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Anno 118 - n. 20
14 mag^gio 1982
L. 400
Sped. abbonaiTiento postale
I gruppo bis/70
10060 TO.^RI-: PFILìCE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
PER LA FESTA DI CANTO DELLE CORALI A CHIVASSO
L’Argentina occupa le Falkland: le chiedeva inutilmente da
decenni! La sua mossa è politica: vuole riunire intorno alla
giunta di destra anche le opposizioni.
L’Inghilterra — che da decenni
non aveva neanche badato alle
richieste argentine — risponde
immediatamente con l’invio della
più forte flotta del mondo, dopo
quella statunitense e sovietica.
L’Europa occidentale condanna
senza riserve l’occupazione argentina e — oltre alle sanzioni
economiche — accondiscende all’invio della flotta, anche se tutti
esortano a negoziare.
L’Argentina ha aggredito; l’Inghilterra deve rispondere.
Gli Stati Uniti cercano di fare
da mediatori, finché (con una
mossa ricattatoria) si schierano
nettamente con l’Inghilterra: non
si possono schierare con chi turba l’ordine esistente!
La Russia — stavolta più furba — patteggia moralmente con
l’Argentina e se ne sta a guardare.
Ad un tratto, « qualcuno » colpisce un incrociatore argentino
fuori dalla zona di guerra: ci
sono più di 500 vittime.
Tutti sono tristi (si ricordano
che la guerra provoca anche morti...), la stessa signora Thatcher
si confessa addirittura « costernata »: poveri figlioli, così giovani!
Che inaudita ipocrisia!
E noi cosa speravamo: dei
cannoni pieni di fiori?
Purtroppo la guerra continuerà ancora (ne sono convinto):
l’orgoglio dei due governi è più
forte di ogni pianto di madre e
del rispetto per la vita di ognuno.
Le conseguenze anche internazionali di questa guerra certo ci
saranno. Saranno controllabili?
Saranno gravi? Ci toccheranno?
Nessuno lo può sapere.
Finché non ci sarà un « cambiamento profondo di cultura e
di concezioni politiche », finché la
profezia (che minaccia la catastrofe e indica strade alternative
da seguire) non si identificherà
con la politica (come sosteneva
R. La Valle a Ragusa il 2 maggio), finché l’amore e il rispetto
per l’uomo non precederà l’ingiustizia e ogni falso orgoglio, il
mondo sarà sempre sull’orlo di
un baratro senza fondo, in cui
potremo piombare tutti da un
momento all’altro.
Non c’è che una alternativa:
« Seminate secondo la giustizia,
mietete secondo la misericordia,
dissodatevi un campo nuovo! Poiché è tempo di cercare l’Eterno,
finch’Egli non venga e non spanda su voi la pioggia della giustizia.
Ma voi avete arata la malvagità, avete mietuto l’iniquità, avete mangiato il frutto della menzogna; poiché tu hai confidato nelle
tue vie, nella moltitudine dei tuoi
prodi. Perciò un tumulto si leverà fra il popolo e tutte le fortezze saranno distrutte». (Osea 10:
12-14).
O ci convertiamo, dunque, e il
frutto sarà la salvezza e la misericordia di Dio; oppure continuiamo e la distruzione sarà il
frutto della nostra infedeltà e
delle nostre false sicurezze.
Nino Gullotta
Cantate airEterno un canto nuovo
Nelle chiese evangeliche il canto è espressione ciella riconoscenza gioiosa (di ciò che Dio ha
fatto per noi e comunione fraterna che unisce i fratelli nella comune confessione (della fe(de
Più di trecento membri delle
corali delle Valli valdesi e di
Torino si riuniscono domenica
16 maggio sulla piazza di una
cittadina appena oltre la cintura torinese, Chivasso, per una
« festa di canto » nel quadro di
una manifestazione evangelistica. Potremmo presentare questo
fatto sotto diversi aspetti: folkloristico, estetico, etnico... Proviamo invece a pensarlo in termini biblici sulla base di un salmo: « Cantate all'Eterno un cantico nuovo, perché egli ha compiuto meraviglie » (Sai. 98: 1).
Cantate
Il canto è espressione naturale della gioia. Ma non sempre si
è ripieni di quella gioia che
erompe nel canto. I salmi stessi
esprimono situazioni di tristezza e dolore di un popolo, come
quella degli esuli ebrei in Babilonia che invitati rifiutano di
cantare le canzoni di Sion: « Come potremmo noi cantare le canzoni deH’Eterno in terra straniera? » (Sai. 137: 4). Altre volte è
il dolore del singolo che sembra
rendere assurdo il canto: « Cantar delle canzoni a un cuor dolente è come togliersi l’abito in
un giorno di freddo » (Prov. 25:
20). Il canto quindi non è cosa
che « va da sé » e per il quale
ci si trovi sempre naturalmente
ben disposti.
Eppure la Parola di Dio non
fa distinzioni sulla base del nostro umore e delle situazioni particolari in cui ci troviamo. Non
dice « cantate se... ». Cantate!
L’imperativo grande e potente
che ci viene incontro non tiene
minimamente conto delle nostre
miserie perché non è basato sulle nostre persone e sugli eventuali motivi che noi possiamo
avere o non avere di cantare. E’
basato su un fondamento ben
più solido che non i nostri umori e i casi della nostra vita: è
basato sulTEterno.
Poiché l’Eterno ha
compiuto meraviglie
Il canto biblico ha questa ragione profonde: è espressione
della riconoscenza per ciò che
Dio ha fatto per noi. E se gli
Ebrei che cantavano questo salmo celebravano le meraviglie
del sorgere di un popolo dal nulla, della sua liberazione dalla
schiavitù d’Egitto, del perdono
succeduto alla condanna delTesilio in terra straniera, quanto più
abbiamo da cantarlo noi che abbiamo contemplato non l’alba
ma il giorno pieno dell’amore di
Dio. Abbiamo conosciuto il Cri
sto, la meraviglia di un Dio che
non tiene conto dilla nostra indegnità ed è pronto a sacrificare il proprio figlio per liberarci
dal peso della legge, del peccato
e della morte, e per accoglierci
gratuitamente nel Regno, nell’ambito della sua misericordia.
Il canto per noi può quindi essere in primo luogo espressione
di gioiosa riconoscenza. E non
solo quando le cose vanno bene
e per il verso giusto. Pensiamo a
Paolo e Sila, uomini che a se^ito di una iniziativa evangelistica
REPUBBLICA DEMOCRATICA TEDESCA
Il monopolio della pace
Quando i giovani cristiani della Repubblica democratica tedesca cercarono un simbolo che
esprimesse il loro impegno per
la pace e il disarmo bilaterale,
scelsero naturalmente quello che
conoscevano meglio, che si trova
sulla copertina del libro olferto
dal governo il giorno della loro
« confermazione laica » (Jugendweile); l’uomo che trasforma in
lama d’aratro la sua spada (Michea 4: 3).
Questo simbolo,' prima di diventare un distintivo a spilla sui
loro giubbotti, è quello che ha
ispirato il monumento offerto
dall’URSS all’QNU a New York.
E la sua iscrizione: « Le spade
diventeranno aratri », prima di
diventare il grido distintivo dei
giovani cristiani pacifisti, è stalo l’espressione dell’impegno per
la pace delle Repubbliche socialiste sovietiche.
Ma ecco che oggi i giovani cristiani che portano questo distintivo, regolarmente approvato dalle loro chiese, sono perseguiti
dalla polizia e minacciati di
« esclusione dalle scuole secondarie e superiori, di trasferimento da un politecnico ad un altro,
di proibizione di presentarsi alla
maturità, di far domanda per un
posto di insegnante, di proibizione di proseguire gli studi o di ac
cedere a un pubblico impiego »!
La Chiesa evangelica della RDT
si è vista ingiungere dal Segretario di Stato per gli affari religiosi Gysi che a causa dello
« stravolgimento del loro significato, i distintivi non dovevano
più essere portati né nelle scuole né in pubblico. Poiché sono
diventati simbolo di un movimento per la pace indipendente
che, quindi, non potrebbe essere
tollerato poiché porta pregiudizio all’azione dello Stato e della
società per la protezione della
pace ».
Il Segretario di Stato per gli
affari religiosi non ha addossato
alla Chiesa evangelica in RDT la
responsabilità diretta di questi
avvenimenti. Ciò che è preso di
mira è un « movimento per la
pace indipendente », illegale insomma, forse nemico dello Stato... ma Tavvertimento è stato
molto chiaro, e i vescovi non lo
hanno frainteso.
Nelle misure adottate nei confronti dei giovani cristiani essi
hanno riconosciuto una limitazione della libertà della fede e
della coscienza. Per questo nelle
predicazioni, nelle lettere indirizzate ai giovani, nelle dichiarazioni, hanno nettamente preso
posizione: « Non si tratta solo
del portare un distintivo ma del
la nostra responsabilità per la
pace. Questa responsabilità non
è monopolio dello Stato, ma è di
ciascuno di noi. Consideriamo
come un profondo errore rispondere ad una presa di coscienza
con delle interdizioni ».
E’ nelle chiese che sono stati
fatti studi fondamentali sui problemi posti dalla pace e dal disarmo, che sono stati organizzati seminari e circoli di riflessione.
I Sinodi della Sassonia, di
Görlitz, di Mecklenburg, della
Turingia, come la direzione della Chiesa di Berlin-Brandenburg,
protestano contro le interdizioni
e le misure discriminatorie nei
confronti dei loro giovani e assicurano loro aiuto e appoggio.
Per quanto la testimonianza e
l’impegno per la pace dei cristiani siano stati sospettati, i Sinodi
affermano di volersi associare
pienamente agli sforzi che lo
Stato, di cui i loro membri sono
cittadini, persegue in vista di assicurare la pace. La pace, essi
affermano, non si realizzerà se
non quando si trasformeranno
le spade in aratri e « gli strumenti di guerra diventeranno strumenti di pace ».
Daisy de Luze
(dal settimanale francese
« Réforme »)
erano finiti nel buio di una prigione, eppure a notte fonda
« pregando cantavano inni a
Dio » (Atti 16: 25). Non lasciamo quindi che sia il nostro umore o le situazioni più facili o positive della nostra vita, ma facciamo sì che siano le meraviglie
compiute dall’Eterno a determinare il nostro canto.
E in secondo luogo il canto
può essere perciò espressione di
comunione fraterna. Nelle nostre
chiese il canto è espressione comunitaria della fede. Nulla più
del canto esprime l’unisono della riconoscenza e della confessione della fede pur nella molteplicità degli individui e delle loro differenze. Forse per questo
il pastore Dietrich Bonhoeffer, finito vittima della repressione
nazista in un campo di concentramento, quando insegnava « la
vita comunitaria » agli studenti
in teologia del suo tempo, all’armonia del canto a più voci preferiva il canto all’unisono che
raccoglie insieme in un tutto
unico voci, situazioni, pensieri,
angosce e speranze diverse che
sono amalgamate nella comune
espressione della fede.
AII’Etemo
Perché il canto sia gioiosa riconoscenza e espressione di comunione fraterna, esso non deve
mai cessare di essere un canto
« all’Eterno ». Come potrebbe altrimenti essere riconoscenza? E
che comunione è quella che non
ci lega nello stes.so tempo alla
sorgente della vita?
Franco Giampiccoli
(continua a pag. 6)
SOMMARIO
□ Eco-Luce, perché il
cambiamento - p. 2
□ La predicazione
evangelica a Chivasso - p. 7
□ Obiezione di coscienza nell’industria
bellica? - p. 12
2
2 fede e cultura
14 maggio 1982
UN SAGGIO DI ALFREDO BERLENDIS
Eutanasia: diritto di morire
La "morte dolce’ (eutanasìa)
ha più di un volto. Può essere
chiesta dal malato (p. 22) che
« giunto alla fase terminale della
malattia, decide di vivere la propria morte, umanamente, dignitosamente » (p. 24). Poi ci sono
« malati che non hanno alcuna
autonomia decisionale », per es.
« bambini affetti da malformazioni congenite gravi... Ci do\'remmo chiedere se abbiamo il
diritto di utilizzare il sapere medico per sostenere esistenze così
gravemente minate. Potremmo
ro\'esciare la domanda e chiederci: abbiamo il diritto di condannare una persona a una vita
di pura sussistenza? » (p. 25).
Terzo caso, questo diritto c’è chi
se lo prende se un papa o capo
di Stato sta morendo e si fa ben
più che « tutto il possibile » per
saharlo: si prolunga artificialmente il trapasso per pensare
all’assetto del « dopo ». Quarto
tipo di eutanasìa che è aberrante definire tale, la soppressione
di gente reputata inferiore, impura, inutile, pericolosa, ribelle,
ecc. Inutile parlarne, sotto ogni
latitudine è genocidio e basta.
Una quinta forma di eutanasìa appare pulita come la bomba N ed è invece abbietta: quan
te persone anziane muoiono di
eutanasìa forzosa perché prive
di protezione economica? Ma in
tutto il mondo, compreso quello
più avanzato, i vecchi (e non solo loro) possono deperire non
tanto per mancanza di denaro o
medicine, quanto di amore. In
tal caso è inesatto chiamarla
“morte dolce". E’ solo morte.
Perché senza amore si può vegetare, ma « non si è che morti
in permesso » (E. M. Remarque).
« E’ perverso limitarsi a dare anni alla vita senza fare nulla per
dare vita agli anni » (p. 33).
Il libretto di Berlendis compie
un’opera provvida. Sposta la discussione dal piano giuridicomorale e (genericamente) religioso, a quello biblico con le nozioni di vita, morte, dolore (sull’eutanasìa « non esiste un’etica biblica pronta all’uso», p. 61). Un
terzo delle pagine — molte se si
pensa che lo smilzo libriccino ne
ha solo 90 — sosta su codesti
concetti nella Scrittura, sussidiata da una quarantina di autori.
« Tutti sappiamo quanto il problema sia delicato e controverso.
L’eutanasìa — intesa non come
diritto di uccidere ma come diritto di morire —• dovrebbe in
qualche modo essere resa legal
TARANTO
Le guerre giuste
non son mai esistite
Si è svolto a Taranto, il 24
aprile nel Salone degli Specchi
della Casa del Comune, il già annunciato dibattito pubblico sul
tema: « razionalità ed irrazionalità della guerra », relatore il senatore Raniero La Valle.
Assenti le forze politiche e sindacali storiche, la manifestazione
ha registrato quasi 150 presenze,
la maggior parte cattoliche, provenienti anche dalla provincia e
si è caratterizzata per il notevole
interesse dimostrato dal pubblico per i problemi della pace e
della guerra, del rapporto NordSud, della corsa agli armamenti,
delle ingenti somme stanziate
per la « difesa » dell’Occidente
« cristiano », della fame nel mondo, dell’oppressione e del genocidio dei popoli.
All'ampia ed esauriente relazione del senatore La Valle sui
problemi suddetti sono seguiti
numerosi e qualificati interventi.
Il senatore La Valle ha concluso
il dibattito ricordando a coloro
che si ritengono cristiani che non
esistono e non sono mai esistite
guerre giuste. Le guerre sono
sempre il risultato di sfruttamenti, oppressioni, brama di po
tere economico. Egli ha detto,
fra l’altro, che la pace è sì un dono di Dio, ma è un dono che va
guadagnato con l’impegno quotidiano di ciascuno di noi e nessuno può pensare fatalisticamente
di non avere responsabilità per
la tremenda minaccia di guerra
che ci sovrasta. Il tempo dei miracoli è stato concluso con Gesù,
egli ha continuato, e l’ultimo miracolo è stato l’atto salvifico, irripetibile ed unico del Suo sacrificio. Se è vero che la pace di cui
parla il Vangelo è una pace escatologica, che non è possibile realizzare su questa terra, è anche
vero che questo nostro mondo è
molto, ma molto lontano dal modello di pace cui dovrebbe ispirarsi.
Con questo invito ad essere « facitori di pace » il senatore
La Valle ha concluso la sua conferenza e si è anche concluso il
ciclo di manifestazioni che la comunità di Taranto ha dedicato al
tema della pace. Va segnalato
che in questa occasione il giornale locale « Quotidiano » ha dedicato mezza pagina alla Chiesa
Valdese e alla comunità locale.
V. V.
NOVITÀ’
G. ROCHAT - A. TRIDENTE - E. GENRE
Costruire la pace oggi
pp. 192, L. 5.600 («dossier» 15)
Relazioni, interventi e documenti del campo di Agape.
G. Rochat, Armamenti ed equilibri mondiali dal 1945 ad o.ggl
A. Tridente, La riconversione dell'industria bellica
E. Gente, Prospettive di una teologia della pace
Quale direzione prenderà il grande movimento popolare
per la pace?
Come costruire la pace giorno dopo giorno nei prossimi
anni?
Il rifiuto della falsa protezione offerta dalTombrello nucleare è diventato una questione di fedeltà alla Parola di Cristo, Tunica via coerente per la Chiesa cristiana.
In appendice: il pensiero di Barth, Bonhoeffer, del Sinodo Riformato Olandese, il « patto abolizionista » ecc.
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso 1
c.c.p. 20780102
10125 Torino
mente possibile » (Paolo Ricca,
« Il cristiano davanti alla morte », p. 36). Ecco, se si parte da
qui — non diritto di uccidere ma
diritto di morire — si può maneggiare la questione con meno
virulenza e più serenità. E’ tutt’altro che facile, ben s’intende;
come la morte in ogni suo aspetto è tutt'altro che una faccenda
marginale, per chi “va” e per chi
resta. Tuttavia la morte, come
la malattia e perché no, la vecchiaia, non è Tavvenimento più
grande nella storia di un individuo.
Ma non lo è neppure la vita.
Berlendis lo sostiene con la
tranquilla impavidità di chi cerca di far dipendere le sue idee
dalla Bibbia e non viceversa. Il
senso comune, la saggezza popolare, sono paganeggianti. Si dice: la vita è il bene più alto. Lo
afferma anche la Dichiarazione
vaticana sull’eutanasìa (p. 79).
« Tuttavia la Bibbia non condivide una simile definizione della
vita. Essa non è definita il valore più alto... La nozione evangelica di vita non è riducibile a
quella di esistenza... Se c’è un valore infinito, addirittura atto a
definire Dio stesso, questo è l’amore » (p. 9).
Benché ce Tabbiano già detto
(bene o male) milioni di volte,
GESÙ’ E’ MORTO PER AMORE.
AMORE DI NOI (Romani 5: 8,
citato a p. 12). Non è morto per
eroismo, né per virtuosità, meno
che mai per una mistica del dolore. E’ morto solo per amore. Il
quale, certo, è anche sofferenza.
Essa però deriva dalTamore, e
non il contrario. « Non dobbiamo vedere nell’estrema sofferenza la mano di Dio » (p. 13); « Cristo non era dedito al dolore,
bensì alla solidarietà e all’amore... Il dolore non è il giudice
nelle cui mani il credente deve
abbandonarsi per autenticare la
sua fede... Anche ad esso, come
alla morte, la Bibbia toglie ogni
aspetto magico » (p. 15). L’effetto del dolore è « segregante e insostenibile... Amore e calore sono incomunicabili quando si
frappone la barriera del dolore.
L’aiuto che ci si attende in quei
momenti è proprio la liberazione dalla gabbia della tormentante sofferenza » (p. 28-29).
Berlendis espone poi il Rapporto sull’eutanasìa della Chiesa
Riformata d’Olanda (1972), più
meditato e umano della Dichiarazione vaticana (1980) arroccata « su questa orripilante “teologia" del dolore, su questo dolorismo cristiano » (p. 25), mentre
« la fede in Cristo... non ci fa seguaci né dell’eroismo né del dolorismo... ci libera pure da ogni
idolo, anche dall’idolo della vita, dal « vitalismo », poiché la
morte non è per il credente l’ultima parola. L’ultima parola è
il Cristo, il Risorto » (p. 35). Meglio di un saggio sull’eutanasìa,
Alfredo Berlendis ci ha dato un
pensoso “livre de chevet”.
Renzo Turinetto
Alfredo Berlendis. L'futannsìu ■ Il
diritto a vivere dignitosa mente la
propria morte. Claudiana. Torino.
1981, pp. 90. L. 2.900.
CERCASI
La Chiesa vaidese di Pinerolo ricerca a partire
dal 1° giugno prossimo, la
collaborazione — preferibilmente di una coppia di
pensionati — per la mansione di pulizia e custodia
locali tempio di via dei
Mille, 1.
Gli interessati possono
telefonare per informazioni agli anziani C. Costantino (0121/70701) e E. Coucourde (0121 74643).
II concistoro
UNICA ISPIRAZIONE
Caro direttore,
bene ha fatto Eugenio Stretti ad intervenire con la sua lettera (Eco-Luce
23.4) circa le partecipazioni ed il risultato del Convegno romano GER sulla lettura della Bibbia, integrando così
il resoconto che ne avevo fatto e che,
proprio nelle parti esposte da Stretti,
aveva subito le forbici redazionali.
Stretti ha ragione quando rileva la
prevalenza partecipativa di componenti
delle correnti evangeliche cosiddette
■I fondamentaliste » di fronte allo scarso
numero di giovani delle cosiddette
” chiese storiche >■, studenti in teologia
compresi. Snobismo? Forse; ma mi chiedo se sia indirizzato verso i « fondamentalisti », o verso le « letture (o la
lettura?) della Bibbia ». Certamente è un
atteggiamento di autosufficienza, o di
insufficienza, che non può essere accettato.
Quanto al proseguimento del lavoro
iniziato, perché invocare l’intervento
delle chiese? Perché rifarsi allo « spirito del Congresso evangelico del 1965 »?
Non penso che gli apparati ecclesiastici, come tali, siano da invocarsi in
una retta valutazione ecclesiastica riformata. Perché chiedere ad altri, quello
che siamo legittimati a fare noi stessi?
Perché rifarsi allo spirito di eventi che
hanno fatto il loro tempo; e non puntare piuttosto sullo Spirito di cui la
Bibbia ci parla? Questa è l'unica ispirazione e la via da seguire. Se non bastano i giovani del GER ad organizzare
un secondo convegno, non ci sono forse
altri giovani nelle chiese evangeliche
disponibili ad incontrarsi sulla Bibbia,
senza il preconcetto che si possa esser
divisi di fronte alla Parola di Dio a seconda che si leggano le Scritture con
una metodologia piuttosto che con
un'altra? Questo è il punto.
Se i GER avranno bisogno di una mano, ne troveranno per certo ancora una,
come la hanno trovata per il loro primo
convegno. La Bibbia merita di esser
letta e scrutata insieme a quanti siano
animati dallo stesso desiderio. E poi
non si tratta solo di un problema di giovani, ci sono anche altre persone nelle
chiese su cui si può ancora fare affidamento, e per fortuna.
Giorgio Peyrot, Roma
PRECISAZIONE
Caro direttore,
a proposito della mia intervista « il
lavoro dell'evangelizzazione », apparsa
su La Luce del 9 aprile, desidero precisare che non al past. A. Giannetta,
ma a me è da attribuirsi il parere, basato su una mia personale esperienza
fatta in Brasile nel 1978, che le campagne di evangelizzazione che riempiono gli stadi non portano all’aggregazione delle « decisioni per Cristo » nelle
chiese locali. A parte il fatto che forse
mi sono espresso in maniera drastica,
non mi sento tuttavia di escludere che
dette campagne possano produrre certi
risultati utili comuni ad altre manifestazioni di massa (per esempio, la pubblicizzazione della presenza delle chiese
in una certa area, ecc.). Sono comunque sempre del parere (e il past. A.
Giannetta è d’accordo con me) che la
migliore maniera di evangelizzare sia
quella che si incentra sulla mobilitazione della comunità locale e si esplica
attraverso l'esercizio dei doni dei credenti nei rapporti interpersonali.
S. Guarna, Isola del Liri
NESSUNA NOIA
Caro direttore,
sbaglio se penso che ogni arrivo di
un mio scritto provoca in lei un senso
di noia? Del resto la cosa sarebbe spiegabilissima; mi rendo conto di essere
alquanto « disastrato », pur essendo
persuaso che, in pari tempo, sono anche, lievemente, >■ disastrante ». (Con
buona pace del signor Platone che anche qui riuscirà a trovare un gioco di
parole...). Transit. Tanto più che, questa volta, voglio esprimerle totale plauso per la realizzazione delle due pagine
centrali — n. 15 del 9.4 — nelle quali
è stato dato spazio ai lettori di portare
un contributo verso la ricerca di « un
senso della vita ».
Soprattutto la prima lettera, sul confine fra il credere e non credere, —
lettera che è stata oggetto, domenica
scorsa, di una preziosa predicazione del
Pastore Col ucci — rifletteva un travaglio che solo grazie al dono di una
Fede — forse anche quella situabile,
ignoto amico >■ simpatizzante » fra il
“ credere » e il « non credere » — ci
può essere consentito di superare.
Sempre con amicizia fraterna.
Ezio Pinardi, Milano
RISALTO?
Sig. Direttore,
ho letto, con mio grande stupore,
l’articolo - Le apparizioni di Maria » riportato ■■ nelle sue partì essenziali »
dal periodico La Luce, n. 17 del 23
aprile 1982.
Premetto che sono entrato nella Chiesa Valdese da pochi anni. Dal 1982 sono abbonato a La Luce.
Ma il mio grande stupore, misto a
disgusto, è stato nel vedere pubblicare
il « Documento » (!) con un risalto che
non merita dì certo.
Sì, ella chiarisce, e bene, nella sua
risposta molte cose, ma ripeto quel
« documento » (che mi domando da qual
fonte possa venire!!) non meritava di
essere impaginato con tanto risalto.
Con i più fraterni saluti
Luigi Ardizzone, Palermo
« Risalto » un taglio basso, interno,
su due colonne? Non direi! Piuttosto
mancava un collegamento più evidente
tra il documento e il commento contenuto in questa rubrica, che evitasse
equivoci a chi magari legge frettolosamente i titoli e poco più. Ma speriamo di ritornare sull’argomento con ulteriori informazioni (f.g.).
ECO-LUCE: PERCHE’
IL CAMBIAMENTO
A quattro mesi daìVinizio della nuova serie già un nitro cambiamento?
Forse diversi lettori che amano, giustamente « ritrovarsi » nel loro giornale saranno disorientati nelVaprire questo numero dell'Eco-Luce e trovare
spostate le pagine « vita delle chiese »,
« prospettive bibliche », « fede e cultura ». diminuite le prime (da tre a
due) e aumentate le ultime (da una a
due). Il cambiamento e dettalo da ragioni di equilibrio interno.
Impostando la nuova serie avevamo
rinunciato a malincuore ad avere pagine di piti ampio respiro alVinizio del
giornale (pp. 2 e 3): se avevamo deciso di dedicare le pagine 2. 3 e 4 ai
temi piti interni e limitati della « vitadelie chiese » era perché questo era
Vunico posto che consentisse tre pagine consecutive e un orario di stampa
che consentisse Vinserimentó delle notizie di fatti avvenuti la domenica precedente. Questo fatto comportava uno
squilibrio in senso piu marcatamente
ecclesiastico che del resto è stato rilevato nelle uniche critiche esplicite che
abbiamo ricevuto alVimpostazione della
nuova serie.
Adesso, dopo 4 mesi di esperimento,
abbiamo rileiiato che:
a) il materiale delle pagine « fede e cultura » continua ad essere esuberante rispetto ad una sola pagina:
1)) il materiale «vita delle chiese »
a volte non riempie tre pagine e che
questo settore potrebbe guadagnare
molto da uno stile piit stringalo e veloce:
c) tecnicamente è pos.sibile .spostare le pagine delle chiese senza perdere
la possibilità di inserire le ultime notizie arrivate.
Nella recente riunione della redazione (Borgio Verezzi 1-2 maggio) abbiamo quindi deciso il cambiamento
che i lettori hanno ora sotto gli occhi,
che ci permetterà, tra Valtro. di rispondere meglio ad una delle principali richieste emerse dall'indagine tra i lettori compiuta Vanno scorso relativa ad
un ampliamento del settore recensione
e segnalazione libri.
Speriamo con questa « sco.ssa di assestamento » di aver trotmto la formula
più adatta alla linea del nostro giornale anche in funzione di una maggior espansione alVesterno delle nostre
chiese (red.).
3
14 maggio 1982
fede e cultura 3
INVITO ALLA STORIA
Alla ricerca della componente religiosa
Le opere storiche pubblicate in questi anni riguardanti le nostre comunità evangeliche delle diverse denominazioni
sono di grande utilità per la conoscenzadell’evangelismo italiano e di stimolo per un proseguimento della ricerca
Tempo fa ho partecipato ad
un convegno sul brigantaggio
post-unitario nellTtalia del Sud,
organizzato dall’Archivio di Stato di Rieti e dairUniversità dell’Aquila, trattando della propaganda protestante che si ebbe in
quelle regioni durante le lotte
tra sabaudi, garibaldini, papalini e borbonici, tra il 1861 e il
1866: una bella gatta da pelare!
Con mia sorpresa altri due relatori riferirono su temi che, come
il mio, miravano a vedere, oltre
la realtà socio-politica, anche i
sostrati religiosi che quasi sempre la condizionano, superstizione, miracolismo, attese millenaristiche, dominio del clero sulle
masse povere e analfabete ecc.:
uno (Francesco Pitocco, dell’Università di Roma) sulla vicenda di
Davide Lazzaretti, il « Messia »
di Monte Amiata, morto nel 1878
in uno scontro coi carabinieri ad
Arcidosso; l’altro (Antonio Moscato, dell’Università di Lecce),
sulla tristemente nota strage di
Barletta del 1866.
Il caso di Barletta
Se il primo fenomeno non interessa che molto marginalmente la storia dell’evangelismo nel
nostro paese, il secondo vi è
strettamente connesso, legato com’è all’attività del predicatore
fiorentino Gaetano Giannini, di
cui parla a lungo Domenico Maselli nel primo volume della sua
documentatissima storia delle
Chiese cristiane dei Fratelli,
1836-1886 (Tra risveglio e millennio, Torino, Claudiana, 1974, pp.
193-195 e 228-236). Anche Valdo
Vinay non può non ricordare il
fatto nella sua Storia dei Valdesl/3 (Torino, Claudiana, 1980, p.
119), ed è proprio consultando
quest’opera che mi sono venuti
i pensieri, che vorrei brevemente
esporre qui, sull’utilità odierna
delle ricerche storiche riguardanti le nostre comunità evangeliche,
siano esse valdesi, metodiste,
battiste, avventiate, libere, dei
Fratelli, pentecostali ecc.
Orsara e Forano
Il caso di Barletta è certamente emblematico, ma oggi mi soffermerei piuttosto su qualche altra località del centro o del sud,
come Forano Sabino o Orsara di
Puglia, che conosco un po’ più
da vicino. Infatti, mentre Orsara è un esempio tipico di quel
che può generare la fede di emigranti italiani tornati protestanti dall’America del Nord (quel
« protestantesimo di ritorno » a
cui accenna Luigi Santini in Protestantesimo 3/1981, p. 182) Forano è strettamente collegato con
SPIGOLATURE
Buoni consigli per
cattivi protestanti
1. Parlerai con disprezzo della
tua chiesa, del tuo pastore, dei
tuoi fratelli. Parlando invece della chiesa romana, accennerai con
rispetto alla sua possente organizzazione e alla sua unità; ma
ti opporrai con forza a tutti gli
sforzi analoghi che potrebbero
determinarsi in seno alla tua
chiesa. Sosterrai con energia il
principio della « autorità », beninteso in quanto non ti concerne.
2. Làsciati influenzare da tutte le apparenze religiose del mondo, studia tutte le religioni, particolarmente le più lontane; ma
guàrdati bene dal conoscere a
fondo le basi della tua fede.
3. Se devi lamentarti del contegno del custode, la colpa è della chiesa.
4. Evita accuratamente che un
incarico qualsiasi o un lavoro ti
sia dato in seno alla comunità
di cui fai parte; ciò non ti porterebbe alcun vantaggio particolare, e d’altronde così, facendo
eviterai ogni critica sul tuo operato.
5. Mantieni la tua « neutralità » nei confronti dei nemici della chiesa, e lascia intravvedere
che, in fin dei conti, essi hanno
ragioni da vendere.
6. Ti assenterai ai culti, alle
riunioni, lamentandoti che sono
delle manifestazioni in cui « non
accade nulla di nuovo ». Se per
qualsiasi motivo ti costringeranno a partecipare ad una assemblea dei fratelli, deplorerai ad
alta voce che quei numerosi affari ecclesiastici di cui si discute fanno dimenticare il vero scopo di una chiesa cristiana.
l’opera della Chiesa Libera nel
Lazio, dove — scrive Giorgio Spini nella sua storia della Chiesa
Cristiana Libera in Italia, 18701904 (L’Evangelo e il berretto frigio, Torino, Claudiana, 1971, p.
78) — essa «trovò un terreno a
lei congeniale », perché « ai rancori ancora freschi contro il dominio papale e alla forte penetrazione della Sinistra garibaldina
e repubblicana si cominciavano
ad unire le prime agitazioni contadine contro la grande proprietà nobiliare ».
Anche in Puglia — scrive Vinay, op. cit., p. 267 — « il legame
fra il movimento evangelico e
la rivolta sociale poteva sembrare evidente per il sorgere di gruppi evangelici nelle zone in cui
più grave era la miseria, e le plebi lottavano contro i ricchi proprietari della terra. Ma — si domanda il nostro Autore — questo connubio socialista-evangelico era meno ingannevole di quello liberale-evangelico? ».
Passaggi
7. Enumera tutte le manchevolezze della vita della comunità, e
dànne notizia particolarmente ai
suoi avversari. Ti acquisterai così. la fama di un uomo di gran
senno, e senza pregiudizi.
8. Adotta sempre un atteggiamento di opposizione minacciosa : in tal modo non avrai alcun
dovere da assumere, e i tuoi fratelli dovranno sempre fare i conti con te. Esigi che la chiesa sia
popolare, sociale, nazionalistica,
pacifista ecc. Se non riuscirà ad
esserlo, sarà segno del suo fallimento, del suo completo fallimento.
9. Compòrtati da eroe nei confronti della tua chiesa; e contro
i suoi nemici, ti basti di essere
« obiettivo », tenero, compiacente.
10. I tuoi gusti e le tue opinioni sono incostanti? Non importa.
Parlerai di « coscienza evangelica », e pretenderai che tutta la
chiesa vi si allinei. Se si verifica
il caso contrario, piangerai sulla
sua odiosa tirannia spirituale,
sul suo spirito di violenza morale, e sul nuovo medio evo che
sovrasta su tutta la chiesa.
11. Non ti dar pace, né prender riposo, finché tutto ciò che
è mistero irrazionale nella fede,
non sia stato eliminato.
12. Se ti sembra che il servizio del culto a Dio sia piuttosto
un servizio con caratteristiche
soprattutto umane, lamèntati
amaramente che i culti religiosi
sono « noiosi », e va’ in cerca di
un « culto », di una « liturgia »
che siano imponenti, o addirittura di una vigorosa incredulità.
(pubbl. in tedesco, 1932)
Un’altra caratteristica di questi gruppi fu quasi sempre e
dappertutto il loro passaggio, tosto o tardi, da una denominazione all’altra. Una statistica in tal
senso sarebbe davvero interessante. Spini ce ne dà un primo
saggio nell’appendice III al suo
Evangelo e berretto frigio (p.
253), col risultato che, su un insieme di 33 località dove dal
1870 al 1904 operò la Chiesa Cristiana Libera (che nel 1890 cambiò il suo nome in Chiesa Evangelica Italiana), c’erano nel 1971
(anno di pubblicazione del suo
volume) 15 comunità metodiste,
13 valdesi, 4 battiste e 1 pentecostale. Una carta (p. 219) è oltremodo significativa, perché ci
fa vedere quante e quali comunità della Chiesa Evangelica Italiana sono passate nel 1904 — anno dello sfacelo definitivo di tale
denominazione — rispettivamente alla Chiesa Metodista Episcopale (n. 15), alla Wesleyana (n.
8) e alla Valdese (n. 4).
Chiese dei Fratelli
Quelle che invece sopravvissero a tutte le traversie politico-religiose che contrassegnarono la
travagliata esistenza dell’evangelismo italiano post-unitario sono
le Chiese cristiane dei Fratelli:
nel secondo volume della loro
storia, dov’è tratteggiato il periodo 1886-1946 (Libertà della Parola, Torino, Claudiana, 1978, pp.
163-165), Domenico Maselli ci dà
anch’egli una statistica, quella
del numero attuale delle « assemblee », in tutto ben 194, distribuite un po’ in tutte le regioni, con prevalenza nel Piemonte
e in Val d’Aosta (n. 38), a cui seguono Puglia (n. 32), Sicilia (n.
19), Lombardia (n. 18), EmiliaRomagna (n. 16), Campania e
Basilicata (n. 12 ciascuna), Liguria (n. 11), Lazio (n. 8), Toscana
e Abruzzo-Molise (n. 7 ciasc.),
Marche (n. 6), Umbria e Sardegna (n. 3 ciasc.), e Veneto (n. 2).
Se ora si volesse fare il confronto con l’opera della Chiesa
Valdese, come risulta dalle carte
dateci dal Vinay in tre momenti
diversi della sua espansione (p.
163: 1848-1880, p. 273: 1880-1920 e
p. 413: 1920-1978), vedremmo che
da 34 località (chiese e stazioni,
escluse quelle delle Valli Valdesi) esistenti nel primo periodo
si passa a 64 nel secondo e a 78
nel terzo, con una progressione
davvero lenta, di cui il nostro
Autore, con una crudezza di cui
gli dobbiamo essere grati, cerca
di individuare le cause lontane
e vicine nella discussa Conclusione del suo volume (pp. 469-481).
Cause della crisi
Ne indicherò alcune, non per
rinfocolare vecchie e recenti polemiche, ma per rifletterci su con
un po’ di calma e vedere se colpiscono o no nel segno: il frazionamento denominazionale, dovuto
in parte a « dissidi interni », in
parte allo « intervento delle denominazioni metodiste e battiste » (pp. 470-471), spesso sfociato in lotte intestine (p. 474); una
predicazione o avulsa dalle realtà concrete, « disincarnata », «spiritualista e moralista» (p. 472),
o aspramente « polemica » (p.
471), o troppo strumentalizzata
a fini sociali e politici (p. 470 e
473-474); il monopolio — per non
dire l’egemonia — del pastore di
fronte a comunità « silenziose »
o succubi (p. 472), cioè (aggiungo
io) il ripristino di un « clericalismo » strisciante anche fra noi,
anche se sempre combattuto
presso gli altri; il diaframma che
spesso s’interpose progressiva
mente tra la comunità e l’ambiente circostante; infine l’incomprensione o la non avvertenza
dei moti rinnovatori vivi — oltre
le più appariscenti manifestazioni delle « comunità di base » o
« del dissenso » — in seno al cattolicesimo romano, donde la necessità, con insistenza ripetuta
nelle ultime pagine (476-479), di
« trasmettere alla cristianità italiana degli stimoli riformatori ».
Ma su quest’ultimo punto ha
buon gioco Luigi Santini quando
osserva (cfr. il fase, già citato di
Protestantesimo) che « l’Italia di
oggi non è solo, e certo non soprattutto, quella dei cattolico-romani, ma è quella degli atei di
fatto, dei trafficanti all’ombra
della croce, dei poveri anche di
compassione, dei corrotti da un
potere corruttore. A quella Italia, il Valdismo e le Chiese sorelle non possono proporre una riforma ab intra del suo romanismo endemico, ma solo la conversione a Cristo e la commilitanza protestante secondo la fede che poveramente annunziano » (pp. 182-183).
Giovanni Gönnet
(1 - continua)
DIBATTITI
L’handicap
dell’omosessualità
Nel numero di « Scienza e Vita » del marzo ’81, da p. 26 a p.
32, è presentata l’ipotesi che la
presenza o l’assenza di un determinato ormone in un periodo
critico della vita del feto, possa
« marcare » in senso maschile o
femminile il cervello del feto stes■so, indipendentemente dal sesso
fisico dovuto alla presenza di soli cromosomi sessuali di tipo X
(femmina) o di tipo XY (maschio). Pur con tutte le riserve
riportate nell’articolo, a ciò sarebbe dovuto il comportamento
ambiguo di alcuni esseri, attratti in varia misura da individui
dello stesso sesso.
Tale ipotesi, che sta alla base
di ricerche tuttora in corso, può
essere accettata in linea di principio ma « una » conclusione dell’articolo non mi trova consenziente per cui, citando il passo in
questione, vorrei fare alcune considerazioni:
« Certamente, si prova d’istinto, una certa difficoltà ad ammettere che un determinismo
biologico sovrintenda alla nostra
più intima condotta quale la scelta dell’essere che vogliamo amare. Ma, dopo tutto, questo determinismo non è forse costrittivo
per gli eterosessuali quanto per
gli omosessuali?
D’altra parte, se avviene realmente una marcatura sessuale
del cervello nel corso della vita
fetale, si potrà parlare ancora, in
futuro, di anormalità o di deviazione? ».
Pur accettando l’ipotesi di una
marcatura biologica in contrasto
con l’identità fisica, non posso,
come credente, non affermare
che si tratta ancora e sempre di
anormalità e di deviazione.
Mi spiego: sono fortunato perché la mia marcatura psichica è
concordante con il mio patrimonio cromosomico ma, come « animale maschio », sono poligamo
per natura e, per scelta, sono di
ventato monogamo. Il problema,
a mio parere, è tutto qui.
L’eterosessuale non è meno
peccatore dell’ omosessuale se
ambedue si comportano come
animali: peccano nei confronti
di Dio perché il centro della loro
esistenza è il soddisfacimento dei
propri desideri e non il vivere come cittadini de! nuovo mondo di
Dio rivelato in Cristo, mondo in
cui, tra l’altro, non c’è « né maschio né femmina », pur con tutte le possibili interpretazioni di
tale affermazione. L’individuo che
non si pone il problema del proprio rapporto con Dio, può anche fare della sua etero o omosessualità una bandiera con cui
coprire i propri desideri, ma rincontro con il Cristo impone una
revisione totale dei propri pensieri e del proprio comportamento: se sei poligamo diventerai
rnopogamo per scelta, quale condizione migliore per servire il
proprio Signore (vedi ad es. l’epistola a Timoteo); se, fino all’incontro con il Cristo ti sei in vario modo prostituito (maschio o
femmina è tutt’uno!) da quel momento non ti prostituirai più,
perché è il Signore che lo chiede
come condizione indispensabile
(Giov. 8: 11); anche la tua omosessualità, pur biologicamente
determinata, non ha ragione di
essere il centro della tua vita e
della tua attenzione: è « una spina nella carne » segno della pre.senza, nella vecchia creazione,
del « Sovvertitore » della buona
volontà creatrice di Dio; una
spina che può essere sopportata,
come tutte le altre, con l’aiuto
dello Spirito di Dio.
E lo stesso comportamento, la
stessa metanoia, deve essere alla
base della vita dell’ individuo,
ogni volta che i propri desideri
tendono a prendere il posto di
Dio al centro della propria vita.
Perché è questo il « peccato ».
Ugo Tomassone
4
4 vita delle chiese
14 maggio 1982
PRIMO CIRCUITO
Festa di canto
Calendario
Sabato 15 maggio
La chiamiamo per tradizione
« Festa di canto », in realtà è stata una giornata comunitaria quella che i nostri ragazzi, monitori
ed alcuni genitori, hanno vissuto,
domenica 9 maggio, ad Angrogna.
Partecipazione attiva al Culto a
S. Lorenzo con tanti canti, visita
al Tempio del Serre, nonché a
Chanforan, « Ghieisa d’ia Tana » e
scuoletta Beckwith.
Il pastore Platone con il suo
noto entusiasmo e brio, appassionatamente ha guidato i ragazzi idealmente e fisicamente attraverso la Val d’Angrogna, i luoghi
storici e la storia che fu dei loro
nonni, soffermandosi particolarmente suH’awenimento Chanforan 1532. La figura storica rilevata è stata quella di Pierre Griot
« fedele fino alla morte ». '
La nostra storia ha radici nel
passato, nella gente che si è fatta massacrare per rimanere fedele, ma è anche storia del presente perché se il movimento val
dese non avesse aderito alla Riforma, sarebbe forse scomparso.
Quindi Platone ha raccomandato
ai ragazzi di non dimenticare la
nostra realtà di valdesi inseriti
nelle Chiese della Riforma, cioè
facenti parte della grande famiglia protestante.
Anche se ci accusano di essere
divisi, noi siamo fieri di essere
diversi, perché vogliamo riflettere con la nostra testa e non accettare l’imposizione di pensiero
teologico.
La giornata si è conclusa a S.
Lorenzo con canti, « gelato tradizionale» e la visione di una videocassetta sullo spettacolo « Chanforan 450 anni fa » realizzato dalla Scuola Domenicale di Angrogna.
Speriamo che i ragazzi possano conservare questi ricordi e
che le famiglie alimentino la conoscenza della loro storia valdese del passato e del presente.
Alba lazeolla
□ TELEPINEROLO
CANALE 56
Alle ore 20.05 va in onda la trasmissione « Confrontiamoci con l'Evangelo »
(a cura di Marco Ayassot, Franco Davite e Attilio Fornerone).
Domenica 16 maggio
□ RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 - 93700
Aile ore 12.45: Cuito Evangelico a
cura deile Chiese Valdesi del II Circuito.
Giovedì 20 maggio
□ COLLABORATORI
ECO DELLE VALLI
La riunione dei collaboratori avrà
luogo a casa Gay via Cittadella 8 Pinerolo, alle ore 20.30.
ALLE VALLI VALDESI
Visita alla Toscana evangelica
POMARETTO — Lucca, Firenze, Siena: tre città dal grande richiamo turistico per le bellezze
naturali, per le testimonianze storiche e soprattutto per le loro
ricchezze artistiche. Ma non è
soltanto questo che ha spinto la
nostra comunità a organizzare
una gita comunitaria in questi
posti. Il nostro interesse era in
primo luogo rivolto alla scoperta
della « Toscana evangelica » per
conoscere la vita e la storia delle
comunità e delle opere presenti
in questa regione, come Tanno
scorso eravamo andati alla scoperta della Sicilia evangelica.
Il viaggio si è rivelato molto
interessante e stimolante.
Innanzi tutto il messaggio della
storia con in primo piano la Riforma a Lucca nel XVI secolo e
l’opera di Pier Martire Vermigli a
S. Frediano, che Maselli ci ha fatto rivivere con passione percorrendo le strade della cittadina,
ma anche Firenze e Siena dove la
storia delTevangelismo è dominata da forti personalità quali quelle di Paolo Geymonat, Stewart,
Ferretti e, soprattutto quella del
Comandi con la sua perspicacia
educativa.
Siamo inoitre rimasti colpiti
dall’impegno sociale attraverso le
opere del Gignoro molto funzionale e accogliente e del Gould,
erede di tutta una serie di altre
opere nel campo educativo.
Abbiamo poi toccato con mano
la realtà della « diaspora » con
la grande dispersione (una sorella aveva percorso ben 60 km.
per collaborare alla preparazione
del pranzo comunitario a via
Manzoni) che può essere causa
di sgretolamento della comunità
ma che diventa invece per molti
stimoio di chiarificazione per la
fede e di impegno.
Vi è stato infine l’incontro con
la varietà denominazionaie delTevangelismo toscano, nel culto
con la comunità metodista di via
dei Benci, con alcuni membri
della comunità valdese di Siena
appartenenti alla Chiesa Apostolica ed alla Chiesa di Cristo,
esempio di come è importante
un incontro ed una vita in comune con le varie componenti
della realtà evangelica in un
mondo che ha bisogno di una
chiara testimonianza alTEvangelo.
Gita a Bergamo
LUSERNA SAN GIOVANNI
- Seguendo una consuetudine.
ormai tradizionale, di visitare
ogni anno una comunità, la nostra Corale, diretta da Enrico
Charbonnier, è stata ospite la
settimana scorsa della comune
di Cinisello e della chiesa di Bergamo, ovunque generosamente e
calorosamente accolta.
Nel tempio della città bergamasca, alla presenza di un pubblico numeroso e attento, ha tenuto sabato sera un Concerto di
musica sacra e melodie popolari
e, domenica mattina, ha dato il
suo contributo canoro al culto
di Santa Cena, presieduto dal pastore Giampiccoli con la predicazione del pastore Bellion.
Molto interessante la visita alla pinacoteca dell’Accademia
Carrara ed allo scenario imponente della Città Alta con il suo
maestoso rincorrersi di torri,
guglie e campanili che fanno da
corona ad una delle più belle
piazze del mondo.
Un grazie riconoscente alla comune di Ciniseilo ed al pastore
Claudio Pasquet per la fraterna
accoglienza ed un grazie particolare ai fratelli ed alle sorelle
della chiesa di Bergamo che si
sono prodigati con tanto calore
per offrirci l’agape e farci da guida attraverso le bellezze architettoniche della loro città.
• Rifugio — Domenica scorsa
una ventina di ospiti del Rifugio sono stati invitati, come già
da alcuni anni, dalla Unione
Femminile di Villar Peilice.
L’incontro, pomeridiano, è stato allietato da una serie di bellissime diapositive e da un ricco
’thè’ cui gli anziani hanno fatto
onore.
Un grazie di cuore alle amiche
dei Villar per questo simpatico
pomeriggio.
Assemblea di chiesa
RODORETTO — Riprendono
per la Chiesa di Rodoretto i culU estivi e cominciano con un
culto, che sarà seguito dall’Assemblea di Chiesa, domenica 16
maggio, presso la scuola di Fontane, con inizio alle ore 9. All’ordine del giorno delTAssemblea
abbiamo la relazione del Concistoro, con una discussione sulle
prospettive per la nostra parrocchia, e l’elezione dei deputati al
Sinodo ed alla Conferenza Distrettuale. Dopo molti anni Rodoretto manda di nuovo il suo
deputato al Sinodo : è un fatto
importante. Tutti i membri elettori sono dunque invitati a partecipare.
Bazar
PERRERO-MANIGLIA — Do
menica 9 maggio si è tenuto a
Perrero l’annuale Bazar che,
nonostante il tempo incerto e la
concomitanza delle comunioni
nella parrocchia cattolica abbiano tenuto lontano alcune persone, ha ottenuto un buon successo. Noi vogliamo qui ringraziare tutti coloro che, attraverso il
loro lavoro o i loro doni, ci hanno permesso di avere anche quest’anno la nostra giornata comunitaria.
Segnaliamo che domenica 23
maggio la Scuola domenicale farà una gita ad Angrogna. Anche
i genitori che potranno unirsi
saranno i benvenuti!
Verso la fine
delle attività
VILLASECCA — Alla presenza del. Concistoro, sabato 24 aprile si è svolto il colloquio di fine
anno per i catecumeni dei primi
tre anni ; quest’anno è mancato
il quarto anno di catechismo.
Da parte di tutti i membri del
Concistoro è stata manifestata
piena soddisfazione per aver riscontrato nei catecumeni un grado di preparazione chiaramente
buono.
• Domenica 2 maggio ha segnato la chiusura dell’attività
della nostra Scuola dornenicale.
La giornata ha avuto inizio con
la partecipazione di una ventina
di bambini al culto del mattino.
E’ seguita un’àgape fraterna ed
un pomeriggio ricreativo.
E qui vogliamo manifestare
una nota di gioia per aver visto
insieme genitori e figli al culto,
tanto più significativo perché si
celebrava la S. Cena. Ma vogliamo rivolgere anche una esortazione a tutti i genitori di cercare di venire al culto anche nelle
altre domeniche dell’anno accompagnati dai propri figli; nori
è forse bello sentirsi e vedersi
uniti anche nell’adorazione e nella preghiera comunitaria?
PARTECIPAZIONI
PERSONALI
Daniela Boccassìni si è brillantemente laureata in lingue e letterature straniere moderne, presso TUniversità statale di Milano, discutendo una tesi su
« L’opera poetica di Guillaume Gueroult *>. poeta protestante francese del
XVI secolo.
PENTECOSTE ’82
FRALI, 30 MAGGIO
Insieme per
costruire la pace
Se tu sciogli i nodi della schiavitù,
se tu liberi il tuo fratello incatenato,
la notte del tuo cammino diventerà luce di mezzogiorno.
Allora dalle tue mani potrà nascere una sorgente,
la sorgente che dà vita alla terra di domani,
la sorgente che dà vita alla terra di Dio.
Se tu distruggi ciò che opprime l’uomo,
se tu risollevi il tuo fratello umiliato,
la notte del tuo combattimento diventerà luce di
[mezzogiorno.
Allora dal tuo passo potrà nascere una danza,
la danza che inventa la terra di domani,
la danza che inventa la terra di Dio.
Se tu denunci il male che schiaccia l’uomo,
se tu sostieni il tuo fratello abbandonato,
la notte del tuo grido diventerà luce di mezzogiorno.
Allora nei tuoi occhi potrà risplendere una stella,
la stella che annuncia la terra di domani,
la stella che annuncia la terra di Dio.
Se tu abbatti le mura fra gli uomini,
se tu perdoni il tuo fratello nemico,
la notte della tua passione diventerà luce di
[mezzogiorno.
Allora con il tuo pane potrà vivere una chiesa,
la chiesa che raccoglie la terra di domani,
la chiesa che raccoglie la terra di Dio.
(Canto liturgico svizzero ispirato ad Isaia 58).
A che punto siamo con l’organizzazione?
□ Il gruppo di lavoro nominato dalle varie comunità
si è diviso in quattro commissioni; 1) Coordinamento e programma; 2) Logistica; 3) Cucina; 4)
Stand. Ogni commissione ha già impostato il proprio lavoro.
Si sono inoltre già ritrovati i rappresentanti delle
Scuole Domenicali, delle Corali e delle Unioni Femminili dei due circuiti per definire la propria partecipazione.
In queste ultime settimane la preparazione diventerà più febbrile, coinvolgendo in ogni comunità
tutti coloro che sono pronti a « dare una mano ».
' □ Sono pronti gli autoadesivi per le automobili e gli
stemmi con il simbolo della festa. Acquistandoli
ognuno può partecipare all’impegno finanziario che
la festa comporta.
□ Sono pure in vendita nelle varie comunità i buonipasto al prezzo di L. 3.500 con i quali si potrà avere
a scelta o polenta e salsiccia o insalata di riso e
trote alla Iosa.
□ E’ stato preparato da un gruppo di volontari, una
raccolta di oltre quaranta inni in italiano e francese sul tema della pace. Chi ne fosse interessato
la può richiedere a Marie-France Coi'sson - 10063
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5
14 maggio 1982
vita delle chiese 5
ROMA
ECUMENE; ASSEMBLEA DELL’UNIONE PREDICATORI LOCALI
Dialoghi Nuovi scribi del Regno
Incontri
— Quanti anni hai?
— Quindici, quasi.
— Conosci la religione cristiana?
— Sì.
— Credi in Dio?
— Si.
— In modo convinto?
— Sì.
— Preghi?
— Sì.
— Spesso?
— Tutti i giorni, una preghiera mia. O quando ne sento l’esigenza.
— Frequenti la chiesa?
— No.
— Perché?
Semestrale
allungato
L’abbonamento semestrale all'EcO'Luce parte dal primo numero di giugno anziché da luglio
per chi sottoscrive ora. Approfittatene per amici, simpatizzanti, nuovi membri di chiesa.
Comunicazione per telefono
per evitare ritardi (011/655.278].
L. 7.500 per i singoli; L. 6.500
per le chiese (almeno 4 abbonamenti) .
Una riflessione di P. Ricca sulla legittimità della predicazione tematica per chi trae dalla Parola di Dio cose vecchie e cose nuove
— Ti interesserebbe leggere la
Parola di Dio o parlarne con
qualcuno?
— Sì, m’interessa e lo faccio,
quando mi va, con chi voglio o
capita.
— Perché non provi a frequentare il catechismo per approfondire la Parola del Signore insieme ad altri ragazzi?
— Potrei anche farlo, non è
questo. Non vedo la necessità di
farlo con persone preposte e a
un’ora stabilita.
— Conosci la Bibbia?
— Penso di conoscerla per le
cose essenziali in cui credo e che
voglio seguire.
— Tu frequentavi la Scuola
Domenicale.
— Sì, per alcuni anni. Poi mi
sono trovato male.
— Tu quanti anni hai?
— Dodici.
— Frequenti la Scuola Domenicale?
— No.
— Perché?
— Non mi va di andarci. Non
mi va di sentire quelli che parlano di Gesù.
— Ma credi a Gesù, a Dio?
— Sì.
.— E perché non ti va di sentirne parlare?
— Non lo so. Forse perché è
noioso.
— Hai letto qualche volta la
Bibbia?
— Sì.
— La trovi noiosa?
— Alcune cose sì; altre no: secondo i brani.
— Cosa trovi noioso, e cosa
no?
— L’Antico Testamento è meno noioso. E’ avventuroso.
— Ti sembra che la vita di
Gesù non sia avventurosa?
— Sì, però non mi interessa
leggerla ancora. Ormai la conosco. . . ,
— I racconti dei viaggi degli
apostoli li hai mai letti?
— No.
— Potresti leggerli?
— Sì potrei.
— Perché non alla Scuola Domenicale?
— Perché non mi trovo, come
ambiente, a mio agio.
(Sulla realtà che sta dietro
a questi due « casi », « ? » n. 0 del quindicinale della
Chiesa valdese ili Pz.a Cavour - invita i suoi membri
al dibattito)
Il culto presieduto da Armando Di Carlo ha aperto sabato 24
aprile 1982 ad Ecumene la III
Assemblea della Unione Predicatori Locali (UPL), composta da
membri delle Chiese Valdesi e
Metodiste che hanno avuto la vocazione al ministerio della predicazione della Parola di Dio nelle comunità. Il professore della
Facoltà di Teologia di Roma Paolo Ricca è intervenuto con una
riflessione sul tema « Problemi
della Predicazione oggi » nel quale egli si è posto il problema se
la predicazione tematica, cioè
non legata strettamente ad un
testo biblico, sia legittima e quali problemi essa prospetti. Dopo
aver constatato che la maggior
parte della predicazione biblica
non è una predicazione legata
ad un testo, e che il ricchissimo
materiale omiletico della Sacra
Scrittura non è una predicazione
testuale, Paolo Ricca ha affermato che la predicazione non consiste semplicemente nella spiegazione di un testo, ma più spesso
essa è rivelazione.
La nostra parola, egli dice, è
la stessa di quella che era sulla
bocca dell’apostolo Paolo o di altri evangelisti, per cui ha un senso che oggi esista la Unione dei
predicatori locali. Tutti infatti
dobbiamo puntare in alto per
onorare la Parola di Dio che è
unica.
Il prof. Ricca a questo punto
ha detto che nessuno si allarmi
se possiamo definire i predicato
ri locali come degli « scribi »,
poiché Gesù ha onorato gli scribi quando ha affermato in Matteo 13: 52 che « essi sono ammaestrati per il Regno di Dio e traggono dalla Parola, cose vecchie
e cose nuove ».
Egli afferma quindi che la predicazione tematica è legittima
per quattro ragioni: 1) Perché
Dio è Parola e non lettera (2
Cor. 3: 6) i predicatori sono ministri non di lettera ma di spirito. 2) Il Dio che è Parola e
non lettera si è fatto carne e non
libro (Giov. 1). 3) Perché la Parola di Dio non è incatenata: lo
spirito scrive su cuori che sono
tavole di carne. 4) Il tema della predicazione non è un testo
pia un fatto che può essere rivelazione di Dio o in Israele o in
Cristo Gesù.
I pericoli
Il prof. Ricca ha anche accennato ad alcuni pericoli cui può
andare incontro la predicazione:
in primo luogo occorre tener
conto a chi si parla; in secondo
luogo occorre evitare di perdersi per istrada, parlare di se stessi invece che di colui che è il
centro della meditazione. Occorre evitare una lettura legalista
della Bibbia, che produce schiavitù e non liberazione, mentre
laddove lo Spirito parla, la lettura diviene culla della Parola.
Il quadro in cui situare una
predicazione tematica è che essa
non si risolva in una parola solitaria (1 Cor. 14: 26) ma che
essa echeggi nell’ambito della
esperienza comunitaria. Ha esortato quindi tutti a proseguire
nella vocazione servendosi di una
pianificazione della predicazione,
poiché quello che edifica una comunità è una predicazione duratura e non un singolo sermone.
È seguita il giorno successivo,
domenica 25 aprile, una esercitazione pratica su due esempi di
predicazione su Luca 10: 38-42,
l’episodio dell’incontro di Gesù
con Marta e Maria commentati
dalla Assemblea divisa in due
gruppi di studio.
Si è avuto poi un incontro con
il professore della Facoltà di
Teologia di Roma Sergio Rostagno, membro della Commissione
permanente studi, il quale ha illustrato ai convenuti i programmi della Facoltà per la preparazione dei candidati alla predicazione locale, consistente in un
corso biennale con esami.
L’Assemblea ha poi eletto i
membri del Comitato della UPL
per il 1982 che sono risultati confermati nelle persone di Claudio
Tron, segretario, Èva Rostain e
Roberto Romussi consiglieri.
I lavori si sono conchiusi con
un invito da parte del segretario
Claudio Tron agli intervenuti a
sentirsi tutti « comitato » sia per
le varie attività della Unione che
per stimolare a livello circuitale
nuove vocazioni.
Osvaldo Piscini
Questa rubrica è aperta per annunci
di iniziative delle chiese locali volte all’esterno 0 riguardanti più chiese in
una zona. Per I ritardi postali, gli annunci vanno fatti pervenire in redazione con anticipo sulla data indicata.
Festival evangelico
CHIVASSO (Torino) — Festival evangelico sabato e domenica 15-16 maggio. Stands su Bibbia, Claudiana, Federazione
Chiese evangeliche, la Luce, mostra di Storia valdese, in P.za
d’Armi a partire dalle ore 15 del
sabato. Ore 18 « Crisi e speranza
del cristianesimo oggi », conferenza di Domenico Maselh. Ore
21 « Quand’anche fossimo rimasti in 3 o 4 », documentario sui
Valdesi.
Domenica ore 10 culto con
canti delle corali e interventi di
Giuseppe Platone, Giuliana Gandolfo, Alberto Taccia, Domenico
Maselli, Paolo Spanu, Tullio Vinay. Ore 14,30 Festa di canto delle corali.
L’iniziativa è promossa dalle
chiese del Piemonte e Valle di
Aosta (IV circuito) e appoggiata dalle chiese delle Valli valdesi
(I e II circuito) e dalle chiese
battiste del Piemonte.
E la chiamano pace...
TORINO — Manifestazione
promossa dalla Federazione Giovanile Evangelica nel quadro delle iniziative del Comitato regionale per la pace martedì 18 maggio ore 20.30 nel salone di via
Pio V 15. Sul tema « E la chiamano pace... » parlerà Giorgio
Rochat, professore di Storia contemporanea all’Università di Torino ; proiezione di un audiovisivo curato dalla FGEI siciliana;
dibattito.
CORRISPONDENZE Festa di canto
Valutazioni del cattolicesimo
TORINO — Assemblea di chiesa giovedi 6 maggio a Torino. All’ordine del giorno l’esame del
documento della commissione
consultiva per le relazioni ecumeniche presentato l’anno scorso
al Sinodo e inviato a tutte le
chiese per una discussione approfondita. La chiesa di Torino,
nel corso di quest’anno ecclesiastico, ha costruito una serie di
incontri (cinque per l’esame del
tema generale deH’ecumenismo
e tre sul tema più particolare
dei matrimoni misti). Come premessa alla discussione assembleare è stato necessario sottolineare la scarsa partecipazione
dei membri di chiesa torinesi alla discussione organizzata in
febbraio e in marzo, anche se
sempre — in questa serie di incontri — il dibattito è stato interessante e spesso molto vivace. Non è stata quindi una sorpresa per chi aveva partecipato
agli incontri precedenti la constatazione che il documento aveva
suscitato (e continua a suscitare)
interesse in ambito cattolico, con
ripetuti inviti a pastori valdesi
perché questo documento sia presentato e discusso in sedi diverse. La relazione presentata in assemblea, che sostanzialmente approva le linee del documento che
il Sinodo ha trasmesso, è stata
inviata alla Tavola in vista della
discussione sinodale di quest’anno. L’assemblea ha inoltre preso
atto dell’imminente pubblicazione, da parte della Claudiana, di
un documento sui matrimoni misti.
L’assemblea ha inoltre approvato la proposta di aumentare il
suo contributo finanziario alla
Tavola per Tanno prossimo del
20%, dopo una discussione abbastanza ampia sul senso del nostro impegno finanziario.
SuH’ecumenismo
VINTEBBIO (VC) — La Chiesa metodista nella sua assemblea
del 2 maggio ha valutato il documento su Ecumenismo e Cattolicesimo. In un ordine del giorno conclusivo, in cui osserva che
uno spazio privilegiato viene dato ai rapporti col cattolicesimo
a detrimento del dialogo con le
altre denominazioni evangeliche,
l’assemblea « esprime la sua perplessità circa incontri e documenti ecumenici perché tale impegno di lavoro (vedi per es. la
collana ’’Verso l’unità dei cristiani”, Claudiana - L.D.C.) non trova alcun riscontro a livello di
Chiesa locale né è di aiuto pratico per facilitare eventuali rapporti ecumenici tra le differenti
Chiese cristiane ». L’assemblea ha
inoltre rilevato il disorientamento dei membri di chiesa di fronte a visite e udienze papali « a
persone od organismi del mondo
protestante », ha disapprovato
« ogni iniziativa da parte evangelica mirante a sollecitare contatti che non si realizzino su di un
piano paritario » e ha concluso
condividendo il giudizio della
Commissione secondo cui « la
comunione nella Parola è la forma fondamentale della comunione cristiana ».
Attività
evangeiistica
AOSTA-IVREA — Nel Salone
delle manifestazioni del Palazzo
regionale di Aosta, venerdì 23
aprile, il Complesso vocale e strurnentale « Cantores Aurorae Florentinae », diretto dal Maestro
Gisella Willi, ha eseguito un en
tusiasmante concerto cantando
bellissimi Salmi e presentando,
in maniera incisiva e coinvolgente, il Musicodramma Mosè.
Domenica 25 il Coro ha poi cantato nel tempio di Ivrea, all’ora
del culto, riscuotendo il più ampio successo. Si è stabilita una
profonda comunione di fede che
è proseguita nella successiva
agape fraterna. Sia ad Aosta sia
ad Ivrea la venuta del Coro è
stata anche motivo di testimonianza evangelica nei confronti
dei numerosi estranei intervenuti.
Questa apertura verso l’esterno
si è concretata ad Aosta, nell’ultimo periodo, in una conferenza
del past. Ennio del Priore sul
Movimento valdese tenuta al Rotary Club, in una buona intervista sulla fede evangelica rilasciata a RadioTeleAosta, in un intervento critico su « la penitenza
oggi » in un cinema cittadino.
Valdo Azzoni ha inoltre scritto
tre buoni articoli per la Gazzetta
della Valle d’Aosta su: Il 17 febbraio, Calvino in Valle d’Aosta,
Un tempio della libertà. Carlo
Monaya ha introdotto una riflessione su « la resurrezione » nell’incontro conclusivo degli studi
biblici fatti in comune con i cattolici della parrocchia di St.
Etienne.
Ad Ivrea il pastore è intervenuto al teatro Giacosa al dibattito sulla presentazione del libro
di Mons. Bettazzi: « Ateo a diciott’anni? ». Nel lavoro di ricerca biblica, si è conclusa la serie di studi sulle parabole, fatti nel quadro della preparazione degli iscritti al corso per predicatori
locali della comunità di Ivrea e
di Aosta. Seguirà ora una serie
di studi biblici a carattere essenzialmente omiletico.
MILANO — Anche quest’anno
i bambini delle scuole domenicali di Milano si ritroveranno
per una « Festa di canto », domenica 23 maggio, ore 15.30-17.30 nei
locali della Chiesa metodista di
via Porro Lambertenghi 28. Nel
programma, oltre ai canti di insieme, figurano contributi portati dalle scuole domenicali di diverse comunità: Assemblee di
Dio, Riformati presbiteriani, Vaidesi, Metodisti, Battisti (di Milano e di Bollate), Apostolici, Avventisti, Chiesa cristiana protestante.
Facitori di pace
SERRAVALLE SESIA (Ver
celli) — Giornata di evangelizzazione promossa dalla Chiesa
metodista di Vintebbio con la
collaborazione delle altre chiese
del Piemonte orientale e Lombardia (VI circuito) domenica
13 giugno. La giornata, dedicata
al tema « Essere facitori di pace », comprenderà un culto nella
piazza di Serravalle e una manifestazione nel pomeriggio.
Assemblee di circuito
VERONA — Si terrà a Verona
domenica 16 maggio nei locali
della Chiesa valdese con inizio
alle ore 10 l’Assemblea delle chiese valdesi e metodiste del Triveneto (VII circuito). Tra i punti
all’ordine del giorno che saranno dibattuti dopo il culto presieduto dal pastore A. Berlendis
di Venezia, la costituzione del
gruppo di Tramonti come « chiesa in formazione ».
ROMA — La Chiesa valdese
di P.za Cavour ospiterà TAssemblea delle Chiese valdesi e metodiste del Lazio e Umbria (XI
circuito) domenica 23 maggio a
partire dalle ore 9.30. I normali
adempimenti dell’Assemblea fanno seguito al culto con la comunità locale presieduto dal pastore F. Sommani.
6
6 prospettive bìbliche
14 maggio 1982
MATERIALE BIBLICO DELLA CLAUDIANA
Un capomastro sul cantiere
I quattro volumi del Nuovo Testamento annotato, pensati da Giovanni
Miegge come una guida alla lettura quotidiana della parola di Dio
Cantate all’Eterno
Dopo che Giovanni Miegge con
una bella schiera di collaboratori ebbe lavorato a lungo alla
compilazione del « Dizionario biblico » — di cui diremo in seguito — ci si rese conto che per condurre innanzi la ricerca biblica
e la meditazione della Scrittura
era necessario l'ausilio di un nuovo strumento che non valesse
soltanto a soddisfare la curiosità o l’interesse occasionale, come può fare un Dizionario, ma
che guidasse in una lettura cotidiana, che prendesse per mano
e con pazienza introducesse nel
mondo biblico il credente; un
lavoro che potesse essere sotto
un certo profilo un « pedagogo »
nell’incontro con Gesù Cristo.
Dal progetto si passò alla realizzazione scegliendo una giudiziosa via di mezzo tra il commentario per specialisti e le brevi
annotazioni; e fu ancora Giovanni Miegge ad assumersi la responsabilità di questo lavoro.
Con la dedizione e la gioia che
caratterizzarono la sua attività
di teologo egli tracciò il piano
dell’opera, impegnò i collaboratori, iniziò dal canto suo il commento all’evangelo di Giovanni.
La morte lo colse, ci sia lecito
ricorrere ad una immagine che
certo gli sarebbe piaciuta, come
« un capomastro sul suo cantiere ». I quattro volumi del Nuovo Testamento annotato, malgrado le rielaborazioni inevitabili apportate al progetto iniziale possono considerarsi ispirati
ai criteri che egli aveva tracciati.
Quattro volumi quindi, il primo coi Vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca), il secondo con
il Vangelo secondo Giovanni e gli
Atti degli apostoli, il terzo con le
epistole di Paolo (Romani, le due
ai Corinzi, Galati, Efesini, Filip
pesi, Colossesi, le due ai Tessalonicesi), il quarto infine con le altre lettere (I, II Timoteo, Tito,
Filemone, Ebrei, Giacomo, I e II
Pietro, I, II, III Giovanni, Giuda) e VApocalisse. Già solo questo elenco, che può sembrare arido, segnala l’inizio di problemi,
che bisognerà pure affrontare, a
proposito dell’autenticità degli
scritti. Fermiamoci quindi qui,
per questa volta, e ascoltiamo
questa pagina deH’introduzione a
uno dei volumi, dove si parla di
« autenticità e problemi critici »:
La funzione della
crìtica biblica
« Nei tempi moderni sono sorte perplessità, non riguardo al
contenuto, ma alla autenticità
di alcuni scritti; a questo riguardo gli scritti più discussi sono
state le Pastorali (I e II Timoteo e Tito, ndr) e la II Pietro. Un
punto va però subito precisato
a dissipare gli equivoci che potrebbero sorgere nella mente di
un lettore sprovveduto: la discussione circa l’autenticità o
meno di uno scritto biblico (il
domandarsi cioè se realmente
esso sia opera dell’autore indicato) non è frutto di un malcelato desiderio di scandalo, ma
nasce sempre da considerazioni
critiche motivate dallo stile, dalla terminologia, dal pensiero, ecc.
In secondo luogo non si pone in
discussione né l’ispirazione né il
valore rivelato di questi scritti.
I libri del Nuovo Testamento
hanno valore di norma per la nostra fede non in quanto sono
opera di questo o quell’autore,
ma in quanto fanno parte della
Scrittura. La II Pietro o le Pa
storali. di cui si discute l’autenticità, per esempio, non perderebbero nulla del loro valore e
della loro autorità anche qualora si dimostrasse in modo irrefutabile (còsa non fatta da nessuno sino ad oggi) che non sono
opera di Pietro e di Paolo ».
Il testo poi racconta come l’antichità aveva un concetto diverso dal nostro dell’opera letteraria e qual era questo concetto.
Lascio naturalmente questa porta socchiusa alla curiosità di chi
è interessato a continuare questa ricerca. I quattro volumi del
« Nuovo Testamento annotato »,
con le loro introduzioni ad ogni
libro — l'ambiente, il messaggio,
l’autore, la data, il luogo della
composizione, la trasmissione
dei testi nel corso dei secoli,
ecc. —, le note al testo versetto
per versetto, le appendici abbondantissime (i testi dell’Antico
Testamento citati, i personaggi
ed i luoghi menzionati, la tavola sinottica degli evangeli, i termini e i concetti principali), la
bibliografia, costituiscono una
miniera di informazioni per un
prezzo estremamente modesto,
che si aggira sulle quattromila
lire per volume. Un cantiere pieno di ponti, di operai che si danno da fare, di uomini con un
progetto, un cantiere pieno di
vita. L’osservatore curioso che
si è avvicinato è invitato a collaborare, gli vien chiesto di
mettersi a lavorare anche lui; e
uno comincia a cercare e poi
non smette più.
Eugenio Rivoir
— Il Nuovo Testamento annotato (quattro volumi) a cura
di G. Miegge e G. Tourn. Editrice Claudiana, 1965-1974.
{segue da pag. 1)
Anche qui, non va da sé che,
pur nella chiesa, il canto sia un
cantare all’Eterno. Perché non
c’è nulla di più facile che il nostro cantare sia un cantare a noi
stessi, al gusto del bello — posto
che cantiamo bene! — all'esigenza estetica. E invece, dice la Parola, cantate all’Eterno...
Questo non vuol dire che per
cantare aH’Eterno, come vogliamo fare, dobbiamo cantare male, in modo brutto e trasandato!
Anzi, se è un cantare all’Eterno,
come non si sforzerà di essere
il più bello possibile, il meglio
di cui siamo capaci? Il bello non
può e non deve forse essere anch'esso veicolo e tramite di comunione e di lode? Ricordiamocene, nelle nostre chiese, quando
siamo continuamente esposti al
pericolo di un canto trasandato,
poco convinto, disattento al tempo come alle parole, un canto
che non sembra dedicato né all’Eterno, né al bello, ma solo all’abitudine...
Ma se non va da sé che il canto sia un canto all’Eterno, perché molto facilmente può essere
un canto a noi stessi, al bello, o
all’abitudine, quale criterio abbiamo perché il nostro sia un
canto all’Eterno?
Diceva Bonhoeffer che il canto
alTEtemo è ornamento della Parola. E’ una definizione molto
protestante: la tradizione protestante ha dato l’esempio di un
inno il cui centro è la Parola e
la musica è al suo servizio. Per
questo il protestantesimo è sempre stato piuttosto diffidente della musica indipendente dal canto nel culto e la sua espressione musicale tipica è stata la cantata di Bach che pur nella ricchissima cornice musicale mantiene la centralità della Parola.
Per noi tutto questo si riassume nel dire che cantare all’Eterno significa pregare con le parole dell’inno che cantiamo, usare della musica come dello strumento che ci permette di esprimere insieme la stessa preghiera al Signore della nostra vita.
Un cantico nuovo
Cosa vuol dire nuovo? Tutti
noi abbiamo o la tentazione del
vedere la morte nel vecchio e la
vita, automaticamente, nel nuovo, oppure la tentazione opposta
del vedere la vita nel vecchio e
la morte nel cambiamento. Ma
non è secondo queste linee contrastanti che si muove la Parola
di Dio. Ciò che fa nuovo — e
perciò vitale — un canto non è
la sua età, ma il suo potere di
rinnovare l’uomo.
La più chiara espressione di
questa realtà è contenuta in queste parole, ancora di Bonhoeffer:
« E’ nuovo il cantico che risveglia Dio in noi — anche se si
tratta di un cantico molto vecchio —, il Dio che ’in mezzo alla
notte fa cantare dei cantici alla
sua gloria’. Il cantico nuovo è il
canto della lode nella notte della nostra vita, della nostra sofferenza e della nostra angoscia,
nella notte della nostra morte.
Il canto che chiama il superficiale a rientrare in se stesso, l'esiliato a tornare nella sua vera
patria, l’indurito a piangere, e
colui che piange a sorridere, il
canto che nel battesimo chiama
a Dio il bambino, nella confermazione chiama il giovane e la
ragazza a confessare la loro fede, che chiama gli sposi all’obbedienza e alla fedeltà, che annuncia la speranza della risurrezione al letto del morente e sulla tomba aperta: questo è il cantico nuovo del Cristo, Signore e
Salvatore ».
Vedete come in questo commento così intenso e profondo
si mescolano insieme forme tradizionali (vecchie!) della vita della chiesa e degli individui e il
soffio dello Spirito che le attraversa a dispetto della loro vecchiezza e le rinnova e trasforma!
Questo, anche questo, abbiamo
da ricercare nel canto che è gioiosa riconoscenza e comunione fraterna. Cantate all’Eterno un cantico nuovo, poiché egli ha com'
piuto meraviglie.
Franco Giampiccoli
CITTA’ RIFUGIO
IERI E OGGI
...Affinché non sia versato sangue innocente entro if tuo paese, che Jahvé, il tuo
Dio ti darà in eredità, e non ti renda coipevoie dei sangue versato (Deut. 19: 10).
li testo
Queste parole del libro del Deuteronomio formano la base teologica dell’istituzione delle città-rifugio.
Come si sa, il Deuteronomio è strutturato come un lungo discorso tenuto da
Mosè al suo popolo prima del distacco.
Israele viene dall’esperienza del deserto,
dalla vita nomade, strutturata su base
familiare, ed una delle prime leggi della
vita del clan è la solidarietà del sangue.
Tale solidarietà permette di proteggere
il membro più debole della famiglia, permette di non disperdere le ricchezze se
esse devono essere vendute, permette persino (attraverso la legge del levirato, cfr.
il libro di Rut) di dare dei figli a chi è
morto senza poterne generare. Su questa
base viene istituito il « vendicatore del
sangue », il go’el. Questa parola ha un significato abbastanza vasto : « riscattare »,
« rivendicare », ma sostanzialmente « proteggere ». Il go’el è un redentore, un difensore, un protettore degli interessi dell’individuo e del gruppo e interviene in
un certo numero di casi. Se, ad esempio,
un israelita ha dovuto vendersi come
schiavo per pagare un debito, sarà riscattato da uno dei suoi parenti prossimi, e
via discorrendo. Ma, come detto, l’obbligo più grave del go’el israelitico è d’assicurare la vendetta del sangue. Il sangue di Un parente deve essere vendicato
con l’uccisione di colui che l’ha versato, o
in sua mancanza, con l’uccisione di qualcuno della sua famiglia. Ancora oggi gli
arabi dicono : « Il nostro sangue è stato
versato ». Questa istituzione, se da un
lato poneva un freno al delitto, perché
l’omicida sapeva che i parenti dell’ucciso
gli sarebbero stati addosso finché non
a cura di Gino Conte
Dopo gli studi biblici di E. Genre (16.4. Osea 14: 4), B. Rostagno (23.4, Giacomo),
A. Rutigliano (30.4, Galati 5: 22-25), riprendiamo con questo studio la serie in preparazione del raduno evangelico « Pentecoste ’82 » delle Chiese della Val Germanasca
(Pinerolo) che si terrà a Prali il 30 maggio sul tema della pace.
avessero avuto vendetta, d’altro lato finiva (ed ancora oggi è così) per aprire una
serie spesso lunghissima di omicidi. Era
una forma di giustizia, seppur violenta,
spietata e senza giudizio. Ma appunto
perché era senza giudizio (in tutti i sensi)
ad essa bisognava porre un freno e difendere così chi senza volere poteva aver
ferito un proprio simile. Per questo motivo venivano istituite le città-rifugio, in
cui chi era innocente poteva rifugiarsi e
scampare alla vendetta cieca dei parenti
dell’ucciso. Il vers. 5 ci presenta un caso
possibile : due sono a fare la legna nel
bosco, l’ascia che è in mano al primo scivola via dal manico e colpisce l’altro a
morte. E’ una disgrazia; ma si può far
ragionare una mente sconvolta dalla perdita di un fratello o di un figlio? In questo caso l’omicida involontario troverà
scampo nella città-rifugio. Affinché non
sia versato sangue innocente...
L’esperienza
In tempi duri, quali erano quelli di cui
si narra nell’Antico Testamento, una legge quale quella cui abbiamo accennato
era certo un grosso passo avanti. La prassi della vendetta di sangue non era condannata né tanto meno abolita; ma certo alcuni suoi effetti ne erano mitigati.
Tutto sommato m una Italia che ancora
oggi conosce la faida ed in cui famiglie
e paesi interi vengono dissanguati da assurde vendette di famiglia, l’idea della
città-rifugio non sarebbe anacronistica!
Ma non è per questo che ho scelto il
passo del Deuteronomio. La Bibbia non
parla sempre ed a tutti allo stesso modo :
vi sono dei momenti della vita di ognuno
in cui determinati passi (vorrei dire una
determinata predicazione) della Parola
parlano in modo particolare. Parole fino
ad allora mute, entrano nella vita di ognuno di noi, vivificate da un senso nuovo,
da un messaggio fino ad allora inaudito.
E’ il caso, per me, di Deuteronomio 19:
10. Ho letto di recente per la Claudiana
un libro (che spero possa uscire per Natale) in cui si narra la storia di una comunità riformata francese. Le Chambon
sur Lignon, e del suo pastore pacifista,
André Trocmé. Le Chambon è una cittadina delle Cevenne, la cui storia si è formata attraverso le persecuzioni, lunghe e
pesanti, del Re Sole, e la cui comunità
riformata ha potuto vivere delle esperienze di fede che non sono concesse a
tutti. Per la gente di Le Chambon, la parola resister aveva ancora un senso. E tra
questa gente venne, poco prima dello
scoppio della seconda guerra mondiale, il
pastore Trocmé, uomo dai modi molto
dolci e dalla volontà di ferro. Dopo la
sconfitta della Francia, al tempo del governo di Vichy, cominciarono ad affluire
nel sud della Francia migliaia di profughi da tutta Europa: ebrei, rifugiati politici, gente che sfuggiva il lavoro coatto.
Il pastore Trocmé era un non violento
convinto, un credente profondo: non andava in cerca del gesto eroico, sapeva però con chiarezza che un governo che discriminava gli ebrei andava combattuto
a fondo. Ma con che mezzi? In che modo? Tutto apparve chiaro una notte di
tempesta, quando una donna (un’ebrea
austriaca) bussò alla porta del presbiterio: Le Chambon sarebbe diventata una
città-rifugio per tutti coloro che lo avessero chiesto, senza distinzione di sesso,
religione o ideologia. La domenica seguente, il past. Trocmé predicò su Deuteronomio 19: 10, convocò il Concistoro
ed organizzò la resistenza non violenta,
resistenza che salvò la vita a migliaia di
persone e che costò la vita ad alcuni parrocchiani di Le Chambon. Non fu un’avventura facile, come non è mai facile essere non violenti nel mezzo di una guerra che sconvolge il mondo intero; ma
questa esperienza fu condotta con coerenza ed umiltà da una comunità intera,
e lo fu fino in fondo.
Una prospettiva per noi
’ Ecco dunque che un testo, che tante
persone hanno letto senza trovarvi nessun messaggio particolare, .se non fórse
il riflesso di un diritto più umano di altri
0 un generico rispetto per la vita, diventa, nell’esperienza e nella pratica di una
comunità, il pivot su cui ruota tutta una
esistenza. E’ questo che mi ha colpito e
che mi ha fatto riflettere.
Il mondo è veramente sull’orlo della
guerra e il pasticciacelo delle FalklandMalvine (già, come si chiamano quelle
isole?) con la sua logica aberrante e con
1 suoi morti, ce lo dimostra tragicamente.
Ma quello che più spaventa è che due
paesi come l’Argentina e la Gran Bretagna si stanno allineando al loro interno
su una parola d’ordine sempre pericolosa: nazionalismo, lealismo verso la nazione. Io spero che le Chiese sappiano mantenere il loro sangue freddo e il loro lealismo verso il Principe della pace, divenendo — come lo divenne Le Chambon —
la città-rifugio per tutti coloro che non
vorranno unire la loro voce per gridare
nelle piazze : « Guerra, guerra ! », affinché
non sia sparso sangue innocente...
Paolo Ribet
7
14 maggio 1982
obiettivo aperto 7
120 ANNI DI STORIA A CASTELROSSO, TORRAZZA, VEROLENGO, CHIVASSO, VERRUA SAVOIA
La predicazione evangelica a Chivasso
1 luoghi che alla fine del ’600 avevano visto passare in situazioni tragiche i valdesi portati al confino nel Vercellese
e nel Biellese hanno visto più tardi il coraggio e la perseveranza di altri valdesi nella testimonianza dell’Evangelo
Già intorno al 1861-1865 l’evangelo è annunziato nella zona di
Chivasso, Verolengo e Torrazza.
Da Ivrea l’evangelista Francesco
Pugno, uno dei primi convertiti
della Chiesa di Brescia — che.
« impiegato come semplice colportore ha dato prove convincenti di vera conversione e anche
di capacità evangelistiche diventando evangelista»' — visita regolarmente Castelrosso dove hanno
luogo adunanze quindicinali. È
In questa località che convengono alcuni fratelli dei dintorni,
specialmente da Torrazza. Nella
relazione del Comitato di Evangelizzazione della Chiesa valdese
al Sinodo del 1870 i membri comunicanti sono 22 e « rendono
buona testimonianza all’Evangelo di cui fanno professione ».
In Verolengo alcune adunanze
tenute ad istanza di abitanti del
paese sono discretamente frequentate, specialmente dopo una
sepoltura in occasione della quale il Pugno ebbe agio di parlare
ad un pubblico numeroso. Nel
cimitero di Verolengo nel 1871-75
fu concesso uno spazio riserbato
agli evangelici, anche se contemporaneamente si verificano le
prime persecuzioni.
Castelrosso
e Torrazza
Nel 1872 l’evangelista F. Pugno
e il suo successore, pastore Daniele Revel che era arrivato a
Ivrea nel settembre del ’71 proveniente da Aosta (una sua figlia,
Luisa, sposerà ring. Camillo Olivetti), visitano anche Chivasso e
Verolengo, mentre il centro di
riunione rimane Castelrosso, che
conta oltre 25 fratelli disseminati
neila zona. La comunità di Castelrosso è composta in maggioranza di persone che esercitano
la professione di mereiai ambulanti contribuendo alla diffusione dell’Evangelo nelle loro peregrinazioni. I culti sono ben frequentati, vi è una scuola domenicale con 8 bambini, una piccola
biblioteca circolante. Un colportore volontario, Lorenzo Quara
da Castelrosso li aiuta nella diffusione delle Bibbie e di trattati
religiosi.
Nel 1874 la comunità si costituisce regolarmente con la nomina di due diaconi, ma per comodità dei fratelli si decide di
avere da quel momento in poi le
riunioni a Torrazza. Scrive il
Revel: « Feci il mio ingresso nel
villaggio provocando mille sguardi curiosi e un attento esame da
parte di una moltitudine di persone che invase la casa, il cortile
e tutti gli anditi del domicilio in
cui si doveva fare la predicazione evangelica. A tutte le parti del
culto fu data la massima attenzione ».
Un apposito locale viene acquistato per la somma di L. 300 e i
fratelli si impegnano a coprire
tutte le spese di adattamento. In
assenza dell’evangelista di Ivrea,
il concistoro della Chiesa di Torino invia il maestro G. D. Prochet che ogni 15 giorni presiede
le adunanze. Nel 1875 la relazione segnala che l’opera, estesa ad
un numero ben maggiore di uditori rispetto alla ventina di membri, prosegue malgrado gli scandali di un « falso fratello » e « gli
insulti dei poveri contadini aizzati dai preti ».
L’evangelista Prochet racconta
che un giorno alcune donne avendolo incontrato si segnarono devotamente come se fosse stato
un diavolo dal quale un segno di
croce le dovesse liberare. Si aggiunge pure l’opposizione da parte del Sindaco e dei consiglieri
La cappella valdese di Chivasso
in via Ivrea, Borgo Posta
che, fra le altre cose, si oppongono che un bambino figlio di
evangelici venga inumato nel cimitero. Viene chiesto l’intervento del Prefetto che ordina ai carabinieri di far aprire il cancello del cimitero da un fabbro, perché il parroco non vuole concedere la chiave. Il pastore Revel termina la sua relazione con queste
parole: « Una buonissima testimonianza si può rendere alla
maggioranza dei fratelli di Chiesa, tutti si distinguono per l’assiduità nel frequentare il culto
e per l’attenzione colla quale la
parola è ascoltata. Sono capaci
di stare per tre (sic) ore e più
di seguito seduti, senza che neppure uno si muova » \
A Chivasso
e Verrua Savoia
Nel 1876 si inaugura, con grande concorso di popolo, la cappella di Torrazza che può contenere da 50 a 60 persone. Tutti i
fratelli hanno contribuito con denaro e lavoro notevole. La targa
in marmo con versetto biblico è
donata dai bambini della scuola
domenicale di Genova che hanno
fatto una colletta.
Il pastore Revel ha come collaboratori il Sig. Romano e G. D.
Prochet per Torrazza e il maestro evangelista Bartolomeo Sappé, nato a Pramollo (Valli valdesi) che morirà all’età di 66 anni
a Chivasso nel 1898. Trasferito a
Chivasso da S. Fedele d’Intelvi
(Como) nella primavera del 1876,
ii Sappé vi inizia l’opera con l’incarico speciale di presiedere il
culto domenicale agli Alpini vaidesi di stanza fin dalla stagione
invernale. Durante la settimana
egli presta la sua opera al servizio dei fratelli sparsi di Castelrosso, Verolengo e Torrazza. Nel
1877 il Sappé, ormai predicatore
regolare a Torrazza e Chivasso,
apre in questa ultima località un
locale che serve per i numerosi
giovani valdesi, soldati nelle compagnie alpine.
Il colportore Lorenzo Quara
continua la sua opera di vendita
e distribuzione delle Sacre Scritture con risultati incoraggianti.
Nel 1876 mentre a Torrazza la
comunità si consolida, a Chivasso l’opera non progredisce. Le
cause, secondo il Sappé, consistono nella difficoltà di trovare un
locale adatto alla predicazione e
la poca assiduità dei nostri correligionari valdesi nel frequentare i culti. L’anno seguente il pastore Revel visita Verrua Savoia,
sulla sponda destra del Po, dove
una famiglia convertita all’Evangelo da parecchi anni ha raccol
to intorno a sé un buon numero
di persone. L’opera continua sotto il Sappé che può contare su
una trentina di uditori regolari.
Nella relazione del 1880 Chivasso è menzionata soltanto come
residenza dell'evangelista Sappé, e tuttavia « l’operaio non vi
ha del tutto invano sparso il divin seme della Parola ». A Torrazza invece la chiesa ha avuto
nuovo vigore dall’opera iniziata
a Verrua Savoia. Qui, malgrado
persecuzioni di ogni sorta, 5 fratelli sono ricevuti come membri
di chiesa.
Anche a Sulpiano e Sandolera
un gruppo di 15-25 uditori si riunisce da un fratello che mette a
lorp disposizione la sua casa per
gli amici del Vangelo.
Nel 1882 il Sappé, che risiede
sempre a Chivasso, tiene il culto a Torrazza e Verrua e visita
regolarmente altre 8 località. I
membri di chiesa ammontano a
37. Essendosi ammalato il Sappé,
essi sono visitati daH’evangelista
F. Costabel che in seguito, per
una missione temporanea a Biasca (Canton Ticino), viene sostituito da G. D. Prochet che già
aveva curato la comunità alcuni
anni prima. In una breve relazione egli scrive: « Quali lasciai quei
fratelli or sono sei anni, tali li
trovai, affezionati e sensibili verso chi si reca loro a predicare
l’Evangelo. Questo, unito all’attenzione con cui ascoltano la predicazione, è per l’evangelista un
vero incoraggiamento. Uno si
sente proprio in mezzo a fratelli
e sorelle ».
Dopo il trasferimento del Cosi abel a Pederobba (1884) la comunità è visitata da Torino dai
sigg. Prochet, Bosio e Cardon e
dal pastore D. Revel di Ivrea
che lamenta l’assenza di un evangelista, ma rende testimonianza
della condotta e della regolarità
dei fratelli ai culti che hanno luogo anche in assenza del predicatore. Alla domanda fatta da un
cattolico: « Che cosa fate dunque
nella vostra chiesa senza il ministro? », un fratello rispose:
« Se il ministro manca, l’Evangelo non manca mai. Se il
ministro è assente, Gesù Cristo è sempre presente nella
sua Parola, Egli è in mezzo a
noi ». La comunità è affidata in
seguito al pastore G. Longo di
Torino (1885) e quindi al pastore M. E. Malan che da Torino
cura la diaspora torinese mentre
l’evangelista Sappé, sempre ammalato, è costretto alle dimissioni. La vita spirituale è rallegrante e i nostri fratelli sono stimati
da tutti nel paese, tanto da far
dire ad un padrone di fornace:
« Vedete quegli ’’stravirà” che disprezzate perché lavorano nei
giorni festivi stabiliti dalla Chiesa: ma non c’è caso che facciano
mattoni in giorno di domenica ».
Di Chivasso alla fine degli anni
’80 non si fa più cenno, mentre
l’opera continua a Verrua.
Di nuovo a Chivasso
Dopo l’ultimo decennio del secolo, in cui Torrazza e Verrua
sono di nuovo affidate al pastore
D. Revel di Ivrea, l’opera subisce
un’ulteriore contrazione. Nel 1904
il colportore Besso di Lessolo
(presso Ivrea) che presiede i culti ogni 15 giorni riferisce che la
comunità di Torrazza si sta assottigliando. Per essere più vicino al suo campo di lavoro, il
Besso si stabilisce nel 1906 a
Chivasso e l’anno dopo tiene in
casa sua delle adunanze regolari di adulti e bambini. Egli annota nella relazione annua: « a Chivasso il terreno così preparato è
pronto per riprendere la buona
battaglia ». Si ricostituisce così
l’opera a Chivasso anche con
rapporto di una famiglia di origine valdese che dopo due generazioni di cattolicesimo ha voluto tornare alla fede dei padri.
Ma la situazione complessiva è
di crisi: la relazione al Sinodo
del 1915 menziona per TorrazzaVerolengo solo 10 membri visitati saltuariamente dal pastore emerito Enrico Pascal da Torino.
Alla guida dell’opera si alternano
quindi negli anni ’20 e ’30 gli
evangelisti Diodato Rosati, e Enrico Robutti, e i pastori Davide
Forneron e Arturo Vinay.
A partire dal 1943 si riprende
la collaborazione da Torino con
predicatori laici mentre la Chiesa di Torrazza è scesa a 10 membri. Alcune famiglie di Torino sono sfollate a Chivasso e nell’ospitale casa del fratello Edoardo
Pons, si hanno dei culti di famiglia e non solo questi: « un altro
contatto di alto valore ideale fu
stabilito con i rappresentanti
della Resistenza valdostana, uniti ai Valdesi dalla comune situazione di minoranze alpine oppresse dal nazionalismo e centralismo fascista. Questi contatti culminarono in un convegno, tenuto
a Chivasso, il 19 dicembre 1943,
nella casa del geom. Edoardo
Pons. Vi parteciparono i valdesi
Mario Rollier, Giorgio Peyronel,
Osvaldo Coisson e Gustavo Malan, e i valdostani Emilio Chanoux ed Ernesto Page » \
Un rinnovato impegno
evangelistico
Alla fine della guerra l’opera
riprende con la cura da parte
della Chiesa di Torino e un rinnovato impegno evangelistico che
culminerà con la costruzione di
una cappella che verrà inaugurata il giorno dell’Ascensione 1950.
Il pastore Teodoro Balma e i
« predicanti » Giusto Costa e Enrico Beux daranno nuovo impulso al lavoro evangelistico curando i fratelli dì Torrazza, Verolengo e Chivasso, con iniziative nuove che lasceranno traccia
nella storia dell’evangelizzazione
della zona.
In seguito, Chivasso e Torrazza
saranno curate da Ivrea e, negli
ultimi anni, da Torino in modo
particolare dal past. Gino Conte.
Le zone e i luoghi che in seguito alla Patente di Anna d’Orléans del 1687 " avevano visto passare in situazioni gravi e tragiche
i valdesi cattolicizzati e cattolicizzanti, in modo particolare Verrua, Cigliano e Chivasso, per essere confinati nelle zone paludose e malsane del Vercellese e del
Biellese \ avrebbero visto più
tardi lo zelo, il coraggio e la perseveranza di altri valdesi nella
testimonianza dell’Evangelo di
Gesù Cristo.
Mario Castellani
^ Rapport de la Commission dBvaiigélisatio7i au Synode de l’Eglise Vaudoise convoqué à Saint Jean, pour le
20 mai 1862.
^ Relazione annua sulle opere di
Evangelizzazione in Italia presentata al
Ven. Sinodo sedente in Torre Pellice
il 7 settembre 1875, p. 18.
3 Donatella Gay Rochat. La resistenza nelle Valli valdesi, Claudiana,
Torino 1969, p. 55.
* Bulletin de la Société d’Histoire
vaudoise. n. 1, Pignerol 1884, p. 20.
® Arturo Pascal. Il confinamento
dei Valdesi cattolicizzati nelle terre, del
Vercellese, Novara 1935.
Chivasso e Torrazza oggi
A Torrazza il culto mensile, alcune volte bimensile, riunisce
nella cappella i membri locali e
quelli della diaspora che provengono da Verolengo e da Cigliano
Vercellese. Il culto è l’unico momento di aggregazione fraterna,
anche per la dispersione dei fratelli, ma è sempre contrassegnato da una presenza gioiosa e partecipe e costituisce un momento
molto atteso dell’ascolto della
Parola, del canto — si canta molto — di scambio di esperienze
e di informazioni sulla vita della
chiesa.
Vi è una piccola scuola domenicale a cui partecipano anche
coloro che per l’età non sono da
considerarsi alunni della scuola!
Continuando una tradizione che
dura ormai da oltre un secolo,
i fratelli rendono buona testimonianza della loro fede che si
esprime e si manifesta in molti
modi, non ultimo la generosità
verso le varie necessità della
chiesa.
A Chivasso, il culto è settimanale, la domenica alle ore 10.30;
la frequenza media è alta e la
partecipazione, data anche la provenienza varia dei suoi membri,
è attiva e corale. Il culto è veramente di tutti e tutti partecipano con un momento di preghiera spontanea, con l’indicazione
degli inni, con letture, e anche
nella predicazione si alternano
con il conduttore della comunità
due anziani e un giovane aspirante predicatore locale. La scuola
domenicale, curata da un monitore, riunisce un bel gruppo di
ragazzi che come di consueto in
vitano i « grandi » in occasione
della festa natalizia.
Lo studio biblico, dopo un periodo di stasi, è ripreso il mercoledì sera, normalmente nelle
case dei fratelli, mentre il primo
mercoledì del mese è dedicato
ad un incontro che dura ormai
da oltre 4 anni con un gruppo
di cattolici dedicato anch’esso
allo studio biblico.
Il gruppo giovanile, molto attivo e... vivace, si riunisce la domenica sera studiando e discutendo temi biblici, problemi di
attualità, intervenendo più attivamente al culto domenicale.
Questi incontri a cui partecipano
anche giovani che non fanno parte della comunità sono sempre
molto interessanti anche perché
danno la possibilità di farci conoscere e di renderci partecipi
ai problemi della città. Inoltre,
sempre a cura dei giovani della
comunità, viene trasmessa alla
domenica mattina da « Radio
Chivasso » una conversazione religiosa dal titolo « Parliamone insieme »: una meditazione seguita
da un notiziario evangelico generalmente tratto dal settimanale
evangelico « La Luce » e da notizie della comunità locale.
Nel locale di culto ha anche
sede il Comitato per il disarmo
e la pace di Chivasso a cui aderisce la comunità con l’impegno
attivo di alcuni suoi membri.
La fraternità e la solidarietà
fra i membri della comunità sono reali e costanti e di questo
ringraziamo il Signore a cui solo
va la gloria!
Lino Ciuffreda
8
8 ecumenismo
14 maggio 1982
CONFERENZA TEOLOGICA DEL MOVIMENTO CRISTIANO STUDENTI
Partiamo dairesperienza
Non si intende limitare Dio alla nostra esperienza, ma scoprire criticamente in che consiste la teologia che abbiamo dentro e andare oltre
L’OPERA DEL CEC PER EL ASNAM
Dal 14 al 19 aprile si è tenuta
a Vienna, Austria, una conferenza organizzata dal Movimento
Cristiano Studenti sul tema «Teologia nata dall’esperienza - ”I vostri detti sono memorandi di cenere” (Giobbe 13: 12) ». Quando
le due commissioni di lavoro —
donne e teologica — hanno programmato quest’incontro volevamo che i partecipanti — uomini
e donne — fossero coinvolti nel
tipo di processo che le donne
sperimentano quando ri-esaminano la teologia e la Bibbia. La
« teologia femminista » non deve
essere vista come un’ennesima
teologia che si può rendere oggetto di studio ma come un approccio diverso che ci aiuta a
parlare di Dio in un modo che
non ci viene imposto. Siamo convinti comunque che tutta la teologia è «teologia dell’esperienza»
perché influenzata profondamente dalla classe di appartenenza,
colore, età, sesso e contesto sociale di chi la fa. In passato
questo fatto è stato poco riconosciuto portando teologi (e i loro
ascoltatori) a credere che i loro
pronunciamenti su Dio e la natura umana fossero universali.
Se qualcuno o qualcuna non ci
si riconosceva, era la sua « esperienza » a dover esser modificata
e non la teologia.
Quaranta giovani, venuti da 15
diversi paesi europei si sono trovati per venire alla teologia da
un approccio soggettivo. Tre serie di domande introdotte man
mano nei gruppi hanno guidato
lo sviluppo di questo confronto.
Le prime miravano ad una maggior presa di coscienza della nostra identità di uomini e donne.
« Come ti senti, come ti comporti come uomo o come donna nella chiesa, nella scuola, nel luogo
di lavoro, nella famiglia? ». Sulle
prime c’era molta resistenza da
parte di alcune donne e molti
uomini a questa formulazione
delle domande; « siamo tutte
persone, quando parlo, parlo come persona, non come uomo ».
Ma molte donne parlavano come
donne e la loro esperienza non
corrispondeva a quella finora
considerata « universale » delle
« persone ». Allora — o c’è un
modo da uomo e uno da donne
di vedere la realtà oppure un
modo da « persone » e un modo
da donne. Abbiamo optato per la
prima ipotesi, senza con questo
voler rendere uniformi le esperienze delle donne.
La seconda fase del lavoro verteva su una presa di coscienza
delle immagini di Dio che abbiamo dentro di noi: in cosa consistono, da dove vengono, cosa
pensiamo che Dio vuole da noi,
ecc. Durante questo processo di
mettere in comune le nostre esperienze, eravamo sempre più
coscienti (qualunque vastità potessero avere queste esperienze
di Dio) — che Dio è presente nel
nostro condividerle, le sfida, le
interroga e decisamente trascende non solo l’esperienza individuale ma anche quella collettiva.
La terza fase del lavoro è quello che abbiamo chiamato « un
approccio profetico ». Ogni partecipante aveva portato con sé un
foglio con « l’esperienza più importante della mia vita recente ».
Il raccontarci queste storie dopo
tante ore passate insieme in un
clima di reciproca fiducia ed
ascolto è stato un momento importante per tutti. Abbiamo parlato di dove e come abbiamo esperienza di Dio (se Tabbiamo) e
cosa vogliamo dire di Dio agli
altri. Il preparare insieme nei rispettivi gruppi dei contributi liturgici per il culto-celebrazione
dell’ultima sera è stato un modo
concreto per affrontare la questione « cosa vogliamo dire agli
altri? ».
Un nuovo tipo
di studio biblico
Un’intera mattinata è stata dedicata ad uno studio biblico col
metodo induttivo in cui cercavamo di identificarci con uno dei
personaggi della storia di Gesù
e la Samaritana. Alla fine, tenendo conto di ciò che era emerso,
Mary Hunt, teologo-facilitatore,
ha spiegato meglio i simboli, il
contesto storico ed il messaggio
del testo come lei lo capiva dopo un’esegesi accurata usufruendo degli strumenti che i suoi studi in teologia le hanno fornito.
Siccome questo modo di lavorare era nuovo per tutti abbiamo
sentito l’esigenza di valutarlo a
fondo individuando i suoi punti
forti e i suoi limiti. Ha funzionato e vorremmo proporre che si
usi un simile approccio in altre
conferenze e incontri.
Dire « teologia della esperienza » non vuol dire limitare Dio
alla nostra esperienza ma è un
approccio che ci permette di scoprire in cosa consiste la teologia
che abbiamo dentro e nel metterla in comune, andare oltre, sfidati dall’esperienza altrui e dalla presenza di Dio che è in mezzo a quelli che si incontrano nel
suo nome. Questo lavoro non è
facile. Richiede fiducia reciproca,
esercizio e analisi. È difficile condividere ed è diffìcile riflettere
su ciò che è stato condiviso. Non
può essere considerato una scorciatoia. Il teologo-facilitatore deve essere forse più preparato che
per uno studio biblico tradizionale. Il suo ruolo richiede una
grande capacità di ascoltare,
comprendere e rapportare il messaggio biblico alla gente là dov’è realmente.
Proposte
Difficoltà
MESTRE
Episcopato
Domenica 16 maggio, a partire
dalle ore 9.30 a Mestre, Casa
card. Urbani, via Castellana 16/A,
si terrà il XII Convegno dei
Gruppi Ecumenici del Triveneto
(S.A.E.). Tema dell’incontro Episcopé ed episcopato, esame del
documento 102 della Commissione « Fede e Costituzione » presentato da Stefano Centazzo e Emidio Sfredda. Iscrizioni e informazioni presso Mario Colonna
Romano, tei. 041/972.382.
Suggeriamo per futuri incontri dunque:
1) Anche nel fare analisi di
tipo socio-politico, come nel fare
teologia, andare dal particolare
al collettivo e non viceversa.
2) Evitare di oggettivare i temi.
3) Avere « facilitatori » con
ùna coscienza femminista. (Questa figura è molto diversa dal solito esperto che piomba in mezzo
ad un incontro, fa un discorso e
se ne va. Il « facilitatore » è invece presente con il suo sapere
e i suoi strumenti in tutte le fasi della vita deU’incontro con il
compito di osservare, accogliere,
commentare e rispondere alle
esigenze e interrogativi che vengono posti).
4) Qualsiasi formazione di futuri quadri o « leader s» deve prepararli a lavorare in modo induttivo.
5) Ci deve essere un rapporto orgamco tra i nostri metodi e
le nostre visioni: non possiamo
creare un mondo di uguaglianza
con metodi gerarchici e con imposizioni. Questo implica una costante revisione anche delle nostre visioni.
6) Un « approccio globale »
significa che dobbiamo cercare
validi mezzi di comunicazione
anche non-verbale.
7) Dobbiamo accettare di vedere la realtà da una piena coscienza della nostra identità in
termini del nostro sesso, razza,
colore, classe, ecc.
8) Siamo convinti che questo
modo di lavorare ha qualche
speranza di funzionare se la metà o più dei partecipanti sono
donne.
Judy Elliott
Maria Bonafede
Sul cammino
della solidarietà
L’azione del Consiglio Ecumenico delle Chiese a favore
della ricostruzione dopo il terremoto di El Asnam in Algeria,
a cui hanno contribuito anche le chiese evangeliche in Italia,
è descritta in questo documento Soepi (agenzia di stampa
del CEC).
« Forse le catastrofi ci spingono ad avanzare nel cammino della solidarietà » così si esprimeva Jean Pierre Voreux, presidente dell’Associazione Incontro e
Sviluppo, consegnando al presidente della Mezzaluna rossa algerina, Belaouan, le chiavi del
centro medico delle Cinque Palme e del Policlinico di Bouzghaia. Più dì un anno fa un terremoto distruggeva la regione
di El Asnam in Algeria. Oggi, in
mezzo alle rovine, la vita riprende. Nei luoghi stessi della catastrofe, delle botteghe si sono
aperte nelle baracche, i sopravvissuti sono stati alloggiati in
costruzioni prefabbricate...
Rappresentato in Algeria dall’Associazione Incontro e Sviluppo, il Consiglio Ecumenico delle
Chiese, in collegamento con la
Mezzaluna rossa algerina, si è
fatto carico della costruzione e
dell’equipaggiamento di tre centri sanitari e di un Policlinico,
nella provincia di El Asnam. Uno
di questi centri, quello delle Cinque Palme, a 25 km. a sud di El
Asnam, e praticamente terminato. Metterà a disposizione di una
popolazione di 15.000 persone ì
servizi di medicina generale, un
consultorio pediatrico, un centro di protezione materna e infantile. Più al sud, il Policlinico
di Bouzghaia offrirà a più di 80
mila persone un servizio di maternità e di ginecologia, un servizio di pediatria, vari ambulatori per cure radiologiche, oftalmologiche, di medicina generale,
cure dentarie, una farmacia...
Per gli altri due centri medici (quello di Baache, situato nel
la zona montagnosa servirà una
popolazione di 15.000 persone fino a questo momento molto isolate) i lavori sono in avanzato
corso di realizzazione.
Per tutti questi edifici il metodo di costruzione è lo stesso;
consiste in una gettata di cemento su una armatura a griglia, al
tempo stesso soffice e resistente,
e offre una buona resistenza ad
un terremoto del 7°-8° grado della scala Richter, cioè l’equivalente del terremoto che ha distrutto El Asnam il 10 ottobre
1980.
Il Consiglio Ecumenico aveva
delegato come coordinatore dei
lavori, Mekki, un norvegese di
origine algerina, che ha preso
sul posto i contatti con le autorità locali e con i ministeri interessati, e si è incaricato della
ricerca della manodopera locale
e del rifornimento del materiale.
La sua presenza è stata molto
efficace.
Ma se la vita riprende, se lo
slancio di solidarietà internazionale ha permesso, a breve termine, un miglioramento delle
condizioni di vita delle popolazioni della regione di El Asnam,
non bisogna dimenticare che i
sopravvissuti, colpiti nei loro affetti familiari, strappati dalle loro case e dalla loro vita quotidiana, hanno riportato ferite che
non si possono rimarginare. E’
anche evidente che la riabilitazione di questa zona colpita potrà farsi soltanto se continuerà
a manifestarsi la solidarietà internazionale.
Marie-Jo Hazard Cimatle
Echi dal mondo
cristiano
a cura di Renato Co'isson
Alcune delle difficoltà incontrate:
1 ) Le esperienze presenti erano limitate. Persone del Terzo
Mondo, neri, atei e molti altri
che possono interrogare la nostra esperienza erano assenti.
2) Mancava una prospettiva
storica. Molte di noi sentivamo
che ci voleva un altro momento
nel processo dedicato più esplicitamente alla realtà socio-economico-politica.
3) C’è molta resistenza a vedere la realtà da una chiara coscienza della nostra identità come uomini/donne, ricchi/poveri,
istruiti/incolti, ecc.
4) C’è molta resistenza da
parte di molti teologi ad entrare
in un simile approccio soggettivo.
5) Non è ancora chiaro come possiamo comunicare ad altri
quello che abbiamo imparato.
I luterani e il loro
impegno per la pace
( BIP ) — La Federazione Luterana Mondiale (FLM) ha annunciato a Ginevra la convocazione
di un colloquio dal 5 al 12 luglio
prossimi ad Annecy (Francia)
sul tema « il coordinamento dell’impegno dei luterani in favore
della pace »,
Questo colloquio riunirà una
quarantina di persone dell’Est e
dell’Ovest e dei paesi neutrali.
Ci saranno uomini politici, uomini di cultura, teologi ed esperti militari.
Annunciando la convocazione
del colloquio, il responsabile delle questioni sociali della FLM,
Eckeard Lorenz, ha precisato
che le Chiese Luterane non si
sono ancora messe d’accordo su
diverse questioni quali : l’appartenenza alla Conferenza cristiana per la pace; il disarmo e la
limitazione della produzione degli armamenti; l’obiezione di coscienza e l’analisi teologica del
problema della pace.
Fra le questioni che saranno
discusse nel colloquio si possono citare : i fondamenti biblici e
teologici deH’impegno delle chiese e dei loro membri in favore
della pace; l’etica cristiana della
pace nell’era nucleare; le cause
dei conflitti armati.
Saranno presenti esponenti del
terzo mondo, ma in maggioranza i partecipanti proverranno
dai paesi che hanno firmato raccordo di Helsinki.
KEK: spiritualità
ecologia e pace
(Nouvelles KEK) — Ha avuto
luogo recentemente a Bucarest
dietro invito della chiesa ortodossa il primo dei colloqui del
nuovo programma di studi elaborato nella conferenza di Cardiff,
della KEK (Conferenza Chiese
Europee).
Il tema di questo colloquio è
stato: « Il sospiro della creazione — I cristiani d’Europa alla ricerca della loro responsabilità
oggi », e vi hanno partecipato
circa 60 invitati provenienti da
19 paesi europei. Anche la chiesa
cattolica era rappresentata. I lavori del colloquio si sono articolati in tre sezioni sulla base dei
seguenti sottotemi: lì Per un
nuovo stile di vita: contro la separazione fra la spiritualità e la
responsabilità nel mondo; 2) Per
una nuova relazione cristiana con
l’insieme della creazione: contro
uno sfruttamento devastatore
della natura; 3) Per un contributo cristiano attivo per la pace
oggi: contro la rinuncia e la pre
sa di distanza nei confronti del
mondo politico.
Lo scopo del colloquio era
quello di esaminare come è possibile superare il dualismo nella
relazione cristiana con Dio, con
la natura, e con la società. In
primo luogo, il colloquio ha dimostrato che la discesa dinamica dello Spirito Santo in Cristo
costituisce la base della profonda relazione fra la spiritualità e
la responsabilità nel mondo. In
seguito, rincontro ha sottolinealo
che il sospiro della creazione è
il risultato dell’azione dello Spirito Santo che integra l’uomo e
la natura in una comunione di
sofferenza e di speranza.
Infine il colloquio ha sottolineato che bisogna superare ogni
dualismo fra la rinuncia ed il
contributo attivo per la pace attraverso un’attitudine ferma da
parte delle chiese contro il pericolo di una guerra nucleare che
minaccia il nostro pianeta. Il colloquio domanda alle chiese europee di sostenere tutte le iniziative per Un disarmo unilaterale
capace di contribuire alla distensione ed alla sicurezza in Europa
e nel mondo.
I rapporti delle varie sezioni
contengono raccomandazioni
pratiche per la vita e la .missione delle nostre chiese in questo
campo.
CAMPI
GIOVANILI
Sul n. 22 del 28 ma.ggio
due pagine con tutte le possibilità di campi nei centri
giovanili evangelici in Italia.
9
14 maggio 1982
cronaca delle Valli 9
Elenchi
telefonici
In questi giorni gli abbonati al
telefono hanno ricevuto dalla
SIP l’annuario 1982.
Una gradita sorpresa per molti
valdesi è stata quella di vedere
sulla copertina dell’elenco della
provincia di Torino due fotografie del Museo valdese di Torre;
cosa questa che certamente farà
accorrere qualche visitatore in
più. Purtroppo però il nostro
museo è privo di telefono e vana
è la ricerca dell’indirizzo e del
numero telefonico da parte di
chi, non valdese, volesse avere informazioni sugli orari di apertura o organizzare visite.
Visto l’interesse suscitato dal
nostro museo non sarebbe bene
dotarlo di un telefono? Magari a
gettoni, in modo che possa anche essere messo a disposizione
del pubblico?
Ma se da un lato possiamo essere grati alla SEAT, la società
che gestisce per conto della SIP
la pubblicazione degli elenchi,
non possiamo non rilevare ancora una volta che l’attenzione al
mondo valdese si limita alla copertina, mentre all’interno degli
elenchi le chiese valdesi non sono evidenziate.
Perché non è possibile come
succede per l’elenco della città di
Torino elencare in una rubrica
« Chiese di altri culti » i numeri
telefonici delle nostre chiese?
Perché nel fascicolo « Tutto-città » allegato agli elenchi non viene indicato per la città di Pinerolo, l’esistenza di una chiesa valdese in via dei Mille?
Forse, per quest’ultimo caso,
chi ha compilato questo fascicolo ha delle attenuanti: infatti l’esistenza della chiesa valdese di
Pinerolo non risulta nemmeno
nella pianta della città affissa all'ingresso del Municipio di Pinerolo...!
Si tratta di piccole cose, ma
forse un po’ più di attenzione
culturale alla realtà del pinerolese non guasterebbe.
Speriamo quindi che per il
prossimo anno queste omissioni
vengano corrette.
La distribuzione di questi elenchi ci permette inoltre di fare
alcune considerazioni sul fatto
che per la seconda volta non sia
più stato distribuito agli utenti
non commerciati il volume relativo all’area di Torino. Ciò ha
provocato un grande malumore
tra la gente. Per ottenere questo
elenco, bisogna recarsi agli uffici SIP di Pinerolo e spendere
poche migliaia di lire.
Oppure ogni volta che non si è
certi di un numero bisogna telefonare aH'ufficio informazioni
{al « 12 ») che però addebita tre
scatti (circa trecento lire) per la
informazione.
Il pinerolese è strettamente
collegato con l’area metropolitana torinese ed il telefono è un
mezzo di comunicaz.ione indispensabile. Sarebbe stato sicuramente più opportuno distribuire anche questo elenco. Il pareggio de! bilancio della SIP può
essere raggiunto anche con dei
tagli, ma ci domandiamo se questo taglio era veramente indispensabile visto che il telefono
è .soprattutto un « servizio pubblico ».
Risparmiare in altri campi,
sidla pubblicità per esempio, sarebbe forse stato più utile. Ma,
si sa, attraverso la pubblicità si
finanziano indirettamente giornali, televisioni la cui gestione è
politicamente omogenea a quella che dirige la SIP.
Giorgio Gardiol
IL SINDACATO CONTRO UNA POSSIBILE SPECULAZIONE
Isolantite: un ramo secco?
Il gruppo Talco e Grafite continua nella riduzione dell’occupazione
Nel corso dell’assemblea pubblica svoltasi all’Auditorium comunale di Pinerolo, giovedì 29
aprile, Elvio Tron — responsabile sindacale CGIL — ha denunciato il pericolo di una chiusura dello stabilimento della
Isolantite, che appartiene al
gruppo della Talco e Grafite.
Lo stabilimento che produce
materiali isolanti, finora venduti soprattutto all’industria degli
elettrodomestici, occupa un centinaio di operai ed è ora in cassa integrazione per crisi del set
tore.
Se ne è discusso in una assemblea pubblica, perché al comune di Pinerolo era pervenuta
una richiesta da parte della amministrazione dell’azienda per
una modifica della destinazione
d’uso del terreno sul quale sorge un altro stabilimento del
gruppo Talco e Grafite, gli « Elettrodi », per permettere la costruzione di un complesso edilizio.
Il ricavato della vendita di
questo terreno — secondo una
TORRE PELLICE: ASSEMBLEA PENSIONATI
I problemi della gente
L’Assemblea dei pensionati è
sempre un momento di confronto fra le loro esperienze di lavoro nelle industrie locali (Vaciago. Turati, Mazzonis) e la loro
odierna posizione in una cittadina come Torre Pellice.
Molti dei presenti nel salone
di Viale Rimembranza il giorno
29 aprile sono stati partecipi di
lotte sindacali, per la difesa del
diritto al posto di lavoro.
Gli stessi problemi stanno vivendo, in forme diverse e nelle
mutate condizioni sociali, i figli
e i nipoti. In questo contesto gli
anziani possono dire una parola
e influire come cittadini per stimolare un’azione che porti a poter superare le difficoltà connesse con la richiesta di lavoro dei
giovani.
Il Sindaco Steffanetto e Franca Coisson, Presidente della Comunità Montana, erano presenti
per attestare la loro solidarietà
che è stata apprezzata dalla numerosa assemblea.
Il Sindaco ha reso noto che
Torre Pellice assicurerà ai suoi
cittadini, nell’arco di sei anni,
122 alloggi: 42 di nuova costruzione, 80 di recupero di vecchi
stabili.
L’Amministrazione comunale
aveva tempestivamente predisposto la necessaria documentazione richiesta per poter ottenere il finanziamento del programma dell’edilizia convenzionata
pubblica. Al Comune di Torre
Pellice è stata assegnata la somma di 3 miliardi e 600 milioni
per l’edilizia agevolata e sovvenzionata.
In base al recente bando di
concorso, emesso dal nostro Comune, altri 24 alloggi verranno
assegnati entro 6 mesi ai concorrenti. Si allontana cosi nel
tempo lo spettro, inumano e tipico di una società non giusta,
dello sfratto a non poche famiglie.
Il Presidente dell’U.S.L. 43 nell’intervenire ha detto di avere un
debito verso la popolazione la
quale non è stata informata dei
problemi attinenti l’assistenza
sanitaria.
L’impegno dei pubblici amministratori è stato intenso per assicurare i principali servizi sul
territorio al momento del trapasso del servizio dalle mutue
all’U.S.L. Ci sta a cuore ravvio
dei tre Distretti sanitari (funzionano negli attuali ambulatori e
consultori). Il personale è insufficiente ed è difficile reperirlo. Anche se la pianta organica
prevede 72 posti, solo 38 sono
coperti. Recentemente sono stati
nominati 2 medici, di cui uno associato, a Bricherasio e un medico a Bibiana.
Ad una specifica richiesta sulle Case di riposo, la prof. Coìsson ha precisato che l’Ente non
può per ora intervenire nella gestione degli Istituti dipendenti
da Enti religiosi, ma non si esclude che la nuova legge sull’assistenza prevederà una forma di
vigilanza.
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lettera dell’azienda — sarebbe
stato reimpiegato per garantire
l’occupazione alla Isolantite. « In
un incontro con l’azienda — ha
affermato Tron — non è stata
confermata questa volontà. Di
più, ci è stato detto che comunque occorre pensare ad una altra destinazione produttiva dello
stabilimento che non regge la
concorrenza in un mercato saturo ». Di qui la ferma opposizione dei sindacati ad una operazione speculativa che, se secondata dal comune, non andrebbe
a vantaggio della occupazione
nel pinerolese.
Di fronte a questa novità, le
forze politiche di maggioranza
che reggono il comune sono apparse molto sorprese. « Noi abbiamo una lettera che dice il
contrario — ha detto l’assessore
all’urbanistica Trombetto —. La
modifica della destinazione d’uso
sarà quindi attentamente vagliata ».
Rimane il fatto che ancora
una volta l’occupazione (e qui si
tratta di occupazione femminile
in particolare) nel pinerolese è
attaccata.
I sindacati in questo caso non
accettano la logica economica
dell’azienda e ritengono che si
possano imboccare altre strade
per risolvere la crisi della Isolantite. La prima delle quali è quella di non cedere su una proposta speculativa della azienda.
SS
Concerti
PINEROLO Neirambito della Primavera Abbadiese sabato 15 maggio
ore 21 nella chiesa di S. Verano di Abbadia Alpina, Concerto della Badia Corale Val Chisone.
Manifestazioni
Segnalazioni
Conferenze
In breve
TORRE PELLICE — Giovedì 20 maggio, alle ore 21, presso il Salone Comunale dì Viale Rimembranza, avrà luogo un incontro-dibattito su ■■ L'industria
bellica in Italia e nel mondo », con Alberto Tridente, responsabile della sezione internazionale della F.L.M.
L'incontro è organizzato dal Comitato
per la pace e il disarmo della Val
Pellice. Tutti sono cordialmente invitati
a partecipare.
AGAPE — Domenica 16 maggio, alle
ore 17 nel quadro del convegno organizzato dalla S.C..'. si riunirà la commissione che si occupa del canto e
delle danze popolari alle Valli.
Tutti gli interessati sono cordialmente invitati.
PINEROLO — NeH'ambito di un ciclo
di conferenze del « Circolotto » Gianni
Baget-Bozzo parlerà sul tema ■< Dio e
il potere », giovedì 13 maggio alle ore
21 neH'Auditorium comunale di corso
Piave.
Si pagherà
il trasporto alunni
PRAROSTINO — La politica
economica dello Stato tende
sempre più a colpire direttamente i cittadini. E’ significativo il
caso del comune di Prarostino.
Questo comune, che chiude
l’anno finanziario con un avanzo di 8 milioni, dovendo adempiere ad alcune disposizioni di
legge, è obbligato a far pagare
agli scolari della scuola dell’obbllgo il servizio-trasporto, che finora veniva effettuato gratuitamente.
Certamente questa misura cerca di aiutare i bilanci normalmente deficitari dei comuni, ma,
oltre ad essere un paradosso per
quei comuni che chiudono in
attivo, va a colpire le persone
che normalmente hanno una
stretta necessità di questi servizi; ciò è un segno evidente dello
indiscriminato allargamento della tassazione indiretta, che colpisce in primo luogo chi ha i
redditi più bassi.
Nel bilancio di previsione, oltre alle spese per il regolare funzionamento dei vari servizi pubblici (istruzione, impianti sportivi, viabilità), la cifra più notevole riguarda lo stanziamento di
800 milioni per la costruzione
della rete fognaria. Questa cifra
finora è puramente nominale, in
quanto l’inizio dei lavori è subordinato all’arrivo dei relativi
fondi necessari per il suddetto
lavoro.
W. M.
Nuova cooperativa
agricola
Meritato successo consegue la
« Cooperativa produttori agricoli prarostinesi » che nei giorni 8
e 9 maggio, ripresa la sua attività, ha visto .un notevole afflusso di pubblico fino all’esaurimento di alcuni prodotti posti
in vendita. La Cooperativa, sorta nel 1979 con l’appoggio della
Amministrazione Comunale e la
entusiastica partecipazione della
popolazione, conta attualmente
30 soci ed opera nel settore lattiero-caseario. Dai diversi produttori il latte viene prontamente consegnato al Caseificio ove
viene trasformato in apprezzati
formaggi (particolarmente il
bergè, tomini, robiola fresca,
burro ecc.). Notevole il fatto che
gli allevamenti dei soci sono indenni da tubercolosi e brucellosi in quanto periodicamente vengono sottoposti a controllo delie mastiti ed analisi dèi latte. La
Cooperativa gestisce un proprio
nubblico negozio in piazza Libertà 3, nei giorni di sabato e
domenica. Fra le diverse produzioni (frutta, ortaggi e miele)
da segnalare un genuino pane
casereccio.
D. A.
■ Hanno collaborato a questo
numero: Domenico Abate,
Renato Coisson, Ennio Del
Priore, Renato Di Lorenzo,
Dino Gardiol, Antonio Kovacs, Walter Monnet, Paolo
Ribet, Eugenio Rivoir, Aldo
Rutigliano, Franco Sommani,
Giorgio Tourn, Vera Velluto.
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10 cronaca delle Valli
14 maggio 1982
GRUPPO ’’INCONTRO” DI PINEROLO
Al servizio degli handicappati
Due mani che si stringono con
forza: questo il simbolo del gruppo « Incontro » di Pinerolo.
Sulla carta intestata, accanto
al simbolo, un motto tratto dallo
Statuto, quasi uno slogan; « Proficuo impiego del tempo libero
degli handicappati mentali ».
Sono una trentina di ragazzi e
ragazze (operai, artigiani, studenti) che ogni settimana si stringono intorno ad un tavolo a discutere animatamente di visite domiciliari, di rapporti con gli enti
locali, di come far conoscere
maggiormente la loro opera.
Questa è solo una minima parte della loro attività: io ho partecipato ad una riunione organizzativa, ma ben più importante è
il loro lavoro pratico.
Si occupano di handicappati
rnentali appunto, che abbiano più
di quattordici anni, cercando di
organizzare in modo proficuo il
tempo libero di queste persone.
Perché proprio il tempo libero? Essenzialmente perché di
questo per lo più gli enti pubblici (o comunque quelli di assistenza agli handicappati) non si
occupano gran che, anche se nei
documenti programmatici in materia un accenno al problema è
sovente latto.
L’attività del Gruppo, basata
esclusivamente sul volontariato,
è molteplice.
Alla base di tutto ci sono le
visite domiciliari e le uscite quindicinali. Accanto a questo, un
fervore di iniziative di vario genere.
Ogni due settimane si ritrovano tutti insieme, trenta « assistenti » (così si autodefiniscono) ed una ventina di ragazzi
portatori di handicap, per andare dove buona parte dei ragazzi
di venti-venticinque anni «normali » trovano i loro punti di aggregazione per il tempo libero: discoteca, cinema, bowling, ecc.
Si può discutere su queste scelte, ma sta di fatto che in questa
maniera si viene a creare un contatto tra chi è considerato « normale » dalla società e chi non
10 è.
È questa società che rifiuta,
emargina i portatori di handicap, tanto più se psichici, e quindi è innanzitutto a questa società che bisogna far accettare
come sua precisa componente la
realtà di queste persone: quando
11 mondo della discoteca, o, su un
altro fronte considerato contrapposto, del teatro o dei concerti
« seri », sarà partecipe della
realtà dell’handicap, allora sarà
possibile trovare tutti insieme
forme di aggregazione che siano
realmente tali, e che non siano
semplicemente generatrici (questa la mia impressione) di insiemi di persone sole con se stesse,
pur fittiziamente in compagnia.
Quando il tempo lo permette,
il Gruppo Incontro organizza alcune gite, che divengono la regola nel periodo primaverile.
In estate poi, l’attività si sposta sui soggiorni marini o montani (per esempio, sono stati alla
Casa valdese di Viering, in Val
d’Aosta).
Ora tutti sono impegnati nella
ricerca di fondi per ristrutturare una casa che il Comune di
Vigone ha dato al Gruppo in comodato, casa che permetterà di
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primo periodo, e forse di creare
una comunità alloggio per gli
handicappati.
Per finanziarsi i componenti
del Gruppo hanno ripreso ad autotassarsi (per un po’ di tempo
hanno ricevuto da alcuni Comuni contributi che li garantivano
dalle spese).
Hanno poi in programma una
serie di dibattiti sul tema dell’inserimento dell’handicappato psichico nella società, ed uno spettacolo di genere vario (cantautori, ballo, quiz ed altro) da cui
sperano di ricavare un po’ di
denaro.
In questo periodo il Gruppo
sta cercando un maggior contatto con gli enti locali, per dare
alla sua attività una dimensione
comprensoriale.
Altra importante attività è
quella delle visite domiciliari,
condotte quasi settimanalmente
presso le famiglie dei ragazzi assistiti, in modo da avere un diretto contatto con la loro vita
quotidiana.
Questo serve anche a superare
certe difficoltà che ci sono da
parte di taluni genitori nel lascia
re che i loro figli partecipino al
lavoro del Gruppo.
Con le visite domiciliari i
membri del Gruppo Incontro si
propongono di ottenere anche un
più diretto coinvolgimento delle
famiglie stesse nella loro attività,
così che i ragazzi non si sentano
sballottati tra diverse realtà del
mondo (lavoro, famiglia. Gruppo
Incontro) ma in modo che vedano il mondo, se possibile, in
una dimensione meno disarticolata.
Da segnalare ancora il fatto
che alcuni membri del Gruppo
si sono dichiarati molto soddisfatti per la disponibilità della
Chiesa valdese nei loro confronti, dicendo di aver trovato in essa
una notevole apertura verso i
loro problemi, sia in quanto ad
idee, sia per le strutture messe
a loro disposizione per soggiorni o dibattiti.
Il Gruppo Incontro è alla continua ricerca tanto di nuovi collaboratori, quanto di fondi: per
chi sia interessato, diamo l’indirizzo della loro sede, presso la
quale si riuniscono ogni giovedì
sera; Via Vigone, 49 - Pinerolo.
Paolo Gay
UNA MOSTRA A TORRE PELLICE
La donna nel mondo
Per tutta una settimana, dal 24
al 30 aprile a Torre Pellice nel
salone comunale di Viale della
Rimembranza è stata visitata con
buona frequenza una mostra fotografica sulla condizione della
donna nel mondo, della giovane
torinese Marilaide Ghigliano. Le
fotografie, circa un centinaio, sono state raccolte in quasi 6 anni
nelle regioni povere dell’Asia, del
Centro America, del Nord Africa
e in alcune situazioni italiane.
La mostra era suddivisa in 7 sezioni: — temi deH’infanzia — con
stupende fotografie di bambine
intente al gioco, ignare ancora
della loro futura situazione di
emarginate; — dell’adolescenza
— in cui le ragazzine ormai giocano il ruolo di vice madri dei
fratellini oppure sono già costrette a duri lavori; — della gabbia e
del silenzio — in cui si vedono le
donne velate, avvolte nei loro
mantelli, nascoste alla vista di
ogni altro essere umano; — della
madre — con il forte sentimento
di amore che lega la donna ai
propri figli, sia pure nella disperazione della miseria; — del lavoro — umile e faticoso, nei campi,sulla riva del mare; — la solitudine — della donna che non
può più lavorare, non può più
essere madre, non conta più niente. Rimane la solitudine in un
ospizio o, come la vecchia donna portoghese Maria de los Perros (dei cani) che vive circondata
da molti cani perché la sua solitudine nei confronti degli altri
esseri umani è totale.
Può sembrare una mostra che
non lascia alternative alla disperazione ma non è così. Nell’ultima fotografia c’è il ritratto di
una donna con lo sguardo fermo
e sereno in mezzo a una raggera
di rughe e che sembra interrogare il mondo sul senso della vita,
con una forza e una saggezza antica.
Non disperazione dunque, ma
consapevolezza e denuncia di una
situazione e desiderio di superarla con .serenità.
C. L.
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Tickets sulle analisi
La Gazzetta Ufficiale del 26 aprile pubblica la legge finanziaria dello Stato
che tra l'altro stabilisce alcune norme per i contributi che le varie categorie dei
cittadini devono versare per l'assistenza sanitaria. Tra queste vi è la decisione di
far pagare dei tickets sulle analisi e le radiografie, e la limitazione del numero
delle prescrizioni.
Vediamo nel dettaglio I provvedimenti:
a) TICKETS
Il ticket sulle analisi, le radiografie e gli altri accertamenti di laboratorio è
fissato nella misura del 15% delle tariffe ufficiali con un minimo di L. 1.000 e un
massimo di L. 15.000, per ogni esame. In pratica si pagheranno 1.000 lire per i
principali esami del sangue (emocromo, leucociti, emazie, piastrine, Ves, glicemia, azotemia, colesterolo, trigliceridi) e delle urine, mentre il test di gravidanza
costerà 1.700 lire, la determinazione del gruppo sanguigno 1.300, gli esami istologici 1.800.
Sono esentati dal pagamento coloro che hanno redditi IRPEF inferiori a 4
milioni annui e i componenti delle famiglie che hanno redditi inferiori a 3,6 milioni
annui aumentati di 500 mila lire per ogni componente in più. Per la determinazione dei redditi per ciascun reddito di lavoro o di pensione si deduce la somma di L. 2.280.000.
Sono inoltre esentati i grandi invalidi di guerra, di servizio e di lavoro.
Per . aver diritto all'esenzione bisogna farsi rilasciare un tesserino (valido un
anno) dalla USL di residenza.
b) PRESCRIZIONI MEDICHE
I medici potranno prescrivere al massimo 8 specialità di medicinali contenenti antibiotici e tre specialità di altri tipi di medicinali per ricetta.
NOTE D’ARTE
Gigi Morbelli
Estremamente significativa la
produzione del pittore Gigi Morbelli, presente alla Galleria Tosano in via Brunetta d’Usseaux in
una Pinerolo che non tradisce la
sua tradizione di città colta, centro di iniziative culturali artistiche di notevole rilievo.
Gigi Morbelli non è nuovo in
questa città, ma la Mostra della
Galleria Losano può definirsi eccellente per la scelta e la sapiente collocazione delle opere esposte, tutte molto significative per
quanto riguarda la personalità artistica del Maestro.
Artista di notevole fattura, di
impronta prettamente classicheggiante, il Morbelli ha iniziato
la sua attività ed ha lavorato in
Torino, in un contesto artistico
elevato al quale ha saputo offrire
il carattere forte della sua Arte,
partecipe della cultura pittorica
della metà del secolo, ha il merito di aver mantenuta viva tutta
la carica umana, al di fuori della
moda del tempo, mantenendo pura e inalterata, viva e robusta la
sua impronta poetica nel mondo
dell’Arte.
La grande compostezza, la semplicità delle forme, l’autentica dedizione all’espressione figurativa
dimostrano quanta nobiltà vi sia
nell’opera del Maestro.
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14 maggio 1982
cronaca delle Valli 11
GLI INSEGNANTI DELLA MEDIA VALDESE
Siamo precari
SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
Nel dibattito emerso a proposito del futuro del Collegio Valdese di Torre Pellice, che prevede da un lato il rilancio del Ginnasio-Liceo potenziato nel settore linguistico e affiancato dalla
istituzione di un Liceo linguistico, dall'altro la contrazione, se
non la chiusura, della Scuola Media, tutti gli intervenuti (singoli
lettori, il Conntato nella persona
del suo presidente avv. M. Gay,
gli stessi redattori dell’Eco) non
hanno ritenuto necessario conoscere o far conoscere il parere
degli insegnanti che tuttora- operano all’interno degli istituti di
istruzione valdesi.
Ma poiché le sorti del Collegio, e in particolare della Scuola Media di Torre Pellice, ci toccano personalmente riteniamo
opportuno intervenire nella discussione per chiarire la nostra
posizione sia pure molto schematicamente:
1) Siamo contrari alla privatizzazione della Scuola Media se
ciò vuol dire discriminare, all’interno dei potenziali utenti, fra
coloro che possono pennettersi
di pagare una tassa di 900.000 lire e coloro che non ne hanno la
possibilità. Ciò sarebbe in antitesi con la funzione di servizio
che questa scuola esplica, o dovrebbe esplicare, sul territorio.
2 ] Non crediamo che la presenza di insegnanti non evangelici
aU’interno del corpo docente possa compromettere l’impostazione « confessante » della nostra
scuola, né che possa influire sugli allievi in modo determinante: chi lavora all’interno della
scuola, secondo il nostro parere,
deve essere innanzitutto un insegnante preparato ed aperto alle istanze culturali che gli vengono poste dall’ambiente in cui
opera e non è detto che un insegnante, per il solo fatto di essere evangelico, possieda questi
requisiti. Comprendiamo tuttavia che, in questo momento di
crisi dell’occupazione, chi gestisce gli istituti valdesi possa legittimamente privilegiare la forza lavoro evangelica. Riteniamo
però che, se un criterio deve esserci nelle assunzioni e se davvero intendiamo rilanciare culturalmente le nostre scuole, si debba operare una scelta qualitativa a prescindere dalle richieste
di lavoro espresse da insegnanti
evangelici.
.Avere a disposizione un corpo
docente evangelico iscritto nei
ruoli della Tavola, magari optante, disposto cioè ad accettare una
retribuzione di molto inferiore
ai normali stipendi percepiti dal
personale, significa forse la sopravvivenza in termini economici della scuola, ma non sicuramente la sua validità. Questo ci
sembra tanto più vero se, fatto
non improbabile, le richieste di
assunz.ione giungono da persone
che, o per sopravvenuto pensionamento (dalla scuola statale?),
o per disponibilità a svolgere attività di insegnamento come seconda occupaz.ione, o per necessità di trovare un primo impiego. siano disposte a percepire
uno stipettàio che, per un attuale insegnante non optante al
quarto attuo di servizio, amtttont:. a 566.000 lire mensili.
3) Quanto poi all’« impegno
non effimero » che si richiede
aglt itisegnanti, precisiamo che
nel corso dell’a. s. 1980/81, coloro che allora formavano il corpo
docente si erano impegnati in tal
senso purché venisse loro garantita la continuità del rapporto di
lavoro. Poiché una tale assicurazione non si è potuta avere a
causa della difficile situazione finanziaria in cui versa il Collegio,
molte di quelle persone hanno
preferito accettare incarichi anche temporanei nelle scuole statali. La loro scelta è stata in alcuni casi anche motivata dalla
prospettata privatizzazione dell'istituto a cui erano contrari.
Poiché inoltre le condizioni verificatesi lo scorso anno non hanno subito mutamenti, precisiamo
che altri insegnanti, ora in servizio, si vedranno costretti a intraprendere le stesse scelte nel
caso che se ne presemi l'occasione.
4) Teniamo a sottolineare che
la situazione di incertezza che
dura ormai da qualche anno ed
entro la quale siamo costretti ad
operare, oltre a non garantirci
la tranquillità personale per
quanto riguarda la continuità
del rapporto di lavoro, rende
estremamente difficile l’esplicazione di un servizio efficiente: è
impossibile programmare una
qualsiasi attività didattica a lungo termine; all’inizio, e spesso
anche a metà anno scolastico,
causa la forzata mobilità del personale, dobbiamo ricostituire una
collegialità di intenti e di interventi; risulta impossibile attuare in modo continuativo e
proficuo attività di sostegno e
piani di lavoro differenziati per
gli allievi meno dotati; addirittura si frappongono ostacoli al rinnovamento del materiale didattico (libri di testo, biblioteche,
ecc.).
5) Sappiamo che per l’a.s. '82-83
sarà aperta una sola sezione di
scuola media al nostro istituto;
deduciamo che comunque, contrariamente a quanto affermato
dall’avv. M. Gay (Eco delle Valli n. 18 del 30-4-’82) che vorrebbe garantito il posto di lavoro,
ci sarà una contrazione del personale o, quanto meno, la riduzione dell’orario di lavoro per
alcuni di noi. A tutt’oggi non siamo a conoscenza delle modalità
con cui avverranno tali cambiamenti (assorbimento negli istituti superiori? attività di sostegno didattico? altre attività nell’ambito della Tavola? semplice
riduzione di orario con conseguente riduz.ione di stipendio? licenziamento?). Né tantomeno
sappiamo, né possiamo prevedere quale sarà la situazione negli
anni successivi.
Ci dispiace che, se le linee di
programmazione per il futuro
.sono già state chiarite dagli organismi competenti, le parti interessate (insegnanti e genitori)
non ne siano venute tempestivamente a conoscenza.
Gli insegnanti della Scuola
Media Valdese di Torre
Pellice.
(Seguono le firme di 11 insegnanti).
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1532 Chanforan:
svolta nel valdismo
L’opuscolo, programmato dalla Società in occasione delle celebrazioni del 450° anniversario
del Sinodo di Chanforan, è uscito questa settimana con un titolo già di per sé significativo e
10 presentiamo subito ai lettori
del giornale per invitarli a farne lettura.
Due parole di presentazione;
11 volumetto, di formato più piccolo e perciò più maneggevole
di quelli del XVII febbraio, in
carta patinata, riccamente illustrato, consta di una settantina
di pagine ; contiene oltre alla
presentazione del problema di
Chanforan, la Dichiarazione del
Sinodo stesso ed una aggiornata bibliografia che renderà utili
servizi a chi voglia approfondire
il tema. Il pastore Platone, autore della pubblicazione, è troppo noto ai lettori perché sia necessario presentarlo ; si ritrovano in questa sua prima fatica
nel campo della pubblicistica le
qualità che ne fanno un apprezzato giornalista ; chiarezza di
esposizione, capacità di sintesi,
stile scorrevole fatto di frasi
brevi, di immagini, di espressioni calzanti.
L’accostamento delle parole
giornalista e storia fa storcere
il naso a molti nel nostro paese
dove i giornalisti sono visti co
me scribacchini superficiali e la
storia come una scienza quasi
sacra. In realtà si tratta di cose
perfettamente compatibili, si può
scrivere di storia in termini leggibili a tutti ed è quanto il Platone ha fatto nel suo saggio.
Prende l’avvio, come è naturale, dalla situazione religiosa
nei primi decenni del 1500, sintetizza la lunga corrispondenza fra
i Riformatori ed i valdesi, situa
nel quadro del Valdismo europeo il lavoro della assemblea e
tratteggia infine il dibattito che
vi è stato nella nostra chiesa sulla giornata di Chanforan.
Gli elementi più interessanti
a nostro avviso sono la ricostruzione del Sinodo, utilizzando i
dati del prof. Audisio sul barba
Grlot, l’interessante ipotesi di
una presenza di Agostino Mainardo al dibattito e l’analisi puntuale delle decisioni.
Una pubblicazione dunque che
si raccomanda a tutti, che si
può offrire, ai catecumeni, giovani, simpatizzanti, che si legge
con piacere ed introduce molto
bene nel tema.
Il prezzo ; 2.000 lire, accessibile.
Rivolgersi alla Società di Studi
Valdesi o alle librerie evangeliche.
G. T.
TORRE PELLICE
Concorso pianistico
Si è svolto a Torre Pellice dal
30 aprile al 2 maggio il « I Concorso Pianistico Nazionale Cari
Czerny » con un successo lusinghiero. Organizzato dalla Pro Loco e voluto per promuovere la
cultura musicale e il rilancio turistico della nostra Valle ha visto ben 120 concorrenti con tutto un seguito di parenti, insegnanti e accompagnatori che sono stati stupiti che in una cittadina di nemmeno 5 mila abitanti ci fossero strutture cosi idonee: il concorso si è svolto infatti nei locali deH'Hòtel Gilly
che è attrezzato per congressi,
conferenze ecc. Concorrenti molto ben preparati, esecuzione di
ottimo livello. La giuria alla cui
presidenza era Maria Golia coadiuvata da didatti, pianisti e cri
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« Sia fatta la tua volontà ».
Tragico incìdente ha tolto alla vita,
che tanto amava, il nostro carissimo
Giulio
Lo annunciano, con profondo e immenso dolore, il papà e la mamma,
Bruno e Sandra Frizzoni, gli amati frar
telli Sonia e Marco e la nonna Carla
Zavaritt Rostain, riconoscenti per tutta la gioia e l’affetto che ha loro dato
nel breve volgere di sedici anni.
Bergamo, 24 aprile 1982.
RINGRAZIAMENTO
« Io ho detto all'Eterno: Tu sei
il mio Signore: Io non ho bene
alVinfuori di Te »
(Salmo 16: 2)
Il Signore ha chiamato a Sé il 3
maggio 1982
Eugenio Rostan
(segretario comunale)
La famiglia ringrazia tutti coloro che
lo hanno curato, assistito ed amato.
tic! qualificati è stata assai severa ma giusta.
Primo classificato assoluto Dioriti di Bologna.
Ai concorrenti che venivano da
ogni parte d’Italia, da Ragusa,
Bari, Cagliari, Modena, Gorizia,
Milano ecc. sono stati distribuiti
dépliants illustrativi che sono
stati molto apprezzati.
Tutti si augurano che questo
Concorso abbia un seguito negli
anni a venire e diventi una manifestazione annuale e .sono grati
alla Pro Loco e in special modo
alla Presidente signora Clara
Giampiccoli, che si è veramente
prodigata per la buona riuscita,
sono grati per questo « tour de
force » che ha dato però un così
splendido risultato.
Ade Gardiol Theiler
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12
12 uomo e società
14 maggio 1982
COSTRUIRE LA PACE
I DATI DEI CENSIMENTI - 4
Obiezione di coscienza
nell'industria bellica?
Lo spreco
Mentre l’obiezione di coscienza
al servizio militare si sta sempre più allargando (si calcolano
m 18 mila le domande inoltrate
nel 1981), alcuni casi di dipendenti di aziende belliche o parabelliche hanno recentemente attirato l’attenzione dell'opinione
pubblica. Ricordiamo i casi del1 operaio Maurizio Saggioro, operaio specializzato presso una
Ditta di Baranzate, nel milanese,
licenziato perché si rifiutava di
continuare a produrre dei pezzi
facenti parte di ordigni bellici,
e quello dell’ing. Alessandro Rossini, dipendente della Sopren di
Torino (gruppo Ansaldo), che si
è rifiutato di continuare a svolgere la sua attività nucleare
« perché risulta indissolubilmente legata all’arsenale militare
nucleare ». Egli ha chiesto il trasferimento ad altri settori, ma
il braccio di ferro con l’Azienda
si è concluso col suo licenziamento.
I deputati radicali, ritenendo
urgente la necessità di un riconoscimento giuridico anche di
questa forma di obiezione di coscienza, e certamente tenendo
presente il fatto che oggi l’industria bellica in Italia occupa circa 90 mila persone con un fatturato di 4 mila miliardi (siamo al
quarto posto nella fabbricazione
ed esportazione di armi) hanno
presentato alla Camera una proposta di legge in tal senso, da
inserire organicamente nello Statuto dei lavoratori.
Ecco il testo della proposta di
legge, che abbiamo trovato nel
n. 3 del periodico Azione Nonviolenta:
Art. 1 — Dopo l’art. 1 della legge 20 maggio 1970 n. 300 (...) è
aggiunto il seguente art. 1 bis: Il
lavoratore può rifiutare di prestare la propria opera nelle attività di produzione, commercio e
trasporto di armi o parte di armi. Il lavoratore può altresì rifiutare di prestare la propria opera
nelle attività di produzione, commercio e trasporto di manufatti
o comunque beni che, con certezza, saranno utilizzati per finalità belliche e nelle relative attività di servizio. L'obiezione di
coscienza può essere comunicata al datore di lavoro in ogni
momento dell'attività lavorativa
ed esorterà il lavoratore dalla
prestazione delle attività di cui
al comma precedente. Il datore
dì lavoro è tenuto ad utilizzare
l'obiettore di coscienza in attività lavorative non connesse a produzioni militari. Nel caso in cui
la dichiarazione di obiezione di
coscienza venga presentata da
un dipendente di un'Azienda che
opera esclusivamente nei settori
di cui al primo comma del presente articolo, l'obiettore può recedere dal contratto per giusta
causa. In tal caso gli viene concessa l’integrazione salariale ordinaria, secondo le ìnodalità di
legge. L'obiettore di coscienza
deve essere reintegrato nel po
sto di lavoro nel caso in cui l’Azienda realizzi conversioni parziali o totali dell'attività produttiva dal settore militare a quello
civile.
Art. 1 — L'altro comma dell’art. 15 della legge n. 300/70 contenente norme sulla tutela della
libertà e della dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e
dell’attività sindacale nei luoghi
di lavoro e norme sul collocamento, è seguito dal seguente:
«Le disposizioni di cui al comma precedente si applicano altresì ai patti o atti diretti a fini
di discriminazione politica, religiosa, razziale, di lingua o di sesso, nonché ai patti o atti diretti
a vanificare il disposto di cui all’art. I bis della presente legge ».
Uranio e bombe
Il rifiuto dell’ing. Rossini di
continuare a lavorare nel campo
nucleare sia pur « pacifico » perché indissolubilmente connesso
al campo militare trova una ennesima, autorevole conferma nelle dichiarazioni dell’ex ministro
degli esteri svedese Hans Blix,
attualmente direttore generale
dell’Agenzia Internazionale per
l’Energia Atomica(IAEA), che è
una organizzazione delle Nazioni
Unite, e pubblicata su « Tuttoscienza » (La Stampa) del 7 aprile scorso.
Precisiamo che l’IAEA ha il
compito sia di promuovere l’impiego dell’energia atomica per
usi di pace, e sia di controllare
il combustibile nucleare e gli impianti perché non vengano usati
a scopi militari. Secondo Blix
questi ultimi controlli diventano
praticamente impossibili per via
della tecnologia sempre più raffinata che consente frodi più facili. La sorveglianza periodica di
140 ispettori effettuata sia direttamente che mediante registrazioni televisive continue e sigillate negli impianti in funzione,
non è più sufficiente a garantire
che il materiale nucleare non
venga destinato ad usi bellici. In
rnodo particolare, Blix ha denunciato 4 Paesi « altamente sospettati »: India, Pakistan, Sud Africa ed Israele (l'India ha già la
bomba nei suoi arsenali). Ma altre ancora sono le nazioni gravernente indiziate: Argentina, Brasile, Messico, Corea del Sud e
Spagna. La conclusione del rapporto Blix è che si va verso « una
accelerazione della tendenza all’insicurezza » che porterà ad una
corsa sempre più generalizzata
alle armi nucleari. Per di più
non esistono sanzioni previste
per chi froda combustibile per
farne bombe: una volta scoperto l’imbroglio, nessuno può farci niente.
A tanti lettori, scettici, increduli o indifferenti forse ora risulterà più chiaro perché nelle
grandi manifestazioni contro gli
armamenti e per la pace, che
hanno ripreso nuovo vigore, vi
sono anche tanti grandi NO all’energia nucleare « pacifica ».
Roberto Peyrot
Dalla lettura dei primi dati dei
censimento emerge chiaramente
che in questi ultimi dieci anni si
è raffqrzata la tendenza allo
« spreco edilizio » cioè al costruire case non utili come prima
abitazione dei cittadini, nonostante la drammaticità del problema casa per molti abitanti
delle principali città italiane.
Infatti in quest’ultimo decennio il patrimonio immobiliare è
aumentato del 25,3 “,'o, ma se lo
calcoliamo in base al numero
delle stanze il patrimonio è aumentato del 35,6“/o, cioè si sono
costruite case e appartamenti di
dimensione superiore alla media
precedente.
Nel complesso il numero degli appartamenti disponibili è di
21.852.717 (ricordiamo che le famiglie italiane sono 18.536.(WO)
dei quali però solo 17.509.000 occupati. Risultano quindi vuoti
4.343.000 appartamenti pari al
19,9% del totale.
Questi dati evidenziano alcuni
problemi :
a) Aumento della coabitazìo
ne. Nel ’71 la differenza tra numero delle famiglie e alloggi occupati era di 680.000, oggi è di
1.025.000. Di conseguenza il numero delle famiglie costrette a
vivere in coabitazione è quasi
raddoppiato, Nonostante la notevole produzione edilizia di questo decennio la situazione è complessivamente peggiorata riportando la coabitazione ai livelli
degli anni ’50.
Sono soprattutto i nuclei di
nuova formazione ad essere costretti in questa condizione, e
non pare che per il momento la
politica edilizia cerchi di risolvere questa « domanda insoddisfatta » di alloggi. Infatti l’atti
DOCUMENTI
Un appello all’ONU
La terza Conferenza Ecumenica Giovanile Europea, di
cui abbiamo riferito nel numero scorso, ha inviato questa lettera alla II Sessione Speciale dell'Assemblea Generale dell’ONU sul disarmo.
Caro Signor Presidente,
noi, come partecipanti della
Terza Conferenza Ecumenica
Giovanile Europea, rappresentanti di 18 nazioni europee, con
ospiti da Africa, Asia, America
Latina, Nord America, ci siamo
incontrati in Burgscheidungen
(RDT) a Pasqua del 1982 per disptere il tema « Fede e Giustizia » e per riflettere sulla nostra
responsabilità come giovani cristiani impegnati per un mondo
giusto e di pace.
Abbiamo indirizzato questa
lettera a lei in quanto abbiamo
notevoli aspettative per questa
Seconda Sessione Speciale della
Assemblea Generale dell’ONU sul
disarmo e le auguriamo il .sue
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cesso ed ogni benedizione nei vostri negoziati.
Come giovani cristiani siamo
particolarmente preoccupati dell’intensa corsa agli armamenti in
tutto il mondo, non solo perché
distoglie dall’istruzione e dai servizi sociali risorse finanziarie
molto necessarie, ma anche —
cosa ancora più importante —
perché mette in pericolo il futuro del pianeta che rappresenta
la vita per noi nel futuro.
Le riserve di armi nel mondo
stanno già uccidendo i nostri simili, uomini e donne, nelle aree
del mondo in sviluppo in quanto le enormi somme spese per
le anni sono necessarie là per
finanziare progetti medici e agricoli. Per questo dobbiamo prendere una ferma posizione per la
pace e il disanno. Pensiamo sia
pericoloso per la vita quando gli
uomini politici aspirano alla superiorità militare e cercano di
persuaderci che una guerra nucleare limitata è possibile.
E’ inumano per milioni c milioni di persone nei due terzi del
mondo che i governi facciano
tutto quanto è in loro potere per
preservare e sfruttare ingiusti
rapporti commerciali tra le nazioni industrializzate e i giovani
stati sovrani, offrendo aiuto solo
nella forma delle armi.
Ci siamo resi conto che l’aumentato numero di armi riduce
invece di aumentare la nostra sicurezza. Dall’esperienza siamo
giunti a capire che la sicurezza
esiste dove gente di diverse nazioni si incontra e si conosce,
perché questo conduce alla comprensione reciproca e ad una ricerca comune per la soluzione
dei problemi che il nostro mondo oggi fronteggia. La fiducia nata in incontri di questo tipo produce maggiore sicurezza e crea
una solida base per la riduzione
e, eventualmente, l’eliminazione
delle armi.
Ci siamo resi conto che i governi del mondo sono più lontani da questo di quanto lo fossero solo qualche anno fa. Infatti
la freddezza sembra stia aumentando in politica internazionale
distruggendo tutti gli attenti passi avanti che erano stati fatti verso una maggiore comprensione
tra i popoli in Europa e in tutto
il mondo.
Noi tenteremo, usando ogni
mezzo a nostra disposizione, di
rovesciare questa tendenza. Ci
uniamo ai milioni di voci che già
chiedono che la Bomba al Neutrone sia bandita e che sia accettata una moratoria nucleare in
e per l’Europa, come primo passo sulla lunga strada del disarmo. Speriamo che lei voglia
prendere in considerazione le riflessioni e le speranze dei giovani del mondo, nei vostri negoziati. Aspettiamo con impazienza
conclusioni concrete che riducano gli armamenti nel mondo c
assicuriamo la Sessione Speciale
sul Disarmo dell’Assemblea Generale deirONU della nostra volontà di contribuire, attraverso
azioni, informazione, culti e preghiere, ad assicurare che questa
Assemblea delle Nazioni riceva
la dovuta attenzione e benefici
di tutti i risultati possibili.
vità edilizia nel nostro paese si
orienta soprattutto verso il mercato della vendita piuttosto che
in quello dell’affitto.
b) Aumento della dimensione
degli alloggi. Alla riduzione del
numero medio dei componenti
della famiglia italiana (che è passata da 3,3 componenti a 3 per
ogni nucleo) corrisponde una
tendenza all’allargamento della
dimensione media degli alloggi.
Oggi infatti ogni appartamento
ha in media 5,1 stanze contro le
4 del 1971.
c) Aumento delle seconde case. Lo Stock delle abitazioni non
occupate è aumentato in questo
decennio del 20% circa. La disaggregazione di questi dati indica chiaramente che si è trattato di produzione delle seconde case. In Val d’Aosta infatti
vi è il 50% di abitazioni non occupate e in Liguria il 37%, mentre in città come Torino, Milano, Bolzano, Venezia si riscontra il 5% di abitazioni vuote.
Nonostante che in questo decennio si sia costruito molto,
certamente di più di quanto le
campagne sulla crisi dell’edilizia
non facevano supporre, i 4 milioni e mezzo di abitazioni costruite non sono servite a risolvere
il problema casa degli italiani.
Ciò dimostra che è errata l’opinione che molti hanno che basta costruire di più per rispondere alle esigenze abitative della
popolazione. Costruire sempre e
comunque non è una soluzione,
più che una politica quantitativa
di abitazioni si dovrebbe lare
una politica distributiva delle
abitazioni. Occorre probabilmente fare leggi diverse. Non si
tratta soltanto di finanziare l’aumento dello stock abitativo, ma
cercare innanzitutto di utilizzare pienamente il patrimonio abitativo.
L’attuale legge « Nicolazzi »
non sembra andare in questa direzione e possiamo ragionevolmente ipotizzare che si continuerà nello spreco di risorse a favore di qualcuno e a scapito di
altri (giovani e pensionati).
a cura di
Giorgio Gardiol
(fine)
Comitato di Redazione: Franco
Becchino, Mario F. Berutti, Dino
Ciesch, Niso De Micheiis, Giorgio
Gardioi, Marceiia Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto
Peyrot, Giuseppe Platone, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Giulio
Vicentini, Liliana Viglielmo.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Torino.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLI
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• La Luce »; Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
« L’Eco delle Valli Valdesi Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio I960
Stampa; Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)