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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Spett.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICB
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCIV . Nuca. 7
Una copia Lire 40
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Eco: L. 2.000 per I’interno
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TORRE PKL.ULE, 14 Febbraio 1964
Ammiii. Claudiana Torre Police ■ C.C.P. 2-17557
ORGOGLIOSI
Luca 9, 46~48
I discepoli di Gesù non capiscono le sue parole, ci dicono i versetti 44-45, perchè non hanno capito la sua missione, e rimangono
sordi e distratti, accanto a lui, senza scoprire che il segreto della sua
esistenza sta nel sacrificio della vita.
I nostri versetti ci dicono molto chiaramente quali sono le conseguenze di questa incomprensione: i discepoli diventano uomini orgogliosi, pieni di sè. Non avendo compreso la missione di Gesù non
possono comprendere la loro missione; preoccupati di farsi una r'^ligione di comodo e di soddisfazioni non possono nemmeno desiderare
una comunità rinnovata; sordi al messaggio della croce non possono
che diventare orgogliosi; incapaci di capire il sacrificio del Signore
no'n possono capire l’umiltà. La preoccupazione fondamentale dell’uomo sembra infatti essere questa: essere il primo, davanti agli
altri.
Proprio questa mentalità umana, questa mentalità di tutti i giorni è entrata nella fede dei discepoli ed anche nella loro comunità:
non agiscono peggio degli altri uomini, ma non sanno essere diversi,
sono come tutti.
La chiesa cristiana, nella sua storia secolare, non ha potuto sfuggire a questa tentazione, a questo sistema, a questo modo di vedere
e giudicare le cose. Ogni volta che ha dimenticato il messaggio della
croce, le parole del Signore, non ha potuto sfuggire all’orgoglio. K
tutti noi cristiani rassomigliamo stranamente a questo gruppo di diM'cjxtli stretti attorno al Signore, agitati e tormentati nel profondo
della nostra coscienza dalla domanda ridicola: chi è il maggiore fra
noi ?
Alle spalle di Gesù, a bassa voce per non essere scoperti, ci interrogliiumo per sapere quale fra le nostre confessioni, fra le nostre teologie, fra le nostre assemblee conciliari è la maggiore.
Ogni chiesa, come ogni apostolo, si rode in cuor suo nel desidelio e nella speranza di essere la maggiore: la chiesa orientale jierchc
I la ])iii antica, la cattolica perchè è la più numerosa le chiese ]irolestanti perchè sono più evangeliche.
Situazione e discussione ridicola, quella dei discepoli, alla vigilia della morte del Maestro; ridicolo il nostro orgoglio di fronte alla
missione del Regno; ma Gesù non risponde neppure a questi vani discorsi, pone un fanciullo nel gruppo dicendo: il minimo è grande.
Non c’è infatti primo o secondo nel Regno di Dio perchè non c’è
più orgoglio, perchè il sacrificio della croce lo distrugge.
Anche per noi Valdesi, in occasione del XVII febbraio, è essenziale ricordare tutto questo: il pericolo di essere una chiesa, una comunità orgogliosa sussiste oggi più che mai perchè l’orgoglio rimane
-einpre anche quando la fede si è spenta.
Gesù non ci chiede di essere grandi ma fedeli, e si è fedeli solo
quando lo si segue verso la croce.
Giorgio Tourn
Calvino e i Valdesi
lo
La Ubertà cristiana
Posizioni protestanti
Lutero ha ccnsaorato il termine « libertà » in unoi dei suoi tre « Trattati
riformatori» (1520). Si tratta della
« libertà del cristiano », cioè della li;
bertà interiore deiiruomo al quale i
peccati sono perdonati, che è unito
nella fede a Gesù Cristo, il celeste sposo, e che in quest’unione è arricchito
di tutte le ricchezze spirituali del Figlio di Dio. Si tratta dunque della libertà agostiniana (...), la sola concezione della libertà che abbia avuto diritto di cittadinanza nella Chiesa fino
a quel momento ; Lutero ne canta una
volta ancora gli splendori, con accenti indimenticabili.
Pure, nella sue parole c’è un accento nuovo. La libertà del cristiano non
è soltanto la liberazione dal peccato,
è anche la liberazione dalla «legge»;
lo spiirito deirapostcìlo Paolo è qui
presente. Anzi, il cristiano, nella sua
libertà, sa che tutte le cose ^^teriori,
i riti, gli abiti sacri, tutto ciò ohe si
venera, non ha la minima importanza. Egli si leva, con un sentimento di
sovranità, al di sopra di tutte le forme istituzionali della religione. Non
le rifiuta. All’occorrenza sa sottomettervisi per amore dei fratelli; ina non
ne è schiavo. E’ libero neU’intimo, e
poiché è libero, è pronto per la riforma della Chiesa, è pronto, se necessario, per la rivoluzione.
Nella sfera interiore nella quMe il
cristiano è libero, non c’è che un’autorità : quella della Parola di Dio. Non
bisogna intendere queste parole in un
modo troppo materiale, come ha fatto
in seguito l’ortodossia protestarite : in
quel limpido! mattino della Riforma
la Parola è ancora sinonimo di Gesù
Cristo, come nel prologo di S. Giovanni; il cristiano è unito alla Parola come è unito a Cristo, ed è trasfoimato
a immagine della Parola come è trasformato a immagine di Cristo. Que
sta Parola viva, si sarebbe tentati di
identificarla, per certi aspetti, con lo
Spirilo Santo. La Parola, è la Bibbia,
ma la Bibbia concentrata in Gesù Cristo vivente, e interpretata dallo Spirito;
A questa Parola viva Lutero si sottomette senza riserve; la sua autorità
è la sola ohe vuol riconoscere ; ad essa
soltanto vuole affidare la causa della
riforma della Chiesa, alla quale sue
malgrado ha dovuto votarsi.
Nel momento in cui si impegna la
lotta, il cavaliere Ulrich von Hutten
Un cristiano è un libero signore
sopra ogni cosa e non è sottoposto a nessuno. Un cristiano è
un servo volenteroso in ogni
cosa e sottoposto a ognuno.
LUTERO
offre a Lutero la sua spada. Il riformatore rifiuta. « La Parola ha vinto il
nióndo ; la Parola ha protetto la Chiesa; sarà la Parola a ripararla» (Lettera a Spalatino, 1521).
Non è mancato chi ha inteso questa
parola in un senso banale; la Riforma è stata il primo moto d’opinione
moderno che si è valso della potenza
della stampa. Questa lotta, cominciata mediante tesi stampate, combattuta con l’ausilio di pamphlets, di volantini e presto di libri, dey’e.ssere semplicemente una lotta di idee, scritte e
pronunciate. Certamente la Riforma
è stata anche questo; ha dimostrato
Quattrocento anni fa si spegneva il
Riformatore, non la sua impronta
E’ certamente dato a pochi uomini
di lasciare nella storia im solco cosi
profondo e duraturo come quello del
riformatore Giovanni Calvino, di cui
a fine maggio ricorrerà il quarto centenario della morte (27 maggio 1564)
A 26 anni scriveva 'la grandiosa « Istituzione della religione cristiana», attorno a cui discutono da quattro secoli teologi e pensatori, e che ha fatto
pubblicare montagne di libri di commento c di polemica; a 33 anni pren
(leva saldamente in mano le sorti di
Ginevra, diventava nello stesso tempo ruomo di punta del Protestantesimo eurcp€-o e il capo di quella straordinaria repubblica teocratica che fu
la Ginevra di quei tempo; commentava tutti i libri della Bibbia, meno l’Apocalisse, scriveva trattati di ogni sorta e scriveva migliaia di lettere, tamo
che la raccolta dei suoi scritti costituisce una, vera biblioteca di 20 volumi di grande fermato; e lasciava mo
rendo a soli 55 anni un’eredità imponente di pensiero, di seguaci, di esempio che ha inciso in modo formidabile
nella formazione del mondo moderno;
Calvino non significa soltanto Calvinismo, dal punto di vista teologico ed
ecclesiastico la sua dottrina sulla severità dei costumi e sulla infiessibile
volontà di Dio è st ita la forza dei puritani che hanno fondato e dato uno
spirito aU’America moderna; lo stesso
sue pensiero sulla necessaria attività
terrena deii'uomo ha contribuito in
medo notevole alla creazione dei grandi mer canti e del industria, in una
paroia del sistema capitalistico ; e dal1 Accademia di Ginevra, da lui fon
data nel 1559, sono usciti a centinaia
e per tutta l’Europa gli uomini permeati dalla grandezza e dalla suggestione del suo pensiero.
Altroché il « ribelle » Calvino, come
chiama tuttora certa polemica!
Con Lutero egli è l’uomo che diede un
volto cristiano a quel gran movimento di rivolta contro la Chiesa Cattolica che fu il Rinascimento, e che domina con la sua influenza nelle vicende successive della civiltà.
la potenza della parola umana, della
verità nuda e disarmata — almeno alI’inizio. Ma bisoigna evitare di laicizzare troppo il pensieio di Lutero. La
Parola che deve combattere e vincere
è la Parola stessa di Dio. Lutero ha
detto spesso ; « Questa è la lotta di
Dio, e il vincitore dev’essere lui ».
Queste due espressioni sono in fondo equivalenti. Significano entrambe
che l’uomo non deve avere la presunzione di aiutare Dio, con i suoi mezzucci impuri, nella lotta che Egli stesso conduce per la verità. La lotta di
Dio dev’essere condotta con le armi
di Dio, che sono quelle dello Spirito
Santo.
La Riforma non ha sempre saputo
tenersi all’altezza di questa ispirazione originaria. La lotta contro gli anabattisti, la guerra dei contadini, soprattutto, condussero Lutero a concezioni assai più contestabili. Era forse
inevitabile; non si tratta di far qui il
processo alla storia della Riforma. Si
tratia piuttosto di riconoscere che il
movente di Lutero è stato un profonde senso di responsabilità nei confronti della verità evangelica che aveva
riscopierta nelle angoscie dei suoi « conflitti » interiori. Nel mondo del peccato le cause più alte hanno talvolta bisogno di un appoggio, e lo Stato stesso, nella concezione di Lutero, trova
la sua giustificazione nella situazione
dell’uomo dopo la caduta. Con qualche sfumatura, era la concezione trar
dizionale del cattolicesimo.
Ma la Riforma non poteva ritornare con buona coscienza alla concezic
ne cattolica. Aveva fatto una rivoluzione in nome della libertà cristiana,
e pur vedendosi nella necessità di di
Giovaniii Miegge
{segue in 2.a pag.)
Il 5 maggio 1545 Calvino, delegato
del Consiglio di Ginevra, partiva dalla
città diretto a Zurigo; vi andava per
provocare una convocazione dei Cantoni evangelici ad Aarau che si occu
pas.se e intervenisse a proposto dell’eccidio dei Valdesi di Provenza; là
sui colli solatii della bassa Durance,
la rabbia del « papisme » aveva ridotto in cenere i villaggi di Mérindol e
Cabrières, e il sangue di migliaia di
vittime invocava la solidarietà dei fratelli in fede. Calvino se n’era commosso, aveva provocato la decisione
dei suoi magistrati, e nella dieta d>
Aarau tu lui ad alzarsi ed a chiedere
l’invio di una deputazione a Pranc-esco I re di Francia. Era una delle prime volte che la voce di Calvino si alzava in tono profetico a parlare ai
principi del mondo, per richiamarli
alla loro responsabilità cristiana e ai
loro doveri di tolleranza: una voce
che poi tanto spesso tuonò in questo
l'.en.soi, minacciando il giudizio dell’Etemo per i credenti e i non credenti, e chiedendo a tutti il sacro rispetto della Sua Parola.
L’intervento a favore dei Valdesi di
Provenza non sorti, alcun effetto, ma
molte altre volte il riformatore di Gl
nevra si occupò dei Valdesi, dei « fratres Iransalpinos », i fratelli al di là
delle Alpi, come affettuosamente li
chiamava in una lettera del 1557. Erano gli anni in cui si costruivano alle
Valli i primi templi (il primo tempio
protestante in Italia è quello di Angrogna, del 1555), e in cui §i andavano
costituendo le parrocchie regolari; da
Ginevra affluivano i primi pastori,
francesi e svizzeri, e Calvino- li segue
nella loro opera, li incoraggia, li fort.’flca; Vernou, Varaglia, Lentolo,
La.uservat, Hector, Vignaux, Noè’.
MiclO', ecc- ecc., tutti udirono il solenne e preciso invito del grande mae
stro. La loro' testimonianza li spinge
anche al martirio, e alla vigilia della
morte giunge ancora la parola potente di consolazione che egli scrisse da
Ginevra. Nel settembre del 1557, egìi
scriveva a GiaffredO' Varaglia già prigionieni nel palazzo di Piazza Castello a Torino ;
« Per quanto la notizia della tua prigionia sia stata per noi di gran dolore, il Signore, che sa far sorgere la
luce dalle tenebre, vi ha unito la sua
consolazione, in considerazione dei
frutti che già son nati dalla tua prova, e anche la gloria che sosteneva S.
Paolo ti deve pure ispirare coraggio;
infatti, se tu sei prigioniero, la parola
di Dio non è prigioniera, e ne potrai
rendere testimonianza a molti i quali
a lor volta spanderanno più lontano
il seme di vita che avranno ricevuto
dalla tua bocca. Gesù Cristo chiede ad
ognuno di noi una tal testimonianza;
ma tu vi sei stato costretto in un modo del tutto particolare per via del
ministerio che hai ricevuto onde predicare la dottrina della salvezza, che
ora nella tua persona è stata assalita.
Ricordati dunque di confermare, se
sarà necessario col tuo sangue quello
che a parole hai insegnato ; Egli ha
promesso che la morte dei Suoi sarà
preziosa e questa sia la ricompensa
che ti basti ».
Parole dure senza dubbio, sorrette
da una visione e da una fede granitica, a cui risale la spiegazione di tanti
perchè.
Ma come vedevano Calvino questi
suoi discepHDli in procinto di morire?
Ecco le parole di cinque prigionieri a
Chambéry, nel 1555, in risposta ad
una sua lettera ; «... La grazia di Die
ci ha permesso di uscire da questa generazione perversa e adultera, ove
Egli è bestemmiato in cosi tanti modi
da far spavento, pier andare a cantargli lodi immortali in compagnia dei
beati; e noi vi preghiamo vivamente
che le vostre preghiere a Dio ci per
mettano di ottenere questo nostro desiderio... E cosi saremo liberati da molte catene, certo molto più pesanti di
quelle con cui siamo ora legati... ».
E’ lo stesso linguaggio, dell’uno e de
gli altri! Testimonianze davvero straordinarie di conversioni profonde ed
invincibili.
Il primo soccorso in denaro pervenuto alle Chiese Valdesi fu opera di
Calvino; alla fine del 1561. .subito dopo la guerra del Conte della Trinità,
egli faceva loro inviare dalla chiesa
di Gmevra un sussidio, e muniva poi
due delegati valdesi di sue lettere comniondatlzie pe:rchè potessero troavre
altri soccorsi presso, i confratelli in
fede della Svizzera e della Germania;
« s’y employa sieur Jean Calvin avec
grand zète et charité ». dice il Gilles.
Nè l’influenza di Calvino sulla storia valdese si esaurisce con la sua
scomparsa : la chiesa valdese, come
nacque allora, fu ancora nei secoli
successivi ed è ancora adesso figlia del
calvinismo, nel pensiero teologico e
neH’organizzazione ecclesiastica. E ci
sarebbe da scrivere un libro intero sui
rapporti diretti e profondi della chiesa e città di Calvino con i « pauvres
frères persécutés » che furono gli antichi Valdesi delie Valli.
Augusto Armand Hugon
Qualcosa
di nuovo?
(. Le soi-ielà umane non possono, senza
eomniettere un rriinine. condursi come se
Dio non esistesse o rifiulare la cura della
religieme come se non le riguardasse o fosse
inutile.
« La giustizia e la ragione rifiutano che
lo Stato sia ateo o. il che si identifica con
¡'aleisino, adoU; il medesimo atteggiamenlo verso tutte le cosidette religioni, o accfcirdi loro indislintamente diritti uguali ».
Leone XIII, neirenciclica « Immortale Dei ».
II card. A. Ottaviani (Doveri dello Stato
cattolico verso la Religione, Roma 1953, u.
IC, citato da G. Miegge, Ln liberté religieuse, p. 22 s.i così commentava in una conferenza .alTAteneo pontificio lateranense:
« 11 Papa si richiama alla giustizia e alla
ragione, perchè non è giusto riconoscere i
medesimi diritti al hene e al male, alla verità e all’errore. E la ragione si ribolla al
pensiero che, per rendere omaggio alle esigenze di una piccola minoranza, siano letti
i diritti, la fede, la coscienza della quasi
totalità del ncpolo, che si tradisca questo
popolo, permettendo a coloro che insidiano
la sua fede di portare nel suo .seno la di
visione, con tutte le conseguenze della le
ta religiosa. (...). Ci viene opposto: soste
nete due criteri, due norme d’azione divese, secondo che vi fa comodo: in paese ca
tc'Hco sostenete l’idea dello Stato confostonale, con il dovere di proteggere esclt
sivamente la religione cattolica: al contra
rio, dove siete una minoranza reclamate il
diritto alila tolleranza, anzi alla parità d
miti; una vera duplicità imbarazzante, di
cui vogliono sbarazzarsi i cattolici die tcngcno conto dello sviluppo attuale della ci
viltà.
« Ebbene sì, precisamente, due pesi e due
nri.sure: uno per la verità, uno per l’errore ».
Malgrado il famoso discorso del card.
Bea. del gennaio 1963 — ,]i cui lutti ci siamo sinceramenle rallegrati — questa posizione di fondo ha subito il minimo spostamento? Il Concilio Vaticano non si è ancora pronuncialo in merito: ma allo .-^tato
dei fatti e delle dottrine, non vediamo profilarsi prospettive veramente nuove: lutt’al
più, anche qui, un « aggiornamento ». mi
adattare alle situazioni dell'ora il sagace bilanciarsi della «tesi» (programma massimo, Stato confessionale integrale; all'« ipotesi » (programma minimo, soluzione di ripiego in condizioni avverse o comunque
peco favorevoli).
Il card. V. Garcias, arcivescovo di
Bombay, ha raccomandato ai direttori di
opere sodali cattoliche in India di sforzarsi di ridurre le divisioni fra cristiani: occorre assolutamente che i membri di coinfessioni diverse cooperino almeno sul piano dell’azione sociale.
Secondo recenti statistiche, la Francia
conta attualmente 7S5.000 protestanti: 460
mila 530 membri della Chiesa Riformata
di Francia, 297.050 luterani e 20.000 batii.«ti. Cento anni fa i protestanti francesi era
no 800.000, e in questo secolo la popola
zione è aumentata del 20%.
2
pag. 2
N. 7
14 febbraio 1964
11
1#
sizioni
TOBRE PEUICE
CONFERENZA DEL MISSIONARIO NOUVELON
ALLA «ENRICO ARNAUD»
protestanti
Senza missione non e’è Chiesa
(continua dalla l.a pag.)
fendere questa rivoluzione da un lato
contro la reazione cattolica e dall’altro contro le tendenze estremiste, do
veva tener conto della dichiarazione
di libertà che portava in sè e che era
stato il suo primo movente. La Riforma si trovava aH’incirca nella stessa
situazione di uno Stato liberale co
stretto a difendere con la polizia o con
le forze armate la libertà contro i suoi
nemici. Per questo gli atteggiamenti
illiberali dei rifoirmatori hanno suscitato assai più scandalo, fra gli stessi
contemporanei, che non le violenze
ben più gravi deU’Inquisizione ; e in
seguito, i principi della libertà evangelica, che erano la ragion d essere della
Riforma, hanno finito per imporsi a
tulti (...).
Vi sono, oggi, due conoezioni distinte della libertà religiosa, che non possiamo confondere.
C’è da un lato la concezione laica.
Essa è frutto essenzialmente della critica fllosofìoa e storica del XVIII e
XIX sec.; considera la religione come
qualcosa che non riguarda lo Stato,
ma sottintende pure che essa non ha
più nulla a che fare con la cultura proci ema. E’ facile, allora, ammettere la
più compieta libertà religiosa; è qual
cosa che non ha più alcun interesse
reale nè per la società nè per lo Stato ;
SI è ccimunque in un relativismo pieno d’indiffeirenza circa il contenuto
delle varie religioni. Può anche avvenire ohe uno Stato, nella cui Costituzione è sancito il porinoipio della li
La libertà cristiana è la libertà dello Spirito. Non è soltanto un affrancamento dalla « lettera », ma im abbandono all’azione incessantemente rinnovata dello Spirito che « soffia dove
vuole» (Giov. 3: 8). Quest’abbandono
è una disponibilità completa per la
direzione dello Spirito Santo, la volontà di permettere che il deposito
tradizionale che abbiamo ricevuto sia
continuamente riveduto dallo Spirito
Lo Spirito non può naturalmente con
traddire il deposito sacro della verità
cristiana, poiché è stato lui a crearlo;
ma può purifloarlo, ricondurlo dalle
sue deviazioni inconscie, renderlo e
splicito, rivelarne aspetti dimenticati.
La lealtà che professiamo verso la verità non dovrebbe mai dimenticare
questa riserva relativa, al diritto di ravisione delle Spirito. Tale riserva non
significa un’attenuazione della nostra
responsabilità nei confronti della verità ; al contrario essa rappresenta un
rlspietto più profondo, più lucido, un
rispetto che rifiuta di confondere con
la verità le forme contingenti che essa può aver rivestito nella storia, anche se sono venerabili e se ci sono
care.
Ss cerchiamo di tradurre questi princìpi in im atteggiamento civile e politico è evidente ohe il soloi a derivarne
legittimamente è la Lbertà di coscienza, (...) il rispetto delle coscienze in
tutta la sua estensione.
Giovanni Miegge
(da La liberté religieuse, pp. 31 ss.)
Il 19 gennaio u. s. il Pastore Sig. Jean
Nouvelon, della Società di Missioni di Parigi, ha tenuto in francese una conferenza ai
Soci della Società Enrico Arnaud.
L’oratore, che è stato per vari anni missionario nel Camerún, esordisce afifermando
che attualmente la Missione non è più considerata lontana, ma come facente parte della vita stessa della Chiesa. Essa deve continuare la missione di Israele, cioè testimoniare Dio tra le nazioni, come le ha ordinato
Cristo e, se non è missionaria, non può essere Chiesa.
L’opera dì evangelizzazione si può svolgere tra i nostri connazionali come in terre
straniere, tra gente sconosciuta. Alcuni missionari hanno hanno la tentazione di fare
un’opera individualistica, il che era neces- '
sarìo (juando la Chiesa europea si era addormentata e soprattutto per la Missione di Parigi. nata in barba alle disposizioni di legge,
vietanti ai protestanti di interessarsi a paesi
fuori di Francia.
L'oratore si chiede poi se la Chiesa africana deve adottare le nostre forme oppure
no e divide schematicamente le Chiese in
quattro ipi: le Chiese d’Europa, le Società
delle Missioni, le Giovani Chiese e la Chiesa
di diaspora, cioè quella dei credenti che,
per ragioni di lavoro, si stabiliscono per determinati periodi in paesi stranieri.
In Europa, con il trionfare delFateismo
anche politico, si assiste ad una fase di scristianizzazione.
La Società delle Missioni viene rimproverata di essere fuori di una particolare Chiesa.
Queste poi vorrebbero creare missioni per
conto proprio e attirare a sè le Chiese Giovani, le quali, per conto loro, non vogliono
più essere considerate in età minorile e tendono a diventare nazionali, mantenendo i
propri usi e costumi, come la poligamia, la
poliandria ecc.
La Chiesa diaispora rappresenta un problema anche per il Consiglio ecumenico,
com’è stato rilevato nélla Conferenza di
Città del Messico. Abbiamo bisogni di mis
sionari laici come nel periodo apcstolìco.
L’esposizione del Pastore Nouvelon è stata
attentamente seguita e vivamente applaudita
dal folto numero dei presenti, che poi hanno interrogato il conferenziere sui capi delle
nuove nazioni africane (abbiamo così appreso che molti ministri sono protestanti), sui
matrimoni fra bianchi e negri, sul nazionalismo e sulla segregazione razziale.
Il segretario della Arnaud*'
Le attività della fine del mese di Gennaio
sono state improntate al problema delle Missioni. Abbiamo avuto il privilegio di avere
fra noi il Past. Nouvelon. rappresentante
della Società Missionaria di Parigi, il quale
ha visitato la Pra del Torno, ha portato un
messaggio alla gioventù della nostra Unione
del Centro ed a quella di S. Giovanni riunite insieme, ed ha parlato alla Soc. Enrico
Arnaud.
I culti deU’ultima domenica del mese, in
francese, sono stati presieduti dal Missionario R. Coisson e dal Past. E. Ganz e consacrati al problema missionario. Nel pomeriggio della domenica 26 il Missionario Coisson ha tenuto una interessantissima conferenza sui movimenti settari o dissidenti che
oggi si manifestano in Africa intorno alle
Missioni ed alle giovani Chiese, sulle loro
origini e le loro caratteristiche. Ci rincresce
che un numero troppo modesto di membri
di chiesa abbia partecipato a questa conferenza interessante ed istruttiva.
L’Anziano Sig. Carlo Tomasini, dopo lun
ghi anni di fedele ed apprezzato servizio nella Chiesa quale Anziano del quartiere degli
Appiotti, ha chiesto di poter entrare in un
giusto e ben meritato riposo, per ragioni di
età. Lo ringraziamo uer tutto quello che ha
fMto ner la nostra chiesa c ner l’esempio di
ledelta e di costanza che ha dato a noi tutti.
Il Concistoro ha destinato al quartiere degli Appiotti la Sig.ra Erica Cavazzani che
risiede già da due anni nel quartiere. Il
quartiere della Kavadera a sua volta rimasto senza anziano, ha proceduto alla designazione del Sig. Franco Eynard. Questa designazione verrà portata nella Assemblea che
avra luogo Domenica 23 febbraio subito dopo il culto.
Attività nel periodo del 17 Febbraio —
Domenica 16 Febbraio, ore 10: nei templi
dei Coppieri e del Centro culti con S. Cena:
ore 20: Falò di gioia.
Lunedì 17 Febbraio, ore 8.4.5: Raduno
dei bambini delle Scuole a S. Margherita.
Lorteo;^ ore 9.30: Commemorazione del 17
rebbraio con rccite c canti preparati dalle
maestre delle Scuole Elementari. Tutti sono
cordialmente unitati; ore 11: Culto commemorativo nel tempio del Centro; ore 12.30:
Pranzo in comune nei locali del Convitto:
nell’Aula Magna offerta dallU.G.V. del Centro e dalla Corale Valdese.
Note: La serata sarà ripetuta sabato 22 al liore 21 e domenica 23 allo ore 15. - Le riunioni di lunedi 17 sono sospese. - Si raccomanda di esporre le bandiere il giorno 17
Febbraio. - 1 biglietti del pranzo sono in
vendita .illa Carioleria Mura.
Venerdì 14 Febbraio, Giornata mondiale
di preghiera delle donne cristiane avrà luogo nel nostro Tempio alle ore 15 una riunione di preghiera a cui tutte le donne della nostra chiesa sono invitale. F. S.
iiniiiimmiiiiiiiiiiiiiii
bertà religiosa., la cemsideri come eieirifintoi di poca importanza nel gioco
politico e tolleri delle infrazioni, pur
senza rinunciare formalmente al principio. Bisogna agglimgere che, nel
mondo politico moderno, la coenvinzione solenne del valore inestimabile della libertà e della coscienza è in singolare ribasso, lasciando il campo ad
ogni sorta di concezioni totalitarie,
nelle quali l’interesse o le passicni collettive predominano talvolta brutalmente sulle esigenze della coscienza
individuale. (...) la nozione di coscienza, la sua dignità, la sua libertà sono
valori cristiani laicizzati, e tendono a
perdersi nella misura in cui si allontanano daH’ispirazione originaria che
le ha suscitate. L’unica salvaguardia
della libertà di coscienza è, in fin dei
conti, la coscienza cristiana delia libertà.
La coscienza cristiana della libertà,
invece, è fOindata sui principi essenzia
li della religione cristiana. Bisogna riconoscere che la storia stessa della
Chiesa, specialmente la storia interna dei movimenti sorti dalla Riforma,
come pure l’evoluzione della cultura
in Europa e in America nel corso degli ultimi due secoli, ci hanno aiuta
to a discemeire più nettamente che in
passato questi principi e 1 valori che
ne dipendono ; ma nella loro essenza ■
essi sono noti fin daH’origine • del cristianesimo, e non sono mai stati toLalmente dimenticati.
L’Evangelo è un appello al ravvedimento ; « Ravvedetevi, il Regno di Die
è vicino» (Matt. 3; 2). Quest’app_ello
non ha senso se non in una sfera di
asscluta libertà, spontaineità, sincerità La polemica di Gesù contro i « farisei ipocriti » io conferma. Non c’è
nell’Evangelo neppur l’ombra di una
parola che suggerisca ridea che l’appoggio delie autorità alla «verità» potrebbe inculcarla con maggiore efflcacia. Gesù, al contrario, respùiige la terza tientazione, quella dei regni del mondo e della loro gloria (Matt. 3, 8, 11)
e rifiuta d’esser fatto re (Giov. 6; 15).
E’ un principio che nessuno discute.
La Chiesa è ricorsa talvolta a conversioni forzate, ma si può pensare ohe
rabbia sempre fatto con un po’ di cattiva coscienza. Il Diritto canonico lo
vieta espressamente. Il «compelle intiare» (costringili ad entrare) è una
cattiva esegesi, anche se porta la firma di Agostino
La «legge dei Regno», qual’è foi
muJata nel Sermone sul monte, è la
critica pili formidabile che sia mai
stata mossa al conformismo del'l’osservanza puramente esteriore. Con ì
profeti d’Israele, riporta la religione
nella sfera della decisioni più personali e inalienabili. E’ una « legge di
libertà» (Giac. 1; 25); la legge della
« libertà cristiana ».
La polemica di S. Paolo contro la
« legge » si pone sul pralungamento di
questa « legge del Regno di Dio » ; si
potrebbe dire che ne è l’applicazione
alla situazione della prima generazione cristiana. La libertà del cristiano
non è una libertà d’indiflerenza, è la
libertà «fuori da qualche cosa» (il
peccato, la paura, la morte) e « in vista di qualche cosa», in vista dell’amore, agape. Il cristiano liberato dalla
legge non può erigere un nuovo legalismo, neppure a profitto della « legge
evangelica». Il cristiano libero può
servire e amare, non può diventare un
inquisitore tirannico. Inutile dire che
si potrebbe esserlo per amore, e che
si distruggono i corpi per salvare le
anime. Questa lugubre concezione,
che ha potuto fiorire grazie a un dualismo esasperato, non è conforme alla
concezione biblica deiruomo ; è uno
spiritualismo grecoi nella sua espressione più decadente.
Che cosa è? Che cosa fa?
Il Consiglio Federale delle Chiese Evangeliche d’Italii
Troppo spesso Vattività del Consiglio Federale delle Chiese Evangeliche d'Italia, modesta ma reale, rimane del tutto ignota alla
''base** delle nostre Chiese. Il C. F. ''spunta"
fuori sporadicamente con qualche comunicato-stampa relativo a qualche episodio di intolleranza religiosa, o con qualche ricevimento a latore del Concilio Vaticano; si sa
che conduce l'attività del Culto evangelico
alla radio e del Servizio d'informazione e
stampa evangelica. Ma la sua attività è più
ampia.. Pubblichiamo in parte la relazione
che la Giunta del C. F. ha presentato alla
Assemblea del medesimo, tenutasi a Roma
il 9-10 gennaio scorso.
La Chiesa nel monedo :
sempre una minoranza
«Siamo lieti di poter dire che la presenza del Consiglio Federale delle
Chiese Evangeliche d’Italia, in quanto
organismo rappresentativo' e coordinatore, è sempre maggiormente sentita all’interno del nostro Paese ed
all’estero. Ci rendiamo ben conto dei
limiti in cui il nostro Consiglio è costretto ad operare e della inadeguatezza dei risultati conseguiti. Tuttavia
la sua presenza è stata molte volte
avvertita tanto sul piano ecumenico,
quanto nei rapporti con lo Stato' e con
la Chiesa Romana, soprattutto nel
clima del Concilio Vaticano II. La
Giunta del Consiglio Federale si è riunita varie volte per esaminare i problemi politi all’ordine dei giorno (...).
ha reso possibili vari incontri di ca
ratiere ecumenico ed ha seguito da vicino lo sviluppo di alcune attività ed
iniziative che interessano in modo
speciale 'le Chiese Evangeiiche del no
stro Paese.
Evidentemente non possiamo dimenticare che siamo una minoranza
religiosa in Italia ; pertanto anche
l’attività del Consiglio Federale e della Giunta è condizionata da questo
fattore, non solo sul piano numerico
ma anche riguardo ai mezzi, alle iniziative, alle persone disponibili ad im
pegnarsi in un servizio. Oltre ciò siamo anche divisi dalla appartenenza
alle nostre denominazioni eoclesiastiche, pur avendo fatto notevoli passi
innanzi sulla via della coillaborazione
e della ricerca di una più profonda
unità d’intenti e di realizzazioni nel
campo della testimonianza evangelistica.
Siamo tuttavia convinti che il fatto
di continuare ad essere una minoran
non costituisce di per sè nè un ps
ricolo nè un ostacolo alla nostra presenza cristiana nel mondo italiano,
cattdUoo o misoredente. Il numero
non è « cc'nditio sine qua non », tanto
più in un tempo come il nostro in cui
a Chiesa cristiana nel mondo è una
minoranza. L’essenziale è ohe la minoranza abbia viva coscienza dei suoi
cempiti e delle sue responsabilità,
senza attardarsi nella contemplazione
del passato e senza evadere facilmen
te nel futuro. Perciò anche le nostre
denominazioni debbono avverare con
maggior chiarezza i segni dei tempi
nella presente generazione. Esse non
sono- chiamate ad essere prima di tutio altrettante arche di Noè destinate
i raccoigliere i superstiti dell’avventura umana al grande naufragio apoca
ittico' (anche se questa possibilità è
seria e non è affatto inimmagmabile).
Dio ha velluto la Chiesa affinchè essa
annunzi innanzi tutto la Sua Piarcda
agli uomini, una Parola che continua
ad avere il tono del giud’zio e della
grazia fino a quando n,el mondo ci saà storia e vita. E le Chiese del nostro Consiglio Federale non debbono
rimanere insensibili alla concretezza
fi alcuni problemi connessi con, la vocarione prima'ria deila Chiesa, perchè
òft’ettivaimente voglvamo stare insieme non soltanto per svolgere alcune
attività a difesa di un patrimonio co
-mune, m,a per dire in mo'do efBcace
agli uomini del nostro tempo la Parola di Dio che è per il nostro tem
pò ». Donde « la necessità di ripensare
nostri problemi interni ; problemi
,ii struttura, di metodo, di preparazio'’e ai ministeri, di azione ne-lle Scuole
Domenicali e fra i giovani, o per mez0 della stampa, ecc., senza dimenticare il fatto del Congresso Nazionale
Evangelico ohe dovrebbe riunirsi « onte esprimere la nostra fondamentale
unità e studiare problemi vitali della
nostra testimonianza evangelica in
Italia», nella prospettiva di costituire ima Federazione deile Chiese Evangeliche d’Italia, strutturata nei suoi
dipartimenti e, se possibile, unita in
alcune iniziative di fondamentale impcrtanza per il Protestantesimo italiano'. E, daU’altro lato-, i problemi che
sorgono neirattuale situazione ecumenica; all’interno de'l Protestantesimo,
li fronte agli eventi che caratterizza
no il Cattoiicesimo Romano contemporaneo e nel vasto campo della emigiazione all’estero, specialmente nella
Svizzera e nella Germania ».
Servizio modeslo e ulile
in
Ila
la e all eslero
1 ) Conferenza delle Chiese dei Paesi Latini. — La Conferenza ebbe luogo a Leysin (Svizzera) dal 1 al 6 Ottobre 1963. La Giunta si occupò del
lavoro preparatorio in vista della partecipazione dei delegati italiani. La
delegazione avrebbe dovuto essere
composta di 16 persone, oltre agli oratori ufficiali e ad altri invitati. Non
tutti furo'no presenti, ma la delegazione italiana fu assai impegnata tanto negli studi quanto nel lavoro in comune, Vi parteciparono i rappresentanti delle Chiese Valdese, Battista,
Metodista, Luterana, Avventista e dell’Eseroito della Salvezza. Il tema principale ; « La Chiesa minoritaria serva
di Dio in mezzo ai popoli » venne suddiviso' in tre sottotitoli; 1) La Chiesa
quanto minoranza; 2) Migrazione
* Mentre il Tanganyka è agitalo da sommos.se nazionaliste, è pure teatro di una ral
legrante coll.aliorazione interconfessionale cristiana : infatti il Consiglio delle Chiese protestanti e la Conferenza dei vescovi cattolici di quel paese, riuniti a Dar-es-Salani.
hanno deciso di prendere le misure necessarie per giungere aH’edizione di una Bil>hia unica e comune: c la prima volta che
un'iniziativa del genere ha I approvazione
del Vaticano.
r integrazione; 3) La Chiesa minoritaria e il servizio degli altri. Tre rapporti ufficiali furono letti dai delegati
italiani; Dr. Giorgio Peyrot, Past. Pier
Luigi dalla e Tullio Vinay. La Confe
renza riunì i delegati delle Chiese dela Francia, delia Spagna, del Portogallo', della Svizzera, del Belgio e dell’Italia, oltre ad alcune personalità de!
Consiglio Ecumenico delle Chiese.
2) Conferenza delle Chiese Europee
(Nyborg). — A questa Conferenza partecipano regolarmente i delegati di
Chiese membri o no del Consiglio Ecumenico. Essa si riunisce regolarmente
a Nyborg per trattare problemi riguardanti la presenza dei cristiani in Europa, i rapporti fra Ch’osa e Stato in
un’Europa in fase di sviluppo unitario, la collaborazione fra Chiese di
paesi diversi, ecc.
3) Emigrazione. — Contatti epistolari e personali ebbero luogo assai
spes.so sul tema della « emigrazione »
con il Direttore di questo imperi-ante
«sein/izio» presso il Con.jigl’o Ecumenico delle Chiese. Alcune nostre Chiese svolgono già un’opera in favore degli emigrati italiani mediante il ministero di Pastori italiani residenti all’estero. Allo scopo di segu’re da vicino quante si svolge nel settore deila
emigrazione sul piano ecumenico, la
Giunta del C. F. ha designato il Past.
Pier Luigi Jalla a rappresentare le
Chiese Evangeliche d’Italia alla importante Conferenza di Arncildsheim
(Germania) dal 10 al 15 Giugno 1963,
preceduta da una Conferenza prepa
ratO'ria che ebbe luogo ad Atene.
A seguito della Conferenza di Arnclddsheim, si è deciso di procedere
alla nomina di un « Comitato delle
Chiese per le migrazioni nell’Europa
occidentale». I compiti di un tal pomitato di 15 perso'ns ai massimo dovrebbero essere i seguenti ; 1 ) informare continuamente le Chiese su
quanto avviene nel mond-o della emigrazione degti operai; 2) incoraggiare
le Chiese a costituire dei Comitati nazionali per lo studio dei problemi della emigrazione, spscialmente nel quadro delle cc'ndizioni sociali, economiche e politiche dell’Europa occidentale; 3) organizzare delle consultazioni sui problemi delia migrazione; 4)
incoraggiare la creazione di « semina
ri» per la prepai azione di un personale ecclesiastico e di assistenti scoiali in vista di un particolare compito presso gli operai emigrati; 5) sviluppare i rapporti con i s’ndaoati, le
associazioni dei datori di lavoro, le
organizzazioni internazionali ed ecclesiastiche, onde intensificare la pane
ciipazione delle Chiese aH’azione in f'a
vore degli emigra'ti; 6) coordinare l’azione deile Chiese in quel settore ed
organizzare la loro' collaborazione
Questo Comitato dovrà essere ind;.pen'dente dal Consiglio Ecumenico, pur
ricevendone la spinta iniziale. i me^nibri del Comitato dovranno essere nt'minati con Tapproivazione delle Chirse o dei l’Ente da cui dipendono. Il
nostro Consiglio Federale è stato invitato a designare un delegato fra i 15
ccmp'Onenti del Comitato; la Giunta
ha scelto il nome del Past. Pier Luiai
Jalla e lo ha comun'lcato all’Ufììcio
centrale di Ginevra.
La Giunta chiede ora al Consie tu
Federale di procedere alla designazione di alcune persone capaci di costi
tuiire^il Comitato interde'nominazic ie
per^ ritalia con il compito di tradurre in atto alcune iniziative in favore
degli emgrati (informazioni trasmissione indirizzi - stampa - segnalazioni, ecc.) m contatto con il nostro delegato nel ComiitatO' Euro'peo. I nomi
dovranno essere indicati in questa i
sione del Consiglio Federale.
4) Ricevimento osservatori. — Per
la seconda volta, in oicoasione del CouC'ilio Vaticaino II, gii oisservatori non
cattolici sono stati ricevuti dal Consiglio Federale nell’Aula Magna della
Facoltà Valdese di Teologia, il 22 Ottobre 1963. Il Presidente ha rivolto loro' un messaggio' di saluto, puntualizzando anche l’atteggiamento del Protestantesimo Italiane' di fronte agii
sviluppi dell’ecumenis'mo cattolico remano. Al''ri messaggi sono stati pronunziati dal Decano Prof. Vittorio Subilia, dal Prof. Mignez Bonino della
Facoltà di Tecloigia di Buenos Aire.3
e^ dall’arch’mandrita Ardavast Tertenan, della Chiesa Apostolica Armena,
Il Presidente del Consiglio Federale
è stato invitato al ricevimento offerto dagli csservatori al Segretariato per
1 Uni' à neH’Aula Magna della Facoltà
di TeO'lcig'a, alla presenza del Card.
Bea, di Mons. Willebrands e di alcuni vff'scO'Vi cattolici romani.
5) IJfflcio Stampa e Informazione. —
Una apposita relazione viene presentata a questa Assemblea con le informaiSioni ed d rendiconti necesisari. La
Giunta si limita a prendere attO' del
buon funzionamento deH’Ufficio, i cui
Bollettini poiigrafatì in cinque lingue
e diffusi nel mondo in più di 1000 copie sono stati generalmente molto ap
prezzati. L’Ufficio, organizzato in concomitanza col Concilio Vaticano H,
ha seguito da vicino gli eventi conciliari e ne ha dato una valutazione che
ha avuto il suo posto' indispensabile
nel vasto campo delle informazioni ecumeniche. La Giunta esprime un caldo ringraziamento al Past. Paolo Ricca ed alla signorina Anwina S. Van
Di.lk per il notevole lavoro compiuto
nell’Ufficio, e ringrazia pure gli altri
collaboratori per il loro a'pprezzato servizio ».
Scgiirmo inlnrinazioni siilValtivilà del Servizio Cullo Fadio, del Comilato Scuole Dom'^nicali e del Comitato per lo revisione delI hjuario. tutti efficacemente nH'opera. anche se lafvolta dall esterno si giudica ìiu po
lento il lavoro di commissioni composte di
membri provenienti dai 1 canti d'Ilali'i.
Nel lu-ossimo numero trarremo da questa
medesima relazione notizie sul procedere del
lavoro di preparazione del Congresso Evangelico Italiano.
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1) febbraio 1964
N.
P*«
La nostra tede e la nostra testimonianza
Buttiamo gin il muro
libri
Sulla libertà
religiosa
Vedendo questa immagine del Museo Valdese di Torre Pellice, non si
può fare a meno di notare quanto poco invitante e poco decoroso sia l'ingresso di questo nostro monumento
storico- chi potrebbe pensare che dietro quello squallido portoncino seminascosto da un aito muro tetro, dietro
questa modesta iscrizàone, ci siano testimonianze di una gloria che nessuno potrà dimenticare, di una fede in
Dio e di una lealtà ai propri princìpi
che spinse intere generazioni di uo
mini, poveri e compressi dai loro sovrani, a far getto delle loro vite, se necessarie? Chi potrebbe pensare che le
testimonianze della testimonianza, fino alla morte, dei nostri padri e i segni della potente grazia di Dio che li
sostenne, siano essi trascurati, oggi,
ne! tempo della sicurezza e del benessere, con una sciattezza che sembra indicare che più nulla ci importa di essi!
Ma non si tratta soltanto dell’aspetto esteriore del Museo : poche offerte
in danaro p pcche ore di lavoro donate da artigiani valdesi alla loro chic,
sa basterebbero a dotare il Museo di
un ingresso decoroso, sia pure sobriamente, e sopirattutto INVITANTE; tale cioè che da un lato indichi il senso
di affettuoso rispetto che v’è in noi
(DEVE essere in noi!) per le memorie del nostro passato-; dairaltro possa Euscitare rinteresse, o non fosis’altro la curiosità di turisti, villeggianti,
e anche di non pochi valdesi: gente,
che ncrmalmente non sente affatto il
bisogno di entrare a visitare il Museo
Vi è altro: il fatto che non serrtiamo ropportunità di rendere « invitante » il nostro museo e di mostrarlo' come cosa importante, qual è effettivamente, appare come un simbolo del
comportamento generale di noi vaidesi d’oggi, chiesa ed individui; abbiamo un tesoro, un messaggio, una
speranza, quanto può essere di più importante nella -Vita, ma col nostro
comportamento' esitante, dubbioso,
diamo a vedere che non diamo a tutto ciò il giusto valore, che non abbiamo compreso resigenza di rendere gloria a D'io con la nostra testimonianza.
Oggi piarlare di testimonianza e di
evangelizziazione sembra dia fastidio
a molti fra noi: si pensa subito alle
polemiche d’un tempo, o si sospetta
subito che si tratti di pie frasi convenzionali, Sì, questi pericoli ci sono;
ma è peggiore il pericolo di preferirò
la placida tranquiildità del\rinazione,
che non affatica, non comprorrrette,
non oi espone ad esser criticati da
dritta e da manca. E cos\, non soltanto nO'ii diamo a questo mondo
(troppo distra'itO' e laffacendato ipe-r
venirci ad ascoltare spontaneamente)
quel messaggio di speranza che Gesù
ci ordina espressamente di dare; ma
anche diamo a chi ci osserva (o perchè ci è più vicino, o per poterci colpire al mom.ento buono) rimpressione di non considerare importante ciò
che è invece la ragione stessa della
nostra eiistenza di popolo e di chiesa:
la nostra fede.
Se andiamo un po’ più a fondo, notiamo che la nostra indolenza è colpevole non sedo nei riguardi dei fratelli che ancora non conoscono l*®vahgelo della salvezza; non solo nei
riguardi della nostra fede storica,
che svalutiamo, concedendo così dei
vantaggi (come si dice fra sportivi) a
chi ci considera, più o meno velata
vseosidricdvàldese
niente, degli eretici; ma inoltre rinneghiamo l’amore di Dio e non comprendiamo nè proclamiamo, che la nostra sopravvivenza come Chiesa e nel
Suo disegno, opera della Sua grazia.
Oggi si cercano, giustamente, nuove vie di predicazione, nuovi mezzi
per affermare la presenza della Chiesa di Dio (non di UNA chiesa, ma
della riunione di tutti quelli che invocano Gesù Cristo) nel mondo. Non
trascuriamo però, in questa ricerca
di servirei delle vie vecchie che abbiane tuttora valdità, e di quelle nuove
vie che oì si presentano DA SOLE!
Ciò ohe conta è ohe ci sia in ognuno
in ogni momento, la coscienza del dovere di testimoniare; che la testimonianza non è una cosa eccezionale,
per la quale esistono mezzi e tempi
particolari; nè un mestiere, per il
quale esistono uomini specializzati;
nè un titolo di merito, per il quale esìstono ricompense ed onori. E’ semplicemen'LC un dovere che deve esercitarsi in tre linee: verso i fratelli di
chiesa stessi ; verso la popolazione
scettica 0 solo superficialmente religiosa; verso le istituzioni civili, la cultura, lo stato.
Verso 1 fratelli stessi: da parte de:
singoli credenti, col dimostrare intC'
resse e gioia nella partecipazione vi,ra alle attività della chiesa, in primo
luogo il culto; da parte dei pastori,
non trascurando la cura d an'rne, specialmente quando essa è richiesta e
oestituisca ¡’unico mezzo (3i unione
fra la Comunità ed un suo membro;
da parte delle famiglie, insegnando
' figli il gusto per la serenità dello
spirito anziché il culto dei soldi e del
-s cose più sciocche.
Nei rigiaardi della popolazione cir
ccstan e: non trascurando di esercitare almeno im poco (tanto per fare
un esempio) quella LEALTÀ’ nella
parola data e negli affari, che era tanéC ammirata da chi visitava le valli
nei lontani secoli. Oggi non si può vi\ere se si è onesti? Eppure c’è una minoranza che lo fa; e in fondo in fondo, tutti ammirane questi uomini, ma
:i ammirano come individui, non coae gruppo, perchè è il signor Tale,
non perchè è valdese. Oggigiorno tutti tendono a confondersi con la massa, per essere come tutti, per non parere stravaganti e fuori moda: bisogna che impariamo a DISTINGUER
CI, non certo per menare vanto personale, ma perchè la parola di Dio si
manifesti nelle nostre vite.
Nei riguardi della città, della cultura, dello stato: se ci sono dei diritti che oggi ci vengono riconosciuti,
ebbene dobbiamo valercene e con
prontezza : non aspettare nxesi. C’è
chi è ben più pronto di noi a assicurare per esempio l’istruzione religiosa
nelle scuole (pubbliche) alle minoranze di alunni cattolici (e fanno benissimo) mentre da parte valdese (maggioranza!) si indugia, si tentenna, o
addirittura si rifiuta l’esercizio di questo diritto. Anche se è vero che questa non è la funzione principale della
chiesa, tuttavia con quale idea verranno su questi ragazzi, che concetto
avranno le loro famiglie deU’importanza della PRESENZA della Chiesa
nella vita, nella società?
Concludendo: bisogna rendersi ben
conto che il mondo NON viene a cercare l’annunzio della chiesa nelle sue
\arie forme: dobbiamo invitarlo, eccitarlo, dobbiamo PUBBLICARE la
nostra preziosa merce, come Tantico
oolportore valdese ; non chiudiamo
dietro alte mura le memorie del nostro passato: esponiamo con gioia e
sicurezza la nostra fede nella PRESENTE ed OPERANTE grazia del Signore. Uno della « E. Arnaud »
Federazione Femminile
Valdese
Il 1 marzo p. v. alle ore 15, presso
la sala delle attività della Chiesa di
Verona, in via Pigna angolo via Duomo, avrà luogo rincontro distrettuale
per il
ìli DISTRETTO
1 cui sono fraternamente invitate le
Unioni Femminili e le sorelle isolate.
Argomento dell’incontro sarà la discussione su « Inffuenza della lettura
nella nostra vita quotidiana», pubblicato sui Notiziario della F.F.V.
GIOVANNI MIEGGE: La Uberlé reUgieuse. Delachaux & Niestlé, Neuchàtel-Par’s 1962, pp. 104, L. 560.
ROLAND H. BAINTON : La lotta per
la libertà religiosa. Il Mulino, Bologna 1963, pp. 264, L. 2.000.
Nel niomeiìto dell’aimo in cui il protestantesimo italiano celebra la prima tappa
sulla via del faùecso affermarsi della libertà religiosa nel nostro paese, proponiamo adi’aUCinzione dei lettori due opere di
no evole valore.
La prima è uno studio magistrale — conciso, ma quanto ricco! — di Giovanni Micgae. Leggendolo rimane un solo rimpianto;
elle quest’opera, pubblicata in inglese nel
1955 e in versione francese nel 1962, non
sia ancora stata edita in italiano. E divisa
in due parti : t< Le ¡dee » — « 1 fatti ». Nella prima, dopo un confronto fra la ccncezioue greca e quella biblica di libertà, si
danno rapidi quanto succosi cenni della
s oria della Chiesa relativamente a questo
problema: dalla Chiesa perseguitata alla
Chiesa ammessa e quindi religione di Stato
nonché persecutrice ; due « cemeezioni totali I) della V'ita si sono scontrate, e Cuna
(quella cristiana.' si è sovrapposta all altra
(quella dello Stato imperiale romano( scivolando però nel to'-alitarismo. Quindi, il
messaggio della Rifcrma, le sue luci e le
sue ombre, e — mentre la concezione cattolica svilup'pa il suo integrismo — la via
del Protestantesimo, in travagliato e pur
fecondo rapporto di azione-reazic'ne con le
sue ali estreme e con il pensiero illuministico e laico. La gioia e, diciamo pure, la
fierezza della « libertà eris:i3na », quale cuore pulsante di ogni libertà di co-seienza, traspare comunque da Ogni pagina.
Nella sec.c'nda parte — « I fatti » — un
rapido colpo d’occhio sulla situazione della libertà religiosa nei vari paesi del mando;
de quell; a maggoranza eattoiliea a quelli a
maggioranza protestante, a quelli a regime
lomunista, a quelli nio'n-erisliani. Subito dopo la guerra era stato pubbleata (oggi esauri'.ai un’ampia incbiesta del Scalile BATES:
u La libertà religiosa »; il Miegge vi ha attinto, aggiornando però al 1955; qua e là
raggiornamento porterebbe oggi ad alcune
modificazicni di poco conto, ma le linee di
questa ricerca risultano perfettamente valide e s.imolanti nella loro convinta ebiarezza.
Minore è rentusiasmo con il quale presentiamo il secondo saggio, quello di R.
bAlNTON, già noto in Italia per le traduzioni — pubblicate da Einaudi — de « La
Bifo-rma protesi.mte » e di « Lutero » o per
la meno conoseiuta versione — pubblicata
da Sansoni — di un saggio su « Bernardino
Ochino ». Il libro è senz’altro molto inte
res.sante, e vogliamo segnalare che una Casa edi rice cattolica qual’è « IL MULINO »
di Bologna ■— di impostazione cattolica evidenteniente assai aperta e viva — stia pub.
1 licando nella sua collana di saggi tutta una
serie di opere protestanti o crtodosse: serie elle iniziata con Cattolici e Protestanti
di O. CULLMANN (L. 1.000) è continuata
con questo saggio su La lotta per la libertà
religiosa, mentre è prevista rulleriore pubblicazione di altre opere del CLLLMA-NIM
Cristo e il tempo; Pietro - Discepolo, apostolo, martire) deH’EVDOKIMOV: L’Ortodossia), del NIEBIJHR (fede e storia), ecc.:
finalmente sembra avviarsi anche aid piano della cultura italiana un modesto dialogo con la cultura storica e teologica pro.
testante straniera.
Temando al saggio del BAINTON, esso
è costituito da una serie di nove monografie ( 11 culmine della persecuzione cattolica : Torquemada — Il culmine dell’intolleranza protestante: Calvino — La vittima
della persecuzione protestante : Sérveto —
Colui che pretesta : Sebastiano Castellione
— L’eretico come ipocrita: Davide Joris —
L’ere:ieo come esiliato: Bernardino Ochino
— Il bardo della libertà di parola : Giovanni Milton — Il ricercatore: Rciger Williams
— L’apologeta dell’Alto di tolleranza: Giovanni Locke), inquadrate da un’introduzio
ne e da riflessioni conclusive.
Questo schema dà l’impressione di una
certa slegatezza, e al tempo stesso di qnalclie artificiosità: queste figure, che evidentemente piacciono in modo particolare al1 autore e che sono quasi tutte (salvo le
prime due, quelle dei... « reprob. »■ figure
di indipendenti, ai margini delle confessioni cristiane storiche, o in certi casi al di
futo-i del cristianesimo, sono usate in appoggio alla tesi dell’autore — un congregazionalista americano — che le chiese istituzionali, quella cattolica come quelle protestanti, sono state e sono oòtituzioaialniente eon'rarie alla libertà religiosa, e che
la lotta per il suo raggiungimento, tutt'altro che conclusa, è stata condotta dalla loro- periferia e non di rado dail’esteino, non
al loro interno.
Un nostro studioso. Luigi Santini, recen
sendo il volume sulla rivista « Protestantesimo » (4-l%3, p. 248 ss.i così concludeva
la sua analisi : « A lettura compiuta — una
piacevole lettura, sul testC' di un maestro
della storiografia religiosa contemiporanea —(...i non solt.anto lascia perplessi la utilizzazione della biografia per esemplificare del.
le tesi, ma la stessa predilezione per gli eretici, questa sorta di moda per cui scritti
inediti a lungo c di gcarsa diffusione assurgono, eoi loro autori, a documenti tipici di
un’epoca, di una corrente, ece., ci sembra
clic vada aircolta con grande cautela. Questa sorta -li antistoria della Riforma, elie
prt'prio nel Bainton Ita il suo propugnatore,
rischia di farci perdere il senso delle proporzioni, e di ceare dei miti ».
Con quesia riserva, non solo ci rallegriamo die questo volume sia diffuso in Italia
e ri auguriamo che susciti attenzione e meditazione su questo problema, ma ne auguriamo la diffusione pure nel nostro ambiente evangelico, ¡I quale troppo poco concsce la storia — minore e pur importante
— dei inicivimenti e delle correnti « nonconformiste » ai margini Jelle Cliiese dell.i
Riforma o .al di fuori di esse.
Malgrado una decisa colorazione anticomunista, il Bainton riconosce il pericolo,
die attualmente minaccia gi¡ Stati Uniti,
dell’« isterismo anti-comunista ». Comunque, non si può non essere d’accordo con
questa sua affermszioiie ; « Le libertà civili
ben raramente prosperano dove le libertà
religiose non sane garantite, e il contrario
è Uigualniente vero ». g, c.
I lettori ci scrivono
I «fidanzati»
devono conoscersi
Torino, 2 febbraio 1964
Cani Direttore,
Dell’annoso probletna delle tra.talive cem la Cliìesa Metodista alla
maggioranza dei membri della Cliiesa Valdese si è sempre parlato in ino.
di. vaga cJ impreciso, comunicando
!ofi al massimo ordini dd giorno
pieni di sentimenti fraterni e null’alIrò. Ora, dato- die si parla di « trattative », cioè di discussioni die dovrebbero portare ad un « accordo »
amile di caraf.ere materiale, non si
po.ssono considerare solo i lati spirimali del prtiblema, ma si debbono
conoscere anche i termini precisi della consistenza organica degli Enti
diiainali ad addivenire ad un eventuale accordo.
Cosa rappresenti realmente, eoncreti'.nieni'ie inelll'Bvainigalìsiiio (italiano la Chiesa Metodista i Valdesi non
le sanno: mentre la Chiesa Valdese
c inol'.c larga nei pubblicare dgti e
statistidie sulle sue Comunità e sulle Opere da essa amministrate, nulLt
di preciso si sa sulla reale consistenza della Chiesa Metodista, che in taluni monienti delle trattative, aveva
persino rbliiesto, per una unione con
la Chiesa Valdese, rabolizione del
li lille Valdese stesso.
Desidereremmo pertanto che fossero eliiaramente pubbliiati sul giornale i dati essenziali che permettano
di Inquadrare nelle sue vere dimensiiin- la Cliiesa Melodista, dato che
quanto indicato su « Valli Nostre »
può trarre in equivoco. Infatti su 77
chiese elenca'.e, ben 46, cioè il 69%,
seno « curate » da altre. Quale feirza
lianno queste chiese? Sono delle singole famiglie di isolali o realmente
delle eliiese costituite? Il far passare per « chiesa » degli isolati non ci
sembrerebbe infatti cosa seria. La
Chiesa Metodista amministra opere,
quali ospedali, collegi, istituti di èducazione e di istruzione? (Juale e
la partecipazione della Chiesa Metodista nella Facoltà di Teologia alla
quale vengono indirizzali gli studer..
li metodisti? E’ essa una Cltiesa in
svilu'ppo o statica o in regresso?
Tutte ques'-e notizie sono altrettanlo necessarie, a nostro parere, d'
quelle riferentesi alle eventuali divei.
genze teo'logielie o organizzative.
Conoscendo dati precisi si eviterebbero delle illazioni ohe possono
anche essere infoindale, come quella
di considerare la forza totale di tutta
la Chiesa Melodista, dall'Alpi alla
bieilÌa, sui 3.090 membri circa, pari
cioè al ma.sf',Tuo a quella della sola
Chiesa Valdese di Torino.
Nella speranza che queste informazioni vengano pubblicamente date e
nella certezza che esse possono essere
utili alla chiarificazione del problema, La ringraziamo per l’ospilalità
e Le inviamo 1 nostri più cordial»
saluti.
Theo Beri, Carlo Pone,
Guido Ribet.
Riceviamo e pubblichiamo questa
:-?ttera, convinti di interpretare cosi
, la sua i-era intenzione, non come no
I manifesto di chiusura, ma come l espressione di un desiderio di concretezza e precisione proprio nel traila; e di una questione che sta a cuore.
Ecco quanto possiamo rispondere
__ s’intende che saremo assai lieti di
ogni precisazione e iniei vento da
liarle metodista:
— in primo luogo, proprio ad otilare quella recipiocii ’’ignoranza
alla ’’base” delle Chiese sorelle, la
Chiesa Valdese e In Chiesa Metodi
sìa hanno iniziato dallo scorso anno
la pubblicazione di uno scambievole
notiziario sui rispettivi periodici: ce
ne rallegriamo, e auguriamo che Itile servizio continui e che risponda
vtniore. a quel desiderio di concretezza e precisione che i nostri lettori invocano.
— circa V indirizzario pubblicalo
in anoendice al calendteri-o ’’Valli
nostre”, facciamo notare che anche
ha le comunità e i gruppi valdesi ve
ne sono parecchi che sono ’’visitali
da altra sede (anche se la proporzio- ^
ne è senz'altro diversa di quella re- i
hitiva alla diaspora metodista) ; è e- j
ridente che l’indicare i luoghi nei ;
'jiiaU si celebrano con frequenza re- j
iolare dei culti implica una certa
elasticità, eri è anche vero che prohahUmente l’indirizzario valde.se potrebbe essere assai arricchito al ri- ;
guardo. Per altro, dobbiamo comu
nicare che sull'indirizzario metodista
è stata omessa una comunità considerevole: quella di Bassignana (Ales.
snndria), curata dall’Evnng. Giuseppe
Anziani (purtropoo. non è questa la
sola pecca dei nostri indirizzari! ).
— infine, ecco i dati che sono stati resi noli in seno alla Commissio
ne di studio in vista del Congresso
Evangelico Italiano, dati relativi alla
Conferenza Metodista d'Italia: membri comunicanti 3.703: luoghi di cullo 56; pastori e evangelisti in .servizio 26; anziani, diaconi e responsabili 271. I,a Chiesa Metodista d’ilaHa sostiene pure il centro ecumenico
di Ecumene (Velletri) e quella bellissima opera per i ragazzi che è
"Casa Materna”, a ISapoli ■ Portici ;
iniziativa interessante è una coope
’Oliva agricola evangelica, negli .4
hruzzì. La Chiesa Melodista d’Italia
jiubblica un suo mensile. ’’Voce Melodista”. e un altro, ’’Presenza Evan
.gelica’’. in comune con la Chiesa
Valdese: ¡tartecipa al Consiglio Federale delle Chiese Evangeliche d’Italia, al Comitato interdenominazioi.ale oer le Scuole Domenicali ed al
Consiglio (inlerdenominazionale) della Gioventù.
Il giornale è di tutti:
tutti insoddisfatti?
I n pastore di una diaspora del Meridione ci scrive, fra l’altro:
Diversi membri delle piccole comunità che curo rifiutano il giornale
perche è troppo p difficile » o pesante per loro (e anche se glielo regalassi temo che non lo leggerebbero lo
stesso per detto motivo). Naturalmente
queste persone — e ce ne sono molte
nelle nostre comunità! — non sono
degli intellettuali e avrebbero bisogno
del cibo più adatto ai loro denti. Ora,
« La Luce » più o meno ha sempre
avuto un linguaggio non facilmente
seguibile dalle persone più umili delle nostre comunità, e finche seguirà
questa pista sarà magari un giornale
elevato, interessante, vivo, ben fatto,
ma solo per una certa categoria di
lettori. La nostra Chiesa non è composta di borghesi soltanto, ma anche
di gente di cultura più modesta: e
costoro dovrebbero avere pure il beneficio di un giornale che sia adatto
a loro, come ad es. era « Presenza Cristiana )), o altri periodici di altri movimenti evangelici italiani. Capisco
che. per la vecchia, insanabile questione finanziaria, la nostra Chiesa
non può pubblicare un periodico popolare (ma sostanzioso, intendiamoci!),
accanto alle altre pubblicazioni che
già sostiene con tanto sacrificio. Allora, mi domando, perchè non destinare una pagina de « La Luce » ai lettori di levatura culturale più modesta? In quella pagina si potrebbero
pubblicare studi biblici facili, rubri
che aperte a domande bibliche, questioni d'attualità trattate con semplicità... Scusa, caro direttore, se ti ho
scritto quanto sopra, ma è una necessità che sento, dal momento che vivo
da quasi dieci anni in mezzo a gente
tutt'altro che « borghese » e che pure ha bisogno e voglia di leggere qualcosa che veramente le ¿erva.
* * *
Ogni settimana, si può dire, riceriamo in redazione critiche — per lo
più fraterne e comprensive come questa — sul contenuto e sul linguaggio
deir ECO-LUCE: e si tratta di critiche € desiderata in sensi divergenti:
chi trova il giornale troppo difficile
e chi troppo popolare, chi vorrebbe
che la formazione biblica fosse più
sviluppata, anzi preponderante, e chi
vorrebbe invece più considerati, e più
concretamente, i problemi del lavoro,
l'attualità ecumenica e quella politicosociale, chi predilige la cronaca e chi
ne è insofferente. Nessuno meglio di
noi si rende conto che il periodico,
dovendo rispondere a parecchie esigenze, assai disparate e talora contrastanti. lascia tutti un po' (o molto)
insoddisfatti. Tuttavia nel difficile dosaggio. spesso non equilibrato, questi
richiami ci sono sempre utili. E cercheremo di tenere realmente conto di
questo appello a u?ia maggiore semplicità: tuttavia le... 'lodi ’ del nostro
corrispondente sono davvero eccessive: il nostro periodico si mantiene in
ogni senso a un livello molto modesto.
Un po' di fatica, il pensare, costa a
tutti: ma è una delle fatiche che recano in se maggior gioia. Penso spesso a un membro della comunità di
Torino, un operaio, di cultura scolastica certo modesta, che con regolarità e con passione viene alla Libreria
Claudiana; penso agli acquisti ambiziosi e intelligenti che fa, per se e
per i figli, alla brama di sapere che
lo illumina; e penso che essere ’ borghesi’', non è in primo luogo, oggi
almeno, una questione di conto in
banca o di licenza scolastica, ma un
atteggiamento spirituale che minaccia
tutte le classi e tutti gli ambienti. La
cultura, in senso lato, non è mania
d'intellettuali ma esigenza umana vitale: è una certezza, questa, particolarmente radicata in noi riformati.
Gino Conte
Abbiamo
ricevuto
Pro Meditazioni Bibliche ai nostri Istituti: Nora Peyrol (Alpignano) Lire 500; Emilio Long e sorelle (Pinerolo) L. 60.
Fiori in memoria :
di Amedeo Beux (Luserna S. Giovanni): A. C. Pons. Nice. L. 10.000
prò Ospedale Torre Pellice: L. 10.000
prò Ospedale Pomaretto.
Grazie!
OPUSCOLO
DEL 17
FEBBRAIO
Luigi Santini
DnMmpresa difficile:
Funione degli evangelici italiani (1859-1963)
4
pag. 4
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
N. 7 — 11 febbraio 1964
LIVORNO e DIASPORA
Il Pastore sia svolgendo una serie d> pre
dicazioni (iniziate rultima domenica di di
eembre ed interrotta solo ad Epifania, nel'la
cui occasione abbiamo •celebrato il culto assieme ai fratelli della locale Comunità Bat
tista), sul Padre Nostro.
Nel Reparto Maternità dei locali Spedali Riuniti, la nostra sorella Giovanna Barontini-Lenzi ha dato alla luce la piccola
Valeria il 21 gennaio.
Il 26 gennaio, nel pomeriggio, una rappresentanza del no-str,o Consiglio ha partecipato all’incontro dei Consiglieri delle Comunità Toiscane a Pisa, dove si è discusso
sulla situazione della diaspora toscana e sui
problemi pratici che essa comporta per le
rioistre Comunità maggiori. A Pisa si è pure deciso elle il prossimo incontro dei
Consiglieri si lerrà nella nostra città il 25
aprile.
VIAREGGIO. Il Pastore comincia a co
noscere vieppiù i membri di questa piccola
Comunità, iniziando tra loro anche delle
rego'lari visite di famiglie due giorni infrasetlimanali al mese.
PI0MBII\'0. Il Culto e le visite sono stati assicurati con regolarità. La famiglia del
nostro fratello Giuseppe Banchetti è stata
allietata dalla nascita della piccola Paola,
venuta alla luc^ il lo febbraio nel Reparto
Maternità del locale Ospedale Civile. 11 Signore assista e benedica la mamma, la piccola e tutta la famiglia Banclielti.
TIRRENIA. Dopo la prova della dipartita del fratello Celio Bucebd, il Pastore,
accompagnato da un consiigliere, sj è recato
a portare il confcirto della Parole del Si
gnore Vivente alla famiglia Bucchi-Paolini
GENOVA
Per i culti, si è regisitrat'a, specie nel pe
riodo di fine d’anno, una buona collabora
zione con il oasi. Bruno Ro^tagno, il quale
dà la pua ccllilaborazione apprezzata pure
per rattivilà giovanile.
Mentre la Scuoia domenicale continua la
sua attività, un gruppo quest’anno paClicolarniente numeroso di giovani si sta preparando alla confermazione; malgrado la..
« polemica yy in cclrso su questo impegno,
ce ne rallegriamo assai., nella viva 'Speranza che questo iniipegno «ia serio e profondo
e fecondo.
Fra le attività giovanili, ricordiamo in
particolare la riunione interdenciminaziona
le nella quale la gioventù battista ha presentato le earatteristìche della propria Cbiesa; la discussione, assai animata, ba dimostrato ebe dobbiamo conoscerci « in verità N) se vogliamo a camiminare insieme ».
Dopo» il considerevole impegno ddl bazar, per il quale il pastore a nome della
comunità ba espresso viva riconoscenza, so •
no riprese le riunioni dell’Unione femminile.
Il 29 gennaio è stato fra noi il paSi. Giorgio Girardet, presidente della Commissione ministeri, esponendo le esiigenze dii
rinnovamento della Chiesa nelle sue strutture e nella sua testimonianza nel mondo
odierno. La forte e viva partecipazioine alla diiscussione ha mostrato quanto la Chiesa sia in « movimento » e come sia necessaria una disponibilità vera e responsabile
di ogni credente all’opera dello Spirito San
to che sospinge la Chiesa alla ricerca di
nuove vie P^t* il compimento dd^a '5tia missione. Alla riunione hanno partecipato pure
alcuni membri delle coonunità metodista di
Sestri e valdese di Sampierdarena.
Domenica 2 febbraio ha avuto luogo una
a riunione della comunità », presieduta dalla sig.a Lily Gay, sui tema delle vìsite pastorali, in riferimento alla inobiesta proposta da « Diiakonia », di grande importanza
e in cui tutti possono e devono dare il loro
apporto.
Nel nuovo ciclo di riunioni quartierali si
è iniziata la presentazione di alcuni problemi inerenti la preparazione del Congresso
evangelico; paralielamente, informaziotra
sull’attualità della Chiesa romana, ponendo
in luce obirttiva i motivi dì speranza di un
profondo rinnovamento della Chiesa romana
ma non sottovalutando d’altra parte le profonde delusioni provate di fronte ad alcune
affermazioni del Concilio ed a recenti dichiarazioni pontificie.
E’ 'Stata battezzata la piccola Roberta
Claudia Elisabetta Tredici. Si sono sposali
Salvatore Qlivari e Laura Deodato, Pietro
Pesenti e Piera Carici. Il Signore santifichi
con la presenza del vSuo Spirito' Santo ogni
sioìa nella sua chiesa.
Facoltà Valdese
di Teologia
La sessione d’esami di febbraio avrà luogo, D. V., dal 18 al 22 febbraio con ¡1 seguenle diario d’esami:
Martedì, 18 febbraio: Antico Testamento.
Storia dtd Cris’ianesiino. Teologia Pratica
Giovedì 2(1 febbraio: Teologia Sistematica.
Sabato ^2 febbraio: Introduzione e Esegesi del Nuovo Testamento.
Le iscrizioni di candidali, studenti esterni e evangelìsli dovranno essere inviate al
segretario ilei Consiglio, prof. B. Corsani,
Via Pietro Cossa 42 (Tei. 374.266), Roma
L’inizio del secondo semestre è fissato
])er Tmnedì 2 marzo.
Alcuni studenti pregano di segnalare la
loro disponibilità P^r culti domenicali o
imoTìlri con gruppi di attività ecclesiastica
fra il 22 febbraio e il U marzo compresi.
Rivolgersi al praeses, sig. M. F. Benitti,
ivi.
Roma, 2( gennaio 1964. Jji segreteria
E’ scomparso un angolo
caratteristico
AN6R06NA tC«polao90)
RIMINI e DIASPORA
Il Natale è stato celebrato quest’anno in
modo particolarmente solenne in ogni località della vasta diaspora. Si è iniziato coi
Culli dpille domeniiche d’Awento che si sono
svolti secondo l’orario invernale e cioè: 1" dicembre a Ravenna; 8 dicembre Rimini; 15
dicembre Dovadola e Forlì.
Il 22 dicembre a Rimini, alle ore 15 ha
avuto luogo la Festa dell’Albero di Natale.
Era la prima volta che ci si riuniva tutti attorno ad un albero grande e bello, pieno di
candeline ed anche di dolci. Alcuni bambini
hanno recitato poesiole e cantato canzoncine
natalizie. Prima e dopo la lettura biblica
abbiamo cantato tutti assieme alcuni inni e,
ad un certo momento, le luci si sono spente
ed è rimasto acceso solo l’albero sfavillante
di candele magiche: a quella luce abbiamo
cantato « Notte Benigna ». Oltre ad un folto
numero di fratelli, provenienti da ogni parte della Riviera, erano presenti alcuni giovani cattolici, invitati giorni prima dal Pastore.
Il 23 dicembre. Natale dei carcerati a
Fossombrone. Il Pastore ha celebrato il Culto di Natale e la Santa Cena in carcere alla
presenza di due fratelli e quattro simpatizzanti.
Il 25 Culto di S. Cena a Rimini e final
II tavolo della Santa Cena, nella sala
valdese di Rimint
monte il Culto solenne di Capodanno ched
ha chiuso il periodo di celebrazioni natalizie.
In questi ultimi giorni di gennaio c’è stato un po’ di trambiisto ed un forzato arresto
delle attività in quanto il nostro Pastore è
stato chiamato dalla Tavola a svolgere un
periodo di lavoro a Trieste.
Domenica 26 gennaio il Culto è stato tenuto da un diacono, con una breve meditazione su Luca li: 1-13.
A Dio piacendo il 14 gennaio sarà fra
noi, a sostituire il Pastore Zotta, il missionario Roberto Coisson a cui porgiamo fin
ora un affettuoso benvenuto. L’attendiamo
per celebrare la festa del 17 febbraio.
Al nostro Pastore auguriamo un proficuo
lavoro al servizio del Signore nella grande
Comunità di Trieste, ed un felice ritorno
in primavera al suo « piccolo gregge ».
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LUSEBNA S. GIOVANNI
TRIESTE
Dipartenze. — In una settimana, ancora
tre nostri cari compagni di viaggio terreno,
hanno ricevuto la chiamata del Signore :
Amedeo Beux dei Bellonatti il febbraio,
in età di 59 anni e lo stesso giorno Caterina
Avondet in Bonin dei Malanot in età di 69
anni; il 7 febbraio si è dipartita da noi Susanna Planclion vedova del sempre rimpianto anziano Giovanni Gönnet in età di 77
anni.
Alle famiglie nel duolo e ai congiunti lontani rinnoviamo Tespressione della nostra solidarietà nella prova e nella ferma speranza
cristiana.
Battesimi. — Tre cari nostri piccoli hanno ricevuto il segno della loro appartenenza
cristiana: Ada Fenoglio di Franco ed Emma
Bourne, il 26 gennaio e Bruno ed Edina Roman di Giulio e Albina Benech, il 2 febbraio. Il Signore li faccia crescere nella sua
conoscenza e guidi coloro ai quali ha affidalo
queste sue creature.
L Anniversario dell'Eìnancipuzione. — Verrà celebrato con il seguente ordine: Domenica 16 febbraio - ore 10.30: Culto con Santa Cena — Lunedì 17 febbraio - ore 9.30:
Celebrazione per le Scuole; ore 10.30 : Culto
celebrativo; ore 12; Agape fraterna nella
Sala Albarin; ore 21: Serata offerta dalla
Filodrammatica Unionista.
Le iscrizioni per l’Agape fraterna (L. 900)
si ricevono presso la cartolibreria MeynetMalanot agli Airali e la tabaccheria Peyrot
ai Bellonatti, o presso i membri della Com
missione: Prof. Gino Costabel, e Sigg. Carlo
Albarin ed Enrico Bounous.
I biglietti di invito per la serata (che verrà ripetuta sabato 22 corr. ore 21 e domenica 23 corr. alle ore 15) potranno ritirarsi
presso la cartolibreria Meynet-Malanot e presso la tabaccheria Peyrot. J
Culto Radio
ore 7.40
DOMENICA 16 FEBBRAIO
Past. Ermanno Rostan
(Chiesa Valdese di Roma)
DOMENICA 23 FEBBRAIO
Past. Pier Paolo Grassi
(Chiesa Metodista di Roma)
BOBBIO mUCE
Martedì «era, 4 febbraio, nel corso della nostra riunione nel quartiere del Podio
è stato presentato al BaUesimo il bambino
Durnnd Cantori Marco di Daniele e di Catalin Mirlièle (Genteugna).
La grazia del .Signore circondi ed accolli]i3gn| sempre il bimbo ed j suoi rari.
Poiché il pa'sl. Musaccliio ha dovuto icliiedere un iperiodo di riposo per ragioni di
salute — e gii rivolgiamo il più cordiale augurio — la nostra coinunità, dopo aver goduto della preziosa collaborazione del past.
eni. Emilio Corsani, e, per alcune settimane, del caiid. tlieol. Salvatore Ricciardi Ila
visto giungere con riconoscenza, per alcuni
mesi, il •pasil. Severino Zotta, al quale auguriamo un buon miniistero, anclie se distaccato improvvisamente per qualche tempo dalla cura iloLla diaspora riminese.
Malgrado — o a causa dei lavori fatti recentemente per li restauri della « scalinatella » di S. Maria Maggiore, la antica basilica di S. Silvestro, luogo di cullo delle Comunilà evangeliche elvetica e valdese, è in
pericolo: ci auguriamo die le autorità competenti, e in particolar modo la Sovrinlendenza ai monumenti, die liilela questo' pregevole esempio di romanico, provvedano
tempestivamente ci ridiano sicurezza.
L’Unione giovanile meto-valdo-elvetica
ctiUinua la sua aittivilà, nel complesso assai riuscita, anche se il gruppo di giovani
che partecipa regolarmente potrebbe esset'( più mnneroso, e se fra i partecipanti si
ùisciile fulla elfeltiva funzionalità dell’Unicne (buon segno!); accanto airattività di
sliulio' e discuissione (linizia un ciclo sulla
Il Storia recente d’Italia », mentre continua
quello sui problemi della famiglia), serate
di letture poetiche, serata in birreria, ecc.
OFFERTE PRO
ÍÍ
ECO - LUCE
La vecchia fontana
Ecco il ricordo di un caratteristico angolo del Capoluogo di Angrogna, ora per
sempre cancellato dai lavori di allargamento della strada provinciale. Si tratta della
cosidetta ’’fontanella Bonnet”, costruita appunto dal Past. Stefano Bonnet, in accordo
con il Comune, nell anno 1885. E’ stata la fontana-abbeveratoio che per lunghi decenni ha prestato il suo indispensabile servizio alla popolazione del Capoluogo, L’acqua
era derivata dalla sorgente di proprietà del Concistoro (situata dietro il Monumento
ai Caduti), denominata ’’fontana Goanta”, probabilmente dal nome del Past, Paolo
Goanla, nativo di Torre Pellice e Psalare ad Angrogna dal 1801 al 1826, che la fece
scavare . Al di sopra della fontana, a cura del Comune, nel 1903, fu posta una lapide
attraverso cui la popolazione di Angrogna esprimeva la sua gratitudine per l’opera
compiuta dal Past. Stefano Bonnet ’’per l’educazione morale e religiosa della Valle”.
Gl auguriamo che l’angolo in cui sorgeva la fontana sia al più presto ripristinato'e
riordinato dallo stato di deplorevole demolizione in cui ancora si trova, onde la lapide
possa ritrovare una sede degna, anche se non più rallegrata dallo zampillare della vecchia fontana, ora definitivamente sostituita dalla fontanella comunale allestita sulla
piazza principale.
77
Geraldo Mathieu, Villar Pellice L. 1.Ü00:
Lioia Gay, Torre Pellice 500; Cesare Malanot. Torre Pellice 200; Pierre Rostan, Glen
Head 295; Emilia Boero, Coazze 200; Nella Boere- Alloa, Coazze 200; Ambrogio Rosabrurin. Coazze 200; Andrea Ostorero,
CoEzze 200; Elisabetta Hoinberger Tessa,
Ruti 1.200; Silvia Pellegrin, Torre Pellice
200; Paolo Mancini, Roma 1.000; Giovanni
Eli Long, Pinerolo 500; Annibaie Costabel,
Uruguay 500; Albertina Peins, Torre Pelli
ce 500; Guido Vinçon, Pinerolo 1.000; Guido Giacometti, Stampa 200; Giulia Oditi,
Napoli 500; Iride Bcisson, Luserna S. Giovanni 300; Paolina Barus, Perosa Argentina 500; Orlina Balmas, S. Germano Cbisouc 200; Alina Peyronel Clot, Inverso Pinarea 100; Aldo Long, Roma 500; Fani. Mansuino, Sanremo 1.000; Ines Bassi, Parma
200; Giulietta Ballma, Parma 500; Emilio
Fatt-jri, Luserua S. Giovanni 500; G. Seinaderi, Posichiavo 200; Lotti Sdiopf, Basilea 700; Arturo Pascal, Tcrino 1.000; Eulalia Trogliatt. Vercelli 1.000: Eugenio
Tron, Torino 1.000; Gustavo Ribet, Torino 500; Anita BaudizioI Gernianet, S. Gcrniano Chisonc 500; E'milio Rostagno, Tcirino 500: Maria Luisa Gallo, Almese 1.000:
Comunità metodista. La Spezia 5.000; Pallotta e Patete, Pescolanciano 400; Demetrio B'jv'a, Resgio Calabria 500; Fani. Griot.
Milano 500; Sante Carrise, Reggio Calabria
500; Araldo Giaiero, Rivoli 500; Eugenia
Bo-ioiie, Tonno 300; Sila Albertazzi, Baima Biellese 1.000: Maria Bertiii, Pinerolo
200; Elsa Oviglia Gay, Torinc- 200; Ermelinda Riviera, Brescia 1.000; Delfina Pa
scili. Ferrerò 200; A. Moncada, Montreal
4,060; Emilio Gander, Pinerolo 1.000; Frne.sto Scorza, Catanzaro 1.500; Vittorio Rostagno, Milano 1.000; Lidia Giacintcì, (intania 1.500; Ercole Salvati, Bari 500. Gra
zie !
( continua •
Direttore reap.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (Toi
avvisi economici
PASCHETTO SILENO impresa decorazioni,
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En souvenir
Catherine Bonin
née Avondet
Les familles Bonin, Avondet, Ganàolfo remercient particulièrement le
Docteur Gardiol ; les Pasteurs M.rs
Jahier eit Macr/; la Direction de l’Union de Banques Suisse; Le Personnel
service ohan,ge-s U.B.S. (Genève) et
tous ceux qui prirent part à la douloureuse séparation de leur bien-almèe
« Tu _me conduiras par ton
conseil, puis tu me recevras
dans la gloire »
(Psaumes 73: 24)
Malanct - Luseme S. Jean 4-1-1964
Le famiglie Beux e Balmas ringraziano quanti hanno parteoipato al loro cordoglio per la dipartita del caro
Amedeo Beux
e in particolair modo sono riconoscenti al dottor Soarognina, al Pastore sig.
Jahier, alla cara amica Elisa Jalla, ai
coniugi Bonnet.
« La mia grazia ti basta »
(2 Corinti 12: 9)
Luserna S. Giovanni, 7 febbraio 1964
Malattie
orecchio, noso e gola
Il dott.
Oskar Schìndler
riceve per malattie di
orecchio, naso e gola
a POMARETTO (presso l’Ospedale Valdese) tutti i lunedì
dalle 14 alle 15,30.
a LUSERNA SAN GIOVANNI
(presso lo studio del dott. Pelizzaro) tutti 1 venerdì dalle
13,30 aUe 15.
a TORINO ( via Ristagno 20 S. Rita) martedì, giovedì e sabato dalle 14 aUe 16.