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DELLE
Spatt. - '' : ~
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S e 11 i m anale
della Chiesa Valdese
e*
" Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
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Ann® LXXXVII - N. 17
Una copia L< 30
ABBONAMENTI
1 Eco: L. l.OOO per l’intemo
/ L. 1.500 per Testerò
Eco e La Lucci L. 1.500 per Tintalo | Spediz. abb. postale - II Gruppo
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TORRE PELLICE — 26 aprile 1957
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
Considerazioni so alcool
awenimenli di aitnalilà
Molta acqua è passata sotto gli italici ponti dal giorno delle dimissioni
di De Nicola dalla Corte Costituzionale, ma ancora non si sa perchè se
ne sia andato.
A chiederselo con insistenza non è
soltanto il redattore di questo modesto settimanale, ma altri giornalisti
lem più qualificati.
« Negli Stati Uniti, Paese di 160
milioni di abitanti », scrive Gaetano
S.il vernini al Direttore de ”La Nuova
Stampa”, ala Corte Suprema deve motivare pubblicamente le sue decisioni
quando le decisioni non sono unanimi. i giudici dissenzienti devono
rendere pubblicamente conto delle ra' orni per cui dissentono ».
‘4 sua volta Filippo Socchi, uno
tiri giornalisti italiani che puntualiz::.!//IO con coraggio certi aspetti della
vira nazionale e ^internazionale, si
inserisce nella discussione. Riferendosi
(dìa lettera del Salvemini, egli sottolinea « la singolare consuetudine, or"¡ai invalsa, per cui a ogni reclamo
dei cittadini, gli uomini di governo
'•firotto, per usare un termine diplo:- iático, un serafico e indulgente fin
de non recevoir; ossia un cortese diversivo ». Questo modo poco simpatico di ■trattoire fopimone pubblica e
di trincerarsi dietro una cortina di silenzio, come ha fatto il Governo in
questa occasione, può soddisfare molte persone, ma ne lascia scontente e
perplesse altre.
Fra quelle che sono soddisfatte vi
è certamente l’autore di questa prosa,
pubblicata da un giornale cattolico:
1 Gli episodi recenti (leggi polemiche
circa la crisi della Corte Costituzionale) lasciano ritenere che potrebbe
venire il giorno in cui le libertà dei
cattolici, cioè di quasi tutti gli italiani
rimanessero giuridicamente definite e
vincolate, mentre invece fossero liberi di agire a loro talento i membri
delle comunità e sette protestanti...
col pretesto, oltraggioso ai cattolici,
del proselitismo ”.
A questa ignota persona che fa la
voce grossa, risponde molto seriamente Alberto Vivanti in un articolo di
« Adesso » del 15 Aprile. (« Adesso »
a parer nostro è un quindicinale cattolico di sana intonazione cristiana;
non è un organo rabbiosamente clericale, e in questi tempi la distinzione
fra cattolico e clericale è piu che mai
necessaria). Egli dice semplicemente:
« Per me è segno di ignoranza, oggi,
scrivere » le parole da noi citate. « Se
in Italia abbiamo paura di non essere
abbastanza garantiti contro la libertà
delle altre confessioni nemmeno da
norme concordatarie, perchè invece
di parlare di « oltraggio » non scegliamo anche noi apertamente la libertà di evangelizzazione? Al « privilegio » concordatario, che non ha impedito la scristianizzazione di larghe
zone della popolazione italiana, perchè non preferiamo la testimonianza
aperta che non teme i confronti, perchè la verità non teme il proselitismo? »
♦
Il periodo pasquale è stato caratterizzato da discorsi di notevole risonanza politica e religiosa.
Il Maresciallo Montgomery ha affermato di non credere ad una guerra
”nè per domani nè per l’anno venturo”, precisando però subito: "Non
penso che abbiamo raggiunto uno stadio tale da poterla abolire”. Poi ha
aggiunto che una guerra atomica generale sarebbe talmente devastatrice
che bisogna evitarla. E accennando a
ciò che si può prevedere per il 1966,
ha detto che, allora, ”le navi e gli
aerei maineranno ad energia atomica...
i cannoni saranno sostituiti da missili, ordigni balistici con portata sino a
3200 chilometri potranno essere lanciati sia da terra che dalle navi, i satelliti artificiali gireranno intorno al
globo...”. E non aggiungiamo altro,
perchè non sappiamo affatto che cosa
ci sarà ancora in questo nostro mondo nel 1966!
E’ comunque doveroso notare che
il Papa, nel suo discorso di Pasqua,
davanti a centinma di migliaia di persone, non ha potuto celare l’amarezza
dei suoi pensieri per ”la notte che ancora grava sul mondo”. Il Pontefice
ha fatto chiari accenni allo sviluppo
della tecnica e dell’organizzazione, all’impiego dell’energia nucleare che
darà inizio ad urta nuova èra nel campo della produzione e del lavoro. Eia
parlato dei satelliti artificiali che
’’stanno per stupire lo spazio con la
loro presenza”; ma ha anche dichiarato: ’’Eppure tutto questo è ancora
notte... notte che potrebbe divenire
perfino e improvvisamente tempestosa, se apparissero qua e là i bagliori
dei lampi e si udisse lo scoppio dei
tuoni”. Perciò, l’invito ad un ritorno
a Cristo non è mancato, nè è mancata
l’invocazione alla pace.
Infine, non per stabilire una graduatoria, ma semplicemente a guisa di
conclusione, ci piace riprodurre alcuni pensieri di un Icéco, Luigi Salvatorelli, dal suo ’’Auspicio pasquale”
apparso su ”La Nuova Stampa” del
21 Aprile. Egli ha fatto appello alla
rieducazione, alla purificazione degli
spiriti, in vista di un riarmo morale
ed ha sottolineato U dovere delle Chiese cristiane nell’ora presente. Ad esse
non spetta il compito di diventare una
forza politica e sociale, di ” formare e
dirigere partiti politici, intervenire
nelle lotte elettorcili per benedire gli
uni — o l’uno — e proscrivere gli altri. Ove questa o quella organizzazione ecclesiastica così faccia, il risultato sarà di compromettere la funzione etico-religiosa della chiesa. E’ un
bellissimo ideede quello di portare l’ispirazione religiosa nella politica; ma
occorre stare attenti a che il processo
non si inverta e la religione non si poli ti zzi. Mai come adesso le confessioni cristiane hanno avuto bisogno di
ricordare l’ammonimento del Cristo'
’’Cercate prima il regno di Dio e la
sua giustizia, e il resto vi sarà dato in
sovrappiù ”.
E su quesf ultimò richiamo concordiamo anche noi.
Ermanno Rostan.
NOTIZIE DAL VASTO MONDO
idOSCA - Solenni funerali sono stati fatti
alla salma del Gran Rabbino di Mosca, Salomone Schlieffer, morto a 68 anni; dopo
l’elogio funebre nella Sinagoga un corteo
di settantacinque automobili, molto raro a
Mosca, ha accompagnato la salma al cimitero israelitico di Vostriakovo a una ventina di chilometri dalla capitale. Rabbini
con numerose delegazioni erano venuti da
tutte le più importanti città russe.
★
ADDIS ABEBA - Con i fondi raccolti
dalla Federazione luterana mondiale in
America, in Svezia, in Norvegia e in Germania e la cooperazione del Governo etiopico, è stato erètto il primo collegio evangelico etiopico ; tV edificio è costato venticinque milioni di franchi francesi ed è stato inaugurato dall’imperatore Haitè Selassié.
★
BONN. — I vescovi della Renania e
Vestfalia hanno i»-otestato in una dichiara
zione comune contro l’entrata in vigore del
la « Sdrucciolevole settimana lavorativa »
Nelle acciaierie, operai e datori di lavoro
si sono accordati di far proseguire ininter
rottamente la produzione, abolendo la pau
sa lavorativa domenicale. Secondo i nuovi
turni di lavoro, quindi, non tutte le mae
stranze riposano di domenica. I vescovi met'
tono in rilievo i « seri pericoli » che la
nuova regola provoca per la domenica quale
DAL LI
“Cantate all'Eterno un cantico nuovo,,
Qual’è il significato del nostro canto nel culto? Perchè lo chiamiamo
sacro? Il canto è un dono, tm privilegio accordatoci, uno dei tanti mezzi con cui possiamo esprimere i nostri sentimenti.
Tutti abbiamo fatto la semplice esperienza che, dopo xma grande gioia o un forte spavento, sentiamo il
bisogno di una reazione; desideriamo, per istinto, confidarci con qualcuno dei nostri simili (talora anche
con un tizio del tutto sconosciuto)
per sfogare la carica di sentimenti
troppo rapidamente ed intensamente
accumulatisi nel nostro animo; la
nostra esultanza e U nostro sgomento diventano più veri ed umani appunto dopo che sono diventati occasione e mezzo di un nostro contatto
spirituale con altri. La stessa cosa
nasce pure nell’animo dell’alpinista
che canta, una volta compiuta con i
compagni una scalata; egli è ora sereno, gode la distensione nervosa, il
paesaggio, l’aria; cantando si mette
all’unisono con i compagni che provano i suoi stessi sentimenti, e manifesta ciò che sente con questo mezzo assai superiore alle semplici parole. Analoghe seppure più complesse
situazioni spirituali danno origine alla creazione di opere d’arte musicali.
Il canto sacro rispondendo a questa esigenza naturale, ha un alto var
Icre comunitario: esso simboleggia e
anzi crea la comunità ; dove prima
c’erano alcune decine di persone che
ascoltavano, ognuna per conto suo,
un predicatore, ora c’è un « corpo solo » che canta le stesse parole, le stes
se note, con lo stesso « tempo ».
Ma essi cantano un cantico «nuovo»: l’elemento nuovo è il fatto di
cantare le lodi di Dio. Il canto, che
sa abbellire la nostra vita, in casa, al
lavoro, o nei momenti di riposo, quando è consacrato a Dio diventa un cantico nuovo: non si tratta più di e
sprimere sentimenti generici, occasionali, personali, ma di invocare Dio e
celebrarlo : esprimere la nostra appartenenza a Lui, la gioia per la vita
che ci dà la riconoscenza per la salvezza che Egli ci assicura. Si tratterà
poi di dare un valore pratico al canto sacro: esso è uno strumento di
« annunzio », ripetendo in vari modi
e nei ■ suoi vari aspetti il messaggio
delTEvangelo. Canto sacro quindi rivolto a Dio, legame fra di noi credenti, braccio teso verso chi ancora
non conosce la salvezza.
Il canto sacro è essenzialmente musica, come forma; ma nella chiesa evangelica non si mira a suscitare sentimenti di mistica elevazione per hiezzo della pura bellezza della musica
(ciò che può compiere il canto gre
goriano se ben eseguito) : la musica
sacra sia invece l’espressione di sentimenti già consciamente maturati
in noi; servirsi del canto sacro per
produrre ima passeggera emozione
religiosa nei fedeli, è tradire il messaggio del canto sacro, ed, anche tra^
dire la musica.
Bisogna guardarsi da un altro pericolo: credeffe che canto sacro significhi « canto di chiesa » : non è il luo
go a rendere sacro il canto; ma è il
canto veramente sacro che edifica.
Può parere una contraddizione! Effettivamente chi si occupa di canto
sacro si trova fra questi due poli :
cintare di produrre artificialmente,
grazie all’arte pura, l’ambiente mistico ; d’altra parte evitare che ri pensi di poter trasformare in musica sa^
era qualsiasi melodia, per il solo fatto di avere un testo religioso.
Qual’è dimque la forma, lo stile
che deve avere un canto sacro? La
questione è ardua: il gusto muta coi
tempi e le genti. Il riformatore Calvino riteneva la musica sacra polifonica troppo « mondana » per il culto :
oggi essa è considerata la più alta ed
austera forma di canto sacro; nel
secolo scorso molti canti sacri vennero composti sul modello delle romanze di opera (e non delle migliori) ;
oggi questo stile è bandito dalle chiese protestanti estere. Per trovare un
giusto mezzo, e indicare un criterio
rondato su basi spirituali, vorrei usare la formula « canto consacrato »
invece di « canto sacro ». Canto consacrato significa: il dono del canto,
posseduto anche dall’uomo naturale,
viene riconosciuto dal cristiano come
un «talento»; deve servire a stabilire una vii onte comunione fra il cristiano e Dio, e fra il cristiano e i
suoi fratelli; deve servire per l’annunzio del Kegno; non deve essere
Tespre,ssione di un sentimentalismo
religioso, nè agire sui fedeli facendo
leva esclusivamente sulla sensibUità
artistica; deve avere una forma letteraria, chiara, bliblica, decorosa; e
una forma musicale semplice, di stile
per quanto possibile aderente al testo, non indulgente allo stile operet
tistico o popolaresco, degna sempre
(anche se orecchiabile e di limitata
vena artistica) del Dio che ci ha date
con la musica la capacità di distinguere il bello dal brutto e il sacro dal
profano.
Cerchiamo di non offrire al Signore un canto che non ci costi nulla.
Anche nell’esecuzione, non è detto
che im minimo di attenzione per andare a tempo, per evitare ogni sguaiataggine, debba spegnere il fervore di
chi canta; anzi, cercando di cantare
bene eviteremo il pericolo di cantare
distrattamente, per abitudine; anche
tra fervore incontrollato e decoro abitudinario c’è un giusto mezzo: ai
singoli credenti spetta il compito di
ricercarlo continuamente.
Ferruccio Corsani.
giorno del servizio divino, di festa, di riposo e di vita familiare. « La domenica quale giorno del Signore » — precisano i vescovi — « non può essere sostituita da un
giorno settimanale di riposo ». I vescovi esprimono la speranza ebe le competenti autorità statali intervengano per proteggere la
santità della domenica al disopra dei vantaggi economici, e mettono in rilievo che
la Chiesa è stata messa davaiUi a fatti compiuti. Infatti conversazioni in corso tra le
due parti e una missione ecclesiastica non
sono ancora concluse. (ANSA)
OSLO ■ Contro un progetto di legge che
autorizza l’aborto per ragioni civili si
è pronunziato il Capo della Chiesa protestante in Norvegia Alf Wiig. Egli ha detto
che la Chiesa luterana ” non è tanto reazionaria da non ammettere l’aborto in alcuni casi, ma non può ammetterlo per ragioni di carattere sociale che certamente
creerebbero gravi abusi ”. Sembra che gli
aborti siano stati in Norvegia nel 1954 più
di 10.000, fra quelli dettati da ragioni mediche (che in Norvegia sotto sufficienti a
legalizzarlo) e quelli illegali.
BUFFALO - Il Segretario dell’Associazione Nazionale delle Chiese evangeliche
degli Stati Uniti, che riunisce una quarantina di Chiese con circa due milioni di fedeli, ha dichiarato: ” La gerarchia cattolica negli Stati uniti è una minaccia per il
nostro modo di vivere”. Egli ha accusato
i vescovi cattolici ”di persistere nel tentar
di costituire una nazione cattolica e nel voler unire la Chiesa e lo Stato ”
Washington. Secondo statistiche riportate da « Voce Metodista » di Roma i metodisti negli Stati Uniti d’America sono 9.444
mila 820 ripartiti in 39.845 comunità, curate da 26.909 pastori. 1 metodisti hanno
9.420 istituzioni maschili e 31.061 femminili. Il valore degli immobili della Chiesa
metodista negli Stati Uniti assomma a circa 2 miliardi di dollari. Presidente della
Federazione mondiale delle donne metodiste è stata recentemente eletta la signora
Elrnest Scholz di Berlino.
NEW YORK - L’8 marzo, la stazione TV
di Milwaukee ha trasmesso in prima mondiale il tanto discusso film televisivo su Lutero. La presentazione del telefilm doveva
avvenire nello scorso dicembre dalla TV di
Chicago, ma è stata ritardata a causa delle
proteste degli ambienti cattolici. Ora, si è
costituito un Comitato, con la partecipazione di delegati di 43 organizzazioni religiose, allo scopo di chiedere il ritiro della
licenza alla stazione televisiva che ha trasmesso la pellicola incriminata. (ANSA)
¥
La Chiesa unita di Cristo nel Giappone
conta attualmente 169.917 membri con un
aumento sull’anno precedente di 5.574 unità. La Chiesa episcopale conta oggi in Giappone 38.538 membri mentre la Chiesa evan.
gelica luterana ne conta 8.388.
In Polonia i luterani sono attualmente
220.000, di cui 40.000 di origine germanica, mentre prima della seconda guerra mondiale la Chiesa luterana contava in Polonia 600.000 membri. Attualmente, in tutta
Ila Polonia, gli edifici appartenenti alla
Chiesa luterana sono circa 400.
I cattolici nel mondo, secondo una recentissima statistica pubblicata dall’ANSA (Informazioni Religiose), sarebbero attualmente 464 milioni dei quali 224 in Europa. I
sacerdoti sarebbero 381.000, i religiosi e
le suore 1.270.000, le chiese 400.000 e le
parrocchie 200.000. Le scuole cattolidie sarebbero 160.000 con oltre 40 milioni di alunni.
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V K' ir v-r
L’ECO DELLE VALU VALDESI
LaSTATO ‘‘LADRO,, (?)
Alcune precisazioni in merito al problema del denaro pubblico e dei sussidi alla Chiesa
Cattolica in Italia. Tra non molto si parlerà di sussidi anche alle scuole private
Se i lettori dell’Eco delle Valli Vaidesi non lo sanno ancora, G. Mercol,
in un articolo apparso sull’Eco del
Chisone del 6 aprile, li informa intorno ad una « fabbrica di scandali sulla
stampa valdese » la quale sarebbe
« eco al coro comunista e massonico ». Vediamo di che si tratta.
Avevamo precisato, in un precedente articolo, (v. Eco delle Valli del
29 marzo u. s.) che non ci pareva giusto che il denaro « pubblico » incassato dallo Stato Italiano mediante i
tributi imposti ai cittadini andasse devoluto a finalità cultuali. Citavamo in
merito precisamente i 44 miliardi che
lo Stato Italiano ha devoluto, in virtù
di una legge emanata nel dicembre
del 1952 ad opera di tre ministri democristiani, alla Chiesa Romana per
la ricostruzione di templi distrutti o
danneggiati da eventi bellici e per la
costruzione di templi nuovi. Non sappiamo se lo Stato Italiano ha devoluto miliardi per gli immobili di altre
confessioni religiose; in questo caso
vale lo stesso identico discorso fatto
nei riguardi della Chiesa Romana.
Comunque, per i templi valdesi distrutti o danneggiati, lo Stato Italiano, a quanto ci risulta, non ha dato
un soldo, non ha emanato alcuna legge in merito; ed osiamo dire che ha
fatto bene, anche se la Chiesa Valdese
ha dovuto affrontare, piccola e povera com’essa è, molti problemi gravi al
riguardo.
Alla nostra osservazione, il sig. Mercol risponde precisando che « non incende sollevare questioni dottrinali intorno alla destinazione del pubblico
denaro » : cioè, in altre parole, non
intende discutere il problema proprio
nel solo senso in cui noi lo avevamo
posto! D meno che si possa dire è che
questo rifiuto di discutere è... abbastanza comodo!
L’articolista sposta allora, la que-.
stione e ci fa osservare dùe cose : prima di tutto che i 44 miliardi dati dallo Stato italiano alla Chiesa Romana
in 12 anni rappresentano « appena
ri 1,29 per cento dei 390 miliardi spesi dagli italiani in fumo in un solo
anno, nel 1955-56 ». E con ciò? E’
forse con questo argomento giustificata la benevola elargizione dei ministri democristiani alla Chiesa Romana? Perchè l’articolista non bandisce piuttosto una crociata tra i cattolici italiani facendo loro presente che
prima di pensare al fumo bisogna pensare a ricostruire le proprie chiese?
Ma badi: egli sa quanto lo Stato incassa ogni anno mediante il suo monopolio sui tabacchi; gli consiglio
prudenza nella sua crociata perchè potrebbe darsi che proprio una quota
parte di quel denaro così incassato sia
stato devoluto per la ricostruzione o
la costruzione ex-novo dei templi cattolici!
Ma, a parte gli scherzi, una « discussione dottrinale » circa la provenienza del denaro che lo Stato Italiano
ha versato alla Chiesa Romana per i
suoi templi solleverebbe delicati problemi morali che è forse comodo non
affrontare troppo a fondo. Verrebbero fuori alcune cose curiose : ad esempio, che la povera Chiesa Romana
che ha bisogno (ma non li richiede,
si badi bene, glie li offrono « benevolmente »!) dei sussidi dello Stato Italiano, possiede, solo in Roma o vicino a Roma, secondo una recentissima
statistica catastale, « sommando le
estensioni dei terreni di proprietà di
circa 300 Enti religiosi del Catasto
Rustico di Roma..., 51.000.000 di metri quadrati » di terreni di cui 13 milioni di metri quadrati di aree fabbricabili in Roma o nelle immediate
adiacenze. Il prezzo di questi 13 milioni di mq., senza calcolare il prezzo
delle case o degli edifici in essi costruiti, si aggira sui 100 miliardi. Potremmo continuare ancora per molto
la enunciazione di dati simili; non ne
vale la pena; ripeteremo ancora una
volta che, come a suo tempo è stato
pubblicato da autorevoli quotidiani
non sospetti nè di « massoneria » nè
di <( comunismo », il Vaticano è lo
Stato del mondo che ha un bilancio
inferiore soltanto a quello degli Stati
•Uniti d’America. Ogni altro commento è superfluo. __
Il secondo confronto che il sig. Mercol fa non ha più come argomento il
« fumo », bensì... le stalle di Prarostino! Egli infatti scrive che il giornale
« D Pellice » (definito « l’altro confratello valdese »!) in una lettera da Prarostino lamenta che a Prarostino poche o nessuna sono le stalle modello
(eppure, se mancano i mezzi, i contributi dello Stato ci sono anche per i
Prarostinesi...). Ed ecco il commento
del Mercol : « Manco a dirlo : il « denaro pubblico » dello Stato, per « le
stalle di Prarostino » sarebbe certissimamente ben spesò. Ma se cadono su
« chiese cattoliche » appena le briciole
del pubblico erario, nel cui attivo en
Chi ha ascoltato il messaggio di
Pasqua non può più andare in giro
con la faccia lunga o vivere senza
gioia e senza ’’humor” come quelli
che non hanno speranza. Vi è una
cosa soltanto da prendere sul serio:
Gesù ha vinto. La serietà di coloro
che si voltano indietro, come la moglie di Lot, non è serietà cristiana.
Può bruciare tutto, là dietro — e
tutto, davvero, brucia — ma rum è
la che dobbiamo guardare; piuttosto dobbiamo non perdere di vista,
neppure un istante, e prendere sul
serio la vittoria dell’Iddio glorioso
in Gesù uomo, e rallegrarcene. Allora possiamo vivere nella riconoscenza e non nella paura.
trono pure antichi beni ecclesiastici
a incamerati », ossia RUBATI (la sottolineatura è nostra) dallo Stato, il denaro così speso « crea assurde discriminaziord »!
Ebbene, si: il denaro del pubblico
erario speso per'trasformare le stalle
dei prarostinesi poveri in stalle modello, sarebbe proprio ben speso; lo
Stato stesso lo riconosce nell’ambito
della famosa legge sulla montagna e
mi auguro che molti prarostinesi usufruiscano di questi sussidi. Ma, creda
pure, caro signore; se ogni prarostinese fosse, in proporzione naturalmente, ricco quanto è ricca la Chiesa
Romana, le stalle modello se le sa
rebbe già fatte da sè senza richiedere
sussidi di sorta. Qui sta il punto. Penso che il sig. Mercol conosca il
problema angoscioso che attanaglia i
piccoli coltivatori di montagna. Se lo
Stato ha emanato la legge sulla montagna e sulle zone depresse è, suppongo, p>erchè si è reso conto (forse troppo tardi, purtroppo) delle tristi condizioni di vita dei montanari e non fa
che il suo dovere aiutandoli. Ma pensa proprio che la condizione materiale
della Chiesa Romana sia definibile come « povertà o indigenza »? Inoltre,
definire i famosi 44 miliardi « briciole » sia pure del bilancio statale di 12
anni, non le pare sia un po’ esagerato,
forse tendenzioso? Comunque sono
briciole assai « grosse » tenendo conto degli elementi fehe ho esposto più
sopra.
Ma eccoci al più bello. Lo Stato
Italiano dunque, ad un certo momento è Stato ladro ^er avere incamerato, « ossia rubati » (cito testualmente)
beni ecclesiastici. Io mi domando allora che cosa attende lo Stato estero
del Vaticano ad indentare un processo
allo Stato Italiano! Perchè non domanda che tutta la questione venga
dibattuta all’ONU? Non scherzo affatto, qui. Credo anzi che lo Stato
Italiano avrebbe tutto da guadagnare
da un processo dii questo genere anche se, puta caso, perdendo il processo (il che non è affatto scontato!) dovesse rinunziare, a beneficio della
Chiesa Romana ad una parte del suo
territorio metropolitano. E credo che
ne verrebbero fuori proprio delle belle! !
Comunque, udendo esaurientemente le due parti, il collegio dei giudici
(assolutamente neutrale, formato ad
esempio da mussulmani o da buddisti
o simili) si pronunzierebbe certamente per la netta separazione della Chiesa Romana dallo Stato Italiano, il che
sarelriìr"gtoiii«atlÌ^Pi^a^picabffe, come pensano milioni di Italiani, e non
già cattivi cattolici,, anzi tutt’altro:
cattolici credenti e convinti, i quali si
preoccupano seriamente del progresso
spirituale della loro Chiesa e coi quali
è sempre possibile dialogare e discutere anche di problemi della fede su
uh piano elevato e fraterno, senza
lanciarsi scomuniche od ostracismi di
sapore medioevalé.
spectator.
«Questo Gesù, Iddio l’ha risuscitato; del che noi tutti
siamo testimoni» (Atti 2: 32)
Egli è risuscitato. — E’ questo il fatto, non per nullla naturale
(perchè il naturale della vita è la morte e la tomba inesorabilmente
chiusa), il fatto assolutamente nuovo, assurdo per la ragione umana,
che costituisce il messaggio della Pasqua Cristiana.
Circa questo fatto, che Cristo è risuscitato dai morti, non possediamo, è vero, delle prove che dimostrino storicamente il fatto medesimo. — Abbiamo però le deposizioni di un certo numero di TESTIMONI, davanti ai quali possiamo soltanto assumere uno di questi due
attegiamenti : o crediamo o rifiutiamo di credere.
Questi testimoni della risurrezione sono anzitutto le donne, le
quali si recano all’alba di, Pasqua al sepolcro, con la pia intenzione
di imbalsamare il corpo di Gesù, e trovano la pietra rotolata ed il
sepolcro vuoto... e l’angelo che dà loro l’impensabile annunzio : « Egli
non è qui, poiché è riscuscitato » (Matteo 28: 6). E Gesù stesso, vivente, si presenterà a loro.
Testimoni della risurrezione sono poi gli Apostoli Pietro e Giovanni, i quali, corrono al sepolcro e trovano le cose come erano state
loro riferite. — Testimoni sono tutti i discepoli, riuniti nella « camera
alta » in Gerusalemme, quando Gesù « venne e si presentò quivi in
mezzo e disse loro: pace a voi. E detto questo, mostrò loro le mani
ed il costato» (Giov. 20: 20). Anche Tommaso, l’incredulo (!), colui
che aveva detto : « Se io non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi,
e se non metto il mio dito nel segno dei chiodi e se non metto la
mano nel suo costato, io non crederò » anche lui è stato un testimone
della risurrezione quando ha esclamato: «Signor mio, e Dio mio!»
(Giov. 20: 28). Testimoni della risurrezione sono anche i due sconosciuti discepoli sulla via di Emmaus, che riconoscono nel viandante il
Maestro che vive... (Luca 24).
Il fatto ormai certo che Gesù è risuscitato non è più fondato
soltanto sul fatto negativo della pietra trovata rotolata e sul sepolcro vuoto, ma sul fatto positivo che Gesù stesso, in persona, è apparso
a più riprese agli uni ed agli altri dei discepoli.
Che il Cristo sia risuscitato, non è più soltanto il fatto nuove,
c innaturale che si è prodotto, ma è il latto sovrannaturale avvenuto
per la potenza di Dio; è anche il latto del quale i discepoli sono i
testimoni.
Sulla testimonianza di questo fatto, essi fondano ora la loro predicazione e la loro vita.
I primi discepoli sono stati testimoni della risurrezione del Signo
re in un senso particolare : testimoni oculari, perchè hanno « veduto ».
Ma, in fondo, ogni credente, per mezzo della lede, è chiamato ad
essere testimone della risurrezione. A Tommaso, che non voleva
credere, 9Ìqè„ che non voleva essere im,Jestimqne d_ella_ri>urreziqne
di Cristo, se non avesse veduto il segno dei chiodi e se non avesse
messo la sua mano nel costato di Gesù, il Signore disse : « Perchè mi
hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno veduto, ed
hanno creduto» (Giov. 20 : 29).
Noi non abbiamo « veduto »... non siamo testimoni oculari di Gesù,
eppure crediamo... c se siamo dei credenti, in qualche modo, nella
nostra vita di lede, siamo anche dei testimoni nel senso di persone
che affermano la verità di quelle cose che credono e impegnano tutta
la loro vita per sostenerle. Giovanni Peyrot
FLEUR... ET SA NlSSIOfl
Des jeunes filles cueillaient des
fleurs destinées à des malades. « La
mission des fleurs », tel est le nom
donné à ce moyen d’évangélisation
usité surtout en Angleterre.
Elles hésitaient à mettre encore
dans leur panier déjà plein une
branche d’aubépine qu’elles trouvaient indigne d’y figurer. Cependant, elles la prirent.
Une fois à la maison, elles confectionnèrent leurs bouquets, à chacun desquels elles attachaient des
cartes avec des textes bibliques. La
branche d’aubépine eut aussi le
sien. C’était celui-ci : « Dieu est
amour ».
Puis, la personne qui s’était chargée de la distribution partit avec
sa provision de bouquets. Elle en
avait donné une cinquantaine et
rentrait bien fatiguée d’avoir tant
couru et grimpé tant d’escaliers
quand, en passant devant la maison
d’un malade incrédule qui l’avait
déjà repoussée plusieurs fois, elle
entendit comme une voix qui lui
disait: « Monte là! ».
— Mais pourquoi essayer encore, se dit-elle; c’est inutile, et puis
je n’ai plus de fleurs.
A cette dernière pensée, qui
était comme un soulagement pour
sa conscience, elle poussa un soupir de satisfaction. Cependant elle
avait encore au fond de son panier
la pauvre branche d’aubépine, mais
elle n’aimait pas avoir si peu à présenter, cela n’en valait pas la peine.
Après un court moment de combat
intérieur, elle se décide pourtant à
entrer et monte l’escalier, tout en
demandant à Dieu de bénir son
message. Elle frappe à la porte,
entre dans la chambre du malade
et, s’approchant dé son lit, y dépose la branche d’aubépine.
— Qui t’envoie? demande cet
homme d’une voix qui n’avait rien
de sa rudesse habituelle.
— Dieu, répond simplement la
visiteuse sans rien ajouter. Et, avertie par un regard de sa femme, elle
se retire aussitôt
Quelques jours plus tard, Norris
(c’était le nom du malade) recevait
la visite de quelques amis qu’il
avait désiré revoir. C’étaient quelques-uns de ses anciens compagnons de plaisir qui venaient lui
dire un dernier adieu. Ils contemplaient en silence et avec tristesse
celui qu’ils avaient connu autrefois
plein de gaîté et d’entrain. Mais le
malade rompit bientôt ce silence
pénible.
— Mes amis, leur dit-il, je vous
ai fait appeler pour vous dire qu’/7
y a un Dieu.
Personne n’ajoutànt rien, Norris
continua :
— En présence de la mort, dont
je me sens tout près, l’idée de Dieu
s’est emparée de moi. — Supposons qu’il existe, ai-je dit, que l’enfer et le ciel soient des réalités, que
deviendrai-je et où irai-je? Et tout
Ce que j’ai fait et dit, toutes mes
plaisanteries au sujet de Dieu, toute ma vie enfin se présentait à moi.
Si je devais me trouver en présence de Dieu? me disais-je. Cette pensée me tourmentait. Je lui dis donc :
« Si tu es Dieu et si, jusqu’ici, j’ai
été dans l’erreur, montre-le-moi;
envoie-moi un signe et je te confesserai comme étant le Dieu du
ciel et de la terre ». Et dès ce moment j’étais là à attendre ce signe,
toutes mes pensées étaient centrées
sur lui, car c’était pour moi une
question de vie ou de mort.
S’il y avait une chose jamais vue
entre ces quatre murs, c’était une
fleur. Et je fus assez hardi pour demander qu’une fleur fût ce signe
désiré.
J’attendis toute la matinée, regardant au plafond pour voir si le
miracle s’opérait, mais il ne se produisait rien de particulier. Vers
cinq heures cependant, les douleurs
dont je souffrais s’étant un peu calmées, j’avais fermé un moment les
yeux. Un bruit de pas me les fit
rouvrir... Et je vis cette fleur, dit-il
en montrant l’aubépine.
— « Qui est-ce qui me l’envoie? »
ai-je demandé à la personne qui
me l’apportait.
— « Dieu », me répondit-elle. Et
maintenant, je vous le dis à tous:
Il y a un Dieu. Oui, s’il a pu s’inquiéter d’un mauvais sujet comme
moi. Il est vraiment Dieu et je crois
en Lui. Et voyez. Il a écrit cela
pour moi, ajouta-t-il en tirant de
dessous son oreiller la carte qui
portait écrits ces textes : « Dieu est
amour » (I Jean 4, 16), et « Je ne
mettrai point dehors celui qui viendra à moi » (Jean 6: 37).
Ces quelques paroles du malade
étaient une courte mais bien solennelle prédication. Tout épuisé,
après les avoir prononcées, il eut
un long accès d’étouffement. Tous
ses amis s’étaient retirés et Norris
restait seul avec sa femme.
« Il est Dieu et II m’aime », l’entendait-elle répéter d’une voix bien
faible.
Ses dernières paroles intelligibles
furent: « Il est le Seigneur mon
Dieu. Il a envoyé une fleur à un misérable mauvais sujet comme moi ».
C’est ainsi que cette simple branche d’aubépine fut un moyen de
délivrance et une porteuse de la
bonne nouvelle pour l’incrédule
Norris.
Cette histoire, dont tous les détails sont authentiques, nous enseigne que les mains qui cueillent les
fleurs et les doigts qui en forment
des bouquets, les mains qui les
donnent et les doigts qui écrivent
les précieuses promesses de l’Evangile se réjouiront un jour en découvrant que « leur travail n’a pas été
vain auprès du Seigneur » (I Cor.
15: 58).
{L’Aube).
3
L’ECO delle VAUJ VALDESI
— 3
Vocazione pastorale
Mi hai chiesto se credo che tu abbia una « vocazione pastorale » ed ho
tardato a risponderti per avere tempo
di riflettere. I primi pensieri non sono
tuttavia stati, lo temo, così elevati come tu avresti potuto desiderarlo. Le
mie riflessioni sono state un poco terra a terra, come un padrone in procinto di assumere un nuovo impiegato. (Rassicurati, il padrone non sono
io), n padrone si chiede : « Questo
giovane mi potrà servire? » E’ quello
che anch’io mi sono chiesto pensando
a te, alle tue qualità... ed ai tuoi difetti. Vedi, per diventare pastore non
basta avere la fede. E’ anche necessario avere qualche dono. E’ un po’
come per la musica : io amo molto la
musica, ma, per fortuna dei miei vicini di casa, molto raramente io canto.
Così dunque, si può avere la fede e
non avere il dono della parola, nè
quella qualità indefinibile che talvolta
chiamiamo « U senso degli altri » o il
« contatto », senza i quali diventa difficile fare il pastore, ^nza parlare del
tatto che occorre avere con i ragazzi,
con i giovani e quel briciolo di organizzazione che è così utile nel lavoro
del pastore.
Te l’ho detto, erano pensieri terra
a terra.
Tu potrai replicare che Mosè, Geremia, Amos e molti altri, non avevano
in partenza i « doni della parola » ed
avrai ragione. Ma io posso altresì risponderti che, a prima vista, tu non
sei nè Mosè, nè Geremia, nè Amos ed
è sempre presuntuoso il pensare che
Dio s’incaricherà di rimediare alle nostre insufficienze. Le quali, dimostrano semplicemente, forse, che noi possiamo dedicarci ad altro...
In breve, prendi queste riflessioni
per quel che possono valere e dà loro
l’importanza che hanno: in ogni caso
nori dimenticare che si ha altrettanto
bisogno di laici pieni di fede che di
pastori zelanti.
!o mi sono anche chiesto se tu saresti stato capace di non abbandonarti
a certi errori molto comuni che minacciano tutti i pastori e tutte le parrocchie. Mi spiego con qualche esempio. Molti pensano che la Chiesa è
una assemblea di fedeli la cui vita religiosa dipende, in ultima analisi, dalla vita religiosa di un uomo « appartalo », il pastore il quale, perciò, occupa un posto eccezionale nella comunità. Quando tu avrai studiato un
poco di teologia tu saprai che questa
idea è assurda. Ma non basta sapere
che questa idea è assurda: tutta la
vita tu dovrai lottare contro questa
assurdità come si deve lottare contro
una tentazione. Mille abitudini si alleeranno contro te, ed in te stesso la
vanità, la pigrizia, un falso sentimento di ciò ohe è sacro, senza parlare
del cattivo desiderio di dominare sugli altri, si faranno complici di questa
tentazione. Sarai capace di rimanere
equilibrato e modesto come dovremmo restare noi, più anziani di te?
Molti pensano altresì che la Chiesa
è là per fare udire queste « buone parole » che ogni creatura desidera udire nelle ore più importanti della vita:
allorché si sposa, o è ammalata, o
perde un figlio o la moglie. Si vorrà
che tu consoli gli afflitti, che tu incoraggi al bene coloro le cui forze morali stanno indebolendosi, ed avranno
ragione. Ma saprai vedere che questo
non è che una parte del tuo compito
e non la più importante? La difficoltà
è questa : il pastore è afferrato da tutte le miserie che lo attorniano, angosciato per tutti i dolori che colpiscono
le famiglie della sua parrocchia. Sensibile a tutti questi mali, saprà ricordarsi che Dio non si limita a consolare ma sa dare anche forze fresche
per sempre nuove imprese?...
Ma un punto della tua lettera mi
spinge a farti una domanda: mi sembra che tu confonda la vocazione pastorale e l’interesse che tu provi per
gli studi di teologia. Capisco molto
bene come tu sia attratto da questi
studi e come tu desideri saperne di
più circa la verità cristiana. Spero che
tu conserverai questi sentimenti durante tutto il periodo dei tuoi studi.
Ma ricordati che « fare della teologia » ed essere pastore sono due cose
differenti. I tuoi professori ti insegneranno, io penso, che la teologia e la
Parola di Dio non sono una stessa cosa. Ma fin da questo momento tu puoi
chiederti se ti senti portato più verso
10 studio delle dottrine o delle idee
religiose, oppure verso questo mistero
di una Parola sempre attuale, capace
di toccare gli uomini al centro dei loro problemi attuali che la Chiesa deve
cercare di capire e di esprimere. La
risposta che tu darai a questa domanda potrà del resto variare nel corso
dei tuoi studi: ma non è mai tropjx)
presto per pensarci su, poiché il pastore non è un uomo che insegna una
dottrina per ammirevole ch’essa sia;
11 pastore è un uomo come gli altri,
sensibile al mondo nel quale egli vive
e che chiede, con la sua parrocchia, a
Dio, quale sia la Parola per il tempo
attuale. Gradirei che queste poche righe potessero aiutarti a scoprire se tu
devi diventare quell’uomo.
Perchè, tu lo vedi, io non difendo
alcuna causa. Dio solo può difendere
la sua causa nel tuo cuore.
Henri Hatzfeld
(da « Illustré Protestant »)
essere — deve avere qudche caratteristica che lo differenzi dagU altri.
Gli ”(dtrr sono quelli che hamto le
loro attività nel ’’mondo”, e la loro
mente è tesa verso quello che è, non
direi proprio la loro vocazione, ma la
strada nella quale si sono incamminati: il lavoro, il commercio, la professione, l’attività politica, ecc. Il pastore deve continuamente ricordare a
costoro, appunto perchè anch’egli è
sensibile al mondo nel quale vive, che
’’l’uomo non vive di solo pane” e che
”la figura di questo mondo passa” ed
altre realtà di eterno valore che sono
contenute nella Parola. Ed il pastore
deve aspirare a vivere secondo la Parola, o meglio ancora ’’vivere per lo
Spirito e camminare secondo lo Spirito” per essere di esempio al gregge
che è chiamato a pascere.
Non arrivo a identificare l’autorità
del pastore nel suo vestito domeniccde.
Ma vi è un modo dì comportarsi, di
parlare, di vedere i problemi della vita, di avere contatti con gli altri, che
deve fare brillare ”la luce della conoscenza di Dio”. Questo può essere
detto per ogni credente, ma a maggior ragione per il Pastore.
A. Bensì.
Una visita aU'Asiio
di S. Germano Chisone
Nota del traduttore:
Io penso che occorra intenderci bene su questa frase: "il pastore è un
uomo come gli altri, sensibile al mondo nel quale egli vive”. Temo che sia
una espressione che venga presa troppo alla lettera. Il pastore è sì un uomo
come gli altri sensibile al mondo nel
quale egli vive, ma per la stessa sua
vocazione, per la missione che è chiamato a compiere in seguito a questa
vocazione, per l’assiduo, quotidiano
studio della Parola — come dovrebbe
Doni per l’Eco delle Valli
Messina Giovanni 250; Dona Annunciato 150 ; Luca Caviezel 1250 ;
Tullio Calabi Zevi Tullia 650; Italian
Service Mission 250; Carlo Neidhari
150; Reynaud Alfonso 100; Peyrone!
Elisa 100; Vincenzo Tarascio 250:
Cannizzo Luigi 250; Vola Arturo 250;
Perrin Graziella 250 ; Albarin Ida 100 ;
Pennington De Jongh 700; Albertina
Corsini Avondet 250; Albarin Ida 100;
Buffa Enrico 250.
Domeinca 24 marzo TUnione delle
Giovani di Villar Pellice si è recata
a visitare i vecchi dell’Asilo di San
Germano.
Partite alle ore 13 in numero di 35,
col tempo incerto, gixmgiamo a San
Germano alle 14. Qui piove e proseguiamo a piedi fino all’Asilo. La campana dell’Istituto annunzia il nostro
arrivo chiamando i vecchi a raccolta. Intanto la vice-direttrice sig.na
Fiorella Comba e Suor Luisa ci accolgono con gioia e ci dicono che non
potevamo scegliere una giornata più
indicata, dato che il cattivo tempo
trattiene i vecchi a casa. Infatti li
troviamo tutti riuniti nel salone che
ci stanno aspettando.
La sig.na Comba, in assenza di
suor Margherita, la direttrice, ci dà
i; benvenuto e ci fa la storia dell’Asilo, storia molto interessante, perchè questo istituto sorse per merito
dei Pastore Carlo Alberto Tron che
con fede e coraggio ed anche con
molta tenacia seppe superare innumerevoli difficoltà.
Dopo la costruzione del primo padiglione se ne mostrò necessario un
secondo, poi un terzo. Oggi 61 vecchi sono ricoverati in questo asilo;
molti provengono dalle Valli, altri
dalle città, tutti hanno avuto sofferenze e delusioni ma qui ritrovano
la loro serenità e come in una grande famiglia possono farsi del bene
e aiutarsi a vicenda.
Il nostro Pastore porta il saluto
della Chiesa di Villar e rivolge alcune parole di speranza cristiana ispi
rate alla scritta di uno dei padiglio
ni « Fede e Riconoiscenza ».
La direttrice ci presenta alcuni ricoverati fra i quali il decano che ha
la bella età di 94 anni. E’ tutto felice di vedersi circondato e con voce
chiara dice di èssere il più vecchio
bersagliere d’Italia. Tra gli altri sono pure due sorelle nostre villaresi
che salutiamo con gioia.
Cantiamo vari inni, recitiamo alcune poesie e poi offriamo un piccolo dono ad ogni ricoverato. Stringiamo la mano a tutti, quindi, iniziamo
la visita dei vari padiglioni che sono
circondati da alberi fruttiferi e da
terreni molto ben coltivati. In o^i
sala regnano l’ordine e la pulizia,
cosa che ci riempie d’ammirazione.
Vediamo alcuni vecchi che non possono più camminare e ci soffermiamo presso ai loro letti, in particolare
ci colpisce uno d’essi novantenne,
sordo e cieco da 25 anni! — Pensiamo allo spirito di dedizione delle nostre Sorelle che si occupano di loro
con tanto amore curando il loro corpo e facendo sentir loro meno la
mancanza di una famiglia — Oh,
siate benedette care sorelle poiché
Ge.sù ha detto : « In quanto l’avete
fatto ad uno di questi minimi l’avete
fatto a me! ».
Vorremmo fermarci più a limgo
per conoscere ogni ricoverato ma il
tempo corre veloce e dobbiamo far
ritorno a S. Germano. La pioggia
è cessata ed il cielo sta rasserenandosi. Il Pastore Bert e la sua Sicura con un gruppo di Sorelle di chiesa
ci fanno entrare in una graziosa sala
coi tavoli infiorati e ci offrono un’eccellente tè. Mentre passiamo un buon
momento insieme, il Pastore Bert ci
dà notizie della sua Chiesa. Poi, ci
fa vedere il tempio e la nuova sala
delle attività che è in costruzione.
Sono ormai le 18 ed è tempo di
ritornare al Villar. Ringraziamo il
Pastore Bert e la sua Signora per
la loro gentile accoglienza e saliamo
sul pullmann che deve riportarci alle nostre case, recando nel nostro
cuore la gioia di queste ore trascorse in comunione fraterna. Cari vecchi, non vi dimenticheremo e ci ricorderemo il bene che con questa visita ci siamo fatti reciprocamente.
Dio vi benedica!
Un’unionista
Ricordo del tempo di Pasqua
nella Comunità di Torre Pellice
Il vecchio campanile del tempio di Bobbio Peìlice.
Portiamo in noi un ricordo benedetto del tempo di Pasqua.
I catecumeni che sono stati confermati sono stati 32. La confermazione è stata fatta al culto della Domenica delle Palme al quale hanno
partecipato oltre 600 fedeli. Voglia
il Signore accompagnare questi nuovi membri della sua Chiesa, fortificandoli nella fede e mantenendoli
fedeli alla promessa fatta.
Nel corso della settimana si sono
svolti due culti liturgici con S. Cena
il Giovedì al Centro e il Venerdì ai
Coppieri, ambedue assai frequentati
e molto raccolti. Poco frequentato
invece il culto del Venerdì mattina.
A Pasqua il Tempio era forse anco
ra più affollato che la domenica procedente.
II Venerdì sera, entrando nel tempio dei Coppieri, si notava subito u^a
bolla novità: al posto delle vecchie
assi che formavano lo sconnesso pavimento v’era un bel pavimento nuo
co. Abbiamo già dato notizia di questo lavoro iniziato tempo fa dai giovani dell’Unione dei Coppieri. Il la
Le celebrazioni pasquali a Prarostino
La Comunità ha vissuto con intensità i ricordi evangelici della Settimana Santa.
Anzi tutto con il culto della Domenica delle Palme, nel corso del quale
sono stati confermati nella alleanza
del loro Battesimo ben 15 giovani.
Essi sono : Costantino Ilda, Fomeron Bruna, Forneron Claudina, Gardiol Elsa, Gardiol Milena, Godine
Bruna, Godine Carla, Gönnet Pierina, Monnet Ines, Paschetto Aurora,
Costantino Marco, Gönnet Remo,
Godine Fulvio, Griglio Sergio, Romano Neri. Possano mantenre fedelmente la promessa che hanno fatto
nel nome e con l’aiuto di Dio e vive
re strettamente nella comunione del
Signore e della Chiesa.
Un buon numero di fratelli e sorelle si è riunito giovedì santo nel
Tempio alle ore 21 per un culto liturgico, nel corso del quale abbiamo
letto il racconto della celebrazione
dell’ultima Pasqua e della istitimone
della Santa Cena fatta da Gesù con
i suoi discepoli, alla vigilia della sua
morte. E’ seguita la Santa Cena, alla quale molti dei presenti si sono
avvicinati.
Venerdì Santo due culti sono stati
tenuti ; uno nella Cappella del Roc,
alle ore 10, ove un buon numero di
fratelli e sorelle della zona b^a
della Comunità si è riimita, riempiendo il locale. La predicanone è
stata centrata sul tema: Gesù nelle
mani dei peccatori. E’ seguita la celebrazione della Santa Cena, a cui ha
partecipato buona parte dei presenti. Un altro culto è stato tenuto nel
pomeriggio nel vetusto Tempio di
Roccapiatta per la popolazione di
quella zona. Predicazione sullo stesso
tema; ha avuto pure luogo la cele
brazione della Comunione. Qui l’uditorio avrebbe potuto essere più numeroso.
Domenica di Pasqua. Il Tempio ha
potuto a stento contenere tutta la
grande assemblea, convenuta per ricordare la risurrezione del nostro
Signore e per raccogliersi ancora
una volta attorno alla tavola della
Comunione, alla quale si sono avvicinati per la prima volta i catecumeni confermati ed una vera folla
di fedeli (un numero particolarmente elevato, è stato notato da molti).
La predicazione è stata centrata, naturalmente, sul fatto della risurrezione di Cristo: fatto che la comu
nità è chiamata non soltanto a credere, ma a vivere concretamente nella testimonianza che essa rende ogni
giorno a Colui che è il Vincitore
Eterno, il Principe della Vita.
Sia al culto delle Palme che a quello di Pasqua, la Corale ha concorso
col canto di due inni di circostanza
deirirmario Italiano. Questi due cori
sono stati preparati in quindici gio .-ni, il che dimostra che quando c’è
impegno e buona volontà, non è ne
cessario tanto tempo e tanta fatica
per fare qualche cosa. Un grazie alla
Corale e l’augurio di un rinnovamento nello slancio e nella fede.
La colletta di Pasqua, a beneficio
del nostro fondo organo, ha dato
L. 21.000.
Ed ora possano tutti questi culti
rimanere in benedizione pwr la vita
della Comunità nel suo insieme e per
ognuno di noi suoi membri in par
ticolare.
« Io sono la vite, voi i tralci. Dimorate in me, e io dimorerò in voi,
Come il tralcio non può da sè dar
frutto se non rimane nella vite, cos
neppure voi, se non dimorate in me.
Colui che dimora in me e nel quale
io dimoro, porta molto frutto ; per
chè senza di me non potete far
nulla». (Giov. 15: 4-5)
Nella Casa del Padre. E’ deceduto,
l’8 aprile, al Saret, il nostro fratello
Rostagno Giovanni, alla età di 82
anni, dopo non lunga infermità, ma
maturo d’anni e di esperienze. Egli
ci lascia l’esempio di una vita laboriosa e serena, vissuta nella fede del
Signore. Iddio consoli la sua compagna e tutti i famigliari .
voro è stato ultimato grazie alle molte ore notturne dedicate dai lavoratori per giungere in tempo e per
mettere alla Comunità, di raccogliersi per il culto del Venerdì sera. Un
ringraziamento a tutti coloro che hanno offerto il loro lavoro volontario e
in particolare vogliamo ringraziare
il sig. Alberto Benecchio, che ha diretto i lavori con competenza e che
ha dato ad essi molto del suo tempo.
Ai culti della Domenica delle Palme, del Giovedì Santo e di Pasqua
ha partecipato la Corale con cori appropriati alle circostanze, molto belli. E’ piaciuto in particolare il Largo
di Haendel per solo e coro nella rielaborazione del M® Ferruccio Corsani
cantato a Pasqua, solista il nostro
bravo Carlo Eynard. Ringraziamo la
Corale per questa preziosa collaborazione. Ringraziamo anche la Corale
dei Coppieri diretta dalla Sig.ra Lina Varese che ha partecipato al Culto del Venerdì sera.
Una nota stonata ci è parso il
Mercato, che si è svolto il giorno del
Venerdì Santo. Pur comprendendo le
esigenze dei contadini di vendere i
loro prodotti, non comprendiamo questa totale mancanza di sensibilità
nel Popolo valdese. Diciamo « del p^
polo Valdese» perchè non solo il
mercato è stato permesso in quel
giorno dalle Autorità competenti, ma
perchè tutta la nostra brava gente vi
ha partecipato vuoi per vendere vuoi
per comperare. Vogliamo sperare che
nei prossimi anni le Autorità cerchino una soluzione adeguata. E già che
siamo in tema protestiamo anche
contro quella specie di mercatino d>
menicale e contro l’abitudine di tenere di Domenica tutti i negozi aperti Non si vede perchè a Torre Pellice non possa avvenire quello che avviene ovunque ; che la Domenica i
negozi siano chiusi e i negozianti m
quel giorno siano liberati dall’ansia
del denaro.
Direttore: Prof. Gino Costabel
Pubblicazione autorizzata dal Tribunale di
Pinerolo con decreto del 19 gennaio 1955.
ACQUISTATE
Il Dizionario Biblico
Bross. L. 3.700; Rii. tela e ore L. 5.C0)
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Torre Pellice - c.c.p. 2-17557
4
4 —
L'ECO DE1XE:YA1JLI VALISI
f
FedaraxÊOÊÈB UulomI VaUoal
CONVEGNO GENERALE
del Gruppo Valli
10
» Il
Tutti gli unionisti sono invitati al
CONVEGNO GENERALE
DEL GRUPPO VALLI
che avrà luogo a San Secondo
DOMENICA 28 APRILE
con il seguente programma:
ore 9,30 ritrovo dei partecipanti alla Scuola Umberto I, a San
Secondo.
Culto presieduto dal Past.
Bruno Tron.
messaggio del Segr. Gen. della FUV, Past. Alberto Taccia, il quale darà interessanti notizie delle Unioni che
ha recentemente visitate in
Italia e all’estero,
colazione al sacco,
in località « Benna », all’aperto, pomeriggio ricreativo
organizzato da alcune Unioni.
chiusura.
In caso di pioggia il convegno non
avrà luogo.
12
14
16
DOMENICA 5 MAGGIO
GITA IN AUTOPULLMAN A COMO
La gita, come gli anni scorsi, è organizzata per tutti e in modo speciale per favorire le piccole Unioni, con
il seguente programma:
ore 4,30 partenza da Prali
» 4,45 partenza da Bobbio Pellice
» 5 partenza da Pomaretto e da
Torre Pellice
» 5,30 ritrovo e partenza da Pine
rolo per Torino, seguendo
poi l’autostrada fino a Como. dove l’arrivo è previsto
per le ore 9 circa. Giornata
libera con possibilità di escursioni in battello sul lago.
» 17 raduno e partmza per il ritorno.
I presidenti delle Unioni ricevono
le iscrizioni, ohe debbono essere accompagnate da un acconto di lire
1.900 per persona.
Termine delle iscrizioni: 28 aprile
p. V. Il capogruppo
Dalle Comunità delle Valli
Villasecca
Domenica 14 Aprile sono stati cor
fermati nella Chiesa dei Chiotti :
Catecumeni di IV Anno, circondai
da una numerosa e raccolta assem
blea. Essi sono; Elda Giacomino dell’Albarea; Lamy Peyronel del Trussan (Marcou), Alberto Clot Varizia
di Roccia, Adolfo Barus di Villasecca,
inf., Romildo Tron di Villasecca sup.,
Arturo Genre di Bovile (Grange),
Luciano Grill di Bastia (La Torre) e
Romana Peyronel dei Chiotti.
Il Signore che ha udito le promes
se dei nostri fratelli, li aiuti a mantenerle fedelmente con il soccorso
del suo Spirito.
La mattina di Pasqua, una comu
nità particolarmente , numerosa htcelebrato la Santa Cena con una buo
na frequenza. I Catecumni sono stat'
ammessi per la prima volta alla Cena del Signore, dopo che la coraP'
aveva eseguito un coro francese. l
AH’inizio del culto il Battesimo è'
stato amministrato a Elvira Peyronel
di Alberto e di E velina Oliva d'
Chiotti. La Chiesa invoca ancora le
benedizioni e l’assistenza del Sign<>
re sulla bambina e sui suoi genitori
Angrogna (Serre) ^
Il 31 marzo una quarantina di unionisti e di membri adulti della nostra comunità ha realizzato il progetto di una bella gita a Massello ed
a Praly. Giunti al mattino presto, e
con un tempo propizio, nel vallone
di Massello, si è rapidamente saliti
fino alla Balziglia: bella passeggia
ta, ed intéressante visita al piccolo
ma ricco Museo del Glorioso Rimpa
trio; poi culto con la comunità massellina, e forte predicazione del past
G. Toum, che ricorderemo. GentiP
accoglienza nella sala dei Reynaud
con una buona tazza di tè per riscal
dare il pranzo al sacco. E via verso
Praly, mentre la nebbia, purtroppo,
saliva, e ci accompagnava poi fino
a sera. Ci ha così impedito di godere
le bellezze del vallone di Prali e della sua cerchia di monti; ma non ha
spento l’entusiasmo ed il piacere
della gita, nè ci ha impedito di gcdere della visita ad Agape, che molti
ancora non conoscevano, ed al Tempio di Prali, di cui il Past. Comba cì
ha fatto ima breve storia. Allegro
ritorno, veramente lieti per la bella
giornata trascorsa insieme. Ringraziamo ancora per l’accoglienza vera
mente fraterna avuta a Massello, a
’rali, e da parte della comunità di
Vgàpe.
Il dott. E. Bosio è venuto a tenee, in queste ultime settimane, due
iunioni, al Cacet ed al Serre, sulle
coltivazioni montane. Si è riusciti
ad avere un pò di conversazione, dopo l’esposizione, e ci augur'.amo che
le serate possano essere state feconde di suggerimenti. Un grazie di cuore, ancora, al dott. Bosio.
La sera del 6 e del 7 Aprile la filodramática del Serre ha presentato
con molto impegno il dramma « Luce che toma», seguito dalla tradizionale farsa. Un buon pubblico (il
tempo è stato insperatamente propi
■ zio) ha ricompensato gli attori per
ila loro fatica, ed ha pure godute
¡assai dei cori presentati da una pie
Jcola corale, volenterosamente messa
isu per l’occasione. A tutti quanti si
¡sono prodigati per queste serate, ed
, in particolare all’insegnante Sig a
; Bertalot, esprimiamo la nostra riconoscenza.
Visifa gradifa
L’Unione Cristiana Delle Giovani
d’Italia ha avuto al principio di aprile la gradita visita di miss Elisabeth
Palmer, segretaria generale dell’Alleanza mondiale delle YMCA, che esistendo in 64 paesi formano intorno
al mondo una catena di forze femminili di servizio cristiano all’opera nei
più vari settori delle attività umane;
dal campo religioso a quello educativo, dal campo sociale a quello assistenziale, tra genti di ogni razza, tra
problemi di ogni specie.
La sua visita è stata particolar
mente significativa in Italia per il
buon convegno che ha potuto aver
luogo intorno a lei nella accogliente
sala di via S. Secondo 70 a Torino,
dove sono convenute ad ascoltarla e
ad interrogarla, oltre al Comitato
nazionale e alle presidenti di varie
città, anche una buona rappresentanza di socie, tra cui parecchie Vaidesi, che il problema della base religiosa deirU.C.D.G. continua a tener
deste, in una tensione di fedeltà ai
valori basilari del Protestantesimo e
al tempo stesso di apertura fraterna
verso donne di altre confessioni cristiane.
Questa tensione è sana e stimola
trice di quella continua revisione alle facili accettazioni, ohe è il miglior
segno di vita in una associazione.
Infatti nel buon dibattito che si è
svolto il pomeriggio del 7 aprile sono
emerse le perplessità di alcune socie
di fronte al « Preambolo » della nuova Costituzione dell’Alleanza mondiale della YMCA, votato a Londra
nel settembre 1955, costituzione che
mantiene assoluta fedeltà alla sua
base religiosa trinitaria, com’è formulata nel Credo apostolico, formula
che viene ripetuta nel nostro Statuto nazionale e che è la base per l’accettazione delle socie. Il preambolo
di tale costituzione, laboriosamente
stilato dopo lunghe meditazioni e ardenti preghiere perchè Dio concedesse luce a menti e cuori, è però ancora oggetto di perplessità per alcuni
aruppi di socie, in modo speciale per
alcune protestanti, per l’affermazione, che esso contiene, sulla «conoscenza della Bibbia e delle tradizioni ».
Qualcuna ha potuto interpretare
che questa frase ponesse per tutti
i membri il riconoscimento di due
autor.tà in materia di fede, mentre
vuole essere solamente la constata^
zione della coesistenza di membri
che accettano anche le tradizioni. La
segretaria dell’Alianza mondiale ha
potuto precisare ancora una volta
che come il Consiglio Ecumenico è
aperto a tutte le confessioni e accetta in perfetta parità con le confessioni riformate anche le tradizioni ortodossa e anglicana, così l’YMCA xnon-,
dial” è aperta alle socie provenienti
da tutte queste confessioni. Esortandole a rimanere fedeli alle chiese, a
cui appartengono, l’YMCA domanda
Icro però di comprendere e di accettare come sorelle anche le socie che
appartengono a confessioni diverse
dalla loro, perchè al di sopra delle
differenze dogmatiche si possa lavorare per l’unità del corpo di Cristo.
Per questa unità lavora il Consiglio
Ecumenico e per questa unità lavorano modestamente, ognuno nel suo
campo, i tre movimenti giovanili
mondiali; FU ACE, YMCA, YWCA,
e in questo senso, conscia del travaglio spirituale che comporta, ogni
singola socia della UCDG anche in
Italia dovrebbe lavorare, perchè l’associazione sia sempre più un a luogo
d’incontro» per tutte le donne, un
mezzo per avvicinare al Cristo tante
creature disperse, una mano tesa
verso le sorelle, affinchè scompaia lescandalo della divisione dei credenti; «ut unum sint». K. Comba
LETT E RA
al Direttore
Ho 6nito ia questo momento di leggere
l’articolo « Per fede io volo » e credo di
dovere porre qui — senza voler giudicare
alcuno, senza fare personalità — una domanda soltanto. « Fra due mali — dice nel
suddetto articolo quel bravo cristiano, pastore combattente ai suoi giovani — scegliete il minore (cioè far la guerra).
Ora: potete immaginare tali parole sulle
labbra di Gesù? O non avrebbe Egli piut
tosto detto: « Tra due mali, scegliete quel
lo che non contravviene alle leggi del Pa
dre mio »? E quali sieno queste legg
ognuno che conosca la sua Bibbia lo sa:
dall’antico: a Non uccidere» all’evangelico : « Riponi la spada ; chi ferirà di spada
perirà di spada ».
Tutto l’insegnamento di Gesù è imperniato sul concetto della non-resisteruta, quel
divino se pur massacrante principio che —
insieme al dovere di non giudicare — angaria le nostre ribelli coscienze, Hnchè non
si sarà trovato la pace nella fede completa: « Chi ci separerà dall’amore di Cristo? »
— « Tutte le cose cooperano al bene per
chi confida in Dio » — « Io vi dò la mia
pace ; io ho vinto il mondo ». E il mondo
non troverà requie 6nchè non avrà realizzato la verità, patente, luminosa, di questo
principio: quello stesso che ha condotto
Gesù a .sopportare, senza reagire, beffe, insulti, tormenti, e ad esser crocifisso. Se
avesse reagito — ed avrebbe efficacemente
potuto farlo — la Sua opera di redenzione
sarebbe fallita e la storia dell’umanità lo
riconoscerebbe appena appena come uno
dei tanti fanatici ribelli al giogo romano o
come un sognatore. scomparso nei gorghi
del tempo Suo.
Crocifisso, Egli splende ancora sul mondo come stella di prima grandezza. E, veramente, la vittoria è con Lui!
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La m<^lie, i figli e la famìglia dei
caro
Giovanni Enrico Pascai
riconoscenti per la grande dimostrazione tributata al loro Caro, sentitamente ringraziano tutte le gentili
persone che con scritti, fiori e presenza presero parte al loro grande
dolore.
Un ringraziamento speciale ai Dottori Paltrinleri e Quattrini, alla Direttrice deirOspedale Valdese di Torre Pellice, aH’infermiera Nina Curcio, al personale tutto dell’Ospedale
ed ai Pastori Bertinatti, Pascal e
Pons.
« Io mi coricherò in pace e
in pace ancora dormirò, perchè
tu solo, o Eterno, mi fai abitare in sicurtà». (Salmo 4; 8)
Fontane di Salza di Pinerolo, 6-4-’57
Le famiglie
Gonìn - Armand - Hugon
profondamente commosse per la grande prova di simpatia ricevuta per la
dipartenza del loro caro marito e
papà, ringraziano tutte le persone che
in qualunque modo si prodigarono
nella triste circostanza e presero parte al loro dolore.
Torre Pellice, 184-1957
La famiglia del compianto
Cademio Mourglia
ringrazia il fratello Osvaldo e coiv
sorte, il Pastore Bouchard, nonché le
persone che hanno espresso la loro
simpatia.
«Io ho pazientemente asp i
tato l’Eterno, ed Egli si è inchinato su di me ed ha ascoltalo
il mio grido ».
( Salmo 4 ; 5 )
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Redattore: Ermanno Rostan
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Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
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