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Bibbia e attualità
TEMPI DELL'UOMO
TEMPO DI DIO
fEun tempo per nascere e un
\K tempo per morire; un tempo
per piantare e un tempo per svellere... un tempo per tacere e un tempo
per parlare...» e così via dicendo. La
saggezza, sembra suggerire l'Ecclesiaste, sta nel sapere riconoscere i
tempi della vita e fare ogni cosa a
suo tempo. Così Rabin, firmando insieme ad Arafat e Clinton l’accordo^
di pace, disse: «C’è un tempo per la
guerra e un tempo per la pace» e citava l’Ecclesiaste. E speriamo che
questo tempo della pace sia veramente venuto per ebrei e palestinesi.
LfECCLESIASTE elenca i tempi
della vita umana, della sua fatica e sofferenza, ma anche quelli della gioia e della speranza. Se c’è un
tempo per piangere c’è anche un
tempo per ridere, e questo ci conforta: resistenza non è fatta solo di
guerre, distruzioni, catastrofi, ma
anche di vita che sboccia, cresce, si
espande perché, spiega la Bibbia, il
Signore mantiene il suo patto con il
creato: «Einché la terra durerà, sementa e raccolta, freddo e caldo,
estate e inverno, giorno e notte, non
*lfesserannd'thài»’IGèr&S, 22f.
T TNA cosa è il nostro tempo,
un’altra quello di Dio: «Mille
anni, agli occhi tuoi, sono come il
giorrio di ieri quand’è passato» (Salmo 90, 4J, Il tempo fa parte dell’universo creato da Dio: la scansione
delle stagioni, dei mesi, degli anni
che segnano le alterne fortune della
creatura umana è affidata alle stelle
(Gen. 1,14).
]\TEL Nuovo Testamento si inseri± \ scono due nuovi elementi. Il
primo è che con la venuta del Cristo
«il tempo è compiuteci (Marco 1, 15),
ma non nel senso che è giunta la fine del mondo. Anzi, a differenza di
quanto possiamo pensare, di questa
si parla assai poco. Non è quindi il
caso che le chiese si agitino per annunciare l’imminente fine del mondo. Torse è più giusto che siano gli
scienziati a lanciare allarmi perché
il buco nell’ozono è una realtà, così
come una realtà sono gli esperimenti nucleari e tante altre nostre iniziative che sconvolgono l’equilibrio
dell’ambiente e minacciano la vita
sul nostro pianeta.
/L secondo è che in uno degli ultimi scritti del Nuovo Testamento,
la II epistola di Pietro, estrema propaggine dell’età apostolica, il tempo
che viviamo è il tempo della «pazienza di Dio» in vista del ravvedimento
(II Pietro 3, 8 ss). È una dimensione
assente nella visione laica delTEcclesiaste e che sconfina nel mondo
dell’apocalittica. Ma Pietro non fa
del terrorismo escatologico: riempie
il tempo della chiesa e del credente di
un compito nuovo e cioè l’annuncio
delTEvangelo e l’appello alla fede.
CHE cosa sarà l’anno nuovo?
Nulla di nuovo rispetto al passato: si scopriranno nuove malattie
e la scienza farà i suoi progressi, si
morirà, ma anche si nascerà, ci saranno guerre e trattati di pace... Il
nostro augurio è che in tutto questo
sia in qualche rnodo presente la parola del Cristo che scioglie il dolore
in allegrezza e muta le tenebre di
morte in un 'dVbà radiosa di vita.
A’ j, Luciano Deodato
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
A Crkvenica il primo convegno delle chiese evangeliche della Croazia
La pace è riconciliazione nella solidarietà
Dal 15 al 17 dicembre un incontro sul tema dell'assistenza delle vittime della guerra che
ha impostato un lavoro per la ricostruzione del paese in collaborazione con le chiese italiane
ANNE-MARIE DUPRE
Durante la terribile guerra
nei territori dell’ex Jugoslavia i credenti evangelici croati si
sono attivati un po’ dovunque in
un’opera di riconciliazione,
creando piccoli segni di speranza
in società travolte, confuse, sfiduciate. Da tempo le chiese
evangeliche italiane contribui-.
scono a sostenere queste iniziative nella Repubblica croata; quest’area fu scelta per ragioni geografiche. Altre chiese europee intervengono altrove.
Ho partecipato ad uno dei primi incontri ecumenici delle chiese evangeliche in Croazia sul lavoro con le vittime di guerra. L’incontro si è svolto in un centro
battista a sud di Rijeka e ha coinvolto luterani, battisti e pentecostali di Legrad, Kutina, Zagabria,
Rijeka e Slavonki Brod che si incontravano per la prima volta;
anche cattolici e ortodossi portavano un saluto. Al centro dell’incontro le relazioni sul lavoro svolto, otto le iniziative in corso, e la
discussione su difficoltà, strategie
e possibilità di intervento futuro.
Queste chiese vivono una fase
importante: finora hanno vissuto
in forte dipendenza da chiese e
grandi organizzazioni europee e
americane che, arrivate in forze
.. durante la guerra, le hanno sostenute e aiutate ad uscire dall’isolamento internazionale in cui il regime comunista precedente le
aveva costrette. In questi anni fu
costmita una fitta rete di relazioni
internazionali con grandi chiese
estere che però si ignoravano
quasi totalmente fra loro.
Ora che la fase più drammatica
della guerra sembra conclusa e
anche il lavoro affannoso degli
aiuti umanitari rallenta è iniziato
un lavoro di verifica, di presa di
coscienza sia per quanto concerne l’impegno nella ricostruzione
e nella riconciliazione, sia per
quanto riguarda la definizione
della propria identità. Le chiese
Profughi dell’ex Jugoslavia tornano alle loro case
riscoprono la propria identità
croata e la necessità di essere
sempre più autonome nelle proprie scelte e nel modo di impostare la propria vita interna e di testimonianza; in questa situazione
si guardano intorno e scoprono i
numerosi fratelli e sorelle evangelici di altra denominazione. Si avviano i primi contatti e dialoghi, e
mentre nascono nuove collaborazioni vengono anche al pettine
vecchie contraddizioni e, dissidi
interni che l’emergenza della
guerra aveva contribuito a mettere da parte ma che ora devono essere affrontati. Allora queste chiese non guardano più soltanto verso le grandi chiese sorelle del
Nord e Centro Europa ma scoprono chiese più vicine, per esempio in Italia o Ungheria, che
hanno vissuto esperienze simili.
È questa atmosfera che ho
esperimentato in questi due gior
ni: un grande desiderio di contatti
e di scambi di esperienze. I battisti di Rijeka sperano in un contatto con i battisti italiani, mentre i
luterani vogliono intensificare i
rapporti con i luterani presenti in
Italia e la Federazióne; si è parlato
di possibili scambi fra giovani
evangelici croati e italiani; desiderano conoscere la Facoltà di
teologia e confrontarsi sul lavoro
nelle comunità, sulla diaconia,
sulla ricerca teologica, syl lavoro
con le donne e con i giovani.
Queste piccole chiese evangeliche potranno avere un ruolo di
non poco conto nel processo di
riconciliazione e ricostruzione
della società civile proprio perché
non coinvolte in precedenza in
conflitti religiosi e nazionalistici.
Per affrontare questa enorme responsabilità esse cercano solidarietà e dialogo con le chiese evangeliche italiane.
Comunità di base europee
La ricerca biblica
per l'impegno sociale
I»
«Quali itinerari per le
Comunità cristiane di
base nell’Europa di oggi?». Questo l’interrogativo che ha guidato i lavori del II seminario delle Comunità cristiane di
base europee (Cdbe) che
si è svolto a Ginevra dal
30 novembre al 3 dicembre. 150 fra delegati e
delegate di 17 regioni
europee si sono confrontati, suddivisi in 15
gmppi, su tre poli tematici: «Vita comunitaria»,
«Ricerca di senso e fede», «Impegno sociale e
politico».
Nel dibattito ha dominato il richiamo al dialogo, alla tolleranza, al ri
spetto per le diversità:
tre tappe essenziali perché le Cdbe siano «presenza» nel mondo e nella Chiesa cattolica, mantenendosi fedeli alle loro
radici ma anche aperte
ai mutamenti della storia. Nella riflessione teologica sui problemi dell’oggi quanto mai vitale
è apparso il rapporto
con la Bibbia, non solo
per una reinterpretazione delle esperienze e dei
simboli della fede ma
anche per l’impegno sul
tema della gestione della chiesa e sulle più vaste implicazioni legate
alla costruzione di una
società più giusta.
Tra Tv Globo e pentecostali
Lotta senza quartiere
a colpi di video
È guerra senza distinzione di colpi tra la potente catena televisiva
«Tv Globo» e la «Chiesa
universale del Regno di
Dio», la più grande chiesa pentecostde del Brasile che conta 2.000 luoghi
di culto. Ad aprire le ostilità è stata la Tv, nel settembre scorso, con una
telenovela che raccontava «l’irresistibile ascesa»
di un pastore senza scrupoli, in cui si poteva
identificare Edir Macedo,
il vescovo della Chiesa
universale. Qualche settimana dopo a «Tv Record», una catena televisiva della Chiesa universale, uno stretto collabo
ratore di Macedo, Sergio
von Helde, aveva «strapazzato» fisicamente una
statua di Nossa Senhora
de Aparecida, la santa
patrona del Brasile. Tv
Globo ha poi mandato in
onda dichiarazioni del
pastore «pentito» Carlos
de Miranda, secondo cui
la Chiesa sarebbe finanziata con 1 narcodollari.
Per la Chiesa universale
le ragioni di questa
«guerra santa» stanno
nel fatto che Tv Globo
vuole mantenere la sua
egemonia sul sistema televisivo e per questo ha
bisogno di allearsi con la
Chiesa cattolica in serio
declino, (g.g.)
VERSO IL BUONO SCUOLA. Il Senato ha
approvato venerdì 22 dicembre in via
definitiva la legge finanziaria per il
1996. Approvato anche un ordine del
giorno sulla «parità scolastica» presentato da Cdu e Ccd che impegna il governo a predisporre entro due mesi un
disegno di legge sulle «parità scolastica» che oltre al convenzionamento delle scuole private preveda anche la pos
' sfbilità di «buoni scuola» per le famiglie che decidono di far frequentare ai
figli la scuola privata. Favorevoli Ccd,
Cdu, Ppi, Fi, An, Lega e Lif. Contrari
Rifondazione, Pds, Verdi-Rete, Si. Astenuti i Cristiano sociali che hanno annunciato una loro proposta di legge.
Intanto in Friuli-Venezia Giulia Rifondazione e la CgiI hanno depositato le
firme necessarie a promuovere il referendum abrogativo della legge regionale 14/1991, che sostiene con 4 miliardi l'anno la partecipazione degli alunni
delle scuole materne, elementari, medie e superiori alle scuole private.
(commento a pag. 6)
NUOVO SUICIDIO COLLETTIVO. Sono
stati ritrovati a Saint-Pierre de Chirenne, nel parco nazionale del Vercors,
Francia, i corpi carbonizzati di 16 seguaci dell'ordine del «Tempio del sole». Tre delle vittime sono bambini. Un
solo messaggio: «Possiamo attraverso
la nostra vita interiore ritrovarci insieme l'uno con l'altro per sempre».
Nell'ottobre '94 altri 52 seguaci della
stessa organizzazione sono stati protagonisti di suicidi collettivi in Svizzera e
in Canada. (commento a pag. 10)
MESSAGGIO DI NATALE. Il segretario
generale del Consiglio ecumenico,
Konrad Raiser, diffonde a tutte le chiese il tradizionale messaggio di Natale.
(testo a pag. 10)
LA QUESTUA NON È RIÙ REATO. Chiedere l'elemosina non è più reato purché chi lo fa sia veramente un indigente. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale che ha abrogato la prima parte
dell'art. 670 del Codice penale (arresto
fino a 3 mesi). Così si ammette finalmente che nel nostro paese esistono i
poveri. Almeno 6 milioni secondo le
statistiche del Censis.
2
PAG. 2 RIFORMA
«Fra di loro nacque
anche una contesa:
chi di essi fosse
considerato il più
grande. Ma Gesù
disse loro: “1 re
delle nazioni le
signoreggiano, e
quelli che le sottomettono al loro dominio sono chiamati benefattori. Ma
per voi non dev’essere così; anzi il più
grande tra di voi sia
come il più piccolo,
e chi governa come
colui che serve.
Perché, chi è più
grande, colui che è
a tavola oppure colui che serve? Non
è forse colui che è a
tavola? Ma io sono
in mezzo a voi come
colui che serve. Or
voi siete quelli che
avete perseverato
con me nelle mie
prove; e io dispongo che vi sia dato
un regno, come il
Padre mio ha disposto che fosse ciato a me, affinché
mangiate e beviate
alla mia tavola nel
mio regno, e sediate
su troni per giudicare le dodici tribù
d’Israele”»
(Luca 22, 24-30)
«Non fate nulla per
spirito di parte o
per vanagloria ma
ciascuno, con
umiltà, stimi gli
altri superiori a se
stesso, cercando
ciascuno non il
proprio interesse,
ma anche quello
degli altri. Abbiate
in voi lo stesso sentimento che è stato
anche in Cristo Gesù il quale, pur essendo informa di
Dio, non considerò
l’essere uguale a
Dio qualcosa a cui
aggrapparsi gelosamente, ma spogliò
se stesso, prendendo forma di servo,
divenendo simile
agli uomini»
(Filippesi 2, 3-7)
Della Parola
venerdì 5 GENNAIO 1996
LA VIA DEL SERVIZIO
Contrariamente a quanto sosteneva il grande filosofo greco Platone
Gesù afferma l'assoluto primato del servizio
EMIDIO CAMPI
yyTL maggiore tra voi sia come
il minore, e chi governa, come colui che serve». Queste parole sono pronunziate dal Cristo in
un momento solenne, dopo aver
celebrato l’ultima cena con i discepoli e prima di recarsi a Gerusalemme, dove morirà sulla
croce. Hanno quindi la solennità
di un testamento. Ad esse vorremmo affiancare le parole di un
grande pensatore dell’antichità:
«Come può essere felice una
persona che deve servire gli altri?»; così diceva Platone, il grande filosofo greco. E poi continuava: «Chi serve è sottomesso,
non è libero; solo chi è libero
può essere veramente felice».
Non le parole di •Gesù, ma
piuttosto le parole di Platone
sembrano essersi affermate nel
corso della storia dell’umanità.
Da sempre, in ogni cultura, gli
esseri umani hanno preferito
come ideale di vita non il servizio, ma il dominio. Anche nella
nostra società occidentale, pur
plasmata dalla cultura ebraicocristiana, predomina l’idea che
la felicità si ottiene attraverso il
dominio, la supremazia, la superiorità. Senza ricorrere alla
sete del potere, al desiderio di
comandare stampato sulle facce di tanti nostri contempora
Preghiera
Dammi ciò che vuoi,
quanto vuoi e quando vuoi.
Dammi di agire
secondo il tuo volere,
perché tu sia riconosciuto.
Andrò dove mi chiami,
disponibile per la tua libertà.
Sono nelle tue mani,
tu mi plasmi, mi trasformi,
mi mandi.
Sono tuo servitore
disposto ad accettare tutto,
Non voglio vivere per me,
ma per te,
per la tua gloria.
Tommaso da Kempis
(da Come pregare, di Jörg Zink, Claudiana, 1988, p. 161)
nei, pensiamo al più modesto
diritto alla felicità personale, alla realizzazione di se stessi, così
fortemente presente nel nostro
tempo.
Come si conciliano queste
idee con il modello evangelico
del servizio, con cui Gesù lega la
nostra vita al destino e ai bisogni del nostro prossimo?
Il servizio come modo
di essere di Dio
Nella Bibbia Dio ci viene
presentato non solo come
colui che ama essere in compagnia delle sue creature. Ci viene
detto anche che colui che è al di
sopra di ogni legge e al quale
nessuno può dare ordini ha imposto a se stesso di assumere la
forma umana del «servitore».
Nel Nuovo Testamento la parola «servizio» è chiamata «diaconia», il «servitore» è chiamato
«diacono». Orbene «diacono» è
uno dei titoli di Cristo. Dice Gesù nel nostro testo: «Io sono in
mezzo a voi come il diacono».
Nella lettera ai Filippesi, cap. 2,
Paolo dice di Gesù: «Non conservò gelosamente il suo essere
uguale a Dio. Rinunziò a tutto,
diventò come un servo». Le epistole del Nuovo Testamento sono piene di esortazioni a «servire il Signore», a «servire gli uni
gli altri» (Gal. 5,13).
Dio è fedele a questo suo mor
do di essere. Nessuna freddezza
da parte nostra, nessuna ingratitudine può indurlo a recedere
da questa sua volontà di servizio. Noi possiamo essere dei servitori infedeli, ma non si è mai
ancora avverato che egli sia infedele verso di noi. Gesù non poteva farci dunque un onore più
grande che darci questo: <dl
maggiore tra voi sia come il minore; e chi governa, come colui
che serve».
Il significato di una scelta
VORREI rivolgermi in modo
del tutto particolare ai diaconi e alle diacene delle nostre
chiese. Non penso soltanto a coloro che sono stati eletti democraticamente nelle nostre assemblee allo scopo di governare
la chiesa. Penso ai tanti e tante
che svolgono un servizio volontario, spesso silenzioso, come
visitatori/visitatrici delle perso
ne anziane o ammalate, come
catechisti/catechiste, insegnanti
della scuola domenicale, ai tanti
collaboratori e collaboratrici dei
nostri bazar, ai responsabili delle Unioni femminili, ai predicatori e predicatrici locali.
Ognuno di voi ha un dono
particolare, un talento che avete
messo a disposizione della chiesa. La vostra decisione di accogliere la chiamata del Signore a
servirlo e servirlo nella sua chiesa è molto importante. Nel tempo in cui viviamo non è né normale né inevitabile che ciò avvenga. In un passato non molto
lontano, essere membro del
consiglio di chiesa, essere catechista, predicatore era un titolo
d’onore, spesso una specie di
trampolino di lancio per una futura carriera politica. Oggi è visto dai più come un hobby singolare, che non porta certo benefici materiali. Meglio così: coloro che sono diaconi e diacono
lo sono perché conoscono il valore della loro scelta. Non c’è
vantaggio alcuno, nel nostro
tempo, ad essere diaconi o diacono. Tranne uno: la sincerità.
La difficoltà di una scelta
Questo significa che scegliendo di servire il Signore
voi avete aderito a una causa
combattuta e contestata, che ha
bisogno delle vostre forze, del
vostro entusiasmo, della vostra
dedizione. Due diverse concezioni della vita si contrappongono nella società in cui viviamo,
ed esse sono molto bene riassunte nelle parole di Gesù e di
Platone che abbiamo citàto. Il
vostro servizio è quindi una
scelta tra queste due diverse
concezioni. Voi respingete la
tentazione di vivere soltanto per
voi stessi, per procurare la vostra felicità, dimenticando il
prossimo. Voi affermate che tutte le creature umane, particolarmente coloro che credono in
Gesù Cristo, sono vostre sorelle
e fratelli; che l’amore e il servizio sono il criterio che orienta la
vostra vita.
Voi dovete essere pronti a sostenere questa convinzione con
l’esempio e la parola. Se la parola di Gesù sul servizio è apparentemente ignorata da molti,
ciò non significa che essa sia
meno vera o la sua applicazione
meno attuale, al contrario. Proviamo a immaginare una società in cui regnasse questo
grande principio delTEvangelo,
dove Dio fosse riconosciuto come il Signore e gli esseri umani
si amassero e servissero gli uni
gli altri. Proviamo a immaginare
una società in cui nessuno si
senta escluso: dove l’isolato trovi una persona che l’accoglie,
l’afflitto sia consolato, gli ammalati si sentano circondati di
cure, i dubbiosi fortificati, chi è
nel bisogno sia aiutato e soccorso, i nemici siano riconciliati, i
peccatori e le peccatrici perdonati; dove si preghi gli uni per
gli altri e l’amore di Cristo non
sia predicato a parole soltanto
ma vissuto e esteso a tutti, dentro e fuori la chiesa, in atti concreti di solidarietà, comprensione, perdono.
Proviamo a immaginare tutto
questo, e altro ancora. Non vale
la pena affrontare disagi e difficoltà per essere fedele a questa
scelta? Se il conforto della speranza e dell’amore non si devono estinguere completamente
nella nostra generazione, è necessario che vi siano delle donne e degli uomini che continuano a professare con decisione
generosa e con completa dedizione la fede in colui che ha voluto essere il diacono deU’umanità. La vostra è una scelta difficile: tutto sembra militare contro di essa. Eppure, dalla vostra
scelta, dalla vostra perseveranza, dalla vostra fedeltà dipende,
in buona parte, la persistenza
del cristianesimo in questa minuscola parte di mondo nel
quale viviamo; così come una
vostra defezione, un vostro rilassamento ne indebolirebbe seriamente la causa
Perciò occorre operare con discernimento e con amore. Ricordando le parole del Signore:
«Non siete voi che avete scelto
me, ma sono io che ho scelto voi
e vi ho costituiti perché andiate
e portiate fmtto» (Giov. 15, 16).
E soprattutto, quando il compito dovesse apparire troppo arduo, ricordare che la potenza di
Dio si manifesta nella debolezza. Ci sia concesso di ripetere e
fare nostra con fiducia la parola
dell apostolo Paolo: «Io posso
ogni cosa in Cristo che mi fortifica» (Fil. 4,13).
S Note
omiletiche
Predicare su un unico
versetto è una possibilità
tanto comune quanto discussa: valga per tutti
l'esempio di Karl Barth,
che nella sua omiletica
sconsiglia con forza questa opzione, salvo poi
adottarla molto frequentemente nella pratica. La
ragione principale della
diffidenza risiede nel rischio che il versetto venga
sradicato dal suo contesto
e ridotto a solo pretesto,
a trampolino per considerazioni personali, più o
meno significative, di chi
predica.
La necessaria contromisura consiste evidentemente nell'inserire il versetto nel contesto prossimo e/o nel contesto più
ampio del libro in cui è
contenuto e dell'insieme
del messaggio biblico: la
meditazione che presentiamo privilegia quest'ultima possibilità, mettendo
in parallelo l'uso del termine «diacono» da parte
di Gesù con quello del termine «schiavo» in Paolo.
Accade spesso che quella cosi impostata diventi
una predicazione «a tema», che cioè si lasci guidare dal passo biblico ad
approfondire un argomento: è quanto fa qui accanto Emidio Campi, riflettendo sul «servizio». La predicazione tematica è ben
nota alla tradizione: i padri della chiesa e i riformatori la utilizzano frequentemente: essi conoscono
addirittura la possibilità di
predicare senza un unico
testo biblico come base,
sviluppando il tema attingendo alla ricchezza dell'insieme del dato scritturale. Anche su questo la
corrente principale della
teoria omiletica europea
del Novecento è perplessa
o fortemente critica, per le
stesse ragioni che vengono
addotte contro la predicazione sulla base di un solo
versetto o di una soia parola: troppo grande sarebbe il rischio dell'arbitrio,
dell'abbandono del dettato scritturale.
L'esempio dei riformatori dimostra che non è
detto che sia così, una predicazione a tema può ben
essere profondamente biblica, e dunque legittima
ed efficace. Si tratta però
di un tentativo difficile
che richiede, oltre a una
grande sicurezza nel muoversi attraverso ia Scrittura, ia disponibilità a far ta,cere le idee che già abbiamo in testa per lasciare
che la parola di Dio proclami le sue. Naturalmente, si
tratta di esigenze comuni
a ogni tipo di sermone, ma
quello tematico le richiede
in misura estrema. Indispensabili, in questa impresa, sono la «Chiave biblica» e un buon dizionario biblico: questi strumenti però, è necessario
ripeterlo, non sostituiscono la «chiave biblica» personale che nasce nel cuore
e nella testa di ogni predicatore/trice dalla frequentazione intensiva (versetti
del giorno) ed estensiva
(lettura continuativa) della Bibbia, (f.f.)
Per
approfondire
Per una riflessione teologica sul tema del servizio, cfr. J. Moltmann, Diaconia, Torino, Claudiana,
1986, con un'introduzione
di A. Taccia.
Chi utilizza la traduzione
«Riveduta» della Bibbia,
conosce certamente la
Chiave biblica costantemente ristampata dalla
Claudiana; tra i dizionari
biblici, indichiamo quello
curato da G. Miegge (e aggiornato da B. Corsani, J.
A. Soggin, G. Tourn), Torino, Claudiana, anch'esso
più volte ristampato; ulteriori indicazioni in G. Girardet, Bibbia perché, Torino,
Claùdiana, 1993, p. 203.
3
venerdì 5 GENNAIO 1996
PAG. 3 RIFORMA
ì- Una delegazione delle chiese evangeliche italiane al Parlamento europeo
I protestanti italiani e ^Europa
L'istruzione, la sanità e l'assistenza, i migranti, la bioetica
sono stati i temi del confronto tra gli evangelici e i parlamentari europei
PIERA ECIDI
UNA giornata intera nel
«Palazzo»: questa volta
sono stati una trentina gli
evangelici italiani delle varie
chiese a essere invitati, su iniziativa dell’eurodeputato Biagio De Giovanni, a visitare il
Parlamento europeo, e ad assistere ai lavori di una seduta
plenaria nelle varie lingue.
«Mi considero parte a tutti gli
effetti di questo gruppo - ha
detto De Giovanni accogliendoci con grande fraternità per ragioni familiari e personali, in un cammino ormai
venticinquennale che mi lega
agli evangelici in una serie di
tappe, che hanno visto la mia
partecipazione ai campi di
Ecumene, di Mezzano, al dibattito nei vari centri evangelici di cultura».
Ogni parlamentare europeo ha la possibilità di invitare due gruppi a visitare il Parlamento per incontrarsi con i
suoi rappresentanti e presentare le proprie richieste e
istanze, e questa volta i protestanti italiani hanno potuto
dibattere alcuni dei problemi
che stanno loro a cuore anche con il parlamentare Pds
Rinaldo Bontempi, nativo
delle valli valdesi, con il capogruppo Pds Luigi Colajanni oltre che con gli indipendenti Andrea Manzella e Roberto Barzanti. I temi affrontati sono stati quelli dell’
istruzione, dei migranti, della
sanità e assistenza, della formazione, della bioetica. Si è
L’incontro con l’europarlamentare Biagio De Giovanni
parlato dei mutamenti in atto dopo Maastricht, della,
mondializzazione dell’economia e dello stato sociale,
del diritto di asilo e dei diritti
di cittadinanza.
Il moderatore della Tavola
valdese, Gianni Rostan, guidava la delegazione, comprendente il pastore battista
Franco Scaramuccia, il presidente deU’Opcemi, pastore
Valdo Benecchi, il decano luterano, pastore Hartmut
Diekmann, il presidente della Fcei, pastore Domenico
Tomasetto, direttori di opere
sociali e culturali significative (Agape, La Noce) e i responsabili di alcuni servizi
della Federazione come Anne-Marie Dupré e Gianna
Urizio. Era presente anche
una cattolica, Anna Maria
’ Alsazia e Lorena
La religione protestante
si insegna a scuola
La situazione anomala delle due regioni rispetto al resto
della Francia fa sì che queste
siano le uniche zone della Repubblica transalpina dove la
religione è materia che viene
insegnata nelle scuole pubbliche, a spese dello stato, da
insegnanti preparati nelle Facoltà di teologia dell’Università statale di Strasburgo.
La Chiesa cattolica tende a
fare dell’ora di religione settimanale (non obbligatoria)
che si ha a partire dalle scuole elementari, un’ora di catéchismo e di preparazione alla
comunione. La Chiesa luterana e la Chiesa riformata offrono invece un insegnamento più generale che si articola
su cicli di quattro anni dedicati rispettivamente all’Antico Testamento, al Nuovo Testamento, alla storia del cristianesimo e alle grandi religioni. La formazione religiosa
vera e propria è attuata nelle
comunità, attraverso la scuola domenicale e i corsi di catechismo (in genere dai dodici ai quindici anni) condotti
in vista della confermazione.
Per insegnare religione alle
scuole superiori occorre almeno la licenza in teologia
che si ottiene dopo tre anni
di studio alla Facoltà protestante di Strasburgo. Per Tinsegnamento alle elementari
ci si prepara con un anno di
Facoltà e un anno presso la
commissione catechetica.
Quest’ultima, composta da
esperti luterani e riformati,
ha anche il compito di formulare i programmi e di preparare i testi, sia per la scuola
che, insieme ad altri esperti
del resto del paese, per la catechesi da tenersi nelle comunità. I testi sono sémplici
ma accurati. Interessante
una collana intitolata «Figure
del protestantesimo di ieri e
di oggi» che presenta in fascicoli a fumetti di 32 pagine alcuni personaggi di spicco
della storia dell’evangelismo
mondiale, da Lutero a Martin
Luther King.
All’ora di religione accedono anche gli ebrei, mentre
non esiste la possibilità dell’insegnamento della religione per gli ortodossi, gli altri
evangelici e le altre religioni.
Gli allievi che non si avvalgono dell’ora di religione svolgono attività alternative di
studio e ricerca con l’assistenza di insegnanti.
Marlin per la rivista Confronti, impegnata da sempre nel
dialogo ecumenico.
Gli evangelici italiani sono
stati quindi simpaticamente
ricevuti dal presidente del
Parlamento europeo, Klaus
Hensch, a cui il presidente
della Fcei ha consegnato alcuni importanti documenti
sull’immigrazione e contro il
razzismo e la xenofobia, firmati dai protestanti unitamente alle organizzazioni
cattoliche ed ebraiche che
operano nel sociale e a quelle
dell’ecumenismo femminile
(Ywca), chiedendo che sia attribuita una competenza del
Parlamento europeo su queste scottanti tematiche, che
attualmente sono delegate ai
singoli paesi, producendo differenti posizioni legislative.
«Lo scopo di questa visita è
stato duplice - ha dichiarato
il moderatore Rostan dopo
l’incontro da un lato presentare i nostri problemi ai
parlamentari europei, in particolar modo quelli evidenziati dal Sinodo, come quello
dei rifugiati e migranti, la formazione e l’istruzione, ecc.
Dall’altro abbiamo visitato le
chiese locali, e soprattutto
l’Eeccs (la commissione che
fa da tramite tra le chiese e le
istituzioni parlamentari), dove abbiamo incontrato il segretario Richard Fisher, chiedendo una loro collaborazione. Ci siamo fatti conoscere e
abbiamo fatto conoscere le
nostre posizioni, ma sarà necessario un contatto continuativo, e ci auguriamo che
questo avvenga».
La Facoltà protestante
Lo Stato paga la formazione
dei dottori in teologia
Il ginnasio protestante Jean-Sturm
La Facoltà protestante di
teologia di Strasburgo non è
l’unica in Francia, ve ne sono
altre a Montpellier, a Parigi, e
due delle Chiese libere ad Aixen-Provence e a Vaux-surSeine. La Facoltà di Strasburgo è però l’unica statale: essa
quindi è finanziata dallo Stato, e i titoli che rilascia hanno
valore giuridico. In parallelo
c’è anche la Facoltà cattolica
di teologia, con la quale vi sono ottimi rapporti: la biblioteca per esempio è unica.
I professori e assistenti sono 24: la metà luterani, gli altri di altre denominazioni
evangeliche ma prevalentemente riformati; la scelta dei
docenti è fatta dal Corpo accademico e sancita dal Consiglio d’amministrazione dove sono rappresentate le
chiese. Gli studenti sono attualmente 290, di cui 60 stranieri di 30 paesi diversi. Il
40% è composto da donne.
Fra gli studenti vi sono anche
degli ortodossi e dei mennoniti. Altri 200 studenti seguono i corsi di musica o per diventare catechisti e insegnanti di religione.
II corso per la preparazione
al pastorato è costituito da 4
anni di insegnamento teologico di base: a partire dal terzo anno si fanno visite e stages in ospedali e istituti di assistenza. C’è poi un quinto
anno dedicato in particolare
alla pratica nei vari istituti,
nelle fabbriche ecc. con incontri settimanali di verifica
in Facoltà. A questo punto la
preparazione accademica vera e propria è terminata. Per
diventare pastpre occorre ancora fare un anno di vicariato
presso un pastore più anziano, che deve rilasciare un
certificato di attitudine, e
successivamente due anni di
prova, con ulteriori stages organizzati dalle chiese. L’iter
complessivo è dunque di otto
anni: per i luterani la consacrazione avviene dopo il vicariato, per i riformati dopo i
due anni di prova.
Un pastore resta per sette
anni in una parrocchia, alla
fine dei quali c’è la valutazione da parte di un ispettore
ecclesiastico e la permanenza può essere prolungata di
due anni in due anni, fino ad
un massimo di sei anni. A
volte, come succede anche
altrove, le chiese si lamentano dicendo che c’è necessità
di pastori e la Facoltà invece
sforna dei dottori. Si è per
questo aumentata, a partire
dal terzo anno, la partecipazione ad attività pratiche e si
sono incrementati i corsi di
sociologia, di teologia pratica, di musica, di diritto ecclesiastico, lasciando però
alla responsabilità delle chiese l’intervento nei settori
deU’omiletica e dell’amministrazione.
Per quanto riguarda i rapporti con l’estero il decano,
prof. Marc Lienhardt, ha
informato che lo Stato mette
a disposizioni sei borse annue per studenti stranieri e
ha ricordato il particolare accordo che esiste con la Facoltà awentista di teologia di
Collonges, in Svizzera. Il prof.
Lienhardt ha voluto menzionare la Casa editrice Claudiana di cui si è dichiarato estimatore. Ha inoltre auspicato
più stretti rapporti con la Facoltà valdese di Roma, che ha
mostrato di apprezzare per la
validità dei docenti e la serietà del curriculum di studio.
Un regime di tipo concordatario
Le chiese
in Alsazia e Lorena
EMMANUELE PASCHETTO
Le chiese dell’Alsazia e della Lorena godono di uno status
giuridico particolare rispetto alle chiese del resto della Francia. Queste due regioni vennero annesse all’Impero tedesco
dopo la guerra franco-prussiana del 1870 e furono recuperate dalla Repubblica francese circa 50 anni dopo, alla fine
della prima guerra mondiale. Nel frattempo, in Francia era
stato abrogato nel 1905 il Concordato con la Chiesa cattolica
provocando la separazione fra Stato e Chiesa. Ritornando alla Francia le due regioni ottennero di conservare i privilegi
che godevano precedentemente in materia di religione.
La delegazione italiana è
stata ricevuta in un palazzo storico del ’700 di proprietà del Capitolo di St.Thomas, che risale al XIV
secolo, ed è oggi una fondazione collegata alla Chiesa
luterana che ha lo scopo di
fornire ospitalità e borse a
studenti in teologia e aiuti
alla chiesa. Abbiamo incontrato il pastore Michel Hoeffel, presidente della Chiesa della Confessione d’Augusta di Alsazia e Lorena
(Ecaal) e Antoine Pfeifer,
presidente della Chiesa
riformata d’Alsazia e Lorena
ponendo loro alcune domande, alle quali hanno risposto insieme.
- Potete presentarci brevemente le due chiese?
«I protestanti di Alsazia e
della zona della Mosella
rappresentano oltre un terzo degli evangelici di Francia: la Chiesa luterana di
questa parte della Francia è
divisa in tre dipartimenti e
conta circa 210.000 membri, molto meno sono i
riformati, circa 35.000. In
seguito al Concordato con
la Chiesa cattolica romana
stipulato da Napoleone nel
1802, anche i protestanti e
gli ebrei della Francia ebbero un riconoscimento pubblico. La separazione fra
Chiesa e Stato del 1905 non
toccò le nostre due chiese
(e neppure la Chiesa cattolica) perché l’Alsazia e la
Lorena in quell’epoca facevano parte della Germania.
Attualmente esistono dunque in Francia due chiese
luterane e due chiese riformate, quelle della nostra regione e quelle del resto della Francia».
- Come sono i rapporti fra
luterani e riformati?
«I rapporti fra le due comunità sono ottimi, anche
se non è in vista una fusione delle due denominazioni. Un abbozzo di unione
fra le quattro chiese era stato iniziato diversi anni fa,
ma fu bloccato per alcune
difficoltà, come l’enorme
differenza di statuto fra le
chiese di qui e le chiese del
resto del paese. Fra l’altro
abbiamo letto con molto
interesse i documenti comuni preparati da battisti,
metodisti e valdesi in Italia.
Nel 1960 le quattro chiese hanno comunque stretto
un accordo a Lione, e ovviamente la Concordia di
Leuemberg ha rafforzato i
legami. Diversi sono i servizi condotti insieme: i dipartimenti sociali, la musica,
la formazione pastorale, la
catechesi,-ecc. C’è inoltre
una commissione formata
da cinque luterani e cinque
riformati che si incontra
ogni mese per discutere
delle cose in comune: la
missione, la documentazione, i media, scuole, carceri, ospedali, migranti,
ecc. Nel 1993 è stato deciso
di avere un Sinodo comune
ogni tre anni: il primo si
svolgerà nel 1996».
- Come sono i rapporti
ecumenici?
«I rapporti con il mondo
evangelico francese sono
molto buoni. Fin dal 1905,
un mese prima della votazione della legge che proclamava la separazione fra
Chiesa e Stato, esiste la Federazione protestante di
Francia (FpF) che rappresenta oggi l’80% circa dell’
evangelismo francese e
cioè oltre 800.000 persone e
che si è via via allargata
all’ambiente delle chiese
evangelicali e accoglie
gruppi e movimenti, opere
e istituzioni. Oltre a luterani e riformati, battisti e
apostolici, salutisti, pentecostali e altri evangelici, ne
fa parte anche la Missione
evangelica zigana.
Nel 1987 si è costituito il
Consiglio delle chiese cristiane di Francia formato da
18 membri: 6 cattolici, 6 del
la FpF e 6 ortodossi che si
radunano due volte Tanno.
Si è discusso sull’evangelizzazione in una società secolarizzata, ma non si è organizzato niente insieme per
l’accentuato proselitismo
della Chiesa cattolica. Per
altre questioni, come Tacco
glienza agli stranieri e lo
studio della Bibbia, c’è una
stretta collaborazione. Talo
ra riusciamo a prendere una
posizione comune su alcuni
problemi: è avvenuto per
Mururoa, non è stato possibile per gli scioperi attuali.
Le maggiori difficoltà si
hanno quando si affrontano
temi di carattere etico».
L’Incontro alla Facoltà di teologia dell’Università
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 5 GENNAIO 1996
... Verso 1 integrazione della Kek e della Commissione ecumenica europea
Coordinare le azioni di tutte le chiese
nei confronti dell'Unione europea
La Conferenza delle chiese
europee (Kek), che conta 118
chiese membro ortodosse,
protestanti e anglicane, «si
sforza attivamente di realizzare l’integrazione della Kek
e della Commissione ecumenica europea per chiesa e società (Eeccs). L’auspicio della
Kek è che questa integrazione permetta alle chiese europee di portare una testimonianza comune e «di potere
armonizzare e coordinare le
loro azioni presso e nei confronti dell’Unione europea a
Bruxelles».
La Kek è stata fondata nel
1959 con l’obiettivo di avvicinare le chiese dell’Europa
orientale e occidentale, al di
là della cortina di ferro. La
Commissione ecumenica europea per chiesa e società è
stata istituita nel 1978 per seguire da vicino i dibattiti e le
attività della Comunità europea a Bruxelles e del Consiglio d’Europa a Strasburgo.
All’inizio, alcune chiese
membro della Kek in Europa
orientale temevano che la
Comunità europea, che allora raggruppava soltanto i
paesi dell’Europa occidentale, si identificasse troppo
strettamente con la divisione
dell’Europa risultante dalla
guerra fredda tuttavia, dopo
il 1989, la Kek e l’Eeccs hanno
rafforzato i loro contatti e dal
1992 ogni organizzazione
partecipa con un proprio
rappresentante alle riunioni
dell’altra.
La fine della guerra fredda/
ha provocato una rapida
espansione del Consiglio
d’Europa, che oggi comprende tutti i paesi dell’Europa
occidentale e la maggior parte dei paesi dell’Europa centrale e orientale. Oggi, molti
paesi dell’Europa orientale
cercano inoltre di aderire
all’Unione europea. La Kek e
l’Eeccs hanno ambedue uno
La sede dell’Unione europea a Bruxelles
statuto di organizzazione non
governativa (ong) presso il
Consiglio d’Europa e l’Eeccs
conta oggi un certo numero
di Consigli di chiese dell’Europa centrale e orientale.
Le discussioni tra la Kek e
l’Eeccs sono il risultato di vari fattori: la preoccupazione
espressa da diversi loro
membri che auspicano una
testimonianza comune delle
chiese in Europa dopo la fine
della guerra fredda, ma anche il rinnovamento dell’interesse delle chiese europee
per le attività dell’Unione europea e del Consiglio d’Europa. In collaborazione con
l’Eeccs, la Chiesa evangelica
di Germania (Ekd) ha aperto
qualche anno fa un ufficio a
Bruxelles; la Chiesa d’Inghilterra mantiene una cappellania a Strasburgo per le istituzioni europee; all’inizio del
1995 anche la Chiesa ortodossa ha aperto un ufficio di
collegamento nella capitale
dell’Unione europea.
L’il dicembre scorso Jean
Fischer, segretario generale
della Kek, ha dichiarato al pa
triarca ecumenico, Bartolomeo I di Costantinopoli, durante la visita che quest’ultimo ha effettuato presso il
Centro ecumenico di Ginevra, che la Kek «si sforza di
realizzare l’integrazione della
Kek e dell’Eeccs di modo che
presto tutte le chiese membro della Kek possano armonizzare e coordinare le loro
azioni presso e nei confronti
dell’Unione europea a
Bruxelles».
John Arnold, presidente
della Kek e decano anglicano
di Durham, in Inghilterra, ha
sottolineato che l’integrazione della Kek e dell’Eeccs in
un «unico strumento delle
chiese in Europa» sarà una
priorità della Kek per i prossimi due anni: «Usufruiremo
delle competenze e delle relazioni che l’Eeccs ha sviluppato con le istituzioni europee; da parte sua, l’Eeccs
usufruirà di un numero di
membri più ampio e della
partecipazione di tutte le
chiese ortodosse», ha aggiunto.
Qualsiasi nuova struttura
potrà essere messa in piedi
solo dopo la prossima Assemblea generale della Kek,
che avrà luogo a Graz, in Austria, nel 1997. Ogni proposta
dovrà altresì essere accettata
dall’Assemblea generale
dell’Eeccs. Mentre i membri
della Kek sono chiese individuali, la maggior parte dei
membri dell’Eeccs sono Consigli di chiese. Va notato però
che un certo numero di chiese, fra cui la Chiesa d’Inghilterra, la Chiesa di Scozia e
l’Ekd, sono esse stesse membro dell’Eeccs.
Keith Jenkins, segretario
generale dell’Eeccs, ha dichiarato: «L’iniziativa proviene tanto dall’Eeccs quanto
dalla Kek. Non tutto è già deciso. La forma finale di uno o
più strumenti deve essere discussa. Non è facile unire due
organizzazioni molto diverse
che compiono compiti diversi. Dobbiamo prima di tutto
sviluppare una visione comune di ciò che vogliamo fare con le chiese e con i loro '
rapporti nei confronti dellé
istituzioni politiche». (erti)
Camerún: dalla missione presbiteriana alla nascita della chiesa «kwassio)
I 60 anni della Chiesa protestante africana
La Chiesa protestante africana in Camerún (Epa) ha appena festeggiato i suoi primi
60 anni: per l’occasione aveva
preparato una serie di manifestazioni pubbliche. La prima ha avuto luogo il 19 novembre a Lambi con un culto
di commemorazione del prir
mo culto in lingua kwassio,
sulle rive del fiume Mougue.
Ci sono state poi conferenzedibattiti e tavole rotonde alla
radio e alla televisione, a
Yàoundé, Donala e Kribi. Il 28
dicembre un culto di azioni di
grazia si è svolto a Lolodorf:
una giornata piena di allegrezza, con musica, canti e
danze. Infine, domenica 31
dicembre, l’anniversario
dell’Epa è stata celebrato in
ogni chiesa del Camerún.
È nel 1850 che la Missione
presbiteriana americana
(Mpa) giunge sull’isola di Coriseo ed evangelizza la costa
africana a partire da lì, incominciando dal Gabon e penetrando poi in Camerún,
dopo aver attraversato la
Guinea equatoriale. Quando
il dr. Good arriva nel 1892 a
Grand-Batanga, a sud di Kribi, vi trova già una comunità
di cristiani. Sarà lui ad esplorare l’interno del paese e a
scegliere il sito di tre stazioni
missionarie: Efoulan, ElatEbolowa e Lolodorf. Questi
viaggi attraverso la foresta
esauriscono il missionario
che muore alla fine del 1894.
L’arrivo del dr. Good a Lo
lodorf coincide più o meno
con quello del primo amministratore tedesco, che vi installa un posto amministrativo attorno al 1900, sotto la
guardia di soldati africani.
Nel 1898, il dr. Lehmann
giunge a Lolodorf e comincia
l’evangelizzazione sistematica della zona. Una ventina di
Ngoumba è fra i primi convertiti; tre di loro diventeranno anziani di chiesa. Nel 1902
la stazione missionaria, costruita su un terreno troppo
esiguo, viene trasferita a Bibia dove, nel 1921, si aprirà
pure la Scuola di teologia. Là
saranno formati i primi pastori consacrati dalla Chiesa
protestante in Camerun.
li problema della lingua
Anche se sono molte le lingue parlate nel Sud del Camerun, la Mpa sceglie il «boulou»
come lingua unica per l’evangelizzazione, il che provoca
rivendicazioni nella sub-regione di Kribi-Lolodorf dove
predomina la lingua kwassio.
Fin dal 1910 alcuni anziani
chiedono che la Bibbia venga
tradotta e il culto sia celebrato
in kwassio. L’insistenza de
Ngoumba esaspera i missionari che denunciano due catechisti all’Amministratore tedesco. Quest’ultimo li manda
ai lavori forzati a Mbikililki...
prima di dar loro ragione
quando poterono spiegarsi al
termine dei lavori.
L’amministratore convoca
quindi quattro missionari
della zona di Lolodorf e li costringe a dare un seguito favorevole alle rivendicazioni
che egli ritiene giustificate.
Questa ingiunzione viene
tuttavia presto dimenticata,
malgrado numerosi richiami.
Fin dal 1920, la Mpa indurirà
la propria posizione, fino a
deformare i nomi degli allievi
che parlavano il kwassio nelle scuole. La lingua e il patrimonio culturale ad essa legato sono in pericolo.
Interviene allora un anziano della chiesa di Lambi: riunisce gli anziani di lingua
kwassio e li invita a reagire,
senza violenza, contro questa
situazione di fatto. I quattordici anziani riuniti decidono
di pregare di nascosto affinché i missionari americani
cessino di disprezzarli e accettino le loro rivendicazioni.
Essi perseverano dal 1927 al
1929. Nello stesso periodo, gli
studenti di Foulassi traducono cantici in kwassio, fra cui
quello che diventerà l’inno
della Mpa.
Verso la nascita
della chiesa
Sarà Biang Lwanga a provocare il primo culto interamente in lingua kwassio: nel
momento in cui il pastore
americano giunto a Lambi
per presiedere il culto inizia il
suo sermone in lingua boulou, Biang Lwanga si alza e
trascina tutti i kwassio presenti sulla riva del fiume
Mougue, dove viene data la
prima predicazione in lingua
kwassio da parte di un maestro di scuola elementare. Da
quel momento, la chiesa di
Lambi celebrerà i suoi culti in
lingua kwassio e il pastore
americano verrà mandato altrove. I compiti pastorali,
eseguiti da pastori che hanno
lasciato la Mpa, verranno assicurati in modo clandestino
fino al riconoscimento ufficiale della chiesa.
In molti luoghi, una forte
opposizione si farà sentire a
lungo: a Lolodorf, un amministratore cercherà di impedire i membri di chiesa kwassio di celebrare il loro culto.
Ci vorrà un braccio di ferro
tra un anziano di chiesa e i
soldati, intervenuti per ordinargli di non suonare più il
tamtam per chiamare la gente al culto, perché la comunità di Lolodorf venga lasciata in pace.
Di fronte all’ampiezza dei
disordini provocati dal «problema kwassio», il governatore Repiquet interpella il ministero delle Colonie, il quale
interpella a sua volta la Società delle Nazioni. Quest’ultima delibera nel 1934, riconoscendo la libertà di culto
per i kwassio. Questa data segnerà la nascita della Chiesa
culturale kwassio, che diventerà poi la Chiesa protestante
africana. (spp)
Sud Africa: Desmond Tutu presidente
della Commissione d'inchiesta
CITTÀ DEL CAPO — Il presidente sudafricano Nelson
Mandela ha nominato Desmond Tutù, arcivescovo anglicano
del Capo, alla testa della «Commissione di verità e di riconciliazione», composta di 17 membri, che indagherà sulle atrocità commesse durante il regime dell’apartheid. Desmond
Tutu ha dichiarato che i lavori della Commissione non saranno incentrati sulle rappresaglie e sul castigo. «Il Sud Africa
non può permettersi una situazione simile a quella di Norimberga» ha detto. Il ministro della Giustizia, Dullah Omar, ha
precisato che la Commissione dovrà esaminare «circa un migliaio di casi di flagranti violazioni dei diritti della persona»,
in particolare assassini, sequestri di persone e massacri di oppositori politici. La Commissione indagherà inoltre sulla
scomparsa di militanti anti apartheid e sulla morte in carcere
di molti detenuti. Avrà il potere di concedere l’amnistia a coloro che confesseranno volontariamente i delitti commessi
per motivi politici. (eni/spp)
Costa d'Avorio: un seminario per
rafforzare il dialogo con i musulmani
YOPOUGON — Due anni dopo il primo seminario organizzato dal Servizio di relazioni islamico-cristiane in Africa (Srica), in collaborazione con la Comunità evangelica di azione
apostolica (Cevaa) nel 1993, il ramo francofono del Srica ha
organizzato una sessione di approfondimento, questa volta
con la collaborazione del Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec). La sessione si è svolta a Yopoungon (Costa d’Avorio) dal
13 al 25 novembre scorso. «L’Islam rimane più che mai una,
sfida alla quale le chiese dell’Africa dell’Ovest devono confrontarsi per poter dare una risposta costruttiva che non sia
fatta né di paura, né di ignoranza, né di disprezzo» hanno dichiarato gli organizzatori in un comunicato. Hanno partecipato all’incontro venti partecipanti giunti da otto paesi
dell’Africa occidentale: Benin, Burkina Faso, Camerun, Centrafrica. Costa d’Avorio, Niger, Senegai e Togo. (com/spp)
Raiser: le questioni etiche
minacciano l'unità della Chiesa
GINEVRA — L’unità della chiesa risulta «minacciata» dalle
controversie relative alle questioni etiche. È quanto ha afferrnato Konrad Raiser, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), in un suo intervento al Sinodo generale
della Chiesa d’Inghilterra, il 30 novembre scorso a Londra.
Nuove divisioni tra le chiese nascono dall’accettazione di
membri omosessuali nella comunità cristiana, ha sottolineato
Raiser. Ha aggiunto che molte chiese sono «profondamente divise, e perfino minacciate nella loro unità, di fronte ai conflitti
ritardanti l’etica della vita, della procreazione e della sessualità». Questi nuovi conflitti hanno preso il posto delle tradizionali divisioni dottrinali esistenti tra le chiese, pertanto «l’unità
della chiesa e la qualità della vita in quanto comunità aperta a
tutti» sono in gioco. La questione dell’etica in materia di ses-,
sualità in generale e dell’omosessualità in particolare è molto
controversa sia all’interno della Chiesa d’Inghilterra sia all’interno delle 330 chiese rriembro del Cec. Alcune chiese, soprattutto in Europa, hanno dichiarato che gli omosessuali e le lesbiche dovrebbero essere pienamente accettati dalla chiesa ed
hanno accettato che ci fossero servizi religiosi per le coppie
omosessuali. Altre chiese, in particolare nell’emisfero Sud,
nonclié le chiese di tradizione ortodossa, affermano che la
questione dell’omosessualità riguarda solo alcune chiese
dell Ovest e che queste chiese non dovrebbero imporre i loro
problemi all’insieme della chiesa. (bip/eni)
Lettera della Chiesa evangelica
protestante di Gibuti
GIBUTI «Dal marzo scorso la Chiesa protestante evangelica di Gibuti porta avanti un programma originalé e interessante a vari livelli. Si trattava di ricostruire e ripristinare un
certo numero di case distrutte durante l’alluvione del novembre 1994. Il finanziamento era garantito dal governo svizzero
che, tramite 1 ambasciata di Addis Abeba, aveva voluto manifestare la sua solidarietà con Gibuti. Il programma prevedeva
il rifacimento di una quarantina di case con lamiere e tavole
di legno e miraVa a raggiungere vari obiettivi: formazione
professionale, incoraggiamento al rimpatrio, partecipazione
attiva delle famiglie coinvolte, collaborazione con un’associazione umanitaria di Gibuti. Questa operazione ha rappresen- i
tato un tempo forte per la nostra vita di chiesa. Contatti fortissimi sono stati annodati con famiglie di Gibuti. Abbiamo
condiviso la loro pena, abbiamo teso la mano, hanno teso la
loro, ci hanno dato la loro gioia. Un’esperienza molto ricca è
stata vissuta anche con quell’associazione umanitaria, composta essenzialmerite di gibutiani di origine yemenita, musulmani molto praticanti: abbiamo lavorato insieme... e se il
fossato tra cristianesimo ,e Islam rimane e rimarrà invalicabile, passerelle di questo tipo possono riavvicinare efficacemente dei cristiani e dei musulmani. (...) Dei rifugiati e dei gibutiani, dei cristiani e dei musulmani hanno mescolato il loro
sudore e i loro sforzi in un progetto comune. In questo vi è un
segno. Può darsi che uno dei ruoli della Chiesa protestante di
Gibuti sia di esserne il motore».
a» . Il •
Albania: l'arcivescovo ortodosso
rifiuta di dimettersi
TIRANA II responsabile della Chiesa ortodossa d’Albania,
rnoris. Anastasios,rifiuta di cedere alle pressioni di nazionalisti alb^esi che chiedono che si dimetta per via della sua nazionalità greca. Secondo Anastasio il ruolo della Chiesa ortodossa è di promuovere la cooperazione fraterna, dimostrando
così «che è possibile coesistere nei Balcani, essere amici e non
nemici». «Non avendo trovato vescovi albanesi sufficientemente qualificati per questo posto, il patriarca ecumenico di
Costantinopoli, Bartolomeo 1°, ha nominato me», ha ricordato
mons. Anastasios.
5
VENERDÌ 5 GENNAIO 1996
Cultura
PAG. 5 RIFORMA
Religioni
dialogo
0 conflitto
Negli anni ’20 è cominciata a circolare la tesi secondo la quale le religioni
monoteistiche rivelate,
proprio per il fatto di richiamarsi a un Assoluto,
sarebbero alla’ base dei
fondamentalismi e quindi
dei conflitti. In effetti
guerre di religione in nome di Dio e massacri di
turbe fanatizzate non sono mancati nei corsi dei
secoli e anche nel nostro
gli spettri del fondamentalismo sembrano prendere sempre più corpo.
Utile in questo contesto
il convegno che il benemerito Istituto suor Orsola Benincasa ha organizzato a Napoli tra il 13 e il
15 dicembre, dal titolo
«Monoteismo e conflitto.
Vie per la prevenzione e
la risoluzione dei conflitti
nelle religioni monoteistiche del Mediterraneo».
L’intento del convegno
non era quello di discutere delle differenze tra
ebraismo, cristianesimo e
Islam, quanto piuttosto di
mettere in rilievo il fatto
che, al di là delle conflittualità che nel corso della
storia si sono verificate nel
campo sociale, politico,
etnico tra queste tre grandi religioni sorte nel bacino del Mediterraneo, la
comune origine ha anche
reso possibile talvolta la
collaborazione, la crescita,
lo sviluppo armonioso.
Le relazioni si sono
svolte intorno a tre grandi
temi: «Dio come l’altro:
separazione e riconciliazione», «Rispetto del nemico e solidarietà sociale», «Alterità, natura, umanità: prospettive per il
futuro prossimo venturo».
Sul podio si sono alternati
rappresentanti qualificati
delle tre grandi religioni e
studiosi di chiara fama,
come Roger Garaudy,
Eberhard Jùngel, Giovanni Filoramo, Vincenzo Vitiello, Bruno Forte, Sergio
Quinzio, e tanti altri che
per mancanza di spazio
non possiamo citare.
A colloquio con il teologo Eberhard Jùngel
Contro la tirannìa dell'etica
Un richiamo al pensiero di Karl Barth e al rapporto
privilegiato che si instaura tra uomo e Dio
LUCIANO DEODATO
UN signore distinto, alto,
magro, sguardo mite e
un’espressione accattivante:
così mi si è presentato Eberhard Jùngel, professore di
Dogmatica presso la prestigiosa Università di Tubinga:
incuriosito e interessato ad
avere un contatto con gli
evangelici italiani. Con loro
aveva avuto un fugace rapporto intorno al ’59 quando
per un breve soggiorno era
stato a Roma, ospite del
Convitto della Facoltà valdese di teologia; gli è rimasto il
ricordo della signora Wiltsch, allora direttrice del convitto stesso. Spontaneo cominciare a parlare di Karl
Barth e dell’influenza che
egli ha avuto sulla nostra
teologia in Italia.
«A differenza della Germania - osserva Jùngel -, dove il
norne di Barth è citato con rispetto ma la sua opera ha
avuto scarsa influenza. Peccato! Ho avuto modo, fino
all’ultimo, di visitarlo regolarmente mentre ero professore a Zurigo. Ogni 4-6 settimane mi recavo a Basilea per
trascorrere un pomeriggio
“teologico” con lui: sono stati
per me degli incontri molto
arricchenti. Anche per questo
è toccato a me tenere l’orazione funebre nella cattedrale di Basilea in occasione dei
suoi funerali. È un disinteresse che dipende da molti motivi insieme, non ultimo per
un interesse teologico circa la
verità dell’Evangelo, per cui
abbiamo un predominio delle questioni morali ed etiche.
Bauli si è anche preoccupato
di questo aspetto, ma non in
prima istanza: per lui queste
questioni venivano dopo, in
secondo luogo. Assistiamo
oggi a una specie di tirannia
dell’etica sulla dogmatica».
- Ritiene dunque che vi sia
la tendenza a privilegiare una
antropologia, al posto di una
teologia?
«Il Barth della maturità
aveva proposto di parlare
non più di una “teo-logia”,
ma di una “teo-antropo-logia”, perché al centro della
fede cristiana si ha nello stesso tempo Dio e l’essere uma
Nomadi e scuola
Materiali didattici per
un'educazione alla cultura
Il gruppo di sperimentazione didattica dell’Opera nomadi nazionale, con l’appoggio della direzione generale
scambi culturali del ministero della Pubblica istruzione,
nell’ambito della progettazione triennale Cce «produzione di materiali didattici
interculturali per le scuole
con inserimento di alunni
zingari, e viaggianti», ha realizzato due preziosi strumenti riguardanti tale problema.
Si tratta di una guida didattica per insegnanti. Un omnibus per i Rom, che intende essere un mezzo per rendere accessibile «a tutti» (omnibus,
appunto) e quindi anche ai
Rom, gli zingari, le opportunità che la vita offre a ciascuno di noi, cominciando dalla
scuola, che dovrebbe dare a
ognuno gli strumenti per vivere onestamente alla pari.
L’insegnante che per la prima volta li incontra, inseriti
nella propria classe, potrà
trovare utile sapere che questi bambini hanno una loro
storia, una lingua, una cultura. Chi insegna loro da tempo
troverà invece delle indicazioni didattiche, idee e stimoli raccolti con l’aiuto di
chi giornalmente lavora con
gli alunni Rom. Non soltanto
spunti occasionali, ma un
coerente percorso didattico
appositamente studiato per
valorizzare le loro capacità e
attitudini e superare le difficoltà di apprendimento che
sono loro proprie.
Complemento Indispensabile del libro è la videocassetta Ricominciando da Terens
(«Quando in classe c’è un
Rom. Esperienze didattiche»), ricca di informazioni
sulla situazione degli zingari
in Italia e sulle esperienze didattiche che con loro si realizzano in molte scuole. Gli
interessati possono richiedere i due strumenti didattici
all’Opera nomadi nazionale,
via della Guglia 69a, 00186
Roma, ccp 44086007 (prezzo
£ 60.000 complessive, comprensive di spese postali).
Karl Barth
no. Dio e TUomo dunque non
sono una alternativa. Qui è
l’inizio della teologia dialettica: la premessa della teologia
liberale era Invece quella di
parlare dell’uomo piuttosto
che di Dio. La posizione inversa, quella cioè di parlare
di Dio piuttosto che dell’uomo è altrettanto sbagliata.
Più corretto è invece parlare
di Dio coram hominibus [di
fronte all’uomo] e dell’uomo
coram Deo [di fronte a Dio].
- Oggi non si parla un po’
troppo dell'uomo?
«C’è anche il rischio di parlare un po’ troppo di Dio! Ma
il problema non è quello di
parlare troppo dell’uno o
dell’altro. Non è una questione di quantità; è la qualità ciò
che conta. A mé interessa il
tipo di discorso che si fa su
Dio e quello che si fa sulla
creatura umana».
- Che cosa pensa di Eugen
Drewermann?
«Va sempre in giro con uno.
strano pullover. Mi dà l’impressione che cerchi il martirio. Certamente la psicologia
fa anche parte della teologia
ma la teologia non pub essere ridotta alla psicologia, né
l’esegesi può essere ridotta
entro criteri di lettura psicoterapeutici, altrimenti si va
fuori strada. Drewermann
rappresenta una partícula
Ora in italiano
veri [una porzione di verità]
che va presa sul serio. Ma in
lui sembra che questa partícula veri diventi la summa
veritatis ».
- Oggi da più parti ci si richiama ai cosiddetti valori
dell’uomo per affrontare in
modo costruttivo e propositivo il futuro...
«È vero. Ma io non riesco
ad apprezzare questa parola
“valore”, che in tedesco si dice Wert. È un termine che appartiene al linguaggio dell’
economia. Nel commercio si
parla di “valutazione” e anche di “svalutazione”. No,
l’uomo non ha un “valore”,
un Wert, ma una WUrde, cioè
una dignità. Il discorso sul
valore, o sui valori non è teologicamente corretto. L’uomo, immagine di Dio, ha ricevuto una dignità che non è
soggetta a processi di svalutazione o di rivalutazione. È
un’osservazione che può valere sia per quanto riguarda
le attuali proposte della Chiesa cattolica, quanto anche i
discorsi che sentiamo fare
dai politici. Tanto in un caso
come nell’altro sarebbe preferibile eliminare questo linguaggio: ciò significa che v’è
un minimo di moralia sulle
quali tutti concordano, anche Karol Wojtyla in Vaticano
e Hans Kùng a Tubinga».
Un Atlante storico sulle
vicende del popolo ebraico
L’Atlante storico del popolo
ebraico* (titolo originale Histoire universelle des juifs) è
opera di rilievo, che ha un respiro internazionale e una serietà storiografica da segnalare quanto all’ampiezza degli
argomenti affrontati e all’acutezza delle questioni trattate.
L’Atlante è frutto del lavoro
di molti studiosi affermati,
che hanno firmato i vari testi,
e di un comitato scientifico
internazionale prestigioso,
fra cui Elia Barnavi, Isaiah
Berlin, Saul Friedländer,
François Furet, Carlo Ginzburg, Bernard Lewis, Pierre
Vidal-Naquet, Yosef H. Yerushalmi; la cartografia è a cura
di Michel Opatowski, mentre
l’edizione italiana è stata affidata a Elena Loewenthal.
Il volume è riccamente illustrato con cartine, fotografie,
cronologie e una gran mole
di dati poiché l’arco di tempo
esaminato è amplissimo: dalle migrazioni dei Patriarchi
(XX-XIV sec a.C.) agli ebrei
d’Israele e della diaspora
' Torre Pellice a inizio secolo
Il «pacifismo liberale»
di Antonio Giretti
AUGUSTO COMBA
E tuttora vivo nella vai Pellice il ricordo di Edoardo
Giretti, titolare di una piccola
industria serica di Bricherasio, il quale, partendo dalla
sua esperienza imprenditoriale, condusse úna lunga lotta contro il protezionismo,
che a cominciare dagli ultimi
lustri delT800 caratterizzò in
maniera vistosa la politica
economica italiana. Il vigore
e la lucidità con cui Giretti
combattè la battaglia liberista, con scritti e interventi innumerevoli, colloca il suo nome accanto a quello di Einaudi, Pareto e altri noti economisti e politici.
E questo si sapeva. È merito invece di Lucio D’Angelo,
docente a Perugia di Storia
dei partiti e autore di numerosi e apprezzati lavori dedicati in prevalenza ai movimenti democratici della prima metà del ’900, l’aver riscoperto e brillantemente illustrato nel suo volume’* un
altro lato molto importante
del personaggio, cioè il suo
impegno e il suo ruolo primario nel movimento pacifista italiano fra il 1895 e il
1915: impressionato dalla
sconfitta dell’Amba Alagi,
«sin dal dicembre del 1895
Giretti cominciò a far notare
come il protezionismo doganale e il militarismo fossero
fenomeni interdipendenti»,
dissipando con le sue lucide
analisi i fumi ingannevoli del
nazionalismo guerrafondaio.
Ben presto trasportò queste riflessioni, allargandole
anche a valori ideali, sul piano politico, e per opera sua il
31 maggio 1896 (tre mesi dopo Adua) si costituì il «Comitato di Torre Pellice della Società internazionale per la
pace». Esso riuniva ben 144
soci fondatori di varia estrazione: moderati e progressisti, cattolici (anche se per lo
più non praticanti, come Giretti) e valdesi.
Da questo momento l’opera di propaganda pacifista di
Giretti si collega definitivamente alla sua base di Torre
Pellice, dove fra l’altro il suo
principale collaboratore è
Mario Falchi. Nel 1901 i soci
saranno 255 e comprende
ranno, fra gli altri, i professori
Naif Toum e Fedele Parti, padre di Ferruccio. Giretti sarà
attivo sia sul piano nazionale
sia su quello internazionale
(il collegamento con TUfficio
internazionale della pace di
Berna), e fra l’altro otterrà di
far conferire il Premio Nobel
per la pace al milanese Teodoro Moneta, unico italiano
ad aver mai ricevuto tale premio. Finché il suo attivismo
pacifista si interromperà
quasi bruscamente nel 1915,
allorché l’indignazione suscitata in lui dal bellicismo aggressivo degli imperi centrali
lo porterà nel campo interventista.
L’esposizione da parte di
D’Angelo delle vicende girettiane che intercorrono fra il
1895 e il 1915 è agile e, per
chi frequenta questo periodo
storico, appassionante. Un
capitolo di grande importanza riguarda la guerra di Libia.
Un altro contiene la vicenda
elettorale del 19l3 che vide
Giretti entrare alla Camera
dopo i precedenti insuccessi,
e che è stata illustrata, fra
l’altro da V. Morero, A. Adamo e J.-P. Viallet. Giretti rappresentò agli elettori gli stessi
argomenti liberisti e pacifisti
che già aveva bandito in precedenza, e questa volta ebbe
la vittoria, malgrado la dura
opposizione dei cattolici, dei
nazionalisti e dei valdesi conservatori, grazie al favore della maggioranza della popolazione valdese e alla crescita
di un elettorato di sinistra.
A conclusione della lettura
non possiamo non sottoscrivere il giudizio complessivo
sul protagonista, espresso
dall’autore nell’introduzione:
«Quella di Giretti fu, in ogni
caso, una presenza costante,
attiva, coraggiosa e stimolante nella vita politica ed economica dell’Italia liberale».
Resta da apportare alla narrazione una minuscola rettifica: risulta da recenti accertamenti che Giretti non nacqu a Bricherasio, bensì a Torre Pellice il 10 agosto 1864.
(’*) Lucio D’Angelo: Pace,
liberismo e democrazia. Edoardo Giretti e il pacifismo democratico nell’Italia liberale. Milano, Franco Angeli, 1995, pp 217,
£ 28.000.
(1948-1992), passando per
l’epoca biblica, per il sorgere
del cristianesimo dalla radice
ebraica, per l’antisemitismo
del Medioevo e le crociate. A
questo proposito si può segnalare un rilievo utile anche
per l’attualità: «Gli storici
concordano nell’assegnare
alle crociate un ruolo fondamentale nelTaggravarsi delle
persecuzioni antiebraiche del
Medio Evo centrale. I primi
massacri hanno luogo in Renania con il passaggio delle
schiere di crociati nel 1096»
(p. 106). 11 testo dovrebbe
quindi essere letto da certi
revisionisti che tendono a
minimizzare la tragedia dei
massacri operati dai crociati
cristiani. Ampio spazio è poi
dedicato ai vari ebraismi diffusi in ogni parte del globo,
alla lingua yiddish e allo sterminio nazista.
(•) Aaw, Atlante storico del
popolo ebraico. Bologna, Zanichelli, 1995, pp XVI-296, 600 illustrazioni, 150 cartine e grafici,
£ 78.000.
Ebraico e aramaico
Un dizionario per leggere
i testi biblici originali
Se ci si vuole accostare con
competenza e cognizione di
causa al testo biblico, non si
può fare a meno di conoscere
e «maneggiare» le lingue originarie in cui i testi furono
scritti: ebraico, dunque, aramaico e greco. La Società biblica britannica e forestiera
(via IV Novembre 107, Roma)
sta contribuendo a rendere
accessibili a un vasto pubblico le lingue bibliche, rispondendo a una richiesta e a un
bisogno diffusi a vari livelli.
Negli ultimi anni sono stati
pubblicati la Guida allo studio del greco del Nuovo Testamento di Bruno Corsani, il
Dizionario base del Nuovo
Testamento greco-italiano di
Carlo Buzzetti e la Guida allo
studio dell’ebraico biblico di
Giovanni Deiana e Ambrogio
Spreafico, già tradotta anche
in spagnolo e di cui saranno
presto disponibili l’edizione
francesè e inglese.
Un altro settore, vuoto finora neU’editoria biblica italiana, viene ad essere colma
to con la traduzione dall’originale francese di P. Reymond, del Dizionario di
'^ebraico e aramaico biblici*,
curato da vari studiosi fra cui
Jan Alberto Soggin (coordinatore), Francesco Bianchi, Daniele Garrone, Mario Cimosa.
Il lavoro compiuto sull’originale francese non è limitato
alla sola traduzione italiana:
sono state anche ampliate e
precisate alcune voci. Il lavoro, fra l’altro, si presenta anche come frutto di uno studio
ecumenico di biblisti.
(*) Dizionario di Ebraico e
Aramaico bibiici. Formato
22x27, pp 500, £ 95.000.
6
PAG. 6 RIFORMA
’ Dopo la Finanziaria 1996
Soldi pubblici
alle scuole private?
Previsto il convenzionamento
e il «buono scuola»
venerdì 5 GENNAIO 1996
GIANFRANCO HOFER
A metà dicembre si è conclusa nella regione Friuli-Venezia
Giulia la raccolta di firme per il referendum abrogativo
della legge regionale che finanzia la scuola privata dal 1988.
Quasi 23.000 le firme di cittadini; in testa Trieste con oltre
10.000, seguita da Pordenone vicina alle 7.000 e da Gorizia
alle 4.000, buona ultima Udine con poco più di 2.000, dopo
una campagna che ha visto un impegno molto tiepido di
partiti, per non parlare semplicemente di una loro assenza
(unico e trainante tra i promotori. Rifondazione comunista),
di sindacati (solo piuttosto tardivamente si è accodata la
Cgil) ed enti culturali, non di rado ancora emanazioni camuffate di partiti o di ex partiti; gli unici a promuovere a
Trieste quache attività, oltre al Comitato per il referendum,
sono stati il Comitato «Scuola e Costituzione» e il Centro culturale elvetico-valdese «Albert Schweitzer» di Trieste cbe, annunciando con notevole anticipo una loro iniziativa, hanno
avuto la non gradita sorpresa di veder organizzata da Partito
popolare in contemporanea una tavola rotonda sul riaperto
dialogo tra scuola pubblica e scuola privata.
Nonostante io scarso impegno, se non l’ostruzionismo, delle forze politiche e sindacali. Ulivo locale compreso, che non ha voluto urtare la sensibilità di alcuni mèmbri della coalizione, molti cittadini hanno risposto spontaneamente all’appello consentendo di superare abbondantemente le 20.000 firme richieste: forse anche per il ricordo, in
molti anziani, di una buona scuola pubblica funzionante dai
tempi deU’amministrazione asburgica (e in effetti progressivaniente deteriorata a tutti gli effetti) o, in altri, sull’onda delle richieste di difesa e prorpozione della scuola pubblica
unanimemente avanzate nelle manifestazioni degli studenti
in questo scorcio d’anno (anche se queste ultime su non poche cose possono aver assunto posizioni discutibili e spesso
anche contraddittorie, ma non certamente per quanto riguarda la denuncia del degrado della scuola, dagli edifici
all’organizzazione vetusta ed elefantiaca e soprattutto ai
mezzi, sempre più lesinati nonostante le dichiarazioni, a
questo punto non si sa quanto sincere, del ruolo fondamentale che la scuola ha nella società, anche come investimento
per il futuro).
E questo il secondo tentativo di referendum contro una
legge in qualche modo antesignana a livello nazionale e
piuttosto generosa (quest’anno sono stati stanziati 4 miliardi per le scuole private in regione), dopo una raccolta di firme promossa con successo già nel 1990, che i partiti al governo regionale, allora guidato dalla De e dal Psi, sono riu
sciti a vanificare nel 1991 dirottando (si fa per dire) il finanziamento, previsto allora dalla legge regionale direttamente
alle scuole, alle stesse famiglie perché a loro volta lo girassero alle scuole private, ora anche quelle con fini di lucro.
La battapilia del referendum abrogativo, per chi l’ha condotta in modo molto avvertito, visto il dilagare
dell’esempio alla provincia di Trento, che ha poteri legislativi, e ad altre regioni, è stata la consapevolezza che una legge, che francamente è difficile ritenere conforme all’attuale
Costituzione, passata tacitamente con l’impegno delTallora
centro-sinistra in Regione, confermata con un colpo di mano dagli stessi partiti promotori giustificato da un escamotage bizantino, sopportata dai contribuenti per disinformazione e una serie di equivoci mai chiariti e sempre più ribaditi
e amplificati su ciò che significa per la scuola libertà, pluralismo, pubblico, potesse rivelarsi un buon test per l’introduzione del finanziamento alle scuole private a livello nazionale. E sembra che il momento sia giunto.
IN questi giorni, con il varo della legge finanziaria 1996,
viene proposto da Ccd, Cdu e votato da An, Ppi, Lega
Nord, un ordine del giorno che impegna il governo a varare
una legge sulla parità scuola pubblica-scuola privata, che
prevede o convenzioni con le scuole private o il buono scuola. Questo pur nelle ripetute geremiadi sulla necessità di
contenere la spesa pubblica, l’indispensabilità di tagli a tutti
i livelli, l’annuncio di risparmi assolutamente necessari, con
l’annuncio contestuale di manovrine di fine d’anno, tra solenni affermazioni da parte di quasi tutte le forze politiche e
sindacali, e naturalmente del ministro «tecnico» della Pubblica istmzione, di voler sostenere la scuola pubblica, in nessun modo penalizzarla.
GIÀ è annunciata una «razionalizzazione» che prevede
una restrizione di scuole e classi, è in atto un contratto,
rifiutato dai docenti, che li tratta peggio di tutti i settori nazionali di lavoro specialistico di personale laureato (ma imposto da alcuni sindacati che dopo i referendum di giugno
non si sa come ritenere rappresentativi), con proposte ben
poco chiare di iniziative di aggiornamento (nuovi corsi-conferenze dei soliti esperti?) ignorando il potenziale e il materiale di esperienze didattiche maturato dallo studio e
dalTesperienza dei docenti stessi, indicati come una delle
maggiori cause di degrado della scuola.
CI si chiede chi sia così tenacemente alla ricerca di pubblici finanziamenti, in un clima liberistico, orgogliosamente riaffermato, e soprattutto chi voglia con. tanta determinatezza affossare la scuola pubblica, o comunque ottenere
quanto non hanno potuto in tanti anni i democristiani al potere. La risposta, pensando a chi ha da sempre difeso e continua a difendere la scuola privata nella regione Friuli-Venezia
Giulia e a chi ha votato la Finanziaria, è ormai sempre più
evidente. E per chi crede nei valori di libertà, pluralismo, laicità dello stato, e ha lamentato la pervicace partitocrazia della non defunta «prima Repubblica», è indubbiamente una
preoccupazione in più.
La bioetica: una ricerca comune di molti saperi
La teoria e il caso concreto
V
E necessario sviluppare il rapporto tra gli scienziati
e la teologia protestante per coniugare libertà e verità
PIETRO COMBA*
E caratteristico della bioetica procedere per opzioni alternative. Momenti di
sintesi fra istanze apparentemente contrastanti possono,
in alcuni casi, portare ad
avanzamenti anche se parziali e suscettibili di ulteriori
verifiche.
Una prima antinomia riguarda lo stesso significato
del termine bioetica. L’oncologo americano Potter, autore nel 1971 del libro «Bioetica: un ponte verso il futuro»,
introduceva il concetto di
bioetica per indicare una
nuova disciplina che combinasse le conoscenze biologiche e quelle filosofiche al fine
di migliorare la condizione
umana. Già pochi anni dopo,
tuttavia, si affermava un’impostazione di segno opposto,
che identificava nella bioetica l’applicazione in campo
biologico di principi etici di
validità generale. Non più
dunque la biologizzazione
della morale, ma la moralizzazione della biologia.
Il binomio libertà/verità
Una seconda alternativa
che attraversa la bioetica è
l’opzione libertà/verità. Esiste un filone di pensiero che
fa derivare da una verità iniziale, attraverso una serie di
argomentazioni, norme specifiche per definire ciò che è
giusto in tutte le situazioni
particolari. Un secondo filone prescinde da ogni verità
rivelata, e individua nella ricerca di un libero accordo
fra tutti i soggetti coinvolti la
possibilità di trovare soluzioni universalmente condivisibili in campo bioetico. In linea generale, ma non senza
eccezioni, questa bipolarità
coincide con quella fra bioetica religiosa e bioetica laica.
Ad integrazione di questo si
può dire che il primo atteggiamento non contempla il
pluralismo, ma prevede una
progressiva adesione di tutti
alla medesima verità; da qui
può venire la soluzione generalizzata dei conflitti. Il secondo atteggiamento ammette il pluralismo come
elemento permanente, e
persegue soluzioni empiriche basate su accordi che potranno generare un consenso
sempre maggiore in base al
loro (eventuale) buon esito
sul piano pratico. Il pericolo
insito nel primo atteggiamento è l’autoritarismo; i rischi del secondo sono il relativismo morale e la rinuncia
ai valori fondanti.
Chi fa bioética
La terza opzione riguarda,
al di là delle definizioni e dei
valori di riferimento, il ruolo
specifico della bioetica, o meglio di chi fa bioetica, nella
società. Soprattutto nel mondo anglosassone l’assunzione
di decisioni specifiche sulla
liceità di particolari pratiche,
sia nella ricerca biologica che
nell’erogazione di cure mediche) è stata delegata ai comitati etici di istituti scientifici,
ospedali, enti governativi.
Questi comitati, composti
non solo da esperti in etica e
da ricercatori delle materie
biomediche in esame ma anche, con modalità variabili,
da non specialisti (che dovrebbero esprimere il senso
morale diffuso nella società)
e da rappresentanti dei pazienti o dei loro familiari, con
funzioni specifiche di garanzia, si sono misurati con le
questioni che abbiamo precedentemente discusso, effettuando scelte non sempre
pienamente esplicitate, e
giungendo a conclusioni diversificate. In particolare, in
alcuni casi è stato adottato un
approccio per il quale il comitato etico prende decisioni
alle quali la società si deve
adeguare, perché gli riconosce un’autorità specifica; in
altri casi il comitato etico ha
svolto il ruolo maieutico di
portare alla luce i problemi e
concorrere alla loro corretta
formulazione; le decisioni sono nate allora dal dialogo fi:a i
comitati etici e le ordinarie
istituzioni della società.
La bioetica quindi non si
configura come una disciplina ben strutturata, ma piuttosto come un crocevia dove
si intersecano scienze naturali, scienze umane, filosofie
e teologie diverse, talvolta
dialogando, talvolta chiuse
ognuna nel proprio linguaggio e nella propria tradizione.
C’è un elemento, tuttavia,
che continuamente mette in
discussione le certezze e le
conclusioni raggiunte in te
ma di bioetica: è la centralità
del caso concreto, lo specifico evento riguardante il signor Rossi che, in un reparto
di rianimazione o in un laboratorio per la procreazione
assistita, si è trovato a dover
fronteggiare un preciso, inedito, indilazionabile problema. Non c’è dubbio che il
banco di prova di qualunque
teoria bioetica sia rappresentato dalla sua potenzialità a
rispondere ai problemi reali
della gente.
In questo quadro appare di
notevole portata il ruolo che
la riflessione teologica degli
evangelici può svolgere in relazione allo sviluppo della
bioetica nel nostro paese,
con particolare riferimento al
quesito menzionato inizialmente, e cioè coniugare libertà e verità. Questo vuol dire superare la contrapposizione che si è determinata fra
i due termini, e riscoprire che
è proprio la verità a renderci.
* Dell’Istituto superiore
di sanità
BsncH 6tÌC3
Raccolto
¡1 primo
miliardo
La cooperativa «Verso la
banca etica» ha raccolto il
suo primo miliardo. Lo ha
annunciato con una certa
soddisfazione il presidente,
Fabio Salviato. Certo, ha
spiegato Salviato, c’è ancora
molto da fare per raggiungere
i 5 miliardi necessari perché
la «Banca etica» inizi a funzionare, «speriamo di farcela
entro il 30 giugno ’96». La
«Banca etica» è la prima banca nata e gestita esclusivamente dal cosiddetto «terzo
settore» cioè quel settore
dell’economia che non si
propone fini di lucro, ma ha
come scopo il finanziamento
a imprese no profìt, «eque e
solidali». La banca, ha spiegato il direttore della cooperativa, Andrea Berti, «farà da
ponte» anticipando, sui finanziamenti pubblici, lo Stato e l’Unione europea, «sempre in ritardo soprattutto verso il terzo settore che è costretto ad anticipare i fondi».
Il terzo settore alle porte
dello Stato bussa da tempo,
ha lamentato il deputato dei
Cristiano sociali, Domenico
Lucà, senza riuscire di fatto a
scuoterlo «dall’indifferenza e
dall’insofferenza». Lucà ha
ribadito che ormai «il terzo
settore pone un problema al
mondo politico non solo di
riconoscimento della dimensione morale delTassociazionismo no profit ma anche di
quella produttiva». Riconoscimento suffragato dal successo che il sistema della
«banca etica» sta avendo in
altre parti del mondo, come
Olanda, Germania, Svizzera,
o in Bangladesh, dove la più
famosa Grameen Bank presenta un 1% di insolvenza
contro il 10-15% delle altre
banche locali. «Si spera che il
disegno di legge del ministro
Fantozzi - ha aggiunto Ton.
Lucà - preveda possibili
sgravi fiscali per chi decide di
devolvere parte dei suoi finanziamenti alla “Banca etica"; sarebbe infatti un incentivo in più per il singolo cittadino tentato di scegliere il risparmio etico». (Adista)
Zingari in Italia fra sospetto e pregiudizio
Siamo trattati peggio degli extracomunitari
siamo visti come degli extraterrestri
«In Italia ci trattano peggio
degli extracomunitari: siamo
visti come degli extraterrestri»: lo ha affermato il pastore Ghigo Hudorovich, leader
degli evangelici Rom nel nostro paese. I nomadi evangelici in Italia sono circa un migliaio, tra Rom e Sinti, tutti
appartenenti alla tradizione
pentecostale. La più consistente comunità di zigani
evangelici è quella francese,
con 300 pastori e 60.000
membri. I Rom evangelici di
tutto il mondo hanno svolto
nel luglio scorso il loro convegno mondiale a Legnano
(Milano).
Commentando i recenti
casi di intolleranza nei confronti di nomadi in varie
città italiane, il pastore Hudorovich ha rivolto un appello al popolo italiano: «Si dice
che l’Italia non sia un paese
razzista, ma quanto sta accadendo sembra dimostrare il
contrario. Ci stanno trattando come cani, e questo non
accade solo a Roma; un po’
ovunque ci impediscono di
sostare nelle piazze, veniamo continuamente diffidati.
Noi rivolgiamo un appello
alla tolleranza e, soprattutto.
a considerare la complessità
della realtà degli zigani nel
nostro paese. È vero che fra
di noi ci sono delle pecore
nere, come accade in tutte le
famiglie, ma molti di noi sono onesti lavoratori, che
svolgono i mestieri tradizionali legati alla condizione
nomade (calderai, affilatori,
giostrai). Il nomadismo è
una cultura, e la sua scomparsa costituirebbe un impoverimento.
potete negarci la possibilità di vivere. Non pótete
trattarci come extraterrestri.
dimenticando fra l’altro che
molti di noi sono cittadini
italiani o dell’Unione europea. Non si dimentichi neanche che siamo il popolo più
pacifico del mondo, che non
ha mai dichiarato guerra a
nessuna nazione, un popolo
che vuole vivere in libertà e
tranquillità. Come Rom evangelici noi proseguiamo
nell’impegno di evangelizzazione del nostro popolo, convinti che l’Evangelo costituisce un prezioso cambiamento di vita tra le persone e tra
loro e la società». (Nev)
7
Spedizione in abb. postale/50 - Torino
In caso di mancato recapito si prega restituire
al mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L’Editore si impegna a corrispondere
il diritto di resa.
Fondato nel 1848
TORRE PELLICE: RIAPRE IL «PATINOIRE^
Dopo tre anni di chiusura per i lavori di copertura lunedì
1“ gennaio è stato riaperto al pubblico il palaghiaccio di
Torre Pellice; un’apertura non limitata, come l’anno scorso, ma libera per i pattinatori, i giocatori di hockey e il
pubblico per le partite. Tutto è stato possibile perché giovedì 27 dicembre la commissione provinciale di vigilanza
sui locali di pubblico spettacolo ha dato parere favorevole,
seppur temporaneo, all’apertura del complesso sportivo.
Ci sono ancora alcuni lavori da fare entro gennaio, alcune
norme da rispettare, ma nell’insieme il palaghiaccio è agibile; così sabato il Comune di Torre Pellice ha concesso
l’agibilità e in tutta fretta è stata organizzata l’apertura per
lunedì. Per quanto attesa, si è trattato comunque di una
sorpresa decisamente gradita.
VENERDÌ 5 GENNAIO 1996 ANNO 132 - N. 1 LIRE 2000
. O ignori, ci scusiamo ma
>>13 l’ufficio è chiuso per
malattia del personale. Per i
vostri versamenti e le vostre
pratiche andate in altri Uffici
postali». È quanto succede da
prima di Natale a Torre Pellice. Nessun versamento e soprattutto nessuna consegna
della posta. Così chi deve fare un concorso, partecipare a
un appalto, effettuare o ricevere pagamenti, spedire o ricevere un pacco, deve sperare
nel ristabilimento in salute
del personale delle poste, anzi
dell’Ente poste Spa. Già perché le poste da alcuni anni
sono privatizzate e gestite
managerialmente. E i manager, si sa, fanno le vacanze a
Natale. Non si trova perciò
nessuno che abbia l’autorità
POSTE CHIUSE PER MALATTIA
PRIVATO È BELLO
GIORGIO GARDIOL
di assumere dei rimpiazzi per
i malati o almeno di trasferire
qualcuno da un ufficio postale all’altro, almeno per sbrigare le pratiche più urgenti e
smaltire un po’ di arretrato.
L’utente, pardon il «cliente»
secondo il nuovo concetto
privatistico, è servito.
La pazienza è una virtù dei
forti. Forse un po’ meno per
chi aspetta la pensione sociale o un vaglia. A volte i debo
li non possono aspettare. I
danni sono rilevanti. Ma, tranquilli, le poste pur essendo ormai un ente privato rispondono «solo nei casi e nei limiti
espressamente indicati nella
legge», cioè non valgono le
norme del diritto privato. Se a
causa del disservizi siete
esclusi dal concorso, vi sarà
tutt’al più rimborsato il costo
della raccomandata. Si è
strombazzato da più parti che
Provincia di Torino
Contributi
per chi
inquina meno
Su proposta dell’assessore
all’Ambiente, Giuseppe Gamba, la giunta provinciale ha
approvato il 28 dicembre uno
stanziamento di oltre quattro
miliardi di lire destinato a sostenere le piccole e medie imprese, nonché le imprese artigiane che elaboreranno dei
progetti mirati all’adozione di
tecnologie più pulite all’interno dei cicli produttivi.
Il provvedimento, che sarà
finanziato con proventi del
’95 del contributo regionale
sulle discariche, prevede anche un programma di assistenza tecnica per consentire
alle medesime imprese di
partecipare a un sistema di
ecogestione, finalizzato alla
riduzione dei danni all’ambiente provocati dalle attività
industriali, così come previsto dal regolamento Ceé sull’Ecoaudit.
«La giunta ha assunto questo impegno - ha sottolineato
la presidente, Mercedes Eresse - per rispettare da un lato
gli obiettivi del Piano d’azione ambientale Cee e per favorire dall’altro tutti gli interventi di tutela ambientale e di
prevenzione dell’inquinamento compresi quelli di riduzione, riutilizzo e smaltimento dei rifiuti. Ora le imprese hanno grosse responsabilità, non solo per lo sviluppo economico ma anche per
la protezione dell’ambiente, a
causa dell’impatto provocato
dalle loro attività; devono
pertanto adottare tecnologie
più pulite i cui costi spesso
sono troppo onerosi per la
piccola industria che ha bisogno del sostegno esterno».
L’assessore Gamba hasuccessivamente spiegato, con
un comunicato, che i progetti
delle imprese dovranno assicurare il reale abbattimento
dell’inquinamento, a cominciare da una minore produzione di rifiuti e da un loro
maggiore riutilizzo.
Si è svolto nel Queyras un convegno erudito ma un po' distante dai problemi reali
Le comunità locali e la tutela dei villaggi
GIORGIO TOURN
Organizzato dal Museo di
Gap, dal Parco regionale
del Queyras e dal Musée
Dauphinois, si è tenuto a Arvieux, nel Queyras, il 7-8 dicembre, un seminario sui problemi della tutela e dello sviluppo dei villaggi di montagna, una tematica dunque assai simile a quella affrontata
in vai Pellice nel convegno
sulle borgate che il Centro
culturale valdese aveva organizzato nel giugno scorso.
Lo stile dell’incontro tuttavia è stato assai diverso. Da
noi si era discusso di problemi concreti, a Arvieux si è riflettuto a livello universitario
di un mondo che stava appena fuori dell’albergo, sotto la
neve, che avrebbe potuto situarsi... in Nepal. Si sono intrecciate, in un modo non
sempre complementare, linee
molto diverse di lavoro: da
esperienza concrete, come
quelle esposte da Enzo Negrin sulla realtà della vai Pellice, o dall’architetto Maurino
sui restauri a Ostana e da
Pierre Coste sui musei della
valle deU’Ubaye, a riflessioni
Un esempio tipico di costruzione aipina
di carattere specialistico sulr habitat, la mentalità, la cultura alpina da parte di docenti
universitari.
L’assunto che stava alla base deH’iniziativa era che la
prima responsabilità dello sviluppo locale e della tutela del
patrimonio tocchi naturalmente alla collettività e alla comunità locale stesse, che devono
per quanto possibile mobilitarsi e esercitare la vigilanza.
La collaborazione con i tecnici delle diverse discipline (archeologi, storici, etnologi)
può fare da ponte con prospettive più ampie, anche internazionali per valorizzare questi
patrimoni, cercando possibilmente una strada intermedia
tra la freddezza della museificazione e la banalizzazione
che deriva da certe applicazioni del turismo di massa.
Le pessime condizioni meteorologiche hanno impedito
ai relatori della provincia di
Cuneo di partecipare e la loro
assenza ha condizionato il dibattito inevitabilmente orientato in senso francese. Ci si è
mossi, insomma, fra le cattedre universitarie di Grenoble
e di Aix-en-Provence da un
lato, e Saint-Veran dall’altro;
un Saint-Veran però che si intuiva in lontananza, dietro al
velo della neve che cadeva
abbondante. Si indagava sui
simboli della casa alpina e
delle famiglie, ma chi di questi studiosi aveva mai, non diciamo vissuto, ma almeno visitato una stalla, e non quelle
dei musei con la paglia asciutta e senza le bestie, ma quelle
vere con tanto di letame?
Tema ricorrente nelle due
giornate di discussione è stata
la grande apertura del villaggio alpino al mondo: tutta
gente che ha rapporti con il
mondo, viaggia per lavoro,
scrive. Il villaggio alpino del
romanzo ottocentesco, chiuso, gretto, immobile, arroccato alla tradizione, sarebbe
dunque un mito che serve da
sponda letteraria alla civiltà
industriale?
Si tratta di spunti di riflessione e di idee a volte originali, ma per quanto concerne
il nostro futuro di aree alpine
molto ancora resta da fare per
trovare soluzioni valide.
Leggendo il contributo di Emidio
Campi sull’ultimo numero di Riforma, relativo alla tradizione dell’albero di
Natale in cui si ricorda che «la consuetudine di usare l’abete come albero di Natale, diffusa soprattutto nei paesi nordici
di tradizione protestante fu introdotta in
Italia dalle comunità evangeliche circa
un secolo e mezzo fa», voglio ricordare
che questa introduzione non andò sempre senza difficoltà. Il pastore Bartolomeo Gardiol, che fu a Bobbio Pellice dal
1875 al 1919, ricorda così questo avvenimento.
«Valdesi conservatori! La parrocchia
nella quasi totalità dei suoi componenti
non faceva buon viso ad innovazioni di
alcuna specie. La prima volta infatti che
il suo conduttore preparò un albero di
Natale nel tempio, il solo luogo che potesse accogliere i numerosi alunni della
Scuola Domenicale insieme a tutti quelli
che non avevano mai v^sto alcunché di
simile, vi fu una vera rivoluzione per
IL FILO DEI GIORNI
L'ALBERO
_____________BRUNO BELLIOW____________
parte degli adulti, uomini e donne, anzi
un ricorso alla Tavola perché proibisse,
in avvenire, spettacoli che ricordavano il
culto cattolico con tanto di candele accese e di processione. Se il pastore, dicevasi apertamente, vuol condurci alla Chiesa
Romana, noi staremo saldi nella fede dei
nostri padri. Il che non impedì che l’anno
seguente si avesse la festa, e così fino a
oggi». Indipendentemente dal giudizio
piuttosto severo sui bobbiesi, rimangono
alcune considerazioni interessanti.
Il rapporto tra il pastore e la chiesa.
Sembra proprio che il pastore non stia
troppo ad ascoltare e sia convinto di es
sere portatore di una verità che nessuno
ha il diritto di mettere in discussione.
Le motivazioni della chiesa. Il grande
timore è quello di essere «condotti alla
Chiesa Romana». Con questa affermazione si vuole probabilmente accennare
al fatto che nel cattolicesimo forme liturgiche elaborate hanno un peso eccessivo
e non lasciano il posto centrale alla predicazione.
L’opposizione iniziale non ha impedito
che diventasse tradizione. Questo è forse
l’aspetto più interessante e più preoccupante. Certe tradizioni danno assuefazione e ci si convince facilmente che le cose
sono sempre state così e... guai a chi le
tocca! Credo che la considerazione di
Campi vada riascoltata: «Chi prepara il
suo albero di Natale ricordi che compie
un atto simbolico con cui pronuncia
l’unico augurio che conta: pace e grazia
in Cristo». I bobbiesi forse non lo avevano capito o il pastore non aveva saputo
spiegarlo. Ma noi, lo abbiamo capito?
il «privato è bello», ma almeno nel caso di Torre Pellice
c’è da rimpiangere il buon
tempo antico quante le Poste
erano pubbliche, i manager si
chiamavano direttore e i rimpiazzi per ferie e malattie erano previsti nell’organico.
Invocare il tempo antico
non serve. Accettiamo la sfida dei nuovi tempi e pretendiamo che i servizi pubblici
(anche se privatizzati) funzionino e si individuino le cause
del cattivo funzionamento e
le si correggano. Troppe volte
nelle nostre valli gli uffici postali sono rimasti chiusi per il
personale in malattia. E abbiamo creduto alle assicurazioni delle Poste che la cosa
non si sarebbe più ripetuta.
Adesso però basta.
¡N Questo
Numero
Uffici tecnici
Dal Molise alle valli del
Piemonte? Una proposta
degli enti locali della regione del Centro Italia potrebbe essere interessante:
si tratta di regolare la gestione degli uffici tecnici
comunali in base a una
convenzione della Comunità montana, il che andrebbe a vantaggio dei Comuni più piccoli.
Pagina II
La PISONA DI Perosa
La piscina di Perosa Argentina è stata oggetto di
discussione al Consiglio
della Comunità montana
yàlli Chisone e Germanasca. Molti i problemi: la
struttura è gravata dai costi
di gestione e richiede una
manutenzione onerosa.
Pagina II
Buddisti
Nel Pinerolese sono presenti. anche rappresentanti
di alcune fedi non cristiane. Iniziamo un «viaggio»
all’intemo di queste realtà
incontrando alcuni espor
nenti del buddismo legato
alla Soka Qakkai, di tradizione giapponese.
Pagina III
Collegio valdese
A che punto è il cammino del Liceo europeo presso il Collegio valdese di
Torre Pellice? Ne parliamo
con il preside. Elio Canale,
e con Lucetta Geymonat;
presidente del Comitato.
Pagina III
Lara Peyrot
Al momento fa parte
della Nazionale B di sci di
fondo, ma tenterà il mese
prossimo la scalata alla
rappresentativa A. Con Lara Peyrot parliamo di allenaménti, di ambiente agonistico e di vita quotidiana.
Pagina IV
8
PAG. Il
E Eco Delle Yaui W,desi
Una proposta che viene dal Molise
Uffici tecnici
sovracomunali
Nevicata alla borgata Fegeirousa di Angrogna
FALLIMENTO NUOVA AFi: OVUNQUE SUBENTRA
L’ACEA — Dopo che è stato dichiarato il fallimento della
Nuova Api, la ditta che effettuava la raccolta rifiuti in una
dozzina di Comuni delle valli (Lusema, Torre Pellice e Perosa Argentina i più grandi) quasi ovunque è subentrata
l’Acea nella raccolta rifiuti. Il servizio è stato subappaltato
alla ditta Sacagica che è intervenuta abbastanza prontamente evitando situazioni di accumulo in un periodo tradizionalmente difficile come quello natalizio. Il curatore fallimentare, Elio Bordonale, ha fra l’altro comunicato che in
ogni caso la ditta Nuova Api sarebbe stata in grado di gar^tire il servizio solo fino a fine 1995. Da parte dei Comuni sono state chieste garanzie alTAcea circa le prospettive
occupazionali degli ex dipendenti Api.
INVEITO: L’ACQUEDOTTO ALL’ACEA — Lo ha deciso Tultimo Consiglio comunale: la gestione dell’acquedotto comunale passerà all’Acea. Più volte, negli ultimi anni,
l’acqua aveva dovuto essere clorata a causa della presenza
di colibatteri ed ora, con la scelta del consorzio pinerolese,
l’amministrazione ha voluto avvalersi di una società qualificata e attrezzata nella gestione delle acque. Nel corso della medesima seduta il Consiglio ha confermato all’Istituto
bancario San Paolo il servizio di tesoreria e deciso di rinunciare per il futuro ad avvalersi dell’autovelox che numerose polemiche aveva suscitato in passato.
INCIDENTI MORTALI — Una serie di incidenti mortali ha
funestato la vai Chisone nel periodo natalizio, tutti avvenuti
sulla statale 23, a pochi chilometri di distanza l’uno dall’altro. La notte del 20 dicembre Severino Pozzato, idraulico di
San Germano, è finito nel Chisone a bordo del suo fuoristrada e solo dopo due giorni il mezzo è stato notato affiorare dalle acque del torrente. Il recupero dell’auto ha portato
alla luce anche il corpo dell’uomo rimasto bloccato all’intemo dell’abitacolo. La sera di sabato 23, a Pinasca, un’autovettura proveniente dall’alta valle, guidata da Enzo Peyrot
di Prali, ha investito la pensionata Maria De Giovanni, di
75 anni. La sera del 29 invece ha perso la vita Carlo Viggini, 49 anni, residente a Rovigo, che recandosi a Pragelato
per festeggiare il Capodanno con i parenti, perdeva il controllo della sua Renault 5 di fronte alla Doge di Villar Perosa, andando a urtare la Fiat Tipo di Alberto Velo, 26 anni,
Pragelato, che percorreva la statale in direzione di Pinerolo.
Pochi minuti dopo, a breve distanza verso Villar, Daniela
Issoglio, 24 anni, di San Secondo, investiva con la sua Renault Clio la motocicletta di Fabrizio Bruno, 18 anni, di
Villar Porosa, che rincasava dopo aver passato la serata con
la ragazza, Anna Maria. Malgrado il ragazzo indossasse il
regolamentare casco, a nulla è valsa la corsa dell’ambulanza verso l’ospedale dove il giovane è arrivato ormai privo
di vita; dai primi accertamenti pare che la Issoglio abbia
sbandato nel tentativo di evitare una volpe che attraversava
la strada. In vai Pellice invece, l’ultima sera dell’anno, a
Bricherasio, è morto Salvatore Volpes, 40 anni, residente a
Lusema San Giovanni, che nel tratto di strada prospiciente
la discoteca «Cicala», a bordo di una Citroën, ha invaso la
corsia opposta schiantandosi contro una vettura condotta da
due giovani, Sergio Bonnin e Sandra Bolzoni, di Pinerolo,
che se la sono cavata con ferite relativamente lievi.
TORRE PELLICE: INTERVENTI DI ARREDO URBANO
— Il Consiglio comunale di Torre Pellice ha deliberato, nel
corso dell’ultima seduta del 1995, una serie di interventi per
l’arredo urbano: in particolare il progetto prevede interventi
-per la rimessa a nuovo della recinzione dei giardini di piazza
Muston e per il rifacimento della copertura del palco, la risistemazione della piazzetta San Martino dopo che è stato ristrutturato lo stabile a cura di privati. Un altro intervento riguarderà invece la costruzione di una scogliera in blocchi di
pietra a contenimento di una zona franosa in zona Blancio.
Il Consiglio ha inoltre approvato il progetto di massima per
la sistemazione definitiva della galleria d’arte contemporanea di via D’Azeglio, con una spesa di circa 87 milioni.
LUSERNA DISCUTE DEL FUTURO SCOLASTICO — Il
Consiglio comunale di Lusema San Giovanni, riunito la sera
del 20 dicembre, dopo un tranquillo dibattito sui vari temi in
discussione, si è «scaldato» sul futuro delle scuole in valle.
Entro il 13 gennaio infatti la Comunità montana dovrà fornire una proposta di riorganizzazione, stante il fatto che la razionalizzazione produrrà quasi certamente la chiusura di
qualche scuola montana. AI momento ci sono più proposte
(dai cosiddetti poli verticali, cioè un’unica presidenza per
scuole elemefitari e medie, a Torre, Lusema e Bricherasio, a
poli orizzontali, cioè accorpamento di scuole elementari o
medie di differenti Comuni) e il 9 gennaio si svolgerà una
riunione fra sindaci, capi di istituto e assessori competenti
per definire una proposta da presentare al Provveditore.
MARCO ROSTAN
Non sono pochi i Comuni
che hanno difficoltà ad
avere un valido ufficio tecnico; alcuni di loro hanno finora svolto le pratiche avvalendosi di un certo numero di
ore da parte di geometri che
svolgevano analogo servizio
in due o tre Comuni, ma non
è certo la soluzione ideale e
copre a malapena l’ordinaria
amministrazione che, fra l’altro, vede comportamenti diversi degli uffici tecnici da
Comune a Comune, con aumento della confusione già
sufficientemente garantita da
una marea di norme a volte in
contrasto fra di loro.
Come è noto, tutta la recente legislazione che si riferisce
alle Comunità montane insiste sulla creazione di forme
associate di gestione di servizi e funzioni, da quelli tecnico-amministrativi alla raccolta dei rifiuti, ai trasporti, ecc.
In questo contesto, un esempio assai interessante viene
dall’Alto Molise, dove i dodici Comuni che costituiscono la locale Comunità montana hanno progettato la costituzione di un unico ufficio
tecnico capace di risolvere
tutti i problemi di programmazione e progettazione territoriale, delle pratiche catastali, dei pareri tecnici, delle
concessioni, della direzione
dei lavori, degli appalti e di
ogni altra assistenza necessaria ai Consigli e alle giunte
comùnali.
Come si costituirà questo
ufficio tecnico? I singoli Consigli comunali che intendono
avvalersi di tale servizio approvano una convenzione predisposta dalla Comunità montana; l’ufficio tecnico già esistente sarà potenziato, in particolare con la figura del geologo, dell’agronomo, del forestale; le strutture saranno migliorate, soprattutto con un
centro di elaborazione tecnico-cartografico. I Comuni
Regione
Fondi
europei per
l'agricoltura
Dal 1° gennaio al 31 marzo
1996 potranno essere presentate all’assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte le domande di contributo per le iniziative di carattere agricolo e agroindustriale finanziate dai fondi strutturali dell’Unione europea. Si
tratta di iniziative che riguardano vari tipi di investimenti
previsti nei settori delle produzioni vegetali e animali,
della trasformazione, commercializzazione e promozione dei prodotti agricoli,
dell’agriturismo e del disinquinamento degli allevamenti
zootecnici.
Le norme che regolano la
concessione dei contributi sono disponibili, con i moduli
per la presentazione delle domande, presso gli uffici decentrati dell’assessorato all’
Agricoltura, dove si potranno
ricevere ulteriori chiarimenti.
I potenziali beneficiari potranno anche informarsi presso le associazioni dei produttori agricoli o le organizzazioni prpfessionali agricole.
del
Il municipio di Bobbio Pellice
convenzionati mettono a disposizione il loro personale
già adibito ai singoli uffici
tecnici, la Comunità montana
intégra le funzioni necessarie
con suo personale (ricordiamo
in proposito che la Comunità montana vai Pellice prevede nella nuova pianta organica l’assunzione di alcuni geometri) e così si costituisce un
unico ufficio, con sede in Comunità e personale a carico
dei Comuni o della Comunità,
a seconda della convenzione.
Si intuisce facilmente come
una simile proposta vada incontro soprattutto alle esigenze dei piccoli Comuni; in vai
Pellice sarebbe forse difficile
convincere Torre Pellice e
Lusema ad aderire a questa
proposta, ma ci sembra una
strada estremamente interessante. Da un lato infatti questo ruolo di assumere la gestione di servizi di comune interesse è essenziale per la credibilità stessa delle Comunità
montane e perché i Comuni
accettino anche l’altro ruolo,
quello del coordinamento e
della programmazione; d’altro
lato, proprio il sefiore dell’
urbanistica e della gestione
del territorio ha bisogno di
comportamenti omogenei da
parte dei Comuni della stessa
area, di poche e semplici norme, chiare e inequivoche, non
penalizzanti il privato ma al
tempo stesso rigorose nel rispetto dell’ambiente e delle
risorse.
Perosa
Il futuro
e i problemi
a piscina
______LILIANA VIGLIELMO
Il futuro della piscina di Perosa Argentina ha costituito, venerdì 22 dicembre,
l’argomento principale di discussione in sede di consiglio
della Comunità montana valli
Chisone e Germanasca. Tempi duri si profilano per questa
struttura, funzionante fino ad
oggi grazie al sostegno finanziario della Provincia di Torino, che ne è anche proprietaria. Sono finiti i tempi dei
contributi sostanziosi e anche
l’amministrazione provinciale
tira i remi in barca scaricando
i costi di gestione sulla Comunità montana, con la quale
si era già convenzionata. La
convenzione è scaduta però al
termine del 1995 e il Consiglio della Comunità non si è
sentito di approvarla, proponendo ancora incontri con i
sindaci dei Comuni delle due
valli, con l’assessóre Besso
Corderò e con la presidente
Bresso.
I problemi della manutenzione della piscina di Perosa
sono numerosi e di costo rilevante, primo fra tutti il rifacimento del tetto; i Comuni
pagano il trasporto degli
alunni delle scuole dell’obbligo i quali, a loro volta, pagano i corsi di nuoto, ma queste
entrate, unite alle quote degli
sportivi e dei privati che la
frequentano non bastano davvero coprire gli alti costi del
riscaldamento e delle riparazioni indispensabili. Senza
l’apporto degli enti pubblici,
nessuno si assumerebbe una
gestione quasi falliméntare.
Nella relazione previsionale
di spesa, che è stata ritirata,
risulterebbe un disavanzo di
gestione per il 1996 di oltre
140 milioni, da ripartire tra
gli enti consorziati, di cui il
75% a carico della Provincia
e il 25% alla Comunità montana. Questo fa sì che gli inizi
dei corsi di nuoto per le scuole, previsti per metà gennaio,
siano quanto mai incerti.
VENERDÌ 5 GENNAIO 1996
Trasporti
Verso un
abbonamento
integrato
Il Consiglio provinciale ha
esaminato l’importante accordo di programma tra Regione, Comune di Torino e
Ferrovia dello Stato per l’integrazione tariffaria del trasporto pubblico che consentirà di usufruire dei mezzi
Atm, Satti, Fs con un unico
abbonamento mensile o settimanale. Si tratta di un passàggio fondamentale nel cammino che conduce a un’organizzazione più moderna del
trasporto pubblico nell’area
torinese.
Il provvedimento è stato
approvato dopo essere stato
opportunamente emendato
dall’assessore ai Trasporti,
Franco Campia, per rendere
meno oneroso l’ingresso di
tutti i segmenti di utenza nel
nuovo sistema tariffario.
«Per agevolare l’utenza spiega l’assessore - in accordo con le aziende coinvolte
abbiamo ottenuto la possibilità di rilasciare un abbonamento integrato annuale con
tariffa scontata dèi 25% rispetto alla tariffa del mensile
integrato, che potrà essere
pagato in un’unica soluzione
o con rate trimestrali; si dovrà tuttavia attendere alcuni
mesi per attivare la procedura di rateizzazione. Nel frattempo sarà disponibile un
abbonamento integrato trimestrale scontato del 15%;
per quest’ultimo tipo di abbonamento la Provincia si
impegna a coprire la differenza tra la tariffa scontata e
quella integrata per il periodo di validità del trimestrale
integrato, ossia fino all’entrata in vigore dell’abbonamento annuale rateizzato.
L’amministrazione intende
attivare nell’immediato tutte
le procedure necessarie per
coinvolgere nella seconda fase del processo di integrazione tariffaria anche gli altri
vettori privati (Sapav, Sadem,
ecc.) che operano sul territorio». È una soluzione che
però scontenta i pendolari.
STA
Come pulire
i torrenti
Soltanto adesso ho notato
su L’eco delle valli valdesi
del 27 ottobre la foto del ponte di Villar Pellice, dalla quale risulta evidente il lavoro di
spianamento del letto del corso d’acqua, con totale asportazione della vegetazione
preesistente.
Sembra impossibile che ancora adesso si ricorra a tali sistemi che non solo rappresentano uno sperpero di denaro
pubblico, ma contribuiscono
ad accrescere i danni che si
potranno determinare in caso
di forti piene.
Il Pellice, nella parte di fondovalle compresa tra Bobbio
e Lusema, presenta un’alternativa di tratti a pendenza
maggiore (4-6%) ad altri più
pianeggianti (1-2%). Quando
si verificano piene molto forti, la violenza dell’acqua tende ad asportare pietrame dai
tratti a pendenza maggiore e
questo materiale va a depositarsi nei tratti più pianeggianti
dove la corrente è minore.
Questo fenomeno va aumentando con il tempo perché
l’innalzamento del letto del
fiume, determinato dal deposito di materiale pietroso, riduce ulteriormente la pendenza del letto stesso e la conseguente velocità della corrente.
A questo punto il corso d’
acqua risulta sempre meno
profondo e aumenta la proba^
bilità di allagamento dei terreni circostanti, con conseguenti
depositi di detriti vari, oppure
in caso di sponde elevate si
possono verificare consistenti
erosioni e franamenti delle
medesime. A questi danni sono anche da aggiungere quelli
creati dagli abbondanti depositi detritici scaricati dal fiume
nel primo tratto della pianura.
E ovvio come i fenomeni descritti vengano accresciuti
quando il pietrame costituente
il letto del fiume viene spostato e reso quindi instabile dai
mezzi meccanici e perciò
maggiormente asportabile dalle acque di piena.
Normalmente la natura
provvede a consolidare il letto fluviale creando una folta
vegetazione, costituita in prevalenza da salici, ontani e
pioppi; il rapido sviluppo di
questi alberi fa sì che la maggior parte del pietrame venga
avviluppata e consolidata dagli apparati radicali delle
mante nel giro di pochi anni.
Questo è avvenuto dopo l’ec
cezionale piena del 1920 e
dopo quella notevole del
1945, quando il letto del Pellice in molti tratti appariva
come una larga distesa di pietrame biancheggiante.
Volendo effettuare un lavoro di protezione del fondo
valle dalle piene, occorre valorizzare quanto già fatto dalla natura. La boscaglia che
con gli anni si sviluppa sempre più folta lungo il corso
d’acqua può costituire un eccessivo intralcio allo scorrimento delle acque di piena.
Questo inconveniente non va
eliminato con l’asportazione
totale della vegetazione e il
sommovimento del pietrame
sottostante, ma con il taglio
effettuato a circa mezzo metro dal terreno, in modo da
consentire la sopravvivenza
sia delle piante stesse che del
loro sistema radicale. I mezzi
meccanici potranno ancora
essere utilizzati limitatamente
a quei tratti del fiume dove si
è verificato un eccessivo accumulo di pietrame.
Ma quanto tempo dovrà ancora trascorrere prima che i
lavori concernenti la sistemazione dei corsi d’acqua vengano eseguiti con criteri al
tempo stesso più ragionevoli
e più rispettosi della natura?
Ernesto Sommani - Roma
9
venerdì 5 GENNAIO 1995
E Eco Delle Yalu Aàldesi
PAG. Ili
Anche nel Pinerolese sono presenti alcuni aderenti a una forma di religiosità di matrice orientale
Nel buddismo una forza vitale che unisce gli uni agii altri
N. SERGIO TURTULICI
Torre Pellice, osservava
un uomo politico valligiano, è un lembo d’Italia
«molto centroeuropeo e poco
latino per via del fatto che sono compresenti cattolici e
valdesi». Scremiamo pure
l’orgoglio torrese e l’enfasi
celebrativa, resta che ci sono
nel Pinerolese cattolici e protestanti. Ci sono anche altre
fedi e movimenti spirituali.
Ci sono gli evangelici che
non si richiamano alla Riforma, e accanto ai valdesi si
sentono meno spaesati. Ci sono i Testimoni di Geova, predicano ravvedimento in vista
della fine dei tempi ma non
sono una novità. C’è l’Islam,
questa è una novità, ci arriva
in casa con l’immigrazione e
dovremo convivere con questa cultura. C’è infine quello
che viene chiamato l’Oriente
italiano, il variegato movimento spirituale che attinge
al buddismo e all’induismo.
Non ci arriva in casa come
l’IsIam, sono piuttosto un
buon numero di occidentali
che vanno in Oriente, senza
muoversi da casa.
Ai margini delle chiese,
frange di cattolici vanno con i
Testimoni di Geova, frange di
valdesi vanno al buddismo,
più di quanti non si dica apertamente. Perché? Ho dato uno
sguardo all’interno di queste
presenze di fede, buddismo e
Islam nel Pinerolese, con attenzione e rispetto se pure in
un’ottica nostra, protestante.
Buddisti a Pinerolo
Se cerchi di spiegare ai ragazzi del catechismo il senso
cristiano del vivere e del morire, del risorgere dai morti,
rivelano pastori valdesi in vai
Pellice, ti dicono che non si
muore, ci si reincarna in altre
vite, altri corpi. I ragazzi hanno sensori attenti e questo è
1^
un segno: della crisi dell’Occidente e della sua fede cristiana, della fede valdese. Se
la fiducia nel Signore della
morte e della vita si allenta, la
morte fa paura, il culto del
corpo, della salute, dello star
bene è un meccanismo con
cui, tìella psicologia del
profondo, cerchiamo di esorcizzarla. Del resto, dicono i
sociologi della religione ma
tutti possiamo vedere, l’illuminismo della ragione e la secolarizzazione non hanno fatto venir meno una versatile
persistenza del sacro. Viviamo tutti crisi di certezze personali e politiche e cerchiamo
ancoraggi, più o meno solidi,
per non fare naufragio.
Maria Boffetta, Maurizio
Tosi, Franco Giachino, Rosalba Bessone e altri loro
amici mi hanno dato appuntamento e mi ricevono a Torino, nella sede locale di «Soka
Gakfcai». Sono giovani, 25-45
anni, classe media o medioalta come medio-alto è il loro
livello intellettuale. La sede è
ampia, su una parte c’è un
pannello di belle foto di scena
teatrali, l’espressione estetica
è caratteristica nel buddismo.
Forse quello che loro sono
può essere spia di un’identità
di gruppo, o forse no perché,
mi dicono, tra di loro c’é gente di varie età, di diversa
estrazione sociale e culturale.
«Soka Gakkai» associa i
buddisti italiani (circa 13.000)
che aderiscono alla scuola
giapponese internazionale
ispirata al monaco buddista
Nichiren Daishonin (12221282). 30.000 buddisti in Italia aderiscono aH’Unione
buddista. A Pinerolo, a Prarostino e altrove alle Valli ci sono più gruppi di praticanti.
Che cos’è il Sutra del Loto,
che cos’è la «buddità», chiedo? E c’è una domanda sottesa a quella espressa: com’è,
mi chiedo, che un occidenta
Una manifestazione delia «Soka Gakkai»
le, un cristiano, un valdese,
ancora inserito o già periferico alla sua chiesa, può avvicinarsi al buddismo, una religiosità che è (o dovrebbe essere) lontanissima dalla sua
cultura? «Sutra del Loto è
l’insegnamento che porta
all’illuminazione coloro che
si mettono sulla strada della
“buddità”, un percorso spirituale - mi rispondono - alimentato da una dottrina empirica, razionale, aperta, non
definita da dogmi, che non dà
per certa nessuna verità; una
religione “leggera”, laica,
senza chiese, che si confronta
con altre esperienze, altri percorsi, tollerante. La “buddità”
è la direttrice e la meta del
cammino, una condizione di
forza vitale potenzialmente
presente in tutti gli esseri viventi, che va espressa, fatta
scaturire dal proprio sé come
da ogni altra entità della vita
reale, cosmica».
La domanda in qualche
modo era mirata e gli «amici
del Sutra del Loto» hanno dato la risposta che in un certo
senso mi aspettavo. «C’è una
via occidentale al buddismo mi dice Tosi quando chiedo
attraverso quali piste, e provenendo da dove, si comincia
a percorrere la “strada della
buddità” una legge mistica
pervade i fenomeni dell’universo e si arriva a coglierne
l’illuminazione, i benefici
concreti nella vita di ciascuno
e di tutti attraverso la fede e
la pratica della saggezza. Nel
cammino verso la “buddità”
ti porti dietro quello che sei,
il tuo retroterra di cultura occidentale, le cose che hai creduto o che credi e trovi meglio il modo di esprimerle».
Mi sembra di cominciare a
capire come nasce il fascino
che questa spiritualità orientale, questa religiosità unificante, «olistica» (perché celebra la sacralità delle creature,
degli altri, di ogni cosa, la sacralità della terra) esercita su
uomini e donne in crisi esistenziale nel nostro Occidente
che si basa, per contro, sul
pensiero della differenza, del
conflitto e vive oggi i conflitti
come difficilmente risolvibili.
Mi sembra di capire come le
scuole buddiste attraggano
tanti progressisti, verdi, pacifisti oggi che il mito ottocentesco del progresso è franato,
oggi che l’ambiente versa in
cattiva salute e il pacifismo
militante è impotente a risolvere le guerre guerreggiate.
Allora può succedere che
«vada» in Oriente più di un
valdese, pur proveniente da
una cultura «molto centroeuropea», una volta che si sia
distanziato dalla Bibbia e dal
senso occidentale della storia
(che nasce dalla Bibbia). «Sono stata una valdese impegnata, attiva ad Agape - mi
dice Rosalba Bessone - ma
nelle chiese valdesi si faceva
troppa politica e la salvezza
la vivevo lontana e improbabile; nel buddismo ho trovato
risposta immediata ai miei
problemi, la via di diventare
felice adesso, dentro di me e
insieme agli altri».
Un’ultima domanda voglio
fare a Tosi. Abbiamo vissuto
in Occidente, ha notato Gauchet, un trentennio di odio dichiarato dell’io individuale,
del soggetto e di culto della
sua scomparsa ed ora la soggettività si vendica, si propone senza freni, dando gioco
all’egoismo. Come protestanti, come valdesi viviamo
drammaticamente la contraddizione perché la valorizzazione dell’individuo, nel bene
e nel malè, era parte essenziale del patrimonio della Riforma. Che cosa mi dice del modo buddista di vivere il rapporto tra il personale e il sociale? «Nel buddismo il sé di
ciascuno e l’altro sono una
medesima parte del tutto e ad
ogni parte si deve il rispetto
più profondo - afferma Tosi
-. Ci parliamo nei nostri
gruppi vita a vita, cuore a
cuore, con una capacità di comunicare con gli altri che nel
buddismo è essenziale, è così
che facciamo proselitismo».
, Non so quanto i buddisti
italiani siano coerenti con
questo rispetto di sé, degli altri, della sacralità della creazione. Ma certo dobbiamo
chiederci quanto siamo coerenti noi cristiani, cattolici e
protestanti.
SCHEDA
I buddisti
BUDDHA (565 ca 486 ca, a.C.). È il fondatore del buddismo. Il suo vero nome era Siddartha Gai^
tama. Una meditazione sui
mali della vita, la vecchiaia, la malattia e la morte lo indusse, a trent’anni,
a cercare la via della salvezza facendosi monaco
itineran-te. Raggiunta dopo
una lunga ricerca l’illuminazione (Buddha significa
appunto «l’illuminato») decise di rendere partecipi gli
altri della sapienza raggiunta. Dopo la sua morte
si affermò una tendenza a
considerare il Buddha come,una figura trascendente.
Successivamente subentrò
anche la concezione di un
Buddha futuro, il Maitreya.
La ricerca della «buddità»
diventa così uno scopo della salvezza offerta a tutti.
BUDDISMO. Gli elementi dottrinali del buddismo si riassumono nelle
«quattro nobili verità»; 1)
tutto è dolore; 2) il dolore
ha una causaf3) il dolore
ha un termine: il nirvana;
4) vi è un cammino che
conduce al nirvana. Si articola nell’ottuplice sentiero:
retta comprensione della
dottrina, retto penare, retto
parlare, retto agire, retto
modo di sostentarsi, retto
sforzo, retta concentrazione, retta meditazione. I tre
precetti del retto parlare,
agire e sostentarsi vengo
poi specificati in cinque
grandi comandamenti: non
mentire, non rubare, non
commettere adulterio, non
uccidere alcun essere vivente, non fare uso di sostanze inebrianti.
I buddisti nel mondo sono riuniti nella World Fellowship of Buddhists che è
l’organo di collegamento,
mentre in Italia è operante
l’Unione buddista.
»1
A due anni dal lancio del Liceo europeo tracciamo un bilancio con il preside Canale e la presidente Lucetta Geymonat
Il futuro del Collegio valdese è nelPEuropa e nelle attività estere
_______MARCO ROSTAN________
Come sta andando avanti
il rilancio del Collegio
valdese di Torre Pellice, deciso due anni fa, e in particolare il nuovo Liceo europeo?
Ne parliamo con il preside
Elio Canale e con Lucetta
Geymonat, presidente del Comitato.
«Il dato più incoraggiante rispondono concordi - è
senz’altro costituito dal numero degli allievi, che sono
complessivamente 100 per
l’anno scolastico 1995-96».
'«C’è un interesse diverso da
Pàrte delle famiglie - aggiunge il preside -, me ne accorgo
dai colloqui [già una quindicina per ie nuove iscrizioni
dell’ anno prossimo, ndr]: le
famiglie si rendono conto che
in questa scuola gli allievi
non sono solo dei numeri sul
registro, ma vengono seguiti
personalmente: e le famiglie
chiedono agli insegnanti un
impegno che va ben al di là
della specifica preparazione
scolastica».
- Dai punto di vista econotnico come vanno le cose?
«Il nostro piano di rilancio
è stato sostenuto da numerosi
^ci esteri e italiani; indubniamente questo contributo
rimane essenziale, ma è anche positivo il fatto che in tre
3nni la “dipendenza econohiica” dai doni esteri è scesa
dal 60 al 40%, e se arrivassi
mo ad avere 120-125 allievi
raggiungeremmo una gestione economica relativamente
tranquilla».
- Quali sono le opportunità
che offre il Liceo europeo?
«Senza dubbio - dice la
presidente Geymonat - la rete
di scambi e di viaggi all’estero che cerchiamo di curare
sempre di più. L’anno scorso
gli scambi sono proseguiti
con le scuole con noi gemellate in Francia, Ungheria,
Germania. Proprio in queste
settimane due nostre allieve
stanno frequentando a Bethel,
in Westfalia, una classe europea per sei settimane. Altre
quattro allieve parteciperanno
a un soggiorno presso scuole
nei dintorni di Londra e a
marzo un’intera classe dovrebbe recarsi in Irlanda per
una decina di giorni, con un
programma di 6 ore di scuola
al giorno e soggiorno presso
famiglie.Stiamo anche pensando a iniziative non strettamente scolastiche - aggiunge
il preside -: per esempio abbiamo iniziato un progetto di
collaborazione fra il nostro
coretto e una scuola di Madrid, che riguarda una ricerca
sul patrimonio del canto popolare e locale».
- Oltre all’insegnamento
delle lingue straniere, ci sono
materie o parti del programma insegnate direttamente in
una lingua straniera?
L’inaugurazione dell’anno scolastico 1994-95
«Questo è uno dei punti
particolarmente delicati, sia
per i costi, sia per la scelta
della materia. Per ora abbiamo realizzato progetti a breve
termine (una decina di giorni)
con colleghi delle scuole
estere con cui abbiamo avuto
rapporti di partnerariato. Abbiamo avuto così non soltanto
lezioni di storia o di filosofia,
ma anche lezioni di matematica fatte direttamente in inglese, e anche di storia dell’
arte e letteratura».
- Il Collegio è frequentato,
sia durante l’anno sia d’estate, anche da altre persone
che non sono studenti del liceo: quali altre attività sono
state avviate?
«Intanto si stanno svolgendo 4 corsi di lingue al pomeriggio - dice la presidente - e
ne sono stati avviati altri due
a Pomaretto. Nel mese di luglio si è iniziata una “Università estiva” che ha visto riuniti
per una settimana di aggiornamento insegnanti italiani e
francesi. Il ben collaudato
corso di perfezionamento musicale è ormai giunto alla sua
sesta edizione e ha organizzato anche alcuni concerti a favore del Collegio. Sempre in
estate si è svolto il primo corso di italiano per stranieri, con
due livelli, uno per principianti e l’altro più avanzato,
frequentato da studenti svizzeri e tedeschi. Da settembre
poi il Collegio ha organizzato.
in accordo con la Regione e i
Comuni, un corso post-diploma per guide turistiche e già
ci sono altre richieste per dei
corsi di lingua rivolti agli
operatori turistici della nostra
zona. Sempre sull’aggiornamento abbiamo organizzato
due importanti iniziative rivolte agli insegnanti di lingua
straniera nelle scuole statali;
l’apertura di un Centro didattico con cui hanno preso contatto una settantina di insegnanti, che hanno poi deciso
di aderire all’associazione nazionale Lingua e nuova didattica, ed è così nato il Gruppo
Lend, Pinerolese, che prossimamente svolgerà un progetto
di aggiornamento di 30 ore».
- Abbiamo poi visto ritinteggiato l’esterno dell’edificio...
«Oltre a far rinnovare il decoro esterno, il Comitato ha
fatto un notevole sforzo per
sostituire le grondaie e rifare
rimpianto elettrico nei due
edifici - conclude il preside
Canale -. Per il futuro si
porrà un problema di spazi;
abbiamo infatti destinato
un’aula per ogni materia, il
che è molto positivo per l’apprendimento, e perché così
ogni aula diventa una sorta di
laboratorio, favorendo le migliori tecniche didattiche.
Però le aule cominciano a
scarseggiare, specie in considerazione delle numerose attività che abbiamo avviato a
fianco di quella principale. In
realtà la soluzione esisterebbe; si trova nel sottosuolo
dell’edificio, molto grande e
abbastanza asciutto; bisogna
però provvedere a realizzare i
pavimenti, le uscite di sicurezza, gli impianti di illuminazione e riscaldamento. Ovviamente l’augurio del Comitato è che, a fronte del buon
andamento complessivo del
progetto scolastico e delle altre iniziative, gli amici del
Collegio e quanti ritengono
valida la sua presenza culturale non facciano mancare il
loro sostegno qualora il progetto si definisca e si renda
necessario: fra l’altro si tratterebbe di uno spazio anche
per altri giovani della valle
che non sanno dove incontrarsi per fare musica o attività teatrale».
10
PAG. IV
m
E ECO Delle Vao.i moEsi
venerdì 5 GENNAIO 1996
Un programma di riflessioni in comune
Incontri di evangelici
in vai Pellice
ALDO PALUDINO
Gli evangelici italiani sono un popolo. Un piccolo popolo, stando ai dati statistici, ma la loro grandezza sta
nel meraviglioso messaggio
di salvezza di cui sono ambasciatori e nella ricchezza della
loro storia, fatta di persecuzioni, lotte, sofferenze a motivo della loro fede.
La loro unità ha il fondamento nei principi della
Riforma. Sola grazia, perché
la salvezza è un atto sovrano
di Dio che dona gratuitamente ogni cosa in Cristo; sola fede, perché la salvezza ci è assicurata soltanto per la fiducia assoluta che riponiamo in
Dio, non nelle opere e nei
meriti personali dell’uomo;
sola Scrittura, perché la salvezza per mezzo della croce
ha il suo annuncio nella Bibbia, nelle cui pagine troviamo
i riferimenti veri e certi per la
nostra vita spirituale e materiale; Solo Cristo, perché la
salvezza ha un nome, Gesù
Cristo; ha una storia, quella
di Gesù. Perché solo in lui c’è
l’adempimento del grande
progetto d’amore del Padre
celeste per i suoi figli; non si
Pinerolo
Fare teatro
insieme ai
più piccoli
Una nuova iniziativa di
«Nonsoloteatro» apre nuove
possibilità ai piccoli di poter
sperimentare la potenzialità
dell’espressione teatrale. È
ormai risaputo quanto la teatralità sia di aiuto per un miglior sviluppo dell’espressività e stimolo per una socializzazione più spiccata, soprattutto quando un laboratorio teatrale non mira esclusivamente all’apprendimento di
tecniche in funzione della sola recitazione ma tiene conto
di un percorso educativo, didattico e pedagogico che ha
come obiettivo la crescita
personale di ogni piccolo partecipante e contemporaneamente del gruppo intero.
11 laboratorio vuole essere
un primo approccio alla teatralità e ai suoi segreti, dalla
gestualità alla rappresentazione emotiva di gruppo, e
verrà condotto dall’attore e
regista Guido Castiglia, esperto nel campo dell’educazione
espressiva e che collabora a
molte istituzioni didattiche.
Il costo del laboratorio darà
di £ 200.000 per 12 incontri di
un’ora e mezzo ciascuno;
l’inizio avrà luogo l’il gennaio e gli incontri avranno cadenza settimanale (ogni giovedì dalle 17 alle 18,30 presso
la sala grande del tempio valdese di via dei Mille a Pinerolo. Le famiglie interessate
possono rivolgersi a «Nonsoloteatro» per prenotare l’iscrizione (tei. 0121-323186).
, I
ha più bisogno di altri intercessori 0 mediatori.
L’unità di tutti i cristiani ha
radici profonde; è sancita nella Bibbia, dove è proclamato
che «vi è un corpo unico e un
unico Spirito un’unica
speranza (...) un solo Signore,
una sola fede, un solo battesi^
mo, un Dio unico e Padre di
tutti, che è sopra tutti, fra tutti
ed in tutti» (Efesini 4, 4-6). È
il desiderio di Gesù, che pregò
il Padre e disse «...io prego
(...) anche per quelli che credono in me per mezzo della
loro parola: che siano tutti
uno» (Giovanni 17, 20-21).
In vai Pellice questa unità
trova riscontro in una vita di
collaborazione, di rispetto e
stima reciproca e di amore fra
tutte le chiese. Infatti anche
quest’anno hanno avuto inizio
le riunioni di preghiera, secondo un calendario che, iniziato il 12 novembre, prevede
il prossimo appuntamento il
14 gennaio, alle ore 15,30,
presso la Chiesa dei Fratelli a
Torre Pellice (corso Gramsci
24), con argomento il Salmo
22.1 successivi incontri si terranno nelle altre chiese l’il
febbraio, il 10 marzo, il 21
aprile, il 12 maggio.
Torre Pellice
Pianoforte e
clarinetto
all'Unitre
Dopo due conferenze aventi come tema «La medicina in
geriatria» e un «Viaggio nell’universo», tenute rispettivamente dal dott. Danilo Mourglia e dal dott. Giovanni Peyrot, seguite e apprezzate da
un folto pubblico, il 14 dicembre rUnitre di Torre Pellice ha trascorso un piacevole
pomeriggio musicale offerto
da due giovani artisti, Antonella Pedico (pianoforte) e
Enrico Sibona (clarinetto).
Nella prima parte del programma è stata eseguita la
Première rhapsodie per clarinetto e pianoforte di Claude
Debussy, a cui sono seguite
il Notturno op. 48 n. 1 e la
Ballata op. 23 di Frederyk
Chopin. Nella seconda parte
del concerto si sono potuti
ascoltare tre preludi pianistici
di Debussy (I suoni e i profumi volteggiano nell’aria della sera. Menestrelli, Le colline d’Anacapri) e tre brani
per clarinetto solo di Igor
Stravinskij. Infine, di Robert
Schumann, sono stati eseguiti i Fantasiestucke (pezzi
fantastici per clarinetto e pianoforte).
L’esecuzione di questi brani è stata caratterizzata oltre
che dal talento degli artisti,
anche da una particolare
gioiosa interpretazione, fra
incisività e toni struggenti.
L’ascolto ha così toccato ora
la magica atmosfera del notturno ora le storie lontane dei
preludi di Debussy.
MOBILIFICIO
(di fronte alla caserma alpini)
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Nelle
Chiese Valdesi
COORDINAMENTO SCOUT I DISTRETTO — Nel fine settimana del 6 e 7 germaio il coordinamento scout
del I distretto organizza un incontro alla Baissa di Maniglia per ragazzi/e fra gli 8 e i 12 anni. Tema dell’incontro
sarà «Noi e le feste; come eravamo e come siamo».
GIOVANI III CIRCUITO — Lunedì 8 gennaio, alle
20,30, presso l’Eicolo grando di Pomaretto, il gruppo
giovani si riunisce per vedere il film «Good morning
Vietnam».
ASSEMBLEA DELLE CORALI — Domenica 14 gennaio, alle 15, presso i locali della chiesa valdese di via
dei Mille a Pinerolo si svolgerà l’assemblea delle corali.
ANGROGNA — Domenica 7 gennaio, alle 15, nella sala, si
svolgerà un pomeriggio dedicato dalla corale alla comunità e in particolare alle persone anziane; si potranno
ascoltare canti di Natale e fraternizzare intorno ad una
tazza di tè. La prossima riunione quartierale sarà a Pradeltomo martedì 9 gennaio, ore 20,30.
MASSELLO — La prossima riunione sarà giovedì 11 gennaio, ore 15, al Roberso.
POMARETTO — Le prossime riunioni quartierali saranno il 4 gennaio alle 15 a Inverso Paiola e l’8, ore 20, ai
Masselli.
PRAROSTINO — A partire da domenica 7 gennaio il culto
sarà tenuto nella sala del teatro invece che nel tempio.
Domenica 14 gennaio, alle 14,30, riprendono gli incontri
dell’Unione femminile dopo la pausa natalizia.
SAN SECONDO — Domenica 7 gennaio, alle 15, si riunisce l’Unione femminile. La prima riunione quartierale
dell’anno sarà mercoledì 10 gennaio ai Barbé alle
20,30; tema di questo ciclo sarà: «I matrimoni misti».
TORRE PELLICE — Venerdì 5 gennaio, alle 20,30, si
svolgerà la riunione quartierale alla Ravadera. Il 7 gennaio si svolgerà, presso la Casa unionista, un incontro
dell’Unione femminile: Fernanda Jourdan Comba parlerà di: «La violenza, soprattutt, contro donne e bambini».
VILLAR PELLICE — La prossima riunione quartierale si
svolgerà martedì 9 gennaio al Ciarmis.
VILLASECCA — Domenica 7 gennaio verrà celebrato il
culto con Santa Cena. La prossima riunione sarà il 9 gennaio, ore 20, a Villasecca.
Intervista alla giovane atleta di Frali
Lara Peyrot nella
Nazionale B di fondo
MILENA MARTINAT
Nelle vacanze di Natale
Lara Peyrot, attualmente
nella squadra nazionale B di
sci di fondo, si allenava sulle
nevi di casa a Prali. Lara ha
vent’anni, un viso paffuto ma
un fisico magrissimo, tutto
tendini e muscoli. Sul tavolo
di casa un’agenda personale
della Fisi, Federazione italiana sport invernali: «Quest’
agenda contiene il mio programma di allenamento spiega Lara -. Mi alleno ogni
giorno due ore e mezzo sugli
sci, facendo 36-40 km, e un
paio di volte la settimana 4550 minuti con i pesi. In estate
l’allenamento lo svolgiamo a
secco con la squadra e poi
dall’autunno sui ghiacciai;
poi su neve naturale. Purtroppo sono sempre più velo-,
ce nei test che in gara e mi
trovo meglio sulle distanze
lunghe che nelle brevi. A inizio dicembre sono arrivata
seconda in Coppa Italia a
Santa Caterina, subito dietro
Manuela Di Cento, in una 10
km a tecnica libera».
La vita di Lara è certamente molto diversa da quella
delle ventenni «normali».
Frequenti viaggi, soggiorni in
alberghi, gare e stress, zaini
da riempire e svuotare in
continuazione, contatti con
realtà diverse e soprattutto il
vivere in una squadra: «Il clima della squadra è molto
particolare, in nazionale B
siamo sei ragazze ma il clima
è sempre teso. Manuela Di
Centa, della nazionale A, è
lunatica ma simpatica e si interessa a noi; Stefania Beimondo invece fa vita a sé».
Lara Peyrot
Alla domanda d’obbligo sui
prossimi impegni a livello
agonistico, Lara risponde: «A
inizio gennaio cominceranno
le gare di Coppa Europa e a
fine gennaio ci saranno a
Brusson i catnpionati italiani
assoluti, dove noi della nazionale B corriamo per conquistare un posto in A».
Allenamenti sette giorni su
sette, una domanda fatta al
Corpo forestale per poter entrare in quei ruoli e quindi
avere uno stipendio: e il tempo libero? «Allenandosi quotidianamente il tempo libero
non è molto ed essendo abituata a viaggiare molto quando sono a casa per un po ’ di
tempo trovo anche il modo di
annoiarmi. Amo leggere
Agatha Christie e Thomas
Mann ma devo anche studiare i testi universitari di economia - conelude Lara Peyrot - essendomi iscritta a
Economia e Commercio».
Un consiglio? «Dormire
molto: io dormo 8-9 ore per
notte!».
4 gennaio, giovedì — LUSERNETTA: Alle 21, presso
le scuole elementari, serata di
canti popolari col gruppo
«Les Harmonies».
5 gennaio, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle 21,
alla Foresteria, serata di musiche e danze oceitane col gruppo «Mouzìco e dansa d’oc».
5-6 gennaio — INVERSO
RINASCA: Si conclude la
mostra «Paesaggio agrario e
archiftettura rurde» presso la
Casa comunale: venerdì ore
16-19,30; sabato 10-12,30 e
dalle 19 alle 19,30.
6 gennaio, sabato —
PRAGELATO: Alle 21, nei
locali della Pro Loco, serata
di musiche e balli occitani
con «La Chastelado».
7 gennaio, domenica —
PINEROLO: Alle 16, all’auditorium comunale di corso
Piave, per la rassegna «Di festa teatrando», il teatro Shabernack propone «Re ranoechio».
9 gennaio, martedì — PINEROLO: Alle 17, nella saletta della Pro Pinerolo, per la
rassegna «Pinerolo che scrive», verranno presentati i testi
di poesie «Tra le dita» di Sergio Charrier, «Il cireo della vita» di Valter d’Isep e «Poesie
eristiane» di Postremo Vate.
10 gennaio, mercoledì —
TORRE PELLICE: Nell’a
trio del Centro culturale valdese viene allestita una mostra
sull’estrazione della pietra
nelle cave di Rorà.
10 gennaio, mercoledì —
SALUZZO: Alle 21, al teatro
Politeama, la compagnia Luisa Audisio di Lagnasco propone la commedia «Marna
mia, mi veuj marieme», di
Mario Casaleggio.
11 gennaio, giovedì —
TORRE PELLICE: Per la
stagione concertistica dell’
Unitre, alle 15,30, presso la
Casa valdese, Antonio D’Attellis, clarinetto. Marco Fella,
violoncello, Elena Bossina,
pianoforte, proporranno musiche di Beethoven e Glinka.
12 gennaio, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle 17,
nella sala consiliare del munieipio, Giorgio Bouch^d presenterà il romanzo «Bella vita
e guerre altrui di Mr. Pyle,
gentiluomo» di Alessandro
Barbero che sarà presente
all’incontro.
12 gennaio, venerdì —
PEROSA ARGENTINA:
Alle 21, presso il Centro anziani, primo appuntamento
con i cineforum organizzato
dall’associazione Alidada:
con il film Ladybird, ladybird di Ken Loach. Abbonamento di £ 25.000 per sette
serate fino al 1° marzo.
12 gennaio, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle
20,45, presso la Comunità
montana in corso Lombardini
2, per l’organizzazione del
Gruppo di studio Val Lucerna, Giuliano Martignetti e
Giuseppe Gamba presenteranno il loro «Dizionario
dell’ambiente» (Isedi, 1995);
precederà un’introduzione di
Ferruccio falla.
PRIVATO acquista mobili vecchi-antichi e oggetti vari: tei 0121-40181.
VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica: '
SABATO 6 GENNAiO
Perosa Argentina: Farmacia
Bagliani - Piazza Marconi 6,
tei. 81261
DOMENICA 7 GENNAIO
Perosa Argentina: Farmacia
Termini - Via Umberto I, tei.
81205
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
6-7 GENNAIO
Torre Pellice: Farmacia Internazionale - Via Arnaud 8,
tei. 91374
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma, giovedì 4, ore 20,30
e 22,10 Asterix in America;
venerdì 5, ore 20 e 22,10 e
sabato 6, ore 16, 18, 20 e
22,10 I ponti di Madison
County; domenica 7, ore 16,
18, 20, 22,10 e lunedì 8, ore
21,15, Santa Claus.
Fra le riviste
«Fandonie»
numero tre
«Fandonie», la rivista promossa da Andrea Salusso,
pubblica nel numero di dicembre ’95 una sintesi della
ricerca che Myriam Bein ha
svolto sui programmi e sui
quaderni della scuola elementare durante il fascismo. Fra
gli altri articoli, uno di Lilia
Davite su «immigrazione e
accoglienza nel Pinerolese»,
uno di Francesco Ciafaloni
sull’immigrazione a Torino,
un pezzo di Claudio Canal
sull’esperienza di «Ragazzi
nel mondo» a Ca’ Nostra in
vai Germanasca. La redazione è in viale Mazzini 34b,
10060 Torre Pellice.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6 - 10066
Torre Pellice (TO)
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Stampa: La Ghisleriana Mondov)
Una copia L. 2.000
ASSI CU RAZIO NI
A^ècufEsVita
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POGGIO e GÖNNET
via Trieste, 47 - Pinerolo - tei. 0121 /764Ó4
11
VENERDÌ 5 GENNAIO 1996
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
1^. Il sindaco di Torino visita per la terza volta la Chiesa valdese
Le chiese sono responsabili della coscienza
«Il grado di democrazia - ha detto Valentino Castellani - si misura sulla vita
delle minoranze e non delle maggioranze. La storia valdese ne è un esempio»
Mercoledì 20 dicembre il
, sindaco di Torino, Valentino
Castellani, ha portato il saluto deU’amministrazione alla
Chiesa valdese. L’incontro si
è svolto nei locali di via Pio
V, alla presenza dei pastori
di Torino, valdesi e battisti;
erano presenti anche il pastore awentista, un rappresentante dell’Esercito della
Salvezza e del mondo pentecostale. Al sindaco di Torino,
che visita per la terza volta,
da quando è stato eletto, la
comunità valdese, il pastore
Platone ha rivolto un messaggio augurale, illustrando
brevemente attività e prospettive della comunità valdese. Rispondendo alle parole di cordiale accoglienza il
sindaco ha sviluppato un interessante riflessione in due
direzioni.
La prima riguardava la
preoccupazione circa la tenuta o meno del tessuto democratico del nostro paese.
«C’è un degrado - ha notato
tra l’altro Castellani - del tessuto morale, una decadenza
dei valori che stanno alla base della civile convivenza. La
democrazia non è fatta solo
di regole e non si regge soltanto sul loro rispetto. Ci
vuole qualcosa di più. Occorre che ognuno sappia mettere in gioco in propri interessi
anziché rinchiudersi in una
sterile dimensione privata».
11 secondo aspetto che
preoccupa il primo cittadino
di Torino è l’attuale corsa alla
semplificazione dèi problemi
quando occorrerebbe invece
andare a fondo, capire bene,
prima di prendere delle decisioni: «È inutile pretendere il
rispetto nei confronti di valori assoluti imposti dall’alto se
prima non si è saputo avviare
una riflessione collettiva, costruire un vasto consenso e
quindi un dibattito che sappia mettere in luce i vari problemi», ha detto. Infine rivòlgendosi alle chiese protestanti che «a Torino hanno
importanti responsabilità
nella formazione delle coscienze». Castellani ha ricordato l’urgenza di migliorare il
clima dell’attuale confronto
democratico che rischia, ogni
giorno di più, di degenerare
in rissa o in imposizione da
parte di chi vince.
«11 grado di democrazia di
una società - ha concluso Castellani - si misura sulla vita
delle minoranze e non delle
Al centro il sindaco Castellani durante un momento dell’Incontro
maggioranze. La storia dei
valdesi è un esempio di come
essere minoranza sia tutt’altro che comodo».
A conclusione dell’incontro
al sindaco è Stato consegnato
un invito ufficiale a partecipare alla manifestazione della
«Settimana della libertà» che
si terrà nel tempio di corso
Vittorio, il prossimo 17 febbraio, sul tema della Fcei;
«Un patto per la vita». Sono
previsti, per quell’occasione,
interventi del giudice Caselli,
di don Ciotti e di Franca
Long. Con l’invito il sindaco
ha ricevuto alcune pubblica
zioni ^Claudiana compreso il
lezionario di letture bibliche
quotidiane «Un giorno, una
parola» per l’anno 1996 «affinché - come recita la dedica
- la sua importante attività
amministrativa sia illuminata
da quella parola che fonda la
nostra speranza». (g-P-)
Conferenza del Centro culturale valdese di Torre Pellice
Il Concilio di Trento: una storia da scoprire
e studiare in chiave ecumenica?
N. SERGIO TURTULICI
Esingolàre che il 450“ anniversario dell’apertura
del Concilio di Trento (15451563), la grande assemblea
che definì la concezione della
Chiesa cattolica in risposta
alla Riforma protestante,
venga rievocata da un giovane luterano tedesco; perché il
Concilio tridentino ha segnato la storia d’Europa ma soprattutto la storia d’Italia.
Winfrid Pfannkuche, in Italia
come candidato al ministero
pastorale, ha tenuto a Torre
Pellice una conferenza organizzata il 1° dicembre dal
Centro culturale valdese dal
titolo «Il Concilio di Trento e
la nascita del cattolicesimo
moderno».
Come è nata, in un giovan
Nella collana «Piccola biblioteca teologica» è uscito il n. 24
Alister Me Grath
Il pensiero della Riforma
Una introduzione /
Seconda edizione accresciuta ^ ‘
edizione italiana a cura di Aldo Comba
pp 400, L. 38.000
La prima edizione di questo libro (1991) ha conosciuto
un eccezionale successo. Nel frattempo l’autore ha
largamente arricchito e aggiornato il testo rendendolo sempre
più completo. Fondandosi sulla
ricerca storiografica più recente
e forte della sua capacità didattica, l’autore fornisce un prezioso tracciato attraverso il pensiero cristiano tardo-medievale che
risulterà utilissimo per chi vuole
.comprendere la Riforma e la
sua azione mondiale,
'' pensiero
^ . A-lhi
m mmoditrice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -101^ TORINO
TEL. 011/668.98.04 * PAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20W102
Pianta di Trento ail’epoca dei Conciiio
te tedesco, questa curiosità?
Accade che si venga a Roma
per studiare l’italiano e si resti colpiti dal barocco dei palazzi romani, uno stile che
con le sue rotondità è lontano dal rigore rettilineo delle
architetture nordiche. E allora si cerca, per capire, di entrare nelle stmtture, nelle categorie di pensiero dell’altro,
del diverso. È qualcosa, ha
spiegato Pfannkuche che
esercita il suo ministero a
Pramollo, come l’«extra nos»,
l’uscire da sé per incontrare
l’altro che è il modello di Cristo per chi crede in lui.
In fluente italiano l’oratore
ha tracciato un quadro non
sistematico ma ricco di osservazioni precise e stimolanti sulle novità del Concilio
tridentino. Esso fu l’inizio
della Controriforma ma anche della riforma cattolica,
segnò cioè l’uscita definitiva
del Medioevo cristiano. I padri della chiesa protagonisti
deU’awenimento non ebbero
la percezione della sua portata che ne abbiamo invece noi
moderni, con l’idea di chiesa
che, almeno in area cattolica,
è venuta alla luce nel Vaticano IL Allora non definirono
concettualmente che cosa
fosse la chiesa, ma ne emerse
comunque un’ecclesiologia
diversa dal passato: una
Chiesa cattolica organizzata.
clericalizzata, personalizzata
perché uscì rafforzata la centralità del papa, gerarchizzata
attorno alla curia e ai vescovi.
Era una chiesa ancor più
italianizzata, romanizzata;
una chiesa professante, militante, stimolata alla propaganda della fede, alla conquista dalla pregiudiziale antiprotestante e quindi obbligata a rivedere la propria teologia e la propria pratica. Una
chiesa attenta a esprimere i
dogmi in una rete giuridica,
canonistica puntuale, ma
spregiudicata nelTadattarsi
all’altro per cercare di assimilarselo. Fu in quegli anni che
si costituì la Compagnia di
Gesù e i gesuiti fecero un’arte
della dottrina e della pratica
dell’«et... et» (questo e quello
va bene, se posso farlo mio).
Il discorso di Pfannkuche,
improntato a un certo ottimismo ecumenico, ha suscitato
anche reazioni che sembrano
derivare da un’identità valdese «difensiva» e comunque
antiromana. Lo specifico
protestante deve essere certamente sostenuto e caldeggiato ma, forse, nelle sfide
che si trovano di fronte le società del 2000, il contributo
che possiamo proporre e
spendere uniti è il «solus Christus», con la pazzia della
croce: e su questo siamo
sempre tutti da rifare nuovi.
■ Metodisti di Bologna e Modena
Non chiudiamo le porte
agli stranieri immigrati
GIOVANNI ANZIANI
Nel mese di novembre la
Chiesa metodista di Bologna e di Modena è stata impegnata in alcune particolari
attività nel campo dell’evangelizzazione e della testimonianza. In particolare sono
da sottolineare alcuni avvenimenti, come la ripresa dell’
iniziativa «chiesa aperta» come momento di accoglienza
dei passanti per manifestare
la nostra presenza in città;
questa attività (tradizionalmente concentrata al sabato
pomeriggio) è aumentata con
l’apertura della chiesa il mercoledì mattina. Diversi volontari si alternano in questo
servizio.
Su iniziativa del gruppo
Sae di Bologna sono iniziati
incontri mensili per un pubblico dibattito in alcune parrocchie della città sull’enciclica papale «Ut unum sint»,
incontri che vedono impegnati il nostro pastore e alcuni sacerdoti cattolici.
Il gruppo di Modena è stato
presente in modo attivo a un
incontro ecumenico in città
dibattendo il tema dell«<accoglienza e solidarietà» verso gli
stranieri. L’incontro ha prodotto un documento nel quale, dopo un’analisi del fenomeno immigratorio in Italia e
delle condizioni di vita di
molti lavoratori stranieri, si
chiede che non si chiudano le
porte ai richiedenti asilo, che
si dia accesso ai servizi sociali
e alla vita amministrativa agli
stranieri residenti in Italia, e
che la scuola si faccia carico
della «realtà di un’utenza differente per lingua, cultura e
religione (...) attraverso l’educazione al rispetto di ogni
tradizione (...) diversa dalla
propria».
Il 3 dicembre la comunità
ha accolto un buon numero
di studenti della Facoltà valdese di teologia di Roma, che
hanno partecipato a un seminario dal tema «Liturgia e arte» visitando varie chiese di
Ravenna. La comunità ha of
ferto con gioia ospitalità a
questi giovani che si preparano per il servizio pastorale
nelle nostre chiese.
Il consueto «bazar comunitario», domenica 3 dicembre,
ha offerto una nuova occasione di incontro e di vita comunitaria per i molti che per
vari motivi vivono alla periferia della comunità.
Nel Consiglio comunale di
Bologna è consigliere un
componente del nostro Consiglio di chiesa, Vittorio Valentini. Abbiamo saputo da
notizie di stampa che egli ha
subito un’aggressione da parte di un consigliere di Alleanza nazionale: vogliamo manifestare la solidarietà della
chiesa al fratello Valentini e
in questa occasione vogliamo
ribadire che la vita democratica nella nostra città è stata
minata in un punto fondamentale, con l’uso della violenza fisica come normale
strumento di vita politica. Ad
essere colpito con violenza
non è stato un cittadino ma
un consigliere comunale,
dunque un rappresentante'
del popolo di Bologna. Tutto
questo non è tollerabile né
può essere accolto con indifferenza. Desideriamo sottolineare la correttezza del fratello Valentini, che all’aggressione fisica non ha risposto in
alcun modo con atti violenti.
Sottolineiamo l’impegno
della nostra comunità nella
formazione dei predicatori
locali. A metà novembre abbiamo organizzato un seminario sul Nuovo Testamento
con i pastori Adamo e Carrari, della Commissione permanente studi. È stato un incontro più che formativo, che ha
incoraggiato i nostri fratelli
candidati (sono ben quattro)
a proseguire con impegno
nel loro studio. L’attività dei
nostri predicatori si esplica
anche nella conduzione del
culto domenicale a Modena,
affinché il piccolo gruppo
possa essere fortificato domenica dopo domenica e
possa espandersi nella città.
Roma e Palermo
L'importanza di creare la rete
internazionale delle donne
Due incontri, uno a Roma e
uno a Palermo, si sono svolti
a cura delle nostre chiese sulle problematiche sollevate
dalle donne in Cina nel Forum delle organizzazioni non
governative e nella IV Conferenza mondiale sulle donne.
«La voce delle donne a Pechino», questo il titolo dell’incontro di Roma avvenuto nei
locali della chiesa luterana lo
scorso 13 novembre, ha visto
la partecipazione di numerose donne appartenenti a ben
sette denominazioni evangeliche, e per la prima volta anche di alcune donne cattoliche. Doriana Giudici e Daniela Rapisarda hanno animato
rincontro: la prima, dopo
un’introduzione biblica sulla
volontà creatrice di Dio di dare a donne e uomini la stessa
dignità di «immagini di Dio»,
ha riportato alcuni punti salienti della piattaforma votata
a Pechino fra cui la democrazia nella famiglia e la spartizione delle responsabilità, il
ruolo delle donne nei processi di pace, la piena partecipazione delle donne in tutti gli
ambiti della vita sociale e politica. Daniela Rapisarda, che
ha personalmente partecipato al Forum, ha sottolineato
fra le altre cose l’importanza
di creare reti nazionali e in
ternazionali fra donne per
una comune presa di coscienza dei problemi che ancora oggi impediscono la difesa dei diritti delle donne e la
loro promozione sociale e
culturale.
«Essere donna oggi» è stato invece il tema della tavola
rotonda organizzata a Palermo il 28 novembre dal Centro evangelico di cultura Giacomo BonellI nell’Aula magna dell’Istituto valdese di
via Spezio. Vi hanno partecipato la dott. Gisella Modica
dell’Udi, la prof. Patrizia Pizzuto, delle comunità di vita
cristiana e la pastora battista
Anna Maffei. L’incontro, che
si è protratto per quasi tre
ore, ha messo a fuoco a partire dai diversi punti di vista
delle relatrici alcuni temi
emersi nei documenti licenziati da Pechino.
Professoressa con bambina di
11 anni
cerca ragazza «au pair»
per piccoli lavori domestici e
desiderosa di imparare il tedesco, (febbraio/marzo a luglio
1996). Rivolgersi a prof. dr.
Christa Schäfer-Lichtenberger
Hauptstr. 84 D-69117 Heidelberg. Tel. 0049-6221-29473.
12
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
venerdì 5 GENNAIO 1996
Convegno dei catechisti del 2° circuito delle chiese valdesi
A che cosa serve il catechismo?
E la domanda che sempre più spesso pongono i ragazzi e ragazze a cui è rivolto
il programma di formazione. Per rispondere non basta cambiare il programma
DANIELE BOUCHARD
IL 26 novembre, a San Germano Chisone, si è svolto
un incontro dei catechisti e
delle catechiste del 2° circuito. Il tema della discussione
era il senso deH’istruzione religiosa che rivolgiamo agli
adolescenti. Alla domanda:
«A che cosa serve il catechismo?» i presenti hanno dato
diverse risposte. Innanzitutto
serve a fornire ai ragazzi e alle ragazze delle conoscenze
utili ad orientarsi in materia
religiosa, anche in vista di
un’eventuale scelta di fede.
Un secondo scopo che il
catechismo dovrebbe avere
ma che, a .differenza del primo, non viene efficacemente
perseguito, è di coltivare, o
suscitare, il senso di appartenenza a una comunità. Questo aspetto viene in genere
curato alla scuola domenicale, ma troppo spesso viene a
mancare quando dal precatechismo si passa al catechismo. Nello stesso spirito, il
catechismo dovrebbe preparare i ragazzi non soltanto a
essere parte della Chiesa ma
ad esserne protagonisti attivi,
anche propugnando i cambiamenti ritenuti necessari.
Dalle generazioni più giovani
la comunità non deve attendersi che si inseriscano nel
loro interno in modo indolore ma che, al contrario, siano
portatrici di cambiamento e
di nuove energie vitali.
Una terza dimensione del
catechismo riguarda la vita
più in generale. Nel momento della crisi adolescenziale,
la chiesa deve aiutare i giova
Un corso di precatechismo
ni ad affrontarla e ad uscirne
in positivo, sia per quanto riguarda l’aspetto religioso,
spesso latente ma sempre
presente, sia per l’aspetto etico. Come protestanti dovremmo in particolare saper
aiutare chi si affaccia all’età
adulta a diventare donne e
uomini liberi.
La seguente formulazione
sintetica ha incontrato il
consenso dei partecipanti
all’incontro: «Il catechismo
dovrebbe fornire gli Strumenti culturali e il contesto
umano che aiutino gli adolescenti ad imparare ad affron
tare il problema di Dio». Per
avvicinarci a questi obiettivi,
a parere dei catechisti presenti all’incontro molte cose
dovrebbero cambiare nella
vita della nostre chiese. Innanzitutto le chiese dovrebbero prendere coscienza della centralità di questa attività
e dedicarle le migliori energie. Questo significa innanzitutto occuparsi della formazione dei catechisti. Che siano pastori o meno, le catechiste e i catechisti hanno bisogno di una formazione
specifica e questo attualmente non avviene, o è affi
dato alla buona volontà 6 alle doti naturali dei singoli.
L’idea guida di quésto programma di formazione ci pare dovrebbe essere che tra
catechista e catecumeni si
deve stabilire un rapporto
formativo, nel quale il catechista deve sapefsi mettere
in gioco: un ciclo di catechismo ben riuscito deve cambiare i catechisti non meno
dei «catechizzati».
Va da sé che il cambiamento del catechismo non è separabile dal cambiamento degli
altri aspetti deila vita della
chiesa. In particolare, soltanto una comunità che si confronta sulla propria fede potrà formare i propri giovani a
quello stesso confronto. D’altra parte non bisogna sottovalutare le potenzialità dei
catecumeni che possono fornire degli ottimi stimoli ai
credenti più anziani. Per questo è importante che i catecumeni partecipino al culto domenicale, ma non soltanto da
spettatori: far preparare e gestire un culto a un gruppo di
catechismo può essere molto
utile in vista del confronto di
fede tra le generazioni.
Dato l’estremo interesse dimostrato dai partecipanti
aH’ùicontro, abbiamo deciso
di riconvocarci per (almeno)
un altro momento di confronto lunedì 15 gennaio alle ore
20,30, presso la chiesa di Pinerolo, per cominciare ad occuparci della nostra formazione di catechiste e catechisti. L’incontro è concepito per
catechisti, o aspiranti tali, del
2° circuito, ma ogni persona
interessata sarà benvenuta.
Metodisti di Savona
La comunità cresce
nelllmpegno sociale
SAURO eOTTARDI
Alla chiesa evangelica
metodista di Savona la ripresa autunnale è iniziata
con due felici notizie, che
hanno dato la carica al Consiglio e all’assemhlea: il premio per la seconda classificata assegnato per l’anno 1995
dalla Società di studi valdesi
alla tesi di laurea di Paola
Cazzano Boccone su «La
Chiesa evangelica di Savona:
da chiesa libera al metodismo»; la visita, il 22 ottobre
durante l’assemblea di chiesa, dei candidato Massimiliano Pagliai che verrà a fare il
servizio di aiuto pastorale tra
Savona e Imperia per i prossimi due anni.
Dopo le assemblee di ottobre (quella locale, quella del
circuito e quella della Federazione), le attività vere e
proprie sono state inaugurate
il 5 novembre con un concerto pubblico della corale valdese di Torre Pellice, venuta
in tournée in Liguria, che ha
richiamato gli evangelici delle chiese savonesi. Negli
intervalli ha suonato il flauto
il prof. Renato La Mantia della locale Chiesa awentista; il
salone della chiesa ha poi
riunito tutti in una festosa cena improvvisata dal gruppo
femminile.
Negli studi biblici la novità
è stata lo spostamento dell’orario alle 17 del pomeriggio per consentire anche ai
più anziani di essere presenti, cosa che sembra gradita,
data la presenza attuale; si è
seguito lo stimolante filone
delle «donne nell’Antico Testamento» suggerito dal libro
Claudiana Dal silenzio alla
Parola della pastora Elizabeth Green. Si sono anche
realizzati con sorpresa due
ottimi contatti con la città: la
visita il 28 novembre di una
quarta elementare alla chiesa
di piazza Diaz, nel quadro di
un itinerario conoscitivo delle confessioni cristiane a Savona; Giorgio Castelli ha accompagnato il gruppo e illustrato la fede evangelica attraverso gli elementi architettonici e di arredo della sala di culto. Poi l’invito da
parte del vescovo ad essere
presenti con una rappresentanza in cattedrale, il pomeriggio del 17 dicembre, alla
relazione sul convegno ecclesiale delle chiese cattoliche a Palermo; il gruppo dei
metodisti è stato fatto accomodare in prima fila, è stato
intervistato dal settimanale
diocesano «Il Letimbro» e ha
potuto fare alcuni interventi
nel corso del dibattito, in un
clima di apertura finora impensabile.
Infine, rispondendo all’appello dell’Ucebi fatto all’inizio del 1995, la cassiera Pina
Cacciapuoti Cazzano, appoggiata dal Consiglio, ha
condotto egregiamente, grazie a Dio, una gestione bilanciata e cadenzata dei versamenti mensili al fondo ministeri e pensioni, evitando così le «apnee» invernali ed
estive e raggiungendo il traguardo richiesto.
Battisti di Civitavecchia
La testimonianza di
Dietrich Bonhoeffer
ELISA STRISCIULLO
ORALITÀ e legalità
nella vita e nel pensiero di Dietrich Bonhoefer».
Questo è il titolo della conferenza tenuta il 30 novembre
dal professor Daniele Garrone, docente di Antico Testamento alla Facoltà valdese di
teologia a Roma, presso l’aula magna del liceo scientifico
«Galilei» di Civitavecchia. La
conferenza è stata organizzata dalla locale Chiesa battista
per ricordare, o forse meglio
per far conoscere, la figura e
il pensiero del pastore e teologo luterano ucciso 50 anni
fa dai nazisti, ed è stata accompagnata da una serie di
iniziative quali l’allestimento
di una mostra fotografica e la
diffusione di una videocassetta e di altro materiale riguardante Bonhoeffer.
Questo incontro, rivolto
soprattutto, ma non solo, ai
giovani studenti dei licei
classico e scientifico di Civitavecchia, ha offerto una
possibilità di riflessione e approfondimento su temi sempre d’attualità. L’interessante mostra fotografica ha messo in evidenza in modo immediato i capisaldi del pensiero di Bonhoeffer e i motivi
che lo hanno spinto a prendere una posizione così netta
contro il nazismo; la videocassetta, prodotta dalla Spav
a cura del Dipartimento di
evangelizzazione dell’Ucebi,
è stata vista in classe dai ragazzi durante le ore di storia
e filosofia e ha permesso di
conoscere un po’ meglio la
figura di Bonhoeffer; infine la
nutrita rassegna stampa fornita a studenti e professori
ha dato l’opportunità di approfondimento a chi ne ha
sentito la necessità.
La conferenza del prof. Garrone ha quindi contribuito in
modo decisivo alla buona riuscita della serie di iniziative.
Garrone infatti ha illustrato in
modo molto coinvolgente il
percorso che ha condotto
Bonhoeffer alle sue posizioni
in campo ecumenico e alla
sua decisiva scelta in opposizione all’antisemitismo che lo
portò a partecipare alla congiura contro Hitler, sfociata
nell’attentato del 20 luglio
1944. Il punto fondamentale
della conferenza, che ha focalizzato l’attenzione degli uditori, è stato il fatto che Bonhoeffer non abbia mai tentato
di costruire, come spesso accade in questi casi, un’ideologia della sua sofferta scelta di
attentare alla vita di un uomo:
egli infatti era ben consapevole che uccidere anche un
criminale come Hitler era
comunque peccato, ma si è
preso personalmente la responsabilità di fronte a Dio
della sua dolorosa decisione.
In definitiva Bonhoeffer ha ritenuto che, in quel contesto
storico, la sua personale integrità morale dovesse essere
messa in secondo piano rispetto ai drammatici eventi
che accadevano in Germania
e di fronte ai quali un cristiano non poteva rimanere indifferente.
Palermo
Profilo
di Bonhoeffer
al Goethe
Il cinquantenario della
morte di Dietrich Bonhoeffer
è stato ricordato anche a Palermo con un’iniziativa del
Centro evangelico di cultura
«Giacomo Bonelli» in collaborazione, per l’occasione,
con il Goethe Institut.
Lunedì 4 dicembre una settantina di persone ha così
potuto ascoltare, nella sede
del Goethe, una conferenza
del prof. Ermanno Genre della Facoltà valdese di teologia
dal titolo «Dietrich Bonhoeffer, un profilo». Centrata soprattutto sul tema della spiritualità in Bonhoeffer, compresa come il percorso insieme «laico» e fortemente biblico dell’«imparare a credere», la conferenza ba delineato anche alcuni tratti biografici del giovane teologo, soffermandosi in modo particolare sull’intenso scambio
epistolare tra Bonhoeffer e la
fidanzata Maria von Wademeyer, pubblicato recentemente anche in italiano. Successivamente il pastore Franco Giampiccoli ha presentato
alcuni libri pubblicati in Italia di e su Bonhoeffer.
La signora Anwanter, direttrice del Goethe, che presiedeva l’incontro, ha sottolineato la novità di questa collaborazione con le chiese vaidesi e metodista di Palermo
auspicando ulteriori sviluppi.
Contestualmente alla conferenza, i partecipanti hanno
potuto visitare la piccola mostra documentaria su Bonhoeffer allestita con i materiali predisposti dal Dipartimento per l’evangelizzazione
dell’Ucebi.
■ Venezia
Limpegno
e il battesimo
dei figli
«Chiedere il battesimo per
i propri figli, rappresenta una
grande responsabilità per i
genitori, responsabilità che
deve però essere condivisa
dalla comunità che accoglie
e circonda con amore queste
giovani vite. Gesù continua a
dirci: lasciate che i fanciulli
vengano a me». Con queste
parole la pastora Leone della
Chiesa valdese ha iniziato la
liturgia del battesimo per
ben quattro bambini, domenica 10 dicembre. Durante il
culto, condotto dalla scuola
domenicale, sono stati battezzati Yoeljn, Yula, Yoko e
Davide, circondati dalla gioia
e dalla commozione non solo dei genitori ma della comunità tutta. Mafie e Andrea,
Cecilia e Leo hanno esplicato
il loro impegno quali genitori
in un momento veramente
significativo per la nostra comunità, così frammentata
territorialmente: la giornata
comunitaria natalizia.
È questa una delle occasioni in cui, chiuso il locale di
culto di Mestre, le sorelle e i
fratelli anche provenienti
dalle zone di Treviso, Pieve di
Cadore, Mogliano, Campolongo Maggiore e Mestre
stessa, si riuniscono nella
chiesa in Fondamenta Cavagnis. Cecilia e Leo hanno anche richiesto la benedizione
sul loro matrimonio celebrato civilmente. Tutti dobbiamo ringraziare i bambini della scuola domenicale per
l’articolata conduzione del
culto, ma soprattutto per i
canti che dimostravano l’impegno profuso dai bambini e
dalle loro monitrici.
NAPOLI — Giornata di festa, domenica 17 dicembre, nella piccola chiesa del Vomero: sia la chiesa metodista che quella
cristiana (inserita nell’ordinamento valdese) si arricchivano di nuovi membri. Cinque quelli metodisti, sei i valdesi.
Ecco i loro nomi: Nadia Musto, Sergio Verneau, Tiziana
Piccirillo, Alessia Piccirillo, Patrizia Barba e poi Gary Patrick Marcera, Antonietta Caruso, Maria Napolitano, Raffaele Fontana, Eleonora Vuotto Marano, Rosina Russo
Morra. Alcuni di loro da tempo frequentavano la nostra
chiesa; altri si sono avvicinati a noi da poco. Dietro a ognuno di questi nomi stanno percorsi di fede talvolta tortuosi e
difficili, a significare che la vocazione del Signore è sempre
un fatto personale che ci coinvolge fin nel profondo. È stata
una giornata di festa dunque e soprattutto di riconoscenza
al Signore. Gradito ospite è stato il pastore Giulio Vicentini,
già pastore al Vomero, a indicare il fatto che la predicazione è come una semina che a un certo punto non manca di
portare il suo frutto.
BOBBIO PELLICE — L’assemblea di chiesa riunitasi il 3 dicembre e presieduta da un membro della Ced, constatata
l’assenza di nominativi da designare come pastore titolare
di questa chiesa, ha preso atto che il problema della destinazione di un pastore titolare della chiesa di Bobbio passa
per competenza alla Tavola valdese.
• Il culto di domenica 10 dicembre è stato preparato e condotto dai catecumeni del IV anno, con la guida dell’animatore giovanile Massimo Long.
• Il Concistoro, nel ringraziare Andrea Melli per il lavoro di
cassiere svolto durante questi ultimi cinque anni, dà un
fraterno e caloroso benvenuto alla sig.ra Amanda Re Rostagnol, nominata cassiera a partire dal 1“ gennaio.
• Durante il periodo prenatalizio, anche per quest’anno, le
sorelle dell’Unione femminile hanno svolto un giro di visite
a tutti i membri di chiesa che hanno raggiunto o superato
l’80o anno di età.
• Giovanni Daniele Grand non è più tra noi. Ai familiari
tutti rinnoviamo l’espressione della simpatia cristiana e la
comunione di fede nella resurrezione dei morti in Cristo,
Signore della vita.
ANGROGNA — L’annuncio della resurrezione è stato dato in
occasione dei funerali di Rori Miegge, deceduto tragicamente a Pinerolo, e di Liliana Besson, deceduta a Ginevra.
I funerali si sono svolti rispettivamente a Pradeltorno e al
capoluogo. La comunità rinnova alle famiglie la sua solidarietà nel dolore.
ROMA — Durante l’anno sono stati ultimati alcuni lavori di ristrutturazione della chiesa valdese di piazza Cavour. La Tavola ha iniziato alcuni lavori che hanno modificato la distribuzione degli ambienti nel piano interrato. Sono stati
eseguiti lavori di tinteggiatura nella segreteria della chiesa.
Saranno quanto prima avviati lavori di ristrutturazione nella ex abitazione del portiere.
13
VENERDÌ 5 GENNAIO 1996
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
K*- Convenzione con la Chiesa italiana del Wurttenberg
Una chiesa valdese in Germania
Dopo la decisione del Sinodo una nuova chiesa entra nella
comunione delle chiese valdesi e metodiste
MADDALENA CIOVENALE
Domenica S novembre,
a Stoccarda, il moderatore della Tavola valdese,
• Gianni Rostan, ha firmato la
(Convenzione con la Celiw
■ (Chiesa evangelica di lingua
italiana nel Wurttenberg) in■ sieme ai membri del Consiglio e alla diacona Camilla
Walter Giuliano.
La firma è stata apposta al
termine del culto presieduto
dal moderatore con la predicazione del pastore Christian
Gysin, sovrintendente del 9°
circuito. Erano inoltre presenti i pastori Timm e Von
Rose, del Diakonische Werk,
che hanno dato i loro messaggi fraterni di gioia per l’avvenimento e di augurio per la
continuazione di una forte
collaborazione con la Celiw e
la Chiesa valdese.
La diacona Camilla Walter
Giuliano ha ricordato la lunga strada percorsa per arrivare a questa convenzione e la
k Pastore
Ricerca
teologica
sul «corpo»
femminile
«Quest’anno vorremmo riflettere sulle questioni legate al “corpo” femminile. Lo
spunto ce lo danno i tanti interventi politici e religiosi, dal
Vaticano alle commissioni di
etica, ai gruppi politici femminili». Con questi intenti
viene convocato per i giorni
fra il 28 e il 31 gennaio 1996
presso la Casa valdese di Roma il seminario di aggiornamento per le pastore e le operatrici diaconali delle chiese
battiste, metodiste, valdesi e
luterane. I lavori prevedono
interventi di Alessandra Rocchetti, del V. Woolf di Roma,
e di Annamaria Piussi, di Diotima. Laboratori saranno
condotti da Mirella Abate e
Adriana Cavina, mentre Lidia
Maggi e Francesca Cozzi animeranno una serata di spiritualità. È previsto un documento finale.
Gianni Rostan, Camiiia Walter Giuliano e Christian Gysin
sua importanza per gli emigrati, che così mantengono
un legame più forte e più saldo con la Chiesa valdese e
svilupp-ano nel contempo
quello con la Chiesa evangelica nel Wurttenberg, ospite e sostenitrice. Quasi tutti i
presenti, membri di chiesa,
amici italiani e tedeschi han
no poi partecipato con gioia
all’agape fraterna, ben preparata e gradevole, nei locdi sociali della chiesa che ospita i
culti della Celiw. Erano le prime giornate di freddo intenso, ma non è retorico affermare che tutti ci siamo sentiti avvolti da un caldo alone di
gioia e affetto.
-'-ÌniK
Genova
Gran successo del
coro di voci bianche
ERMINIO PODESTÀ
Nonostante l’inclemenza del tempo e lo
sciopéro degli autoferrotranvieri il concerto del Coro voci
bianche del Convitto nazionale Cristoforo Colombo di
Genova, effettuato nella chiesa valdese di via Assàrotti, ha
ottenuto un grande successo.
Il coro, diretto dal maestro
Paolo Vigo, è una nuova formazione corale nata nel 1994
per sfruttare le potenzialità
offerte dal Convitto proponendo ai ragazzi un impegno,
uno stimolo e un interesse
nuovi, ha già tenuto diversi
concerti a Genova.
Il 17 dicembre, nella chiesa
valdese di via Assàrotti, il coro, accompagnato dal quartetto d’archi composto da Susanna Traverso, barbara Bosio, Maddalena Vitali, Marco
Martina con la partecipazione
del soprano Laura Peccenini
Vigo, diretto dal maestro Pao
de
gioventù evangelica
SOTTOSCRIZIONE 1996
normale........................L. 45.000
sostenitore.......................90.000
estero............................60.000
«3 copie al prezzo di 2»......... 90.000
cumulativo GE/Confronti...........85.000
versamenti da effettuare sui ccp n. 35917004 intestato a:
gioventù evangelica
via Porro LambertenghI, 28
20159 Milano
lo Vigo, ha presentato una
fantasia natalizia eseguendo
canti di varie nazionalità. Fra
i più applauditi vanno sottolineati il canto natalizio cecoslovacco «I pastori della Valacchia» e quello francese «Il
est né le divin enfant».
I ragazzi al termine del
concerto hanno fraternizzato
con gli evangelici presenti e
si sono dichiarati felici di
aver fatto partecipare la gioia
del Natale a tutti.
Nino Bolley
Un pittore
evangelico
per il gruppo
Abele
I trent’anni del Gruppo
Abele, la comunità di accoglienza fondata a Torino da
don Luigi Ciotti, sono stati
ricordati mercoledì 20 dicembre al Circolo torinese
della stampa. Ospite d’onore
il pittore evangelico Nino
Bolley, che vive e opera a
Bardonecchia ed è membro
della comunità battista di
MeanadiSusa. BoUey, legato a don Ciotti da stima e
amicizia, ha preparato per
l’occasione una serigrafia dal
titolo «Improvviso», di cui è
stata realizzata una serie limitata di copie, che sono
state vendute a favore dell’opera sociale condotta dal
Gruppo Abele.
Gad Lerner, vicedirettore
de La Stampa, ha fatto gli
onori di casa, rivelando di
seguire da anni con ammirazione e partecipazione l’impegno di don Ciotti e affermando di sentirsi in perfetta
sintonia, come ebreo, con il
cattolico Ciotti e il protestante Bolley: «Sento che crediamo nello stesso Dio».
Don Luigi Ciotti ha fatto
una rapida carrellata su
trent’anni di lavoro «sulla
strada» alle prese con migliaia di emarginati: tossicodipendenti e prostitute, alcolisti e affetti da Aids. «Non
basta accogliere - ha aggiun^
to - occorre dare dignità e lavoro alle persone; bisogna
informare, prevenire, orientare». Per questo dal Gruppo
Abele sono nate via via cooperative di lavoro e iniziative
editoriali di vario genere. Oggi, da Torino a Corleone, vi
sono 500 gruppi piccoli e
grandi collegati in questo
progetto di vita e di speranza.
II giornalista Diego Calcagno ha parlato più diffusamente del pittore Bolley, definendolo «artigiano dell’arte» e sottolineando la costante ricerca e l’infaticabile
lavoro che sta alla base di
ogni sua opera. Infine Nino
Bolley ha aggiunto poche parole: «Sono pittore, artigiano,
ma soprattutto voglio essere
un cristiano. E come cristiano sento l’esigenza di operare in bene mettendo a frutto
i doni che Dio mi ha dato,
non per me, ma alla sua gloria e a favore del prossimo».
Questi doni si esplicano in
una ricerca affascinante sul
rapporto tra linee e colore.
Per la
pubblicità
su
tei. 011-655278, fax 011-657542
Abbonamento annuo L. 28.000 - Estero L. 33.000
Sostenitore L. 35.000 - Una copia L. 3.500 da versare su c.c.p. n. 14603203 intestato a «L’amico dei
fanciuili - Tavola Valdese» - 20159 Milano - Via
Porro Lambertenghi 28
Agenda
TORINO
VENEZIA-MESTRE — La Federazione
delle Chiese evangeliche del Nord-Est organizza un corso di aggiornamento per monitori e catechisti che prevede una riflessione biblica e pedagogica di Franco Macchi.
Dalle ore 9 alle ore 17 presso la chiesa valdese di via Cavallotti tei. 041-5286797 (Sandra Rizzi).
PADOVA — «La comunicazione massmediale: verità o, manipolazione» è il titolo di
una conferenza del prof. Sabino Acquaviva
che si tiene nel quadro dell’iniziativa «Lunedì con il Sud del mondo»: ore 20,45,
presso il Cuamm in via San Francesco 26.
Per ulteriori informazioni tei. 049-690269.
TRIESTE — Continua il ciclo di lezioni sull’Evangelo di
Luca promosso dal gruppo ecumenico. La prof. MarieFrance Maurin Coìsson parla sul tema «Al di là dell’oppressione-sottomissione religiosa: la liberazione vissuta
dalle discepole di Gesù»: ore 18,30, presso la sede del
gruppo in via Tigor 24. Per informazioni tei. 040-303713.
ROMA — Nfel quadro del corso di formazione del gruppo romano del Sae si tiene un
dibattito con il past. Paolo Ricca, Luigi Sartori e Vladimir Zelinskij sul tema «Chiamati alla riconciliazione: le chiese in dialogo»:
ore 16, presso le suore francescane «Missionarie di Maria» in via Giusti 12. Per informazioni tei.
06-70453555 oppure 06-58331825.
TORINO — Nel quadro della «Settimana
per l’unità dei cristiani» si tiene «la liturgia
ecumenica di apertura» con l’arcivescovo
Giovanni Saldarini, il pastore Emmanuele
Paschetto e padre Giorgio Vasilescu: ore
18,30, nel duomo, in piazza San Giovarmi.
Per ulteriori informazioni telefonare allo 011-6692838.
MODENA — Nel quadro di un ciclo di
conferenze sul tema «Natura e identità» la
Fondazione San Carlo propone la conferenza di Ugo Fabietti sul tema «La costmzione
dell’etnia»: ore 17,30, presso la Fondazione
in via San Carlo 5. Tel. 059-222315.
Nel quadro della «Settimana per l’unità dei
cristiani» si tiene la celebrazione ortodossa «Inno Akathistos alla santissima trinità» con padre Giorgio Vasilescu,
della comunità ortodossa romena: ore 19, nel santuario della Consolata. Per informazioni 011-6692838.
TORINO — Nel quadro della «Settimana
per l’unità dei cristiani» si tiene il culto
evangelico «dare la propria vita per i fratelli». Predicazione dei pastori Marrazzo e Platone: ore 16,30, nella chiesa avventista di
via Rosta 3. Per informazioni 011-6692838.
ROMA — Nel quadro delle attività del
gruppo romano del Sae si tiene l’incontro
di fraternità e preghiera della «Settimana
per l’unità dei cristiani»: ore 17, presso le
suore francescane «Missionarie di Maria»
in via Giusti 12. Per ulteriori informazioni
tei. 06-70453555 oppure 06-58331825.
TORINO — Nel quadro della «Settimana per l’unità dei
cristiani» si tiene «la festa» con la comunità cristiana pemviana: ore 15,30, nel salone della parrocchia di San Secondo in via Gioberti 5. Per informazioni tei. 011-6692838.
TORINO — Per la «Settimana per l’unità
dei cristiani» si tiene il dibattito sul tema
«Le chiese e la nuova immigrazione: comunione nella fede e diversità culturale» con
Bruno Tron, Predo Olivero e Riccardo Maccioni: ore 21, al Seminario metropolitano di
via XX Settembre 83. Per informazioni 011-6692838.
TORINO — Nel quadro della «Settimana
per l’unità dei cristiani» si tengono le liturgie ecumeniche nelle chiese del Cottolengo
di via S. Pietro in Vincoli 2, battista in via
Viterbo 119, del Gesù Nazareno in via Duchessa Jolanda 24, di Nostra Signora della
Salute in via Vibò 24, del Patrocinio di San Giuseppe in
via Baiardi 8, di Pietro e Paolo in piazza Saluzzo; tutte alle
ore 20,45. Per informazioni 011-6692838.
TORINO — Nel quadro della «Settimana
per l’unità dei cristiani» si tiene un concerto
di musiche di F. J. Haydn. Esegue il quartetto «Soli deo gloria» presenta Rodolfo
Venditti: ore 21, a San Domenico in via San
Domenico 0. Informazioni: 011-6692838.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva
realizzata dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche idteme da Raidue alle 23,35 circa e, in
replica, il lunedì della settimana seguente
alle ore 9,30. Domenica 14 gennaio (replica
di lunedì 22 gennaio): Speciale dal Ruanda (l’impegno delle chiese per la ricostruzione); Gospel: voices of glory: fede e resistenza nella musica degli schiavi d’America.
AVVERTENZA: i programmi relativi a questa rubrica vanno
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
14
PAG. 10 RIFORMA
Commenti
venerdì 5 GENNAIO 1996
VEP
-Ritorma
È finita la bella vita?
Giorgio Gardiol
COMMENTANDO gli scioperi e le manifestazioni che
hanno bloccato per tre settimane la Francia, il più
importante newsmagazine americano Newsweek (4 milioni di copie) afferma che in Europa «è finita la bella vita». L'analisi è stringente. Ci sono state manifestazioni in
Italia, in Spagna, in Francia e hanno scioperato e manifestato i gruppi sociali più diversi che hanno però in comune «il motivo della protesta: i tagli alle pensioni,
all’istruzione, all’assistenza medica. Centinaia di migliaia di persone si sono riversate per le strade per un
motivo fondamentale: con la fine del ventesimo secolo,
la “bella vita’’ potrebbe finire per sempre. L’Europa si
trova oggi davanti alla prospettiva di una dose prolungata di austerity. Potrebbero svanire per sempre le cure
termali gratuite per i francesi, l’università gratuita, potrebbero perdersi i sussidi di disoccupazione».
Uno studioso americano, Gary L. Geipel, sostiene infatti che la cosiddetta «economia sociale di mercato, su cui
sono fondati i sussidi, gli ammortizzatori sociali, le riduzioni deU’orario di lavoro, che costituiscono la “civiltà”
europea» è destinata a finire presto se non si vuole che i
paesi europei, coperti di debiti come l’Italia e ia Francia
(meno), facciano la fine del Messico. Bisogna tagliare le
spese: in media 0 2% del prodotto interno lordo. Francia
e Italia anche di più: il 5% (90.000 miliardi per l’Italia). I
governi, quasi tutti centristi e moderati, dovranno cercare di far accettare ai loro cittadini la dieta dimagrante
ma, conclude Newsweek, «i leader europei hanno profondamente sottovalutato quanto sia seducente la bella vita
e quanto sarà tumultuosa la sua fine».
L’analisi di Newsweek si po^a su due concetti economici che stanno diffondendosi nei governi di tutto il
mondo. Il primo afferma che il mercato lasciato libero,
senza regole, porterà sicuramente a un miglioramento
delle condizioni di vita di coloro che vi prendono parte. Il
secondo è che l’unica cosa che conta è U profitto sul capitale investito. Tutte le altre cose (i diritti dei lavoratori, il
rispetto delle regole ambientali) sono una deviazione della «razionalità economica».
L’aspetto più singolare di questa teoria è che da quando
queste sono state applicate in Gran Bretagna e negli Stati
Uniti le cose per la gente sono andate peg^o, c’è stato im
impoverimento relativo. Ad esempio nel 1970 un operaio
americano guadagnava 11,33 dollari l’ora e nel ’93 era
sceso a 9,92 doUarL In Emopa finora è stato applicato un
altro modello di capitalismo, quelle «renano», cosi detto
per il successo ottenuto in Germania. Un modello che afferma che il profitto sociale è altrettanto importante per
l’impresa del profitto degli investimenti e che è essenziale
alla società nella quale l’impresa opera. Un modello che
oggi viene riproposto come programma poiitico, ad
esempio nefie tesi dell’Ulivo. E sulla validità teorica e politica di questo modello si è aperta una vasta discussione
che nei mesi scorsi è stata accolta sui giornali economici
come U Sole-24 ore. Dopo gli scioperi fi*ancesi sembra, secondo Newsweek, che sia sceso in sua difesa anche un
movimento sociale imponente.
Tuttavia non c’è solo questo modello. C’è anche un altra economia che ha presente il limite della crescita, che
denuncia come falsa credenza l’idea dell’onnipotenza
delia tecnologia ed è attenta ai consumi delle fonti naturali e ai pericoli della disintegrazione delle società. È
l’economia che vuole costruire la «società sostenibile». È
l’economia che piace al Consiglio ecumenico delle chiese
. (cfr fi documento «Fede cristiana e economia mondiaie»
in Riforma 42/94), che non vede gli individui come semplici consumatori e che postula la nascita di una società
più sobria, con meno consumi e che sia in grado di dare a
tutti gli uomini e le donne i mezzi di sussistenza per l’oggi
e il domani (dacci fi nostro pane quotidiano).
Per quésto occorre che tutti partecipino alla costruzione del nuovo modello economico e che si cambino gli stili
di vita quotidiani. Non è detto che avere meno non significhi vivere meglio. Il criterio di base per un’economia siffatta è la responsabilità, cioè la capacità di tener conto
delle esigenze di base dei cittadini, di rendere il conto
delle cose che si fanno e di perseguire fi bene anche delle
generazioni future. È l’economia coniugata all’etica per
un società responsabUe, come diceva uno slogan ecumenico degli Anni ’60.
Ripormi
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non
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il ri.
176 del l'gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoii. Le modifiche sono stale registrate con ordinanza in data 5 marzo 1993.
Il mensile «Liberal» nomina Karol Wojtyla
L^uomo delLanno
FULVIO FERRARiO
CON tempestiva e originale intuizione, che colma
una lacuna da tutti avvertita
con intensa sofferenza, il
mensile Liberal ha deciso di
nominare un «uomo dell’anno», a cui dedica la copertina
e di cui regala (nessuno se ne
privi) il poster. Originale è
anche la scelta del personaggio, Karol Wojtyla che, «in
una società mondiale che appare stanca e incerta nella
lunga traversata della transizione post guerra fredda, egli
[Wojtyla, ndr] si sforza, solitario, di tracciare il progetto
per la comunità umana del
terzo millennio», progetto incisivamente sintetizzato nel
titolo di copertina: «Il coraggio dei valori».
I «valori» in parola sono
abbastanza noti: il loro bianco difensore, infatti, sarà anche «solitario», come dice la
rivista, ma gode di una discreta attenzione da parte
dei media. Chi tuttavia volesse informarsi con maggior
ampiezza può leggere qualche stralcio della guida all’educazione sessuale approntata dal Pontificio Consiglio per la famiglia, ad uso
dei genitori.
L’ora, come si sa, è difficile, perché la società permette, o addirittma incoraggia «1’
aborto, la sterilizzazione e la
contraccezione»: non sono
esattamente la stessa cosa,
ma quando la faccenda si fa
seria non è il caso di filosofeggiare troppo, un fulmine
magisteriale ben assestato, e
via. «Educatori, consiglieri e
terapisti del sesso» vanno
presi con le pinze, perché «il
loro lavoro si basa non di rado su teorie malsane, prive di
valore scientifico e chiuse a
un’autentica antropologia,
che non riconoscono il vàiore della castità»: meglio il
prete, le cui teorie invece sono sane e, come la storia da
sempre dimostra, scientificamente inattaccabili.
L’informazione sul cosiddetto sesso sicuro (in funzione anti Aids) non solo è «pericolosa e immorale», ma anche «illusoria», perché l’unica sicurezza autentica viene
dalla castità; un’educazione
costruttiva, a quanto pare.
Il poster pubblicato su «Liberal»
censurerà il profilattico, perché chi si comporta bene
non ne ha bisogno. E gli altri?
Beh, se non danno retta
neanche all’uomo dell’anno
SI arrangino.
L’educatore accorto eviterà di mostrare «graficamente» «tutti i dettagli intimi» del rapporto sessuale:
ben detto, conviene stare sul
generico, pochi disegni, vaghi (per esempio: accoppiamenti di pesci rossi, visto da
lontano), niente foto e, in caso di domande indiscrete a
proposito di quanto visto sui
giornaletti dei compagni di
scuola, fare gli indifferenti,
fischiettando (genitore democratico), oppure (vecchia
scuola) mollare un memorabile manrovescio cbe ponga
per sempre fine a queste curiosità sporcaccione.
Occhio (dei genitori, be
ninteso) anche aile «rappresentazioni grafiche e realistiche del parto» [il corsivo è
mio, ndaj: prima che, con la
loro truculenza, scoraggino
la maternità, sarà meglio sostituirle con altre, non grafiche sembra di capire (letterarie? liriche?) e irrealistiche
(un parto fantascientifico,
quadrimensionale, intergalattico?).
Questi valori, cosi formulati, non paiono a dire il vero,
particolarmente «liberal» ma
tant’è, sono quelli dell’uomo
dell’anno e dei suoi collaboratori. Come rileva la rivista,
essi delineano il progetto
wojtyliano non solo per l’anno, o per il secolo che muore,
ma addirittura per il terzo
millennio. Mancano ancora
quattro anni: se non Liberal,
almeno qualcun altro avrà,
forse, il tempo di ripensarci.
■ Messaggio di Natale per le chiese evangeliche
Dio entra nella nostra vita
KONRAD RAISER*
Il numero 48 del 22 dicembre 1995 è stalo consegnato per l'inoltro postale all'Uffidio CMP
Nord, via Reiss Remoli 44/11 di Torino mercoledì 20 dicembre 1995.
IN India, quando arriva un
visitatore di rango, lo si accoglie offrendogli una ghirlanda di fiori. Questa usanza
ha un significato religioso
profondo: nei tempi antichi,
si offrivano ghirlande agli dei
in segno di venerazione. Così
oggi il visitatore viene accolto come se fosse Dio stesso a
fare visita.
A Natale, celebriamo la venuta di Dio fra noi sotto la
forma di un bambino che si
chiama Gesù. L’apostolo
Paolo, nella sua epistola ai Filippesi, dichiara che Gesù
Cristo, «...pur essendo in forma di Dio, non considerò
l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma spogliò se stesso,
prendendo forma di servo,
divenendo simile agli uomini». Che cosa significa per noi
cristiani il fatto che Dio non
si trovi nei templi, né in un
aldilà insondabile e inaccessibile, ma nella nostra realtà
umana di ogni giorno? Che
Dio, in Cristo, abbia condiviso la nostra esistenza umana
sotto la forma vulnerabile e
debole del bambino della
mangiatoia? Significa innanzitutto che non abbiamo bisogno di celebrare jl nostro
culto in una cattedrale imponente, né in un tempio pieno
di tesori.
Proprio perché Dio è venuto nel nostro mondo e nella
nostra vita, il nostro stesso
corpo umano è diventato un
tempio, il luogo in cui Dio è
presente in spirito. Questo è
vero non solo per noi, ma anche per gli altri; e ogni incontro con l’altro può diventare
incontro con Dio in Cristo.
Anche una semplice baracca
in una «bidonville» di Buenos
Aires, dove si condividono il
pane e il vino, può risplendere della gioia della presenza
divina, così come la mangiatoia risplendeva della gioia
del bambino per il quale «non
c’era posto nell’albergo».
. Dio presente nella nostra
realtà umana di ogni giorno:
anche questo orienta o dovrebbe orientare, in noi cristiani, la scelta delle nostre
priorità. Il messaggio del Natale ci invita a voltarci verso
coloro che sono fuori, verso
coloro che sono emarginati
ed esclusi come i pastori nei
campi, perché proprio a loro
viene annunciata la buona
novella.
In quanto cristiani, quale
espressione dare al nostro
servizio presso gli esclusi del
mondo? Una domenica, al
culto, in una chiesa di un villaggio dell’India del Sud, sono state offerte alcune paia
di sandali. Quelli che li hanno ricevuti erano dei Dalit.
Una volta i Dalit non erano
autorizzati a portare scarpe,
ed è ancora così oggi nei villaggi di alcune regioni dell’India. Questa misura viene
loro imposta dagli altri che li
chiamano col termine ingiurioso di «intoccabili» e che li
considerano buoni tutt’al più
a camminare scalzi nella polvere delle strade, per cui offrire un paio di sandali a un
Dalit è come offrire una ghirlanda di fiori al dio che viene
in visita.
Questa festa di Natale sarà
per noi, lo spero, l’occasione
di accogliere e di onorare almeno una persona che non fa
parte della nostra cerchia abituale, come se fosse Dio stesso che venisse a farci visita. E,
in verità, Dio oggi viene a noi!
* Segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese
Tomasetto
«Finalmente la
lettura biblica
è stimolata»
«La Bibbia nella vita della
chiesa» è il titolo di una «nota
pastorale» della Commissione per la dottrina della fede e
la catechesi della Conferenza
episcopale italiana (Cei), resa
nota in questi giorni. La nota
pastorale rilancia il ruolo della lettura biblica, sottolineandone l’orizzonte ecumenico e
la necessità di una collaborazione fra le chiese per la sua
diffusione.
Commentando la pubblicazione della nota, il presidente
della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia (Fcei),
pastore Domenico Tomasetto, ha affermato: «Dal tempo
della lettura proibita (se non
autorizzata dall’ordinario
diocesano) a quello della lettura stimolata e favorita è
passata molta acqua sotto i
ponti. Se l’entusiasmo dei
promotori può determinare i
risultati che ci si propone, allora c’è da gioire perché la
Bibbia sta per diventare davvero il libro di fede di tutti. Su
questo punto la divisione interna al mondo cristiano
sbiadirà sempre più per lasciare il posto al popolo di
Dio che vive le sue diversità,
ma le sa motivare sul testo biblico frequentato a lungo e in
profondità. La Bibbia fa cadere pregiudizi, paure e fraintendimenti ed espone tutte le
nostre diversità al vaglio del
testo biblico: solo quelle che
reggono possono giustificarsi.
Una sfida e una possibilità di
rinnovamento per tutti».
Contro le sette
religione a
scuola
Henri Tincq commentando
su «Le monde», il più importante quotidiano francese, la
morte di 16 adepti dell’ordine del «Tempio dei sole» osserva: «In vista del 2000, i
profeti dell’apocalisse sorgono come funghi dopo la pioggia. L’affossamento delle
ideologie laiche, la perdita di
influenza delle chiese storiche, la rottura dei legami sociali, la crisi dei valori hanno
trasformato il mondo in un
mercato di “credenze” dove
convivono il serio e il corrotto, il folclore e il dramma. Chi
poteva dubitare che, una volta relegata la religione alla
sfera del “privato”, la questione del “senso della vita”
non risorgesse in tutta la sua
drammaticità?
In un paese cattolico come
la Francia si vendono più libri sull’esoterismo che sul
cristianesimo. (...) Inoltre in
più gruppi sincretisti, come
l’ordine del Tempio del sole,
si ritrovano in una costellazione mistico-esoterica, a base di tradizioni antiche e parallele, di gnosi, di pratiche
alternative (le “medicine dolci”), di modi di vita comunitari, di pratiche psicologiche
transpersonali. È la nuova
controcultura degli Anni '90,
segnata dalla fluidità e dalla
eterodossia dei convincimenti di fede».
Che fare? Reprimere legalmente le sette? si chiede
Tincq. No, conclude, occorre
ascoltare le proposte di Jean
Baubérot, il protestante direttore de l’Ecole pratique
des hautes études, «di una
reale apertura delle scuole alla cultura e alla storia delle
religioni, con finalità di conoscenza e di comparazione.
Tra i corsi confessionali come in Italia e in Germania e il
quasi-niente come in Francia
c’è una via di mezzo, che
avrebbe il merito di provare
che la “prevenzione” contro
le sette può cominciare fin
dalla prima infanzia e che è
diventata, per i poteri pubblici, una priorità».
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Ì2È. VENERDÌ 5 GENNAIO 1996
PAG. 11 RIFORMA
La lettera della settimana
Forse ¡ vecchi metodi di apprendimento erano migliori
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Gentile direttore,
due contributi letti su
Riforma (n. 44) mi «stuzzicano» a partecipare ai lettori le
mie riflessioni.
Si tratta di due argomenti
apparentemente alquanto diversi, ma che in me sono
strettamente legati: il documento sulla scuola e l’articolo
di Bruno Bellion «Preghiere»
sul L’eco delle valli valdesi.
Premetto che la scrivente è
oramai nella terza età ed è
ben consapevole che le esperienze degli anziani raramente servono ai più giovani; ma
forse qualcuno potrebbe an, che farci una riflessione. Io
ho cercato di applicarle in 47
anni di insegnamento in
scuole statali e di 60 di lezioni
private e ho avuto, spesso a
posteriori, la gratitudine dei
miei alunni. Comincio dalle
«Preghiere»: ho avuto la fortuna di godere di lezioni di
religione e di culti per bambini regolari fino alla mia confermazione, all’età di 14 anni.
La nostra comunità per 27
anni ha avuto un pastore con
pochissima «comunicativa»:
esistevano solo lezioni frontali e predicazione, mai uno
scambio di idee o incontri di
altro tipo tanto che ci meravigliammo molto quando nel
culto, in occasione della morte di mio fratello in guerra, il
pastore ci seppe dire, tramite
inni e poesie, delle parole così toccanti che conservo ancora oggi. L’insegnamento
consisteva nello studio a mo'mo ria di racconti e versetti
• biblici, di tutto il piccolo catechismo di Lutero e di numerosi inni e preghiere, il cui significato allora per noi restava spesso molto superficiale.
!■ Usiamo
la «Ri-riveduta»
Aldo Ribet segnala giustamente (sul n. 48 del 22 dicembre nella «Pagina dei let. tori») una certa discontinuità
nell’uso della traduzione biblica per il lezionario Un
giorno, una parola. Questo
vale soprattutto per il lezionario del 1995, dovrebbe valere meno per quello del 1996
in quanto è stata data a tutti i
collaboratori (una dozzina)
l’indicazione di servirsi unicamente della cosiddetta «Ririveduta», di cui fino all’anno
scorso esisteva solo il Nuovo
Testamento, mentre ora è
completa anche dell’Antico.
La «Ri-riveduta» non è una
vera e propria revisione della
Riveduta ma piuttosto una
(quanto mai opportuna) potatura del suo testo, per liberarlo dagli arcaismi e toscanismi più vistosi, oggi caduti
completamente in disuso. La
«Ri-riveduta» completa non è
■àncora molto diffusa nelle
chiese, mentre il Nuovo Testamento vi circola largamente da alcuni anni. Può
darsi che qualche collaboratore del lezionario Un giorno,
Una parola non abbia seguito
l’indicazione data e si sia servito di una traduzione diversa dalla «Ri-riveduta», ma
questo non sarebbe dovuto
accadere.
Quanto ai versetti non ri
Erodotti per intero, Aldo Riet ha ragione di lamentare
Certe loro amputazioni, ma
di queste cose non siamo responsabili noi, bensì i Fratelli Moravi stessi: ci sono
heiroriginale che noi traduciamo.
Molto pertinente, infine, è
l’osservazione conclusiva di
Aldo Ribet sul valore ^el legionario: oltre ad aiutare
Ognuno a nutrirsi regolarmente della Parola di Dio,
Alla confermazione io pronunciai ad alta voce il «Credo
apostolico», mentre la mia
compagna, con la sua bella
vocina , cantò «Mi prendi per
la mano». Le parole studiate
tuttavia rimasero dentro di
noi. J^on so quanto profonda
sia la mia fede, molto alternante, certo, durante la mia
vita; so, però, che quando mi
allontanavo troppo dal Signore, Egli mi «ripescava» in vari
modi, molto spesso anche facendomi venire in mente
questo o quel passo studiato,
la cui comprensione col passar degli anni cresceva. E mi
rendo sempre più conto quale ricchezza quel pastore ci ha
dato: «Non parole, no, che il
vento invola...»; e se un giorno, forse, non potessi più leggere io stessa la Bibbia, conoscerei sufficienti parole di cui
nutrirmi.
E questo metodo di apprendimento, anche mnemonico, di contenuti, oggi rite
huto superato, era adottato
pure neH’insegnamento scolastico. Crebbi sotto il fascismo: fummo indottrinati?
Certo, e molto. Eppure allora
lo studio della storia, specie
antica, e la lettura degli autori
classici ci aprì la mente e svegliò in noi un forte senso critico; in altri questo senso critico apparve più tardi, spesso
sulla scia di quanto avevamo
appreso bene anche molti
anni prima. Non occorre lo
studio delle «attualità» per
comprendere il mondò contemporaneo. Se si ha realmente presente quanto hanno detto e fatto i nostri padri
vi si trova tutta la realtà, anche quella di oggi. Ma bisogna aver riflettuto e riflettere
su quanto si studia, farlo proprio, accettando o respingendone le affermazioni.
Quanto ho appreso continuerà a crescere dentro di
noi e a portare fmtti. Solò allora lo studio del nostro tem
po acquista senso e non sarà
solo «chiacchierata», spesso
assai unilaterale e con il rischio di plagio. Sì, ben vengano - e sono necessari - anche
tutti i confronti di idee sulle
attualità e tutti gli insegnamenti su fatti e tecniche moderne (che però spesso si imparano meglio fuori scuola).
Non propongo di tornare ai
metodi di studio mnemonico
di un tempo, ma al «rem tene» (= possiedi gli argomenti)
di Cicerone sì. La scuola non
è fatta solo per «sentirsi bene», per crogiolarsi e «socializzare». Cicerone ammonisce i docenti a conoscere a
fondo i loro alunni e ad aiutarli a trovare la loro strada.
E questo vale anche per la
scuola domenicale e le lezioni di catechismo: è bene e
necessario discutere dei problemi dei giovani, ma poi devono restare conoscenze reali, un seme che possa crescere e portare frutto, un noc
La vignetta
.JCpALblAVOLO? SAI, UN ESSERE
SDPREMO.VOLTO AL, MAZIOHE,corro» E DMUlOMEOElL'UOMO?
NON CREDO CHE L’UO- I
TO ABBIA B190&N0 DI*
-----PER
esso dà a chi se ne serve la
gioia di vivere ogni giorno,
attraverso la lettura degli
stessi passi biblici, la vasta
comunione di fede creata in
tanti paesi e in tante comunità diverse dalTunica Parola
di Dio.
Colgo perciò l’occasione
per esortare ogni lettore di
Riforma a procurarsi una copia di Un giorno, una parola.
Gli sarà compagna fedele per
tutto l’anno. Sarà una compagnia gradita, alla quale
sarà difficile rinunciare.
Paolo Ricca - Roma
I Bahá^í sono
una nuova
religione
Con riferimento all’articolo
di Enos Mannelli dal titolo «I
Bahá’í: la religione della progressività della rivelazione e
la tentazione di essere Dio»
{Riforma del 27 ottobre), desidero fare qualche precisazione.
1) «...è sorta da una scissione in seno all’Islam»: la fede
Bahá’í ha avuto la sua culla in
un paese di fede islamica
sciita, così come il cristianesimo ha avuto la sua culla in
un paese di fede ebraica.
Quindi, così come il cristianesimo non si può considerare sorto da una scissione
con l’ebraismo, la fede Bahá’í
non si può considerare nata
da una scissione in seno
all’Islam. La fede Bahá’í, così
come quella cristiana, è una
religione universale e indipendente sia dall’Islam che
da qualsiasi altra religione
esistente. 11 suo fondatore,
«Bahá’u’lláh» (gloria di Dio),
e lo stesso Gesù sono nati e
vissuti in paesi di fede islamica ed ebraica, ma le fedi che
hanno poi proclamato sono
totalmente distinte dal ceppo
in cui sono nate.
Tra l’altro la Corte d’appello religiosa di Bebà (Alto Egit
to) del 10 maggio 1925, sanzionata dalle più alte autorità
ecclesiastiche del Cairo, ha
così dichiarato: «...la fede
Bahà’i è una nuova religione
indipendente con credi, principi e leggi proprie, che differiscono e sono aspramente in
contrasto con i credi, i principi e le leggi dell’Islam; pertanto nessun Bahd’i può essere
considerato musulmano e viceversa, così come nessun
buddista, bramino o cristiano
può essere considerato musulmano e viceversa». Un corollario di quella dichiarazione
fu il giudizio finale ufficiale
emesso a richiesta del ministro della Giustizia dal Gran
Muftì d’Egitto'.
2) «Ci sono sembrate [la lingua universale, il divieto di
assumere alcolici, il codice
dei diritti umani, ecc.] delle
pie banalità». Direi che è superfluo commentare, dato
che non credo proprio che
questi temi siano banali; non
lo è il tema dei diritti umani,
con tutto quello che leggiamo sui giornali e vediamo in
televisione: i valdesi non
hanno forse loro stessi sofferto proprio a causa della mancanza di rispetto dei diritti
umani? E l’alcolismo nel
mondo? In Italia muoiono
ogni anno oltre 50.000 persone a causa dell’alcol, molto
più dei morti per droga. Ogni
nuova manifestazione ha
portato nuove leggi sociali; le
guerre sono nate dalla difficoltà di poter dialogare con
una lingua comune oltre alla
propria. Sarebbe utile chiedere che cosa ne pensano i
milioni di esperantisti.
3) «L’affermazione che il sigillo posto dall’Islam alla rivelazione divina è stato strappato in nome della "progressività” della rivelazione stessa,
ci sembra una maldestra scopiazzatura del magistero cattolico “norma proxima” della
verità: gira e rigira (...) Roma è
sempre "mater et magistra”».
Uno dei motivi che il potere clericale islamico ha ad
dotto per perseguitare ferocemente i Baha’i è basato sul
fatto che essi considerano
Mohammed il «Sigillo dei
profeti»: cioè dichiarano che
nessuna nuova rivelazione^
può venire dopo Mohammed. Siccome invece là fede
Baha’i proclama il concetto
della rivelazione progressiva,
e cioè che Dio ha sempre
educato ed educherà l’umanità inviando alla stessa delle
manifestazioni di Dio che
portano all’umanità insegnamenti adatti a quel momento
e a quel luogo, essa è considerata eresia e i Bahà’i eretici
e quindi passibili di morte.
Quindi quanto sopra riportato è quello che ha provocato
la feroce persecuzione contro
i Baha’i, e che ha condotto al
martirio più di 20.000 suoi
seguaci: uomini, donne,
bambini colpevoli solo di
aver riconosciuto in Babà’
u’ilàh la nuova manifestazione divina per questa epoca, e
di proclamare principi quali
quello dell’unità di Dio, delle
sue manifestazioni e del genere umano.
4) «Quando invece si pretende di essere non i segnali
indicatori (sempre imperfetti)
della realtà di Dio, ma di incarnare la realtà stessa, allora non possiamo che dissentire in pieno». Non riesco a capire da dove è nata questa riflessione, anche perché i
Bahà’i si sentono ben lontani
da essere tentati di essere
Dio. Bahà’u’llàh, la manifestazione di Dio, dichiara che
Dio è inconoscibile e molto
lontano da noi. «Fonte d’ogni
sapere è la conoscenza di Dio
- esaltata la sua Gloria - e
questa non può ottenersi per
altra via fuorché tramite la
conoscenza della Sua Divina
Manifestazione»^. «L’uomo
che desidera conoscere Dio
deve prima cercarLo nello
specchio perfetto: Cristo o
Bahà’u’lldh. In ciascuno di
questi specchi egli troverà riflesso il Sole della Divinità
(...) Come conosciamo il sole
ciolo duro su cui costruire
anche dopo. «La fede viene
dall’udire», dice l’apostolo
Paolo, anche dal riascoltare
le nozioni che abbiamo dentro di noi e che possiamo «tirar fuori dai cassetti» per un
certo tempo chiusi.
Insegniamo ai giovani a
conquistare qualcosa con fatica per possederlo veramente e ricordarlo per sempre.
Questo, secondo la mia esperienza, vuol dire preparare i
giovani per la vita: dar loro
una ricchezza interiore, far
loro capire che questa conta
molto di più di ogni altra cosa ed è durevole. Studieranno
chi più chi meno volentieri
ma avranno la sensazione,
ogni giorno, di aver appreso
qualcosa, di essere divenuti
un po’ più forti e saggi, e non
solo di aver parlato di attualità non ancora concluse e il
cui effetto non è ancora sperimentato. Il nostro mondo'
così scombinato e povero di
valori ha bisogno di ritrovare
questa ricchezza interiore.
Le conoscenze reali, anche
se molto varie, mi hanno fatto scoprire che «il vero senso
della mia vita sta nell’incontro con il Signore». Certo
questa scoperta è un dono,
una grazia, sostenuta però
sempre da quanto appreso, e
ha bisogno del continuo colloquio con Dio. E allora mi
chiedo: è colloquio sincero
solo il pensiero proprio q non
può esserlo altrettanto quello
espresso, forse meglio che da
me da altri, in parole apprese, ma fatte mie e pronunciate appunto nella comunità
dei santi?
Jolanda Schenk - Merano
fisico dallo splendore, dalla
luce e dal calore, così conosciamo Dio, il Sole dello Spirito, che brilla dal tempio
della Manifestazione, dai
Suoi attributi di Perfezione,
dalla bellezza delle Sue qualità e dallo splendore della
Sua Luce»\
Sul tema di Dio, della Creazione e del ruolo delle Manifestazioni di Dio, Bahà’u’llàh
ha rivelato un intero volume
dal titolo II Libro della Certezza, disponibile presso la Casa
editrice Bahà’i (Ariccia). Per il
resto l’articolo in questione è
molto preciso.
(1) Dio passa nel mondo (Shoghi Effendi, Roma, 1968).
(2) Per rivelazione si intende la
venuta di una manifestazione di
Dio, come per esempio Abramo,
Mosè, Krishna, Zoroastro, Cristo,,
Mohammed, Bahà’u’llàh.
(3) Tavole di Bahà’u’llàh, pag.
20.
(4) Bahà’u’llàh e ia Nuova Era,
Roma, 1983, p. 140.
Vittorio Robiati - Bologna
M Appello per
César Barrios
Abbiamo ricevuto notizia
del caso di César Barrios, che
il 4 novembre 1995 è stato
catturato su un autobus
mentre si recava a Pirapey
per un seminario sull’obiezione di coscienza. Il suo
documento della Commissione dei diritti umani del
Parlamento paraguaiano che
lo identificava come obiettore di coscienza, fu fatto a pezzi dai militari. César Barrios è
stato portato in una caserma,
per 3 o 4 ore torturato e insultato dai militari, è riuscito
a fuggire e a tornare ad Asunción: si sa che si trattava della
Terza divisione degli Zappatori della Città dell’Est.
Questo è il settimo caso di
sequestro di un obiettore di
coscienza. Chiediamo che si
investighi a fondo sul caso,
così come su tutti gli atti di
violenza o intimidazione
contro obiettori di coscienza,
con stretto riferfmento alla
legge. È di grandissima importanza che i responsabili
siano portati di fronte alla
legge. Chiediamo anche che
si indaghi sugli atti violenti di
cui frequentemente sono oggetto i militari durante il servizio di leva e che hanno causato morti e feriti. Perciò
consideriamo di grande importanza che lo Stato prenda
le misure necessarie per rendere istituzionali delle alternative al servizio militare.
Siamo a conoscenza degli
sforzi legislativi anche da
parte della società civile; tali
alternative rappresentano
un’espressione viva di democrazia che può contribuire a
superare l’eredità di autoritarismo e disuguaglianza che
decenni di dittatura hanno
impresso alla società nel Paraguay. Invitiamo pertanto a
rivolgere appelli in questo
senso indirizzandoli a: Presidente del Congresso nazionale, señor Miloiades Rafael Casabianca, Av. República y 14
de Mayo, Asunción (Paraguay). Fax: 00595-21-443090.
(a cura di Hedi Vaccaro)
• Errata
Nel n. 47 del 15 dicembre è
stato pubblicato a pag. 5 un
articolo di Paolo Fabbri, dal
titolo «I credenti devono essere in prima linea per affermare la fiducia in un Dio tollerante», con un errore: nella
frase «concezione laica della
società molto cara ai protestanti italiani, minoranza religiosa (...) priva di profonde
tradizioni culturali laicistiche», è stato omesso, in corrispondenza dei puntini, «in
un’Italia». La frase corretta
suona così: «minoranza religiosa in un’Italia priva di
profonde tradizioni culturali
laicistiche». Il senso è ovviamente del tutto diverso.
Invece sul n. 45 del 1“ dicembre una frase della lettera
di Domenico Manaresi («Laicità», pag. 11), è risultata travisata: là dove è stampato
«estende la possibilità della
bestemmia verso le divinità di
tutte le religioni...» si legga invece: «Estende la punibilità
della bestemmia...».
Ancora sul n. 48 del 22 dicembre, a pag. 6, è comparso
un articolo dal titolo «Il protestantesimo oggi è ancora
attuale?» erroneamente attribuito a Enos Mannelli, mentre l’autore è Salvatore Carcò.
Ce ne scusiamo con i lettori e con gli autori.
RINGRAZIAMENTO
«In pace dormirò perché
tu solo, 0 Eterno,
mi fai abitare al sicuro»
Salmo 4, 8
I familiari di
Rori Miegge
ringraziano tutti coioro che hanno
preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
ai carabinieri di Pinerolo, aila ditta
Manassero e al pastore Franco
Taglierò.
Angrogna-Pradeltorno
14 dicembre 1995
RINGRAZIAMENTO
«lo rimetto il mio spirito
neile tue mani»
Salmo 31,6
I familiari di
Luigia Long ved. Peyronei
di anni 82
profondamente commossi per la
grande dimostrazione di affetto,
ringraziano tutti coloro che con
scritti, parole di conforto e presenza al funerale hanno voluto
essere loro vicino in questa triste
circostanza.
Un ringraziamento particolare
a parenti e amici, che sono stati
di grande aiuto durante la malattia, al dott. Broue e al past. Winfrid Pfannkuche.
Pramoilo, 22 dicembre 1995
16
PAG. 1 2
RIFORMA
ViL-LAGGio Globale
venerdì 5 GENNAIO 1996
All'indomani delle recenti elezioni amministrative che hanno confermato l'immensa popolarità di Nelson Mandela
Il lento cammino della democrazia nel Sud Africa del dopo apartheid
FEBE CAVAZZUTTI ROSSI
IN calce aH’ottimo articolo
di Jean-Jacques Peyronel
sulle elezioni amministrative
in Sud Africa (Riforma del 24
novembre 1995), può essere
interessante qualche notizia
aggiuntiva che precisa il quadro della situazione. Dice
l’articolo che l’African National Congress (Anc), così largamente vincente, ha dovuto
rammaricarsi solo della bassa
percentuale di votanti: vediamo quali sono le ragioni.
1 titoli a caratteri cubitali
che annunciavano i risultati
delle elezioni del 1“ novembre suonavano tutti come
quello del Weekly Mail: «No
apathy, but plenty of poli errors» (Nessuna apatia, ma
tanti errori nelle liste elettorali). Infatti mille difficoltà
hanno complicato l’organizzazione dei seggi, particolarmente nelle desolate terre
delle riserve, cancellate sì
dalla carta geografica per essere inglobate nelle più ampie nuove regioni, ma ancora
esistenti nella loro realtà di
miseria. Fino alla caduta
dell’apartheid la registrazione anagrafica della popolazione nera era solo un fatto
di uffici della polizia per il
controllo sullo «sviluppo separato» ed essendo i neri privi di diritti civili, remissione
di documenti personali non
esisteva, salvo che per ragioni, appunto, di polizia. In tre
anni c’è stato uno sforzo ammirevole per impiantare
l’anagrafe di circa 30 milioni
di individui, che però è ancora piena di buchi e lacune.
Vige in Sud Africa il sistema
che chi ha diritto di voto deb-
ba spontaneamente iscriversi
nelle apposite liste entro una
certa data. Alle elezioni politiche, tutto sommato, è stato
più semplice, perché era sufficiente esibire un documento di riconoscimento al momento del voto, ma in queste
amministrative era anche necessario avere la residenza,
ed era compito dei seggi il
controllo della effettiva residenza degli iscritti: un compito improbo.
È così avvenuto che centinaia di migliaia di potenziali
elettori neri, dopo ore di paziente coda, sono stati respinti perché il loro nome
non appariva negli elenchi
definitivi. Fra questi sfortunati anche personaggi ben
noti, come la segretaria generale del South African
Council of Churches, Brigalia
Barn. Se poi dalle aree urbane ci si addentra nelle vaste
zone rurali e nelle riserve, oltre i luoghi praticati dai bianchi servite da ottime infrastrutture, arrivare ai seggi
elettorali è quasi un miracolo. Non ci sono strade di accesso, ci sono larghi tracciati
sterrati aperti da bulldozer
che non si sa mai dove vadano a finire.
Nel KwaNdebele i fuoristrada che dovevano portare
le schede nell’area del Mpurfialanga si sono smarriti e
sono stati ritrovati dagli elicotteri della polizia dopo tre
giorni di ricerche. Nel frattempo altri camion sono stati mandati e sono arrivati
nella serata del 1“ novembre.
Gli aspiranti al voto non si
sono mossi dalla lunghissima coda, hanno atteso fino a
36 ore e le votazioni si sono
L’arcivescovo anglicano del Capo, Desmond TUtu
chiuse alle sei del mattino
del giorno seguente. Questo
e molti altri fatti, che sarebbe
bello poter narrare per esteso, hanno smentito i timori
di quanti pensavano che la
grande massa dei più miseri
sarebbe stata poco coinvolta
dalle amministrative. Al contrario, soprattutto nella regione del Capo, c’è stata la
paura che le migliaia di respinti alle urne si coagulassero in una folla inferocita e
creasse disordini. Ma tutto è
andato liscio: una grande'dimostrazione di paziente e civile determinazione.
È stata ánche.una dimostrazione che vivere insieme
si può. I meticci, che nelle politiche si erano sentiti più al
sicuro sotto le ali del National
Party, hanno votato in maggioranza per l’Anc. Nell’area
totalmente bianca di Pretoria,
nella città boera di Ventersdorp (la patria del terrorista
di estrema destra Eugene
Terre Bianche, dove se un nero si azzardava a girare fuori
dal lavoro veniva bastonato) i
bravi bianchi hanno servito tè
e Sandwich sui prati ben rasati, davanti ai loro seggi. Ma la
cintura del ghetto nero fa
parte ormai della municipalità e il sindaco eletto è un
giovane nero, nato e cresciuto in una baracca senza acqua, luce e servizi: Meshack
Mbambalala, che ha 26 anni e
non aveva mai messo piede
nella sua città.
Vale anche la pena di chiedersi come mai il seguito
deU’Inkhata con il suo capo
Buthelezi sia sceso sotto l’l%
e come mai nel Natal le minacce di licenziamento dei
fattori bianchi alla manodopera nera che dimostra una
qualche politicizzazione,
questa volta non abbia avuto
effetto. Un elemento importante è dato dall’incriminazione del potentissimo ex
ministro della Difesa, Magnus Malan, agli arresti domiciliari con l’accusa di essere il mandante nel 1987
dell’assassinio di un nucleo
familiare di 13 persone, con
donne e bambini, che ha dato il via ad anni di massacri
fatti passare come scontri etnici. Lo stesso Buthelezi è
stato a un pelo dall’incriminazione, e non è detto che
non lo sia più avanti, ora che
le trame per la destabilizzazione sono state svelate.
Questo spiega anche la
scomparsa politica di De
Klerk e la sua invisibilità nella
campagna elettorale: cresce
la consapevolezza che nel
passaggio dall’apartheid alla
democrazia ha saldamente
tenuto i piedi in due staffe:
una era il complotto fra alti
gradi delle for?e armate, servizi segreti e l’appoggio esterno di Buthelezi per l’addestramento di una forza di
guerriglia e squadroni della
morte; ma questa è una lun
ga brutta storia che non si
può dire in poche righe. Dalla
stampa si ha l’impressione
che se De Klerk non è stato
ancora travolto del tutto, lo
deve a Nelson Mandela che
gli fa da scudo.
Tuttavia a seguito delle
elezioni brutte polemiche
lambiscono anche la persona
del presidente. Il suo partito,
l’Anc, ha avuto bisogno di
soldi, di molti soldi, per sostenere una vastissima operazione di educazione al voto, affiancata da progetti di
rilevamento sociale, e li ha
cercati all’estero, da qualsiasi
governo disposto a darglieli.
L’Anc e Mandela sono una
cosa sola e Mandela conduce
la politica estera del Sud Africa in prima persona: dargli
soldi per il partito è mettere
un’ipoteca sulla sua politica
estera. Il manifesto preelettorale del partito proclamava
che il canone di comportamento con le nazioni del
mondo sarebbe stato il rispetto per i diritti umani ma
il presidente è andato a raccogliere soldi nei paesi del
Golfo, nel Marocco, in Indonesia malgrado l’oppressione del Timor orientale, ha ricevuto 10 milioni di dollari
da Taiwan, benché voglia riconoscere ambedue le Cine
per non perderne i promettenti mercati, e si sospetta
che anche la Nigeria abbia
dato qualcosa per infiacchire
la resistenza del Sud Africa
contro il regime militare di
quel paese. E i diritti umani?
Ci sono ancora vigili sentinelle: prima fra tutte la voce
forte e amata di Desmond
Tutu. E c’è anche, finalmente, una stampa libera.
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