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Anno 114 - N. 1&
14 aprile 1978 - L. 200
Spedizione in abbonamento postale
Gruppo bis/70
BIBLIOTECA VALDESE
1006Ö TORRE PETLICB
ddk valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LA RICERCA DELL’UNITA’ IN CRISTO
Un po’ di agape
per le nostre chiese
L’annuncio evangelico è completo solo quando sottolinea i due poli
intorno ai quali si muove la predicazione cristiana: la salvezza individuale e l’annuncio del Regno
A me pare che nell’annunzio
evangelico — come lo cogliamo
nel Nuovo Testamento — vi siano due poli intorno ai quali si
muove la predicazione cristiana:
uno è la salvezza individuale, per
grazia mediante la fede, l’altro è
il Regno (per maggior comprensione personalmente uso il ter-_
mine meno esoterico di « nuovo
mondo di Cristo »), aspetto escatologico delTannunzio che ci impegna oggi ed al tempo stesso ci
tende verso il futuro di Dio. La
predicazione — sempre secondo
me — è completa quando sottolinea ambedue gli asipetti, i quali
sono sempre evidenti nella predicazione di Gesù e degli apostoli. Avviene però che, a volte,
si sottolinea il primo aspetto a
discapito del secondo o viceversa. Ricordo di aver rilevato questo fatto, una ventina d’anni or
sono al Sinodo, notando che la
vera ricerca degli uomini di oggi è quella di un mondo nuovo,
mentre la chiesa continuava ancora ad insistere sulla salvezza
personale non rispondendo con
i’annunzio del Regno alla domanda inquietante della società. Oggi ci si trova, a distanza di poco
tempo, in posizione opposta:
l’annunzio del Regno è prevalente — almeno nella nostra Chiesa valdese — ed è secondario,
spesso dimenticato, il primo.
Volgendo lo sguardo alle chiese
di altri popoli si vedrà ripetersi
lo stesso problema, o sottolineatura dell’uno o dell’altro aspetto
del messaggio, con il susseguente
danno di incompletezza.
Non c’è poi da meravigliarsi
se — per i caratteri dei cristiani
che son sempre caratteri umani
duri a mutare! — si verifichino
dannose divisioni nella chiesa,
dannose perché non si esercita
più un vicendevole, fraterno, aiuto nella ricerca della fedeltà all’evangelo, e ne consegue lo
svuotamento delle chiese.
È chiaro che l’impegno assorbente nelTannunzio del « nuovo
mondo » ha un posto primordiale e da trasferirsi nella vita economica e politica, cioè nella vita
dove l’annunzio ha il suo proprio
terreno. Non possiamo dimenticare che viviamo in un’epoca che
cerca uno sbocco, una via di uscita dalla rovina verso la quale si
corre, in un’epoca che cerca un
senso nuovo della vita, la perdita del quale porta le conseguenze fra i giovani che tutti conoscono. I politici d’oggi, di qualsiasi orientamento, devono arrivare a riconoscere che Cristo è
la VIA per i popoli e che accanto a questa via non ve n’è un’altra. Ma se questo impegno lo viviamo, quanto più abbiamo bisogno deU’aiuto della comunità
che ci circonda e ci può sostenere, quanto più abbiamo bisogno di raccoglierci con essa nella
preghiera, nell’ascolto della Parola, neH’espressione liturgica.
Più uno va « in piazza » più ha
bisogno di esser edificato nella
comunità ed in essa di ricevere
quei correttivi « di pietà personale n in un’esistenza che nel dare
si svuota continuamente.
È altrettanto chiaro che quelli
che son portati, per tradizione o
anche fuori di questa, alla continua sottolineatura della salvezza
personale, senza volerlo finisco
no con risolarsi dalla problematica del mondo ed a rinchiudersi
nella loro cerchia, quasi sospettosi verso gli altri uomini fra i
quali Dio ci ha posti, come se
quelli che non confessano Cristo
non siano ugualmente figliuoli di
Dio e non abbiano nulla da dirci
o da darci. Proprio questi fratelli hanno bisogno di esser richiamati alla realtà del mondo
di oggi ed alla sua ricerca di verità, di giustizia, di libertà... Ma
questo richiamo amorevole chi
può-darglielo se non proprio gli
altri fratelli che sono impegnati
neH’ambiente socio-politico della
città?
In realtà ci si divide mentre si
ha grande bisogno di unità, di
aiuto reciproco, di vicendevole
« correzione di rotta y, oltreché
della comunione per la quale siamo tutti insieme, senza giudicarci, perché il giudizio spetta solo
a Dio.
Quante volte penso con tristezza alle nostre chiese che, solo
trent’anni or sono, erano piene
e, alla domenica, si dovevano aggiungere sedie perché i posti non
erano sufficienti, ed oggi sono
invece semi-vuote tanto che —
certo senza fiducia nell’opera del
Signore — si pensa a ridurne la
capienza. Ora di questo svuota
mento ci son molte cause oggettive come l’urbanesimo e la conseguente fuga in campagna nel
week-end, la difficile circolazione, remigrazione ecc, ma non poco dipende anche dal fatto di
questa mancanza di comunione
della quale tutti siamo responsabili con le nostre divisioni, privandoci gli uni degli altri quando più abbiamo bisogno gli uni
degli altri. La varietà dei doni,
ed anche delle idee, non dovrebbe rompere l’unità dello Spirito,
poiché « Cristo non è diviso », e
nella sua « agape » non può esserci separazione. È proprio nella tensione verso Cristo, e non
nelle nostre idee, buone o cattive che ritroviamo l’unità e con
l’unità l’edificazione della chiesa.
Se si ha bisogno dei fratelli —
sia del loro richiamo alla pietà
intima come del loro richiamo
ad occuparci del mondo.— ci ritroveremmo sempre volentieri
insieme sia al culto che alle meditazioni settimanali ed insieme
potremmo anche sostenerci nella varietà dei compiti che ci stanno dinnanzi.
C’è chi osserva che le cose non
vanno, che il culto è monotono,
Tullio. Vinay
(continua a pag. 3)
Sessione sinodale rioplatense
Lo scorso febbraio si è tenuto a Colonia Vaidense la sessione
sud americana del Sinodo della Chiesa valdese. Ne diamo notizia
a p. 2. - Nella foto: un gruppo di monitori durante un corso ecumenico estivo tenutosi nel nord dell'Uruguay.
Il messaggio delia risurrezione nel concreto
Ci precede in Galilea
«...egli è risuscitato; non è qui; ecco il luogo dove l’avevano posto. Ma andate a dire ai suoi discepoli e a Pietro
ch’egli vi precede in Galilea; quivi
v’ha detto» (Marco 16: 6-7).
lo vedrete come
Perché in Galilea? Nello sforzo di comprendere il significato
dell'annuncio della risurrezione
che di tanto ci supera, mi pare
utile e importante prestare attenzione anche a questo parti
Nel 1979 un importante Congresso organizzato dal C.E.C.
Nuovo dialogo tra scienza e fede
Il primo grande congresso di
scienziati e tecnologi organizzato dal Consiglio Ecumenico delle Chiese si terrà nel luglio 1979
al Massachussetts Instituto of
Technology, un centro di studi
e di ricerca scientifica universalmente noto, sulle rive del fiume Charles in Cambridge vicino a Boston, USA. Circa 500 persone — informa la rivista del
CEC « One world » nel suo numero di marzo — parteciperanno a questo congresso mondiale della durata di 12 giorni su
« Fede, Scienza e il Futuro ». Il
loro scopo: ricercare da capo
che cosa può dire la fede cristiana in un mondo interamente dipendente dalla tecnologia.
Il dott. Paul Abrecht, direttore del dipartimento « Chiesa e
Società » del Consiglio Ecumenico delle Chiese, crede che la
ricerca non possa essere ulteriormente rinviata. « Abbiamo
raggiunto un momento di crisi»
egli dice. « La nostra società si
basa sul potere che scienza e
tecnologia hanno di governare
la natura. E la nostra fede cristiana ha benedetto questo sforzo. Ma adesso lo sforzo scientifico è sotto accusa. Sembra
essersi spinto troppo in là. Che
cosa ci dice ora la nostra fede? »
E non sono solo le chiese a porsi la domanda. Il dott. Abrecht
dice di trovare talvolta maggior
interesse per il campo energetico nella comunità scientifica secolarizzata. Per queste persone,
egli pensa, il congresso sarà una
opportunità unica per risveglia
re il significato della fede.
« Io trovo fra molti scienziati una gran preoccupazione di
definire le dimensioni etiche del
loro lavoro. Come dovremmo
usare la natura? — si chiedono.
E nella loro ricerca di una risposta sono riportati alla domanda teologica: ’Che cosa significa che la natura è creata da
Dio?’». Il fatto che le chiese
possano aiutare (tramite il congresso del 1979) a far sorgere
questa domanda tra gli scienziati è un grande successo, agli occhi di Abrecht, e un impegno
veramente evangelico.
Questioni gigantesche
Si tratta di questioni gigantesche per un congresso che si
terrà una sola volta, (l’ultimo
sforzo di queste dimensioni sostenuto da ’Chiesa e Società’ fu
nel 1966 a Ginevra), ma gli organizzatori non sembrano scoraggiati dalla portata di ciò che
si impegnano a fare.
« Non si ha bisogno di nulla
di meno che di un nuovo modo
di vedere — dice il dott. Abrecht
— se si deve far fronte alla sfida che ci pongono scienza e tecnologia ». Egli spera che il congresso riesca a dare vita a questa nuova visione del mondo in
molti modi: trasferire la tecnologia dai paesi ricchi a quelli
poveri; tracciare le linee di una
politica comune per dirigere lo
sviluppo scientifico ; dare un
contributo cristiano a dibattiti
controversi, come energia nucleare o ingegneria biologica ;
esprimere un parere sul tema
più generale della critica cristiana alla moderna visione
scientifica del mondo chiarendo
che cosa significhi questa critica per la responsabilità sociale
cristiana.
È da notare che tutti questi
temi andranno studiati in una
nuova prospettiva: non più —
come nei dibattiti precedenti —
quella di una crescita materiale
indefinita, bens?< quella della diminuzione delle risorse e dei limiti della crescita.
Per l’organizzazione del congresso i partecipanti sono considerati altrettanto importanti
quanto i temi da dibattere. Essi
verranno nominati dalle chiese
membro e attentamente nominati in un numero proporzionale, continente per continente, per
assicurarsi che il dibattito non
sia dominato interamente dalle
tesi nordamericane ed europee.
L’Africa e l’Asia, per esempio,
manderanno circa un terzo dei
membri, e l’Europa dell’Est un
numero pari a quello dell’Europa occidentale. Il congresso stesso sarà il coronamento di tutta
una serie di incontri preparatori e le sue « scoperte » serviranno come ulteriore materiale per
la prossima assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese,
che si terrà nel 1983.
D. J.
colare del testo, all'annuncio che
il Risorto precede i discepoli in
Galilea. Perché non a Betania, o
sul Monte degli Ulivi o a Gerusalemme stessa?
Negli evangeli la Galilea è
spesso considerata una terra disprezzata e semi pagana, di uomini ribelli e senza timor di Dio.
Negli accesi dibattiti su chi sia
Gesù, uno degli argomenti decisivi di chi lo respinge è la sarcastica osservazione che doveva
suonare più o meno così: « ma
ve lo immaginate un Messia che
venga dalla Galilea? » (Giov. 1:
41). Nicodemo che in Sinedrio
sostiene la necessità di un processo almeno regolare viene
aspramente rimbeccato: « Anche
tu sei della Galilea? Studia la
Scrittura e vedrai che nessun
profeta è mai venuto dalla Galilea » (Giov. 7: 52). E durante il
processo Pietro è schernito per il
suo accento che denuncia la sua
provenienza galilea (Matt. 26:
73), mentre i capi sacerdoti per
aggravare la loro accusa a Gesù
che solleva il popolo per tutta
la Giudea, precisano a Pilato:
« ha cominciato dalla Galilea ed
è giunto fin qui » (Le. 23: 5).
Ora quindi, tra la terra santa
della Giudea, con la sua città
santa, il suo tempio santo, e la
Galilea, questa terra di disprezzati e di banditi, il Risorto sceglie la Galilea.
Così, se vogliamo conoscere il
Risorto non possiamo che seguirlo là dove ci precede. Non
già in un luogo geografico particolare, ma in ciò che la Galilea
rappresenta rispetto alla Giudea
nell'opinione del tempo: seguirlo
tra quelli che hanno fame e sete e non hanno un lavoro per
sfamarsi e dissetarsi; tra i rifugiati, gli esiliati, gli emigrati
che non hanno diritti da far valere; tra chi è spogliato di quel
poco che aveva ed è lasciato nudo; tra chi è stato fatto ammalare dalle mille nocività ambientali che avvelenano il nostro
mondo; tra chi è in prigione ed
è torturato a causa delle proprie convinzioni. Qui, in questa
terra così lontana dalla terra
Franco Giampiccoli
(continua a pag. 2)
2
14 aprile 1978
DALLA REGIONE RIOPLATENSE
Il Sinodo di Colonia Vaidense
4 temi di studio elaborati in altrettante commissioni - Intensificate le
relazioni tra le due aree - La nuova Mesa Vaidense
Quali sono i punti salienti del
Sinodo della Regione rioplatense che si è tenuto lo scorso
febbraio? Li possiamo desumere
dalla prima circolare della Mesa
Vaidense, che almeno in parte
sostituisce il « Mensajero Vaidense » scomparso da tempo per
le ben note ragioni, unitamente
alle prime decisioni post-sinodali.
Il Sinodo, a cui parteciparono
48 delegati — pastori e deputati
laici — con voce deliberativa,
si svolse nel «Parque 17 de febrero » Colonia Vaidense e fu
presieduto dal pastore Carlos
Nuñez, di Bahia Bianca, di origine cilena, e dal Vice-Presidente il pastore Norberto Berton
che da pochi anni è professore
di teologia pastorale nella Facoltà di teologia di Buenos Aires. Dopo aver ascoltato in seduta plenaria la relazione della
Commissione di esame, il Sinodo svolse buona parte del suo
lavoro in quattro commissioni
che studiarono questi quattro
argomenti o temi; 1) L’evangelizzazione; 2) Le relazioni ecumeniche (comprese le relazioni
con la Chiesa Valdese (area europea); 3) La vita delle comunità, delle varie commissioni sinodali e dei presbiteri; 4) Finanze.
A proposito della evangelizzazione trascrivo, queste poche
frasi che mi sembrano più essenziali : « Tenendo conto della
nostra ecclesiologia e della nostra tradizione, tutti concordiamo nel fatto che l’evangelizzazione coinvolge tutta la vita delle nostre comunità perché si evangelizza visitando famiglie,
operando nei centri di servizio
sociale, predicando la Parola
”a tempo e fuor di tempo”, servendo per mezzo di tutti i gruppi e degli istituti delle nostre
comunità. L’enfasi deve essere
data ai lavoro delle comunità e
pertanto ali’evangelizzazione, o
meglio, aUa proclamazione dell’Evangelo che non possiamo ta
cere ». Questo tema sarà oggetto di studio durante l’anno da
parte di tutte le comunità.
Il capitolo « relazioni ecumeniche » sottolinea in modo particolare le relazioni con la chiesa valdese (area europea), e menzionando in particolare l’invio
del pastore Giambarresi in Sud
America, dice tra l’altro che
« stiamo vivendo un tempo nuovo nelle nostre relazioni reciproche e dobbiamo capire che, cosi come è impossibile che ci ignoriamo gli uni gli altri, dobbiamo approfondire ancor più
le relazioni fraterne fra le due
aree affinché il tema della evangelizzazione ehe ci preoccupa
non sia solo questione di parole». L’ìntensiflcarsi di tali relazioni non impedisce certo ai
Valdesi del Sud America di proseguire nel cammino delle relazioni ecumeniche con le chiese
del Rio de la Piata ed, in generale dell’America latina. « Potremmo dire — afferma il Sinodo — che la nostra chiesa è
sempre più consapevole della
sua identità e dei compito che
le spetta nel dialogo ecumenico».
La circolare della Mesa Vaidense ricorda, a proposito della
vita delle singole comunità e delle commissioni sinodali, le delibere adottate dal Sinodo. Esse
riguardano :
a) la ricerca di un chiaro orientamento a proposito della
educazione cristiana;
b) il desiderio di far conoscere meglio i nostri centri assistenziali per mezzo di documentari e strumenti audio-visivi che facciano apprezzare gli
aspetti fondamentali di quei servizi;
c) la pubblicazione di materiale di storia valdese che sia
di facile accesso ai membri delle comunità e del pubblico in
generale ;
d) la continuazione del lavoro della commissione di promozione agraria intensificando
PROTESTANTESIMO IN TV
Dieci anni fa, neiraprile del ’68,
veniva ucciso negli Stati Uniti,
Martin Luther King, il Pastore battista da anni impegnato nella lotta
per i diritti civili dei negri americani. Il suo assassinio destò profondo cordoglio nella opinione pubblica intemazionale che lo conosceva come uno dei più grandi leaders non-violenti del nostro secolo.
La sua figura è stata rievocata,
Il Pastore Giampiccoli ha risposto a questa domanda riferendosi al
racconto sul giorno del giudizio che
riporta Matteo 25. Ivi Cristo pronuncia queste parole: « In verità
vi dico che tutte le volte che avete
fatto ciò a uno dei più piccoli di
questi miei fratelli, lo avete fatto
a me » (25: 40). E si riferisce al
dare da mangiare agli affamati, da
bere agli assetati, ospitalità ai fo
Diritti deir uomo
con alcuni filmati di epoca, nella
trasmissione « Protestantesimo » di
lunedi 3 aprile. Si è voluto tuttavia evitare il rischio di una semplice documentazione su di un ormai remoto passato: i problemi con
cui si è cimentato King, le batta
glie che ha pagato con la propria
vita, restano infatti, pur nella differente prospettiva storica, profondamente attuali.
L’intervista ad un esponente italiano di Amnesty International —
mandata in onda nel corso della
trasmissione — sulla condizione
dei detenuti politici nel mondo e
particolarmente in Argentina ed in
URSS, ha messo appunto in luce il
mancato rispetto di molti governi
per quelli che sono i fondamentali
diritti dell’uomo.
n sen. Vinay, in seguito, riferendosi in particolare alla situazione italiana, ha ricordato come
spesso le « carceri speciali » del
nostro Paese, con il loro strettissimo isolamento deH’individuo e la
mancanza di elementari requisiti
igienici, diventino un autentico «inferno dei vivi » per i detenuti e le
guardie carcerarie ad essi preposte
Fin qui la denuncia.
Restava da chiedersi tuttavia se
ci sia, e quale sia, il legame fra
l’insegnamento evangelico e questi
temi.
restieri, vestiti a chi non li ha,
cure ai malati, assistenza a chi trovasi in carcere.
Ecco allora il profondo legame
fra lotte come quelle affrontate da
King e l’insegnamento evangelico,
legame che passa attraverso l’incarnazione, le Beatitudini e la Croce.
La trasmissione è approdata
quindi dal « politìco » alla esperienza di fede, senza bruschi pas
saggi, e facendo cogliere, per altro,
tutta la ricchezza di prospettive che
l’opera di King lascia aperta. Sarebbe interessante esaminare gli
sviluppi che il movimento per i
diritti civili dei negri americani
ha assunto in questi ultimi dieci
anni. Che cosa significa oggi strategia non violenta negli Stati Uniti?
E in Italia?
Ci auguriamo che questo tema
possa venire affrontato in una delle
future trasmissioni di « Protestantesimo ».
Enrico Benedetto
Contrariamente a quanto annunciato lunedi, 17 aprile per la rubrica Protestantesimo andrà in onda
un « Notiziario evangelico », nume
ro composito di informazioni sugli
evangelici in Italia e nel mondo.
La tra.smissione prevista : « I giovani e il lavoro » andrà in onda lunedi 1° maggio 1978.
contatti, a tale scopo, con tutte
le comunità.
Il problema finanziario è stato dibattuto a lungo, data la
precaria situazione economica
sia dell’Uruguay che dell’Argentina ed è stato notevolmente
accresciuto il preventivo votato
dal Sinodo.
È stata confermata la Mesa
con questa variante; due nuovi
membri, il pastore Hugo Malan
e il dott. Mario Baridon sostituiscono il fratello Nelson Malan e il pastore David Baret,
aggiungendosi cosi al Moderatore W. Artus, al Vice Moderatore pastore Ricardo Ribeiro ed
al fratello Ariel Rostan.
Circa il problema, sempre difficile, della sistemazione del
« campo di lavoro » alcune novità sono da sottolineare. Essendo
stato eletto dalla chiesa di Colonia il pastore G. Nansen, come
pastore di Colonia Iris è stato
designato lo studente in teologia, nel suo anno di pratica, Dario Michelin Salomon, che sotto
la « supervisione » del pastore
Nunez di Bahia Bianca compirà COSÌ! il suo anno di prova,
mentre essendo stato concesso
un anno di congedo senza stipendio al pastore D. Perrachon,
la chiesa di Tarariras sarà curata dall’anziano Marcelo Dalmas
a mezzo tempo. Le tre assistenti di chiesa Gladys B- de Jordan, Bertha Barolin e Violeta G,
de Lauri sono state confermate
nei compiti particolarmente importanti che hanno svolto fin
qui.
Chiudo questa informazione
molto succinta ricordando che
in ottobre una colletta domenicale sarà destinata al «Fondo
Luisa Rostan » che è stato aperto a favore degli infermi di cancro e che, come vien fatto da
molti, anni, in settembre sarà destinata una colletta a favore del
FORANO
Vogliamo manifestare la gioia
della nostra Comunità e particolarmente della famiglia Grimani della Diaspora di Collevecchio Sabino, per tre momenti realizzati in questo ultimo
scorcio di tempo. Sandra ed Elio
Grimani hanno presentato la loro figliola Carmina per essere
battezzata, promettendo al Signore ed alla Chiesa di rimanere fedeli al Vangelo di Cristo.
Rossana Grimani è stata confermata nella fede domenica 21
gennaio ed il 29 si è unita in
matrimonio con Pierino Ripa.
Il pastore Paolo Ricca invitato
dalla famiglia ha presieduto i
culti del battesimo e del matrimonio, mentre il pastore Cappella ne ha effettuata la cerimonia.
Gli sposi Si sono stabiliti a
Magliano Sabino. Facciamo gli
auguri più fervidi per il nuovo
focolare.
Dopo la gioia il dolore ; due
lutti hanno colpito le famiglie
della nostra Comunità; a poca
distanza l’uno dall’altro.
Angelici Assunta deceduta all’età di anni 82, lascia molti rimpianti per la semplicità della
sua vita vissuta nel rispetto e
nell’amore come gli era stato insegnato dall’Evangelo ;
Dessi Erardo nativo di Pinerolo è deceduto all’età di anni
57. Aveva conosciuto l’Evangelo
della Grazia da adulto essendo
di famiglia cattolica e dopo il
matrimonio con la signora Anita aveva fissato la sua dimora
a Coltodino. Un male incurabile
lo aveva colpito circa sei mesi
fa e le cure assidue dei medici e
l’abnegazione costante della moglie a nulla sono valse per ridargli la salute. Malgrado il tempo inclemente (il funerale si è
svolto sotto la pioggia) un buon
numero di amici e conoscenti
hanno testimoniato il loro affetto alla famiglia e ha dato occasione al pastore Cappella di seminare la parola dell’Iddio vivente. La Comunità tutta si è
stretta attorno alla vedova signora Anita con il calore e la
testimonianza della fede in Gesù Cristo.
_ ji ■
Tempio di Colonia Vaidense: l’uscita dal culto.
Rifugio per incurabili, di Luserna San Giovanni.
La solidarietà fraterna concreta è, senza alcun dubbio, la
prova migliore della realtà del
nostro amore per i fratelli e del
nostro spirito di servizio. Le parole, per quanto belle e necessarie, non bastano.
Silvio Long
Campi a Ecumene
CAMPO LAVORO
(20 giugno - 20 settembre)
CAMPO CADETTI
(1-22 luglio) 8/14 anni
Tema ; Immaginiamo il nostro
futuro: fantasia e realtà.
Quota: L. 50.000-t-L. 7.000.
Direttori; Francesco e Daniela
Carri.
CAMPO AZIONE SOCIALE
(24 - 26 luglio)
Tema: La legge 382: l’azione sociale in rapporto alle nuove
funzioni assegnate alle Regioni ed agli Enti Locali.
Quota: L. ll.OOO-fL. 3.000.
Direttori; Teofilo Santi e Aurelio Sbaffi.
CAMPO POLITICO
(7-16 agosto)
Tema; Europa unita; anche nella repressione?
Quota; L. 40.000-1-L. 5.000.
Direttori: Gian Maria Grimaldi
e Ornella Sbafi!.
CAMPO BIBLICO
(20 - 25 agosto)
Tema: Il sacerdozio universale;
i ministeri; la struttura delle
chiese.
Quota: L. 22.(XK)-fL. 3.000.
Organizzato in collaborazione
con la Commissione per gli
Studi della Chiesa Evangelica
Metodista d’Italia.
CAMPO CADETTI
(27 agosto - 6 settembre) 8/14 a.
Tema: Studiamo insieme le parabole; il fattore infedele (Luca 16:1-10 ) e il ricco e Lazzaro (Luca 18:19-31).
Quota: L. 25.000-1-5.000.
Direttore: Paolo Sbafli.
CAMPO GIOVANI
(2-9 settembre) 15/18 anni
Tema ; Continuiamo ad analizzare la protesta giovanile at
Gomunicato
La Tavola proclama la vacanza
della chiesa di Pramollo, a decorrere dal 1 aprile 1978.
La designazione del nuovo pastore dovrà aver luogo entro il
1 luglio 1978 , in base agli
artt. 12, 13, 14, 15 del RO
IV/1977.
per la Tavola Valdese
il Moderatore Aldo Sbaffì
traverso le canzoni degli ultimi 10 anni.
Quota; L. 28.(Mff-|-L. 3.500.
Direttori : Giaime Pintor e Giovanni Ribet.
CAMPO FAMIGLIE
(1 luglio - 20 settembre)
Ecumene organizza come di consueto un soggiorno per famiglie con la possibilità di uno
scambio di idee su problemi
di interesse generale, e di dibattere film proiettati periodicamente.
N. B. - Nell’indicazione della
quota di ciascun campo la seconda cifra si riferisce al contributo alle spese di organizzazione da versare con la domanda di iscrizione. Richieste per
programmi più dettagliati e
iscrizioni vanno indirizzate alla
segreteria della Chiesa Metodista, via Firenze 38, 00184 Roma,
tei. 06/481095.
Ci precede
in Galilea
(segue da pag. 1)
santa delle chiese e della civiltà
cristiana, eppure così vicina alla vita di ciascuno di noi, al lavoro, alla casa, al quartiere, il
Risorto ci precede.
Non confondiamolo con la
parte dell’umanità che è disprezzata e messa da parte in una
specie di idealizzazione dei diseredati: non identifichiamo i
senza potere e senza diritti col
Cristo perché è solo il Cristo
che può identificarsi con loro.
Se lo fa lui è amore, se lo facciamo noi è idolatria. Ma rendiamoci conto che se possiamo
conoscere il Cristo, se lo possiamo incontrare, « vedere », se cioè
possiamo capire la risurrezione,
è solo seguendolo là dove ci
precede, nella Galilea dei senza
Cristo e senza profeti, dei disprezzati, dei ribelli, dei messi
da parte. Se invece noi pretendiamo di conoscerlo solo nella
terra santa delle nostre chiese,
della nostra cultura e del nostro linguaggio, di attenderlo
nel chiuso rispettabile e protetto delle nostre Giudee, allora rischiamo di mancare all’appuntamento del Risorto.
3
14 aprile 1978
1
LA COMMEMORAZIONE A GRAGNANA (CARRARA)
Ricordiamo Jacopo Lombardini
Mazziniano, educatore, vittima del manganello fascista, partigiano, trovò nuovo slancio
nell’incontro con l’Evangelo e con il protestantesimo
Il 25 aprile prossimo, a Gragnana (Carrara) ove era nato il
14.12.1892, si commemorerà Jacopo Lombardini morto il 25
aprile 1945 nel campo di sterminio di Mauthausen. L’iniziativa è
della Chiesa metodista di Carrara della quale egli aveva fatto
parte, appoggiata dal Consiglio
del X Circuito.
Lombardini nacque in una famiglia povera che si sottopose a
duri sacrifici per far studiare
questo figlio che dimostrava tanta intelligenza, tanta sensibilità e
tanta capacità. Fu poeta e scrittore ed un insegnante bravissimo. L’insegnamento gli era nel
sangue, ma più che l’insegnamerìto di per sé, sentiva la mazziniana missione dell’educazione. Fu
uomo modesto, semplice, povero
di soldi e ricco di idealità, di entusiasmo, di amore.
Fu mazziniano convinto, affascinato dalla religione del dovere e dall'apostolato politico e sociale del Maestro di cui fu fedele
seguace.
Politicamente impegnato tradusse sempre in azione gli ideali
nei quali credeva. Così, nonostante la sua forte miopia e l’estrema gracilità del suo fisico, insisté tanto che riuscì a farsi mandare al fronte durante la guerra
1915-18 per contribuire al compimento dell’unità d’Italia con la
liberazione di Trento e Trieste,
dopo aver partecipato al movimento interventista in Carrara.
L’avvento del fascismo lo trovò accanito oppositore soprattutto per ragioni morali non accettando egli una politica di violenza, di sopraffazione e di sfruttamento della classe operaia e subalterna.
Il patriota mazziniano, l’interventista, il volontario di guerra
fu vittima più volte del manganello fascista, dello scherno e
dell’ ostracismo. Nell’ amarezza
delle delusioni ebbe conforto e
trovò nuovo slancio helTincontro
con l’evangelo di Gesù e con il
protestantesimo ove, mazziniano,
si trovò a suo completo agio.
L'agitatore politico divenne anche predicatore della parola di
Dio nella quale egli trovò la conferma degli ideali sociali per i
quali aveva lottato e sofferto.
Figlio del popolo, restò col popolo, non solo per istinto, ma per
convinzione. Combattè da solo il
buon combattimento, amando gli
umili e spartendo con essi quel
poco che aveva, perdonando ed
amando i suoi persecutori.
Fu uomo politico e uomo di
fede e non trovò contrasto in
queste due posizioni da tanti ritenute erroneamente contrastanti. Fede in Dio, fede nella sua misericordia e nell’evangelo di Gesù
di cui si fece banditore. Trovò
nel protestantesimo Taffermazione del laicismo mazziniano, e
nella religione delTAmore la conferma della religione mazziniana
del dovere non come obbedienza
acritica a leggi e dogmi, ma come manifestazione dinamica del
principio di fraternità al quale il
Mazzini si era sempre ispirato.
La sua fede religiosa e le sue
idealità politiche lo portarono
nella lotta partigiana ove profu
se le sue grandi virtù di uomo e
di cristiano ed ove continuò quella missione di educatore che non
aveva mai cessato di esercitare e
che non cesserà nemmeno nel
campo di sterminio di Mauthau
sen, ove fu l’apostolo dei deportati ed il consolatore dei condannati a morire.
DalTincontro con il pensiero
mazziniano nacque il cittadino
politicamente impegnato e dal
l’incontro con Tevangelo nacque
il predicatore della Parola di
Dio. Queste vocazioni lo portarono fra i partigiani delle Valli
valdesi ove fu cappellano dei
combattenti e commissario della
formazione « Giustizia e Libertà »; fu preso e deportato a
Mauthausen ove predicò con la
parola e con l’esempio; lo portarono il 25 aprile 1945 nella camera a gas, ove morì eroicamente
per cui gli fu concessà la medaglia d’argento al Valor militare,
e morì cristianamente accolto
nella gloria del suo e nostro Signore.
Chi ebbe la fortuna di conoscerlo ricavò esèmpio da questo
uomo di fede che nella sua azione politica, condotta con mazziniana moralità e rigore, concepì
il proprio contributo all'avvento
del Regno di Dio e lo ricorda oggi in una situazione di carenza
morale che affligge la Repubbli
ca nella quale egli, sulla scia di
Mazzini e di Garibaldi, aveva tanto creduto e sperato.
Il prossimo 25 aprile sarà ricordato soprattutto l’uomo di fede, il predicatore della Parola,
l’educatore, non tanto per esaltare la sua persona quanto la sua
predicazione nella speranza ohe
la manifestazione, per il concorso di evangelici e di popolo, diventi essa stessa una predicazione. Alla gloria di Dio!
Lando Mannucci
Tra i castagni di Gragnana
Ore 10.30 : Culto presieduto dal pastore Luigi
Santini.
Ore 11.30 » 14.45; Avvisi, pranzo al saccQ,
Ore 15: Il past. Giorgio Bouchard illùstrerà
l’attività del Centro Jacopo Lombardini di Ciniselio (MI); il prof. Giorgio Spini rievocherà la figura di Lombardini credente e predicatore evangelico. Seguirà il dibattito.
Ore 18; Commiato e partenze.
Per chi arriva in treno ó in autobus è organizzato un trasporto in auto da P.za Matteotti a Carrara. Per chi arriva in auto da Carrara seguire la
direzione Cave di Rovaccione, Campocecina. Ulteriori informazioni presso il past. Ehos Mannelli,
La Spezia, tei. 0187/37.189.
echi dal mondo cristiano
necessariamente identificarsi con
coloro i cui diritti sono calpestati ».
a cura di BRUNO BELLION
Cinque milioni
di bibbie in lingua
afrikaans
URUGUAY: la
metodista
ba 1UU anni
obiesa
La chiesa metodista uruguayana ha avuto, nel febbraio scorso, la sua 5* assemblea generale
dopo averne ottenuto dal governo una autorizzazione incondizionata.
Questa Assemblea è la prima
manifestazione prevista in occasione del centenario di questa
chiesa. Erano presenti delegazioni di diversi paesi europei ed
americani e delle altre chiese
evangeliche uruguayane.
Per la prima volta nella storia del metodismo nell’Uruguay,
la vice-presidenza della Conferenza sarà assunta da una donna, la signorina Margaret Grassi. Il 25% dei membri del Comitato Permanente sono donne.
Fallito il colloquio
tra riformati olandesi
e sudafricani
Dopo due giorni di discussione
La Società biblica del Sud
Africa ha offerto al Presidente
della Repubblica sudafricana il
5“ milionesimo esemplare della
bibbia in Afrikaans.
La prima traduzione venne
pubblicata nel 1933 e non ebbe
molto successo essendo tale lingua considerata un sottoprodotto dell’olandese,. Ora invece nel
solo 1977 ne sono stati venduti
due milioni di copie.
Un po' di agape
(segue da pag. 1)
che si sentono sempre le stesse
cose... ma tutto ciò dipende solo
da noi, dalla nostra mancanza di
partecipazione attiva, di dono di
noi stessi ai fratelli, di vitalità ed
allegrezza che sappiamo o no
portare. Il Signore è sempre lo
stesso e la sua Parola è verità
per la nostra vita, oggi come ieri.
Ci si rifugia sempre nel « bisognerebbe fare» mentre come diceva un mio caro amico il « bisognerebbe fare » vien sempre dal
maligno. Siamo noi a doverci
impegnare per primi e se ci sono
dei deboli siamo noi che dobbiamo « portarli » con cura. Il discorso è lungo; Tassenza dalla
comunità porta come conseguenza immediata il denutrimento
spirituale progressivo i cui effetti vengono a manifestarsi più
tardi o nell’allontanamento definitivo dalla chiesa o nel rinchiudersi in essa come roccaforte di
una assurda fierezza, che nasce
più dall’attaccamento alla tradizione « vieille roche », che non
dalla sete dell’evangelo. Così la
massa sia di quelli che si rifanno alla pietà individuale sia di
quelli che si immergono nella testimonianza del « nuovo mondo »
finisce col trascurare anche la
lettura della Bibbia ove solo, per
l’azione dello Spirito, possiamo
avere la bussola della nostra vita
quotidiana.
Il rovescio della medaglia lo
troviamo spesso non nelle nostre
chiese ma in chiese popolari come le pentecostali, dove la comunione è intensa, ed in non poche
chiese cattoliche di base, sia legate ancora alTistituzione sia che
esse abbian rotto con questa. Il
fondamento però lo abbiamo
sempre nella comunità che si raduna intorno alla” Bibbia per
ascoltare quel che, attraverso ad
essa, il Signore ci dice OGGI.
Termino questa frettolosa riflessione rilevando che più che
mai ora occorre avere un po’ di
agape per le nostre chiese andandovi e portandovi il proprio contributo di fede, nei modi e nei
mezzi che il Signore ci dà, e per
ricevere l’aiuto che i fratelli possono darci senza classificarci
preventivamente nelle solite categorie. Non ci' sono categorie;
ci sono uomini che Cristo ha
amato ed ama e verso i quali ci
ha detto di osservare il suo comandamento « di amarsi gli uni
gli altri ». E questo vale per quelli legati ad una chiesa come per
quelli che non lo sono per nulla,
o anche non cristiani, perché gli
uni e gli altri sono ugualmente
chiamati a formare l’assemblea
(ekklesìa) di Cristo. Se le nostre
chiese vivranno in lieta comunione con Cristo e con tutti i fratelli
saranno, anche senza bisogno di
particolari programmi e senza
desiderio di proselitismo, un lievito nuovo nella società di oggi
alla quale siamo mandati non
come maestri ma come testimoni.
Tullio Vinay
huovo numero
telefonico
La Casa Valdese di Borgio
Verezzi comunica il suo nuovo
numero telefonico: 019/695007.
Per la iscrizione alle colonie
marine rivolgersi alla segreteria della Chiesa Valdese di Torino, Via Pio V, 15.
CHIESA APOSTOLICA IN ITALIA
NOVITÀ’
« dossier » n. 2
HELMUT GOLLWITZER
Vivere senz'armi
L’Europa di fronte
alla minaccia della bomba “N„
pp. 56, L. 1.000
Perché la bomba « N » non è come tutte le altre? Cosa possono fare i cristiani per sensibilizzare l’opinione pubblica
sul pericolo mortale della corsa all’armamento, nuovo « dio
Moloch »?
Un forte richiamo attualissimo del noto teologo evangelico di
Berlino.
CLAUDIANA
Via Pr. Tommaso, 1 — 10125 TORINO
a Johannesburg tra i membri di
una delegazione della chiesa riformata olandese e quella del
Sudafrica (a questi contatti erano stati invitati solamente i
Mezzo secolo di attività
bianchi ed erano stati esclusi i
riformati di colore, sollevando in
Africa e altrove non poche legittime proteste), qualche malinteso è stato chiarito, ma non è stato possibile giungere ad un accordo sul principio politico dello
sviluppo separato (nome ufficiale dell’apartheid). La chiesa sudafricana appoggia infatti la politica del governo, mentre le chiese olandesi appoggiano il programma del Consiglio Ecumenico delle Chiese.
Nella sua relazione la delegazione olandese precisa che c’è
stata « una chiara volontà di
ascolto reciproco », ma constata
che vi è « una tale divergenza di
opinioni per quanto concerne
l’applicazione del principio della
giustizia secondo TEvangelo, che
è s.tato impossibile giungere ad
un accordo », perché vi è la convinzione che « le chiese devono
La parola « festeggiare » è forse la più adatta ad esprimere lo
spirito col quale i partecipanti al
Convegno annuale della Chiesa
Apostolica, che si è svolto a Grosseto nei giorni di Pasqua, hanno
quest’anno ricordato che da cinquanta anni sono presenti in Italia.
Ho partecipato al loro Convegno la mattina del lunedi di Pasqua. Mi sono ritrovato con gli
oltre duecento partecipanti in
una palestra della città. Dalle
9.30 alle 13 la riunione si è svolta
senza stanchezza in un’alternarsi di canti, di preghiere, di messaggi.
I canti, con semplici parole
evangeliche (diversi salmi parafrasati o parole tratte dal Nuovo
Testamento) su melodie attuali,
erano accompagnati da organo
elettrico amplificato, piano e batteria. Canto pieno di entusiasmo
e di gioia. I messaggi profetici
ed esortativi non erano volti ad
una esaltazione del passato, ma
protesi al futuro. Questo sguardo al futuro è stato sottolineato
alla fine della riunione nell’atto
di consacrazione di sei nuovi servitori della chiesa.
La mia presenza non era occasionale. La Chiesa Apostolica
aveva invitato la Chiesa Valdese
ad inviare un suo rappresentante: anche questo è certamente
un guardare in avanti, nella consapevolezza che i vari Movimenti
e Chiese evangeliche operanti in
Italia, pur nella loro varietà e diversità, hanno un compito comune da svolgere. Questo cammino,
in qualche modo nuovo, è sottolineato anche dal fatto che diversi giovani della Chiesa Apostolica si son recentemente iscritti, come studenti esterni, alla nostra Facoltà teologica.
Franco Sommani
4
14 aprile 1978
LA CHIESA E I MINISTERI
Nel Metodisme di oggi
La ricerca sui ministeri si svolge in una prospettiva di continua conversione che salda l’oggi alla tradizione metodista più autentica
a colloquio con I lettori
Dopo aver visto in un precedente articolo (La Luce n. 9 del 3
marzo 1978) il significato della chiesa e dei ministeri nel Metodismo
nascente, cerchiamo ora di cogliere su questi temi il pensiero del
Metodismo italiano degli ultimi anni, a partire dal 1962, anno dell’autonomia della Chiesa Evangelica Metodista d’Italia nei confronti
della Conferenza della Gran Bretagna. Direi che principalmente tre
sono le tappe fondamentali della ricerca dèi Metodismo italiano nel
periodo indicato e che dividerò in tre date.
1962
È l’anno dell’autonomia. In
proposito è significativo l’atto
del conferimento deirautonòmia
stessa. Questo atto contiene un
capitolo dedicato alla « base dottrinale » della Chiesa Evangelica
Metodista d’Italia e vi si afferma
che questa chiesa « accetta l’eredità della fede apostolica e riconosce lealmente i principi fondamentali dei credi storici e della
Riforma Protestante ». Inoltre
« le dottrine della fede evangelica che il Metodismo ha professato sin dal principio, e tuttora
professa, sono fondate sulla rivelazione divina contenuta nelle
Sacre Scritture ». Queste « basi
dottrinali » sono formulate in vista della testimonianza e della
missione nel mondo. Questa vocazione alla testimonianza sarà
espressa dai « Predicatori » ministri e laici. Ecco il punto. Nel
documento citato c’è viva la consapevolezza che c’è un solo ministero nella chiesa e cioè quello
della predicazione dell’Evangelo.
Ci sono poi modi diversi di esercitarlo.
Per cui i ministri (pastori) non
sono investiti di un sacerdozio di
specie diversa da quello che è
comune a tutto il popolo di Dio.
Non hanno in esclusiva la prerogativa di predicare l’Evangelo e
di curare le anime. Il ministero
cristiano si fonda sulla chiamata
di Dio che concede i doni dello
Spirito. Si giunge quindi ad affermare che la Chiesa Metodista
osserva la dottrina del sacerdozio universale dei credenti per
cui non esiste un sacerdozio « detenuto esclusivamente da un ordine particolare o da una particolare categoria di uomini ».
1968
La Conferenza della Chiesa Metodista che si tiene a Savona nel
1968, in un documento suH’impegno della chiesa nel nostro tempo punta sulla « riaffermazione
del principio del sacerdozio universale dei credenti con Timmediata valorizzazione del diaconato in tutte le implicazioni che esso ha nella vita della chiesa secondo l’insegnamento della Scrittura ». E’ anche l’anno in cui la
Chiesa Metodista « inventa » il
secondo ruolo pastorale. Questo
ruolo si differenzia dal primo, il
pastorato a tempo pieno, non per
dignità, per qualità e preparazione, ma per un diverso rapporto
amministrativo con la Conferenza.
Questa riflessione sui ministeri
della Conferenza 1968 è condotta
in vista della predicazione della
Parola di Dio in un tempo di crisi, di radicali trasformazioni, ma
anche di importanti fermenti.
Questa predicazione così si precisa: « Le nostre comunità prendano coscienza che non possono
coltivare soltanto una vita di pietà nel loro interno, ma devono
anche annunciare l’Evangelo, sen
za compromessi, a tutto il Paese.
La chiesa rifiuti di essere conforme a un sistema di vita che
vuole soltanto conservare se stesso, ma accetti di promuovere il
processo di liberazione dei minimi dallo sfruttamento ».
A tal fine la riaffermazione del
principio del sacerdozio universale dei credenti cui mi sono riferito sopra.
L’essere chiesa, i ministeri non
sono dei dati, dei principi teologici immutabili, ma strumenti
che hanno un senso e si precisano sulla base della testimonianza
delI’Evangelo in un particolare
momento storico.
1975
Un anno veramente fecondo
dal punto di vista della riflessio
ne sulla chiesa e sui ministeri. A
maggio il rapporto del comitato
permanente ai circuiti, in agosto
un ordine del giorno della Con-.„
ferenza, in settembre il documento conclusivo della riunione
pastorale di Ecumene segnano
un importante passo in avanti rispetto alle due tappe precedenti
prolungandone le linee, precisandone gli obiettivi e forse anche
in maniera originale. Si analizza
la crisi profonda in cui si dibatte il nostro Paese mentre si prende coscienza che sul piano politico, economico, non esiste un
contributo specifico della chiesa.
In questi campi si fanno delle
scelte fra le proposte che la storia elabora. Matura nello stesso
tempo la convinzione che « non
vi è una relazione di conseguenza
meccanica tra mutamento dei
rapporti di produzione e dell’assetto sociale e politico e mutatamento culturale: piuttosto lo
stesso quadro culturale esistente
costituisce un nodo da sciogliere
in vista del conseguimento di
una effettiva trasformazione della società ». E’ il nodo della cultura cattolica. Una espressione
che non ci rimanda solo a delle
tradizioni ecclesiastiche, ma si
tratta di « un progetto di vita
condizionato da una mentalità
individuale e collettiva della società italiana ispirata da un complesso di posizioni ideologiche e
di atteggiamenti concreti riassumibili sotto la denominazione di
cultura cattolica, che in gran parte affonda ancora oggi le sue radici nella Controriforma ». I documenti individuano alcuni elementi della cultura cattolica nel
principio di autorità, di mediazione gerarchica, di meritocrazia, ecc. Elementi questi che
hanno finito per determinare negli italiani un certo modo di essere, di fare politica, di rapportarsi allo Stato.
I documenti citati, dopo aver
individuato nella lotta alla cultura cattolica uno dei principali
obiettivi delle nostre chiese, danno alcune indicazioni. Si tratta
essenzialmente di contrapporre
una vigorosa predicazione dell’Evangelo che, negando certi va
lori religiosi, certe credenze, colpisce quegli strumenti ideologici
indispensabili per il mantenimento della cultura cattolica stessa.
Tutto questo comporta, impone,
un profondo ripensamento del
nostro modo di essere chiesa, di
esercitare il ministero della predicazione. In particolare si rende
necessario un ripensamento del
ruolo del pastore che comporta a
sua volta un ripensamento sm
rninisteri in generale. Si tratta
di rifiutare la concezione sacrale
del ruolo pastorale che isola il
pastore dalla comunità: questo
per es. è un segno evidènte di
riassorbimento da parte di quella cultura.
E’ nel contempo necessario supmare anche ogni tentazione individualistica del pastore. Il suo
ruolo non va definito una volta
per tutte, né si può pensare ad
Un pastorato che abbia una validità in sé. Il ruolo del pastore
viene definito in relazione alla
linea di testimonianza che le
chiese elaborano in vista della
predicazione in un particolare
momento storico. In questa visione il pastore si « configura come strumento di aggregazione
comunitaria » sulla linea elaborata.
Questi riferimenti sono molto
schematici per ovvie ragioni di
spazio, ma penso siano sufficienti per darci un’idea abbastanza
precisa di una visione della chiesa non come qualcosa di statico,
di immutabile, né tantomeno di
una istituzione che abbia un valore in sé. Si presenta invece come avvenimento. La chiesa avviene quando i credenti si confrontano con l’Evangelo, si lasciano
mettere in questione da esso, e
lo predicano nelle vicende umane e storiche del momento. La
chiesa è quella parte di mondo
che cerca di vivere in una costante ricerca delTubbidienza a
Gesù Cristo all’interno della storia e per far questo si dà gli strumenti più idonei.
Siamo di fronte ad una prospettiva di continuo rinnovamento, non nel senso di aggiornamento, ma di conversione. In
questo senso il metodismo italiano dei nostri giorni si salda
profondamente nella tradizione
metodista più autentica.
Valdo Benecchi
Terminiamo con questo articolo lo studio sui ministeri. I precedenti articoli sono stati pubblicati sui numeri 2, 3, 4, 6, 7, 9 del
1978.
UN CONVEGNO A ECUMENE
FGEI e ministeri
Il 18 e il 19 marzo si è svolto
ad Ecumene il convegno indetto dalla Fgei-Centro. L’incontro,
che ha visto la partecipazione
dei vari gruppi Egei del Lazio e
di quello abruzzese di Villa San
Sebastiano, era stato convocato
per una riflessione sul tema dei
« Ministeri » nella chiesa. La rilettura critica del testo di Paolo (I Corinzi), proposta dai giovani della Facoltà valdese di
teologia, ha permesso a tutti di
avere una visione più completa
e approfondita di questo .delicato problema.
«Il ministero non assume —
è stato detto — un carattere
particolare, sacro o limitante,
ma tutti nella comunità, alla pari, senza distinzioni di sorta,
possono essere i portatori dei
"carismi”, dei doni, della speranza. Il carisma non è esclusivo del pastore, dell’anziano e
del diacono investito, ma è di
tutta la comunità e di tutto il
popolo di Dio. La volontà e il
disegno di Dio non sempre passano o si identificano per o con
la chiesa: spesse volte seguono
strade diverse, impensabili. Da
questa consapevolezza si impone ai credenti quotidianamente
la verifica e l’umile prova della
loro testimonianza e fedeltà al
Signore ».
I lavori sono poi proseguiti
con la lettura e la discussione
di due relazioni di cui una
rappresentava il tentativo di
analisi della situazione dei vari
gruppi Egei presenti a Roma e
nel laazio e l’altra invece il resoconto che allo scadere del suo
mandato la giunta, in parte dimissionaria, presentava all’as.semblea. Da queste due relazioni è emerso chiaramente e
drammaticamente lo stato di
disgregazione e di crisi che vivono i vari gruppi giovanili in
questo momento difficile per
tutti, ma sono anche però emersi la- volontà e l’impegno della
Egei a sviluppare un lavoro sempre più approfondito e capillare
che possa in qualche modo ricomporre quella frattura determinatasi tra la generazione del
’68 e le nuovissime leve della
gioventù protestante. In questo
senso deve essere visto rincontro che la nuova giunta (Roberta Peyrot, Rossana Di Passa,
Mauro Pons, Stefano Spuri) ha
proposto di avere al più presto
con le comunità di base: un’ulteriore possibilità di studio e di
dibattito del « politico » connessa però a quella non meno importante, soprattutto per i giovani, d’incontro, di scambio di
amicizia e di « esaltazione del
personale e del vissuto ».
Luciano Cirica
MI DOMANDO
PERCHE’
Egregio Direttore,
leggo nel n. 13 dell’Eco-Luce la protesta di Mario Gherardi e della mia
amica Graziella Perrin per la pubblicazione nel n. 5 di Com-NT della prosa che Franca Rame doveva recitare
nella sua tournée di gennaio, nonché
nel n. precedente la protesta della TEV
(51 firme) per la stessa pubblicazione.
Mi domando perché queste persone
non hanno scritto direttamente al Direttore responsabile di Com-NT invece di passare per l’Eco-Luce : se sono
abbonati, lo conoscono; se non lo sono
perché, invece di lodare le belle pagine di dom Franzoni o di Marco Rostan o la presentazione del pezzo stesso,
rilevano solo quella prosa audace, che
in un primo momento ha choocato e
disgustato anche me? Ma pensiamo che
Gesù quando si trovava tra « i pubblicani e le meretrici » sentisse espressioni meno triviali? Se conosciamo i
« carugi » di Genova, o Porta Palazzo
a Torino, o Trastevere a Roma, saippiamo che la rabbia popolare delle
donne mercificate prende proprio quel
violento linguaggio : ma forse non lo
vogliamo sentire per rimanere nel nostro puritano perbenismo, anche se le
nostre chiese ormai sono in prevalenza disertate da contadini, operai e povera gente e ci rimaniamo noi, borghesi e intellettuali, a ragionare su
temi spesso astratti ed ermetici. Ma
chi sa che molti a ultimi » non diventino veramente « primi » nel regno di Dio e noi, divenuti sale insipido, siamo buttati fuori perché ormai
mutili?
Ketty Comba Muston,
Torre Pellice
TRATTENUTA
DI PROTESTA
Egregio Signor Direttore,
« Perché i laici tacciono? » chiede il
Dr. Gherardi nella sua lettera riportala nel numero del 31 marzo scorso.
Ebbene, ritengo che, se molti tacciono
per indifferenza, non pochi tacciono
perché convinti che i responsabili della nostra chiesa, preoccupati unicamente di destreggiarsi onde non contrastare le dottrine oggi prevalenti, in questo come in altri casi, eviteranno di
assumere un atteggiamento chiaro e
responsabile, per cui le proteste non
cambieranno assolutamente nulla.
Ma occorre anche supporre che (purtroppo!) il luridume pubblicalo da
COM-NT sia approvato da una larga
fascia di membri delle nostre comunità e cioè, sia dai deputati che al Sinodo votarono a favore del finanziamento a COM-NT, sia dai membri elettori che li delegarono a rappresentare le
comunità (Vedansi Atti Sinodali 1974).
Per quanto mi concerne, se questo
può interessare qualche lettore, ho deciso da tempo la forma della mia protesta: indicherò sulla busta della contribuzione per il corrente anno la seguente postilla da riportare sulla
relazione annua « Sulla mia contribuzione annua di Lire..., ho operato una
ritenuta simbolica di Lire Cento per
protestare contro il finanziamento dato
dalla Chiesa Valdese alla pornografia
(Vedasi COM-NT del 5.2.’78) ».
Augurandomi che sia possibile pub
blicare integralmente sul prossimo numero, ringrazio e saluto distintamente.
Guido Baret, Pomaretto
RISPOSTA
ALLA LETTERA DEI 51
FIRMATARI
Caro Direttore,
al fine di contribuire a chiarire il
problema sollevato dalla pubblicazione
su COM/NT deirormai famoso testo
di Franca Rame la Tavola ritiene opportuno che i lettori siano a conoscenza della lettera inviata il 12 marzo come risposta ai firmatari della lettera
poi pubblicata sull’Eco-Luce del 17
marzo 1978:
Cari Fratellii
la Tavola ha preso in esame la uostra lettera del 3 marzo, in cui esprimete la vostra rimostranza per la pubblicazione su Com-Nuovi Tempi delVestratto teatrale della Sig.ra Franca
Rame.
Comprendiamo la situazione di disagio vostra e di altri fratelli di fronte
a un testo che. nelVintenzione di presentare un problema reale, usa un linguaggio non accettabile per la sensibilità di molti di noi.
I rapporti tra la Chiesa Valdese e
Com-NT sono stati stabiliti dal Sinodo
e non comportano per la Tavola potere
censorio.
Riteniamo che la linea del giornale
non possa essere valutata unicamente
in base alla pubblicazione di un documento che, benché discutibile, tuttavia
nasce da una problematica di una certa attualità sociale e culturale. Il giornale ha la sua piena autonomia e una
funzione di contatto e dialogo anche
con ambienti estranei alla nostra Chiesa. Poiché la vostra lettera vi rivela
lettori del giornale^ voi certo sapete
che la problematica da esso affrontata
va assai al di là di una pagina giudicabile di dubbio gusto.
Non riteniamo inoltre di accogliere
la vostra proposta di una pubblica dissociazione di responsabilità, sia perché
questa non sussiste, sia perché non
consideriamo utile sollevare problemi
che riguardano espressioni verbali non
opportune, trascurando invece questioni
di fondo di ben diversa portata. Ci sembra infatti che è nella concretezza delle situazioni che noi dobbiamo confrontarci e portare la nostra testimonianza
di fede nella volontà di comprendere
la realtà delle altrui posizioni al di là
delle parole che le esprimono e che a
noi possono dispiacere.
Fraterni saluti
Per quel che riguarda il sostegno finanziario a COM/Nuovi Tempi esso
è stato deciso dal Sinodo nei termini
delFatto 32/SI 1977 che riportiamo:
Art. 32 - Il Sinodo, riconoscendo nel
settimanale Com-Nuovi Tempi uno
strumento utile di scambio e di dialogo con settori del paese aperti alla ricerca di fede, si augura che in avvenire siano maggiormente presenti i temi
biblici e della testimonianza cristiana;
impegna la Tavola valdese ad assicurare anche per il prossimo anno, un
adeguato numero di abbonamenti al
periodico.
In particolare si precisa che il contributo della Tavola consiste esattamente in L. 2.000.000 rimasti invariati dal 1974.
Tale somma copre l’importo di abbonamenti sostenitori a favore principalmente degli operai della Chiesa.
Tanto dovevamo a titolo di informazione.
Con cordialità
Past. Guido Colucci
Segretario della Tavola
Con questi ulteriori due interventi
e con la risposta del Segretario della
Tavola riteniamo di poter chiudere
questo argomento: siamo certi che i
lettori delVEco-Luce, siano essi lettori
o meno di Com-NT, hanno avuto modo di farsi un^idea della questione
senza bisogno di ulteriori interventi.
Tanto più che alcune lettere su altri
argomenti sono ^slittate” di un paio
di numeri.
Franco Giampiccoli
CI RISIAMO?
Caro Direttore,
chi segue la trasmissione « Protestantesimo » in TV, dopo molta bile
ingoiata per l’orario impossibile con
cui andava in onda la domenica notte,
si era rallegrato per il nuovo orario
delle 22,45 del lunedì. Allegrezza di
breve durata. La settimana scorsa il
Radiocorriere spostava l’orario alle 23
e la trasmissione del 3 aprile iniziava
alle 23,15. E’ con amarezza che dobbiamo constatare di essere presi in giro da chi evidentemente non rinuncia
ad emarginare la presenza protestante
nei mezzi di comunicazione di massa
del nostro Paese.
Carlo Papini, Torino
Nel prossimo
numero
In occasione del 25 aprile l’Eco-Luce ristampa
l’articolo Befehl von
oben (ordine superiore) che un pastore valdese scrisse sull’Eco
nell’agosto 1945.
In vista delle Assemblee di circuito, molte
delle quali si terranno
il 7 maggio, l’Eco-Luce
dedicherà una pagina
al rendiconto del 1977
con la situazione degli
abbonamenti 1978 raffrontata agli abbonamenti 1977.
TI n. 16 del 21/4 è l’ultimo che viene inviato
a quanti non hanno
rinnovato l’abbonamento per il 1978.
5
14 aprile 1978
[sette del nostro tempo LA RELIGIONE BAHA’ij
i
La religione futura di un Cristo già tornato
I seguaci di Babà (la gloria divina) affermano che la loro è la nuova religione che riassorbirà in sé tutte le altre.
In realtà si tratta di una religione in più che si distingue per le proprie pretese di superiorità sulle altre
Giovedì, 30 marzo, leggo un annuncio su « La Stampa »: « Centro Bahà’i, ore 21... pubblico dibattito su ”11 ruolo della Religione nella società del futuro” ». Ci
vado.
Una stanza al pian terreno che
dà direttamente su via Cesare
Lombroso. Nel caminetto arde
un fuoco vivo, in fondo alla stanza un letto, due poltrone, un tappeto al centro della stanza, alcune sedie intorno.
I partecipanti arrivano alla
spicciolata, alla fine siamo in tutto una ventina. I fedeli Bahà’i
presenti sono in gran parte orientali, siriani, oppure « orientaleggianti», soprattutto le signore. Alla fine arriva il professore
atteso per la serata: un dotto
professore orientale, che parla
un italiano arabizzato.
La religione del futuro — sostiene il professore — è la fede
Bahà’i. Questa è « la » nuova religione che abbraccerà tutte le
nazioni, i popoli e le razze. Le altre religioni sono destinate a
scomparire, per fondersi tutte
nell’unica religione del futuro.
Perché questo privilegio alla
religione Bahà’i?
Perché — sostiene il professore — la religione Bahà’i cerca e
procaccia l’unità del genere umano : siamo tutti foglie di uno
stesso albero e frutti di uno stesso ramo. Unità del genere umano
e unità di fede: la religione Bahà’i non è frazionata come le altre religioni. E il professore cita, a questo proposito, in modo
particolare il protestantesimo.
Cercando l’unità la fede Bahà’i
si adopera per la pace, per la
« grande pace » del futuro.
Inoltre è una religione che proclama l’unità fra scienza e fede,
l’equilibrio delle energie del creato. Materia e spirito sono due
forze gemelle, le due ali sulle
quali si regge il volo simbolico
della vita umana. Viene perciò
bandita ogni forma di costrizione
e di superstizione. E qui il professore polemizza in modo particolare con il cattolicesimo.
L’immagine delle due ali viene
ripresa dal professore per illustrare l’equilibrio fra i sessi:
l’energia maschile e l’energia
femminile. Non si può raggiungere una posizione di unità nel
mondo se una di queste forze
deve soggiacere all’altra. La fede Bahà’i proclama quindi una
completa parità fra uomo e
donna.
I Bahà’i sanno « interpretare »
le Scritture. I cristiani, ad esempio, interpretano in modo letterale la profezia del ritorno di
Gesù « dalle nuvole del cielo ». E
non capiscono che la profezia
non era riferita a un ritorno di
« Gesù di Nazareth » ma della
sua « Manifestazione » spirituale.
pagina a cura dì
LIETTA PASCAL
La fine del mondo non va intesa
come « fine », come « distruzione », ma come fine di un’Era ed
inizio di un’altra Era.
La nuova Era è iniziata con la
Manifestazione di Bahà’u’llàh. I
fedeli Bahà’i che lo hanno riconosciuto — sostiene il professore — sono per questo la « religione del futuro ». Le religioni
antiche sono come alberi vecchi,
che danno foglie morte, autunnali, cadenti, mentre la fede Bahà’i è un virgulto di primavera,
destinato a crescere e diventare
un albero — l’unico albero — che
porterà frutti nel futuro.
Finita l’esposizione del professore la discussione si accende.
Sono presenti anche altre persone non appartenenti alla loro
fede.
I fedeli Bahà’i difendono le
proprie posizioni con il metodo
della polemica e deU’apologia,
proprio delle religioni «storiche».
Difendono la propria religione
come 1’« unica vera » con l’ardore dei « settari ».
I loro sforzi per dimostrare
che Bahà’u’llàh, la « manifestazione divina », è storicamente esistito, è l’incarnazione divina, il
profeta atteso, fanno pensare alle infinite discussioni dei teologi
cristiani sul « Gesù storico ».
Dichiarano di non avere dogmi
ma affrontano i problemi con
spirito fortemente « dogmatico »,
intransigente. Vogliono convincere l’interlocutore che la « loro »
è 1’« unica vera fede », alla quale
si arriva per « l’evoluzione » dello spirito e dell’intelligenza, con
uno sguardo di farisaica commiserazione per chi « non è ancora
capace a comprendere ».
II cristiano è « nel vecchio », così si esprimono. Una signora parla della sua « conversione » dal
cristianesimo alla fede Bahà’i, e
si riferisce al passato dicendo:
quando appartenevo al « mondo
vecchio ».
Ma che cos’ha di tanto « nuovo » questa religione che ha la
pretesa di essere la sola vera
erede del futuro?
Porta con sé tutti i difetti delle antiche religioni, dal settari
smo, al dogmatismo, al farisaismo, al proselitismo fanatico
A un antico « formalismo religioso » ha sostituito un « nuovo »
formalismo, a una tradizione che
conta 2.000 anni una tradizione,
altrettanto pesante, anche se ne
conta solo 150.
In realtà la fede Bahà’i non
rappresenta una spontanea convergenza di tutte le religioni, ma
una religione in più, una delle
tante esistenti, più setta che religione, che si distingue per le
proprie pretese di superiorità
sulle altre religioni.
Io ho trovato la fede Bahà’i
« più vecchia » del cristianesimo.
Le manca la tensione escatologica, la speranza, l’attesa del Regno.
T empio batta'i di
Francoforte il giorno
della sua inaugurazione il 4 luglio 1964.
CENNI STORICI
Dall’Islam
alla nuova rivelazione
Il 1844 è la data che segna la
nascita della religione Bahà’i.
In quell’anno, a Shiràz, nella Persia meridionale, un giovane sciita, Mirzà All Mohammed,
proclama la propria missione di
riformatore religioso e di «Porta» (in arabo «Bab») della conoscenza divina nell’attesa di
« Colui che Dio manifesterà ».
Una missione di precursore e di
profeta della prossima incarnazione divina, un Giovanni Battista della fede' Bahà’i.
Il messaggio della rivelazione
del « Bab » segna la fine di qualsiasi altra autorità religiosa e
quindi l’abrogazione delle leggi
islamiche : ha inizio il « tempo
della fine del mondo »,
Le autorità religiose islamiche
perseguitarono fin dall’ inizio
questi « pericolosi eretici ». Lo
stesso « Bab » morì martire.
Dopo la sua morte, nel 1863,
DAGLI SCRITTI SACRI DELLA SETTA
«Parole celate»
O FIGLIO DELL’UOMO!
Tu sei il Mio dominio e il Mio
dominio non perisce mai; perché temi dunque di perire? Tu
sei la Mia luce, e la Mia luce
non si estinguerà mai; perché
dunque temi la estinzione? Tu
sei la Mia gloria e la Mia gloria non si affievolisce ; tu sei
la Mia veste e la Mia veste non
diverrà mai logora. Dimora
dunque nel tuo amore per Me,
cosicché tu possa trovar Me nel
regno della gloria.
Principi fondamentali
della fede
1. Libera ricerca del vero.
Abbandono di ogni superstizione e di ogni pregiudizio.
2. Unità del genere umano.
« Tutti siamo foglie di uno
stesso albero, fiori di uno
stesso giardino ».
3. La religione deve portare
all’armonia ed all’amore, altrimenti non è religione.
4. I princìpi fondamentali
spirituali sono comuni a tutte le religioni.
5. La religione deve essere
in accordo con la scienza e
con la ragione.
6. Pace universale. Fondazione di una Lega universale
delle Nazioni, di un tribuna
I!
le internazionale e di un parlamento internazionale.
7. Adozione di una lingua
ausiliaria internazionale, che
dovrà essere insegnata in
tutte le scuole del mondo.
8. Educazione obbligatoria
per tutti, e superiore per certi riguardi per le ragazze, che
saranno le prime educatrici
della prossima generazione.
9. Uguali possibilità di sviluppo ed uguali diritti e privilegi per ambo i sessi.
10. Lavoro per tutti: nessun
ricco ozioso, nessun povero
ozioso. Il lavoro eseguito nello spirito di servizio e di preghiera.
O FIGLIO DELLO SPIRITO!
Io ti ho creato nobile, eppure
ti sei degradato. Sorgi dunque
per raggiungere ciò per cui tu
fosti creato.
O FIGLIOLI
DELLA POLVERE!
Narrate al ricco quanto sospiri il povero nel colmo della notte, affinché l’indiflerenza non lo
conduca sulla via della distruzione e non lo privi dell’Albero
dell’Opulenza. Il donare e l’essere generosi sono attributi Miei;
bene merita colui che s’adorna
delle Mie virtù.
O FIGLIO DELLA
VISIONE MERAVIGLIOSA!
Io alitai entro di te il soffio del
Mio stesso Spirito, acciocché tu
potessi divenire il Mio adoratore. Perché Mi hai abbandonato
ed hai cercato d’amare altri che
non Me?
O FIGLIO
DELL’ESSERE SUPREMO!
Ho fatto della morte un messaggio di gioia per te. Perché ti
duoli? Io creai la luce per diffondere il suo splendore su di
te. Perché te ne schermisci?
O FIGLIO
della POLVERE!
In verità Io ti dico; Di tutti
gli uomini il più negligente è
colui che disputa vanamente e
cerca d’avvantaggiarsi a scapito
del fratello. Ascoltate, o genti!
Le opere e non le parole siano
il vostro ornamento.
Da : « Le Parole Celate » di Bahà’u’llàh. Roma, Gasa editrice Bahà’i, 1977.
in un giardino dei sobborghi di
Bagdad, avvenne un altro importantissimo fatto storico della religione Bahà’i. Mirzà Husain Ali
Núrí, più noto col nome Bahàu’ilàh che significa « gloria di
Dio », proclamò di essere colui
la cui venuta era stata predetta
dal « Bab » : « Colui che Dio manifesterà ».
Bahà’uTlàh infatti è accettato
dalla religione Bahà’i come la
nuova manifestazione di Dio, il
fondatore del nuovo ciclo universale.
Bahà’u’llàh è il Cristo ritornato. Ma ánche la Manifestazione attesa, nella pienezza dei
tempi, da tutte le religioni: il 5”
Buddha atteso dai Buddisti,
la reincarnazione di Khrisha attesa dagli Indù, il Signore degli
Eserciti atteso dagli Ebrei, lo
Ahah-Behram atteso dagli Zoroastriani, il Mahdi atteso dai
Musulmani Sunniti e il Qu’im
atteso dai Musulmani Shiiti.
Dopo la morte di Bahà’u’llàh
(ma i Bahà’i parlano di «ascensione») avvenuta nel 1892, divenne capo spirituale della comunità Bahà’i suo figlio Abbàs Effendi, noto come Abdu’l-Bahà
che significa «il servo della gloria ».
poste fino ai sommi organi amministrativi bahà’i. Inoltre esijste un digiuno di diciannove
giorni prima dell’inizio dell’anno bahà’i che coincide con l’equinozio di primavera. C’è inoltre l’obbligo della preghiera, tre
volte al giorno, con formule
stabilite.
Non esistono sacerdoti. La loro autorità è sostituita da « Assemblee » elettive che durano in
carica un anno e sono elette, in
spìrito di preghiera, il 21 aprile, anniversario della dichiarazione di Bahà’u’llah di essere la
Manifestazione divina, e grande
festa bahà’i.
Negli Stati dove esiste un numero sufficiente di Assemblee
locali, si elegge, in secondo grado, ima Assemblea nazionale.
Le Assemblee nazionali, a loro volta, eleggono il vertice di
questa piramide amministrativa, la « Casa Universale di Giustizia ».
Attualmente vi sono nel mondo oltre Ì7.D00 Assemblee spirituali bahà’i locali e 115 nazionali. n centro mondiale della
fede è a Haifa (Israele), sul
monte Carmelo, dove ha sede
la «Casa Universale di Giustizia a.
Ab-dul-Bahd, figlio di
Bahà’u’llàh, succeduto al padre come capo spirituale della
comunità bahà'i.
In seguito fu nominato « Custode della Causa » il nipote di
Abdu’l-Bahà, Shoghi Effendi.
Quando quest’ultimo morì, nel
1957, la comunità fu retta da un
consiglio di «Mani della Causa»,
al 1963, quando fu eletta V
prima « Casa Universale di Giustizia ».
Organizzazione
deila comunità
La religione Bahà’i rifiuta
dogmi, riti e sacramenti. La comunità si riunisce ogni diciannove giorni, secondo il nuovo
calendario istituito dal « Bab ».
In queste riunioni i Bahà’i leggono i loro scritti sacri, discutono assieme gli affari della loro comunità e del mondo e possono far giungere le loro pro
Benché i Bahà’i non abbiano
una forma, fissa di culto pubblico i loro testi sacri raccomandano l’erezione di templi, «luoghi dove all’alba si levano le
menzioni del nome di Dìo », edifici a nove lati dove vengono
letti testi sacri e cantati inni
spirituali di tutte le religioni.
Ogni continente ha il suo tempio: ne esistono a Wilmette (Illinois, presso Chicago), a Ashkhabad (Turkmenistan sovietico), a Rampala (Uganda), a
Sidney (Australia), a Francoforte (Germania).
La Comunità Internazionale
Bahà’i é rappresentata alle Nazioni Unite fra gli Organi non
Politici.
La contribuzione è libera e segreta, considerata im sacro dovere per ogni credente. Non viene accettata nessuna contribuzione effettuata da non-Bahà’i.
6
14 aprile 1978
valli
ALLE VALLI OGGI
II
dibattito
ristagna ?
Il documento pubblicato sull’Eco-Luce del 31 marzo e che riguarda le proposte formulate
dalle responsabili FDEI e da altre donne evangeliche sull’istituzione del consultorio familiare
in progetto nelle valli Chisone e
Germanasca, richiede ad un certo punto la laicità dei servizi.
Durante la discussione a Perosa, si è avuto a questo riguardo
un attimo di perplessità: è legittimo che un gruppo dichiaratamente confessionale si pronunci a favore della laicità? Ma subito l’obiezione ha avuto una risposta: noi chiediamo che i servizi pubblici siano laici, non per
questo intendiamo rinunciare alla nostra posizione di donne credenti inserite in una chiesa evangelica. Nel caso particolare del
consultorio familiare, laicità significa rifiutare qualsiasi tipo di
consulenza religiosa, anche nostra, ma non significa rinunciare
a discutere i problemi connessi
con il sesso e la famiglia all’interno delle nostre organizzazioni
ecclesiastiche. Portare nella società moderna il messaggio dell’Evangelo non vuol dire certamente presentarsi con posizioni dottrinarie rigidamente formulate, ma iniziare con le altre
donne una ricerca che può anche
provocare dubbi e ripensamenti.
Ma siamo poi cosi allenati ( tutti, uomini e donne) ad affrontare questi argomenti nelle comunità, sulla nostra stampa, nelle
assemblee?
Il Gruppo Donne FGEI-Valli
ha pubblicato su questo stesso
settimanale una serie di articoli
che avrebbero dovuto provocare
un dibattito, ma il dibattito non
c’è stato; eppure è impossibile
che tutti siano d’accordo con
quanto affermano le nostre sorelle. E’ bastato, invece, un modestissimo accenno al patois per
causare commenti, prese di posizione personali e non, insomma
per dimostrare che la questione
interessa.
Altro esempio, la reazione alla
pubblicazione su ” Com-Nuovi
Tempi” del testo teatrale di
Franca Rame «Tutta casa, letto
e chiesa ». Non mi voglio riferire
a severe denunce che sanno molto di artificio e di indignazione
manovrata, ma al reale senso di
disagio che si prova leggendo
quel testo. E’ vero che un brano
teatrale è vivo ed ha un significato soltanto nell’ immediatezza
della rappresentazione, ma è anche vero che il problema espres^
so da Franca Rame, cioè la solitudine della donna nei momenti più essenziali della sua vita,
è una realtà che non si può ignorare.
Ci sentiamo a disagio per un
linguaggio libero, che nei nostri
ambienti non siamo abituati ad
adoperare, perché preferiamo
trattare tutte le questioni dal
punto di vista intellettuale, ragionandoci su, sforzandoci di
adoperare il cervello più che facendo ricorso al sentimento.
Può essere il risultato della
nostra educazione protestante,
rigidamente intellettualistica (e
del tutto stimabile per molti
versi) ma che nei rapporti con
il prossimo dà spesso un’impressione di freddezza e di distanza.
Forse è venuto il momento di
rivedere il nostro modo di pensare, di aprirci di più a capire
gli altri e noi stessi, non per adeguarci alle strutture del nostro
mondo, ma per trasformarle, come da sempre ci è stato comandato di fare.
Liliana Viglielmo
Hanno collaborato a questo
numero: Danielle Jouvenal Augusto Armand Hugon - Luigi Marchetti - Daniela Platone - Teofilo Pons - W. e J.
Gönnet - Dino Gardiol - Alberto Taccia - Franco DaviteDomenico Abate.
DOVE VA L’IDENTITÀ’ OCCITANA?
Perché non far la festa
del Piemonte in Sud-Tirolo?
Ultimamente e su diversi giornali (Stampa, Eco delle Valli),
e a più riprese, appaiono articoli trattanti la questione Occitana; grosso modo due sono i generi in cui questi articoli si possono classificare: il primo si limita a considerare il problema
sotto il punto di vista folcloristico-culturale. Il secondo mette
più o meno apertamente in discussione resistenza degli Occitani -come popolo, distinto da
millenaria cultura dalle popolazioni piemontesi della piana e
accusa esplicitamente gli occitanisti di tracciare artificiose
frontiere linguistiche. A questo
proposito sarebbe vantaggioso
per le otto misteriose firme autrici deirarticolo « Questi sono
gli Occitani » consultare l’Atlas
linguistique de Franco oppure
l’Atlante linguistico italiano
presso rUnlversità di Torino, al
fine di raffinare le loro conoscenze in proposito.
Quanto all’Escolo du PO, se
pur indubbi sono i suoi meriti
per la nascita di una letteratura provenzale (non si definiva
ancora come Occitana, cioè riguardante tutto il sud della
Francia), essa ha incontrato
grossi ostacoli nel suo funzionamento per le sue numerose
ambiguità tra cui: 1) il fatto di
considerare le valli Decitane
come punto d’incontro tra due
culture, quella provenzale e
quella piemontese, negando
quindi al patois la sua matrice
occitana diversa ed indipendente dalla piemontese. 2) L’occuparsi esclusivamente della lingua e non della realtà socio-economica delle valli, rinunciando
così a migliorarla rimuovendo
la causa del suo declino. Di conseguenza il fatto che il Dott. Buratti sia socio ad honorem del
Felibrige, organizzazione prettamente culturale al giorno d’oggi
quasi estinta ed in mano a forze conservatrici, non stupisce
affatto e nori prova in nessun
modo il suo impegno prò occitani.
Fatte queste precisazioni,, veniamo all’amore e alla fratellanza dei piemontesisti verso gli
Occitani, di cui con tanta fratellanza Goria e Buratti parlano. Anzitutto il rapporto di parità e lo scambio culturale salutare alle due parti: a quel
proposito due domande: 1) A
quanti patoisants è già successo di potersi servire dell’occitano in territorio piemontese a
contatto con i Piemontesi? 2)
Quanti Piemontesi venendo nelle valli si rivolgono alla popolazione locale in Occitano?
La festa del Piemonte in territorio Occitano è un chiaro tentativo di colonizzazione culturale, successiva del resto ad Una
quasi totalmente avvenuta colonizzazione economica. Chi infatti è possidente di grosse strutture turistiche e chi opera speculazioni edilizie indiscrimina
tamente se non i capitalisti della pianura? Chi deve viaggiare
ogni giorno fino a Pinerolo, Saluzzo. Cuneo o Torino per lavoro o studio, o emigrare portando con sé a naufragare la sua
lingua e la sua cultura se non
i montagnards delle valli occitane? A differenza di quanto questi eminenti studiosi pensano,
la cultura occitana per la gente
delle valli non è né riscoperta .né studiata, ma vissuta,
vissuta ogni giorno con la gerla
sulle spalle o dentro le miniere,
e finora neanche il turismo industriale è riuscito a distruggerla. Di folcloristico c’è solo la
figura che è stata creata dell’abitante della montagna, dimenticato da tutti anche dagli amministratori degli enti locali, che
al suo modesto ma competente
parere hanno preferito quello
più sofisticato dei luminari della cultura occitana. Come si può
pretendere quindi che la festa
del Piemonte in Occitania abbia
altro scopo se non quello di dare il colpo di grazia, assorbendoli definitivamente, ai nuclei
più puri di lingua occitana come è successo a Ponte Chianale in vai Varaita? E se l’obiettivo fosse solo scambio culturale,
perché non provare a far le feste del Piemonte in Val d’Aosta, in Lombardia o magari in
Sud Tirolo !
Enrico Tron
Italo Breuza
Ilario Pons
PINEROLO: ATTUALITÀ’ DELL’ETICA
“ Qualsiasi cosa facciamo
i'
coinvolgiamo Cristo
Problemi etici in un incontro biblico
19
Nella sala del tempio valdese
di Pinerolo, abbiamo partecipato, le settimane scorse, ad alcune serate di studio, organizzate
dal Collettivo ecumenico di ricerca biblica di Pinerolo e dal
centro ecumenico di Agape.
Le prime due serate (1) (venerdì 31 marzo e sabato 1 aprile) sono state dedicate alla riflessione sul problema dell’etica
in Paolo da Tarso. La prima è
stata aperta da una comunicazione, di carattere generale, del
past. Paolo Ricca, che ha illustrato alcune caratteristiche fondamentali del discorso sull’etica, contenuto nelle lettere paoline: si tratta di un insieme di
indicazioni, non organiche, quasi un discorso incompiuto, fatto da un uomo che vive in mezzo alle polemiche, il cui messaggio è continuamente fonte di
polemiche e di contraddizioni
per le comunità a cui si rivolge,
un uomo che intende non esasperare la tensione già forte,
provocata dal suo messaggio teologico, con delle affermazioni, in
campo etico, troppo radicali.
L’etica dell’apostolo è un’etica
di occasione, che risponde a
problemi concreti che gli vengono posti dalla sua comunità,
e questo può deludere chi, leggendolo, va cercando una impostazione etica assoluta e globale. Paolo sembra aver accolto la
morale corrente del suo tempo,
l’etica patriarcale, introducendo
in essa degli elementi nuovi, che
avrebbero forse dovuto, nel suo
progetto, sgretolarla e rivoluzionarla. Oggi possiamo dire che
questo non è avvenuto, che, qu^li che siano state le intenzioni di
Paolo, la chiesa cristiana a l”i
successiva ha recepito il suo discorso come una legalizzazione
della morale del suo tempo.
Paolo Ricca ha poi individuato alcuni capisaldi del discorso
paolino: a) Paolo esclude la eliminazione del problema etico,
che non viene dissolto dalla
prospettiva escatologica (nella
lettera ai Tessalonicesi polemiz
za infatti con quelli che, in attesa del Regno imminente, si rifiiutano di lavorare). Per Paolo,
il cristianesimo è un modo di
essere, e non solo di pensare,
di sentire, di credere; b) il superamento definitivo dell’impostazione rabbinica che individuava
nella legge lo strumento della libertà. Per Paolo il cristiano è
definitivamente libero dalla legge, dal peso della norma; per
lui esiste solo la legge di (tristo,
cioè il portare i pesi gli uni degli altri: per il cristiano esisterà solo più ciò che Ricca ha
chiamato « il nuovo codice del
fratello ».
Infine si è ricordata la distinzione tra legge e comandamento: la legge è finita, perché non
può più né condannare né salvare, ché si è salvati per fede,
né determinare il comportamento deU'uomo, che viene ora determinato dal fratello. Il comandamento, al contrario, resta, anche se esso risulta indeterminato, (quale comandamento? quanti?). Se per Paolo resta solo « il
codice del fratello », ogni casistica risulta di fatto impossibile.
La serata di sabato si è aperta con una comunicazione del
past. Giorgio Tourn sempre sul
tema etico in Paolo, ma più specifica, sui problemi sollevati nella I lettera ai corinti. Dopo aver
delineato il contesto della Comunità di Corinto, in cui coesistevano impostazioni e tendenze assai differenziate tra loro
(dagli spiritualisti entusiasti agli
gnostici di tipo giudaizzante), il
Toum ha individuato alcuni problemi centrali sollevati da Paolo.
In primo luogo, la Cena del Signore, il cui significato centrale
— la spartizione della vita di
(tristo — viene contraddetto dal
tipo stesso di rapporto che i corinti stabiliscono al loro interno.
« Voi non condividete, voi arraffate » questa in sostanza la critica di Paolo ai corinti, c) C’è
poi il problema dei doni all’interno della comunità. Agli spiri
1878 C8AZZE 1878
chiesa Evangelica Valdese
Cento anni di vita
dei nostro tempio
Dedicheremo le domeniniche 4-11-18 GIUGNO
a celebrare questo evento.
INVITIAMO tutte le comunità a partecipare con
noi a queste giornate.
Mettetevi al più presto
possibile in contatto con
il pastore Artus - Via dei
Mille 1 - 1(K)64 Pinerolo Tel. 74.041.
Pubblicheremo in seguito un programma più dettagliato.
La Comunità
di Coazze
tualisti che costruiscono una
vera e propria gerarchia di segni che indicano la presenza del
Signore (dalla glossolalia, alla
profezia, alToperar miracoli ecc.),
Paolo risponde che la presenza
del Signore non sarà possibile
finché i corinti non comprendano che tutti i membri della comunità, anche l’ultimo, anche
colui che non è in nessuna forma portatore di questi segni
speciali, non venga coinvolto.
Questo per quanto riguarda
la vita interna alla comunità. In
riferimento all’esterno, si possono ricordare gli esempi che Paolo fa dei processi davanti ai
tribunali civili, e delle carni sacrificate agli idoli.
Accenniamo brevemente al
secondo: La vita della città di
Corinto è regolata dai sacrifici
agli idoli, e il cristiano non può
sfuggire a questa dinamica pena l’esclusione definitiva dalla
vita civile. Paolo nel rispondere
al problema sollevato, segue il
suo metodo, di riferire i casi
concreti con cui si scontra a
Cristo, senza ricavare le indicazioni etiche da un « principio ».
Anche il « codice del fratello »
non significa allora tenere conto
della debolezza del fratello nella
decisione sulla liceità di partecipazione al sacrificio, ma di quel
che il fratello rappresenta per
Cristo, cioè in definitiva della
presenza di Cristo stesso nel
fratello e nella sua debolezza.
L’etica cristiana non conduce
alla fede il non credente, ma è
chiaro che la nostra etica ha
un riferimento cristologico preciso: Cioè qualsiasi cosa noi
(come credenti) facciamo, coinvolgiamo Cristo. Il problema
è dunque capire in quale misura
avviene questo coinvolgimento.
Francesca Spano
(1) Sulla terza serata, in cui il teologo Gian Angelo Paolo ha parlato sul
tema « A che punto siamo con gli
studi di teologia morale », riferiremo
nel prossimo numero.
Henry Meylan
E scomparso recentemente a
Losanna, a 78 anni, il prof. Henri
Meylan, titolare di teologia storica all’Università di Losanna per
ben 42 anni. Scompare con lui
uno dei più eminenti ricercatori
della storia della Riforma, in
particolare per la Svizzera di lingua francese, e che ha lavorato
fino all’ultimo per quel monumento di erudizione che è la corrispondenza di Théodore de Bèze.
E lo piange anche la chiesa del
cantone di Vaud che aveva in lui
un fedele collaboratore e un credente impegnato.
Lo vogliamo qui ricordare in
particolare come membro del
comitato organizzatore dei Convegni storici della Società di Studi Valdesi: sempre disponibile e
modesto, egli vi ha anche tenuto alcune relazioni, ricche di dettagli e di umanità al tempo stesso. Il suo interesse per la storia
valdese si era rivelato fin dal
1943, quando tra le « Silhouettes
du XVI siècle » trovavano posto
una dozzina di pagine consacirate
ad Olivetano, il noto traduttore
della Bibbia, scritte con la consueta precisione e con l’apporto
di nuovi documenti.
Alla sua memoria, inviamo un
grato pensiero ed un affettuoso
ricordo. H!
Un amico tedesco
visita ie Vaili
Trovasi in breve soggiorno alle Valli, particolarmente in vai
Chisone per proseguire le sue
ricerche storiche, l’amico pastore Theo Kifner di Altburg,
Würtenberg, che avevamo incontrato recentemente in Germania.
Infaticabile, il Kifner è alla
sua 19* visita nelle nostre Valli.
Cogliamo l’occasione, anche se
con un po’ di ritardo di rallegrarci con lui per il conseguito dottorato ottenuto presso la
Etoerhard-Karls^Universität di
Tübingen, relatore prof. Martin
Brecht. La tesi tratta in modo
molto vasto ed esauriente della
« Riforma e Controriforma in
Val Chisone dal 1532 al 1730 ».
L’opera in 2 volumi verrà data
prossimamente alle stampe presso una casa editrice francese.
D. A.
Iscrizioni
alle Medie valdesi
Si rende noto che le iscrizioni
alla l» Classe per l’anno scolastico 1978/79 avverranno secondo il calendario fissato dall’autorità scolastica.
Per la Scuola Media Valdese
di Torre Pelllce, nel numero
massimo di 25 per ogni sezione,
verrà data la precedenza ai Vaidesi di Torre Pellice e delle altre comunità valdesi. I nominativi eventualmente da escludere
verranno estratti a sorte.
Per la Scuola Latina di Pomaretto, nel numero massimo di
27 alunni, verrà data la precedenza agli alunni valdesi di Pomaretto e delle comunità valdesi delle Valli Germanasca e Chisone; i nominativi eventualmente da escludere verranno estratti a sorte.
Il Comitato
del Collegio Valdese
7
14 aprile 1978
CRONACA DELLE VALLI
ANGROGNA/POMARETTO
Culto e crisi della chiesa
neirincontro dì due comunità
I
Con le parole del canto:
« Poiché giunto è ormai l’istante, che ci deve separar... » le
donne e i catecumeni delle comu*nità di Pomaretto e Angrogna
si sono salutati al termine di
una intensa giornata comunitaria. Al mattino di domenica 9 è
infatti giunto un numeroso gruppo di pomarini che, dopo aver
partecipato al culto, si è riunito
nella Sala Unionista per un’agape fraterna. Il piatto base (un
minestrone gustoso) era offerto
e poi ciascuno ha tirato fuori le
proprie provviste.
Il tempo, benché sulle prime
incerto, ha quindi permesso ai
gruppi di Pomaretto di raggiungere alcune preziose tappe della
passeggiata storica che, per i
catecumeni, si è conclusa con la
proiezione di una serie di diapositive sul valdismo medioevale. I gruppi femminili delle due
comunità hanno avuto uno scambio di opinioni sullo studio affrontato durante l'anno, concernente il culto e la crisi della
chiesa. In poche ore non è stato possibile sviscerare tutti i
punti del problema; tuttavia,
molti interventi hanno sottolineato la necessità di riformare
il culto nel quadro di una vita
di fede maggiormente dinamica.
Il rinnovamento è urgente anchè
per rispondere alla scarsa presenza dei giovani ai momenti
cultuali. Ma sarebbe esagerato
attribuire aH’assenteismo dei
giovani la causa della crisi. In
realtà anche le persone di rqezza età non partecipano alla vita
della chiesa. Perché questo? Forse la loro non era vera fede?
Forse hanno preferito il « DioMammona »? O esclusivamente i
propri interessi?
Le famiglie, prima di colpevolizzare le comunità o i pastori, riescono — nel loro ambito
— ad esprimere una vita in cui
la Parola di Dio è letta e meditata? Domande aperte. Domande di sempre.
L’incontro delle due unioni ci
ha fatto capire quanto sia importante avere degli scambi di
opinione allargati, al di fuori
dei confini naturali e al di là di
quell’individualismo che, spesso,
rallenta il formarsi di una comunità in ricerca. Sovente ci si
ferma a tra^ardi tradizionali
che, pur soddisfacendo, non sanno stabilire con le giovani generazioni un dialogo e un confronto. L’incontro, che oltre alla discussione ha lasciato spazio a
momenti piacevoli, ha voluto
concretizzare il bisogno del dialogo e della ricerca comune. Le
visite tra comunità hanno quindi un senso e speriamo un futuro.
d. p.
VILLAR PEROSA
Abbiamo avuto, due buone assemblee sia al culto della domenica delle Palme che a quello
di Pasqua, il quale ha pure segnato una buona partecipazione
alla S. Cena. La colletta di quei
culti è stata devoluta in favore
dei lavori di ampliamento del
refettorio della Casa di riposo
di S. Germano.
La domenica delle Palme sono
stati ammessi in Chiesa come
membri : Balmas Silvana, Beux
Patrizia, Castagna Paola, Chambon Milva, Gardiol Ada, Long
Dario, Usseglio Adriana. Il Signore conceda a questi giovani
di essere dei tralci viventi e producenti frutto alla Sua gloria,
costantemente uniti a Gesù Cristo, la vera vite.
Nel pomeriggio della stessa
domenica, durante il simpatico
incontro familiare organizzato
dall’Unione Femminile per i neo
confermati ed i loro genitori, il
sig. Dino Gardiol (Luserna San
Giovanni), che ringraziamo sentitamente per la sua apprezzata
collaborazione, ha proiettato alcuni documentari sulle località
della Calabria un tempo abitate
da cospicui gruppi valdesi, sulle città di Assisi e di Firenze e
sull’Asilo di S. Giovanni.
• La nostra simpatia ai coniugi Long Renato e Refourn Evelina che sono stati colpiti dalla
perdita della loro tenera creatura.
• Sono stati battezzati: Ferrerò Paolo di Ezio e di Giordano
Laura (Caserme) e Griset Norma di Flavio e di Bounous Mirella (Piano Maurino); il Signore aiuti questi genitori a mantenere fedelmente le promesse
fatte.
• Sabato 22 aprile, ore 14,30,
esame dei catecumeni dei tre
primi corsi alla presenza del
Concistoro.
• Domenica 30 aprile, ore 15,
nel salone del Convitto si svolgerà la tradizionale vendita di
beneficenza organizzata dall’Unione Femminile. Rivolgiamo un
fraterno invito a tutti i membri di chiesa ed agli amici a voler collaborare a quest’attività,
il cui provento va a beneficio
della chiesa e delle sue opere.
Venerdì 14 aprile ore 20.45
INCONTRO-DIBATTITO
con Nuto ReveUi autore
del « Mondo dei vinti ».
Torre Pellice - Sala Scuole Medie
POMARETTO
Sabato 15 aprile alle ore 20,30
nei locali del Convitto Valdese
di Pomaretto avrà luogo un incontro tra la comunità e la direzione del Convitto stesso al
fine di portare a conoscenza della comunità il lavoro che si
volge al convitto. Il convitto
viene usato non solo per gli
ospiti abituali ma anche dai ragazzi delle scuole di Pomaretto
e dalla popolazione (refezione
scolastica, scuola domenicale,
incontri vari). Esso è quindi
una struttura di Pomaretto. I
quesiti che potranno venire
esposti alla comunità potranno
essere : Quali sono le esigenze
a cui il convitto può rispondere?
Cosa si sta facendo attualmente? Quali progetti vi sono per il
futuro? E altri ancora che potranno sorgere in seduta.
• Sabato 8 aprile ha avuto luogo nel tempio di Pomaretto il
già preannunciato « Recital di
Organo » di Serge Noirat. È stata una serata interessante sotto
tutti gli aspetti e ben frequentata dalla popolazione. Un lungo applauso finale ha coronato
il successo dell’organista. Ci auguriamo che questa serata sia
la prima di tante altre.
SERVIZIO MEDICO
Dal 15 al 21 aprile 1978 è di
turno il doti. Enrico Gardiol
.Telefono 91.277.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
• Il gruppo filodrammatico ha
presentato in tre riprese, im testo che, per il tema e il linguaggio, ha suscitato nella comunità
forti reazioni e polemiche: « La
donna perfetta » di Dacia Maraini.
La storia patetica di una ragazza perfetta ( « sottomessa, gentile, comprensiva, armoniosa, silenziosa, ubbidiente »), vilmente
e sprovvedutamente ingannata da
un ragazzo («grande, forte, alato,
deciso, coraggioso e sincero »).
Solitudine disperata, aborto clandestino, morte. Sul banco degli
imputati, tutti: gli uomini, i condizionamenti femminili tradizionali, la famiglia, la scuola, i medici, la società.
La recita ha servito volutamente come spunto per una denuncia di una situazione che, con poche varianti, è largamente attuale. Alla presentazione ha fatto seguito un dibattito che ha contribuito a sviluppare e chiarire altri aspetti del problema e nell’ambito del quale è stato possibile indicare, come contributo
positivo, i termini di un diverso
modello di comportamento ispirato all’Evangelo.
Una mostra ricca di documenti con banco di vendita-libri ha
affiancato la manifestazione che,
a conti fatti, non possiamo che
considerare positiva.
• Una applauditissima presentazione di cori e canti popolari
da parte del Coro Alpino ha avuto luogo sabato sera, sempre nella Sala Albarin.
Alcuni canti inediti, almeno
per San Giovanni ed assai belli
hanno riscosso vivo apprezzamento.
Negli intervalli si è presentato
il mini-coro con chitarre dei ragazzi del -catechismo. La loro
partecipazione è stata molto apprezzata ed ha riscosso meritati
applausi di incoraggiamento e
approvazione per il loro lavoro.
Ringraziamo il Coro Alpino
per la sua collaborazione che ha
servito a colmare un po’ i vuoti
della cassa della nostra Commissione Stabili, a favore della quale sono andati i proventi della
serata.
• Durante il culto di domenica
scorsa è stata battezzata la piccola Ida Roman di Dino e Raimondo Rosa, del Pilone di Santa
Caterina di Bricherasio.
Il Signore benedica questa
bimba e la conservi nel suo amore.
• La scorsa settimana l’Evangelo della Risurrezione è stato annunciato in occasione dei funerali della sorella Morando Paolina, deceduta all’Asilo valdese all’età di anni 92, e del fratello Bolla Edoardo di anni 52 di Bibiana.
Mentre andiamo in macchina
ci giunge la triste notizia che
aU’ospedale di Pinerolo, dove era
ricoverato da alcuni giorni, è deceduto Rivoira Ernesto di anni
50, residente ai Nazzarotti.
A queste famiglie nel lutto e
nella tristezza esprimiamo tutta
la nostra solidarietà cristiana e
domandiamo al Signore di far
scendere nei cuori afflitti la Sua
pace e la Sua consolazione.
in memoria di Paolo Gay
Lo visitavamo ogni anno a
Chiavari durante i nostri viaggi.
Sempre gentile sorridente e sereno, come quando parecchi anni prima lo incontrammo a Rorà, d’estate, in casa del ^cognato
Gustavo Bouchard. Era solito
trasferirsi lassù in motocicletta.
Lo rivedemmo poi a Pomaretto,
e col tempo comprendemmo
quale era il segreto di quel suo
fare così cordiale e aperto: la
sua fede, pacata e senza problemi, e con essa il suo amore per
la natura, i cui tesori egli immortalava in splendide fotografie. Le belle gite che facemmo
insieme, in montagna, in lieta
brigata, al Friolent, al Chapeau
d’Envie, al Colle dell’Assietta!
La storia valdese lo affascinava.
Erano i tempi in cui l’indimenticabile capitano Stephens visitava periodicamente le Valli, a
piedi o a dorso di mulo. Una
delle passeggiate preferite da
Paolo Gay e da tutti noi era l’alto vallone della Luserna, dal
Bric ai Rumer, al Ciot, alla Palò, con ritorno via Valanza, gli
Uvert, Regardour, il colle Cassulé, Ciobruere, la « sviroita » di
Rocca Russa! Il pastore Bouchard aveva fatto stampare una
carta dei luoghi, con gli itinerari storici segnati in rosso, e non
c’era domenica che non si andasse tutti, dopo il culto, fuori
del paese, sacco in spalla, spesso con villeggianti cattolici, per
qualche riunione agli alpeggi, a
cantare inni, a pregare, a meditare coi nostri fratelli montanari la Parola del Signore, a rievocare anche i fatti connessi
con la « resistenza » di Janavel
e con la « guerra dei banditi »,
nel lontano Seicento. Ecco ciò
che ci fa rivivere, oggi, il ricordo dell’amico e fratello in fede
scomparso. Alla compagna fedele, ai cognati e ai nipoti esprimiamo la nostra cristiana simpatia.
W. e J. G.
BOBBIO PELLICE
Domenica 9 aprile la nostra
comunità ha avuto il privilegio
ed il piacere di incontrare im
gruppo di fra,telli e sorelle provenienti da varie chiese riformate del Cantone di Berna. Il
viaggio era organizzato dal comitato valdese di Berna, sotto la
guida del pastore Daniel Schär
di Brienz, il quale ha rivolto
alla comunità un messaggio
molto apprezzato per la sua attualità. Gli ospiti sono stati accolti da molte famiglie per il
pranzo e si sono ancora soffermati con noi nel primo pomeriggio, visitando il bazar organizzato dall’Unione Femminile
e dall’Unione Giovanile. Per
molti di noi è stata un’esperienza totalmente nuova e siamo
stati positivamente impressionati nel constatare che è simpatico e bello ritrovare fratelli
e sorelle anche presso persone
che non si sono mai conosciute.
SAN SECONDO
Domenica 16 aprile i membri
della TEV parteciperanno al
culto e nel pomeriggio prenderanno parte ad un incontro con
i membri di Chiesa di S. Secón"
do nel corso del quale si discuterà il problema della partecipazione al culto che il Sinodo ci
ha chiesto di dibattere durante
quest’anno.
Raccomandiamo questa riunione che avrà luogo nella sala
alle ore 15.
• Il culto di Domenica 16 sarà condotto dai ragazzi della
Scuola Domenicale e dal loro
gruppo corale. Al termine del
culto, mentre i ragazzi si recheranno nella sala, avrà luogo
l’Assemblea di Chiesa con il se"
guente Ordine del Giorno: Relazione annua del Concistoro; elezione dei delegati alla Conferenza Distrettuale; elezione dei delegati al Sinodo.
Il culto avrà regolarmente inizio alle 10.30.
ANGROGNA
Festa degli Anziani di
Angrogna, Sala Unionista,
domenica 23 aprile, alle
ore 14.30, organizzata dall’Unione Femminile.
La corale, nel corso di una
simpatica serata, ha festeggiato
Aldo Malan e Lucilla Pellenco
recentemente sposatisi. Ai giovani sposi l’augurio di una felice vita insieme alla luce della
Parola di Dio.
• Sabato 15 alle ore 20 incontro del Concistoro con la Commissione Distrettuale.
Doni per l’Asilo
di Luserna S. Giovanni
Doni pervenuti nel mese di marzo 1978;
Stefano e Michela, in mem. della
bisnonna Giuseppina Castagnoli lire
20.000; Collet Pierre (Merges) 20.000;
Cairus Emma (Villar Pellice) 20.000;
Pons Ernesto e Olga 20.000; Chiesa di
Poschiavo (Svizzera) 30.000; Durand
Ester 10.000.
Kirchenkreis, Essen, Germania 2
milioni 44.650; Laura Long-Lodi, in
mem. di Matilde Roman 10.000; Pauline, Liliana e Gustavo, in mem. di
Jean Ribet 10.000; Tourn Flora, in
mem. di Emilia Rostan-Romano (T.P.)
20.000; Chiesa di Losanna 122.550;
Citernesi Paola (To) 10.000; Gay Enrico 20.000.
Sorelle Corlando, in mem. di Corlando Elisabetta ved Maietti, delle sorelle Caveglia e di Elda Baridon ved.
Valente (Ge-Pegli) 100.000; Reynaud
Lea, in mem. di Evelina Rostan-Taccia
(osp. Asilo) 10.000; Odetto Ivonne, in
mem. di Evelina Rostan-Taccia (osp.
Asilo) 10.000; Anna Malanot, in mem.
dei suoi cari 10.000; Bastia Maria
(osp. Asilo) 10.000; Rivoira Alessandra
e Pons Giovanna 10.000; Malan Emma, in mem. dei miei cari 10.000;
Adelina Bounous ved. Mondon, in
mem. dei miei cari 20.000.
In mem. di Coisson Stefano, i familiari (Angrogna) 90.000; Ricca Elsa
(To) 20.000; Alimonda Rita (Genova)
10.000; Giacomo e Graziella, in mem.
dei loro papà (To) 20.000; Bruno e
Yvonne Paschetto in memoria dei genitori 10.000; Lisette Rostan, in memoria della cugina Evelina RostanTaccia 10.000; Amelie Marchese-Ro
stan (T.P.) 50.000. (continua)
Doni CIOV
nel mese di febbraio
PER ISTITUTI OSPITALIERI VALDESI
L. 4.000: Malacrìda Lilia (Como).
L. 5.000: Fasuto Teo (Roma).
L. 5.700: Druetta Marisa (Pinerolo).
L. 10.000: Charret Candida (Pragelato);
Benedetto Teresa (Pinerolo); Frabotta
Armando (Bologna); Barai Emanuele
(Massello).
L. 25.000: Chieva Ev. Valdese di Forano Sabino.
PER OSPEDALI DI POMARETTO
E TORRE PELLICE
L. 5.000: Maurino Ausilia-e Arturo (Porosa Arg.); Stocco Giovanni e Alfonsina, in mem. Marchetti Alessio,
L. 10.000: Tron Giulio (Prali); Ribet
Oreste (Perrero); Giai Luigi (Porte).
L. 15.000: Breuza Mario (Salza); Maccari Giovanni e Maria (Per, Arg.).
L. 20.000: Suppo Giovanna (Per Arg.);
Coutandin Leontina (Roure); Clot Alberto e Giovanna (Chiotti Pici.).
L. 25.000; Gallea Gabriele (Pinerolo);
Tron Ester( Pomaretto); Bonnet Ethel,
in mem, della cara mamma.
L. 30.000: Bertacco Teresa (Per. Arg.);
Pastre Elsa (Pomaretto); Concistoro
S. Germ. Chisone.
L. 40.000: Brunet Beniamino (Usseaux);
Dipendenti della SAIMA in memoria
di Mario Pugno.
L. 50.000: fam. Simondi (Pramollo).
L. 75.000: Concistoro S. Germano Chis.
L. 100.000: coniugi Francesco ed Emilia
Gallo (Torre Pellice).
L. 123.000: in mem. dì SHvio Balmas.
L. 309.500: gli operai, direzione FIAT di
Villar Perosa.
PER RIFUGIO RE CARLO ALBERTO
L. 5.000: fem. Malan, in mem. Goss Caterina; Magliana Lidia, (To).
L. 10.000: Concistoro S. Germano Chis.;
Emma Beux (To);.. Bertalot Jeanne
(Angrogna).
L. 15.000: ReveI Clara e Dino,, in mem.
delia sorella Emilia.
L. 20.000; Lupo Lily (Como); Cochard
Annetta (Savonera).
L. 25.000: B.onnet Ethel, in mem. della
cara mamma (Luserna S. Giovanni).
L. 60.000: Concistoro di Bordighera.
L., 150.000; Dìrez. e maestranze RIV-SKF
in occ. 17 febbraio.
PER L'ASILO PER VECCHI
SAN GERMANO CHISONE
L. 2.000: Fornerone Ida.
L. 6.000: Tesserand Teresìta.
L. 10.000: Gardiol Walter'e Delia; Peyronel Levy e Albina.
L. 15.000: Concistoro dì Toririo,“* Dom
Allaix.
L. 20.000: Coisson Mathieu Ida; Rostaìng Rachele.
L. 25.000: Chiesa Valdese di Coazze;
Griot Maria e Angela (Milano); Decker Elvira e Guido (Torino); Bonnet Ethel, in mem. della cara mamma
(Luserna S. Giovanni).
L. 27.000: Gruppo Anziani RIV-SKF.
L. 50.000: Concistoro di Bordighera;
Godine Adelmo; i familiari di Tron
Alina.
L. 78.000; Concistoro di $. Germano
Chisone.
L. 100.000: U nione Femminile Pinerolo,Morino Soulier (Ginevra); Refer Soulier (Baie); N.N. un ospite in mem.
dei suoi cari ; Barai Giuseppina-Bonnìn Denise.
L. 150.000: Lega Femminile Valdese di
Milano.
L. 160.000: Concistoro dì San Germano Chisone.
L. 215.750: Chiesa di Perrero-Manìglia
L. 700.000: Maestranze e Direzione
RIV-SKF.
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RINGRAZIAMENTO
« L’anima mia s’acqueta
in Dio solo ):
(Salmo 62, 1)
Il 4 aprile il Signore ha richiamato
a Sé, all’età di 92 anni,
Paolina Morando
ved. Bonifacio
I familiari sono grati a tutti coloro
che hanno espresso la loro cristiana
simpatia.
Un particolare ringraziamento al
Sig. Gobelin, alla Signora Barbiani, al
personale dell’Asilo di Luserna San
Giovanni, che amorevolmente l’hanno
assistita.
8
14 aprile 1978
I LAVORI DELLA COMMISSIONE SINODALE
La questione
energetica e nucleare
Pubblichiamo a puntate la relazione di R. Peyrot sui lavori della commissione sinodale per il problema energeticonucleare. Questo documento, che tratta un tema proposto
dal sinodo 1977 all’attenzione delle Chiese, affronta la questione in modo puramente informativo e cerca di offrire la
documentazione essenziale per la maggior conoscenza del
problema. Saranno poi le Chiese stesse o il sinodo ( che verrà informato con un ulteriore documento inserito nella relazione annua della Tavola) ad assumere quelle decisioni che
riterranno più opportune di fronte ad una questione che implica scelte non solo irreversibili e fondamentali, ma anche
di importanza capitale nei confronti delle generazioni future.
La commissione, stante anche la localizzazione notevolmente differenziata dei suoi componenti, non ha potuto effettuare una stesura collegiale del documento, che è essenzialmente frutto dei contributi dei singoli membri, raccolti
dal coordinatore. Di conseguenza, non tutti i punti di detto
documento vengono necessariamente condivisi da ognuno di
loro, data la differenziazione delie singole opinioni.
Autosufficienti quanto? L’autonomia energetica di alcuni
paesi espressa in percentuale secondo dati riportati da l’Espresso.
AUSTRALIA STATI UNITI NORVEGIA OLANDA GRAN BRETAGNA
GERMANIA ZELALA TURCHIA AUSTRIA ISLANDA FRANCIA
GRECIA SPAGNA SVIZZERA SVEZIA BELGIO PORTOGALLO
ITALIA GIAPPONE FINLANDIA IRLANDA LUSSEMBURGO DANIMARCA
Premessa
Com’è probabilmente noto a
tutti, la crisi energetica si è imposta a livello mondiale colla
guerra arabo-israeliana del Kippur del 1973. Vari elementi, con
il loro concatenamento, l’hanno
evidenziata nella sua gravità :
l’embargo petrolifero, i rapidi
aumenti dei prezzi, la crescente
domanda di energia, la consapevolezza della limitatezza dei giacimenti. Ovviamente, questa crisi ha investito in modo pesante
anche l’Italia, specie a causa della sua politica del quasi « tutto
petrolio» (che era in effetti una
energia fra le più economiche)
ma cui non era stata“adìancata
ima parallela ed approfondita
ricerca di altre fonti di energia.
Neppure ora si nota una chiara volontà politica per un deciso cambiamento di strada: allo
stesso modo in cui a suo tempo vi è stata una pressione internazionale o multinazionale
per il petrolio, eos?, è ora per
l’energia nucleare. Infatti, mentre alle centrali di questo genere, già funzionanti (a Trino in
Piemonte, a Garigliano e a Latina nel Lazio) si affiancano i
reattori di ricerca nelle loro varie tipizzazioni, manca una ricerca scientifica privilegiata anche nei settori alternativi della
energia. A questi due aspetti negativi se ne aggiunge poi un terzo è cioè quello dèlia carenza di
programmi governativi atti a
dare una precisa politica di contenimento dei consumi sia a livello privato che industriale.
Anche le Chiese si sono sentite chiamate ad una loro responsabilità ed hanno assunto
— alcune già da tempo, come
vedremo più avanti — una chiara posizione. Durante lo scorso
sinodo, pure la nostra Chiesa
ha dedicato qualche momento
alla questione, ed è stato votato un ordine del giorno che, nelrimminenza del varo del Piano
Energetico Nazionale (PEN) auspicava « un dibattito il più esteso ed approfondito possibile »
per consentire a «tutta la comunità nazionale di assumere
quelle decisioni responsabili allo scopo sia di salvaguardare il
diritto alla qualità della vita,
sia il dovere di rispettare al
massimo — per sé e per coloro
che verranno — l’ambiente naturale ». La cosa ha dato così la
possibilità di un avvìo ad una
più dettagliata conoscenza del
problema anche colla nomina
della nostra commissione valdometodista (Gino Conte, Franco
Duprè, Pier Luigi Jalla, Luciano
Rivoira, Mario Alberto Rollier,
Danilo Venturi, Roberto Peyrot
coordinatore) avente lo scopo
di informare le Chiese ed il
prossimo sinodo offrendo loro
la documentazione necessaria
per una chiara valutazione del
problema» (art. 49 atti sinodali 1977).
La situazione itaiiana
Nel corso degli ultimi trenta
anni il nostro sviluppo economico-industriale ha richiesto un
incremento medio annuo di energia che si aggira sul 7 per
cento. Si tratta di una media
piuttosto elevata, specie se paragonata al contesto europeo,
ma sotto certi aspetti « logica »
dati i bassi livelli dei consumi di
partenza e stante la politica di
industrializzazione del Paese.
La Camera dei deputati ha votato il 5 ottobre 1977 (ed approvato coi 4/5 dei voti) il PEN
del 1975 comportante rispettivamente un tasso di aumento dei
consumi di energia che andava
da un minimo del 4,80% ad un
massimo del 7,20% per il periodo fino al 1985. Si trattava (usiamo il verbo al passato perché
successivamente il Piano è stato modificato, come vedremo)
di previsioni inadeguate in eccesso in guanto prevedevano un
quasi raddoppio dei consumi in
dieci anni : dai 136 milioni di
tep (Tonnellate Equivalenti di
Petrolio) del 1975 si sarebbe passati ai 263 milioni del 1985. Ma
vediamo ora il PEN in qualche
dettaglio ; esso anzitutto parte
dalla considerazione di come
fossero ripartiti nel 1975 i consumi energetici: petrolio, 71%;
gas naturale, 13%; energia idrica e geotermica, 7% ; carbone,
8%; nucleare 0,7%. Esso intende raggiungere i risultati sopra
detti mediante un ricupero della
fonte idroelettrica, coll’aumento
dell’uso del carbone e del gas
naturale, con un più esteso ri
corso all’energia nucleare e con
l’incentivazione dell’energia solare. In questo modo il contributo dato dal petrolio (pur salendo in assoluto) dovrebbe
scendere al 65% del totale per il
1985. Per quanto particolarmente concerne il settore nucleare,
è stata votata la sollecita realizzazione di otto centrali da 1.000
Megawatts (1 MW = 1 milione
di Kw) di cui quattro già appaltate, mentre è stata approvata
un’opzione su altre quattro ancora, sottoposte però ad ulteriore voto in Parlamento. Inoltre è stata ravvisata « l’opportunità di avviare anche la sperimentazione di centrali ad acqua
pesante (Candu) » norfché quella
di proseguire nella « ricerca e
sperimentazione sui reattori veloci », sull’arricchimento e sul
ritrattamento del combustibile,
assicurando nel contempo «una
corretta e sicura gestione dei
residui radioattivi ».
Alla votazione di questo Piano si sono opposti solo i radicali e i demoproletari. I socialisti
si sono astenuti sulla parte attinente al programma, essendo
favorevoli a sole otto centrali,
mentre i liberali si sono astenuti sulla parte che si riferisce
all’attuazione del Piano stesso,
con particolare riferimento alla
legge n. 393 del 1975, sulla scelta
delle località ove installare gli
impianti nucleari.
Successivamente, come accennato poc’anzi, il ministro dell’industria, nel riconsiderare la
inattendibilità delle precedenti
previsioni dei consumi, ha predisposto un nuovo PEN, approvato non più dalla Camera, ma
dal Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) il 23 dicembre
1977. Con questo nuovo programma il tasso di aumento dei
consumi energetici varia tra un
3,60 e un 5% annuo con un previsto fabbisogno, per il 1985, oscillante fra 197 e 215 milioni
di tep (contro i precedenti preventivati 265) e cioè con un calo
del 10% sulla previsione minima
e del 20% sulla massima. Ciò
malgrado, il nuovo PEN, assai
avaro di cifre, contempla sempre lo stesso numero di centrali
nucleari.
In sede deliberativa, il CIPE
ha deliberato ai primi dello
scorso marzo l’attuazione del
Piano dando via libera alla realizzazione e all’appalto delle otto centrali, nonché all’avvio della sperimentazione di altre 2 centrali nucleari ad acqua pesante
da 600' MW ciascuna.
(1.
Roberto Peyrot
continua).
La scelta
nucleare
discussa
ad Agape
« Occorre impegnarsi nel controllo democratico delle scelte
energetiche del governo »: questa la conclusione cui sono giunti i partecipanti al campo di Pasqua organizzato da Agape sul
tema délVenergia nucleare. I partecipanti (una settantina ma di
cui soltanto quaranta veramente
interessati a dibattere il tema)
hanno affrontato il problema
partendo da una analisi della politica energetica del nostro
paese.
Dalla discussione è emerso
come sia necessario affrontare il
problema energetico insieme al
problema del modello di sviluppo: occorre modificarlo profondamente, fare scelte di conservazione dell’energia, aumentare il
rendimento dei macchinari, cambiare lo stile di vita nei consumi,
nei trasporti, ecc. Ma non si tratta di cose semplici da farsi. Bisogna tener presente i problemi
deH’occupazione, della divisione
internazionale del lavoro in cui
è collocata l’Italia. Sono problemi di scelta che implicano un
grande dibattito democratico.
Anche l’attuale scelta per il nucleare deve essere discussa.
Non si può accettare il ricatto
« o energia nucleare o razionamento nell’83 ». Bisogna che siano chiari a tutti i rischi e le implicazioni di questa scelta. Anche
le chiese devono entrare in questo dibattito usufruendo del materiale che il Consiglio Ecumenico delle Chiese ha già predisposto (conferenza di Sigtuna, dichiarazioni del comitato centrale? appello alle chiese, progetto
« energia per il tuo vicino ») e
partecipando al dibattito internazionale in corso (colloquio di
Bossey nel prossimo mese di
maggio, conferenza mondiale del
1979).
Si tratta di materiale e iniziative importanti che dovranno essere fatte conoscere a tutte le
comunità. Sul tema dell’energia
nucleare, i credenti hanno un
compito di predicazione: il tema
del nuovo stile di vita che è uno
degli argomenti più importanti
dell’evangelo, il problema dei
« rischi », la limitatezza dell’uomo di fronte « aH’opera delle sue
mani ». (inf./Agape)
Í
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio
"b
ViolaJ
La Spagna verso la Costituzione
Una commissione parlamentare, a suo tempo nominata
dalle « Cortes » spagnole e incaricata di redigere il testo della nuova Costituzione, ha annunziato di aver terminato i propri
lavori ed ha pubblicato, martedì 4.4, il testo stesso. Questo potrà ancora subire qualche ritocco in seno alla Commissione, in
un’ultima seduta che avrà luogo il 10.4. Successivamente dovrà essere sottoposto al giudizio delle Cortes, e infine a referendum popolare. Sembra che
tutto si concluderà nel settembre prossimo, talché, « salvo imprevisti, la nuova Spagna avrà
la sua legge fondamentale, tre
anni (o quasi) dopo la morte
di Franco.
Il progetto della commissione
sarebbe apparso “rivoluzionario"
se fosse stato pubblicato alla fine del 1975. Chi pensava allora
che i successori di Franco avrebbero definito la Spagna "uno
Stato democratico che difende,
come valori supremi, la libertà,
la giustizia, l’uguaglianza e il rispetto del pluralismo politico"?
E riconosciuto che “tutti i poteri dello Stato emanano dal popolo"? E garantito solennemente V'habeas corpus"? (1).
La Spagna, per evolvere e progredire, non è stata ad aspetta
(1) Termine giuridico a indicare il complesso di garanzie sull’integrità fisica delle persone
che devono subire un processo.
Il termine ha origini storiche,
essendo legato alla « Magna
Charta » inglese (1215).
re che i giuristi ultimassero il
loro mandato: infatti il testo, in
massima parte, non fa che consacrare i cambiamenti già avvenuti. È ben vero che Peces-Barba, rappresentante del Partito
Socialista nella commissione,
aveva, ai primi di marzo, abbandonato la commissione stessa,
dicendo di rifiutarsi di continuare a partecipare alla redazione
della Costituzione “più reazionaria del mondo" (!?). Ma un tale
giudizio era apparso, per lo meno, eccessivo: i comunisti^ in
particolare, si erano lagnati’dell’intransigenza del loro collegaNessuno contesta che la Spagna
sia divenuta una democrazia
parlamentare, e che le regioni
vi godano già di un’autonomia
certo ancora incompleta, ma inconcepibile in uno Stato ultracentralizzato.
Si sa che la discussione, nella
commissione, si concentrò su
due punti:
1) Il diritto di sciopero. I rappresentanti dell’Unione di Centro, cioè del partito al governo,
affermavano che, in un’economia
di mercato, i diritti dei padroni
devono essere riconosciuti tanto quanto quelli degli operai, e
che quindi gl’industriali devono avere il diritto di licenziare
i propri dipendenti e addirittura
di effettuare il “lock-out" ( =
chiusura delle fabbriche, serrata). Ma la sinistra, abbastanza
facilmente, ha ottenuto in compenso il riconoscimento del diritto di sciopero.
2) Rapporti fra Chiesa e Stato.
Fino alla morte di Franco, il
cattolicesimo era religione di
Stato. Per lungo tempo, la gerarchia episcopale era stata uno
dei pilastri del regime. Partecipava al potere legislativo e dettava le regole del costume. Ma,
a poco a poco, il clero e, in fin
dei conti, gli stessi vescovi conciliari, s’erano allontanati da
una dittatura che non rispettava i diritti elementari della persona umana. Nello stesso tempo, essi rinunciavano a rivendicare uno statuto di privilegiati
nella società civile. Ora ammettono che la futura Costituzione
autorizzi il divorzio.
Nella commissione parlamentare, il disaccordo si polarizzò
su una questione molto precisa:
bisogna linntarsi a dire che lo
Stato “rispetta tutte le credenze religiose" e “mantiene, con le
Chiese, forme di cooperazione’’?
Non si creda che si sia trattato
soltanto di parole. L’Unione di
Centro voleva che lo Stato “cooperasse con la Chiesa Cattolica
e con le altre confessioni". Ma,
nel novembre scorso, l’assemblea episcopale dichiarava: “È
insufficiente proclamare in senso astratto la libertà religiosa,
per ridurla a una semplice libertà di coscienza e di culto". Bisogna anche “assicurare la libertà d’evangelizzazione coi mezzi d’assistenza e d’educazione".
In concreto, i vescovi domandavano garanzie per il mantenimento dell’aiuto all’insegnamento privato.
Il fatto che la Chiesa cattolica sia citata in modo particolare nel progetto di Costituzione,
dimostra che si è dato ascolto
all’episcopato. A questo punto,
i socialisti, che non ammettono
che uno Stato laico dia posto
( in modo esorbitante, secondo
loro) ad una confessione religiosa, hanno levato gli scudi ».
(Sembra che proprio tale questione verrà ancora discussa nella riunione del 10 c.).
(Articolo di testa di « Le Monde » del 6.4.’78).
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