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ECO
Sig. PEYROT Arturo
ai I.!arauda
10052 LU3ERNA S.GIOVANNI
DELLE mm VALDESI
Settimanale
delia Chiesa Valdese
Anno 99 - Num. 37
Una copia Lire 60
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Eco: L. 2.500 per l’interno
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TORRE PELLICE - i9 Settembre 1969
\mrniu. Claudiana Torre Pellice - C.CJ*. 2-17557
IL LIBRO EVANGELICO
La monji/iOLEaiza m Italia
Fra le decisioni più significative
del Sinodo di quest’anno si deve
senz’altro annoverare quella relativa al potenziamento della nostra
Casa Editrice Claudiana, in vista
di una maggiore diffusione, nel
paese e anzitutto nelle comunità,
del libro evangelico. Questa decisione, opportuna e tempestiva, significa che, nel prossimo futuro,
avremo a nostra disposizione più
libri di autori protestanti, il che
vuol dire più strumenti di formazione biblica e teologica per le nostre comunità e più canali di penetrazione del pensiero protestante
nel nostro paese. Ma stampare non
busta: occorre leggere. È inutile
fornire degli strumenti, sé poi non
li si utilizza. La decisione sinodale
di potenziare la Claudiana verrebbe svuotata di ogni significato se
ad essa non dovesse corrispondere un impegno deciso da parte dei
consigli di chiesa, dei pastori e
delle comunità, di servirsi, all’inte; no e all’esterno, dei libri che la
nostra Casa Editrice ci metterà a
disposizione.
Un’ampia diffusione e utilizzazione del libro evangelico va oggi raccomandata e promossa per
molti motivi, di cui almeno un
paio meritano di essere segnalati.
Anzitutto, dobbiamo tener d’occhio la situazione spirituale delle
nostre comunità. Un gruppo di
« cattolici del dissenso » del Piemonte, ha^vuto il coraggio di denunciare'•apertamente, riferendosi
alle parrocchie cattoliche piemontesi, quello che essi chiamano il
« preoccupante infantilismo della
comunità cristiana ». Vorremmo
pensare che un simile giudizio
non riguarda le nostre comunità.
È però indubbio che anche nelle
nostre chiese non mancano coloro
che, accontentandosi per tutta la
vita delle quattro nozioni imparate a catechismo, finiscono per avere un’idea piuttosto vaga di quel
che è l’Evangelo e si riducono a
coltivare un cristianesimo alquanto ..cialbo, molto vicino a una qualunque religione naturale, privo
comunque di una chiara sagomatura evangelica e perciò anche di
qualsiasi mordente sul piano della
testimonianza. Non mancano, anche nelle nostre chiese, coloro che,
sul piano spirituale, si sono fermati alla loro infanzia o adolescenza. Ne deriva, fatalmente, una impreparazione di fondo ad affrontare in modo costruttivo i complessi problemi che si pongono alla coscienza cristiana del nostro
tempo. Ne derivano anche, all’interno delle comunità, molte incomprensioni e una reale difficoltà
di colloquio. Una parte dei conflitti e delle tensioni oggi presenti nelle nostre chiese è certamente dovuta anche a certi scompensi nella preparazione spirituale e nella
formazione teologica dei loro
membri. Questi dislivelli devono,
nella misura del possibile, essere
eliminati. Crediamo che il libro
evangelico sia uno strumento di
fondamentale importanza per quest’opera di edificazione, di costruzione spirituale di ogni membro di
chiesa e della comunità nel suo insieme. Qggi meno che mai è consentito essere degli evangelici generici o coltivare un cristianesimo
approssimativo. Qggi ci è richiesta
una fede adulta, fortemente consapevole, ben equipaggiata e qualificata. Il libro evangelico ci aiuta
a formarcela.
Vi è una seconda osservazione
che può essere fatta. L’apostolo
Paolo esortava i cristiani a non essere dei « bambini, sballottati e
portati qua e là da ogni vento di
dottrina » (Efesini 4: 14). Li esor
tava cioè ad avere e mantenere
una loro linea — quella della fede
nel Cristo Signore — senza lasciarsi condizionare e soggiogare
dalle varie ideologie, religiose o
laiche, che intendono accaparrarsi
l’anima dell’uomo. Questa esortazione apostolica non ha perso nulla del suo valore e della sua attualità: mentre da ogni parte e in modi diversi (a cominciare dai cosiddetti « mezzi di comunicazione di
massa ») ci vengono proposte visioni della vita, dell'uomo e della
storia, ben diverse da quelle dell’Evangelo, è indispensabile educare i credenti a un atteggiamento
di autonomia spirituale, di non
conformismo esercitato in tutte le
direzioni, di indipendenza evangelica. La fede protestante deve sapersi esprimere in maniera autonoma e originale anche nel labirinto spirituale del nostro tempo.
Parlare di autonomia spirituale e
di indipendenza evangelica non significa minimamente invitare le
chiese all’isolamento, al disimpegno o alla fuga dal mondo: soffriamo già abbastanza di questi
mali! Significa invece invitare le
chiese all’obbedienza esclusiva del
Signor Gesù Cristo e della sua Parola, in modo che la loro testimonianza nel mondo, tanto nei suoi
contenuti quanto nei suoi modi di
attuazione, sia sempre chiaramente qualificata in senso evangelico.
Noi non crediamo alla cosiddetta
« testimonianza implicita », perché la Parola di Dio non è implicita ma esplicita. Non crediamo
neppure alla cosiddetta « Chiesa
latente », perché la città posta sopra il monte non può rimanere nascosta e non si accende una lampada per metterla sotto il moggio.
La Chiesa ha — deve avere — una
sua identità ben precisa, che è
quella conferita da Gesù ai suoi discepoli. Questa identità si dissolve quando la Chiesa perde il senso
della sua vocazione. Allora essa
diventa solo più una parte del
mondo, anziché essere una anticipazione del nuovo mondo.
Pensiamo che il libro evangelico
sia uno dei mezzi più idonei per
alimentare quel clima di autonomia spirituale e di indipendenza
evangelica, che deve caratterizzare la presenza t l’impegno della
Chiesa nel mondo.
Per questo, il potenziamento
della Claudiana, voluto dal Sinodo, dovrebbe tradursi, a breve o
lunga scadenza, in un potenziamento della testimonianza evangelica nel nostro paese. Sempreché,
s’intende, le chiese utilizzino e diffondano i libri che’ la Claudiana
metterà loro a disposizione.
Paolo Ricca
Assolti dall’accusa di ingiurie
alle Forze Armate
Nelle pagine interne, pubblichiamo
una pagina sull’opera della nostra
Casa Editrice e sulle prospettive per
il futuro.
Il nostro settimanale si è interessato varie volte — e certamente lo farà
anche in avvenire — del problema della nonviolenza e dell’obiezione di coscienza. Desideriamo, su questa linea,
rendere noto ai lettori interessati a
questo importante problema del nostro tempo (e ci auguriamo che il loro
numero sia costantemente in aumento!) quanto scrive «Azione nonviolenta » (n. 7-8/1969), la rivista del Movimento Nonviolento per la Pace (Perugia, cas. post. 201).
Innanzitutto il periodico prende atto con soddisfazione che « anche nel
campo dell'amministrazione giudiziaria è possibile trovare un riconoscimento e una tutela di quei valori democratici COSI coartati nella pratica
quotidiana, ma anche una trincea in
cui stanno insieme contestatori e magistrati sullo stesso fronte di lotta
progressista. Da ciò va tratto un elemento di forza per non lasciarsi condizionare e recedere, di fronte alle repressioni poliziesche, in questa battaglia per una migliore libertà e giustizia ».
Ma ecco i fatti: il 4 novembre 1967
(anniversario e celebrazione della ’vittoria’ della guerra 1915-18) a Lucca,
mentre sfilava il corteo dei reduci di
guerra preceduto dal labaro e dalla
fanfara dei bersaglieri in congedo di
Firenze, alcuni giovani — secondo l’accusa — hanno « pubblicamente vilipeso le forze armate dello Stato » ostentando cartelli colle scritte: « Abbasso
la festa della morte », « Tutti a Gaeta », « Le caserme e gli ossari non servono a nulla », « W l’obiezione di coscienza », « W l’esercito che non si
« W l’esercito della salvez
iiimiiiiiiiiiiJiJiiiiiiiiiiiiiimiiiimii
.MiiiiiiimiiiiiiKiiiKmiiiiii
iiimiimiiiiiimiimimmiiiiiiiiin
iiitiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiii
iiiiiiiiiiimiiiimiiiiimniiiiiiiii
Presa
sull’ importan za
di coscienza
del lavoro
sinodale
editoriale
Finora la Claudiana è, di intto, "cresciuta da sé”; è tempo che la
Chiesa s’impegni decisamente in questo sviluppo ricco di possibilità
« Per caratterizzare il lavoro svolto
dalla Claudiana in questi ultimi anni
potremmo ricorrere a una similitudine evangelica: quella del "seme che
cresce da sé’’ — notava nel suo rapporto al Sinodo la Commissione d’esame, e continuava: "Non intendiamo
utilizzare e tanto meno attualizzare
tutti gli elementi della parabola: eviteremo, ad es., di commentare il particolare secondo cui il seme cresce mentre colui che l’ha seminato dorme... Riteniamo solo il fatto rallegrante che in
questi anni la Claudiana è cresciuta,
sia come volume di attività editoriale
e livello di produzione (per accertarsene basta consultare un catalogo della
nostra Casa editrice, scorrere l’elenco
delle opere pubblicate, in corso di
stampa o in fase avanzata di preparazione), sia come dimensioni aziendali
(se così si può dire): si pensi all’apertura, quest’anno, della filiale di Milano, per la quale esprimiamo il nostro
più vivo compiacimento sia al Direttore della Claudiana, sia alla Chiesa di
Milano che non ha lesinato il suo appoggio finanziario a questa impresa
non priva di rischi, ma senz’altro ricca
di promesse.
« La Claudiana, dunque, è cresciuta,
e in larga misura è cresciuta da sé.
Senza essere stata sollecitata da precisi mandati sinodali e senza poter
contare su finanziamenti adeguati, lavorando quindi in condizioni piuttosto
precarie, la nostra casa editrice ha
progressivamente preso quota e slancio, allargando la sfera dei suoi interessi, moltiplicando le sue iniziative
editoriali, irrobustendosi anche — il
minimo indispensabile — sul piano
organizzativo. Il risultato è efie la
Claudiana sta acquistando lentamente,
ma sicuramente, un suo peso specifico
sia pure modesto in seno all’editoria
religiosa italiana ».
È dunque giunto « il momento di
fare il punto sulla situazione, non tanto per volgersi indietro e considerare
il cammino percorso, quanto per guardare innanzi al futuro della nostra attività editoriale. .
« Due sono gli interrogativi che a
questo proposito si pongono. Il primo
è: l’attuale sviluppo della Claudiana
merita di essere appoggiato e incrementato? la nostra Chiesa in generale
e questo Sinodo in particolare sono disposti a prendere le misure necessarie perché questo avvenga? In caso di
risposta affermativa sorge il secondo
quesito: in che modo è possibile potenziare l’opera della Claudiana? con
quali mezzi e strumenti?
« Alla prima domanda — se l’attuale
sviluppo della Claudiana meriti di essere appoggiato e incrementato — riteniamo che si debba rispondere affermativamente senza esitazione ». A questo punto il relatore, P. Ricca, faceva
riferimento alle considerazioni espresse nella relazione della Commissione
della Claudiana e pubblicate nel rapporto al Sinodo, cui accenna pure il
Direttore della Claudiana nell’intervista che pubblichiamo in terza pagina; e condensava in alcuni punti il
pensiero della C. d’e.:
« 1. - Il libro resta un mezzo fondamentale di comunicazione del pensiero. Nella misura in cui riteniamo, come Chiesa, di avere un pensiero da
esprimere e desideriamo farlo conoscere, è indispensabile scrivere e pubblicare, anzi: scrivere di più e pubblicare di più. Sempre che riteniamo di
avere come Chiesa un pensiero da
esprimere.
« 2. - In questo dopoguerra sono sorte diverse Case editrici cattoliche, alcune attestate sulle posizioni del cattolicesimo "progressista” vittorioso al
concilio, altre più di avanguardia che
si sono fatte portavoce del così detto
"cattolicesimo critico" o "del dissenso”. Sia le une che le altre hanno dimostrato e continuano a dimostrare
un notevole interesse per il pensiero
protestante in genere. Un certo numero di opere protestanti non di rado
selezionate secondo i criteri dell’ecumenismo cattolico, sono state tradotte
e pubblicate da case editrici cattoliche.
Questo fatto ha i suoi aspetti positivi
abbastanza ovvii, ma presenta anche
alcuni risvolti negativi, meno appariscenti ma non meno reali. Su questi
aspetti negativi potremo tornare in
sede di discussione ma ci sembra che
essi possano riassumersi così: fortissi
mo rischio di condizionamento e di
strumentalizzazione del pensiero protestante a favore di orientamenti e di
programmi che protestanti non sono.
« Continuiamo perciò a pensare per
parte nostra, che la via normale per
introdurre in Italia il pensiero protestante europeo e americano dovrebbe
essere la nostra casa editrice. Ma per
questo è indispensabile potenziarla. La
Claudiana attuale è ancora troppo debole per reggere uno sforzo del genere,
che però riteniamo debba essere fatto.
Abbiamo già perso, in questo settore,
troppe occasioni preziose: sarebbe increscioso se continuassimo a perderne.
« 3. - Vi è poi comunque tutto un
settore della produzione protestante
(contìnua a pag. 3)
esercita »,
za », ecc.
Alcuni bersaglieri della fanfara si
sono scagliati contro i dimostranti ed
hanno strappato i cartelli. Ne seguì
un tafferuglio, subito sedato dai carabinieri e dalla polizia. I dimostranti
venivano tratti in arresto (e dopo 6
giorni posti in libertà provvisoria) per
vilipendio alle ff. aa., malgrado le loro
precisazioni che — in quanto non violenti — avevano inteso unicamente
manifestare contro la guerra.
Rinviati a giudizio alla Corte d’Assise e finalmente giudicati il 3 marzo
1969, tutti gli imputati sono stati assolti perché « il fatto non costituisce
reato ».
Interessante, nelle motivazioni della
sentenza, leggere le valutazioni date
dal magistrato ad alcuni degli slogans
incriminati.
« Abbasso la festa della morte »:
non sembra al Collegio giudicante che
la frase esprima disprezzo e offesa per
le ff. aa.; si tratta di una espressione
di dissenso circa la opportunità di celebrare la giornata del 4 novembre in
forma festiva piuttosto che in forma
di lutto.
« Le caserme e gli ossari non servono
a nulla »: la frase esprime (sempre secondo la sentenza assolutoria) le idee
della necessità del disarmo e dell’inutilità della guerra.
« Tulti a Gaeta » e « W l'obiezione di
coscienza »: secondo la Corte « non
possono essere considerate come ingiurie alle ff. aa.; potrebbe semmai
prospettarsi la questione del reato di
istigazione a delinquere incitando contro Vabòligo del servizio militare, ma
non può la Corte procedere ad alcun
esame sotto questo profilo essendo gli
elementi... di questo reato del tutto diversi da quello contestato... ».
Questi ed altri fatti analoghi che si
verificano un po’ dappertutto (ricordiamo i fatti di maggio a Torino, col
concorso di centinaia di giovani e con
arresti) devono indurre chi governa a
varare nuove leggi che finalmente tutelino — come in tanti altri paesi civili
— la profonda convinzione, dettata da
motivi ideologici o di fede, di coloro
che non desiderano effettuare il servizio militare e contestano la validità
degli eserciti e le celebrazioni di riti
guerrieri, considerandoli come la base
e la premessa di nuovi lutti e rovine.
r. p.
ADmdJ/\N
la Conferenza delle Chiese d’Mrica
Dal al 12 settembre si è svolta ad Abidjan, capitale della Costa d’Avorio, la seconda Assemblea della Conferenza delle Chiese
di tutta I’Africa, che ha raccolto nell’università della città più di 500 partecipanti, fra
i quali circa 160 delegati, 65 osservatori di
numerose Chiese africane (4 cattolici). Daremo in uno dei prossimi numeri una presentazione di questa Conferenza la cui importanza ha attratto numerosi reporters da tutto
il mondo.
iiiiMiminiiiiiiiiiiii
Ernesto Balducci accusato di vilipendio
alla religione (delio Stato)
Leggiamo sul quotidiano « La Stampa »
del 13 con*, questo dspaccio dell'AlNSA:
« Un esposto contro padre Ernesto Balducci,
Jf) scolopio che, nei giorni scorsi, ha assunto
una polemica posiz one verso il cardinale
Fiorii per la vicenda delFIsolotto, è stato
presentato oggi alla procura della Repubblica dal dr. D. Polito, a nome del « Movimento anticomunista cattolico»: padre Balducci
viene accusato di vilipendio della religione
dello Stato e dì offese al card. Florit,* arcivescovo di Firenze.
”/ latti vilipendiosi — è scr tlo nelFesposto — sono due. Il primo e avvenuto in Assisi. il 26 agosto scorso, durante il Corso di
studi cristiani al quale il Balducci ha partecipato. Egli^ nel suo discorso ai partecipanti al detto convegno, ha detto testualmente: ”La Chiesa sì trova a spezzare il pane e^icaristico soprattutto fra \ popoli ricchi,
l’Eucarestia contrae quindi un tragico aspetto di illegittimitàj che costringe la Chiesa
al pentimento, alla spontanea spoliazione di
sé e al rifiuto di quella ingerenza dei ricchi
che la costringono a partecipare all’Eucare
st'a senza dìscernerc il corpo del Signore”.
"Il secondo — continua l’esposto — è avvenuto il 2 settembre scorso. Il Balducci ha
rilasciato una dichiarazione sulla Messa celebrata dall'arcivescovo il 31 agosto aìl'Isolotio. Essa contiene una serie di espressioni
irriguardose nei confronti del prelato. La più
grave, che riveste chiaramente carattere oì'
traggioso. è la seguente: ”Ma quando il vescovo sì reca a celebrare l’Eucarestia là dove esìste una comunità in discord a con lui,
senza prima aver tentato evangelicamente
lutte le vie della riconciliazione, allora nemmeno luì d'seerne il corpo del S'gnoro, perché fa deH‘azione eucaristica un mezzo dì
affermazione dì potere”.
Il documento conclude che il Balducci, come sacerdote e teologo, ^’sapeva di pronunciare la più grave accusa che possa essere
mossa ad un ministro dì Dio; egli, accusando il cardinale Florit di usare delVEucarestia come mezzo di potere, lo accusa praticamente di indegnità^’.
La stessa accusa dì indegnità egli muove
— secondo il Movimento anticomunista cattolico — nei confronti della Chiesa ».
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pag. 2
N. 37 — 19 settembre 1969
IL DIBATTITO SINODALE SUGLI ISTITUTI ASSISTENZIALI DELLE VALLI Considerazioni sul libro di Donatella Gay Rochat
L’evolversi della questione ospedaliera
Il ciclone che ha investito l’istruzione ha finora risparmiato l’assistenza evangelica, ma i problemi aperti sono molti e gravi: se non è posta in discussione la ragion d’essere dei nostri Istituti, è chiara la loro “autenticità evangelica”, che li
distingua da un puro servizio civile e da qualsiasi confessionalismo angusto?
edito recentemente dalla Claudiana
la Raslsieiua nelle Valli Valdesi
La discussione sinodale sull’operato della CIOV e sui problemi dell’assistenza a livello ospedaliero o di « beneficenza » è stata, come al solito,
tranquilla e si è svolta senza che i
problemi di tondo venissero affrontati come da tempo ci si augura.
Il ciclone che ha investito l’istruzione, ha risparmiato per ora il tema
della assistenza evangelica: tale attività della Chiesa non ha, per ora,
polarizzato l’interesse delle attuali
tendenze teologiche, o per lo meno le
varie iniziative che sono state prese
in questo campo sono ancora in uno
stadio preliminare di incontro e non
si sono ancora avute le indispensabili
discussioni di fondo sul come impostare e risolvere i problemi assistenziali. Il Sinodo, per conto proprio, ha
invitato le Chiese a «rinnovare i programmi di assistenza, non solo per
aggiornarli alle necessità del momento, ma anche e soprattutto per realizzare attraverso ad essi una piena
compartecipazione alla vita dei fratelli nella solidarietà di tutta la Chiesa ».
LA TEORIA E LA PRATICA
DI UNA REALTÀ
ASSAI COMPLESSA
L’invito sinodale cade attualmente
in un contesto pratico estremamente
complesso : Istituti, Ospedali, Orfanotrofi, caratterizzati ognuno da una
vita propria, svolgentisi in determinati campi, in situazioni molto diverse che esigono trasformazioni attentamente studiate e programmate con
grande senso di responsabilità. Dinanzi allo zelo di alcuni che si muovono in
un validissimo indirizzo teorico (gruppi comunitari, senso diaconale, assemblee decisionali, ecc.), sta d’altra parte,
in coloro che direttamente portano la
responsabilità della vita degli istituti,
la cosciente convinzione della difficoltà
di sviluppare questi concetti in un
contesto di realtà che talora sono
molto diverse da quanto generalmente auspicato: e ne accennerei alcune,
quali la realtà biconfessionale — ormai netta negli ospedali —, le varie
concezioni del senso e dello scopo del
lavoro, la presenza di abitudini ormai considerate o per lo meno vissute come verità immodificabili, un
senso di «lealismo» (veramente stupefacente oggigiorno) e talora individualismi che rendono difficile non solo
un discorso, ma anche il lavoro di
gruppo.
Tutta questa realtà deve essere tenuta presente allorquando si voglia
programmare cose nuove, che presuppongono, per essere realizzate in modo
continuativo, notevoli modificazioni
della realtà attuale.
Un qualsiasi tipo di esperimento eseguito, per es. in una filodrammatica, o
in una corale e che porti ad un fallimento della struttura in cui è stato
sperimentato, non ha alcun riflesso
sul mondo esterno: corale più o corale meno, non contano per i problemi
del mondo che ci circonda; ma la
chiusura di un Istituto, o anche solo
un suo cattivo funzionamento, hanno un notevole peso per la popolazione alla quale si rivolge la loro opera.
È evidente che con queste tesi non
si vuole bloccare le iniziative da prendersi, nè tanto meno arrestare quelle
che sono già state sperimentate e che
devono essere proseguite. Ma è pure
necessario che i sostenitori del « ruolino di marcia» sinodale, si convincano delle realtà di cui sopra e siano a
conoscenza delle difficoltà, maggiori
di quanto essi non possano immaginare, della conduzione (tecnica, amministrativa, giuridica) del complesso dei nostri Istituti.
Non affrontando, per ora, tutto ciò
che implica la « piena compartecipazione alla vita dei fratelli, nella solidarietà di tutta la Chiesa» (non potremmo essere più modesti — considerata la nostra realtà ecclesiastica —
nello stilare programmi di Fede?), ma
accontentandoci di segnare un punto di partenza, bisogna chiaramente
affermare che il peso dell’indirizzo
spirituale e tecnico degli Istituti grava su di un numero troppo esiguo di
responsabili, ai quali compete una
mole veramente grande di lavoro da
portare avanti, nella sempre presente e quotidiana difficoltà di far aderire la linea di fondo alla prassi, sia
essa spicciola che di grande portata.
LASCIARE I CICLOSTILI
E RIMBOCCARSI LE MANICHE
Sino al giorno in cui non si discenderà dall’Olimpo delle idee nella realtà di ogni giorno e in cui si lasceranno i ciclostili per rimboccare le maniche, le realtà attuali non potranno
essere sensibilmente modificate.
E rimane il problema di fondo :
quello della autenticità evangelica.
Il servizio non obbligatoriamente è
« diaconia » ( cioè servizio reso in nome di Cristo) e la «religione», non è
Fede: nel primo caso si esegue, pur
nella sua grande utilità, un servizio
civile non spiritualmente differenziato; nel secondo si diventa confessio
nali e non « confessanti ». E su questo
tema bisognerà chiarirci le idee, che
sono tante e non ancora troppo
chiare.
it:
Dalla relazione della CIOV al Sinodo,
già letta ed approvata dalla Conferenza del 1° Distretto, come pure dalle decisioni prese e da quello che è
stato fatto in quest’ultimo anno, appare evidente che l’utilità e la ragion
d’essere dei nostri Istituti è fuori discussione.
Per gli ospedali, che hanno come
l’anno scorso assorbito, diciamolo pure, la maggior parte delle energie disponibili, si è continuata l’opera intrapresa.
Due anni or sono essi erano sulla
via della chiusura. La loro eventuale
nuova funzione, in una forma giuri
I Pastori e Deputati delle Chiese Valdesi riuniti in Sinodo il
28 agosto 1969,' esaminata la Relazione morale e finanziaria della Commissione Istituti Ospedalieri Valdesi la approvano;
ratificano la richiesta di inserimento degli Ospedali di Torre
Pellice e Pomaretto nel quadro
della programmazione Ospedaliera Regionale, con che sia salvaguardata la loro autonomia in
conformità al mandato del Sinodo 1968 (Atto n. 29);
ringraziano le Chiese Valdesi
per quanto hanno fatto a favore
degli Istituti;
in attesa dell’inquadramento
di questi Istituti nel Piano di
Programmazione deliberano che
la CIOV prosegua l’opera iniziata per l'adeguamento degli Istituti stessi alle necessità dell’assistenza alle popolazioni locali e
impegnano le Chiese a sostenerne l’opera.
II Sinodo, esaminata l’opera
compiuta nei vari Istituti dipendenti dalla CIOV, esprime la viva riconoscenza della Chiesa a
tutte le persone che nei vari servizi ed a tutti i livelli hanno dato una testimonianza di amore
perii prossimo a nome di tutta
la Chiesa.
dica diversa, non è sembrata corrispondente alla loro funzione indirizzata verso la popolazione locale, la
quale aveva pur del tutto recentemente contribuito con grandi sforzi alla
loro costruzione (vedi Ospedale di Pomaretto). Inoltre è stata chiara la convinzione che l’impostazione, per quest’ultimo Ospedale, di un servizio che
tenesse particolarmente conto di una
esigenza sanitaria locale (geriatria),
poteva portare — se affiancato da
gruppi di servizio — ad una assistenza ben diversa da quella di massa
quale si può ottenere in grandi nosocomi.
Ma accanto all’Ospedale di Pomaretto, non si è voluto affatto dimenticare quello di Torre che necessitava, e necessita ancor oggi, di molte
innovazioni per renderlo maggiormente efficiente.
Ci si è trovati quindi su un duplice
fronte ove è stato immesso tutto
quanto si poteva avere a disposizione,
con scarsità di mezzi, con personale
esiguo e talora in un clima non semplice caratterizzato ,spesso da sfiducia
nei confronti di certe situazioni da
cambiare, nell’incognita rappresentata dall’aumento (sicuro) delle spese
di gestione — assunzione nuovo personale, regolamentazione dei turni dilavoro, apertura di nuovi servizi — a
cui stava innanzi una probabile, ma
aleatoria capacità di ammortizzamento delle uscite.
Fu il momento quindi di un appello a quelli che volevano smuovere la
realtà statica e declinante in cui ci
si trovava, senza cedere a più comode etiche della situazione.
Forse si è intravisto un discorso
nuovo, ed una volontà di scrollarci
dalle spalle vecchie abitudini.
Grazie allo sforzo congiunto del
personale, dei sanitari ed anche alla
preziosa opera di alcuni membri delle Comunità viciniori, quanto si è
raggiunto rappresenta oggi un motivo di più per continuare nella via intrapresa nella quale potranno confluire non poche energie attualmente
allo stato potenziale.
L’aver allontanato la parola « fine »,
non significa affatto sicurezza del presente e qui il discorso va allargato
alle Comunità e vi sarà portato quest’anno in vari modi ed anche direttamente. Non si vuole attendere, per
ben intenderci, un’altra situazione tipo Collegio, quale si è dovuta affrontare ultimamente dopo lustri di deperimento organico.
Sia a livello di direzione, sia a livello del personale, la situazione attuale potrebbe essere considerata come fortunoso evento di facili congiunture o, tutto sommato, di una certa
previsione in base a dati tecnici. Nella prospettiva della Fede essa deve
inquadrarsi invece come concreto
esempio di cosa significlji essere giustificati per fede, nella nostra assoluta indegnità e di come la via del deserto, nell’angoscia di ogni passo, debba essere la via da seguire.
Il futuro non ci appartiene : nella
evoluzione della situazione ospedaliera provinciale, la nostra situazione
non è ancora definita. Se i nostri
Ospedali dovessero risultare superflui
ed altri li sostituissero, avranno terminato la loro funzione verso la popolazione locale. Se invece saranno
chiamati a nuovi e più impegnativi
compiti, in un più vasto contesto di
servizio, i sacrifici di tutti coloro che
vi servono non saranno stati vani.
Questo è il senso ultimo dell’o.d.g.
votato all’unanimità dal Sinodo.
V. d.
Il recente libro di Donatella Gay Rochat « La resistenza nelle Valli Valdesi » ci ripropone il molto dibattuto
problema dell’impegno politico della
Chiesa, dedicando un paragrafo all’atteggiamento della Chiesa durante la
guerra nelle Valli Valdesi.
Forse è diffìcile a chi per la giovane
età non ha vissuto quegli avvenimenti,
di esprimere un giudizio veramente
obiettivo, anche se fondato su numerose testimonianze dirette. Se leggo,
per esempio, di un bandito che irrompe in una banca con le armi in pugno
e reclama il denaro, potrei sentenziare che ragioni di principio avrebbero
voluto che questi accettasse di essere
ammazzato, piuttosto che di collaborare con il malfattore consegnandogli
la cassa. Ma se mi trovassi io nel caso
concreto forse la penserei diversamente.
Durante il periodo bellico la popolazione delle Valli, che nella sua quasi
totalità non nutriva simpatia per i
nazi-fascisti, in questo ampiamente
contraccambiata, si trovò esposta a
gravi rappresaglie. Che cosa sarebbe
successo se il Sinodo del 1943 avesse
approvato un ordine del giorno di
aperta condanna del fascismo, schierandosi poi altrettanto apertamente
dalla parte dei partigiani? Le ipotesi
possono essere due o tre.
La prima, che giungessero a Pinerolo alcuni treni di carri bestiame dove
la popolazione sarebbe stata ammucchiata per essere avviata alla « soluzione finale ». Ventimila individui non
avrebbero contato molto sul totale di
sei milioni.
Ovvero la popolazione avrebbe conosciuto la sorte di Lidice o di Oradour-sur-Glane. « I vostri villaggi — ci
dissero — verranno irrorati dagli aerei
con l'iprite. ...Stanno per giungere dei
reparti di mongoli con diritto di preda ». Potevano i Pastori compromettere la popolazione Valdese con qualche
eroica confessione di fede tipo Barmen? Cioè ricondurre le Valli alla
sorte della Val Pragelato dopo la revoca dell’editto di Nantes?
Una terza, meno tragica possibilità,
sarebbe stata l’eliminazione di trenta
o quaranta pastori e professori. A parte gli inconvenienti in cui si sarebbero
trovate le parrocchie e il Collegio, rimane il problema di fondo, e cioè se
sarebbe stato giustificato che la parte
dirigente di una Chiesa si offrisse in
olocausto per quel nobile e altissimo
ideale che aveva per motto « Giustizia
e libertà », ma che non intendeva certo
identificarsi con la giustizia del Regno
dei cieli e con quella libertà che solo
in Cristo ci può essere assicurata.
Vorremmo sapere, qualunque alternativa ci fosse stata assicurata, se noi
avremmo dovuto, a qualsiasi prezzo,
andarvi incontro. E vorremmo anche
sapere quale sorte sarebbe stata preferibile.
La Gay Rochat, per spiegare quello
che il dovere — in pieno accordo con
gli altri Pastori — mi imponeva di fare in quei frangenti, mi definisce un
neo pietista.
Poiché l’importanza dell’argomento
va ben oltre le persone che furono
coinvolte nella tragedia, mi scuso di
parlare in prima persona.
Non sono un teologo e non mi avventuro a definire esattamente il pietismo. Per quanto ne so, il pietismo
sorse in Germania alla fine del ’700,
dopo un lungo periodo di aridità spirituale, come un movimento di rinascita del Protestantesimo e come pi-eludio del Risveglio dell'800. Prende nome dai « Collegia pietatis », cioè da
circoli di Luterani che nella Bibbia e
nella preghiera ricercavano un approfondimento della propria vita spirituale. Nel pietismo il cristianesimo,
era fortemente individualizzato e interiorizzato. I suoi principi fondamentali verranno ripresi dal « Risveglio »
del secolo scorso. Al contrario di quanto si crede, questa concezione individualistica è sfata accompagnata da
un fiorire mai visto di « servizi » verso
il mondo: dalle missioni alle scuole
domenicali, daH'opera di evangelizzazione interna alle Associazioni cristiane dei giovani, dalle Case di diaconesse a Istituti di ogni genere. Si può
ben dire che gran parte di quello clic
è ancora valido nel Protestantesimo si
muove nei quadri del Risveglio.
Se il Pietismo e il Risveglio sono tutto questo, allora, non ho vergogna di
dirlo, mi riconosco neo-pietista, anche
se il pietismo, come tutte le cose umane, avrà conosciuto la sua degenerazione e se oggi il nome stesso ci p esenta una caricatura di quello che iu
alle origini.
Oggi il pensiero teologico della nuova generazione sembra aver demolito
il Pietismo e il Risveglio. Ci saranno
delle buone o meno buone ragioni. Il
risultato, però, è l'estrema confusione
teologica nella quale ci muoviaino.
Non può essere altrimenti, quando si
aboliscono o si sfumano i confini ira
Chiesa e mondo, quando non si vede
più grande differenza fra mentalità e
metodi del mondo e quelli di una p.nrte della Chiesa. Allora non si osa mù
parlare di ravvedimento, di convers ane, di evangelizzazione, e agli stut.rd
credenti viene spiegato che dal Seri r une sulla montagna si ricava la tei'Sigia della rivoluzione, della violer/a,
della morte di Dio, della demito! O' .zzazione del Vangelo e via dicendo.
Se la Gay Rochat non si sente di
condividere la posizione neo pietista,
dovrà allora proseguire la sua linea di
pensiero, e sostenere che il Regno di
Dio, identificato con lo sfolgorante
ideale di giustizia e libertà, più o meno presente in tutti i partiti politici,
si deve attuare, d’accordo con la Ch. lesa, con l’eliminazione fisica del malvagio.
A questo punto il discorso sarebbe
troppo lungo, e vorrei concluderlo c >n
l’augurio che quando l’autrice rivedrà
il suo libro per la prossima edizione,
voglia contarmi fra i numerosi testimoni da lei intervistati. Essa è infatti
una di quelle persone oneste dalle o-.iali si dissente, ma con le quali si in,iò
utilmente discutere.
Roberto Nibbi:ì
iliiiiiimimmiitiiii
MiiiiiiMMimii'immiiiiiiiiiiimitiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiMiiimmiMimiiiritiMmmiiiMiimmiiimiiNMiimir"i
iiiiiiiiiiMiiiiimrDiiiiiiimmiiimiHiiiiiiiiiiii;
Insìstiamo "a tempo e fuor di tempo»
Queste note sono scritte mentre è in atto
un nuovo Sinodo che ci auguriamo possa risultare chiarificatore e veramente costruttivo
per la vitalità della nostra chiesa evangelica
valdese; e qui vorremmo rilevare che in tempi non lontani, da taluni considerati retorici
e polemici', la denominazione per esteso suonava come: « Chiesa Cristiana Evangelica Valdese ». Chi sa perché oggi debba sembrare pe
danteria l’insistere nel conservare almeno il
termine di « evangelica ». dato che in pratica
infatti, viene omesso in quasi tutte le mani
festazioni ufficiali, talché si legge : « chiesa
valdese », « pastore valdese », a sinodo vai
dese », ecc. Eppure la derivazione di tale appellativo, come ben sappiamo, deriva da quel
Pietro Valdo al quale va l’indubbio merito di
aver posto al centro della sua vita la conoscenza e la diffusione della Parola, attraverso
la traduzione voluta nella lingua parlata prò
prio del messaggio evangelico, al fine di sa
pere in Chi egli ed i suoi seguaci credevano
Del resto, specie nella nostra epoca, ideologi
cainente tormentala e complessa per l’attra
zione di un convulso ecumeni.smo, per il dis
senso sulle diverse interpretazioni di un sistema cristiano-sociale, per la propagandistica
prospettiva di un sincretismo religioso con
vergente verso una chimerica « cattolicizza
ziivie » di tutto il mondo (ad apparente -nag
gioranza « cristiano », ma cristiano non c), specie in questa epoca, dicevamo, ci sembra più
che necessario affermare le ragioni della scel
la spirituale e le radici della nostra « evange
licita ». Questa non consiste solo nella clas
sificazione storica intorno ai Valdesi apparle
nenti al più importante movimento ereticale
anteriore alla Riforma, ma nella diffusione di
quella « mercanzia » che ancora oggi gli uomini non vogliono conoscere e che unicar
mente conl'ene, invece, la vera « perla dì
gran prezzo »!
Ma ¡1 nostro discorso non può, ovviamente,
esaurirsi qui. anche perché confortati dal forte e coraggioso richiamo ai basilari e lineari
motivi del primo movimento valdese (v. « La
Luce - Eco Valli» n. 29-30: «Ritorniamo
al movimento valdese » di L. De Nicola); sì,
è vero, come scrive l’autore, non siamo più
quei « poveri diavoli » montanari pronti a
testimoniare, insistendo « a tempo e fuor di
tempo », sia come uditori che facitori; borghesemente ci siamo intorpiditi e formalizzati
mediante le tante istituzioni moltiplicate di
anno in anno dalle prolif ranti commiss'oni e
soltocomm:ssioni, dim^nt'cando che Chi ci
guida e traccia il futuro è lo Spirito santo, il
« paracielo », che soffia « in verità e carità »,
« dove vuole », sospingendoci anche dove non
desidereremmo, ma sempre come missionari
itineranti della « Buona Novella ».
Troppe benedizioni pastorali, purtroppo,
piovono « standarizzate » dalLallo dei pulpiti
cattedratici, dopo una serrata sequenza liturgica finché si giunge al frettoloso saluto,
quando ci si ricorda di essere « fratelli » anche di coloro che non conosciamo fisicamente
ma che pure sono stati con noi nello stesso
banco. Possibile che queste umane strutture
tradizionali non si aprano ancora, confrontando ciò che avviene attorno a noi? Con maggiore sensibilità personale c comunitaria, diremmo, con senso di libertà più .articolata, in
varie chiese o piccoli gruppi evangelici (meno storici dei nostri) in uno spontaneo spirilo
fraterno ci sì avvicina al tavolo della S. Cena
con assidua frequenza, come ai tempi .apostolici, c non solo secondo un prefissalo calendario liturgico per le grandi solennità, o in occasioni definite « speciali »: inoltre, sempre in
questo spirito di libertà, perché non concedere alcuni momenti (tanto necessari alla vita
intcriore dello spirito) alla preghiera non solo
silenziosa, ma per chi lo sente c lo desidera
fare, per quella a voce alta, dove con Je nostre e.spressioni, anche le più umili, o sgrammaticate (senza gridare per ciò allo scandalo)
potremmo vivere con i nostri fratelli i reciproci pesi e le nostre comuni prove, neìlVm/ro colloquio che ci sia concesso con Dio?
Chi a questo punto parlasse dì disordinata
anarchia liturgica, perché rigoristicamente preso da un codice umano, certamente ha una
visione volta al tipo del pastore « tuttofare »
e alla egoistica preoccupazione del metodico
ritorno al desco domenicale, nel rispetto di
una liturgia cronologicamente compassata ove
il sermone e gli altri atti devono essere di
natura ritualistica. Se affermiamo però ancora il valore del « sacerdozio universale »
siano create finalmente dagli stessi pastori od
i relativi consigli di chiesa, le basi per dei
colloqui con i credenti, al posto degli attuali
soliloqui.
I credenti devono insomma vivere attivamente e non passivamente la Parola che viene
loro spezzata, nella fede che ci riconsacra ogni
volta in un sincero pentimento, a Dio e al servizio cristiano. Altrimenti saremo solo nell’accademia del vuoto formalismo esteriore; .inzi,
come dice giustamente la G, Sciclone (v. « La
Luce - Eco Valli » n. 31-32 « Predicazione c
impegno ») « ...Anche .se c’è la confessione dei
peccali durante il culto, la predica, gli inni,
la Santa Cena, può essere che non ci sia affatto comunità e che si perda semplicemente
tempo ». La dinamica della testimonianza
evangelica sia pertanto il fine della nostra
fede « che deve vincere il mondo » .sia alPinterno che alTesterno dei nostri luoghi dì raunanza. A tal proposito, vorremmo chiedere,
(anche se rargomento non è nuovo), perché
i nostri templi o le più umili sale di norma,
devono rimanere chiusi come « musei » che
vietano l’ingresso agli eventuali visitatori, a
causa di interminabili rc.stauri? Sapjiiamo che
siamo noi, anche se indegnamente, le pietre
viventi c non le pici re architettoniche a costituire la chiesa, ma riteniamo opporttuno che
i nostri luoghi dì incontro cristiano restino
aperti anche durante la settimana, pur se in
determinate ore o, se non è possibile tutti i
giorni, almeno in qualche giorno; pensiamo
alle tante occasioni perdute di testimonianza!
Al contrario, se il passante casuale o il turista,
per conoscenza o per pura curiosità, potessero
invece vedere sul tavolo della S. Cena Vunica
regola del nostro credo: la Bibbia aperta, ed
opportuni opuscoli (non polemici) sul valore
della Parola, distribuiti gratuitamente insieme
a qualche evangelo o almeno qualche porzione,
sempre e solo alla gloria di Dio!
Non è certo chiudendoci ad intervalli regolari, tra quattro pareti, che acquistiamo,
quasi secondo una concezione medioevale,
una particolare santità; ma se vogliamo tornare
ad essere « i] popolo della Bibbia », dobbiamo
anche saper portare quest'ultima daU’interno
aWesterno, in mezzo al paganesimo dilagante
e aH’ateismo che ci circonda con i mille idoli
del mondo. Torniamo dunque ad esserlo » uome da troppo tempo non siamo più » (De Nicola, v. art. cit.)
Fondati, allora, nello studio della Bibbia
come gli antichi padri Valdesi che eroicamente lottarono, difendendo coscientemente quella
« luce che brilla nelle tenebre », non perdiamoci né in poco edificanti ragionamenti di
primogenitura storica, avente un indubbio valore umano, né in settarismi di sorta « mordendoci gli uni gli altri », ma ringraziamo
TcVIio che ha suscitalo uomini umili, a Lui
fedeli, come Pietro Valdo. Ed ancora, non
conduciamoci (( come folle stanche e sfinite,
come pecore che non hanno pastore )>. Ma
sopralluMo non dimentichiamo che al di sopra
di ogni contestazione e di ogni volontà innovatrice, dobbiamo pregare, pregare insistentemente perché siamo certi che « se lo comunità
dedicassero alla preghiera un po' di quel tempo che dedicano ai dibattiti, forse Dio ci farebbe constatare più spesso che la Sua l’nrola
non torna a Lui a vuoto » (E. Roslan : « Una
porta aperta », v. « La Luce - Fx'o Valli »
n. 29-30). Che un giorno non lontano niche
per i Valdesi, come per tutti i Cristiani pronti
a seguire il solo EVANGELO, che è LlBFdL
TÀ da ogni imposizione o regola degli uomini,
si possa dire quanto leggiamo in Atti (2: 42)
« ...erano perseveranti neH’attendere airinsegnamento degli apostoli, nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere »,
insistendo nella Parola « a tempo e fuor di
tempo ».
Elio Rinaldi
3
19 settembre 1969 — N. 37
pag. 3
UN’INTERVISTA CON IL DIRETTORE DELLA CLAUDIANA
L’editoria come mezzo di testimonianza evangelica
«Il ‘discorso’ di una casa editrice come la nostra non può essere diverso dal.
‘discorso’ che la chiesa si propone di fare al mondo in cui vive e opera»
Che pensa del dibattito e del voto
sinodali relativi alla Claudiana e al
potenziamento della nostra attività
editoriale e libraria?
L’esperienza insegna che solo nei
primi due giorni di sedute sinodali è
possibile un’ampia discussione sulle
cosiddette « linee di fondo ». Nei giorni
seguenti scatta il ferreo meccanismo
sinodale che impone un ritmo di lavoro sempre più serrato. Il problema dello sviluppo della Claudiana è stato affrontato nella seduta serale del gioved’. a poche ore dalla chiusura dei lavori: era quindi forse inevitabile che
Lai tenzione del Sinodo si concentrasse
sugli aspetti finanziari del problema.
Corto nelle nostre speranze vi era la
pos.sibilità di un ampio dibattito dal
quale potesse emergere una chiara indicazione delle linee programmatiche
per i prossimi anni. La Commissione
editoriale ha avvertito fortemente in
pa.ssato la necessità di un maggiore
contatto con le comunità per sapere in
quale direzione la chiesa vuole muoversi nell’opera di testimonianza, di
qi:ale tipo di pubblicazioni avverte più
vi'-a l’esigenza ecc. È chiaro infatti che
il discorso » di una casa editrice coni'- la nostra non può essere diverso
diii « discorso » che la chiesa si proponi di fare al mondo in cui vive ed
opera. Perciò ci auguriamo vivamente
che questo argomento possa essere ripr so, con la dovuta ampiezza, in uno
de: prossimi sinodi.
Una presa di coscienza
rallegrante
tuttavia indubbio che l’ordine del
gicrno che è stato votato (e il cui teste è riportato qui a fianco), pur non
es-,endo scaturito da un dibattito chiari’ eatore, assume ugualmente il caratte f> di una presa di coscienza da parte
di una larga maggioranza sinodale dell’iuiportanza primaria dell’editoria com mezzo di testimonianza evangelica.
,0 sviluppo dei cosiddetti mass-medi: i (stampa, radiotelevisione, cinema
ecr.) nel campo della diffusione del
pensiero ha assunto oggi aspetti di tale imponenza e di tale preponderanza
mi confronti delle forme tradizionali
d: diffusione, da non poter essere più
ignorato neH’ambito delle chiese. Da
un punto di vista tecnico la predicazione evangelica non è che diffusione
di idee. Dobbiamo pur tener conto che
ne' nostro mondo odierno le idee si
diflondono solo in minima parte attraverso un rapporto diretto oratore-ascoltatore ed in massima parte attraverso giornali, libri, radio,TV. Pensiamo,
ad esempio — per riferirci ad un settore ben diverso, ma affine sotto l’aspetto tecnico — come in questi anni
s a immensamente calata l’importanz'j del comizio politico durante le camp;i:',ne elettorali a tutto vantaggio di
ai: re forme di comunicazione ; la TV
in orimo luogo, ma anche la stampa
(n-rlle ultime elezioni alcuni partiti
ha'ino compiuto un grosso sforzo organivi rativo per far pervenire al domicilio di ogni elettore il testo a stampa
del proprio programma d’azione politica ).
Può apparire strano che la necessità
di una presa di coscienza dell’importanza del libro come mezzo di testimonianza evangelica si manifesti proprio
in una chiesa della Riforma, di quel
movimento cioè che fu storicamente
il primo ad intuire l’enorme forza di
penetrazione dell’invenzione di Gutenberg e ad agire in conseguenza sfruttandone tutte le possibilità che i tempi consentivano. E che tale necessità
si manifesti in una chiesa che nel XVI
secolo non esitò •— pur essendo
chiesa povera di poveri agricoltori
dinanzi all’impegno di raccogliere oltre
5.000 scudi d’oro per poter offrire al
mondo protestante di lingua francese
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una nuova versione della Bibbia (avrebbero oggi i nostri Sinodi il coraggio di un equivalente atto di fede?).
E molto si potrebbe aggiungere sui colportori valdesi e sulla grande produzione della Claudiana durante gli anni
d’oro dell’evangelizzazione in Italia nel
secolo scorso. Dopo la compianta fine
del felice esperimento di «Doxa» (che
era però opera a carattere privato) e
il duro bavaglio imposto dal fascismo, la chiesa valdese non ritrovò che
in minima parte l’antico slancio. Nel
dopoguerra l’attenzione delle chiese
parve dirigersi in modo pressoché esclusivo verso la comunicazione diretta della parola e fu l’epoca delle conferenze e dei dibattiti. Si giunse forse
a dare più slancio alla stampa periodica — ma sempre entro limiti modesti
— mentre all’editoria non fu accordata particolare attenzione: era un’inutile attività ausiliaria, ma nulla più.
E gli uomini che in questo dopoguerra
ne assunsero la responsabilità dovettero supplire con costante impegno personale e talvolta con grande inventiva
allo scarso interesse dimostrato dalla
chiesa nel suo insieme per il fatto editoriale.
Il voto sinodale di quest’anno consacra, per cos\ dire, ufficialmente una realtà che si era resa avvertibile qua e
là, cioè un maggiore interesse di larghi
strati della chiesa per l’attività editoriale come strumento di dialogo e di
testimonianza. Naturalmente grandi
avvenimenti esterni hanno preparato
e favorito questa nuova consapevolezza : il diffondersi in Italia di una mentalità postconciliare che ammette resistenza di un pluralismo ecclesiastico,
l’accesso di larghi strati del laicato e
del clero cattolico alla problematica
biblica e teologica con il conseguente
boom dell’editoria cattolica ecc. Se il
mondo evangelico saprà impegnarvi
intelligentemente uomini e mezzi, la
meta di una propria casa editrice presente e operante a livello nazionale
non è più irraggiungibile oggi.
Le prospettive future
Quali sono le prospettive principali
che la Claudiana ha dinanzi a sé, in
un futuro immediato e a più lunga
scadenza?
Nei prossimi mesi la Claudiana potrà finalmente procedere ad una ristrutturazione interna grazie all’ apporto di due nuovi collaboratori (in
parziale sostituzione di altri collaboratori a metà tempo). È una riorganizzazione del lavoro che si è rivelata indispensabile e che speriamo permetta
alla Claudiana di essere maggiormente
presente all’esterno sia per contatti
diretti con società di distribuzione e
librerie sia per visite alle comunità
evangeliche..
A più lunga scadenza vi è la prospettiva di costituire una équipe redazionale (in parte con apporti volontari) in grado di assumersi il grosso lavoro di revisione rei testi, di traduzioni,
correzioni di bozze ecc. Qualcosa di
analogo è già stato attuato da alcune
case editrici cattoliche di recente costituzione come la Jaca Book. Naturalmente si renderà presto indispensabile
la presenza di un «teologo» in seno all’équipe.
A circa otto mesi dall’apertura della nuova libreria milanese, che cosa può dirci di questa nuova iniziativa?
La nuova libreria di Milano ha già
dimostrato l’esistenza di una sua clientela, in gran parte composta di nori
evangelici, nonostante le prevedibili
difficoltà di avvio aggravate da un lungo periodo di lavori stradali con conseguente chiusura al traffico nella zona
antistante il negozio. Un vivo apprezzamento per il servizio che essa rende
ci è giunto dagli ambienti più diversi.
La partenza è dunque stata buona,
anche se la meta (farsi conoscere in
una città di 2 milioni dì abitanti) è ancora lontana.
Le opere in cantiere
Dal punto di vista editoriale, quali
progetti ha in cantiere, la Claudiana, e su quali opere « punta » in
modo particolare, nei prossimi
mesi?
Nel settore biblico — che rimane il
campo d’interesse primario — oltre al
completamento del Nuovo Testamento
Annotato, è in corso di stampa un ottimo commentario del Sermone
sul monte — uno degli ultimi lavori di
Giovanni Miegge ~ revisionato e aggiornato da Bruno Corsani. Sono poi
in progetto degli agili «minicommentari» sull’Antico Testamento che si
ispirano, quanto allo schema, ai « Bible studies » anglosassoni ( versione originale del testo, commento essenziale
e questionario). È in preparazione
quello su Amos. Fra le rnolte opere
previste ricordo come particolarmente
atteso il « Rapporto del Sinodo riformato olandese sulla Bibbia», un volume esauriente che per la chiarezza e
la penetrazione del linguaggio, se non
proprio per il successo ottenuto, è sta
to paragonato al famoso « Catechismo
olandese ».
Nelle collane teologiche: una nuova
opera del Prof. Subilia ed alcuni scritti di Ernst Käsemann, tra cui quell’Appello della libertà che ha suscitato
particolare interesse in Germania. In
campo storico è molto atteso il volume sul Valdismo medioevale cui da anni lavorano Amedeo Molnàr e Giovanni Gönnet e che è ormai quasi ultimato. Una Storia degli anabattisti a cura
del Prof. Ugo Gastaldi e la Storia della
chiesa cristiana dei fratelli in Italia a
cura di Domenico Maselli. Con la pubblicazione dei testi della famosa disputa fra Erasmo e Lutero sul libero o
servo arbitrio, tradotti e annotati da
Roberto Jouvenal (è la prima traduzione italiana del Libero arbitrio di
Erasmo!), la Claudiana si inserisce
nelle celebrazioni dell’anno erasmiano.
Nel settore della problematica attuale (« nostro tempo ») sono previste
opere di particolare interesse; H. Gollwitzer, I ricchi cristiani e il povero
Lazzaro; D. Cornu, Karl Barth e la
politica; P. Tillich, L’era protestante, ecc.
In una nuova agile collanina di
« narrativa e umanità », un racconto
del pastore-scrittore tedesco A. Goes,
ben noto anche in Italia, dal titolo ;
Il cucchiaino. Seguiranno tre opere
teatrali di Vittorio Calvino.
In coedizione con le Scuole domenicali olandesi è in progetto il primo volume di una grossa opera magnificamente illustrata ; Raccontalo ai tuoi.
Un ausilio per genitori e monitori che
vogliano raccontare la Bibbia ai ragazzi con metodo pedagogicamente aggiornato, ma anche un libro da dare in
mano ai ragazzi stessi. Si tratta di
La
filiale della Claudiana, a Milano, in Vm Francesco Sforza
un’opera assolutamente originale nella
sua concezione : la ricchezza di dati ne
fa una vera e propria enciclopedia biblica, mentre la parte per ragazzi costituisce una miniera di racconti originali drammatizzati a sfondo biblico.
Una parola d’ordiné
alle chiese
Quale parola d’ordine lascerebbe in
modo particolare, ai nostri lettori _e
alle nostre comunità, in questa « ripresa » autunnale?
Il Sinodo del 1955 aveva lanciato il
ben noto appello : « torniamo alla Bibbia ! », da cui trassero origine molti benemeriti « gruppi del Vangelo ». Mi
pare non sia ingiustificato affermare
che il Sinodo 1969 ha detto, in sostanza, « valorizziamo il libro evangelico ! ». Fra le due parole d’ordine,
del resto, mi pare vi sia un chiaro
nesso logico. Oggi è infatti impensa
bile una lettura della Bibbia che non
tenga conto dell’apporto chiarificatore dell’esegesi, della riflessione teologica e della storia. Ci auguriamo vivamente che questa parola d’ordine
del Sinodo giunga al livello delle comunità in questo periodo di « ripresa » e susciti decisioni concrete. Tradotta in linguaggio personale e immediato essa significa : « impegnatevi a diffondere il libro evangelico
dentro e fuori le comunità; utilizzatelo come strumento di lavoro collettivo e di discussione nelle riunioni di
gruppo a tutti i livelli ! ». Rivolta ai
singoli membri di chiesa essa significa: «trova il tempo per leggere il
libro evangelico anche se la società
moderna fa tutto il possibile per impedirtelo; non pensare che sia “cosa
da pastori": è stato scritto per te.
Servitene poi come strumento di contatto e di dialogo con chi ti circonda;
impiegnati a diffonderlo! ».
iiiiimiiiiiiiiiiiiHiiniMiiM
Presa dì coscienza
sinodale sull’importanza del lavoro editoriale
(segue da pag. 1 )
estera, più qualificata sul piano confessionale o semplicemente più caratterizzata in senso protestante, che nessuna Casa editrice, cattolica o laica,
penserà mai di diffondere in Italia.
Tocca a noi farlo, se vogliamo evitare
che l’immagine che nel nostro paese
ci si fa del protestantesimo estero
continui ad essere parziale o unilaterale. L’arco del pensiero protestante è
senza dubbio molto più ampio di quanto non si possa desumere dalle opere
protestanti pubblicate in Italia dagli
editori cattolici, di qualunque indirizzo essi siano. Se non sarà la Claudiana a far conoscere in Italia tutta una
serie di autori protestanti ignorati o
deliberatamente scartati dalTeditoria
cattolica, essi rimarranno sconosciuti
nel nostro paese e nelle nostre stesse
chiese.
« 4. - Vi è infine tutto il capitolo della produzione Claudiana in vista delle
nostre comunità e delle altre chiese
evangeliche in Italia. Molto è già stato
fatto in questa direzione, molto resta
ancora da fare. Il libro evangelico è lo
strumento indispensabile per la formazione dei membri delle nostre chiese.
Questa opera di formazione è necessaria ad ogni generazione di credenti e
s’impone con particoiare urgenza nel
nostro tempo in cui tutti viviamo in
ambienti più o meno apertamente scristianizzati e siamo a continuo contatto
con mentalità secolarizzate. Solo un
cristianesimo consapevole potrà superare la prova. Solo mediante un'opera
paziente e capillare di formazione
evangelica si potrà serbare o creare,
in mezzo a forti pressioni ambientali
e ideologiche a cui tutti siamo sottoposti, quel senso di autonomia spirituale che è indispensabile per una efficace testimonianza. D’altra parte, il
pluralismo d’interessi, di situazioni e
di orientamenti tipico della nostra età
e presente anche nelle nostre chiese
esige una sempre più vasta gamma di
pubblicazioni e quindi un programma
editoriale di ampio respiro.
« Per queste ragioni riteniamo che lo
slancio attuale della Claudiana debba
essere non solo genericamente incoraggiato ma decisamente sorretto, con
piena e convinta consapevolezza da
parte di tutta la chiesa. A nostro avviso, nel piano di lavoro dei prossimi
anni, l’attività editoriale dovrebbe occupare un posto preminente. Non si
può fare tutto, sempre. Viene il momento in cui occorre potenziare, per
un tempo, un particolare settore della
nostra attività. Il settore che riteniamo debba essere ora potenziato è la
nostra casa editrice. Ma in che modo?
È il secondo dei quesiti posti all’inizio.
Per mettere la Claudiana nelle condizioni di reggere lo sforzo in cui essa
è attualmente impegnata e di svolgere
in modo soddisfacente il vasto compito che le sta dinanzi, è necessario procedere almeno in tre direzioni: 1) occorre in primo luogo dotare la nostra
ca.sa editrice di un capitale di manovra, anche di modeste proporzioni,
senza il quale il lavoro editoriale si
svolge in condizioni di estrema precarietà e ogni prospettiva di espansione
è in partenza preclusa; 2) occorre in
secondo luogo intraprendere una ampia opera di diffusione delle nostre
pubblicazioni in seno alle nostre comunità: molto in questo senso potrà
essere fatto dai pastori, dai Consigli
di chiesa, dai gruppi giovanili e femminili; 3) c’è infine un problema di
uomini disposti a lavorare per la Claudiana in spirito di servizio, sia per produrre sia per tradurre.
« Non si tratta, come si vede, di mete
irraggiungibili o di programmi sproporzionati per le forze di cui disponiamo. Si tratta piuttosto di una assunzione di responsabilità da parte della
chiesa e dei singoli, cui in questo momento non dovremmo sottrarci ».
Come nota Carlo Papini, nell'intervista qui accanto, la discussione sinodale su questa linea di azione e su
questa 'scelta' non è stata, per la morsa del tempo, ampia e approfondita
come si sperava, e i problemi finanziari hanno avuto una certa prevalenza. E risultato che il 'fondo di manovra' — finora inesistente — della Claudiana ha cominciato a costituirsi, con
un lascito generoso di circa 10 milioni; pianificando per i prossimi cinque
anni, tale 'fondo' dovrebbe salire fra
i 25 e i 50 milioni, che ovviamente non
potranno che in parte minima venire
dal bilancio normale della chiesa: si
cercherà piuttosto di interessare a
questo aspetto primario della nostra
presenza protestante in Italia Chiese
sorelle o enti ecclesiastici assistenziali
all'estero, ma è vivamente auspicabile
che anche lo sforzo interno di diffusione della nostra stampa, nelle nostre
comunità, contribuisca a questo scopo
in modo determinante.
Nel dibattito sinodale si è notato
che quest'ultimo lato è particolarmente carente (ad es., su ottanta chiese
valdesi soltanto un quarto hanno aperto un deposito di pubblicazioni della
Claudiana); si è raccomandato che
nella Commissione Claudiana siano
rappresentati orientamenti diversificati, riflettendo la situazione della Chiesa e rispondendo così alle sue varie
esigenze (mentre ci si è orientati più
decisamente — ed è un passo essenziale e irreversibile — su una produzione a livello di media e alta cultura,
resta carente quella pur essenziale di
divulgazione popolare, malgrado alcuni sforzi in tal senso). Si è accennato
alla opportunità che l'attività della
Claudiana sia affidata a un 'gruppo di
servizio': una realtà che non è stata
assente neanche in passato e sino ad
oggi, ma che andrà approfondita, chiarita e condotta innanzi in modo più
deciso, sì che intorno al 'personale' totalmente impegnato graviti un gruppo,
il più numeroso possibile, di autori,
consultori, 'lettori', traduttori ecc., .sui
quali contare perché il lavoro di ricerca e selezione, di traduzione e di diffusione di opere protestanti proceda
nel modo più efficiente, tempestivo e
spedito. Si è infine insistito, ed è forse l'aspetto più importante di tutta la
questione, sul fatto che molti nostri
'dissensi interni hanno alla radice una
seria e grave immaturità biblico-teologica, e che quindi puntare sulla formazione attraverso le nostre pubblicazioni è un servizio decisivo alla causa di
una chiarificazione fra noi.
Malgrado la relativa brevità del tempo a disposizione, si può dire che il Sinodo ha seriamente avvertito l'esigenza presentata a tre voci dalla Commissione della Claudiana, dalla Tavola e
dalla Commissione d'esame, e in questo senso e con questo spirito è stato
votato il seguente o.d.g.:
Il Sinodo si rallegra dello sviluppo della Casa Editrice Claudiana,
avvenuto in questi ultimi anni e
documentato sia dalla recente apertura della filiale di Milano, sia dall’ampio programma di nuove pubblicazioni;
riconosce nell’attività editoriale
uno dei settori che meritano oggi
particolare cura e appoggio da parte della Chiesa;
impegna la Tavola a operare per
fornire alla Claudiana gli aiuti e gli
strumenti necessari al suo ulteriore
sviluppo, presentando annualmente
al Sinodo i programmi allo studio
e i relativi costi e modi di finanziamento;
impegna le comunità a una vasta
opera di diffusione delle opere edite dalla Claudiana.
G. C.
Comitato del
Collegio Valdese
COMUNICATO
L’inaugurazione dell’anno scolastico
del Collegio Valdese (Scuola Media e
Ginnasio-Liceo) avrà luogo il 1° ot
tobre p. V., alle ore 15, nell’Aula si
nodale, sotto la presidenza del Vice
moderatore, pastore Achille Deodato
La prolusione sarà tenuta dal prof
Augusto Armand Hugon.
Le lezioni avranno inizio regolarmente il 2 ottobre p. v.
Si è lieti di poter comunicare che
il Corpo Docente è stato completato,
per cui l’attività deH’Istituto potrà
essere regolare, fin dall’inizio.
Si comunica inoltre che le classi
della Scuola Media sono complete e
che con rammarico si è dovuto rinunciare a numerose ulteriori iscrizioni, mentre vi sono ancora posti
disponibili per il Ginnasio-Liceo.
Si fa presente che, per accordi intercorsi fra il Comitato e privati e un
Ente della zona, è possibile proporre
a eventuali allievi (n. 15) del Ginnasio-Liceo ottime sistemazioni logistiche.
Torre Pellice, 15 settembre 1969
Il Comitato
del Collegio Valdese
4
T>ag. 4
N. 37 — 19 settembre 1969
Notiziario
ecumen ico
a cura di Roberto Peyrot
IL CONSIGLIO ECCLESIASTICO
DI ZURIGO
SUL DIRITTO DI VOTO
ALLE DONNE
Zurigo (epd) — Il 14 settembre nei Comuni del Cantone di Zurigo si vota sul riconoscimento alle donne del diritto di voto. In
proposito il Consiglio ecclesiastico del Cantone ha comunicato quanto segue :
« In riferimento al voto del 14 settembre,
che dovrà stabilire se in futuro i Comuni
devono avere la possibilità di conferire alle
donne il diritto di voto nel loro ambito, è
stato chiesto come si presenta il voto fem-'
minile nella Chiesa, Può quindi essere utile
riflettere sulle esperienze della nostra chiesa
cantonale evangelico-riformata^ in fatto di
voto degli adulti.
« A partire dal 1963 le donne hanno, nella nostra Chiesa, i medesimi diritti che gli
uomini. Con una maggioranza considerevole
i votanti zurighesi avevano posto le basi di
un nuovo ordinamento g'uridico sia per la
Chiesa evangelico-riformata sia per quella
cattolico-romana, riconoscendo questa parità
alla donna. Il risultato della nostra esperienza eccles.astica in questi sei anni è univoco:
nessuna delle conseguenze negative che erano state ventilate si è verificata. Al contrario, le donne si sono inserite rapidamente nei
loro nuovi diritti e compiti e li esercitano
con coscienza responsabile, nel voto, come
membri delle direzioni e anche come pastori
in servizio. La loro partecipazione al voto è
per lo più vicina a quella maschile.
«Il diritto di voto alle donne non ha determinato alcun effetto spettacolare, né negativo né positivo. Comunque la nostra Chiesa,
introducendoìo, ha collaborato a realizzare
un passo avanti nel riconoscimento di un
importante diritto umano.
« Nella nostra Chiesa non potremmo più
fare a meno del contributo che le donne attualmente ci dònno ».
Nella medesima occasione gli studenti del] Università di Zurigo hanno inviato una circolare a tutti gli uffici pastorali cantonali,
nella quale viene citato Tart. 274 del Codice .
civile elvetico : « Durante il matrimonio i
genitori esercitano insieme la patria potestà.
Se essi sono in disaccordo, la decisione spetta al padre », e si pone la domanda : « è vero a priori che la capacità di giudizio del
padre, in fatto di educazione, è decisamente
migliore? ». Si cita poi l’art. 167 : « Con il
consenso espresso o tacito del marito la moglie, in qualunque condizione matrimoniale
d: proprietà si trovi, può esercitare una professione o un mestiere » : tale norma viene
definita un'ingerenza nella libertà, per la
donna, di impostare la propria vita. Ancora, riferendosi all’annuario statìstico della
città dì Zurigo, sì fa notare che dal I960
al 1967 le paghe orarie sono salite da Fr, 3.83
a Fr. 6.27 per i lavoratori e da Fr. 2.42 a
Fr. 4.07 per le lavoratrici, e si domanda il
perché ' di questa differenza di livello salariale : « le donne sono impiegate in lavori inferiori, mal retribuiti? ovvero ricevono una
preparazione meno accurata? ».
IL C.E.C. AL PRESIDENTE
DEL CONSIGLIO IRLANDESE
DELLE CHIESE
Canterbury (hip) — Il Comitato centrale
del C.E.C. ha inviato al presidente del Consiglio irlandese delle Chiese, il past. Gallagher, questo telegramma : « Il Comitato centrale del C.E.C. (...) rivolge a Lei come a
tutti gli amici che sono alla testa delle Chiese delVIrlanda del Nord Vassicurazione delle
nostre pregh erà. Condivìdiamo il vostro profondo rincrescimento per ¿1 fatto che la tragica tensione delVIrlanda del Nord non abbia trovato soluzione nel nome di Gesù Cristo, ma che al contrario si abusi del suo nome per perpetuare unHiigiust'z'a palese e
per tentare di sovvertire Vordine pubblico
con la violenza... ». Da parte sua, presentando il suo rapporto al Comitato centrale, il
pastore E. Carson Blake, segretario generale
del C.E.C., deplorava che in Irlanda del Nord
si trovino ancora « membri di nostre chiese
i quali dimostrano di non avere affatto avanzato. nella loro riflessione ecumenica, rispetto alle epoche oscure delVXI. del XVI e del
XVII secolo».
CONTRO LA FAME DEGLI ALTRI
Dna hltera dal "Centra Familial
Evangéliqne" del Gainn
Il primo invio a nome dei lettori ha permesso la continuazione del lavoro
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È MORTO IL PROF. ALIVISATOS
PIONIERE DELL’ECUMENISMO
Canterbury (soepi) - Il professor Amilcare
Alivisatos, che ha insegnato teologia per lunghi anni presso TUnìversità di Atene e che è
stalo membro del Comitato centrale del CEC
dai 1948, è deceduto ad Atene allelà di 82
anni. La notizia è giunta telegraficamente a
Canterbury ove in quel momento si teneva la
sessione del Comitato centrale del CEC.
Il professor Alivisatos era anche presidente
dell’Accademia di Atene e consacrò oltre 50
anni della sua vita alla causa della teologìa,
deH’ecumenismo e della vita della chiesa.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 — 8.7.1960
Tip. Subalpina s.p.a - Torre Pellice (To)
Nel numero scorso dicevamo di
essere in attesa di notizie dal Gabon ed infatti ci è ora pervenuta
una lettera della signorina Gay,
che pubblichiamo qui sotto. Leggendola, i lettori potranno rendersi conto che il nostro aiuto, seppur modesto, è molto importante
per quest’opera e invitiamo perciò ancora tutti voi ad inviare generose e costanti offerte onde possiamo proseguire nella nostra collaborazione.
Preghiamo inviare le sottoscrizioni (speriamo di pubblicare un
nuovo elenco nel prossimo numero!) al conto corrente postale numero 2¡39878 intestato a Roberto
Peyrot, corso Moncalieri 70, 10133
Torino. Grazie.
Mful, 1° Settembre 1969
Cari Amici,
Grande è la nostra riconoscenza
per le vostre generose offerte, che ci
permettono di continuare il lavoro
del « Centre Familial Evangélique ».
Senza il vostro aiuto saremmo state
costrette, la mia collega, Sig.na Juge
ed io, a privarci della collaborazione
di due giovani educatrici africane (la
prima lavora dal 1963 e la seconda da
un anno).
Su sette giovani donne, iscritte ad
im recente corso di formazione teorica e pratica di 5 mesi, una soltanto
ha avuto la perseveranza e la capacità per acquistare le conoscenze minine indispensabili di puericultura. Essa verrà ad aumentare il numero del
personale africano. Vi interesserà conoscere i nomi di queste giovani : Bela
Ndong Hélène, Ntsamo Mezui Martine, Nzang Ossubita Esther.
Il layoro di queste educatrici sanitarie in ambiente rurale è molto im
portante. Le loro visite a domicilio
nei vari villaggi rappresentano un
aspetto positivo per la protezione infantile e per l’educazione delle madri.
Il « Centre Familial Evangélique » è
un’opera della Chiesa Evangelica del
Gabon. Le gravi difScoltà in cui questa si trova attualmente non le permettono di sostenere finanziariamente le sue opere sociali.
La Società delle Missioni Evangeliche di Parigi provvede ai viaggi e
allo stipendio di 2 Missionarie responsabili del Centro. Dal Giugno 1968 ha
pure fornito una macchina « 3 Chevaux Citroën » indispensabile per le
« tournées ». Una sovvenzione del Governo del Gabon ha permesso d’impiegare le educatrici africane fino al
mese di Giugno 1969 soltanto, il contributo non essendo stato rinnovato.
La Società delle Missioni di Parigi
continua a mantenere gli impegni assunti. Insisto su queste difficoltà finanziarie per dimostrarvi che grazie
al vostro dono quest’opera può continuare. I vari consultori per lattanti
non dovranno essere chiusi e i bambini bisognosi riceveranno latte e medicinali. Questa cartina vi aiuterà a
situare le località nelle quali si svolge la nostra attività.
Il Gabon è un paese poco popolato :
1 villaggi sono disseminati nella foresta e quasi ogni famiglia patriarcale ha il suo gruppo di case. Questo
rende più difficile il lavoro sotto tutti i punti di vista (istruzione, assistenza sanitaria e' sociale).
Nella regione del Woleu-Ntem (nord
del Gabon) la densità della popolazione è fra le più alte: Oyem ne è il
capoluogo. Gli abitanti vivono essenzialmente di prodotti agricoli: manioca, banane, arachidi, canna da zucchero, maïs, tuberi e frutti vari per
il consumo locale; piantagioni di cacao e caffè per l’esportazione. Anche
qui si assiste all’esodo dei giovani verso le due città principali: Libreville,
la capitale e Port-Gentil, città industriale.
A 5 chilometri da Oyem si trova
GABON
Echi della
DIFFICOLTÀ INTERNE
DELL’ U.R.S.S.
Notizie di varia fonte, tutte attendibili,
denunciando uno stato preoccupante di disorganizzazione nei servizi pubblici dell’URSS, riatta eccezione (a quanto sembra) che neìl’.'isercito. Inoltre le indubbie e notevoli difficoltà
economiche sembrano esser la causa del « rilancio, sulla stampa di Mosca, della "riforma
Kossyghin’’, progettata esattamente quattro
anni fa conformemente alla tesi dei professori
Liherman e Trapeznikov, riforma che richiederebbe la messa in opera delle cosiddette "leve economiche fprofitto, valore di mercato,
iriteresse materiale, ecc.) per raddrizzare la
situazione economica del paese.
Gli editoriali della Pravda", denunciando
violentemente lo “spirito di routine" che regna tuttora nelle imprese e nei ministeri, fustigano l’inerzia, la burocrazia e la stagnazione che impediscono l’introduzione, nell’economia. delle realizzazioni scientifiche più recenti. Il fatto che lo stesso organo centrale del
Partito Comunista dell’URSS si pronunci, con
tanta convinzione, in favore dell’applicazione
rigorosa dei "nuovi metodi di gestione” e della
loro diffusione, consacrandovi un editoriale,
sembrerebbe indicare, secondo gli osservatori,
che il partito non rifiuta più il suo appoggio
ai riformatori (...).
Il “Trud", organo centrale dei sindacati,
illustra da parte sua. con esempi concreti, le
perturbazioni" della produzione, provocate da
uìi’organizzazione difettosa; particolarmente
della produzione di articoli industriali di consumo corrente, la cui penuria persiste, proprio
ora che l’elevazione del livello di vita della
popolazione è uno dei principali obiettivi della
politica economica del governo. Per es., dice
il giornale, nella città di Gorki non si trovano
né ferri da stiro elettrici, né macchine da tritare la carne, né macchine automatiche da
spremere la frutta. Nei negozi di Dzerjinsk.
non vi sono né bollitori, né teiere, né caffettiere di contenuto ragionevole, né piatti, nè
mestoli, ecc., ma in compenso vi si trovano in
vendita delle brocche di smalto della capacità 22 litri, cioè oggetti di cui nessuno
saprebbe che fare! In altre città, la situazione
non è sensibilmente diversa.
Sembra che le cause essenziali di questo
stato di cose risiedano nel disordine dei rapporti fra gli organismi di pianificazione, le
organizzazioni commerciali, e le imprese.
Certo non si è mai rinunciato a studiare
piani di produzione di beni di consìimo, sia
in peso che in volume. Ma poi vi sono dei capi d’impresa e, più ancora, dei "compagni"
dei ministeri che disprezzano i bisogni della
popolazione in articoli d’uso domestico. Quegli "alti funzionari" hanno altro da fare che
occuparsi di “simili futilità”! Il risultato è
che, in numerose imprese, la produzione di
beni di consumo è "diminuita invece di aumentare ”.
Dall’agosto scorso, "Russia sovietica”, organo del Comitato Centrale del Partito Comunista dell’URSS, ha da parte sua dedicato due
a cura di Tullio Viola
editoriali a simili questioni. Nel primo editoriale, il giornale ha demincmto coloro che, negli organismi di Stato o nelle officine, “sabotano** (sic!) la produzione di automezzi destinati alVagricoltura, compromettendo in tal modo i raccolti. Nel secondo, il giornale esprime
la propria indignazione per le risposte pervenutegli sull argomento, e conclude che bisognerebbe smascherare i responsabili ».
(Dalla « Gazette de Lausanne » del 15-9-69)
TRISTE DIVORZIO
^ « Accade ancora talvolta che Husak, primo segretario del Partito Comunista Cecoslovacco, o Cernik, capo del governo, parlino di
sviluppo economico e pronuncino la parola
riforma**. Ma di quale riforma e di quale
sviluppo economico può mai trattarsi, quando
la produttività é discesa (per certe imprese)
del 40%, quando il “lasciar andare** è spesso
la regola, e quando la voglia di lavorare tende
pericolo&amente, soprattutto fra i giovani, a
scomparire?
La popolazione, dal canto suo, fìnge d’ignorare Voccupante e coloro che con lui si compromettono. I Cechi respingono le parole “soldato russo'* con un atteggiamento sdegnoso,
col gesto quasi di voler scacciare una mosca.
Colui che pronuncia davanti a loro il nome di
uno dei dirigenti che si sforzano di giustificare. ogni giorno un po' di più, Vintervento sovietico, si attira un sorriso di disprezzo. L'idillio della “primavera di Praga” fra il popolo
della Cecoslovacchia e i suoi dirigenti, i quali
finalmente gli dicevano parole che gli scendevano nel cuore, è finito. Oggi si è giunti al
ristagno. Osservando la vita di questi uomini
e di queste donne, ascoltando i loro discorsi,
non si può fare a meno di pensare che Voccupazione straniera non è riuscita neppure ad incrinare la corazza, al riparo della quale essi
conducono la loro esistenza quotidiana (...).
Dei “quattro uomini" della primavera 1968
— Diibcek, Svoboda, Cernik, Smrkovsky —
che (si diceva) si erano giurata reciprocamente fedeltà eterna, solo il primo e (in minor misura) l’ultimo hanno conservato la loro
popolarità. Tuttavia, pur avendo perduto molto del suo prestigio, il presidente Svoboda ha
conservato una parte della stima che lo circondava un anno fa. In alcuni negozi si vede
esposto il suo ritratto, e il suo nome viene
ancora, qualche volta, associato a quello di
Dubcek (...).
Un anno dopo Vintervento del(’eserciio sovietico, sembra che il “divorzio” fra il popolo
e i suoi dirigenti, sia totale: essi s'ignorano reciprocamente. Il partito comunista e il governo della Cecoslovacchia s’immergono sempre
più, giorno dopo giorno, nella collaborazione
con la potenza occupante. Agiscono “come se”
l’ingresso delle truppe straniere nel territorio
nazionale non avesse provocato nei popoli ceco
e slovacco, nell’agosto 1968, una resistenza
tanto pacifica, quanto risoluta ».
(Da c< Le Monde » del 16-9-1969.
Articolo del corrispondente Manuel
Lucberl).
^ Bieeok \ f
Verso Lambarén
e Libreville
Mful, antica stazione missionaria. Vi
risiedono attualmente: 2 pastori africani, maestri e professori con le loro
famiglie e tre missionarie. La Signorina Laura Nisbet insegna alla Scuola
Media, la Signorina Hermine Juge ed
io siamo responsabili del «Centre Familial Evangélique ».
Gli allievi delle scuole Elementari e
Medie e gli studenti della «Sezione
Pedagogica» rianimano ora il villaggio rimasto quasi deserto durante le
vacanze estive.
Il « Centre Familial » ha la sua sede
a Mful, ma svolge la sua attività in
vari villaggi. Sei consultori funzionano settimanalmente o mensilmente:
Mful, Ebeigne, Zanangwè, Bissok,
Nzoghengone e Aoua. Questi centri
esercitano la loro influenza su 25 viilaggi. Durante un anno sono stati seguiti 635 bambini al di sotto dei 4 anni: 550 madri, in maggioranza analfabete, hanno ricevuto semplici insegnamenti teorici e pratici di igiene e
puericultura.
Rinnovando i nostri ringraziamenti
vi chiediamo di sostenerci anche con
le vostre preghiere in questo momento grave per la Chiesa Evangelica del
Gabon.
« Io credo : sovvieni alla mia incredulità» (Marco IX: 24).
Hermine Juge
Anita Gay
iiiiiiiiiiiiiimiiiiiimmiiM
Notiziario MetO(dista
CONVEGNO PASTORALE
I pastori della Chiesa Metodista d’Italia si sono riuniti a « Ecumene »
(Velletri) per un Convegno di studio
svoltosi nei giorni dal 2 al 6 settembre. Tema del Convegno: . « Rinnovamento ed ecumenismo ».
In un’atrnosfera di fraternità e di
elevato spirito di seria ricerca biblica,
sono stati trattati i seguenti temi:
« La comunità » (pastore D. Cappella);
« Il culto » (pastore M. Sbaffi); « La testimonianza » (pastore S. Aquilante);
« L’ecumenismo » (pastore M. Sbaffi);
« Le strutture ecclesiastiche » (pastore
D. Cappella).
A conclusione dei lavori è stata redatta una « Lettera alle Comunità »
nella quale sono indicati e ribaditi
quei motivi di rinnovamento della
Chiesa che conservano la loro validità
solo se fondati sulle solide basi della
Parola di Dio ed in seria obbedienza
all’insegnamento del Signore Gesù
Cristo, unico Salvatore del mondo.
ATTIVITÀ’ ESTIVE
Riferendoci alle varie attività estive
dei Centri metodisti in Italia, si può
ben dire che è stata un’estate « calda ». « Ecumene » non ha avuto un
giorno di tregua! Oltre il Campo lavoro, si sono susseguiti vari Campi e
Convegni di studio particolarmente
giovanili. A chiusura della stagione
estiva « Ecumene » ospiterà il Convegno delle Attività Femminili.
Pure la « Casa Evangelica » in San
Marzano Olivete ha svolto un’attività
estiva fortemente intensa sia per vari
Convegni di studio che per il periodo
di vacanze estive. La « Casa Evangelica » concluderà la sua attività estiva
con un Campo di lavoro e di studio
che avrà luogo nella prima settimana
di ottobre. Direttore di questo « Campo » sarà il fr. Andrea Anziani. Rivolgersi a lui per ogni informazione al
riguardo. (Piazza Istria 2 - 20125 Milano). g.
re operai o studenti che per ragioni del ’oro
lavoro non possono raggiungere in gioriiata
le proprie case.
Per ogni informazione rivolgersi al Direttore dell’Ist tuto Artig anelli, signor Bruno
Girardi, via Berthollet 34, 10125 Tori no,
tei. 65.22.87.
OFFERTE
PER LA SCUOLA MEDIA VALDESE
Roberto More, Torre Pellice, L. 10.000.
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Istituto Artigianelli Valdesi
Il Comitato deirislilulo è lieto di segnalare che esistono possibilità di accoglienza
neirisliluto. di nuovi giovani che intendano
venire a lavorare o studiare a Torino. Ricordiamo che per Tammissione negli Artigian-elli occorrono le seguenti condizioni :
a) aver compiuto anni 15;
b) indicare il lavoro nel quale si desidera essere formali (elettricista, falegnameebanista, ebanista-crnato, radiote'evìsorisla,
motor'sta, ecc.);
c) certificato di licenza di scuola media
inferiore;
d) indicare la scuola serale desiderala
per conseguire il diploma corrispondente al
proprio lavoro;
e) religione evangelica;
f) raccomandaz’one di un pastore o di
un anziano della Comunità Evangelica.
Le condizioni per il soggiorno sono stab lite in seguito a colloquio con la famiglia c a
rapporti diretti con il Direttore deiristituto.
Vi saranno altresì possibilità dì accoglie
POMARETT
E’ stata iniziata presso l’Ospedale Tinstallazione di un impianto di sonorizzazione interna, dono delle Comunità Valdesi di ila
Val Germanasca e di un gruppo di fra udii
evangelici della Germania.
I paz;euti ricoverati avranno la possibilità
di ascoltare i programmi radiofonici con singoli altoparlanti personali.
Apprendiamo che tra ITstltuto Nazionale
Assicurazione Malattia (Inam) e la Direzione dell’Ospedale è stata firmata la con\dizione per i servizi ambulatoriali di radiologia,
cardiologia e laboratorio.
Ci rallegriamo vivamente di questa iniziativa e facendoci portavoce della popolaz.ione
locale esprimiamo pubblicamente il no.-iiio
ringraziamento alla Direzione INAM per
l’accordo stipulato con l’Ospedale di Poi.jaretto.
Segnaleremo Tinizio della attività dei .servizi.
9- Per mancanza di spazio siamo costretti a rimandare corrispondenze
e lettere : ce ne scusiamo.
Personalia
In casa Sfredda, a Bari, è giunta la
quintogenita. Grazia Gabriella. I più
cordiali rallegramenti e un augurio
fraterno!
AVVISI EC GNOMICI
PENSIONATO offresi pulizie comm'ssioni
eventualmente custode Tbero subito referenze. Rivolgersi Claudiana - Torino.
agape cerca una segretaria che sia dis)iosta ad unirsi al gruppo res'c'ente per un
minimo di due anni. Per informazioni
scrivere a F. Giampiceoli, 10060 Frali.
CERCASI alloggio riscaldato a Torre Pellice. Rivolgere offerte deltagl ate al giornale.
CONTINUA L’OFFERTA SPECIALE del vero OLIO D’OLIVA di ONEGLIA a famiglie evangeliche con sconto di L. 50 a litro.
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da un condimento nella forma più sana, naturale e più adatta al corpo umano, essendo un alimento eccellente che
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ONEGLIA.