudin (Centro). Tutti e due
quest: Scomparsi ci hanno lasciato in ancor
giovane età. Essi avevano infatti raggiunto
rispettivamente l’età di 62 e 63 anni. Numerosi conoscenti ed amici sono venuti a
porgere il loro ultimo saluto prendendo parte al loro accompagnamento funebre.
Ai familiari rinnoviamo l'espressione della nostra solidarietà cristiana e della nostra
fraterna simpatia.
La Chiesa desidera pure porgere le sue più
vive e sentite condoglianze, insieme alla assicurazione de) suo fraterno affetto, alla famiglia di Stefano e Fiorella Davit, del Centro, colpita nei suoi affetti più intimi con
la scomparsa improvvisa e tragica della sorella della Signora Davit, perita in un inc dente automobilistico.
« Noi non abbiamo qui una città stabile,
ma cerchiamo quella futura « (Ebrei 13 : 14).
E" stato presentato al S. Batte.simo il piccolo Davide, d) Riccardo c Franca Bonjour
( Pianta).
Il Signore lo accompagni - insieme ai
suoi genitori, padrino e madrina — con la
sua grazia e le sue benedizioni.
Ci hanno ultimamente portato il messaggio della Parola di Dio, presiedendo il culto
e poi prendendo parte ad una riunione delrUnione Femminile, il Pastore R. Jahier e
lo Studente in Teologia Giu.seppc Platone.
Li ringraziamo vivamente a nome della Comunità.
Sono stati iniziati da alcune settimane alcuni importanti lavori di sistemazione del
Centro di Villar Pellice. Si sta infatti provvedendo alla posa delle fognature. I] tempo
però sembra aver congiuralo per rendere più
complicata e difficile la realizzazione di quest’opera. Il sole sembra e.ssere scomparso, viceversa abbonda la P*08SÌa- Le strade .sono
cosi rese qua.si intransitabli. coperte come
sono da una abbondante fanghiglia e cosparse di profonde buche. Speriamo nel ritorno
.sollecito del bel tempo; ciò servirà ad eliminare le numerose pozze d'acqua — vero pericolo per i pedoni ed i loro vestiti — e faciliterà pure l’esecuzione dei lavori.
Malgrado la stagione poco propizia alcune famiglie si sono già trasferite più in alto
nei loro « fourest ». dove trascorreranno l'e.slate accudendo al loro bestiame. Incomin
cia cosi l'epoca della dispersione estiva. Ci
auguriamo però di poterci lo stesso ritrovare numerosi la domenica mattina nel tempio per l’ascolto deUa Parola del Signore. II
S'gnore intanto accompagni con la sua grazia chi, per forza di cose, non potrà che rimanere assente durante tutti questi mesi.
Nei giorni 18 e 19 maggio avrà luogo il
nostro V bazar » annuale.
Grazie fin d’ora a tutti coloro che prenderanno parte a questa manifestazione ed a
quanti cl faranno pervenire i loro doni. Ci
auguriamo che e gli uni e gli altri possano
essere molto numerosi.
LETTERA AL PRESIDENTE
DEL CONSIGLIO DELLA FEDERAZIONE
DELLE CHIESE EVANGELICHE
IN ITALIA
Egregio Signor Presidente,
la Comunità Valdese di Aosta, riunita in
« assemblea di chiesa » domenica 27 aprile,
udito il Notiziario, trasmesso per radio domenica mattina 20 aprile dopo il culto evangelico, sulla visita di Paolo VI alla sede del
Consiglio Ecumenico delle Chiese di Ginevra
nel prossimo giugno, insieme al proprio stupore esprime la sua protesta per gli appellativi
di « Santo Padre » e « Papa » con i quali il
detto Notiziario (emanazione della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia) ha definito il capo della Chiesa Romana... appellativi che, a nostro avviso, suonano riconoscimento ufficiale delle mansioni di « paternità »
e di « santità », da parte della Federazione
delle Chiese Evangeliche in Italia, ad un uomo. sia pure il capo di una Chiesa... cosa che,
sulla base dell’Evangelo al quale le Chiese
Protestanti si richiamano, non è assolutamente accettabile.
Creda, Signor Presidente, al nostro profondo dolore e disappunto, mentre auguriamo
che. neU’avvenire, i « .servizi » (Notiriario
compreso) della Federazione, che Lei presiede. si tengano su una posizione di più ferma
sensibilità evangelica.
La Comunità Valdese di Aosta
COAZZE-SUSA
Durante la settimana di Pasqua, la nostra
Comunità ili Suso ha avuto dei Culti in comune eoi! le Comunità Baltiste (li Susa, dei
paesi vicini c .scambi di pulpito con celebrazione della Santa Cena,
AI Cullo domenicale di Susa sono stati
battezzati Volpi Davide di Giu.seppino e di
Anna Maria Cena di Bcinasco e Pellegrin
Laura di Mario e di Irma Baridon originari
(li Torre Pellice. Voglia il Signore continuare a fare crescere in sapienza, statura e grazia quelle care creature e a benedirle con i
lori genitori.
oggi; un progresso è stato indubbiamente realizzato rispetto al passato; eppure abbiamo sempre bisogno di essere richiamati a vigilare affinché lo spìrito che deve animarci tutti a
queste feste di canto non venga dimenticato,
o, peggio ancora, sia pure involontariamente,
senza che ce ne rendiamo ben conto, tradito.
Le Corali hanno eseguito i seguenti inni
e cori : Prarostino : Innario N. 256 e Coro
(( Le Seigneur a fait voir son immense pouvoir »; San Secondo : Psaumes et Cantiijues
n. 52; Coro « Christ est ressuscité »; Villar
Perosa : Incontro con Cristo nei canti dei nostri padri (miscellanea di inni un tempo molto conosciuti e cantati ed oggi, purtroppo,
dimenticati dai più a causa del decadimento
della conoscenza della lingua francese tra
noi); Coro: « Alleluja! Il Cristo è Vivente! »;
Pomaretto: Innario n. 362; Coro: « AUeluja
di Pasqua »; San Germano : Psaumes et Cantiques n. 210; Coro « Agnello di Dio » del
Pastore Virgilio Sommani.
Gli inni delle esecuzioni d’insieme erano:
Innario Cristiano: 103 (1,2,3); 145 (1,2,3);
367 (1,2,3,4,); Corali e Cantici: «Voglio servirti sempre, o mio Signore... »; Psaumes et
Cantiques: 255 (1,2,3); 150 (1,2,3).
In un intervallo, il Presidente ha annunziato che U nuovo Innario sarà pronto per
le Comunità al prossimo Sinodo, in Agosto.
Vi sarà in esso una vera e propria miniera
dì inni per le Corali e per le Comunità. E
qui allora si vedrà se le Corali avranno coscienza del loro compito e della loro responsabilità : spetterà infatti proprio a loro preparare, nel corso dell’anno, buon numero di
questi inni, cantarli nel cprso dei culti domenicali o quartierali per insegnarli ai fratelli
ed alle sorelle delle comunità nelle quali esse
sono chiamate a svolgere in primissimo luogo questo servizio.
E siano certe che questo servizio umile,
talvolta anche faticoso e poco appariscente,
non sarà vano; anzi : esso qiotrà essere in
benedizione per tutte le nostre comunità nelle quali in generale il canto langue assai in
questi ultimi tempi.
Ci asteniamo di proposito dal pronuiizìare
un qualsiasi giudìzio sulle esecuzioni particolari degli inni e dei cori. Avremmo troppe
cose da dire e non vogliamo correre il rischio
di venire fraintesi. Un grazie sincero alle Corali ed ai fratelli ed alle soreUe che le dirigono per la loro fatica e per quello che ci hanno detto attraverso il loro canto.
Siamo lieti che la Comunità di Pramollo
abbia potuto ospitare, se_ non andiamo errati,
per la prima volta a memoria d’uomo, la Festa di canto nel suo tempio. Ci scusiamo ancora per il trambusto che la nostra venuta
ha senza dubbio portato; ma ringraziamo di
cuore il Pastore Teofilo Pons e la sua famiglia, il Concistoro e la Comunità di Pramollo
per l’accoglienza cosi cordiale e fraterna che
tra loro abbiamo ricevuto. praesens
Doni Eco-Luce
Evelina Maccarino, Canelli L. 500; A. e
E. Rivoir, Ge-Pegli 800; Elisa Long, Abbadia AIp. 500; Nicola Spremolla, Lido di Camaiore 500; Ines Basti, Piacenza 500; Bianca Pavoni, Ventimiglia 500; Giovanni Morello, Svezia 470; Adele Mattone Ruffino,
Coazze 500; Lidia Giacinto, Catania 500;
Calogero Monreale, Grotte 500; Franco Monaco, S. Giov. Lipioni 500; Hanny Rapisarda, Numana 500; Guglielmo Semadeni, Svizzera 500; Silvia Caflisch, Catania 500; Giuseppe Somma, Udine 500; Giorgio Velo, Caerano 500; Suscita Artus Martinelli, Crema
6.750; Letizia Rodio, Vedano Olona 2.500;
Elvina Pognani, Mantova 200; Fulvio Resburgo, Aosta 500; Beniamino Fabiole, Careraa 500; Se. « Cappella Vecchia », Napoli
5.000; Lidia lardella, Leumann 200; Enzo
Barreca, Caltagirone 500; Italia Stauhle, Bordlghera 500; Enrico Vigliano, Bari 1.000.
Grazie! (continua)
RINGRAZIAMENTO
La famiglia di
Giovanni Coìsson
ringrazia con riconoscenza quanti si
unirono ad essa, con affetto e simpatia, nella dipartenza del Babbo.
« L’Eterno è il mio pastore »
(Salmo 23)
Angrogna (ai Ricca), 5 maggio 1969
AVVISI ECONOMICI
CEDESI Pcns one avviatissima Riviera Levante. Scrivere Patente 81706 - Fermo
Posta - Santa Margherita Ligure.
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ONEGLIA.
6
pag. 6
N. 19 — 9 maggio 196&
. . . UN PASTORE AL CONGRESSO GIOVANILE DI ECUMENE
ÌSoUziarw ---------- . .
ecumenico lEto di UH v'niiiG8 iiisiirìiiiiiiito M GoncKti probliiiiii dell eoino,
_ — H H
a cura di Roberto Peyrot
UN POLMONE D'ACCIAIO
PER LA ROMANIA
Ginevra (soepi) — Un polmone d’acciaio
del valore dì circa, Id mil oni di lire italiane
sarà offerto alla Chiesa riformata di Romania in occasione della commemorazione del
400o anniversario della promulgazione della
libertà religiosa universale da parte della Dieta di Transìlvania. Donatori sono dei presbiteriani americani di orìgine transilvana.
A richiesta del vescovo Nagy della Chiesa
riformata rumena., il polmone d acciaio verrà assegnato alla clinica infantile universitaria di Marosvasarhely per esser messo a disposizione della popolazione della Transilvania, regione situata a nord-est della Romania.
L’ambasciata della Repubblica socialista dì
Romania a Washington ha annunciato che il
governo rumeno aveva autorizzato 1 importazione di detto apparecchio senza tasse doganali.
CONSULTAZIONE
RIFORMATO-CATTOLICA
Amsterdam (soepi) — Sei delegati dell Alleanza riformala mondiale (ARM) ed altrettanti del Segretariato per l’unità dei cristiani, della Chiesa cattolica (ECR) si sono riuniti vicino ad Amsterdam recentemente per
consultarsi sui rapporti fra riformati e cattolici.
Le conclusioni, in vista di una ulteriore
azione, saranno sottoposte all’approvazione
delle autorità dell'ECR ed ai eomitati esecutivi dell’ARM. ... , j.
Sono state presentale due relazioni sul diaIo»o riformato-cattolico nei Paesi Bassi e negli Stati Uniti e due studi sulla « presenza
del Cristo nella Chiesa e nel mondo» tema
eventuale di un possibile dialogo fra riformati e cattoliei su seala mondiale.
Oltre ai suddetti delegati era presente
la consultazione, quale delegato a titolo di
osservatore da parte del CEC, il pastore olandcsc P- B08ntir1113l5.Gr,
UNA DATA IN COMUNE
PER CELEBRARE LA PASQUA?
Neiv York (soepi) — U patriarca ecumenico Atenagora I di Costantinopoli ha chiesto che la cristianità d’oriente e doecidente
festeggi la Pasqua nel medesimo giorno.
Onesto appello è contenuto nelle dichiarazioni della Pasqua 1969 ricevute a New
York e rese note dall’arcivescovo lakovos,
primate dell’arcidiocesi ortodossa greca del
Nord e del Sud America. Quest anno gli ortodossi hanno celebrato la Pasqua il la
^patriarca ha detto che è « írísíe » d
fatto che i cristiani celebrino la Pasqua ui
date diverse. Egli ha espresso « fervido
voto che tutti i cristiani osservino assieme
la santa domenica di Pasqua... e che vengano al più presto fatti degli studi — con fe
deità e con umiltà - che consentano a realizzazione delVosservanza universale della piu
grande e della più sacra delle feste cristia
ne ».
iiiiiiiiiiiiiiiiiniiiHilHiimiiiiimmiliimuiimimiimmiMMiimmiiHMiiiiiiiiiiMiHMiii
...
ma di UD tenua rlferiimmto evangalico
Il villaggio di « Ecumene » sorge in
zona collinosa, non lontano da Velletri, sui colli Albani; a pie dei medesimi si delinea la zona ridente dei laghi di Albano e di Nemi e tutt’attorno
le ben note zone residenziali di Castelgandolfo, Albano, Genzano, Ariccia dove c’è una comunità battista e Rocca
di Papa con una colonia per bambini
evangelici. La Chiesa metodista ha
scelto questa zona per offrire alla gioventù un luogo di incontri, studi, lavoro comunitario nel clima d’un ecumenismo aperto a tutte le fedi.
Al Congresso giovanile evangelico di
Ecumene tra osservatori e delegati si
era quasi un duecento, soprattutto al
primo giorno, mentre il villaggio può
offrire ospitalità normalmente per
un’ottantina di posti; eppure il gruppo impegnato ha compiuto miracoli
di strategia logistica, smistando ogni
sera buona parte dei congressisti verso Ariccia e Rocca di Papa. Le giornate sono state dense di studi, discussioni a gruppo, dove ognuno ha potuto esprimere il suo pensiero, mentre
nei ritagli di tempo gli incontri personali ci hanno consentito di valutare
le situazioni delle comunità più diverse e di avvertire il clima di solitudine
e talvolta di stanchezza del nostro
mondo evangelico federato, mentre
la nota della gioia e della testiinoiiianza era poco percepibile nelle dichiarazioni colte dalla viva voce di rappresentanti.
Il problema tfeirassistenza
La decisione d’un lavoro a gruppi è
stata felice e per il nostro gruppo si
è potuto avere una panoramica molto
interessante delle esperienze più varie.
Da. Pomaretto alla Sicilia le relazioni
hanno toccato vari tipi di impegno e
metodi di lavoro in vari settori.
DOPOSCUOLA. A La Spezia, come
riferisce il fratello Scaramuzzi, si compie un lavoro di doposcuola nelle case; si avvia il discorso coi ragazzi i
quali esprimono la vita del loro quartiere a mezzo d’un giornale ; il penetrare direttamente nel mondo dell’operaio consente la scoperta di p^olti pxpblemi che sono affrontati di volta in
volta dal gruppo. Ad Agrigento iiasce,
secondo quanto ci dice E. Rivoir, la
« Comune » agrigentina, con due famiglie che hanno messo ogni cosa insieme e per mezzo del doposcuola cercano di preparare i ragazzi ad un ^nso critico verso una scuola troppo tradizionale, staccata spesso dal contesto
della vita delle famiglie ; due insegnanti svolgono questa missione per una
ventina di adolescenti.
Ad Ariccia una signorina evangelica
va alla ricerca dei bimbi abbandonati
la cui casa è la strada e tra i quali si
notano anche degli arabi; purtroppo
la comunità dei giovani rimane spet
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e
Ai COLLOQUIO PASTORALE DELLE VALLI
Discussa la presenza pastorale
la testimonianza evangelica in fabbrica
L’incontro pastorale svoltosi
rolo il 14 aprile è stato caratterizzato
dalla presenza del past. Williams, di
cui il nostro giornale ha
mente una intervista. Il ^battito, n
«rendendo le conversazioni precederiti,
è stato centrato sul probleina della
cura d’anime nei centri industriali. Il
past. Williams ha messo in evidenza
il fatto che oggi si pone come Tergente
il contatto con il mondo industriale.
La Chiesa cristiana non ha ancora saputo affrontare con coraggio il suo
inserimento della predicazione nella
fabbrica. Riferendosi a personali esperiGiìz6 Gd 3- suoi contatti ha trattc§
giato la figura del pastore di fabbrica,
quale si incontra nelle Chiese evangeliche europee, in particolare inglesi.
Non sono mancate le obiezioni a questa impostazione della testimomariza
da parte di alcuni pastori Si è .detto
che la formula del cappellano di fabbrica nel nostro ambiente italiano non
svolge affatto quella funzione di testimonianza, ma finisce col diventare
strumento delle direzioni; si è anche
detto che la sua presenza non è sempre gradita dagli stessi operai. E’ sembrato invece che la presenza cristiana
nel mondo industriale sia da ricercarsi principalmente come presenza di
uomini che vivono la vita di fabbrica
e testimoniano nel suo interno. Molti
problemi rimangono aperti a cui sa^
rebbe interessante poter rispondere;
il significato dell’esperimento dei preti operai, la diversità delle situazioni
nei paesi europiei, il carattere forse accentualmente politico della nostra
problematica ed eccessivamente tecnicistico di ambienti ecumenici ecc.
Il pomeriggio ha visto il previsto
incontro sulla Relazione della Coni,
d’istruzione. Ripreso e approfondito il
tema della testimonianza, della laicità
dell’istruzione, del confessionalismo,
dei convitti.
Prossima seduta
La prossima seduta del Corpo
Pastorale delle Valli avrà luogo
luned'-i 12 maggio, a Pinerolo.
ore 9,30: culto presieduto da
Lazier.
ore 10-12: Esame dei cap. II e
V del volume di G. Crespy:
Il pastore al punto di esplosione.
La riforma dei ministeri.
ore 13,30-14,30: Problemi amministrativi.
ore 14,30-16,30: Esame finale
della Relazione sull’istruzione.
tatrice dinanzi a un lavoro cos'i prezioso e ricco di possibilità. Ad Ivrea,
riferisce R. Longo, un gruppo di giovani opera tra i figli degli immigrati;
per questo hanno mobilitato un’équipe
medico-pedagogica e stanno preparando le linee per una legge a favore dei
disadattati; il doposcuola tende anche
al rinnovamento della scuola a mezzo di contatti con gli insegnanti. Anche a Rivoli c’è un avvio di esperienza
in questo senso e si è alla ricerca di
personale «ad hoc» per la parte tecnica. A Teramo un gruppo è impegnato
in ricerche nel mondo rurale per risolvere i difficili problemi della campagna; c’è un lavoro di ricerca dei ragazzi nelle masserie, per far loro frequentare la scuola.
Per quanto si riferisce alle SCUOLE
MATERNE e ai CONVITTI, il collega Anziani parla delle esperienze di
Rapolla dove alla linea paternalistica,
di pia assistenza, si sostituisce un discorso con le famiglie e con la comunità, perché la Scuola Materna sia
sentita come espressione della testimonianza della chiesa di Cristo. Mancano purtroppo le persone qualificate e
le esperienze. All’Istituto Ferretti di
Firenze si è discusso su la « lettera ad
una professoressa» e sui fumetti; si
sono affrontati vari problemi concreti,
come quello sessuale ; si sono sperimentate le assemblee dei ragazzi. A
Pomaretto, oltre la Scuola Materna,
il Convitto coi suoi ottanta ragazzi e
ragazze di varia provenienza e ambiente offre possibilità di un lavoro interessante, sia in riferimento al riadattamento dei casi difficili, sia per il collegamento con la Scuola Media locale
e la Scuola Elementare. Il gruppo, pur
seguendo una linea moderna, è ancora in fare di ricerca, anche per la
mancanza di personale « ad hoc ».
Per le SCUOLE SERALI E DIURNE,
AVVIAMENTI AL LAVORO, OPERE
TRA SPASTICI, ANZIANI, ecc. si
odono relazioni diverse : a Roma, nella
zona della Garbatella, con l’appoggio
della comunità battista oi)era un grupn
po - riferisce la dr. Papini - a favore dei
minorati e degli spastici. A Vittoria,
all’asilo per anziani si avvia una linea
che interessa gli anziani, sia a mezzo
di assemblee, sia impegnandoli in qual
che attività che solleciti i loro doni
ed un senso di altruismo, mentre di
solito ad una certa età ci si chiude e
si aspetta sempre un po’ di conforto
e un po’ di compatimento. A Cerignola, dove sorge un centro sociale, con
scuola materna e maglierificio, si cerca non soltanto di impegnare nel lavoro un gruppo di ragazze, ma di prepararle per il loro inserimento nella
società; la nota della testimonianza
evangelica è presente e alcune ragazze, in quel contesto, giungono anche
alla conoscenza del Salvatore Gesù
Cristo. Come riferiscono Myriam Castiglione e la sig.na Loconte, l’elemento della vita sociale non è disgiunto
dalla nota del messaggio espresso nei
modi e nei termini che le circostanze
offrono. Una sorella di Riesi, racconta
le esperienze di Palermo e Riesi, ormai
note a tutti: qui centinaia di bambini
possono conoscere la dignità dei figli
del Signore. Dell’opera in Cinisello
Balsamo parla diffusamente il fratello
Chiarenzi, personalmente impegnato
per i corsi serali in quella scuola, in
cui nei metodi nuovi si inserisce soprattutto la nota del servizio e della
testimonianza implicita. Della Casa
Gay di Torre Pellice, dove si consegue
un diploma come guardarobiera, assistente di scuola materna e cuoca, riferisce Doris Bonjour.
A Milano un gruppo opera nel campo sindacale ed è collegato con le zone più depresse della città, con le famiglie numerose degli immigrati, i casi difficili; ha mobilitato anche un
gruppo di medici evangelici per la soluzione di problemi di certi quartieri
e ha avviato un tipo di collegamento
con le autorità per la soluzione di situazioni tristissime. Anche molto interessante il rapporto del gmppo di
Torino sugli ospedali psichiatrici e
l’azione, intesa al rinnovamento radicale di vecchie strutture in modo da
conferire ai malati una vera dignità
conseguibile con metodi moderni ed
ambienti adatti al loro stato mentale.
La mano tesa del gruppo pisano, secondo il rapporto di P. Ribet, ha recato
un cospicuo aiuto ai disoccupati della
Marzotto, specialmente per la soluzione di casi drammatici, casi di famiglie
sull’orlo della disperazione e del suicidio; attraverso incontri con le famiglie e assemblee varie si è cercato da
parte del gruppo di rendere sensibili
gli operai ai veri problemi di fondo.
tà immobili, inerti, incapaci di valutare tutto il dramma delle situazioni
più diverse presentate nella rapida
panoramica di cui sopra.
Le due relazioni studio del nostro
gruppo esprimevano, seppure con diverso linguaggio, il contesto nel quale
operano i gruppi; divergevano sul piano direi teologico nel senso d’una più
chiara affermazione del riferimento a
Gesù Cristo, come appariva nella relazione, che « Nuovi Tempi » ha ignorato sotto pretesto che « erano simili
nel contenuto ». Se è vero che la mozione finale ha parlato dell’uomo nuovo, ritengo però che questo concetto
vada maggiormente chiarito nel senso espresso in un intervento congressuale : in Cristo soltanto siamo liberati
dalla nostra cloaca interiore, donde
« escono cattivi pensieri, fornicazioni,
cupidigie, malvagità, calunnie, adulteri, frodi, lascivie, sguardi maligni, superbia, stoltezza ». Perciò il credente,
inserito e impegnato neH’opera di rinnovamento del contesto sociale, non
può non parlare di Colui che ci libera
dagli assolutismi e dagli autoritarismi,
i quali, se il cuore non è rinnovato, si
riproducono nel nuovo contesto della
società sorta dalle rovine di quella che
si è combattuta. E la storia recente ce
lo conferma.
Certo non si può dire che il Congresso abbia avuto una nota pietista,
•tutt’altro; la nota della preghiera e
del canto sembrava abbastanza marginale, penso quindi che un fratello pentecostale, ad esempio, si sarebbe trovato a disagio. Del resto il Congresso ha
pressoché ignorato le comunità evangeliche non federate, che pure rappresentano una grossa aliquota dell’evangelismo italiano. Ed è stato un
peccato.
Le Unioni tradizionali erano in buona parte assenti e i pastori, ufficialmente defenestrati ad Adelfia come
casta privilegiata, per non aver fruito
del loro privilegio nel passato, erano
pochini anche in veste di delegati delle loro Unioni. Perciò al prossimo sinodo le une e gli altri potranno recitare un « mea culpa » in forma solenne anziché sentenziare, in bene o
in male, su quanto il Congresso ha
espresso.
Al gruppo di Ecumene inviamo il
nostro ringraziamento per l’accoglienza ricevuta in mezzo a molte difficoltà.
Gustavo Bouchard
TORRE PELLICE
CROCE ROSSA ITALIANA
Si avvertono i bimbi iscritti alla Colonia
Marina C.R.I. per Vallecrosia di presentarsi
alle ore 16 di sabato 10 corr. mese presso lo
studio del dottor Gardiol, Piazza Gianavello 22, per la visita d’obbligo.
Il Sollocom'tnto
Il diavolo alle calcagoa
di L. ZAMPERINI
« Zamperini è un moderno miracolo e la storia della sua vita si leggo
come un romanzo. Come campioni
olimpico, il suo nome occupò le testate dei giornali e come uno dei pio
grandi eroi della seconda guerra moo diale, ha conosciuto privazioni, soffi ■
renze ed onori. Il più grande avvenimento della sua esistenza fu peio
l’aver dato la propria vita a Dio ».
Dalla introduzione di Billy Grahain.
Edizioni Centro Biblico.
Via Carriera Grande, 37.
80139 Napoli.
Echi della settimana
RODORETTO
L’assemblea di Chiesa è convocata per domenica 11 maggio dopo ¡1 culto per udire la
relazione del Concistoro riguardo alla elezione del pastore titolare.
Il giorno del Venerdì Santo ha confermato le promesse del suo battesimo Silvano Poet
della Gianna, egli assume così la piena responsabilità della sua fede al servizio del Signore.
Consensi e dissensi
Da queste varie relazioni si è avvertito un po’ dovunque la presenza di
gruppi molto impegnati a sanare tante piaghe di ingiustizie sociali che determinano uno stato di rivolta nel giovane, il quale sa valutare criticamente
un certo tipo di società paternalistica
e oppressiva al tempo stesso. Per questo la linea del congresso esprimeva
chiaramente il contesto in cui operano i gruppi, di contro a certe comuni
IL RAPIDO ACCENTUARSI
DELLE PREOCCUPAZIONI FRANCESI
A breve distanza dalle dimissioni di
De GauUe, sull’orizzonte politico francese
appaiono nuvole minacciose. Sono principalmente due : la prevalenza, ognora crescente,
del consenso a Georges Pompidou, e lo smarrimento delle sinistre. Claude Bourdet, prevedendo la vittoria di Pompidou alle elezioni del 1« giugno, esprime (su « Le Monde »
del 6 c.) le grandi e diffuse preoccupazioni.
« Ma avremo noi almeno un regime più
liberale? Un’informazione più onesta? Una
polizia meno brutale? Vorrei poterlo credere! Ma io penso che tutto spingerà il gollismo di Pompidou a dimostrarsi più autoritario e più duro. Non si tratta di chiamare in causa le preferenze personali dell’uomo: non c'è dubbio ch’egli preferirebbe regnare come un mite monarca. Ma vi sono
degli enormi interessi investiti nella conservazione dell’attuale stato di cose. Vi sono
troppi uomini politici che devono tutto al
regime, e che faranno di tutto per conservare la sorgente della loro potenza. Vi sono, a
part're dal 1958, troppi tecnocrati incontrollati. Vi sono troppi speculatori e finanzieri che sono riusciti ad organizzare il proprio ’’self Service” sotto la copertura dello
Stato gollista. Tutto questo è stato possibile,
per un periodo di dieci anni, senza eccessive violenze (tranne che nel maggio 1968)
perché il prestigio e. il potere di mistificazione del generale De Gaulle era un’arma
molto più economica della polizia, delVeserc.ito e dei provvedimenti d’eccezione.
Ma la Costituzione gollista fornisce un
intero arsenale a colui che avesse bisogno di
servirsene. Domani, davanti allo stesso partilo, agli stessi uomini ed alle stesse avidità,
appariranno le stesse opposizioni e gli stessi
problemi difficili... mentre le stregonerie del
vecchio generale non saranno più disponibili
per superarli. Che cosa si dovrà fare? 0 cedere fe sarebbe la disgregazione immediata
d una vasta coalizione di profittatori morali e
materiali), oppure ricorrere alla forza. Io
penso che Pompidou, magari anche violentando le sue preferenze profondo, ricorrerà
alla forza. Già altre volte si son visti certi
uomini di Stato, relativamente moderati, trasformarsi in gendarmi autoritari- si son visti, nelle colonie, dei funzionari liberali diventare dei proconsoli fascisti: bisogna essere molto puri e molto rispettosi della vita
degli uomini per resistere a questa logioa
della storia! Perché fare un tal credito al signor Pompidou?
Ebbene, davanti a questa prospettiva probabile (se non certa), che cosa fa l opposizione di sinistra? Si sarebbe indotti a credere di vedere una folla demente, avvelenata
da qualche potente veleno! (...) Il riavvicinamento e la trasformazione interna delle
forze di sinistra, che progredivano lentamente nonostante i rovesci della storia e che erano riusciti a superare persino gli avvenimenti di maggio e le scosse di Praga, si sono
di nuovo fermati; da una parte e dall'altra,
il settarismo segnerà i più bei successi. Quanto allo slittamento del partito socialista verso il centro, raggiunto il punto più basso fra
il 1947 e il 1958, ed impiegati dieci anni
per risalire da quel putito, ecco i vecchi errori ripetersi come se la storia non insegnasse nulla. Finalmente si vedranno forse (oh
a cura di Tullio ’v(;ola
meraviglia!) numerosi candidati della sinistra cosiddetta ”nuova'\ farsi concorrenza
per quei pochi voti che resteranno! (...)
Non v'è dunque, in questo paese, un uomo coraggioso ed unanimamente rispettato,
che vada di volontà sua ad iscriversi rome
candidato alla presidenza, lanciando uwi. sfida priva di animosità alle forze poUticiì>‘ ed
ai loro stati maggiori maldestri o cicrhi?
Non potrebbe quest'uomo dire a tutte le lormazionl di sinistra: ^'Unitevi sul mio i:.cnie,
se ciò vi sembra opportuno, altrimenti mettetevi d'accordo su qualche altro nome cd io
mi ritirerò’*? ».
L'articolista, con atteggianieiito che iiiltavia ci sembra un po' ingenuo, mostra ritenere che solo Pierre Mendès-France pi.'Uebbe assumere una tale iniziativa.
U THANT
(( La concezione che U Thant ha delrONU^ e quindi della cosiddetta comunità
mondiale, è un misto di volontarismo e. di
realismo. Il volontarismo gli deriva dalla sua
formazione intellettuale, inconfondibil niente
asiatica e segnata dalla dottrina buddista: il
realismo dalla sua ammirazione tutta occidentale per Ut potenza. ’’Nostro compilo collettivo”, ha detto, ’ e la recisa eliminazione
dell'ingiustizia e della povertà, tanto fra gli
uomini che fra le nazioni, e molti cambiamenti richiesti debbono avere inizio nel cuore degli uomini”. Ma anche: ’Il maggiore
ostacolo alla realizzazione dei principi dello
Statuto (delVONU) è costituito dal fatto ineluttabile che il potere politico continua ad
esercitare la sua Influenza, tanto in modo
manifesto che occulto, nelle relazioni inlernazionali”.
Combattuto fra questi due estremi, U
Thant, investito dalle grandi potenze ma
portavoce piuttosto delle attese delle piccole
nazioni, consuma la sua drammatica esperienza nel posto che fu definito un giorno il
più impossibile del mondo''^ con Vaspirozione di "trovare un denominatore comune tra
le parti contendenti”. Sfortunatamente la lezione di questi anni insegna che il solo denominatore comune ammesso dalla logica
della grande politica è Vimmobilismo ovvero
la soddisfazione a corrente alternata degli
interessi dei grandi o meglio dei supergrandi: Suez contro VUiigheria, il Vietnam contro la Cecoslovacchia, U razzismo bianco contro chissà cosa, fino al coronamento di tutto
con Vidllliaca intesa russo-americana per H
Kashmir contro la Cina.
U Thant ha mostrato di aver compreso benissimo (in teoria e in pratica) le due tendenze che possono o potrebbero garantire
’’ordine” internazionale diverso sia dalVanMrchía delle prove di forza che da una delle
tante ”pax” imposte che la storia conosce. U
mondo tende verso l’unità, il mondo deve rispettare il pluralismo... ».
(Da, un articolo di G. Calchi Novali, su
« L’Astrolabio » del 4.5.’69).
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a - Torre Pellice (To>