1
999
•
Sp.>dizione in a. p. 45
,irt. 2 comma 20/B leg
Filiale di Torino
In caso di mancato
re
ii
m
L'Editore si
SKTTIMANALK DKl.LK C HIKSK KVANCKI.ICHK BATTISIK, Mi:TODISTK, VALDESI
snca
re da
ie, si
pido
iteci
e inturadere
ione
' deinoni
nani
rapinità
ìtoli«Vecana
nine un
tato
le di
1 sacrealiz; ecuna
lesta
dese
inny
rigo,
prestati
in le
lopo
Iterla 82
1 se; e a
nua1 cuione
'utuiinofetti
letto
icità
ibra
luasi
tà in
o né
r ca
•it;
!5
An
/ro
rica
)ce,
lioi,
oca
Pul
irà)
100;
)00;
»0.
0.
ibu
cfie
;MP
LA FORZA
DELLA PAROLA
«E Gesù le disse: “Per questa parola,
va', il demonio è uscito da tua figlia’’»
Marco 7,29
TICCO un testo, la richiesta di una
ij donna siro-fenicia (Marco 7, 2430), dove Gesù, una volta tanto, non
ha l’ultima parola. Un racconto in cui
la tesi di un’altra persona prevale su
quella di Gesù. Sembra straordinario,
inverosimile, e si tratta persino di una
personà estranea al mondo ebraico,
una straniera per nazione e per religione. Di questa donna non conosciamo il nome né ci viene detto altro di lei
se non che è anche madre: madre di
una bambina malata. Si avvicina a
Gesù in una casa: ambiente normale
per una donna seria, si inginocchia e
prega Gesù. Lei intercede per la sua
bambina, non per se stessa. Ma la risposta che lei riceve mi ha colpita,
quasi scioccata, perché straordinariamente diversa da quelle che Gesù dà
solitamente. A questa donna Gesù
esprime un netto rifiuto con una
sprezzante metafora che paragona lei
e sua figlia a cagnolini che non devono
essere nutriti con il pane dei figli.
Tuttavia la storia non finisce qui
perché la donna insiste. Contrariamente a quanto ci si potrebbe
aspettare, reagisce rispondendo con
intelligenza e audacia alla metafora di
Gesù: «Si, Signore, ma i cagnolini sotto
la tavola mangiano le briciole dei figli». Questa risposta, direi ostinata,
convince Gesù. A causa di questa «parola» Gesù accoglie la sua richiesta. E
lei crede alla «parola» data di Gesù e
corre a casa dove trova la bambina
guarita. Ecco la forza delle parole,
dell'argomentazione, della comunicazione. Questa donna ha saputo superare l’ostacolo non con gesti di umiltà:
avrebbe potuto piangere di fronte alla
prima risposta, mettersi a pregare, insistere sottomettendosi. Comportarsi
più «da donna» insomma. Invece no,
ribatte, discute e ottiene ciò che vuole.
Da dove le viene questa forza, questa
tenacia? Penso dal fatto che non chiede per se stessa: intercede per sua figlia. Spesso siamo più combattivi
quando dobbiamo difendere qualcun
altro, chiedere per qualcun altro, soprattutto quando questo altro è una
persona che amiamo e che soffre.
Questo racconto mi ha guidata a
riflettere sulla forza che sta nella
parola. Chi non ha parola, chi non ha
voce è escluso dalla vita sociale, è solo,
condannato in qualche modo alla solitudine. Ma questo non è soltanto grave
per quella persona ma anche per gli altri perché sottrae alla società, ma anche
ttlla chiesa, un pezzo di vita. Quante
volte anche nella nostra vita privata e
pubblica usiamo negare la parola:
«Chiudi la bocca!». Esercizio di potere
dei genitori nei confronti dei figli, di in'regnanti nei confronti di alunne e
alunni. Di uomini nei confronti di donne. Avere la parola e dare la parola. Noi
abbiamo una guida, la «Parola di Dio»,
che ci dà un forte punto di partenza in
comune, e abbiamo la «parola», possianto parlare e comunicare e tante altre
persone ci ascoltano. Abbiamo anche
noi la possibilità di essere intelligenti e
ostinati per noi, ma anche per coloro
che sono senza possibilità di esprimersi.
Se una donna di minoranza, straniera,
di un’altra religione, riesce ad convincere Gesù perché crede comunque in
^ui, quante più possibilità abbiamo
noi, che siamo tanti, di convincere altre
persone delle nostre richieste se sono
portate avanti con intelligenza, audacia e anche ostinazione? A noi è data la
duplice parola. Usiamola.
Karola Stobàus
dai culti mattutini al Sinodo
L'Onu ha saputo garantire lo svolgimento del referendum ma non il rispetto dei risultati
Continua il massacro a Timor Est
Tra rimpalli di responsabilità e crudeli ipocrisie, TOnu si è trovata di nuovo prigioniera dei
propri meccanismi. Il Consiglio ecumenico aveva espresso da tempo forti preoccupazioni
_______JEAN-JACQUES PEYRONEL_______
JOSÉ Ramos-Horta, premio Nobel per la pace 1996, scriveva su
International Herald Tribune, il 14
ottobre 1996: «Quando ero ragazzo
a Timor, allora ancora colonia portoghese, tutti mi chiamavano “o
americano” per via della mia ammirazione per gli Stati Uniti (...).
Nell’estate del 1978 mia sorella Maria Ortensia rimase uccisa da un
aereo Bronco di fabbricazione
americana. Lo stesso anno persi
due fratelli, Nunu e Guilherme: il
primo ucciso da un fucile d’assalto
automatico progettato negli Stati
Uniti, il secondo nel corso di un
bombardamento compiuto da un
elicottero di provenienza americana su un villaggio di Timor Est. La
mia personale visione degli Stati
Uniti andava in frantumi. Il giovane “americano” aveva ora le prove
tangibili dell’ipocrisia dei loro leader e del loro sistema politico».
Questa autorevole testimonianza
racchiude il senso della tragedia che
si sta consumando a Timor Est, parte orientale di una delle 3.000 isole
abitate che compongono l’Indonesia. Solo che Timor Est non è mai
stata indonesiana: dal XVI secolo fino al 1975, fu colonia portoghese e
pochi mesi dopo la. partenza improvvisa dei portoghesi (conseguente alla «rivoluzione dei garofani» che aveva riportato la democrazia in Portogallo dopo decenni di
dittatura), il 7 dicembre 1975, fu invasa dalle truppe di Giacarta e annessa con la forza Tanno dopo, con
il beneplacito degli Usa e di molti
altri governi occidentali e orientali.
E ciò nonostante la risoluzione del
Consiglio di sicurezza delTOnu dello stesso dicembre 1975, che riaffermava «il diritto inalienabile del
popolo del Timor orientale all’indipendenza» e chiedeva all’Indonesia
«di ritirare le proprie truppe senza
indugio». Evidentemente gli Usa,
appena usciti ingloriosamente dalla guerra del Vietnam, avevano tutto l’interesse a dare il loro appoggio
al nuovo uomo forte di Giacarta, il
generale Suharto, che dieci anni
Una recente dimostrazione studentesca
prima aveva schiacciato nel sangue
il potentissimo partito comunista
indonesiano che il suo predecessore Sukarno aveva chiamato a far
parte del governo. La repressione
anticomunista fece centinaia di
migliaia di morti e milioni di deportati, e fu uno dei più efferati
massacri di questo secolo.
Lo stesso scenario si ripetè dieci
anni dopo a Timor Est contro gli
indipendentisti dell’isola che, come iranno dimostrato i risultati del
referendum, rappresentano la stragrande maggioranza degli 800.000
abitanti. In questi 24 anni l’esercito
indonesiano e le sue milizie locali
hanno massacrato oltre 200.000 timoresi, ossia un quarto della popolazione. Un vero e proprio genocidio, che anticipa quello del Ruanda
del 1994. Ma, più ancora del Ruanda, Timor Est è solò un’isoletta
sperduta tra l’Oceano Indiano e
l’Oceano Pacifico. Come scrive Ra
mos-Horta nello stesso articolo:
«Timor Est è piccola, più o meno
delle dimensioni del Kuwait». Solo
che tutti sanno quello che è successo dopo l’invasione del Kuwait
da parte delle truppe di Saddam
Hussein. Per non parlare del recentissimo Kosovo...
L’«offerta di autonomia», presentata inaspettatamente dal nuovo
presidente indonesiano Habibie il
5 agosto 1998, era accompagnata
da una condizione inaccettabile:
che TOnu e il Portogallo, riconosciuto tuttora dalTOnu come potenza amministratrice di Timor
Est, riconoscessero l’annessione
del 1976 (il solo paese ad averlo fatto dal ’75 è stato l’Australia, unica
potenza geograficamente vicina a
Timor Est). Il governo portoghese e
il segretario generale delTOnu decisero però di cogliere l’occasione
per tentare di avviare a soluzione
l’annosa questione, fingendo di
Dopo il terremoto in Turchia
Gli aiuti Fcei inviati
tramite le chiese svizzere
Il Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) ha
deciso di canalizzare i
fondi della sottoscrizione
a favore delle vittime del
terremoto in Turchia attraverso l’organizzazione umanitaria delle chiese evangeliche svizzere,
Heks (Hilfswerk der evangelischen Kirchen der
Schweiz). La Heks ha iniziato il suo intervento in
Turchia immediatamente
dopo la catastrofe inviando materiale necessario
per la prima fase dei soccorsi. E ora iniziata la seconda fase, che dovrebbe
proseguire fino alla prossima primavera, per una
spesa complessiva di oltre 700 milioni di lire. In
attesa della risposta delle
chiese locali, la Fcei ha
intanto disposto l’invio di
un anticipo di 30 milioni
di lire dal fondo emergenze. I contributi «prò
Turchia» possono essere
inviati sul conto corrente
postale n. 38016002 intestato alla Federazione
delle chiese evangeliche
in Italia, via Firenze 38,
00184 Roma, oppure sul
conto corrente bancario
n. 502060 intestato anch’
esso alla Federazione delle chiese evangeliche in
Italia presso la Banca popolare etica, codice Ahi
5018, Cab 12100. (nev)
Cresce la «finanza etica»
La Fcei diventa socio
della Banca etica
Il Consiglio della Fcei ha
deciso di aprire un conto
per raccolta di fondi in relazione alla sottoscrizione
pro terremotati della Turchia presso la Banca popolare etica, e di associarsi alla stessa, sottoscrivendo 50 azioni. La Banca etica, operativa dalla primavera del 1999, è un nuovo
strumento creditizio che
opera a favore della crescita delle associazioni
non profit e delle imprese
sociali, privilegiando i settori dei servizi socio-sanitari ed educativi, della lotta all’esclusione sociale,
della cooperazione allo
sviluppo, della tutela ambientale. La Banca etica
prende spunto dalle esperienza di «finanza etica»
esistenti da tempo all’estero e in Italia; i suoi
soci sono attualmente
11.000 persone fisiche e
2.000 associazioni ed enti.
La trasparenza della gestione della Banca è garantita da un «Comitato
etico» di cui fanno parte
sette personalità note per
il loro impegno in campo
sociale. Il direttore generale di Banca etica è Matteo Passini, membro della
Chiesa valdese. Per informazioni su Banca etica:
tei. 049-8771166, e-mail
posta@bancaetica.com,
sito web www.bancaetica,com. inev)
non vedere il doppio gioco di Giacarta che ha sempre parlato di
«consultazione» e non di «referendum». Nulla di strano quindi che
l’Indonesia sia rimasta inflessibile
su due punti: il mantenimento delle proprie truppe a Timor Est e, fino a ieri, il rifiuto dei «caschi blu»
delTOnu. E, una volta di più, TOnu,
prigioniera dei propri meccanismi,
dovette cedere, fino a quando gli
Usa sono stati costretti a fare la voce grossa. Eppure, già dieci fa, il
vescovo di Dili, mons. Belo, anch’
egli Premio Nobel per la pace 1996,
scriveva al segretario generale
delTOnu: «Stiamo morendo come
popolo e come nazione». Ma, allora, nessuno si preoccupava della
sorte del popolo timorese.
Chi se n’è sempre preoccupato,
oltre alla Chiesa cattolica, maggioritaria nell’isola, è stato il Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec) che
da 30 anni segue da vicino la situazione dell’Indonesia e delle sue numerose province, in particolare
Aceh, Irian Jaya e Timor Est. L’Assemblea di Harare aveva espresso
forti preoccupazioni per i ripetuti
incendi di chiese e per gli attacchi
contro i cristiani. Una prima delegazione ecumenica si era recata in
Indonesia all’inizio di quest’anno.
Un’altra, formata di sole donne, vi
è tornata alla fine di giugno, per verificare la sorte delle donne e dei
bambini a Timor Est, Irian Jaya,
Ambón e Giacarta. Infatti, lo stupro
e altre forme di violenza sessuale
contro le donne vengono usati sistematicamente come mezzi per
controllare e terrorizzare le comu
nità. Per questo, il Comitato centrale del Cec, riunito di recente a
Ginevra, aveva invitato il proprio
segretario generale, Konrad Kaiser,
a scrivere al segretario generale
delTOnu per chiedergli di mantenere una presenza Onu a Timor Est
dopo il referendum. Ce la farà ora
la forza di pace Onu, sempre che
riesca a giungere presto, a fermare
questo nuovo massacro che chiude
così tragicamente Tanno del 50°
anniversario della Dichiarazione
universale dei diritti umani?
MEDITAZIONE
Salmo di riconoscenza
di FRANCO GIAMPICCOLI _
A PAGINA X
CHIESE
L’Assemblea dell’Ucebi
a cura di ANNA MAFFEI
^EDITORIALE!
L’uso della forza militare
di ALBERTO CORSANI
COMMENTO!
120 referendum radicali
di L DE GASPARI, E. C. INCERTI ^
apaginaÒ
DAL MONDO
Donne per la pace
intervista a PATRICIA BARANDUN
2
PAG. 2
RIFORMA
VENERDÌ 17 SETTEMBRE
1995
«^Celebrate il
Signore, perché
egli è buono,
perché la sua
bontà dura in
eterno!^ Così
dicano i riscattati
del Signore, ch’egli
liberò dalla mano
dell’avversario
^e riunì da tutti
i paesi, da oriente
e da occidente,
da settentrione
e da mezzogiorno.
*Essi vagavano
nel deserto per vie
desolate; non
trovavano città
dove poter abitare.
^"Soffrivano
la fame e la sete,
e l’anima veniva
meno in loro.
^Ma nella loro
angoscia
gridarono
al Signore ed egli
li liberò dalle loro
tribolazioni.
^Li condusse
per la retta via,
perché giungessero
ad una città
da abitare.
’^Celebrino il
Signore per la sua
bontà e per i suoi
prodigi in favore
degli uomini!
^Poiché egli ha
ristorato l’anima
assetata e ha
colmato di beni
l’anima affamata.
Altri dimoravano
in tenebre e in
ombra di morte,
prigionieri
neU’ajflizione
e nelle catene,
"perchési erano
ribellati alle
parole di Dio
e avevano
disprezzato
gli avvertimenti
dell’Altissimo;
^^perciò egli umiliò
i loro cuori nella
sofferenza; essi
caddero, e nessuno
li soccorse.
'^Gridarono al
Signore nella loro
angoscia ed egli
li salvò dalle loro
tribolazioni;
'Hi fece uscire
dalle tenebre
e dall’ombra
di morte, spezzò
le loro catene.
"^Celebrino il
Signore per la sua
bontà e per i suoi
prodigi in favore
degli uomini!
'^Poiché egli
ha sfondato porte
di bronzo e ha
spezzato sbarre
di ferro.
'^Soffrivano, gli
stolti, per il loro
comportamento
ribelle, e per le
proprie colpe;
"'l’anima loro
rifiutava qualsiasi
cibo, ed erano
giunti fino alle
soglie della morte.
'^Nell’angoscia,
gridarono al
Signore ed egli li
liberò dalle loro
tribolazioni»
(Salmo 107, 1-19)
IL SALMO DELLA RICONOSCENZA
Il messaggio di questo salmo è racchiuso nella confessione di fede dei credenti
riconoscenti per le liberazioni del Signore: «Perché la sua bontà dura in eterno!
»
FRANCO GIAMPICCOLI
IL salmo 107 è una liturgia di
riconoscenza del popolo di
Israele. Possiamo immaginare
questa liturgia nella città di Gerusalemme, davanti al tempio,
con il sacerdote che alza il suo
invito: «Celebrate il Signore, perché egli è buono!». E la folla dei
pellegrini che risponde: «Perché
la sua benignità dura in eterno!».
E di nuovo l’invito del sacerdote:
«Così dicano i riscattati del Signore...». In questo invito si fondono il ricordo del passato, delle
liberazioni del Dio di Israele, soprattutto della liberazione dall’esilio quando ha liberato i «riscattati del Signore» dalla mano
dell’awersario, con la realtà presente dei pellegrini che il Signore
raccoglie dai quattro angoli della
terra per questa gioiosa liturgia
della riconoscenza.
Ed ecco, continuiamo a immaginare, farsi avanti un primo
gruppo di pellegrini che portano
un motivo concreto di riconoscenza. Aggregati a una carovana nel deserto che forse in una
tempesta di sabbia aveva perso
la strada, erano allo stremo delle
forze per la fame e la sete, gridarono al Signore nella loro angoscia, e il Signore li liberò dalle
loro tribolazioni, li condusse a
un’oasi che apparve loro come
una città da abitare. Motivo di
celebrazione e di lode senza fine, perché il Signore ha versato
acqua abbondante nelle gole assetate e ha colmato di beni le
gole affamate.
È un’evocazione sufficientemente concreta per non essere
irreale, e sufficientemente vaga
da poter ricomprendere tanti altri motivi simili di riconoscenza.
Seguiranno nel corso del salmo
altri motivi di riconoscenza concreti e vaghi nello stesso tempo,
evocati secondo lo schema del
primo: un pericolo, il grido di
angoscia, la liberazione, la lode
della riconoscenza. Ma ci basta
questa prima celebrazione per
meditare su tanti motivi, più vicini a noi, di riconoscenza per la
bontà del Signore.
Motivi di riconoscenza
Motivi di riconoscenza collettiva. Riconoscenza per la
fine di una guerra che non ci ha
toccati direttamente, ma che abbiamo vissuto come un incubo
di dolorosa impotenza. Riconoscenza per la fine della guerra
che più di 50 anni fa ci ha toccati
pesantemente; fine sospirata,
che apparve, a chi allora la sperimentò, come una vera e propria
«liberazione dalla mano dell’avversario». Riconoscenza per la
storia del nostro popolo spirituale, salvato, liberato, attraverso persecuzioni, esili, fughe, nascondigli, improvvisi rovesciamenti di situazioni disperate...
Ma anche motivi di riconoscenza personale. Meditando su
questo salmo non ho potuto
non pensare a un incidente che
ho subito poco tempo fa. Travolto da un motorino mentre attraversavo la strada, mi sono ritrovato a terra dolorante e ammaccato, ma senza nulla di rotto. Ho sperimentato così un pericolo improvviso, e una liberazione subitanea, senza aver avuto neppure il tempo di «gridare
al Signore nell’angoscia». Ma
anche senza ricorrere a esempi
estremi, quanti credenti hanno
motivo di celebrare la bontà del
Signore per le liberazioni che
hanno conosciuto nella loro vita, nella loro famiglia, nella loro
vita personale, nella salute, nei
pericoli di scelte sbagliate nel
proprio lavoro, o di passi falsi
nei propri rapporti personali. Ci
si potrebbe anzi chiedere: si può
essere credenti senza avere motivi di riconoscenza al Signore?
Si può essere credenti senza
aver avuto non soltanto l’annuncio della bontà di Dio che
abbiamo conosciuto in Cristo,
ma anche precise concretizzazioni di questa bontà nella propria vita personale?
queste domande. Tutto ciò che
posso fare è cercare di approfondire il messaggio di questo salmo che è racchiuso nella
confessione di fede dei credenti
e che ricomprende i più svariati
motivi di riconoscenza per le liberazioni del Signore: «perché la
sua bontà dura in eterno!».
Hesed
Una domanda scomoda
Preghiamo
Dio, essere al cui potere nessuno resiste.
Tu sei uno,
tu solo natura santa e sostanza adorabile.
'Tu che sei come tu sei
E che come sei nessuno lo sa.
Tu, che stupore è il tuo Nome
E tremore è la tua memoria
E meraviglia è la narrazione su di te
E timore è la storia della tua sostanza.
Tu che davvero sei buono
E non c’è nulla che somigli alla tua bontà.
Non si avvicina alla tua bontà
Tessere a te somigliante,
poiché secondo verità, immutabile è la tua bontà.
Tu sei la causa della tua bontà,
poiché la tua natura è fonte
della tua stessa compassione.
Da un’antica anafora siriaca del VI secolo
(tratto da II libro delle preghiere, a cura di Enzo
Bianchi, Einaudi, 1997, p. 261)
Eppure una domanda scomoda e insidiosa non può
essere ignorata: che dire di tutte
quelle situazioni in cui non sembra esserci stata, non c’è stata liberazione dalla mano delTawersario? Quanti uomini e donne
nei tanti pericoli affrontati dal
nostro popolo spirituale hanno
gridato al Signore nella loro angoscia e sono stati ammazzati
senza pietà da belve umane?
Quanti ebrei durante l’ultima
guerra mondiale hanno gridato
la loro angoscia nei campi di
concentramento e uno dopo l’altro sono finiti inesorabilmente
nelle camere a gas? Quanti kosovari e serbi sono finiti in fosse
comuni senza neppure un nome
o sotto bombe «intelligenti»?
E io, mi sono chiesto, saprei
oggi celebrare la bontà di Dio se
anziché essere in piedi fossi disteso in un letto con la schiena
spezzata? Se la prova, che si affaccia nella vita dei credenti
inaspettata e inspiegabile, si
presenta come una liberazione
mancata, sappiamo, sapremmo, sapremo celebrare la bontà
del Signore? Sarei presuntuoso
se pensassi di poter rispondere a
La parola ebraica hesed è qui
tradotta con un termine che
in italiano appare piuttosto fiacco: la bontà. Ma come shalom
non è solo pace, così hesed non
è solo bontà, è misericordia,
grazia, amore appassionato di
Dio per la sua creatura. Non a
caso Giovanni riassume Tessere
di Dio dicendo «Dio è amore» (1
Giov. 4, 7). Hesed è appunto
l’essenza stessa di Dio, non è un
attributo accanto ad altri che in
certe situazioni possono stemperarlo o addirittura rovesciarlo. No, hesed è amore ed è l’essenza stessa di Dio nel suo impegnarsi per sempre, per l’eternità, senza fine, con i suoi riscattati, con il suo popolo, con
la sua umanità. Per questo hesed altrove, per esempio nel salmo 117, 2, è tradotto anche in
altro modo, la fedeltà, sottolineando l’amore che non viene
meno (1 Cor. 13, 8), non cessa
mai, è impegnato senza fine, ha
il marchio della fedeltà.
E allora questo è il centro della fede verso il quale siamo diretti: la persuasione, la certezza
che l’amore di Dio non viene
meno, non finisce, non si arrende, neppure nelle situazioni in
cui sembra essere impotente o
esausto; la persuasione, la certezza che il progetto di questo
amore ingloba tutto, anche
l’ombra, il dolore, la sofferenza,
la disperazione, la morte, in un
disegno misterioso che non ci è
dato di vedere, neppure di intuire, ma che abbiamo da credere.
Che sia per liberazioni ricevute e riconosciute, o che sia per
liberazioni attese, non ancora ricevute, in apparenza svanite o
perfino negate, ci dia il Signore
di partecipare alla liturgia di riconoscenza di quanti nello spazio e nel tempo hanno conosciuto e riconoscono che la sua
bontà, il suo amore, la sua fedeltà, durano in perpetuo.
(Utima di una serie di tre meditazioni. Le prime due sono state pubblicate sui numeri 33 e 34)
^^Egli muta
il deserto in lago
e la terra arida
in fonti d’acqua.
^^Là fa risiedere
gli affamati
ed essi fondano
una città da
abitare.
Vi seminano
campi e vi
piantano vigne
e ne raccolgono
frutti abbondanti
"^Egli li benedice
perché crescano
di numero e non
lascia diminuire
il loro bestiame.
'''Ma poi, ridotti
a pochi, sono
umiliati per
l’oppressione,
per l’avversità
egli affanni.
'"Egli getta il
disprezzo sui
potenti e li fa
errare per deserti
senza strade;
*'ma solleva
il povero dalla
miseria e rende
le famiglie
numerose
\00Si
Do
llvesc
a es.
come greggi.
*^Gli uomini retti
lo vedono,
si rallegrano,
e ogni malvagio
ha la bocca
chiusa.
Chi è saggio
osservi queste cosi
e consideri la
bontà del Signora
(Salmo 107,35-431
Note
omiletiche
Questo salmo termi«
con una curiosa osservi
zione. La saggezza nel
l'Antico Testamento conii
ste nel saper leggerei
storia e le storie degli i»
mini e dei paesi, e nels)
pervi scoprire l'amorel
Dio che vi è all'operalt
43). Ma questo non si p#
fare se non per colui é)
ha saputo leggere la stoni
di ieri come il Signore vuole che la si legga. Il prinO'
pio della saggezza è conoscere con rispetto l’opo™
passata del Signore. Il
güito della saggezza è®
riconoscerla oggi coiw
presente. Il culmine delli
saggezza è di scoprirei
che sarà domani.
Che cosa si deve ancor*
ritenere di questo salmo
Che la liturgia di Israw
(cfr. salmo 118) era di un*
strana attualità, o per'®
meno sapeva esserlo. Non
si rimasticava affatto'
passato e ancor m^oo'
percorso tipo di un'anim
credente (come fanno in
vece molte liturgie ecd®
siastiche). In un duam
determinato, in un cont
sto di lodi ben preciso,
domandava a quelli^
avevano vissuto dello
sed» divino di venij,®
raccontarlo per l’ediW
zione di tutti.
Migliaia
seguito, il
lungo gii t
parano R'
bara di co
la propria
ipoveri, mi
'dei leader
nani più
Helder Ce
nato «il V
suoi detra
vo di Glint
giorno ria:
tainques
maste far
damangie
che sono
spiego pe
mi chiami
Dopo 1:
unta il 27
età di 90 £
dereccles
giornalis
ogni parti
giornale J
egli «era l
ce». «Dun
-ha dichi
stro frane
Camara 1
povertà p
ritti urna;
mara il n
grande ut
libero». Il
sottolinea
Camara
portavoce
Mondo in
A Gine’
rad Raisei
le del Co
delle chie
so pubbli
membri c
le, io scc
zazione.
nuerà ac
Dio e ui
mento si
sui nost
mondo»,
scovo Fe
Chiesa e
deU’Arge
presiden
Aldo Etcì
sa evang
[’Argenti
mitato CI
il suo «p
servizio
verità, d
pace... ni
la chiesa
store He
Chiesa p
ha ricorc
Camara
(•••) nella
migliore
stizia e li
seri urna
Curiosamente una
liturgia generava dei P
feti. Una liturgia aggt jj
pata allo «hesed», oW
berazioni storiche del
gnore a favore del suoi
gli, secerneva fatalmen
degli interpreti della st
presente e futura. OP
do per una liturgia n’''*'J
che non concerne se
nato i
taleza
nco
diale) 1
Segr
tali
le anime, noi abbiafi’_
perduto i nostri ',f.
li abbiamo costretti a P
lare al di fuori. In pc
non abbiamo uj.,
I profeti, ma anche 1° ,
sed»... e questo è moh
più grave. ,
(Alphonse Maillot-Ao
Lelièvre, Les f’saurrres,
bor et Fides, 1969, v
Led(
Proprii
DCi
2) In,
■3)Tr
«ciò Ai
4) Ui
della fi
la vosti
5) U:
scrizio:
ni e di
6) Ui
tenenz
La Ci
Secréti
Svizzei
MI, pp 60-61)
3
r
vene^*
17 SETTEMBRE 1999
PAG. 3 RIFORMA
CUMENE
fago '
'ida
^qua.
iere
i
ano
i
no
Igne
:ono
'idanti
sdice
'ano
^non
nuire
nnie,
iotti
10
r
te,
itá
i.
ll
li
fa
leserti
e;
i
illa
nde
i retti
o,
agio
10
de cosí
la
ignore»
D7,35-431
che
Si è spento nella sua casa di Recife aH'età di 90 anni «il vescovo rosso»
pom Helder Camara^ «voce dei senzavoce»
Il vescovo metodista argentino Federigo Pagura ha dichiarato: «Egli fu e continuerà
a essere un profeta di Dio e un pioniere del movimento sociale e ecumenico»
11 convegno tenutosi a Torre Pellice
Calterìtà religiosa, una sfida
per la missione cristiana
ELISABETTA RIBET
ive ancori
to salmo!
di Israeli
era di om
, 0 per I®
serio. No(|
affatto
r rneno"
un'anirei
fanno !''•
gie eccli'
n quadf®
un conti]
preciso, f
,uellit'''
dello «11®'
venire i
l’edifit®'
Migliaia di persone hanno
cfiguito, il 28 agosto scorso,
ìmeo gli 8 chilometri che seÌarano Recife da Olinda, la
bara di colui che ha dedicate)
la propria vita alla difesa dei
.noveri, ma che fu anche uno
li leader ecclesiastici brasiliani più controversi, Dom
gelder Camara. Sopranominato «il vescovo rosso» dai
suoi detrattori, l’ex arcivescovo di Olinda e Recife aveva un
domo riassunto la propria vip in queste poche parole, rimaste famose: «Quando do
da mangiare ai poveri, dicono
che sono un santo, e quando
spiego perché hanno fame,
mi chiamano comunista».
Dopo la sua morte, avvenuta il 27 agosto scorso all’
età di 90 anni, omaggi di leaderecclesiastici, di politici, di
giornalisti, sono giunti da
ogni parte del mondo. Per il
giornale Le Monde di Parigi,
egli «era la voce dei senzavoce». «Durante tutta la sua vita
-ha dichiarato il primo ministro francese Lionel Jospin Camara ha lottato contro la
povertà per la difesa dei diritti umani. Con Helder Camara il mondo ha perso un
grande umanista e un uomo
libero». Il Times di Londra ha
sottolineato che Dom Helder
Camara «era diventato un
portavoce religioso del Terzo
Mondo in genere».
A Ginevra, il pastore Konrad Kaiser, segretario generaledel Consiglio ecumenico
delie chiese (Cec), ha espresso pubblicamente davanti ai
membri del Comitato centrale, \o sconcerto dell’organizzazione. «Camara fu e continuerà ad essere un profeta di
Dio e un pioniere del movimento sociale ed ecumenico
sul nostro continente e nel
mondo», ha dichiarato il vescovo Federigo Pagura, della
Chiesa evangelica metodista
deU’Argentina, uno degli otto
presidenti del Cec. Il vescovo
Aldo Etchegoyen, della Chiesa evangelica metodista dell’j^gentina, membro del Comitato centrale, ha ricordato
il suo «profondo impegno al
servizio delTEvangelo, della
verità, della giustizia e della
pace... nonché dell’unità della chiesa». Da parte sua, il pastore Héctor Mendez, della
Chiesa presbiteriana di Cuba,
ha ricordato che Dom Helder
Camara «è oggi un esempio
(•••) nella lotta per un mondo
migliore in cui regnino la giustizia e la fraternità tra gli esseri umani».
Helder Pessoa Camara era
nato il 7 febbraio 1909 a Formleza, nel nord-est del Brasi
le, in una regione molto povera. La leggenda dice che già
all’età di quattro anni voleva
diventare prete. Entrò in seminario all’età di 14 anni e fu
ordinato prete nel 1931. Secondo la Bbc britannica,
quand’era giovane prete negli Anni 30, Helder Camara
«era membro del movimento
integralista, equivalente brasiliano del fascismo. Ma dopo la seconda guerra mondiale, cambiò linea politica e
si identificò con l’ala progressista della Chiesa cattolica, e
più tardi con le riforme del
Concilio Vaticano II». Questo
cambiamento era senz’altro
il risultato di decenni trascorsi a fianco degli abitanti dei
quartieri poveri di Rio, dove
esercitava il suo ministero.
Nel 1952, diventò vescovo
ausiliario della città e fondò
con altri vescovi la Conferenza nazionale del vescovi brasiliani. Negli Anni 50 criticò
le società occidentali nel suo
paese e sul continente.
Avvocato instancabile della causa dei poveri contro gli
eccessi del capitalismo e dei
proprietari terrieri, Dom Helder Camara era stato invitato
più volte dai suoi alleati politici ad assumere alti incarichi
politici tra cui, secondo il Times, quello di sindaco di Rio,
che rifiutò.
Nel 1964 Camara venne
nominato arcivescovo di Olinda e Recife, proprio nel
momento in cui si stava insediando la dittatura militare.
Nel periodo successivo, la
Conferenza episcopale non
smise di denunciare gli abusi
di potere del regime e di
chiedere il ripristino della
democrazia. I discorsi dell’arcivescovo Camara, i suoi
legami con la teologia della
liberazione, e la sua posizione contro l’ingiustizia, in
particolare in Brasile, fecero
di lui, a poco a poco, un personaggio controverso. Ma,
anche quando veniva denunciato come «sovversivo» e
«comunista», egli sceglieva la
nonviolenza. Secondo Le
Monde, «la sua opzione per
la nonviolenza non poggia
soltanto sulla sua lettura
dell’Evangelo. È per lui l’unica politica realistica».
Nel 1985, il papa accettò le
sue dimissioni e Dom Helder
Camara venne sostituito dal
conservatore José Cardoso.
Da allora iniziò l’azione coittro i sostenitori della teologia
della liberazione. I rapporti
tra l’arcivescovo e il Vaticano
erano spesso tesi. Secondo la
Bbc, «Dom Camara si descriveva sempre come leale nei
Hot
umes,
9, voi
ta
l’uif'
Í Alleanza riformata mondiale
Posto vacante
Comitato esecutivo deli’Arm (Alleanza riformata mondiale) ha decretato la vacanza del posto di
Segretaria esecutiva del dipartimento per il partenariato
tra donne e uomini
Le donne (pastore o laiche) interessate possono inviare la
propria candidatura insieme ai seguenti documenti:
1) Curriculum vitae;
2) Indirizzo, telefono, fax, e-mail;
^ 3) Tre lettere di referenza, da inviare direttamente alTUfncio Arm a Ginevra da parte dei referenti;
4) Un testo (500 parole massimo) che descriva gli aspetti
della fede cristiana più importanti per voi personalmente e
^ vostra visione teologica in riferimento alTArm;
^5) tJna dichiarazione (100 parole massimo) con una descrizione delle vostre capacità professionali e dei vostri dodi e di come pensereste di affrontare.l’incarico;
, 6) Una lettera di raccomandazione della chiesa di appartenenza.
Data limite di ricevimento delle candidature:
ISottobre 1999
La candidature vanno indirizzate a: dr. Milán Opocenskij,
^crétaire général de l'Arm, P.O. Box 2100,1211 Geneva 2,
Svizzera.
Dom Helder Camara a Recife nel 1989
confronti di Roma e manteneva un atteggiamento tradizionale riguardo alla liturgia
e all’abito ecclesiastico». Nel
’97, durante una visita in
Brasile, il papa lo aveva calo
rosamente abbracciato, creando una grande sorpresa fra
i milioni di persone nel mondo che ammiravano questo
difensore dei poveri e degli
oppressi. (enì)
IN che modo l’offerta cristiana al mondo contemporaneo reagisce, crolla, si
mimetizza in rapporto alle
religioni «altre»? Come si può
continuare o iniziare un dialogo interreligioso in ambito
missiologico?
L’incontro che dal 29 agosto al 2 settembre si è tenuto
a Torre Pellice, in un’Aula sinodale riempita quasi esclusivamente di stranieri francofoni, colloquio comune organizzato dall’Acom (Association francophone œcuménique de missiologie) e dal
Credic (Centre de recherches
et d’échanges sur la diffusion
et l’inculturation du christianisme), ha cercato di riflettere su questi interrogativi, che
toccano non solo l’ambito
della missiologia ma più in
generale quello del dialogo
interreligioso ed ecumenico.
Nelle quattro giornate di
lavoro numerosi specialisti
hanno affrontato la questione da diversi punti di vista,
storici e teologici; in apertura
della sessione si sono esaminate alcune rappresentazioni
-«missionarie» delle religioni:
chi nei secoli XVII-XX ha lavorato come missionario in
diverse parti del globo ha lasciato testimonianze e modi
di rapportarsi ai contesti socio-religiosi «altri», dai quali
oggi si possono trarre insegnamenti e soprattutto inviti
alla revisione del movimento
i missionario cristiano degli
ultimi secoli.
La seconda parte dei lavori
ha invece centrato le riflessioni sul punto di vista dei destinatari, dalla Guyana al Madagascar al vicino Oriente. In seguito si sono rivisitati i modelli missionari degli ultimi
secoli, i problemi da essi posti
nell’azione in contesti extraeuropei, dal punto di vista
cattolico e protestante, e l’incontro si è chiuso in mattinata del 2 settembre con una relazione a due sulle reciproche
rappresentazioni tra religioni
oggi in Europa e una tavola
rotonda finale. I temi trattati
hanno toccato tematiche importanti: dalla riflessione
sull’alterità religiosa come sfida, al concetto di «straniero/a» e dunque sui modi, i ritmi e i problemi del vivere insieme. Multiculturalità, sincretismo, dialogo o esclusione: dagli esempi storici che la
missiologia degli ultimi secoli
ci ha lasciato si traggono numerosi spunti di riflessione su
quello che diviene oggi il contesto multireligioso e multietnico, soprattutto in quanto
credenti e quindi chiamati a
testimoniare in qualche modo
la nostra fede.
Il colloquio Afom-Credic si
rifarà, in Belgio, Tanno prossimo. Jean-François Zorn,
presidente delTAfom e «maître de conférence» alla facoltà di Teologia di Montpellier mi ha chiesto, a nome di
tutti i partecipanti, di ringraziare le chiese valdese e metodiste per l’ospitalità e per la
I testimonianza di chiesa storicamente minoritaria. Grazie.
II nuovo accordo tra anglicani britannici e riformati e luterani francesi
Quali saranno le conseguenze della Dichiarazione di Reuilly?
Pubblichiamo l'ultima parte dell’articolo del prof. André
Birmelé sulla «Dichiarazione
di Reuilly».
________ANDRÉ BIRMELÉ*_______
Non è il caso di presentare qui nel dettaglio il
consenso teologico fondamentale esposto nella «Affermazione comune di Reuilly», un testo di una quindicina di cartelle (...). Questa affermazione comune, intitolata «Chiamati a testimoniare e
a servire», presenta l’accordo
sulla comprensione dell’unità, il consenso circa la Scrittura, la salvezza, il battesimo,
la Cena, la chiesa e la sua
missione in questo mondo, e
l'attesa del regno di Dio. Anche se non richiedono commenti particolari, questi punti sono ovviamente essenziali.
Una questione attira particolarmente l’attenzione: la
comprensione del ministero
e in particolare quello della
successione apostolica. Essa
è il luogo classico della controversia tra luterani e riformati da un lato e anglicani
dall’altro. Un pregiudizio tenace considera che su questo
punto l’anglicanesimo sarebbe più vicino al cattolicesimo, vista la sua pratica della
«successione apostolica storica» significata tramite imposizione delle mani ad ogni
nuovo vescovo. I dialoghi recenti hanno permesso di
chiarire bene questa problematica. Nella teologia cattolica, questa vecchia pratica significa effettivamente che la
successione apostolica viene
conferita al vescovo e che
quest’ultimo diventa così il
garante delTapostolicità della
sua chiesa. La controversia
tra la Riforma e il cattolicesimo non sta né nell’imposizione delle mani né nella affermazione delTapostolicità,
ossia la fedeltà della chiesa
all’insegnamento degli apostoli. La Riforma si oppone al
fatto che la successione apostolica dipenderebbe dal vescovo e non dalla chiesa nella
sua interezza. Per la Riforma
è Tapostolicità dell’intera
chiesa che permette di dire
che la sua direzione è anch’
essa posta nella successione
apostolica e non l’inverso.
Su questo punto il testo di
Reuilly è inequivocabile:
«L’apostolicità della chiesa in
quanto fedeltà alla testimonianza e alla missione apostoliche, si manifesta in una
successio fidelium (successione dei credenti) attraverso i
tempi» (par 36). Essa non
può dunque essere ridotta alla successione apostolica dei
ministri, anche se quest’ultima è un’espressione particolare delTapostolicità dell’intera chiesa. Anche per gli anglicani Tapostolicità delTintera chiesa viene prima della
successione storica dei vescovi, la quale è solo il segno
particolare delTapostolicità
che precede ogni imposizione delle mani ad un nuovo
vescovo. Detto questo, gli anglicani raccomandano l’uso
di questo segno nella chiesa
ma la sua assenza non impedisce loro di riconoscere «che
una continuità nella fede, nel
culto e nella missione apostolica è stata preservata nelle chiese che non hanno conservato la successione episcopale storica» (par. 39).
La maggior parte delle chiese luterane scandinave e baltiche hanno conservato questo segno, il che ha facilitato
l’accordo di Porvoo. 1 luterani
e i riformati dell’Europa continentale «possono riconoscere nella successione episcopale storica un segno delTapostolicità della chiesa. Tuttavia
essi non la considerano come
una condizione indispensabi
le alla piena unità visibile»
(par. 37). Anche se questo
punto richiede chiarimenti in
dialoghi ulteriori, c’è in questo campo un consenso decisivo: Tapostolicità è quella
dell’intera chiesa, una apostolicità che porta al riconoscimento «dei nostri rispettivi
ministeri ordinati» (Dichiarazione di Reuilly, parte A).
La «Affermazione comune
di Reuilly», il testo di spiegazione teologica menzionato
nel paragrafo precedente, si
conclude con la «dichiarazione» vera e propria, un testo
di due cartelle (...) che è stato
sottoposto ai Sinodi di tutte
le chiese interessate. Quando
sarà approvata dai diversi
partner, questa dichiarazione entrerà in vigore e definirà una nuova qualità di comunione tra le nostre famiglie ecclesiali.
Le prospettive concrete
Tutta la seconda parte di
questa «dichiarazione» espone le conseguenze concrete
che ne deriveranno. Sono
tutte importanti. Insisteremo
prima di tutto su due aspetti:
l’impegno a ricercare una testimonianza comune in questo mondo e l’accoglienza
dei membri delle nostre rispettive chiese. Questo significa concretamente che una
famiglia anglicana che verrà
ad abitare in una delle nostre
parrocchie francesi sarà, se
lo desidera, integrata alla comunità locale che ovviamente rispetterà la sua spiritualità e la sua storia, e viceversa
per ogni famiglia luterana o
riformata che andrà a stare
nelle isole britanniche. A livello regionale e internazionale, saranno intensificati i
contatti esistenti, saranno incoraggiati nuovi avvicinamenti e lo sviluppo di scambi
dovrebbe consentire un migliore vissuto dell’universa
lità della chiesa nella sua diversità. In Alsazia, questo accordo avrà conseguenze concrete per il rapporto tra la
parrocchia anglicana esistente a Strasburgo e le comunità delTEcaal e delTEral.
Nuove possibilità si aprono a
tutti. Spetta alle nostre parrocchie e comunità afferrarle
e svilupparle.
A livello europeo, la dichiarazione di Reuilly si aggiunge
a quelle di Meissen e di Porvoo. Questi accordi di tipo
piuttosto bi-nazionale non
includono ancora tutte le
chiese europee firmatarie
della Concordia di Leuenberg. La loro attuazione dovrebbe portare in un prossimo futuro a un allargamento.
La storia dell’ecumenismo
contemporaneo ci insegna
che un accordo a livello di un
intero continente avviene di
solito quando diversi accordi
nazionali lo hanno preceduto
e preparato. Questo cammino è stato quello delTawicinamento tra luterani e riformati. In una prima fase, furono conclusi accordi in Francia, in Germania, nei Paesi
Bassi e nelTallora Cecoslovacchia. Un secondo momento permise l’estensione
all’insieme dei luterani e dei
riformati d’Europa grazie alla
Concordia di Leuenberg. C’è
da sperare che i tre accordi
con gli anglicani siano il preludio di uno sviluppo analogo che permetterà la comunione ecclesiale tra tutte le
chiese luterane, riformate e
metodiste europee e la comunione anglicana che in
Europa, essenzialmente nelle
isole britanniche, conta circa
35 milioni di fedeli.
(2 - fine. La prima puntata
è stata pubblicata sul n. 34)
Professore alla Facoltà di
teologia protestante di Strasburgo
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese s
1^
________VENERDÌ 17 SETTEMBRE 10,^
Dal 4 aH'8 dicembre si terrà a Santa Severa un'Assemblea straordinaria deH'Unione delle chiese battiste italiane
L'Unione battista alla ricerca di nuove e solide basi per lo sviluppo
gpedizii
art-2«
In caso
al icitts
L'Editor
Sono stati inviati alio chiese locali alcuni documenti preparatori che stimoleranno la riflessione su tutte quelle tematiche ‘
teologiche, ecclesiologiche, istituzionali, finanziarie e organizzative che sono cruciali per il futuro dei battisti italiani '
Con una lettera del presidente dell’Ucebi è stata spedita alle chiese battiste italiane la prima parte della documentazione preparatoria per
l’Assemblea straordinaria
deirUnione battista convocata per i prossimi 4-8 dicembre. L’Assemblea, che sostituisce il convegno programmato in un primo tempo per
ottobre, è stata indetta dal
Comitato esecutivo Ucebi per
porre all’attenzione e alla discussione delle chiese una serie di temi che appaiono cruciali per ilTuturo dell’intera
Unione. «Qui non si tratta afferma il presidente dell’Ucebi. Renato Maiocchi, nella
circolare pervenuta alle chiese - di operare alcuni aggiustamenti normativi e organizzativi (segretario generale, dipartimenti, associazioni regionali) ma di ripensare l’intero nostro modo di essere
Unione battista e di porre
nuove solide basi per il nostro
sviluppo futuro. Per far questo, occorre una riflessione a
tutto campo, a partire dai
fondamenti teologici ed ec
t f H ÌK Ö t C T'
■Í uàOG! 0 0 :• I L .* *Ì I 0 V t di I Ü
Una recente Assemblea battista
clesiologici e l’elaborazione
di un piano pluriennale che
ponga fine all’inseguimento
continuo delle emergenze e
impegni tutti su obbiettivi
chiari, credibili, condivisi».
In uno dei documenti si
parla, infatti, di identità confessionale in ottica ecumenica a partire da una serie di tesine sul battesimo. Si chiede
alle chiese di discutere e di
fare il punto sui rapporti e
sulla collaborazione nelle relazioni con metodisti e valdesi, di tentare di definire insieme le frontiere della nostra
vocazione nel panorama del
protestantesimo italiano. Si
chiede alle chiese di affrontare i nodi più difficili dal punto di vista della partecipazione più equa di tutti allo sforzo comune di autofinanziamento e di cooperazione. Si
fanno diverse ipotesi di solu
zione all’annoso problema di
far fronte ai costi complessivi
dell’Unione. Si propone fra le
altre cose alle chiese in uno
dei documenti di stringersi in
un nuovo patto volto a risanare e rilanciare la testimonianza battista in Italia. Si
fanno poi delle proposte operative perché anche la macchina istituzionale e amministrativa possa funzionare meglio e si chiede di varare la figura del segretario generale.
Si propone infine di potenziare il ruolo delle Associazioni regionali.
In questa pagina offriamo
ai nostri lettori una panoràmica di ciascuno dei documenti inviati così da avere
un’idea complessiva di ciò
che costuirà nei prossimi mesi oggetto di discussione comurie fra le chiese battiste
italiane. Va segnalato già ora
che purtroppo in due dei documenti inviati sono riportati
alcuni errori. Il comitato esecutivo Ucebi prowederà a
correggerli nel prossimo invio che completerà la documentazione preparatoria.
Verso nuovi orizzonti
Nel documento denominato «Attuali tendenze e nuovi
orizzonti» si propone di dedicare un po’ di tempo nella discussione assembleare «a
considerare e a valorizzare
quanto di positivo stia accadendo nella nostra piccola
realtà di chiese cristiane».
Uno degli elementi considerati è il fatto che si sia consolidata in quest’ultimo decennio «una reale, fattiva e costruttiva collaborazione con
le chiese valdesi e metodiste». «È importante - si legge
nel documento - alla vigilia e
in preparazione di un altro
appuntamento congiunto (il
Sinodo-Assemblea dell’agosto 2000) fare serenamente e
chiaramente il punto della situazione». Fra le tendenze attuali individuate come caratterizzanti «l’essere riformati e
battisti in Italia oggi» c’è la
multiculturalità interna alle
chiese battiste e all’Unione
stessa che ha al momento attuale fra i suoi membri effettivi e aderenti ben 14 chiese
formate da stranieri. La domanda cruciale è: in che modo chiese locali, associazioni
e Unione possono attrezzarsi
per divenire luoghi di scambio culturale, liturgico, teologico oltre che luoghi accoglienti, casa comune per tutti?
La seconda frontiera individuata come caratterizzante la
vita di molte chiese locali «è
la ricerca di nuovi linguaggi
per comunicare la forza dirompente dell’Evangelo di
Gesù Cristo». «A tale proposi
to - si legge nel documento assistiamo in questi ultimi
anni in molte delle nostre
chiese ad un fermento liturgico e spirituale molto interessante. Si va dall’esperienza
multiculturale con l’apporto
anche di musica di tipo non
occidentale a forme liturgiche
imperniate su vari tipi di simbolismo, spesso con attenzione particolare verso le radici
giudaiche della fede cristiana,
e ancora, dalla formazione di
corali che si cimentano in
linguaggi musicali diversi a
esperienze cultuali a più voci,
dal ricco uso di confessioni di
peccato e di fede attualizzate
a incontri di spiritualità giovanile imperniate sulla condivisione delle esperienze di
vita, da incontri di animazione teologica o musicale a
esperimenti di studio biblico
secondo il metodo della teologia narrativa».
Terza e ultima frontiera, il
rinnovato interesse per l’evangelizzazione e la crescita
qualitativa, contributiva e
numerica delle chiese. Rispetto ad anni in cui si era
perso slancio e motivazione
per l’evangelizzazione, il documento suggerisce che l’attuale fase storica stia per varie ragioni portando molte
chiese battiste italiane «alla
riscoperta dell’evangelizzazione, magari in forme diverse da quelle tradizionali, come vocazione primaria delle
chiese cristiane e delle chiese
battiste in particolare in
quanto chiese confessanti».
L'iter e le proposte
per le riforme istituzionali
Il documento numero 4 affronta la questione delle
riforme istituzionali. Si riassume nella prima parte l’iter
fin qui percorso dalle Assemblee Ucebi per istituire la
nuova figura del segretario
generale. Vengono ricordati i
criteri formulati nell’Assemblea Ucebi 1996 (Atto 45/
AG/96) secondo i quali il «segretario generale è dirigente
degli uffici dell’Unione, pertanto promuove e cura l’esecuzione dei provvedimenti
del Comitato esecutivo (Ce) e
ne attua le direttive; è eletto
dall’Assemblea generale su
designazione del Ce; risponde del suo operato al Ce da
cui riceve i mandati; è confermato ogni quattro anni
dall’Assemblea generale su
proposta del Ce; può essere
sospeso dal Comitato esecutivo e revocato in via definitiva dall’Assemblea generale».
Sulla base di tale delibera si
presentano all’Assemblea
straordinaria delle proposte
di modifica al patto costitutivo e al regolamento ,Ucebi
che, se approvate, potranno
consentire già dalla prossima
Assemblea ordinaria di nominare il segretario generale.
Nelle proposte di modifica
sono però purtroppo presenti refusi che saranno corretti
nel prossimo invio di documentazione.
La seconda parte del documento lancia a una prima di
scussione delle chiese proposte di riforme istituzionali
più radicali. La prima, che se
attuata renderebbe necessaria una modifica dello statuto dell’ente patrimoniale, è la
effettiva distinzione dei due
comitati che attualmente
fanno capo alle stesse persone; comitato esecutivo Ucebi
e comitato dell’ente patrimoniale Ucebi. Questo consentirebbe di scindere totalmente la gestione dell’Unione
dalla gestione dell’ente e
svincolare presidente e comitato esecutivo Ucebi dalle
questioni relative alla cura
del patrimonio e delle questioni connesse. Si propone
nel documento che si awii la
discussione su tale proposta
anche cominciando il confronto sulle eventuali competenze e composizione dei
due diversi comitati.
Il documento pone anche il
problema del numero dei
membri del Comitato esecutivo e di una sua possibile riduzione. L’altro problema
evidenziato è quello della
continuità nel lavoro del Ce e
delle specifiche competenze
richieste ai suoi membri. Anche su questo sono poste alla
discussione diverse ipotesi.
Ultimo punto posto all’attenzione delle chiese è quello
relativo a proposte di variazione della cadenza, attualmente biennale, delle Assemblee generali.
Le associazioni regionali all'interno dell'Unione
Le associazioni regionali o
di zona nell’ordinamento
battista non rappresentano
altro che «forme di collegamento che l’Unione riconosce». II loro status giuridico
attuale è molto debole: si
tratta di libere associazioni di
chiese battiste localizzate su
un determinato territorio.
L’appartenenza delle singole
chiese alle associazioni presenti in zona o in regione è
attualmente su base volontaria. L’Unione riconosce le associazioni esistenti ma non
interviene né nel processo di
costituzione né nelle loro attività, che si svolgono attraverso i programmi operativi
che le associazioni decidono
attraverso i loro organi. Il
quinto documento denominato appunto «Le associazioni di zona: realtà e possibilità
future» presenta nella prima
parte lo status giuridico di tali associazioni e le ragioni
storiche che ne hanno motivato l’attuale esistenza e
conformazione.
Nella seconda parte il documento chiede alle chiese
di discutere sulla possibilità
che le associazioni possano
assumersi, in un’ottica di decentramento, alcuni compiti specifici, come quello di
consentire un maggiore coinvolgimento nei progetti
comuni: «Sarebbero un canale diretto attraverso il qua
le l’Unione e le chiese interagiscono: l’Unione per coinvolgere le chiese nei progetti
comuni, le chiese per far
giungere le istanze comuni
delle chiese della zona, le loro necessità in modo organico all’Unione». Inoltre il
rafforzamento delle associazioni «potrebbe facilitare la
partecipazione delle chiese e
dei pastori nelle diverse fasi
dell’amministrare quello che
è comune». Potrebbero inoltre avere delle competenze
specifiche nella gestione delle risorse pastorali e diaconali e nella programmazione
di attività di carattere evangelistico.
Si propone dunque alla di
scussione delle chiese di considerare la possibilità che, da
forme di collegamento volontarie, le associazioni divengano strutture intermedie
con dei compiti specifici di
programmazione e di gestione di alcune competenze degli organi centrali. In appendice al documento si riportano poi le proposte di modifiche regolamentari necessarie
qualora tale proposta di rafforzamento delle prerogative
delle associazioni regionali
sia accolta.
Pagina a cura di
Anna Maffei
Il piano di cooperazione
Il terzo documento affronta il problematico nodo del
Piano di cooperazione. In
particolare si discuterà su
«come far fronte al dislivello
esistente fra entrate e uscite
nel bilancio Ucebi», e come
farvi fronte non tanto con
misure straordinarie, come
potrebbero essere le vendite
di beni immobiliari, perché
tali vendite reiterate nel tempo impoveriscono un patrimonio non più rinnovabile,
ma come fare in modo che
non si producano e non si accumulino anno dopo anno
deficit strtturali di bilancio.
Due le ipotesi messe sul
tappeto dal documento: la
prima punta ad un ridimensionamento del numero dei
ministri Ucebi, al rafforzamento delle associazioni regionali e alla riqualificazione
dei ministeri locali. A questo
si accompagna il rilancio del
piano di cooperazione, la
riorganizzazione degli uffici e
accordi con la Tavola valdese
per l’utilizzo e la gestione delle istituzioni diaconali Ucebi.
La seconda ipotesi, che è
quella fatta propria dal Comitato esecutivo stesso, propo
ne un rilancio della politicai!
piano di cooperazione,
propone alle chiese di leg
strettamente le une alle ^
attraverso un patto di risam.
mento che autorizzi il Ce,
predisporre un piano di visij
alle chiese da parte di un pie.
colo gruppo di persone quaj,
ficate e da tutti stimate clif
aiuti ogni singola chiesaj
studiare la propria situazioni;
nell’ambito più vasto dell'y.^
nione, che cerchi insieme af
essa iniziative nuove di auto '
finanziamento, la convincali
sottoscrivere un impegno'
animato dal principio delli'
decime e delle primizie, eli
incoraggi ad avviare iniziati^
di crescita spirituale ed evangelistica con l’apporto decisi.’
vo dei due dipartimenti». la'
seconda ipotesi accompagni
la proposta di patto con ilvi.
ro della figura del segretari)
generale, una maggiorei
nergia amministrativa«
metodisti, valdesi e federi.
zione, una maggiore coni»
sione di ministri in ambiti
bmv, un rilancio delle assO’
dazioni regionali e l’istitirzio.
ne di un piccolo ufficio perii
pubbliche relazioni.
Il documento sul battesimo
Fra tutti i documenti inviati quello teologicamente più
denso (ma anche il più disastrato dai refusi) è quello sul
battesimo. È un documento
che pone per la seconda volta
(dopo TAssemblea-Sinodo del
’90) all’attenzione delle chiese
battiste italiane la riflessione
sul battesimo e sulle sue implicanze teologiche, etiche ed
ecclesiologiche in ambito e
prospettiva ecumenica.
Viene riproposta nel testo,
elaborato schematicamente a
tesine, la classica comprensione barthiana con la distinzione fra battesimo di Spirito
e battesimo d’acqua, il primo, «evento straordinario
per cui la persona scopre di
essere amata da Dio», il secondo, «solenne dichiarazione istituita da Gesù e accolta
dalla Chiesa apostolica (primitiva) con la quale la chiesa
riconosce che lo Spirito ha
operato mediante la fede, segnala simbolicamente con il
bagno nell’acqua dell’individuo (confessante la fede in
Cristo) che in comunione coi
la morte in croce di Cesili
Nazareth una nuova vita è venuta in essere (...) e prosami
che l’avvento dell’eschatoivf
atteso e vicino».
Dopo aver ricordato di
secondo questa imposta»
ne teologica l’affermazioi
riformata classica della gf;
zia preveniente «non vai
dotta a elemento in una sut
cessione di “performances'
religiose dei cristiani (...)Bi
in un orizzonte più ampi«
alTinterno del rquale l’ope|i
creatrice e salvifica di Dii
hanno il primato e non sol
la provenienza», ed aver riaffermato una comprensión!
trinitaria del battesimo, ildü
comento indica alcune ioplicanze in campo antropologico, etico ed ecclesiologi'
co. Nella parte conclusiva»
documento affronta con uji
sua proposta, articolata^
quattro brevi tesi, il no®
della comprensione e pras*
battesimale in prospettivi
ecumenica.
l
SETTEMBRE 1999
Albania
L’illusione è finita
Mafie
Tra don Puglisi e monsignor Cassisa
Buddismo
Il dialogo tra chiesa e pagoda
Sinodo
Valdesi, mansuetudine ecumenica
Germania
2000 moschee senza riconoscimento
Confronti: una copia lire 8.000; abbonamento annuo lire 65.000;
(sostenitore lire 120.000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp 61*
intestato a coop, Com Nuovi Tempi, via Firenze 38,00184 Konia.
Chiedete una copia omaggio telefonando allo 06-4820503, fax 482790^
(indirizzo Internet: Http-,//hella.stm.it/màrket/sct/home.htm)
Si
dei I
dal I
e sfi
cent
eip
diba
Frei
sind
com
gior
Reg
Foi
20
No’
gnazi
comi
anàr
nosfi
gion
cent
che I
dei b
turali
quesi
zioni
comi
gram
piem
2 itii
ment
divid
con i
conv
ricon
se di
dio (
riore
negli
dell’
indu!
ziom
per 1
dicoi
deva
gran
sarar
2006
trans
sing
cone
viari
circE
ranni
aree
te al
stess
gior
aven
ma j
Hard
inter
ficia
tari»
ro 5
vidu
delh
infn
stegi
altri
ne, I
tere
zion
dellt
cent
5
RE_^9s
ine
Bnedizione in a.p. 45%
rt 2 comma 20/8 legge 662/96 - Filiale diTorino
«so di mancato recapito si prega restituire
'"Attente presso i'Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
politicai!
itone,
di leg
alle alti)
dii '
zi il Cei
0 di visiti
di un pie,
iiite quali,
mate clit
chiesai
situazioni'
to dell’u.^
tsieme ai;,
e di auto. '
onvincai!
impegno!
ipio delli;
oizie, eli:
iniziatici
1 ed evan'to decisi'
tenti». Il'
ompagB
con il Visegreta«
igiorei
itiva «
e federie conditi,
n àmbiti
elle asso,
’istituzioicio perii*
no
nionecoi
li Gesiii
1 vita è ve
venerdì 17 SETTEMBRE 1999
ANNO 135 - N. 36
LIRE 2.000 - EURO 1,03
Ì-f;'
Si conclude sabato 18 settembre all’expo Fenulli la Festa
dei giovani di quest’anno. Il tema di questa sesta edizione,
dal titolo «I giovani e il nuovo millennio: memoria, risorse
e sfide», ha voluto porre l’attenzione al 2000 incipiente, incentrando in particolare l’analisi sui rapporti tra l’Occidente
e i paesi in via di sviluppo. Tra gli altri, sono intervenuti ai
dibattiti il Premio Nobel Rigoberta Menchú, il domenicano
Frei Betto, esponente della teologia della Liberazione, il
sindacalista Luis Inacio da Silva (Lula), che con Betto ha
condiviso la lotta per i diritti degli oppressi in Brasile, la
giornalista Miriam Mafai e lo scrittore Nuto Revelli.
schatonì
dato di
postazii
rmaziof
della gTi
on vai
una sui
■mances'
li (...)B
Ü ampio,
le l'open
:a di Dii
non soli
aver né
irensio*
mo, ildO'
cune inantropodesioloji;
iclusiväil
1 con uni
colatalo
, il nodo
3 e prassi
ispettivi
Regione Piemonte
|fondi europei
12000-2006
1
j Novità in vista per 1 assegnazione degli stanziamenti
comunitari per il periodo che
andrà dal 2000 al 2006 nella
nostra Regione. La giunta regionale infatti ha definito recentemente la metodologia
che porterà all’individuazione
dei beneficiari dei fondi strutturali europei per il periodo in
questione seguendo le indicazioni dettate dal regolamento
comunitario. Nella nuova programmazione la popolazione
piemontese interessata sarà di
2 milioni e 534.000 abitanti,
mentre le ai'ee provinciali individuate riguardano le zone
con i problemi più gravi di riconversione industriale o di
riconversione rurale sulla base di precisi criteri (tasso medio di disoccupazione superiore alla media comunitaria
negli ultimi 3 anni, flessione
dell’occupazione nel settore
industriale, densità di popolazione inferiore a 100 abitanti
per km quadro). «Le aree dicono alla Regione - che godevano della precedente programmazione ma che non lo
saranno più nel periodo 20002006, godranno di un regime
transitorio, denominato pha^ing-out, che consentirà la
conclusione dei progetti avviati. Le risorse assegnate,
circa 400 miliardi, consentiranno di mantenere per queste
aree (essenzialmente le vallate alpine non più inserite) lo
stesso livello di aiuti». La Regione ha dichiarato poi di
avere allo studio un programma parallelo di circa 400 miliardi, per «riequilibrare gli
interventi nelle aree non benificiarie dei contributi comunitari». In questo caso sarebbero 5 1 filoni di intervento individuati: incremento al fondo
della montagna, interventi per
infrastrutture pubbliche, sostegno ai patti territoriali e ad
altri strumenti di concertazio*10. grandi interventi di carattere pubblico su aree in condizioni di declino, incremento
delle risorse destinate agli incentivi ai sistemi produttivi.
Anche questo settembre le
scuole stanno riaprendo,
e inizia così il secondo anno
dal varo della nuova maturità. È abbiistanza difficile,
però, dare un primo giudizio
univoco su questa riforma,
che presenta diverse questioni controverse, come la valutazione dell’ora di religione
(o delle attività alternative)
per il credito scolastico, che è
stata criticata dalla Fcei e dal
Sinodo da pòco concluso. In
particolare c’è un aspetto che
ha dato vita a qualche discussione nelle assemblee delle
nostre chiese: si tratta del
credito formativo, un nuovo
strumento di giudizio che intende valutare le attività svolte dagli studenti al di fuori
delle aule scolastiche.
IL CREDITO FORMATIVO
PER GLI ALTRI
DAVIDE DALMAS
Alcuni reputano che sia positivo che la scuola finalmente
valuti occasioni di formazione
e crescita anche all’esterno, e
che vengano riconosciute attività svolte dalle nostre chiese
(dall’educazione musicale
fornita dalle corali, all’approfondimento di centri come Agape). Altri, tra i quali chi
scrive, pensano invece che
siano maggiori i rischi dei
pregi per diversi motivi, come
l’arbitrio del Consiglio di
classe, che può determinare
quali attività accettare e quali
no, con il rischio che pesino le
conoscenze personali o la valutazione sui contenuti. Come
la discriminazione di chi vive
in aree dove è più difficile
svolgere attività extra-scolastiche (l’offerta di corsi di judo, di oratori, di squadre di
calcio, di associazioni per il
volontariato è molto più forte
nel centro di una città che in
alta montagna) e di chi non ha
le possibilità economiche per
fornirsi questa formazione in
più e già stenta a trovare soldi
e tempo per la scuola.
Dato che questo nuovo strumento sembra rientrare, piuttosto che nel campo della formazione, in quello del disciplinamento sociale (infatti è
correlato al comportamento in
classe, alla condotta), sarebbe
meglio dirlo chiaramente e
trasformare eventualmente
questo credito nel riconoscimento di un servizio reso alla
collettività, del tipo della donazione del sangue e simili.
Sarebbe meglio della corsa al
parroco, al maestro di karaté o
di solfeggio (e al pastore) per
avere i famosi «certificati».
li Pinerolese e l'«estate pazza»
Un turismo ancora
da costruire
PIERVALDO ROSTAN
Era stata annunciata come
l’estate più calda del secolo; sicuramente non è stato
così per il Piemonte e per le
sue valli alpine dove tra luglio e agosto i giorni senza un
piccolo acquazzone sono stati
davvero pochi; il collegamento viene fuori, in sede di bilancio sull’attività turistica,
perché un po’ tutti gli operatori hanno dovuto fare i conti
con le bizze del tempo. Una
stagione normale, simile alla
precedente, col pienone in
agosto e buone presenze in
luglio; cambia, a seconda
dell’offerta e della situazione,
il tipo di clientela. Così il Gilly di Torre Pellice lavora con
grande prevalenza di anziani
(«anche se quest’anno sono
arrivate alcune famiglie con
bambini, rallegrando anche
gli ospiti oltre di “anta”»,
commenta soddisfatto il titolare Mario Malan).
Con qualche difficoltà anche la stagione dei rifugi: «La
gente non prenota più con
grande anticipo rischiando di
trovare brutto tempo - lamenta Roby Boulard, del Jervis al
Pra in alta vai Pellice -; e così quest’anno abbiamo avuto
pochi soggiorni prolungati
nel tempo». Analoghi problemi, come conferma il presidente del Cai vai Pellice,
Beppe Pividori, ci sono stati
al Granerò e al Barbara, «anche se il bel tempo di settembre ha prolungato un po’ la
stagione estiva».
Diversa la situazione delle
seggiovie di Prali, quest’anno
aperte solo fino al 23 agosto
per consentire di realizzare in
tempo utile per la stagione invernale alcuni interventi improcrastinabili: «Purtroppo le
nuvole arrivano quando non
servono; - commenta l’amministratre della Seggiovia,
Carlo Raviol - per cui mentre
quest’inverno è mancata la
neve quest’estate c’è stata la
pioggia danneggiando la stagione estiva; e tuttavia abbiamo avuto parecchie presenze,
specie di famiglie e di gruppi
organizzati». Ma la vera novità dalla vai Germanasca
viene dallo «Scopriminiera» e
Abitazioni alpine nella zona del Queyras
cioè dall’apertura di miniere
dismesse ora visitabili alla
scoperta di un mondo produttivo sotterraneo su cui la valle
ha gravitato per decenni. Dalla fine di ottobre dell’anno
scorso, quando l’iniziativa è
stata inaugurata, quasi 22.000
persone hanno varcato l’ingresso della miniera; nel
1999, fino al 31 agosto si
contano 18.511 visitatori, per
una media di 113 persone al
giorno. Il 30% dei visitatori
proviene dal Pinerolese, il
40% da Torino e cintura, il
30% da regioni «vicine» quali Lombardia, Toscana, Ligu
ria. Più o meno in ugual misura i visitatori singoli e quelli delle scuole, a testimoniare
di una varietà anche nell’«appeal» dell’iniziativa. Oggi per
entrare nel mondo di Scopriminiera bisogna prenotare
con un certo anticipo, in alcuni casi anche un paio di settimane prima; e a beneficiare
del turismo minerario sono in
tanti, lo confermano a Prali e
in altre località della valle.
Ciò che evidenzia dunque
l’esperienza della vai Germanasca è la necessità di creare
eventi, attività e proposte;
solo in questo modo si avvi
Alle ore 5 e 43 minuti del porìieriggio
del 2 aprile 1808 una scossa di notevole intensità si fece sentire nel Pinerolese, in modo particolare nella vai Pellice e
nella vai Chisone. Il prefetto di Tonno
(siamo in epoca napoleonica) incarica uno
studioso, A. M. Vassalli-Eandi, di recarsi
nella zona colpita per riferire alle autorità
le dimensioni della sciagura. Questa relazione è estremamente interessante, sia per
le digressioni che l’autore fa sulle possibili cause dei terremoti, con le conoscenze scientifiche dell’epoca, ma anche e soprattutto per la descrizione delle paure ingenerate dal terremoto stesso presso la
popolazione. La gente bivaccò per un lungo periodo di tempo, accampandosi alla
meglio nelle vicinanze dei centri danneggiati, utilizzando come rifugio i tini e costruendosi dei ripari in legno e tela.
Vassalli-Eandi enumera una serie di
affermazioni interessanti: «Coloro che
IL FILO DEI GIORNI
IL TERREMOTO
DEL 1808
BRUNO BELLION
avevano qualche nozione sui vulcani ne
hanno trovato ovunque gli effetti. Le
sorgenti, rese torbide dalla polvere e dalla terra che l’acqua portava con sé, sono
state ritenute solforose; le sorgenti rimaste limpide sono state ritenute salate; si è
pensato di vedere il terreno sollevarsi,
screpolarsi ed esalare vapori sulfurei; e
tutti questi fenomeni erano descritti con
tale ricchezza di particolari che pareva
impossibile dubitarne». Tra le fontane
che si riteneva fossero diventate salate e
sulfuree, si menziona quella detta del
Malanaggio «sulla strada di Fenestrelle,
a una lega e mezza da Pinerolo».
Avendo però testato l’acqua coi reagenti chimici che si era portato appresso,
l’autore afferma che «l’acqua di questa
fontana è della più pura che si trovi ordinariamente in natura». Per non dilungarsi
eccessivamente nell’enumerare i casi di
terrore suscitati dalle ripetute scosse del
terremoto, si limita ad un esempio: «Un
uomo venne a dichiararci che efflorescenze sulfuree spuntavano da svariate
rocce - dice lo scienziato -; andammo a
vedere questo preteso zolfo e trovammo
dei licheni di colore giallo-verdognolo».
Secondo la relazione citata, i danni maggiori si sarebbero verificati, per la vai
Pellice, a Torre e a Luserna; per la vai
Chisone a San Germano.
cinano turisti giovani, famiglie, gruppi. Quali iniziative
e quali eventi? Un turista attento al territorio cerca proposte che ben si inseriscano
nel territorio, che ne valorizzino le caretteristiche paesaggistiche, la storia, l’ambiente. Nelle vicine Alpi
francesi sono sorti negli anni
moltissimi camping comunali, capaci di dare accoglienza
a migliaia di giovani: nelle
nostre valli i campeggi chiudono o sono diventati grandi
parcheggi di roulottes a loro
volta «seconde case».
Sempre nelle Alpi francesi,
anche in quelle a noi molto
vicine, si sono creati modesti
ma accoglienti bacini idrici, i
«pian d’eau» dove si può fare
il bagno oppure praticare la
pesca o altri sport d’acqua.
Altrove, in paesi dove si vuol
puntare su un turismo a misura d’uomo, si lavora moltissimo sull’accoglienza: fiori
ovunque, centri storici piacevolmente ristrutturati con materiali locali dove si realizzano concerti, balli e rappresentazioni storiche, esercizi e negozi aperti soprattutto nel periodo estivo. Questo in paesi
turistici, nella vicina Francia,
per non citare l’abusato Alto
Adige o la Valle d’Aosta; se
le nostre valli vogliono giungere preparate al fatidico
2006 devono ancora fare
molta strada per promuovere
e accogliere il turismo...
6
PAG. Il
E Eco Delle Yalli Iàldesi
^NERDI 17 SETTEM ^,prd
UN BIVACCO INVERNALE AL RIFUGIO GRANERÒ
— E stato inaugurato domenica 5 settembre il nuovo bivacco invernale del Rifugio Granerò (vedi foto). La struttura è
stata realizzata con fondi europei e grazie al lavoro volontario di tanti soci e amici del Cai: costruito completamente in
legno, il bivacco avrà sei posti letto da utilizzarsi nel periodo invernale da parte di sciatori e alpinisti. Fino a 20 anni fa
solo poche persone praticavano lo sci-alpinismo; oggi è uno
sport diffuso e il Cai Uget vai Pellice ha inteso offrire questo importante supporto a quanti valicano anche d’inverno i
colli che portano in Francia e verso altri rifugi vicini.
LUSERNA: IL TRALICCIO E ANCORA LI — C’è stato
venerdì scorso un ennesimo incontro che ha visto di fronte
l’annninistrazione comunale e i due comitati (di genitori e
di cittadini) sorti per chiedere l’allontanamento del traliccio
Tim dal centro abitato di Lusema alta. Il traliccio, con relative antenne, è in funzione da questa primavera e il suo spostamento è ancora lontano; fra l’altro rilievi effettuati
dall’Arpa aU’intemo della scuola elementare dimostrerebbero un bassissimo livello di radiazioni. Ma intanto ci sono
famiglie che hanno deciso di iscrivere i propri figli in scuole diverse da quella di Lusema Alta.
BIELORUSSI A BOBBIO — Fino al 5 ottobre saranno ospitati al Centro vacanze dell’Esercito della Salvezza 16 bambini bielomssi con due accompagnatori. Per la buona riuscita del campo è possibile offrire prodotti alimentari, vestiario per ragazzi dai 12 ai 16 anni, inviti a pranzi e a cene,
aiuto di volontari per la gestione del campo, aiuti in denaro
per l’acquisto di indumenti intimi e di medicinali. Chi desidera collaborare in uno di questi modi può prendere contatto con Adriano Longo, tei. 0121-91296. E intanto l’Avis di
Lusema che con l’associazione «Senza confini» si occupa
di ragazzi e ragazze di Cemobil ringraziano tutti quelli che
hanno collaborato alla riuscita della festa dello scorso luglio a Lusema il cui scopo era anche quello di raccogliere
fondi a sostegno dell’iniziativa.
CONCORSI SCUOLA ELEMENTARE — Si svolgerà a
partire dal 18 settembre, dalle 9 alle 13, presso la scuola
elementare «Patri» di Pinerolo, il corso di preparazione alla prova scritta dei concorsi a cattedre per la scuola elementare. Il corso, organizzato dal Lend pinerolese, terminerà rii novembre, per un totale di 16 ore. I relatori saranno Franco Calvetti, dirigente scolastico, e Gabriella
Carpegna, psicoioga. Iscrizioni e informazioni sabato 18
settembre alla scuola «Patri» dalle 8,30. Il Lend pinerolese
ha in programma anche altri corsi per la preparazione a
prossimi concorsi a cattedre per la scuola media inferiore e
superiore, a partire dal prossimo 8 ottobre.
«FASCINO D’AUTUNNO» — In occasione della prossima
giornata dedicata a «Città d’arte a porte aperte», che si svolgerà il 10 ottobre, il Comune di Torre Pellice, la Pro Loco
lat, il Gasm, l’Associazione commercianti e il Circolo Mûris indicono un concorso di pittura che avrà per tema «L’autunno». Le opere, eseguite con tecnica libera, incorniciate e
fomite di attaccaglia, dovranno ritrarre la stagione nei suoi
molteplici aspetti, paesaggistici, turistici, atmosferici, agricoli, ecc. I lavori devono essere consegnati entro il 29 settembre alla sede della Pro Loco; da sabato 2 ottobre a domenica 10 le opere saranno esposte nelle vetrine degli esercenti di Torre Pellice, mentre la premiazione avverrà domenica 10 presso i giardini di piazza Muston.
CORSO DI FORMAZIONE SUL VOLONTARIATO — Al
fine di incrementare l’azione di volontariato, il Coordinamento della associazioni di volontariato alla persona della
vai Pellice promuove un corso di formazione, interamente
gratuito, programmato con la collaborazione dell’associazione culturale «la Bottega del possibile» di Tone Pellice.
Tutti gli interessati sono convocati venerdì 1° ottobre alle
ore 18 presso la «Bottega» in viale Trento 9 a Torre Pellice.
CORSO DI FOTOGRAFIA NATURALISTICA — Al Ri
fugio Barant dal 23 al 26 settembre e dal 30 settembre al 3
ottobre si svolgono dei corsi di fotografia naturalistica organizzati dalla Terra Wildlife Consulting e aperti a tutti i
fotografi principianti che vogliano migliorare le loro capacità fotografiche e conoscere le tecniche di mimetizzazione
e avvicinamento degli animali. Per informazioni e iscrizioni tei. 0338-4213818 e 0347-4490204.
STRAPOMARETTO PER LE VIE CITTADINE — Domenica 26 settembre alle ore 17 parte la quattordicesima
«Strapomaretto», camminata podistica non competitiva
aperta a tutti; il percorso si snoda per quattro chilometri
nelle vie del paese. La quota di iscrizione è di 6.000 lire, il
punto di ritrovo è agli impianti sportivi di Pomaretto alle
ore 16. La camminata, che si svolgerà con qualsiasi condizione meteorologica, è abbinata alla dodicesima «Scavalli», corsa il 12 giugno scorso. I partecipanti a entrambe le
manifestazioni saranno premiati con una piastrina d’oro e
sono previsti premi in natura per tutti.
(Associazione degli amici» a S. Giovanni
Festa all'Asilo valdese
MASSIMO GNONE
Quella di domenica 19 settembre sarà una giornata
di festa per l’Asilo valdese di
Lusema San Giovanni, un’occasione per incontrarsi e soprattutto conoscere e scoprire
la nuova associazione degli
Amici dell’Asilo (Adav). Ne
abbiamo parlato con il presidente dell’Associazione, Alberto Bellora: «l’Associazione
degli amici dell’Asilo valdese,
costituita il 24 giugno scorso,
si prefigge di promuovere e
sostenere tutte le iniziative
che favoriscano il più alto livello di qualità della vita degli
ospiti della struttura, fra le
quali la ricerca di mezzi finanziari capaci di integrare le rette; la promozione di attività di
animazione con l’animatrice
dell’Asilo; l’offerta di compagnia e sostegno umano agli
ospiti; la presenza alle funzioni religiose per incoraggiare la
partecipazione; la solidarietà,
la simpatia e l’incoraggiamento al personale dell’Asilo; la
relazione con associazioni analoghe di altri istituti per
confrontar esperienze e scambiarsi progetti, e per questo
siamo già in contatto con l’associazione degli Amici del Rifugio Carlo Alberto. Nel complesso si chiede agli aderenti
l’attuazione di ogni iniziativa
volta a portare gioia e umanità
all’intemo dell’Asilo e soprattutto alle persone che rischiano di trascorrere i loro giorni
nella tristezza e nel grigiore di
una vita che ormai considerano priva di senso».
I problemi all’Asilo ci sono.
ma insieme possono essere risolti; «La voce di bilancio riguardante le rette - dice Bellora - è in questo momento un
po’ in crisi e obiettivo dell’associazione è anche cercare i
mezzi finanziari per ovviare a
questo problema. Noi vogliamo farlo lavorando insieme al
personale, appoggiando gli
animatori e i collaboratori per
evitare doppioni e cercare di
migliorare la situazione».
La festa di domenica 19 settembre, il primo incontro con
gli Amici dell’Asilo valdese,
avrà inizio alle 10 con il culto
nel tempio di San Giovanni e
la partecipazione della corale
di San Secondo, culto che
verrà trasmesso in diretta da
Radio Beckwith (fm 91.200 e
96.550). In seguito la giornata
proseguirà con il pranzo comunitario alla sala Albarin
(iscriversi entro giovedì 16) e
dalle ore 14 con l’esposizione
di vari banchetti, i canti del
coro La Roca di Cavour e la
musica del noto chansonnier
valligiano Carletto Arnoulet.
L’Associazione comprende
attualmente quasi 50 membri:
«Ero più ottimista a questo
proposito - sottolinea Bellora
- è già stato molto difficile
riuscire nella costituzione
dell’associazione, ma penso
che quando saranno note le
finalità nella chiesa di Luserna San Giovanni, ma anche
all’esterno, arriveremo senz’
altro a un centinaio di soci
entro la fine dell’anno; l’Asilo è un istituto molto amato e
non solo in vai Pellice. Farsi
conoscere è la prima tappa
del nostro futuro».
Il presidente Ciampi in visita a Pinerolo
150 anni della
Scuola di cavalleria
GIAN MARIO GILLIO
Era il 9 ottobre del 1952: si
muovevano i primi passi
per rilanciare quella lunga tradizione che fece di Pinerolo,
indissolubilmente legata alle
glorie della Cavalleria italiana, la capitale dell’equitazione mondiale. Nello storico
campo ostacoli «Tancredi di
Savoiroux» si diedero appuntamento i migliori cavalieri
italiani e stranieri per dare il
via al primo Concorso ippico
internazionale (Chi).
Per il 1999, per ricordare i
150 anni della costituzione in
Pinerolo della famosa Scuola
di cavalleria (20 novembre
1849), si è voluto programmare ancora una gara Csi-A, sigle che indicano «Internazionale di massimo livello», un
concorso nazionale di tipo A,
un Criterium militare, un raduno nazionale dell’arma e
una «Strapinerolo» a cavallo.
11 programma delle manifestazioni è stato illustrato nella
conferenza stampa del 10 settembre scorso alla presenza
del sindaco di Pinerolo, dell’on. Merlo, dell’assessore regionale allo Sport e al Turismo, Rachelli, e di Marco
Bellion, assessore provinciale
all’Agricoltura e montagna.
Il generale Angelo Distaso,
presidente dei concorsi, sottolineando l’importanza di questa manifestazione ha ricordato che al concorso parteciperanno ben 24 nazioni, 240 cavalieri e nel concorso nazionale ci saranno 290 cavalli.
La manifestazione si concluderà con tre convegni: ve
nerdì 1° ottobre alle ore 15,
«la scuola italiana di equitazione», con la possibile presenza del ministro dei Beni
culturali, il presidente del Coni, il presidente del Fise e le
medaglie d’oro della Cavalleria italiana; scopo del dibattito è capire se la scuola può
diventare realtà di Pinerolo.
Con il 3 ottobre la conclusione alla presenza del Capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi. Distaso ha ribadito l’importanza della costituzione
della Scuola nazionale di
equitazione, istituto di istruzione a livello universitario
della durata di tre anni, destinata alla formazione di istruttori e personale altamente
specializzato, anche per la
sua singolare e unica caratterizzazione a livello nazionale.
Il sindaco di Pinerolo ha ricordato che il Comune si dovrà occupare dell’acquisizione dei terreni, che avverrà
soltanto quando ci saranno
certezze sull’interessamento
del Coni, ente finanziatore
dell’operazione (3 miliardi).
Per l’avvio della scuola la
Regione Piemonte ha già deliberato 500 milioni vincolati
all’assunzione di responsabilità della federazione sportiva. La richiesta di 6 miliardi
per la scuola, inoltrata dall’assessorato allo Sport della
Regione, è ferma in quanto il
6 agosto è stato deliberato di
dare 5 miliardi e 200 milioni
per il Teatro sociale, che in
pratica hanno precluso il finanziamento per la Scuola di
equitazione, che manca tuttora di un progetto.
L’Asilo e, sullo sfondo, il tempio di San Giovanni
Posta
Caro sindaco...
Caro cugino, lavoriamo con
gioia. Ho piacere di scriverti
una lettera aperta ispirata al rispetto umano nella nostra
profonda diversità, pur essendo molto triste e continuamente deluso dalla tua gestione
del Comune di Massello. Ti
espongo i miei dubbi in modo
sintetico tralasciando le nostre
passate liti che ricordiamo entrambi: tu come presidente
della Pro Loco e poi come sindaco, io come amministratore
con te prima e libero cittadino
adesso, che cerca di difendere
le minime libertà di azione
che ancora gli restano e che tu
cerchi continuamente di soffocare. Alludo, per esempio, al
diverso trattamento che viene
riservato ai cittadini che compiono operazioni simili, a seconda del luogo e dello scopo
a cui sono destinate.
Ho piacere di chiederti il
perché della tua posizione amministrativa rispetto a chi come te cerca di mantenere con
il proprio impegno una
sello pulita sul profilo estetià
e agricolo (vedi sfalcio, p
zia di sentieri e strade dur:
la fienagione, costruzioni
condo il proprio concetto ei
possibilità lavorative senza al
cun costo per la comunità). |
sorge il dubbio, visto le cojij..
nue difficoltà, che questo sia|'
protrarsi della lite per o conu
l’Azienda faunistica. Nonvor
rei che alcuni di noi possa«
vivere la propria vita in questi
piccolo Comune con un sin4
co amico e altri no.
Caro Willy, spero di nonat'
centuare con questo scritto p
il futuro gli ostacoli cheavit
te opponi a qualcuno e mi*
guro di poter lavorare conp
tecipazione e reciproco rispt
to, ognuno per il proprio i|
pegno, con critiche costruii
sulle idee e dibattiti locali.Pi
essendo consapevole deli
verso peso e responsabilitàl
la tua posizione la mia siai
guardo al futuro di Massel
sia verso cittadini singoli,!
auguro che ognuno di noip
sa lavorare per rendere din
vo il luogo e l’antico ambia
più fraterno e collaborativo.
Giancarlo Micol - Massel
IlCom
tsarà pr
010 a doti
(amento e
proposto
àalla Regi
l’eco del
30 luglio
tempesti’
condotto
edilizia e
del Consi
raccolto i
su una sei
late per ri
atteristicl
lare delle
Richieste informazioni alla «casa madre»
Ancora incertezze
per il futuro Beloit
DAVIDE ROSSO
Sono ormai in molti a dire
che il ridimensionamento
degli organici della Beloit Italia a Pinerolo sia cosa certa;
nessuno però può parlare con
precisione del futuro di questa
azienda pinerolese che produce macchine per cartiera,
nemmeno la direzione italiana
dell’azienda che aspetta lumi
dalla «casa madre» che ha sede negli Stati Uniti. Dopo il
periodo interlocutorio dello
scorso anno e il coinvolgimento del ministero dell’Industria la situazione sembra essere ferma sul piano delle proposte, anche se a giorni la situazione potrebbe evolversi
sul versante pratico con l’apertura, da parte dell’azienda,
delle procedure di messa in
mobilità di un certo numero di
dipendenti. La settimana scorsa l’amministrazione del Comune di Pinerolo ha scritto
una lettera all’amministratore
delegato di Beloit Italia, Umberto Bollani, in cui invitava
l’azienda a incontrare le parti
sociali presenti sul territorio
per cercare una soluzione a
una crisi «le cui conseguenze
- si legge nella lettera - sul
piano occupazionale e sociale
per la città di Pinerolo e per il
Pinerolese sarebbero gravi». Il
sindaco di Pinerolo, Alberto
Barbero, firmatario della nota,
invitava l’azienda a esaminare
tutte le proposte e le possibilità per mantenere occupazione e attività nella Beloit Italia
e nel suo indotto: «Anche
quelle - dice Barbero - volte a
trovare soluzioni non del tutto
collimanti con quelle fin*
espresse dalla proprietà ck
crediamo debba responsaU
mente rapportarsi con la®
munità locale».
A stretto giro di posta è alt
vata la risposta degli aniffl®
stratori italiani di Beloit It*
che si dicono disponibili P?
parte loro a procedere negl
incontri con le parti sociali f
che se confermano la situa®
ne di crisi attuale e la ne®
sità per l’azienda di procew
a un ridimensionamento*
suo organico. Il proble®
sembra risiedere, anche
quanto emerge dalla rispos®
deH’amministrazione itah*
della Beloit, nei non facili
porti con la direzione arrien
na e dalla situazione di o®
che ha colpito Fimpresaanc
dall’altra parte dell’oceano.
Hai mai pensato
di impaf^
menti tipi
tradizioni
vanno ore
vede la
proposto
Consiglir
vando il t
rativo sen
cessarle b
tiche di i
previste.
Nel co
potuta spi
tiva colle
gioranza
siderato i
mile regc
lificante (
ma) e mi
spesso di
mostra cl
te concri
per il ben
te polem:
superate,
è fatta ui
rale fra
struttura;
dì fabbri
costruz
possibili
sti aggii
si sono ;
se per u
dai tetti,
si, alle rr
ci, alle r
sostegno
Queste
il compii
tare arbi
da parte
edilizia i
nel temp
modo di
rispettat
che cont
alla salv
bello e
tra i fut
quegli il
appaionr
l’occhio
il proble
oopertur
la Iosa c
rio, Sara
deroghi
nuovo t
fra altri
asole 11.000 lire/ora?
Allora chiama il Collegio
valde.se di Torre PeH'^ ,,
al numero 0035-7031062
e troverai:
• insegnanti madrelingua
• corsi personalizzati
• gruppi min. 4 max. 8 per*°
• videoteca/biblioteca
a tua disposizione ^
Scadenza iscrizioni e riunì®
per tutti gli interessao
LUNEDÌ 27 SETTEMB«*’*
’99 ORE 20 j
Collegio valdese-via Beck
10066Torre PelliceO^^
Su qi
laBibl
con M
Paolo 1
della R
Ital Pellic
7
VENERDÌ
17 SETTEMBRE 1999
Delle ^lli ^ldesi
PAG,
III
IL NUOVO REGOLAMENTO EDILIZIO
ANGROCNA
IL PRIMO PASSO
una Mai
lo esteti^
‘Icio, pilli
de duranii
uzioni s(j
ricetto e 1(1
c senza 11'
'unità). K
0 le coni,
uestosiai
er 0 coni|.
• Non VOI.,
ù possaw
a in
1 un
di non*,
scritto pj
che avd.
0 e mi*
re con(f.
oco
roprioi
costruÉ
locali, fa
)le deli
sabilità I
mia siai
1 Massel
;ingoli,i
di noip»
eredi«
3 ambiti
orativo,
- Massel
ladre»
elle :
sponsaS
con lac*
osta è a®
li am»»
■eloit Itafi
anibili f
dere neit
sociali »
la situazif
; la nec«'
mento
problo®'
ancho 1
la rispos"
ne italici"
1 facili ("f
;C amorict
ne di 0"*
resa and»
oceano.
impari
CESE
lese
re/ora?
:ollegio
Pellico
031062
elingu^
i zzati
8 perso”*
ioteca
one
e riunio”*
■essati
EMBB®
Beckwl'’’'
ce (Toì
TComune di Angrogna
sarà probabilmente il primo a dotarsi del nuovo regofàmento edilizio che è stato
proposto un paio di mesi fa
^la Regione Piemonte (vedi
l’eco delle valli valdesi del
30 luglio). In seguito a un
tempestivo e ampio lavoro
condotto dalla commissione
edilizia e di due sedute aperte
del Consiglio comunale, si è
raccolto il consenso generale
su una serie di norme formulate per tener conto delle caratteristiche locali, in particolare delle borgate e degli elementi tipici delle costruzioni
tradizionali, e queste norme
vanno ora inserite, come prevede la legge, nel testo tipo
proposto dalla Regione; il
Consiglio comunale, approvando il tutto, lo renderà operativo senza che siano più necessarie le procedure burocratiche di approvazione finora
previste.
Nel corso del lavoro si è
potuta sperimentare una positiva collaborazione tra maggioranza (che ha sempre considerato l’obiettivo di un simile regolamento punto qualificante del proprio programma) e minoranza, che è stata
spesso di stimolo; il che dimostra che, quando ci si mette concretamente a operare
per il bene del territorio, molte polemiche inutili vengono
superate. Nel regolamento si
è fatta una distinzione generale fra gli interventi di ristrutturazione o ampliamenti
di iabbricati esistenti e nuove
costruzioni; cercando, ove
possibile, di non imporre costi aggiuntivi per i proprietari
si sono indicate norme precise per una serie di elementi,
dai tetti, ai balconi, agli infissi, alle murature e agli intonaci, alle recinzioni, ai muri di
sostegno, ecc.
Questo dovrebbe facilitare
il compito dei progettisti, evitare arbitrarietà o ingiustizie
da parte della commissione
edilizia ma soprattutto creare
nel tempo una mentalità e un
tnodo di comportarsi che, se
rispettato da tutti, non potrà
che contribuire positivamente
nlla salvaguardia di ciò che è
hello e a una certa armonia
ha i futuri edifici, evitando
finegli interventi che a volte
appaiono come un pugno nel1 occhio. Per quanto riguarda
■1 problema assai sentito delle
coperture, pur privilegiando
la Iosa quando ciò è necessano, saranno consentite delle
deroghe: ad esempio se il
nuovo tetto viene realizzato
ha altri di un nucleo dove già
prevale la tegola, potrà essere
fatto in tegola. Negli alpeggi,
che saranno indicati in una
apposita carta e che si trovano al di sopra dei 1.200 metri,
sarà possibile rifare il tetto
anche in lamiera grecata scura, con indubbio vantaggio
economico per i proprietari e
dunque con un incoraggiamento a recuperare molte baite che vanno in rovina o sono
attualmente ricoperte con plastica.
Un certo rigore è stato messo a proposito dei muri di sostegno, di cui spesso si abusa
anche in casi in cui la costruzione potrebbe adattarsi meglio alle caratteristiche del
terreno, senza sbancamenti e
terrapieni eccessivi: tutti i
muri al di sotto di una certa
altezza dovranno presentare
alla vista la pietra, come nei
muri di una volta, anche se
fatti di cemento all’interno.
Naturalmente molte cose sono ancora insoddisfacenti e
non mancheranno le critiche:
tra l’altro il regolamento sarà
presentato nel corso di un dibattito con la popolazione
previsto per il 23 settembre
ad Angrogna. Soprattutto, per
i Comuni di montagna, sarebbe necessario poter affiancare
ai vincoli che si richiedono,
alcuni incentivi economici.
I Comuni possono fare assai poco al riguardo perché le
loro scarse entrate non possono essere ulteriormente ridotte facendo sconti sugli oneri
di urbanizzazione. Così il Comune ha incaricato i suoi rappresentanti di riproporre il
problema in sede di Comunità montana vai Pellice: è
necessario che questo ente
metta a disposizione dei tecnici comunali e dei progettisti
tutto il lavoro prodotto nel
corso del «progetto borgate»
da due studi di professionisti
(diversamente un’altra grossa
spesa della Comunità montana si rivelerà inutile); inoltre
dovrebbe svolgere un la-voro
di informazione e coordinamento fra i tecnici stessi dal
momento che il loro comportamento varia da Comune a
Comune, pur in presenza delle stesse leggi. Anche i fondi
della «legge per la montagna» potrebbero costituire,
almeno in parte, un fondo comune per aiutare, anche simbolicamente, chi investe dei
soldi per riabitare e ricostruire e rispetta le regole che
l’amministrazione chiede.
Dunque molto resta da fare,
ma intanto ad Angrogna si sta
facendo un buon passo nella
direzione giusta.
» j Regolamento edilizio e territorio comunale
Su questo argomento, giovedì 23 settembre, alle ore 21, tí‘^ Biblioteca comunale di Angrogna, si svolgerà un dibattuto
Wn Marco Rostan, presidente della commissione edilizia,
Paolo Falco e Adriano Longo. Sono stati invitati espónenti
«ella Regione, della Comunità montana e della Asl 10.
Un progetto europeo che coinvolge il Collegio valdese
Valorizzare la lingua e l'identità
FRANCO CALVETTl
Il progetto «La scuola del
vicino. Università estiva»
è nato nell’ambito del Collegio valdese a Torre Pellice e
dopo un quinquennio conclude il suo ciclo di attività che
per gli ultimi tre anni si è
connotata come «progetto Interreg». Cinque anni fa (nel
1995) il progetto, partito su
stimolo del Collegio valdese
in collaborazione con il Centro culturale francese, si limitava alla provincia di Torino
e alla regione dell’Isère con i
rispettivi Provveditorato e Inspection; si è poi ampliato
con gli anni estendendosi per
la parte italiana ai Provveditorati di Asti e di Biella e per
la parte francese alle Inspections Académiques dell’Ardèche, della Savoie e della
Haute Savoie. Un crescendo
di consensi e di successi
nell’operatività delle scuole
che ha permesso numerosi
scambi e soggiorni.
Ma è negli appuntamenti
estivi (la seconda settimana
di luglio) che il Progetto si è
reso visibile radunando 120
insegnanti, metà italiani e
metà francesi, appartenenti a
tutti gli ordini di scuola. A
questi si aggiunga una ventina di persone che fanno parte
del «groupe de pilotage», che
ha l’incarico istituzionale di
seguire a livello scientifico e
a livello organizzativo il progetto. Le cinque edizioni si
sono svolte in località ripartite
fra Francia e Italia: Torre Pellice, Annecy, Ulzio, Chambery. Asti. Ad Asti, quest’anno la tematica è stata «Linguaggi dell’uomo alle soglie
del 2000». Il modulo sperimentato nel tempo è quello
che vede conferenze in plenaria il mattino e lavori di gruppo negli atelier nel pomeriggio. Docenti di primo piano ci
hanno accompagnato anche
quest’anno: Gianni Vattimo
dell’Università di Torino e
Claude Hagège del Collège de
France hanno iniziato con le
prolusioni. Vattimo ha riflettuto sulle parole linguaggio,
lingue, linguaggi, mentre Ha
al Penice: un’antica ijorgata che potrà essere recuperata (foto Gnone)
STA
Un ricordo
di Claudia
Peyrot
Una cara amica ci ha lasciato. Desidero ricordare Claudia
Peyrot perché in diverse circostanze mi è stata vicina e ha
condiviso scelte importanti
della mia vita. D’altronde tutti
coloro che l’hanno conosciuta
hanno sicuramente apprezzato
la sua grande modestia e la
sua disponibilità verso gli altri. Il lavoro che svolgeva come medico era la naturale
conseguenza della scelta di
vita che aveva fatto: quella di
aiutare chi aveva bisogno non
solo con la sua competenza
nel campo, ma soprattutto dimostrando di sapere ascoltare
e partecipare. Ho avuto testimonianza di persone che apprezzavano la sua capacità di
instaurare un rapporto autentico con i pazienti, sempre disponibile e serena, doti fondamentali per chi lavora in un
ambito sociale così delicato.
Io la voglio ricordare sorridente e pronta a una visione
positiva delle cose, anche se
in me rimane un’infinita tristezza per averla perduta.
Myriam Bein - Torre Pellice
gège ha trattato del come le
lingue condizionino le nostre
identità difendendo più da
politico che da linguista il fatto che le lingue, e in primis il
francese, debbano attrezzarsi
per opporsi all’imperialismo
anglo-americano. Henriette
Walter ha analizzato la vitalità delle lingue romanze, facendoci scoprire quanto l’inglese sia debitore del nostro
latino. Una tavola rotonda ha
riunito un giornalista della
Stampa, un linguista e un attore attorno alla questione dei
linguaggi giovanili convincendoci che il futuro è in mano ai giovani anche per quello che riguarda l’avventura
delle lingue, per cui occorre
avvicinarci a quel mondo per
saperlo riconoscere e sostenere con la saggezza dell’intellettuale equilibrato. Un
musicologo ci ha presentato,
anche con esemplificazioni
sonore, il linguaggio musicale e Valerio Terraroli dell’Università di Pavia ci ha
entusiasmato come critico
d’arte sulle prospettive dell’arte contemporanea in un
bilancio di fine secolo.
Non poteva mancare l’at
tenzione al mondo pubblicitario come strategia di comunicazione fra i più inquietanti. Una miniera di input dunque, che hanno avuto un risvolto operativo con i laboratori del pomeriggio e che
hanno toccato vari campi:
linguaggio scenico, teatro e
danza, i linguaggi della pubblicità, l’architettura come
segno dell’uomo sul territorio, il telegiornale, i linguaggi dei quotidiani, la scrittura
creativa.
Insomma, 40 ore di seminario molto intense, costruttive
per la scuola del domani. E
ora? Ancora una volta sarà
dal Collegio valdese che partirà il nuovo ciclo di aggiornamento, un ciclo che terrà
conto delle esigenze riscontrate nel corso dell’esperienza
quinquennale. Il gruppo di
formatori nella sua componente italiana e francese è
convocata per i primi di ottobre a Torre Pellice e il Collegio valdese, grazie alla sua
vocazione di Liceo europeo,
assumerà ancora una yolta il
ruolo di propulsore per un
progetto ad alto profilo professionale e formativo.
PINEROLO — Sembra
arrivato per alcuni nostri
edifici delle Valli il momento di procedere alla loro ristrutturazione o riammodernamento. In questo
periodo sono iniziati gli interventi sull’edificio della
chiesa di Pinerolo (nella
foto) dove, dopo le rilevazioni compiute dai tecnici e
i lavori sull’impianto di illuminazione del giardino
svolti nel mese di agosto,
sono stati montati la settimana scorsa i ponteggi per
poter procedere alla ristrutturazione delle facciate
esterne.
MONITORI/TRICI 1”
CIRCUITO — Domenica
19 settembre incontro dei
monitori e monitrici del 1“
circuito a Rorà (inizio alle
ore 10 col culto).
PRAROSTINO — Fino
alla riapertura del tempio
di San Bartolomeo, attualmente inagibile per lavori
di restauro, i culti si terranno alle 10 nella cappella
del Roc.
TORRE PELLICE —
Domenica 19 settembre,
pomeriggio comunitario ai
Coppieri alle ore 15.
RADIO
BECKWITH
EVANGELICA
FM 91.200-96.550
rbe@tpellice.it
tei. 0121-954194
Pomaretto festeggia la concittadina Emilia Durand
La vigna della centenaria
________GIORGIO BONIS*_______
Il 22 agosto la signora
Emilia Durand vedova
Bounous ha compiuto 100
anni; il Comune di Pomaretto
si associa alla famiglia nel
formularle i più sinceri e caldi auguri. La signora Emilia
è un’arguta e simpatica «vecchietta», lavora regolarmente
a uncinetto, strappa le erbacce nella vigna perché dice:
«Mio nipote non la cura abbastanza»; tutti i giorni fa
una passeggiata vera, tra i vicoli in lastricato ripidi e
sconnessi; legge quotidianarnente alcune pagine della
Bibbia, ricercando sempre
nuovi versetti. Solo due anni
orsono ha conosciuto il medico di famiglia, aveva notato
che non sentiva molto bene!
Nata a Marsiglia, Emilia ha
perso la mamma all’età di 6
anni, per cui è stata cresciuta
dai nonni residenti in una
borgata di Inverso Pinasca.
All’età di 14 anni ha prestato
servizio presso una famiglia
a Torino. Ha conosciuto Oreste Bounous, militare a Pinerolo e originario dell’Albarea, e si sono sposati. La loro
prima casa di giovani sposi è
stata loro offerta dal signor
Marauda, padre del pastore
Paolo; a Pinerolo nasceva la
prima figlia Elsa. La vita difficile ha obbligato la famigliola a cercare fortuna in
Francia lavorando come contadini in una località della
Provenza dove nasceva la seconda figlia, Enrichetta.
Ma la nostalgia per le montagne della vai Germanasca,
così forte nel marito, li ha riportati in Italia; hanno così
abitato prima all’Albarea, in
seguito sulle colline di Abbadia Alpina, dove è nata la figlia Margherita e dal 1931 in
borgata Bout a Pomaretto,
l’attuale residenza. Con il
marito la signora Emilia ha
condiviso ben 54 anni di vita
matrimoniale.
I suoi 100 anni sono stati
certamente ricchi di momenti
felici ma anche di altri meno
allegri, più difficili. Rammenta: «In gioventù ho fatto come la lepre che fugge sempre
e che sembra non trovare mai
una dimora nello stesso luogo. I miei ricordi sono troppi
e fanno ormai parte di me,
della mia lunga vita e non ho
più voglia di ripensare al passato. Ho vissuto con l’aiuto
del Signore 100 anni sempre
con “serenità”, oggi sono più
che mai nelle sue mani».
Gentile signora i suoi 100
anni sono per tutti noi un
esempio e la sua «serenità»
un importante suggerimento
per come ricercare sempre le
giuste motivazioni, la costante volontà e i valori più alti
onde affrontare con slancio e
speranze tutti i momenti che
la vita quotidiana ci riserva.
Tanti auguri, signora Emilia.
^sindaco di Pomaretto
La signora Emilia Durand
8
PAG. IV
E Eco Delle moEsi
VENERDÌ 17 SETTEMBRE iggp
f
Alla Festa dei giovani Rigoberta Menchú, guatemalteca, Premio Nobel 1992 per la pace
L'America Latina fra violenze e miseria
FEDERICA TOURN
Rigoberta Menchu, Premio Nobel per la pace
1992, è una donna piccola,
sorridente, che parla lentamente in uno spagnolo semplice, comprensibile anche
senza traduzione. È venuta a
Pinerolo il 9 settembre scorso
a testimoniare della lotta per
il popolo Maya in Guatemala,
;ome fa da anni in tutto il
mondo, ed è stata accolta con
grande calore dal pubblico
della «Festa dei giovani ’99»
nell’auditorium di via dei Rochis, oltre che dal sindaco,
Alberto Barbero, e dal vescovo, Piergiorgio Debemardi. Sopravvissuta al genocidio
dei Maya perpetrato nel suo
paese dal governo durante
una guerra durata più di 35
anni, Rigoberta Menchu è diventata il simbolo della resistenza dei guatemaltechi: «Io
non solo sono rimasta viva ha detto - ma non ho accettato il massacro e l’ho raccontato in tutto il mondo». Non è
stata l’unica a rifiutare il silenzio: più di 55.000 persone
hanno raccontato le violenze
subite durante la guerra civile, collaborando con la Chiesa cattolica al progetto Remhi
{Proyecto Interdiocesano de
Recuperaciòn de la Memoria
Historìca). Due giorni dopo
la pubblicazione del voluminoso rapporto del Remhi, il
24 aprile 1998, il vescovo
Juan Gerardi, direttore pastorale del progetto, è stato assassinato con le stesse modalità riservate alle donne Maya
e documentate nel rapporto
appena diffuso. Il suo omicidio, ricorda Rigoberta Men
chu, è ancora impunito e rappresenta un notevole imbarazzo per l’attuale presidente
Alvaro Arzù, responsabile di
traghettare il Guatemala verso la «normalizzazione» che
la comunità internazionale si
aspetta dopo la firma degli
accordi di pace del 29 dicembre 1996. Alla documentazione del Remhi si affianca il
rapporto Guatemala, memoria del silencio, compilato
dalla Ceh, la Comision para
el esclarecimiento histle si a,
la Commissione per il chiarimento storico istituita dall’Onu per accertare le violazioni dei diritti umani in Guatemala. Ne è emerso un quadro che indica nei governanti
e nell’esercito i mandanti e
gli esecutori di massacri spaventosi della popolazione
(ben 626), e dimostra che gli
indios non sono stati le vittime involontarie di una guerra
interna fra esercito nazionale
e guerriglieri ma i destinatari
di una precisa politica dello
stato dal nome significativo:
tierra arrasada, terra bracia
ta. Un estratto dei due rapporti è disponibile anche in italiano: Guatemala, nunca más,
Sperling & Kupfer, Milano
1999, 32.000 lire.
Secondo il Ceh, più del
90% delle violazioni commesse contro la popolazione
civile durante il conflitto sono da attribuire allo stato.
Air origine, nel 1954, un colpo di stato appoggiato dagli
Stati Uniti per rovesciare
l’unico governo democratico
in Guatemala, in nome della
pretesa salvaguardia dal «pericolo rosso» portata avanti
dalla Dottrina della sicurezza
nazionale, la stessa che istruì
efficacemente nelle accademie americane di Panama e di
Fort Benning in Georgia i militari torturatori del Brasile,
dell’Argentina, del Cile e dell’Uruguay. Anche in Guatemala «l’anticomunismo» permise di identificare gli oppositori del regime come «nemici interni» e di sterminare
la popolazione (per il 70%
composta da indigeni) accusata di dar loro man forte.
Un bambino rifugiato dei Guatemaia
(foto Hcr-Redmond)
I Luoghi Della Memoria
a cura di Marco Rostan
Luogo: Roccapiatta, tempio
Data: 1756
Luogo: Torre Pellice
Data: 3 giugno 1799
La costruzione del primo tempio, ai Rostagni, risale agli anni 1592-94, quando l’area
era controllata dall’ugonotto Lesdiguières.
Sempre ai Rostagni, nel 1612, la comunità
acquistò la casa detta «Il Celiato» che per
due secoli fu residenza del pastore di Prarostino e Roccapiatta. L’esistenza del tempio
fu tollerata benché al di fuori dei confini,
perché non vi erano cattolici; nel corso delle
«Pasque Piemontesi» (1655) fu danneggiato;
nel 1686 ospitò la famosa assemblea nella
quale i delegati delle Valli, spronati da Arnaud, decisero la resistenza con le armi. Distrutto in quello stesso anno, fu ricostruito
intorno al 1700, nel 1744 una forte nevicata
sfondò il tetto e dopo varie controversie, durante il ministero del past. Paolo Appia, ebbe
luogo l’inaugurazione il 5 dicembre 1756.
Secondo una tradizione, a causa della corpulenza e della fatica del funzionario incaricato
di raggiungere il luogo già indicato per la costruzione, il tempio fu ricostruito sempre ai
Rostagni, anziché nella più alta località di
Pralarossa, scelta dalle autorità. Con la riapertura del tempio di San Bartolomeo, nel
1783, cominciò il declino di Roccapiatta, nonostante numerosi restauri fino agli anni recenti, nel corso dei quali il tempio ha subito
vari furti e manomissioni. Vi sono sepolti vari ufficiali protestanti stranieri.
Arrivano i cosacchi a Torre Pellice. Mentre Napoleone era in Egitto, la coalizione nemica gli aveva tolto tutti i suoi territori in
Italia, eccetto Genova; durante la ritirata dei
francesi, i valdesi furono accusati dal Suvaroff perché avevano soccorso sulla piazza di
Torre oltre 300 feriti francesi provenienti da
Cavour. Viene nominata una delegazione
composta da Jacques Vertu, Paul Appia,
l’avvocato Plochu, il capitano Pierre Volle e
J.-Daniel Peyrot, detto d’Holande, per andare a giustificarsi. Ma prima che avvenga la
riunione i cosacchi invadono le strade di
Torre cominciando a saccheggiare il negozio
dei fratelli Long. Paul Appia li fronteggia e
conoscendo il tedesco riesce a farsi comprendere rapidamente da un ufficiale che ordina ai suoi di fermarsi. Appia ottiene poi
dal colonnello Woisach di mettere dei corpi
di guardia in ogni comune per proteggersi
dal saccheggio da parte di vari piemontesi
che seguivano l’armata russo-austriaca credendo che fosse arrivato il giorno dello sterminio definitivo dei valdesi.
Luogo: Malanaggio
Data: 1799
Luogo: Torre Pellice
Data: 20 gennaio 1799
Con il decreto del 31 dicembre 1798 il governo provvisorio proclama la libertà dei culti e l’uguaglianza di tutti i cittadini, abolisce
la tortura, l’inquisizione, la censura... Grande gioia dei valdesi che piantano gli alberi
della libertà. A Torre, davanti al palazzo del
conte Rorengo, si festeggia: giurano fedeltà
alla Costituzione le 15 compagnie della
Guardia nazionale, il giudice di pace Paolo
Appia fa il discorso, la folla canta i nuovi inni della libertà e costringe lo stesso conte
Rorengo a ballare intorno al falò, nel quale
aveva dovuto buttare i suoi titoli feudali.
La coalizione austro-russa ha la meglio e
mentre Napoleone è in Egitto, i francesi devono ritirarsi davanti ai generali austriaco
Mêlas e russo Suvaroff. Il governo provvisorio riesce a stento a mettersi in salvo in Francia, protetto dai valdesi che rie.scono a fermare i cosacchi presso le gole di Malanaggio.
Luogo; Bellonatti
Data: 1804
Una grande assemblea esamina il progetto
richiesto da Napoleone alla Tavola di incorporazione delle chiese valdesi nella chiesa
riformata francese: di lì a pochi mesi, per decreto imperiale la Chiesa valdese viene divisa
in tre concistoriali (Torre Pellice, Prarostino,
Villasecca); gli stipendi dei pastori e le spese
per l’istruzione sono a carico dello stato.
«Oggi in Guatemala bisogna ripartire dall’aiuto concreto alle persone - ha detto
ancora Rigoberta Menchu ristabilire rapporti di amicizia, investire sull’educazione,
senza stancarsi di appoggiare
le persone che combattono
per la pace». Rigoberta ha anche ricordato la sofferenza di
altri popoli, in particolare
quello della Colombia, «a cui
deve andare tutta la nostra solidarietà», e ha speso più di
una parola sull’arte dei guatemaltechi «nella speranza che
un giorno sia riconosciuta e
apprezzata». Il lavoro da fare
è ancora molto, soprattutto
contro la miseria die è violenza passiva: «Il divario tra
ricchi e poveri in America
Latina è sempre più forte e la
totale remissione del debito
estero non può essere che un
primo passo», ha aggiunto
Rigoberta Menchu. Anche la
situazione politica è ancora
delicata: candidato per le
prossime elezioni è proprio
quel Ríos Montt, generale e
pastore evangelico, che nei
primi Anni 80 fu dittatore e
responsabile di molte delle
stragi più terribili.
A Pinerolo
Un messaggio
del pastore
A. JanaveI
Sabato 28 agosto alle 18,30
il pastore JanaveI (che ha al
suo attivo 90 primavere ricche
di brio e quarant’anni di ministero a New York) è stato
ospite della parrocchia cattolica di Madonna di Fatima, nel
corso di una suggestiva cerimonia. Si è trattato del secondo incontro con la comunità
pinerolese, come ha ricordato
don Paolo Bianciotto, alternandosi con lui sul pulpito.
Alfred JanaveI, attualmente
in vacanza presso la sua soleggiata Ravadera a Torre
Pellice, ha predicato sulle
«Vie della vita», spaziando
su diversi argomenti. I sentieri del mondo, ha ribadito,
possono riservarci parecchie
incognite, ora liete ora tristi.
Esistono sofferenze e orrori
di cui non capiamo la ragione: come le calamità naturali,
le guerre, le malattie, la violenza, la miseria. Non ci è
dato di comprendere l’eterno
mistero del dolore degli innocenti: ma l’importante è non
scoraggiarsi, non smettere di
amare. Una volta di più, il
pastore ha espresso la sua stima per il presidente Clinton:
un uomo dal cuore grande,
che cerca di tutelare tutti i
poveri del pianeta.
La funzione, assai affollata,
si è svolta in un’atmosfera di
schietta e spontanea fraternità, allietata dai canti di un
gruppo di giovani. Il pastore
JanaveI ha parlato con entusiasmo dell’amicizia pluriennale che lo lega all’ex vescovo mons. Giachetti, affermando: «Ci siamo visti durante il
Sinodo e ci siamo abbracciati». Ci auguriamo che il cammino felice iniziato dal parroco di Fatima, dinamico e intelligente, e dal pastore internazionale prosegua nel tempo, continuando a essere di
monito per coloro che ancora
tentennano prima di imboccare un percorso ecumenico costruttivo e positivo, alla luce
della fede, della semplicità,
dell’aiuto vicendevole e del
dialogo fiducioso.
;
17 settembre, venerdì
PINEROLO: Alle ore 21,
all’expo Fenulli, serata dedicata al Montenegro, con musica,
teatro, poesia.
TORRE PELLICE: Alle
20,45, nel salone delle scuole
mauriziane, presentazione del
volume «Leggere, scrivere e far
di conto...», le scuole cattoliche
nell’Ottocento pinerolese, di
Lorenzo Tibaldo; sarà presente
l’autore, interviene V. Morero,
modera Piero Giovenale.
18 settembre, sabato
LUSERNA SAN GIOVANNI: Dalle 16 in poi, nel giardino
della piazza parrocchiale di Luserna Alta, pomeriggio d’arte
«Hortus conclusus», con esposizioni di Sebastiano Balbo,
Orietta Brombin, Paolo Guasco,
Nino Pennacchia, Massimo Tosco. L’evento si ripeterà domenica 19 alla stessa ora.
PINEROLO: Alle 18, nella
sala d’entrata dell’expo Fenulli,
Gerard Lutte presenta il libro
«Principesse e sognatori nelle
strade del Gautemala»; alle 19
grigliata in allegria; alle 21 rappresentazione teatrale «Questione di donne», con la compagnia
«I carrozzanti».
BRICHERASIO: Alle 14,
gara bocciofila a coppie alla baraonda; alle 21 la compagnia
«Siparietto di S. Matteo» presenta «La capletta ’dia discordia», 3 atti comici.
19 settembre, domenica
PINEROLO: Alle 11, corteo
storico d’auto d’epoca.
SAN SECONDO: Al circolo
ricreativo Airali, premiazione
della VII edizione del concorso
di poesia, con esposizione di
opere inerenti le poesie.
TORRE PELLICE: Dalle
10, al Palazzetto del ghiaccio,
3° Trial intemazionale femminile e moto d’epoca del Vandalino. Alle 17 termine presunto
della manifestazione, alle 18
premiazione. Sabato pomeriggio, dalle 17, presentazione delle partecipanti nella piazzetta
del municipio.
BRICHERASIO: Alle 10,
nel palazzo comunale, inaugurazione della mostra di pittura e
arti varie.
VILLAR PEROSA: Grande
polentata e gara di bocce alla
frazione Casermette.
POMARETTO: Incontro
delle Pro Loco del Pinerolese
per il 35° di fondazione.
TORRE PELLICE: Dalle
9,30, nel campo del Collegio, 7“
edizione del «Memorial Cipo»,
quadrangolare di calcio.
20 settembre, lunedì
PRALI: A Ghigo mostra bovina.
21 settembre, martedì
BRICHERASIO: Alle 21, il
gruppo di animazione teatrale
«Piccolo varietà» presenta «Ij
fre a coro», ovvero «Soma sempre ’nt le speise», commedia
brillante in 3 atti.
22 settembre, mercoledì
BRICHERASIO: Alle 21,
all’ala comunale, esibizione di
judo; ingresso gratuito.
VALLI
CHISONE 'GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENiCA 19 SETTEMBRE
Rinasca: Farmacia Bertorello
- V. Nazionale 22, tei. 800707
Ambulanze:
Croce Verde, Peroea: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454 '
Per
ev3i
DE
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva
telefono 167-233111
I
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 19 SETTEMBRE
Viliar Pellice: Farmacia Gay
Piazza Jervis, tei. 930705
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355 ?
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790 '
PINEROLO
■ -■ ■■■ ■ ■■■ ■
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 167-233111
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTIC|;
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
SERVIZIO eliambulan;^!
telefono 118
Cinema
BARGE — Venerdì 17, alle'
21.15, Fino a prova contraria,
sabato 18, alle 21,15, Ed Tv,
domenica 19, lunedì 20, martedì 21 e mercoledì 22 (21,15)
Entrapment, giovedì 23, ore
21.15, Biglietti d’amore.
PINEROLO — La multisala
Italia ha in programma alla sala
«5cento», giovedì 16, ore 20 e
22,20, Central do Brazil; da
venerdì in entrambe le sale Star
wars episodio 1, La minaccia
fantasma; feriali 19,30 e 22,20,
sabato 19,30 e 22,30, domenica
14,30, 17,05, 19..30, 22,20.
TORRE PELLICE — Il ci
nema Trento ha in programma,
giovedì 16, venerdì 17, lunedì
20, martedì 21, ore 21.15, sabato e domenica, ore 22,15, Buena vista social club di Wiw
Wenders; sabato ore 20,20 e domenica, ore 16, 18, 20,10, Star
Trek l’insurrezione.
L'Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 - 10064 Pinerolo
tei. 0121-371238; fax 323831
recapito Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 932409
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforiria
hon può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
Una copia L. 2.000
COLLEGIO
VALDESE
via Beckwith, 3 - Torrre Pellice
INAUGURAZIONE ANNO SCOLASTICO
1999-2000
SABATO 18 SETTEMBRE 1999
Casa valdese Torre Pellice
Ore 15
Orel?
Cerimonia inaugurale
Prolusione della prof. Margherita Hack: «Possibilità di vita nell’universo. Pianeti extrasolari»
Anteprima della mostra
«Una storia nella storia»
Documentazione fotografica delle attività extrascolastiche al Liceo valdese dal 1931 al 1960
Domenica 19 settembre 1999
GIORNATA DEGLI AMICI DEI COLLEGIO
Ore 12,30 Pranzo alla Foresteria (prenot. 0121-91801)
Ore 14 Assemblea dei soci
Ore 15,30 Collegio valdese: visita guidata
alla mostra «Una storia nella storia»
L24 ai
^ morto £
storeeprc
(¡¡ardi che
della sua (
tato con 1
leconsegi
tuaUprod
dardi era
nova, nel
studiò te
valdese cì
cuni anni
rale nella
fu inviate
platense i
cattedra c
to nella F
teologia c
carico cl
quattro d
anni and
professor
docente i
valdese d
cedentem
vuto i due
dei profei
eAlberto :
Nel per
denza in.
poté rito:
corsi di :
Olanda e
nario alla
Roma. Ce
lingue ai
dedicò la
cercato r
gtannun
ricevetter
voro nelli
evangeli
-'Ì.Tl
Lar
MAF
Quan
per :
della Chi
Pellice d
gomente
incontre
aperto»,
era anco:
bile che,
zione di i
se, turbe
mondo;
Portuno
di riflesi
erano gl
dette ov
discussi
vento de
sabilità (
so di lec
le radici
e della v
<iegli ass
tro però
per and:
disagio I
no che,,
non la gì
se stesso
lità delle
^ Domei
bo ha av
presso il
ice e Gii
le Boucl
Su «I cri
Snerra»,
nialment
Parol
® dura, {
S8i aveva
pace diff
Una terr
manere i
inli della
econc
Giorgi
^itenzio:
9
• 1999
17 SETTEMBRE 1999
■r-\
a
Vita
Chiese
PAG. 5 RIFORMA
^ ffSrfÌ ji'
ASC*
estiva;
2)
;MBRe
rtorello
00707
81000
01454 ■
1
estiva:
2)
;MBRE
ia Gay
05
3355
598790
I
estiva:
33111
È morto a Buenos Aires il professore e pastore valdese Alberto Ricciardi
Un amore profondo per la ricerca biblica
Per quarantanni è stato docente di Antico Testamento alia Facoltà teologica
evangelica della capitale argentina. La riconoscenza di chi è stato suo allievo
nELMO ROSTAN*
34
IS
nc^
asso »■
AN2|^
17, alle
itraria,
Ed Tv,
0, mar(21.15)
23, ore
lultisala
illa sala
re 20 e
izii; da
ile Star
ìnaccia
; 22,20,
imenica
:o.
- Il ciramma,
lunedi
5, saba5. Bueli Wiffl
20 e do0, Star
IESI
nerolo
3831
(32409
0
irma
imente
'5/60
;gidi
levi
ice
CO
issi
ti»
extra
3
01)
IL 24 agosto, a 77 anni, è
morto a Buenos Aires il pastore e professore Alberto Ric1 Ciardi che, nelle tappe finali
della sua esistenza, ha affroni tato con pazienza e coraggio
le conseguenze fisiche e spirituali prodotte dal cancro. Ricciardi era nato in Italia, a Genova, nel 1922. Negli Anni 40
studiò teologia alla Facoltà
valdese di Roma e svolse alcuni anni di ministero pastorale nella sua patria. Nel 1961
fu inviato nella regione rioplatense come docente della
cattedra di Antico Testamento nella Facoltà evangelica di
teologia di Buenos Aires, incarico che lo impegnò per
quattro decenni, negli ultimi
anni anche come emerito. Il
professor Ricciardi fu il terzo
docente inviato dalla Chiesa
valdese d’Italia dato che precedentemente avevamo ricevuto i due importanti apporti
dei professori Bruno Corsani
eAlberto Soggin.
Nel periodo della sua residenza in Argentina, Ricciardi
poté ritornare in Europa per
corsi di studio in Scozia e
Olanda e per tenere un seminario alla Facoltà valdese di
Roma. Conoscitore di molte
lingue antiche e moderne,
dedicò la sua capacità di ricercatore e studioso a un
gran numero di studenti che
ricevettero i frutti del suo lavoro nelle aule della Facoltà
evangelica di teologia e, a
partire dagli Anni 70, dell’Istituto superiore evangelico di
studi teologici (Isedet).
Ricciardi aveva un amore e
una dedizione particolare
per lo studio della Bibbia,
che interpretava con la sua
straordinaria disciplina di ricerca e studio delle fonti primarie e dei documenti extra
biblici, rispettando anche le
varie posizioni assunte dai
diversi studiosi in ogni tema
contenuto nel messaggio
dell’Antico Testamento. Un
esempio scritto della sua disciplina può essere apprezzato in uno dei suoi ultimi
contributi a Cuadernos de
teologia (anno 1998, volume
XVII, pp. 129-146) con un articolo su «Enoc è il Figlio
dell’uomo?». Amore, serietà e
responsabilità nella ricerca
biblica è ciò che ci infuse durante il suo insegnamento
nell’area rioplatense.
Ricordo anche la sua capacità di parlare con precisione
e, insieme, con veemenza, di
ascoltare con attenzione il
suo interlocutore, la sua capacità di parlare e di stare in
silenzio, di condividere e di
ricevere. Tutto ciò è stato
possibile perché il vivere la
sua fede nel Dio dei patriarchi, dei profeti e del Figlio,
immagine viva di ciò che Dio
è, gli ha dato uno dei doni più
preziosi: l’umiltà. Tenendo
presente queste qualità di
Ricciardi cosi affini a tante
espressioni personali e comunitarie della fede biblica.
uno dei testi che abbiamo
scelto per il culto della sera
del 24 agosto, nell’aula magna delTIsedet, è stato il passaggio di Lamentazioni 3, 1926 nelle cui ultime parole è
scritto; «Il Signore è buono
con quelli che confidano in
lui, con coloro che lo cercano.
È bene aspettare in silenzio
che il Signore ci aiuti». Anche
nel periodo in cui la sofferenza ha lasciato le sue impronte
nel corpo e nelTanimo di Alberto, è stato pQssibile constatare che la fiducia nella
bontà del Signore rendeva
possibile aspettare in silenzio
il suo aiuto.
Ricordo infine la sua sensibilità per la testimonianza
dell’amore di Dio, non solo
attraverso la parola espressa
in molte lingue ma anche attraverso la musica ispirata
da testi biblici che, con la
sua immensa ricchezza, sostiene la devozione dei credenti. Ricordo gli incontri
con Alberto, specialmente
quelli dell’ultima Settimana
Santa, in cui abbiamo condiviso l’ascolto della Passione
secondo San Marco di Telemann e, nella domenica di
Risurrezione, l’Oratorio di
Pasqua di Bach.
Durante il culto della sera
del 24 agosto, nell’aula magna delTIsedet, abbiamo ricevuto moltissime testimonianze, tra cui quella del pastore e professore Ermanno
Genre a nome della Facoltà
valdese di Roma e dell’area
europea della Chiesa valdese,
e di Pablo Andinach, decano
delTIsedet. Dai messaggi
scritti che abbiamo ricevuto
da alcuni che furono suoi
studenti, vogliamo trascrivere questi brevi passaggi: «Ci
resta la gioia di essere stati
suoi discepoli in un’area che
è difficile, affascinante e che
offrirà sempre nuove sfide
per coloro che cercano di interpretare la parola di Dio
con pazienza, discernimento
e devozione per la verità». «Il
professor Ricciardi rimarrà
per tutti noi un fedele testimone del Signore Gesù Cristo
tra i suoi fratelli».
«Da un lato c’è la tristezza
per l’assenza di qualcuno che
ha segnato la vita di tanti studenti che sono passati dalle
aule delTIsedet. Dall’altro lato c’è la gioia perché la sua
partenza per una patria migliore, quella che predichiamo e speriamo, ha posto termine ai dolori e al soffrire».
«Anche se era una notizia attesa, ugualmente ci addolora.
Forse per puro egoismo, sapendo che non potremo più
chiedere un po’ della sua sapienza o essere sfidati dalla
sua umiltà... Come ricordo finale un testo molto apprezzato dal nostro maestro: “Il Signore ti benedica e ti guardi;
il Signore faccia risplendere il
suo volto su di te e ti sia propizio; il Signore volga verso di
te il suo volto e ti dia la pace”
(Numeri 6, 24-26)».
* moderatore della Mesa Vaidense
— -.. ■
m
Torre Pellice: una conferenza neH'ambito deH'iniziativa «Tempio aperto)
la responsabilità di donne e uomini di fronte alla guerra
MARIA ROSA FABBRINI
Quando la commissione
per l’evangelizzazione
della Chiesa valdese di Torre
Pellice dovette scegliere l’argomento da discutere nell’
incontro estivo di «Tempio
aperto», la guerra nei Balcani
era ancora quella realtà terrioile che, insieme alla distruzione di uomini, terre e risorse, turbava le coscienze del
Mondo; sembrò quindi opportuno proporla come tema
di riflessione. Tante parole
erano già state stampate e
dette ovunque; erano stati
discussi e analizzati TinterNato, le responsabilità dell’Europa, l’eccesso di leadership americana,
e radici dell’odio interetnico
e della violenza, l’evoluzione
^egli assetti nei Balcani. Alperò si poteva aggiungere
Ppr andare incontro a quel
Msagio profondo del cristia80 che, dovendo fare i conti
8on la guerra, li fa anche con
,.® ^8sso e con la responsabiM delle proprie scelte.
Domenica 8 agosto, quan0 ha avuto luogo l’incontro
presso il tempio di Torre Pel|p Giorgio Tourn e DanieBouchard hanno parlato
8 «I cristiani di fronte alla
guerra», il conflitto era uffiaimente concluso e la guerparola che già solo a dirla
dura, prepotente, imperio’ uveya lasciato posto a una
PSce difficile e imperfetta per
ua terra che continua a rij j^dre separata dai flussi vi3 della democrazia politica
ddeonomica.
„T'drgio Tourn ha portato
menzione alla storicizzazio
ne del rapporto uomo-guerra;
Daniele Bouchard all’etica
della responsabilità. Non si
può parlare del cristiano e
della guerra, ha detto Tourn,
bensì di donne e uomini che
si. trovano di fronte responsabilità e problemi ai quali cercano di dar risposta come
possono, così come non c’è la
guerra ma ci sono le guerre,
cioè azioni militari che nel
corso dei secoli sono passate
attraverso motivazioni, giustificazioni e sistemi di immagi
ni mentali completamente
differenti. La percezione stessa della guerra è diversa oggi
rispetto a ieri; ad esempio,
nelle preghiere e nelle invocazioni con cui 1 cristiani del
XVII secolo chiedevano a Dio
di preservarli dalle prove, troviamo la guerra insieme a peste e carestie, perché Tuna e
le altre rientravano nelle calamità naturali dalle quali bisognava essere protetti.
Oggi è invece chiara la consapevolezza che la guerra co
/• ..
ìés
Convegno a Torre Pellice
Itinerari di teologia riformata
con la rivista «Sichem»
LUCA BASCHERA
]c!audiana
I via Principe Tomaso, 1 ■ Torino
011 -6689804 - fax 011 -6504394
Fra la sera di venerdì 27 e
la mattina di sabato 28
agosto ha avuto luogo a Torre
Pellice un convegno di riflessione teologica organizzato
dalla rivista Sichem -Itinerari
di teologia riformata, sul te-ma «L’ecclesiologia in analisi
e in discussione». La sera del
27 si è assistito agli interventi
di quattro relatori su questio-ni e autori legati alla genesi
del concetto di chiesa: Eric
Noffke sul concetto di ekklesia nel Nuovo Testamento;
Maurizio Abbà sulla dottrina
ecclesiologica calviniana;
Winfrid Pfannkuche sul ruolo
del Concilio tridentino nella
formazione dell’odierna gerarchia cattolico-rornana;
Fulvio Ferrario ha poi dato
una panoramica delle principali idee del teologo Ernst Kàsemann in merito alla natura
della chiesa a partire da alcuni suoi scritti esegetici.
Il mattino seguente, dopo
la divisione dei partecipanti
in tre gruppi coordinati dai
relatori, si è terminato con
una sessione plenaria durante la quale ogni gruppo ha
esposto i punti salienti e le
conclusioni delle analisi condotte al proprio interno.
All’incontro, che ha suscitato
grande interesse nei partecipanti, sono convenute più di
trenta persone.
Per l’esposizione dettagliata degli argomenti delle relazioni e discussioni, rinviamo
al prossimo numero di Sichem in cui verranno pubblicati gli atti; può essere tuttavia interessante rilevare sin
d’ora che, pur muovendo da
diversi punti di vista, la riflessione interna a ciascun
gruppo ha fatto emergere un
grande e diffuso interesse
per la natura, lo statuto e le
finalità dei ministeri ecclesiastici, argomento invero
spesso trascurato.
stituisce lo stadio ultimo di un
progetto, sempre più strategicamente sofisticato, costruito
dagli uomini e che, per tale
ragione, implica precise responsabilità. Tutto questo in
qualche modo ci aiuta a inquadrare il passato-presentefuturo con maggiore libertà e
responsabilità. Allo stesso
tempo, l’amore di Dio annunciato nelTEvangelo rende più
difficile il pronunciamento di
qualsiasi giudizio.
Collegandosi a queste osservazioni, Daniele Bouchard
ha ricordato che lo specifico
di un credente è l’assunzione
di responsabilità non solo di
fronte agli uomini, ma davanti a Dio. E questo Dio in cui
crediamo, non ci dice in anticipo cosa fare, non risolve per
noi la decisione del nostro
schieramento; Dio non sta a
guardare, si riserva il diritto di
giudicare e perdonare, ma le
sue aspettative nei nostri
confronti non possono essere
codificate con la semplificazione dei nostri concetti e
delle nostre parole. Tra i due
estremi (la guerra in nome di
Dio e la condanna della guerra in nome di Dio) l’uomo ha
l’arduo compito di scegliere,
valutando la concretezza della situazione e tenendo presente che la guerra è sempre
un salto di qualità in negativo
della violenza, alTinterno della quale evolvono ulteriori
degenerazioni.
In conclusione, nessuna risposta definitiva; ma non
avrebbe potuto esserci e neppure sarebbe stato giusto pretenderla. Un orientamento,
semmai, insieme alla constatazione di un cambiamento
che nutre e rinnova speranze,
proprio a partire da quella coralità di voci che, superando
ingombranti e prolungati silenzi, anche alla chiesa ha dato coscienza nuova.
Agenda
m
Ì8$àtèmbre
FIRENZE — Alle ore 16,30, alla Chiesa del Nazareno (via
Toscanini 62), la Chiesa apostolica italiana, nella ricorrenza
del proprio ventennale, organizza un pomeriggio di comunione e di dialogo. La manifestazione sarà introdotta da
una conferenza ecclesiologica del past. Mario Affuso.
ALESSANDRIA — Alle ore 16, nella sala di Radio Gold (via
Melgara 10), il Gruppo biblico protestante organizza un incontro sul tema: «Risurrezione o reincarnazione?», con introduzione del candidato in Teologia Maurizio Abbà.
PORDENONE — Alle ore 20, nella chiesa battista di viale
Grigoletti 5, il past. Domenico Tomasetto, presidente della
Federazione delle chiese evangeliche in Italia, tiene una
conferenza sul tema: «Anno Santo, Giubileo, Millennio».
: ‘ 18-19 seìt^fnbre
VENEZIA — A partire dalle 16 del sabato, si tiene l’incontro
degli adolescenti organizzato dalla Federazione delle chiese evangeliche del Nord-Est sul tema: «Insieme e diversi:
giovani in ricerca della diversità religiosa». Ritrovo alla stazione Santa Lucia: a seguire giochi e laboratori al Ghetto
Nuovo. Domenica mattina visita al Ghetto ebraico, a seguire prqnzo, valutazioni e saluti. L’incontro è condotto dai
pastori Letizia Tomassone e Andreas Kòhn.
25 settembre
MILANO — A partire dalle 9,30, nella chiesa metodista (via
Porro Lambertenghi 28), si tiene il convegno dei monitori
organizzato dal Consiglio del 6° circuito delle chiese valdesi e n etodiste e dall’Associazione delle chiese battiste della
Lombardia. Sono previste introduzioni teologiche dei past.
Fulvio Ferrario e Giovanni Carrari, esercitazioni guidate di
acquisizione di tecniche di lettura e comprensione dei testi
a cura di Graziella Gandolfo Censi e Maria Girardet Soggin.
Conclusioni previste per le ore 16,30.
1 ^ ottobre
TORINO — Alle ore 18, al Centro teologico di corso Stati
Uniti 11/h, il Centro teologico, in collaborazione con il Centro evangelico di cultura «A. Pascal», organizza una conferenza del teologo valdese Giorgio Tourn sul tema: «Dal totalmente altro all’umanità di Dio. La fede di Karl Barth».
Radio e televisione
CULTO EVANGELICO; ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appunta
menti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO; rubrica televisiva di Raidue a cura
della Fcei, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa
e, in replica, il lunedì della settimana seguente alle ore 9,30
circa. Domenica 19 settembre (replica 27 settembre) andrà in onda: «I luoghi della memoria - Storia e cultura del
popolo valdese»; «Spagna: gli evangelici di Barcellona»;
«Terza di copertina: “Il popolo del libro”».
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve
inviare i programmi, per lettera ofax, quindici giorni prima
del venerdì di uscita del settimanale.
RONACHE
TORRE PELLICE — Domenica 5 settembre è stato salutato il
pastore Massimo Marottoli, che lascia le Valli dopo alcuni anni
di ministerio; nello stesso tempo è stato dato il benvenuto al
candidato Felbc Kamba che inizia il suo servizio presso la chiesa di Torre, parante il culto di domenica 12 settembre è stato
salutato un gmppo proveniente dalla comunità di RohrbachWembach-Hahn, di origine valdese, in visita alle Valli.
COMMISSIONE SINODALE
PER LA DIACONIA
ORIENTAMENTO PROFESSIONALE
DIPLOMA UNIVERSITARIO DI INFERMIERE PROFESSIONALE
A livello nazionale sta crescendo l’emergenza infermieri,
che rischia di creare gravi problemi nell’erogazione dei servizi sanitari e assistenziali nei prossimi anni.
La normativa sulla formazione professionale ha assegnato
la competenza all’università, con la conseguente chiusura
delle scuole infermieri gestite direttamente dagli ospedali.
Nelle valli valdesi la carenza di personale infermieristico
residente in zona viene particolarmente sentita dopo la
chiusura della scuola di Pinerolo. Pochi sono i/le giovani
del nostro territorio che si iscrivono al corso di diploma universitario a Torino, per cui le difficoltà odierne non potranno che crescere in futuro per gli ospedali e gli istituti assistenziali evangelici qui presenti.
Per favorire il contatto tra giovani e mondo del lavoro in
una professione di così elevato contenuto di servizio al
prossimo che soffre, la Cds promuove le seguenti azioni:
• informazioni ai/alle giovani che sono interessati a seguire corsi di diploma universitario in ambito sanitario;
• periodi di volontariato e tirocinio propedeutico alla scel
ta di frequentare corsi di formazione in ambito sanitario, da svolgersi presso istituti evangelici della zona;
• forme di sostegno (quali borse di studio, prestiti d’onore)
per la frequenza del triennio formativo, tramite fondi
destinati a questo scopo da Associazioni di amici e Fondazioni che operano nel settore socio-sanitario.
Le persone interessate possono telefonare allo 0121-953122,
chiedendo della segreteria della Cds.
La Commissione sinodale per la diaconia
10
r
1
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 17 SETTEMBRE
Riforma
L’uso della forza militare
Alberto Corsani
Il dibattito sulla decisione del governo di procedere entro
alcuni anni alla sostituzione dell’esercito di leva con un
esercito di professionisti sembra evitare quello che invece
dovrebbe essere un punto di partenza ineludibile. Si è infatti parlato di efficienza, di aspetti economici. Poi in molti
hanno discusso sul rischi di separazione dalla società che
un esercito professionale comporterebbe, rispetto alla truppa composta con la coscrizione obbligatoria e generale dei
cittadini (fin qui) maschi. E ancora si è detto (giustamente)
della sparizione del servizio civile, con conseguente danno
di quelle categoria che si giovano dell’assistenza degli obiettori di coscienza (anziani, handicappati, minori, ecc.).
Io credo che il punto di partenza debba essere un altro,
finora poco presente nel dibattito: a che cosa ci servirà
l’esercito nei prossimi anni? Naturalmente indicazioni in
merito non mancano: è chiaro a tutti che, piaccia o no, lo
scenario mondiale si è terribilmente complicato negli,ultimi anni; che in seguito alla scomparsa del «bipolarismo»
Est-Ovest gli equilibri si reggono secondo logiche diverse,
molto spesso localistiche, sempre più spesso basate su
conflitti etnici. È chiaro a tutti che non si tratta più di difendere i patrii confini dalle possibili invasioni del Patto di
Varsavia; che la comunità internazionale (una comunità
peraltro priva di progetti organici e le cui strutture sono
scarsamente democratiche e autorevoli, dall’Onu all’Unione europea, o ancora, sono scarsamente operative, come
nel caso della Osce) richiede alle nazioni occidentali di farsi coinvolgere nella prevenzione o nella gestione di conflitti locati, là dove gli interessi occidentali siano toccati.
Ma che cosa sono i «nostri interessi» fuori territorio? Chi
ha l’autorìtà per stabilirlo? L’Onu? La Nato? I governi europei? II buon senso? Le nostre imprese (e quelle francesi, tedesche statunitensi...)? Su tutta questa materia regna una
grande confusione: le modalità di intervento (operative,
politiche e diplomatiche) seguite nella guerra del Golfo
(1991) non sono le stesse seguite per la Bosnia né per il Kosovo e le missioni di pace con coinvolgimento diretto
dell’Italia (dal Mozambico alla Somalia, dall’Albania all’ultimo conflitto) sono una diversa dall’altra. E il «Nuovo modello di difesa», elaborato quando ministro era Virginio
Rognoni, nella seconda metà degli Anni 80, non è mai stato discusso se non a spizzichi occasionali in Parlamento.
Non sono a priori ostile al coinvolgimento dell’Italia in
operazioni fuori dai confini nazionali, per le quali è chiaro
che un esercito professionale (più dotato di mezzi, più addestrato, fornito più di nuove tecnologie che di uomini) è
più indicato. Vorrei però che tutti i soggetti coinvolti dicessero apertamente quello che di volta in volta si va a fare.
Che qualcuno definisse, per quanto possibile, che cosa sono
i nostri interessi. Che fosse chiaro a tutti che si può porre la
necessità di andare a «morire per...». Se questo deve essere
lo scenario dei prossimi anni sarà difficile sottrarvisi, e tuttavia credo che questo passaggio epocale non possa essere
presentato alla nazione come un dato da «prendere o lasciare», un’emergenza a cui fare fronte per senso del dovere.
Ancora una volta in Italia si parla di riforme istituzionali,
dalla Giustizia al sistema elettorale e via dicendo; ancora si
discute come modificare una Costituzione che ha i suoi
anni. Ebbene, nonostante il valore che alla Costituzione riconosciamo, bisognerebbe avere il coraggio di modificarla
anche in materia di difesa della nazione; se la situazione
mondiale è cambiata bisognerà pure adeguarsi. Se invece
che attestare le truppe alla «soglia di Gorizia», occorrerà
inviarle in giro per il mondo non sarò aprioristicamente
contrario: purché appunto questo avvenga dopo i necessari passi istituzionali. E su temi di questa portata (la nostra
Costituzione nasce dalla fine tragica del conflitto mondiale e porta con sé la volontà di superare quel momento) non
possono avvenire che dopo una riflessione e maturazione
collettiva. Una maturazione più lenta e difficile di quella
che serve, poniamo, a stabilire un sistema elettorale. Il
concetto è particolarmente caro ai protestanti, credo quindi che dovremo farlo valere quando si parla di problemi
tanto gravi e impegnativi per il futuro. Poi si sceglierà quale modello di esercito si presti maggiormente alla bisogna.
http'iéwvTif^iaìt TORINO: Via S. Pio V, 15 -10125 Torino tei. 011/655278 - fax 011/657542 e-mail: redaz@riforma.it; NAPOLI: Via Feria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175, e-mail riforma.na@mbox.netway.it; PINEROLO: Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo tei. 0121/323422 - fax 0121/323831, e-mail: edipro@tpellice.it;
DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D’Auria, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli) Federica
Tourn. C0LLA60RAN0: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di Croce
Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio GardioI,
Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca
Negro, Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Pacchetto, Gian Paolo Ricci), Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. -via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
ABBONAMENTI sul c.c.p. n. 14548101 - intestato: Edizioni Protestanti (vedi sopra)
. ordinario: L. 105.000: ridotto: L. 85.000: semestrale: L. 55.000;
llSM iv sostenitore: L. 200.000.
Estero c¡>
ordinario: L. 170.000; v. aerea:
sostenitore: L. 250.000.
L. 195.000; semestrale: L. 80.000;
POMUsmtìotmmammiM
tmpuàrmerevmim ssparstanmte
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000.
Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche
sono sfate registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 35 del 10 settembre 1999 è stato spedito dall'Ufficio
CMP Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 8 settembre 1999.
1998
Associato alla
Unione stampa
periodica itaiiana
I 20 referendum proposti dai radicali fanno discutere
Un mondo del lavoro più elastico
È la richiesta di un giovane imprenditore evangelico che si
sente stretto fra la sinistra sindacalizzata e il berlusconismo
LORIS DE GASPARI
PRENDO spunto dall’articolo di Marco Rostan (sul
n. 34, p. 10) per avviare una
riflessione che ci riguarda
sempre più da vicino. I referendum proposti dai radicali
presentano, seppure rozzamente e con metodi forse poco convincenti, un problema
che si sta affacciando nella
nostra società. La richiesta di
una maggiore libertà di impresa e di elasticità del mondo del lavoro si scontra con
una struttura della nostra società basata fino a non molto
tempo fa su una rigida dicotomia: da una parte il mondo
operaio e del pubblico impiego fortemente sindacalizzato,
dall’altra una classe imprenditoriale formata da imprese
enormi con un gran numero
di dipendenti, i proprietari
delle quali erano i «padroni
capitalisti» che si arricchivano alle spalle della povera
gente. Le nostre chiese, dal
1968 in poi, si sono schierate
dalla parte dell’operaio, enfatizzando il ruolo del sindacalista a salvatore della classe
dei meno abbienti.
Oggi la nostra società è in
via di trasformazione, ci saranno sempre meno posti di
lavoro garantiti, e sempre più
piccoli imprenditori (commercianti, artigiani, rappresentanti di commercio) che,
non trovando il «posto», av-'’
vieranno una piccola attività
con pochi soldi e tanti prestiti bancari. Questa classe so
Una manifestazione sindacaie
ciale non si sente più rappresentata dalla sinistra sindacalizzata, né si sente affine al
«berlusconismo», rappresentante le grandi aziende e non
curante dei bisogni sociali
della gente. Negli ultimi anni
queste persone hanno votato
prima per la Lega, poi ultimamente per la Lista Bonino,
facendole raggiungere un livello insperato di consensi.
Anche nelle nostre chiese
questi piccoli e giovani imprenditori si sentono emarginati, vuoi per l’ideologia di
sinistra che accomuna quasi
tutti i nostri quadri dirigenti,
vuoi perché la maggior parte
dei nostri membri di chiesa
sono dipendenti pubblici o
privati, oppure pensionati.
Come giovane imprenditore
vorrei lanciare qui un’idea:
perché non formiamo una
Associazione imprenditori
evangelici, tramite la quale si
possa fare una riflessione approfondita sùl ruolo delle nostre chiese, sui nostri doni, e
sul rapporto tra il nostro lavoro e l’Evangelp?
referendum radicali contro l'immobilismo politico
Cltalia ha bisogno di riforme «europee»
ERNESTO INCERTI
IN merito all’articolo sui 20
referendum radicali apparso sul n. 34 del 3 settembre,
desidero fare alcune considerazioni. È stato posto in risalto che il numero dei quesiti è
assurdo e che alcuni sono superati e altri poco rilevanti.
L’auspicio conclusivo di un
disaccordo che gli evangelici
italiani potrebbero manifestare «in nome della vigilanza
democratica» (sic!) nelle loro
assemblee sarebbe stato forse più incentivante se fossero
state dette almeno due parole sull’assurdità e/o sul superamento dei temi proposti.
Di tutto questo però nulla.
Molto spazio invece è stato
dedicato alla preoccupazione
di non scalfire il santuario del
sindacato italiano o di non
imboccare una linea liberista.
e perché no europeista, in
economia anziché restare
vincolati alle attuali soffocanti e costosissime strutture
stataliste burocratiche incapaci di dare servizi adeguati
alla collettività. Tra l’altro è
opportuno sottolineare che
nonostante l’ingombrante
presenza (in tutte le sedi e
occasioni) il sindacato rappresenta ben poco nel sistema trainante della nostra
economia basato oggi sulla
piccola e media impresa. Meglio che sia così, male non tenerlo presente.
Può darsi che i 20 referendum siano troppi e che Pannella soffra di protagonismo,
non è però il solo, ma il problema non è questo. Personalmente ritengo che questa
battaglia dei referendum sia
oggi l’unica in grado, se le firme necessarie saranno rac
colte, di porre sul tappeto
delle sabbie mobili della politica italiana temi seri e non
più rinviabili, riguardanti la
riforma economica in senso
liberista, la riforma del lavoro, la riforma della giustizia,
la riforma elettorale.
Una volta posti in discussione in modo inderogabile
questi temi non potranno più
essere elusi e comunque vadano le cose, o attraverso i
referendum stessi o tramite
un forte dibattito politico nel
paese, rafforzeranno il diritto
e le riforme in senso europeo.
A guadagnarne sarà la democrazia, cosa che dovrebbe
rallegrare gli evangelici, mentre a essere sconfitto sarà
l’immobilismo nel quale l’Italia, nonostante le belle parole e la sicumera dei suoi
governanti, continua purtroppo a restare.
DESIDER \\ () ini/i;ii('
questa nuova sene di note commentando, finalmente,
un fatto positivo, fra tanta negatività che ci attornia. Ed ecco un fatto rallegrante: la firma da parte di Barak e Arafat
dell’impegno di proseguire il
cammino della pace fra Israele e Palestina, secondo gli accordi di Wye Plantation del
1998. Un passo importante,
«un segno dei coraggiosi» come l’ha definito il presidente
Ciampi. Purtroppo la cerimonia della firma era appena
terminata che già in Israele si
verificavano due attentati da
parte degli estremisti islamici, quelli che non vogliono la
pace con Israele e neppure il
governo di Arafat. Simili ai loro omologhi del campo opposto, gli estremisti israeliani
che non vorrebbero i palestinesi in Palestina. 11 giorno
dopo anche il presidente egi
PIERO BENSÌ
ziano Mubarak sfuggiva per
poco a un attentato.
Mentre ascoltavo queste
notizie così contraddittorie,
mi venivano in mente le parole stupende del Salmo 122:
«Pregate per la pace di Gerusalemme: pace sia entro i tuoi
bastioni e tranquillità nei tuoi
palazzi. Per amore dei miei
fratelli (...) io dirò “Sia pace in
te’’». Salmo dolcissimo composto dagli esuli di ritorno in
Palestina, scritto quindi circa
2.500 anni fa, ma quanto mai
attuale per noi oggi. È il canto
dello shalom che risuona tre
volte in pochi versi.
Chi può visitare Gerusalemme senza esserne affascinato? Crocevia della storia
antica, per le sue strade sono
passati gli eserciti dei faraoni
e dei babilonesi, le armate di
Persia e di Alessandro Magno, le legioni romane di Cesare e Pompeo. Rimasta in
ombra per secoli, in seguito
alla dispersione dei giudei,
alla conquista islamica e alle
Il paradiso di Lutero
Gentile si
dopo la c
aToffe I
:o la sua
30 del 3
volentie
lei pos
ir fatten
lanosti
'Nella su
foblemi (
itinatari
lede in s
televisiv
le parla e
Nell’ambito di un ami
servizio dedicato allevi
concezioni del Paradiso
agosto), una scheda a fin
dello scrittore e critico Mi
Fortunato recensisce un voi
me di Pierre-Antoine Bei
heim e Guy Stavridès, usui
in Francia e poi tradottoteruna n
Einaudi dal titolo Pora&gdelleno
Paradisi. Fortunato sinteti%ni come
le osservazioni degli autodidamo c
merito alle concezioni diil^ua richi
duismo, buddismo e islai
smo, per venire poi alle«
cristiane in proposito.«]
secoli - scrive Fortunato
padri della Chiesa si sonomezzo
capigliati su quale dovessefeturale de
sere la nostra dimora etei|ono in pri
A lungo si è sospettato ciìjieseevai
l’Eden di Adamo ed Evasili jgi registi
vasse in qualche località tO jColto (tra
restre esclusiva, poi si è oì [a replica)
to per il cielo, il terzo. Edltouecen
morti, come risorgeremo!Entomila
Per Tommaso d’Aquino e|lia); è quii
Agostino, saremo nella *
nezza fisica e morale, e
mo certamente l’età del Q
crocefisso. Per Lutero, im
resusciteremo nella stessi
lente la re
con
nostro tar^
ii^oran
(jnesto im]
^òutilizza
, SCO solo al
della nostra morte (che essere que
zio un’eterna vecchiaia),! delle nosti
munque sia, eccoci lì a "vd abituati. I
re Dio, cantarne le lodi,i vangelico
virlo in maniera attiva’’». non lo capi
chiaia eterna, allora, maii
così noiosa.
IL FOGLIO
Le lettere di Jervis
Nella «Piccola posta» redi
ta da Adriano Sofri dal cat®
di Pisa, compare (24 agosto!
un commento alla trasiffl’ssio
ne di «Protestantesimo» de
giorno 22. Viene dato risalti
alle parole del moderato!
Gianni Rostan che illustrai
modalità di finanziameni
della Chiesa valdese e il ri
to di impegnare la parte dii
to per mille che le spetta¡1
sostenere la chiesa stessa.!
Sofri cita anche una punti
precedente in cui era statai
costruita la vicenda umani
di fede di Willy Jervis, cornei
evince dal libro contenente!
carteggio con la moglie Lud
la Rochat. «Sono documel
impressionanti - scrive Soiii'
di una serietà insieme civiei
religiosa senza retorica. L'ai
tore dell’articolo riportasi
che un celebre passo dellale|
tera conclusiva della prigioi"
di Jervis alla moglie: “Ci n*
dremo certo lassù (...) Sia®
ta la volontà di Dio. Avrò fé»
fino all’ultimo e spero. Solj
sereno e Dio mi conforta (J
Penserò sempre a voi’’».
>pesso 1
reìle di eh
rubrica co
sione «per
però, lami
tra scelta,
con lana
pubbUco»
Protestali
re, tra lue
una fine;
g
giovc
0
vsrsamer
crociale, (!eiiis.ileninH'’«t
tornata al centro dell'ad^
zione mondiale con la d»
zinne dello stato ebraicOi
me del resto preannunzi
dai profeti biblici. Ed
come una miccia posta la
ma a una polveriera. lato 300 milioni di arabi
Did
il loro grande alleato
rus!
dall’altro il piccolo St
d’Israele con il suo po*® i
alleato americano. Una
scela altamente esplod**
I It'
che può saltare da un ,
mento all’altro. Perciò’
«Pregate per la pace
di Cet»,
salemme» perché
pace dipende la pace d
terzo deH’umanità.
(Rubrica «Un fatto, un t j
mento» della trasmissio^C
Radiouno «Culto evangi
curata dalla Federazioni
chiese evangeliche
data in onda domenica
tembre)
Prolusi
(via de’
LA
Culto c
dortieni
(chiesa
Presied
11
,¡ 17 SETTEMBRE 1999
PAG. 7 RIFORMA
la rubrica
televisiva
Protestantesimo
Gentile signora Bein,
A)po la conversazione avuTlorre Pellice e dopo aver
to la sua lettera su Riforma
30 del 31 luglio, ndr), torvolentieri sugli argomenti
alle lei posti ringraziandola
aradisoi gr l’attenzione con cui seidaafir, ¡e la nostra rubrica.
'itico Ma Nella sua lettera lei pone
ice un voi Loblemi diversi che hanno
Dine Ber gstinatari diversi. A Riforma
idès, uscEede in sostanza di riprenradottoLféuna rubrica di recensio0 Parai^ieììe nostre trasmissioni. E
0 sintetii^pl come redazione, non
gli autoti^siamo che concordare con
zioni di tsua richiesta. Di una rubri
0 e isla4a televisiva, più si sa e più se
01 alle idjjje parla e meglio è. Certa
<%ente la recensione dovrebbe
rtunato-tenere conto della specificità
si sono mezzo televisivo e del suo
dovesse||aturale destinatario, che non
lora etet|SQno in primis i membri delle
'ettato ítiiese evangeliche. Lei sa che
i Evasiti jqìregistriamo quote di aocalitàtj joolto (tra la messa in onda e
n si è opi ia replica) che oscillano tra i
rzo. Edflj^iàquecentomila e gli otto;eremo?|f|.jntomila spettatori (in mequino ef' dia): è quindi evidente che il
' nella 1^ nastro targer sono in assoluta
ale, e atj m^oranza non evangelici,
à del Cj Qijesto implica che il lin^agero, in^ gio utilizzato (e non mi riferia stessa sco scio alle parole) non può
3 (che s essere quello a cui i membri
:hiaia),( delle nostre chiese sono più
1 lì a"và abituati. Il pubblico non ee lodili vangelico, sempiicemente,
tiva”».^ nonio capirebbe,
ra, ma it Spesso i nostri fratelli e so1 relie di chiesa pensano alla
j. ^ _ i rubrica come a una trasmisJ. I (Ji sione «per loro». Non da oggi,
però, larabrica ha fatto un’alI j tra scelta, peraltro coerente
jems conia natura del «servizio
rsta» redi nel quale si coiloca.
dal caiw P’^o^^^^ntesimo cerca di esse-24 agosto! ® ombre s’intende,
trasiffl'ssio finestra sulla testimo
esimo» de nianza evangelica in Itaiia e
iato listiti mondo, aperta per quei
loderatoi ^®mspettatori che abbiano in1 illustrai *®mssi a temi spirituali, teoioiziatneil bMici o che si chiedano
se e il r® protestanti» (o alme
narte dii ^<^nni protestanti) risponspetta» domande e alle sfide
stessali nostro tempo. Detto quena puntai
;ra statali
a umanai
/is, cornei
ntenentel
oglie Lud
documei»
:rive So®
-me civiei
)dca. L'at
■iportaat
;o della®
la prigio®
e; “Ci rivi
(...) Sia®
I. Avrò
oero. Sol»
mforta (J
sto, una rubrica di segnalazione dei contenuti, della trasmissione avrebbe anche l’effetto indotto di informare il
pubblico evangelico sulia nostra programmazione: potrebbe essere uno stimolo a
guardare il programma!
L’altra questione che lei
pone è di natura più complessa e pone un problema
che, da sempre, è il rovello di
chi cura la Rubrica. Come essere rispettosi del nostro ruolo nel servizio pubblico (offrire un’informazione a tutti in
uno spirito dialogico e non
proselitistico) senza rinunciare a «evangelizzare»? È
una questione di equilibrio,
certo, ma tutti dobbiamo essere consapevoii che Protestantesimo non è una rubrica
«di» evangelizzazione, almeno nel senso della chiamata
personale all’Evangelo, diretta ed esplicita, e dell’adesione a una chiesa riformata.
Non è uno strumento evangelistico perché non può esserlo: non si può chiedere a
una rubrica televisiva inserita
nei sistema pubblico di fare
ciò che è specifico delle chiese e della testimonianza individuale dei credenti.
La televisione può fare altro: può informare, può educare, può tendere a eliminare
consolidati pregiudizi, può
invitare a approfondire, può
stimolare dei nuovi interrogativi sulla fede. Ed è quello che
cerchiamo di fare, consapevoli che non sempre ci riusciamo. Negli ultimi mesi abbiamo proposto la rubrica
«Incontri» che volevano essere delle testimonianze di fede
radicate in una pagina biblica. È stata una lunga serie che
nel prossimi mesi dovrebbe
essere sostituita da una nuova rubrica dal titolo provvisorio «Bibbia e giornale».
I contenuti della fede biblica emergono anche in molte
altre scelte redazionali: pensi
alle trasmissioni sul Giubileo
(quello di Levitico 25, s’intende) o della testimonianza
di frontiera in contesti come
’quelio africano o latino americano. Sono storie di fede e
di speranza di testimoni
dell’Evangelo. Forse non è
«evangelizzazione» come alcuni la intendono, e certamente non è catechismo
riformato; ma sono testimonianze di uomini e donne la
cui vita è stata cambiata da
01 ».
;mme
deiratt®
3n la crf»
braico.t*
nnunzi»
i. Ed èoi
)ostaia®,
f arabi«®
iato rus®
:olo SW
IO potei
». Una ®
esplosi®
Peïdô®
,ace di®
u un f '
nissiotf
vangeli
nica
Ss
gioventù evangelica
ABBONAMENTI
normale...................'■{...L. 45.000
sostenitore....................... 90.000
estero............................ 60.000
«3 copie al prezzo di 2».......... 90.000
cumulativo GE/Confronti........... 90.000
versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 intestato a:
gioventù evangelica
via Porro Lambertenghi, 28
20159 Milano
FACOLTÀ VALDESE DI TEOLOGIA
Inaugurazione del
145° Anno accademico*
Sabato 23 ottobre 1999 ore 17,30
Firenze
Prolusione
(via de’ Serragli 49, ore 17)
Prof.Giorgio Spini
la scuola valdese di teologia
DI FIRENZE, 1870-1900
Culto d’apertura
domenica 24 ottobre, ore 10,45
(chiesa di via Micheli ang. via Lamarmora)
Presieduto dai pastori Gino Conte e Raffaele Volpe
' ^inaugurazione del nuovo anno accademico avviene congiuntamente con //Centro di formazione diaconale «Giuseppe Comandi»,
fa Facoltà ringrazia le comunità fiorentine per la loro collabora^'one e la loro ospitalità. __________
Una riflessione a proposito ó\ una confermazione rinviata
Dio lo si incontra nella relazione profonda con gli altri
Sul n. 30 de «L'eco delle valli valdesi», nella
rubrica «Riflessioni dalle chiese» a pag. IV,
abbiamo pubblicato la lettera di una ragazza
di nome Susanna in cui spiegava i motivi per
cui aveva deciso di non fare la confermazione.
A quello scritto si riferisce la lettera che segue.
Gara Susanna, ho molti più anni di te,
non appartengo alia tua chiesa, anzi, a
nessuna chiesa, pur avendo avuto una
remota e blanda educazione cattolica.
Ma mi capita di interrogarmi sulle cose
su cui anche tu ti interroghi, e ti scrivo
per un moto di simpatia, di affetto, forse
anche di identificazione, dopo averè letto la tua lettera. Trovo molto bello, molto positivo che tu, in questo momento,
mettendoti in ascolto di te stessa, ti rifiuti di fare la confermazione: non ti
senti pronta, non la senti una scelta necessaria, ti sottrai a quello che sentiresti
come un passo superfluo, una resa alle
convenzioni, un gesto di superficie. Mi
sembra di cogliere, dietro alle tue parole, il desiderio di lasciare a Dio un posto
più grande che non un piccolo atto formale, che temi rimanga lì, inerte, senza
fmtti. Forse si intravede anche, dietro le
tue parole, una punta di orgoglio, un
giudizio magari un po’ severo verso i
tuoi coetanei. Ma può darsi che, per sostenere delle buone battaglie, a volte
siano necessari anche quelli.
Mi colpisce, poi, che tu abbia «quasi
la certezza» di porti, un giorno, alla presenza di Dio. Dio è faccenda da adulti,
sembri dire. E non un gioco puerile. E
poi lo metti in relazione ai bambini che
avrai. È come se tu dicessi, mi sembra,
che Dio lo si incontra quando si è in relazione profonda con altri. E che quando si è in relazione profonda con altri
non si può negare, a se stessi e a loro, la
sua presenza. Pensare Dio così non mi
sembra cosa da poco.
Poi, tu citi l’episodio di Filippo e
l’etiope. Il fatto che tu non abbia ancora
incontrato qualcuno che ti faccia comprendere le Scritture è sicuramente
qualcosa di grave, che dovrebbe-far riflettere molto la tua chiesa. Io sono Stata più fortunata di te (forse solo perché
ho avuto più anni a disposizione!) e
qualcuno, non tanti, ne ho incontrato,
qua e là. Tuttavia a me piace molto fermarmi sulla figura dell’etiope il quale,
dopo avere ascoltato la «buona novella
di Gesù», non appena vede dell’acqua
dice: «Che cosa mi impedisce di essere
battezzato?». E quando Filippo lo lascia
solo, prosegue «pieno di gioia» il suo
cammino. Penso all’etiope tutte le volte
che trovo mille impedimenti a un gesto
di rinnovamento, tutte le volte che frappongo mille difficoltà fra me e un moto
di fiducia. Penso aH’etiope tutte le volte
che non riesco ad andarmene «piena di
gioia» per la mia strada, ma mi irrigidisco a guardare indietro, o davanti, a
pensare a quel che mi manca. Non è
questo che ha impedito ai discepoli di
Emmaus di riconoscere colui che cercavano, nel momento in cui stava loro accanto? Eppure «non ci ardeva forse il
cuore nel petto mentre conversava con
noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture»? Non è stata quella rigidità che li ha accecati? Quel non credere, e non cedere, alla loro gioia, ma
attardarsi su quello che mancava, arrovellarsi nei loro pensieri?
Ti dico queste cose, Susanna, semplicemente perché mi piace il tuo coraggio. E sono sicura che farai molta strada, con 0 senza Filippo. E spero che
sarà «piena di gioia».
Un abbraccio
Gabriella
Cristo, che toccano la nostra
coscienza e invitano a riflettere. Con questo, il discorso
non è chiuso. Le dicevo che è
una questione di equilibrio e
sono certo che in talune occasioni non siamo riusciti a
garantirlo, scivolando nella
cronaca, nel commento d’attualità, nel reportage a effetto. D’altra parte questo scivolamento è un rischio implicito di ogni forma di comunicazione.
Credo che lei sappia, infine, che solo qualche mese fa
la nostra struttura redazionale ha vissuto significativi
cambiamenti; siamo ancora
in rodaggio e le sue osservazioni ci aiuteranno senz’altro
a registrare meglio i motori.
Paolo Naso
direttore di Protestantesimo
Un simpatico
errore
Non so quanti lettori si siano accorti, leggendo il bel
numero di Riforma dedicato
al Sinodo, di un simpatico errore in un titolo a pagina 3. Si
trattava dell’articolo di Renato Maiocchi riguardante il
cammino deiie chiese battiste metodiste e valdesi: tra gli
addetti, per brevità, si usa designare questo tema con la
sigla bmv. Nel titolo di Riforma, per un errore tipografico,
la sigla si è trasformata in
senso automobilistico: si parla infatti di cammino bmw,
con la V doppia.
In qualche modo dovremmo essere grati di questo errore, perché esso ci ricorda
che i valdesi sono uno, ma
anche due: i valdesi in Italia e
i valdesi nel Rio de la Piata.
Lo stesso Sinodo, unico, si
svolge, come dovrebbe essere
noto, in due distinte sessioni,
quella italiana e quella rioplatense e, su alcune questioni fondamentali, come la disciplina generale ed eventuali suoi mutamenti, è previsto
che si debba votare in modo
uniforrne in entrambe le sessioni. È facile scordarsi di
questa particolarità delle
chiese valdesi, ma un errore
tipografico può ricordarcelo.
Marco Rostan - Luserna
M II pastore
Teodoro Magri
Il 9 agosto si spegneva mio
padre, U pastore Teodoro Magri, un uomo a cui devo molto, un uomo che, quando ero
ragazzino, ho tacitamente accusato delle tante difficoltà
incontrate, a causa dei continui trasferimenti. Pesavano
anche a lui quegli spostamenti continui, ma accettava di
cambiare sede perché era innanzitutto un pastore al servizio del Signore, e per servirlo
era disposto ad andare ovunque fosse necessario. Quello è
stato un periodo in cui non
c’è stato un vero dialogo tra
noi. Probabilmente perché
non riuscivo a comprenderlo,
non riuscivo a capire le sue
scelte. Ma nonostante le poche parole, è riuscito a farmi
comprendere e mostrarmi la
grandezza dell’amore di Dio,
l’importanza di quanto il Signore ha compiuto per tutti
noi, donandoci suo Figlio.
Davanti alle prove e alle
sofferenze, davanti alla morte
mi ha insegnato a vedere non
la mano vendicatrice di Dio,
non il suo presunto volere di
punizione, non la sua crudeltà, ma il suo amore che
non viene mai meno e il suo
sostegno che incoraggia e dona speranza, la sua vita che
supera i confini della nostra
morte e che in Cristo ci appartiene. Penso che per lui
sia stata una gran gioia l’apprendere la mia decisione di
studiare teologia per diventare pastore, come lui. E ricordo il viaggio a Roma, insieme, il suo condurmi, facendomi da guida, all’interno
della Facoltà e per le strade
narrandomi le difficoltà ma
anche l’entusiasmo dei suoi
anni romani, dei suoi studi.
Ho iniziato a comprendere
mio padre quando ho anch’
io iniziato a svolgere l’attività
pastorale. Ho cominciato a
comprendere da dove avesse
attinto la forza per poter affrontare tante difficoltà e battaglie, senza stancarsi. La fede
in Dio ha portato anche nella
sua vita quelle sofferenze che
Cristo stesso aveva anticipato.
La sua decisione di diventare
pastore della Chiesa valdese.
Festa del Centro «J. Lombardini»
domenica 19 settembre
Cinisello Balsamo - Circolo dei Marchigiani, parco Mozart
- ore 11 : culto
- ore 13: grigliata
- ore 14,30: giochi e animazioni per i bambini
- ore 15: danze popolari
- ore 17: estrazione della sottoscrizione a premi.
Per informazioni tei. 02-66010435
pastme protestante, aveva
portato come conseguenza
l’ostracismo da parte anche
deiie persone alle quali era
molto legato affettivamente.
Ma questo non lo ha fermato:
chi ama padre e madre più di
me non è degno di me. Ha annunciato con voce ferma l’Evangelo di Cristo, quell’Evangelo che è la base della sua
e della nostra fede.
Gli ultimi 13 anni sono stati anni di sofferenza, costretto aH’immobilità su una sedia a rotelle, costretto a dipendere in tutto dagli altri.
Costretto a non poter più vivere in modo attivo la sua vita di pastore. Ogni volta che
mi recavo a Brindisi mi chiedeva sempre informazioni
sulla vita delle comunità dove prestavo il mio servizio
pastorale, comunità dove anche lui era stato e dove aveva
lasciato il suo ricordo. In tanti, a distanza di anni, si ricordano ancora le sue predicazioni, incisive, ferventi, cariche di forza. Non avrà lasciato pubblicazioni e lavori teologici, ma il ricordo che la
gente ha di lui, anche dopo
molti anni, è la testimonianza del suo valore.
Molte volte ho sentito da
parte di alcuni colleghi, figli
di pastore anche loro, una
certa insofferenza perché le
comunità li ricollegavano ai
propri genitori. Ah, lei è il figlio del pastore... Ed anche a
me è successo lo stesso. A Orsara di Puglia, a Pachino, a
Dipignano, quando la Tavola
comunicava la mia destinazione, sapevano che doveva
arrivare non il pastore Dino
Magri, ma il figlio del past.
Magri. Ma questo non mi ha
mai turbato, perché io sono
parte di mio padre, come lui
è parte di me, e sono orgoglioso di lui, sono orgoglioso
delle sue scelte, della sua fede, del suo coraggio. Sono orgoglioso di essere il figlio del
pastore Teodoro Magri e ringrazio Dio perché attraverso
la sua umiltà ha fatto sì che
potesse essere trasmesso il
messaggio più importante
per l’umanità: il messaggio
dell’amore di Dio. E ringrazio
Dio che tra coloro che lo hanno ricevuto c’ero anch’io.
Dino Magri - Dipignano
Partecipazioni
«Benedici anima mia
il Signore, e non dimenticare
alcuno del suol benefici»
Salmo 103, 2
La famiglia ricorda con infinito
affetto
llda Bertin ved. Genre
mancata il 24 agosto 1999.
Torre Penice, 17 settembre 1999
RINGRAZIAMENTO
«lo alzo gli occhi al monti...
donde mi verrà l’aiuto?
Il mio aiuto viene dell’Eterno
che ha fatto II cielo e la terra»
Salmo 121, 1-2
Le figlie Liliana e Enrica della
cara
Alice Ricca ved. ReveI
riconoscenti, ringraziano tutte le
persone che con la loro presenza, scritti e parole di conforto
hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
alla direzione e al personale tutto
dell’Asilo valdese di Luserna San
Giovanni e ai pastori Pasquet e
Berutti.
Luserna San Giovanni
21 agosto 1999
RINGRAZIAMENTO
Il 1° agosto 1999 il Signore ha
richiamato a sé la sorella
Anna Santopietro
Ringraziamo Dio per quanto
Egli ha fatto per mezzo della nostra sorella. A Dio soltanto siano
la lode e la gloria per Sua Grazia
operante per tutte le Sue creature. Il marito Arcangelo e la comunità battista valdese di Campobasso.
Campobasso, 17 settembre 1999
ANNIVERSARIO
«Quello che abbiamo veduto
e udito noi lo annunciamo
anche a voi poiché anche voi
siate in comunione con noi»
I Giovanni 1, 3
Nell'anniversario della perdita
della professoressa
Vittoria Stecchetti Arrigoni
il marito, i parenti e gli amici la ricordano sempre per la profonda
fede e carità.
Genova, 17 settembre 1999
I necrologi si accettano
entro le ore 9 del lunedì
SOTTOSCRIZIONE A SAN GERMANO
L'Asilo dei vecchi comunica i nominativi dei vincitori
dei premi alla sottoscrizione del bazar del 5 settembre: n.
4726, Alfredo Grosso; n. 645 Alessandra Freiría; n. 3655
Rino Tron; n. 2958 Lucia Peirone; n. 4512 Irma Peyrot;
n. 3164 Pramollo; n. 3555-3544 Denisè Paschetto; n.
226 Alessia Griglio; n. 2066 Emma Bertalot; n. 3475
Maddalena Giovenale; n. 539 Alma Peyrot.
12
PAG. 8 RIFORMA
JJ
VENERDÌ 17 SETTEMBRE Iqi
Intervista a Patricia Barandun, della «Fondazione svizzera per la pace»
Le donne, pioniere della riconciliazione nell'ex Jugoslavia
Patricia Barandun, ricercatrice presso la Fondazione
svizzera per la pace, fa piazza
pulita di alcuni luoghi comuni: lungi dall’essere le vittime
passive descritte dai media, le
donne si sono mobilitate fin
dai primi giorni del conflitto
contro il nazionalismo etnico
serbo, croato, bosniaco e kosovaro. Esse sono all’origine
di iniziative umanitarie e di
difesa dei diritti umani che
contribuiscono alla riconciliazione nazionale e alla pace.
Detestate, represse o ignorate
dai nazionalisti, le donne rappresentano la forza di opposizione politica più visibile fin
dall’inizio del conflitto.
- Perché ha studiato il ruolo delle donne nel conflitto jugoslavo?
«Ne avevo abbastanza di
vedere foto di donne in lacrime accanto a un soldato col
mitra in mano, e di leggere
decine di articoli sullo stupro. Lo stupro, per fortuna,
non riguarda tutte le donne,
e il “luogo comune” della
donba come vittima passiva
della guerra è falso. Ciò che è più grave è che la stampa
porta acqua al mulino di Slobodan Milosevic il quale ha
sempre sfruttato lo stupro
per giustificare la sua politica
di aggressione a nome del bisogno delle donne di essere
protette. Sono poi sconvolta
quando vedo i media lodare
il coraggio delle donne-soldati. Farebbero meglio a interessarsi ad altre donne che
anche loro mettono la propria vita in pericolo, ma al
servizio della pace è della riconciliazione».
- Lei dedica più specificamente il suo studio alle «donne per la pace». Chi sono?
«Si tratta di reti di donne,
ne ho recensito un centinaio,
che lanciano iniziative umanitarie, psico-sociali e di promozione dei diritti umani.
Esse distribuiscono viveri, alloggiano rifugiati, offrono cure mediche, in particolare per
i traumatismi dovuti alla
guerra. Esistono anche movimenti che si definiscono esplicitamente come forza di
opposizione al nazionalismo
e al militarismo, come le
“Donne in nero”».
- Quante donne sono impegnate in questi movimenti di
opposizione?
«Sono poco numerose. La
maggioranza delle donne ha
scivolato nel campo nazionalista, proprio come gli uomini. Ma meritano interesse
perché si stanno organizzan
Belgrado; donne impegnate nella raccolta di firme per le dimissioni di Milosevic
do in modo plurietnico, senza tener conto cioè dell’appartenenza etnica dei loro
membri. Serbe, croate, kosovare, bosniache vi lavorano
insieme».
- Come riescono a sormontare le loro divergenze?
«Grazie a una comune voglia di agire e di denunciare
pubblicamente lo sfuttamento dell’immagine della donna
da parte dei nazionalisti.
Hanno inoltre preso coscienza che la guerra ha conseguenze specifiche sulle donne alle quali bisogna rispondere con delle cure e con delle prese in carico diverse da
quelle offerte dai centri umanitari “classici”. Questa presa
di coscienza dà loro una base
per sormontare le differenze
etniche. Riescono così a riconciliarsi sufficientemente
per fissarsi obiettivi comuni;
anche se non sono necessariamente d’accordo sui mezzi
per risolvere il conflitto sul
piano politico».
- Concretamente, qual è il
loro impatto?
«Credo che attualmente
diano un contributo non trascurabile alla pace. Esse fasciano le piaghe della guerra
e sviluppano progetti multietnici che favoriscono il
processo di riconciliazione. È
esattamente quello a cui mirano i negoziatori internazionali incaricati del mantenimento della pace nei Balcani.
Così che, anche se il processo
di riconciliazione è fermo al
livello ufficiale, esso va avanti
W Secondo un rapporto dell'Unicef
500.000 bambini iracheni
morti a causa dell'embargo
Mentre i raid aerei lanciati
dagli Usa e dall’Inghilterra
continuano a fare vittime civili in Iraq, un rapporto dell’Unicef indica che la mortalità infantile è più che raddoppiata in Iraq a causa dell’embargo imposto da Washington e Londra. In otto
anni, questo embargo ha
causato la morte di almeno
500.000 bambini.
Lo studio sulla salute dei
bambini in Iraq mostra che la
mortalità infantile è più che
raddoppiata nella parte del
paese controllata dal governo
di Baghdad. Nel centro e nel
sud dell’Iraq, dove vive l’85%
della popolazione, la mortalità dei meno di cinque anni
è passata da 56 decessi per
1.000 nascite nel 1984-89 a
131 nel 1994-99. Realizzato
presso 30.000 famiglie, questo studio è il primo sulla
mortalità infantile e materna
dopo la fine della guerra del
Golfo nel 1991. È stato realizzato in collaborazione tra
rUnicef, il governo iracheno
e l’Organizzazione mondiale
della salute (Oms).
Contemporaneamente, un
altro rapporto pubblicato dal
«Congressional Research Service», che dipende dalla Biblioteca del Congresso americano, rivela che gli Stati
Uniti sono rimasti i più grossi
esportatori di armamenti nel
mondo nel 1998, nonostante
la crisi finanziaria in Asia e il
calo globale del mercato delle armi. Con 7,1 miliardi di
dollari di contratti negoziati
nel 1998, gli Usa rappresentavano il 30,8% del mercato
mondiale di vendite di armi
convenzionali, valutato a circa 23 miliardi di dollari in
quell’anno. Dopo gli Usa troviamo la Germania, che ha
venduto per 5,5 miliardi di
dollari, e la Francia per 3 miliardi di dollari. (spp/apic)
grazie all’azione di questi
gruppi femminili».
- Quali sono i loro rapporti
con i nazionalisti?
«I nazionalisti le detestano
perché esse contraddicono
il discorso ufficiale, riuscendo a collaborare al di là delle
appartenenze etniche. Esse
danno così la prova che l’antagonismo etnico è un’invenzione politica, non una realtà.
Esse rappresentano un peri
colo per il potere il quale reagisce molto brutalmente
quando organizzano manifestazioni a Belgrado. Tanto
più che le “Donne in nero”
hanno dimostrato la loro efficacia tenendo il loro congresso ogni anno dall’inizio della
guerra a Novi Sad (Vojvodina). Una prova di forza, dati i
problemi di spostamenti, di
visti, e l’ostilità delle autorità
politiche». (spp)
Sentenza emessa il 19 agosto scorso
Brasile, assolti i responsabili
del massacro dei contadini
Diverse chiese, gruppi economici, forze politico-sociali
e organizzazioni internazionali, hanno reagito energicamente contro la decisione di
un tribunale di assolvere tre
ufficiali accusati del massacro di contadini senzaterra. Il
tribunale dello stato del Para,
nel nord-est del Brasile, ha
infatti assolto, il 19 agosto
scorso, in prima istanza, tre
capi della polizia militare.
Questi ultimi, il 17 aprile
1996, dirigevano la truppa
che aveva represso una manifestazione di contadini
senzaterra nella città di Eldorado de Caraja, uccidendo 19
persone e ferendo gravemente diecine di contadini.
«Dio mio, che giustizia è
questa?» si interroga il Coordinamento ecumenico di servizio (Cese) in un comunicato
pubblicato dopo la decisione
del tribunale. La Cese, che ha
sede a Salvador de Bahia, è
un’organizzazione non governativa costituita dalle
chiese episcopale (anglicana),
evangelica luterana, metodista, presbiteriana unita, presbiteriana indipendente e
cattolica romana: «Respingiamo questa barbarie istituzionalizzata che àncora una volta si esercita contro i più poveri del nostro paese, i senzaterra, i senzatetto, 1 senza lavoro, i senza educazione, i
senza cure sanitarie, i senza
assicurazione, i senza giustizia, i senza cittadinanza».
La Cese qualifica di «farsa»
il giudizio reso dal tribunale e
si dichiara «stupefatta e indignata». In base a inchieste da
essa effettuate, l’organizzazione ecumenica ricorda che
i contadini assassinati nello
stato del Para avevano ricevuto una pallottola nella nuca e
nel torace. Questo smentisce
l’argomento avanzato dal tribunale (mancanza di prove)
per assolvere i tre ufficiali.
«Certo, non vogliamo che
qualcuno venga condannato
senza prove, ma è un fatto incontestabile che vi sono stati
19 morti e che nessuno di loro è morto di morte naturale», ha fatto notare mons. José Elias Chaves, vescovo di
Cameta e uno dei responsabili della Pastorale della terra
nello stato del Para.
In una lettera pastorale,
Chaves ricorda che associazioni cristiane e sociali avevano già messo in guardia, prima della sentenza, contro
oscure manovre che circondavano questa vicenda, come
ad esempio la distribuzione
scorretta di lettere d’invito
per poter assistere al processo. Tali associazioni, tra cui
tra l’altro Caritas Brasil, la
Commissione giustizia e pace, la Pastorale della terra e
l’ufficio d’informazione della
Commissione nazionale dei
vescovi del Brasile, hanno riferito che solo 12 inviti (ovvero il 3% del totale delle carte
distribuite) erano state date
alle vittime del massacro e al
Movimento senza terra. Dopo
la decisione del tribunale, il
Movimento senza terra ha
chiesto l’annullamento del
verdetto e ha chiamato alla
mobilitazione dei cittadini
contro quella sentenza. Dopo
questo primo giudizio, il tribunale dovrebbe nuovamente
riunirsi all’inizio di dicembre,
per esaminare il caso degli altri 147 poliziotti implicati nel
massacro. «Ciò che è grave,
non è il fatto che il verdetto
non faccia giustizia, ma che
esso apre la via all’impunità
assoluta dello stato, in un
paese in cui nessuno è responsabile di nulla», lamenta
il teologo svizzero Beat Wehrle che da anni lavora a San
Paolo, alla Centrale dei movimenti popolari, insieme al
teologo brasiliano Frei Betto.
Nella terza settimana di
agosto, un’immensa mobilitazione ha avuto luogo fra i
piccoli e medi produttori per
chiedere la cancellazione dei
debiti agrari. Nella stessa settimana, una marcia di 1.267
km è stata organizzata tra Rio
de Janeiro e Brasilia. (eni)
Da parte delle Ong svizzere
Critiche all'Organizzazione
mondiale del commercio
Una quarantina di organizzazioni non governative
(Ong) svizzere, fra cui la «Dichiarazione di Berna», Pro
Natura, l’Unione svizzera dei
contadini e la Fondazione
per la tutela dei consumatori,
hanno denunciato, il 12 agosto scorso a Berna, la mancanza di democrazia e di trasparenza dell’Organizzazione
mondiale del commercio
(Omc). Esse lamentano la
mancanza di controllo governativo suU’Omc, la quale non
tiene sufficientemente conto
delle questioni ecologiche e
sociali. Un sondaggio rivela
che la maggioranza degli
svizzeri condivide le preoccupazioni delle opere di aiuto umanitario.
Prima di avviare un nuovo
ciclo di negoziati sulla liberalizzazione, l’Omc deve fare
una pausa di riflessione.
Questa la rivendicazione delle Ong svizzere. Esse si aspettano che la delegazione svizzera si impegni fermamente
a favore di queste esigenze in
occasione della terza Conferenza dei ministri dei 134
paesi membri deU’Omc, che
si terrà a fine novembre a
Seattle, negli Usa.
Un sondaggio realizzato
dalla «Dichiarazione di Berna» indica che la maggioranza degli svizzeri condivide le
preoccupazioni delle opere
umanitarie. Il 62% delle persone interrogate auspica una
pausa di riflessione che permetta di esaminare le conseguenze di una liberalizzazione del commercio internazionale. Il 92% è del parere che
le conseguenze per l’ambiente devono essere discusse in
occasione dei negoziati, e il
94% ritiene che sia indisp
sabile integrare i diritti m
ni e il diritto del lavoro nei
discussioni sul commerc
internazionale. «La tesi di
commercio per il commerc
non può essere mantenuta,
commercio si situa in un df]
terminato ambito e ha conse
guenze sociali», sottolinea.
Marianne Hochuli, della «Dj.
chiarazione di Berna».
L’obiettivo di una pausa di
riflessione consiste nel tro,
vare soluzioni suscettibili dj
rimediare alle manchevolezze fondamentali degli accordi dell’Omc e della loro ap.
plicazione. Le Ong esigono
una valutazione dettagliata
degli accordi déll’Uruguai
Round. Esse chiedono di
prendere in considerazione
le funzioni sociali delTagri.
coltura, un’integrazione più
efficace dei paesi in via di
sviluppo nel commercio internazionale, nonché il rispetto della tutela deH’ambiente e dei diritti sociali.
«L’Omc non è controllata
da nessun governo e non deve rendere conto a nessuna
organizzazione dell’Onu,
che mette in evidenza L,
mancanza di democrazia ¡ |
questa organizzazione», h|
precisato Simonetta Somma- j,
ruga, della Fondazione perla'
tutela dei consumatori. Lei
Ong potrebbero giocare immolo decisivo in questo processo di riflessione perché
sono in grado di rappresen- i
tare le voci delle persone el:
dei popoli direttamente co-’;
involti dal commercio ma incapaci di intervenire essi
stessi in quanto individui, ha
concluso la Sommaruga.
(spplwpkl
«Ghie
troverei
ché chi
trova, e
QUE
l’id
quella,
id «far
ti cìrcol
lori su
persone
per le q
di in ter
pe intei
tellone
le: «nec
tri», «il
mlenz\
ra», «at
risultai
Dura denuncia del patriarca Alessio
Rapito l'ultimo prete
ortodosso rimasto in Cecenia
Il patriarcato ortodosso di
Mosca ha severamente criticato le autorità cecene dopo
il rapimento delTultimo prete ortodosso rimasto in Cecenia. Padre Zacharias e due
collaboratori della Chiesa ortodossa russa sono stati rapiti all’inizio dello scorso
agosto all’uscita dalla cerimonia religiosa nella Chiesa
dell’arcangelo San Michele
di Grozny, capitale della Repubblica secessionista del
Caucaso.
La Chiesa ortodossa russa
lamenta questo ennesimo
sequestro (una delle «attività
economiche» più lucrative
della mafia politica locale)
che aggrava ulteriormente i
rapporti già tesi tra le diffe
renti componenti etniche di ^
quella regione del Nord del
Caucaso. In un messaggio al
vescovo Alessandro di Baku,
dal quale dipende la Cecenia, il patriarca Alessio rivolge duri rimproveri alle autorità della Repubblica secessionista che appartiene tuttora alla Russia, «dei responsabili che non sono capaci di
porre fine ai continui attacchi armati contro i preti or
todossi». La vita dei cristiani
ortodossi in Cecenia è cosi
diventata «estremamente
difficile». In questi ultimi anni, otto preti ortodossi sono
stati rapiti nella regione, di
cui due, dei quali si è senza
notizie, sono tuttora in m^no ai rapitori. (spp/apitì
Secondo l'Istituto statistico europeo
Disoccupazione in lieve calo
nell'Unione europea
La disoccupazione è leggermente scesa in maggio
nell’Unione europea (Ue): i
disoccupati erano il 9,4%
contro il 9,5% di aprile, secondo le cifre pubblicate
all’inizio di luglio da Eurostat, l’Istituto statistico europeo; basandosi sui criteri
dell’Ufficio internazionale
del lavoro, Eurostat stimava a
16 milioni il numero dei disoccupati nella Ue in maggio,
contro 16,3 milioni di aprile.
In maggio, in Lussemburgo
si continuava a rilevare il tas
so di disoccupazione men
elevato della Ue (2,8%);
guivano Olanda (3,3% '
aprile), Austria (4,3%), Portogallo (4,7%) e Danimarca
(4,7% in aprile). Venivano po
Regno Unito (6,3% in marzo Irlanda e Svezia (6,8%),
gio (9%) e Germania (9,1™;
Al di sopra della media U®’
situavano Finlandia
Francia (11,2%), Italia
in aprile) e Spagna
Non sono disponibili dati
centi per la Grecia.
(Eurofocus n. 2&v^>
personi
chiese
laici). 7
ne don
cession
preghie
aspetto
Ésposti
certa d
testo di
lapreg
E
Dio, r,
to chi
c’èfid
ste sai
nei m
viene,
^ned
ì temp
davan
fratell
vanoi
fronti
me ini
tozza t
cui eh
per fa
vere l
prega
colore
versi I
SI apri
m
na, vi
mut l
siamt
prese
quint
più fi
intere
timo
d'acc
interi
pera
care i
nei It
sposti
la no
fatta
ad ai
quali
altri
nece.
quale
£5
l'iniz
modi
uogli
cessi
quesì
so l’a
dare,
da a ,
le sit
efan