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Anno 127 - n. 1
4 gennaio 1991
L. 1.200
Sped. abbonamento postale
Gruppo II A/70
In caso di mancato recapito rispedire
a : casella postale - 10066 Torre Pellioe
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
SUD AFRICA
FEDELTÀ’ DI DIO E CONVERSIONE DELL’UOMO
I nuovi schiavi
Vi piacerebbe avere un ragazzo giovane e volenteroso che
sbriga i lavori più faticosi al
solo costo di un pezzo di pane?
Oppure avere una ragazzina tuttofare, senza problemi familiari
perché è orfana, e sicuramente
è disposta a tutto, ma proprio
tutto? No, la risposta non è:
« Prendetevi un extracomunitario clandestino »; c’è una strada
più facile e sicura: andate in Sud
Africa e compratevi una schiava o uno schiavo. Vi costerà, al
massimo, centomila lire.
Immanuel Kambule, 18 anni,
adescato nel Mozambico con la
promessa di un lavoro sicuro a
150 Rand — meno di 75.000 lire
— al mese, trasferito nel nord
est del Transvaal, è stato comprato per quel prezzo insieme
ad un suo coetaneo di nome Jorge Mithembu, di 17 anni.
Jabulile Masuku è una ragazza molto carina, di 17 anni. Viveva con la sorella a Chokwe,
nel Mozambico, uniche sopravvissute di un nucleo familiare assassinato dalla Renamo in una
delle solite incursioni dal
vicino Sud Africa. Jabulile, un’altra donna e cinque ragazzi si
sono detti fortunati quando in
settembre hanno avuto la promessa di un lavoro in Sud Africa, ed hanno seguito il trafficante in schiavi Josea Sibuya fino
al suo villaggio, denominato
« Block C », nella riserva KaNgwane, distretto di Nkomati.
Da quel momento le due ragazze sono state poste in vendita.
La compagna di schiavitù di Jabulile ha trovato subito un compratore a Johannesburg, ma per
lei è stato più difficile, forse il
prezzo era troppo alto.
Allora il trafficante Sibuya l’ha
venduta ad un amico, perché se
la prendesse come prostituta e
poi la rivendesse. Ma Jabulile si
è rifiutata di sottostare all’amico, che se n’è lagnato con Sibuya: una buona dose di legnate l’ha convinta a lasciarsi violentare finché non è stata trasportata in un ospedale dalla sorella del violentatore.
Questi tre ragazzi, Immanuel
Kambule, Jorge Mithembu e Jabulile Masuku, sono stati comprati dal settimanale sudafricano « The Weekly Mail » messo
sull’avviso da precise segnalazioni, per stanare e portare alla conoscenza di tutti il traffico, che
definire sordido o infame è poco. La settimana seguente il
« Weekly Mail » poteva fare un
acquisto più vantaggioso: due ragazzi, di 17 e 18 anni, al prezzo
di 50 Rand (meno di 25.000 lire) direttamente in una piantagione di bianchi. Il giornalista
ha concluso l’affare di notte, in
un punto remoto della proprietà, dicendosi alla disperata ricerca di mano d’opera agricola.
I due ragazzi hanno illustrato
quello che il « Weekly Mail » già
sapeva: questo padrone bianco,
proprietario di una vasta piantagione, è un uomo duro ed ha
bisogno di un frequente ricambio di schiavi che un suo uomo
di fiducia va a procurargli in
Mozambico. Il giornale non ne
rivela il nome per non compromettere la vita di quelli che sono nelle sue mani. Costui si considera un semplice datore di lavoro, che paga a seconda della
statura e dell’età da 10 a
60 Rand il mese (5.000-30.000 lire) i suoi dipendenti, i quali a
loro volta devono comprarsi cibo e abiti nella bottega che generosamente gestisce per loro
cornodità sul luogo, risucchiandosi così ogni centesimo sborsato.
Uomini e donne lavorano dalle 4.30 alle 16, con un intervallo fra le 8 e le 8.30. Egli stesso
provvede a bastonarli se non lavorano al giusto ritmo.
Bambine mozambicane fra i 13
e i 16 anni sono state comprate
da uomini di affari che pare provino piacere ad abusarne: di alcune, segnalate al Weekly Mail
da compagne di sventura, non
si ha più traccia. Sono scomparse nel nulla.
La polizia della Riserva del
KaNgwane (è una invenzione
del regime dell’apartheid quella
di avere nelle riserve un apparato di polizia « autonomo » che
deve far rispettare le leggi del
Sud Africa), intenzionata a trovare un capo di imputazione per
i due venditori di schiavi che
abbiamo sopra nominato, non sa
che pesci prendere: infatti il codice non contiene alcun accenno al traffico di esseri umani,
e le leggi anti-schiavismo dell’800
sono decadute perché obsolete.
Ha provveduto poi lo stato, a
metà di questo secolo, a derubare, deportare e usare di milioni di donne, uomini e bambini legalmente, senza sporcarsi
le mani e la faccia con il traffico di carne umana.
Tuttavia, dice John Dugard,
professore di giurisprudenza
presso la Wits University, le Nazioni Unite hanno messo in atto
una serie di convenzioni per cui
il diritto internazionale condanna lo schiavismo e chi lo pratica può essere accusato di privazione della libertà individuale.
Vedremo.
Febe Cavazzutti Rossi
Il rinnovamento del patto
Le chiese metodiste di tutto il mondo vivono il culto di inizio del
nuovo anno nel segno della promessa e della nostra speranza in Dio
« Non maledirò più il suolo a
causa dell’uomo perché l’istinto
del cuore umano è incline al male
fin dall’adolescenza, né colpirò più
ogni essere vivente come ho fatto » (Gen. 8: 21).
I tamburi di guerra sembrano
or vicini, ora lontani: la speranza
di pace vien subito soffocata da
voci minacciose di sterminio e di
violenza.
Lo scenario mondiale ■— desolante — lascia solo spazio a previsioni fosche. Chiusa l’epoca delle
vacche grasse, si presentano anni
difficili, di sacrifici. Alle nostre
frontiere non solo premono gli
extracomunitari terzomondisti, ma
anche quelli dell’est, che mai
avremmo supposto di dover soccorrere in questo modo. E c’è ancor di peggio: anche sul piano
ideale tutto sembra crollare. Le
strutture sociali — la cultura intera della nostra avanzatissima civiltà — non sanno proporre se non
un vuoto modello di conquista del
benessere e di consumismo ad oltranza.
Chi chiede aiuto al nostro mondo — quello sviluppato dell’abbondanza — non è attratto dai nostri ideali — se mai li abbiamo
avuti — di giustizia e di libertà,
ma dall’opulenza, dall’apparente
facilità del nostro modello di vita.
Mi son chiesto più d’una volta
se questa visione in negativo —
questa desolante immagine di un
mondo che crolla sotto i colpi del
benessere e della sovrabbondanza
— altro non fosse che il prodotto
di una mia personalissima ottica,
frutto di una distorsione dovuta
agli anni, ad uno scambio, frequente in chi più giovane non è,
fra l’autunno della sua vita e un
supposto generale autunno immaginario, quasi nel desiderio di associare la propria fine a quella dell’esistente. Eppure anche molti giovani — i più penosi, da un lato,
e i più fragili dall’altro — avvertono gli stessi sintomi.
L’uomo sta costruendo gli strumenti della sua morte: consumi
eccessivi, distruzione sistematica
dell’ambiente, piogge acide, buco
nell’ozono, aumento della irresponsabilità generale nel pubblico e nel privato, accrescimento altrettanto irresponsabile della popolazione mondiale. Quadro terrificante, che richiama quello dell’Apocalisse: se dovessimo aprire
il nuovo anno sulla base di queste
considerazioni, saremmo costretti
a cominciare non dalla Genesi ■—
dal racconto della creazione ■— ma
dai libri apocalittici, dalle visioni
desolate di Ezechiele, dalle invettive di Geremia.
Eppure le chiese metodiste in
tutto il mondo si preparano a ce
IL SENSO DELLA NOSTRA PREGHIERA
Cercate la città futura
« Io sono uno straniero sulla terra ; non mi nascondere 1 tuoi comandamenti» (Salmo 119: 19).
Essere stranieri è scomodo, spesso tragico: lo
sanno bene le vittime del razzismo di casa nostra,
così come l’hanno imparato a loro spese i nostri
emigranti nei decenni passati. Lo straniero (tanto
più se ha la pelle di un altro colore) è un diverso,
e la diversità infastidisce, specialmente quando
l’ideale da perseguire sembra essere il generale appiattimento delle idee, delle abitudini, delle ideologìe, dei consumi. La diversità è nemica dell’efficienza.
Chi parla in questo versetto è uno straniero.
Non è però l’italiano in Svizzera, né il senegalese a
Firenze: egli è straniero sulla terra, straniero in
mezzo al suo popolo. Lo è perché vive della Torah,
della volontà di Dio celebrata dal lunghissimo salmo 119 («Il mio salmo preferito», diceva Bonhoeffer), in mezzo a gente che, pur proclamandosi
popolo eletto, vive come tutti gli altri, sacrificando agli dei di questo mondo e alla loro legge. Il salmista è dunque spiazzato, estraneo in casa propria.
Spiazzati ed estranei come lui sono sempre stati gli uomini e le donne della Torah e, dopo di loro,
i seguaci e le seguaci del grande Straniero, di colui che fu straniero venendo in mezzo ai suoi, che
non lo riconobbero, e che fu ucciso fuori dalla
porta della città (Eb. 13: 12): «/ Giudei li combattono come se fossero d’un’altra razza, e i Greci li
perseguitano; e quelli che li odiano non sanno dire
il motivo della loro ostilità » (Lettera a Diogneto, II
sec. d.C.). I discepoli dello Straniero crocifisso sono
degli estranei nella società, ma non solo: essi sono
spesso stranieri nella chiesa stessa, che li ripudia e
li emargina, salvo poi ostentare la loro testimonian
za per mascherare la propria infedeltà.
E noi? Tanto vale dirlo subito: siamo tutto
fuorché stranieri, sulla terra, siamo anzi perfettamente accasati, radicati e, come oggi usa dire, omologati. Proprio perché, tuttavia, non possiamo far
nostra la prima parte di questo versetto, dobbiamo
aggrapparci alla seconda: non mi nascondere, o Dio,
i tuoi comandamenti. Il salmista, sperduto in una
terra ignota, guarda alla parola di Dio come a una
bussola, in grado di indicargli la strada, di aiutarlo
là dove si parla una lingua a lui incomprensibile.
Tanto più la sua preghiera deve essere la nostra.
Cittadini di questo mondo, sostanzialmente integrati e soddisfatti nonostante qualche doveroso borbottìo, siamo invitati dal salmo ad elevare a Dio la
nostra preghiera affinché egli non ci lasci del tutto
assopiti nella nostra cittadinanza nel mondo così
com’è, ma ci pungoli con « i suoi comandamenti ».
Dio esaudisce questa preghiera in Gesù Cristo: egli
è il Comandamento di Dio, non nascosto ma anzi
squadernato, aperto, da tutti leggibile. Egli è il Comandamento di Dio che non ci permette di acquietarci, che ci raggiunge nel nostro essere non-sfranieri sulla terra, e ci chiama altrove. Il versetto ci
suggerisce di pregare perché questa grazia quanto mai scomoda ci sia rinnovata ogni mattino, perche il Comandamento di Dio fatto carne ci liberi,
sempre più e sempre di nuovo, dalla cittadinanza
che noi ci siamo dati, per conferirci la sua; ci suggerisce di pregare perché ci sia dato di accogliere,
come singoli e come chiese, l’invito dell’epistola agli
Ebrei (i3: 13ss.): « Usciamo quindi fuori dal campo
— diventiamo stranieri' — e andiamo a lui, portando
il suo vituperio. Poiché non abbiamo qui una città
stabile, ma cerchiamo quella futura ».
Fulvio Ferrarlo
lebrare — come di consueto —
l’inizio d’anno con un culto dedicato proprio al rinnovamento del
patto, all’alleanza promessa da
Dio all’uomo fin dal principio. Il
racconto biblico, pur nel susseguirsi di narrazioni drammatiche
e di rimproveri per l’infedeltà dell’uomo, rimane racchiuso fra due
momenti radiosi: la creazione originaria — all’inizio — e l’alba
della nuova creazione — alla fine
—, la nuova Gerusalemme, i nuovi
cieli e la nuova terra. E il filo rosso che attraversa quel lungo susseguirsi di avvenimenti — da Adamo al diluvio, da Abramo a Mosè,
dall’esodo all’ingresso in Canaan,
da Davide ai re di Giuda e di
Israele, dai profeti fino a Cristo e
al nuovo patto — è quello della
promessa, della meravigliosa alleanza dopo il diluvio, quando Dio
pose come segno l’arcobaleno:
« Quando radunerò le nubi sulla
terra e apparirà l’arco sulle nubi,
ricorderò la mia alleanza che è tra
me e voi e tra ogni essere che
vive in ogni carne » (Gen. 9: 14).
Alleanza, promessa, impegno divino al di là di quel che l’uomo
può o non può fare.
Noi stessi sappiamo che l’uomo
non può far nulla di bene e che
le condizioni in cui il mondo si
trova sono frutto del nostro mal
fare. Ma sappiamo anche che la
promessa di Dio — e la sua fedeltà
alla promessa — vanno al di là di
tutto questo. Dio hon ci ha mai
lasciati soli.
Egli è fedele malgrado le nostre infedeltà: ha avuto cura del
suo popolo disubbidiente, incapace di ravvedimento, l’ha seguito
con tenerezza e con dolore nel suo
tortuoso cammino; e segue anche
noi — nuovo Israele — giorno per
giorno nelle nostre disubbidienze,
nelle insensatezze, nelle follie del
nostro operare. Dio è con noi sempre, anche quando si fa sera.
Se il gelo delTinverno ci assale
da ogni parte, egli sa darci ristoro. Proprio quando l’angoscia è
più forte e il pericolo più vicino
(Matteo 24: 6), la sua fedeltà non
vien meno. Come dice il salmista:
« Nel giorno in cui temerò, io confiderò in te » (Salmo 56: 3).
Questa è la speranza antica che
ci viene da quel patto, da quell’alleanza mai dismessa o tradita,
meravigliosa e misteriosa insieme,
che non tiene conto di quel che
meritiamo e di quel che siamo,
ma solo dell’immenso amore che
Dio ha per noi. Sì, per certo Dio
ci salverà, ad onta della nostra
malvagità e dei nostri peccati: ma
chi ci salverà dàll’uomo? Chi ci
salverà dalla sua volontà di distruzione e di morte, dal male che è
,in noi? Chi potrà sottrarci a noi
stessi se non ci ravvediamo, se
non chiediamo a Dio di renderci
altri, di trasformarci, di consentirci di avere, cioè, fin d’ora, la parvenza di « ciò che saremo » (T
Giov. 3: 2)?
Paolo T. Angeleri
2
commenti
4 gennaio 1991
TRASCRIZIONE
Luca oggi
Or avvenne in quei giorni
— mentre in Italia si cercava di fare chiarezza sui
servizi segreti,
— mentre Bush e Saddam
Hussein inasprivano ulteriormente le loro rispettive posizioni e si
era sull’orlo di una guerra,
— mentre in Sicilia decine
di famiglie rimanevano
senza tetto per l’ennesimo terremoto,
— mentre la mafia immolava altre vittime alla
sete del suo potere disumano,
— mentre in India morivano di fame 1.000 bambini al giorno,
— mentre migliaia di immigrati senza casa e senza lavoro invadevano
im’Italia impreparata e
impotente,
— mentre qua e là per il
mondo venivano uccisi,
sequestrati e derubati
degli esseri umani,
— or avvenne in quei giorni
che un bambino veniva
abbandonato sul ciglio dell’autostrada Torino-Milano.
Un neonato solo, indifeso,
infreddolito, senza nome.
Segno indelebile e doloroso della degradazione di
una società senza speranza.
E in quella contrada piena di sofferenza, di povertà
e di terrore, nell’oscura notte del disprezzo e della fame, c’erano dei cristiani
che vegliavano. La luce del
Signore risplendé intorno
a loro ed essi cominciarono, nel buio, a distinguere
ciò che era importante da
ciò che non lo era.
Essi cominciarono a dubitare del loro proprio valore, dei valori reputati validi nel mondo, e furono
presi da gran timore.
Ma un amico disse loro:
« Non temete, io vi annuncio una grande allegrezza,
una gioia destinata a tutti
quelli che sono prigionieri
nella rete della cultura di
questo mondo, poiché oggi,
per voi, è nato un Salvatore, che è Cristo, il Signore...
Questi sono i segni che vi
permetteranno di riconoscerlo:
— incontrerete gente che
osa lavorare per la pace
e la giustizia tra gli uomini e le donne del loro
tempo,
— conoscerete persone che
si dedicano a fondo perduto al servizio dei più
deboli,
— incontrerete immigrati
perseguitati che pregano
per coloro che li perse.guitano,
— visiterete templi messi a
disposizione di tutti, come casa comune d’incontro e di ascolto della
Parola,
— e vi imbatterete in giovani coraggiosi che scelgono di lavorare per il
benessere di tutti e non
per la propria carriera.
E subito, intorno all’amico, ci fu una gran folla di
persone le quali lodavano
Dio e dicevano: « Se tutto
ciò avviene, diamo gloria a
Dio nei cieli e abbiamo pace in terra tra tutti i popoli ».
Francesco Casanova
AUMENTANO I COSTI POSTALI
AGL! ABBONATI
Con un decreto del 28 dicembre 1990, pubblicato
sulla Gazzetta Ufficiale del 29 dicembre, il ministro
delle Poste e delle telecomunicazioni, Oscar Mammì,
ha disposto il raddoppio delle tariffe per la spedizione in abbonamento postale dei giornali e dei settimanali. Nel nostro caso spedire una copia del settimanale costerà 130 lire.
Per sei mesi inoltre le imprese editrici iscritte
al registro nazionale della stampa (e tale è il nostro
caso) godranno del beneficio di abbattere detta tariffa al 50%, cioè per sei mesi pagheremo 65 lire
ogni copia spedita.
Pino alla fine del ’90 abbiamo corrisposto alle
Poste la somma di 35 lire a copia. L’aumento per
i primi 6 mesi è dunque dell’85,7% e dal 1° luglio
sarà del 271,4%. Altro che il tasso programmato di
inflazione!
Se perdureranno queste tariffe, alla fine dell’anno
i soli costi postali incideranno per il 10% del costo
complessivo del settimanale!
Nonostante questi aumenti il costo dell’abbonamento non varia, ma preghiamo chi si abbona o
rinnova di tener conto della nuova situazione.
L’editore e il direttore
Abbonamenti 1991
ITALIA
Ordinario annuale L. 46.000
Semestrale L. 25.000
Costo reale L. 70.000
Sostenitore annuale L. 85.000
ESTERO
Ordinario annuale L. 80.000
Ordinario (via aerea) L. 140.000
Sostenitore L. 150.000
Semestrale L. 45.000
Da versare sul c.c.p. n. 20936100 Intestato a kÀJf. • via Pio
V. 15 - 10125 Torino.
■ Chiedete tre copie saggio gratis telefonando al n. 011/
655278 o inviando un fax al n. 011/657542.
__________ iniziativa ecumenica
Fermiamo la guerra
Riuniti in assemblea qui a Roma dal comune desiderio di pace e di giustizia noi,
cristiani provenienti dalla comunità evangelica battista di Garbatella, dalla comunità di
base di San Paolo, dalla parrocchia cattolica
di Santa Galla, dal Movimento intemazionale
per la riconciliazione, dal Centro interconfessionale per la pace, dalla Commissione pace,
giustizia e salvaguardia del creato delle chiese battiste, metodiste e valdesi, dal Dipartimento di evangelizzazione e diritti umani dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia,
preoccupati dai venti di guerra che soffianó sul Golfo Persico,
CHIEDIAMO
al Parlamento italiano e alle autorità di
Governo:
1 - che in nessun caso, anche dopo il 15 gennaio, l esercito italiano prenda parte alla guerra: provocare centinaia di migliaia di vittime
non riparerebbe nessuna ingiustizia, ma ne aggiungerebbe una ancora più atroce;
2 - che con iniziativa diplomatica diretta il
Governo italiano prema su Saddam Hussein
affinché si ritiri dal Kuwait;
.3 - che il Governo italiano proponga subito
una Conferenza internazionale sul Medio Oriente in cui tutte le parti interessate, inclusa l’OLP
in rappresentanza del popolo palestinese, e lo
stato di Israele, affrontino tutte le situazioni
di oppressione e di colonialismo tuttora esistenti: territori palestinesi occupati. Libano,
popolo curdo, ecc.;
4 - che l’Italia ponga subito il problema dell annullamento del debito dei paesi del Sud
del mondo e quello di un prezzo equo e costante del petrolio, concordato con i paesi dell’OPEC.
Roma, 23 dicembre 1990
DIALOGO EBRAICO-CATTOLICO
Passi avanti
e preoccupazioni
Ancora rinvìi al riconoscimento di
Israele - Antisemitismo e nazionalismo
Venticinque anni dopo la
dichiarazione del Vaticano
II « Nostra Aetate », dedicata ai rapporti tra Chiesa
cattolica e religioni non
cristiane, si è tenuto a Roma un incontro fra i responsabili del Vaticano e
il Comitato ebraico per
le consultazioni religiose
(IJCIC), che per la prima
volta ha chiesto al presidente della comunità ebraica francese, in rappresentanza del Consiglio ebraico europeo, di parteciparvi.
L’incontro ha espresso la
volontà reciproca di un insegnamento volto a promuovere il rispetto dell’altro. E’ stata anche approvata la sostituzione del termine « Shoah » a quello di
« olocausto » da parte della
Chiesa, e questo mi sembra
avere un certo interesse.
Tuttavia molti aspetti restano ancora da chiarire.
C’è un antisemitismo che
si diffonde oggi nell’Europa dell’Est di pari passo
con la rinascita di alcuni
nazionalismi, spesso favoriti da una nuova forma di
evangelizzazione, una « sorta di cristianesimo da combattimento » per le masse,
utilizzato da alcuni dirigenti della Chiesa cattolica.
Questo antisemitismo, spesso tollerato — e a volte anche appoggiato — da alcuni
dirigenti ecclesiastici dell’Est europeo, sta inquietando le comunità ebraiche
europee.
Un altro punto di divergenza permane la definizione di « Shoah », che per
molti ecclesiastici continua
ad essere qualificata come
« sacrificio espiatorio del
popolo ebraico ». La comunità ebraica aspetta una
condanna esplicita di questa affermazione.
Essa auspica che la Chiesa affermi la propria volontà di combattere ogni forma di negazionismo, di falsificazione, di capovolgimento e di ricupero della
storia.
L’Europa, che celebrerà
nel 1992 una tappa determinante nella costituzione 4el
suo « spazio politico », dovrà prendere in considerazione l’apporto storico delle comunità ebraiche. Esse
non hanno mai costituito
una nazione, ed ancor meno uno Stato sul suolo europeo. Resta il fatto, tuttavia, che esse sono parte integrante dello sviluppo storico sul quale si trova la
futura Europa. E’ augurabile che la Chiesa, in tale
prospettiva europea, voglia
tener conto, contrariamente al passato, di questa
identità ebraica. Non dimentichiamo che il 1992 segnerà per la comunità
ebraica il 500° anniversario
dell’espulsione degli ebrei
spagnoli da parte di Isabella la Cattolica, esempio tragico di uno Stato monoculturale e intollerante che ha
rifiutato lo straniero.
L’eventuale beatificazione
di Isabella di Castiglia, la
cui notizia è stata resa nota solo dopo lo svolgimento
dell’incontro di Roma, non
può che urtare la comunità
ebraica, già sconvolta dalla
canonizzazione di Edith
Stein e di padre Kolbe.
Come non ricordare l’Inquisizione — che Isabella
appoggiò — per la quale
morirono sul rogo tutti gli
eretici che rifiutarono di
abiurare, tanti nostri correligionari, tanti nostri fratelli musulmani, per ñon
parlare di tutte le vittime
massacrate nel suo nome
dai « conquistadores » spagnoli? Il prezzo che fu
pagato alla grandezza della
Spagna di Isabella la Cattolica è troppo bagnato di
sangue per giustificare la
santità di quella regina.
Come spiegare infine i
rinvii del Vaticano a proposito di Israele? Un riconoscimento dello Stato di
Israele si collocherebbe
nello spirito della « Nostra
Aetate ». Non si può dimenticare che il giudaismo, prevedendo una logica della
salvezza diversa da quella
della Chiesa cattolica, trova
la base della propria teologia nella fedeltà alla terra che Dio ha dato al suo
popolo.
Il popolo ebraico vive oggi Tesperienza unica e miracolosa del considerevole esodo dei suoi fratelli provenienti dall' URSS, una
sorta di Egitto dei tempi
moderni. Sarebbe auspicabile che presso i nostri fratelli cattolici — Giovanni
Paolo II non ha forse designato il popolo ebraico come « fratello maggiore »
della Chiesa? — si potesse
trovare un incoraggiamento morale e concreto che
si collocasse nello spirito
del Vaticano II e della dichiarazione « Nostra Aetate ».
Speriamo che questo recente incontro ebraico-cattolico in Vaticano possa
contribuire a far prendere
in considerazione le profonde aspirazioni e le interrogazioni del giudaismo europeo, spesso capite meglio
dalla gerarchia cattolica
francese, più vicina alle nostre sensibilità rispetto ad
alcune autorità vaticane.
Jean Kahn
(presidente del Consiglio
rappresentativo delle
istituzioni ebraiche in
Francia)
Il Cenacolo
MEDITAZIONI PER OGNI GIORNO
L’abbonamento :
L. 10.000 per l’Italia e L 12.000 per l’estero
sul ccp n. 26128009 Intestato a :
« IL CENACOLO » - via Firenze, 38 - 0Ò184 ROMA
Chi lo desidera può ottenerne una copia in saggio.
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r
4 gennaio 1991
attualità
IL SISMA DI CARLENTINI
E andato giù il paese dei poveri
La disgrazia e la beffa: abitazioni antisismiche ora dichiarate inagibili - I primi soccorsi e la chiarezza sui modi dell’intervento: il provvisorio non deve diventare definitivo
A Carlentini 7 mila persone, tra cui tre famiglie battiste, sono senza casa dal 13 dicembre scorso quando un terremoto di 7° delia scala Mercalli (4,7° della scala Richter)
ba distrutto e danneggiato una vasta area della Sicilia ed
in particolare la città di Carlentini. 19 morti, 7 mila senzatetto, centinaia di case — anche di recente costruzione —
danneggiate e dichiarate inagibili: questo è il primo bilancio. Nei giorni immediatamente seguenti al sisma la
Federazione delle chiese (FCEI) ha inviato sul posto il
past. Enrico Trobia, responsabile del « servizio catastrofi »,
per organizzare gli aiuti di emergenza. Il nostro giornale,
con questo servizio di Giuseppe Platone e con la pubblicazione (a pag. 4) del sermone del past. Raffaele Volpe, pronunciato alla chiesa di Lentini il 16 dicembre, la domenica
successiva al terremoto, documenta quanto gli evangelici
stanno facendo per aiutare chi è stato colpito. Il silenzio
da cui sono circondati gli abitanti colpiti va rotto e la solidarietà con loro va organizzata: ricordiamo perciò l’appello
della FCEI.
Ogni giorno sempre di meno. Presto scomparirà del
tutto come scomparse sono
le case del quartiere più povero di Carlentini con i suoi
morti.
Il terremoto del 13 dicembre non fa più notizia. Neppure sui quotidiani siciliani
che lo rinviano ormai alle
pagine interne, dandogli al
massimo mezza colonna;
prossimamente ci sarà ancora un bagliore per la visita
di Cossiga, poi tornerà il silenzio.
Eppure di questo terremoto si dovrà tornare a parlare
perché la rabbia e la disperazione della gente colpita
stanno aumentando. « Ci sono famiglie — mi dice Elisa
Grasso, della chiesa battista
di Lentini — che hanno acquistato in cooperativa l'alloggio in uno stabile di recente costruzione dichiarato
perfettamente antisismico.
Oggi, dopo il terremoto, molte di quelle costruzioni fatte
in questi anni sono state dichiarate inagihili. Oltre il
danno la beffa, soprattutto
per chi la casa deve ancora
finire di pagarla ».
I danni del terremoto, a
parte un quartiere di Carlentini crollato e puntellato, non
sono così immediatamente
evidenti ma centinaia di case
sono seriamente lesionate.
Nel tendone refettorio di
Carlentini, accanto alla tendopoli allestita nel campo
sportivo, campeggia una
grande scritta; « No alle baracche, sì alle case vere ».
Sono già arrivati i primi
prefabbricati della Croce
Rossa di Palermo insieme a
molte roulotte; per il momento anche chi ha la ca.sa
dichiarata inagibile ci sta
dentro lo stesso, ma non tutti. Un gran numero di persone a Carlentini occupa le
scuole. Si sa già che alla ripresa delle lezioni (in Sicilia
Ì’8 gennaio) la gente non
sgombrerà le aule. « E’ l’unica arma che abbiamo per
farci sentire dal ministro Lattanzio: è venuto a fare un
giro e tutto sembra risolto;
bisogna — dice una signo
g- g
ra — che il governo dichiari
lo stato di calamità nazionale perché tutta la città è danneggiata e non si capisce come salvare case di tufo lesionate se non buttandole
giù... ».
Sul posto (anche lui con la
casa fortemente fessurata) il
pastore battista Raffaele Volpe cerca, in accordo con la
Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (FCEI)
che ha attivato da Vittoria il
pastore valdese Enrico Trobia, responsabile del servizio
di pronto intervento, di individuare una risposta valida
anche se non risolutiva per
un disastro urbano che abbraccia l'area di Noto, Augusta, Lentini, Mililli, Siracusa
e la stessa Catania.
Trobia ritiene che la risposta adatta al momento, da
parte delle nostre chiese, sia
l’acquisto di due prefabbricati. « Sì ai prefabbricati — dice Volpe, che vive con la sua
comunità battista molto intensamente queste giornate
di confusione e rassegnazione — purché di qualità. Bisogna puntare ad un intervento qualitativo; il prefabbricato, che rischia di diventare per anni la "soluzione
provvisoria", dev'essere vivibile e non uno scatolone di
40 metri quadrati dove far
crepare la gente. Occorre oggi, come evangelici, dimostrare alla cittadinanza che è
possibile intervenire, a un
mese o massimo due dal sisma, con una casetta decente da offrire a chi è veramente nel bisogno ».
Vedere i luoghi di morte
APPELLO DELLA FCEI
Per la solidarietà
delle chiese
Cari fratelli,
è ben Kerq, come ha detto Gesù, che i poveri li abbiamo sempre con noi. E nel nostro paese, ahimè così
spesso i poveri hanno il nome di fratelli e sorelle privati della loro casa da un terremoto. E’ il caso, in questi giorni, di tante famiglie di Carlentini, a cui vorremmo far giungere la nostra solidarietà.
Per questo non esitiamo a rivolgervi questo nuovo appello, mentre ancora giungono le sottoscrizioni
al nostro appello precedente, lanciato dopo l’incendio
doloso della tipografìa Filadelfia.
Anche se le nostre collette e sottoscrizioni non
sono che una goccia nel mare delle sofferenze e del
dolore, esse rappresentano una risposta almeno alle
situazioni che incrociano la nostra strada, o per la
loro risonanza in tutto il mondo, o per la loro specificità. Quest'ultimo è il caso di Carlentini, dove anche
una famiglia evangelica è rimasta senza casa. Qui l’appello che rivolgiamo non è generico ma finalizzato,
per il momento, alla costruzione di due abitazioni prefabbricate.
Il pastore Enrico Trobia, che ha accettato a suo
tempo dalla FCEI l'incarico di responsabile del Servizio di pronto intervento, è già sul posto e assicurerà
il buon fine delle azioni che intraprenderemo, a questo
e ad altri livelli.
Non cadremo nella fastidiosa trappola dei "buoni sentimenti", che secondo la cultura che ci circonda
dovrebbero abbondare in questo tempo di Natale. Ma
cogliamo l'occasione per inviarvi un caldo augurio.
I poveri li avremo sempre con noi, ma anche il Signore,
rEmmanuele, Dio con noi. Che Egli ci benedica e ci
guardi.
Giorgio Bouchard
presidente PCEI
(Versamenti sul c.c. postale 38016002, intestato alla FCEI,
specificando la causale).
non è facile. Lo si può fare
solo se scortati dalla polizia.
Episodi di sciacallaggio costringono al pattugliamento
giorno e notte. Rivedo cosi
con la mente il Belice, l’Irpinia, l’Avellinese; c’è lo stesso
odore cimiteriale di quei tragici giorni, lo stesso silenzio totale.
Sui bastioni che Carlo V
aveva fatto costruire nella
nuova cittadella di Lentini
cogli anche la realtà di un
terremoto classista. E’ andato giù il paese dei poveri. All’orizzonte, imponente, il
bianco dell’Etna innevato
che finisce dove inizia il verde d’infiniti aranceti. Alla fine del ’600 Lentini fu rasa al
suolo; tremila morti. La Sicilia orientale fu quasi interamente distrutta. Nasce allora
il barocco di Noto. « La storia c’insegna che bisogna imparare a vivere col terremoto — dice il poliziotto che mi
accompagna —, oppure è meglio andarsene via da quest'isola maledetta ».
Le costruzioni realmente
antisismiche hanno retto bene. Qui non conta maledizione o benedizione. Contano
solo le tecniche di costruzione. Ma si sa che fatta la legge
antisismica (che si applica
dal 1981), trovato l’inganno.
Il sisma ha denunciato le
menzogne di molti costruttori che hanno truffato sui materiali i loro committenti.
Intanto i senzatetto continuano ad aumentare. Si scoprono ogni giorno nuove case lesionate.
Almeno se tutto questo servisse a qualcosa per il futuro.
Ma la rassegnazione sembra
più forte della speranza che
si potrà ricostruire ciò che è
pericolante, con criteri realmente antisismici. Questa
mancanza di fiducia nel futuro è anch’essa un danno del
terremoto. Ed è proprio a
questo livello che, pur nella
pochezza dei nostri mezzi,
possiamo intervenire in modo propositivo. « Non dobbiamo lasciarci prendere anche noi dalla sfiducia •— ammette il pastore Volpe che
nella nativa Pozzuoli ha visto morire parenti nei container in cui hanno vissuto
per anni —, perciò è importante dare al più presto tutto
quello che possiamo offrire:
uno, due o forse tre prefabbricati. Subito. Dopo discuteremo di come ricostruire la
città danneggiata ».
Il tenente che ci accompagna fuori del primo insediamento di prefabbricati dice
al past. Trobia; « Pregate per
noi e per questo nostro lavoro ». Risponde; « Siamo evangelici ». « Appunto ■— replica il tenente con una faccia da neocatecumenale —, lo
chiedo a voi perché so che
siete gente che lo farete sul
serio ».
Giuseppe Platone
SCHEDA
Il terremoto
Il terremoto (o sisma) è
un brusco sommovimento del
suolo che ha cause endoge'
ne. La scienza che studia i
terremoti è chiamata sismo
logia e la valutazione dell’in
tensità dei terremoti viene ef
fettuata in base alle scale delle magnitudo (grandezza che
esprime la forza distruttiva
di un terremoto espressa in
funzione dell’accelerazione
massima delle onde sismiche). La magnitudo della scala Richter classifica i terremoti con un indice numerico che è il rapporto tra il
logaritmo decimale della massima ampiezza di una scossa
sismica e il logaritmo di una
scossa campione. Lo zero della scala Richter corrisponde
ad un sisma di energia 10®
joule. Il massimo della magnitudo finora registrato è di
gradi 8,6, pari ad un sisma
di 10"' joule di energia.
Gli strumenti che servono
per misurare le magnitudo sono chiamati sismografi.
Un modo empirico di valutare i terremoti è dato dalla scala Mercalli ( dal nome di
Giuseppe Mercalli, 1850-1914,
che la elaborò) e che si basa sugli effetti visibili dei terremoti. La scala Mercalli classifica l’intensità dei terremoti in 12 gradi.
L’energia liberata per una
scossa fino ai primi tre gradi è pari a quella della prima^ bomba atomica, fino al
6° è quella di una moderna
bomba termonucleare.
Il punto profondo da cui
hanno oripne le onde elastiche (sismiche) di un terremoto è detto ipocentro. L’epicentro invece è il pimto della superficie che si trova perpendicolare all’ipocentro.
I terremoti possono avere
un carattere sussultorio se le
vibrazioni sono verticali, ondulatorio se le vibrazioni sono orizzontali, rotatorio quando le onde arrivano in superficie con un angolo di inclinazione elevato o si sovrappongono tra loro.
Gli effetti distruttivi di un
terremoto possono essere ridotti, per ciò che rig;uarda
le strutture edificate, mediante opportuni accorgimenti di
costruzione antisismici, il cui
costo aggiuntivo si aggira sul
10-15% del costo di costruzione.
Dal 1980 una legge nazionale rende obbligatoria l’adozione di criteri antisismici per
la costruzione di edifici nelle zone a rischio sismico. Purtroppo però questo obbligo è
facilmente aggirato da costruttori poco seri che fanno
si le pratiche burocratiche
ma poi non realizzano i lavori, aumentando così 1 loro
guadagni.
E’ USCITO
PROTESTANTESIMO
E’ in distribuzione il n. 4/
1990 della rivista. Numero
monografico, tratta da diversi punti di vista (psicologico,
filosofico, teologico) il tema
dell’uomo come « persona » o
« soggetto ». Hanno collaborato i professori Sergio Moravia, Giovanni Jervis, Jean
Ansaldi (decano della Facoltà teologica di Montpellier),
Sergio Rostagno, Elena Bein
Ricco e il dr. Pietro Comba.
Il numero contiene inoltre
la consueta rubrica ecumenica del prof. Paolo Ricca, e
le recensioni.
Per l’abbonamento 1991 (interno L. 30.000, estero L. 35
mila) servirsi del ccp n.
2782.2006 intestato a « Protestantesimo », via Pietro Cossa 42, Roma.
4
4 prospettive bibliche
4 gennaio 1991
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Annunciare Cristo qui
dove la vita vale meno
Egli darà ai suoi servi un altro nome, in guisa che chi s’augurerà d’esser benedetto nel paese, lo farà per
l Iddio di verità, e colui che giurerà
nel paese, giurerà per l’Iddio di verità; perché le afflizioni di prima saran
dimenticate, e saranno nascoste agli
occhi miei. Poiché, ecco, io creo de’
nuovi cieli e una nuova terra; non ci
si ricorderà più delle cose di prima;
esse non torneranno più in memoria.
Rallegratevi, sì, festeggiate in perpetuo per quanto io sto per creare; poiché, ecco, io creo Gerusalemme per
il gaudio, e il suo popolo per la gioia.
Ed io festeggerò a motivo di Gerusalemme, e gioirò del mio popolo; quivi non si udran più voci di pianto né
gridi d’angoscia; non vi sarà più, in
avvenire, bimbo nato per pochi giorni, né vecchio che non compia il numero de’ suoi anni; chi morrà a cent’anni morrà giovane, e il peccatore
sarà colpito dalla maledizione a cent’anni. Essi costruiranno case e le
abiteranno; pianteranno vigne e ne
mangeranno il frutto. Non costruiranno più perché un altro abiti, non
pianteranno più perché un altro mangi; poiché i giorni del mio popolo saran come i giorni degli alberi; e i
miei eletti godranno a lungo dell’opera delle loro mani. Non si affaticheranno invano, e non avranno più figliuoli per vederli morire a un tratto;
poiché saranno la progenie dei benedetti dall’Eterno, e i loro rampolli
staran con essi. E avverrà che, prima
che mi invochino, io risponderò; parleranno ancora, che già li avrò esauditi.
(Isaia 65: 15-24)
Disastri naturali e
responsabilità politiche
Il terremoto è un evento naturale;
la morte di persone, a Carlentini, è
un fatto politico! E’ una questione
politica perché non si può più giustificare che, nel 2000, delle persone nel
Sud d’Italia debbano morire a causa
di una scossa di terremoto che altrove avrebbe fatto solo cadere qualche
bicchiere. Perché questo deve essere
chiaro a noi tutti, cittadini di queste zone: abbiamo subito una forte
scossa, ma non la « grande scossa »
(che per fortuna non c'è stata e speriamo che non ci sarà mai, una speranza alquanto disperata).
Una forte scossa, ma non la grande scossa, dice il professor Enzo Boschi, direttore dell’Istituto di geofisica. E cosa sarebbe mai successo se
ci fosse stata la grande scossa? E ancora per quanto possiamo sperare
che non arrivi?
Cari fratelli e sorelle, purtroppo la
vita umana da queste parti vale meno che altrove!
Nella notte del 13 dicembre un terremoto sconvolge la Sicilia orientale; particolarmente cPlpita è la zona di Carlentini, dove esiste anche
una chiesa battista.
Come predicare, che cosa dire, in una situazione del genere? Ecco il
testo della predicazione tenuta dal pastore Raffaele Volpe nella domenica successiva al tragico evento, (red.)
La vita di Francesca Mallo di 26
anni, di Loredana Cardello di 21 anni, di Antonella Cardello di 23 anni
vale solo tre quarti della vita di una
ragazza che abita a Milano; vale la
metà della vita di una ragazza che
abita ad Amburgo; vale un quarto
della vita di una ragazza che abita
negli Stati Uniti.
La vita di una persona anziana, da
queste parti, vale meno della vita di
una persona anziana del Nord Europa. La vita di Giovanna Benintende
di 77 anni, di Luciano Turco di 83
anni, di Maria Ferrara di 61 anni, di
Concetta Carlentini di 62 vale di meno. Come valgono di meno le vite di
Maria Grazia Musumeci di 18 mesi,
di Antonio Sorge di 4 anni e di Roberta Sorge di 18 mesi.
Qui le tenebre
ci sono sempre state
Anche la vita dei ragazzi meridionali vale di meno: se non sono costretti ad emigrare, vengono forse
uccisi dalla mafia, oppure sono costretti a rimanere disoccupati o a fare un lavoro poco dignitoso e saltuario per tutta la vita. Ebbene, ammesso che sopravvivano, c’è sempre un
terremoto che può ucciderli, così come è successo per Sebastiano Musumeci di 27 anni e per Santo Fumari
di 28 anni.
Il vescovo ieri, ai funerali, ha parlato delle tenebre che sono calate su
Carlentini. Ma, caro vescovo, qui la
luce non c’è mai arrivata, la vera luce qui non c’è. Le tenebre non sono
calate su queste terre, ci sono sempre state, ma noi non le vogliamo vedere. Non le abbiamo viste prima
dell’una e 25 di mercoledì e non le
vedremo dopo Luna e 25 di mercoledì. Qui è arrivata solo la luce artificiale, fatta di un benessere disordinato, una ricchezza che ci ha « fatto
abbuffare un po’ anche noi ». Ma poi
tutto è rimasto come prima, anzi
peggio di prima. Nessun salto economico di qualità, nessun progresso
culturale, nessun miglioramento sociale: e mentre la malavita organizzata stava stringendo pian piano la
sua corda di illegalità intorno al collo
di un sud dissanguato è arrivato anche il terremoto. La ciliegia sulla torta, il fondo del burrone, più sotto di
così si spera da queste parti che non
si possa andare: si spera che si possa
soltanto risalire... si spera. Poiché la
speranza è l’ultima a morire.
Giovedì pomeriggio, quando finalmente Anna ed io abbiamo potuto
raggiungere Carlentini, ci siamo precipitati dalla famiglia Spada: hanno
perso anche loro la casa, costruita
troppo vicina a quel quartiere della
morte. Ebbene c’era Carmelinda seduta sul divano della zia che, scossa,
stringeva la Bibbia tra le sue braccia.
E quell’immagine, di fronte a tanta
disperazione, a tanta rabbia, a tanto
inutile dolore, mi è sembrata come
una parola di Dio che mi veniva rivolta, l’unica parola che in queste circostanze ha senso pronunciare, l’unica parola che dice qualcosa senza retorica, senza falsità, incarnata veramente nel dolore.
Quelle braccia stringevano quella
Bibbia e quella Bibbia noi dobbiamo
prendere in mano, aprire, leggere. Le
chiese cristiane del sud che va alla
deriva non sono dei canotti di salvataggio per i pochi, ma delle sentinelle
vigili, che gridano dalla montagna.
Sono delle chiese che devono dire alla gente che cosa l’Evangelo annuncia. Sono delle sentinelle che come i
profeti debbono gridare: « Cosi parla
Yahweh ».
Le chiese cristiane devono farsi interpreti della parola di Dio, e lo devono fare senza mezzi termini, senza
dolcificanti: forse è giunta l’ora anche di rispolverare il linguaggio apocalittico, altrimenti questa realtà
apocalittica rimarrà senza interpreti.
Il testo che ho letto oggi è un testo
di luce, forse il più indicato in questi giorni di lutto, è un testo di speranza.
« Le afflizioni di prima
saran dimenticate »
La prima speranza ci annuncia che
le afflizioni di prima saranno dimenticate, che non ci si ricorderà più
delle cose di prima; esse non torneranno più in memoria. Rosario Musumeci di 6 anni, l’unico sopravvissuto della famiglia, non ricorderà più
le sue afflizioni. Le cose di prima non
torneranno più in memoria: non ci
sarà una terra divisa tra nord e sud,
non ci saranno leghe lombarde, non
ci sarà la mafia, non ci saranno i politici come Ciancimino. Anzi, come
dice il testo, si festeggerà in perpetuo, anche Dio festeggerà e gioirà: e
non si udranno più voci di pianto né
grida d’angoscia. Il piano e il grido
del Cristo crocifisso saranno dimen
ticati, del pianto e del grido dei migliaia di Cristi di questo mondo non
si avrà più memoria, perché la gioia
sopraffarrà il dolore.
La seconda speranza ci annuncia
che non vi sarà più in avvenire bimbo nato per pochi giorni, né vecchio
che non compia il numero dei suoi
anni, non si avranno più figliuoli per
vederli morire a un tratto. La vita
avrà lo stesso valore in ogni angolo
della terra, e sarà una vita vissuta
con pienezza, una vita completa, una
vita perfetta. Solo il peccatore sarà
colpito dalla maledizione. Sì, perché
in futuro il peccatore non la farà
franca. Nessun giudice corrotto lo
proteggerà, nessun politico inquinato lo nasconderà. La polizia lo troverà dovunque scapperà. Il peccatore sarà il mafioso o anche il piccolo
imbroglione, o i grandi signorotti del
nord e del sud; peccatori sono tutti
quelli che hanno condannato questa
terra.
Nessuno più dovrà
affaticarsi invano
La terza ed ultima speranza annuncia che la gente costruirà le case
e le abiteranno, pianteranno vigne e
ne mangeranno il frutto. Non costruiranno più perché un altro abiti, non
pianteranno più perché un altro mangi. Nessuno più si affaticherà invano,
dice l’Eterno.
« E avverrà che, prima che mi invochino, io risponderò; parleranno
ancora, che già li avrò esauditi ». Con
questa speranza gli avvoltoi sono
finalmente costretti a volar via. Le
uniche schioppettate saranno indirizzate proprio contro di loro. Non
ci saranno più gli avvoltoi che si arricchiranno sulla sventura altrui.
Non ci saranno più avvoltoi che non
faranno i piani urbanistici. Non ci saranno più avvoltoi travestiti da ministri che correranno solo per venirci
a dire che questo disastro si poteva
evitare. La gente si ricostruirà le proprie case, con le proprie mani, e non
sarà un lavoro invano, perché avranno i soldi per fare la struttura in cemento armato e antisismica. La gente lavorerà la propria terra e godrà
dei propri frutti, senza essere costretta ad arricchire qualche nostalgico
latifondista. E se un terremoto ci sarà, coinvolgerà solo i quartieri ricchi,
la gente perbene, i nati con la camicia: e sarà il terremoto della giustizia, quel terremoto che anche a Dio
sta tanto a cuore.
Noi, intanto, in attesa di quel futuro ricordiamo i morti, con sconforto, e prepariamo i nostri corpi e
le nostre menti alla lotta: e che Dio
ci assista.
Raffaele Volpe
5
4 gennaio 1991
vita delle chiese 5
PALERMO
«Non siete soli!»
Un utile incontro tra la comunità di via Spezio e il gruppo residente del Servizio cristiano: i nuovi progetti, le nuove prospettive
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Remo GardioI
La comunità valdese di Palermo-via Spezio, incoraggiata dal
pastore La Torre, ha inviato ima
lettera di invito alle sorelle ed
ai fratelli del nuovo gruppo residente del Servizio Cristiano di
Riesi, col desiderio di far sentire loro la propria amicizia e
solidarietà nel difficile ministerio in cui si sono resi disponibili.
Rispondendo all’invito, sabato
24 e domenica 25 novembre, il
nuovo gruppo dì Riesi, adulti e
bambini, ci ha allietato con la
sua compagnia e confortato con
la sua testimonianza in un incontro che non volendo limitarsi a un semplice gesto di cortesia, ha rivelato tutta la voglia
che avevamo di conoscerci e di
confrontarci, suscitando stima
reciproca e solidarietà, arricchendoci e incoraggiandoci al di
là delle nostre aspettative.
Gli incontri da noi sono come
l’acqua: pochini ma preziosissimi! A volte forse è la fiducia
e la speranza che vengono meno, soprattutto quando si opera e si vive in un contesto così
carico di problemi come quello del Sud d’Italia, ma il volgersi verso un orizzonte più
grande, accorgersi che non si è
soli e che ci sono sorelle e fratelli che condividono la nostra
stessa passione per la giustizia,
l’amore, la solidarietà ed il servizio è di grande incoraggiamento.
Il primo incontro è stato sabato sera con i giovani della
comunità. C’è stato un primo
scambio di esperienze. I due
gruppi giovanili della chiesa di
Palermo hanno esposto le loro
attività e i « neo-riesini » hanno raccontato della loro « folle »
esperienza di lasciare casa, lavoro e abitudini per venirsi a
catapultare ai « confini dell’occidente » (per usare un’espressione del pastore Platone), espressione oggi ancora più valida che
nel ’61, quando il Servizio Cristiano di Riesi iniziò la sua opera di promozione umana e sociale. Ora la situazione di disagio sociale, economico e culturale, che avvicina il Sud d’Italia al terzo mondo, è un po’ mascherata dal consumismo e dalla ricchezza di pochi, ma non
per questo è meno tragica, come ha spiegato il giorno dopo
il pastore Platone nell’incontro
che c’è stato con tutta la comunità.
Domenica, infatti, la giornata
comunitaria iniziava col culto
con Santa Cena. Nel sermone il
pastore Platone ci ha parlato dell’agàpe di Dio, tema a suo avviso trascurato in favore di altri più teologici, ma infinitamente più importante, perché peculiare del messaggio cristiano.
Mentre altri sottolineano la potenza di Dio, i cristiani vedono
Dio come un Dio d’amore. Il
pastore Platone sottolineava il
fatto che la comunità cristiana
si fonda sull’agàpe, sull’amore,
che è anche il nome di uno dei
primi centri d’incontro della
chiesa valdese, per la cui costruzione lavorarono fianco a fianco, nell’immediato dopoguerra,
volontari tedeschi e italiani proprio lì dove poco prima si era
combattuto e sparato su fronti
nemici. Frutto di un altro gesto d’amore di alcuni volontari
è il Servizio Cristiano di Riesi,
di cui il pastore Platone ci ha
parlato più diffusamente nel pomeriggio, dopo un pranzo comunitario. Il pastore Platone ha
raccontato un po’ la storia del
Servizio Cristiano di Riesi, costruito come una sorta di convento moderno fra gli ulivi, dove si vive comunitariamente, ma
con gli uffici ed il consultorio
in paese per spezzare quello che
sarebbe potuto diventare uno
splendido isolamento, e il cui
compito è di sfidare la « casba »
proponendo nuove idee. Oltre al
pastore di Riesi anche gli altri
volontari del gruppo residenti
del Servizio Cristiano (il medico coordinatrice del consultorio,
la responsabile della cucina,
l’amministratore, il fisico, la moglie del pastore maestra a Gela,
la segretaria) hanno spiegato
l’attività del loro settore e raccontato il loro impatto con la
realtà siciliana.
L’incontro con la comunità,
che ha partecipato massicciamente, ha avuto punte un po’
polemiche quando qualcuno ha
chiesto se sia corretto che un
pastore debba essere direttore
di un centro piuttosto che svolgere il suo ministerio esclusivamente in una comunità e se sia
giusto che un’opera si sostituisca a quelli che dovrebbero essere compiti dello Stato. Alla
prima questione abbiamo risposto un po’ tutti sottolineando
come non ci sia reale dicotomia
tra comunità e opera, tra predicazione e diaconia. Il pastore
Platone, da parte sua, ha risposto che il progetto globale del
Servizio Cristiano è discutibile
e rivedibile, ma ogni comunità
dovrebbe sviluppare un proprio
servizio cristiano nella città, espressione della solidarietà concreta, dell’agàpe di Dio che essa predica e testimonia. Occorre rischiare di vivere l’amore
« in fatti e verità » (1 Cor. 3:
18), ha concluso il pastore Platone, per dare un segnale diverso dove violenza e superficialità
regnano sovrane. Sarebbe certo
meglio che il pastore non si occupasse di entrambi gli aspetti
della vita di una comunità, ma
è una necessità che s’impone
per la carenza di diaconi nella
nostra chiesa. Sulla seconda questione è intervenuta soprattutto
la coordinatrice del consultorio.
spiegando come la funzione del
Servizio Cristiano sia proprio
quella di incoraggiare la gente
a prendere coscienza dei propri
diritti e di spingere lo Stato ad
adempiere i suoi doveri. Nel
frattempo però bisogna pur cercare di riempire i vuoti che lo
Stato lascia.
La nota prevalente è stata l’ottimismo e l’entusiasmo che ha
spinto a mettere in cantiere il
nuovo progetto di formazione di
giovani (tra cui alcuni del terzo mondo) come ingegneri del
territorio. Qualcuno ha invitato
alla prudenza, prima di avviare
un progetto che poi si potrebbe non avere la forza di ultimare, ma il gruppo dei volontari
del Servizio Cristiano sembra animato da una vitale feconda
« incoscienza » che pare garantire che la forza ci sarà.
Il messaggio che ci si è voluto reciprocamente scambiare
tra la comunità di Palermo ed
il gruppo dei residenti del Servizio Cristiano di Riesi si può
riassumere nella frase: «Non siete soli! ». Non siamo soli in questa terra ai confini meridionali
d’Europa, che fa tanto scalpore
sui giornali con le notizie di continui omicidi e di degrado sociale, dove non esiste di fatto
lo stato di diritto, ma in cui
vive anche gente che non si sottomette al sistema omertoso,
che non vuole abbassare la testa nonostante sia quotidianamente oppressa dall’amara realtà della disoccupazione e delTingiustizia sociale, dove si hanno
gli stessi diritti e gli stessi doveri di altri italiani, ma non le
stesse possibilità.
Enza Marrone
Vitea Allegra
PINEROLO — « Ritorna, anima mia, al tuo riposo, perché
l’Eterno t’ha colmata di heni »
(Salmo 116: 7). Con questo messaggio di serenità e fiducia, s’è
congedato da noi Remo GardioI.
Da tempo tribolato nel fisico,
aveva mantenuto la fede nel Dio
che salva e libera, conforme al
Salmo 116.
Come altri della sua generazione era stato coinvolto dalle
tragiche vicende della guerra:
aveva dovuto partire per l’Africa e combattere per una causa nella quale non poteva assolutamente credere. Ne era ritornato, portando in sé il ricordo
degli orrori visti e dei patimenti sofferti.
La sua vita, vissuta tra i filari di vite della collina di Prarostino e i campi di Miradolo,
ha avuto due riferimenti significativi. Uno è stato il lavoro
e, con questo, un inserimento
attivo nei processi di trasformazione della società contadina
delle Valli; l’altro è stato la chiesa. Per la saggezza acquisita dalla fatica dei campi e dalle esperienze della vita, per la sua fede
certa nel Dio che salva — e del
quale aveva fatto l’esperienza —
per lunghi anni fu anziano della chiesa di Pinerolo. Ed anche
quando cessò l’incarico, continuò a rimanere come un punto
di riferimento per la gente del
suo quartiere. La chiesa è riconoscente al Signore per i doni
ricevuti con la figura di Remo
GardioI.
Alla moglie Albertina, al figlio
Mauro e a tutti i parenti vada
l’espressione della nostra solidarietà e l’augurio di conservare l’eredità della fede.
• Molti anni della nostra vita
comunitaria ci sono tornati in
mente in occasione di tre funerali: Paimira Avondetto era il
ricordo degli anni più tragici. La
sua esistenza è stata segnata dal
CORRISPONDENZE
Furto al Centro E. Nitti
PONTICELLI — Nella notte
tra il 19 e 20 dicembre il centro
Emilio Nitti ha subito un furto.
Dopo che sono state forzate tutte le porte d’ingresso sono stati portati via il computer, il video e la stampante (di proprietà del Coordinamento regionale
evangelico immigrati, che viene
ospitato nel centro). Sono state
rubate inoltre una macchina da
scrivere, una per cucire, una radio stereo.
Nel tentativo inoltre di individuare altro materiale sono state forzate le porte e alcuni vetri sono andati infranti. Secondo i primi calcoli il danno dovrebbe aggirarsi intorno ai 15
milioni.
Al di là della perdita economica (notevole, in ogni caso,
per la difficile situazione in cui
versa attualmente il centro), resta l’amarezza e lo sconforto di
chi tra mille sforzi e sacrifici
tenta di rendere una testimonianza ed un servizio in uno dei
quartieri più « a rischio » dell’area napoletana. Al momento
non è possibile fare nessuna
ipotesi per individuare i colpevoli.
Il quartiere si trova ormai al
centro di un pericoloso processo involutivo in termini sociali:
nuovi insediamenti a 10 anni dal
terremoto, case e scuole pronte ma non utilizzate per mancanza degli allacciamenti dei
servizi primari, altissima evasione scolastica, notevolissima diffusione della droga e dei fenomeni di delinquenza minorile.
Un degrado civile e abitativo
che si pensava poter frenare con
l’occasione della ricostruzione a
seguito del terremoto, ma anche
qui come in altre parti questo
cambiamento è rimasto ancora
nel libro dei sogni. Anche se
addolorati (del resto non si poteva pensare di non essere « colpiti » in un quartiere così malridotto) siamo però consapevoli
che proprio per questo acquista,
oggi, un valore ancora più significativo il lavoro e la presenza di questo nostro centro. E’
l’unico centro evangelico a Napoli che a dieci anni dal sisma
rende ancora un servizio alla
gente, agli anziani, ai giovani.
Fatti come questo, al di là del
dispiacere, ci mostrano in tutta
.19^0 violenza che le nostre
attività e la nostra testimonianza dì credenti devono continuare: la fase dell’emergenza qui
a Ponticelli non è terminata ed
il « terremoto » continua.
Confermazioni
NAPOLI — Una domenica particolare è stata vissuta il 3 dicembre dalla chiesa di via dei
Cimbri: tre fratelli che da tempo frequentavano la nostra comunità hanno chiesto di farne
anche ufficialmente parte. Certo,
si è trattato di una ben singolare « confermazione »; questi
tre fratelli, pur avendo delle storie personali notevolmente diverse, e appartenendo a diverse
generazioni, hanno in comune
im fatto: l’aver incontrato il Cristo vivente attraverso la predicazione di quei gruppi « evangelical » che noi tanto facilmente
critichiamo; ma dopo un periodo più o meno lungo, essi hanno deciso di proseguire la loro
avventura di fede dentro la chiesa valdese, ritenuta teologicamente più salda e, forse, spiritualmente meno pretenziosa.
Rimane tuttavia il fatto che
senza quella predicazione, essi
sarebbero rimasti all’interno di
una discutibile « religione popo
lare », mentre ora essi sono dei
protestanti, « edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti ».
Una lezione di umiltà, dunque,
ma anche un incoraggiamento
per la nostra chiesa, che sa di
poter durare solo per la grazia del Signore. Raccomandiamo
alla preghiera di tutti questi tre
fratelli: Emanuele Biasio, Sergio
Manna, AnieUo Perrone.
Uno di loro ha deciso di diventare ministro della Parola, ed
ha in questo la solidarietà di
tutta la chiesa: gli altri due predicheranno da quel pulpito impegnativo e affascinante che è
la vita quotidiana di un credente.
La partecipazione della chiesa
libera di Berlingieri, presente al
completo, ha reso particolarmente caldo e vivo il culto, durante il quale hanno preso la parola il pastore Antonio Mucciardi e Bony Edzavé, pastore della
chiesa di lingua francese di Roma.
La « sfida »
TORINO — Venerdì 14 dicembre, su invito del Centro evangelico di cultura « Arturo Pascal », il pastore Paolo Ricca ha
tenuto una conferenza-dibattito
sull’attualissima « sfida » che le
grandi religioni rivolgono al cristianesimo. Con la consueta vivace aneddotica Ricca, che insegna storia del cristianesimo alla nostra Facoltà di teologia, ha
sottolineato l’urgenza e la necessità di trovare efficaci soluzioni alle molte problematiche
poste da questo confronto. Ne
è scaturita una serata molto interessante e ricca di stimoli per
una riflessione ulteriore.
la morte del figlio, il partigiano Cialdini Avondetto, proprio
l’ultimo giorno di guerra. Ricordi più lieti sono legati a Gina
e Ida Bertalot, due sorelle che,
inseparabili nella loro esistenza e
nella loro continua presenza nella vita della comunità, sono mancate a poche ore di distanza una
dall’altra.
Conoscere l’IsIam
TORRE PELLICE — Domeni
ca 6 gennaio, alle ore 15, presso
la casa unionista, l’Unione femminile dedicherà la sua seduta
ad un « primo approccio con
l’Islam ».
Serata di canti
e musica di Natale
VILLAR PELLICE — Sabato
22 dicembre ha avuto luogo nel
tempio una serata prenatalizia
di canti e di esecuzioni musicali, organizzata dalla Corale delle chiese di Bobbio e Villar Pollice e dal gruppo flauti Val Pellice, che ringraziamo sentitamente. Buona la partecipazione
del pubblico; le offerte raccolte
sono state devolute a favore della casa Miramonti.
• Domenica 23 dicembre s’è
svolta la festa di Natale della
Scuola domenicale che, dopo la
parte introduttiva del pastore,
ha offerto ai molti presenti il
messaggio natalizio composto di
poesie, dialoghi e canti. Alla signora Lidia Frache, alle monitrici ed a tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione
del programma di quell’incontro,
il nostro più vivo ringraziamento.
• Nel periodo natalizio le componenti l’Unione femminile hanno visitato le persone anziane,
ammalate o sole della chiesa,
portando loro un messaggio ed
un piccolo dono. Anche gli ospiti della casa Miramonti hanno
trascorso momenti di fraternità con parenti, amici e conoscenti, ricevendo tra le altre la visita del Coro Alpino Val Penice e delle AGLI di Torre Pollice,
che ringraziamo di cuore.
• In queste ultime settimane
ci hanno lasciati Aldo Berton,
di 60 anni, Anna Negrin ved.
Catalin, di 88 anni e Maria Artus ved. Davit, di 94 anni; ai familiari colpiti dal lutto esprimiamo la fraterna simpatia della comunità, unita alla speranza
della resurrezione in Cristo.
Solidarietà
cristiana
PERRERO-MANIGLIA — Si
sono svolti nel villaggio di Fontane i funerali di Carlo Pascal,
deceduto all’età di 87 anni a
Ferrerò, nella comunità alloggio
per anziani, dove risiedeva da
qualche tempo con la moglie Lina Giovanna Breuza.
Esprimiamo la nostra simpatia cristiana ai familiari colpiti
da questa perdita e anche alle
ospiti della piccola comunità alloggio, che trovavano in Carlo
Pascal un valido aiuto nelle necessità della vita quotidiana.
Con gli ospiti
dell’Asilo
VILLASECCA — Confermando
gli stretti legami fra le comunità della vai Germanasca e
l’Asilo dei vecchi di S. Germano,
un gruppo di membri di chiesa si recherà in visita agli ospiti dell’asilo giovedì 10 gennaio,
partendo dal tempio di Chiotti
alle 14.
• L’Unione femminile si incontrerà giovedì 17 alle ore 14.30
nella saletta; la sorella Nella
Tron terrà una meditazione sul
passo del Salmo 71: «Anche
quando io sia giunto alla vecchiaia, o Dio, non abbandonarmi ».
6
valli valdesi
4 gennaio 1991
NUOVA GIUNTA
Gli incarichi
PEROSA ARGENTINA — AI
l’interno della giunta della Comunità montana valli Chisone e
Germanasca sono stati ripartiti
tra gli assessori i compiti nei
vari settori di attività dell’ente,
seguendo all’incirca la suddivisione delTamministrazione precedente.
La ripartizione è la seguente:
Erminio Ribet (presidente):
cultura-istruzione; Naldo Breusa (vicepresidente): turismo-artigianato-mostre; Gino Long: agricoltura-forestazione, protezione civile; Gerolamo Sola: parco
mezzi, telecomunicazioni; Gaetano Rossi: lavori pubblici-patrimonio; Alfredo Benedetto: sporttempo libero; Piero Pazè: urbanistica-pianificazione territoriale; Raimondo Genre: energia-ecologia-ambiente; Pietro Polissero: lavoro-occupazione-commercio-formazione-professionale.
A questi incarichi dovevano
essere afBancate mansioni corrispondenti neirusSL, ma nell’attuale incertezza legislativa ciò
è risultato impossibile.
Nell’ultima seduta del consiglio si è approvato il bilancio
della Comunità che ricalca quello dell’anno scorso, non essendo ancora stati predisposti i vari piani di intervento, e che pareggia su ima cifra di poco superiore ai due miliardi.
Al termine i consiglieri hanno
approvato un ordine del giorno
rivolto alla RAI, i cui programmi, malgrado anche l’impegno
dei cittadini che hanno collocato ripetitori vari, sono scarsamente ricevibili in diverse zone
delle valli, sollecitando un maggiore impegno diretto.
AMNESTY INTERNATIONAL IN VAL PELLICE
Lottare per i diritti umani
Un impegno assiduo, che richiede costanza e partecipazione - Oltre
cento i soci - Presenza significativa alle manifestazioni pubbliche
Con la fine del 1990 il « Gruppo Italia 90 vai Pellice» di Amnesty International ha una nuova responsabile; si tratta della
signora Giulia D’Ursi Pasquet
che sarà affiancata dalla vice-responsabile, la prof.ssa Anna Marullo Reedtz.
La prof.ssa Marnilo si è data
« anima e corpo » aH’attività di
Amnesty in vai Pellice fin da
quando, verso la fine del 1983,
si formò quel primo « nucleo »
impegnato a chiedere alle autorità di svariati paesi la liberazione di persone incaicerate esclusivamente per motivi di opinione, religione o etnia.
Sono ben oltre i cento i soci
del gruppo della vai Pellice di
Amnesty, e la presenza di tavolini ^r la raccolta di firme per
petizioni è stata ed è assidua in
ogni manifestazione pubblica,
dalle mostre di artigianato alle
rassegne culturali al piccolo mercatino biologico a Torre Pellice.
Dallo stesso gruppo della va)
Pellice si può dire sla nato col
tempo il nucleo di Pinerolo; per
un certo periodo l’attività di Amnesty ed il suo sviluppo nel pinerolese venne seguita dalla vai
Pellice, poi, aumentando anche
gli iscritti in Pinerolo, si decise
di dar vita ad un « nucleo », poi
promosso a « Gruppo in formazione » anche nella città.
Oltre all’impegno vasto e ge
ANGROGNA
Approvato il bilancio
Ultimo consiglio comunale del
1990 ad Angrogna.
E’ stato approvato il bilancio
del 1991, che era già andato in
discussione alla fine di ottobre
ma la cui definitiva approvazione era stata poi rinviata a dicembre a motivo della proroga
governativa del termine di adozione. Si deve dire che è questo bilancio per il ’91, per Angrogna come per tutti i comuni, uno dei più aleatori degli
ultimi anni. Sul versante delle
entrate, buio c’era ad ottobre
e i due mesi di tempo in più
non hanno fatto molta più luce. Quest’anno come non mai,
a copertura di spese di gestione che tendono a lievitare, le
entrate che si è potuto correttamente prevedere sono ferme
o poco più alle entrate dell’anno scorso. Fintanto che le risorse finanziarie rimarranno così
scarse sul versante delle spese
l’autonomia di decisione e di intervento non sarà gran cosa. Il
bilancio pareggia in lire
1.416.611.005, con una previsione
di L. 568.736.777 per spese correnti e di L. 680.720.000 per investimenti. Per incrementare in qualche misura le magre risorse è
stato necessario aumentare del
17% circa le tariffe della tassa
di smaltimento dei rifiuti solidi
urbani e portare a L. 3.500 per
la scuola materna e L. 4.200 per
l’elementare le quote di contribuzione delle famiglie ai servizi di mensa scolastica.
Com’è noto, contestualmente
all’adozione del bilancio vengono ogni anno definite le misure dell’indennità di carica al
sindaco e di presenza ai consiglieri ed assessori comunali.
L’indennità di carica al sindaco è stata determinata in lire 440.000 mensili ma la prof.sa
Coisson ha dichiarato che rinuncerà al 50% di questa cifra per
poter comprare una nuova macchina fotocopiatrice in sostituzione di quella ora in dotazione
che ha improvvisamente deciso
di essere troppo attempata per
funzionare ancora. La decisione
originaria era, per la verità,
un’altra, si voleva, col risparmio del 50% dell’indennità di
carica del sindaco, mettere insieme i quattrini occorrenti per
dotare gli uffici di un altro « personal computer ». Poi si è dovuto andare a parare la necessità più urgente. Così si è arrivati a gestire i bilanci comunali
oggi: beninteso quando si vuole lavorare con bilanci seri, veridici e quando c’è ancora il
senso del bene pubblico che ancora si dimostra neH’amministrare il comune di Angrogna.
Il consiglio ha ancora approvato la relazione preliminare sulla variante al P.R.G.I. e piano
di sviluppo della rete commerciale (che non presenta molte
variazioni della rete esistente
ma consente di ampliare la superficie del punto di vendita per
i commercianti che ne abbiano
l’opportunità).
Sono infine stati rinnovati gli
affidamenti annuali dei servizi
di manutenzione: dell’acquedotto comunale al sig. Giorgio Giordano, delle strade di montagna
al sig. Dorino Buffa.
E’ stato un consiglio comunale questa volta scivolato via in
clima di concordia: in queste
occasioni si usa dire che è la
prossimità del Natale a sortire
l’effetto amicizia.
O. I.
neralizzato in difesa dei diritti
umani, a partire dal 1988 al gruppo della vai Pellice è stato affidato in « adozione » dal Segretariato internazionale il prigioniero turco Ali Riza Duman, liberato circa Un anno fa; il gruppo
ha comunque proseguito iniziative, anche economiche, a favore del giovane.
Il Gruppo Italia 90 vai Pellice
di Amnesty International si riunisce generalmente a giovedì alterni; per lungo tempo luogo delle riunioni è stato il Centro di
incontro di via Repubblica, ed
ora, sempre nello stesso stabile
ma al secondo piano, è stata approntata una sede autonoma.
Il primo appuntamento del ’91
è fissato per giovedì 3 gennaio
alle ore 16.45 col seguente ordine del giorno:
a) appelli al comandante delle Forze
Armate dello Sri Lanka, Walter Fernando, per chiedere che cessino le esecuzioni extragiudiziali da parte delle
forze di sicurezza e di quelle paramilitari: b) appelli per chiedere che il
Parlamento italiano abolisca la pena di
morte in tempo di guerra prevista nei
codici penali militari dalla Costituzione; c) campagna per rinnovi e nuove
iscrizioni ad Amnesty; d) tavolino in
occasione del mercatino biologico a Torre Pellice, sabato 12 gennaio.
P.V.R.
GRUPPO TEATRO ANGROGNA
E’ stato un successo
Non è stato solo uno spettacolo: importante
il confronto con il pubblico, dopo le recite
33 repliche (un vero record!),
oltre 2.000 spettatori, fine delle
rappresentazioni prevista per il
27 ottobre e poi prorogata « a
grande richiesta » al 15 dicembre.
Questi dati descrivono molto
bene il grande successo dello
spettacolo « A la brua », portato
sulle scene in questi mesi dal
Gruppo Teatro Angrogna nella
Sala unionista di San Lorenzo ad
Angrogna.
Ma queste cifre non dicono nulla del clima che è venuto
creandosi attorno a questa rappresentazione teatrale che è stata molto di più di un puro « far
teatro ».
Si è trattato di una vera esperienza, di una preziosa occasione
per emozionarsi, riflettere, partecipare. Basti pensare ai bellissimi
momenti di conversazione, di
scambio di idee e di impressioni
fra attori e spettatori che, a chiusura di serata, sono stati davvero
un’« esperienza nell’esperienza ».
Così, grazie al lavoro e alla fatica del Gruppo Teatro abbiamo
potuto, nel corso di questi mesi,
rivivere pagine della storia valdese e, cosa forse ancora più importante, abbiamo potuto aprire
lo sguardo e la sensibilità ai temi
sempre attuali e sempre drammaticamente presenti nella stòria
del mondo del rapporto tra dominatori e dominati, potenti e
deboli, oppressori e oppressi. E
abbiamo potuto — in questi tempi di riflusso e di fuga nel privato riaprire in qualche modo il
cuore alla speranza, tornare a sognare un mondo diverso e migliore.
L ultima serata, con gli attori e
gli spettatori particolarmente
coinvolti ed emozionati, si è conclusa mangiando insieme del panettone, del pane e salame e bevendo un po' di vino.
Non vorrei essere, né sembrare
« sacrilego », ma a me, che ho
preso parte a questa festicciola
finale in rappresentanza del Concistoro della chiesa di Angrogna
insieme a tanti altri amici ed
amiche che sono stati particolarrnente vicini e partecipi alle sorti
di « A la brua » (ricordo, tra gli
altri. Lidia Nisbet, Paolo Ribet,
Marco Armoni, Umberto Gaydou), è venuta in mente la Santa
Cena. Credo di poter dire che,
certo in modo molto più « laico »
di quello a cui siamo abituati
nelle nostre chiese, quella che ha
posto fine a questa esperienza di
fraternità e di riflessione sui
grandi temi della giustizia e della
liberazione degli oppressi è stata
giustamente una vera « agape ».
E, dove c’è agape, c’è Dio.
Termino con una notizia che
potrà interessare molti: Marco
Armoni ha registrato in videocassetta lo spettacolo e — presto —
chi lo vorrà, potrà portarsi a
casa le emozioni e le sensazioni
di « A la brua ».
Ruggero Marchetti
Programmi di Radio Beckwith
FM 91.200 - 102.350
A partire da sabato 5 gennaio la
trasmissione « Voce delle chiese » che
presenta notizie ed appuntamenti delie chiese del I distretto oltre che alle
ore 12 verrà messa in onda anche alle
ore 19. Sabato 5 gennaio il programma della TEV, in occasione della concomitanza con la trasmissione «Hockey
time ». verrà messo in onda alle ore
20 anziché alle 19.30. Lunedì 7 gennaio,
ore 18,45, programma di Amnesty International con replica giovedì 10 alle ore 11.30.
I platani sono
in pericolo?
TORINO — Le tradizionali alberate di platani sono in pericolo?
Recentemente la Regione Piemonte ha diffuso l’allarme per
la diffusione, in varie aree della regione, di focolai di « cancro colorato », una malattia che
colpisce questi alberi, spesso
centenari, portandoli alla morte
nel giro di pochi anni.
Il cancro si caratterizza per
delle lesioni sulla corteccia; asportandone una parte viene evidenziata una colorazione brunastra che si estende anche oltre il limite della ferita sulla
corteccia.
Mentre in molti casi gli enti
locali stanno provvedendo a potature e cure con mastici, dall’assessorato Agricoltura e Foreste della Regione si fa sapere
che attualmente contro questo
tipo di infezione non esiste alternativa aH’abbattimento e
la distruzione.
al
Materiali per
la Romania
TORRE PELLICE — La rac
colta di materiale a favore della Romania, promossa dai pentecostali e ripresa nel pinerolese da Radio Beckwith e dall’Esercito della Salvezza di Torre Pellice, ha riscosso un notevole successo; le condizioni meteorologiche ed ambientali hanno però consigliato di rinviare
il trasporto del materiale al
prossimo mese di marzo.
Nel frattempo i fratelli che
dalla Svizzera hanno organizzato già alcuni viaggi per consegnare nei mesi scorsi il materiale raccolto si sono dichiarati
disponibili a venire in vai Pellice per presentare, con videocassette, la situazione delle zone cui
sono rivolti gli aiuti.
Comunità montana:
ci sarà la giunta?
TORRE PELLICE — Sarà e
letta sabato prossimo la nuova
giunta della Comunità montana
vai Pellice?
I 27 consilieri che compongono l’assemblea di valle a seguito delle elezioni amministrative
del 6 maggio scorso sono stati
infatti riconvocati, dopo la prima, inutile, seduta del 1° dicembre, per le ore 17 del 5 gennaio.
I contatti fra le forze politiche sono nel frattempo andati
avanti nella ricerca di accordo
su ipotesi diverse; sembra tramontata, per il rifiuto democristiano, la formula « unitaria », e
quindi la palla è ripassata al
gruppo socialista.
Due sono perciò le ipotesi più
accreditate: giunta PSI-DC, con
il sindaco di Bobbio, Chartaonnier, presidente, oppure giunta
di sinistra PCI-Indipendenti e
PSI, con presidente Cotta Morandini.
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Dal 1“ gennaio 91 sono aperte le prenotazioni per
soggiorni presso la « Casa » che sarà aperta dal 1“ marzo
1991. Condizioni particolari per gruppi e famiglie - interpellateci.
Rivolgersi alla Direzione: Albina e Nicolino CANU Corso Italia n. 110 - 17027 PIETRA LIGURE (Savona) - Telefono 019/611907 oppure 0122/901539.
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Sono aperte le iscrizioni
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7
4 gennaio 1991
lettere
ORTODOSSI COME
IL VATICANO?
Rispondo volentieri a Myriam Venturi, che pone alcuni interrogativi interessanti in seguito ai miei articoli
sugli unisti in Ucraina Sdegno o ipocrisia? », n. 48 del 7.12.'90, p. 11).
« Che cosa abbiamo fatto noi delle
chiese dell’ovest» (per prevenire questo scoppio d’intolleranza)? Una domanda molto « protestante » e in sé
giusta. Ma bisogna osservare che;
1) la « questione uniate » era del
tutto ignorata fino ai primi del 1988
(due anni fai), almeno in occidente;
era un fuoco che covava sotto la cenere, come tanti altri problemi nazionali di quei paesi. Chi ne sapeva qualcosa?
2) avendo subito gravissimi torti
in passato da parte delle gerarchie
cattoliche (tra cui il famigerato Sinodo di Brest del 1596, ecc.), gli ortodossi hanno continuato a pensare che
il Sinodo di Leopoli del 1945 (che impose il ritorno forzato degli unisti sotto il patriarcato ortodosso di Mosca)
non fosse stato altro che un atto di
riparazione tardivo di una ingiustizia
storica (non nuovo nella storia), per
quanto si trattasse di un atto autoritario, deciso dall’alto senza consultare il popolo. Perciò gli ortodossi hanno a lungo minimizzato il problema,
considerandolo un effetto di influenze
politiche autonomiste esterne. In realtà non v’è dubbio che si tratti di un
problema più socio-politico che religioso. Il « cattolicesimo uniate » in Ucraina è diventato una componente fondamentale dell’identità nazionale (come
in Irlanda del Nord o in Polonia). In
altre parole: gli » uniati » vogliono essere cattolici innanzitutto perché sono e si sentono ucraini, anti-sovietici
e da secoli in lotta contro l’oppressione di Mosca.
Un’altra frase della lettera merita un
commento.
Myriam Venturi scrive: la chiesa
ortodossa russa..., ohe esercitava un
potere piuttosto monopolistico in Ucraina ». Ma qui si scambia il patriarcato
di Mosca per il Vaticano, o per la
Chiesa riformata boera del Sud Africa (il parallelo con l’apartheid proprio
non regge)! In realtà si dimentica che
la Chiesa ortodossa nell’URSS è stata
una chiesa martire, priva di ogni potere, anzi duramente perseguitata fino
ad anni recentissimi. Lo Stato comunista ha compiuto il massimo sforzo
per sradicarla dalla mente e dal cuore del popolo impedendole di educare i giovani, di esercitare qualsiasi attività assistenziale o sociale, di spendere il suo denaro se non per il culto, ecc. Alcune nude cifre sono più
eloquenti di molte parole.
Nel 1913 la Chiesa ortodossa russa
aveva: 80.800 chiese, 51.100 preti di
parrocchia, 95.000 monaci e suore, 163
vescovi attivi, 242 seminari, 291 ospedali, 1.110 ospizi, ecc. Nel 1939 erano
rimasti in attività (precaria e stentata): circa 1.000 chiese, qualche centinaio di preti e solo 4 vescovi attivi.
Durante il ventennio 1919-’39 circa
10.000 tra preti e monaci sono stati
arrestati e molti di essi deportati o
condannati a morte. Poi nel dopoguerra la situazione è lentamente migliorata, ma processi e condanne contro
i preti ortodossi si sono susseguiti
fino al 1985.
Una chiesa gravemente ferita dunque, miracolosamente sopravvissuta, ridotta ad una vita religiosa del tutto
interiorizzata, altro che « potere monopolistico »!
Gli ultimi sviluppi confermano la
permanente gravità della situazione dovuta alla velenosa intransigenza degli
uniati. Nel settembre ’90 il patriarca
di Mosca Alessio ha inviato una lettera-telegramma a tutte le Chiese ortodosse del mondo per richiamare la
loro attenzione sull’aggressività dei
cattolici uniati e per chiedere l’appoggio delle Chiese sorelle. L’appoggio
c’è stato, tanto è vero che tutti gli
incontri ecumenici cattolico-ortodossi
in corso sono stati bloccati, in attesa
di un segnale di buona volontà da parte cattolica, che tarda a venire. Il
danno per il dialogo ecumenico è dunque gravissimo.
Carlo Papini, Torino
IL FRANCESE
ALLE VALLI
Senza dubbio il francese fa parte
del bagaglio tradizionale e culturale del
delle valli valdesi
settbnansle delle chiese valdesi e metodiste
Direttore; Giorgio Gardioi
Vicedirettore: Luciano Deodato
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EDITORE; A.I.P. ■ via Pio V, 15 - 10125 Torino • c.c.p. 20936100
Consiglio di antministrazione: Costante Costantino (presidente), Paolo
Gay, Roberto Peyrot, Silvio Revel, Franco Rivoira (membri)
Registro nazionale della stampa: n. 00961 voi. 10 foglio 481
Hanno collaborato a questo numero: Luciano Cirico, Vera Long, Lucilia
Peyrot, Roberto Peyrot, Teofilo Pons, Ludwig Schneider, Michele Vellano,
Liliana Viglielmo.
popolo valdese. Quando l’emigrazione
in Francia era una necessità per molte famiglie di contadini valdesi, i giovani e le giovani che lasciavano il
paesello natio per raggiungere in Francia il loro posto di lavoro partivano con
tanta tristezza, ma anche con il conforto di possedere un piccolo ma prezioso bagaglio linguistico. Esso infatti
avrebbe loro permesso di cavarsela anche in una metropoli come Marsiglia,
di capire e di farsi capire.
Questi giovani avevano imparato il
francese nella prima infanzia dalla viva voce della mamma e dei nonni e,
più tardi, dal maestro nella scuoletta
del villaggio e dal pastore durante l’ora
di catechismo ed in molte altre circostanze. Il pastore infatti, aiutato validamente dalla moglie, si prodigava in
ogni modo affinché l’uso della lingua
francese si mantenesse vivo e corretto tra i suoi parrocchiani. La sua opera non consisteva solo nella cura di
anime.
Certo il « patois », che ora chiamiamo occitano, quell’idioma melodioso che
non conosce le asprezze del piemontese, era il linguaggio della vita quotidiana, degli affetti, esso sgorgava spontaneo dalle labbra e dal cuore.
il francese era una forma di espressione che si usava meno sovente, ma
che era molto amata perché considerata retaggio dei padri, un patrimonio da
salvare. La conoscenza del francese
avvantaggiava quei ragazzi valdesi che,
dopo la scuola elementare, proseguivano gli studi. Gli studenti valdesi erano sempre quelli che meritavano i voti più alti in francese e che, durante
i compiti in classe, suggerivano la parola giusta ai compagni in difficoltà...
Quando i montanari valdesi abbandonarono la coltura dei loro campi per
impiegarsi come metalmeccanici nelle
fabbriche del fondovalle, l’emigrazione
in Francia per fortuna cessò perché
il nuovo lavoro era ben retribuito.
Purtroppo cominciò anche a sfaldarsi quel felice connubio occitano-francese ed esso cessò completamente
quando il pastore trasportò i suoi penati dal vallone quasi disabitato nel più
vicino paese del fondovalle.
Qggi non solo nelle parrocchie alpine, ma anche in quelle del fondovalle i giovani non parlano francese.
Non raccolgono l’eredità linguistica, ma
l’abbandonano come un bagaglio inutile ed ingombrante. Qltre all’italiano essi parlano l’occitano o il piemontese.
Ci sono ancora molte persone anziane
o di mezza età che parlano francese,
ma purtroppo sono poche quelle che
10 usano con correttezza e proprietà.
11 lessico poi lascia molto a desiderare.
E’ un vero peccato perché, al giorno d’oggi, la conoscenza di almeno
una delle lingue della comunità europea si dimostra non solo utile, ma
necessaria.
Come correre ai ripari?
Silvana Tron, Torre Pellice
ALLA REDAZIONE
DE « L’AVVENIRE »
Cari fratelli,
mercoledì 19 dicembre ho occasionalmente acquistato Avvenire: volevo
leggere integralmente il testo del discorso con cui il pontefice romano si
fa (alquanto inopinatamente, a mio modo di vedere) araldo della libertà di
coscienza. Ma non è di questo che
voglio parlare. In prima pagina vedo
annunciata un’intervista a padre Tòkes. Nell’articolo io si definisce anche
• prete », pur precisando (meno male)
che si tratta di un pastore riformato,
nel cui studio « domina un ritratto di
Calvino ». Per (necessaria, temo) informazione del vostro pubblico gradirei fosse precisato che i pastori non
sono » preti protestanti »: le chiese evangeliche conoscono solo il sacerdozio di Cristo e quello universale dei
battezzati; essi, inoltre, non si fanno
chiamare « padre »: sia perché sarebbe un po’ strano essere padri dei propri fratelli, sia, soprattutto, perché nella chiesa di Gesù, prima di distribuire appellativi, un’occhiata a Matteo 23:
9 bisognerebbe pur darla.
Colgo l’occasione per augurarvi cordialmente un Natale cristiano.
Fulvio Ferrarlo
(non prete, né padre, ma pastore)
AVVISI ECONOMICI
PRIVATO acquista mobili vecchi e antichi, oggetti vari. Tel, Pinerolo
40181 (dopo le ore 18).
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma, sabato 5 gennaio
(ore 20 e 22.10) « Week-end con il
morto » e domenica 6 gennaio (ore
16, 18, 20 e 22.10) « Fantasia » di
Walt Disney.
POMARETTO — Il cineforum propone, venerdì 4 gennaio, alle ore 21,
presso il cinema Edelweiss « Maggio
musicale », di Gregoretti.
Concerti
TORRE PELLICE — Sabato 5 gennaio, alle ore 20.45, nel tempio valdese, si svolgerà un concerto con la
partecipazione del gruppo Cantori del
pinerolese, della Schola Cantorum della parrocchia di San Martino di Torre Pellice e della Corale valdese di
Torre Pellice.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Sabato 5 gennaio, alle ore 21, nella chiesa del Sacro Cuore, la Filarmonica di
S. Bernardino diretta dal maestro Paddeu si esibirà in un concerto per l’Epifania.
Iniziative
PINEROLO — Il gruppo familiari ed
amici dei tossicodipendenti organizza
per venerdì 4 gennaio una « pizza d’amicizia » aperta a chiunque intenda
muoversi contro le tossicodipendenze;
l’appuntamento è fissato presso FARCI
in piazza S. Donato alle ore 19.30.
Per informazioni tei. 75025 o 22339.
NUOVI NUMERI
DI TELEFONO
Il moderador de la Mesa Vaidense,
pastore Hugo R. Malan, comunica il
nuovo numero di telefono, che è anche fax, della Mesa Vaidense (Opto
Colonia - Uruguay): 00598/552-8794.
FACOLTA’ DI TEOLOGIA
E’ aperta una sottoscrizione in memoria del prof. Valdo Vinay a favore
della Facoltà valdese di teologia. Primo versamento di lire 1 milione da
parte del SAE di Roma. Chi volesse
contribuire può versare piccole o grandi somme sul ccp. 24717001 intestato
alla Facoltà valdese di teologia - via
Pietro Cosse 42 - 00193 Roma.
FONDAZIONE
DR. ENRICO GARDIOL
Per ricordare il marito e il suo costante impegno a favore del Collegio
valdese di Torre Pellice e per esaudire un suo desiderio più volte espresso, la signora Adele Theiler Gardiol
ha costituito una fondazione intitolata al dr. Enrico Gardiol.
Scopo della fondazione è quello di
aiutare studenti valdesi che desiderano avviarsi agli studi universitari per
dedicarsi alle professioni di medico,
avvocato, notaio.
Il Comitato del Collegio e l’associazione Amici del Collegio valdese
invitano tutti coloro che intendono associarsi all’iniziativa a contribuire ad
aumentare la dotazione della fondazione, versando un contributo sul cc.
n. 1810770/71 presso la filiale di Torre Pellice della Cassa di Risparmio di
Torino, intestato alla Fondazione dr.
Enrico Gardiol.
(f Chi dunque mi riconosceTà davanti agli uomini, anch’io riconoscerò lui davanti al Padre mio
che è nei cieli »
(Matteo 10: 32)
Dopo lunga malattia si è spento a
Genova il pastore della Chiesa presbiteriana scozzese
Alex McVicar
Con aiTlizione ma fiducioso nelle promesse del Signore, ne dà l’annuncio il
Consiglio di amministrazione dell’Ospedale evangelico internazionale dove per
lunghi anni il pastore McVicar ha
rappresentato la sua chiesa,
Genova^ 17 dicembre 1990.
« All’Eterno appartiene la salvezza; la tua benedizione sia
sul tuo popolo »
(Salmo 3: 8)
Il 17 dicembre 1990 è mancato il
fratello in fede
Alex McVicar
pastore della Chiesa presbiteriana scozzese di Genova e stimato amico dei
valdesi.
Le comunità valdo-metodiste genovesi lo annunciano partecipando al dolore della collettività britannica ligure,
nella certezza della resurrezione in
Cristo.
Genova^ 19 dicembre 1990.
RINGRAZIAMENTO
« Quand’anche camminassi nella
valle delVomhra della morte, io
non temerò male alcuno, perché
tu, o Eterno^ sei meco »
(Salmo 23: 4)
La moglie, la fig'lia, il genero, la Dipolina e i familiari del caro
Guido Robert
di anni 58
profondamente commossi e riconoscenti per la grande dimostrazione di affetto e di stima tributata al loro caro,
ringraziano di cuore tutte le persone
che con presenza, parole di conforto,
scritti, fiori e opere di bene sono state
loro vicine nella dolorosa circostanza.
Un ringraziamento particolare al pastore Paolo Ribet, all’Ospedale valdese
di Pomaretto e in particolare al dott.
Maina e alla sua équipe, alla Croce
Verde di Perosa Argentina, ai centri
trasfusionali di Torino e Pinerolo, al
Gruppo Anziani Riv-Skf di Villar Perosa, al medico curante dott. Broue e
ai numerosi amici.
5. Germano Chisone, 21 dicendire ’90.
RINGRAZIAMENTO
Figli e familiari tutti della compianta
Margherita Agli ved. Caydou
commossi e riconoscenti per la grande
dimostrazione di stima e di affetto tributata alla loro cara, ringraziano tutti
coloro che con presenza, scritti e parole di conforto hanno voluto essere
vicini nella triste circostanza.
Un grazie particolare alla direzione
e personale tutto dell’Asilo valdese di
Luserna San Giovanni, ai pastori sigg.
Bellion e Marchetti.
Luserna S. Giovanni, 27 dicembre ’90.
RINGRAZIAMENTO
« Je suis le chemin, la vérité
et la vie »
(Jean 14: 6)
La moglie, le figlie e familiari di
Carlo Alberto Paschetto
nell’impossibilità di fairlo singolarmente, commossi ringraziano tutti coloro
che con fiori, presenza e scritti hanno
partecipato con solidarietà e simpatia
al loro dolore.
Un grazie particolare ai pastori Severino Zotta e Bruno Rostagno, alla
dottoressa Ornella Michelin Salomon, oi
dottori e al personale dell’Ospedale valdese di Torre Pellice, ai sigg. Nello Daniele e Ernesto Geymet e alla sig.ra
Rosa Malanot.
Torre Pellice, 31 dicembre 1990.
RINGRAZIAMENTO
et L’aiuto mi viene dal Signore
che ha fatto cido e terra »
(Salmo 121: 2)
I familiari di
Daniele Costabel
a funerali avvenuti, veramente commossi per la grande manifestazione di
simpatia e solidarietà, ringraziano tutti coloro che per iscritto, di persona e
a voce hanno preso parte al loro dolore.
Padova, 21 dicembre 1990.
Redattori, collaboratori e tipografi
sono vicini a Bruno e Maddalena e agli
altri familiari in occasione del doloro
per la scomparsa di
Daniele Costabel
Torre Pellice, 2 gennaio 1991.
8
8 villagrgio globale
4 gennaio 1991
r
LA LEGGE SULLE AUTONOMIE LOCALI
AMNESTY INTERNATIONAL
1991, Tanno degli statuti Prigionieri
del mese
Un’occasione per tutti, elettori ed eletti: possibilità partecipative, occasioni di coinvolgimento - Cesseranno le critiche sterili?
Le aziende private modernamente orientate lo fanno da tempo: tastano il polso del mercato e costruiscono sulle opportunità dell’arena sociale le loro
strategie. Sapranno fare altrettanto le « aziende delle città »,
le forze politiche che governano le comunità locali? Hanno
un’occasione ora nella legge
142/’90, nell’autonomia statutaria riconosciuta a Comuni, Province, Comunità Montane per
riordinare le strutture amministrative, per sperimentare modi
più razionali, corretti ed efficaci decidere, lavorare, servire
i cittadini. Le opportunità sono
sotto gli occhi di tutti. Forse
davvero la nostra prima Repubblica è arrivata allo stadio terminale. E’ stato detto delle Leghe che esprimono protesta e
proposta politica brada, deviante dai canali istituzionali. Ma
non c’è cittadino retto e leale
nei rapporti sociali che non veda con favore la fuoruscita da
un centralismo statale anacronistico, la revisione di un modello istituzionale che ha visto l’occupazione partitica di ogni spazio di sovranità popolare, aberrante rispetto a tutte le democrazie di matrice europea. E’
significativo che il Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia, frontiera avanzata del nostro paese, che ha respirato cultura mitteleuropea, abbia deciso
di adeguarsi al modello tedesco,
deliberato di esprimere al Parlamento ed al Governo la volontà di una riforma dello Stato in senso federalista.
Non si dà autonomia senza
quattrini da spendere, senza
riordino fiscale che faccia degli
enti locali i centri di prelievo
tributario. Non c’è autogestione
senza riforma elettorale che dia
ai cittadini di eleggere direttamente i loro sindaci ed amministratori. Non c’è autorganizzazione fintanto che non varranno nel pubblico impiego il diritto e le regole del privato e
non si potrà assumere e premiare di giusti incentivi i lavoratori più motivati, licenziare quando è necessario.
Responsabilità e
rendicontazione
C’è perplessità ed alquanto
scetticismo di democratici e sinceri autonomisti su questa legge 142. Quest’anno (è bene che
i cittadini lo sappiano) sindaci e
Giunte avranno dallo Stato centrale solo « occhi per piangere »,
risorse inadeguate rispetto ai
bisogni, la prospettiva di dover
tagliare spese e servizi primari.
CONFERENZA DELLE CHIESE EUROPEE
I problemi
del Medio Oriente
Rapporti Est-Ovest, questione mediorientale, crisi del Golfo e problemi di
convivenza religiosa nell’area mediterranea sono stati i temi al centro della riunione, svoltasi a Cipro dal 7 all'11
dicembre, dello speciale gruppo di lavoro misto di cui fanno parte la Conferenza delle Chiese europee (KEK) e
il Consiglio delle Chiese del Medio
Oriente (Mecc). Formato nel 1981, il
gruppo misto si è incontrato nel 1982,
nel 1985 e nel 1989 mettendo a punto
i temi su cui impostare II confronto:
dialogo tra cristiani e musulmani, libertà e democrazia, divisione politica di
Cipro, Europa e paesi dell’Est.
All’incontro di Cipro, per la Conferenza delle Chiese europee hanno partecipato, tra gli altri, il segretario generale Jean Fischer, il metropolita greco-ortodosso di Creta, Chrysostomos,
quello russo-ortodosso di Monaco e
Vienna, Iriney, il segretario dei Consiglio delle Chiese olandesi, W, R. Van
der Zee, e il responsabile della Commissione • Giustizia, pace, salvaguardia
del creato » della Federazione delle
Chiese evangeliche italiane. Bruno Gabrielli: il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente ha invece inviato, fra gli
altri, il segretario generale, Gabriel Habib, il primate della Chiesa apostolica
armena di Cilicia, Karekin II, il vescovo
greco-ortodosso di Limassol (Cipro),
Crysantos, il vescovo anglicano di
Gerusalemme, Samir Kafity, e il sacerdote cattolico maronita p. Youakim Moubarak.
Molti gli argomenti all’ordine del
giorno. In primo luogo sono stati pre
si in esame i cambiamenti avvenuti
nel panorama politico europeo durante gli ultimi diciotto mesi, generati
dalla fine della guerra fredda e della
competizione tra le superpotenze e
dal processo di progressiva democratizzazione dei paesi dell’Est. Per
quanto riguarda la situazione mediorientale è stato messo in evidenza
il fatto che l’Intifada palestinese ha
ormai assunto la funzione di una nuova forma di lotta popolare per la giustizia e la liberazione, mentre si è
preso atto che la crisi del Golfo è
invece il punto di inizio di un radicale cambiamento geopolitico nella
regione ed un esempio del cosiddetto
nuovo ordine mondiale.
Temi politici e temi religiosi sono
comunque sempre rimasti strettamente intrecciati nel corso dei cinque
giorni dei lavori. Il dialogo tra cristiani e musulmani e la lotta contro
la rinascita dell’antisemitismo sono
stati considerati due campi comuni di
impegno. I rappresentanti delle Chiese europee hanno sottolineato che la
rinascita dell’antisemitismo ,nei rispettivi paesi rappresenta un fenomeno da arginare con grande impegno.
Da parte mediorientale è stato sostenuto che va corretta l’equazione
che vede coniugare qualsiasi critica
alla politica israeliana con atteggiamenti antisemiti. Inoltre gli esponenti
delle Chiese mediorientali hanno spiegato come, nella peculiare situazione
socio-politica dei loro paesi, spesso
il cristianesimo venga identificato come Il supporto ideologico-religioso delle potenze occidentali.
risponderanno ai cittadini delle
politiche di governo, i funzionari saranno responsabiiizzati e
chiamati a rispondere sui risultati gestionali.
Un nuovo equilibrio
dei poteri
Ombre ce ne sono, ma c’è anche un’indubbia portata innovativa nella legge 142 che non va
perduta, l’occasione di svecchiare, per quello che si può, di
rendere più dinamiche ed efficaci ie politiche locali, di rimediare con gradualità alla crisi
di efficienza, di moralità, di rappresentatività delle istituzioni.
Ci sono un paio di idee-forza,
di princìpi su cui lavorare, cui
dare con lo Statuto testa e gambe. Il principio di responsabilità, ii principio di rendicontazione. L’assunzione in proprio delle responsabilità, il metodo del
dar conto dei propri atti e dei
risultati delle proprie gestioni,
princìpi presenti nel costume
amministrativo delle democrazie europee evolute, sono stati
sempre disattesi da noi. La separazione delle competenze tra
personale politico e funzionari
pubblici — spetteranno agli eletti i « compiti di indirizzo e di
controllo », ai funzionari quelli
di « gestione amministrativa » —
può riportare moralità nel sistema organizzativo, migliore
qualificazione ed utilizzo delle risorse umane. Sindaci, assessori
Bisognerà abituarsi al ruolo,
al nuovo equilibrio dei poteri
comunali. Il Consiglio ha visto
ridotta ia quantità delle sue attribuzioni. Ma i consiglieri, di
maggioranza e di opposizione,
avranno accesso a tutti i dati
informativi, il Consiglio potrebbe con lo Statuto vedere esaltata la sua funzione di espressione dell’autogoverno popolare,
di alta decisionalità amministrativa. Viene a rafforzarsi il potere esecutivo della Giunta, come è necessario nelle società
complesse e come avviene dappertutto in Europa.
Ma il controllo di gestione del
Consiglio potrà essere molto più
serio e pregnante che in passato. Non più mirato alla verifica della correttezza formale
dell’operato della Giunta quanto all’efficacia della sua azione,
nell’ottica di una moderna gestione per obiettivi e controllo
dei risultati. Si giocherà a carte più scoperte. La legge rico:
nosce spazi amplissimi alle associazioni, agli accordi di programma, alle sinergie collaborative, ai gemellaggi, dentro e fuori dell’ambito nazionale. Il riflusso politico degli anni ’80 ha
diffuso una sorta di « cultura
del no »: si critica e diffama il
pubblico stando chiusi negli egoismi privati. Anche qui la 142
ipotizza uno stile nuovo di partecipazione democratica: volto a
far sì che i cittadini si coinvolgano utilmente, si attivino nei
procedimenti amministrativi.
N. Sergio 'Turtulici
Ladji Traoré - MAURITANIA
53 anni, sposato e padre di 8
figli. Sindacalista e attivista politico. E’ stato arrestato nell’ottobre 1989 nella capitale. Egli era
uno dei maggiori responsabili
dell’« Unione dei lavoratori della
Mauritania » e presidente dell’Associazione del gruppo etnico dei
Soninké. Nessuna ragione ufficiale è stata data del suo arresto, ma
può avere un nesso con l’espulsione di mauritani di colore dalla
Mauritania al vicino Senegai, da
lui molto criticata. Inoltre può
avere influito il suo importante
ruolo nel Mo'vimento democratico nazionale, il cui scopo principale è la riconciliazione tra la
popolazione di colore e la popolazione araba in Mauritania. Il
governo è prevalentemente arabo-berbero. Molte migliaia di
espulsi di colore erano stati prima incarcerati e torturati. Coloro che si erano opposti alla espulsione erano stati uccisi dalle forze di sicurezza.
OBIEZIONE ALLE SPESE MILITARI
190 milioni per la pace
Sollecitata una legge che regoli I’« opzione
fiscale » in materia di spese per la difesa
Come preannunciato nel n. del
23 novembre scorso, gli obiettori di coscienza alle spese militari (OSM) si sono recati al
Quirinale per versare al Presidente della Repubblica la quota
di imposta obiettata nel corrente anno: oltre 190 milioni di lire. In assenza del Presidente,
la cifra è stata comunque ritirata, come attesta la ricevuta
qui pubblicata. Qualora la somma venga successivamente restituita tramite il Ministero delle
Finanze (come è già successo
per il passato) essa verrà devoluta a progetti di pace, sia in
Italia che nel Terzo Mondo.
La delegazione era costituita
da alcuni membri del coordinamento della campagna OSM nonché da deputati di alcuni partiti. La questione ha infatti anche un chiaro risvolto politico
in quanto da parecchio tempo
giace in qualche angolo — in
attesa di discussione — la proposta di legge n. 3.935 (la « legge Guerzoni ») volta a dare norme « per l’esercizio dell’opzione
fiscale in materia di spese per
la difesa militare, contenimento
delle spese per armamenti e
l’istituzione del Dipartimento per
la difesa civile non armata ».
R. P.
S^f/au'a/e
Ricevo In data odierna dal Signor ^
un assegno bancario della sede di Perugia della Cass^ di
Risparmio di Perugia dell'importo di £. 193.094.873
Infestato al Presidente della Repubblica, recante la data
del 1 dicembre 1990 e contrassegnato dal numero 0030664989
a firma dal Signor Pietro PINNA.
« Ciascuna delle persone il cui
caso viene illustrato in questa pagina è un prigioniero per motivi
di opinione. Ognuno di loro è stato arrestato a causa del suo credo religioso o politico, del suo
colore, sesso, origine etnica o lingua. Nessuno ha usato o promosso l’uso della violenza. La loro
detenzione continuata è una violazione della "Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo'’. Gli
appelli possono aiutare ad assicurare il rilascio di questi prigionieri o a migliorare le loro
condizioni di prigionia ». Questa
premessa pubblicata mensilmente sulla rivista di Amnesty International introduce anche le
tre storie dei ’’Prigionieri del mese”, che qui presentiamo.
Si prega di inviare cortesi ap
jjxcga ui luvifctre uuiLtibi ap
pelli per il suo rilascio, in francese o italiano, a:
Son Excellence, M. le Colonel
Maaouya Ould Sid’ Ahmedtaya
Président du Comité Militaire
de Salut National. La Présidence
B.P. 184 Nouakchott - Mauritania
Ali Ardalan - IRAN
73 anni, sposato e padre di 3
figli. Impiegato statale in pensione. E’ stato arrestato nel giugno del 1990, con altre 20 persone,
a Teheran. Tutti gli arrestati erano firmatari di ima ietterà aperta indirizzata al Presidente Rafsanjani, che conteneva critiche
per gli insuccessi del governo in
materia di diritti e libertà, garantiti dalla Costituzione dell’Iran. Egli era stato arrestato
già due volte negli anni precedenti. Era il capo del Consiglio
dell’ esecutivo dell’ Associazione
per la difesa della libertà e sovranità della nazione iraniana.
Amnesty è molto preoccupata
per lui a causa dell’età e delle
cattive condizioni di salute : è
malato di cuore. Amnesty considera i detenuti firmatari della
lettera aperta a Rafsanjani prigionieri di coscienza.
Per chiedere l’immediata liberazione di Ali Ardalan scrivete, in
inglese o italiano, a :
His Excellency Hojatolesiam
Ali Akbar Hashemi Rafsanjani
President of the Islamic
Republic of Iran
The Presidency
Palestine Avenue,
Azerbaijan Intersection
Teheran - Iran
Luis Miguel Solis Pajarito GUATEMALA
25 anni, padre di 4 figli. Esponente del Consejo Nacional de
Desplazados (rifugiati) de Guatemala (CONDEG). Come rappresentante del CONDEG partecipava al « Dialogo nazionale »,
una serie di colloqui tra il governo e diversi settori della popolazione secondo l’Accordo di
pace per il Centro America. Numerosi partecipanti al « Dialogo »
sono stati minacciati di morte ed
uno di loro è stato ucciso.
Alle 18,30 del 3 maggio 1990
Luis Miguel Solìs Pajarito era
uscito dalTufficio del CONDEG e
da allora non è più stato visto.
Suo padre e tre suoi fratelli erano ’’scomparsi” negli anni ’80.
Sua moglie è membro di un gruppo di promozione di ricerche dei
familiari scomparsi. Nonostante
le assicurazioni da parte di funzionari del governo i quali sostengono che delle indagini sono in
corso, il suo attuale luogo di detenzione è ignoto.
Si prega di chiedere immediatamente un’ inchiesta sulla sua
’’sparizione” e anche il suo rilascio, in inglese o italiano, a:
Brig. Gral. .Tuan Leonel Bolaños
Minister of Defence
Ministry of Defence
Palacio Nacional ■ Guatemala
Guatemala
Casi chiusi,
nuovi casi
Amnesty International è venuta a conoscenza della liberazione nell’agosto ’90 di 59 prigionieri adottati o posti sotto investigazione.
Nello stesso periodo sono stati
assunti 192 nuovi casi.
Alberto Oliva^
A cura del Gruppo Italia 90
Val Pellice