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Anno 124 - n. 6
12 febbraio 1988
L. 800
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bts/70
In caso di mancato recapito rispedire
a : casella postale - 10066 Torre Pollice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
REPUBBLICA DEMOCRATICA TEDESCA
Con una sollecitudine degna
di miglior causa, il governo italiano, pur impegnato nelle note, intricate situazioni che ne
coinvolgono la stessa esistenza, ha trovato il tempo ed il
modo di dare la propria « seria e concreta predisposizione »
(secondo l’espressione usata dal
ministro della Difesa Zanone)
ad accogliere sul patrio suolo
il 401° stormo dei cacciabombardieri americani F. 16: si tratta di 72 aerei, più 7 di riserva,
in grado di portare anche armi atomiche tattiche, e i relativi 4.500 militari di servizio.
Come certo parecchi lettori
sanno, questi aerei attualmente sono stanziati in Spagna, ed
il loro « sfratto » è la conseguenza di faticose e difficili trattative fra questa nazione e gli Usa.
La Spagna infatti, pur rimanendo nella Nato, desidera un forte alleggerimento della presenza militare americana: nel giro
di tre anni i suddetti aerei dovranno lasciare la base di Torrejon. (« Ce ne andremo, ma
non dimenticheremo l’affronto »,
ha commentato con tono minaccioso l’ambasciatore americano Walters >
Penso si3. interessante ricordare che qiiista presenza americana in Si tgna ha il suo inizio nei 195f; allorché il dittatore Franco barattò con l’accettazione. la parte degli Stati
Uniti, liti suo regime in funzione del suo schieramento anticomuiiista e del suo allineamento sul fronte di quella che
allora si chiamava la « guerra
fredda ».
Ma, tornando a no'i, che dire,
di questa pronta e compiacente
accettazione della « richiesta »
del potente alleato, accompagnata dall’assicurazione che le
relative spese di gestione verranno accollate alla Nato? Che
pensare del fatto che per ora
non si sa neppure dove questi
aerei verranno dislocati? Si parla di Aviano in Friuli, di Gioia
del Colle in Puglia, di Decimomannu in Sardegna: si è anche
avanzata l’ipotesi della creazione di una nuova base, mentre
Comiso pare esclusa in quanto
non funzionale.
Il Parlamento sarà chiamato
a decidere a tempo debito. Staremo a vedere da quali intenzioni saranno animati i nostri
politici: se cioè agli « osanna »
lanciati in occasione dell’accordo Urss-Usa sugli euromissili
farà riscontro un’altrettanto
reale volontà di adoprarsi —
presentandosi questa preziosa
occasione — per un disarmo
negoziato nell’area del Mediterraneo, specie dopo le reiterate dichiarazioni di Gorbaciov
a questo proposito. Nel contempo, essi avrebbero il modo
di contrapporre aU’alleato americano una propria volontà ed
una propria politica che non
siano basate unicamente sulla
logica della potenza e della deterrenza.
Mi auguro che le Chiese evangeliche seguano con la consueta
attenzione questa nuova situazione, e diano la loro ferma ter
stimonianza contro l’estendersi
di una mentalità estranea ad
una visione cristiana della vita, che antepone lo scontro all’incontro.
Roberto Peyrot
Si espellono dai paese
evangelici e ambientalisti
Arresti arbitrari nei locali comunitari di una chiesa - La stampa e gli scritti « ostili allo
stato » - Solidarietà da parte di vari ambienti - Ancora una volta cannoni contro usignoli
Dal 17 gennaio un’ondata di
arresti ha attraversato la RDT;
finora più di 100 persone ne sono state colpite, ed alcune di
esse sono già state giudicate e
condannate a pene detentive tra
6 mesi e 1 anno. Questa è la vendetta dei dirigenti politici. Vendetta per motivi ben determinati: nella notte fra il 24 e il 25
novembre 1987, compaiono verso mezzanotte circa 20 uomini
dei servizi di sicurezza nei locali comunitari della Zionskirche
a Berlino Est. Hanno un mandato di perquisizione non motivato; cercano gli stampatori
e le copie appena stampate di
una rivista dal titolo « Der
Grenzfall » (Il caso limite), che
viene pubblicata dal gruppo
« Iniziativa per la pace e i diritti
umani ». Questa rivista, che ha
una tiratura di appena 1.000 copie, viene stampata altrove. Allora arrestano senza esitare lo
stampatore degli « Umweltblàtter », una rivista sull’ambiente
pubblicata con l’approvazione e
per volere della comunità. Tra
gli arrestati ci sono, accanto
al fondatore della biblioteca ambientalista Wolfgang Riidden
klau, la co-mlziatrice del « Kir
chentag dal basso » Vera Wollenberg, e anche due ragazzi di
14 e 17 anni. Le autorità statali
dispongono una perquisizione
per sospetta associazione a delinquere (par. 218 Codice penale
della RDT). Con il titolo «Colti
in flagrante » compare il 27 nov.
1987 su « Neues Deutschland » la
versione ufficiale del fatto; arrestati mentre producevano
scritti ostili allo stato. Le persone fermate avrebbero agito
con la copertura dei competenti uffici ecclesiastici.
Nei giorni successivi giunge
alla biblioteca ambientalista
una gran quantità di messaggi di solidarietà, dai « punk »
della RDT all’associazione degli
scrittori francesi. Un lavoratore
polacco offre metà del suo salario; la dirigenza ecclesiastica
si mette unitariamente a fianco degli arrestati e della redazione della rivista colpita.
Una perquisizione di questo
tipo non era più avvenuta nella
RDT dal tempo della guerra
fredda: cannonate contro gli
usignoli! Questo penoso stato
d’animo si percepisce anche in
alcuni circoli governativi. Il 6
dicembre cessano gli accertamenti, tutti i fermati tornano in
libertà. L'il gennaio esce il nuovo numero del « Grenzfall », nel
quale la RDT viene definita uno
stato poliziesco e si deridono i
« calcoli errati delle teste di ce
Berlino Est: un corteo silenzioso come forma di protesta contro il
comportamento delle autorità.
mento » che non avevano fatto
i conti con la solidarietà di tanti, dai « punk » fino al vescovo.
Adesso le « teste di cemento »
si stanno vendicando. Durante
tutto il 1987, mentre Berlino festeggiava il suo 750° anniversario e troppa attenzione internazionale era puntata sulla città.
XVII FEBBRAIO
Chi pensa di stare in piedi,..
« Queste cose avvennero loro per servire d’esempio, e sono
state scritte per ammonizione di noi... Perciò, chi si pensa di stare
in piedi, guardi di non cadere » (I Corinzi 10: 11-12).
Per Paolo la storia d’Israele
(soprattutto i quarant’anni nel
deserto!) è la base e la fonte
della storia d'ogni gruppo di credenti, ma è anche una fonte preziosa di insegnamenti, addirittura di ammonimenti: chi medita
sull’Antico Testamento è in grado di capire il cammino della
chiesa, oggi. Questo cammino —
ci dice Paolo — è irto di difficoltà e disseminato di errori;
questi errori (tradotti nel nostro
linguaggio) possono essere definiti cosi:
— il materialismo acquisitivo
(Paolo lo chiama «la brama di
cose malvage»), il puntare sul
massimo possibile di beni di questo mondo, cioè essenzialmente
sul denaro e sul potere;
— l’edonismo superficiale
(Paolo dice « fornicazione »):
passar liscia la vita, cogliendo
le occasioni di piacere e scansando le occasioni di dolore,
scansando, quindi, anche l’impegno e l’amore vero;
— e poiché un po’ di « religione » è necessaria, mettere la
propria fiducia in realtà di que
sto mondo; allora era il vitello
d’oro, oggi può essere un simbolo politico, nazionale, sportivo, televisivo: c’è idolatria ogni
vctlia che una realtà di questo
mondo dà un senso alta nostra
vita, che non è solo per questo
mondo;
— e viceversa, rinunciare alla fiducia nel Dio vero ( Paolo
chiama ciò « tentare il Signore »),
che è troppo « lontano », o viceversa troppo impegnativo per noi,
che siamo chiusi nell’orizzonte di
questo mondo;
— infine, per la gente di chiesa, il « mormorare »: quel pettegolezzo autolesionistico di cui
noi Valdesi siamo maestri insuperabili; tutte le notizie cattive
vengono fatte circolare ( talvolta
senza controllo), ma le notizia
buone vengono taciute: dire che
un fratello ha rinunciato a due
milioni al mese per servire la
chiesa, sarebbe fare del « trionfalismo », ma lasciar sospettare
che, forse, sotto sotto lo ha fatto per qualche interesse, per qualche misteriosa gratificazione,
questo è « sobrio pessimismo riformato ».
Paolo ci informa che a causa
di questo tipo di peccati la maggior parte degli ebrei fallirono
la traversata del deserto; così
cadremo anche noi, se non sapremo evitarli. « Chi pensa di
stare in piedi, guardi di non cadere »; noi siamo sicuramente
una chiesa che « sta in piedi »,
e da ottocento anni; abbiamo anche pagato il prezzo necessario
per questo « stare in piedi » in
mezzo alla storia. Sarebbe stoltezza non vedere che la nostra
chiesa « sta in piedi » anche oggi
grazie all’impegno, all’amore, alla dedizione di alcune migliaia
di suoi militanti, laici e pastori.
E il reclutamento di questi « militanti » non dà alcun segno d’essere esaurito.
Di questo è giusto essere lieti,
magari anche fieri. Tra qualche
giorno ci alzeremo « in piedi »
per cantare quel Giuro di Sibaud
(lo scrisse Muston) che esprime perfettamente questa nostra
certezza di durare nella storia:
bene, mentre lo canteremo, ricordiamoci di Israele nel deserto, e preghiamo Iddio perché
non cadiamo, o perché Egli ci
dia una mano a rialzarci quando cadremo nel deserto di oggi.
Giorgio Bouchard
essi si trattennero. Ma si poteva già vedere che il vento che
stava per soffiare sulla RDT non
era il nuovo vento proveniente
dall’URSS. Solo nel gennaio ’88
viene pubblicato il libro di Gorbaciov sulla trasformazione. Le
40.000 copie, osteggiate dall’alto, attese con ansia dal basso,
vanno immediatamente esaurite.
Un giorno
di vendetta
Il giorno commemorativo nazionale dell’assassinio di Rosa
Luxemburg e di Karl Liebknecht,
17 gennaio, diventa contemporaneamente il giorno della meschina vendetta di coloro che
in novembre si sono coperti di ridicolo: tutti coloro che allora
erano stati rilasciati, ora vengono ancora più coscienziosamente ricercati ed arrestati. Alcuni hanno voluto partecipare
con propri cartelli alla manifestazione ufficiale, mostrando tra
l’altro la frase di Rosa Luxemburg: « La libertà è sempre la
libertà dell’altro ». Essi vengono
immediatamente arrestati. Altri
sono già stati fermati mentre si
avviavano alla manifestazione, o
a casa propria. Una parte di essi deve abbandonare il Paese
entro 24 ore: lo stesso termine
di tempo entro il quale altrove
vengono seppelliti i morti. La
coscienza della chiesa evangelica e dei giovani cristiani è notevolmente aumentata negli ultimi anni. Di questo non v’è alcun dubbio. Ma ora dobbiamo
opporci insieme al i>ericolo, nuovamente risvegliatosi, che lo stato seppellisca le sue forze ^ve,
sia con l’espulsione nella RFT,
sia con il carcere. Difendiamo
la biblioteca ambientalista della
Zionsgemeinde!
Hartmut Diekmann
(traduzione di Saverio Merlo)
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commenti e dibattiti
12 febbraio 1988
!
LE CELEBRAZIONI DEL ’’GLORIOSO RIMPATRIO’
Il valdismo ieri e oggi: una identità aperta
Fra i motivi che spinsero i valdesi al ritorno, anche il « recupero del loro spazio vocazionale » - Società aperta e
società aristocratiche - Sistemare il patrimonio storico e riconsiderare scientificamente le vicende del passato
Vedo con piacere che il dibattito sul Rimpatrio comincia a
« prendere quota » e vorrei intervenire in risposta all’articolo
di Giorgio Girardet (1).
Devo anzitutto confessare che,
a me, il fatto che i valdesi siano tornati « manu militari », non
fa problema, come non lo fa il
fatto che Guglielmo Jervis fosse
un combattente di « Giustizia e
Libertà », che Bonhoefter fosse
un cospiratore, e che Karl Barth
durante la guerra montasse la
guardia al ponte del Reno, come soldato svizzero di fronte ai
soldati nazisti: li considero come confessori della fede, pur
con tutto il rispetto per quei
carismatici che ■ sanno dare la
vita in una testimonianza nonviolenta.
Giorgio Girardet chiede che co•sa pensavano gli uomini e le
donne del Rimpatrio: a mia conoscenza, la miglior ricerca storica condotta su quel periodo
è contenuta nei cinque volumi (2)
che il professor Arturo Pascal ha
pubblicato presso la « Società di
Studi Valdesi » tra il 1966 e il
1968: duemila pagine di ricerca
rigorosa, tutta condotta sui documenti (anche di parte avversa), senza mistificazioni, senza
forzature. Vorrei esporre qui —
a memoria — quel che ho tratto, dieci anni fa, dalla lettura
di quei volumi: mi pare che
tornando alle Valli, i valdesi volessero essenzialmente:
a) ricuperare i loro diritti (le
case, le terre, le scuole, le chiese) e liberare le centinaia di prigionieri, di bimbi rubati, che
erano stati inghiottiti da im Pie^
monte ostile e avEuro;
b) ricuperare quello che ritenevano essere il loro spazio vocazionale, poiché tali ritenevano
essere le Valli, e quindi non
scambiabili leggermente con equivalenti p>ezzi di terra nel
Brandeburgo o nell'Assia;
c) lottare contro la « crudele
Babilonia », espressa p>er loro dalla diabolica congiimzione dei poteri religiosi e politici del Vaticano e del Re di Francia;
d) si può infine dedurre, con
ragionevole iprobabilità, che essi fossero influenzati dall'interpretazione che il teologo riformato Jurieu dava del libro di
Daniele, mmunciando in tempi
brèvi la sconfitta di Luigi XIV.
Su questa base, i valdesi accettarono di rischiare moltissimo: tutte le apparenze erano a
loro svantaggio, così come il
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
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Vicedirettore: Giuse|>pe iPlatone
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Registrazione; Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoli
Il n. 5/88 è stato consegnato agli uffici postaii di Torino e a quelli decentrati delle valli valdesi il 4 febbraio 1988.
Hanno collaborato a questo numero: Giovanni Anziani, ivana Costabel,
Franco D’Amico, Klaus Langeneck, Vera Long, Dino Macrì, Daniele Maoris. Anna Marullo, Cesare Mllaneschi, Bruno Rostagno, Jean-Louis
Sappè, Erika Tomassone, Liliana Viglielmo.
rapporto di forze a favore di
Luigi XIV (e contro Guglielmo
III d'Orange) era schiacciante:
tuttavia riuscirono, così come
riuscì Guglielmo III, e ciò ebbe
delle conseguenze che loro neanche si sognavano:
1) i valdesi si trovarono ad
essere un « pezzo » di quel vasto schieramento borghese-progressista europeo che stava gradualmente prevalendo sulla dittatura militarista di Luigi XIV:
si ritrovarono così nel campo
di John Locke e non in quello
di Bossuet, nel campo delle « società aperte » protestanti e non
in quello delle società aristocratiche cattoliche. E’ inevitabile
per noi riflettere oggi su questo
fatto, perché alcune sommarie
squalifiche delle società liberali
(pronunciate, ad esempio, da Giuseppe Stalin) oggi non « tengono » più: siamo costretti a rip>ercorrere il cammino delle società libere, per capire il loro segreto (che è stato, molte volte,
un segreto protestante).
2) Tornando in Piemonte, i
valdesi si trovarono a vivere in
uno stato bilingue, che però si
stava lentamente orientando verso l’Italia: cominciava così, in
pieno contesto piemontese, il
graduale ritorno dei valdesi in
Italia: dico ritorno perché tutti
sanno che nel '200 il massimo
centro del Valdismo europeo era
Milano, nel ’400 era la Puglia (e,
al tempo di Savonarola, Spoleto), perché il massimo predicatore storico del ’500 valdese era
un napoletano: Scipione Lentolo.
Questo « ritorno in Italia » era
certo fuori degli orizzonti dei
trecento desperados che combatterono alla Balsiglia, ma è tuttavia una conseguenza importante della loro azione: grazie
a loro (o a Chi li ha guidati)
il protestantesimo ha potuto poi
« tornare » in Italia nell’Ottocento non come merce d’importazione, non come componente di
queU’imperialismo britannico di
cui riparleremo fra breve, ma
come « pezzo » di storia italiana. C’erano solo più loro: i riformati di Lucca erano stati
schiacciati nel ’500, le fiorenti
comunità della Valtellina e del
Marchesato di Saluzzo erano state soffocate nel sangue, un'intera diaspora evangelica era scomparsa nelle sentine delle carceri
o sui banchi delle galere. I vaidesi, grazie al Rimpatrio, hanno invece potuto « tenere il filo » d’una storia che altrimenti
sarebbe stata irrimediabilmente
tagliata in due: da una parte
le « grandi stagioni » delle eresie medioevali e della mancata
Riforma italiana, dall’altra un
neo-protestantesimo d’importazione. Tutto questo, è vero, i
valdesi non lo sapevano; ma
Hegel ci ha avvertiti che chi fa
la storia non ne è mai consapevole: e credo che avesse ragione.
Sono invece d’accordo con Girardet quando dice che il contesto intemazionale del Rimpatrio non è molto « vicino » alla
sensibilità italiana. Non penso
però che ciò sia un bene: credo
che avremmo tutti da guadagnarci se conoscessimo meglio alcune pagine « rimosse » della storia europea: per esempio la grande Riforma Hussita del sec. XIV,
per esempio la Rivoluzione Inglese (quella vera, la prima):
quella di Cromwell, che tagliò
(per prima) la testa a un re, quella che abolì la tortura, quella
che vide i primi bagliori di socialismo moderno: quella di
John Milton e George Fox, anche. La seconda, che i borghesi
chiamarono « gloriosa », a parer
mio è solo una mezza rivoluzione: ma è stata di grandissima
importanza storica, nel bene e
nel male. E’ vero che da questa
« rivoluzione » è nato l’imperialismo commerciale britannico:
non direi però che con essa l’Europa sia diventata più aggressiva nei confronti del resto del
mondo: la « grande aggressione »
era già avvenuta nel '500, sotto
le bandiere degli imp>eri spagnolo e portoghese (e con fior di
contributi italiani: Colombo, Ve"
spucci); l’Inghilterra, a parer
mio, ha semplicemente « commercializzato » degli imperi di tipo feudale: ha fatto delTimpero
il contesto naturale di sviluppo
del capitalismo moderno: questo è certo, e fa parte del peccato delle « società aperte », anzi ne è in un certo senso il « peccato originale » (come si è visto
nella grande crisi del nostro secolo).
Ma veniamo al Centenario: a
dire il vero, mi pare che quello
di Valdo (1974) sia stato deciso
Società di Studi Valdesi, la Facoltà di Teologia, Riesi, Palermo, Cinisello, le case di riposo,
COM-Nuovi Tempi, la Claudiana,
gli ospedali, i centri educativi,
ecc. Probabilmente questa gente (tutta di classe media) non
vedeva il nostro maggior punto
debole: lo spirito piccolo-borghese che ci corrode sia a « destra » che a « sinistra », né una
certa nostra « freddezza evangelistica »: sta il fatto che io ho
personalmente incontrato centinaia di persone significative che
consideravano significativa la testimonianza della nostra chiesa:
possibile che abbiano tutti preso un abbaglio?
Posso infine rassicurare Giraidet su di un punto: la celebrazione del Rimpatrio non è in al
ternativa all’impegno nel mezzo
giorno: da qualche mese sono
pastore di due comunità napo
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e preparato con maggiore anticipo e con amplissimo contorno
di manifestazioni culturali: dalla
pubblicazione dei tre volumi della nuova grande ’’Storia dei Vaidesi” (Gonnet-Molnàr, ArmandHugon, più tardi V. Vinay),
alle giornate di dibattito storico patrocinate addirittura dalla
Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (3): l’attenzione
che oggi la Società di Studi Vaidesi dà al nuovo centenario è
essenzialmente dovuta a due motivi: l’esigenza di completare una
rigorosa ricostruzione scientifica del Rimpatrio e del suo contesto (superando la visione di
maniera che Amaud seppe trasmetterci). e riflettere sul tema
della « componente » che si è
imposto alla nostra attenzione
nel corso degli ultimi anni. Questa è anche l'occasione per rivalutare e risistemare il nostro patrimonio di libri e documenti,
oggi un po’ trascurato (da ciò il
progetto del « Convitto »). Non
credo però che questa celebrazione ci freni o ci chiuda: come
Faccettare un invito a nozze non
ci fa necessariamente diventare
degli egoisti, chiusi alla drammaticità della vita.
Non condivido poi il pessimismo di Girardet sulle « sfide
mancate » da parte del protestantesimo italiano: lo dico serenamente, dopo aver passato 7-8 anni a girare chiese protestanti di
ogni tipo in una dozzina di nazioni significative (dalla Germania agli Stati Uniti, passando
per la Cecoslovacchia e l’Argentina). In questi anni, una delle
cose più divertenti (anzi, una
delle poche!) è stato il dover
continuamente rispondere a questa domanda: come mai voi vaidesi che siete così pochi riuscite a fare tante cose sipiificative? Questa domanda mi veniva
da gente che aveva visitato l’Italia e preso contatto con ambienti così diversi come Agape, la
letanc (di cui una interamen i o
popolare: Caivano), ho « scopcifo » quella grande cosa che è
l’ospedale evangelico di Ponlicelh, do una mano al Servizio
d’Azione Sociale della Federazione: abbiamo appena avuto —
nella terra di Guido Dorso —
un bellissimo convegno sulle nuove prospettive del meridionahsmo. Posso garantire che nessuno dei fratelli con cui mi trovo
oggi ad operare considera la celebrazione del Rimpatrio come
una cosa lontana, che li distrarrebbe dalle loro responsabilità
in questa bella e terribile metropoli: lo sentono invece come
un'occasione iper riflettere, per
discutere (anche animatamente),
per ridare una prospettiva storica a un’opera che rischia sempre di appiattirsi sul presente:
hanno voglia di ricuperare una
identità, ma sono ben convinti
che deve trattarsi, in ogni caso,
d’una identità aperta.
E’ in questa prospettiva — e
solo in questa — che personalmente ho accettato di prendere
ogni tanto il treno della notte
per recarmi a Torre Pellice a
preparare con altri fratelli i] ricordo d’un grande momento di
fede.
Giorgio Bouchard
(1) « La celebrazione del Rimpatrio
tra passato e presente», La Luce 31
dicembre 1987.
(2) « Le Valli durante la prigionia
dei Valdesi », « Le Valli durante l’esilio
dei Valdesi », « La prigioftia dei ministri valdesi », « Le Valli durante la
guerra di rimpatrio dei Valdesi » (2
voli.).
(3) Furono anche mandati, con due
anni di anticipo (Sinodo 1972) un
« messaggio alle chiese valdesi » e un
« messaggio alle chiese riformate », amhedue di notevole livello. Venne poi
aggiunta una bella « sala medioevale »
(e un « museo etnografico ») al Museo
valdese di Torre Pellice.
J
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12 febbraio 1988
commenti e dibattiti
COSE DI CUI SI PARLA
L’astrologia
La conquista dei mezzi di comunicazione - Una dottrina che cerca il
significato della vita - La riflessione cristiana contro tali teorie
In questi ultimi anni abbiamo visto l’astrologia conquistare i media (si pubblicano persino periodici interamente dedicati alla questione), la letteratura; gli adepti sono sempre più numerosi. Fuoco di paglia? Risposta mistica ad un mondo altamente tecnicizzato?
O sfruttamento della credulità umana? Sta di fatto che
l'astrologia ci disturba: le
sue teorie attaccano con molta veemenza certezze filosofiche e religiose.
La magia, la superstizione, gli oroscopi sono per molti, e il loro numero è in espansione, una miniera d’oro.
Farsi fare l’oroscopo costa,
a meno di accontentarsi di
quelli a buon mercato dei
giornali o del canale laico
della televisione di stato. Oggi chiunque può definirsi astrologo e mettere su un ufficio.
Esiste poi anche una astrologia più seria, meglio pensata e organizzata, il cui .scopo è quello di ricercare una
dottrina che affronti i problemi della verità, del significato della vita e del futuro
degli uomini. Un astrologia
che si propone di aiutare ciascuno a capire meglio il proprio carattere, il suo comportamento, i suoi rapporti
con gli altri, le linee di direzione della vita, a saper
sfruttare al meglio le occasioni che si presentano.
Quest’ultima astrologia
corregge la teoria filosofica
del determinismo assoluto,
affermando che il corso degli astri è annunciatore di
avvenimenti senza farli accadere; che è il libero arbitrio
di ciascuno a decidere su di
essi. L’astrologia così concepita stabilisce delle tendenze, delle correlazioni, delle
risonanze di un influsso astrale, affinché sia possibile
per ciascuno allineare la
sua esistenza col suo essere
profondo, evitando così gli
stati di crisi.
Così concepito, l’approccio astrologico, depurato dei
suoi aspetti magici e misteriosi, vale tanto quanto
un’altra filosofìa del benessere. Con l’aggiunta che il
pensiero astrologico è veicolo di una concezione molto
individualista della vita, dove il benessere è essenzialmente il tuo benessere.
La riflessione cristiana è
l’antitesi di questa pretesa:
l’uomo è peccatore, la sua
volontà lo conduce alla ricerca della realizzazione di
sé, a cercare la felicità fuori dell’amore verso il prossimo, al di fuori della volontà di Dio. In questo senso
l’approccio astrologico è estremamente pagano; è comico il suo desiderio di
conoscere e guidare il « destino », è tragica la sua ricerca dell’ equilibrio.
Nostro Signore non si lascia addomesticare secondo
la nostra convenienza: io lo
incontro nei miei desideri
come colui che li mette in
questione in termini di attualità. I tuoi progetti, i tuoi
atti hanno qualche valore di
fronte all’eternità? Gesù di
Nazareth ci ha fatto conoscere la cecità della ricerca
di un benessere centrato su
noi stessi. Io potrei avere il
migliore influsso astrale possibile, ma se non ho la passione per l’altro, io non sono niente, sono « un rame
risonante o uno squillante
cembalo » (T Corinzi 13: 1).
Ecco qui tutta la differenza.
CASA C ARES, 13-16 MARZO, CONVEGNO DI DIACONI E OPERATORI
Miriisteri e formazione
Ministeri e formazione sono i
temi proposti quest’anno per il
proseguimento della ricerca e
dello studio sul servizio diaconale c sulla sua collocazione alrinteino della Chiesa.
Il dibattito sarà preceduto da
alcune relazioni introduttive che
serviranno ad inquadrare gli argomenti nei loro aspetti sia storici che attuali.
Il convegno si propone di dare un contributo alla riflessione
provocata daH’inserimento, abbastanza recente, dei diaconi nei
vari servizi della Chiesa.
La partecipazione è aperta a
tutti coloro che desiderano approfondire la tematica del servizio e della sua giusta collocazione nell’ambito della Chiesa e
delle sue opere.
Durante il convegno avrà luogo anche l’assemblea dei diaconi iscritti a ruolo per la nomina dei loro delegati al Sinodo
’88 (due, con voce consultiva) e
l’adempimento di altre eventuali
formalità.
Domenica lì marzo: Arrivo dei
partecipanti, cena e sistemazione.
Lunedì 14, ore 9: Prof.sa Silvana Nitti - / ministeri nella
Chiesa secondo Lutero; Past. Luigi Santini - I ministeri nella
Chiesa secondo Calvino; Prof.
Sergio Rostagno - I ministeri
dalla Riforma ai nostri giorni,
alcuni esempi; Past. Franco
Giampiccoli - I ministeri nella
Chiesa valdese, la situazione attuale.
Ore 15: Inizio del dibattito
Con la partecipazione dei relatori. Eventuale suddivisione in
gruppi di studio.
Ore 21: Assemblea dei diaconi
iscritti a ruolo.
Martedì 15, ore 9: Proseguimento del dibattito sui ministeri e
conclusioni.
Ore 15: La formazione — introduzione a cura della Commissione di studio per la diaconia
— 7 vari aspetti della formazione; le esperienze del passato e
quelle di altre Chiese, alcune ipotesi per le esigenze che emergono. Dibattito.
Ore 21: Presentazione del programma per il corso di aggiornamento previsto dal 12 al 16
novembre ’88.
.Mercoledì 16, ore 9: Proseguimento del dibattito sulla formazione e conclusioni; Partenza dopo il pranzo.
Le iscrizioni vanno indirizzate
a: Casa CARES « I Graffi », via
Pietrapiana, 56 - 50066 Reggello
(Firenze).
La quota di partecipazione —
dalla cena di domenica 13 al
pranzo di mercoledì 16 — è di
lire 60.000. In caso di partecipazione a scio una parte del convegno, le quote sono: 1 giorno
lire 30.000 - 2 giorni lire 45.000 per ciascun pasto lire 8.000.
TEOLOGIA
AL FEMMINILE
Cara Redazione,
ho letto l’articolo di Rossella Casonato, dal titolo • Sarete mie e miei testimoni », pubblicato da « La Luce »
del 15 gennaio 1988 nella rubrica «Teologia al femminile ».
Ho apprezzato che sia stato dato
spazio a questo quaderno della commissione teologica della Federazione
delle Donne Evangeliche della Svizzera (EPS). L’Evangelischer Frauenbund in der Schweiz propone di usare
questo quaderno di lavoro come mezzo utile alla discussione a gruppi.
Mi permetto di segnalarlo anch'io,
senza aggiungere nulla alla bella presentazione della Casonato, perché faccio parte della commissione formata
dalle otto donne indicate neH'articolo.
Sono valdese e italiana e sono stata accolta dalle donne della federazione svizzera come una di loro, tanto che il fatto di essere considerata
svizzera in questo contesto mi ha
molto rallegrata. Con queste donne
non ho avuto problemi di integrazione
perché hanno condiviso con me la
mia diversità di lingua e di impostazione culturale e là dove c’è condivisione la diversità diventa arricchente.
Verso la fine dell’articolo la Casonato riferisce che « le donne si fanno
guidare, molto più degli uomini, dall’utopia e dalla speranza... ». E’ stato
infatti possibile a queste donne rischiare di considerarmi • simile a loro » e mi pare di capire che le donne evangeliche italiane abbiano considerato questo quaderno di lavoro
« simile ai loro «.
Grazie per l’ascolto, cordialmente.
Giovanna Pons,
pastore valdese a Zurigo
MONDO E
MONDANITÀ’
La Tavola valdese intende
provvedere — con l’aiuto delle
opere interessate — alla coii^rtura dei costi, viaggio e soggiorno, dei diaconi partecipanti e
desidera facilitare — secondo le
necessità — la partecipazione degli altri iscritti.
Nessuno deve quindi essere
trattenuto dal partecipare da
motivi economici.
Le domande di rimborso viaggio e di borsa soggiorno vanno
indirizzate alla Segreteria del
Corso Diaconi, presso: Casa CARES - via Pietrapiana, 56 - Villa
« I Graffi » - 50066 Reggello (Fi) tei. 055/8652001.
Casa CARES si raggiunge: in
treno da Firenze, direzione Arezzo, scendendo alla stazione di
S. Ellero. Da S. Ellero, la domenica, non vi è servizio di corriera. Si consiglia pertanto di
telefonare, prima di partire da
Firenze, j>er concordare un appuntamento con l’automobile a
S. Ellero.
Caro Direttore,
ho riflettuto un’intera giornata sulla
lettera del signor Ferruccio Giovannini
della TEV. Mi sentirei di rispondergli
proprio in nome della Bibbia, alla quale egli dà certo totale obbedienza. Il Signore, quando crea l’uomo, gli dà un
preciso ordine: di lavorare e di custodire il giardino dell’Eden (Gen. 2: 15),
e non di starsene con le mani in mano. Dopo il peccato, in Gen. 3: 17-19,
l’ordine non viene revocato, bensì
confermato. La maledizione della terra come punizione, le spine e i triboli,
il sudore della jfronte, il ritornare in
polvere, l’affanno che accompagnerà il
cibarsi dell’uomo per tutti i giorni
delia sua vita, non significano affatto
una dispensa dal lavoro, il lavoro
della terra su cui l’uomo dovrà vivere. Ora, cosa è la terra se non il
mondo, tutto il mondo con tutte le
sue vitali attività, non ridotte certo
a quelle ^semplicemente agricole? Lavorare significa procurarsi da vivere, e
non solo per sé ma anche per gli
altri, per la collettività, E la collettività richiede anche di essere amministrata, governata, organizzata. E' la
« polis ”, la città, la « res publica »,
cosa pubblica. Cioè la politica. L’uomo
deve anche fare politica. Niente fa
pensare, nella Bibbia, che il cristiano,
in quanto uomo, non debba farsi collettività, farsi città, non debba quindi
darsi ordinamenti, leggi, e il modo
per farli funzionare; e cioè, fare della
politica. Si dice che la politica è una
cosa sporca. Personalmente credo che
la politica non sia una cosa più sporca di qualunque altra in cui l’uomo
operi. L’uomo è radicalmente peccatore e tutto ciò che fa, qualunque
cosa faccia, è irrimediabilmente viziato dal suo peccato; lavoro, studio,
arte, scienza, rapporti interpersonali,
economia e, appunto, politica. Persino nella preghiera, persino nell’opera
di bene, persino nel suo atto di fede,
l’uomo mette inconsciamente un nucleo
di peccato. Eppure i’uomo deve uguaimente pregare, fare il bene, credere.
E, come risulta da Gen. 3, anche dopo il peccato, nel peccato, deve continuare a lavorare, a fare cose. Cose
mai del tutto buone, mai del tutto
cattive, perché c’è dentro, sempre,
il peccato dell’uomo e la creazione
buona di Dio. Non vedo perché nel
governarsi, cioè nel fare politica, non
ci debba entrare, insieme al peccato
dell’uomo, anche ia buona creazione
e soprattutto la redenzione di Dio.
Se mai è giusto dire che il cristiano
deve fare politica (così come arte,
scienza, economia, ecc.) da uomo credente, redento.
ii ravvedimento deve riguardare
l’uomo come individuo ma anche come collettività, come persona che sta
ferma, presa a se stessa, e che si
muove, cioè agisce e produce. Come
il Signore gli ha ordinato di fare.
Se mai si può rilevare che in tempi recenti si è forse eccessivamente
posto l’accento sul collettivo, sul politico, per reazione al lungo tempo in
cui si è teologicamente posto l'accento eccessivamente sull’individuale, sul privato; che forse non guasterebbe curare di più, a questo punto,
il ravvedimento personale, oltre al riscatto collettivo. Gli eccessi non sono
mal buoni, bisognerebbe trovare sempre un equilibrio, cosa d’altronde impossibile per l’uomo redento, sì, credente, sì, ma anche sempre peccatore. Dunque non « niente politica », ma
« buona politica », oltre al non trascurare il ravvedimento personale, perché è chiaro che un insieme di individui cattivi non può dare una società
buona; come è vero che una società
cattiva rende molto difficile anche agli
individui l’essere buoni. Non credo
sia molto facile conservarsi buoni
sotto un 'Pinochet. Bisogna confidare in
Dio, certo, ma noin bisogna nemmeno
tentarLo.
Mi sembra che il signor Giovannini
commetta l’errore dei Testimoni di
Geova, e dei fondamentalisti in genere, di confondere « mondo » con «mondanità ». Occorrerebbe uno studio attento circa il significato che il Nuovo Testamento dà al termine « mondo ». Si scoprirebbe appunto che talvolta « mondo » vuol dire semplicemente « gli uomini », « la creazione »,
altre volte vuol dire « la mondanità »,
« la mentalità pagana ». Occorre distinguere bene. E’ essenziale.
Cordialmente.
Vera Buggeri, Cusano Milanino
GRAZIE
Grazie per l’articolo sul giornale
del 15.1 «Pregare sì, ma per quale
unità? », che condivido profondamente.
La sola cosa che mi sembra mancare è il nostro ravvicinamento di
singoli cristiani. E’ questo che crea
un’unità, nonostante tutto ciò che le
chiese, la gerarchla o le etichette
possano fare. Le barriere ecclesiastiche vengono superate, quando si condividono le proprie esperienze spirituali. MI pare che le chiese e i teologi dimentichino talvolta che l’unità
cresce dal basso verso l’alto (come
una pianta o un albero), e non dall’alto verso il basso. Per es. recentemente mi sono trovata in ospedale a discutere con un’infermiera su dei testi
biblici, dicendole come questi mi fossero d’aiuto, e ho scoperto che questa
era non solo cattolica praticante, ma
anche conoscitrice della sua Bibbia.
E’ stata per me una gioiosa scoperta!
Diana Beerbohm, Torre Pelllce
Nuovo indirizzo
Marco Jourdan comunica il suo nuovo indirizzo: Casa Valdese, via Alessandro Farnese 18, 00192 ROMA tei. 06/352561.
Errore nel calendario
’’Valli nostre”
Ci pregano di correggere un altro
errore degli indirizzi allegati al calendario « Valli nostre ». Questa volta
si tratta di Rovereto. L’indirizzo esatto è: SALA VALDESE - via S. G. Bosco, 31 - ROVERETO. Telefono del
responsabile Emidio SFREDDA 0464/
411804.
Preghiamo coloro che desiderano rettificare gli indirizzi di scriverci gli
stessi entro il 28 febbraio. In marzo
pubblicheremo un errata corrige generale. In ogni caso non abbiamo
responsabilità redazionali. Infatti « Valli nostre » non è una nostra pubblicazione. (g,g.)
4
ecumenismo
12 febbraio 1988
F
INTERVISTA A PHILIP POTTER
Missione, ecumenismo
e oltre cose...
L’Importanza delle situazioni locali - L’evoluzione del colnvolglmento nel campo politico e sociale - Capire ciò che Dio chiede di fare
Biblista appassionato, professore di teologia in Giamaica, ex
segretario generale del CEC a Ginevra, Philip Potter ha recentemente partecipato a New York ad
un incontro internazionale di valutazione sui 150 anni di attività
missionaria della chiesa presbiteriana nordamericana. In quell’occasione abbiamo raccolto alcune
sue rapide impressioni intorno ad
alcuni interrogativi.
— La parola missione è carica
di storia e di significati non solo
positivi. Non sarebbe ora di cambiare questo termine con un altro?
Per esempio: apostolato, o condivisione o partecipazione...?
— Ho lavorato molti anni per
cercare di dare un nuovo contenuto alla parola missione. Il termine apostolato mi sembra un po’
eccessivo, condivisione va decisamente meglio; ma condivisione in
cosa? « Partnership fai obedience »
forse va meglio ancora. La
CEVAA utilizza il termine « partage »: bellissimo. Anni fa si era
rispolverato il termine latino
« Missio Dei » per sottolineare il
fatto che la missione non appartiene a noi, ma a Dio soltanto.
Generalmente è bene ripensare,
rivedere le parole che perdono di
significato, sapendo però che non
è sufficiente cambiare una parola
o aggiungere un aggettivo, per
cambiare la realtà. Vent’anni fa
la chiesa presbiteriana iniziò un
bel lavoro con una bella parola:
« missione ecumenica ». Nell’imbarazzo di dover scegliere manterrei il termine: missione, sapendo che la sua base è la chiesa locale e che la sua storia è piena di
contraddizioni ma anche di speranza.
— La chiesa locale, per guardare solo all’Europa Occidentale
e agli Stati Uniti d’America, conosce una crescente crisi di partecipazione...
— Al proposito ci sono due fatti da segnalare nell’esperienza
nordamericana. Negli anni ’40 e
’50 c’è stata molta partecipazione
alla vita delle chiese da parte di
tutti. Era anche un fatto di classe
e di cultura. In quegli anni si sono costruite chiese immense, progetti enormi; ma con la guerra
del Vietnam, contro la quale si
sono schierate molte chiese, le cose sono cambiate. Il coinvolgimento nel politico e nel sociale da
parte di molte chiese ha finito con
l’allontanare molte persone che
andavano in chiesa solo per sentimentalismo o altro. Molte di queste persone hanno poi trovato la
propria consolazione nella ’’maggioranza morale” o nelle varie
chiese elettroniche che tengono
fuori dalla porta i problemi sociali e politici, salvo divenire loro
stesse supporto ideologico allo
’’status quo”.
Il pastore Philip Potter,
già segretario del
Consiglio ecumenico
delle chiese
uomo colto, superattivo, che sa
quello che vuole. In linea generale, la chiesa di Roma ha posizioni
chiare e una solida struttura; dal
1965 c’è un comitato misto in cui
si affrontano questioni ecclesiologiche e problemi relativi alla testimonianza comune. Ma, è inutile
negarlo, ci sono, in questo dialogo, delle difficoltà che però non
drammatizzerei. Quando il CEC
prende delle decisioni concrete nei
confronti dei Paesi poveri o sulla
sessualità, il Vaticano pone dei limiti, delle frontiere, spesso per
noi inaccettabili. C’è poi il problema dell’autorità nella chiesa, che
è molto complesso.
— Ma il futuro dell’ecumenismo non dipende solo dall’atteggiamento della chiesa cattolica.
— Torniamo all’aggettivo ecumenico, anzi parliamo del dialogo
cattolici-protestanti, alle difficoltà
suscitate da questo Papa.
— Conosco il Papa abbastanza
bene. Ci siamo incontrati a Ginevra nel 1984. Abbiamo avuto un
culto nella Cappella ecumenica e
una discussione profonda. E’ un
ficative e da un continuo approfondimento.
— La chiesa cattolica non è
membro del CEC, ma attraverso i
suoi esperti partecipa, influenzandolo, al lavoro teologico del CEC.
E’ così?
— Se può consolarla posso dirle che il CEC ha fortemente influenzato il Concilio Vaticano II.
La struttura della chiesa di Roma
non facilita la partecipazione diretta, l’ideale sarebbe che la Conferenza episcopale potesse diventare membro del CEC. Ma è un
problema complesso-sul quale occorrerebbe un convegno di studi
più che un’intervista...
— Questo futuro è nelle mani di Dio. C’è un intreccio di fattori, non ultimo il rapportarsi delle chiese ortodosse e protestanti al
movimento di rinnovamento della
missione profetica e pastorale nel
mondo, evitando atteggiamenti
esclusivamente difensivi delle proprie tradizioni. In una parola, occorre sapersi aprire agli altri. E mi
pare che questo, nell’ambito del
CEC, avvenga sufficientemente.
Non dimentichiamo poi che la
chiesa di Roma non è monolitica.
L’esempio italiano vale solo per
l’Italia, negli Stati Uniti la chiesa
cattolica si muove su un’altra lunghezza d’onda. L’ecumenismo si
gioca soprattutto nelle situazioni
locali.
— Dopo un grande ’’boom” iniziale, l’aria ecumenica internazionale non sembra più così frizzante...
— Se ripenso al cammino percorso in questi 40 anni, direi che
si sono fatte e si stanno realizzando molte cose. Lei allude a una
certa apparente staticità ecumenica? Può darsi. Sta di fatto che molte persone attente, sensibili, studiano, lavorano con grande passione organizzando, giorno per
giorno, il lavoro ecumenico. E’ il
lavoro di una minoranza profetica, spesso inascoltata o derisa,
spesso (forse) troppo lontana dalla base dei fedeli, ma è un lavoro
scandito da alcune azioni signi
Echi dal mondo
cristiano
a cura di Giorgio Gardiol
Le donne africane
esigono
LOME’ (SOEPI) — La Conferenza delle chiese di tutta l’Africa (OCTA) si è riunita per la
V Assemblea a Lomé, nel Togo.
In questa occasione le delegate
delle chiese hanno denunciato
« l’atteggiamento insostenibile,
diffuso nelle chiese, di indifferenza sul ruolo esercitato dalle donne ». Infatti le donne, pur essendo presenti dappertutto nella vita, nella missione, nella diaconia
delle chiese, sono mute al momento di assumere delle decisioni, decisioni che sono il compito
dei soli uomini. Cosi le donne
africane « esigono :
— che le chiese membro della
CCTA applichino rigidamente
il criterio della ripartizione
uguale tra uomini e donne nella composizione dell’Assemblea, del Comitato generale e
di tutte le altre commissioni
della CCTA;
— che il dipartimento delle donne sia separato da quello dei
giovani ;
— che vengano assunte funzionarle donne per il dipartimento femminile;
— che vengano inoltre assunte
donne anche negli altri dipartimenti ».
Argentina: ritrovata
la 43^ bambina
desaparecida
BUENOS AIRES (SOEPI) —
L’Associazione delle madri di
Plaza de Maio ha annunciato la
scoperta della 43“ bambina desaparecida. Maria José Lavalle, figlia di una giovane donna desaparecida nel 1978, ha oggi 10
anni ed è stata ritrovata presso
un poliziotto che afferma trattarsi della propria figlia.
— Scendiamo di tono. Qual è
il suo sogno teologico proibito?
— La comunione di tutte le
chiese cristiane locali. Noi viviamo oggi in un villaggio globale,
abbiamo continue occasioni d’incontro, molto arricchenti, tra le diverse culture. Qra questo incontro
è problematico e conflittuale. Da
molte parti c’è ancora il senso di
una superiorità culturale, razziale, politica. Ma il compito ecumenico è anche quello di valorizzare
i modi diversi di confessare lo
stesso Signore.
— Dopo anni di vita internazionale non le sembra che tornare
in Giamaica come pastore e professore di teologia sia ricadere in
un buco?
Preoccupazioni per la
caduta del dollaro
Polizia contro
contadini
— Assolutamente no. Vivo l’applicazione di una bella tradizione
metodista che condivido in pieno.
Noi pastori abbiamo delle funzioni, non uno ’’status” per la vita. E
quando si lascia un compito o una
chiesa locale, il rapporto è finito.
Inizia un nuovo ministerio, una
nuova esperienza. E nella nuova
situazione è necessario concentrarsi al massimo sulle nuove possibilità, senza crogiolarsi in nostalgie
del passato, ma rimanendo aperti
al futuro per afferrare ciò che Dio
oggi ci chiede di fare.
e aH’avarizia che producono la
fame, la morte, la miseria di milioni di persone ».
I pastori denunciano anche le
attività criminali e assassine dell’Unione, responsabile di molte
violenze e assassini di leader
contadini.
Incendio
GINEVRA (Vie protestante)
— I locali della Renfile del Centro Sociale Protestante, una specie di mercato delle pulci, i cui
proventi coprono circa un terzo
del bilancio del centro, sono stati devastati da un incendio. Ciò
rallenterà soprattutto la raccolta di fondi per le altre attività
del centro. « La Renfile verrà ri
costruita — ha dichiarato il di
rettore del centro —. Non ce ne
andremo, anche se la zona dove
sorgeva il deposito è ormai una
zona industriale ».
Iniziative
per combattere
ralcolismo
GINEVRA (SOEPI) — La caduta del dollaro preoccupa la Federazione Luterana Mondiale
(PLM). Infatti, in conseguenza
della caduta del dollaro, il deficit
della FLM nel 1988 sarà di 1,1
milioni di dollari. Ciò provocherà la riduzione del personale e
dei programmi dei luterani.
VICTORIA (APIO — 27 pastori della Chiesa evangelica luterana in Brasile hanno preso
posizione contro l’Unione democratica ruralista (il partito dei
grandi proprietari terrieri, che
vuole sabotare la timida riforma
agraria decisa dal governo). In
una nota essi affermano che
« chi si affilia aU’Unione » non
può più definirsi cristiano. « Dio
non tace di fronte alla cupidigia
ROMA (BIA) —Si sono incoi '
trate, su iniziativa dell’on. Carli
Ceruti, diverse organizzazior
quali: ANCA, ARCAT, EMA
Nuova Vita, CPA, CRA, LIC/,
Lega Vita e Salute (associazicne promossa dalla Chiesa Avvei tista), per esaminare la possibili
tà di dar vita ad un organismo
di collegamento tra queste a: ■
sociazioni, cooperative, centri l i
altri enti che lottano contro l’fu
colismo per discutere un programma di azione e proposte
concrete onde combattere più e'
ficacemente i danni correlati s •
l’alcolismo.
Le finalità di questa associazione vanno in due direzioni ben
precise :
1. Facilitare ed accettare la
necessaria presa di coscienza da
parte delle autorità politiche éd
amministrative al fine di convogliare gli intenti verso la creazione di una legge quadro per il recupero degli alcolisti, che disciplini anche il contenimento della
promozione dell’alcol, nonché i
termini in cui attuare una vera
profilassi preventiva.
2. Farsi promotrice di tutte
le iniziative che dovessero mostrarsi utili al fine di un’azione
culturale tesa a ristrutturare in
senso realistico le diffuse mitologie sull’alcol, la cui permanenza
sposta nel tempo raffermarsi di
una corretta consapevolezza relativa ai danni che l’uso e l’abuso
di alcol porta alla struttura umana, sociale e produttiva.
Ricordiamo che il 2.9.’86 venne
presentata nella IX Legislatura,
dalla Chiesa Avventista, una proposta di legge di iniziativa popolare concernente norme sul « Divieto della propaganda pubblicitaria degli alcolici, della loro
vendita sulle autostrade e della
guida sotto l’influenza dell’alcol ». Tale proposta di legge è
stata ripresentata in Parlamento
nella X Legislatura.
La sua giornata di credente inizia sempre con un momento di
lettura e di riflessione biblica. Me
ne sarei accorto, anche se non me
lo avesse detto prima di riprendere l’aereo per la Giamaica.
Giuseppe Platone
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I
5
r
12 febbraio 1988
fede e cultura
UN LIBRO DI GIOVANNI FRANZONI
L’OPUSCOLO DEL XVII FEBBRAIO
Il diavolo, mio frateilo
Le responsabilità storiche contro l’impostazione tradizionalista del
papa - Occorre riflettere sul male e sulla giustificazione per grazia
Quando, circa un anno e mezzo fa, il Papa ebbe l’idea di parlare del diavolo, sulla stampa
si scatenò rinfemo. I maggiori
giornalisti si esercitarono nel
contestare le affermazioni papali, pochi le difesero e poi tutto
continuò come prima. E’ probabile che le opinioni papali non
abbiano suscitato un grande ripensamento nella gente comune.
Il Papa riproponeva l’argomento
in termini abbastanza tradizionali, anzi, direi quasi medioevali, poco consoni alla mentalità
odierna. Può anche darsi che egli venisse in un certo modo incontro a certe credenze che si
pensava appartenessero ad un
passato e che conoscono invece
oggi un inatteso revival: un esempio emblematico ci è offerto
dall’arcivescovo di Torino che un
paio d’anni fa ha nominato sei
esorcisti per combattere in qualche modo il dilagare di messe
nere nella sua arcidiocesi.
Solo ultimamente m’è capitato tra le mani un libro .scritto
da Giovarmi Franzoni, dal titolo
provocatorio: Il diavolo, mio fratello Dopo aver superato un primo momento di riluttanza, la
lettura di questo libro, debbo dire, ini ha afferrato, quasi quanto quella di un libro giallo e,
di pagina in pagina, sono stato
curioso di arrivare fino alla fine, per vedere quali conclusioni
ne avrebbe tratto l’autore.
La lettura è piacevole, perché
il tono è volutamente discorsivo. Lo scopo di Franzoni è infatti quello di aiutare il comune
credente ad orientarsi in una
problematica complessa e, per
certi versi, a iche un po’ astrusa.
«Offro qiiesie pagine, egli scrive, coììie . estimonianza di un
credente che cerca di vivere la
sua fede nelle contraddizioni della storia (...) ...mi pare di poter
àfferinare che sul tema infemoSatana oggi non si assiste ad un
troppo parlare, ma piuttosto ad
una iwharazzata reticenza, sul
versante hiblico-teologico, proprio mentre i riti di Satana ed
i filrns sul demonio invadono il
mondo» (pag, 5 s.).
Una serie di
piste di ricerca
Anche se il libro non si propone come un’opera rigorosamente scientifica sulTargomento,
Franzoni esamina la questione
in modo ampio: passa cioè in
rassegna la dottrina della chiesa cattolica, accenna ai concili
della chiesa antica, nrende in
considerazione i dati biblici, sia
dell’Antico che del Nuovo Testamento, dialoga con Jung e la
psicoanalisi, tiene conto anche
della ricerca biblica in campo
protestante e soprattutto considera le domande e le inquietudini dell’uomo moderno. La sua,
tuttavia, non è un’opera completa, né si propone di esserlo: i
2J capitoletti in cui si articola
il libro costituiscono altrettante
piste di ricerca.
La tesi del libro è, praticamente, già tutta enunciata dal titolo stesso. Il diavolo non è quell’essere con fattezze bestiali descritto dal Papa (che ha sollevato a suo tempo una protesta da
parte degli amici degli animali!),
ma è qualcosa che alberga in
noi: « A coloro che sostengono
la necessità della "ipotesi diavolo" per spiegare in modo convincente i nmli del mondo, risponderei perciò che i mali del mondo si spiegano pienamente nell’orizzonte del mondo e dell'uotrio. Altri demoni: le contraddizioni della storia, le logiche del
Potere, gli antagonismi delle
Una delle tipiche raffigurazioni « fisiche » del diavolo.
grandi (o super) potenze, le aberrazioni della supremazia, le
seduzioni della vittoria, le ferree
esigenze dell'economia determinano le guerre ed i conflitti.
Non è stato il diavolo a spingere Hitler a sterminare sei milioni di ebrei, non il diavolo ha
suggerito a Stalin di eliminare
i "nemici interni”. Non è stato
il diavolo ad innescare la prima
bomba atomica su Hiroshima.
Non è stato il diavolo ad armare i conquistadores cristiani che
in nome di Dio hanno distrutto
intere civiltà o ad accendere i
roghi degli inquisitori contro milioni di donne ritenute "streghe”.
Di volta in volta questi fatti,
e migliaia e migliaia di altri analoghi che hanno saturato il
mondo da millenni, hanno una
loro "spiegazione" in precise circostanze storiche, politiche, economiche, sociali, ambientali. Questo non significa, ovviamente, dire che "dovesse” finire cosi. Significa ammettere, riconoscere
storicamente che è andata così » (pag. 143).
Togliere il diavolo non è affatto comodo, perché vuol dire
rendere noi responsabili del male, delle atrocità che si sono commesse nel passato e che si commettono nel presente. « E’ sotto
il cielo che tutto il male si consuma. Dentro di noi, in questo
nostro mondo » (pag. 144).
Per questo il discorso di Franzoni è importante, è serio e conduce non al terrore per l’ignoto
che minacciosamente ci sovrasta
e ghermisce le nostre anime, ma
vuole condurre al timore di fronte alle responsabilità gravi che
competono ad esseri responsabili; vuole, in una parola, condurre al ravvedimento, alla metànoia, al cambiamento di mentalità.
Ma nel discorso di Franzoni
ci sono, a mio modesto parere,
due punti che forse potevano essere maggiormente sviluppati. 11
primo è che la razionalizzazione
del diavolo, un discorso che sottoscrivo convinto, non rende sufficientemente conto della dimensione del male che è anche al di
fuori di noi. V’è un disordine
nella creazione che non posso
più spiegare col mio « peccato »:
un conto sono i mali della storia, dei quali sono responsabile,
e un altro conto è per esempio
il problema della malattia e dei
suoi effetti devastanti, di fronte alla quale mi sento come un
fuscello. « Liberaci dal male/maligno » diciamo nel Padre Nostro,
confessando così la nostra impotenza e confidando nella potenza del Signore.
E il secondo, strettamente legato a questo, è quello della grazia. Franzoni non crede nella
« dannazione eterna » ma, riprendendo il pensiero di Origene, pen
sa ad una ricomposizione di tutto^ l’imiverso (e quindi anche degli ^geli decaduti) nell’amore
di Dio. Forse qui si poteva dire
di più: la giustificazione per grazia riguarda il credente, ma non
è un caso che l’apostolo Paolo
proprio nell’epistola ai Romani,
dove tratta ampiamente questo
« evangelo », ne prolunga le linee fino a coinvolgere tutta la
creazione, posta anch’essa sotto
il se^o della promessa della liberazione. Questa è la parola
decisiva per la quale sappiamo
che, da Cristo in avanti, l'inferno è chiuso, il suo fuoco è spento e Satana detronizzato, per rimanere in queste metafore. Riproporre l’inferno, come fa il Papa, e rimettere Satana sul suo
trono, oltre che essere un’operazione equivoca, utile certo
al potere dominante, è anche
qualcosa che cerca sinistramente di negare l’Evangelo.
Per questo siamo grati a Franzoni per la bella riflessione che
ci ha regalato.
Luciano Deodato
‘ GIOVANNI FRANZONI, Il diavolo,
mìo fratello. Prefazione di Ernesto
Balduoci. Rubbettino Editore, Soveria
Mannelli (CZ), 1986, pp. XViill, 162,
L. 16.000.
1488: la
contro i
crociata
valdesi
Il modo di vita alternativo dei « pauperes Christi » - La chiesa ufficiale costretta alle armi
Quest’anno, il tradizionale opuscolo del XVII febbraio, a cura della Società di Studi Valdesi, avrà come tema la « Val Pragelato 1488 - La crociata contro
i Valdesi: un episodio di una
lunga storia ». Si tratta della
missione condotta da un arcidiacono cremonese, Alberto Cattaneo, tra l’agosto 1487 e il giugno
1488, nei territori ai piedi delle
Alpi Cozie: vai Chisone, Pragelatese, Delfinato e Brianzonese,
con lo scopo di estirpare l’eresia valdese da imo dei suoi centri più fecondi. L’autore, il prof.
Grado Merlo, collaboratore da
anni della nostra Società, coglie
l’occasione di questo quinto centenario per fare il pimto sugli
studi storiojgrafici relativi al valdismo medievale del XIV e XV
secolo ed offrire una lettura delTepisodio, allargata al contesto
sociale e culturale di quel mondo alpino, in apparenza semplice ed ingenuo, ma sorprendentemente consapevole del proprio
patrimonio religioso. Per secoli
i « pauperes Christi », guidati dai
predicatori valdesi, i barba itineranti, hanno retto un modo
di vita alternativo, senza peraltro rompere con comportamenti pubblici conformistici, come
ad esempio frequentare la messa e prendere la comunione.
La crociata del 1488 non fu,
come indica lo stesso titolo, che
« un episodio di una lunga storia anteriore e posteriore ». La
vicenda anteriore ha tristi precedenti nella devastazione di
massa operata dall’azione militare delTinquisitore Francesco
Borelli, frate minore nativo di
Gap. nel 1384, la cui memoria
riecheggiò per lungo tempo nel
ricordo dei pragelatesi.
Nella vicenda posteriore continua il ricorso alle armi per cancellare questo tentativo di società
nuova. Ma se la vittoria toccò
all’apparato militare e all’istituzione cattolico-romana, tuttavia
essi non riuscirono — come bene evidenzia Merlo — a spezzare l’espressione profonda della
fede riformata che faceva considerare l’esistenza singola e collettiva di quegli uomini e donne,
la sola vera fede al Cristo, la
sola chiesa « senza macchia e
Una veduta di Pragelato.
UN VOLUME DI FRANCO BARBERO
Essere semplici
è possibile?
Questo libro nasce da un lungo dibattito svolto dalla comunità di base e da altri amici con
l’intento di rispondere alla domanda che dà il titolo al libro.
Semplicità è una parola poco
usata, che appare di rado anche nelle preghiere (difficilmente chiediamo a Dio di aiutarci ad essere semplici), una parola che non è certamente di
moda.
Ci pare che l’essenza della
semplicità stia nel non essere
persone divise, frammentate:
questo è un problema per tutti
noi, non solo per i cristiani.
Siamo divisi tra corpo e spirito, tra preghiera e vita, tra sacro e profano, tra lavoro intellettuale e lavoro manuale. Questo essere divisi ci crea dei problemi.
Il libro inizia con una « esplorazione » biblica sull’Antico e
Nuovo Testamento, curata da
Franco Barbero, riguardo al tema della semplicità:
« ... non si tratta di leggere la
Bibbia come codice comportamentale, ma di convivere con la
Bibbia per scoprire gli orientamenti, le suggestioni profonde
che alcuni testi possono suscitare in noi ».
La seconda parte del libro fa
il confronto tra la semplicità e
noi stessi, le cose, l’impegno sociale e politico, il rapporto con
le persone, ia chiesa, la preghiera.
Il libro è completato dal racconto di alcune esperienze di vita e da poche domande per aiutare la riflessione e la ricerca.
Esso è disponibile presso la
sede di Tempi di Fraternità, Via
Garibaldi, 38 - 10122 Torino Tel. 011/539852.
COMUNITÀ' DI BASE DI LUCENTO E
FRANCO BARBERO, Essere semplici,
è possibile? Edizioni Tempi di Fraternità, Torino 1987, 130 pagine, L.
10.000.
senza ruga ». Questa convinzione non fu incrinata perché non
vennero opposte argomentazioni
altrettanto convincenti e comprovate da un coerente stile di vita. La chiesa ufficiale non trovò
altro rimedio che le armi e non
capi il bisogno profondo che stava alla base dell’eresia. Ne seguirono. di conseguenza, due ipotesi di mondi inconciliabili. L’ordinamento ecclesiastico cattolico offriva la salvezza tramite
l’adesione ad una istituzione che
dava sraranzie attraverso il risnetto di una serie di regole;
l’ipotesi « valdese » si basava invece sull'adesione volontaria della nersona al messaggio salvifirn che. a sua volta, per assenza
di contesti collettivi comunitariamente « forti » come si dimostreranno invece al tempo della
Riforma, si traduceva in regole
etiche che ognuno, se convinto,
poteva seguire.
Il lettore sarà certamente sollecitato da questo opuscolo che
induce a riflettere su un’epoca
molto diversa dalla nostra alla
quale siamo idealmente legati,
ma che in fondo conosciamo ancora POCO, un’epoca in cui l'identità di valdese risultava essere
ambigua, perché questo era il
nome dato agli eretici dai loro nemici, inquisitori e frati, e non
tanto frutto di una autodefinizione.
Bruna Peyrot
6
6 prospettive bibliche
12 febbraio 1988
r
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
CHE NIENTE
SI PERDA
« Io non ti prego soltanto per questi, ma anche per quelli che credono
in me per mezzo della loro parola:
che siano tutti uno; che come tu, o
Padre, sei in me e io sono in te,
anch’essi siano in noi; affinché il
mondo creda che tu mi hai mandato.
E io ho dato loro la gloria che tu hai
dato a me, affinché siano uno come
noi siamo uno; io in loro, e tu in me;
affinché siano perfetti nell’unità, e affinché il mondo conosca che tu m’hai
mandato, e che li ami come hai amato me ».
(Giovanni 17: 20-23)
In Giovanni 17: 20 inizia una preghiera nuova. Nei versetti 6-19 Gesù pregava
per i suoi discepoli, « coloro che tu mi
hai dato », perché essi fossero preservati
e santiñcati.
Adesso Gesù prega per una seconda generazione di credenti, « quelli che credono
in me per mezzo della loro parola » (v. 20).
Questa seconda generazione non si può
definire cronologicamente, ma bensì per il
suo modo di accedere alla fede; infatti non
è più direttamente, attraverso rincontro
con il Figlio, né perché il Padre li dona al
Figlio, che essi credono. E’ attraverso la
mediazione della parola dei primi credenti,
attraverso la loro testimonianza, che gli altri credenti giungono alla fede.
Questi altri credenti non sono limitati né
da un’epoca precisa, né da un paese definito. Anzi, l’intenzione é di farli coincidere
con « il mondo ». Non vedo dunque come si possa parlare di teologia settaria in
Giovanni 17. La testimonianza dei primi,
e in seguito, continuamente, di quelli che
credono, è decisiva per condurre sempre
nuovi aderenti, e il mondo intero, alla fede.
L’unità
Concludiaimo questa settimana la pubblicazione delle riflessioni scritte da
Francis Grob per il settimanale « Le Christianisme au XX siede » sul testo di Giovanni 17, punto di riferì mento per la « settimana di preghiera
per l’unità dei cristiani ».
a cura di GINO CONTE
Figlio, specialmente di quelli della seconda
generazione, mostra che questa unità non è
facilmente realizzabile nei fatti, che essa è
persino storicamente non realizzata e che
l’arrivo di numerosi credenti della seconda
generazione provoca dei conflitti, dei disordini e delle divisioni. Ne riparleremo.
L’unità nell’Evangelo
di Giovanni
Ritroviamo lo stesso progetto, con la stessa insistenza sull’unità, a due livelli, ma in
particolare sul livello dell’estensione, nel capitolo sul «buon pastore». Giovanni 10: 14:
« Io sono il buon pastore e conosco le mie,
e le mie mi conoscono, come il Padre mi
conosce ed io conosco il Padre; e metto la
mia vita per le pecore. Ho anche delle altre pecore che non sono di questo ovile;
anche quelle io devo raccogliere, ed esse
ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo
gregge, un solo pastore ».
Solo quando si includono «gli altri»,
può esserci un solo gregge. Ci sono sempre
degli altri che non appartengono all’ovile e
che bisogna farvi entrare. E’ il progetto di
tutto l’Evangelo di Giovanni, il progetto di
riunire in uno solo tutti i figli di Dio dispersi.
Ora questo progetto si realizza per mezzo
della morte di Gesù, quando il Figlio o il
pastore, offre la propria vita (Giov. 10:
15-17).
na diverse volte in forma differente, spesso
in modo meno specifico rispetto agli avanzi
del pane (Giov. 6: 16; 17: 2-11, 24) e
culmina nella constatazione della prima
preghiera (17: 12): « Mentre ero con loro,
io li conservavo nel tuo nome; quelli che
tu mi hai dati, li ho anche custoditi, e nessuno di loro è perito, tranne il figlio della
perdizione, affinché la Scrittura fosse adempiuta ». Il riunirli in uno, risultato della
morte di Gesù che salva dalla perdizione,
ha come fine il dono della vita eterna (Giov.
3: 16; 4: 36; 6: 39; 10: 28-30; 17: 2).
La preghiera di Gesù che chiede al Padre di vegliare sui discepoli, di allontanarli
dalla perdizione, di mantenerli nel suo nome affinché siano uno, è riassunta in Giov.
17: 20 s. nella sola preghiera affinché essi
siano tutti uno.
E’ nel rimanere tutti uniti, tra di loro e
con il Padre e il Figlio, che i credenti be
neficiano della morte del Figlio che riunisce e procura la vita. E’ così che essi diventano il « frutto che il mietitore raccoglie
nella vita eterna » (Giov. 4: 36).
Ma quale unità?
E’ per quei credenti della seconda generazione che l’evangelista Giovanni insiste
sul tema dell’unità. Certamente l’unità faceva già problema a partire dai primi discepoli: « Padre santo, conservali nel tuo
nome, essi che tu mi hai dati, affinché siano uno, come noi» (v. 11). E qui, in
Giov. 17: 20-23, c’è il tema più grande della preghiera. La preghiera al Padre (v.
20-21) si appoggia una volta di più sull’azione personale del Figlio « inviato » (v.
22-23) die ha dato la « gloria del Padre al
credenti » in vista della loro unità, della
loro perfezione nell’unità e dell’estensione
al « mondo » della conoscenza del Figlio
come « inviato » del Padre e degli « inviati » del Figlio come oggetto dell’amore del
Padre.
L’unità come risultato
della morte di Gesù
Questo concetto è formulato in modo decisivo in Giov. 11: 51, quando Giovanni
commenta la decisione del Sinedrio di far
morire Gesù. A quel punto Caiafa spiega la
necessità della morte di Gesù con una motivazione politica di buon senso: « E’ meglio che uno solo muoia per il popolo e che
il popolo intero non perisca».
Giovanni dà a questo intendimento di
Caiafa una portata profetica. In altri termini, lo integra alla sua teologia. Poiché era il
gran sacerdote, profetizzava che Gesù
avrebbe dovuto morire per il popolo e non
soltanto, ma per riunire in uno solo i figli
di Dio dispersi.
La gloria che il Figlio ha loro data è in
Giov. 17: 15 l’approvazione divina che
permette al mondo di riconoscere che l’inviato, e coloro che egli ha mandato, non
sono degli impostori tracotanti ma degli
inviati autentici, debitamente inviati e amati da colui al quale appartengono.
L’autenticità della missione si misura sull’unità reciproca degli inviati e sulla loro
unità con coloro che li hanno inviati, il Padre e il Figlio.
L’insistenza circa l’unità degli inviati del
cui parla dell’unità in Giov. 17.
Si potrebbe dire la stessa cosa di una
unità di tipo sacramentale. Quanto ad una
unità spirituale, non si vede come la grande preghiera di Giov. 17 si riduca ad una
esortazione alla buona armonia all’interno
della comunità. Questo aspetto non può es
sere escluso, fa parte dell’unità ma non ne
costituisce l’essenziale.
L’unità per
la vita eterna
Un aspetto di questa riunificazione che
passa attraverso la morte del Figlio è di
non perdere nulla di ciò che il Padre ha
dato. « Che nulla vada perduto » questo è
il senso della raccolta degli avanzi che restano — 12 ceste — dopo la distribuzione
dei pani (Giov. 6: 12). Questo tema ritor
Qual è quell’unità che si avvera attraverso la morte di Gesù, che è così essenziale
per la testimonianza dei discepoli e che deve ancora essere compiuta, poiché si prega
perché essa si realizzi?
E’ una domanda certamente imbarazzante, per la quale è difficile trovare una risposta nell’Evangelo, tanto le nostre problematiche sull’unità si sono allontanate da quelle della comunità giovannica e tanto siamo
riusciti ad infiltrarle nell’Evangelo antico.
Possiamo pensare ad una unità istituzionale? Di fatto, l’Evangelo di Giovanni riconosce l’autorità istituzionale di Pietro (e
cioè la comunità di Gerusalemme?) sulla
chiesa della fine del primo secolo. Questa
autorità è chiaramente affermata, soprattutto quando Pietro riceve il triplo comandamento, istituzionale se ce n’è uno: « Pasci le mie pecore». Detto in altri termini:
« Sii il pastore del mio gregge... al mio posto » (Giov. 21: 15-17).
Le altre menzioni di Pietro sono tutte
nella stessa visuale: Giov. 6: 68; 13: 8-9;
20: 3-8. Ma ogni volta che l’autorità di Pietro è affermata, è nello stesso tempo relativizzata. E’ relativizzata attraverso il contesto o la sua presentazione. E’ relativizzata attraverso l’autorità concorrenziale del
discepolo amato, capo reale o figura simbolica della comunità giovannica. Queste
riserve, come i conflitti che l’Epistola di
Giovanni rivela, e amplia, di fronte a chi
« vuol essere il primo ». mostrano che il
nostro apostolo non è l’istituzione incondizionata. Sarebbe dunque impensabile che
applicasse all’istituzione il tono solenne con
L’unità del Padre
e del Figlio
Faccio la seguente proposta a titolo d‘
ipotesi. L’unità per la quale Gesù prega ha
come modello l’unità tra il Padre e il Figlio: « ...affinché essi siano uno, comi
noi ... », V. 11; « ...affinché tutti siano uno
come te. Padre, sei in me e io in te », v. 21:
« ...affinché essi siano uno come noi siamo
uno; io in loro e tu in me », v. 22.
Questa unità non è mistica, né ontologica. E’ l’unità del Padre e del Figlio
vale a dire, nel nostro contesto, di ■
Padre che manda e del Figlio che è man
dato; l’unità dell’inviato con colui che l’ha
mandato. Quanto l’inviato parla ed agisce,
è come se chi lo ha mandato parlasse ed
agisse egli stesso. Si tratta dunque di
colui che manda, o della missione die crea
una unità di funzioni e di operazioni tra i!
Padre che manda e il Figlio inviato.
Quando la preghiera dice: « Conservali
nel tuo nome, essi che tu mi hai dati ».
essa dice il fondamento di questa unità. Il
nome significa l’identità personale. 11 figlio
porta il nome del padre, quello che il padre
gli ha dato. Agisce nel suo nome come se
il Padre stesso agisse. C’è coincidenza tra
le azioni, e dunque tra l’inviato che agisce e
colui nel cui nome egli agisce.
La stessa relazione si ha tra il Figlio e
gli inviati del Figlio che agiscono nel suo
nome, come il Figlio operava nel nome del
Padre.
1 discepoli che agiscono nel nome del
Padre e del Figlio sono tutt’uno con il Padre ed il Figlio nel nome dei quali agiscono e, di conseguenza, sono tutt’uno gli uni
con gli altri.
Così succede anche ai credenti della seconda generazione quando credono al Figlio come inviato (v. 20) e in quanto ricevono la gloria (v. 22), vale a dire l’approvazione del Figlio sulla loro missione, come
il Figlio ha ricevuto l’approvazione del Padre sulla sua missione.
L’unità della chiesa è l’invito alla missione che i credenti inviati dal Figlio compiono nel suo nome, come il Figlio compiva
la sua missione nel nome del Padre.
1 credenti sono uno, perché sono investiti di un solo ed unico mandato nel nome
del Padre e del Figlio. Quando realizzano
il mandato che hanno ricevuto, è come se il
Figlio ed il Padre agissero essi stessi.
Che il Padre ed il Figlio abbiano affidato ai credenti l’unica missione di parlare
e di agire nel loro nome è prova della fiducia che essi dimostrano loro. Questa fiducia impegna il Padre nella totalità del suo
essere. Egli manifesta il suo amore nei confronti degli inviati del Figlio come verso il
Figlio stesso.
Francis Grob
7
12 febbraio 1988
obiettivo aperto
TORRE PELLICE, 31 GENNAIO: CONVEGNO DEL PRIMO DISTRETTO SULLA CULTURA ALLE VALLI
Richieste delia società
e risposte dello chiesa
Crisi dei valori e cultura dell’iiTimagine - Consolidamento degli istituti e apertura al nuovo - Non si può perdere di vista la "metànoia”
Quali risposte diamo, come
chiesa, alle richieste di cultura
che ci vengono fatte da vari strati della società in cui viviamo?
Claudio Tron ha illustrato, nelFultima delle relazioni presentate al convegno, l’atmosfera culturale con cui si devono fare i
conti e alcune linee di comportamento seguite all’interno dell’amministrazione ecclesiastica,
per concludere poi il suo discorso con un interrogativo che non
dovrebbe mancare di coinvolgerci tutti.
Intanto la società e le sue richieste: l’atmcsfera culturale è
quella che viene definita « postmoderna ». In assenza di ideeguida di un certO' spessore (tanto in politica, quanto nel campo artistico e, prima ancora, in
quello filosofico) la cultura attuale propone più che altro il ricupero, e a volte un vero e proprio
riciclaggio, di « valori » di volta
in volta presi a prestito da momenti passati della storia. Tale
atteggiamento, forse poco costruttivo di per sé, costringe tuttavia qualunque realtà storica (e
quindi anche le chiese) a ripensare i propri valori.
Posto che, ad altri livelli, le
nostre chiese hanno sernpre offerto risposte culturali alle richieste esterne, ma anche interne (basti pensare alle stesse
scuole domenicali, al catechismo,
aireditorla), è particolarmente
interessante osservare la reazione ad ui movimento d’opinione
che spingi in un certo senso a
« relativi:- -ire ■» le proprie certezze: « ? on è una grande novità — h i detto Tron — il pensiero grc- o, il concetto dell’uomo
"misvra di tutte le cose” già insegri'iva a relativizzare. E pure
la tradizione ebraico-cristiana è
passata dal considerare come valore supremo la Legge, al cambiamento di rotta operato da
Paolo, per il quale fondamentale è la fede operante per mezzo
dell'amore. La società ci chiede
ora di rivedere i nostri valori
per arrivare ad una cultura che
si potrebbe chiamare "cultura
dell'immagine”, che definirebbe
un gruppo sociale, permettendo
l’identificazione della sua realtà ».
Dopo questa premessa Tron ha
individuato due atteggiamenti di
risposta, attuati e in corso di
attuazione, da parte della chiesa: « Da un lato abbiamo accettato la relativizzazione dei valori, rivedendo alcuni di essi, a
volte risultati fasulli: è stato così, per esempio, nel campo dell'etica sessuale, nell’impostazione individualistica dell’etica, nel
lealismo rispetto allo stato (in
particolare per quel che riguarda l’obbedienza militare). Anche
nel campo della coerenza confessionale sono cadute alcune ideecardine, sulla base dello studio
della Bibbia e della storicizzazione della confessione di fede.
D’altra parte, abbiamo anche
ricercato .una stabilità: e l’abbiamo ricercata nel consolidamento dei nostri istituti (intesi non
nel senso fisico degli edifici, ma
come "sistemi coerenti”). Sono
stati sistematizzati gli istituti
” giuridico-ecclesiologici”, attraverso l’opera di consolidamento
delle nostre discipline e dei nostri regolamenti. E poi ancora
si potrebbero citare le Intese, la
formulazione dei rapporti con le
altre chiese nella FCEI.
Anche i nostri organi amministrativi — ha proseguito Tron —
Quando anche
la scuola se ne va
Lo spopolamento dei piccoli comuni - Al centro della riflessione, identità e realtà di vita
sono stati consolidati: per esempio la Commissione esecutiva distrettuale, che è passata da tre
a cinque membri, e poi, in un
distretto, a sette membri ».
A questo punto, quindi, una
delle reazioni ad un quadro generale che si caratterizza per
una « crisi di valori » è stata
proprio l’adeguamento di alcune
strutture che ora possono meglio oiperare. E’ stato questo, secondo il relatore, un modo « non
ciarlatanesco » di usare una certa cultura deU’immagine. E tuttavia un interrogativo sarà necessario porcelo: tutto questo lavoro, sicuramente necessario, ed
anzi indispensabile, degli istituti e dei meccanismi di funzionamento interno della nostra chiesa, che ad essa ha consentito di
poter offrire all’esterno un’immagine dotata di un fondamento (e non un’immagine di se
stessa, come avviene invece in
vari campi della cultura e della
sotto-cultura) « rischia di essere
un’operazione che può essere
compiuta anche senza quella che
il Nuovo Testamento chiama
"metànoia”, cioè conversione:^
una chiesa di istituti va avanti
benissimo anche se ha solo dei
funzionari o degli impiegati (naturalmente onesti); ma dobbiamo forse stare attenti all’esigenza di ritrovare dei "valori". E
questi sempre tra virgolette, poiché, come protestanti, sappiamo
che i valori umani sono da considerare sempre con le dovute
cautele. Non saremo forse capaci di fare una chiesa di convertiti, ma non dobbiamo rischiare
di fare una chiesa senza il bisogno di convertiti ».
■Alberto Gorsani
La cultura a partire dal mondo della scuola: questo il tema
svolto dalle relazioni di Marco
Armand Hugon e Jean-Louis
Sappé. Mentre il primo, anche
attraverso alcuni dati, ha evidenziato alcuni aspetti della
scuola nei capoluoghi (circa il
90% dei bambini delle elementari usufruisce del tempo pieno
o prolungato, il 70% dei ragazzi,
dopo la scuola dell’obbligo, sceglie di proseguire gli studi, avendo di fronte molte possibilità di
scelta), il secondo ha fatto alcune riflessioni sulle scuolette di
montagna, oggi sottoposte al problema dello spopolamento dei
piccoli Comuni e quindi, dice la
legge, alla chiusura se non si
raggiunge il numero minimo di
10 alunni.
« In quelle scuole — ha esordito Jean-Louis Sappé — molti
di noi sono passati, con l’esperienza delle pluriclasssi che finiva per farci avere un occhio
all’esercizio di grammatica ed un
orecchio alla lezione del maestro che insegnava il calcolo dell’area del cerchio ai più grandi;^
successivamente le pluriclassi
più disagiate vengono chiuse, i
bambini e gli insegnanti trasferiti ai rispettivi capoluoghi, in
scuolette di 20-30 ragazzi, sempre pluriclassi ma con 4 o 5
insegnanti: piccoli gruppi-classi,
maggiori possibilità di studio, socializzazione, apprendimento. Si
arriva infine all’inizio degli anni
'80, anni di , riflusso ma anche,
per le zone rurali o montane,
di accentuato spopolamento, di
diminuita natalità.
Da una parte Comuni ed associazioni culturali si organizzano
per difendere le scuolette: difendono con esse il diritto di quegli
ultimi che, nonostante tutto, hanno deciso di vivere in monta
gna » ed è sicuramente verri che
la presenza di una scuola è un
segno di vita, di continuità, di
speranza. Dall’altra, e sono sempre parole del maestro di Angrogna, « studiosi, operatori culturali ed altri sostengono che è giunto il momento di superare i carnpanilismi, puntando alla realizzazione di scuole più vive e funzionali, magari facendo ass^bire Angrogna da Torre, Rorà da
Lusema, Bobbio da Villar: un
modo di stabilire nuovi rapporti fra montagna e pianura, tra
cultura contadina e quella urbana ».
« PurtropjM — prosegue Sappé — la ragione sta probabilmente con chi crede in questa seconda ipotesi; tuttavia penso che resteremmo tutti un po’ più {poveri se queste scuole dovessero un
giorno essere chiuse: molte tra
le esperienze pedagogiche più significative sono state portate avanti in piccole realtà, dove ci
si conosce tutti, dove la scuola
vive in stretto rapporto con il
mondo che la circonda, senza
isolarsi ».
Ed infine due proposte:^ « utilizzare come lavoro didattico anche quegli strumenti del far cultura che ci propone la moderna
civiltà industriate; mantenere al
centro della'-rifles sione culturale
la propria realtà di vita, la ricerca della propria identità, delle proprie radici storiche ».
Un lavoro da fare alle Valli,
affinché non muoiano, prima di
tutto culturalmente; non soltanto a Torre, Lusema o Pomaretto, ma soprattutto a Rorà, Bobbio, Angrogna, Pramollo, affinché le scuole abbiano nei piccoli
Comuni un ruolo non passivo.
Piervaldo Rostan
li sistema formativo locale (scuola, enti di formazione professionale) deve far
fronte ad una domanda molto articolata
e diffusa, che è conseguenza dei mutamenti sociali, economici e produttivi in
corso.
Mentre il settore pubblico (Stato, Regione, Provincia) manifesta una certa
stanchezza ed insufficienza dovuta alla
rigidità della normativa e al piermanere
di una interpretazione assistenziale del
ruolo della formazione professionale (si
pensi all’impostazione che hanno dato la
maggior parte dei comuni e delle comunità montane ai cantieri di lavoro), il settore privato è in piena effervescenza e
vuole giocare « a tutto campo » nella finalizzazione degli interventi, e dispone di
pacchetti differenziati di formazione a
seconda delle richieste degli utenti.
Nel pinerolese (l’area dei distretti scolastici 42 = Valli Chisone e Germanasca ;
43 = Val Penice; 44 = Pinerolo, pinerolese pedemontano, pianura) il sistema formativo si presenta pressoché completo.
Dal punto di vista delle strutture vi è una
buona diffusione della scuola materna,
della scuola dell’obbligo, delle scuole superiori. Non vi sono doppi turni ed il fabbisogno scolastico per adeguare le scuole superiori ai nuovi standard ministeriali
di 25 alunni per classe è di sole 8 nuove
aule. Rimangono alcuni problemi per la
messa a disposizione di spazi didattici per
laboratori, per esercitazioni negli istituti
tecnici, e per le strutture sportive. Sono
in corso lavori di ristrutturazione per la
nuova sede dell’Istituto tecnico di Luserna e devono essere appaltati i lavori per
la nuova sede dell’Istituto Alberghiero,
mentre tuttora è irrisolta la situazione
edilizia dell’Istituto agrario di Osasco.
Un solo distretto (44 Perosa) è privo di
una scuola superiore. Se si eccettuano i
corsi post-diploma organizzati dall’Istituto Buniva di Pinerolo, in collaborazione
con la Provincia, la formazione professio
QUALI PROSPETTIVE FUTURE?
Sistema formativo
e mercato del lavoro
naie è affidata esclusivamente a strutture
private convenzionate con la Regione
(Riv, Engim, enti minori).
Il tasso di proseguimento delTobbligo
(% di coloro che finiscono la scuola dell’obbligo e si iscrivono alla scuola superiore) è però inferiore di 10 punti alla
media regionale (67% contro 76%), e presenta ampi squilibri negativi ad esempio
nelle valli Chisone e Germanasca, dovuti
anche alla mancanza di una scuola in
loco.
La mortalità scolastica nella scuola superiore è abbastanza elevata, perciò aumenta il divario tra la percentuale regionale di diplomati e quella pinerolese (anche qui con problemi particolari in Val
Chisone e Germanasca).
Accanto al sistema formale di formazione agiscono numerose altre agenzie, molto diffuse nel pinerolese in rapporto ad
altre realtà regionali: biblioteche, cori,
filodrammatiche, associazioni, radio, giornali locali, le attività delle chiese valdesi
e cattoliche, prò loco, centri di esposizione, mostre. Agenzie che sono in genere
espressione della «società civile» e che
svolgono una funzione culturale rilevante.
Il mercato del lavoro
La crisi industriale che ha colpito il pinerolese e la stasi dell’agricoltura (tranne
che per la pianura) hanno immesso nel
mercato del lavoro locale numerose persone in cerca di occupazione. 6.000 disoccupati, 4.000 cassaintegrati che non hanno più il posto, 10.000 pendolari sono le
eloquenti cifre di una situazione che è
tra le peggiori della regione. I disoccupati ufficiali nel Pinerolese sono oltre il 13%
contro una media provinciale dell’11,6%.
Le possibilità di lavoro nell’area sono
assai scarse e inoltre mancano a livello
regionale progetti ed interventi per l’area.
Nel programma di sviluppo regionale il
pinerolese è interessato da im solo progetto di investimento: una discarica dei
rifiuti a Pinerolo! Dovrebbe poi passare
per Pinerolo anche una strada (la pedemontana) per i collegamenti diretti con
l’eporediese e il biellese da una parte e
dall’altra il cuneese e il sud della Francia (traforo del Ciriegia).
Non sono previsti interventi nel terziario, se non al Sestriere, dove si prevedono investimenti nel turismo di 300 miliardi nel quinquennio. La nostra è dunque
un’area destinata dalla politica regionale
ad una emarginazione crescente, ad essere un serbatoio di manodopera per la
cintura sud di Torino e la stessa metropoli.
In zona l’unica struttura che « tiene »
occupazionalmente è Tartigianato, ma si
tratta di imprese (legno, edilizia, servizi
alle persone) che utilizzano tecnologie
tradizionali e sono poco interessate a pro
cessi di innovazione. Accanto alTartigianato vi è una serie di piccole industrie
(con meno di 100 dipendenti) legate soprattutto all’indotto produttivo di grandi
aziende. Questi due settori necessitano di
personale qualificato e paradossalmente
non lo trovano perché il sistema formativo locale (tranne la scuola RIV) non è
in grado di formarlo, visti i suoi programmi. In ogni caso il fabbisogno è comunque limitato rispetto alle esigenze di
assorbimento della disoccupazione.
Se il pinerolese vuole togliersi da una
situazione di emarginazione crescente,
sarà necessario elaborare ipotesi e progetti concreti di sviluppo.
In passato, all’epoca della industrializzazione delle valli nell’800, la nostra chiesa ha collaborato a quella ipotesi di sviluppo, ponendosi concretamente il problema della formazione scolastica di base
(scuole Beckwith) e della formazione di
una classe dirigente (Collegio di Torre).
Nel boom economico l’attenzione culturale alla formazione è stata puntuale (convitti a Pinerolo e nelle valli). Oggi si pone
un problema analogo, in un momento però in cui i caratteri dello sviluppo sono
ancora tutti da definire. Mi pare perciò
necessario affrontare contemporaneamente le questioni : quale sviluppo? quale formazione?
Se si pensa ad uno sviluppo rispettoso
dell’ambiente, della cultura e della storia
locale, ad uno sviluppo autocentrato basato sulle risorse locali, non c’è dubbio
che Tipotesi turistica legata alla valorizzazione dei beni culturali (in senso ampio)
« valdesi » vada perseguita. Qui c’è una
responsabilità delle chiese e degli enti locali delle vallate. C’è poi da pensare ad
orientare il volontariato giovanile, un settore ampio e in crescita, verso Tacquislzione di una formazione professionale con
contenuti innovati nella stessa concezione
del lavoro.
Giorgio Cardio!
8
8 vita delle chiese
12 febbraio 1988
Í
SETTIMANA PER L’UNITA’ A FOGGIA E ORSARA
Quando manca
la preghiera
Scambi di visite per gli incontri ecumenici - Un dibattito condotto
in maniera discutibile - Il senso del parlare spontaneamente con Dio
Iniziative sia positive che negative hanno caratterizzato questa settimana ecumenica di preghiera per l'unità dei cristiani.
Serate liturgiche, scambi di
pulpito e una tavola rotonda
hanno visto impegnate le varie
confessioni religiose presenti a
Foggia ed Orsara di Puglia.
A dare il via alle attività è
stata la serata liturgica organizzata ad Orsara. Martedì 19
gennaio, ¿le ore 18, la chiesa
valdese era già gremita di gente. Dopo due anni cattoUci e
valdesi si incontravano nuovamente per ascoltare e per pregare insieme. Il past. Dino Magri si è Incaricato della parte
liturgica mentre il sacerdote
della chiesa cattolica, don Salvatore Ceglia, ha rivolto un
messaggio sul passo di I Giov.
4: 19: « Noi amiamo Dio perché
egli per primo ci ha mostrato
il suo amore ».
Venerea 22 la comunità valdese ha ricambiato la visita e
nella parrocchia di S. Nicola
di Bari si è ripetuto rincontro
ecumenico durante il quale Magri ha rivolto un messaggio su
un passo tratto sempre da
I Giov.: «Dio ha mandato Gesù, suo Figlio, per salvare il
mondo ». Due serate senza dubbio positive, sia per la partecipazione che per la volontà di
riaprire im dialogo tra le due
stanza buona la partecipazione.
Sono intervenuti don Michele
Pistillo (vice pres. della Commissione Ecumenica Diocesana),
il prof. Emilio Benvenuto (anziano d’Israele della Chiesa di
Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni) e il pastore Dino
Magri (Chiesa Valdese). Un
aspetto deludente,, e del quale
penso che sìa opportimo discutere prima delle prossime attività ecumeniche, è lo spazio
limitato che si lascia alla preghiera. C’è da chiedersi che senso abbia definire queste giornate che si organizzano come giornate « di preghiera » se poi, di
fatto, si dà più spazio al messaggio dei vari rappresentanti e
al canto. E’ vero che anche il
canto è una forma di preghiera, è vero che nella liturgia si
possono inserire preghiere con
la forma responsoriale, ma è
anche vero che la preghiera più
autentica è quella spontanea, è
il mio parlare con Dio anche
dei miei sentimenti e delle mie
emozioni.
Il tema di questa settimana
« di preghiera » era « l’amore
di Dio caccia via la paura », e
coloro che sono stati chiamati
ad intervenire hanno spiegato
il loro modo di intendere questa paura (paura dell’ecumenismo, paura dell’atomica, paura della fame, ecc.) ma forse
non è stato toccato un campo
in cui questa paura si m'anifesta in modo preoccupante: la
preghiera. Moltissimi hanno
paura di pregare, ed in molte
chiese e durante molte attività
ecumeniche si evita il momento delle preghiere spontanee
perché si ha la «paura» del silenzio, nel caso che non vi sia
nessun coraggioso che si faccia
avanti. Ma anche il silenzio può
essere una forma di preghiera: un momento nel quale si
ha la possibilità di pregare dentro di sé, se non si ha la forza di pregare ad alta voce. La
preghiera spontanea è forse
l’unica occasione che viene offerta al membro di chiesa di
partecipare attivamente al culto ed è bene continuare ^ offrirla, cercando di abbattere la
coltre di paura che la circonda, rivalutando il pregare
con gli altri e per gli altri.
D. M.
COSENZA - DIPIGNANO
chiese.
Meno positiva l’iniziativa proposta ed organizzata a Fog^a
dalla Libreria Edizioni Paoline
e dalla Commissione Ecmnenioa Diocesana. La tavola rotonda tenutasi mercoledì 20 gennaio presso l’Auditorium della
Biblioteca Provinciale di Foggia
sul tema: «Le chiese in dialogo»,
prendendo lo spimto dal « librointervista » di Alceste Santini
« Mille anni di fede in Russia »,
ha dato il via ad una discussione sulla chiesa ortodossa russa alla quale pensavano di dover intervenire anche gli esponenti delle chiese evangeliche
invitati per l’occasione. Ma ciò
a cui si è assistito è stato un
dialogo tra l’autore del libro,
Alceste Santini, e gli invitati
cattolici. Anche l’arciprete della Comunità Ortodossa Rumena
di Firenze, Petre Coman, dopo
im suo intervento iniziale, è
stato messo da parte per tutto
il tempo dei lunghi interventi,
risultati troppo tecnici e rivolti ai soli «addetti ai lavori».
Gli esponenti delle chiese evangeliche hanno avuto il loro breve spazio al termine, quando
al pubblico, ormai notevolmente calato di numero, è stata concessa la possibilità di rivolgere delle domande sull’argomento trattato, domande che per lo
più non hanno avuto risposta.
Inoltre, sempre a Foggia, giovedì 21 si è svolta una serata
ecumenica presso il teatro SS.
Guglielmo e Pellegrino. Abba
Ecumenismo
nuove
In alcune occasioni riscontrata un'accoglienza non prevista - Un panorama molto variegato
Le comunità di Cosenza e di
Dipignano, in occasione della
settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, sono state impegnate in quattro culti interconfessionali in città, e sono state invitate a partecipare a due
diverse liturgie in parrocchie cattoliche della provincia.
teologicamente sul serio, da parte di ogni confessione cristiana,
la testimonianza offerta dalle altre.
Il primo culto interconfessionale si tenne il 18 gennaio, nella
sala valdese di Corso Mazzini,
rimbiancata e dotata di nuova
illuminazione interna per l’occasione. AH’iniziativa hanno partecipato la comunità avventista e
la Commissione diocesana per
l’ecumenismo, che è stata la promotrice degli incontri.
Notevole differenza si è registrata nei messaggi proposti nel
corso dei culti ecumenici. Nella
sala valdese si è accentuata l'unità nella fedeltà all’unico disegno di salvezza che in Cristo si
è manifestato per tutta l’umanità, e la necessità di prendere
Nella parrocchia cattolica di
San Giovanni Battista si è proposto il progetto cattolico suli’ecumenismo, che privilegia l’unione delle istituzioni ecclesiali.
Nella comunità greco-cattolica
di rito bizantino si è preferito
fare riferimento alla tradizione
delle chiese dell’Oriente, senza
t>eraltro toccare i temi scottanti del dialogo cattolico-ortodosso, e senza portare il discorso
alle sue ultime conseguenze, allorché si parlava dei tentativi
di « latinizzare » i greci e gli albanesi residenti in Calabria e in
Sicilia.
Gli avventisti hanno parlato
più di pace che di ecumenismo,
facendo seguito ad una iniziativa interconfessionale su questo
tema che aveva preceduto la settimana di preghiera per l’unità.
TAVOLA VALDESE
Comunicato
La Tavola, vista la richiesta del Consiglio della
Facoltà votata nella riunione del 21.12.87, notifica
la vacanza della cattedra di Teologia pratica. L’elezione del nuovo professore dovrà aver luogo nella
sessione sinodale dell’agosto 1988 (RF art. 28, RZ
art. 20 A).
CORRISPONDENZE
Impegno ecumenico
contro la lebbra
MARSALA-TRAPANI — «LA
more di Dio scaccia la paura»
anche dalla piccola comunità di
Marsala. Voglio manifestare a
tutti la gioia mia e di tutti i partecipanti alla settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
Ho sentito di moratorie, di riflussi, di ripensamenti. Invece,
qui a Marsala l’ecumenismo è
una pianta sbocciata dia poco, è
preziosa, ci si guarda dal calpestarla.
Abbiamo cominciato in sordina con la collaborazione del
nostro pastore e di don Giuseppe Biondo, parroco nella zona
di Sappusi.
Lunedì 18 e giovedì 21 gennaio la nostra piccola, ma compatta, comunità si è ritrovata
in preghiera e meditazione nella
parrocchia di don Giuseppe,
mentre martedì 19 la comunità
di Sappusi si è trasferita nel
nostro modesto locale di culto.
Per la prima volta in provincia di Trapani, cattolici e vaidesi abbiamo trovato motivi di
unità e momenti di gioia nello
stare assieme all’ascolto della
Parola del Signore.
Abbiamo concretizzato una
colletta in comune (L. 106.000)
a favore dei lebbrosi e destinata alla Missione Evangelica contro la lebbra.
Inatteso ci è giimto un invito da Castelvetrano per un incontro ecumenico: relatori il
nostro pastore Laura Leone, il
papas di rito bizantino Paolo
Gianfrida ed il prof. Francesco
Stabile, cattolico.
E tutto è avvenuto in forma
solenne e sincera, con reciproca stima ed interesse, domenica 24 gennaio.
I partecipanti erano intorno
ai trecento, presso Tauditorium
« L. Porosi », e molto interessanti tutti gli interventi, ma presto il tempo si è manifestato
un tiranno e ci si è dovuti lasciare con un ’’arrivederci a
presto”.
Una felice sonpresa sono stati
i due incontri con parrocchie
cattoliche nella zona di Rogliano, dove sia i valdesi che gli avventisti sono stati accolti con vivo interesse. Si è constatata una
disponibilità all’ascolto di esperienze diverse molto maggiore di
quanto ci si potesse aspettare,
e molto rispetto, oltre che accoglienza, per la testimonianza
offerta dalla Riforma protestante.
L’esperienza fatta ha portato
ad una prima, importante constatazione: la diversità interna
del cattolicesimo italiano, anche
in una delle regioni meno laiche,
quale è la Calabria. C. M.
la sera ci siamo ritrovati a casa del nostro pastore per una
cena fraterna. Ma eravamo in
pochi: finora l’agape resta un
sogno per la mancanza di un
locale idoneo.
Culti ecumenici
• Il 20 dicembre il culto
a Marsala è stato presieduto
dai ragazzi del catechismo, con
letture bibliche, inni, confessione di fede. E’ stata rappresentata una scenetta sull’attesa e
la venuta del Messia, anche
con l’aiuto dei bambini che partecipano alla scuola domenicale.
Il pastore e la comunità hanno ringraziato questi piccoli diciotto fratelli nella fede col dono del tradizionale panettone.
Ci accorgiamo continuamente di
come il Signore benedice la nostra piccola comunità. Al culto
di Natale avremmo desiderato
un locale più ampio, molti simpatizzanti si sono uniti a noi
nella preghiera (non hanno minimamente risolto il problema le sedie pieghevoli che il
fratello Denaro tiene pronte in
macchina per ogni evenienza).
Un sentito ringraziamento va
espresso al fratello Franco Stirano, marito del nostro pastore
Laura Leone, per come ha reso
accogliente il locale del culto,
imbiancando le pareti e pitturando porte e inflssi; ora abbiamo anche la buca per la
posta!
• Da tempo attendevamo la
preannunciata visita del pastore F. Gibson e il 9 gennaio la
comunità di Marsala si è spostata a Trapani, per un culto
comune e per ascoltare il messaggio dell’illustre ospite. Ci siamo sentiti uniti alle varie comunità dIAmerica e abbiamo
anche ascoltato le loro voci in,
canto, registrate su cassetta. Il
pastore Gibson ci ha esortato
ad essere praticanti della giustizia di Dio, contro ogni forma
di oppressione umana, comunicandoci l’esperienza dei santuari in USA per proteggere profughi e perseguitati politici. Al
MESSINA — Durante le festività abbiamo avuto diversi momenti comunitari: sabato 19 dicembre il bazar dell’Unione femminile, che ha avuto un successo senza precedenti ; domenica 20 il culto luterano, ben
frequentato e tenuto dal pastore Alberto Saggese; lunedì 21
un incontro ecumenico nella
nostra chiesa con diversi fratelli cattolici ed evangelici. Il
giorno di Natale ha visto una
chiesa piena e, intonato all’atmosfera, un vero abete con tante candeline di cera che si sono consumate per intero durante l’ora del culto. Domenica 27
la comunità ha avuto il piacere
di vedere la sorella Natalia Cordare accompagnata dai Agli.
Il r gennaio è stato tenuto,
come di tradizione, il culto di
Capodanno dal pastore G. Lento.
• Nell’ambito della « settimana
di preghiera per l’unità dei cristiani» la nostra comunità ha vissuto uno storico avvenimento ;
un culto ecumenico, per la prima
volta, con il pastore valdese
Giovanni Lento e l’arcivescovo
archimandrita mons. Ignazio
Cannavò, ha avuto luogo lunedì 18 gennaio, nella chiesa di
S. Antonio abate, al centro della città. La chiesa era piena,
la presenza evangelica cospicua,
anche se numericamente inferiore a quella cattolica, e rilevante il numero dei fratelli
cattolici presenti. Alla base di
tutto il culto c’è stata la Parola
di Dio, il suo ascolto, il suo
messaggio.
Dapprima il pastore Lento,
dopo aver messo in risalto come dal Nuovo Testamento emerga un fatto fondamentale,
che l’unità della chiesa coesiste nella diversità delle chiese, della loro organizzazione, del
loro modo di presentare il messaggio cristiano, ha meditato
sul testo della 1’ epistola di
Giovanni 4: 17-21: « Chi dimora
nell’amore dimora in Dio e Dio
dimora in lui » con un sermone biblicamente fondato, come
è nella tradizione evangelica,
che ha trovato ascoltatori attenti in tutti i presenti. Il messaggio evangelico è risuonato in maniera chiara e decisa. Indi l’arcivescovo mons. Cannavò
ha tenuto una omelia sul testo
di Matt. 8: 23-27, invocando lo
aiuto di Dio su tutti gli uomini
che si trovano nel difficile cammino verso l’unità. Tutta la celebrazione è stata poi inframmezzata dai canti della corale di S. Antonio abate. Le letture dei passi biblici sono state tenute da due laici, un cattolico e una valdese, e nello
spazio riservato alle preghiere
spontanee fratelli di ambedue
le comimità sono intervenuti, a
testimoniare della presenza dello Spirito Santo fra noi. E’
stato un momento benedetto,
ricolmo della grazia di Dio, che
è Signore e dà la vita.
VERCELLI — Giovedì 18 febbraio, alle ore 21, presso i locali della Chiesa metodista di via Sodo 18, il Centro d’incontro Evangelico organizza
una conferenza-dibattito, tenuta dal
pastore Gian Maria Grimaldi, dal titolo: « Anno mariano ed ecumenismo ».
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12 febbraio 1988
vita delle chiese
A COLONIA VALÚENSE DAL 14 AL 18 FEBBRAIO
Il Sinodo delle Chiese valdesi
del Rio de ia Piata
Missione, campo di lavoro, facoltà di teologia oggetto di lavoro in commissioni di studio - Particolare attenzione al tema dell’ecumenismo
Domenica 14 febbraio (in piena estate nell'altra parte dell’emisfero), al « Parque 17 de
febrero » di Colonia Vaidense, si
aprirà con un culto pubblico presieduto dal pastore Ruben Artus
la XXIV Asamblea Smodai Rioplatense. Nel corso del culto verrà consacrato pastore il candidato Hugo Armand Pilon.
Il Sinodo di quest’anno, come
è abitudine dell’area rioplatense,
dopo aver ascoltato la relazione
della commissione d’esame, si
articolerà in commissioni di lavoro che esamineranno da vicino i vari problemi della chiesa:
missione, sistemazione del campo di lavoro, rapporto con la
Facoltà di teologia di Buenos
Aires (ISEDET), finanze, ecumenismo. Le commissioni relazioneranno poi al Sinodo, che assumerà le sue decisioni.
Nella serata di lunedì 15 e
martedì 16, oltre ai saluti dei
tari delegati in rappresentanza
delle chiese invitate, il Sinodo
adronterà un tema importante:
« (lesti Cristo è il Signore ». Si
interrogherà cioè sulla testimonianza della chiesa, nei paesi latinoamericani, sul tema centrale della missione e della evangelizzazione cristiana.
Giovedì 18 febbraio, il Sinodo
procederà alle elezioni della Mesa vaidense e delle altre commissioni sinodali.
Il culto di Santa Cena concluderà il Sinodo.
Tra i temi di particolare interesse del Sinodo vi è quello dell’ecumenismo. Infatti le chiese
valdesi deU’area rioplatense hanno rinsaldato i loro legami con
la famiglia riformata latinoamericana, specie con la Chiesa riformata argentina, che invierà
ben quattro delegati al Sinodo
e che ha chiesto alla Mesa vaidense di partecipare con un suo
membro alla Commissione missionaria e a quella diaconale di
quella chiesa. Con le chiese metodiste i rapporti di collaborazione crescono; una candidata al
ministero pastorale, Ana Maria
Barolin, sta attualmente facendo
la sua prova presso una chiesa
metodista.
Le chiese valdesi parteciperanno inoltre. Tanno prossimo, alla Assemblea delle Chiese Latinoamericane (CLAI), che si terrà in Brasile.
Nella attività ecumenica internazionale le chiese valdesi parteciperanno attivamente al lavoro
ecumenico del « decennio della
donna » ed hanno nominato, quale propria rappresentante presso il Consiglio Ecumenico delle
Chiese per questo progetto, Julia
Campos.
Sul piano del campo di lavoro, il Sinodo dovrà risolvere il
problema posto dalle chiese del
« Norte uruguayo » (Arroyo Negro e Paysandu) che, secondo i
regolamenti, non possono eleggere il loro pastore non essendo
chiese autonome, ma che lo hanno sempre fatto in passato in
base ad un accordo con la Mesa. Analoga sitUEizione riguarda
anche le chiese di Bahia Bianca, Montevideo e Colonia Belgrano.
Giorgio Gardiol
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
II
Vacanze insieme
99
avrà luogo una assemblea per
nominare i deputati al Sinodo
ed alla Conferenza distrettuale.
ANGROGNA — E’ Stato prorogato al 29 febbraio il termine
utile per la prenotazione al soggiorno : 7 famiglie «Vacanze insieme », , . martedì 2 a domenica
7 agosto dia « Cà d’ia Pàis » del
Bagnóoii La quota di partecipazione è il 45.0()0 lire per persona,
a cui bisognerà aggiungere la
sudd; visione della spesa per il
vitto (cassa comune), da concordare con i partecipanti. Iscrizioni da Franco Taglierò, al
pre.sbiterio.
Battesimo
FRALI — Durante il culto del
24.1 Mauro e Lucetta Garrou
hanno presentato per il battesimo il loro figlio Luca.
• Un altro lutto ha colpito la
nostra comunità. Ci ha lasciati,
dopo lunghe sofferenze. Luigi
Peyrot (Cugno). Ai suoi familiari va l’espressione della nostra
solidarietà.
• Ringraziamo qui tutti coloro
che hanno dato il loro lavoro per
la ristrutturazione del bagno della casa pastorale. Vi segnaliamo
anche che i lavori di rifacimento dell’impianto elettrico sono
terminati.
• Sabato 13 febbraio è convocato il concistoro, alle ore 20,
presso il presbiterio.
Auguri!
PRAMO'LLO — Domenica 24
gennaio hanno partecipato al culto Silvia Bounous e Edoardo
Ribet, che festeggiavano il loro
50P anniversario di matrimonio.
Au^riamo loro ancora tanti anni insieme, sotto lo sguardo del
Signore.
• Lunedì 1® febbraio ha avuto
luogo, a S. Germano, il funerale
del fratello Ludovico Bounous,
originario di Pomeano e deceduto alle Carde, all’età di 90 anni.
Ai familiari esprimiamo le condoglianze e la solidarietà cristiana di tutta la comunità.
Calendario
Serata di canti
Giovedì 11 febbraio
VILLAR PELLICE — Sabato
13 febbraio, alle ore 20.30, nel
tempio valdese il Coretto di Torre Penice offrirà una serata di
canti.
• Domenica 28 febbraio avrà
luogo un’assemblea di chiesa per
l’esame della relazione annua ’87
e per l’approvazione del preventivo per Tanno 1988.
Relazione finanziaria
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
PINEROLO — La riunione del Collettivo è fissata alle ore 20.45, presso la comunità di San Domenico (V.le
Savorgnan d'Osoppo,1). Dopo lo studio biblico curato dal can. Gabriele
Mercol, Il past. Sergio Ribet presenta il tema: « Le paure del domani.
Giustizia, pace e conservazione della
creazione ».
Assemblea di chiesa
TORRE PELLICE — Domenica 21 febbraio, dopo il culto.
PINEROLO — Domenica 21
avrà luogo un’assemblea di chiesa in cui discuteremo la relazione finanziaria presentata dal
concistoro.
Lunedì 15 febbraio
□ INCONTRO PASTORALE
TORRE PELLLICE — Con inizio alle
ore 9,15 si tiene presso la Casa
Unionista l'incontro del Pastori del Ili
Distretto. La meditazione di apertura
è presentata da Dario Tron, mentre
Klaus Langeneck introdurrà la discussione sul tema: L'etica del ruolo pastorale. L'incontro continua nel pomeriggio.
Sabato 20 febbraio
□ CONVEGNO EGEI
VILLAR PEROSA — Presso il convitto valdese, con Inizio alle ore 16, al
svolge un convegno sulla questione
palestinese: l'incontro prosegue domenica 21.
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Le celebrazioni
del XVII Febbraio
La settimana valdese, nella quale si ricorda l'editto di emancipazione
del 17 febbraio 1848, avrà il seguente programma:
VAL GERMANASCA
PRALI — Mercoledì 17, alle ore 10,30, culto con partecipazione deila
corale e della scuola domenicale. Alle ore 12.30, pranzo in comune ai
quale seguiranno messaggi sulie chiese protestanti del Nord America.
Ospite il past. Donald Fox della chiesa di lingua ingiese di Torino.
PERRERO — Mercoledì 17, ore 10, culto presieduto da Febe Rossi
Cavazzutti, cui seguirà alle ore 12.30 il pranzo comunitario e l'illustrazione dei problemi dell'apartheid in Sud Africa.
MASSELLO — Mercoledì 17, alle ore 11, culto ai Reynaud.
VILLASECCA — Mercoledì 17, alle ore 10, culto presieduto da Franco Calvetti, cui seguirà, alle 12.30, ii pranzo comunitario e un ricordo
storico di Franco Calvetti: « scuole di quartiere e loro importanza ».
Sabato 27, alle ore 20.30, e domenica 28, alle ore 14.30, la Filodrammatica presenterà il lavoro Grosso pasticcio giallo ».
POMARETTO — Lunedì 15, alle ore 20.30, la chiesa incontrerà il moderatore Franco Giampiccoli.
Martedì 16, alle ore 20, vi sarà una fliaocolata a cui seguirà l'accensione dei falò.
Mercoledì 17, alle ore 8.30, partenza dei cortei dalT”EicoloGrando”
e da Inverso Rinasca (Fleccia). Alle ore 10, culto. Alle 12.30, pranzo
comunitario con ia partecipazione del pastore Paolo Marauda, di Gerard
van Bruggen e di un gruppo di studenti in teologia di Ginevra. Alle ore
20.30, la filodrammatica presenta il lavoro « Carissima Rulli » di N.
Krasna. Repliche ii 27 e 28 febbraio.
VAL CHISONE
VILLAR PEROSA — Mercoledì 17, il culto si tiene nel tempio alle
10.30. Alle 12.30, ha luogo il pranzo comunitario al convitto, a cui seguirà la proiezione di un filmato sulla storia valdese.
SAN GERMANO — Mercoledì 17, al culto che sarà tenuto dal past.
Daniele Garrone, della Facoltà di teologia, seguirà il tradizionale pranzo.
Alle 20.45, si terrà la prima delle serate organizzate dalla rinata Filodrammatica (le repliche avranno luogo sabato 20 e domenica 21). Dato
il limitato numero di posti a sedere, occorrerà prenotarsi.
Venerdì 19 il moderatore Franco Giampiccoli sarà ospite alla riunione del quartiere dei Gondini, che si terrà presso l’Asilo dei vecchi alle 20.30.
PRAMOLLO — Mercoledì 17 il culto con Santa Cena Inizierà alle 10;
seguirà il pranzo comunitario presso la sala del teatro (il prezzo è di
L. 15.000). Alle 20.30, la Filodrammatica presenterà una commedia brillante di F. Roberto dal titolo: « Metti una suocera in casa » e una farsa. Lo spettacolo verrà replicato sabato 20, alle 20.30.
PINEROLESE
PINEROLO — Martedì 16, alle 20, si accenderanno i falò all'AbbadIa
e in v!a Davico. Subito dopo avranno luogo le riunioni nelle case Bertalot-Bounous e Long.
Mercoledì 17, alle ore 10, avrà luogo il culto con Santa Cena e alle
19.30 si terrà la cena comunitaria con la partecipazione del moderatore
(per le prenotazioni rivolgersi a Vera Long - tei. 71597).
PRAROSTINO — Martedì 16, dal falò del Roc partirà la fiaccolata del
giovani che terminerà a S. Bartolomeo. La partecipazione è libera. Successivamente i giovani si incontreranno al presbiterio. Mercoledì 17, il
culto con S. Cena e corale si tiene alle 10.30. Il pranzo è alle 12.30,
presso il ristorante Tarin (L. 18.000, prenotarsi presso Giulio e Ida Forneron). Alle 15.30, proiezione di diapositive sulle chiese del Rio de La
Piata, con Sergio Ribet e Mariattne Hintermliller.
SAN SECONDO — Martedì 16 è prevista la partecipazione al falò
del Roc a Prarostino. Mercoledì 17, il culto con Santa Cena e partecipazione della corale si terrà alle ore 10.
VAL PELLICE
TORRE PELLICE — Martedì 16, dopo i falò, avrà luogo ai Coppieri
un incontro con il past. Giorgio Bouchard.
'Mercoledì 17, il culto con Santa Cena si terrà alle ore 10. Alle
20.45, nel tempio, la Filodrammatica proporrà un libero adattamento dal
dramma ■ Il bivio » di E. Quattrini, con partecipazione della corale. La
serata sarà replicata sabato 20.
LUSERNA S. GIOVANNI — Martedì 16 una fiaccolata organizzata dai
cadetti partirà dal piazzale del tempio alle ore 19. Attraverso i sentieri
della collina arriverà al falò di Ciò 'd Mai, dove il moderatore rivolgerà
un messaggio.
Mercoledì 17, il pranzo, curato dalla Commissione ricevimenti, avrà
luogo alla Sala Albarin. Chi intende parteciparvi deve prenotarsi presso
l'edicola Malanot-Meynet agli Airali o presso la segreteria dell'Asilo
valdese.
BOBBIO PELLICE — Domenica 14 avrà luogo il culto con Santa Cena e partecipazione della corale. Mercoledì 17 il culto, con i bambini
della scuola domenicale, sarà presieduto dal past. Giorgio Bouchard. Nella serata la Filodrammatica presenterà il dramma « La bolna ».
VILLAR PELLICE — Mercoledì 17, al culto seguirà una recita dei
bambini. Alle 12.30 avrà luogo II pranzo comunitario, e alle 20.30 il
gruppo giovanile della Piantà presenterà la commedia « Il medico e la pazza » nella sala ristrutturata.
RORA' — Martedì 16, I falò si accenderanno alle 20 a Ca di Massa.
Mercoledì 17, il culto si terrà nel tempio, alle 10.30, con partecipazione
della corale. Alle 12.30 avrà luogo l'agape fraterna, per la quale occorre
prenotarsi presso Vilma Modina (91308). Nel pomeriggio si terrà una
proiezione di diapositive sul Rimpatrio a cura di Susanne Labsch e Albert De Lange.
ANGROGNA — Mercoledì 17, il culto sarà presieduto, alle 10.30,
dal moderatore Franco Giampiccoli, che parteciperà anche alla successiva
agape fraterna. I biglietti del pranzo, organizzato dall'Unione femminile,
sono disponibili presso gli anziani, a L. 15.000. Nel pomeriggio è previsto anche unprogramma di canti animato dalla corale. Alle 15 verrà
riproposto il filmato « Il prezzo della libertà », girato dall'équipe di "Protestantesimo" in collaborazione con la corale. Alle 16 è previsto un
messaggio del past. Platone dagli USA.
DIBA’TTITO "
Lunedì 15 febbraio, alle ore 20.45, presso l'Auditorium comunale di
Corso Piave a Pinerolo, il nostro giornale organizza un'intervista-dibattito
a Giorgio Bouchard sul suo libro « I Valdesi e l’Italia » (ed. Claudiana).
Intervisteranno l'autore Piera EgidI, del nostro comitato di redazione, e Francesca Spano, direttrice di Gioventù Evangelica.
Una occasione per discutere Insieme del nòstro impegno nel paese
di cui slamo cittadini a pieno titolo solo da 140 anni (che sono anche
gli anni del nostro settimanale, che è stato fondato nell’agosto del 1848).
10
10 valli valdesi
12 febbraio 1988
I
Non c'è pace
al Circolo
didattico
FERROVIA PINEROLO-TORRE PELLICE
PINEROLO
Un anno per lavorare fo’'®®- ®
TORRE PELLICE — Ancora
problemi al Consiglio di Circolo di Torre Pellice. In meno di
un anno molte vicende non troppo chiare ne hanno caratterizzato l’attività, dalle dimissioni
dell’ex presidente Guido Marcello, a seguito del contestato convegno sulTora di religione in periodo elettorale della scorsa primavera, alle dimissioni del successore, Paola Bertolè, presentate
nelle scorse settimane, a causa
della mancata surroga di alcuni
membri decaduti, cosa che, secondo l’ex presidente Bertolè,
toccava al direttore didattico,
prof. Eynard.
Recentemente poi la riunione
del Consiglio, che secondo la convocazione doveva provvedere alTelerione di un nuovo presidente, non ha potuto avere regolare svolgimento in quanto è mancato il numero legale dei membri, pare a causa di uno « sciopero » dei consiglieri.
La vicenda sembra assumere
i tratti di una bega personale
e c’è già chi minaccia il ricorso
alla sede giudiziaria...
La riunione del Consiglio regionale che doveva occuparsi del
problema del ventilato taglio di
oltre 500 chilometri di linee ferroviarie del Piemonte è stata
preceduta dall’approvazione, il 2
febbraio, di un emendamento alla legge finanziaria p>er il 1988
da parte della Camera dei Deputati in cui le Ferrovie sono
invitate, entro un anno dall’entrata in vigore di detta legge, a
« provvedere alla revisione economica e gestionale delle linee
a scarso traffico al fine del recupero e ampliamento dell’utenza del servizio ferroviario, anche
attraverso la cessione delle linee
e degli impianti a società cui
possono partecipare le Regioni
interessante (...) ».
Di questo l’assessore regionale ai trasporti ha informato l’assemblea, così come sono stati resi pubblici i primi dati di uno
studio, avviato dal Ministero dei
trasporti, che ha l’obiettivo di
ottenere ima verifica tecnico-e
conomica dello stato delle linee
ferroviarie. Per quanto riguarda
la tratta Pinerolo-Torre Pellice
« i risultati deU'analisi economica sono favorevoli al mantenimento dell’esercizio ferroviario.
Il costo del tempo è critico, per
cui la soluzione ferroviaria non
appare particolarmente solida.
Questo renderà necessaria l’attuazione dei programmi di integrazione con gli autoservizi, al
fine di ottenere una più consistente domanda ferroviaria ».
Seguono alcuni dati: un disavanzo nel 1987 di 2.245 milioni,
con una incidenza sul costo globale di circa T85% per il personale che, malgrado le riduzioni
di orario intervenute, vede ancora l’impiego di quasi 4 agenti
per chilometro. Mentre su questa cifra possiamo rilevare come consistente l’apporto di un
numero elevatissimo di passaggi a livello, si dimostra molto
confortante il dato di oltre 2.000
viaggiatori al giorno rilevato da
questa indagine.
E’ chiaro comunque che la Regione dovrà impegnarsi in prima persona e su questo sono
stati d’accordo i consiglieri intervenuti nel dibattito, a patto
di avere nell'Ente Ferrovie adeguata controparte evitando, come è accaduto nello scorso anno,
di stanziare 2.200 milioni per
l’abolizione di passaggi a livello,
senza potervi dare concreta attuazione per mancanza di garanzie da parte delle FFSS sul mantenimento delle linee.
P.V.R.
giorni,
si farà la
nuova giunta
Giovedì 11 febbraio, alla conferenza dei capigruppo, verrà con
tutta probabilità annunciata la
« conciliazione » delle forze politiche che componevano la maggioranza fino a qualche mese
fa. DO, PSI, PSDI annunceranno di voler procedere ad un
nuovo esperimento amministrativo. Rimane fuori, rispetto alla precedente formula, il PRI,
accusato dai partner del precedente quadripartito di essere
« destabilizzante ». I numeri di
questa alleanza sono gli stessi
del precedente quadripartito. La
maggioranza è di 25 consiglieri,
come prima, essendo stati sostituiti i due consiglieri repubblicani con due consiglieri ex liberali passati, come indipendenti, uno al gruppo socialista ed
uno al gruppo socialdemocratico.
Il sindaco dovrebbe continuare ad essere il democristiano
Trombotto.
XVII FEBBRAIO
SAN SECONDO
Non bruciamo Superare vecchi problemi
le gomme!
In vista del 17 febbraio abbiamo ricevuto due lettere, che per
esigenze di spazio pubblichiamo
in sintesi, da parte del sig. Ercole Paschetto di Prarostino e
del Comitato Ambiente Val Pellice. In esse « si esprime preoccupazione di fronte all’abitudine
diffusa di ardere, insieme alle
tradizionali fascine, o al loro posto, pneumatici usati raccolti
presso le varie officine. La maleodorante combustione della
gomma libera numerose sostanze tossiche per l’organismo umano e mal si inserisce quindi nello spirito di gioia della ricorrenza. Ne consegue dunque un ’’caldo” invito a tornare alle allegre
e scoppiettanti fiamme delle fascine! ».
Poco pubblico ad assistere alla seduta del Consiglio comunale del 28 gennaio, forse per le
molte ratifiche di delibere di
Giunta, che di solito sono noiose
e senza discussione. Invece sono
state proprio queste a vivacizzare il dibattito, poiché ben tre
di esse servivano a ripianare i
guai della passata amministrazione.
La prima di queste si riferiva
al depuratore che è stato costruito senza aver prima nominato
un direttore dei lavori e dopo
aver revocato l’incarico al progettista dell’opera. In seguito fu
nominato un niiovo direttore dei
lavori che, non avendo la necessaria documentazione, rinunciava all’incarico, mentre nel frattempo anche l’impresa, non sapendo come proseguire, sospendeva il tutto. In questa situazione, la nuova amministrazione
chiedeva al Genio Civile una verifica nominando un esperto regionale che a sua volta, senza
una documentazione iniziale, era
nell’impossibilità di proseguire.
A questo punto, la Giunta nominava un altro professionista di
sua fiducia da affiancare al tecnico regionale al fine di districare (si spera) la complicata matassa. E’ da notare comunque
che la costruzione del depuratore è ferma da dieci anni e il suo
utilizzo interesserebbe solo una
parte del paese.
Altra storia complicata è quella riguardante l’attuale scuola
materna di Miradolo, ristrutturata in seguito come asilo nido,
ma della cui destinazione non
fu mai fatta la variazione. Quando la nuova amministrazione
chiese la variazione di destinazione, ci si accorse che l’opera
non era mai stata collaudata.
TORRE PELLICE: CONSIGLIO COMUNALE
Cambierà il regolamento
Il Consiglio comunale di Torre Pellice ha recentemente discusso il regolamento di polizia
urbana. L’attuale, rielaborato negli anni 50, è ormai in parte superato; è necessario averne uno
aggiornato alle esigenze, che sia
equo e soprattutto che possa essere applicato e fatto applicare.
Qui sorge il problema di che cosa è lecito chiedere e ciò che è
lecito vietare. Non tutte le opinioni possono concordare!
Sono d’accordo gli esercizi
commerciali di mantenere pulito
lo spazio antistante le loro aree
di vendita senza mandare la spazzatura al centro della strada o
sul marciapiede del vicino? E
per quanto riguarda lo sgombero
neve, non si può accumulare la
neve sulla pubblica strada; giustissimo, ma allora dove la si
mette? Dove e come possono sostare i nomadi? In quali aree?
Bisogna attrezzarle? A quale ora
vietare l’uso di aspirapolvere, trapani o il suono delle campane?
Come si vede, il campionario di
repertorio era davvero vario ed il
dibattito prendeva la mano con
una certa euforia. A quel punto,
saggiamente, il sindaco proponeva la nomina di una commissione consiliare affinché, con la collaborazione di vari esperti, possa affrontare il problema e riportarlo per una discussione conclusiva.
Alcuni impegni l’Amministrazione li ha comunque presi, approvando interventi per manutenzione straordinaria nell’edificio scolastico di Viale Dante, due
tranches di lavori di 300 milioni
caduna; con la prima si avrà il
rifacimento dei servizi igienici,
compresi anelli della palestra,
accessi facilitati per i portatori
di handicap, la revisione dell’impianto di riscaldamento, il rifacimento delle scale interne, il miglioramento della cucina e della
mensa scolastica; con la seconda, successiva, si interverrà su
problemi più generali della struttura.
Altri lavori approvati: un nuovo mutuo di 45 milioni per terminare l’intervento di ristruttu
razione sullo stabile adibito a
caserma dei carabinieri.
Sempre sui grossi impegni,
l’Amministrazione richiederà la
chiusura del Consorzio per lo
smaltimento dei rifiuti e l’adesione al nuovo Consorzio pinerolese Energia-Ambiente, contando
sul trasferimento del denaro già
richiesto dal primo Consorzio
alla Cassa Depositi e Prestiti
(alTincirca 4 miliardi). La chiusura del Consorzio al momento
attuale pone ancora problemi, in
quanto la ditta che ha vinto l'appalto per l’esecuzione dell’inceneritore non ha potuto iniziare
rimpianto e ritiene di avere un
contenzioso nei confronti del
Consorzio.
Infine, oer coloro che devono
pagare gli oneri di urbanizzazione, è stata accettata la proposta
di rateizzazione: 50% al ritiro della concessione edilizia, 40% allo
scadere dei 6 mesi, il saldo a fine
anno. Ma attenzione a non lasciar
scadere i termini, altrimenti le
sanzioni saranno salate!
Adriano Longo
TORRE PELLICE
VENDO
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Lavori all’Albertenga
« I lavori di consolidamento
del ponte sul Pellice in località
Albertenga si faranno al più presto ». Lo ha dichiarato il sindaco di Torre Pellice in un incontro avuto con il gruppo di lavoro del Comitato difesa ambiente (Pro Natura e CAI) e successivamente in sede comunale. I lavori, il cui costo complessivo sarà sui 20 milioni, dovrebbero essere fatti all’inizio della primavera poiché si teme che la fessura sul pilone centrale del ponte
potrebbe comprometterne iriteramente la stabilità, se sollecitato da piene consistenti.
Il sindaco ha ancora parlato
della visita fatta in vallata da
un funzionario del « Magistrato
del Po », al quale sono stati mostrati i punti in cui il modificarsi dell’alveo del torrente sta
creando i presupposti per una
fuoriuscita dagli argini, se le condizioni atmosferiche primaverili
fossero critiche.
Segreteria C.I.S.L.
PINEROLO — Il consiglio generale della C.I.S.L. di Pinerolo
ha eletto la nuova segreteria
comprensoriale nei signori Franco Agliodo, segretario generale;
Maria Rita Cavallo e Agostino
Vera, segretari.
Solidarietà
quindi il collaudo avrebbe dovuto precedere la variazione. Nominato un collaudatore, egli non
potè effettuare il collaudo perché i lavori non erano stati terminati, e il direttore dei lavori,
che in questo caso era stato nominato, era morto nel frattempo: ecco quindi la decisione di
Giunta di nominare d’urgenza un
nuovo direttore dei lavori per
poter proseguire la pratica e per
poter registrare la variante.
Altro problema legato alla passata amministrazione riguarda una fattura che la nuova Giunta
si era rifiutata di pagare perché
l’impegno di spesa era stato preso dopo la data di emissione della fattura; la ditta si rivolgeva
quindi al tribunale, il quale ingiungeva al Comune il pagamento poiché comunque la fornitura era stata fatta.
A questo punto il consigliere
Sales dichiara di approvare, ma
con amarezza, chiedendosi per
quanto ancora tutto il Consiglio
dovrà dedicare del tempo per
colmare le inadempienze di altri, anziché procedere alla costruzione di opere che si sono
rese ormai estremamente necessarie, come ad esempio la rete
fognaria.
Proprio sul tema fognario, il
Consiglio approvava nella stessa
serata il conferimento dell’incarico di redazione del progetto
generale di massima.
Infine è stato approvato il progetto esecutivo per la sistemazione della viabilità esterna, con
un costo previsto di 505 milioni,
da eseguire con un mutuo da
aprire con la Cassa Depositi e
Prestiti.
Claudio Rivoira
PERRERO — Un incendio,
scoppiato la sera del 13 gennaio, ha distrutto in parte la
abitazione della famiglia Bertalmio di Traverse.
Per manifestare concretamente la solidarietà della popolazione, è stata aperta ima sottoscrizione che si concluderà il
29 febbraio. Chi volesse partecipare all’iniziativa può rivolger
si ai negozi di Perrero.
Pro Loco: elezioni
PEROSA ARGENTINA — La
Pro Loco ha recentemente rinnovato le cariche sociali; esse
risultano così distribuite: presidente Dino Comba; vicepresidente Orlando Gottardi; segretario Giorgio Sorbino; cassiere
Gino Gratis.
Accanto a loro lavoreranno
i consiglieri Remo Bertalotto,
Marcello Botto, Dante Brun,
Valter Bruno, Nino Caggiano,
Ernesto Campanaro, (Alessandro
Passi, Piergiorgio Ferro, Franco
Gaydou, Maria Gratis, Laura Micol, Sergio Pravato, Livio Ridetto, Ugo Richiardone, Angelo
Zanin.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 11 febbraio, ore 17, al Centro d’incontro
avrà iuogo una riunione con II seguente o.d.g.: a) Distribuzione di appelli
per una Azione Urgente per arresti
indiscriminati, decessi sotto tortura,
detenzione "incommunicado” di prigionieri nella Repubblica Federale
Islamica delle Comore (Africa): b)
Appelli per Alì Riza Duman; c) Manifestazione delie candele: analisi; d)
Azione internazionale per i bambini
vittime di violazioni di diritti umani,
impegno dei Gruppo Val Pellice: e)
Azione Urgente per il Perù: scomparsa
di 4 fratelli dai 27 ai 15 anni, dopo il
loro arresto.
Cinema
TORRE PELLICE — Nelfambito della
rassegna del cinema d'autore venerdì
12 febbraio, alio ore 21,15, al cinema
Trento viene proiettato il film « La
casa dei giochi ».
11
12 febbraio 1988
valli valdesi 11
CONVEGNO NAZIONALE A TORRE PELLICE
I
I
I'
I
Veterinaria: parte integrante
deila sanità pubbiica
La veterinaria come momento di prevenzione e perciò di "far salute”
- Una rete di collaborazione da migliorare, anche verso gli agricoltori
Il molo del veterinario si è
andato modificando negli anni,
assumendo sempre più rilevanza nell’ambito della prevenzione,
sia per il controllo degli alimenti di origine animale, sia per
Dalla denuncia
alle proposte
L’obiettivo della riforma sanittu'ia era la salute; nella sua relazione il dott. Rissone, membro
della "Segreteria permanente per
far salute” e coordinatore sanitario deirUSSL 43, ha tra l’altro
detto che « bisogna passare dalla fase della denuncia a quella
delle proposte »; che cosa significa?
« Rispetto all’obiettivo della rifoiina sanitaria non c'è stato l’interesse dei politici nazionali, è
cioè mancato l’appoggio necessario per istituire dei servizi terriioriali che fossero collegati con
la gente. Sappiamo che nel mondo della sanità, come in tutti
gli altri settori, l’interesse di organizzazioni ntafìose, o anche semplicemente industriali, ha degli obiettivi di profitto, ma questa non coincide con l’esigenza
dì salute delle persone. Nell’ambito dell’USSL 43 siamo riusciti
a superare resistenze, problemi
anche di natura economica, ottenendo risultati molto soddisfacenti (penso all’odontoiatria, alVlpertensiote, alla prevenzione,
in generale). Perciò dico che
seppur la denuncia è importante, clnhh’.uuo cercare di essere
proposi lini, a cominciare da ciò
che fari (amo ogni giorno, esponendoci e confrontandoci con gli
altri: i veterinari che hanno partecipato al convegno hanno fatto,
nei ¡oro campo, la nostra stessa
SCI I.OI ».
Dalla parte
dell'allevatore
Indipendentemente dai muta»
menti individuati nel molo del
medico veterinario, il rapporto
con gli allevatori resta uno dei
livelli primari della sua attività;
inte lessante può essere il cercare di capire come viene vissuto
dall’altra parte: questo abbiamo
chiesto a Marco Bellion, rappr^
sentante di un'associazione di
categoria, la Confcoltivatori.
« Anche se le cose sono mutate, il rapporto permane il più delle volte difficile perché il compito del veterinario e gli interessi dell’agricoltore non necessariamente coincidono; fatta questa premessa, bisogna rilevare
■che la situazione generale della
nostra USSL è discreta rispetto
■alla zona di pianura, dove si trovano percentuali di bestiame infetto che raggiungono il 30/o.
Rispetto ai veterinari pubblici
un problema può essere senz altro dato dal turn-over verificatosi nel settore: per questo motivo molte aziende hanno finito
per non ricevere l’assistenza necessaria, oppure non si è potuto
creare quel rapporto tra vetennavio ed allevatore indispensabile per raggiungere determinati
obicttivi. Il nostro auspicio, C(>
me organizzazione sindacale, e
proprio quello che si raggiuriga
presto il pieno organico dell’VSSL per attivare questi rapporti, anche attraverso incontri
nei vari Comuni tra _ funzionari,
politici ed agricoltori ».
l’azione costante a fianco degli
allevatori. L’occasione per ribadirlo è stato il convegno nazionale della Società italiana di sanità pubblica veterinaria, svoltosi a Torre Pellice ma, come ha
sottolineato nella sua relazione
il prof. Adriano Mantovani, dell'Istituto Superiore di Sanità,
« fin dal dicembre del 1929, il
protocollo istitutivo dall’Istituto
Superiore di Sanità prevedeva la
presenza di una unità di medicina veterinaria come parte integrante della sanità pubblica. Di
recente l’attività dell'I.S.S. si è
estesa, in campo veterinario, al
livello intemazionale con la costituzione del Centro di collaborazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ».
Sul collegamento fra il problema della salute per l’uomo e il
servizio di veterinaria si è soffermato anche il presidente della Società italiana di sanità veterinaria, il prof. Gianluigi Redaelli, quando ha affermato:
« Oggi questo legame va nuovamente sottolinealo, perché è
allo stato di salute degli animali che sono direttamente collegabili, attraverso la catena alimentare, le ricadute sulla nostra
salute. La base di partenza per
una medicina veterinaria che ab
bia carattere preventivo è quindi rappresentata da tutti quegli
interventi che assicurino la sanità degli animali degli allevamenti intensivi a carattere industriale. La funzione della veterinaria
pubblica non può essere quindi
limitata alla semplice funzione
ispettiva all'atto della macellazione, ma deve allargarsi a tutti
quegli interventi per la tutela
del consumatore che si rendono
necessari di fronte al prevalere
di situazioni zootecniche finalizzate ad ottimizzare la resa degli animali, sicuramente non prive di problemi residuali ».
Di fronte a questi nuovi orizzonti e ad obiettivi primari,
sono non pochi i problemi. Su
alcuni ha postO' l’accento il prof.
Francesco Pocchiari, direttore
dell’Istituto Superiore di Sanità,
quando ha rilevato che « c’è stata molta difficoltà a stabilire i
collegamenti con realtà esterne
airistituto, e non tanto per carenza di fondi, quanto piuttosto
per mancanza di organizzazione
e di uomini ».
Questo discorso non può avere carattere generale, anzi una
pista da battere sta nel partire
in quelle regioni dove esistano
i presupposti, coinvolgendo Regioni, Università, Istituti nelle ri
cerche, mettendo in campo tutte le conoscenze di tipo chimico, biologico, tossicologico, farmacologico, con un carattere necessariamente interdisciplinare.
Ma p>er una ricerca scientifica
in evidente evoluzione, per una
azione di controllo efficace la via
è quella degli Istituti zooprofilattici, 10 in tutto, presenti sul
territorio nazionale; alcuni dati,
che lasciano intrawedere la necessità di un impegno considerevole, li ha messi in evidenza
il prof. Giorgio Gagliardi: « Neh
l’ultimo trentennio gli Istituti
hanno avuto un enorme allargamento, pur reso inadeguato da
molte difficoltà e incomprensioni di ordine economico, sindacale, politico. Nel 1951 gli esami
prodotti erano 136.745, mentre
nel 1985 sono stati 12.701.830. Molto resta ancora da fare per adeguare gli organici, i finanziamenti e i programmi. E’ necessaria
anche una migliore connessione
con l’Istituto Superiore di Sanità.
Attualmente si renderebbero
necessari, per un efficace controllo, oltre 25 milioni di esami annuali sugli animali, che comportano una spesa unitaria complessiva di 114 miliardi di _ lire. A
questo onere dovrà aggiungersi
la spesa, indispensabile, per la
ricerca scientifica ».
L’obiettivo immediato, dunque,
è di mettere a fuoco i problemi più urgenti che riguardano
i circa 3.000 veterinari impegnati oggi nel servizio sanitario nazionale, per un obiettivo non
nuovo, ma più lontano da raggiungere, e cioè il far salute, verso il quale questo convegno, il
primo del genere, ha rappresentato una importante base di partenza.
Una professione che cambia
Nel corso del convegno abbiamo incontrato il dott. Mario Vaipreda, del servizio veterinario
della Regione Piemonte; quale
deve essere oggi il ruolo del veterinario rispetto all’azienda agricola, tenendo conto che sono
mutate anche le esigenze, a confronto di un passato non lontano, quando l’intervento del veterinario era richiesto quasi esclusivamente al momento della fecondazione di una fattrice oppure in caso di grave malattia di un
animale?
« In effetti il veterinario —
esordisce il dott. Valpreda —
da una attività eminentemente
zooiatrica su chiamata deve passare ad una attività di tipo preventivo; in realtà non si tratta
di un radicale mutamento, in
quanto a lui toccava già il compito del risanamento, che però
veniva ampiamente trascurato a
favore della più lucrosa attività
libero-professionale. Con i nuovi
contratti e la conseguente equiparazione economica ai medici,
i veterinari devono operare
per la prevenzione, nell’interesse collettivo. In particolare si
tratta di garantire la sanità di
base degli allevamenti mediante
una profilassi precisa; un secondo campo di intervento è quello dell’ispezione degli alimenti di
origine animale, con particolare
attenzione al problema dei residui, in modo da evitare i pericoli per la salute dei cittadini ».
Quando il veterinario intei-viene in un’azienda agricola,
molto spesso accade che la scoperta di una malattia (brucellosi, afta, ecc.) venga vissuta dalràllevatore come un danno economico...
« Certamente manca, sia a livello degli allevatori che, in taluni casi, anche dei veterinari una cultura, in quanto per oltre
20 anni si è aggirato il problema. Gli agricoltori devono capire che gli interventi sanitari non
vengono effettuati per penalizzarli o criminalizzarli ma costituiscono un incentivo al miglioramento. Di eventuali problemi
che dovessero insorgere sul piano economico deve farsi carico
l’autorità politica: non è produttivo contestare gli interventi sanitari in quanto la zootecnia non
si migliora tenendosi le vacche tubercolotiche nelle stalle;
ci deve essere un’azione di supporto dell’Ente pubblico. Teniamo conto che, specialmente a
livello montano, l’agricoltura e
l’allevamento hanno funzioni che
vanno al di là della strategia sanitaria, e sono di tipo economico nel campo della tutela dell’ambiente e del territorio più
in generale: ecco perché dico che
l’agricoltura montana va economicamente assistita con decisioni politiche ».
E’ possibile fare delle valutazioni di tipo quantitativo ed economico rispetto ad eventuali perdite derivanti da alcune malattie degli animali?
« Nel pinerolese un gruppo di
veterinari — prosegue Valpreda
— ha effettuato una comparazione fra aziende risanate e quelle
con problemi di tubercolosi e
si è visto che ogni vacca malata costa all’allevatore 245 mila
lire all’anno; magari l’allevatore
non se ne accorge, perché se una
vacca produce 17 litri di latte
invece di 20, pensa che questo
sia il suo "top" produttivo; invece, moltiplicando quei tre litri
per le 300 mila vacche che ci
sono in Piemonte, si mette in rilievo una minor resa di alcuni
miliardi di lire, è stato calcolato che la minor resa quantitativa, unicamente in latte, per gli
allevamenti colpiti da tubercolosi, comporta in Piemonte un danno economico di tre miliardi all’anno ».
Anche rispetto al consumatore, comunque, il problema più
attuale emerso dal convegno non
è tanto di quanto produrre ma
di come produrre, cioè della qualità di ciò che viene offerto sulle nostre mense...
« Sicuramente questo è un punto centrale, che oltretutto consentirebbe un rilancio nella domanda del prodotto carne: rilanciando l’obiettivo del completamento del risanamento da tubercolosi e brucellosi, si farà un
primo passo. Nel contempo si
dovrà arrivare alla cosiddetta certificazione della qualità delle carni bovine: il requisito della qualità sanitaria è fondamentale ».
Servizio a cura di
Piervaldo Rostan
RINGRAZIAMENTO
La moglie e parenti tutti del compianto
Guido Serafino Vinçon
commossi e riconosieenti per la dimostrazione di affetto e di cordoglio tributata al loro caro, ringraziano tutti coloro che con opere di bene, scritti, parole di conforto e presenza, presero
parte al loro dolore. Un grazie particolare ai medici ed al personale dell’Ospedale di Pomaretto, al medico curante dott. Del Din, alla Comunità
Montana e all’A VIS, al parroco don
Trombotto, ai pastori Coïsson e Rutigliano, a tutti gli amici che gii sono
stati vicini durante la lunga .malattia,
in modo particolare a Augusto Tron e
Eraldo Genre.
Pomaretto, 4 febbraio 1988.
RINGRAZIAMENTO
« Quand’anche camminassi nel' la valle deü’ombra della morte io non temerei male alcuno »
(Salmo 23: 4)
I f amiliari di
Luigi Peyrot
ringraziano per la partecipazione al
loro dolore tutti coloro ohe con presenza o scritti hanno voluto ricordare
il loro caro.
Proli - Cagno, 20 gennaio 1988.
« Ho combattuto il buon combattiment^o, ho finito la corsa,
ho serbato la fede »
QI Timoteo 4: 7)
E’ mancato all’affetto dei suoi cari
Giordano Senesi
Annunciano il triste evento la moglie Carla, la figlia Elisabetta, il genero
Antonio, i nipoti Davide e Mical, il
fratello Brunetto, la sorella Vanda, parenti tutti e amici.
La Spezia, 4 febbraio 1988.
« Io sono la luce del mondo;
chi mi segue non camminerà
nelle tenebre »
(Giov. 8: 12)
II 31 gennaio a Buenos Aires è improvvisamente mancato
Riccardo Luchini
Con profondo dolore i frateUi, le sorelie ed i parenti tutti lo annunciano
a quanti lo hanno conosciuto e lo ricordano con affeitto.
Torino, 1 febbràio 1988.
RINGRAZIAMENTO
K UEterno è il rnio pastore,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23: 1)
I familiari della eara
Emma Travers in Gostantino
di anni 53
nell’impossibilità di farlo direttamente, ringraziano tutti Doloro che con
presenza o scritti hanno preso parte al
loro dolore. Un ringraziamento particolare ai membri del Concistoro di Villar
Perosa, alla Croce Verde di Porosa Argentina, al Dr. Picca Coronella e al
Pastore Rostagno.
Inverso Pinasca, 2 febbraio 1988.
RINGRAZIAMENTO
« Ho pazientemente aspettato
l’Eterno, ed egli si è chinato su
di me ed ha ascoltato il mio
grido »
(Salmo 40: 1)
II Signore ha chiamato a sé
Giulia Poët ved. Godine
di anni 92
I nipoti e parenti desiderano ringraziare tutti coloro che in vari modi
hanno dimostrato la loro simpatia ed
il loro affetto in questa triste circostanza.
Un particolare ringraziamento sJla
dotl.ssa Michelin Salomon, alla sig.ra
Laura Giordan ed ai pastori Tourn e
Zotta.
Torre Pellice, 12 febbraio 1988.
AVVISI ECONOMICI
VEDOVO TOenne, sano, pensionato
statale, solo, case proprie, con giardino, ottima posizione, carattere casalingo, senza vizi, cerca compagna
fisicamente e moralmente sana, età
e condizioni adeguate, disposta a trasferirsi in Liguria, onde trascorrere
gli ultimi anni che Dio ci concede
in reciproco aiuto. Scrivere a: Vedovo, c/o La Luce, via Pio V 15,
10125 Torino.
12
12 fatti e problemi
p
12 febbraio 1988
STRANIERI IN ITALIA
Regolarizzati e beffati
L’insufficienza della legge 943 - La grande maggioranza dei lavoratori
è ancora clandestina - I problemi: casa, istruzione e assistenza
li 21 dicembre scorso il Comitato per una legge giusta, a
cui aderiscono CGIL, CISL, UIL,
Caritas italiana, Federazione delle Chiese evangeliche in Italia
e le numerose associazioni nazionali di emigrazione ed immigrazione, ha denunciato il fallimento della legge 943.
L’amministrazione dello Stato
(Ministeri degli Interni, Lavoro
ed Esteri e relativi uffici p>erìferici) si è dimostrata impreparata ai compiti demandatile dalla
legge. Fatta eccezione p>er qualche funzionario coscienzioso e
« sensibile », le organizztizioni umanitarie e sindacali, le comunità di stranieri ed i singoli aspiranti alla regolarizzazione si sono trovati di fronte a burocrati
pronti più a scoprire ostacoli
che non a sforzarsi di risolvere
il grave problema dei clandestini, sicché la legge 943 non ha
dato i frutti sperati.
A fine settembre 1987, su circa 5(X) mila stranieri irregolari
presenti sul nostro territorio,
hanno sanato la loro posizione
soltanto 91.103. Di questi 31.054
lavorano, 58.675 sono stati iscritti alle liste speciali di collocamento. Oltre l’80% sono rimasti
clandestini nei cantieri edili, sui
pescherecci, nelle campagne, specialmente del Meridione, nelle
fabbrichette del centro-nord, nelle imprese commerciali ed in
quelle turistiche e di ristorazione operanti nel sommerso, in regime di sfruttamento inumano,
senza diritto alcuno garantito né
contrattuale, né sanitario, né pensionistico.
Insufficienza
da parte dei io stato
Lo Stato, il Governo, il Parlamento hanno ulteriormente dimostrato la loro inefficienza lasciando cadere, alla fine dello
scorso ottobre, i tre decreti di
proroga della sanatoria. I termini temporali previsti inizialmente per mettersi in regola, dal 27
gennaio a] 27 aprile '87, erano
stati prorogati con successivi decreti governativi fino al 31 dicembre ’87. Tutte le pratiche svolte P'resso questure ed uffici del
lavoro dopo il 27 aprile non sono più valide. Numerosi immigrati, che si ritenevano in regola, si ritrovano privi di permesso di soggiorno e di lavoro. Occorre adesso una legge sanatoria
della sanatoria! Per questo, su
pressione di associazioni sindacali ed ecclesiali, è stato predisposto un disegno di legge, il
1874, per porre rimedio alla grave inadempienza. Lo si doveva
approvare entro la fine dello
scorso dicembre, ma non è stato neppure messo all’ordine dei
lavori della Camera dei deputa
ti. Si sperava che venisse approvato almeno entro gennaio, per
evitare che la legge italiana, la
più liberal sulle mi^azioni rispetto agli altri Paesi europei, sia
soltanto un fatto episodico, che
non ha portato progresso duraturo e solidarietà ad un gruppo
tra i più deboli della società.
Denunce specifiche sono state
formulate dal Comitato circa omissioni e violazioni di precise
disposizioni. E’ violato sistematicamente e quotidianamente il
1“ articolo della legge che garantisce al lavoratore extracomunh
tario ed alla sua famiglia parità
di trattamento e piena uguaglianza di diritti rispetto ai lavoratori italiani, compresi i diritti all’uso dei servizi sociali e sanitari, al mantenimento dell’identità
culturale, alla scuola ed alla disponibilità dell’abitazione.
L'assistenza sanitaria è di fatto negata per la totale assenza
di circolari e norme applicative
riferite alla legge 943, con conseguenze drammatiche: lavoratrici straniere costrette a partorire in cliniche private pagando
somme molto elevate oppure parto in ospedali pubblici (dopo ricovero d’urgenza che non può
essere rifiutato) e successivo inoltro al Ministero degli Interni
(prefetture e questure) del conto spese a carico della partoriente, che si vedrà automaticamente negato, alla scadenza, il rinnovo del permesso di soggiorno
se prima non avrà estinto il « debito ».
Scandalosa la situazione alloggiativa, spesso difficile anche per
i cittadini italiani. L’alloggio è
a carico soprattutto di associazioni di assistenza, quasi sempre
religiose, mentre mancano del
tutto strutture pubbliche anche
di prima accoglienza, tipo ostelli o alloggi per lavoratori. Gli
stranieri che riescono a pagare
si ammassano fino a 10 per stanza, con letti a castello e rette
salatissime presso privati. E’ stato denunciato perfino il caso dello stupido zelo burocratico di
funzionari che applicano rigidamente norme di sicurezza ed igiene, costringendo le organizzazioni caritative a chiudere o a diminuire i posti letto gratuiti con
la sola alternativa di far dormire gli stranieri nella strada: è
accaduto al dormitorio gestito
dall’Esercito della Salvezza al
quartiere San Lorenzo in Roma.
Sessanta giovani etiopi hanno
dormito per mesi davanti alla
basilica di San Marco in piazza
Venezia. Ora, a inverno inoltrato, dormono nella sala del cinema della parrocchia di San Saba all’Aventino, dove ne sono arrivati altri 30.
E’ disattesa la legge anche riguardo ai ricongiungimenti familiari. diritto fondamentale del
l’immigrato in regola ed in grado di provvedere al sostentamento dei congiunti: le richieste sono bloccate da tempo al Ministero degli Interni. Un’altra denuncia riguarda il delicato problema degli stranieri privi di passaporto. Il legislatore l’ha affrontato con la prescrizione di esibire un atto notorio nel quale
sono dichiarate le generahtà dell’interessato. Molte questure non
hanno concesso il permesso di
soggiorno a chi presentava tale
documento. E’ accaduto perfino
che, ottenuto il permesso di soggiorno dalla questura con l’atto
notorio, qualcuno si è visto rifiutare dall’ente locede la residenza o l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale, a causa della
mancanza di passaporto!
Tutto quanto sopra denunciato ha creato insofferenza, incomprensione ed ostilità da parte degli uffici pubblici periferici nei
confronti degli stranieri e delle
organizzazioni che li assistono e
che insistono iper la piena attuazione della legge.
Una serie
di inadempienze
NICARAGUA
Premio ai
Fratelli Moravi
Un’opera apprezzata dalla popolazione grazie
a un lavoro pastorale autenticamente cristiano
Del resto non poteva accadere che questo, se si hanno presenti le gravissime inadempienze degli uffici centrali. Il Ministero del Lavoro avrebbe dovuto istituire, entro il 27 aprile ’87,
la Consulta per i problemi dei
lavoratori extracomunitari e loro famiglie, creare un apposito
servizio per gli stranieri presso
la direzione generale del collocamento, emanare le direttive
per la gestione delle speciali liste di collocamento, come previsto dagli articoli 2, 3 e 5 della
legge. A tutt’oggi non è stato fatto nulla!
A sua volta il Ministero degli
Affari esteri non ha istituito la
commissione per la promozione
ed il controllo di accordi bilaterali con i Paesi d’origine dei
lavoratori in questione circa i
flussi migratori, la repressione
d’intermediarione illegale di manodopera e la tutela dei diritti
civili, sociali, economici e culturali degli immigrati.
Inadempienze anche da parte
delle Regioni a cui la legge ha demandato l’istituzione, entro il
27 luglio ’87, di consulte regionali, la promozione di corsi di
alfabetizzazione, di lingua e cultura italiana, nonché la preparazione di programmi di scuola
secondaria e superiore.
Fa eccezione il provveditorato
agli studi di Roma che, aperti
i corsi pomeridiani e serali delle 150 ore a tutti i lavoratori stranieri che ne avessero fatto domanda, senza essere troppo fiscale sui titoli d’ammissione, si
è visto arrivare un buon numero di immigrati desiderosi di conseguire il diploma di terza media; un servizio che ha dato lavoro anche a professori disoccupati.
Il Comitato per una legge giusta continuerà la sua azione, non
solo per la piena attuazione della legge 943, ma anche per giungere ad una legislazione complessiva riguardante gli stranieri che
batta il clima di razzismo e di
xenofobia che permea sempre
più il nostro vivere quotidiano.
In particolare chiede una legge
a favore dei rifugiati con l’abolizione della riserva geografica,
autentica vergogna in un Pae.se
come il nostro, una legge che
favorisca la frequenza delle nostre università ai giovani del terzo mondo (sapere, cooperazione
e sviluppo sono i nomi della pace) ed una sanatoria per le comunità nomadi.
(da Aspe)
Soltanto ora ci giunge notizia
della decisione del presidente
del Nicaragua, Daniel Ortéga, di
insignire il primo vescovo centroamericano della Chiesa Evangelica Morava, Hedley Wilson,
con l’ordine « Miguel Ramirez
Goyena », una decorazione che il
governo nicaraguese conferisce
a « coloro che sono d’esempio
per le nuove generazioni ».
La medaglia è stata consegnata dal presidente nicaraguese al
pastore Wilson, novantenne, nel
corso di un culto di rendimento di grazie per il 25« anniversario del suo ministero episcopale,
celebrato il 25 ottobre scorso
nella chiesa morava di Managua,
la capitale nicaraguese.
L’opera dei « fratelli moravi »
si svolge prevalentemente sulla
costa atlantica del Nicaragua, ed
è particolarmente preziosa per
le popolazioni, ed apprezzata dalle autorità. Non a caso alla cerimonia erano presenti il presidente della Commissione nazionale per l’autonomia, il comandante Thomas Borge, e poi Adolfo Perez Esquivel, premio Nobel
per la pace, e il pastore battista
Gustavo Parajòn, membro della
Commissione nazionale per la riconciliazione, Presenti anche
molti delegati della Chiesa Morava, provenienti dall’Asia, dall’Africa, dall’America Latina, dagli USA.
Nel corso della cerimonia il
presidente D. Ortéga ha detto:
« L’ordine Ramirez Goyena, col
quale è stato decorato il vescovo, costituisce un riconoscimento nazionale del lavoro pastorale, autenticamente cristiano, esercitato da Wilson ».
Il comandante Thomas Borge
ha, a sua volta, indicato in Wilson « un modello di lottatore
per la pace », ed ha sottolineato
« la partecipazione della Chiesa
Morava alla lotta per la pace,
la ripartizione e l’autonomia della costa atlantica ».
Eugenio Bernardini
Abbiamo successivamente appreso che il vescovo H. Wilson
è improvvisamente mancato, per
arresto cardiaco, il 19 novembre
scorso, nella sua residenza di
Puerto Cabezas.
AMNESTY INTERNATIONAL
I prigionieri
del mese
Nel Notiziario della Sezione
Italiana del mese di dicembre
1987 sono illustrati i casi di tre
prigionieri d’opinione, cittadini
del Kenia, della Siria, del Vietnam. Mentre il Notiziario andiava in stampa, veniva comunicato dal Segretariato Internazionale che il prigioniero del Kenia,
Gibson Kamau Kuria, era stato liberato; ce ne rallegriamo
moltissimo.
’Abd al-Majid Manjouneh
SIRIA
Di 49 anni, avvocato, ex-ministro. E’ stato arrestato nella primavera dell’80 con altri professionisti, medici, ingegneri, avvocati, dopo aver partecipato con
loro ad uno sciopero generale,
durante il quale, tra le altre cose, era stata chiesta la sospensione dello stato di emergenza
in vigore dal 1963 e anche il
rilascio dei prigionieri politici.
Gli arrestati sono stati centinaia
ed alcuni di loro sono ancora in
carcere senza accusia né processo. Le associazioni professionali sono state sciolte.
’Abd al-Majid Manjouneh si
trova in prigione in attesa di giudizio. Amnesty è intervenuta in
suo favore attirando l’attenzione delle autorità sulle sue cattive condizioni di salute e sulla
necessità per lui di assistenza
medica.
Si prega di scrivere con cortesia chiedendo il suo immediato rilascio a:
Mr. Mahmud Zu’bi
Prime Minister
Office of thè Prime Minister
’Abd-Rahman Shehbandar Street
Damascus
Repubblica Araba di Siria.
è stato condannato a 8 anni di
carcere. I locali della sua chiesa
sono stati chiusi al culto e confiscati. Amnesty ritiene che il
pastore Ho Hieu Ha sia stato
arrestato per aver rifiutato di
consegnare i locali della chiesa in
occasione di un precedente ordine di confisca e per il fatto di
essere molto influente sulla popolazione di Ho Chi Minh.
Altri 15 pastori sono attualmente detenuti in Vietnam, secondo Amnesty International.
Si invitano i lettori a scrivere
cortesemente per chiedere la
sua liberazione a:
Vo Chi Cong - Chairperson
Council of State
Hoi Dong Nha Nuoc - Hanoi
Repubblica Socialista del Vietnam.
PENA DI MORTE
Nel mese di settembre 1987
A.I. ha appreso della condanna
a morte di 65 persone in 7 paesi e dell’avvenuta esecuzione di
50 persone in 6 paesi.
CONTRO LA PENA CAPITALE
Ho Hieu Ha - VIETNAM
Di 47 anni, pastore protestante. E’ stato arrestato, nella città di Ho Chi Minh, dove risiedeva, con altri due pastori e un
predicatore laico nel dicembre
1983. Processato nell’agosto ’87,
« Dalla constatazione che violenza chiama violenza, in una
catena senza fine, traggo l’argomento più forte contro la pena
capitale, forse l’unico per cui
valga la pena di battersi: la salvezza dell’umanità, ora più che
mai, dipende dall’interruzione di
questa catena. Se non si rompe,
potrebbe non essere lontano il
giorno di una catastrofe senza
precedenti. E allora bisogna cominciare. L’abolizione della pena di morte non è che un piccolo inizio. Ma grande è il capovolgimento che essa produce
nella pratica e nella concezione
stessa del potere dello stato, raffigurato tradizionalmente come
il potere irresistibile » (Norberto Bobbio).
A cura del Gruppo Italia 90
Val Penice di A. I.