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Roma, 14 Marzo 1908
Si pobblisa og&i Sabato
ANNO I - N. 11
LA LUCE
Propugna gl’interessi sociali, morali e religiosi in Italia
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Italia : Anno L. 2,50
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Un numero separato Cent. 5
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AMnmiSTRAZIOnE: via ttaziooak, 107
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SOMMARIO :
Gli avvenimenti del giorno — Il suffragio universale, di V. Gaeretto — Cronaca del movimento religioso — Eevisioni o nuove versioni
delle Sacre Scritture ? di E. Metnier — Fatti
e idee. — Arte, letteratura, scienza : L’uomo
primitivo, di E. Metnier — Leggendo l’Evangelo. —Questioni morali e sociali; Notizie
di Luccheni, di G. Banchetti — Pagine di Storia:
I Valdesi in Lombardia, dopo la morte di Pietro
Valdo, di G. Jalla — Problemi di educazione e
d’istruzione : Il dovere per la donna di coltivare il suo intelletto, di E. Bertalot — La dottrina cristiana spiegata al popolo: — Natura dell’tiomo, di u. I. — Informazioni Bibliografia — Appendice : Eroine Valdesi, di T. Gay.
AVVISO mpoHT^njE
Per inserzioni, abbonamenti, cambiamenti
d’indirizzo ecc. rivolgersi al sig. Antonio
Rosian, amministratore del giornale : 107
via Razionale.
GLI MEIilMERTI DEL GIORNO
Mentre il giornale va in macchina giunge la nuova
della morte di Edmondo De Amicis, lo scrittore che è
forse stato il più caro a tutti noi negli anni della
nostra fanciullezza. Ci riserbiamo di parlare di lui
nel prossimo numero.
Alfredo Loisy è stato messo, dunque, fuori della
Chiesa Cattolica Apostolica Romana con un decreto
solenne, che il lettore troverà riportato testualmente
in Cronaca. La terribile condanna, la massima di cui
possa disporre la Chiesa nell’ esercizio della sua sovranità in difensione di sè e della dottrina secondo
lei ortodossa, non può sorprendere alcuno. Da molto
tempo 1’ abate francese si era virtualmente, se non
formalmente, staccato da Roma e noi abbiam dovuto
poco tempo fa registrare la sua critica severa e bella
all’ enciclica Pascendi.
Che diremo noi ? Noi non abbiamo mai lesinata ai
modernisti la nostra ampia simpatia nella grande battaglia ingaggiata contro il papismo, contro il romano
eresiarca usurpatore de’ diritti saohi della Chiesa Cattolica ; ma abbiamo anche riserbata a noi stessi la
più ampia libertà di critica alle idee non sempre sane
(secondo noi) del modeinismo. Per cui oggi, mentre
deploriamo la feroce intolleranza nell’atto e nella
forma, non possiamo non riconoscere la logica necessità del provvedimento vaticano.
Deploriamo l’intolleranza, perchè non è nello spirito del Cristianesimo P inferocire ; e questo documento è r arma più tremenda di cui possa servirsi la
Chiesa romana (in tempi men leggiadri le conseguenze
non erano liete). Ma Alfredo Loisy meritava di es•er posto fuori della oòmunione de’ fedeli ; anzi da
un pezzo era già fuori, e non solo fuori della Chiesa
romana, ma della Chiesa Cristiana Universale. Finché
il modernismo non rinnega i prìncipii cristiani, si
può comprendere che esso continui a camminare su
-ciò che per noi è un equivoco bello e buono : il modernismo trova una scusa nel fatto che il Vaticano
non è la Chiesa eec;.. Ma quando un uomo rovescia
dalle basi tutti i principii positivi del Cristianesimo,
cominciando col negare il carattere storico de’ documenti evangelici e terminando col sostenere la famosa teoria de’ due Cristi, egli è rispettabilissimo
come uomo e scienziato, se volete, ma non è più un
cristiano, tanto meno è saderdote cattolico romano.
Alfredo Loisy si è scomunicato da sè e da un pezzo ;
non vale dunque la pena di farne un martire o un
eroe riformatore.
Egli si è lanciato nel grande cestino in cui giacciono dimenticati tutti gli ultracritìoi suoi precedessori.
Ed ora parliamo ner un momento di cose artistiche.
Salomè di Riccardo Stauss è stato un grande ed
aspettato avvenimento : si sapeva che era una cosa
assolutamente originale, assolutamente diversa da
tutto ciò che si conosceva in fatto di musica. L’ ansietà è stata soddisfatta, il pubblico si è trovato addirittura di fronte a qualcosa di sbalorditivo.
E sta bene ; ma noi ne parliamo perchè c’è Salomé,
la quale è una nostra vecchia conoscenza. Il lettore
evangelico avrà cento volte letto o sentito leggere
que’ passi del Vangelo ove la giovinetta danzatrice,
indotta dalla perfida maffl’e. Bjodiada, domanda1^..
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testa di Giovanni Battista, imprigionato dall’odio della
tetrarchessa crudele ed ambiziosa. Oscar Wilde un
bel giorno trasse con la sua malata fantasia una novella, poi una tragedia, dal pietoso racconto evangelico e si compiacque di creare una S.alomè ributtante
ed orribile, che non ha niente a che fare con quella
della storia. Immaginate solamente questo : che Salomé è amante di Giovanni, ed amante a tal segno e
tanto impazzita, da trovare nella misera fine del profeta grandissimo la soddisfazione della propria morbosità e la gioia della vendetta d’amore! ! Che in natura, nella vita vissuta, si possano produrre simili
casi di follia mostruosa, può anche darsi : si sa che
l’odio talvolta ha spinto certi assassini a bere il sangue del nemico nel furore e nell’ acciecamento della
vendetta. Ma che sia permesso travisare i fatti ed i
caratteri storici fino a tal punto, non crediamo davvero. Tanto più quando nella faccenda entrano personaggi notissimi non solo, ma rappresentanti d’una
idea, che ne può ricevere grave danno e somma ingiuria. Così, nel caso nostyo, qualche nemico del cristianesimo, prendendo la cosa sul serio, si è scagliato
contro Giovanni negatore della natura, celibatario,
causa di tutto il male e così via di seguito.’
E da Giovanni si é arrivati al Cristianesimo, di cui
il figlio di Zaccaria era il precursore : il cristianesimo
tetro e fosco che vuol uccidere gli istinti e produce
cotesti orrori !
Riccardo Strauss ha fatto molto male a scegliere
simile dramma, che non è poi neanche artisticamente
bello.
O.
Il suffragio uoiver^ak
Da qualche tempo tutte le democrazie
europee si levano a remore per ottenere
il suffragio universale e diretto, che non
vige ancora, dopo tanto battagliare per la
conquista delle libertà, in tutti i paesi retti
a sistema parlamentare.
La questione si è presentata anche da
noi, ove i socialisti hanno, benché con una
certa fiacchezza, incominciata una campagna intensa al raggiungimento di quel fine.
L’on. Giolitti, discutendosi il bilancio dell’interno in questi ultimi giorni, lia affron- -w
tato il problema e 1-ha risoluto con una
risatina e due motti 'di spirito ; e per ora
si può dire che tutto sia così terminato e
il dibattito chiuso. La stampa ha parlato p
continua a parlare ; presto anche la stampa
tacerà, stanca di chiacchere e accasciata
daU’indifferenza del paese, il quale non mostra di volersi troppo scaldare per tale faccenda. ;v
Nondimeno il soggetto è importante
assai e non sarà vano dirne due parole.
urgente e impellente di'/giungere al suffragio universale ? Il suffragio è diretto ‘
presso di noi, ma non univérsàle : lo massa
senza diritto al voto sente veraijiente quella
grande impulsione che costringa i popoli a
conquistare un diritto novo anche con la
forza e pur attraverso' il sacrificio ? Noi
non lo crediamo. La nostra organizzazione
elettorale non ha per fondamento Tingiustizia e il privilegio, che presso altre genti sono
il punto di partenza del diritto elettorale ;
noi abbiamo in potenza il suffragio universale ; il principio posto alla base del
nostro diritto elettorale condurrebbe con
logica serrata al voto per tutti, se tutti
sapessero valersi della logica e volessero.
La legge non esclude alcuno dall’esercizio
del diritto elettorale, aH’infuori dello analfabeta. Se tutti sapessero leggere e scrivere, tutti sarebbero elettori ; il suffragio
universale sarebbe un fatto compiutosi di
per sè, senza aver gittate il paese in lotte
ed agitazioni, delle quali non v’ha bisogno
affatto.
Quale giustizia è più bella e più chiara
di questa che regge il nostro ordinamento
elettorale ? Eppure si cerca scoterla, si vo- ^
gliono creare bisogni fittizi e menzogneri,
si prendono atteggiamenti tragici e si dicono, al solito, male parole contro la tirannia di classe, che si vuol far credere
assisa sulla legge elettorale. Tutto ciò ci
meraviglia e ci disgusta : ci meraviglia,
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LA LUCE
perchè coloro che parlano in un modo cosi
stranamente fuori di proposito sono appunto i paladini dell’istruzione, coloro che,
costituitisi sentinelle solerti della scienza e
della scuola, suo tempio, partono in guerra
tuttodì contro gli oscurantisti, che hanno
tanto interesse a mantenere il popolo nelle
tenebre. Ci disgusta, poi, il chiasso che si
vuol suscitare intorno alla legge, perchè
r agitazione nasconde sotto le pieghe del
vestito retoricamente vetusto una delle solite ormai partigiano, un pretesto per attaccare gli altri, forse anche una segreta
speranza di poter impadronirsi di masse
enormi da lanciare in battaglia al momento
opportuno, per salire, per arrivare al potere...
Diciamo senza veli il nostro pensiero,
perchè talvolta qualche coraggioso socialista ha parlato in difesa della legge cosi
come è ; non temiamo di offendere, dunque,
un partito, stigmatizzando e riprovando
l’eccesso di zelo di qualche energumeno
(non ne manca mai in tutti i partiti), che
vuol gabbellare per interesse proletario
ciò che potrebbe essere precisamente il
contrario ; crediamo, anzi, che la restrizione
posta dalla legge possa, condannando apertamente l’analfabeta ad uno stato di inferiorità, essere stimolo efficace e pungente
per isvegliare i dormienti, suscitando vergogne e rimpianti e desideri.
11 nostro paese che lotta contro la piaga
della ignoranza, retaggio doloroso del dominio straniero e pretesco, non deve privarsi di alcuno di quei mezzi, che, anche
indirettamente, possq^o concorrere a combattere il male-radice della nostra vita razionale.
Ed in quanto alla segreta speranza di
aver sotto mano masse imponenti, signori,
voi siete ingenui : colui che siede nel Confessionale le acciufferebbe prima di voi.
Ci ha più pratica !
Vito Oappetto
Cronaca del Movimento religioso
Quaresima di lamenti.
Sotto questo titolo accatastiamo tutti gli sfoghi quaresimali de’ vescovi italiaui e francesi, i quali nelle
loro consuete pastorali di questa stagione dell’ anno
hanno inveito, chi più chi meno violentemente, contro
il modernismo, difendendo la Chiesa e 1’ operato del
Papa inverso i novatori, gli eretici del monumento storico che attraversiamo.
È inutile fare citazioni ; le pastorali che abbiam
potuto leggere e quelle di cui abbiam potuto conoscere
il contenuto non sono davvero capilavori di dialettica
0 di teologia. Esse sono una servile e scipita copiatnra degli argomenti con cui 1’ enciclica Pascendi sosteneva la tesi romano-papale.
I francesi naturalmente, riescono più interessanti
quando accennano alla lotta grandiosa sostenuta dallo
Stato contro la Chiesa; gli italiani si impongono alla
attenzione del pubblico là dove, tra le righe, lamentando i tempi, sembrano incitare alla novella lotta che
Roma impegna contro l’Italia nostra, inalberando il
catechismo...
ITJLLJJL
Un discorso dell’ on. Camera a Napoli.
Nel Salone della Galleria Principe di Napoli 1’ on.
Camera tenne Domenica 8 Marzo, una Conferenza sulV insegnamento religioso.
Taluni socialisti vollero, solo perchè 1’ on. Camera
avea votato pel Governo, portare nella riunione la loro
rumorosa intransigenza; ma 1’ oratore, a parte il voto
che avea carattere politico (come egli spiegò), fu chiaro
ed esplicito nel presentare il suo pensiero, che ormai
è il pensiero della grande massa de’ benpensanti : non
ateismo nella scuola, non catechismo, vale a dire :
nessun dogmatismo positivo, nissun dogmatismo negativo, spesso peggiore dell’ altro.
E r on. Camera spiegò molto bene come in Italia,
dove il papato inimico della patria e della civiltà combatte per ischiacciare 1’ una e 1’ altra, non sia possibile altra soluzione che questa : Lo Stato sia neutrale
di fronte alle -confessioni religiose ; lo Stato respinga
il catechismo in sacrestia e nelle pubbliche scuole insegni le virtù civili e la morale pratica. E anch’ egli
invocò la legge liberatrice e regolatrice dell’ ardua
materia.
Ma una cosa disse T on. Camera, che non possiamo
digerire facilmente, nemmeno comprendere. Egli disse
che in Italia non è possibile una riforma religiosa ; in
Italia 0 si è papalini o si è atei. Già, finora cosi è
stato; ma perchè dovrebbe essere sempre cosi? Il passato, dunque, sarà sempre F oppressore del presente e
dell’ avvenire ? La logica dell’ on. Camera non è forte
davvero in questo argomento ; essa condurrebbe all’as"
surdo. Essa negherebbe anche la costituzione dell’ unità d’Italia, se questa non fosse un fatto compiuto.
Se avesse dovuto F on. Camera vivere verso il 1820,
quando gli albori della nostra rivoluzione imporporavano 1’ Oriente, ragionando in base al passato, avrebbe
concluso come il principe di Metternich !
Non è possibile in Italia una riforma religiosa! On.
Camera, se sapeste, che bei tipi di riformatori rifulgono nelle pagine della storia italiana 1 Sono tipi che
non hanno nulla da invidiare a Lutero e forse gli
sono intellettualmente superiori !
La Società biblica B. e F.
Giovedì sera, in Eoma, nella Chiesa Valdese, il revThomas di Londra dette, interpretato dal pastore EComba, alcuni bellissimi ragguagli intorno all’opera di
questa benemerita società, la quale ha determinato un
progresso letterario immenso ed incalcolabile in regioni
del mondo fin qui abbandonate e trascurate. Progresso
letterario tanto più notevole e meraviglioso in quanto
ha fondamento ed effetti di altissima moralità e spiritualità. Il nostro periodico più volte ha parlato di
questa benefica istituzione ; i nostri lettori ci saranno
grati del resoconto che noi faremo loro della Conferenza del rev. Thomas.
Egli cominciò con un dispiacente annunzio ; La
Società, secolare ornai, è in deficit 1 E ci spiegò che
essa non solo non guadagna alcunché dalla vendita
della S. Scrittura ; ma deve rimetterci il cento per
cento e spesso assai dì più, come quando deve fare una
nuova versione e distribuirla ad un popolo, che non
potrebbe davvero pagare le spese. Ecco un esempio :
un missionario arriva in una -terra posta di là dallo
stretto di Magellano ; e cerca di imparare la lingua, che
non ha alfabeto, nè grammatica, nè dizionario. Quando
alla fine l’ha imparata, .'-i accinge a tradurre la Scrittura Sacra ; ma di quale alfabeto si servirà ? Niuno
di quelli esistenti può rendere gli orribili suoni uscenti
dalle gole di quei selvaggi ; il missionario crea, dunque,
un alfabeto e traduce. La Società deve allora far fondere appositamente i .caratteri, inviare le bozze al
traduttore, stampare 32 pagine e mandarle. E cosi di
seguito. Quanti mesi ci vorranno per terminare almeno
un libro della Bibbia ?
B quante spese ? Ognuno può immaginarlo pensando
che la posta dall’Inghilterra impiega fi, mesi a giungere
in quella isola e ritornare ! !
Altro esempio : in Uganda finora si sono distribuite
Bibbie di cui ognuna costava L. 23 : 8 Lire il volume
in Inghilterra e 15 lire di spese di trasporto.
Poscia il rev. Thomas ci parlò della diffusione del
Sacro Libro nel mondo e ci disse cose bellissime e
consolanti, insieme ad altre cose che producono amarezze e disgusto in ogni persona dabbene. Ci disse che
in Eussia la Bibbia è molto bene accetta ; che il governo imperiale non fa pagare il porto per la spedizione
delle Bibbie ; che i colportori hanno molti biglietti
gratuiti per servirsi delle ferrovie ne’ loro giri di
vendita ; ma poi ci fa sapere che l’Austria (sempre lei !)
è sospettosissima e non permette la vendita, solo permette di sollecitare commissioni privatamente, le quali
vengono poi eseguite per posta da Londra. Cosi c’informò che la Turchia non vuole l’entrata della Bibbia
nei suoi domini, a cagione di quella parola contenuta
in Atti XVI, 9 : « Passa sin Macedonia e soccorrici 1 »
Noi speriamo vivamente che tutti gli evangelici
vogliano concorrere in qualche maniera ad aiutare la
Società e a trarla dal colossale deficit in cui si trova ;
sarebbe doloroso prima, e poi anche un tantino vergognoso per la Grande Chiesa Evangelica sparsa per
tutto il mondo il lasciar perire un’istituzione cosi
gloriosa e cosi benemerita.
FFIA-NCIJ^
Lendemains d’encyclique
La « Bibliothèque de critique religieuse » continua
a pubblicare volume su volume. L’ultimo, intitolato
Lendemains d’enegelique, è quella risposta de’ modernisti francesi di cui noi demmo la prima notizia e lo
schema. Aggiungiamo adesso che i firmatari dichiarano
di voler continuare i loro lavori mantenendo un’attitudine di rispettosa resistenza di fronte a Eoma. Essi
credono sempre che Roma sia la loro madre spirituale ;
essi la confondono ancora con la Chiesa universale.
Sempre lo stesso grossolano errore, di cui la matrigna
profitta. A pag. 108 del volerne si legge questo particolare; « Tra i 1200 o 1300 vescovi ve n’ha molti dì
un’intelligenza al di sotto della media ; se ne troverebbero forse trenta o quaranta che sono uomini veramente istruiti ed iniziati al pensiero moderno. Ma nessuno di essi ha osato aprire il suo cuore e parlare a
voce alta. »
Ecco in qual modo il papismo forma le coscienze !
La condanna di A. Loisy
Eiportiamo qui il testo del decreto con cui il S.
Uffizio condanna A. Loisy. Il lettore troverà commentata la notizia negli Avvenimenti del giorno. Ecco il
decreto :
Già dappertutto è noto che il sacerdote Alfredo Loisy, ora
dimorante nella diocesi di Langres, ha oralmente insegnato e
con gli scritti divulgato molte cose che scalzano gli stessi principali fondamenti della fede cristiana. Pertanto viveva la speranza che egli, forse ingannato più dall’amore di novità che
da pravità d'animo, si sarebbe conformato alle recenti dichiarazioni e pre.scrizioni della Santa Sede su tale materia ; e
perciò finora si ristette dalle più gravi sanzioni canoniche. Ma
accadde il contrario : giacché, disprezzando tutto, non solo non
abiurò i suoi errori, ma anzi, e con nuovi scritti e con lettere
mandate ai Superiori, non si è ritenuto dal confermarli pervicacemente. Adunque apertamente constando la sua confermata
contumacia, dopo le formali canoniche ammonizioni, questa Suprema Congregazione della Sacra Romana ed Universale Inquisizione, onde non manchi al suo ufficio, per espresso mandato
del SSmo Signor Nostro Pio P. P. X. pronuncia la sentenza
della scomunica maggiore nominatamente e personalmente
contro il sacerdote Alfredo Loisy, e solennemente lo dichiara
colpito da tutte le pene dei pubblicamente scomunicati, e perciò esser egli uno scomunicato vitando, e che da tutti deve
essere evitato.
« Dato da Eoma dal Palazzo del S. Uffizio il giorno 7
marzo 1908.
« Pietro Palombelli, Notaio della S. R. ed Univ. Inquisizione. »
INGHIJLTERFtA.
Il vescovo di Londra
In occasione del cinquantesimo genetliaco del Vescovo di Londra, è stata aperta fra gli ammiratori del
geniale ed eminente prelato anglicano una sottoscrizione
por offrirgli un ritratto eseguito da Sir Hubert von
Herkomer. Sono giunte contribuzioni da ogni parte dell’Inghilterra, come anche dalla Scozia e dal continente.
Eileviamo la cosa perchè essa si connette con la grande
attività ed influenza che esercita il vescovo di Londra
nell’opera del cristianesimo - sociale di cui è uno dei
più calorosi ed efficaci campioni nel suo paese.
Conferenza di un pastore italiano
Il nostro amico, Alberto Clot, si trova in Inghilterra, qve è stato mandato a perorare la causa della
evangelizzazione d’Italia per mezzo della Chiesa Valdese. Leggiamo ne’ giornali inglesi il resoconto di una
delle ultime Conferenze da lui tenute a’ fratelli inglesi,
a’ quali ha mostrato il legame tra la finalità altissima,^
che muove la nostra Chiesa nel presente e la spinge
verso l’avvenire, e la gloriosa tradizione storica, che
fa di questa Chiesa la veneranda generatrice di tutto
il Protestantesimo.
Noi ci auguriamo che il nostro fratello Clot possa
acquistare sempre maggiori simpatie all’opera nostra
in mezzo al grandissimo popolo che lo ospita.
3
LA LUCE
Cristianesimo sociale
Il Sig. W. Tempie, figlio del defunto arcivescovo
di Cantorbery ha tenuta ad Exeter, sotto gli auspici
della Cristian Social Union e sotto la presidenza del decano di Exster, una importantissima conferenza sopra
« La Chiesa e il Movimento del Lavoro ». Egli disse
che il « Labour movement » é l’espressione della fede
che l’attuale sistema economico debba esser riformato
in tutto ciò ch’esso ha di difettoso. Esso non predica
una dottrina pessimista, ma una dottrina di speranza.
L’oratore lumeggiò con efficacia grande l’opra che la
Chiesa è chiamata a compiere nel campo sociale per
la integrale redenzione del mondo.
Dal resoconto di questa conferenza che abbiamo
letto nel Guardian, giornale dell’Alta Chiesa Anglicana, emergono tre cose : la grande arditezza di idee
della Christian Social Union e, in genere dei, cristiani
sociali inglesi, la fede e l’ardore ch’essi portano in un
movimento tutto pratico a base di fatti e non di chiacchiere, la distanza loto coelo di questo apostolato veramente redentore dalla mentalità e dalla fraseologia
demagogiche che minacciano di isterilire gli sforzi dei
cristiani-sociali latini.
JLHM.EN1A.
Il governo turco sta applicando una nuova forma
di persecuzione contro la Chiesa Armena Gregroriana
che è l’antica e veneranda Chiesa nazionale di quel
tribolato ’paese. Da tempo, in seguito ad accordi con
l’autorità, a molte chiese, proprietà e filantropiche istituzioni erano intestate nei registri del Governo, ai
santi da cui esse s’intitolano. Che è che non è, un bel
giorno le autorità turche si sono accorte che questi
santi, essendo persone morte, non possono possedere,
e quindi — in ¡spreto del precedente accordo — molte
proprietà sono state confiscate. La misura, invece, non
è stata applicata alla Chiesa Greca nè a quella papale
che si trovano nelle stesse condizioni. Il patriarca Armeno ha sollevata fiera e degna protesta contro l’atto
nefando delle autorità turche. La questione sarà esaminata tra breve dal Consiglio dei Ministri.
SCOZIA..
Revisione di formule
Sotto il titolo « Creed revislOn in Scotlaud » è
stato pubblicato a Glasgow un volume contenente numerose lettere scritte nel « Glasgow Herald » da diciotto Pastori Scozzesi intorno alla revisione di quella
storica dichiarazione di principii religiosi della « Confessione di Westminster. » Essi dicono che tale documento non può più essere accettato letteralmente in
tutte le sue clausole. È un venerabile monumento di
una grande crisi religiosa del passato, ma non è un
Credo, nè può più a lungo essere considerato come
una bandiera dottrinale. Il Guardian suggerisce ai
fratelli scozzesi di sostituire la Confessione di Westminster puramente e semplicemente col Credo antico
della Chiesa Universale.
Osserviamo che le Confessioni di fede, come quella
di Westminster ed altre, delle varie Chiese protestanti
ed evangeliche, sono dei documenti particolari i quali
hanno la loro ragione di essere nella necessità di chiarire la posizione di una Chiesa particolare in deter-^
minate epoche. Non sono dei Credo propriamente detti
perchè non sono semplici formuledommatiche come quelle
formulate in antico dalla Chiesa universale ma sono qualche cosa di più complesso. Esse comprendono in sè, implicitamente 0 esplicitamente, quelle formule dommatiche
ma le oltrepassano aggiungendovi elementi più teologici che dommatici rispondenti appunto all’attitudine
del pensiero religioso di fronte alla verità religiosa in
una data epoca. La Chiesa particolare che ha formulato uno di tali documenti ha il diritto di sostituirlo
con un altro allorché, mutati i tempi, è mutata anche l’attitudine del pensiero religioso generale di fronte
alle stesse verità. Ma il nuovo documento particolare
non deve mai escludere i Credo propriamente detti cioè
le formule dommatiche che sono la bandiera della
Chiesa Universale : deve anzi includerli o almeno presupporli, poiché essi sono il vaso antico che ci conserva il liquore cioè il damma di Gesù Cristo.
Abbiamo voluto dir questo per chiarire l’indole
della questione agitata in Iscozia che non è dommatica
(perchè il damma è Videa divina rivelata da Cristo)
nè di formule dommatiche (poiché queste sono i Credo
della Chiesa Universale) ma che è una questione assai
meno importante e la coi soluzione compete appunto
alla Chiesa particolare.
SVIZZERA
Riportammo già altra volta la notizia della istituzione di una nuova parrocchia vecchio cattolica in Losanna. Ora apprendiamo che il 16 Febbraio ebbe luogo
il primo culto, seguito dall’assemblea di Chiesa e dalla
elezione di un delegato al Sinodo. Per l’imposta del
Culto e per la colletta del giorno grande generosità
da parte degli aderenti.
Revisioni o Nnove Versioni delle Sacre Scritture ?
Una questione che preoccupa sempre i protestanti è quella delle versioni bibliche. E un lato
pur importantissimo del problema é questo ;
E’ da preferirsi una traduzione nuova o una revisione di quelle esistenti ? E nel caso nostro, è
conveniente rimodernare la traduzione di Giovanni
Diodati 0 tentarne addirittura una nuova ? Ma prima di esaminare questa questione, conviene dire dei
motivi che oggidì inducono a fare traduzioni nuove
del Sacro Libro o a rimodernare quelle che già abbiamo. Parliamo sopratutto del Nuovo Testamento. E’
saputo che primo a stampare il testo greco, dal quale
sono derivate le versioni protestanti dei secoli XVI
e XVII fu Erasmo, il quale, nel suo lavoro, già
per se stesso difettoso perchè fatto su pochi manoscritti corsivi, di età recentissima, fu troppo frettoloso temendo di essere preceduto dal Cardinale
Ximenes, il quale da molto tempo stava preparando
una edizione delle Sacre Scritture. Erasmo stesso
confessò agli amici che la revisione delle bozze
aveva sofferto assai, sia per l’incapacità del proto,
sia per il suo cattivo stato di salute, ma pregava
i suoi corrispondenti di non palesare queste confidenze, « nella tema, dice egli, che le copie di questa edizione rimangano nei magazzini dell’ editore,
se si viene a conoscere la verità ». Invece il numero delle edizioni fu considerevole. E in una di
esse nella prefazione si diceva al lettore ; « Te.vtum
Jtales ab omnibus receptum » (1633) : « Tu hai
qui il testo uviversalmente ricevuto ». Questa frase
non era altro che una reclame libraria. Fece fortuna e il testo di Erasmo fu universalmente adottato. E’ quindi su di una edizione erasmiana che
Giovanni Diodati fece la sua traduzione che lo
stesso cardinale Angelo Mai ha lodata. (Non ci voleva che un ignoto, certo Arnaldo Romano a deplorare che il d’Annunzio si sia servito nella sua
« Nave » della versione del Diodati, invece di ri
correre al testo della Volgata con le sue migliaia
di errori, o ad altre traduzioni). Ora è evidente
che tutte le antiche traduzioni, compresa quindi
quella del Diodati, siano difettose, perchè fatte su
di un testo imperfetto. Difatti in questi ultimi due
secoli furono scoperti e collazionati manoscritti in
gran numero (quasi 2000) alcuni dei quali molto
antichi ; donde derivarono un grande numero di
varianti che però non modificano sostanzialmente i
fatti 0 gli articoli di fede.
Numerose edizioni* antiche vennero fatte sulle
quali sono condotte le revisioni e le nuove traduzioni.
Revisione adunque o nuova traduzione ?
Si sa che gli anglo-sassoni hanno riveduto semplicemente la loro « versione autorizzata ». La ragione si comprende. La versione inglese del secolo
XVII (1611) fu già una revisione di altre revisioni con carattere anonimo e collettivo. Ora si
può fare lo stesso lavoro di revisione delle nostre
versioni ? Il prof. Alberto ReveI, nella prefazione
del suo Nuovo Testamento tradotto sul testo originale, lo nega recisamente.
Perchè? Perchè da noi le versioni sono dei lalori individuali portanti in fronte un nome propr».
Ora dice benissimo il Revel: « gli antichi scritti
si ristampano, ma non si rifanno ; si rispettano
come proprietà letteraria, ma non si adulterano
sotto specie di svecchiarli e di migliorarli ».
L’ argomento ci pare di valore indubbio. Onde
ci permettiamo di esortare la egregia commissione
incaricata di darci una nuova versione delle Sacre
Scritture a fare, più che un lavoro di revisione,
una nuova versione del Sacro Libro, servendosi naturalmente delle versioni già esistenti, compresa
quella del Diodati, il cui magnifico lavoro va rispettato com’ è, come monumento insigne di letteratura. Del resto ci sembra che il saggio offertoci
dalla suddetta Commissione col Vangelo di Marco e
r Epistola di Paolo agli Efesini tenda più verso
una nuova versione che verso una pura e semplice
revisione. Non possiamo quindi che incoraggiarla su
questa via.
Ci permettiamo infine di fare una seconda raccomandazione. Sarebbe opportuno ed utile corredare il testo di note geografiche e storiche. E’ oramai tempo di abolire la formula « senza note nè
commentari ». A questo riguardo la versione francese Segoud costituisce un vero modello, perchè
ivi le note sono in numero più che sufficiente e
fatte con chiarezza e sobrietà.
Enrico IVIeyniei*.
Al caro amico Sconosciuto.
Ho ricevuto i libri e La ringrazio. Ma avrei assoluto
bisogno di poter corrispondere con Lei, tanto per spiegarmi. Se non vuol comunicarmi il suo nome e residenza, mi dia almeno un indirizzo fittizio al quale io
possa rivolgere una lettera colla speranza che le venga
recapitata. Altrimenti non saprò che fare in di Lei riguardo e in riguardo alle faccende a cui Ella m’invita. L’ affare di Garibaldi è arenato.
Suo affez.mo e grato
GIUSEPPE BANCHETTI
Prof, a Pomaretto (Pineroio).
FATfTEÌm
La rinascita della fede
La discussione parlamentare sul valore dell’insegnamento religioso nella scuola, ha dato occasione
al pubblicista Bergeret di scrivere sulla Stampa di
Torino uno smagliante articolo da cui stralciamo i
seguenti pensieri :
‘..Non vi è alcuna filiazione possibile della mo
rale della scienza: una morale positiva non esiste e
non esisterà mai.... scienza e fede, conoscenze intuitive non si urtano, perchè si propongono finalità diverse e si svolgono in piani diversi, come due geometrie a diverse dimensioni, i postulati delle quali
sembrano contraddittori, gli uni dagli altri, e non
sono... La fede ridiscenderà sul mondo, poi che la
voce alterna dei periodi di fede e dei periodi di intellettualità è l’eterno prodotto della irrequietudine
eterna dello spirito irrequieto degli uomini ; e bisogna essere della stessa pasta cerebrale d’un sagrestano
di Loggie massoniche, per credere che il pensiero
umano abbia trovato un assetto definitivo. La fede
ritornerà dopo i cataclismi della rivoluzione che la
civiltà materialista porta nel suo grembo. E’ sul terreno dell’alta coltura che debbono oramai esser combattute le battaglie del Signore.
Si può giungere, oggi, a uno stato d’animo molto
prossimo alla fede, dopo aver attaversato, per quanto
è largo, il territorio delle cognizioni umane. Si scopre allora che vi sono dei limiti alla biologia ; che
nè anche le matematiche possono dare scientificamente soddisfazione a! bisogno dell’assoluto; che il
fondamento democratico della società moderna è stato
gittato il giorno che fu pronunziato il Sermone della
mentagna ; che tutti gli sforzi della esegesi laica non
hanno potuto dimostrare che la propagazione del
cristianesimo non sia stata opera degli apostoli ; che,
come la intelligenza umana non arriverà mai al possesso dell’Inconoscibile, e come la bramosia di questo
Inconoscibile arderà sempre le vene degli uomini,
così bisognerà fare appello anche una volta alla fede,
argumentum, rerum non apparentium..... Lo spirito
cristiano s’è rinnovellato, in Francia per opera dell’alta
coltura, il giorno in cui il principe del positivismo
latino, il nostro glorioso Ippolito Taine, con la fredda
equità di chi ha fatto una scoperta straniera a ogni
sua passione, proclamò sulla sua parola di storico e
di psicologo, esservi una sola ala che possa portare
in alto l’umanità ; il Cristianesimo. Da quel giorno la
reazione cristiana è cominciata sulle vette del pensiero francese. Bourget e Brunetière hanno oggi migliaia di discepoli, nelle Facoltà universitarie, fra gli
uomini di lettere, fra gli uomini politici, in ogni paese. Molti più potrebbero averne in Italia, poi che la
4
LA LUCE
filosofia cristiana, composta in cinque secoli di lavoro
intellettuale, di cui forse non vi fu mai l’uguale, è
per gran parte opera del genio italiano : come la più
gran parte della produzione originale del genio italiano è cristiana ; ed è cristiana la storia, e furono
cristiane le fortune d’Italia.
In verità, col solito anticristiano, che si incontra
a ogni svolta di vicolo, un italiano che rispetta la
storia del suo paese non deve venire a confutazione
sui paragrafi della dottrinella del Bellarmino. Basta
gittargli sulla faccia la Divina Commedia. »
Adolfo Haroak e la enciclica
« Pajeendi »
Diamo qui, togliendolo dalla Internationak
Wochenschrift, il giudizio di Adolfo Harnak intorno aH’nltima enciclica papale, giudizio che il grande
storico esprime rispondendo alla questione : che cosa
diventeranno le facoltà, di teologia cattolica in Germania dopo rencicliea e quale sarà Tattitudine di
Roma verso la teologia tedesca :
« Sono contrario alle voci di coloro che non vogliono più che le facoltà cattoliche facciano parte
delle università. Benché i professori di teologia cattolica abbiano le mani legate, essi hanno fatto molto
lavoro onesto, e la scienza deve combattere bensi
contro la menzogna e l’ipocrisia, ma non contro
convinsioni sincere. Vi sono scienziati eminenti
che rimpiangono e condannano molte cose nello
stato attuale della Chiesa romana, ma che la riconoscono pur sempre come la vera Chiesa di Cristo
e che riguardano il papa come il suo vicario. Questi teologi faranno sacrifizi e sopporteranno pene di
ogni specie e, senza rinunziare alla loro persuasione,
soffriranno qualunque vituperio, persino la derisione
dei loro amici scienziati, per l’amore della loro Chiesa.
Bisogna rinoscere la sincerità anche nell’errore e nei
pregiudizi, e difatti finora nella Prussia lo stato, i
vescovi; i professori, anche quelli che vorrebbero
espoliare le facoltà di teologia cattolica dalle università, hanno mostrato una seria moderazione ed
hanno evitato lo scatenarsi d’nn nuovo < Kulturkampf » Si spera che anche in Baviera le due parti
riconosceranno la loro responsabilità e non si abbandoneranno ad alcun eccesso.
In quanto al contenuto Enciclica, sottoscrivo
alla critica severa della « Internationale Wochenschrift » ed aggiungerò che l’enciclica non soltanto
sfida tutta la scienza moderna, ma è di nessun valore morale perchè cerca di uccidere lo spirito di
verità ÚVQ si è sviluppato sempre maggiormente e
e che è il nostro vanto più che ogni scienza in sé.
La enciclica non è soltanto il riflesso dello spirito,
e delle conoscenze del 13' secolo, ma di uno spirito
indurito contro la coscienza intellettuale e morale,
inferiore a quello di S. Tommaso e più ancora a quello
di S. Agostino, e il combatterlo con tutti i mezzi
leali è nostro diritto è nostro santo dovere. Trovo
un progresso neH’eneiclica, poco rilevato dalla critica,
nel fatto che, al disopra della quistione del papato
e del potere, è posta la quistione della fede vera.
Naturalmente i precetti disciplinari non mancano,
e la confutazione del modernismo è infelicissima ;
bisogna riconoscere il tentativo d’nna lotta seria
per la fede e la teologia cristiana. Mi è stato domandato più volte nelle scorse settimane se non
rimpiango il mio discorso su « Protestantesimo e
Cattolicesimo, » e sq non rinunzio alle mie speranze
al riguardo.
Nè l’uno nè l’altro. Quello che è vero e buono
nel modernismo rimarrà e crescerà, anche nella
chiesa cattolica tedesca. Nessun uomo ragionevole
sogna una unione esteriore del cattolicesimo e del
protestantesimo e nemmeno la fine della Chiesa cat-^
tolica-romana. Ma i » homines bonae volnntatis »
delle due Chiese troveranno sempre più dei campi
di lavoro comune religioso, sociale, e teologico, e
non è impossibile che verrà il giorno in cui la
chiesa cattolica-romana stenderà la sua cupola snahitazioni numerose e diverse e darà ai suoi pastori
e teologi maggior libertà pei- gli studi scientifici. »
Va da sè che noi riportiamo queste parole per
la importanza deH’nomo che le ha dette ; ma, a
nostro giudizio, le speranze deU’illustre fratello
nostro sono troppo rosee e troppo poetiche.
Se poi col tempo si dovessero realizzare, tanto
meglio per tutti.
¿irte, Letteratura, Scienza
L’ UOMO PRIMITIVO
Il deputato Mirabelli nel suo forte discorso sulr insegnamento religioso nelle scuole, secondo le
nostre gazzette, disse queste parole, per dimostrare
che vi è conflitto fra la fede e la scienza : « L’archeologia preistorica, investigando con studi pazienti 1’ origine dell' incivilimento, sfata il sogno dell’ Eden :
nel paleolitico primitivo 1’ età dell’ oro si tramuta,
secondo T intuizione Increziana, in età delia pietra ».
L’on. Mirabelli ha espresso un’ idea molto cara
al materialismo, cioè che 1’ umanità primitiva fu in
condizioni assai inferiori a quella in cui si trova
l’attuale selvaggio. Il che verrebbe a confermare
un’ antica tradizione della scuola ionica, di cui sAra
fatto interprete Archelao, quando insegnava che
« r uomo avrebbe avuto un’ origine non dissimile
da quella degli altri animali, e si sarebbe sollevato
grado grado dallo stato brutale allo stato veramente
sociale ed umano » — tradizione che occorre pure
nei poeti e scrittori latini come Lucrezio, Orazio, Virgilio. (V. ad esempio, Lucrezio : De natura Deoriim,
V. 923).
Vi è però un’ altra tradizione umana, le cui origini non sono meno antiche, secondo la quale gli
uomini non si vedono più usciti dalla terra, ma si
pretendono discesi dagli stessi Dei ; serbano la ricordanza di una condizione migliore, che è cantata
dai poeti e descritta dai filosofi ; scorgono una specie di divinità nei proprii antenati e nei loro genitori ; anziché essere fiere che si divorano a vicenda, sentono di essere fatti gli uni per gli altri
e si considerano come cittadini di una medesima ed
universale città ; si dicono fra di loro legati da una
specie di parentela per essere tutti percorsi da
una divina ragione che in tutti trovasi diffusa, ed
illuminati da certi concetti eterni ed assoluti di
vero, di bello, di buono, i quali, secondo la bella
espressione di Platone, sono per il mondo intelligibile, ciò che il sole per il mondo sensibile. E’ certo
importantissima per noi spiritualisti questa tradizione, le cui traccio occorrono ad ogni istante in
Oriente, in Grecia, in Roma, queste due tradizioni,
r una materialista e 1’ altra idealista, sembrano in
certo qual modo corrispondere alla duplice natura
dell’ uomo e si possono riallacciare al racconto biblico della creazione dell’ uomo, il quale racconto
apparisce come la forma la più completa e la più
autentica di una grande tradizione primitiva, che
ab antico fu comune a quasi tutte le razze e a
tutte le genti.
Del resto la scienza moderna ha proprio dimostrato che lo stato selvaggio è'stato quello dell’ umanità primitiva ? No certamente. Scienziati eminenti negano che la condizione attuale dei popoli
selvaggi siano una condizione affatto primitiva, e
inclinano a vedervi piuttosto una degradazione. « Vi
hanno ragioni, scrive lo Spencer, per pensare che
gli uomini di tipo inferiore, oggi esistenti, non
siano esemplari dell’ uomo quale esistette da principio. Egli è probabile che molti fra essi, se non
tutti, ebbero degli antenati che erano pervenuti a
un grado superiore. Egli è possibile, e a mio avviso, probabile, che la degradazione sia stata in
essi cosi frequente come il progresso. » {Principi
di sociologia, pag. 138).
In vero il progresso non è punto fatale in seno
all’ umanità. La storia ci dimostra che 1’ uomo è
padrone della legge del progresso .e che la modifica e la regola a suo piacimento. Non c’ è dunque
evoluzione fatale per la specie umana ; questa può
camminare verso la luce, può retrocedere verso le
tenebre. E ancora non c’ è esempio di un popolo
che esca dal suo stato selvaggio se non per mezzo
di un altro popolo più avanzato nella civiltà. Questo si é verificato pienamente per quello che riguarda i primi abitanti dell’ Europa. Fa uua emigrazione turanica venuta dall’ Oriente che portò in
Europa i progressi delT età neolitica ; fu pure una
emigrazione ariana che più tardi vi introdusse i
progressi dell’ età del bronzo e dell’ età del ferro.
Dunque non si tratta ivi di selvaggi che siano da
se stessi pervenuti ad una vita superiore. All’ epoca
dei nostri trogloditi una civiltà avanzata regnava
in Egitto, in Mesopotamia, in Cina, presso quelle
popolazioni non si trovarono traccie di uno stato
selvaggio originario ; ma bensi traccie uon interrotte di tradizioni di agricoltura, di arti, di verità morali e religiose. Dunque si può affermare
che se si ritrovano razze inferiori le quali, secondo
alcuni, ci offrono l’umanità primitiva, ve ne sono
pure delle altre contemporanee superiori e già pervenute quindi ad un certo grado di civiltà. Ma
quelle razze inferiori non sono già de.sse decadute
da condizioni superiori di vita ? La tradizioue idealista di cui abbiamo parlato al principio e la storia sembrano ciò confermare. E perciò si vada guardinghi prima di affermare che v’ è anche nel campo
della storia conflitto tra la fede e la scienza.
Hnnieo nieyniei<.
Inno di Adorazione
Quale di te, Signor, più glorioso,
Qual più possente Iddio ?...
Qual’é nell’aniverso il loco ascoso.
Ove tu non iscopra il passo mio ?
Tu volesti ; e non ebbe più riposo
L’occulto lavorio
E di leggi l’intreccio misterioso.
Onde le sfere trasse il tuo desio.
Quando di tuo valor contemplo l’opre,
Che tuo saper conduce,
La mia fragilitate a me si scopre
Ed a sciamare il mio pensier m’ induce ;
Che cosa è l’uom, chè in suo favor s’adopre
Del vero tuo la luce ?...
Ei di peccata tuttodì si copre.
Eppure in alto tua bontà lo adduce !
V. o.
LEGGENDO L’EVANGELO
« Come Mosè alzò il serpente nel deserto, così conviene
che il Figliol dell’uomo sia innalzato Giov. S, 4.
Crediamo che così parlando a Nicodemo
Gesù abbia pensato alla sua morte.
È vero ch’Ei prese a ragionare apertamente della sua passione almeno un anno
più tardi ; ma il fatto eh’ Egli incominciò
ad annunziarla in modo esplicito solo quando
le folle interessate e avide di prodigi accennavano ad allontanarsi da lui, ci autorizza
forse ad affermare che non prima di quell’ora di crisi (vedi ‘Giov. VI, 60. - 7i e passi
paralleli nei sinottici) e soltanto a causa
di codesta defezione Gesù abbia scoperto
la necessità della morte sua ? No, sicuramente. Se prima non annunziò, ciò non significa che prima non intuì, non vide, non
comprese. Il negare questo equivale ad attribuire a Lui, rinsuperato conoscitore del
cuore umano, una perspicacia;assai mediocre, anzi inferiore alla normale.
Perciò, lettori, pensate e stupite all‘eroismo di cui diede prova il Figliol dell’Uomo
se per mesi ed anni previde il Calvario I
"Vederlo avanzare lentamente, e, via via
I che s’avvicina alla croce, passare dalla pie-
5
LA LUCE
5
ua luce alla penombra, dalla penombra alVombra, dalFombra alla tenebra fittissima
in cui si sente solo e abbandonato da Dio.
Seguitelo nel suo solenne marciare alla
morte, e chi non ammirerà “? Quando il sorriso d’incoraggiamento, di perdono, di simpatia gli s’è spento sul labbro ? Quando
ha cessato di preoccuparsi degli altin per
pensare unicamente a sè, nel suo cammino
verso la morte ? Semplice e docile come un
fanciullo, fu un eroe di forza morale, il
vero leone di Giuda, esempio altissimo a
noi cristiani della serenità d’animo con cui
si deve aspettare e ricevere l’ora oscura
che si avanza lenta a caricarci sulle spalle
una croce.
Ma non solo un esempio ! Gesù oltre al
sapere che la sua morte era inevitabile, ne
comprese il significato ed il valore. Ah !
non’ sia nostra la superficialità stupefacente
di chi si rappresenta il nostro Redentore
come pecora condotta al macello, non soltanto perchè docile e sottomesso ai carnefici, ma ancora perchè non intende la ragione del supremo sacrifizio ! Codesto modo
di vedere abbassa la maestosa figura del
Cristo, a cui nessuno toglie la vita, che
Egli dà liberamente ; il quale è qualche
cosa di più che un agnello immolato, qualche cosa di più che il tipo della debolezza
oppressa o della dolcezza rassegnata : è
un gigante di energia che ha veduto la
morte da lontano e non ha voluto sfug
iirle ; il Figliol dell’Uomo morendo sapeva
bene perchè e per chi moriva !
E. Comba
QUESTIONI SOCIALI E nORALI
Notizie eli IviAoclieni
Non c’è bisogno di presentarlo, m’immagino ; ognuno
ricorda la triste figura morale dell’uccisore della innocente e pia vecchia Elisabetta d’Austria. Neanche
si può credere che i lettori del nostro foglio sieno ansiosi di avere notizie di quel bruto, e non si vedrebbe
quindi facilmente la ragione per la quale io, traendole
dal Corriere della Sera, le voglia ora trasmettere in
queste colonne, se non mi affrettassi ad aggiungere :
quelle notizie hanno una certa importanza per il loro
lato educativo.
Educativo ! Come educativo ? Che cosa mai si può
apprendere da una belva di quel genere ? Ebbene, non
dico che ci sia la minima cosa da imparare da lui ;
ma qualcosa si può imparare dal sistema carcerario
svizzero dove il Lucchetti è ritenuto per tutta la vita.
E’ vero che noi non siamo carcerati, e che, Dio aiutandoci, nessuno di noi lo sarà mai. Ma certe regole
del carcere non perderebbero della loro utilità qualora
fossero trasportate anche tra la gente che vive a piede
libero.
Il Luccheni, dunque — poiché è di lui diesi tratta
— ha ora un genere di vita certo più benefico e più
razionale di quello che avesse prima. Prima viveva
come tutti gli altri uomini; adesso vive come vivono
i carcerati in Svizzera ; e vedrete che è un progresso.
Il Luccheni si alza a buon’ora, — non esageratamente però — e dopo aver accudito alla sua pulizia
personale ed a quella della sua cella, dopo aver fatto
una modesta ma sana colazione, si siede dinanzi ad
un deschetto e comincia a lavorare. Forse non era
grande lavoratore di sua natura, ma ora ci ha preso
gusto. Non sarà un operaio distinto, ma dicono che
egli non è senza un certo gusto nella confezione di
scarpe leggiere e di pantofole. Lavora di buon umore
fino a mezzogiorno ; quindi mangia. Dopo il pranzo,
che non sarà lauto, ma certo migliore di quello che
hanno quotidianamente una ventina di milioni d’italiani,
egli fa una passeggiata di mezz’ora nel cortile, e poi
si ritira nella sua cella.
Là, egli è libero pel resto della giornata • e, secondo
quanto si racconta, passa il suo tempo nello studio. La
Wblioteca del carcere gli fornisce in abbondanza i buoni
libri ; ed egli s’immerge nella lettura, nella riflessione,
scrive talvolta, e non solo delle lettere, ma anche dei
piccoli lavoretti letterari e magari filosofici, il frutto
delle sue meditazioni. Cosi fino alla sera. L’indomani
poi egli riprende il suo lavoro manuale per tutta la
mattinata, il lavoro intellettuale pel pomeriggio, e cosi
via; e dicono che egli si trovi soddislatto assai del
genere delle sue occupazioni. E sfido io !
Facciamo alcune rifiessioni : nella nostra società
civile si usa consecrare alcuni individui alla coltura e
quindi all’esercizio dell’intelletto soltanto, e la grande
massa, il 70 o l’80 per cento, almeno, viene invece
riservata esclusivamente alla coltura, allo sviluppo,
all esei’cizio delle facoltà fisiche.
In 4. elementare-, o in 5. eccovi venti giovanetti. Più
0 meno hanno le stesse forze ed attitudini fisiche ; più
0 meno, le stesse forze ed attitudini intellettuali. Ma
rivedeteli pochi anni dopo : quelli d’infra loro (e saranno
pochi) cui i genitori hanno potuto provvedere i mezzi
di- proseguire gli studi, sono entrati nell’esercizio di
qualche carriera puramente intellettuale ; gli altri, i
più, sono curvi sugli strumenti di lavoro fisico da un
crepuscolo all’altro. Pei primi il corpo è quasi superfluo, pei secondi la mente. Ai primi lo si potrebbe
amputare dal collo in giù e continuerebbero ad esser
buoni come prima pet la loro occupazione, dato che si
potesse vivere in tali circostanze ; agli altri bisognerebbe lasciare il corpo, persino la testa per le necessità
degli occhi e delle orecchie, ma si potrebbe benissimo
vuotare la scatola cranica senza che ne avvenisse il
minimo inconveniente. Nei primi la mente si sviluppa
e si paralizza il corpo, nei secondi succede l’inverso.
Or io credo fermamente che ciò sia dannoso allo
sviluppo della natura, ed anche contrario alla volontà
di Dio. Non posso dilungarmi ; mi basterà il notare
che certo non è consiglio conforme a saviezza quello
di sacrificare senza ragione una grande quantità di
forze fisiche umane e una più grande quantità di forze
intellettuali. Chissà quali servizi all’umanità potrebbero
rendere le spalle robuste e le muscolose braccia e le
agili gambe e le dotte mani di tanti professionisti che
lavorano sol col cervello ! E chissà quanti Ildebrandi
e quanti Alessandri, dirò col poeta, dormono nel più
umile cimitero di villaggio ! Noi gettiamo via i due
terzi almeno delle nostre forze.
E neanche ciò può esser conforme alla volontà di
Dio. Dio non fa nulla d’ inutile. Se avesse voluto un
tale ordinamento avrebbe dato ad alcuni uomini molto
cervello e pochissime forze corporali, e agli altri, alla
massa, poco cervello e molte forze fisiche; appunto
come ha dato agli uccelli forza di ali e deboli zampe,
a’ pesci forza di pinne e assenza di gambe. Ma siccome
Dio ha ripartito quasi ugualmente fra tutti gli uomini
la dose d’intelletto e quella di forze fisiche, c’è da
credere che Egli intendesse che ognuno osasse dell’una
e dell’altra, proprio come adesso ne usa razionalmente
Luccheni.
Ma quando il ragionamento entrerà nell’opera cosi
importante della nostra educazione, in vista di uno
sviluppo sociale migliore ?
G. Banchetti
P^CIhE V\ STORIj(
I Valdtsl 11 lomMa dapa la oiarta di Pietra Valdo
Alla morte di "Valdo, parve doversi spezzare ogni
legame tra i Poveri Oltramontani ed i Poveri Lombardi, quelli rimanendo in vari punti ligi alle tradizioni della chiesa romana, i nostri accennando ed
essere più radicali.
Tuttavia, il desiderio d’intendersi provocù un convegno, che avvenne nel maggio 1218 in quel di
Bergamo. , Vi si trovarono sei deputati per parte :
alla testa degli Oltramontani erano i loro due rettori di quell’anno, Pietro di Relana e Berengario
d’ Acquaviva, forse anch’ essi Italiani ; i Lombardi
erano Giovanni di Sarnago e Taddeo Marino, Tom^
maso (quello che l’Inquisitore Moneta Doctor
perverms) e Maifredo, Gian Francesco e Giordano
di Degno bolognese.
I capi sui quali specialmente essi dissentivano e
rano l’elezione dei rettori, l’ordinazione dei ministri,
i rapporti colle comunità operaie dei tessitori ecc.
il battesimo, il matrimonio, la S. Cena, oltre alcune
quistioni personali. Dopo lunga ed accalorata discussione, l’accordo fu raggiunto su tutti i punti tranne
la S. Cena e la persona di Valdo.
Ambi i partiti credevano ancora alla transustanziazione ; ma i Transalpini affermavano che essa si
operava per virtù delle parole sacramentali, indipendentemente dal carattere del ministro che le pronunziava ; i Lombardi invece non credevano aU’efficacia di un sacramento amministrato da un prete
indegno.
Riguardo a Valdo ed al suo collega Vivete, morti
recentemente fra il comune rimpianto, gli Oltramontani volevano che si dichiarasse esser essi in Paradiso, laddove i Lombardi si limitavano a dire che
potevano essere salvati se, prima di morire, avevan
fatto la pace con Dio.
Siccome, anni appresso, i fratelli di Germania deploravano ancora quel tentativo fallito di conciliazione, i Lombardi giustificarono la loro condotta in
un Rescriptum, vergato tra il 1220 e il 1230, dal
quale sono tratti i dati che precedono.
Nel 1224 l’imperatore Federico II, da Padova, emanava severi decreti contro i Valdesi. Fu questo
il segnale di altri rigori : lo st esso popolo milanese
ritirò loro il suo favore ed, in una sua assemblea
nel gennaio 1228, ne decretò l’espulsione. Ma altro
era decretarla altro eseguirla.
Nel 1233, dietro incitamento dell’imperatore e di
papa Gregorio IX, Oldrado Trissino inseriva quelle
misure restrittive negli Statuti del Comune.
La lotta continuò sorda tra la luce e le tenebre,
e solo di tratto in tratto alcuni sprazzi ci ricordano
che il popolo valdese non è spento in Lombardia ;
qaamvis uri tur non comburitur.
Un processo, fatto in Germania nel 1330 e pubblicato nel 16' secolo, attesta che, sfidando i decreti
i imperiali e municipali, pure i Valdesi di Milano
avevano perseverato nelle loro comuni adunanze,
tenute ora in casa dello stesso gonfaloniere del Comune, il D’Alila, ora nel castello della Gatta ed
ora in quello di Mongano. Continuava altresì a fiorire la loro scuola, sovvenuta dai Valdesi di Germania che vi mandavano i loro giovani studenti.
Pare che vi si potesse seguire un rido completo di
studi poiché uno degli imputati nel processo depone
esservi rimasto 18 anni, imparando a mente il Nuovo
Testamento e buona parte del Vecchio per poter
difendere le sue credenze ed impugnare quelle della
chiesa romana.
Un’ultima menzione delle congregazioni lombarde
si ritrova ancora nel 1368, quando i Valdesi di Milano scrissero una lettera d’incoraggiamento ai confratelli della Stiria, afllitti dall’apostasia di alcuni
dei loro magistri.
Poi il silenzio si fa su quella chiesa, la fiaccola
è spenta ; o meglio : dinanzi all’imperversare della
persecuzione, i Poveri Lombardi si sono dispersi e
parecchi hanno probabilmente raggiunto il rifugio
delle Alpi attorno al quale s’impernia, da quel
tempo, la storia dei Valdesi.
Giov. Jalla
Problemi di edocozione e d'isMone
Il dniii pir II dmi di mllinri il su iitillitio
Trecento aunì or sono, Mad.lle de Sainte-Beuve,
iniziava l’insegnamento femminiìe in Francia, sperando
in taì modo rinnovare il mondo. « Le giovani, diceva,
riformeranno le loro famiglie, le famiglie riformeranno
le provincia, le provincie riformeranno il mondo. »
Questa vasta ambizione non è ancora completamente
i realizzata ; ma pure la bella utopia conteneva una
.parte di verità, verità che andrà aumentando sempre ‘
Spiù, a misura che le donne avranno una più chiara vi* sione dell’influenza che devono esercitare specialmente
¡nel seno delle loro famiglie, e che spesso non esercitano
I affatto. Le giovani che, terminate le classi elementari
IO qualche classe secondaria, non sono obbligate^al lavoro per vivere, amano esse la cultura superiore, quella
6
«
LA LUCE
cultura che permetterà loro di esercitare infliienza più
tardi nella vita dei propri figli ? A me par di' no. Si
fànno loro studiare molte cose, parecchie lingue specialmente, ma esse non sanno alcune cose profondamente.
Claudio Bernard disse queste auree ¡rarole : « Se sapessi
qualche cosa a fondo, saprei tutto. » Quindi sarebbe
bene che le,giovani che lo possono, intraprendessero
uno studio serio ; questa disciplina aumenterebbe di
molto il loro valore intellettuale e morale, e conseguentemente il loro valore sociale. Perchè vediamo noi
le donne perdere quasi sempre la loro influenza sui
figli quando questi entrano nell’adolescenza ? Semplicemente perchè non erano sufScientemente preparate
alla loro missione di madre.
Ed in proposito, ecco quanto dice lo scrittore M. Etienne Lamy : « Presto giunge l’istante in cui il fanciullo passa, come si diceva altra volta dalle mani
delle donne nelle mani degli uomini. Allora comincia
ad intendere che vi è una differenza tra rinsegnamento
di sua madre e quello delle voci del di fuori. Gli scetticismi del mondo soffiano nella sua fede infantile come
le mezze gelate di Aprile sulle biade e le disseccano,
indovina sui visi e nelle conversazioni che la ragione
delle donne non è quella degli uomini, che le donne
credono, che gli uomini sanno. Il suo cuore rimane
colla madre, ma 1 orgoglio lo fa uomo ed, a misura
che si fa alto, i fumi della scienza salgono al suo giovane cervello. Le incredulità del filosofo imberbe s’innamorano di qualche fatto, di qualche legge fisica, di
qualche formula dottrinale ed egli va racimolando le
sue prove fiero di difendere il dubbio. La madre sua
sente il sufismo nelle ragioni che mette avanti, ma
colla sua coltura superficiale non può trovare il debole
della corazza, e quindi tace. Ma in quel silenzio è sepolta la sua influenza di madre. Il figlio serba il suo
rispetto, la sua gratitudine mapeuiache « non si può
ragionar colle donne ! Diventa scettico, evita le controversie religiose o morali ; non condivide più le credenze della madre, le tollera. »
Troppo spesso le cose avvengono in tal modo. In
generale le madri dei grandi uomini furono delle donne
superiori ; cioè si possedevano, si governavano e ponevano le loro convinzioni su solide basi. Non tutte ebbero vaste conoscenze, ma supplirono di quello che mancava loro, e durante la loro vita intera cercaron di
colmare le lacune della loro educazione ; non si addormentarono in una apatia funesta a sè ed agli altri.
E, Scrtalot
La dottràa cristiana spiegata al popolo
statura deirUomo
D. — Che cosa é innanzi tutto necessario perché
l ttoTìto (xd^TirScO/ dllct TcltyzofiB del VctflQBÌO ^
R. Affinchè 1 uomo aderisca alla religione del
Vangelo, è innanzi tutto necessario ch’egli abbia imparato a conoscere la propria natura, la sua vocazione
primitiva, i suoi bisogni, le sue miserie spirituali.
D. — Dite qualche cosa della natura dell’uomo.
R. — L’uomo è su questa terra Tultìma e la più
eccellente fra le creature di Dio. Con Tnomo apparisce
per la prima volta l’essere personale, libero e morale
distinto dalla natura, la quale aspira e tende a lui
come al suo coronamento ed al suo re. (Salm. Vili. 5-9)
D. — Di che è composto l’uomo ?
R. — La costituzione dell nomo — appropriatissima
al posto ch’egli occupa nel creato —risulta daU’nnione
di un corpo materiale con xm’anima spirituale. Col
corpo, l’nomo è unito al mondo visibile ; con l’anima,
egli s’avvicina al mondo invisibile ed eterno. Di cotesti
due elementi il più importante è l’anima. Ma, siccome
essi sono strettamente uniti quaggiù ed esercitano
l’uno snU’altro un’influenza costante, la rivelazione d’accordo con la ragione c’insegna a rispettare e conservare il nostro corpo. Essa condanna la sensualità, ma
respinge pure il falso ascetismo.
D. — Che altro dice la Bibbia sulla natura dell’uomo f
R. Per il suo corpo, l’uomo è Tultirao termine della
serie del regno animale ; ma, quanto all’anima sua, la
Bibbia insegna che Tnomo fu creato ad immagine e somiglianza di D\o.{Oe». I. 27)
D. — In qual senso l uomo è fatto ad iwuna^ine
e somiglianza di Dio ?
R. — Osserviamo, da alcuni punti di guardatura,
l’essere umano:
<i) L’anima dell nomo — pur essendo, come principio
senziente, legata al corpo — sorpassa però, come principio ragionale ed intelligente, l’universo corporeo.
Io non son quest’egre membra
Di poc’alito captive ;
Io son alma che in Dio vive
Io son libero pensier.
b) Connessa con Tinteligenza, esiste nell’uomo la
volontà. Questa è una facoltà attiva che procede dall’interno delTuomo verso l’esterno, come l’appetito puramente sensitivo ; con la differenza però che l’appetito
puramente sensitivo è una forza cieca, laddove la volontà è una forza veggente, perchè illuminata dalla
luce intellettiva. La volontà è l’intelletto operante. Essa
ha ricevuta daU’intelletto l’origine ; essa riceve dagli
atti ognor crescenti delTintelletto una vita ed un mo
vimento sempre più pieni : ma — di rimando — la
volontà reagisce sopra l’intelletto, ne asseconda e rafforza Tatto spingendo ad aumentarlo e a dilatarlo nello
sforzo per l’attuazione ;
c) Vi è inoltre, nell’uomo, la coscenza. La coscenza
è Tinteligenza e la ragione applicate all’ordine morale.
Spieghiamo la cosa : La mente, per mezzo della riflessione, si ripiega sopra di sè, sopra tutti i suoi atti, e
cosi li viene a conoscere, li esamina, li giudica. « Sopra
tutti i suoi atti, » abbiam detto ; quindi anche sopra
gli atti morali, e cosi nasce la coscenga morale : essa,
paragonando gli atti compiuti, o immaginati o supposti,
con la legge conosciuta, giudica se sono ad essa conformi 0 da essa disformi.
Vi è poi nelTuomo la coscenga religiosa. A
questo proposito Platone scrive : « Il motivo per cui
tu devi confessare, uomo esimio, che esiste Dio, si è
che la natura nostra ha una certa cognazione con la
divinità, e ti spinge a riverire quello che è insito e
innato in te medesimo e fa si che tu pensi che realmente esiste. » (Leg. X)
Premesse le suesposte nozioni intorno alla natura
spirituale delTuomo, diremo dunque che l’immagine di
Dio nelTuomo si mostra nella costui intelligenza, nella
volontà e sopra tutto nella coscenza morale e nella
coscenza religiosa che dànno alTnomo l’idea ed il bisogno della perfezione di Dio. {Matt. V. 48)
D. — Dite qualche cosa della natura delVuomo
in relazione con la famiglia e con la società.
R. — La Bibbia insegna che Dio, dopo aver formato l’uomo, gli diede la donna per compagna. La natura e la missione della donna sono indicate nel seguente
ben conosciuto passo : « Non è bene che l’uomo sia
solo ; facciamogli un aiuto simigliante a lui. » [Gen.
II. 18) Cosi Iddio istituì il matrimonio e fondò \& famiglia e la società. La Bibbia c’insegna pure che l’umanità è una alla sua origine. (Att. XVII. 26). Lo
spirito che deve presiedere a tutti i rapporti degli
uomini è dunque lo spirito di carità e di fratellanza,
(Uno per tutti, tutti per uno.)
u. i.
Informazioni
SottoscrizionB al fondo “ Mattoo Ppochet „
Per scuola maestri evangelisti
{Ventitreesima lista)
Somma precedente
Signora Cammarano-Rochat, P’irenze
Signora Cecilia Comandi, »
Signor Carlo Rocchi, »
Sig. Adalindo Vezzosi e Figli »
Famiglia Coacourde »
Sig. Bernardino de Murali i
Monsieur Charles Sarasin-Forcart, Pasteur, Arlesheim, Fr. 1000
L. 17.044,45
» 25,—
» 50,—
» 5, 25,» 5,» 50,—
0 » 56,57
> 996,50
Totale L. 18.257,52
IRoina. — Domenica sera, alTA. C. D. G.
il prof. Annibaie Fiori lesse alcune poesie scelte
nel volume Le Ciacole de Bepi. Il caro amico si
rilevò buon dicitore, e il suo successo fu tanto più
meritato in quanto egli, sardo, leggeva poesie in
dialetto veneto.
Per Domenica prossima si annunzia una lettura
interessantissima : Alessandro Marcncci leggerà,
crediamo, la Scoverta de l’America di C. Pascarella.
— Venerdi, 6 corrente, ebbe luogo il funerale
della nostra sorella signorina Elda Celli, morta
nella tenera età di anni 23. La Chiesa era largamente rappresentata : il culto in casa della estinta
fu commoventissimo nella sua semplicità, Taccompagnamento al Verano numeroso. Notammo che talune signore erano venute dalle più lontane regioni
della città.
Sia conforto alla famiglia addolorata la grande
simpatia dimostratale da’ fratelli cristiani.
— Domenica, e Martedì (8 e IO corr.) il sig.
G. E. Melile di Napoli hà tenute nella Chiesa Valdese 2 conferenze interessanti, che, debitamente
fatte conoscere alla cittadinanza per mezzo di avvisi a mano, hanno richiamato molto pubblico, che
ha fatto molta attenzione alle cose dette dall’oratore
ne’ suoi due discorsi.
Soggetto della prima Conferenza ; Paradiso socialista e cielo cristiano ; soggetto della seconda :
La via regale per giungere alla fede.
Torre F*ellice. — Ci giunge alTultimo
momento la notizia della morte del signor Daniele
Gag, pastore emerito della Chiesa Valdese, avvenuta
Domenica 8 Marzo alle 7 del mattino. Egli aveva
75 anni.
Ci riserbiamo di parlarne più ampiamente nel
prossimo numero. Intanto mandiamo a’ congiunti
l’espressione della nostra solidarietà fraterna e tributiamo ossequio all’operaio del Signore che ci lascia
per entrare nel suo riposo.
Sanremo. — (Matiizio) La famiglia Beimondo, della nostra Chiesa, venne colpita dalla morte
della piccola Caterina, un angioletto di due anni,
la cui dipartenza gettò nel lutto più doloroso i
genitori ed i nonni, cui rinnoviamo le nostre cristiane condoglianze. Il servizio funebre ebbe luogo
nel Tempio Venerdi 28 Febbraio.
Mercoledì, 4 Marzo, ci lasciava per una patria
migliore la nostra sorella Caterina Ranise in età di
75 anni. Il Signore consoli le figliuole afflitte e
confermi per mezzo di questa prova la loro fedeli Tempio — dov’ebbe luogo il servizio funebre nel
pomerigio di Giovedi 5 corrente — era letteralmente gremito da amici e conoscenti della defunta
estranei alla Chiesa i quali si unirono ai nostri fratelli presenti nella pia cerimonia.
Sabato 29 febbraio fu benedetto nel nostro
■tempio il matrimonio della nostra cara sorella signorina Margherita Bruzzone col signor Ghersi Giuseppe..
I nostri migliori voti agli sposi ora in viaggio di
nozze, e i nostri più sinceri rallegramenti al fratello ed amico personale nostro più che carissimo
Sig. Francesco Bruzzone, padre della sposa.
Domenica primo Marzo festa cristiana in Chiesa
e nella famiglia Beimondo pel battesimo della piccola
Virginia. Vivai, crescat, ftoreat.
Carunchio. — {Chietf Questa mattina un
discreto corteo funebre composto in maggior parte
di cattolici romani accompagnava all’ultima dimora
la sorella Concezia Serafini, di anni 99.
Chi scrive ha notato con soddisfazione la religiosa attenzione mostrata dalle donne cattoliche romane alle parole del ministro. In questa occasione
alcune persone che prima ci temevano o ci odiavano,
hanno posto per la prima volta il piede nel nostro
Oratorio. I funerali nella loro semplicità sono riusciti molto edificanti.
Gennaro Cautone
« Catania — (Spi) In occasione della quaresima il Pastore Sig. G. Fusalo à fatto affiggere
per la città dei manifesti annunzianti le 14 conferenze speciali ch’egli terrà. La prima dal titolo,
Scuola cattolica, laica o atea ?, tenuta nella Chiesa
stessa il giorno 4 corrente alle 19 1]2 attirò circa
200 uditori in massima parte estranei.
« Il colto e numeroso pubblico pendeva dalle
labbra del valente oratore e ascoltò sino alla fine,
con segni evidenti di approvazione, la dotta, eradita coirferenza.
7
LA LUCE
« La seconda tenuta il giorno 8 corr. alla stessa
ora, malgrado il tempo piovoso radunò più di 300
persone. Il titolo di essa, Saperstisione e religione,
fu svolto brillantemente e ascoltato con religiosa
attenzione, dal numeroso e intelligente pubblico.
DIBLlOQRflPIA
La questione religio.sa — Doveri e diritti del Laicato — di A. Pezzini — -Parma — Luigi Battei.
L’A. non è un cattolico ribelle, nè il suo intelletto
fu nudrito sui banchi di una scuola di teologia ; non
è un innovatore, non è un settario. Il Pezzini, ci si
dice, è colonnello a riposo, il cui riposo, come lo dimostra il suo libro, è tutt’altro che infecondo.
Ciò diciamo per porre in evidenza la spontaneità
e la libertà del suo dire che, lo si vede subito, è
frutto di una coscienza.... maturata nello studio dell'argomento preso a trattare e quindi scevra di preconcetti confessionali, solo infiammata da una fede
semplice, sincera, come quella che nasce e si vivifica
e si fa salda per la riflessione e la personale esperienza delle cose di Dio.
E’ un laico che parla ai iaici sui doveri e i diritti
del laicato. In che consistono codesti diritti e codesti
doveri non è difficile comprendere quando si sappia
che i’A., confortando le sue argomentazioni con la testimonianza di numerosi autorevoli scrittori, attribuisce al papato così come è venuto costituendosi il
più grande impedimento per la nostra rigenerazione
morale.
E, per vero, chi potrebbe contraddire l'A. quando
la visione di ciò che egli presenta è alla portata di
ognuno ? Ma, ahimè ! vano è sperare che gl’italiani
.s’incomodino a riguardare la realtà delle cose ; essi
preferiscono la dolce illusione che fa gridar forte il
vanto di possedere in casa, e come cosa propria, la
più fulgida gloria del mondo....
E’ strano, non è egli vero ? Mentre il papato nega
ogni indulgenza a coloro che in nome di Cristo gli
additano i più spaventosi errori e lo esortano a ritornare sulle vie radiose del periodo eroico della fede
fatta di amore e di sacrificio, il popolo par che abbondi nella sua indulgenza fino a lasciar che il tempo
tragga seco la memoria dei più orrendi misfatti che
macchiarono e macchierebbero ancora qùell’istituzlone.
Non si direbbe che il popolo è più cristiano del
Papato ? Ma tutto si spiega : Non per nulla fu detto
che gl’italiani han la politica nel sangue. Ebbene, a
nostro avviso, l’errore del Pezzini e non del Pezzini
soltanto, sta in questo: che egli vuol combattere ciò
che, in fondo, gli italiani, nella generalità, più apprezzano. Non sembri ardita la nostra affermazione.
Le apparenze ci son contro, ma una conoscenza più
profonda di ciò che è insito nella natura del nostro
popolo ci dà ragione. Il compianto Francesco Montefredini, che fu compagno del Villari nella scuola del
De Sanctis e venerato mio maestro, scrisse unlibriccino pochi giorni prima che Roma Papale cedesse
sotto il cannone di Porta Pia. Quel libriccino, ora
rarisrimo, porta il titolo : Roma ci è fatale ! In esso
si fa l’autopsia d’un cadavere, un cadavere che é tale
per la sua immobilità e pel suo lezzo, ma che ha serbato attraverso i secoli la sua forma e il suo spirito
anch’esso corrotto. E’ il cadavere della Roma Imperiale e la Roma imperiale, in questa specie di vita
postuma, se così posso esprimermi, è la Roma Papale.
Or, a nostro avviso, l’errore sta in questo : che non
il papato fece gli italiani così qual essi sono ; ma
gl’italiani furono che, per l’influenza del loro spirito
phgano e politico per eccellenza, contribuirono a formare la Roma Papale. Sotto questo aspetto, quindi
ben a ragione si dice che il Papato é gloria italiana,
se gloria può nomarsi tutto ciò che la storia ne adduce dell’opera sua. Credere dunque che la questione
religiosa potrà risolversi ricacciando il Papato nel
semplice ordine spirituale è una illusione che io non
esito a dire nefasta, chè fascia sperare l’impossibile
e riattacca le anime sinceramente cristiane a quella
istituzione che, se per abile mossa politica può far
mostra di cedere, non cederà mai senza segnare la
sua rovina.
Ben venga dunque il libro del Pezzini ; esso potrà
fare un gran bene,alle anime assetate di verità «già
disposte a liberarsi dal giogo che le avvince, poiché
è l'espressione di un’ anima ardente di fede e di patriottismo che, mentre vuol richiamare il diritto alla
libertà di coscienza del laicato, al laicato espone il
dovere di volgere questa santa libertà alla salute d’Italia, per la fede.
ti. P.
Evangelo secondo Marco ed Epistola di Paolo Apostolo agli Efesini.
Trascriviamo, per ora, la piccola circolare del Comitato di Revisione ; i nostri commenti a più tardi :
Da molto tempo e da quanti s’interessano alla evangelizzazione d’Italia si domandava che la versione
biblica del Diodati, eccellente per i suoi tempi ma
oramai tre volte secolare, fosse riveduta, come già si
è fatto delle grandi versioni inglese {Authorized) e
tedesca di Lutero e di altre dei tempi della Riforma.
Per rispondere a cotesti desiderii la Società Biblica,
Britannica e Forestiera di Londra ha nominato un
Comitato composto dei Sigg. Rev. John H. Piggott,
Presidente, Prof. Giov. Luzzi D. D., capo-revisore,
Prof. Enr. Bosio D. D., Rev. Geo. B. Taylor D. D.
(passato a miglior vita, ed a cui succedette il Rev.
D. G. Whittinghill D. D.) ; Rev. Alfredo Taglialatela,
Prof. Carlo Bianciardi e Rev. A. Meille Segretario.
Questo Comitato ha il piacere di presentare ora al
pubblico evangelico italiano un primo saggio del suo
lavoro, consistente nella revisione del Vangelo di
Marco e della Epistola di Paolo agli Efesini, che furono scelti : il primo, per la sua brevità ; e la seconda, perchè una delie più difficili fra le Epistole
pauline
Le regole alle quali si attennero i revisori e che
furono concertate col Comitato di Londra, sono le
seguenti :
a) Ritenere il più che sia possibile della eccellente traduzione del Diodati, rimodernando solo le
voci antiquate e non più capite dal maggior numero
dei lettori.
b) Accettare nel testo greco e introdurre nell’italiano quelle varianti che gli studii critici sui più antichi
manoscritti raccomandano a chi voglia dare al popolo cristiano il pensiero divino nella sua purezza.
E in questo molto ci ha giovato la edizione del Nuovo
Testamento greco del prof. Nestle di Maulbronn,
edito per conto della nostra Società.
c) Render più chiari e più conformi all’ originale quei passi che il Diodati, non avendo a sua disposizione tutto il materiale filologico e critico che
possediamo ora, non avea ben capiti o avea tradotti
imperfettamente.
Questi sono i criteri! ai quali più o meno si sonq
attenuti i revisori delle versioni da noi più sopra
mentovate, e che abbiamo scelti perchè ci parevano
atti a condurci più vicini al pensiero degli autori
sacri.
Ed ora sottomettiamo fiduciosi l’opera nostra a
quelli fra i nostri fratelli che sono competenti in queste cose, ed aspettiamo, anzi invochiamo il loro parere ed i loro illuminati consigli. »
Per il Comitato di Revisione.
A. MEILLE, Segretario.
51 Via dei Serragli, — Firenze.
Le copie sono vendibili in Via Due Macelli, 63.
Tutte le ordinazioni per posta devono essere fatte
a Viale Regina, 180 (R. 0. Walker). — Prezzo L. 0,10
(porto L. 0,04).
tu :i;
Il Gobbo di Norimberga. — « di Fellcia Buttz Clark
— vers. di Ines Piacentini Ferreri — Casa Editrice
Metodista — Roma 1908.
Fu detto molte volte che la realtà presenta dei casi
che, a chi legge, possono sembrare più inverosimili
di quelli che sono prodotti dalla fantasia.
E se si pensa alla durezza dei tempi cui questo libro ci riconduce, alla tumultuosità dei sentimenti, allora commossi, all’ ardore della fede, alla violenza
dell’ odio, certo vien fatto di intuire una quantità di
azioni drammatiche, nelle famiglie e nelle popolazioni, che l’uragano della Riforma scompigliò, da
far apparire timida la più ardita fantasia.
L’autrice, allacciando avvenimenti storici a leggende rimaste legate ai vecchi monumenti della città
di Norimberga, ha saputo intessere un racconto che
dà un’ idea abbastanza viva di quei tempi. Caratteri
baldi ed eroici, miti e generosi, abbietti e nobili compariscono nell’ intreccio di ca^i che forma la storia
della famiglia von Heuss. Le caratteristiche figure di
Hans Sachs, il popolare poeta della Riforma, e del
Gobbo Orlando, si mescolano a quelle tragiche del
duca.,,d’ Alba e di Carlo V ; mentre sullo sfondo del
racconto si delinea appena il profilo austero di Martino Lutero. Si delinea appena, ma abbastanza per
sentire ohe quello è il grande personaggio che ha dominato le centinaia di drammi che le lotte religiose
del XVI secolo scatenarono in Germania ed altrove.
Il profondo sentimento morale, la vivacità del racconto, la bellezza della veste tipografica (magnifiche
le fotoincisioni che 1’ adornano ! ) fanno del volume
una lettura da consigliare caldamente.
M. Falchi.
SPIGOLATURE
Nell’anniversario della morte di G. Mazzini {IO
marzo) il Giornale d’Italia pubblica un suo scritto.
Crediamo di far piacere a’ lettori nostri, riproducendo il prezioso documento :
« Credo che l’avvenire non solamente d’Italia ma
dei due terzi d’Europa sia ineccepibilmente repubblicano; che quindi, l’adozione di un’altra forma in quei
paesi che devono costituirsi condanni a una seconda
rivoluzione e all’agitazione intermedia che deve produrla ;
« Che rimpianto d’una repubblica nel LombardoVeneto presenta gli stessi vantaggi d’unificazione che
presenterebbe l’impianto d’una Monarchia : più altri ;
« Che la formazione d’uno Stato monarchico nel
Nord d’Italia accentrerebbe i piccoli Stati del centro
ma lascierebbe intatta, quanto all’unità, la difficoltà
pel pontefice e renderebbe quasi impossibile la fusione dello Stato di Napoli e della Sicilia, e che la
proclamazione della repnbblica scemerebbe le difficoltà.
« Credo quindi nella repubblica come mezzo più
attivo e potente di unità assoluta italiana.
« Un anno addietro, la proposta sarebbe stata universalmente accettata: oggi è tardi e non per colpa
nostra.
4 Credo tanto nella Repubblica avvenire che non
avrò punto urgenza d’ adoperarmi esclusivamente per
quella. La prima questione per me è 1’ unità ; unità...
non unione: unità con Roma Capitale.
« Può C. A. (Carlo Alberto) dar questa più presto
che non possiamo darla noi P Può, rompendo in visiera cogli altri sovrani d’Italia e colla diplomazia
estera, dichiarare in un proclama all’ Italia che i
tempi sono maturi, eh’ ei si pone a interprete dei
voti unanimi della nazione, che pone la sua spada
al servizio di questa causa, che invita tutte le popolazioni d’Italia a svincolarsi dalle loro divisioni e ordina 1’ unità ?
« Ognuno di noi, anche adesso, sarà soldato sotto
di lui serbando intatte nel fondo del cuore le proprie
convinzioni.
« Per meno di questo, noi non possiamo cedere.
« Del resto, quanto a me, non intendo lottare o
esortar altri a lottare contro qualunque fatto anche
discorde dalle mie credenze, ottenga il voto Lombardo.
Fino a quel fatto intendo difendere la causa dèli’ unità in primo luogo, e dichiarare anche teoricawewte,
occorrendo, le mie convinzioni repubblicane, ma
senza polemica, senza salire a persona del mondo,
senza appelli rivoluzionari e senza congiure delle
quali è passato il tempo ».
Vito Garretto Direttore responsabile
Tipografia dell’Istituto Gould Via Marghera 2, Roma
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IV.
La moglie del martire Coupin.
{Cont. e fine ; redi N. precedi)
Che non abbiam tentato noi, e i Valdesi tutti, e
gli stessi amici suoi di Asti, per ottener la sua liberazione? Prometteva il duca, ma il papa gli vietava
d’ adempiere.
Giunsero gli amici di Asti fino a strapparlo dal
carcere una notte, penetrando nella prigione dal
tetto e calandolo giù colle funi. Era libero alfine, o
almeno sembrava, quand’ ecco sopraggiungere i carcerièri destati dal rumóre e riafferrarlo e rinserrarlo più stretto che mai.
Intanto veniva da Roma l’inesorabile condanna al
rogo, e tre giorni fa si volle trarlo fuori per arderlo,
ma lo si trovò esanime nella sua cella. Dio avea
avuto pietà di lui, gli avea risparmiati gli estremi
patimenti, e le fiamme del rogo non divorarono che
un cadavere.
Alla lista dei gloriosi martiri del suo Vangelo che
contava già in queste Valli il Girardet, il Gonin,
1’ Héctor, il Sartorio, il Varaglia e cento altri, Dio
ha voluto aggiungerne uno della nostra famiglia. Ricordatelo, miei diletti, e siate degni figli d’ un tanto
padre !
Finché vivrò, il mio amore di madre veglierà su
voi, per incoraggiarvi e guidarvi nelle vie del Signore battute già dal vostro padre ; quando 1’ avrò
raggiunte lassù dov’ ei mi attende nella gloria, ricordatevi sempre della roccia dalla quale siete stati tagliati.
Figli d’un Giovanni Ranieri e d’un Bartolomeo
Coupin, siate fedeli fino alla morte, e Dio vi darà la
Corona della vita!
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JOGKEY-SAVON »1??:
fumo penetrante, seavissimo. Inimito^"
■ ^^W-9 W ^1^ BU UC Uitl uru»
—... penetrante, seavissimo, Iflimitóblle, dà alla
pelle morbidezza e freschezza. Costa L. ’
, —....................... J 95 la
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d'imbaUo.
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E’ im nuovo preparato in Elisir, Pol
fìAll C Ce“ O“«»“» preparato al'dà idla
iíVfJfVl!. ««PWiateriun’anleeiaaraper
«eteole. Impartendo pere ai eapèM aoitldesea e lastre. St vende la InoaBl da L. 1JB5,
più eeat. 80 per ia iprilifinna 3 flaeeid per
L. 4, franchi di parto.
nuovo preparato in Elisir, PoiPasta, dal profumo penetrante
e piacevole che neutralizzando la tause
d’attera! '
Uàtterazione che possono subire I denti,
li cMservt bianchi e sani. L'Elisir
costa L. 2 H flacone, la Polvere L. l
la seatela, la Pasta L, 0,75 11 tubetto.
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Rivista Cristiaga
Periodico Mensile
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DIl^ETTORE : Prof. Giovanni l^ostagno, 51
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