1
&
ECO
DELLE VALLI VALDESI
Siç.a
LONGO SELUA
Casa Valdese
TORRE PELLICB
Settimanale
della Chiesa Valdese
/^nno LXXXIX - N. 5Ö
F’na CODI« Li re 30
ABBONAMENTI
1 Eco: L. 1.300 per l’interno | Eco e La Luce: L. 2.000 per l’interno j Spedi«, abb. poetale ■ il Gruppo I TORRE PELLICE - 18 Dicembre 1959
/ L. 1.800 per Testerò | L. 2.800 per l’estero / Cambio d’indirizzo Lire 5 0 I Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
FRALI
come I*ho visto
come Io vedo
come lo spero
Quando ritorno a Frali, ed imbocco la curva del ponte sulla Germanasca trovandomi di fronte l’abitato di
Ghigo, spesso mi si ripresenta il ricordo di un giorno di Agosto del
1944: scendevo dal Colle Miandette,
cautamente avvicinandomi al fondo
valle, ed ecco apparirmi la visione
agghiacciante del villaggio semidistrutto dall’incendio appiccatovi dai tedeschi, e le mura annerite e sbrecciate
di tante case, ed i volti spauriti dei
bambi e angosciati degli adulti. Era
purtroppo frequente, allora, un simile
spettacolo di sconfortante desolazione
nelle valli alpine!
A quindici anni di distanza Frali
si presenta al visitatore trasformata,
quasi vestita a nuovo: una bella strada asfaltata collega la conca a Ferrerò, ed attorno al vecchio nucleo di
antiche case, rimaste, o ricostruite con
le caratteristiche di un tempo, è ormai
una fioritura di puove ed aggraziate
costruzioni. La volontà e la tenacia
degli uomini, sostenuta e benedetta
dal Signore, ha creato tra Ghigo e gli
Indiritti il vasto terrazzo su cui sorgono le mura del villaggio di Agape;
.sulla piazza del villaggio il nuovo
tempio voluto dai Fralini si profila
ormai nelle sue armoniose strutture;
la strada che da Ghigo risale la valle
è ampliata, sino alla stazione di partenza della seggiovia di recente costruita, e che con un solo balzo consente di raggiungere a 2.250 metri" di '
altitudine la Costa delTAlpet, a pochi minuti di passeggiata dal lago di
Envié e dalla conca dei Tredici Laghi, mentre già si parla di altri progetti per altri impianti; tra Malzat e
la Seggiovia sorgono nuovi edifici, e
di altri ormai si parla, ristoranti, alberghi.
E’ il quadro di una zona dunque,
in crescente sviluppo, che fa bene
sperare per l’avvenire economico della zona.
Questa trasformazione è destinata
ad avere inevitabili ripercussioni sulle abitudini di vita della popolazione; può determinare il sorgere di nuove attività, di sinora non coltivati campi di lavoro.
E, non diversamente da quel che
accade in altre parrocchie delle valli,
dove si è verificato in questi ultimi
tempi o si va via via verificando il
passaggio dalTeconomia agricola a
quella industriale o mista, ci si può
legittimamente chiedere se questo fenomeno possa assumere un peso, un
significato, anche in relazione alla vita
spirituale delle nostre comunità.
Fenso, personalmente, di sì; ma vi
penso in termini positivi, se si è capaci, vincendo la tepidezza della nostra fede, a non lasciarsi sfuggire una
meravigliosa occasione.
Se nelle nostre valli si continuasse
a vivere isolati dal mondo, senza aperture, ancorati a sin pur , ,tràdi?ionali
(e quindi anche degni di essere amati)
Significato
dei nuovo tempio di Frali
Quando due anni fa, o poco più,
si tece a Frali un referendum sulla
situazione della parrocchia, si prosjiettarono ai membri di chiesa due
vie. 1 tempi, difatti, sono cambiati
c Frali non è più il villaggio isolato di una volta. Nuova gente, nuovo movimento, nuove idee salgono
quassù e di fronte a tutto ciò bisogna pur tracciare la propria linea
di condotta, per non essere colti di
sorpresa dagli avvenimenti ed essere
da essi trascinati. E le due vie sono
queste ;
Ovvero, rimanere agganciati alle
tradizioni ed al modo di vivere locali, ritenendo fermamente quello
che si ha, rimanendo estranei al
nuovo mondo che si affaccia nella
valle. Nelle tradizioni e negli usi
dei vecchi c’è molto di buono: si
pensi alla sobrietà della vita, alla
serenità di un luogo staccato dal turbinio della civiltà d’oggi, alla vita
fortemente familiare dei nostri vdlaggi. Dinnanzi alla marea a mondana » si può chiudersi e barricarsi
nella roccaforte dei nostri monti.
Non ascoltare e non vedere. Simbolo
di que.sto poteva essere la riparazio
ne del vecchio tempio, tempio del
tempo della Riforma, attorno al quale le vecchie case si aggrappano e si
Una Chiesa felice di essere costituita
da credenti di molte razze.
(Johannesburg) — La Chiesa Riformata olandese del Transvaal e de!
Natal sottolinea come la « migliore
notizia della Chiesa », il fatto che es
Sa ha un carattere multirazziale
« Non è un problema per noi, è una
gioia che la nostra fede sìa professa
ta e difesa da im numero così gran
de di membri non bianchi della nostra Chiesa», si dice in un editoriale
del bollettino di informazione della
Chiesa in parola. La statistica per il
1957 indica che questa Chiesa conta
va in quell’anno 872.933 membri; di
essi 663.701 erano bianchi e 209.232 ^
colore. ( S.O.E.P .1, )
Ovvero, considerare che non si
può ignorare il mondo che ci circonda e separarci da esso, ma che occorre essere ad esso aperti per accoglierlo con amore e dar ad esso una
testimonianza viva, non tanto delle
tradizioni, quanto dello spirito eternamente nuovo dell’Evangelo. Volenti o nolenti, molte cose stanno
cambiando e molte altre saranno rapidamente mutate. Gli stessi parrocchiani hanno cominciato a lasciare
le case secolari per costruirsene delle nuove con maggiori comodi. Una
villeggiatura evangelica affluisce più
abbondante trascinata soprattutto
dall’opera di Agape, ed un pubblico
non evangelico delle città, segue lo
stesso movimento. In più, i primi
progetti sulla « seggiovia » fanno intravvedere un movimento turistico
non indifferente. La seconda via,
dunque, è quella di essere aperti al
nuovo e all’altezza di esso. Saper ricevere e saper dare in uno spirito
rinnovato. Il simbolo di tutto ciò
può essere la costruzione di un tempio nuovo, più grande, più accogliente, più in vista sulla piazza e
non nascosto come il precedente.
Tullio Vinay
* {continua in 3“ pagina''
Mancano le Bibbie in Jugoslavia.
Il numero delle Bibbie ricevute dalTufBcio di Belgrado della Società Biblica Britannica e Forestiera non ha
fatto che diminuire dal 1957, in seguito a restrizioni sulle importazioni. Da
allora non si sono potute ricevere
mai più di 500-1.(XK) Bibbie al mese,
mentre molte sono andate perdute. Il
governo jugoslavo afferma di aver
aperto un’inchiesta su queste irregolarità e declina ogni responsabilità
in merito. Siccome la stampa della
Sacra Scrittura è stata vietata sin
dall’ultima guerra, la Società Biblica
è la sola che fornisce le Bibbie a que
sto paese.
(S.OE.P.I.)
sistemi di vita, rinunciando a scendere
in lizza con altre pne alpine che, per
particolari circosianze magari, perchè favorite da iniziative finanziarie
che vengon di fuori, e si trasformano,
e si inquadrano nei grandi fenomeni
economici del nostro tempo (industrializzazione, turismo, mutazione dei
sistemi e delle culture agricole), noi
avremmo dei cari vecchi, poetici angoli, ove ritrovar .solo il profumo delle cose vecchie, buono, commovente
profumo di buone, commoventi cose:
una specie di naturale museo, un parco, se si vuole, aperto a più o meno
frettolosi visitatori.
La nostra testimonianza sarebbe legata piuttosto alla conservazione di
qualcosa che è stato, allo scenario
naturale dei nostri monti, alla caratteristica dei nostri secolari villaggi,
alla patriarcalità delle abitudini. Quanto profonda e seducente, quindi?
Quanto, e con che forza, attuale? Capace di suscitare non solo sentimenti
di ammirazione per il passato (come
si possono ammirare tanti altri luoghi
sulla terra), ma riflessioni su cose vive?
Chi dunque (se qualcuno c’è ancora) rimpiange in cuor suo l’immobile
tranquillità delle nostre valli, non solo commette un atto (magari non avvertito) di ingiustizia verso i valdesi
che le abitano, i quali hanno ben il
diritto di ricercar^‘per se stessi ed i
figli migliori condizioni di vita, e che
semmai sono, in tale sforzo, meritevoli di solidale aiuto; ma dimentica
che si rischia di perdere una grande
occasione di buona testimonianza.
Fra qualche anno, quante migliaia
di persone, ora che Frali sta attrezzandosi per divenire una moderna
stazione di sport invernali e di villeggiatura estiva, avranno modo di conoscere una delle nostre Valli Vaidesi, di avvicinarsi ad Agape, di interessarsi non solo del nostro passato
ma anche della nostra presenza oggi,
attraverso i contatti con la popolazione?
E’, questo ormai iniziato, un tempo nuovo di grandi possibilità: certo
i pralini lo sentono, avvertono il peso
della responsabilità che portano; .parecchi segni lo dimostrano.
Cinquanta, cento anni fa, dalle valli partiva lo sforzo della evangelizzazione verso la pianura; sforzo che ha
dato e sta dando, in tutta la penisola,
dei risultati; e che Dio voglia non si
esaurisca; ma oggi, ed il discorso non
vale solo per Frali, la nostra testimonianza può e deve essere resa anche
negli angoli più remoti delle nostre
valli, raggiunti ormai dalle strade,
meta frequente di innumeri persone;
nel luogo stesso del nostro passato,
con quanta maggiore possibilità di
penetrante efficacia!
Ben sorgano dunque, oggi a Frali,
domani, chissà, altrove, nuove case,
nuovi alberghi, nuove seggiovie o
sciovie; ma diamo a chi, attirato, richiamato da tutto ciò, sale dalla città,
dalla pianura, non solo l’azzurro del
cielo abbracciato all’orizzonte dal profilo dei monti, il profumo aspro delle
pinete, i colori vividi dei fiori alpini,
la fresca acqua delle sorgenti, l’ebbrezza delle discese sulla neve; diamogli anche lo specchio di una vita
onesta, il calore di una simpatia cordiale e fraterna. l’esempio di una fede
vivente che si manifesta anche nelle
cose nuove che ci circondano, che determina un costume, un modo « distinguibile » nei contatti umani, nei
rapporti sociali.
Ài Fralini il far sì che, in mezzo
a tante nuove opere, la più bella, il
tempio, non sia costruito solo per loro; ma anche, e soprattutto, per gli
altri.
ettore serafino.
Una colletta natalizia
La Tavola Valdese ha deliberato che la colletta del culto di Natale
in tutte le Chiese Valdesi sia fatta in favore del nuovo
Tempio di Proli
attualmente in costruzione.
Desidero sottolineare l'importanza e l'attualità di questa colletta
che ha da essere, da parte di tutti i Valdesi, segno evidente del loro
amore per la Chiesa e della loro solidarietà nella testimonianza cristiana.
La raccomando caldamente; anzi, mi sia permesso di dirlo, la raccomando con forza, con fraterna insistenza. Tutti i Valdesi siano pronti
a compiere il servizio che viene loro richiesto e che è ora necessario.
Le collette ai culti e le offerte private possono essere inviate direttamente airUfFieio della Tavola Valdese - Via IV Novembre 107 Roma - con l'indicazione: PER IL TEMPIO DI PRALI.
Fratelli e Sorelle delle Chiese Valdesi: vi domando un aiuto concreto e vi ringrazio sinceramente per il vostro dono e per i sentimenti
che lo accompagneranno.
A tutti: buon culto di Natale! Ermanno Rostan
Moderatore
Notre Seigneur
LE PAIN VIVANT
ET L’EAU VIVE
” J’irai vers mes amants qui me
donnent le pain et l’eau
La race élue d’Abraham était la
fiancée hien-aimée. Dieu l’avait choisie entre toutes. Sur sa bassesse, il
avait jeté les yeux pour l’aimer sans
partage, d’un amour jaloux. Entre
T Eternel et la race croyante du patriarche, l’alliance était conclue el
les noces célébrées.
L’épouse choisie quitta les siens
pour suivre les chemins de la foi
jusqu’au pays que l’époux lui montra. L’épouse stérile accoucha d’une
descendance nombreuse comme les
étoiles du ciel et le sable de la mer.
L’épouse asservie fut délivrée du
pays de servitude et passa la mer.
Pour elle, le désert avait des signes
de nuée et de lumière. L’eau coula
du rocher pour étancher sa soif.
Comme une glaneuse, elle n’eut qu’à
se baisser pour ramasser son pain.
Nourrie et désaltérée, l’épouse comblée s’installa sur sa terre promise.
Mais elle se mit alors à quêter
d’autres nourritures et le temps de
sa. honte commença. Elle alla mendier son pain et son eau à la table
des amants. Au festin des idoles, la
nation infidèle et répudiée mangea
le pain qui ne nourrit pas et Teau
qui donne soif.
Dans l’alliance recommencée, le
nouvel époux se donne à la nouvelle
épouse comme l’eau vive e le pain
vivant.
Il t’aurait donné une eau vive”.
Vers la sixième heure, le Seigneur
fatigué .s’est arrêté près du puits. La
femme vint pour puiser l’eau de Jacob, celle qu’on boit et l’on a encore soif. Mais la Samaritaine adultère laissa là sa cruche et courut dire aux gens de l’endroit sa rencontre
et sa joie. Désormais l’eau de vie
devint en elle une source à jaillir
jusqu’en vie éternelle.
Une autre fois, la foule errante
s’assit en rangs sur l’herbe. Le Seigneur la rassasia du pain multiplié.
Le lendemain, elle redemandait la
nourriture qui périt. Mais le Fils de
l’homme lui réservait un autre pain,
celui qui demeure et donne la vie
au monde.
’ Qui vient à moi n’aura jamais
faim et qui croit en moi n’aura jamais soif... Ma chair est vraiment
une nourriture et mon sang est vraiment un breuvage ”,
A Noël, le pain vivant et Veau vi
ve sont donnés pour que nous ne
mourrions pas. La crèche et la croix
sont du même bois. Aux fêtes de. loi.-.
Nativité, une table sera dressée où
seront offerts à l’Eglise le corps rompu et le sang versé de l’Enfant.
” Heureux ceux qui ont faim et
•t >>
soif .
Préludant au cantique des Béatitudes, Marie a déjà chanté le bonheur et le rassasiement des affamés.
Dans un frémissement de joie, la mère servante a pressenti l’honneur des
humbles, la justice gratuitement offerte à ceux qui ont faim et soif, le
pain et l’eau gratuitement servis aux
mendiants.
”Il a comblé de biens les affamés”.
Mais elle prophétise aussi la colère. Les desseins des orgueilleux se
dissiperont, les trônes des puissants
seront renversés et les riches s’en
iront les mains vides. Après la mère, le Fils a prédit le malheur des
riches.
Le pain vivant et l’eau vive de
Noël ne sont pas pour les pharisiens
repus et contents d’eux-mêmes. L’étable ne se laisse trouver qu’à ceux
qui la cherchent sur les chemins de
lu nuit. La porte s’ouvre à celui qui
frappe. On donne à qui demande. Il
faut aller à Noël, les mains tendues
et ouvertes.
” Donne-nous aujourd’hui notre
pain... Donne-nous toujours de ce
pain-là. Que celui qui a soif vienne!
Que celui qui veut de l’eau de vie la
reçoive gratuitement! ”.
L’Eglise mendiante et affamée s’avance vers la table de son Seigneur.
L’Epouse espère le retour de son
Epoux. Elle ne connaît pas d’autre
temps que l’Avent et elle dit;
Viens!... ”,
Albert Girardet
(La Vie protestante)
A Colonia Vaidense
Il primo centro ecumenico di studio in Uruguay è stato ufficialmente
inaugurato a Colonia Vaidense. Il
centro comprende una cappella e delle camere capaci di ospitare una ventina di persone. Esso servirà alle Ghie,
se facenti parte della Federazione delle Chiese evangeliche dell’Uruguay s
sarà diretto da un consiglio di amministrazione formato da rappresentan
ti delle varie Chiese. La Signora Yvonne Galland, personalità notevole nel
mondo protestante locale, è presidente del suddetto Consiglio. (S.OE.P.I.)
2
2 —
L’ECO DELLE'^ V ^ VALDESI
18 Dicembre 1959 — fi. 50
i l
Un ma^^stro
’^:ì ì ' : ;v
amato
Una signora entrò nella sala della
casa delle diaconesse dove era deposta
la salma di Paolo Bosio. Cera ancora
pochissima gente. Non era ancora
l’una e mezza la cerimonia doveva cominciare solo un’ora dopo. Si soffermò
a lungo nel guardare la bara, poi cercò di sistemare su di essa, in qualche
modo, un mazzo di garofani. Ventisette o ventotto anni fa era stata sua cateoumena e veniva di lontano per portargli il suo ultimo omaggio di affetto.
Poi entrarono molti altri ed era facile
notare fra di essi non pochi pastori
che eran stati studenti in Facoltà a
quella stessa epoca, quando Paolo Bosio, nel pieno delle sue forze, era veramente il loro maestro. Così altre persone che eran cresciute al suo insegnamento o all’esempio della sua vita consacrata al Signore. A poco a poco divenne immensa, da ogni città e chiesa.
Ed io pure voglio ricordare questo
uomo che Dio ci ha dato. Soprattutto
per quel che egli fece per i giovani in
un momento difficile che divenne rapidamente polemico, ma che ognuno
può considerare, ora, serenamente, nel
suo giusto valore.
Oggi i giovani che hanno tante possibilità nelle unioni giovanili ed ai
campi — anche se non sempre sanno
adeguatamente apprezzarle — forse
non sanno che a lui si deve l’inizio di
quest’opera nella nostra chiesa, circa
una diecina di anni dopo la fine della
prima guerra mondiale. Per darcela
ebbe a sostenere delle lotte non facili
contro abitudini e tradizioni, ma soprattutto contro la staticità di molti
nostri ambienti. La sua opera fra i
giovani era improntata al « risveglio »
e all’evangelizzazione nei modi classici. E nessuno può negare che fece un
enorme bene a molti e che non pochi
ambienti nostri furono, per essa, richiamati ad una nuova coscienza dei
loro doveri cristiani. Nel 1938 la federazione giovanile valdese da lui fondata sfociò nell’attuale FUV, approvata dal Sinodo come movimento giovanile di tutta la nostra chiesa.
Molti sono i giovani che son stati
formati in quel periodo e che ne hanno avute profonde tracce in tutta la
loro vita. E fra questi non pochi (ne
parlavano con i colleghi il giorno dei
funerali) che pur avendo avuto idee
teologiche diverse, lo hanno considerato, come il sottoscritto, sempre un
amico ed un maestro che ha dato loro
il senso di una piena consacrazione all’opera del Signore. Per Paolo Bosio
l’esperienza fondamentale fu quella
della prima guerra mondiale, quando
egli era giovane; per noi fu quella,
ben diversa, della seconda guerra mondiale, con i valori della resistenza e la
rottura con ogni spirito nazionalistico,
ma queste prove umane per gli uni e
per gli altri furono illuminate dallo
Spirito dello stesso Signore dal quale
sorge la nostra vocazione nella storia,
e l’incarnazione della predicazione in
essa. Paolo Bosio sapeva veramente
incarnare la sua predicazione.
Questo aspetto della sua vita è forse
sconosciuto a tanti, ma non a chi, come il sottoscritto, ha avuto la fortuna
di vivergli accanto per parecchi anni.
Egli sapeva soffrire con chi soffre e
sapeva sempre pagare di persona per
portare i carichi altrui. Lì si rivelava
il suo animo profondamente buono e
pronto generoso e umano con tutti. Al
funerale la parola commossa del pastore Micol, che rievocava i suoi contatti con i giovani ed i bimbi di Pramollo, mi faceva rivivere belle giornate passate accanto a lui. Ma quanti
avranno pensato così nell’immensa folla e quanti lo avranno rivisto nel pieno del suo vigore, battagliero come un
eroe dei tempi passati, ma anche nella
sua profonda bontà di grande fanciullo.
L’ultima volta che lo incontrai, a
Torre Pellice, poco prima che entrasse
in ospedale, mi parlò ancora dell’opera
fra i giovani e dell’evangelizzazione.
Questi erano i due veri poli fra cui si
è mosso il suo ministero così ricco di
frutti. E per questi due lo ricorderemo
sempre, perchè seppe prenderli sul serio, con impegno totale e con consacrazione illimitata. Ed in questi due
aspetti del suo ministerio era anche
maestro,
T. ViNAY
* Tempo di Avvento
IL POTEÜtÉlGLI UMILI
(Luca 1: 51-56)
Già si è parlato da queste colonne della gioia che traspare, limpida e fresca, dal Magnificat di Maria. Già si è detto che il suo canto
è il canto della misericordia di Dio.
Oggi, rileggendo gli ultimi versetti di questo stupendo salmo,
ascoltiamo l'annuncio di Colui che « ha operato potenternente col suo
braccio », di fronte al quale. Maria per prima, si piega con umiltà e
gratitudine infinite. L'« ancella del Signore» sa riconoscere che la salvezza viene daH'Eterno, che, come si esprimeva Calvino, « non sapremmo
muovere un solo dito se non fossimo guidati da Lui e se la Sua virtù
non operasse ». Questo è vero per le piccole cose della nostra vita
(non lasciamo che esse diventino per noi grandi!), ma è tanto più vero
per quel che riguarda la nostra entrata nel Regno dei cieli ! Cominciamo
dunque dalle piccole cose di tutti i giorni per giungere a tutto ciò che
è veramente importante nella nostra esistenza, e riconosciamo che, in
ogni cosa, l'Eterno fa crescere ognuno verso la statura perfetta della
fede. Tale è la potenza del nostro Dio, tale è la fonte della nostra speranza.
E' Dio o sono i ' potenti ' che dirigono la nostra vita? Maria, Gesù
con la sua voce dimessa eppure così convincente, i credenti di tutti i
tempi, rispondono: è il Primo. Anche noi Tabbiamo detto. Ma l'abbiamo sempre creduto? Comunque tutti coloro che hanno nel loro cuore
dei « pensieri » che escludono la grazia di Dio continuano ad affermare
il contrario, ed ogni volta che noi dubitiamo andiamo ad ingrossare le
loro file.
Dovremmo forse scoraggiarci? « Umili » come siamo tutti dinanzi a
Dio, sappiamo che Egli ci ha d'altra parte innalzati sin d'ora annunciandoci la salvezza in Cristo. Questa salvezza è preparata per tutti, umili
e potenti e, sola, può veramente illuminare questo nostro tempo di
Avvento. 11 Signore ci chiede dunque non di scoraggiarci ma di essere
con tutti noi stessi delle creature che Egli ha innalzate, consolate, fortificate in Cristo. Se questo è ciò a cui siamo chiamati, oggi è tempo di
allegrezza! Amen. Giovanni Conte
G. RossrUì: poeta di Vasto
c ì Valdesi
questo giornale
veduto alla tele
Molti lettori di
avranno certamente
visione, in occasione di « Campanile
Sera », la cittadina di Vasto, sulla costa abruzzese dell’Adriatico, ed avranno anche osservato il monumento al
famoso poeta Gabriele Rossetti, la
maggior gloria della cittadina.
Poiché ovviamente alla Televisione
non sono state date ulteriori notizie
del poeta, crediamo opportuno ricordare qui molto brevemente qualche
suo dato biografico. Nella cittadina
egli era nato nel 1783, e dotato di fervida e pronta intelligenza, ebbe aperte le vie dello studio, e a Napoli si
acquistò tosto la celebrità come poeta
arcadico. Erano però anche gli anni
in cui nascevano i primi moti per la
libertà italica, e G. Rossetti si schierò
senza esitare per i carbonari e i rivoluzionari; tanto da essere subito osteggiato nella sua attività di studio e di
lavoro dal governo e da essere considerato il « Tirteo delle battaglie della
libertà ». Nel 1821, con l’aiuto della
moglie di un ammiraglio inglese, riuscì a fuggire da Napoli, ove ormai correva pericolo di vita, e a riparare in
Inghilterra dopo un soggiorno di due
anni a Napoli.
A Londra egli visse il resto dei
suoi giorni, campando di lezioni e
traduzioni, e venerato da tutta l’Inghilterra come simbolo dell’Italia migliore cacciata in esilio. Da Francesca
SI AVVICINA
NATALE
IMnterelle a zig-zag
L’imminenza della festa di Natale
si fa sentire ormai in mille modi (o
Santo Natcke, come è invalso l’uso anche chez nous). Si sta creando l’atmosfera natalizia: la festa dei bambini:
la festa dei regali.
A scuola, i più piccoli sudano sui
« pensierini » spontanei, d’occasione,
tradizionali!
Gli adulti meditano sugli elenchi
aggiornati che un’accorta propaganda
commerciale presenta per la gioia dei
bambini e la disperazione del portafoglio dei genitori!
Come sempre, anche quest’anno,
udremo voci serie e pie protestare
contro questa deformazione del costume evangelico; contro il sentimentalismo rugiadoso del culto del « bambino » Gesù; contro i regali.
E’ permesso di trascrivere qui qualche noterella d’occasione, forse non
troppo pia?
ITA PRIMA
ovvero: sorridere si ma non troppo
Avete osservato, con attenzione, la
luce delle candeline, i ffli d’oro e d’argento, la cometa, tutti insomma gli
ornamenti dell’Albero di Natale? Tutto insomma quello che un’arida ragione ed una parsimoniosa carità cristiana chiamano : il superfluo, il danaro sprecato, la moneta che si potrebbe più utilmente adoperare in opere in opere di bene?
Qualcuno ha creduto di osservare
uno strano fenomeno in questa strana
luce dell’Albero. Ha notato, con stupore, che le cose e gli uomini assumono un nuovo aspetto, in un alone di
irrealtà ; « Sono sempre gli stessi uomini e le stesse cose, ma come resi
trasparenti, come liberati dalla penombra di ciò che è quotidiano ».
E’ facile sorridere dell’ingenuità del
bambino disposto a credere che il
Bambino gli porterà dei doni; è lecito
domandarsi se sia cosa saggia sorridere di un atteggiamento che, tutto
sommato, non è altro che una manifestazione del modo caratteristico del
fanciullo di esprimere il suo stupore
di fronte al contenuto della festa: di
fronte alla realtà che è il miracolo.
Ed è quindi lecito domandarsi se
questo adulto sorriso non nasconda,
per caso, l’imbarazzo che prova l’uomo maturo, ragionevole, (che si lascia
guidare dalla ragione) nel dover riconoscere la sua incapacità di ricostituire (o di sostituire) intorno a sè (o
in sè) quest’atmosfera di gioiosa attesa (quando tutto è calcolato, anche
per uscire dall’orbita terrestre!).
ITA SECRADA
ovvero: delPistiluzione dei regali
Questa « credulità » infantile (nel
caso specifico: attesa gioiosa e impa
ziente del « Bambino » Gesù, e dei
suoi regali) ha, naturalmente, il suo
lato negativo (che viene ogni anno
abbondantemente sottolineato).
Si ripete ogni anno:
— quando il bambino diventa grandicello, e comincia a riflettere e ad
osservare, trova che molte cose non
sono come le aveva pensate;
— allora se la prende con i genitori che « non harino detto la verità »
(che gli hanno permesso di alzarsi di
nascosto a mezzanotte per andare a
vedere se il « Bambino » era arrivato
con i regali).
Autorevoli signori parlano, a questo proposito, di uno « choc » che si
produce nella vita interiore del bambino, perchè faticoso e penoso è il
cammino per uscire dal regno del maraviglioso ed entrare in quello della
realtà.
Se lo dicono loro!...
Però, nella luce dell’Albero non vi
potrebbe forse essere la possibilità di
un momento più unico che raro, nel
senso di stupore pensoso dell’uomo
che ha ripercorso il cammino della
sua esperienza ed è giunto a liberarsi
dell’aridità ragionevole della vita quotidiana per riconciliarsi con il mondo
dell’attesa, e scopre che è ancora lecito e cristiano stupirsi e gioire e aspettare il dono? ,
Perchè, tutto sommato, quest’uomo
serio fa proprio pena!
La vita gli ha tòlto la poesia del regalo: ha visto intórno a sè che il regalo « spontaneo » è divenuto una istituzione ufficiale; contro di essa tuonano tutti: la denunziano come costume di malcostume; ma come si fa,
quando tutti li fanno?
Nella luce dell’Albero non c’è forse la riconciliazione nella gioia di un
regalo inutile? (Ma si fanno ancora
dei regali inutili?)
ARTA TERZA
ovvero: della Befana e delia cicogna
La bambina è cresciuta; è diventata (abbreviamo i tempi) mammina felice, seria, pia, ragionevole. A casa
sua sono sconosciuti la Cicogna e il
Manico di scopa della Befana sdentata. Non si è mai parlato del « Bambino », ma solo si parla di Gesù, il Signore. L’Albero di Natale, però, c’è:
lo prepara lei stessa ed ha cura di liberarlo di tutta la sua « carica di stupore ».
Spiega tutto la buona mamma, perchè vuol risparmiare ai suoi bambini
lo choc del trapasso dal mondo dello
« stupore » a quello della realtà. Ma
possono comprendere i bambini? E...
Per associazione d’idee (molto empia, lo riconosco) mi torna alla mente
la confessione di un giovane (FauxMonnayeurs): « ...Tu ne sais pos ce
que peut faire de nous üne première
éducation puritaine. Elle vous laisse
au coeur un ressentiment dont on ne
peut plus jamais se guérir ».
ARTA iüABTA
ovvero: del sognare e del vedere
Un autorevole psicologo (termine
solenne che un mio amico traduce
con: ficcanaso nelle regioni sconosciute dello spirito dell’uomo) nel corso di una inchiesta sull’atteggiamento
dei giovani di fronte alla « maraviglia » di Natale, si sentì rispondere :
« E chi ha tempo, oggi, da perdere per
occuparsi del sentimento? Chi ha voglia e tempo di sognare? »
Confesso che provo un senso di
grande pietà per questo bambino « serio », il quale sa :
1) Il nome della cometa che forse
apparve veramente ai Magi;
2) Che i Magi non erano Maghi,
ma dotti che conoscevano il moto delie stelle;
3) Che Gesù non è nato il 25 dicembre dell’anno zero;
4) Che i regali li compra la mamma con i soldi della tredicesima del
babbo.
Perchè lui non sogna più; naturalmente gli capita di chiudere gli occhi,
ma allora vede. Non sogna più il
« Bambino »; vede la faccia baffuta
dello sceriffo di Vattelapesca che insegue, con un razzo. Jack il quale ha
rubato la cometa appesa sulla punta
dell’Everest per consegnarla ai Marziani.
ovvero: come la nota prima
Da intendersi però come augurio:
« Séno sempre gli stessi uomini e le
stesse cose, ma come resi trasparenti
come liberati dalla penombra di ciò
che è quotidiano ».
a.
Polidori ebbe due figli e due figlie.
Nel 1846 divenne quasi completamente cieco e nel 1854, a 71 anni, cessa*7a
di vivere.
Gabriele Rossetti non fu soltanco il
cantore della libertà e dell’indipendenza Italiana, e un dantista insigne,
anche se ciò basta alla sua gloria meritata: a queste doti egli unì un deciso spirito antipapale ed anticlericale,
e insieme una mentalità evangelica
tale da farlo apparire talvolta come
protestante, sebbene tale mai egli diventasse. Espressioni come « Il papato
è un vecchio mostro — che s’ingrassa
a far del male » sono correnti nel suo
vocabolario: e se ne trovano di ben
peggiori in tempi in cui i patrioti erano tutti e decisamente mangiapreti;
ma notiamo che non è soltanto questo un partito preso, ma anche il risultato delle sue convinzioni sulla superstizione, sull’idolatria, sulla disonestà che egli ravvisava nella sua
chiesa.
Di qui a vedere con simpatia le forze protestanti che combattevano in
Italia il potere papale, il passo è breve: e troviamo allora Gabriele Rossetti come autore di poesie che ancora oggi si trovano nel nostro Innario Cristiano. Uscivano infatti nel
1850 a Londra gli « Inni e Salmi ad
uso dei Cristiani d’Italia, con dodici
armonie», in cui diciotto inni sono
dovuti alla sua fertile penna; nel
1850-51, allorché infieriva in Toscana
la persecuzione antiprotestante e il
caso Madia! commuoveva mezza Europa, eccolo a a scrivere un’ode al
Granduca ; « Deh rendi i due discepoli di Cristo - a quella libertà che
lor fu tolta »; nel 1852 inviava a Genova la sua « Arpa Evangelica, Raccolta di Inni, Preci e Salmi », di cui
egli diceva : « E’ forse la migliore
poesia e veramente cristiana, che sia
uscita dalla mia penna ». Nel 1848
era già uscito il suo « Iddio e l’uomo
Salterio », messo all’indice perchè vi
si sosteneva che la prossima rivoluzione italica sarebbe stata « riformatrice del credo religioso ».
E i Valdesi? Anch’essi naturalmente godono la simpatia del poeta
di Vasto: nel febbraio 1848, udita la
novella della loro Emancipazione, egli
induizza un’ode al Piemonte, invitandolo ad abbracciare la Riforma:
« Non è mestier che in estero terreno
— cerchi riforme; è il tuo cammin
sicuro: — non si pratica forse entro
il tuo seno — il culto dei Valdesi antico e puro? — ...Ma scaccia fuor da
te monaci e frati, — e più ch’altri i
perversi Gesuiti; — allor dirà concorde il mondo intero: — or sì che
tu sei libero davvero! ».
Quando nel dicembre 1853 fu inaugurato il tempio valdese di Torino,
egli esclama : « O popol santo che si
lungo insulto — soffristi dal colosso
tiberino, — tu eserciti di Cristo il vero culto — prima assai di Lutero e
di Calvino, — e resistesti ognor con alma forte — ai sofismi, ai tormenti ed
alla morte. — Popol di Cristo, un dì
cotanto oppresso, — esulta, esulta, il
tuo trionfo è certo: — quanto gemesti pria, giubila adesso; — ...Questo
tempio è serbato ai di più belli — in
cui l’Eterno a trionfar si appresta. —
Popolatelo tutti, o miei fratelli, — che
chiesa degli Apostoli si è questa... —
S’io non fossi sì vecchio, e gli occhi
miei — non fosser tai che quasi nulla
io scemo, — come in pellegrinaggio
avido andrei — in quel bel tempio ad
adorar l’Eterno; — e manderei dal
cor questa preghiera, — ch’io godo
replicar mattina e sera : — « Sia questa chiesa, cara all’alma mia, — chiesa di tutta Italia. E così sia! ».
Augusto A. Hugon.
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3
18 Dicembre 1959 — N. 50
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
— 3
La Chiesa di Frali sta per avere il suo nuovo tempio
T a Tavola Valdese invita tutte le
nostre chiese ad unirsi, particolarmente nel corso del culto di Natale, in uno sforzo di solidarietà con
la chiesa di Frali che dà in questi
mesi un esempio degno di nota. Siamo molto lieti di unirci e collaborare a questo appello presentando
sulle nostre colonne quest’opera che
sorge. Uomini che conoscono bene
Frali, la sua situazione, le possibilità nuove aperte alla chiesa che vive lassù, le illustrano ai nostri lettori. Affinchè lo strumento nuovo che
con fiducia si vuole offrire alla testimonianza cristiana, sia opera di
tutti.
Il Tempio allo stato ’'attuale dei lavori.
Come si è giunti
alla costruzione
La decisione di costruire un nuovo
Tempio a Frali è maturata lentamen
te.
Fin da prima della guerra si parlava della necessità di avere una sala
per le attività parrocchiali, specialmente per l’Unione giovanile che si
riuniva in una delle aule della vecchia Scuola di Ghigo di proprietà del
Concistoro. Ancora oggi ci si riunisce
in quell’aula, oramai brutta e scomoda, dove non si può fare assolutamente una attività di filodrammatica e
dove le serate di proiezioni che dì
quando in quando sono state organizzate hanno sempre provocato un pigia-pigia assai spiacevole.
Negli anni della guerra ima buona
parte della borgata GhigO' era stata
incendiata, e tra l’altro anche una
casa adiacente al Tempio. Per questo motivo, ed anche per il naturale
deterioramento determinato dal passare del tempo, alla fine della guerra
si erano rese necessarie delle riparazioni e si pensava di approfittare dell’occasione per ingrandire e risistemare il Tempio. Ma, serrato come è
tra le vecchie case del villaggio, l’edificio non può essere ingrandito in nes.
sun modo se non si voglia prima comperare qualche stabile per demolirlo
e così far posto ai nuovi lavori. Questo procedimento è estremamente costoso e. in fondo, insoddisfacente.
Si pensò allora di costruire un nuovo locale di culto adattando l’antico
a .=;ala per le attività giovanili, ma
c’era il grave inconveniente che le
sue dimensioni sono inadatte per tale uso.
Da ultimo si è giunti all’idea di costruire .un unico edificio nuovo comprendente Tempio e sala. La spesa
certo è elevata, ma anche il vantaggio che se ne ricava è grande. Prima
di tutto- un edificio nuovo- e razionale
può essere utilizzato molto meglio che
non delle costruzioni vecchie faticosamente adattate. E, d’altra parte, se
è vero che oggi tutta la vita di Frali
sta subendo un radicale cambiamen
to, 9 giusto che la comunità cristiana, col creare nuovi strumenti per la
propria attività, dimostri che essa
partecipa intimamente al processo d’.
rinnovamento e di trasformazione dela vita locale.
La prima decisione concreta venne
presa daH’Assemblea di Chiesa nel
maggio 1956. Essa era stata preceduta da una consultazione delle famiglie di tutte le borgate, fatta dagli An,
ziani. L’Assemblea votò quasi all’unanimità la costruzione del riuovn
Tempio, ma, dato che gli elettori presenti erano pochi, si ritenne prudente attendere che una Assemblea più
numerosa si pronunciasse ancora uria
volta su questo problema. Nel gennaio
19,57 vi fu una nuova consultazione
effettuata durante le riunioni quartie.
rali e seguita poi da una Assemblea
di Chiesa. Questa volta vi assisteva
la maggior parte dei capi-famiglia ed
una larghissima maggioranza si espresse a favore della costruzione del
nuovo Tempio con sala annessa, mentre solo una piccola minoranza riten
ne che fosse sufficiente una sala. Al
la votazione assisteva l’avv. E. Serafino, allora membro della Commissione Distrettuale; pochi giorni dopo il
Moderatore interveniva a una seduta
del Concistoro di Frali per essere informato direttamente delle decisioni
che erano state prese e per esprimere il suo compiacimento.
Giunti così a una decisione definitiva bisognava prepararne la realizzazione pratica e per questo occorreva un progetto adeguato e dei fondi
sufficienti. La Tavola Valdese, d’accordo con il Concistoro, bandiva un
concorso tra gli architetti evangelici
Dopo laboriosi esami dei vari pregevoli progetti presentati la Tavola sceglieva quello presentato dall’Arch. Ni
ho Frizzoni, della Chiesa di Bergamo.
Intanto le famiglie di Frali davano
inizio alla raccolta di pietre e di sab
bia, offrivano cospicui doni in legname e cominciavano a versare le prime
quote di un dono in danaro equivalente circa a un mese di salario. Tut
te le risorse del Concistoro venivano
devolute a favore del nuovo Tempio
e gli amici della Chiesa di Frali cominciavano ad inviare spontaneamen,
te i loro doni; Agape contribuiva organizzando un campo di lavoro vo
ìontario.
Nella primayera del 1959 la somma
raccolta era sufiìciente per iniziare i
lavori. La Tavola allora incaricava il
Concistoro di Frali di dare esecuzione al progetto prescelto e nel mese di
luglio si cominciava a costruire.
All’inizio dell’autunno i lavori dovevano essere sospesi per l’avvicinarsi dei primi freddi e della neve, ma
ormai sulla piazza principale di Ghigo si può già vedere una buona parte
del futuro edificio. Il Tempio arriva
aH’altezza della galleria, è fatto il
basamento del campanile, tutte 1
parti interrate destinate a depositi e
servizi ed una parte della sala sono
anche eseguite. Tutto quello che era
stato raccolto è stato messo nella nuo.
va còstruzione. A questo punto è necessario .mettere assieme tutte le nostre forze perchè i lavori possano con.
tinuare nella prossima estate. A. C.
Alcune date storiche
1.533 Un Sinodo tenuto- a Frali conferma la decisione presa l’anno prima
dal Valdesi a Chanforan di aderire alla Riforma.
1556 Costruzione dell’antico Tempio di Frali, l’unico salvatosi dalle persecuzioni.
1561 II primo pastore di Frali, il francese Martin Roche è assassinato
da due sicari della famiglia Truchetti, signori cattolici di Riclaretto.
1686 II pastore Fietro Leydet, rifugiatosi sulle alture di Galmount, durante la grande persecuzione, viene scoperto ed arrestato e muore
martire della fede a Lusema.
1689 II primo ci^lto dopo il Glorioso Rimpatrio è celebrato da Enrico
Arnaud nel Tempio di Frali.
1805 L’antico Tempio ormai deteriorato dal tempo viene demolito e ricostruito-.
1870-1900 Comincia la grande emigrazione verso gli Stati Uniti e le
sfruttamento delle miniere di talco.
1929 Costruzione della strada carrozzabile,
1940 Durante la, guerra contro la Francia Frali viene evacuata ed il
Tempio trasformato in deposito militare.
1944 I villaggi di Ghigo e Indiritti incendiati dai tedeschi.
1950 Inaugurazione di Agape.
La parola alVarchitetto
La forma definitiva a cui giunge un’opera architettonica può oggi raramente essere frutto di una incondizionata intenzione artistica: la complessità del programma assieme alla limitatezza dell’area
fabbricabile ( che ovunque aumenta di
prezzo) pongono oggi, generalmente, fra
i problemi più difficili quello di dover
inserire organicamente il nuovo in un
troppo fitto tessuto di strade, fabbricati
e servitù. Anche nel caso di Frali era
compito specialmente difficile orientare,
dimensionare e coordinare fra di loro gli
ambienti richiesti, in modo da ottenere
non solo un assieme in se raccolto, ma
pure un complemento organico di volumi
ben proporzionati rispetto al nuovo centro
del paese. Il programma richiedeva una
soluzione che permettesse di aumentare
(specialmente durante la stagione estiva)
il numero dei partecipanti al culto da circa 200 a circa 350. Tale richiesta, assieme
a quella di un ingresso frontale (possibile
in un solo punto dell’area), incidevano
in misura determinante sulle possibilità
di scelta che, per mia intenzione, dovevano ad ogni modo mirare a quella semplicità fondamentale che ritengo indispensabile per esprimere spiritualità. A scanso
però di malintesi, oso citare a proposito
un’osservazione dell’architetto Le Corbusier, scritta accanto allo schizzo di un
semplicissimo prisma rettangolare: ”Très
difficile (satisfaction de Vesprit)”. Ad ulteriore determinazione dei mezzi con cui
eseguire l’opera, contribuiva la richiesta
programmatica dell’impiego di pietra quale principale materiale da costruzione (pietra raccolta in parte da membri della comunità). Di tale prescrizione si è fatto
uso anche per ottenere ciò che sarà una
caratteristica essenziale del tempio di Frali: la corrispondenza fra l’articolazione propria all’ingresso (portico) e quella data
alla parete posta al di là di tavola e pulpito (v. planimetria). Con speciale piacere si è cercato non solo di corrispondere
al desiderio di dare alla costruendo chiesa
un vero campanile, ma anche di farne
parte inscindibile. Tanto più che per le
nostre chiese d’Italia raramente tale segno
potrebbe apparire altrettanto giustificato.
Nel caso di Frali, incorporati nel campanile, poterono trovar posto la scala d’accesso alla galleria ed un passaggio fra
sala e tempio.
.4n-li. Nino Frizzoni.
...e come si presenterà a lavori ultimati, sulla piazza rinnovata di Frali. A sinistra il corpo del
Tempio, a destra la sala e i locali delle attività. (Disegni Arch. N. Frizzoni)
Sipiflcato
del nuovo tempio
(segue dalla 1“ pag.)
11 referendum, con il novanta per
cento dei voti, indicò questa seconda via. E l’entusiasmo con cui fu
presa la decisione e l’impegno concreto dei praJini di fronte ad essa ci
lasciarono sperare molto bene. Gli
inizi non potevano essere migliori.
In fondo i pralini diedero un esempio bellissimo di apertura ad ogni
idea nuova, purebè buona, e si
rivelarono molto più moderni e
veri di quanto non accada spesso in
ambienti già più avanzati. Ci si sarebbe potuto aspettare un non ragionato attaccamento a « quel che
si è sempre fatto » ed invece ci si è
trovati dinnanzi ad un popolo che
voleva camminare decisamente senza pregiudizi e con speranza verso
il futuro. E questo non è poco, se
si san valutare bene le cose. Quanti
sono, difatti, anche negli ambienti
più progrediti quelli che maledico
no il progresso come se ad esso fos
sero da attribuire tutti i nostri ma
Ianni, e quanto pochi son quelli che
sanno essere riconoscenti di ogni
nuovo dono che la tecnica e la civiltà ci darmo. Hanno i pralini com
preso che il male non sta nella ci
viltà e nelle macchine, ma nello spi
rito dell’uomo che può usarle bene
o male? Hanno essi compreso che
lo spirito « del mondo » può salire
altrettanto dalle zolle dei loro campi come dalle grandi metropoli, perchè in realtà non viene nè dalle une
nè dalle altre ma dal di dentro « da
dove viene ogni cattivo pensiero »?
Che il progresso può essere sì la nostra dannazione, ma può anche essere un nuovo e miglior mezzo, mezzo più adatto, per servire il Signore
fra gli uomini? Infatti, la questione
è questa che la nostra vita abbia un
« senso » una « direzione » veri. E
quando questi ci sono, benvenuti i
mezzi moderni che sono al suo servizio per onorare l’uomo che si incontra ed in lui e con lui onorar.-?
e servire il nostro Signore. Ma se la
vita non ha un cc senso » e non ha
una (c direzione » allora, sì, siamo
trascinati dalle cose che ci circondano ed allora, sì, ci porta alla malora la civiltà che sale, come non ci
salva il (c si è fatto sempre così »
della tradizione.
Ma il senso e la direzione della
nostra vita sono dati solo dalla pa
rola di Cristo per la quale osiamo
discernere il reale valore delle cose
e per la quale tutto riceve una luce
giusta e tutto è giudicato in funzione del Regno che viene. Il nuovo
tempio che sorge sulla piazza centrale di Ghigo vuol dire ai pralini,
ai villeggianti evangelici ed ai più
vari turisti di ogni provincia e città,
tutto questo.
E sia esso, per dono di Dio, il segno di una vocazione rinnovata del
popolo di Frali.
Ma rivolgendomi non ai pralini.
ma agli altri, vorrei dire una cosa
ancora. La decisione dell’inizio è
una cosa importante, ma la coerenza ad essa è cosa ben più difficile
specialmente quando la via da percorrere non è affatto facile, ma anzi
dura ed irta di inciampi materiali e
spirituali. Non è facile, come ognuno di noi sa, quando ci si pone dinnanzi alla vocazione che Dio ci rivolge. Accanto ai momenti di coraggio e di entusiasmo ci sono quelli
dello scoraggiamento e della debolezza. E non sempre nella chiesa si
sa a edificarci » a vicenda per sostenerci nella lotta « contro le forze spirituali del maligno » e per aiutarci
a portare i carichi quotidiani. Qui
la vostra solidarietà con la comunità
di Frali ha grande valore, qui il vostro essere presenti accanto a questi
fratelli è un compito di amore: sì,
presenti con la preghiera, con Fin
coraggiamento, con il generoso dono
delle vostre offerte.
Se fra i monti di Frali questa luce
sarà accesa illuminerà molti e voi
stessi, amici e fratelli lontani, ne avrete il confortante richiamo.
Tullio Vinay
4
Novità alla Claudiana!
SELMA LONGO
ACCADDE UNA NOTTE
DI NATALE (L. 150)
L'Eco delle Valli Valdesi
Novità alla Claudiana!
VIRGILIO SOMMARI
PROFETI E PROFEZIE
DELLA BIBBIA (L. 600)
LA BATTAGLIA DEGLI SLOGANS
Strane “scoperte........
Dopo la conferenza del protestantesimo riformato di San Paolo (Brasile) è corsa una parola d’ordine: bisogna riscoprire il senso del servizio
cristiano. E dalla autorevole rivista
teologica a Theology to-day » fino all’ultimo predicatore riformato, si disquisisce sullo slogan del servizio, si
elabora una teologia del servizio, si ricercano, nel linguaggio protocristiano,
le tracce del passaggio di questo concetto, indubbiamente fecondo di sviluppi.
Niente di male. Siamo persuasi che
c’è tutto un settore dell’attualità teologica, il quale deve precisamente agli
slogans, alla moda delle parole, alle
riscoperte centenarie il suo periodico
rifiorire; e che non c’è metodo migliore per presentare al mondo cristiano
la inarrivabile varietà e polifonia del
messaggio cristiano nella sua integrità, che d’ascoltare questi inviti allo
studio di parziali verità religiose.
Detto questo, bisogna pur osservare che questa scoperta del servizio
cristiano, nelle sue varie accezioni,
non è per niente una scoperta. Manca
qui lo spazio per mostrare, citazioni
alla mano, che il concetto del servizio
cristiano non è per nulla una nuova
luce nel complesso della teologia riformata, che Calvino non avrebbe
avuta; e, per esser precisi, non è neppure una novità del messaggio cristiano come tale, ma si trova, diffusamente, nella religione d’Israele. Qui, intrecciata con la nozione della elezione del popolo, e passata nei secoli attraverso il setaccio della misteriosa
eredità di dolore e di persecuzione
della gente ebraica, la nozione del
servizio si è singolarmente approfondita, al punto che veramente il Cristianesimo (e con esso la teologia cristiana) non ha gran che di nuovo da
dire. Il concetto dell’« Ebed Jahvéh »,
ossia del « servo di Dio », non è soltanto riferito a Dio come causa e oggetto del servizio, ma lo è anche nei
riguardi del popolo tutto, ossia di quel
prossimo che, secoli prima del Cristianesimo lo sconosciuto autore del
Levitico metteva in piena luce al capitolo XIX, versetto 18. E se Gesù è
venuto nel mondo fra i suoi « come
uno che serve », non c’è nessuna ragione che, duemila anni dopo, i lontani discendenti della riforma di tipo
calvinistico si immaginino di avere
scoperto ne! servizio la norma fondamentale della testimonianza cristiana.
Invero, la « donila » e la « diakonìa »
sono le colonne di base della vita cristiana.
Che si dica, oggi, ch’è necessario
riscoprire il servizio cristiano, dimostra soltanto quanto, nei tempi meno
recenti e fino a ieri, i cristiani abbiano coperto e nascosto quella fondamentale verità per vestire i paludamenti della dignità e dell’alterigia.
Ma proprio dalla Riforma protestante, il concetto del servizio doveva esser posto nella sua vera luce. Nel trattato sulla « Libertà cristiana », fin dalle prime righe, Lutero spiega quanto
il cristiano, che è un libero signore
per grazia di Dio, sia in realtà un
servo volonteroso in ogni cosa, e sottoposto ad ognuno, come è detto chiaramente in I Corinzi IX. r. n.
Se non l'avete ancora fatto, procuratevi il nuovo racconto natalizio di Selma Longo
Accadde^ unaTnotte di Natale
Non è certo la prima volta che la Signorina Longo ci regala una
bella novella natalizia; pure questa volta la sua penna è stata particolarmente felice, il racconto procede così vivo, e il messaggio che se ne
riceve è così limpido. Ve lo raccomandiamo di tutto cuore, farà trascorrere a piccoli e grandi un momento sereno, in questo tempo di Natale!
red.
avvisi sanitari
‘‘La torre sul pollaio,,
alla T.V.
In occasione della messa in onda
radiotelevisiva, venerdì sera alle ore 21, della commedia «LA
TORRE SUL POLLAIO» di Vittorio
Calvino, vorremmo ricordare ai lettori dell’« Eco » un signiflcativo episodio
che coronò a S. Remo la prima presentazione del capolavoro del grande
drammaturgo valdese per U quale —
come dice Ghigo de Chiara nella sua
bella prefazione a una raccolta di opere del Calvino — il palcoscenico è
pulpito!
« La sera della prima recita ( a San
Remo) uno sp°ttatore si è recato in
palcoscenico dopo il 3« atto, e chiesto
di Calvino, gli ha detto : ’’ Io ho quasi
80 anni e sono industriale; vengo a
dirle che da stassera gli Andrea Rossi — come il suo protagonista, come
lei e come me — incomincieranno ad
esser molti. La vita può ancora va
lere di essere vissuta. Lei non ha
scritto soltanto una commedia di co
scienza, ma ne ha turbate e scosse
molte altre; quando il teatro si im
pone di questi compiti, e riesce a com
pierli, bisogna difenderlo e dargli la
possibilità di vivere. Possono contare
anche su me Aveva parlato uno dei
più grandi industriali del Biellese ».
(Da «il Dramma» del 15 3-1949).
r. j.
PALILE CPI^UNIirA’
MGROGNA (Serre) 3IVIGR0GH1A (Capolnogo) ASSOCIATIOIM
« Hencjf ,lrnand »
Il calendario delle celebrazioni natalizie
è il seguente: Domenica 20, alle ore 10,
culto a Pradeltorno nella sàia unionista
(più facilmente riscaldabile del tempio).
Ore 14,30, festa dell’Albero per i bambini
al Serre. - Domenica 25, Natale, culto alle
10, con Santa Cena nel Tempio di Pradeltomo, ed alle 14,30 nel Tempio del Serre,
anch’esso con Santa Cena. - Sabato 26, alle
ore 17,30, festa dell’Albero per i bambini
nel Tempio di Pradeltorno. Domenica 27,
culto alle lo nella sala di attività a Pradeltomo ed alle 14,30 nel Tempio del Serre.
I culti del 27 saranno tenuti in lingua fran
PniVIÜ RETTO
Lunedi 14 dicembre è stato celebrato il
servizio funebre di Peyrot Beniamino di
anni 50 deceduto ai Pelissieri (Porosa) dopo lunghe sofferenze. Un folto numero di
amici e parenti provenienti dalla valle di
Prali sono intervenuti al funerale; il messaggio della Speranza cristiana è stato annunziato alla comunità dei presenti. Alla
signora ed ai figlioli inviamo il nostro pensiero di viva simpatia.
Le attività della settimana natalizia sono
le seguenti:
Domenica 20: culto alle ore 10,30. • Festa dell’Albero al centro alle ore 14,30.
22 Dicembre, martedì sera: riunione dei
giovani in tutti i quartieri; al Peui si terrà a; Cerisieri.
Giovedì 24: Albero di Natale all’Inverso.
Venerdì 25, giorno di Natale: culto alle
ore 10.
Venerdì sera: Albero di Nata’e al Peni.
ElLLASECCa
L'Unione Giovanile dei Chiotti ha organizzato l’8 dicembre una visita alla mostra dei campi di eliminazione nazisti
aperta nel Palazzo Carignano a Torino,
cui hanno partecipato una quarantina di
Membri della nostra Chiesa e di quella di
Pomaretto. Dopo la visita alla mostra vi
è stata una interessante conversazione col
Dr. Franco, Presidente della Associazione Reduci ed ex internati in Dachau, in
una sala della sezione del Partito Liberale torinese, gentilmente concessa. Il
Seggio dell’Unione dei Chiotti è stato
eletto nelle persone del Pastore, presidente, Sig.na L. Viglielmo, vicepresidente, M.o P. Massel, Cassiere.
Domenica 20 Dicembre, alle ore 14,30
nei locali dei Chiotti, vi sarà una conversazione delle Sorelle di Chiesa con la
Dr. Jolanda Valerio De Carli su argomenti di igiene ed educazione dei barn
bini. Tutte le nostre Sorelle sono invitate cordialmente a partecipare a questa
riunione organizzata particolarmente per
loro e da cui potranno certamente trarre
delle utili indicazioni e chiarimenti su
questi problemi cosi importanti e pur non
sempre facili.
Gli Alberi di Natale nei Quartieri
avranno luogo con il seguente programma: Martedì 22 Bovile; Mercoledì 23
Roccia; Giovedì 24 Trussan. L’Albero a
Villasecca avrà luogo domenica 27 alle
ore 14,30.
il Culto di Natale inizierà alle ore 10
ai Chiotti.
Culto di Natale. Avrà luogo alle ore
lo, e sarà seguito dalla celebrazione della S. Cena.
Festa dell’Albero. Avrà luogo il 26 dicembre, alle ore 13,30, in chiesa. Dopo
il programma di poesie e canti, la manifestazione proseguirà nella sala grande,
con una sorpresa per i fanciulli... e per
i grandi.
un SECQllDO
Un doloroso lutto ha colpito giovedì scorso la nostra comunità con la morte della
sorella in fede Margherita Giacobino vedova Borno
La sua dipartenza ha fatto un posto vuoto tra i fedeli che consacrano le proprie
energie per alleviare le sofferenze altrui.
Essa infatti dedicò l’intera sua vita ai
malati e si può dire che quasi ogni casa
del paese e della collina vide questo angelo
di bontà sacrificare le ore di riposo per
dedicarle interamente a lenire il dolore
delle famiglie colpite dalla sventura e dalla
prova.
Centinaia di persone ebbero da Essa il
beneficio del conforto morale e materiale,
del suo aiuto dis'nteressato: dove c’era
malattia, sofferenza, gemito, Essa era presente per dare il suo contributo di fede,
di amore, di abnegazione.
Negli ultimi anni della sua esistenza essa
ha molto sofferto, ma la sua sofferenza
maggiore consisteva nel fatto che il male,
che lentamente la indeboliva, non le permetteva più di correre di casa in casa,
come avrebbe voluto, per curare il male
agli infermi e lenire il dolore a chi dal
dolore era colpito.
Al servizio funebre, diretto dal pastore
Genre sabato pomeriggio nel Tempio, ha
partecipato una folla commossa di amici
e di conoscenti che, malgrado la pioggia,
hanno voluto accompagnare le spoglie mortali della cara Estinta all’estrema dimora
terrena e dare in tal modo il loro tributo
di affetto e di riconoscenza alla memoria di
una persona che tante opere di bene aveva
compiuto durante il suo pellegrinaggio terreno.
Mentre la bara scendeva nel sepolcro
molti piangevano, ma, nel silenzio solenne
di quel momento, pur nella tristezza dolorosa del distacco, la luce della Divina Parola : « Beali i morti che muoiono nel Signore perchè le loro opere li seguono »
dava conforto ai cuori aiBitti attraverso la
certezza cristiana della risurrezione.
Iddio conceda ai familiari in lutto le Sue
consolazioni preziose e la fede onde possano, con essa, sollevare lo sguardo alle
celesti visioni della pace e della beatitudine che Cristo, il vincitore della morte, ha
promesso ad ogni buono e fedele servitore.
d. g.
Doni per Pradeltorno
Ida ed Eliana Chauvie (Torino) L. 2.000
— Erica Cavazzani (Torre Pellice), 1.000 —
Edina Ribet in memoria della zia Ada Bounous Perazzi (Torino), 2.000 — N. N., Pradeltorno, in mem. della sorella (seconda
offerta) 2.000.
L’Association Henry Arnaud aura
sa séance mensuelle, Dieu voulant,
dimanche 20 décembre à 20 heures 45.
Au cours de cette séance, le docteur
G. Ribet ét le docteur E. Gardiol introduiront la discussion sur le thème; Notre Collège.
Vu l’importance de l’argument à
l’ordre du jour, l’Henry Arnaud lance un pressant appel à tous ses membres pour qu’ils interviennent aussi
nombreux que possible à la séance et
invite cordialement tous les amis de
notre Ccllège et tous ceux qui, professeurs, élèves, parents, sont directe
ment intéressés à la vie et à l’avenir
de notre Institut.
Comme de coutume, au début de la
séance, le prof. A. Armand Hugon
fera revivre pour l’Assemblée, un pas
sage de notre Histoire Vaudoise.
Novità all’Esercito
della Salvezza
La Maggiore Riccio, ben conosciuta
nella Valle, per avervi lavorato subito
dopo la guerra, è ritornata a Torre Pellice, per dare nuovo impulso al Foyer
Salutista di Corso Fiume e prenderne la
direzione.
Purtroppo, venendo dal mite clima di
Roma, qui, all’ombra del severo Vandalino, ha dovuto pagare il pedaggio di
qualche giorno d’influenza all’ospedale,
ma ora sta meglio, grazie al Signore.
Ricordo dunque agli interessati, o a chi
per loro (chi legge pongavi mente), che
tutte le sere, alle ore 17.30, al Foyer Salutista di Corso Fiume (di faccia al Garage Tourn), la Maggiore Riccio distribuisce caffè latte e pane, ad ogni persona
anziana che ivi si presenti, a qualsiasi credo appartenga, purché bisognoso.
Desidero inoltre portare a conoscenza
della cittadinanza, per mezzo di queste
ospitali colonne, che l’Esercito della Salvezza di Torre Pellice chiude il ciclo delle festività Natalizie nella Valle con la
Festa dell’Albero il giorno della Epifania, 6 Gennaio. Suppongo che nessuno
vorrà mancare aH’occasione offertagli di
vedere Natale ancora una volta.
I giovani stanno preparando una Scenetta tratta da una novella di Leone
Tolstoi, dal titolo: Panà Martino, ovvero
« L’uomo che vide tre volte Gesù ». Giorno dell’Epifania, ore 15, Salone sopra la
Cooperativa - Torre Pellice.
Prima di chiudere, ancora una notizia
che può interessare gli Amici degli Anziani. L’Esercito della Salvezza, il giorno
21 c. m. alle ore 16, nel Salone sopra la
Cooperativa, offrirà la ormai tradizionale
« Merenda Natalizia » ( completa di panettone Galup) a cinquanta invitati, persone
anziane, bisognose e per lo più sole.
Grazie di cuore a tutti coloro che, con
la loro generosità, ci rendono possibile
questa bella iniziativa, che un^ grazioso
programmino di Natale integrerà.
Maggiore Calzi.
La famiglia di
Rosina Jourdan
ved. Giordan
che Iddio ha richiamato a sè il 9
dicembre 1959, ringrazia sentitamente tutte le persone che hanno voluto
recare aiuto e conforto nella luttuo
sa circostanza; in particolare i Pastori P. Sommani e G. Conte, il Dr.
G. Debettini per le assidue cure, ed
i vicini di casa.
Torre Pellice (S. Margherita) ll-12-’59
La famiglia della compianta
Margherita Giacobino
ved. Borno
commossa ringrazia tutti coloro che
in vari modi, hanno preso parte al
proprio dolore. Un particolare ringrar
ziamento al dott. Ros Sebastiano, al
pastore Genre ed alle famiglie Gardiol e Avalis.
S. Secondo di Pinerolo 14^13-1959
RINGRAZIAMENTO
La consorte Irma Peyrot nata Breu.
za, i figli Elio e Luciana in occasione
della dipartenza del loro compianto
Beniamino Peyrot
ringraziano il dr. Quattrini, il Pastore di Pomaretto, i giovani unionisti
e quanti hanno preso parte al loro
vivo dolore.
(Perosa) Pellissieri 14rl2-1959
Prnf. Dr. Franco Opertì
Libero Docente
in Clinica Ortopedica
Specialista in Ortopedia
Traumatologia e Chirurgia Plastica
Visite presso Ospedale Valdese di
Torino: Lunedì e Venerdì ore 16,30
Consulenze presso Ospedale Valdese
di Torre Pellice: previo appuntamento
Dottoressa
Iolanda De Carli Valerio
Medico Chirurgo
Specialista
in malattie dei bambini
Psicologia e pedagogia
Consultazioni presso l'Ospedale
Valdese di Pomaretto
Il primo e il terzo mercoledì del mese
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SIGNORINA ventenne diplomata in puericultura alla Scuola Frizzoni (Bergamo)
si occuperebbe in una famiglia curando
bambini al di sotto di tre anni. Rivol;ersi alla direzione del giorna'
Redattore: Gino Conte
Coppieri - Torre Pellice
Tèi. 94.76
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - c.c.p. 2/175.57
Tipografia Subalpina - s. p. a
Torre Pellice (Torino)
Direttore : Prof. Gino Costabel
Pubblicaz. autorizzata dal Tribunal p
di Pinerolo con decreto del 1-1-195,5.
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