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J
ECO
DELLE YAUl VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORRE FELL ICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 111 - Num. 35
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TORRE PELLICE - 6 Settembre 1974
Amm.: Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pollice ■ c.e.p. 2/33094
SÍNODO 1974
Un'immagine della lastra Chiisa
alla ricerca della sna identità
L’atmosfera di un sinodo è sempre difficile da definire, è un pò
come l’umore della gente, variabile, imprevedibile, con sbalzi improvvisi e mutamenti inattesi, va
a momenti. Può cosi capitare che
una persona seguendo una seduta
abbia una impressione e chi invece ha partecipato ad una seduta
il giorno dopo abbia l’impressione opposta: il dibattito sul Collegio avutosi martedì può dare l’impressione di una forte tensione e
di un contrasto appassionato, il
dibattito sulle finanze giovedì sera in un’aula deserta aveva il sapore di una seduta al Parlamento.
A volte c’è passione ed interesse,
a volte il dibattito va avanti fiacco e stanco e ci vuole poco per
passare da un clima all’altro, da
un sentimento al suo contrario,
basta a volte un intervento deciso, un Ordine del Giorno polemico, una presa di posizione radicale.
La difficoltà di dare una valutazione generale della settimana sinodale deriva però da un altro
fatto: ognuno vede e sente le cose
a modo suo e trova negli altri
quello che cerca, legge quello che
ha dentro di sé: lo sfiduciato coglie subito i momenti di stanchezza, l’ottimista i momenti di vita,
il rassegnato sente attorno a sé la
sfiducia ed il polemico i motivi
di battaglia.
Relativamente facile il compito
di chi deve fare la cronaca delle
giornate, basta enunciare in ordine le cose che si sono dette e fatte, i problemi trattati e gli ordini
del giorno votati; molto più difficile dare una definizione sintetica, una impressione sulle giornate di Torre Pellice. La mia impressione - si tratta naturalmente per
quanto abbiamo detto sopra di un
punto di vista molto soggettivo - è
di una assemblea in tono minore,
composta di gente che non ha
grandi ideali, che non si ripropone di condurre grandi battaglie,
che ha fatto il suo dovere ed intende farlo in avvenire ma senza
sogni e velleità. Un sinodo stanco, rassegnato? Sarebbe dir troppo ma un po’ disorganico, sfilacciato, disperso, di certo non l’assemblea che qualcuno prevedeva
per il centenario e che altri poteva temere: un momento di retorica trionfalista, di grandi discorsi, di infuocati proclami.
Eppure fatti significativi non
mancavano: il rilancio evangelistico nella tematica del centenario, l’integrazione con la chiesa
metodista, la nomina di un professore alla Facoltà di teologia,
campi di battaglia su cui si erano
scontrate nel passato posizioni radicali, su cui si era polemizzato
con furore. Le cose sembravano
invece scontate (perché mature,
invecchiate, superate dall’urgenza dei fatti?), normale amministrazione. Dove è andata a finire
la polemica degli anni 60: evangelizzazione o presenza al mondo,
impegno politico o predicazione
di risveglio, lo scontro violento
pro o contro l’obiezione di coscienza? Che ne è della battaglia
ecumenica per il dialogo con la
chiesa metodista, la Federazione,
Nuovi Tempi? Gli scontri fronta
li per la linea da seguire alla Facoltà di Teologia, con conseguente scelta di un candidato piuttosto che un altro, appartengono ad
un passato così remoto! Sembra
un secolo ed era 20 anni fa.
Momenti che avrebbero potuto
essere vissuti altrimenti, con
maggior impegno, con più passione, con più allegrezza, con coraggio, non sono mancati ma si svolgevano invece nella atmosfera distratta, a volte assente, non coinvolgente di un discorso che se ne
andava per suo conto. L così accaduto che il progetto di integrazione tra le chiese valdesi e metodiste sia stato votato molto più
rapidamente del regolameno sulVemeritazione dei pastori; che la
seduta dei sinodi congiunti, priva
di linea e di im.postazione, sia finita in un confuso dibattito sull’Eco-Luce, in cui tutti si trovarono a disagio; che la nomina del
pastore Ricca a professore sia avvenuta come un fatto di normale
amministrazione al termine di u
na seduta confusa in cui si discussero i problemi giuridici della validità o meno dell’elezione anziché parlare del compito di insegnamento che si affidava a questo
fratello.
Nel breve saggio sulla chiesa
scritto la scorsa estate (Una chiesa in analisi) sostenevo la tesi che
il problema per la nostra chiesa
non è lo scontro fra « destra » e
« sinistra » ma lo sfaldarsi, il disgregarsi del mondo valdese a livello di comunità, la mancanza di
relazioni, di una visione globale
della nostra presenza in Italia/ il
crearsi di scompartimenti stagni,
di isole di poteri, di zone isolate
dall’insieme dei fratelli. Il nostro
sinodo è stato un pò l'immagine di
questa chiesa alla ricerca della
sua identità nel mondo di oggi.
Questo non sarebbe dopo tutto
un male, necessariamente segno
di debolezza, di fallimento, di liquidazione, il detto di Gesù « chi
cerca trova, sarà aperto a chi picchia... » non è una condanna ma
una promessa. Se un difetto c’è
stato nella nostra assemblea dunque non è la mancanza di battaglie, di scontri, di vita parlamentare ma piuttosto il fatto che non
si sia vissuto più profondamente
ed intensamente questa ricerca e
Integrazione globale fra metodisti e valdesi
Uniti per r Evangelo
Anche se dovrà essere convalidala, da parte metodista, dai circuiti e dalla Conferenza 1975 e, da parte valdese, dalle chiese e dalla sessione sinodale suda
mericana, l'integrazione globale è stata decisa — Sottolineata la bontà de
mericana, l'integrazione globale ^ ^
progetto preparato dalla commissione paritetica — L'integrazione procederà a
tappe, entro un massimo di cinque anni — La gestazione è stata lunga, ma la
decisione è realmente maturala nelle due Chiese e ne è stato sottolineato il valore ecumenico ( uniti senza spersonalizzarsi ) e missionario ( uniti per l'Evangelo, in vista della testimonianza comune nel nostro paese)
questo bussare
l’evangelo.
alla porta del
Giorgio Tourn
Il momento certo più rilevante della sessione sinodale 1974 è stato la
gioi-nata di mercoledì: in sessione congiunta Conferenza Metodista e Sinodo
Valdese hanno esaminato e discusso
il progetto di integrazione globale fra
le due Chiese, del quale abbiamo ripetutamente parlato negli ultimi mesi. Apportato al progetto qualche lieve emendamento, in dibattito comune, le due assemblee si sono separate
per il voto: che è stato unanime nell’approvare il progetto, da una parte
come dall’altra. Riunite quindi nuovamente in sessione congiunta nell’aula
sinodale, le due assemblee si sono reciprocamente comunicata la rispettiva
decisione:
Il Sinodo Valdese nella sua sessione dell’agosto 1974; dopo avere
esaminato il progetto di integrazione globale delle chiese valdesi e metodiste nella zona italiana,
ne approva l’impostazione e l’orientamento in via preliminare e.
ai sensi dell’art. 36 comma 4° del
R.G. 1972, lo inoltra come progetto sinodale alla sessione rioplatense unitamente all’estratto del verba
BiLANCIO DELLA SESSIONE SINODALE EUROPEA 1974
Impegno eyengeUco
in contesto ecumenico
C’è forse chi s’aspettava qualcosa di
più dal sinodo ’74, il « sinodo del centenario » come da parte di qualcuno
lo si è voluto impropriamente chiamare. Il sinodo è un’assemblea annuale
che mal s’adatta alle ricorrenze centenarie. Ha da smaltire ogni anno una
mole considerevole di lavoro amministrativo e legislativo, necessario ad assicurare lo svolgimento ordinato e lo
sviluppo organico della vita della chiesa. Il sinodo di quest’anno è stato in
questo senso del tutto ordinario, e
non straordinario come forse qualcuno si aspettava pensando alla circostanza, certo eccezionale, dell’S” centenario.
Un sinodo ordinario, dunque, le cui
cose migliori sono certe decisioni prese più che i molti discorsi fatti. Si deve anzi dire, al riguardo, che il livello
complessivo dei dibattiti non è stato
particolarmente eccelso, anche se non
sono mancati interventi di grande valore: ricordiamo, tra gli altri, quello
del pastore Carlo Gay a commento del
progetto di integrazione globale valdometodista: dopo aver dipinto al vivo,
con forte partecipazione interiore, la
realtà e la vocazione (descritta felicemente in termini di resistenza e di
speranza) delle chiese evangeliche italiane, egli ha concluso citando la parola di Gesù : « Cercate prima il regno
e la giustizia di EWo... ». Un altro momento spiritualmente molto vivo è stato quello della predicazione del prof.
Giorgio Spini su Daniele 4, in un culto mattutino: i lettori di questo giornale hanno potuto leggere nel numero scorso questo ottimo messaggio.
Come ogni anno, i lavori sinodali
sono stati introdotti e orientati dalla
relazione della Commissione d’esame
dell’operato della Tavola (detta comunemente «controrelazione»). Quella di
quest’anno ha sollevato reazioni diverse ma a noi è parsa buona. Il suo pregio maggiore è stato quello ( cosìraro) della concretezza: non discorsi generali e visioni universali, ma uomini,
fatti, situazioni reali, cose accadute
durante l’anno nella nostra chiesa. I
rilievi critici non sono mancati; qua e
là c’è stato persino un eccesso di severità e taluni giudizi erano discutibili e sono stati discussi. Ma come osservava il pastore Aldo SbafH nel breve messaggio rivolto al sinodo dopo
la sua riconferma come moderatore.
la controrelazione con le sue punte
critiche tendeva a creare un « clima
di autenticità evangelica », in cui i dissensi non vengono taciuti e i pareri
diversi si affrontano e confrontano in
libertà e sincerità.
I contenuti evangelici del discorso
sinodale di quest’anno provengono non
tanto dal sinodo stesso quanto dal rapporto della Tavola, in particolare dal
paragrafo intitolato « Seguire il Signore vivente, oggi », che è stato definito
un « sermone » della Tavola al sinodo.
Il sinodo l’ha fatto suo, riconoscendovi a grandi linee il cammino che la
chiesa valdese intende percorrere nel
prossimo futuro.
Questo cammino si è venuto in buona parte delineando nel corso delle riflessioni avvenute in occasione dell’S“
centenario valdese. Il « sermone » della Tavola riprende alcuni motivi ispiratori del valdismo originario. Ad
esempio, quello della povertà per cui
— dice la Tavola — i valdesi devono
« prendere coscienza che oggi la scelta
di fondo è quella della ’causa’ dei poveri». Le implicazioni di un orientamento di questo genere sono molte:
la principale è il riconoscimento dell’urgenza di istituire un rapporto con
il proletariato, oggi alquanto aleatorio. In questa linea si deve segnalare
che il sinodo ha votato una dichiarazione di solidarietà con i lavoratori in
lotta della fabbrica di confezioni « Europa », di Torre Pellice, che proprio
nei giorni scorsi ha licenziato i suoi
dipendenti. In generale, l’esigenza sempre più sentita di essere una chiesa
« per il mondo », e non fuori di esso,
implica, secondo la Tavola, « un ripensamento e una revisione dell’impostazibne del nostro lavoro ».
In tema di povertà si pone il problema che il sinodo non ha affrontato
e che la Tavola formula in questi termini : « È compito della chiesa gestire in proprio tutte le opere di assistenza che essa ha ricevuto dalie precedenti generazioni e queile sorte in
questi ultimi anni?». Questo interrogativo concerne anche gli istituti di
istruzione e in genere tutte le cosiddette «opere» della chiesa. Forse non
si giungerà mai a una soluzione veramente soddisfacente di questo problema. Comunque il sinodo ’74 non ha
fatto molto per risolverlo.
II rapporto della Tavola insiste an
che sulla necessità della predicazione.
Valdo si fece povero non per farsi
monaco ma per predicare l’evangelo
al popolo. Qual è l’annuncio evangelico per il nostro tempo? Oggi è molto
sentita l’esigenza della liberazione e
revangelo è appunto una parola di liberazione. Il suo nucleo centrale è la
morte e la risurrezione di Gesù: la
sua morte ci libera da ogni illusione
su noi stessi e sul mondo, la sua risurrezione ci libera da ogni immobilismo e spirito conservatore. « Se nostra consigliera sarà solo la prudenza
o la paura del nuovo, le nostre comunità non potranno sussistere e soprattutto saranno incapaci di rispondere
alle esigenze di seguire il Signore nel
nostro tempo ».
A proposito della vita interna delle
nostre comunità, il rapporto della Tavola riconosce che vi si riscontrano
spesso incomprensioni e anche gravi
tensioni, e ribadisce la regola evangelica fondamentale secondo cui «la comunione fraterna non può sussistere
senza la libertà » di tutti e per tutti,
compresi coloro che dissentono e criticano la chiesa. « Riteniamo — dice la
Tavola — che non sia possibile essere
chiesa in movimento senza lasciarsi
interpellare dalle diverse voci, anche
da quelle che esprimono severi giudizi
sulla nostra vita ecclesiastica ».
Ecco alcuni motivi del « sermone »
tuo arricchimento; e ha portato il sarivolto dalla Tavola al sinodo e, attraverso il sinodo, alle chiese. Abbia
Paolo Ricca
(continua a pag. 7)
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMimiiiiiiii!
Riunito a Lomé (Togo) ii Consigiio deiia CEvAA
il past. Franco Davite rappresenta la Chiesa Valdese
In questi giorni si stanno svolgendo a Lomé, la capitale del Togo (Africa
occidentale ) le sedute della sessione annuale del Consiglio della Comunità
evangelica di azione apostolica. L'anno scorso in quest'epoca i fratelli rappresentanti le Chiese evangeliche africane, europee, malgasce e polinesiane
erano riuniti a Torre Pellice e li avevamo avuti con gioia fra noi, poiché,
specie in occasione di una domenica, avevano visitato numerose chiese vicine. Il pastore Franco Davite rappresenta la Chiesa Valdese nel Consiglio
della CEvAA, e ci rallegriamo di avere echi delle sue giornate africane.
le della discussione sinodale, perché lo esamini e lo approvi in prima votazione a norma degli artt.
29 e 36 del BG/1972 e 29/DV/1974
e lo ripresenti per l’approvazione in
seconda votazione alla sessione sinodale dell’agosto 1975;
invia nel frattempo il testo del
progetto medesimo alle chiese della zona italiana, e chiede loro di
esaminarlo e di far conoscere il loro parere entro il 15 gennaio 1975
alla Tavola perché questa possa
farlo pervenire in tempo utile alla
sessione sinodale rioplatense.
Analogo ordine del giorno è stato
votato dalla Conferenza Metodista
(speriamo riferire al più presto sui lavori e le decisioni di quest’ultima). Come quest’ultima dovrà, secondo i suoi
regolamenti, rinviare il progetto alle
chiese e ai circuiti e, uditone il parere, dovrà decidere in via definitiva
nella Conferenza 1975, così il Sinodo
-Valdese ha dovuto tener conto del fatto che 1) ogni decisione dev’essere presa con doppio voto conforme, cioè con
il consenso della sessione sinodale sudamericana, e 2) che su un problema
di tale portata le chiese locali, la cui
importanza è stata così sottolineata in
questi anni, dovevano essere consultate ed esprimersi.
Se le decisioni delle due assemblee
non sono dunque ’definitive’, non per
questo sono meno significative e impegnative, e non si manca di rispetto
verso le varie istanze e scadenze che
abbiamo ancora davanti, se si dice che
nella sostanza la decisione è stata presa. Così come nella sostanza il progetto di integrazione globale predisposto dalla commissione paritetica non
ha inventato nulla ma ha elaborato in
un complesso organico le decisioni già
prese dalle due assemblee, separatamente e in sessione congiunta, in una
serie di occasioni.
Che il passo decisivo, anche se non
ancora conclusivo, al termine di un
processo durato 32 anni, sia stato compiuto, lo hanno mostrato chiaramente
gli interventi che hanno commentato
la reciproca comunicazione. Il past. Aldo Comba, presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia,
si è rallegrato di questa integrazione
che interessa tutto il protestantesimo
italiano ed estero, quale tentativo di
soluzione diverso da quello adottato
altrove: in tal senso la Federazione
attribuisce particolare importanza a
questo progetto e augura che il protestantesimo tenti soluzioni analoghe:
il progetto tende non alla prosperità
interna delle Chiese ma è strumentale
in vista dell’evangelizzazione. Il past.
Davey, segretario generale della Conferenza Metodista Britannica (con la
quale la Chiesa Metodista d’Italia è
in rapporti particolarmente stretti), dichiarando di parlare non come straniero ma, come membro di pieno diritto della Conferenza Metodista Italiana, si è rallegrato di poter contribuire con il suo voto all’integrazione valdo-metodista, sottolineando la necessità che non vengano dimenticate le origini dei due movimenti valdese e metodista; ha ricordato che dovunque nel
mondo Chiese metodiste si sono unite
ad altre Chiese, non hanno perso la
loro identità ma ne è derivato un mu
Gino Conte
(continua a pag. 7)
2
pag. 2
N. 35 — 6 settembre 1974
PRESENTATA A TORRE PELLICE IN UNA VIVACE TAVOLA ROTONOA
À^CÙRÀ^ DELLA SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
La nuova Storia dei Valdesi piddilicata dalla Claudiana
Com’è stato annunciato, la Claudiana ha messo in cantiere, quest’anno,
tutta una serie di pubblicazioni, a vario iivello, relative aiia storia
vaidese. Neiie ultime settimane sono usciti tre volumi: la grossa opera di Jean Gönnet e Amedeo Molnàr, « Histoire des Vaudois »ei pripii
due volumi deila nuova «• Storia dei Vaidesi », scritti il primo da Amedeo
Molnàr e il secondo da Augusto Armand Hugon (il terzo volume della
serie, affidato a Vaido Vinay, è previsto entro ii 1975). Bene ha fatto la
Società di Studi Vaidesi a programmare per la serata in cui si tiene la
sua assemblea annuale — la sera della domenica nelia quale si inaugura
il Sinodo — una tavola rotonda nella quale i tre volumi sopra citati sono
stati vivacemente presentati ai pubbUco, che è poi intervenuto nelia discussione. Abbiamo pensato di proporre anche alia Cerchia più vasta dei
nostri lettori questa ’tavola rotonda’, e pubbUchiamo in questo numero
gii interventi di Carlo Papini, che presenta il significato e i motivi di questa ’nuova’ storia dei valdesi, e di Domenico Maseiii, che presenta i primi due voiumi, quelii — i’uno in francese e i’altro in italiano — dedicati
al valdismo originario, fino alia Riforma dei XVI secoio. Con vivo dispiacere dobbiamo rinunciare a pubbiicare il terzo intervento, quello di Giorgio Peyrot, dedicato ai volume di A. Armand Hugon (dalia Riforma alla
Emancipazione): non è stato possibile passare dagli appunti a un articoio elaborato. Ce ne dispiace molto, perché la presentazione era vivace
quanto ricca di spunti, e i’opera di Armand Hugon merita altrettanta
attenzione ed eiogio quanto ie altre; vi ritorneremo. In questo quadro,
riteniamo che si debbano ringraziare, accanto agU autori e aii’editore —
è stata giustamente sottoiineata la dignità e beiiezza tipografica ed editoriale di questi volumi —, anche due validi collaboratori, rimasti un po’
nell’ombra, ma senza i quali i due voiumi relativi al valdismo originario
non avrebbero visto la luce: Giorgio Tourn, che ha curato i’edizione deila « Histoire des Vaudois » di Gonnet-Moinàr, e Luigi Santini, che ha curato la stesura italiana definitiva del primo voiume deiia « Storia dei Vaidesi», quelio di A. Moinàr: vi è una dignità particolare nel saper prestare il proprio talento, in un modo così schivo, a vaiorizzare ia fatica e ì
frutti di altri. A queste opere, ora, l’augurio di penetrare iargamente e in
profondità nelle nostre chiese e neiie nostre case.
G. C.
I CARLO PAPINI
Perché una nuova storia dei Vaidesi?
Dopo cinquant’^nni dalla pubblicazione della Storia dei Valdesi di Ernesto Comba, uscita a Torre Pellice nel
1923, e tre volte ristampata fino al
1950, la Claudiana presenta oggi una
nuova « Storia dei Valdesi » in tre volumi di cui sono, ora pubblicati il prirno e il secondo mentre il terzo, a cura
di Valdo Vinay (dal 1848 ai giorni nostri), è previsto per il prossimo anno.
Il primo volume (Medioevo) è stato
pubblicato in due versioni:
— una in francese per studiosi e
specialisti con ampio corredo di note e
bibliografia, nata dalla collaborazione
di due tra i maggiori competenti in
materia ( G. Gönnet e A. Molnàr);
— una edizione più concisa in italiano del prof. Molnàr con apparato ridotto di note e bibliografia.
Vorrei innanzitutto rispondere ad
alcuni interrogativi: perché si è resa
necessaria una nuova Storia valdese?
Perché il comitato editoriale della
Claudiana scartò l’idea di una revisione dell'opera di Ernesto Comba?
Almeno per tre motivi:
1) Per l’ampiezza'e l’importanza delle
nuove ricerche e scoperte avvenute
DOMENICO MACELLI
Il libero, efficace soffio deiio Spirito
In occasione delTVIII centenario
della conversione di Valdo, la libreria
editrice Claudiana ha pubblicato questi due volumi di grande mole e di impegno direttamente proporzionale alla
mole.
Il primo, opera di Jean Gönnet ed
Amedeo Molnàr, è da porsi tra i testi
fondamentali per chi voglia conoscere
10 stato degli studi su aspetti basilari
del Cristianesimo medioevale. Consta
di oltre 500 pagine e contiene un’appendice ricchissima sullo stato delle
fonti per lo studio della storia del M.
Evo 'Valdese. La prima appendice informa il lettore dei manoscritti propriamente valdesi, la seconda delle
opere di compilazione, imitazione e tra
dazione di origine cattolica. La terza
infine attraverso un elenco delle opere e degli articoli citati permette al
lettore di conoscere lo stato della bibliografia valdese medioevale. Il testo
propriamente detto risente naturalmente dell’esistenza di due autori, che,
pur complementari, hanno però ciascuno una propria personalità di studioso accertata ed autonoma. Il volume guadagna in profondità forse quello che, fatalmente, perde in omogeneità. Si ha però l’impressione che gli autori ci avvertano, tra le righe, che questa storia valdese, che soltanto trenta
anni fa sembrava ormai definitivamente chiara, è invece, anche per merito
dei grossi reperti di fonti, e degli studi in particolare dei due autori del libro che ci interessa, aperta a nuove
ricerche, e forse sarà necessario prima
di un prossimo centenario di Valdo rifare questo enorme sforzo di sintesi
Si intravedono comunque dei punti ormai chiari che sono anche indicazioni
del cammino da svolgere. Il lavoro
editoriale è veramente notevole, anche
se talvolta,dormicchia perfino il vecchio Omero e qualche lapsus qua e là
si può pur cogliere. Del resto una ri
forma del secolo XVI diviene facilmente riforma del secolo XIV! Si trat
ta di piccolissime sbavature che non
sarebbe il caso di citare, se non si volesse con questo mostrare anche attra
verso i difetti, l’autenticità degli inne
gabili pregi.
In questa presentazione non entrerò
nelle piccole inevitabili polemiche che
perfino i due testi suggeriscono come
l’origine di Durando D’Osca e se i Vaidesi furono o meno condannati nel Sinodo di Verona del 1184.
Lasciamo lo studioso al suo volumone, che però, anche per la conservazione della lingua è destinato ad attrarre
tanti lettori delle Valli Valdesi che non
se ne pentiranno e tanti stranieri che
possono ricevere da questi autori cosi
squisitamente legati al mondo di Valdo eppure immersi in una realtà internazionale, un messaggio, non provinciale e non parrocchiale, ma destinato
a fare vedere come il Valdismo medioevale fosse un tassello piccolo, ma coerente della Chiesa Europea.
Noi ci dirigiamo ora all’esame del
secondo volume, quello di Amedeo
Molnàr,tradotto in italiano da Luigi
Santini, meno ricco di bibliografia e
note ed in cambio fornito di molte illustrazioni che l’arricchiscono dal punto di vista iconografico e sono un riposo per il lettore medio di questo libro,
11 membro laico delle nostre comunità.
— ed oserei sperare, non solo delle nostre — che può riposare l’occhio su
gradevoli segni che gli servono da distrazione e da pausa per le indispensabili meditazioni.
Con lui e per lui cercheremo ora di
vedere le novità di impostazione che
questo libro ci offre e che sono, tra
l’altro, il succo più irhportante di quello che Taltrp tomo esaminato -prima ci
dava. Perciò permettetemi di citarelil
secondo anche se ai miei occhi è sempre presente il primo.
Il Valdismo non è visto come la storia di un gruppo di uomini, che dispersi dalla persecuzione si abbarbicano
sul cucuzzolo di alcune montagne, poi,
disperati accettano la riforma protestante nel 1532 per trarre nuova vita.
E questa l’immagine tradizionale del
Molnàr la sostituiscono con un’altra
Valdismo Medievale. Il Gönnet ed il
immagine.
Nella storia della chiesa lo Spirito
che soffia dove vuole e quando vuole,
ha nel secolo XII chiamato un mercante di Lione, il cui nome fu probabilmente Valdesio, ed i suoi amici ad ubbidire alla chiamata divina che trasformava il mercante in predicatore e
per potere predicare Tamore di Cristo
era necessario seguire nudi Cristo nudo. Dall’ubbidienza alla Parola i Vaidesi giungevano al rifiuto del giuramento, segno della società in cui vivevano, all’annuncio che la società
stessa stava per finire e si rendeva urgente la proclamazione, fatta a due a
due, cioè comunitariamente dell’Evangelo che è speranza ai poveri. Le pagine 55-56 sono particolarmente significative di questa urgenza escatologica
del messaggio Valdese che si travasa
dai poveri di Lione ai poveri di Lombardia.
L’essenza evangelica
dei valdismo medioevale
E un messaggio che trova il suo testo da seguire alla lettera nel sermone
sul monte, la sua legittimazione nella
Signoria di Cristo, la sua soluzione nel
regno finale del Cristo al suo ritorno.
La società può emarginare questi uomini, ma essi sanno che la società stessa è condannata, non loro. Noteremo
che non è un messaggio che nasce dal
ripudio della società, ma al contrario,
l’ubbidienza a questo messaggio comporta anche la non ubbidienza a chi ci
dice il contrario.
Il Molnàr mette in luce come vi sia
uno stretto rapporto tra i movimenti
spirituali e pauperistici che nascono
nei secoli XII-XIII. La vera novità di
questo libro (come dell’altro citato prima) sta nell’aver mostrato tra Arnaldisti. Poveri di Lione, Poveri Lombardi, Fraticelli, Spirituali 1’esistenza di
un'unità corale di voci diverse nate
dalla comune esigenza di seguire il
messaggio del Cristo.
Non vi è alcun dubbio che il Molnàr
non sposa né la tesi cara alla storiografia italiana secondo cui i motivi di
carattere sociale sono scarsi e secondari rispetto a quelli religiosi, né quella cara agli studiosi russi, secondo cui
l’incidenza dell’aspetto religioso è scar.sa in manifestazioni popolari come il
tumulto dei Ciompi.
Per il Molnàr è vero invece che la
scelta deU’ubbidienza alla Parola collocava i poveri di Lione a ftanco dei
sofferenti; in un primo tempo accanto
alla piccola borghesia ancora frenata
dal feudalesimo, e poi a fianco dei subalterni, delle masse popolari che non
avevano diritto di accesso al comune
borghese. In realtà nelle pagine 120158 it Molnàr cotóuce un’analisi puntuale. meirendQit,.i^ luce chq lo stesso
nfauto del gmi^ nto . impedisce la
partecipazione .'alla vita del comune
fondato su un pano giurato.
Il « non ti e lecito » detto alla società, SI estende alla gerarchia della chiesa. Certo 1 Valdesi, anche condannati
si sentirono sempre nella comunione
dei santi, ma sentirono anche che la
Chiesa Costantiniana che aveva sposato la società era traditrice del vero
vangelo di Cristo. L’opposizione dei
Valdesi al costantinianesimo ed alle sue
conseguenze non fu una nuvola passeggera, che scarica un po’ di pioggia,
ma una costante sempre presente, accanto alla Parola di Dio, all’escatologia, al comunitarismo che fece trovare
ai Valdesi il modo di espandersi a
macchia d’olio non solo in Italia, ma
per tutta l’Europa.
Quando, nel secolo XIV, è l’Italia
Meridionale il paese dove sopravvive
una « eresia » per la minore forza dell’inquisizione, dal regno di Napoli i
« barba » portano ai valdesi nuove parole d’ordine. Nel secolo dopo sarà la
Boemia la patria di una esplosione
cristiana (quella hussita) a preparare
la quale il Molnàr crede non siano stati estranei i Valdesi: questi si uniranno ai fratelli boemi e ne riceveranno
indicazioni e stimolo.
Il lettore stanco non dimentichi di
guardare il capitolo VII, che è un’altra novità del libro e non dimentichi
di pensare al valore che questa internazionale valdo-ussita ha assunto in
quel secolo e per la riforma dei secoli
successivi.
L'VIII capitolo ci porta alla riflessione sul come un secolo più tardi, di
nuovo con la stessa prontezza, sorta la
riforma, i Valdesi vi si siano uniti.
Il Molnàr sottolinea certe connessioni con anabattisti e certa fretta
nel concludere le trattative a Chanforan e Prali, ma qui mi pare siamo nella « storia da fare ». C’è posto per le
riflessioni di un altro libro, per cui
speriamo di non dovere attendere cent’anni. Di riflessione in riflessione il
lettore passa agli ultimi capitoli che
pure saranno certo presto rimeditati
dal Gönnet e dal Molnàr, ma sono dominato da questo splendido brano con
cui concludo la mia recensione (pp.
195-196): Claudio di Seyssel vescovo di
Torino nel 1517 per refutare gli errori
dei Valdesi in un trattato anti valdese
si fermava a considerare le loro dottrine sulla chiesa... « Non solo rimproverano loro il ricorso all'unica autorità
della Scrittura ma anche quella certezza che in Cristo ed in Lui solo v’è
abbondanza di grazia, per cui il sistema sacramentale ed ecclesiastico era
ridimensionato e considerato secondo
una misura inedita e relativa ».
Per questa abbondanza di grazia in
Cristo anche in martirio diveniva testimonianza alla verità, partecipazione della Chiesa alla Croce di Cristo.
Domenico Maselli
nel campo della storiografia valdese recente.
2) Per l’allargamento del quadro spazio-temporale di questa storia.
3) Per il mutamento radicale dell’ottica con cui si guarda oggi a quegli
avvenimenti.
Analizziamo brevemente questi tre
motivi:
Scoperte dì recente
tutta una serie di fonti
1) Chi ha seguito l’appassionante
dialogo degli storici al recente Convegno di Torre Pellice, ha certamente
avvertito quanto gli ultimi anni siano
stati ricchi di studi e di vere e proprie
scoperte.
Mi limiterò a ricordare la cosiddetta
« professione di fede » di Valdo scoperta dà Ant. Dondaine nella Biblioteca Nazionale di Madrid nel 1949 e la
identificazione dell’autore del Liber
antiheresis, primo trattato teologico
valdese, in quel Durando d’Osca che fu
compagno e discepolo di Valdo.
L’importanza di queste scoperte è
stata tale da rivoluzionare le nostre conoscenze del primo valdismo e da costringere gli storici contemporanei ad
una totale reimpostazione del problema.
Parallelamente si è sviluppata la critica delle opere storiografiche classiche — della antica Cronaca di Laon
alle prime storie valdesi, ai Miolo, Lentolo, Gilles, Perrin ecc. — i cui dati
non sono più oggi accolti acriticamente.
Superata
la visione « vaiiocentrica »,
riconosciute ie dimensioni
europee del movimento
2) La seconda ragione che ha spinto a progettare ùna nuòva Storia è lo
allargamento dell’area spazio-temporale d’interesse.
Le storie valdesi tradizionali limitavano strettamente il loro interesse all'area ristretta delle tre Valli valdesi
del versante italiano: Pellice, Chisone
e Germanasca e finivano involontariamente per comprimere indebitamente in quest’area un insieme di avvenimenti interessanti zone vastissime,
smarrendo così completamente il respiro europeo della vicenda valdese.
La storia di un movimento che si estese dalle Puglie e le Calabrie al mar
Baltico, dalla Spagna e le Fiandre alla
Polonia appariva come storia locale di
un piccolo popolo annidato in tre valli
alpine. Le vicende di un movimento
che per secoli fece parlare di sé papi
e imperatori, concili e diete, uomini
di cultura e inquisitori, che mise in
movimento le diplomazie di quasi tutti i paesi europei, apparivano inevitabilmente storia minore di un gruppo patriarcale tagliato fuori dalle correnti di pensiero e di vita del tempo
(come pensava Engels).
Gli esempi di questa visione « vaiiocentrica » degli storici valdesi tradizionali potrebbero essere numerosi. Mi
limiterò al caso più tipico: per gli storici d’un tempo era un fatto assodato
che i Barba muovevano da Angrogna
nel XIV e XV secolo per visitare i fratelli del Sud Italia e della Francia. La
storiografia moderna ha invece dimostrato che il movimento avveniva in
senso inverso: partivano da Manfredonia, poi da Spoleto e risalivano l’Italia per visitare le Valli alpine dei due
versanti. Queste Valli erano una delle
zone in cui i Valdesi contavano un nucleo compatto di seguaci — che si rivelerà il più resistente — ma non era
certo il centro del movimento. Quando
Luca da Praga, alla fine del ’400, venne in Italia appositamente per cercare
i Valdesi e prendere contatti con loro,
andrà in Italia centrale (Fabriano,
Spoleto), a Roma e probabilmente in
Romagna, ma non gli verrà neppure
in mente di visitare le Valli alpine.
A mio avviso questo allargamento
del quadro geografico non è ancora
sufficiente, in particolar modo dopo la
adesione alla Riforma. Per esempio
si parla ancora troppo poco di quelle
che Brunel chiamava le « Vallées Vaudoises des Alpes françaises »: è tuttora radicato il pregiudizio che, dopo
l’adesione alla Riforma, il Valdismo si
estingua completamente in quelle Valli o sia totalmente assorbito dalle chiese riformate. In documenti della metà
del ’500 la Val Freyssinières è ancora
chiaramente indicata come la « quinta » delle Valli valdesi. In questa valle
una presenza valdese, poi valdo-riformata si è sempre mantenuta viva, anche nei dolorosi anni del désert (sec.
XVIII), in cui alcuni pastori delle nostre Valli rischiavano la vita per visitare e confortare i confratelli oppressi
dalla persecuzione. E, sia detto tra parentesi, sarà proprio da questa Cenerentola delle Valli che i Valdesi italiani ricevettero quella predicazione del
Risveglio (1825) che tanta importanza
avrà per l’evangelizzazione del secolo
scorso (Félix Neff era infatti pastore
alla Dourmillouse nell’alta vai Freyssinières).
Radicati nelia storia
del loro tempo
3) A questo allargamento di area
geografica corrisponde un allargamento e un mutamento di prospettiva, dell’angolo visuale da cui si guarda a
questa storia.
Per la storiografia tradizionale —
cattolica e laica — i valdesi, in quanto
eretici, si sono messi « fuori gioco »,
sono un elemento marginale, una nota falsa presto dimenticata nel grande concerto di fede e di realizzazioni
della cristianità. In realtà oggi appare
sempre più chiaro che il valdismo non
fu un ramo sterile sul tronco della
Chiesa ma fu invece una seria e coerente proposta di riforma, una scelta presentata alla Chiesa, che la Chiesa nel suo insieme rifiutò e represse
duramente restando tuttavia chiaramente segnata da questo rifiuto e da
questa repressione.
Non più dunque storia di una « sètta » o comunque di una piccola chiesa separata, ma di un grande movimento popolare la cui vicenda è componente essenziale delia storia della
cristianità occidentale.
Non penso sia esagerato affermare
che gli storici contemporanei del valdismo ci hanno restituito almeno 350
anni di storia valdese medievale un
tempo considerata semplice « preistoria ». Ma lo stesso potrebbe dirsi per
il Settecento valdese, un tempo saltato a piè pari, che si rivela certo epoca
di decadenza dal punto di vista della
fede cristiana, pur essendo periodo
ricco di figure originali e di interessanti stimoli intellettuali.
* * *
Un secondo interrogativo che nascerà forse in molti è: perché due diverse
versioni del primo volume una in francese e una in italiano? La Claudiana
ha voluto che la nuova Storia Valdese
fosse opera di seria divulgazione, cipè
che fosse aggiornata e documentata
ma leggibile da un lettore di media
cultura. Nel corso dell’attuazione del
progetto apparve chiaro che per il periodo medievale — data la novità della materia — non era possibile passare direttamente alla divulgazione senza avere alle spalle un lavoro scientifico che fornisse la documentazione
indispensabile, giustificando le singole
affermazioni con un corredo completo
di note e bibliografia. Si pensò allora
di pubblicare in francese l’opera a livello scientifico, onde assicurarle maggiore diffusione fra gli specialisti esteri, e di pubblicare in italiano una edizione ridotta nell’apparato di note e
in parte nel testo, affidata al prof.
Molnàr.
Com’è stata curata
l’iconografia
Mi rimane ora da dire due parole
sul corredo iconografico cioè sulla
scelta delle illustrazioni che è stata
ampia e — per quanto possibile —
originale. Per il periodo medievale la
impresa poteva sembrare disperata: i
valdesi erano poveri e i poveri non
lasciano tracce iconografiche, nessuno
si prende la briga di ri trarli o raffigurarli.
Dovremmo quindi ricorrere ai pochi
documenti e a materiale di contorno:
luoghi, personaggi che si occuparono
dei vaidesi ecc.
Il criterio seguito è stato di offrire
la riproduzione di documenti storici
il più possibile coevi con esclusione di
tutta l’iconografia tardiva e fantasiosa
tipo stampe ottocentesche. Molti documenti sono stati fotografati e riprodotti per la prima volta.
E mia convinzione che — entro questi limiti — l’apporto della iconografia
non sia irrilevante. E farò due soli
esempi:
1) Non sono mancati ancora in
epoca recente coloro che hanno messo
in dubbio 1’esistenza storica deH’uomo
Valdo. Fa perciò una certa impressione leggere in originale il testamento
del traduttore della Bibbia di Valdo,
il can. Stefano d’Anse, in cui questi
lascia in eredità al capitolo: « furnum
qui fuit Valdesii » (il forno che appartenne a Valdo) e che egli aveva ricevuto a titolo di compenso per il suo
lavoro di traduttore.
2) E ancora: leggere nel libro degli Atti consolari di Lione alla metà
del ’400 che ancora a quell’epoca, durante la messa del giovedì e venerdì
santo, in tutte le chiese della città era
obbligatorio pronunciare una maledizione contro i Poveri di Lione, non ci
fa forse toccare con mano l’importanza e la durata nel tempo del movirnento valdese nella sua stessa città d’origine da cui era stato espulso?
Certo il problema di una iconogra
(continua a pag. 5)
3
6 settembre 1974 — N. 35
pag- 3
RiunÉ a Berlino
il Comitato Controle del CEC
Illustrazioni bibliche
per analfabeti
NEI PAESI SCANDINAVI
hianza e l’impegno della Chiesa nel mondo
(sepd) Nel Medioevo le molte raffigurazioni di storie bibliche hanno presentato agli analfabeti il messassio
delle Scritture. Anche oggi, nel diffondere edizioni illustrate della Bibbia, si
pensa alle persone che hanno appena
imparato a leggere. A loro si affianca
Numerose decisioni per potenziare e proiungare programmi già in atto e nuove iniziative per la testimo
Di questo ha tenuto conto una riunione di lavoro della Federazione mondiale delle Società bibliche, che ha raccolto a Ginevra rappresentanti di sette paesi europei, i quali con l’aiuto di
specialisti (operatori, fotografi, cartoonists) hanno sperimentato varie possibilità illustrative dai cartoons-strips
ai filmati cinematografici e televisivi.
Mentre le Società bibliche del Terzo
mondo devono pensare soprattutto ai
« principianti », nei paesi industriali si
tratta di trovare nuove forme di diffusione della Bibbia nell’« ecopa postletteraria », nella quale all’estremo opposto della scala culturale si trovano
gli « alfabetizzati per posta », cioè coloro che si limitano a ricevere informazioni attraverso mezzi auditivi o
visivi. Perciò Tlstituto biblico Canstein Witten nella Ruhr pubblicherà
presto un’edizione a fumetti di racconti biblici, già pubblicata in Olanda.
Pur comprendendo la necessità di
adattamento ai tempi e alle loro esigenze, e pur non dubitando della purezza d’intenzioni di tali iniziative, come evitare di porsi seriamente il problema se in tal modo non si rischia di
deformare e snaturare l'Evangelo e la
sua trasmissione? « La fede vien dall’udire, e l’udire mediante la parola di
Cristo », quest’affermazione di Paolo
non determina un formale biblicismo,
ma ci ricorda che Dio ha scelto, per
farsi conoscere da noi, la parola, sia
pure culminata nella sua incarnazione.
Certo, la parola — la parola di Dio —
nella Scrittura, è atto; ma pur parola,
non immagine. In fondo sempre, e in
particolare all’epoca dei profeti e degli
aspostoli, la religiosità e la mentalità
ambientale puntava sul gesto, sul rito,
sull’immagine, dalle raffigurazioni idolatriche alle grandi liturgie coreografiche, alle più sottili celebrazioni misteriche. Ma profeti prima, apostoli ed
evangelisti poi, hanno optato per volontà di Dio, e come Gesù, per la nuda
parola. I tempi sono davvero così cambiati da giustificare una scelta di rnetodi del tutto, intimamente diverso?
g. c.
Dall’ll al 18 agosto scorsi si è riu
nito a Berlino ovest il comitato centrale del Consiglio ecumenico delle
Chiese (in occasione della qual riunione è stato inviato al nostro Sinodo
— come pubblicato nel precedente numero del settimanale — un messaggio
augurale alla Chiesa valdese). Nei rapporti presentati dal segretario generale del CEC Philip Potter e dal presidente del comitato centrale stesso,
Thomas, ai 120 membri riuniti, è stato posto l’accento sul rifiuto di un
"ecumenismo a buon mercato", sulla
ricerca di una spiritualità che risponda ai bisogni del mondo di oggi e di
una nuova concezione dei diritti dell’uomo. Ne diamo qui appresso un
estratto, unitamente ad alcune “racco
mandazioni" sottoposte al comitato
stesso dalle tre “unità di lavoro” del
CEC che si erano riunite in precedenza dal 7 al 9 agosto.
Il pastore Potter, segretario del
CEC, ha insistito sul fatto che è necessario trovare nuove forme di azione che, di fronte alla crisi alimentare, all’esplosione demografica, al crescente inquinamento, ed anche nei
confronti di un ordine sociale in cui
« l’ingiustizia è flagrante » « ci aiuteranno a sormontare questi pericoli
nella solidarietà ». Potter ha affermato che, coi vari programmi e le diverse attività del CEC, si cerca di rispondere in modo adeguato al grido angoscioso dell’umanità impegnandosi in
un confronto coraggioso ed aperto.
Ma questo ha messo a dura prova la
comunità fraterna delle varie Chiese
ed ha suscitato « ogni sorta di tensione ». Parecchie Chiese-membro, col
voler mantenere « una sicurezza spirituale ad ogni costo » hanno ritenuto
difficile, se non addirittura pericoloso, affrontare senza timore le questioni che si pongono alle comunità ed alle quali il CEC tenta di rispondere coi
suoi programmi. Ne risulta che « il
fosso dell’impegno si approfondisce
vieppiù fra il CEC e le Chiese-inembro ». Nel respingere un « ecumenismo
a buon mercato » Potter si è augurato che « tutti noi (e cioè le 267 Chiese
facenti parte del CEC), esposti alla parola purificatrice della Croce possiamo essere rinnovati del continuo in
vista di un reale impegno nei confronti degli altri ». Nello stesso tempo egli
ha invitato le Chiese a rivedere il loro
finanziamento al lavoro del CEC, stante la sua debolezza finanziaria. Nella
sua conclusione, egli ha proposto alla
riflessione della prossima assemblea
mondiale (n.d.r.: che è stata convocata per l'anno prossimo a Nairobi, in
Africa) l’idea paolinica della pluralità
dei doni, incoraggiando l’unità nella diversità.
Il presidente del comitato centrale.
Thomas, ha posto l’accento sulla risposta che la testimonianza evangelica deve dare alla sfida lanciata dal
mondo d’oggi. Bisogna guardarsi dai
falsi interpreti dell’evangelo che portano « all’aggressività individuale, al
cattivo uso delle risorse naturali, agli
abusi di potere ed all’oppressioiie de
gli uomini » e che sfociano neH’impcrialismo, nel razzismo, nel fascismo,
nello stalinismo, nel Vietnam.
Nell’esaminare il rapporto fra spiritualità e vita nel mondo, Thomas ha
sottolineato il nesso che deve esserci
« fra la vocazione spirituale ultima
dell’uomo e la sua azione nella storia
in vista della liberazione sociale » andando al di là della ’carità’ « verso
delle politiche di cambiamento delle
strutture e della giustizia, senza peraltro ideologizzare la fede ».
Il presidente del comitato centrale
ha poi attirato l’attenzione dei delegati sui diritti dell’uomo. Egli ha parlato delle lotte delle persone di colore
contro il razzismo bianco, delle donne
contro la dominazione dell’uomo, degli affamati contro lo sfruttamento,
alla ricerca di una vita veramente
umana, di un diritto, appunto, di partecipare in modo responsabile alla vita della comunità umana.
Infine, egli ha insistito sulla necessità urgente di lottare contro la povertà estrema di numerosi popoli col
prendere delle misure con le quali
« le Chiese possano contribuire a eliminare il bisogno, a promuovere la
giustizia e a evitare la catastrofe ».
Circa le raccomandazioni fatte al
CEC dalle tré « unità di lavoro » eccone una breve sintesi:
I) Fede e testimonianza. Nel sottolineare l’importanza dello studio di
Fede e Costituzione « Render conto
della speranza che è in noi » il comitato ha deciso la prosecuzione di detto studio e che le relative risposte dei
gruppi di tutti i continenti vengano
prese in considerazione in occasione
della prossima Assemblea mondiale.
Per quanto riguarda la missione e
l'evangelizzazione, il comitato ha discusso sulla « moratoria » sui fondi e
sul personale richiesta dalla Conferenza delle Chiese di tutta l’Africa. Nel
discutere sulla possibilità di responsabilità reciproca fra le Chiese nel campo del lavoro missionario è stato chiesto che la questione venga posta all’ordine del giorno nella prossima Assemblea.
Sul problema « violenza e nonviolenza » e al relativo rapporto presentato l’anno scorso al comitato centrale, è stato raccomandato che numerose équipes si rendano conto localmente di alcune situazioni di conflitto e
ne analizzino, anche con altri responsabili non cristiani i vari presupposti,
studiando nel contempo le strategie
possibili che conducano alla soluzione
di detti conflitti.
II) Giustizia e servizio. Il comitato centrale è stato invitato a rinnovare il mandato alla Commissione del
Programma di lotta al razzismo. Essa
dovrà studiare la possibilità di usare
vari sistemi per combattere il razzismo in tutte le sue manifestazioni.
E stata proposta la creazione di una
« Società cooperativa ecumenica per lo
Sviluppo », quale mezzo efficace per
promuovere la giustizia e lo sviluppo
delle comunità più arretrate della terra e consentire la redistribuzione dei
fondi investiti in essa dalle Chiese.
E stato inoltre prolungato di cinque
anni il programma del Fondo per la
ricostruzione e la riconciliazione in Indocina mentre, per quanto concerne la
drammatica situazione in Cile verranno esaminate nuove forme di cooperazione ecumenica.
Infine è stata espressa la solidarietà
nei confronti dei diritti dell’uomo violati nella Corea del Sud e nelle Filippine mentre è stato proposto di studiare delle azioni in proposito. Per
quanto riguarda Gerusalemme, nel
sottolineare l’importanza che la città
riveste per le tre religioni monoteiste,
è anche stato richiesto il rispetto dei
diritti e dei bisogni dei suoi abitanti,
senza distinzione alcuna. Infine, su Cipro, si è richiesta la cessazione di
ogni intervento esterno e l’applicazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza deirONU.
Ili) Educazione e rinnovamento.
Il rapporto sulla gioventù ha sottolineato l’importanza della collaborazione fra adulti e giovani nella missione
della Chiesa nel mondo. Non avere
questa reciproca collaborazione rischia
di gravare pesantemente sull’avvenire:
solo 32 giovani sono stati delegati dal
le Chiese in vista della prossima Assemblea del CEC.
Per quanto riguarda la donna è stata raccomandata una mobilitazione
femminile attorno ai temi proposti
dairONU in vista dell’anno internazionale defila donna, nel 1975.
(Soepi)
I DANIMARCA \
Risparmio ecclesiastico
Il ministero dei culti danese ha deciso di non stanziare fondi, quest’anno, per i cosidetti ’pastori delle ferie
estive’, i quali negli ultimi anni hanno
operato a titolo sperimentale in alcune delle principali zone di ferie. Il ministero ha ritenuto che le spese relative dovessero essere assunte dalle
chiese interessate.
Altra misura di risparmio è l’abolizione delle cappellanie nelle prigioni
statali: d’ora in poi i detenuti saranno affidati alle cure dei pastori delle
chiese del luogo. Tale abolizione non
ha però unicamente motivi di risparmio economico. La comunicazione, infatti, è stata data poco dopo un contrasto nel carcere di Vridsloselille, dove il direttore del carcere aveva vanamente tentato di licenziare la donna
pastore incaricata della cappellania.
Misure giudiziarie
contro pastori ’recaicitranti’
Il pastore Nòhr sarà giudicato da
un tribunale ecclesiastico per avere rifiutato di battezzare bambini di genitori che non volevano promettere di
curare la formazione cristiana dei figli. Il pastore Bock è incriminato dal
tribunale di Copenhagen per eccessivo impegno politico e per avere ospitato nella sala della chiesa la presentazione dei candidati del partito « Kindermacht» («potere ai ragazzi»); inoltre egli aveva fatto rappresentare in
chiesa, a Natale, una rappresentazione troppo marcatamente di sinistra.
Un gruppo ecumenico di studio chiede
l’equiparazione del battesimo dei
bambini e degli adulti
La questione battesimale ha già causato varie tensioni nella Chiesa (luterana) di Danimarca, negli ultimi anni.
Ora è stato pubblicato il rapporto di
un gruppo ecumenico di studio che
raccoglie cattolici romani, battisti, metodisti e luterani. Nelle 17 tesi elaborate da questo gruppo si constata che
secondo il Nuovo Testamento non è
accaduto che un uomo sia stato battezzato senza avere accolto l’Evangelo. Un pastore deve dunque avere il
diritto di rifiutare il battesimo se per
lui, in coscienza, non vi sono le pre
messe. Il battesimo dei neonati e quello degli adulti devono essere equiparati in linea di principio. Si respinge
invece un secondo battesimo.
Investimenti danesi
nelle terre dell’apartheid
Il Comitato danese di lotta al razzismo ha esaminato l’impegno danese
in Sudafrica. Nove case danesi sono
rappresentate in Suafrica e alcune di
esse pagano salari troppo bassi. Lo
Stato danese ha votato nel 1972 la risoluzione delle Nazioni Unite di rottura di ogni collaborazione militare, economica e politica con il Sudafrica, ma
ha pure garantito, per l’anno finanziario in corso crediti di entità indeterminata per l’esportazione in Sudafrica.
Inoltre lo Stato incoraggia in misura
crescente l’economia a sviluppare i
rapporti commerciali e gli investimenti. Il rapporto, che si chiude con
un appello alla responsabilità dei singoli e della nazione, coinvolge tutti
nella colpa : « Noi tutti abbiamo molte azioni nella casa Apartheid & C. e
siamo quindi corresponsabili dell’ampliarsi della casa o della sua liquidar
zione ».
NORVEGIA
IR BIBBIR NEI MONDO
a cura di Edìna Ribet
Zambia. - Il tema principale della
Conferenza delle Chiese di tutta TAfrica, che ha avuto luogo nel maggio
scorso, è stato: «Non più vivere solo
per noi stessi».
Malesia. - In questo paese è stata
inaugurata dalla Società biblica la
« Libreria Antonia », che deve provvedere alle necessità delle chiese e delle scuole : il segretario in questa occasione ha raccontato tutta la storia ed
il lavoro delle Società Bibliche nel
mondo, suscitando molto interesse e
partecipazione.
Krems (Austria). - La Società Biblica e l’Opera Biblica Cattolica hanno
organizzato insieme una esposizione
della S. Scrittura in questa città, che è
stata visitata da oltre 5000 persone, tra
cui parecchi studenti in gruppi organizzati dalle scuole. La sera hanno
avuto luogo conferenze tenute da esegeti cattolici e protestanti davanti ad
un attento uditorio, nonché un culto
CHIESA E OMOSESSUALI
Ignorare o affrontare il problema?
Doni prò Eco-Luce
Natale Ricciardi, U.S.A. L. 1.000; Ada
Bertalot, Luserna S. Giovanni 500; Mery
Buffa, Francia 130; Du Brau, U.S.A. 9.580;
Gay-Bressy, Rivalla di Torino 1.000; N. N.,
Torino 900; Giuseppe Platone, Torino 2.000;
Anna Leonardi, Milano 2.000; Sergio Innocenti, Firenze 1.000; Eli Coslabel, Svizzera
4.000; Marcella Gay, Pinerolo 15.000; N.
N., 10.000.
Grazie!
(continua)
Continua, specialmente in America,
la disputa sull’atteggiamento delle chiese (e della società) nei confronti degli
omosessuali (o ’’omòfili”, come anche
vengono chiamati). La situazione, a
grandi linee, è questa : mentre le dichiarazioni ufficiali delle chiese sono e
restano critiche nei onfronti dell’omosessualità, gruppi organizzati di omòfili membri di chiesa protestano perché
anche in chiesa sono discriminati e
invitano le chiese a una maggiore comprensione della sessualità « in tutte le
sue manifestazioni ».
Uno di questi gruppi, costituitosi recentemente nell’ambito delle tre maggiori chiese luterane d’America, si
prefigge come scopo di « sostenere la
causa degli omosessuali nella chiesa».
In un documento adottato nel corso
di una riunione avvenuto nel giugno
scorso, i partecipanti dichiarano che
la chiesa «ci ha fuorviati, fraintesi,
turbati, alienati e condannati ingiustamente, per cui talvolta siamo stati
spinti alla disperazione e privati della
pace e della gioia che l’evangelo di
Gesù Cristo reca a tutti ». Il documento aggiunge : « Come omosessuali luteterani, affermiamo con gioia la bontà
ripiin sessualità umana che Dio ci ha
dato », ed invita le chiese a « incorag
giare una maggiore comprensione della sessualità umana in tutte le sue manifestazioni » e a « eliminare dovunque
esistono il pregiudizio e la discriminazione contro uomini e donne omosessuali ».
I sinodi delle chiese luterane americane si sono sin qui pronunciati in senso critico nei confronti dell’omosessualità, giudicandola un peccato, alila luce
della testimonianza biblica. Una dichiarazione della Chiesa Luterana in
America, del 1970, afferma che l’omosessualità è un allontanamento dalla
« struttura della creazione di Dio » e
nello stesso anno la Chiesa Luterana
Americana dichiarò che il comportamento omosessuale è « contrario alla
creazione di Dio». L’anno scorso la
Chiesa Luterana del Sinodo del Missouri ha affermato che il comportamento omosessuale è « intrinsecamente peccaminoso » in quanto « la parola
di Dio lo giudica immorale e lo condanna ».
Nelle chiese europee non sembra che,
almeno per ora, il problema si ponga.
Come mai? Il problema non c’è oppure non si ha il coraggio di metterlo
sul tappeto? E qualora si ponesse, le
chiese sono pronte ad affrontarlo?
interconfessionale, che è stato il primo del genere a Krems.
Inghilterra. - I bimbi di una scuola
domenicale hanno fatto un’esposizione di disegni sulla storia biblica, intitolandola : « venite e vedete ». Circa
12(X) persone hanno visitato questa interessante mostra.
Stati Uniti. - A Las Vegas il signor
Reid, pastore della chiesa battista, consacra una buona parte del suo tempo
alla gente di teatro e agli impiegati del
Casinò. La prima volta che propose di
fare uno studio biblico dietro le scene, tra uno spettacolo e l’altro, fu preso per pazzo; eppure 15 persone erano presenti allo studio già quella prima volta. Adesso, oltre gli studi biblici e i culti che hanno luogo in parecchi alberghi, il pastore Reid ha formato anche 5 gruppi di preghiera;
inoltre provvede il personale alberghiero di N. Testamenti in inglese corrente da distribuire ai clienti in difficoltà.
Bolivia. - In una chiesa vicino a La
Paz, a circa 4(MK) metri di altezza, 40
persone hanno preso parte ad un corso di diffusione biblica: la sera c’era
sempre un culto e poi proiezioni di
films centrati sul messaggio biblico;
la chiesa era piena ogni sera e, malgrado il freddo, molte persone rimanevano fuori ad ascoltare senza muoversi.
Misure d’emergenza per la carenza
di pastori
Per superare la sensibile carenza di
pastori, il governo norvegese ha autorizzato temporaneamente persone ’nonconsacrate’, laici o licenziati in teologia non-consacrati, a battezzare, celebrare la santa cena, presiedere sepolture, per incarico di e in rapporto con
un pastore. Queste persone, secondo
una disposizione del ministero della
istruzione e dei culti, possono anche
curare la tenuta dei registri ecclesiastici (ricordiamo che nei paesi scandinavi è la Chiesa luterana di Stato
a tenere i re^stri di stato civile) e rilasciare certificati, atti finora riservati anch’essi ai pastori consacrati.
Problemi circa ü matrimonio
di divorziati
Finora i pastori norvegesi potevano
rifiutare il matrimonio di persone divorziate. Secondo una nuova legge, in
futuro si compirà un vaglio tecnico,
giuridico, per valutare se vi sono le
condizioni per un matrimonio. Una
parte del corpo pastorale con questa
nuova regolamentazione vede calpestata la libertà di coscienza, mentre il dipartimento dei culti ritiene, che questo esame debba essere condotto da
pastori. Secondo la comunicazione del
citato dipartimento, il rifiuto di celebrare un matrimonio potrebbe comportare l’allontanamento del pastore
dalla chiesa. Il past. Magne Gudvangen ha già preso la decisione: preferisce abbandonare la sua Chiesa di Norvegia, piuttosto che esaminare le condizioni di nuovo matrimonio di divorziati.
« Comitato sperimentazione »
Il Consiglio ecclesiastico ha costituito un Comitato sperimentale per
questioni ecclesiastiche. Il Consiglio,
il Dipartimento dei culti e questo Comitato devono esaminare insieme le
projKjste presentate. Fra le 18 finora
sottoposte all’esame, sono stati già
scelti questi settori: istruzione battesimale in età prescolare, servizio ecclesiastico estivo, informazione nelle
chiese locali, costituzione di un servizio catechetico, forme di lavoro nella catechesi e forme d’evangelizzazione.
Alcuni dati
In base al censimento del 1970, il 95
per cento della popolazione norvegese
appartiene alla Chiesa (luterana) di
Stato; nel 1960 i suoi membri erano
ancora il 96,33%. Il 3,5% della popolazione appartiene ad altre comunità religiose.
Oltre alle chiese, vi sono in Norvegia 2621 luoghi di culto, cappelle etc.
Di questi, 673 sono della Missione Interna, gli altri di organizzazioni minori e di privati.
(sepd)
‘^FAME '74
99
Due programmi, nel Mali e nel Senegai
L’organizzazione assistenziale delle
Chiese evangeliche svizzere (HEKS/
EPER) ha stanziato all’inizio del 1974
un fondo per la costruzione nel Mali
di una stazione di pompaggio d’acqua
azionata da energia solare, evitando
così la ricerca di altro carburante:
l’abbattimento di alberi insostituibili o
l’importazione a caro prezzo di nafta.
Il programma procede e la stazione
dovrebbe essere installata in ottobre
a Dioila, con la collaborazione tecnica del Centro di ricerche sull’energia
solare, a Bamako.
È intanto all’opera l’équipe che sempre nel Mali, a Bankass, lavora al foraggio di pozzi; essa — che è sostenuta da varie organizzazioni assistenziali europee, fra cui quella del CEC
— ha ricevuto ultimamente una nuova
perforatrice.
Nel Senegai si svolge con buoni risultati il programma di foraggio di
pozzi nel dipartimento di Podor. Su richiesta del suo direttore, all’équipe sono stati aggiunti pure un agronomo e
un esperto in allevamento. Scopi del
programma contro la siccità e la fame: migliorare l’approvvigionamento
d’acqua, educazione sanitaria, costruzione di possibilità di comtmicazione
con le altre parti del paese, costruzione di attrezzi e di altri prodotti utili
all’agricoltura.
Sì è frattanto sviluppata una collaborazione rallegrante fra gli studenti
d’agronomia della capitale, Dakar, e le
autorità regionali. Luogo felice di incontro e di scambio è il Centro di formazione per giovani contadini a N’ganda, anch’esso sostenuto dall’HEKS/
EPER.
4
pag. 4
N. 35 — 6 settembre 1974
Torre PbIIìgb, 18 agosto,' «PoniBnica Agì CentBnario» - Non una giornata di CBlebrazìonì, mài
Le manifestazioni dell’ottavo centenario
della nascita del movimento valdese, avviate capillarmente, nel corso dell’anno,
in molte chiese, dalla , nostra stampa periodica
e dalle pubblicazioni della Claudiana, erano
iniziate il i luglio, a livello generale, con la
inaugurazione del MUSEO VALDESE totalmente ristrutturato e rinnovato: esso è stato
già, in queste settimane, mèta di numerosi visitatori e ha dimostrato di prestarsi egregiamente a una testimonianza. E’ il ringraziamento migliore per tutti coloro che vi hanno
molto lavorato e ancora lavoreranno a rifinirlo.
In queste settimane la Chiesa Valdese si è
sentita circondata dalla fraternità di molte
chiese sorelle e di organismi ecclesiastici, all estero come nel nostro paese. Sopratutto nel
corso del mese di agosto, varie decine di Chiese, di loro organi, di organismi ecumenici e
confessionali sono stati tangibilmente presenti
in mezzo a noi, in genere attraverso i loro delegati, talvolta attraverso messaggi. Già nel
numero scorso abbiamo pubblicato un primo
ampio elenco di coloro che hanno parlato, in
varie occasioni; e in questa pagina riportiamo
un secondo elenco di coloro che hanno recato
un messaggio la domenica 18 agosto, ’’giornata
del centenario” o in successive occasioni. L’elenco può parere arido, in realtà è estremamennte significativo; così come sono stati significativi messaggi recati, e la Tavola con la
Società di Studi Valdesi sta esaminando il modo di far pervenire alle chiese questa parlante,
efficace, stimolante espressione della solidarietà evangelica, nel ricordo riconoscente e nell’impegno di consacrazione.
Come dicevamo, la ’’GIORNATA DEL
CENTENARIO” si è avuta domenica 18 agosto, a Torre Pellice: al mattino, nel tempio, il
culto è stato presieduto dai moderatori delle
due ’’regioni” della Chiesa Valdese: il past.
Aldo Sbaffi per quella europea, il past. Mario
Bertinat per quella sudamericana. Essi hanno
entrambi predicato, e in questa pagina riportiamo il testo delle loro predicazioni, che proponiamo all’attenzione di tutte le nostre chiese, perché esse erano tutte coinvolte e
presenti e a tutte loro ci si è spiritualmente rivolti, in modo particolare, in quella giornata
e in quei messaggi, sottolineando l’unità di vocazione, al di sopra dell’oceano e nella profonda diversità delle situazioni.
Fratelli e sorelle in Cristo,
«SEGUIMI»: l’ultimo
"inserto” del Centenario
Come nota Paolo Ricca nella sua valutazione
della sessione sinodale, un elemento di valore, nel
"dossier" offerto alla riflessione e al dibattito dell'assemblea è stato la parte iniziale del Rapporto
della Tavola : intitolata « SEGUIMI », essa sottolineava questo elemento fondamentale del valdismo originario, del quale abbiamo ricordato l'VIII centenario : il discepolato, con tutto ciò che esso comporta,
da ogni punto di vista e in ogni direzione. Questa
parte non è stata, in fondo, discussa, ma più d'un
membro del Sinodo — alcuni l'hanno definita « un
sermone » — hanno chiesto che essa fosse diffusa
nelle chiese e proposta alla loro attenzione, tanto più
che il Sinodo, forse saggiamente, non ha ritenuto
di inviare loro un nuovo « messaggio ». Comunichiamo che questo documento sarà pubblicato in uno
dei prossimi numeri di questo nostro settimanale,
sotto forma di "inserto", l'ultimo della serie che nel
corso dei mesi passati è stata curata da Giorgio
Tourn e da Ermanno Genre e che è stata largamente
apprezzata : siamo convinti che questo testo, lungi
dall'essere una "parola finale" sul centenario, farà
invece sentire che se l'anno ottocentenario si conclude, l'impegno che esso ci ha riproposto è tutto
davanti a noi.
Un annullo postale speciale
Per ricordare l'8° centenario del movimento valdese, nei giorni di domenica 18 e sabato 31 agosto,
presso il Palazzo Comunale di Torre Pellice è stato
insediato un ufficio distaccato delle Poste per stampigliare con un annullo speciale la corrispondenza.
NICCOLO’ TOMMASLO
convocati da Dio in questo tempio,
per ricordare l’VIII centenario delle
origini del movimento valdese, noi tutti, appartenenti alle Comunità valdesi,
aH’evangelismo italiano o alle diverse
Chiese evangeliche sorte dalla Riforma del XVI secolo, ora, insieme, riconosciamo e confessiamo che il sorgere del movimento valdese nel XII secolo e la sua sopravvivenza nel corso dei
secoli, sono una manifestazione della
azione sovrana e libera di Dio nella
storia umana.
Il movimento valdese è sorto ed esiste ancora, dopo otto secoli, unicamente a causa della fedeltà di Dio.
A Lui, dunque, a Lui soltanto e onore e gloria.
È in questo spirito che il Sinodo
valdese ha proposto all’ecumene cristiana il ricordo delle lontane vicende
di Valdo, dei « poveri di Lione », dei
« poveri di Lombardia », rifiutando
ogni forma di « celebrazioni » che potessero prestarsi ad una esaltazione
degli uomini.
Abbiamo infatti proposto al nostro
popolo ed ai credenti sparsi nel mondo, un tempo di riflessione, un ripensamento del passato in termini di attualità. Siamo tutti impegnati a « rivivere » in termini di vita moderna, la stessa dimensione di fede evangelica, di
passione evangelistica, vissuta dai «poveri di Lione », dai « poveri lombardi »,
dai « valdesi medioevali ».
Nel nostro tempo siamo consapevoli
di partecipare ad avvenimenti che
stanno mutando il corso della storia.
Una profonda e diffusa aspirazione alla liberazione umana, anima oggi gli
uomini ed i popoli. Assistiamo ad un
processo di liberazione da tutto quanto limita ed impedisce all’uomo ed ai
popoli di realizzare pienamente se
stessi. L’uomo del XX secolo è diventato maggiorenne ed ha acquistato lucidità sui condizionamenti che gli vengono imposti dalla società, è diventato
cosciente di essere soggetto attivo nella storia.
È in questa situazione di rapide trasformazioni e di nuove responsabilità
deH’uomo, che si ripresenta al popolo
di Dio l’esigenza di discernere i contenuti della propria vocazione cristiana.
Noi ci domandiamo come poter essere nel nostro tempo, così carico di contraddizioni e di speranze, una presenza, una comunità significativa, credibile, liberatrice.
Orbene, alcune indicazioni, fra le
molte altre che ci sono offerte dal messaggio biblico, possiamo riceverle anche da una particolare esperienza del
popolo d’Israele, al tempo dell’esodo
dall’Egitto, dàlia casa di servitù.
Ritroviamo infatti nell’antico racconto biblico — nella sua composizione polifonica, derivante dalle diverse
tradizioni — un messaggio quanto mai
attuale per i cristiani del nostro
tempo.
V
« ...e quando Faraone si fu avvicinato, i figlioli d’Israele alzarono gli oc^
gli Egiziani marciavano alle loro spalle; sì che ebbero una gran paura^
all’Eterno... E l’Eterno disse a Mosè:’’Perché gridi a me? Dì ai figliolii ^
si mettano in marcia” ». (Esodo 14:
barcate altre creature di Dio —, vada
alla deriva.
Non è più possibile portare il nome
di Cristo, rivolgersi a Lui, e non sentirsi responsabili delle sorti dell’umanità.
Allora, il « gridare aH’Eterno » — come facevano neH’accampamento gli
Israeliti —, non è più preghiera, è evasione dagli impegni gravi che ci sovrastano.
La tentazione grave del popolo di
Israele — nel susseguirsi della storia
dell’esodo dalla servitù alla libertà —
è stata più volte quella di tornare indietro. Se Dio li avesse lasciati seguire la via delle carovane, la via dei Filistei, la strada più facile, certo alla
prima grande crisi sarebbero tornati
indietro. Ora tornare indietro non è
più possibile. Come dicevamo prima,
la strada del ritorno è sbarrata dai
carri egiziani.
Vi sono ancora molti nelle nostre
comunità che vorrebbero tornare indietro, dominati dalla paura o dal rimpianto del passato, anche se questo
mostrateci la validità del vostro progetto: quale è il fine che vi proponete? Come intendete attuarlo?
Domande, sempre domande a coloro
che si sono già messi in cammino, singoli credenti o gruppi, a coloro che
hanno fatto delle scelte ben precise di
impegno nella storia. Si vorrebbe precisare prima un ruolino di marcia e
poi muoversi, e questo sovente per
non essere coinvolti in impegni precisi, per poter rimanere nell’accampamento...
L’ordine del Signore è chiaro « mettersi in marcia » intraprendere una
nuova marcia; ma verso quale meta,
se di fronte c’è il potere misterioso
del mare? (Per gli Israeliti il « mare »
è stato sempre nell’antichità l’espressione di una potenza occulta, invincibile). E per noi credenti del XX secolo
sarebbe in questo momento facile dare
dei nomi a quelle « potenze » che sembrano sbarrare il nostro cammino, la
nostra marcia per la liberazione dell’uomo e dei popoli.
Non ci nascondiamo certo quanto
l’uomo, abbandoneranno i
zioni di privilegio, i loro
di oppressione... ma dava}'
vi è solo il mar rosso, dj, ^
sono le meravigliose, A
sempre nuove possibilità^
Ad Accra, nel Ghana,
questi giorni la Commisr'^
- --------------------
Sigilo ecumenico delle
costituzione ». Nel docuj}*
sivo troviamo questa 7
« La speranza in Cristo è?
tempo travaglio e gioia; f
lascia tranquilli, così che'
mo continuare a confornn^
mondo asservito e divis^.®
mo dunque lottare per ' '
e la pace, questo ci riea.^
poiché noi sappiamo cM„
le frustrazioni ed il pecc2a
i figli del Regno di Dio»]'°’
Una « memoria »
che non ci lascia inerti
Noi ricordiamo in questrj
nario le opere che Dìoi^q
La predicazione dei Moderatore Aldo Sbaffi
Ripensare e rivivere ii passi
in termini di attuanà
tempo del passato era caratterizzato
da convinzioni di servitù, o da una fuga dalle responsabilità nella storia.
...ma tornare indietro
è impossibile
I.
La Chiesa di Cristo, non può tornare indietro ai tempi dei compromessi
con il potere costituito. Non può tornare indietro in posizioni di rifiuto di
responsabilità negli avvenimenti della
storia. Non possiamo tornare indietro
ai tempi del silenzio della Chiesa di
.fronte all’iniquità. Non possiamo continuare a parlare soltanto di Dio; anche se ne parliamo, ora, in modo più
corretto teologicamente; il nostro Dio
è l’Iddio che libera l’uomo da ogni forma di servitù e il parlare di Dio comporta sempre un discorso sull’uomo,
sull’umanità, un impegno per l’uomo
e per l’umanità.
Dunque, il popolo d’Israele ha lasciato l’Egitto in risposta all’appello
alla libertà da parte dell’Eterno. Nella
marcia verso la terra promessa, Dio
interviene e conduce il suo popolo non
già per la via più facile — la strada
comune delle carovane — bensì verso
il sud, verso il Mar Rosso. La via della liberazione è sempre la via più ardua.
Il cammino che il Signore ha indicato pone il popolo in grave pericolo;
sono giunti a Pi-Hahirot, tra « Migdol
e il mare » dice il testo; ivi gli israeliti
si sono accampati, quando odono il
fragore della cavalleria egiziana che
avanza alle loro spalle. Davanti il mare, dietro i carri del Faraone.
È il tempo in cui si manifesta la crisi della fede, quando la fede è posta
nel vaglio ed è scossa dagli avvenimenti. È il tempo in cui Dio sembra tacere; già vediamo adombrarsi alcuni elementi del silenzio di Dio durante il sabato santo, quando la podestà delle
tenebre sembra trionfare; Gesù Cristo
è nella tomba; Erode e Ponzio Pilato
hanno avuto l’ultima parola.
Noi comprendiamo lo sgomento dei
discepoli di Gesù, la loro delusione
quando il loro Signore è stato tolto di
croce e posto nel sepolcro, morta con
il Signore nel sepolcro è anche la loro
speranza.
Come potremo noi dunque meravigliarci dei lamenti del popolo d’Israele accampato presso il mare, con alle
spalle l’esercito del Faraone?
IL
Nell’accampamento degli Israeliti,
mentre il popolo era smarrito, pauroso, mentre rimpiange il passato, ecco
giungere l’ordine dell’Eterno.
« L’Eterno disse a Mosè: dì ai figlioli
d’Israele che si mettano in marcia ».
Quando il Signore vuol creare qualcosa di nuovo nella storia. Egli non si
limita ad esortare il suo popolo. Egli
dà degli ordini.
sia grande il potere del « principe di
questo mondo », delle potenze evidenti
o occulte che sbarrano il passo a coloro che iniziano la grande marcia...
Mettersi in marcia... verso dove?
La risposta è data dalla continuazione del racconto biblico dell’esodo e
dalla nostra fede nella risurrezione di
Cristo: Dio ci costringe a metterci in
cammino verso una nuova manifestazione della sua azione di liberazione.
Sì, in cammino verso un nuovo intervento di Dio nella storia.
Noi sappiamo che l’intervento di
Dio — al momento del passaggio del
Mar Rosso — divenne per il popolo di
Israele, « confessione di fede »: Dio ha
liberato, Dio libererà ancora. Dio è
intervenuto con braccio potente, Dio
ancora interverrà.
Il presente è sempre soltanto il fronte da cui inizia la marcia verso le cose nuove di Dio nella storia. Ogni atto
di liberazione è anticipazione, segno,
della liberazione totale, parabola del
nuovo mondo di Cristo, del veniente
Regno di Dio.
III.
Anche per noi, oggi;
uscire daU’accampamento
L’ordine di Dio
ci mette in marcia
La chiesa ha paura
del nuovo, dell’Incerto
Il popolo allora cominciò il suo lamento: « Mancavano forse sepolture
in Egitto... meglio era per noi servire
gli egiziani che morire nel deserto... ».
Nel nostro tempo, che è tempo di
gestazione di un nuovo mondo libero
dalle oppressioni e dai condizionamenti, noi riascoltiamo ancora questi lamenti, questi rimpianti da parte del
popolo di Dio.
Il Signore dà all’uomo la dignità di
essere suo collaboratore per la trasformazione del mondo, per la liberazione
degli uomini e dei popoli, ma una parte del popolo di Dio, si lascia dominare dalla paura: « ebbero gran paura »
è detto nel testo che meditiamo.
Troppi uomini e donne, nella situazione storica che viviamo, sono simili
a Giona, che nel momento della tempesta si rifugia nella sua cuccetta e lascia che la nave — dove pure sono im
Così era avvenuto al momento delle
origini della storia del popolo d’Israele, chiamando Abramo e dandogli un
ordine ben preciso: « Vattene dal tuo
paese e dal tuo parentado e dalla casa
di tuo padre, nel paese che io ti mostrerò (Genesi 12: 1). E poi sempre
durante il corso della storia del popolo di Dio, nei momenti di crisi, quando il « nuovo di Dio » doveva manifestarsi, Iddio ha continuato a dare degli ordini e a non ammettere scuse,
fughe, da parte di coloro che erano
chiamati per adempiere i suoi disegni
di liberazione. I racconti biblici della
vocazione dei Profeti ne fanno testimonianza.
E, venuto Cristo, la manifestazione
del pensiero di Dio nella storia, anche
il Signor Gesù Cristo, chiamando i discepoli li impegnava senza lasciar loro
possibilità di scelta.
L’ordine che giunge al popolo accampato presso il mar Rosso è preceduto
dalla promessa. « Mirate la liberazione
che l’Eterno compirà oggi per voi ».
Mettersi in cammino, senza sicurezze umane, ma solo confidando nella
promessa del Signore. Questo è mettersi in cammino per fede, unicamente per fede e non per ciò che appare,
per ciò che è logico, dimostrabile, evidente. Camminate per fede e non per
ciò che appare.
Molto si è parlato in questi ultimi
tempi del silenzio di Dio. Orbene, mentre ricordiamo un atto di Dio nella storia: il sorgere del movimento valdese,
otto secoli orsono, noi ascoltiamo l’ordine rivolto al popolo accampato presso il Mar rosso: « Dì ai figlioli d’Israele di mettersi in marcia » come una
parola del Signore, che vuole di nuovo intervenire nella storia del suo popolo, e riprende a parlargli.
In questo ottavo centenario del sorgere del movimento valdese, un ordine
ben chiaro ci viene di nuovo rivolto
da Dio: « mettersi in cammino »:
uscire « tutti assieme » come popolo
di Dio daH’accampamento, ove si fanno udire, lamenti, rimpianti, ove domina la paura. Mettersi in cammino
« tutti assieme » nella riscoperta della fiducia in Dio, quindi, non come
« coloro che non hanno speranza ». Davanti a noi, certo vi è la prospettiva
di enormi difficoltà: il « mar rosso »;
non facilmente coloro che detengono
il potere e continuano a condizionare
per noi, la memoria delle
zioni nel corso dei secoli è
te in noi tutti. Questa m
può lasciarci inerti. Nes
storica è già la realtà pej
soltanto « anticipazione »
nuove di Dio.
Poiché noi speriamo, ne
zione della promessa di
« Ecco io fo ogni cosa nuo
speriamo nella trasformazii
le cose, nella definitiva libi
l’uomo e del mondo, noni
bile per noi, rimanere i
mento, abbandonandoci é
Se crediamo veramente]
za di Dio, che chiama as
che ancora non sono, affi
come è avvenuto nella ria
Cristo — come non « metí
mino » verso le meraviglia
nuove possibilità di Dio?
La speranza cristiana i
frontiere invalicabili, sita
cate, anzi manifesta la s
proprio là ove tutto sem
vamente perduto. Anche li
che » possono ritrovare viti
tenza dello Spirito di Dio.
In questa certezza dell
fondamento della risurret
sto che ha manifestato la
Dio anche là ove la spera
va ormai senza fondarne:
prendiamo il cammino,
questo IX secolo di te
evangelica nel mondo, co
nella gioia della fede, sapi
vanti a noi vi è ancora '
sa »: per il nostro domani,
mani del popolo dei credei
do intero, di «mirare la lib
l’Eterno compirà per noi>
« Rallegratevi, si, feste®
petuo per quanto io sto pi
il Signore ». (Isaia 45).
L’ecumene evangelic
alle manifestazioni I
Nel pomeriggio della domenica 18
agosto nella sala sinodale, nel quadro
deH’incontro specificamente organizzato con loro (con la partecipazione della Corale di S. Germano Chisone) hanno rivolto messaggi fraterni numerosi
rappresentanti di Chiese sorelle, di organismi ecumenici e confessionali, di
enti amici e sostenitori:
Dr. J.-P. de Montmollin, *
formata di Neuchâtel.
Past. Kurt Immer, Chies*
ca della Renania.
In cammino... verso dove?
Questa domanda la sentiamo ripetere del continuo nel nostro tempo. Di
Vescovo Antoine, Vicario patriarcale
della Chiesa Ortodossa di Romania.
Past. Neville Davidson, Moderatore
della Chiesa di Scozia.
Past. Edmond Perret, segretario generale deH’Alleanza Riformata Mondiale.
Vescovo H. Class, Chiesa Evangelica
del Württemberg, Stoccarda.
Oberkirchenrat Rogge, Federazione
delle Chiese evangeliche nella DDR,
Berlino-Est.
Vescovo Laszlo Papp, Chiesa Riformata di Romania.
Dr. A. Keuwenhoven, Leida, Chiese
riformate (Gereformeerde Kerken)
d’Olanda.
Past. J. De Roulet, Chiesa Riformata di Berna.
Past. Eugen Schofer, ptf
Deutscher Waldenser Vereit'
Vescovo Russel White, ^
Church Missions.
Past. Ernst Brinkmann, Ö»
gelica di Westfalia.
Dr. Peter Rotach, pres>*^
Kirchenrat di Basilea,
Past. Paul Guiraud, segtf
rale della Chiesa Riformata
Past. P. M. Flury, per I'H?
il Comitato della FederaZ'^’
Chiese protestanti svizzere.
Oberkirchenrat G. Kühle"'*
sa evangelica del Baden.
Past. Max Wyttenbach, t
del Consiglio sinodale di
Past. Charles Bauer,
delle Chiese Svizzere.
Vescovo Emmerich VafS^
Riformata nella Slovacchia-
5
6 settembre 1974 — N. 35
pag.
^ Mìa fedeltà di Dio, attraverso 8 secoli di storia, e riflessione sulla sua vocazione oggi
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Accettare l'intervento di Dio
Ricordando l’impulso rinnovatore dì ottocento anni fa, riascoltiamo il passo biblico che ci presenta un uomo di mondo in ricerca e un uomo di chiesa tentato
di trincerarsi nella sua tradizione, e come l’intervento di Dio apra il primo alla fede, il secondo alla libera testimonianza. Tutte le nostre chiese hanno bisogno oggi di questo fresco intervento rinnovatore
liberapresenña non
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Ci siamo riuniti in quest’ora per ricordare un fatto della storia della
chiesa che, per noi tutti, ha una rilevanza molto speciale. Come tutti sanno, si tratta della conversione di Valdo, accaduta 800 anni fa; un uomo al
quale la chiesa valdese è particolarmente legata e che Iddio ha utilizzato
per dare alla chiesa della sua epoca
un messaggio di rinnovamento. Dio
opera in diversi modi, e sceglie determinati uomini per compiere i suoi
piani, i suoi disegni. Crediamo che
Valdo fu uno di loro ed oggi siamo
qui, non tanto per esaltare l’uomo che
risponde, ma per ricordare, lodare e
ringraziare Iddio che chiama.
Ricordando l’impulso rinnovatore di
800 anni fa, fissiamo il nostro sguardo
sul testo biblico in cui ci si parla di
un romano chiamato Cornelio con profonde inquietudini religiose; e di Pietro, l’apostolo, con una mentalità ancora trincerata nel giudaesimo. Questi uomini sono oggetto dell’intervento divino: l’uno riceve una chiamata
che fa di lui un vero credente; l’altro
scopre un ministerio più ampio e più
fecondo, incentrato in Gesù Cristo che
egli annuncia in quell’istante stesso anche ai pagani.
1 - CORNELIO. Pensiamo anzitutto
a Cornelio. Nel racconto biblico che
abbiamo letto nel libro degli Atti, troviamo in primo luogo un uomo che
cerca Dio. È un soldato dell’impero
romano, uno straniero, un pagano. Si
trova fra coloro che sentivano inquietudini per conoscere il vero Dio. La
sua posizione nel sistema politico-militare del suo tempo non gli impedisce di fare il passo che farà di lui un
credente. Egli non si afferra a nessuno dei valori che avevano contribuito
a fare di lui un difensore dell’impero.
Lo vediamo come un individuo dalla
mente aperta, pronto a credere, disposto a ricevere Gesù Cristo.
Questo personaggio ci fa pensare
al fatto che non tutti gli uomini dimostrano apertura di fronte al messaggio nuovo. Cornelio non è un individuo chiuso, conservatore, fanatico
delle sue tradizioni, della situazione
presente. In quest’occasione lo vediamo con un profondo interesse per
ascoltare la testimonianza dell’Evangelo. Invece di radicalizzarsi, lo vediamo disposto a rinnovarsi, a cambiare.
Non resiste all’Evangelo, anzi, è disposto a riceverlo. Lo spirito di Dio lo
prende e fa di lui un credente.
Orbene, questo risultato meraviglioso si ripete ogni volta che qualcuno
riceve la Parola e si afferra ad essa.
Disgraziatamente, ai giorni nostri
troviamo anche molti cristiani che
non dimostrano tante inquietudini né
tanta comprensione né tanto interesse per la Parola di Dio. Molti sono
nronensi ad afferrarsi a quello che
sempre s’è creduto, alle forme stabilite, ai criteri delle generazioni passate, anche se non sono molto biblici e
perciò non molto cristiani.
Cornelio ci fa pensare a noi stessi,
che non sempre abbiamo una mente
aperta per ricevere il nuovo che Iddio
vuole darci. Al contrario ci chiudiamo
a tutto ciò che è nuovo..., almeno quella è l'esperienza che facciamo molto
spesso nel mio paese.
La chiesa avrà un futuro e potra
essere strumento di Dio per la salvezza, nella misura in cui vivrà una inquietudine permanente per il rinnovamento, il cambio: è evidente che l’oggetto della fede è invariabile: Gesù
Cristo è sempre lo stesso; però la forma in cui lo comprendiamo e il modo^
in cui viviamo la nostra fede in Lui,
cambiano in ogni epoca. Iddio chiama e noi uomini rispondiamo nella misura che egli vuole ed anche nella misura in cui siamo capaci di ubbidire.
Ritornando agli inizi del movimento valdese, ci imbattiamo in un
uomo di cui poco si sa. Però una cosa
sappiamo: di fronte alla chiamata di
Dio egli ubbidisce ed è capace di rinnovarsi. La sua ubbidienza lo porta ad
afferrarsi al messaggio biblico che nella cristianità di quell’epoca giaceva
nell’oblio. Nel rispondere all’appello di
Dio, egli entra in un cammino nuovo;
egli presenta agli uomini del suo tempo una valida testimonianza di fede
ed in più, diventa elemento di rinnovamento che, col tempo, darà frutti,
nonostante l’incomprensione e la radicalizzazione della maggioranza dei
suoi contemporanei ed in modo speciale dei potenti.
Vengo da un continente in cui spirano venti di rinnovamento, ma la
massa dei cristiani è ancora afferrata
a ciò che è stabilito. Rappresento una
parte della nostra Chiesa Valdese,
quella che è dispersa nella regione rioplatense e che, in termini generali,
suole essere troppo radicalizzata e poco propensa a muoversi al ritmo della
storia e specialmente al soffio dello
Spirito di Dio che chiama alla fedeltà
e al rinnovamento. Questa situazione,
che speriamo verrà superata, genera
conflitti, divisioni, che aumentano in
mezzo alle grandi controversie sociali
e politiche che caratterizzano quella
parte del mondo. Tanto quelli che si
radicalizzano come quelli che si rinnm
vano, pensano di essere fedeli; ma evidentemente non è sempre così. Sopra
ogni altra cosa, Dio è un Dio dinamico, non statico; e non dubitiamo che
Egli vuole anche una chiesa fedele e
dinamica, che viva nella storia, e non
al margine dei problemi di questo
mondo che è oggetto del suo amore.
2 - PIETRO. In secondo luogo vediamo Pietro, quell’uomo giovane che
Gesù aveva incontrato in riva al mare di Galilea. Pietro si manifesta alle
volte impetuoso, deciso; altre volte irresoluto. Qui lo vediamo fermo nel
suo proposito di seguire Gesù ed annunciare il suo evangelo. Nel pieno
svolgimento del suo ministero, egli si
trova ora ad un bivio: si tratta di un
momento critico nella sua vita.
Nonostante la sua fede, la sua consacrazione, gli rimane ancora un punto molto importante da risolvere; si
tratta del conflitto fra gli schemi giudaici e la fedeltà a Cristo. Per Pietro,
era costoso accettare l’idea che l’Evangelo fosse per tutti gli uomini, senza distinzioni, senza che dovessero passare per i riti del giudaesimo.
Al principio, pensò che un pagano
doveva osservare le leggi giudaiche
per essere cristiano; ma poi grazie al
potere di Dio che agì in lui, potè dire;
a partecipa fraternamentje
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Aerazione
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Ten. Col. Umberto D’Angelo, capo
dell’Esercito della Salvezza in Italia.
Dr. Heinz Schmidt, Briider Gemeinde, Germania.
Infine la sera di martedì 27 agosto,
nel tempio di Torre Pellice, un ultimo
gruppo di delegati fraterni ha ancora
portato una serie di messaggi;
Past. John Huxtable, Chiesa Presbiteriana Unita d’Inghilterra e del Galles.
Dr. Robert Lamont, Chiesa Presbiteriana Unita USA e American Waldensian Aid Society.
Past. Guenter Besch, presidente del
Gustav Adolf Werk, Brema.
Prof. E. Hawkins, Chiesa Presbiteriana Unita USA.
Dr. G. Czybulka, Federazione riformata della Germania Occidentale.
Past. Piet Bouman, Interchurch Aid,
C.E.C.
Past. W. Marshall, Chiesa di Scozia,
Overseas Council.
Past. H. G. Gasche e Diac. F. Weissinger, Diakonisches Werk della Chie
sa evangelica dell’Assia/Nassau.
Past. Edwin Pons, segretario generale della Chiesa presbiteriana del
Sudafrica (il padre, Gustavo, era un
missionario valdese al servizio della
Società missionaria di Parigi).
Past. Gérard Cadier, Chiesa Riformata di Francia.
Dr. Hans Kirchner, Chiesa evangelica di Berlino-Brandeburgo, in rappresentanza del vescovo K. Scharf.
Past. Aldo Comba, presidente della
Federazione delle Chiese evangeliche
in Italia.
Past. Piero Bensi, presidente dell’Unione delle chiese battiste d’Italia.
Prof. Fausto Salvoni, Chiese di Cristo.
Past. Mario Affuso, Chiesa Apostolica.
Prof. Domenico Maselli, Comunione
delle Chiese libere.
La Chiesa Metodista d’Italia è stata
particolarmente vicina alla Chiesa Valdese in queste giornate, nel quadro
dell’integrazione globale.
« In verità io comprendo che Dio non
ha riguardo alla qualità delle persone ». Quand’è convinto, Pietro lascia
da parte gli scrupoli e presmta il messaggio anche ai non giudei.
Pietro è anche un esempio, una illustrazione di chi rompe coi suoi schemi di pensiero. L’evangelo stesso che
annunzia lo porta a cambiare, per
essere ad esso coerente. Se si fosse rinchiuso nelle strutture del suo
popolo, egli si sarebbe opposto allo
spirito di Dio e al messaggio che doveva annunciare, ma dal momento in cui
ascolta ed ubbidisce, entra nel cammino del rinnovamento, giunge a discernere quali sono i valori che possono essere abbandonati e quali sono
i fondamentali. Come risultato, l’E- e
vangelo spezza le barriere che lo vole- =
vano limitare e si apre come una cor- =
rente di vita, di speranza, secondo Fin- =
tento di Gesù Cristo. |
L’atteggiamento di Pietro non può =
fare a meno di portarci a pensare ai =
nostri atteggiamenti alle volte meschi- |
ni, egoisti, chiusi, stretti. i
Gli uomini quasi sempre collocano |
barriere ai piani di Dio e alle volte sia- E
mo noi le barriere. In ogni epoca sue- E
cede che noi cristiani, spesso giungia- |
mo ad essere guidati più dai nostri =
criteri personali che dalla Parola. =
La chiesa in mezzo a cui Valdo sor- =
ge 800 anni fa, non è forse racchiusa È
in sé, prigioniera dei suoi schemi? [
Quell’uomo che si alza per il potere j
dello Spirito, non è forse uno che rom- j
pe coi criteri del suo tempo, con gran :
scandalo di chi lo ode e lo vede e del- ;
la chiesa stessa che non lo sa com- |
prendere? Iddio si serve di lui per i
rompere con ciò che è stabilito. !
Ai tempi nostri, una parte della ci'istianità non vive forse prigioniera del
passato, di ciò che è stata?
Nella nostra regione fioplatense, in
mezzo a tutte le cose buone che Iddio
ci ha dato, e di tutto quello che, per
la sua grazia, possiamo rappresentare
di positivo, in buona parte viviamo
rinchiusi in noi stessi, come tanti altri
nostri fratelli. Quel fatto, che si manifesta naturalmente in ciò che ha attinenza alla fede e non con altri aspetti
della vita, ci fa vivere emarginati dalla situazione cotidiana. Per tal motivo, molti assumono posizioni e atteggiamenti che non sono quelli dell’Evangelo.
In ogni epoca, corriamo il pericolo
di siiaturare il messaggio biblico. Pietro credeva che per essere cristiano
occorresse osservare anzitutto i riti
giudaici. Nella cristianità di 800 anni
fa, era uno scandalo che un laico predicasse l’Evangelo. Qggi molti pensano che la fede debba appartarsi dal
mondo e dai suoi problemi; molti, d’altra parte, sacralizzano un dato sistema che altri scomunicano, dimenticando i veri criteri che emanano dal
messaggio biblico. Eppure, l’Evangelo
è per essere vissuto qui ed ora, sulla
terra.
Perciò, come l’apostolo è portato a
rompere cogli schemi che lo limitavano, (tanto per noi nella nostra America così dolente e sfruttata come per
voi qui in mezzo alla grandezza ed alla ricchezza di una civiltà di molti secoli) è necessario che sappiamo collocarci nel tempo presente e rompere
con tutto ciò che costituisce un ostacolo alla volontà di Dio.
3 - GESÙ’ CRISTQ. Come terzo
aspetto della nostra meditazione, vogliamo sottolineare che, grazie all’apertura di Cornelio per ricevere e di
Pietro per dare, si produce il fatto fondamentale e basilare che è la proclamazione dell’Evangelo e la sua accettazione.
Attraverso il tempo, quel quadro si
è riprodotto e costituisce la base della
liberazione dell’uomo e dei popoli, liberazione a cui aneliamo per i popoli
latinoamericani e per il mondo intero.
La predicazione agisce con potenza,
alla condizione che ci sia un Pietro libero di legami e di tradizioni paralizzanti, disposto a dare, e un Cornelio
capace di spogliarsi, se è necessario,
degli schemi secondo i quali è stato
formato. Ancora oggi. Io spirito di Dio
è all’opera e fa che si diano le condizioni affinché sorga l’uomo nuovo che
Dio vuole.
Dal quadro biblico degli Atti, si vede che, una volta superate le barriere,
il messaggio è annunciato anche ai pagani, vale a dire, a tutti senza distinzione, e con nuovo vigore. Quell’annunzio, di cui abbiamo un riassunto o una
eco, ha per centro, come non poteva
essere diversamente, Gesù Cristo.
Col passar del tempo, la forma della predicazione ha cambiato, ma l’essenza è la stessa, poiché Gesù Cristo
è il cuore dell’Evangelo... La missione
della chiesa di ieri e di oggi è proclamare quel messaggio colla più grande
fedeltà, senza confonderlo mai coi cri
teri umani e gli interessi o le ideologie dell’Est o delTOvest, del Nord o
del Sud. Qggi come mai, dev’essere
annunciato Colui che « non ha riguardo alla qualità delle persone; ma che
in qualunque nazione, chi lo teme ed
opera giustamente gli è accettevole »
(vers. 34, 35).
Nonostante i molti progressi tecnici
e scientifici che ci riempiono di orgoglio, e che si moltiplicano come non
era mai successo prima, la società
umana è piena di sconvolgimenti e di
confusione, ancora come mai per il passato. Tutti ci rendiamo conto che il
mondo è diviso, alienato, disumanizzato per la durezza del cuore umano. La
sua popolazione va in costante e vertiginoso aumento, parallelamente ad
un’infinità di mancanze: le sue ingiustizie in Asia ed in America Latina e là
dove i fatti scuotono la coscienza degli
uomini che pensano ed hanno sensibilità, sono indescrivibili. Quel mondo
in cui i diritti umani sono sempre più
misconosciuti, in cui milioni di persone muoiono di fame, di an^stie, di
miserie; quel mondo coi suoi idoli, colla sua mancanza d’amore e di speranza è ancora il campo nel quale Gesù
Cristo dev’essere annunziato, è il luogo in cui si deve rendere testimonianza alTEvangelo. E un dovere e un privilegio.
E quella testimonianza sarà data da
tutti coloro che sono stati vinti dalla
potenza dello Spirito. Quell’annunzio
sarà dato non soltanto a parole, ma
anche con fatti concreti, che non possono essere indicati per mezzo di un
codice né di alcuna ricetta. Soltanto
la capacità della chiesa e la sensibilità
dei credenti guidati dallo Spirito permetterà di scoprirli.
Nel secolo XII Valdo, fra le altre cose, come segno concreto della sua fedeltà e della sua testimonianza, sì spoglia delle sue ricchezze. In ogni tempo
dobbiamo sapere ciò che conviene fare ed essere disposti a prendere la
strada nuova che Iddio ci segnala, affinché Gesù Cristo sia conosciuto e gli
uomini liberati, nel senso più ampio
della parola.
La peggiore testimonianza che i cristiani possano dare, è quella di essere
complici coi poteri che Iddio respinge, o adottare atteggiamenti, criteri o
gesti di coloro che operano contro la
volontà di Dio.
* * *
Fratelli, noi e la chiesa tutta, nel
mondo intero, siamo chiamati a rinnovarci per ricevere e dare il messaggio
di Gesù Cristo.
Iddio ci aiuti e ci assista in quell’incomparabile missione.
M.ario Bertinat
Il saluto del Moderador Bertinat
alla sessione sinodale europea
Rinsaldiaino la nostra anioae,
solidali io difficoità e speranze
Approfitto di questa occasione per esprimere la mia gratitudine per aver potuto partecipare alla celebrazione dell'S'’ centenario delle origini del Movimento valdese e alle sedute di questo Sinodo.
Esprimo la riconoscenza della Mesa (la Tavola sudamericana) e delle chiese valdesi della regione rioplatense per la comprensione e per la solidarietà dimostrata da parte delle chiese
di codesta regione per i problemi che stiamo affrontando e per
l’interesse con cui seguono il nostro lavoro.
Le due regioni della nostra Chiesa danno una portata più
vasta e più ecumenica alla presenza e alla missione della Chiesa
Valdese.
Desidero sottolineare il significato che ha avuto per noi la
presenza del Moderatore pastore Aldo Sbaffi alle sedute del Sinodo dello scorso febbraio, e le visite che ha fatto a tante nostre
chiese uruguayane e argentine.
Credo che le relazioni fra le due regioni devono mantenersi
e, se possibile, intensificarsi in avvenire.
In questo momento, la presenza nel nostro campo di lavoro
di un pastore della Chiesa Valdese in Italia costituirebbe un forte stimolo e un aiuto importante: ve lo lasciamo come un invito e come un motivo di riflessione.
Desidero esprimere ancora una duplice preoccupazione: in
primo luogo per la divisione che per diversi motivi si manifesta
sia qui sia là, in seno alle nostre chiese. Desideriamo che queste
posizioni, che giungono all’intransigenza, siano superate con l aiuto di Dio. Le nostre divisioni possono giungere ad essere un ostacolo al potere dello Spirito Santo.
In secondo luogo, preoccupazione per la scarsa o nulla penetrazione nella società; per l’assenza di conversioni, cioè di innesto di nuove forze. È evidente che la Chiesa non dipende dalla
quantità dei suoi membri, ma la presenza in essa di forze nuove
dà vigore rinnovato alla sua azione.
Auguro di tutto cuore alle vostre chiese, salutandole fraternamente a nome delle lontane chiese rioplatensi, che provino
tutte, in questo nuovo anno ecclesiastico, l’ispirazione e la benedizione del Signore.
Mario Bertinat
P.S, - Lascio al direttore de « L’Eco-Luce » un saluto affettuoso per tutti i fratelli che in questi giorni ho conosciuto e per
quelli che ho potuto rivedere dopo molti anni. Grazie per l’ospitalità e per la comprensione manifestata da tutti. Mia moglie si
unisce a me nel « muchas gracias! » e nel saluto fraterno.
Perché una nuova storia dei Valdesi ?
(segue da pag. 2)
zione ridotta nell’apparato di note e
in parte nel testo, affidata al prof,
direttamente i valdesi appaiono solo
nel ’400 in Francia e nelle Fiandre: i
valdesi vi sono rappresentati come
stregoni e maghi. Così Le Champion
des darnes di Martin Lefranc presenta
le donne valdesi della Valpute (Vallouise) come streghe che volano sulla
scopa. Altre scoperte iconografiche importanti in questo settore sono state
fatte dal prof. Balmas e speriamo di
poterle presto pubblicare.
Com’è noto di una iconografia valdese o almeno riformata si può parlare
solo a partire dalla metà del Seicento.
Qui subito tutti pensano alle stampe
del Léger. Ma molto rimane ancora da
chiarire. Per esempio l’origine e la fortuna dei vari « fogli illustrati di notizie » o gazzette (gli antenati dei nostri
rotocalchi) apparsi in Qlanda al giungere delle prime notizie delle « Pasque
piemontesi ». Uno di questi — sin qui
ignoto in Italia — è stato inciso dal
noto artista olandese Jodocus Hondius
III nel 1655. Lo abbiamo riprodotto in
forma originale, insieme ad altre 6
stampe della « Religion qui pleure »,
in una busta vendibile a parte.
Ancora da valorizzare adeguatamente è il contributo alla vicenda valdese
del noto poeta e incisore olandese Jan
Luyken (seconda metà del ’600) che
dedicò ai vaidesi alcune belle incisioni
del suo Théâtre des Martyrs. Di lui
riproduciamo la partenza dei drappelli valdesi da Prangins, unica immagine contemporanea del « glorioso rimpatrio ».
■* * *
Con questa pubblicazione la Claudiana ha compiuto un grosso sforzo.
Ci auguriamo che esso sia apprezzato
e che i volumi raggiungano i lettori
per cui sono nati e a cui si rivvolgono,
cioè innanzitutto i Valdesi stessi perché approfondiscano le ragioni di una
fedeltà attraverso i secoli all’Evangelo, e poi anche ai nostri concittadini
per i quali queste pagine di storia
ignorata possano rivelarsi illuminanti
e rivelatrici.
Carlo Papini
6
pag. 6
ECHI SINODALI
N. 35 — 6 settembre 1974
«< UNA POSSIBILITÀ’ DI PREDICARE L’EVANGELO »
Il Sinodo approva la
fra “Nuovi Tempi,, e
fusione
“COM„
Uno dei punti evidenziati dalla Commissione d’esame e uno dei momenti
di dibattito del Sinodo è stato quello
relativo alla decisa fusione di « Nuovi
Tempi » e del periodico del dissenso
cattolico « Com ».
Di tale fusione si parlava da tempo,
da oltre un anno, e sopratutto durante
la primavera i due periodici hanno
presentato il progetto e ospitato varie
prese di posizione. Il Sinodo è stato
ora investito della questione, perché
tramite la Tavola la nostra Chiesa è
rappresentata nell’ASE (Associazione
stampa evangelica, la società che possiede la testata « Nuovi Tempi » e alla cui assemblea la redazione del settimanale risponde), per una decisione
della Tavola di sette anni fa, convalidata poi dal Sinodo 1967. Anche questa
volta, a dire il vero, il Sinodo è giunto
a cose fatte e la Tavola è stata costretta a decidere da sola, dato che il cammino del progetto è proceduto, ultimamente, assai spedito, e l’assemblea dell’ASE convocata per il 6 luglio scorso
doveva pronunciarsi sulla progettata
fusione delle due testate. La Tavola,
riunita in seduta subito prima, aveva
votato quest’ordine del giorno:
« La Tavola, informata del progetto
di unificazione delle testate Nuovi Tempi e Corri, dopo ampio dibattito, e con
talune riserve, vi ravvisa una possibilità di predicare l’Evangelo. La Tavola
ritiene che tale predicazione deve avere un carattere confessante senza cedimenti apologetici: è quindi necessario un chiarimento preventivo con il
gruppo di Com sul contenuto teologice) e sullo spazio riservato alla ricerca
biblica nel nuovo organo di stampa.
La Tavola rende attenta TASE alla vasta manovra in atto di ricupero del
dissenso cattolico, e teme che il dissenso stesso non abbia una sufficiente
sagomatura teologica per resistervi. La
Tavola ritiene indispensabile garantire
a tutti i livelli la pariteticità delle due
componenti. La Tavola domanda all’ASE di precisare se nella nuova impostazione verranno ancora richiesti
appoggi finanziari a chiese ed enti
evangelici. Il Sinodo sarà chiamato a
valutare la situazione anche in rapporto ai riflessi amministrativi che lo concernono ».
Nella seduta del 6 luglio l’assemblea
dell’ASE ha approvato la fusione dei
due periodici « in vista della creazione
di un settimanale unico la cui testata
sarà Com-Nuovi Tempi »; l’inizio delle
pubblicazioni avverrà nell’ottobre p.v.
A tale scopo si costituirà una cooperativa paritetica (Com già si regge in
cooperativa), di cui da parte protestante saranno soci non solo i membri
— individuali o collettivi — dell’ASE
ma quanti vorranno unirvisi a titolo
personale. Il Consiglio dell’ASE, interpretando la volontà dell’assemblea di
mantenere il più stretto rapporto possibile con le chiese evangeliche, ha inviato loro una lettera annunciando la
decisione e notando:
« Al di là delle decisioni prese dai
rispettivi organi deliberanti, il significato reale di questa operazione di confluenza dipenderà essenzialmente dal
modo in cui i lettori di Nuovi Tempt
e in modo particolare le chiese evangeliche la accoglieranno. La fusione può
infatti essere vista come una razionalizzazione editoriale e quindi subita
passivamente come una decisione di
vertice, magari intelligente e necessaria, ma non sollecita il lettore a nulla
di particolare.
« Essa può invece essere vista come
un’occasione nuova di testimonianza:
fino ad ora i protestanti (e tale è l’ambiente di cui NT è espressione) hanno
in genere tentato di dare la loro testimonianza evangelica ai cattolici; ora
c’è l’occasione di tentare di darla con
i cattolici, se non altro con un gruppo
significativo di loro. Un esperimento
analogo è stato fatto in questi anni su
un altro piano, quello dei rapporti con
il proletariato; anche lì si è passati
dalla testimonianza agli operai al tentativo di testimoniare evangelicamente con loro. La fusione fra NT e Com
va vista in questa stessa linea: si tratta in fondo di abbandonare il vecchio
atteggiamento missionario che consisteva nel portare agli altri la nostra
verità, per adottare il criterio di cercare con gli altri quale sia il significato concreto delVEvangelo per noi tutti.
« Per questo motivo NT invita i propri lettori e in particolare le chiese
evangeliche italiane a partecipare a
questo nuovo esperimento di testimonianza con simpatia, con spirito critico e con pratica collaborazione. Tre richieste tutte necessarie a una iniziativa di questo genere, specialmente perché, trattandosi di testimonianza evangelica, essa non può e non deve essere
lasciata nelle mani di un piccolo gruppo, ma per quanto possibile va fatta
propria da tutti i lettori, in particolare
dai lettori evangelici di NT.
«La certezza che l’appoggio morale,
il vaglio critico e là collaborazione fattiva non mancheranno è l’elemento che
ci permette di guardare al giornale
unito come a una prosecuzione ideale
di quella stessa ispirazione dalla quale NT è nato nell’apirle del 1967 ».
La Commissione d’esame riteneva
To.d.g. della Tavola « molto buono in
quanto unisce a un atteggiamento positivo nei confronti della fusione, alcuni punti fermi tendenti ad ancorare il
carattere paritetico del progetto e rapporto specifico da parte evangelica ».
A suo avviso « la cosa più importante
è il fatto che la fusione è stata sentita
nei diversi ambienti evangelici (Tavola, Federazione, ASE, NT) come un’oc
cui costituisce ’’una possibilità di predicare l’Evangelo”. Riteniamo che le
chiese debbano cogliere questo momento e questa possibilità valutando
la fusione COM-NT non come un ulteriore allontanamento di NT dalle chiese evangeliche, ma come un momento
in cui è necessario rafforzare i vincoli
con NT e la sua équipe ». Si chiedeva
quindi alla Tavola « di continuare ad
avere un legame con NT», predisponendo « la partecipazione della Chiesa
Valdese come socio, collettivo alla cooperativa »; al Sinodo di « confermare
la posizione del direttore di NT, ora
di COM-NT, come pastore in missione »; e « sopratutto nella fase iniziale
della vita del nuovo giornale sarà indispensabile che esso possa contare
sull’appoggio finanziario che la Chiesa
Valdese ha assicurato a NT ».
Può essere interessante per i lettori,
in attesa di più ampia presentazione
del nuovo settimanale, seguire il dibattito sinodale. Al parere della C. d’e.,
sintetizzato da Franco Giampiccoli,
oppongono riserve crescenti Umberto
Berti N.T. era sorto come giornale
delle chiese evangeliche italiane, ed è
riuscito ad esserlo solo in parte; ora
vi è una possibilità nuova, ma c’è da
essere perplessi sulla capacità di coglierla per predicare l’Evangelo dalle
colonne del nuovo giornale; Ermanno
Rostan: N.T. si è troppo sganciato dalle direttive iniziali (del Sinodo, in particolare), non si sente quindi di approvare una iniziativa che poi procederà praticamente senza controllo;
Giovanni Conte: in qual misura N.T.
è evangelicamente fondato e in qual
misura lo sarà Com-NT? Perché sostenere, diffondere, finanziare iniziative che poi saranno di fatto sganciate
dalle nostre chiese? Si può parlare,\in
questo caso, di ’missione’? Carlo Gay
ribatte vivacemente che ogni movimento e iniziativa nuova nelle nostre
chiese ha urtato colatro la loro miopia, così è stato per le Missioni, le
UCDG e ACDG, Agape, Riesi, la EGEI...
Non dobbiamo avere paura di aperture nuove e il progetto è bene impostato. Si associa Teodoro Fanlo y Cortési
il direttore predica esattamente come
gli altri pastori, ed è giusto che il giornale abbia una suq vasta autonomia.
Alfredo Sonelli nota che la Federazione ha insistito sulla testimonianza e
sulla diversità dei doni: non stiamo
affatto accettando passivamente quanto è stato deciso da NT-Com, ma riconoscendo e incoraggiando in altri i loro doni diversi; anche per i nostri fratelli cattolici può essere positivo che
qualche protestante operi fuori delle
ti*, X i\ 1. / G-L/rric^ uri UL-' j-'xLcaicujle upcil iUOri Qclic
casione per un annuncio dell’evangelo nostre consuete strutture ecclesiasti
al di fuori delle comunità nrntestnnti che. Dir miesto nrm ciornifir'o
al di fuori delle comunità protestanti
italiane. Se questa era già la meta per
la quale NT era sorto e aveva assunto
una veste, un linguaggio e un taglio
poco ecclesiastici, tuttavia questo carattere si accentua ora ancor più, nel
senso che più che mai per noi questo
progetto ha un senso nella misura in
cronache antimilitariste e di azione nonviolenta
Prospetliin! dtl servizio civiie
Mancano ormai pochi mesi allo scadere dei
termini di presentazione della domanda di
obiezione di coscienza. Quali prospettive di
servizio civile si aprono ai giovani interessati, cioè precisamente a quelli nati nel 1956?
Diciamo anzitutto che, in parte a causa
delle solite lungaggini burocratiche, e in parte ..per mancanza di volontà politica, il servizio civile è iniziato con oltre un anno di ritardo, e su circa quattrocento obiettori solo
ottanta sono già in servizio, chi dall’aprile
scorso, chi da maggio e chi da giugno.
In questi pochi mesi non sono certo mancati i problemi e le difficoltà: nei rapporti
con il Ministero della Difesa, nell’inserimento
degli obietttori negli « enti » che richiedono
la loro opera, nei rapporti tra gli stessi
obiettori.
Ma, se da un lato restano ancora molte
cose da fare e molti nodi da sciogliere, d’altro
canto vi sono alcuni elementi positivi che
sembrano confermare la validità della scelta
delVobiezione di coscienza.
Un primo elemento positivo è quello della
sostanziale coesione e unità politica degli
obiettori, che nella LOG (Lega degli Obietto
ri di Coscienza) hanno saputo trovare un va
lido strumento di collegamento e organizza
zione. Ciò è molto importante se si conside
ra l’esperienza di altri paesi, dove gli obiet
tori sono divisi e isolati, e dove l’obiezione
è diventata una scelta puramente individualistica, incapace di incidere sulla realtà per
trasformarla, e incapace di mantenere viva
quella carica antimilitarista e nonviolenta
che l’ha originata.
Questa capacità — e veniamo cosi al secondo aspetto positivo — sembra invece intrawedersi nell’esperienza italiana.
Mentre forte è l’impegno antimilitarista
della LOC, il servizio civile viene attualmente
espletato in enti, istituti e comunità che conducono esperienze spesso notevolmente avanzate nel campo dell'assistenza agli handicappati fisici e psichici, agli anziani, ai ragazzi
caratteriali, ai drogati e agli emarginati. Ma
una prospettiva ancor più interessante e valida si è aperta con il riconoscimento del servizio svolto nel Patronato Sindacale ITAL-UIL.
Ciò costituisce il primo approccio con il mondo operaio in ordine soprattutto alla nocività
delPambiente di lavoro, alla medicina preventiva, airinfortunistica. Il primo nucleo
di obiettori del Patronato (sette in tutto)
agisce a Vicenza e sta operando per mettere
assieme una équipe che svolga un lavoro di
indagine e di ricerca nelle fabbriche dell’alto
vicentino, con particolare riferimento al settore tessile e delle concerie.
Si tratta della prima esperienza di un servizio civile realmente « politico »; ad essa ne
dovrebbero seguire altre, di lavoro di quartiere e persino di lavoro antimilitarista in
alcuni gruppi nonviolenti (Movimento Cristiano per la Pace, Movimento della Riconciliazione, Movimento Antimilitarista) che
hanno richiesto obiettori.
Per quanto riguarda le modalità tecniche
per poter effettuare il servizio civile, ricordiamo che la domanda di obiezione va presentata entro se.ssanta giorni dalla data del
manifesto di chiamata alla leva della propria
classe (quest anno è la classe 1956) o di quella a cui si è stati rinviati. Solitamente il manifesto esce a dicembre, e c’è quindi tempo
fino alla fine di gennaio. Per coloro che usufruiscono del rinvio del servizio militare per
motivi di studio, la domanda va fatta prima
che scada rultimo rinvio (cioè entro il 31 dicembre).
Per conoscere più a fondo i meccanismi
dell’obiezione e del servizio civile, vi consigliamo di leggere il libro « Guida all’obiezione di coscienza », curato dalla LOC e edito
dall editore Savelli. Il libro, che costa 500
lire, è in vendita nelle principali librerie, o
può essere richiesto alla LOC. Lega degli
Obiettori di Coscienza, via di Torre Argentina 18, 00186 ROMA, conto corrente num.
1/66175. Luca Negro
che. Dir questo non significa perdere
la propria libertà di critica nei con
fronti di NT. Il moderatore Aldo Sbaf
fi fa presente che non vi è totale con
cordia nella Tavola, sulla questione
Non si sono comunque subite passivarnente le decisioni altrui. La Tavola ha
ritenuto che nel quadro dell’evangelismo italiano ci è offerta una possibilità assolutamente nuova di testirnonianza: sostenendo NT-Com ci troviamo nella linea di solidarietà con il
cattolicesimo del dissenso sostenuta
dai nostri ultimi Sinodi. Per altro, nella convenzione di fusione delle due testate, si è tenuto conto dei rilievi che
la Tavola ha fatto a nome della Chiesa Valdese. Non rifiutiamo il contributo di pensiero che ci è chiesto, lanciamoci per fede in quest’avventura e
cqllaboriamo in tutti i modi possibili.
Gino Conte dichiara di non avere avversato la fusione, che ritiene anzi situarsi nella logica delle cose. Tuttavia
si devono dire alcune cose: 1) tutta
la questione, come già quella di NT,
è stata impostata in un modo difforme
dalla nostra ecclesiologia: ci troviamo
corresponsabili di qualcosa che di fatto non risponde al Sinodo se non in
rnisura minima e indiretta; il pasticcio si conferma anche per il futuro.
2) Di fatto, ci si trova per la seconda
volta, come Sinodo, di fronte al fatto
compiuto. 3) La predicazione evangelica presente su NT è stata — ritiene —
relativamente scarsa, e spesso fra gli
aspetti più discutibili del settimanale;
è prevedibile che nel nuovo periodico
la situazione non migliorerà. 4) Molte
riserve sull’ottimismo circa la ’evangelicità’ del dissenso cattolico, di cui
già il Sinodo ha dato varie prove.
5) La spinta al settimanale unito è venuta dalla base r^gl quadro dei ’cri
stiani per il socialismo’: è chiaro che
quella sarà la linea del nuovo periodico e quelli saranno (continueranno
ad essere) i suoi interessi prevalenti.
6) Senza negare le speranze e le prospettive avanzate, non si deve tacere
che oltre al motivo precedente hanno
spinto N.T. alla fusione anche difficoltà economiche. Non contesta la volontà di testimonianza di N.T., che ha
pieno diritto di vita, ma viva in modo autonomo senza chiedere che ne
paghi le spese chi non ne condivide la
linea e comunque una chiesa che non
lo può realmente controllare. Giorgio
Peyrot ribatte che .se N.T. non è cosa
’nostra’, un ’settimanale evangelico’ però c’interessa; le direttrici di N.T. sono incontestabilmente evangeliche, anche se diverse da quelle che molti vorrebbero. I legami devono dunque sussistere, anche se ritiene difficile nei
fatti una collaborazione redazionale,
dato che la redazione ha una linea ben
precisa. Alberto Ribet invita a sostenere il dissenso cattolico e a non disinteressarcene come abbiamo fatto
con i modernisti; la direzione di Girardet è una garanzia di testimonianza evangelica. Giorgio Bouchardi accogliamo l’orientamento dato dal Moderatore. Personalmente ritiene che il
’cattolice.simo del no’ sarà largamente
riassorbito, ma vi è nel dissenso una
rninoranza mossa da autentici fermenti evangelici: questi saranno verosimilmente sconfitti - come Valdo; dobbiamo essere solidali con loro, e in questo senso Giorgio Girardet ha comunque svolto un’opera pastorale; sosteniamo questo gruppo di fratelli fino
in fondo e non riniproyeriamoli se non
riusciranno. Giorgio Girardet comprende le perplessità: la proposta è partita dalla base per lo più cattolica e ha
sorpreso pure noi. L’abbiamo intesa
come un appello all’evangelizzazione,
un « passa in Macedonia e soccorrici »... Occorre che il protestantesimo
italiano intervenga con un buon nurnero di soci della cooperativa (si può
diventare soci versando una quota una
tantum di L. 5.000).
La discussione prosegue ancora un
poco, senza portare argomenti nuovi,
e viene infine votato To.d.g. presentato dalla C. d’e., rielaborato in base a
un emendamento proposto:
Il Sinodo, riconoscendo che la fusione COM - NUOVI TEMPI, rappresenta una possibilità di predicare l’Evangelo,
incoraggia le Chiese a sostenere e
diffondere il nuovo giornale,
conferma la posizione di pastore
in missione del Pastore Giorgio Girardet, quale direttore di COM-NUOVI
TEMPI,
dà mandato alla Tavola di mantenere uno stretto rapporto con il giornale nei modi più opportuni a seconda delle possibilità offerte dalla convenzione e dalla cooperativa proprietaria del giornale e di assicurare per
il prossimo anno un congruo numero
di abbonamenti sostenitori per un totale di lire due milioni.
Tale o.d.g. è approvato con 80 voti
favorevoli, 18 contrari e 34 astenuti.
g- c.
Cronaca delle Valli
Primo Distretto
INCONTRO DEI CASSIERI
I cassieri di tutte le comunità delle Valli son convocati per la seduta autunnale il giorno 29 settembre, a Pinerolo alle 14.30.
Verrà esaminata nel corso della seduta la situazione finanziaria ed il preventivo di spesa presentato dalla Tavola al Sinodo.
Si ricorda ai cassieri di comunicare tempestivamente al vice presidente
ing. Pontet i versamenti effettuati alla Tavola.
I versamenti effettuati sin qui sono molto incoraggianti, a fine agosto il
1974*75**'***^^**** superato il 25% della somma preventivata per Tanno
CORPO PASTORALE
L incontro autunnale è fissato per lunedì 30 settembre per l'intera giornata
ed e aperto, come gli anni scorsi, ai pastori in servizio ed emeriti ed alle loro
rnogh per un dibattito fraterno sui maggiori problemi del distretto e sulle attività dell'anno prossimo.
La Commissione Distrettuale
Torre PeIJice
Asilo infantile valdese
La Scuola Materna «Asilo Infantile
Valdese» si riapre lunedì 16 settembre alle ore 8,30. La Direttrice sig.na
Flores Tomasini riceve le iscrizioni
dal 2 settembre, il lunedì, mercoledì e
venerdì, dalle ore 10 alle 12.
Associazione
fc Amici del Collegio n
Domenica 1° settembre si è svolta
a Torre Pellice la tradizionale giornata
degli Amici del Collegio Valdese. Dopo il pranzo sociale presso il ristorante della Seggiovia Vandalino che ha
riunito ben 126 commensali, i partecipanti si sono ritrovati presso l’aula sinodale, gentilmente concessa, per trattare dei problemi dell’associazione. È
stata notata in modo particolare la
gradita presenza del Moderatore della
Chiesa Valdese, pastore Aldo Sbaffi. È
stata molto festeggiata la presenza dei
superstiti della IV Ginnasio di 50 anni
fa. La giornata si concludeva attorno
ai tavoli disposti nel giardino della Casa Valdese dove fino a tardi gli ex allievi hanno potuto fraternizzare rievocando i bei tempi passati.
RORA’
Ringraziamo cordialmente i pastori Gustavo Bouchard e Giorgio Tourn i quali hanno presieduto dei Culti domenicali; il prof.
Jean Gönnet della serata-conferenza sul Marocco con proiezione d’un film documentario;
quanti, amici e membri di Chiesa, hanno
concorso alla riuscita del bazar; il Sindaco
Arch. Dott. P. C. Longo della segnaletica per
il Tempio e per il Museo.
Il pastore Giorgio Tourn e un gruppo di
giovani hanno, anche quest’anno, lavorato
II. P. I. onoRonzs purberi
— Disbrigo di tutte le pratiche inerenti ai decessi,
trasporti in Italia ed all'estero
— COFANI COMUNI E DI LUSSO
— Interpellateci saremo a Vostra disposizione
— Servizio ininterrotto
Via Monte ManzoI, 3 - LUSERNA SAN GIOVANNI
Via Matteotti, 8 - TORRE PELLICE
Telef. 90771 - Notturno e festivo 90731
alla sistemazione, stabile e arredamento, del
Museo con l’apporto, fra gli altri, dei prof. G..
Peyronel e D. Varese.
Rinnoviamo gli auguri di una felice vita
a due sotto lo sguardo del Signore ai giovani sposi Ada Mourglia di Amedeo originarla
di Rorà e Marco Ghirardi di Bricherasio il
cui uiatriinonio ha avuto luogo in (questo
Tempio; e la nostra simpatia cristiana alla
nostra sorella Mirella in Tourn e famiglia
per la dipartita improvvisa di suo padre Vincenzo Rossi, in America del Sud dove anni
addietro era emigrato da Asti con la fami
L. C.
Luserna San Giovanni
Offerte per la costruzione
del nuovo Asilo Valdese
Elenco dei doni pervenuti nel mese di luglio 1974 per la nuova costruzione: Un amico dell’Asilo L. 4.000; Comunità Evangelica
di Morges (Svizzera) 100.000; Breuza Renato
(Pinerolo) 20.000; famiglia Griva (Pinerolo)
10.000; Rita Fontana in mem. della zia Margherita Fontana 30.000; in mem. di CarloCaffarel : la moglie e i figli 40.000, Malan
Emilia ved. Caffarel 10.000, Sandri Giovanni e famiglia 10.000, Catia e Alberto 10.000,
Arturo e Aurora Albarin 10.000, Livio e
Dina Gobelin 5.000, colleghi e amici della
Beloit 42.500; lotti Letizia in mem. della
sorella Irma 10.000; Albarin Emilia ved. Peyrot in mem di Rachele Malan-Pellegrin (Torre Pellice) 10.000; Comunità Valdese di Losanna in mem. di Pucci Gay 235.510; Alfieri Maria (Genova) 1.000; Argenti- Alfieri
Erme (id.) 1.000; Biglione Eunice (id.)
10.000; Biglione Eunice ricon. a Dio ù*!-)
10.000; famiglia Cattaneo (id). 4.000; Cevasco-Schenone Amelia (id.) 1.000; Dondero
Orestilla in mem. di Arturo Peyrot (id.)
2.000; Falchi Velia (id.) 1.000; Gay Emma
(id.) 3.000; Pampuro Renata (id.) 1.000;
Pampuro Renato e Armida (id.) 1.000; Schenone Federico e Emma (id.) 5.000; Tron
Emanuele e Ida (id.) 2.000; Scuola Domenicale di Genova 5.000; in mem. di Odette
Amprino ved. Passini, le sorelle e i nipoti
(Genova) 70.000; Flora e René Pons in meni,
della zia Enrichetta Peyrot-Travers 10.000;
Gustavo Albarin e famiglia in mem. di Enrichetta Peyrot-Travers 5.000; da Amici Olandesi tramile pastore Lekkerkerker (Leerdam)
100.000; Freundeskreis der Waldenser Kirche (Essen) 991.015; Chiesa Avventista di
Torre Pellice 50.000; Società di cucito « Le
Printemps » di Luserna S. Giovanni 100.000;
N.N. (Roma) 450; Chiesa Valdese di Vittoria 5.000; N.N. (Asilo) 10.000.
Ringraziamo vivamente per questa continua e generosa dimostrazione di solidarietà
per la nostra opera. Ricordiamo che le offerte possono essere versate sul c/c n. 2/16947
intestato a Asilo Valdese - 10062 Luserna San
Giovanni (Torino).
7
ECHI SINODALI
pag. 7
Impegno evangelico
in contesto ecumenico
(segue da pag. 1)
mo citato ampiamente questo « sermone » perché riteniamo che esso meriti di essere udito da tutti i valdesi,
per essere messo in pratica. Il problema è tutto qui; mettere in pratica ciò
che diciamo. Le indicazioni ci sono :
si tratta di viverle. Il « sermone » della Tavola è stata la nota evangelica
fondamentale del sinodo ’74. Bisogna
che le chiese la raccolgano e si sforzino di tradurla in realtà.
Questo programma evangelico indicato dalla Tavola va collocato nell’orizzonte ecumenico che in misura
davvero notevole ha segnato i lavori
sinodali di quest’anno. In quali direzioni è orientato il cammino ecumenico della chiesa valdese? In base all’ultimo sinodo se ne possono indicare
quattro.
La prima, ovviamente, è quella del
movimento ecumenico che fa capo al
Consiglio mondiale delle chiese con
sede a Ginevra. Il sinodo ha avuto la
gioia di ricevere la visita e di udire il
messaggio del segretario generale del
Consiglio, Philip Potter, giamaicano,
pastore metodista. La presenza al nostro sinodo della massima personalità
ecumenica mondiale è stato un segno
concreto della profonda solidarietà
che esiste tra chiesa valdese e consiglio ecumenico, di cui essa è membro
fin dalla fondazione. Nella stessa linea
va vista la decisione del sinodo di autorizzare il pastore Emidio Campi ad
assumere le funzioni di segretario europeo del Movimento Cristiano Studenti, che nel corso della sua storia
ha dato e continua a dare impulsi decisivi all’intero movimento ecumenico.
È la prima volta che un valdese viene
chiamato a un servizio a pieno tempo, con responsabilità a livello europeo in un organismo ecumenico. Il fatto che il sinodo abbia messo un suo
pastore a disposizione per questo servizio conferma l’integrazione della
chiesa valdese nel movimento ecumenico e inversamente la scelta del pastore Campi rivela l’attenzione di certi ambienti ecumenici per la chiesa
valdese e il movimento giovanile evangelico italiano.
La seconda direzione in cui si muove l’ecumenismo della chiesa valdese
è costituita dal protestantesimo europeo. Il sinodo di quest’anno ha approvato il testo definitivo della « Concordia di Leuenberg », stipulata il 16 marzo 1973 tra le chiese luterane e riformate in Europa. Un’ottantina di chiese, e tra queste la valdese, hanno partecipato alla stesura di questo documento storico, che pone fine alla separazicne tra luterani e riformati in
Europa e consente alle rispettive chie
se di attuare tra loro una piena comunione ecclesiale. È in pratica l’affermazione e, nel tempo, l’attuazione
dell’unità del protestantesimo europeo
nel quale la chiesa valdese si sente
pienamente integrata.
• Nel prossimo numero continueremo la pubblicazione degli atti e del
resoconto sui lavori del Sinodo, come pure su quelli della Conferenza
Metodista.
La terza linea ecumenica della nostra chiesa è quella che concerne le altre chiese evangeliche italiane. Il sinodo ha approvato aU’unanimità ed ha
inoltrato alte chiese per ottenere (entro il 15 gennaio 1975) il loro parere
sul progetto di « integrazione globale »
con la chiesa metodista. Questo pro
getto, la cui approvazione definitiva
avverrà nel sinodo 1975 se le chiese locali daranno parere favorevole, costituisce un modello originale di ecumenismo protestante: chiesa valdese e
chiesa metodista si incontrano e si
uniscono senza che ciascuna perda la
propria identità. Si tratta di un’unità
organica nel pieno rispetto dell’individualità di ciascuna chiesa; unità nella
diversità. Riteniamo che il valore ecumenico di questo progetto sia grande
e tale da attirare l’attenzione anche di
altre chiese, evangeliche e non.
Infine, Tecumenismo della chiesa
valdese si volge in particolare (anche
se non in maniera esclusiva) verso il
cosiddetto «cattolicesimo del dissenso ». Il sinodo ha preso, a questo proposito, un’altra decisione significativa :
ha dato il suo appoggio all’unificazione del settimanale evangelico « Nuovi
Tempi» con il settimanale cattolico
« Com » ed ha messo il pastore Giorgio Girardet a disposizione del nuovo
settimanale, che inizierà le pubblicazioni in ottobre. Inoltre ha deciso di
dare un contributo finanziario all’iniziativa, come già la dava a « Nuovi
Tempi». Nasce così il primo settimanale interconfessionale italiano, _ nel
quale il sinodo ravvisa «una possibilità di predicare l’evangelo ».
Insomma, l’ampio orizzonte ecumenico in cui si sono svolti i lavori del
sinodo ’74 costituisce il quadro nel
quale la chiesa valdese cerca di vivere quel programma di ubbidienza
evangelica che, grazie anche aH’8° centenario, sempre più chiaramente le sì
delinea dinanzi.
Paolo Ricca
NOMINE
La Tavola Valdese è stata così, eletta; Aldo Sbuffi, moderatore; Enrico Corsani, vice-moderatore; Giorgio Bouchard, Gino
Conte, Marco Tullio Fiorio, Marcella (Tay, Alberto Ribet, membri.
Nel Consiglio della Facoltà di
Teologia sono stati eletti, quali
membri di nomina sinodale.
Franco Dupré e Paolo Ricca.
Nella Commissione Istituti
Ospitalieri Valdesi sono stati
eletti quale membro effettivo
Franco Operti e quali membri
onorari Guido Botturi, Bario
Coucourde, Nino Danna, Paolo
Brache, Lucilla Jervis, Nino Messina, Arnaldo Tron.
Il Comitato dei Collegio Valdese e della Scuola Latina è stato eletto nelle persone di Guido
Baret, Giovanni Conte, Sergio
Gay, Enrica Malan, Guido Ribet,
Franco Sappé, Ruth Tourn.
La Commissione sull’operato
della Tavola e del Consiglio della Facoltà di Teologia per il
prossimo anno è stata così, eletta : Luciano Deodato, Valdo Fornèrone, Giacomo Quartino, Salvatore Ricciardi relatore. (Supplenti: Giovanni Scuderi, Salvatore Carcò, Gianni Rostan, Adriano Donini).
La Commissione d’esame sull’operato della CIOV è stata così eletta: Bruno Bellion, relatore, Dino Bellion, Ermanno Genre, Danielle Giampiccoli.
A questi fratelli e sorelle si
affianca ora la lunga serie — parecchie diecine — di persone nominate dalla Tavola a incarichi
speciali o da essa chiamate a far
parte dei numerosi comitati responsabili delle molte opere che
le nostre chiese e il Sinodo sostengono, dalla Sicilia alle Alpi,
con l’aiuto di tanti amici e fratelli all’estero; una vasta e fitta
rete di responsabilità e impegni.
Integrazione globale fra metodisti e valdesi
Uniti per l'Evangelo
Alcune risoluzioni
(segue da pag. 1 )
tuo arricchimento; e ha portato il saluto gioioso e ha assicurato l’intercessione della famiglia metodista britannica. Il presidente del Sinodo Valdese,
B. Corsani, ha ringraziato e ricordato
che l'8° centenario della conversione
di Valdo pone entrambe le Chiese di
fronte al loro passato. Il prof. Giorgio
Spini ha ricordato con calore che il
cammino dell’integrazione è iniziato
nel 1942 e ha ricordato il moderatore
Virgilio Sommani che fraternamente
accolse la delegazione metodista wesleyana; purtroppo, un lungo periodo è
trascorso da quel giorno, ma è giunta
la lieta conclusione. I membri della
commissione hanno svolto un ottimo
lavoro, sono stati strumenti di Dio.
« Siamo a una svolta storica, dalla libera competizione con altre Chiese al
progetto e al luogo dell’xmione dell’evangelismo, non quale assorbimento
ma strumento di Dio. Per che cosa?
Rilancio evangelistico? Umilmente,
non possiamo dirlo; in passato altre
decisioni avventurose furono prese
nella fiducia in Dio, con senso di umiltà e disponibilità ai disegni di Dio.
Ecco, Signore: prendici, mandaci, non
sappiamo dove, ma qui siamo, a disposizione ». Il moderatore Aldo Sbaffi, riallacciandosi alle parole di G. Spini, ha dichiarato che le Chiese si incontrano quando sono alla ricerca e si
mettono in movimento: esse sono chiamate a realizzare nella storia le cose
nuove che Dio ha preparato per loro.
Poiché, com’è noto, il progetto d’integrazione globale prevede varie tappe
successive, entro un arco di cinque anni, il Sinodo e la Conferenza unaninii
hanno invitato la Tavola Valdese e il
Comitato Permanente « a rinnovare il
mandato alla Commissione valdo-metodista che ha predisposto il progetto
d’integrazione globale, affidandole fin
d’ora i compiti indicati nei punti 56
e 57 del progetto stesso ».
La confluenza
di ’’Voce Metodista”
ne ”L’Eco-La Luce”
Federazione
Il Sinodo chiede alla Tavola di continuare a sostenere il lavoro della Federazione delle Chiese Evangeliche in
Italia ed in particolare di studiare con
gli organi della Federazione le possibilità di dare attuazione a quanto richiesto dal Congresso di Bologna circa il potenziamento del Servizio Istruzione e Educazione-^^ediante un uomo a mezzo o a pieno tempo.
Da 3 a 5
In seguito a una richiesta della Conferenza del I Distretto, che ha fatto
presente che l’entità del Distretto stesso rendeva non solo desiderabile ma
necessario l’ampliamento della Commissione Distrettuale, in modo da ripartire su più spalle responsabilità e
Conclusioni del Campo Biblico, Agape, 11-20 agosto 1974
La famiglia nella società
Nell’affrontare i problemi della famiglia nella società attuale il campo ha
riconosciuto che famiglia e società sono due termini dello stesso problema :
la famiglia, come è strutturata da noi oggi, serve all’economia del sistema. Così: l’esercizio dell’autorità nella famiglia, il ruolo della donna, il modo di allevare i figli, l’emarginazione degli handicappati e degli anziani (vedi anche l’allegato documento del campo di lavoro). La famiglia, come fatto e come mito, è
quindi una conseguenza e insieme un efficace modello primario della nostra
società: una società fatta di diversi, di classi sociali, di oppressioni e di ingiustizie. In questa situazione non è possibile rimanere neutrali. Noi come ci collochiamo?
Come credenti siamo inoltre coscienti che abbiamo ancora meno alibi dei
non-credenti per attribuire tutte le responsabilità dell’attuale stato della famiglia — che riconosciamo in crisi — al tipo di società capitalistica in cui viviamo e rinviare così; il nostro tentativo di vivere la famiglia più da cristiani solo
al momento in cui potremo usufruire di una società migliore, magari offertaci
dal lavoro e dal coraggio dei non-credenti.
Come credenti abbiamo maggiori responsabilità per tentare soluzioni nuove, anche quando apparissero « illegali » agli occhi della legge degli uomini,
cioè delle consacrazioni che ci sono state tramandate e che vorremmo mantenere per le comode sicurezze che ci danno.
Non possiamo concepire la comunità familiare come un’esperienza di isolamento e di rifugio. Dobbiamo invece viverla come stimolo permanente alla
partecipazione ai problemi della comunità di tutti, credenti e non-credenti. È
tuttavia fuori luogo dettagliare i comportamenti che rispondono a questa tensione perché essi vanno cercati momento per momento nelle singole situazioni
concrete : comitati di quartiere, rappresentanze scolastiche, sindacati e altri
movimenti politici, ecc.
Né possiamo dimenticare che questo stesso discorso fatto per la famiglia
sui pericoli di una evasione e sul dovere di aprirsi agli altri vale anche per le
nostre comunità di fede. Di qui nasce buona parte del loro disorientamento e
dei conflitti interiori in molti tanto che, purtroppo, alcuni di noi per non abbandonare gli uomini sentono a volte di dover abbandonare le chiese.
Siamo invece convinti che le nostre famiglie e le nostre chiese devono essere, senza ipocrisie che coprano ingiustizie e sfruttamenti, una testimoniariza
vivente e insieme uno strumento di realizzazione, nella più vasta comunità
umana, deH’affermazione dell’apostolo; «Non c’è qui né giudeo né greco; non
c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina; poiché voi tutti siete
uno in Cristo Gesù» (Galati 3: 28).
Il campo biblico invita le comunità cristiane a realizzare tale testimonianza proseguendo nell’impegno già manifestato in occasione del referendum anche chiamando in questo particolare momento le famiglie dei credenti a partecipare con adeguata preparazione alle elezioni di rappresentanti democratici
dei genitori nei consigli scolastici di nuova istituzione, per contrastare le forze
clerico-fasciste che in tali elezioni cercano una rivincita alla sconfitta subita
nel referendum.
incarichi, è stato votato questo ordine
del giorno;
Il Sinodo autorizza il I Distretto
ad allargare in via sperimentale il
numero dei componenti la Commissione Distrettnaie da tre a cinque. **
Allo scopo, frarl’altro, di nominare
due nuovi membri di detta Commissione, sarà convocata nell’autunno una
Conferenza Distrettuale straordinaria,
che offrirà pure l’occasione per programmare e dibattere l’attività dell’anno che si apre.
Solidali coi licenziati
Il Sinodo Valdese, avendo appreso,
durante la sua sessione in Torre Pellice, l’avvenuto licenziamento, senza
alcun preavviso, dì 35 dipendenti della
« Confezioni Europa » di Torre Pellice
e della conseguente chiusura della fabbrica, esempio di come la crisi economica del paese vien fatta ricadere sui
lavoratori,
esprime, in nome di Cristo, la propria solidarietà agli operai in lotta per
la difesa del posto di lavoro.
Invita le comunità della zona ad
essere presenti nell’azione che le for
ze sindacali e politiche e le amministrazioni locali stanno promuovendo a
favore degli operai licenziati.
Federazione Femminile
Valdese
La F.F.V. indice un concorso per
« 2 Borse di studio » di L. 200.060 (duecentomiia) cadauna annue, per una
durata di 3 anni, da assegnarsi a una
giovane appartenente aila Chiesa Vaidese che abbia difficoltà finanziarie
per portare a termine o continuare
studi adatti a dare una testimonianza
evangeiica. Le domande, corredate da
una ietterà di presentazione dei pastore delia Chiesa cui appartiene l’aspirante, vanno indirizzate entro il 30 settembre 1974 alla Presidente della
F.F.V. slg.ra Ade Gardiol - V.le Trento, 12 - 10066 Torre Pellice.
RINGRAZIAMENTO
« Venite a me, voi tutti che siete
travagliati ed aggravati, ed io vi
darò riposo» (Matt. 11; 28).
La moglie ed i figli del compianto
Eugenio Alessandro
Giacomino
ringraziano sentitamente tutte le persone che hanno preso parte al loro
dolore, particolarmente i medici ed il
personale dell’Ospedale di Pomaretto.
Pomaretto, 31 agosto 1974.
Infine si è parlato dell’aspetto dell’integrazione che ’parte’ subito: la confluenza di « Voce Metodista » ne « L’Eco - La Luce ». Un gruppo di lavoro
costituito dal direttore di « Voce Metodista », past. Mario Sbaffi e dal past.
Valdo Benecchi, e dal comitato di redazione de « L’Eco-La Luce », ha avuto una serie di riunioni e ha tracciato
alcune linee per il periodico comune,
che inizierà con il 1° gennaio prossimo
(si prevede un ’lancio’ per il tempo di
Avvento), secondo quanto indicato nel
progetto (punto 43): « Il periodico ufficiale della Chiesa così come essa risulta dall’integrazione valdo-metodista
viene intitolato ’La Luce’ con il sottotitolo ’settimanale delle chiese evangeliche valdesi e metodiste’. Tale periodico avrà un’edizione con la testata
’L’Eco delle Valli Valdesi’, fermo restando il predetto sottotitolo e il contenuto. Nel comitato di redazione viene assicurata la partecipazione metodista. La testata rimane proprietà della 'Tavola Valdese che nomina il direttore sentito il Comitato Permanente
della Chiesa evangelica metodista d’Italia ». Conferenza e Sinodo avrebbero
dovuto avere in mano un ’numero di
prova’ ma la dispersione delle ferie ha
impedito la realizzazione del progetto.
Il periodico comune seguirà nelle grandi linee la traccia attuale, ma dovrà
riflettere chiaramente l'apporto metodista; e la confluenza sarà pure occasione — si spera — di rilancio e di
rinnovamento.
Si è lamentata la mancanza di un
preventivo preciso; questo, però, dipende in misura rilevante dal numero
di abbonati di « Voce Metodista » che
vorranno diventare lettori de « La Luce-L’Eco », nonché dalle variazioni dei
costi tipografici, la cui previsione esatta non è facile.
La discussione si è concentrata soprattutto sul lavoro redazionale. Qualche disagio si è avvertito da parte metodista perché tale discussione è stata
in forte misura determinata dall'ampio paragrafo della relazione della
Commissione d’esame sull’operato della Tavola, dedicato a questo aspetto
della stampa periodica: un documento che la ConJferenza Metodista ignorava. La C. d’e. aveva dichiarato:
« ...sembra opportuno cogliere l’occasione per la creazione di qualche cosa
di più moderno dato che almeno l’EcoLuce da alcuni anni accusa una certa
stanchezza » e, rifacendosi anche alle
« documentazioni sul problema della
stampa periodica » allegate al Rapporto al Sinodo 1970, che aveva discusso
la questione, ha notato che « il comitato dell’Eco-Luce fino ad oggi non
sembra avere svolto un ruolo redazionale poiché i suoi componenti si sono
più che altro limitati a fornire collaborazione individuale... Di conseguenza la linea del giornale è stata quella
del suo direttore ». La C. d’e. chiedeva
quindi che si attui un autentico lavoro redazionale collegiale e a tale scopo proponeva questo ordine del giorno: « Il Sinodo, considerato il programma di lavoro per la confluenza
della ’Voce Metodista’ ne ’L’Eco - La
Luce’, riconosciuto utile che la condu
zione del periodico sìa affidata a un
comitato rappresentativo delle Chiese
Valdese e Metodista, ma che la redazione del settimanale sia affidata a un
comitato esecutivo realmente operativo, riconoscendo al direttore la sola
funzione di coordinatore, invita la Tavola, in accordo col Comitato Permanente Metodista, a tener conto di questa esigenza nel procedere alla nomi
na dei suoi rappresentanti nel comitato; invita altresì il comitato stesso
a presentare al Sinodo ’75 un dettagliato programma per l’attività futura, completo di rendiconti e preventivi "finanziari, valendosi delle esperienze che potrà realizzare nel prossimo
anno ». ,
Il nocciolo della richiesta stava nel
limitare drasticamente la responsabilità del direttore, lamentando che « la
linea del giornale sia stata quella del
direttore ». Questi ha fatto presente di
ritenere ingiusta questa valutazione,
sia per l’apporto costante e cospicuo
di molti e vari collaboratori e in particolare di membri del comitato di redazione, sia perché la ’sua linea’ è m
realtà consistita nello sforzo di fare
spazio alle varie convinzioni e posizioni presenti nelle nostre chiese. Il suo
sforzo di ’distanza critica’ è stato inteso, e a suo avviso frainteso, come
’equidistanza’ fra i contendenti, fredda e disimpegnata. Il dibattito è stato
lungo e alla fine — notando che la decisione di fondo era stata presa approvando il punto 43 del ’progetto’ — e
stato votato questo ordine del giorno
di formale mediazione, proposto dal
past. Aldo Comba:
Il Sinodo Valdese e la Conferenza Metodista, riuniti in sessione
congiunta, in attuazione del par. 43
del «Progetto di integrazione globale tra le Chiese Valdesi e Metodiste», invitano la Tavola Valdese
e il Comitato Permanerite ad affidare la redazione del periodico « La
Luce» a un Comitato redazionale
in grado di lavorare in modo effettivamente collegiale, nel rispetto è
nella valorizzazione delle diverse
componenti delle due Chiese; invitano altresì il Comitato a presentare a Sinodo e Conferenza (sessione congiunta 1975) un dettagliato
programma per l’attività futura,
completo di rendiconti e preventivi, valendosi delle esperienze che
potrà acquisire.
Gino Conte
IN BREVE
Il Seggio del Sinodo era così
composto: Bruno Corsani, presidente ; Angelo Luzzani, vicepresidente ; Bnmo Costabel, Paolo Gardiol, Paolo Ribet, segretari; Mario Bianconi e Evelina
Pons, assessori.
La Commissione d’esame era
costituita da Franco Giampiccoli, Emilio Nitri, Carlo Pons e
Franco Sommani, relatore.
La Commissione delle proposte, che nel corso del Sinodo raccoglie e vaglia proposte da sottoporre all’assemblea, era composta da Guido Colucci, presidente, Adriano Donini, Graziella Fornerone, Agostino Garufi,
Franco Monaco.
L’Assemblea sinodale era costituita da 150 membri con voce
deliberativa e da 19 membri con
voce consultiva.
La prossima sessione sinodale
europea si aprirà, a Dio piacendo, domenica 24 agosto 1975 in
Torre Pellice; il Seggio ha designato quale predicatore d’ufficio il past. Achille Deodato,
supplente il past. Neri Giampiccoli.
I culti mattutini, che riunivano i membri della Conferenza
Metodista e del Sinodo Valdese, sono stati presieduti da Domenico Cappella (Matteo 20;
1-16), Aldo Comba (Matteo 23;
8-9), Giorgio Spini (Daniele 4 e
Luca 12; 54-57) e Roberto Nisbet
(Genesi 19: 16). Il culto conclusivo di santa cena è stato presieduto dal presidente del sinodo, dal moderatore della Tavola
Valdese e dal presidente della
Conferenza Metodista.
II Corpo Pastorale ha esaminato, in una sua seduta serale,
il testo definitivo della « Concordia di Leuenberg», fra Chiese
luterane e riformate europee.
Sebbene si siano manifestate
certe riserve, a causa del carattere prevalentemente luterano
del testo, in riferimento alla visione dei sacramenti, ad esempio, gli elementi positivi hanno
prevalso, e così, il Sinodo, udito
il parere del Corpo Pastorale,
ha approvato la Concordia, e ne
ha trasmesso il testo alla sessione sudamericana, per la seconda votazione.
8
pag. 8
I NOSTRI GIORNI
N. 35 — 6 settembre 1974
Il nostri monilD è impazzilo
Mentre la crescita demografica si fa rapida, ristagna
o regredisce, proporzionalmente, la produzione alimentare, specie nei paesi in via di sviluppo
Il nostro mondo è impazzito perché
ha perso un certo numero di controlli.
Il primo è il controllo demografico.
Mai nella storia del nostro pianeta il
tasso d’aumento della popolazione
mondiale ha raggiunto lo cifra odierna: il 2% all’anno, in media, ma per i
paesi in via di sviluppo, dove la situazione alimentare è più difficile, è del
2,6 o 2,7%.
Se si confronta questo progresso
della popolazione a quello della produzione agricola, e sopratutto alla produzione alimentare deH’insieme dei
paesi in via di sviluppo, si constata che
dal 1959 al 1969 le due curve sono rimaste, grosso modo, parallele. Durante quei dieci anni vi è stata dunque
stagnazione della produzione alimentare per abitante nei paesi del Terzo
mondo. Ma dopo il 1969 non si tratta
più di stagnazione, bensì di ritiro, perchè la crescita della produzione agricola di quei paesi è stata e rimane
largamente inferiore a quella della popolazione. Il direttore generale della
FAO, A. Boerma, non si stanca di ripetere: « A meno di un miracolo, il secondo Decennio dello sviluppo cominciato nel 1970 — è già perduto in
fatto di sviluppo agricolo ».
I due fenomeni, quello della demografia galoppante e quello dei progressi assai lenti della produzione alimentare, si sommano, sicché rischiamo di
giungere a una situazione di fame generale nel corso del prossimo decennio. Lo avevo già detto nel 1966 nel
mio libro Nous allons à la famine; ma
oggi la fame è già presente nella fascia
della siccità, non solo nel Sahel e in
Etiopia, ma in tutta l’Asia meridionale; qui, infatti, il numero di persone
colpite da malnutrizione è maggiore,
anche quest’anno, che nell’Africa occidentale, sebbene la situazione vi sia
meno drammatica.
NUTRIRE GLI UOMINI
O I MAIALI?
Questa carestia rischia di aggravarsi negli anni avvenire. Ho ricevuto ultimamente un telegramma da Norman
Borlaug, che ha avuto il Premio Nobel
nord-sud-estovest
I La lega delle società di Croce Rossa ha
annunciato a Ginevra che sono 36 milioni le persone colpite in vario modo dalle
inondazioni che attualmente interessano Bangladesh, Birmania, India e Nepal; un altro
milione di persone sono state colpite da
inondazioni nell’isola di Luzon, nelle Filippine.
H Si è conclusa a Caracas con scarsi risultati la terza Conferenza delle Nazioni
Unite sui diritti del mare. I 148 paesi partecipanti non sono giunti a un accordo generale, ma si è presa migliore conoscenza dei problemi e delle rispettive posizioni su una futura legge marittima.
■ Il Fronte Nazionale, una coalizione di
nove partiti, al governo in Malaysia, ha
confermato le sue posizioni, conquistando nelle recenti elezioni 120 dei 130 seggi già assegnati; gli altri 24, relativi agli Stati di Sarawak e Sahah (la Malaysia è una federazione)
saranno decisi appena giungeranno i risultati, difficili da raccogliere nella giungla del
Borneo. I partiti di opposizione, che hanno
seguito specie nella popolazione cinese, hanno avuto dieci seggi.
■ Dai cantieri di Tokio è salpata la « Mutsu », la prima nave giapponese a propulsione nucleare, per le prime prove di macchina nel Pacifico. Circa 350 pescherecci hanno
cercato di bloccare l’uscita, in protesta contro il rischio di contaminazione radioattiva
delle acque.
■ Panama è il settimo paese dell Organizzazione degli Stati Americani a decidere
di allacciare o riallacciare relazioni diplomatiche con Cuba, dopo Messico, Perù, Argentina, Giamaica, Barbados e Trinidad.
niMiiiiiniiiiimiiiiiiiiiiimmiiinmiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiim
Petrolio
per la pace 1970 e il Premio scientifico
dell’Unesco per avere selezionato i frumenti della Rivoluzione verde, dell’agronomo americano Tester Brown, autore de 7 semi della trasformazione, e
di altri eminenti politici statunitensi, i
quali mi chiedevano di firmare un appello circa il pericolo gravissimo di carestia mondiale. Contemporaneamente
Sicco Mansholt, che è stato presidente
della CEE, avverte che la crisi alimentare mondiale è assai più grave, oggi,
della crisi energetica, e aggiunge:
« Dobbiamo scegliere fra nutrire i
maiali o nutrire gli uomini ».
Quali sono gli argomenti di Borlaug,
Tester Brown e Mansholt? Anzitutto,
nel corso del decennio 1960-70 negli
Stati Uniti, nel Canada e anche in Australia, in Argentina e in Francia vi
erano alla fine di ogni campagna agricola degli stocks di cereali eccedenti.
Negli USA. è stato perfino votato una
legge — la Public Law 480 — per cercare di riassorbire tali eccedenti. In
Europa, d’altro lato, vi era una montagna di burro della quale non si sapeva
che fare. Oggi tali stocks sono spariti,
la montagna di burro si è sciolta, non
ci sono più riserve di grani.
Seconda osservazione: vi era negli
USA una superficie di terre coltivabili
valutata a circa 20 milioni di ettari
(l’equivalente della totalità dei terreni
coltivati in Francia) posta in riserva
di produzione: la Banca del suolo pagava gli agricoltori perché non coltivassero le loro terre. Ora, da tre anni
questi 20 milioni di ettari sono stati
progressivamente rimessi in coltura.
Infine vi è il sovraconsumo di carne.
Negli USA in meno di trent’anni il
consumo di carne di bue è raddoppiato (da 55 libbre-per abitante nel 1944
a 110 libbre nel 1973). In Francia il consumo di carni è raddoppiato dal 1930
al 1973. Per assicurare questo consumo massiccio di carne diamo al nostro
capitale animale proteine che sarebbero direttamente consumabili daU’uomo e che mancano terribilmente ai
bambini dei paesi in via di sviluppo
d’Africa, d’Asia meridionale e anche di
una parte considerevole deH’America
latina: farine a base di pesci pescati
al largo del Perù o dell’Angola, polvere di latte per nutrire vitelli da macello, schiacciate di soja negli USA o di
arachidi in Africa...
VERSO UNA RIPARTIZIONE
DELLE RISORSE RARE?
Di fronte a questa situazione il solo
mezzo a nostra disposizione per evitare carestie spaventose negli anni venturi, è di considerare una diversa ripartizione delle risorse alimentari vegetali mondiali. Allo stato attuale della produzione agricola, vi sarebbe di
che nutrire 900 o 950 milioni di uomini
se ognuno avesse le stesse razioni alimentari che negli USA; $e invece ognuno mangiasse come un vegetariano del
l’India, ci sarebbe di che nutrire 6 o
7 miliardi di esseri umani.
Ancora, gli USA consumano un terzo
dell'energia prodotta nel mondo, e fra
il 20 e il 40% dei minerali. A mio parere bisognerebbe creare una specie di
organismo mondiale avente il compito di procedere a una ripartizione più
equa delle risorse rare, quando sorgano difficoltà di approvvigionamento di
petrolio, carbone, uranio, ecc.
Ma poiché le risorse del mondo sono comunque limitate, occorre considerare quanto prima un rallentamento
considerevole e presto un arresto della crescita della popolazione mondiale.
Questo era già stato chiestp nel 1950
alle Nazioni Unite dal governo di Ceylon (Sri Lanka). Ci son voluti sedici
anni per vincere, alle Nazioni Unite,
l’opposizione a qualsiasi divulgazione
del controllo delle nascite. Dal 1966 le
N. U. hanno accettato di finanziare ricerche e propaganda in favore di tale
controllo, ma finora esse sono state
limitate ai paesi in via di sviluppo,
cioè ai paesi poveri. Ora, occorre arrestare al più presto anche negli USA,
nel Canada, in Europa occidentale la
crescita della popolazione, poiché le
politiche che incoraggiano la natalità
in questi paesi mi sembrano incompatibili con le politiche di restrizione
delle nascite nei paesi poveri.
René Dumont
(Informations Unesco).
VITA ITALIANA a cura di Emilio
Verso la fine del centrosinistra?
La crisi di ottobre potrebbe portare
a una svolta democratica nella politica italiana, ma vi sono anche serii rischi di tentativi « golpisti ». Il ruolo
giocato nella crisi dagli USA e dalla
NATO.
Ai temi del carovita e della crisi cipriota, si è aggiunto, nei commenti
dei politologi, quello dei rapporti tra
i partiti della maggioranza (in particolare la DC) e il PCI.
L’argomento per la verità non è nuovo, ove si consideri ad esempio il crescente peso politico del PCI nel nostro
paese, ma non è per caso che oggi esso acquisti una nuova dimensione. La
crisi in atto ci coinvolge tutti e non si
può eternamente fare appello al « senso di responsabilità », alla « collaborazione », allo « spirito di sacrificio » di
tutte le parti, senza coinvolgerle, senza far cadere le preclusioni, senza cercare un rapporto nuovo di partecipazione. Ecco allora di fronte alla maggioranza di governo e alle forze che
essa rappresenta e organizza, il « prò
Difficoltà e sofferenze
di pubblicisti delTest
Un arresto ingiustificato in Romania
Dalla Romania giunge notizia che al
principio di luglio l’etnografo ungherese Zoltan Kallos è stato arrestato e
condotto in località ignota. Con lui
sono spariti tutti i suoi libri scientifici, nastri registrati, note. Come motivazione dell’arresto si adduce l’omosessualità, che però viene contestata
dagli ambienti che lo conoscono; il
motivo dev’essere un altro. Zoltan
Kallos, anziano in una chiesa riformata romena di lingua ungherese, è
un raccoglitore di ballate popolari
magiare, delle quali ha già pubblicato
due raccolte. I due volumi hanno grande successo in Ungheria e si possono
acquistare ovunque. Il peeriodico riformato ungherese « Beformatusok
Tapi a » aveva ampiamente presentato
l’opera del Kallos, nel suo numero
del 24 febbraio scorso.
Pubblica nel samizdat:
non può uscire dall’URSS
Nell’autunno 1973 il noto pubblicista
ortodosso russo Anatolij Levitin Krasnov, collaboratore del samizdat, è stato invitato dall’Università di Utrecht
a dare una serie di lezioni; inviti analoghi aveva ricevuto dalla Svizzera e
da Israele. A quasi un anno di distanza, egli attende sempre il passaporto.
Alla Conferenza sulla sicurezza e la
collaborazione, voluta dall’URSS e negli scritti di propaganda sovietici si
parla molto di scambi di uomini e di
idee, ma la realtà è assai diversa. Nel
caso di Levitin si adducono quale motivo di ostacolo piccole questioni formali.
Processo contro l’editore
dì una rivista del samizdat
La procura di Stato di Vladimir
istruisce un processo contro l’editore
della rivista del samizdat « Vece », V.
Ossipov. A differenza della « Cronaca
dei fatti correnti », edita clandestinamente, all’inizio l’Ossipov lavorava
apertamente: indicava nome e indirizzo, basandosi sul fatto che le leggi sovietiche non vietano una simile rivista
manoscritta. Il primo numero apparve
FU settembre 1972 e conteneva, come
i numeri successivi, contributi di cultura, storia, religione, questioni sociali e una cronaca d’attualità. « Vece »
cadde presto sotto la critica, e Ossipov fu messo sotto controllo costante. Dopo la comparsa del nono numero della rivista, egli comunicò di rinunciare a ulteriori pubblicazioni; altri redattori pubblicarono, senza sua
collaborazione, un decimo numero.
AirOssipov si contesta di avere diffamato l’Unione Sovietica. Avendo
egli rinunciato a ulteriori pubblicazioni, non si procederà duramente contro di lui, e non si avrà alcun processo spettacolare. Naturalmente il procuratore si pone la domanda: come è
giunto all’estero questo materiale?
(sepd)
B II governo di Londra nazionalizzerà alcune zone della costa scozzese per la costruzione di piattaforme destinate alla estrazione del petrolio del Mare del Nord.
■ Lungo le coste di Norvegia, al largo dell’imboccatura del Sognefjord, è stata
scoperta una nuova, enorme falda petrolifera
sottomarina, maggiore di quella già in estrazione a Ekofisk ammonterebbero a 1 miliardo di barili, e la produzione quotidiana dovrebbe arrivare ai 370.000 barili di greggio,
il nuovo giacimento, Statfjord sembra raccbludere almeno 2 miliardi di barili e dovrebbe fornire almeno 400.000 barili al giorno,
cioè 20 milioni di tonnellate all’anno. L’attuale fabbisogno norvegese di petrolio è di
circa 9 milioni all’anno. Il giacimento sarà
sfruttato pariteticamente dalla Mobil e dal
nuovo ente petrolifero statale, Statoli. Il governo e gli industriali intendono evitare che
si verifichi « un eccesso di ricchezza » e uno
sviluppo troppo forte e rapido che sconvolgerebbe la sana economia della piccola nazione
nordica, 4 milioni di abitanti.
COME
UN PREMIO
NOBEL
DELLA PACE
FA LA GUERRA
^ Su « Le Monde» del 21.8.’74, M.
Duverger scrive':
« Nelle regioni vicine all’Europa occidentale, nelle quali questa è più direttamente interessata che altrove, la
politica USA è apertamente divenuta
più brutale e più violenta sotto Kissinger che sotto i suoi predecessori. Taluni concetti attribuiti al premio Nobel della pace 1973, a proposito dei
conflitti che non si risolvono che a
caldo, hanno forse contribuito allo scatenamento della guerra arabo-israeliana dell’ottobre scorso.
In ogni caso Kissinger è corresponsabile, tramite la CIA, della guerra di
Cipro. L’atteggiamento di Washington,
subito dopo lo scatenamento della
guerra di Cipro, ha rivelato chiaramente quali siano state le iniziali simpatie del segretario di Stato, e quale la
sua disinvoltura nei riguardi della legalità e dell’ordine democratico. Rapidità di riflessi ed elasticità di spirito
sono dimostrate dal voltafaccia che
Kissinger ha saputo fare dopo lo sbarco turco, spostando su Ankara la posta
puntata, in un primo momento, su Atene: ma anche disprezzo verso gli alleati, da lui ridotti ai pezzi d’un gioco di
scacchi, che si spostano con indifferenza superba nei riguardi della volontà dei popoli, dei loro ideali, del sangue versato e delle rovine accumulate.
Certamente nessuno può dimenticare come e quanto Kissinger prese parte allo sviluppo della distensione fra i
Due Grandi. In quel campo, egli contribuì a render l’ipotesi d’una guerra
mondiale, meno probabile di prima, di
quanto cioè non lo fosse (in ogni caso) a partire dalla generalizzazione e
diffusione dell’arma atomica. Kissinger contribuì, d’altra parte, a render
meno calda la più violenta delle guerre limitate: quella del Vietnam, che si
cronicizzava nel quadro della coesistenza pacifica fra super-potenze. Ma
Kissinger non ha impiegato pari energia per impedire lo scatenamento di
nuove guerre limitate. Anzi, tutto il
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
contrario! Egli sembra considerare le
nuove guerre limitate come un mezzo
accettabile per sbloccare certe situazioni, allo scopo d’estendere l’influenza
e la potenza del proprio paese. Il conflitto arabo-israeliano del 1973, per es.,
ha capovolto l’equilibrio egiziano e ha
fatto cadere l’Egitto nell’orbita USA.
Analogamente le battaglie di Cipro nel
1974 pongono fine al regime semi-neutralista di mons. Makarios ed assicurano l’egemonia americana sull’isola ».
(Ci sembra di dover avvertire il lettore che, a nostro parere, è ancora
troppo presto per poter accettare, senza qualche riserva, quest’ultima valutazione. Ad ogni modo ci sembra indubbio che le intenzioni di Kissinger,
nella questione di Cipro, siano state
proprio quelle indicate qui dall’articolista).
« In entrambi i casi, gli Europei sono stati trattati come degli oggetti che
Washington monopolizza a suo uso e
consumo. Diamo atto a Kissinger della
chiarezza e franchezza delle sue operazioni in questo campo. Egli dice ql
Vecchio Mondo, quasi apertamente:
"Serrate i ranghi e fate silenzio pei
ranghi! A questo prezzo, voi sarete
protetti ed approvvigionati con benefici ragionevoli. Voi potrete perfino conservare la democrazia interna, o ritrovarla in parte, quando certi colonnelli
non saranno, o non saranno più neces
sari per mantener l’ordine’’ ».
Ci sia permesso di precisare che, invece dei sostantivi « chiarezza »e «franchezza » per qualificare le operazioni
di kissinger, noi ne preferiremmo altri, come ad es.: « cinismo », o « spudoratezza », o « sfrontatezza » ecc.
IL RITORNO DI
ANDREA PAPANDREU
Sono tornati in Grecia Mikis
Theodorakis, Amalia Fleming, Elena
Vlachu, Giorgio Plytas, Alessandro Panagulis e tanti, tanti altri. Ecco come
Mino Monicelli, nell’art. già citato nel
num. precedente di
questo settimanale
(«Espresso» del 25.
8.’74), descrive il ritorno di Andrea Papandreu.
« All’aeroporto, sulla strada che conduce in città, c’era una marea di gente, 50.000, forse 60.000 persone. Molte
più del previsto. Se fosse tornato 10
giorni prima, di gente ce ne sarebbe
stata un terzo. Di Andrea Papandreu
ha detto la sua segretaria: "Dice le cose più ovvie nel momento sbagliato”.
Ma questa volta Papandreu s’è dimostrato un tempista eccellente. E arrivato sulla cresta della grande ondata
di fondo antiyankee. È stato un trionfo, pari a quello che gli ateniesi decretarono un mese fa a karamanlis; forse
più significativo, perché inatteso. Ora
davvero possiamo dire di aver capito
che i leader che possono vantare un
seguito nella Grecia postdittatura sono solo due, Karamanlis e Papandreu.
Dicono che Karamanlis sia dotato di
carisma, specialmente nelle campagne.
E dubbio che Andrea ne sia provvisto.
Tuttavia possiede irruenza e grinta; e
la grinta piace ai giovani, la cui radicalizzazione è forse la cosa più significativa avvenuta in questo paese negli
ultimi anni. Tra le cose ovvie dette da
Andrea nel momento sbagliato (cioè
appena 24 ore dopo il meraviglioso
martedì della liberazione) c’è probabilmente l’affermazione che nulla è in
realtà cambiato in Grecia, perché sono
sempre gli americani a condurre il gioco. Sembrò il grido d’un isolato. Oggi
questa è una convinzione panellenica.
Ecco perché, la settimana scorsa, c’erano 60.000 persone a dargli il benvenuto. I gruppi più numerosi erano quelli
della gioventù Rigas Pheraios, una formazione che fa capo al partito comunista interno e dell’Anti-Ephee, un sindacato studentesco aderente al partito
comunista esterno. Naturalmente c’erano anche i giovani papandreisti: urlavano "Andreas, Andreas”, mentre lo
slogan delle due frazioni comuniste
era: “Solo leader è il popolo” ».
blema del partito comunista » e la possibilità, ancora lontana, ma non inverosimile, di porre fine aH’anticomunismo di principio, e di aprire un discorso realistico con l’opposizione. Il PCI,
dal canto suo, porta avanti una strategia concreta • e abile. Esso noUv mette
in discussione l’appartenenza dell’Italia alla CEE e alla NATO, non prospetta una riduzione del settore privato
dell’economia nazionale, non aspira a
una crisi delle istituzioni: esso chiede
un mutamento negli indirizzi economici generali, un nuovo modello di
sviluppo, che faccia perno sul settore
pubblico della nostra economia, attraverso un nuovo piano di investimenti,
e l’effettivo funzionamento democratico degli enti locali (Regioni, Provincie e Comuni).
Certo, gli stessi comunisti non si nascondono i pericoli che tale linea comporta: essa può alimentare delle illusioni su una facile prospettiva di trasformazione della società, e in definitiva potrebbe risolversi in uno scacco.
La stessa sinistra è divisa nella valutazione di questo problema. A riprova
della validità della loro linea politica
tuttavia i comunisti sottolineano la resistenza che ad essa oppongono non
solo le forze tradizionalmente conservatrici, ma anche i partiti della coalizione governativa. Il PSI teme di essere emarginato dal « grande dialogo »
DC-PCI, e di perdere buona parte del
suo « spazio politico ». Gli altri partiti
di governo, e in particolare la DC, al
di là della abituale difesa di principio
del sistema democratico, che verrebbe
messo in pericolo dall’inserimento del
PCI nell’area di governo, temono il
contraccolpo che questo inserimento
provocherebbe negli investimenti del
grande capitale privato, e la crisi di
fiducia di larghi strati del ceto medio,
e nello stesso tempo la perdita dei loro
centri di potere clientelare.
Ma non sono solo questi gli argomenti di coloro che si oppongono all’inserimento dei comunisti nell’area
di governo. Uno dei motivi più importanti per cui questo inserimento non
deve avvenire è infatti, secondo le dichiarazioni di molti uomini politici,
l’incompatibilità di tale mutamento
nella politica italiana con la nostra politica estera. Sono anzi adombrati, nelle dichiarazioni di alcuni, dei veti posti dagli USA all’inserimento del PCI.
Se anche non abbiamo le prove di
questo fatto, ci sembra credibile che
tali veti per lo meno ci siano stati. £
stato alla vigilia di elezioni generali,
che nell’opinione di tutti dovevano dare la vittoria alla sinistra greca, che
nel 1967 fu organizzato il colpo di stato che portò al potere in quel paese il
governo dei colonnelli. E oggi che in
Grecia sta ritornando la democrazia,
viene colà affermato, anche a livello
ufficiale, che il colpo è stato preparato e portato a compimento dalla CIA,
ossia dal servizio segreto americano.
È la dottrina della « sovranità limitata », enunciata brutalmente da Breznev nei confronti dei paesi legati all’URSS, che viene applicata con non
minore spregiudicatezza, .anche se non
dichiaratamente, dagli USA, nell’area
da questi controllata.
E ora per l’Italia la situazione minaccia di aggravarsi. L’uscita della
Grecia dalla organizzazione militare
della NATO porta infatti l’Italia in prima linea nel blocco delle nazioni occidentali, mentre la crisi di Cipro e la
persistente instabilità della situazione
medio-orientale rendono concreti i rischi di un conflitto nell’area mediterranea.
Il prossimo autunno non ci presenta
quindi rosee prospettive. Mentre il costo della vita va aumentando, e alcuni
generi di prima necessità scompaiono
dal mercato per manovre di_ incetta,
sono già previsti oltre I milione di
nuovi disoccupati per i prossimi mesi.
Il governo è debole e diviso, oltre a
essere incapace di fronteggiare la grave situazione economica. A una politica di svolta negli indirizzi politico-sociali, che potrebbe avere qualche
chance di successo se portata avanti
con coraggio, si oppongono le forze
moderate di governo, la borghesia
sempre timorosa di innovazioni, e probabilmente misteriosi veti stranieri,
oltre il grave rischio di tentativi autoritari, che nell’attuale situazione potrebbero avere anche qualche possibilità di successo.
È per questo che le organizzazioni
popolari, partiti e sindacati, non possono, in questo difficile momento, non
far sentire la loro voce per il superamento della politica dei blocchi, contro l’instaurazione di nuove basi rnilitari straniere sul nostro territorio,
cioè per uno sganciamento dalla soggezione al nostro potente « alleato »,
non meno che per una svolta nella politica economica e sociale del paese.
(a. d.)
Alla redazione di questo numero
hanno collaborato Lamy Coisson,
Marco Tullio Fiorio, Roberto Peyrot. Paolo Ricca, Bruno Rostagno,
Giorgio Tourn, E. e S. Tron.
’ Dallo stesso art. da noi citato nel n. preced. di questo settimanale.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 ■ 8/7/1960 _____
Coop. Tip. Subalpina - Terre Pellice (Torino)