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pi) ti ho perdonato quel debito enor‘ •perché tu mi hai supplicato. Dovemche tu aver pietà del tuo compa0, così come io ho avuto pietà di te»
Matteo 18, 32
ÌA cosiddetta parabola del servo
crudele è posta da Matteo nel coniato di una serie di insegnamenti che
■Sesù dà sulla vita comunitaria e queHO fatto ci permette di leggerla almeno
indue modi differenti. Innanzitutto,
¡giro pone la questione a livello persole: quante volte si può o si deve per^nare al fratello che ci offende? Ed azitda una ipotesi: sette volte. Gesù gli
mnde raccontando di un personag0 a cui è stato appena condonato un
ibito più 0 meno pari al disavanzo
postato italiano, che non è capace di
Metterne a un suo sottoposto uno da
lieci milioni. L'attenzione viene subito
^rata dall’enorme sproporzione dei
ine debiti: come possiamo, dice Gesù,
merci a dare delle regole e dei limiti
il perdono nei confronti dei fratelli,
'jmndo a noi è stato condonato un delltoben più grande? Spesso noi pensiaim ìa chiesa come la società che deve
'^stite il perdono di Dio: in realtà essa
m deve far altro che lodare il Signore
tenere di conseguenza. La grazia e la
che abbiamo ricevuto deve deborda noi e raggiungere e comagiare
che ci vivono attorno.
ITO abbiamo detto fin qui ci
(0orta a considerare anche una seconda chiave di lettura, in quanto la
pmboki di Gesù contiene una parola
àenon ci può lasciare indifferenti:
abito. Un debito rimesso. Certo, posiamo spiritualizzare l’insegnamento
del Cristo e affermare che qui non si
tutta di vile denaro ma di cose molto
più serie, quali il peccato e i rapporti
tterpersonali. Potrebbe anche essere
|wì; del resto, la parabola è stata interpretata per secoli in questo senso,
limane, però, il fatto che la parte povera del mondo vive schiacciata sotto
ilpeso del debito pubblico e che la sua
economia, con un tale cappio al collo,
! viene soffocata. Credo proprio che
un cristiano occidentale non possa re. 'Stare tranquillo di fronte a una situaftdone che, tra l'altro, rischia di divenne esplosiva e assolutamente pericolosa per l’Occidente stesso.
È poi, Gesù ha detto: «Rimetti il debito settan ta volte sette»; non ha detto: «Non rimettere il debito, al massiWo riduci un po' il tasso di interesse»,
ì^rdo che qualche anno fa, quando
^Svizzera festeggiava i settecento anni
¡della Confederazione, le chiese appogì^arono una raccolta di fondi, 700 milioni di franchi, da investire in iniziatiche che permettessero, a lungo termine,
di abbassare il debito dei paesi del Sud
del mondo. Non so come sia andata a
finire. In Italia qualcuno definì l iniziativa «moralista» (parola che sento
^mpre più spesso usare e di cui com¡prendo sempre meno il significato). A
tne sembrava una buona idea, il modo
tnigliore per ringraziare per la propria
nbertà. Ora Graz rilancia l'idea del
condono. So bene che è un tema molto
delicato, sul quale non è permesso essere superficiali e non sono ammesse batnlità. Ma, proprio per questo, dei cristiani che sanno che un gran debito è
stato loro rimesso non lo possono lassare cadere con troppa facilità.
Eaolo Ribet
L'«esame di coscienza» riproposto da un colloquio intraecclesiale tenutosi in Vaticano
Le radici dell'antigiudaismo cristiano
Osrìi confessione cristiana deve riconoscere senza reticenze gli errori e i peccati della propria
tradizione a qualunque livello si siano manifestati. Il cammino del protestantesimo tedesco
DANIELE GARRONE
Circa eo vescovi e teologi cattolici, con raggiunta di un rappresentante ortodosso e uno protestante, chi scrive, riuniti in Vaticano
dal 30 ottobre al 1“ novembre, barino riflettuto su «Le radici dell’antigiudaismo in ambiente cristiano»
nel colloquio intraecclesiale indetto
dalla «Commissione storico-teologica» del Giubileo del 2000 come
momento di approfondimento in
vista deU’«esame di coscienza» e
della «purificazione della memoria»
che la chiesa di Roma intende effettuare in preparazione al terzo millennio. Si è trattato di una tappa significativa del cammino iniziato
con la dichiarazione conciliare (Vaticano II) Nostra Aetate e che si intende proseguire nella direzione
tracciata dalle numerose afferrnazioni di Giovanni Paolo II sull’ebraismo e l’antisemitismo.
Per secoli, in ogni caso dal trionfo
del cristianesimo come religione
irnpeitme ilTro afta-Ohoohy-ìl criatta
nesimo ha sviluppato una vera e
propria ideologia che presenta
Israele sempre in luce negativa (dalla visione secondo cui la chiesa ha
soppiantato Israele all’accusa di
deicidio). Ben prima della comparsa
del moderno antisemitismo di
stampo razzista, il popolo ebraico
era stato «condannato alla non esistenza» dalla teologia, dalla predicazione e dall’azione del cristianesimo
trionfante. È dunque necessario che
le chiese si confrontino sia con il
problema dell’atteggiamento tenuto
di fronte allo sterminio nazista, sia
con il loro secolare atteggiamento
«teorico» nei confronti di Israele.
Nell’affrontare questi due livelli,
la chiesa di Roma opera distinguendo tra «la chiesa in quanto tale» che
è «santa» e i «peccati dei suoi figli».
Ci chiediamo se questa distinzione,
legata alla concezione romana della
chiesa e del magistero, non finisca
per ostacolare il riconoscimento del
fatto che l’antiebraismo è stato espresso non da figure marginali o
estremistiche, ma da padri e dottori. da Concili e papi, da teologi e
Auschwitz
pastori, che quindi coinvolge la
chiesa nel suo insieme, che deve
avere il coraggio di riconoscere i
propri peccati e errori e deve imprimere una svolta «epocale» nel suo
modo di concepire Israele. Ovviamente questo discorso riguarda
ogni confessione; bisogna riconoscere senza reticenze l’antigiudaismo della propria tradizione, a qualunque livello esso si sia manifestato (pensiamo ad esempio a diverse
dichiarazioni di presa di distanza di
organi luterani dalle pagine antiebraiche di Lutero).
Il processo di ripensamento deve anche riscoprire il significato di
Israele come popolo della elezione
nella storia di Dio e dell’umanità.
Nel suo discorso ai partecipanti al
colloquio il papa, come aveva già
fatto nel 1980 a Magonza, ha rivolto un significativo cenno al fatto
che «Israele persevera di fronte e
contro a tutto perché è il popolo
dell’Alleanza e perché il Signore è
fedele alla sua Alleanza, nonostan
(foto Zibecchi)
te le infedeltà degli uomini». I nodi
che sono stati e saranno oggetto
deir«esame di coscienza» della
chiesa di Roma sono in gran parte
gli stessi che anche le chiese evangeliche e il movimento ecumenico
hanno dovuto affrontare dal 1945.
Non ci risulta che un analogo processo sia in corso nell’ortodossia.
C’è dunque una dimensione ecumenica che andrebbe approfondita, già solo per il fatto che la maggior parte dei «modelli» antiebraici
si sono sviluppati nella cristianità
cosiddetta «indivisa», cioè nel primo millennio.
Particolarmente significativo, per
ovvie ragioni, è il caso del protestantesimo tedesco. Nel 1950, al Sinodo di Weissensee, la «Chiesa
evangelica in Germania» afferma:
«Crediamo che la promessa di Dio
riguardante il popolo di Israele da
lui eletto sia rimasta in vigore anche
dopo la crocifissione di Gesù Cristo.
Dichiariamo che con le nostre
omissioni e silenzi davanti al Dio
della misericordia siamo divenuti
co-colpevoli con l’empietà commessa da membri del nostro popolo nei confronti degli ebrei». A partire dal 1961, con la costituzione di
un «gruppo di lavoro cristiani ed
ebrei» all’interno del Kirchentag si
sviluppò una fase di dialogo. Nel
1975 il Consiglio delle chiese evangeliche in Germania diffuse un importante studio sul tema cristiani
ed ebrei. Questo processo pluridecennale ha trovato uno sbocco di
straordinaria importanza in varie
dichiarazioni ufficiali. Citiamo come esempio la risoluzione su «Rinnovamento del rapporto tra cristiani ed ebrei» del Sinodo della Renania del 1980 redatta con l’apporto
di ebrei. Questo testo, che ha avuto
grande risonanza e recezione sia in
Germania sia nel protestantesimo
mondiale per la radicalità delle sue
tesi, segna una svolta nei rapporti
tra protestanti ed ebrei.
Innanzitutto vi si riconoscono
con chiarezza «la corresponsabilità
e la colpa della cristianità tedesca»
nella Shoah e si rileva quanto vi abbia contribuito «il non aver prestato attenzione alla permanente elezione di Israele e l’averlo condannato alla non esistenza». In secondo luogo, si afferma una nuova
visione cristiana di Israele, ad
esempio parlando della «permanente elezione del popolo ebraico
come popolo di Dio» in aperta opposizione al «sostituzionismo» cristiano. In terzo luogo, il tono e il
linguaggio di questa risoluzione ricordano quello di una «confessione
di fede» e ciò significa die il Sinodo
della Renania ha deciso di esprimersi al più alto livello possibile.
Infine, nel 1996, la chiesa della Renania ha inserito nell’articolo fondamentale «Ordinamento ecclesiastico», quello in cui si riassume sinteticamente la confessione della
chiesa prima di esporne l’ordinamento, la seguente affermazione:
«[La Chiesa evangelica della Renania] testimonia la fedeltà di Dio che
resta fedele all’elezione del suo popolo Israele. Con Israele spera in un
nuovo cielo e in una nuova terra».
Indiani d'America
Atto di pentimento
della Chiesa episcopale
^L’interno
speciale
^ Assemblea di Torre Pellice
^clla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia
(pag. 2-9)
Il l® novembre a Jamestown, in Virginia, luogo
del primo insediamento
permanente inglese nel
Nuovo Mondo, Edmond
Browning, vescovo presidente della Chiesa episcopale americana, ha
parlato del dolore che
aveva provato leggendo
la Carta originale del re
Giacomo I che esortava la Chiesa d’Inghilterra
ad andare a convertire
gli «infedeli e i selvaggi». Durante la cerimonia, rappresentanti della
chiesa e di tribù amerinda hanno approvato una
«nuova dichiarazione di
fede» tra la Chiesa episcopale e i popoli autoc
toni degli Usa. Il nuovo
documento impegna i
membri della Chiesa episcopale a «lottare per
la giustizia riconciliando
la storia della colonizzazione e le sofferenze», a
collaborare sui problemi
sociali, politici, teologici
e spirituali e a «unirsi per
onorare, proteggere e
curare la nostra casa, la
Terra». Per il vescovo
Steven Charleston, della
nazione Choctaw d’Oklahoma, la nuova dichiarazione è «una delle
espressioni più sviluppate dell’impegno attuale
della Chiesa episcopale
di migliorare le relazioni
interrazziali». (eni)
Chiesa evangelica tedesca
Eletto il nuovo
presidente dell'Ekd
Il Sinodo della Chiesa
evangelica della Germania (Ekd), riunito la scorsa settimana a Wetzlar,
ha eletto il nuovo presidente dell’Ekd nella persona di Manfred Koch
che, dallo scorso febbraio, era presidente della Chiesa evangelica della Renania. Koch subentra a Klaus Engelhardt,
vescovo della Chiesa
evangelica del Baden,
entrato in emeritazione.
La scelta di Manfred
Koch ha sorpreso molti
osservatori che avevano
puntato sul nome del
vescovo della Chiesa
evangelica di BerlinoBrandeburgo, Wolgang
Huber. Manfred Koch,
che è stato pastore e sovrintendente a Colonia
per oltre 20 anni, è noto
come uomo di centro
che, pur avendo un approccio pastorale, non
teme di far conoscere le
proprie opinioni. Così,
durante il culto di apertura del Sinodo, al quale
era presente il cancelliere Kohl, Koch ha vivamente difeso il diritto
della chiesa ad impegnarsi in politica, affinché sia possibile «chiedere conti a coloro che
ci governano», e ha chiesto la riduzione delle disuguaglianze sociali in
Germania. (eni)
GLI IMMIGRATI CURDI
SONO PROFUGHI E RIFUGIATI
Il 7 novembre il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia,
pastore Domenico Tomasetto, ha inviato
una lettera al presidente del Consiglio,
on. Romano Prodi, in cui esprime il proprio «sconcerto di fronte a notizie riguardanti i curdi che arrivano nel nostro paese. La situazione dalla quale fuggono i
curdi è chiaramente e notoriamente una
situazione che produce profughi, richiedenti asilo e rifugiati, che non possono essere trattati alla stregua di "clandestini"
[...]. Siamo certi che Lei e il Governo da
Lei presieduto vorrete porre la massima
attenzione nell'affrontare questa emergenza con lo scopo di difendere in primo
luogo i diritti fondamentali di queste persone [...]. La questione curda vede coinvolto fra altri un paese con il quale l'Ue, e
dunque l'Italia, hanno fatto particolari accordi e stretto alleanze che includono la
sfera militare. Le chiediamo per questo di
voler con urgenza riproporre in ambito
De, con la rilevanza che merita, la questione curda affinché l'Ue assuma come
impegno prioritario la soluzione negoziata e pacifica (dunque escludendo l'uso
della forza) dell'intero problema».
2
PAG. 2 RIFORMA
■I
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 14
'REi
«“Esulta, astenie,
tu che non
partorivi!
Da’ in grida di
gioia e rallegrati,
tu che non
provavi doglie
di parto!
Poiché i figli
dell’abbandonata
saranno più
numerosi
dei figli di colei
che ha marito”,
dice il Signore.
“Allarga il luogo
della tua tenda,
si spieghino
i teli della tua
abitazione,
senza risparmio;
allunga
i tuoi cordami,
rafforza
i tuoi picchetti!
Poiché ti
spanderai a
destra e a sinistra;
la tua
discendenza
possederà
le nazioni
e popolerà
le città deserte.
Non temere,
perché tu non
sarai più confusa;
non avere
vergogna, perché
non dovrai più
arrossire;
ma dimenticherai
la vergogna della
tua giovinezza,
non ricorderai più
l’infamia della
tua vedovanza.
Poiché il tuo
creatore è il tuo
sposo;
il suo nome è:
il Signore degli
eserciti;
il tuo salvatore è
il Santo d’Israele,
che sarà chiamato
Dio di tutta
la terra”»
(Isaia 54, 1-5)
«ALLARGA LA TUA TENDA!»
Chi è questo Dio che ci fa allargare la tenda, il cuore, l'animo, l'orizzonte?
La grandezza di Dio è quella di una compassione, di un amore misericordioso
PAOLO RICCA
CARI fratelli e sorelle,
se posso adoperare una me
tafora calcistica che suppongo
familiare a molti di voi, direi che
con questo passo straordinario
per bellezza poetica e carica
profetica (è uno dei non pochi
passi della Bibbia in cui poesia e
profezia si fondono in una mirabile unità) Dio ci prende in contropiede, non ci dà il tempo di
intonare il consueto lamento
sulle nostre difficoltà, sulla nostra condizione di minoranza,
sulla nostra piccolezza, sull’esiguità delle nostre forze e dei nostri mezzi, oppure anche sull’Europa secolarizzata e allo stesso tempo invasa dai «nuovi culti» e stranamente arrendevole
alle lusinghe della «New Age»
con la sua cosiddetta «apocalisse dolce», cioè con il passaggio
non traumatico dal naturale al
sovranaturale, quasi scivolando
dall’uno all’altro, con la sua religiosità musicale fatta di armonia tra corpo e anima, tra benessere fisico e felicità spirituale,
tra salute e salvezza. Ecco, Dio
non ci dà il tempo di fare questi
discorsi, queste analisi, queste
diagnosi, queste critiche e autocritiche e ci investe quasi con un
imperativo paradossale per il
quale dubito che siamo preparati: l’imperativo della gioia, del
giubilo, dell’esultanza.
Vivere la promessa di Dio
jjÌ~^ IUBILA, o sterile, tu che
«Ij
non partorivi, da’ in grida
di gioia ed esulta, tu che non
provavi doglie di parto». «Giubila, o sterile!». Come faccio a giubilare se sono sterile? Giubila,
perché il tempo della tua sterilità
è finito! Sara era sterile, ma la
sua sterilità è terminata, ed è nato Isacco. Anna era sterile, ma la
sua sterilità è terminata ed è nato Samuele. Elisabetta era sterile
ma la sua sterilità è terminata, ed
è nato Giovanni Battista. «Giubila, o sterile!». Noi conosciamo la
nostra sterilità, la nostra predicazione che converte cosi poca
gente, che non afferra, che non
coinvolge, le nostre statistiche
poco esaltanti, la nostra stessa
Federazione che da trent’anni
non federa altri che noi stessi.
Dio gioca d’anticipo e ci mette
davanti non la nostra sterilità ma
la sua promessa. Giubila, o sterile! È possible? Sì, se non resti
ipnotizzato dalla tua sterilità e
Confessione di peccato
Spirito di Dio,
tu sei il respiro della creazione,
il vento del cambiamento che soffia attraverso le nostre
esistenze
aprendoci a nuovi sogni e nuove speranze,
la nuova vita in Cristo Gesù.
Perdona le nostre menti chiuse
che si barricano contro nuove idee
che preferiscono il passato
a ciò che tu potresti voler fare attraverso di noi, domani.
Perdona i nostri occhi chiusi
che non riescono a vedere i bisogni del tuo mondo,
ciechi alle possibilità di servizio e d’amore.
Perdona le nostre mani chiuse
che si aggrappano ai nostri doni e alle nostre ricchezze
per il nostro uso esclusivo.
Perdona i nostri cuori chiusi
che limitano il nostro affetto
a noi stessi e ai nostri cari.
sei ancora capace di guardare la
promessa. Fratelli e sorelle, abbiamo tutto come promessa. Il
tema della nostra Assemblea è
vivere l’attesa. Nella Bibbia, vivere l’attesa è vivere la promessa e
vivere la promessa è rallegrarsi in
essa, perché in essa riceviamo
ciò che è promesso. La promessa
è il modo di dare proprio di Dio.
Noi promettiamo perché non
possiamo dare. Dio promette per
dare, noi promettiamo al posto
di dare. Fratelli © sorcUo, go ©olo
il nostro sguardo sapesse fissare
le cose che non si vedono, se solo sapessimo vivere come Mosè
il quale rimase costante «come
vedendo colui che è invisibile»
(Ebrei 11, 27), se solo il motore
della nostra vita, della nostra fede, della nostra testimonianza,
fosse la promessa di Dio, tutte
quelle promesse di Dio che in
Cristo hanno già avuto il loro
«sì» e quelle di cui ancora aspettiamo il concepimento, se solo
riuscissimo a mettere al centro
di tutto, anche al centro di questa Assemblea, il grande, incondizionato, irrevocabile «sì» di
Dio, se riuscissimo a far questo,
come cambierebbero i nostri discorsi, come cambierebbe la nostra stessa attesa, come cambierebbe persino la nostra faccia,
come cambiò la faccia di Mosè
avendo contemplato la gloria di
Dio. Ecco la prima cosa che Dio
oggi ci dice: cara comunità cristiana della fine del secondo millennio, metti al centro dei tuoi
pensieri, dei tuoi discorsi, dei
tuoi piani la promessa di Dio e
vedrai tornare il sorriso sul tuo
volto corrucciato. Tu sei piccola,
ma la promessa che ti è stata fatta è grande e questa grande promessa è la forza nella tua debolezza, la ricchezza nella tua povertà, la luce nella tua oscurità, il
futuro nel tuo presente.
«Allarga la tua tenda»
Ma c’è un secondo invito che
r-
Spirito di vita nuova,
perdonaci e abbatti le mura del carcere
del nostro egoismo,
così che possiamo essere aperti al tuo amore
e aperti per il servizio nel tuo mondo,
per Gesù Cristo nostro Signore. Amen.
Christopher Ellis
Patterns of Prayers for Christian Worship,
Baptist Union & Oxford University Press 1991
Dio, giocando d’anticipo,
ci rivolge in questo passo, quello
che forse più colpisce la nostra
immaginazione. «Allarga il luogo
della tua tenda e si spieghino le
tele delle tue dimore, senza risparmio; allunga i tuoi cordami,
rafforza i tuoi pioli!». È su questo
testo che nel 1792 William Carey,
il ciahattino autodidatta che divenne uno dei protagonisti della
missione moderna, predicò davanti a un’assemblea di pastori
battisti per esortarli a prendere
sul serio l’impegno missionario,
«per la conversione dei pagani»,
come si diceva allora. Egli riassunse il messaggio del testo con
queste stupende proposizioni:
«Aspettati cose grandi da Dio, intraprendi cose grandi per Dio». E
Carey effettivamente ha intra
preso cose grandi per Dio dato
che con i due inseparabili amici
Marshman (insegnante) e Ward
(tipografo) ha tradotto e stampato la Bibbia o parti di essa in ben
44 lingue e ha composto forse la
prima grammatica della lingua
sanscrita di ben 1.000 pagine. Ma
fondamentale è il nesso tra le cose grandi che aspetti e le cose
grandi che fai: ecco che cosa vuol
dire vivere l’attesa. Vuol dire vivere l’attesa delle cose grandi di
cosc-gnmxtirperBto solo se ti attenderai cose grandi da Dio; se ti attenderai cose
grandi solo da te stesso, dagli altri o dalle circostanze favorevoli,
non farai mai nulla di grande, resterai condannato alla cosiddetta
«normale amministrazione». Ma
mi è stato detto che questi versetti sono anche volentieri citati
dagli israeliani per giustificare
l’occupazione dei territori dei
palestinesi. Non credo però che
Isaia volesse dire quello. «Allarga la tua tenda» non vuol dire
«occupa più spazio», «prenditi
tutto lo spazio che puoi» ma
vuol dire piuttosto: «Fai più spazio all’altro», fai che nella tua
tenda ci sia spazio anche per lui,
per il figlio che deve ancora nascere, per lo straniero che si affaccia esitante sulla soglia della
tua dimora, per l’altro che finora
sta fuori del tuo orizzonte. «Allarga la tua tenda» non significa
«togli spazio all’altro», ma «crea
spazio per l’altro». Ma se è così,
se allarpre la tenda significa fare spazio, allora è chiaro che prima di allargare la tua tenda devi
allargare il tuo cuore, allargare il
tuo animo, allargare la tua visione del prossimo, del mondo,
della chiesa e di Dio stesso. Sì,
prima di allargare la tua tenda
devi allargare molte altre cose.
Se la tua tenda deve diventare
più grande, bisogna che il tuo
cuore, prima, diventi più grande. Ma perché il tuo cuore diventi più grande, bisogna cbe il
tuo Dio diventi più grande.
dio dei valdesi ma non è valdese. È l’Iddio dei battisti ma non
è battista. È l’Iddio di tutta la
terra. Ecco allora il secondo invito che Dio con questo passo ci
rivolge: Allarga la tua tenda in
modo che ci sia spazio per questo Dio grande. Il tuo Dio è ancora troppo piccolo, è ancora il
Dio della tua tribù, il Dio della
tua famiglia, razza, cultura,
chiesa, confessione. «Allarga la
tua tenda» significa «abbandona la tua visione tribaie di Dio e
prendi le misure» su questo
«Dio di tutta la terra».
Ma chi è questo Dio che ci fa
allargare la tenda, il cuore, l’animo, l’orizzonte? Perché egli è
degno di essere il Dio di tutta la
terra? Che cos’è che lo fa grande
e che lo distingue radicalmente
da tutti gli idoli? Qual è il segreto
della sua grandezza? Ce lo dice il
profeta nei versetti 7 e 8: «Per un
breve istante io ti ho abbandonato, ma con immensa compassione io ti raccoglierò. In un accesso d’ira, ti ho per un momento nascosto la mia faccia ma con
un amore eterno io avrò pietà di
te». Ecco qual è la grandezza di
Dio: non è la grandezza di un
mistero, o la grandezza di una
forza esplosiva o di una incontenibile energia vitale, ma è la
grandezza di una compassione,
di una pietà, di un amore misericordioso. «Vivere l’attesa» significa allora: vivere l’attesa di
un appuntamento d’amore con
questo Dio, e allargare la tenda
per fare spazio al Dio più grande
significa allargarla per fare più
spazio all’amore di Dio. Finché
il tuo Dio resta piccolo, anche il
SUB amofe resta piccolo. Credere in un Dio grande significa
credere in un amore grande.
Fare più posto all'atriore
Questa è la terza e ultima
cosa che Dio vuole dirci con
questo testo: credere in un Dio
«atteso», più grande, significa in
ultim’a analisi fare più posto
all’amore nella nostra vita, nelle
nostre chiese, nella nostra Federazione, nel nostro impegno ecumenico, nel nostro sforzo per
costruire una città più umana.
«“Poiché
il Signore ti
richiama CQ.
una doìirid
abbandonai
d CUI spi
afflitto,
come la,
della giovili
che è stata
ripudiata”,
dice il tuo
“Per un brev,
istante io tu
abbandona
ma con imi
compassion
10 ti raccogli
In un accessi
d’ira, tihoì
un momenti
nascostola}
faccia,
ma con un ai
eterno io avh
pietà di te”,
dice il Signori
11 tuo salvato
“Avverrà
per me corne i
delle acque dn
Noè;
poiché, come
giurai che le
acque di Noè
non si sarebh
più sparse
sopra la terra,
così io giuro di
non irritarmi} “
contro di te,
di non
ITO
m i nnr.rin rtì.m\
Anche se ™
i monti si
Predicazione tenuta al culto di
apertura delTAssemblea della
Federazione delle chiese evangeliche in Italia.
icace
allontanassen
e i colli
fossero nmosstjti
l’amore mio
non si
allontanerà
da te, PSan
né il mio
di pace sarà aam
rimosso”,
dice il Signore,
che ha pietà di 9’age
(Isaia 54;
«L'Iddio di tutta la terra»
proprio questo il Dio di cui
parla Isaia quando dice che
Epropi
parla
il Dio d’Israele «sarà chiamato
l’Iddio di tutta la terra»: non solo
di una terra ma di tutta la terra,
non solo di un popolo ma di tutti i popoli, non solo di una razza
ma di tutte le razze, non solo di
una cultura ma di tutte le culture, non solo di una religione ma
di tutte le religioni. «Allarga la
tua tenda» significa «allarga il
tuo orizzonte spirituale». Dio è
l’Iddio di tutta la terra: è l’Iddio
dei cristiani ma non è cristiano.
È l’Iddio degli ebrei ma non è
ebreo. È l’Iddio dei buddisti ma
non è buddista. È l’Iddio dei cattolici ma non è cattolico. È l’Id
Confessione di fede
fetizi
'>■ tobai
m ari
Itacc
ine c
ììi«eci
Noi crediamo nelTeternità
per questo liberiamo il tempo.
Noi crediamo nella santità.
Per questo chiediamo perdono.
Noi crediamo nella giustizia,
per questo abbiamo pietà.
Noi crediamo nell’amore.
Per questo adoriamo Cristo.
Noi crediamo in Dio,
per questo rispettiamo gli esseri umani.
Noi sappiamo ed abbiamo sperimentato
che il mondo è veramente salvato
dalla carità crocifissa,
per questo abbiamo nell’animo una gioia pura,
indistmttibile, che nessun volger
minaccioso dei tempi
può oscurare.
Noi crediamo che il Regno eterno viene ogni giorno,
per questo, senza attendere imperativi
di umani ordinamenti e rivoluzioni,
facciamo del denaro, deU’intelligenza e del cuore
strumenti di giustizia e doveroso servizio.
Noi crediamo in Cristo
nato e presente nella storia umana,
per questo crediamo nella chiesa,
non torre chiusa '
ma centro irradiante di verità e di giustizia.
Noi crediamo in Dio Padre che è nei cieli,
per questo ci rallegriamo delle più piccole
cose della vita,
per questo celebriamo commossi:
la cosa più semplice ed umile,
il natale di un bimbo
che porta in sé
la luce di Dio. Amen.
Carlo Lupo
5 ogni 1
3
,i 14 NOVEMBRE 1997
Assemblea Fcei
PAG. 3 RIFORMA
Torre Peli ice: XI Assemblea della Fcei
Fra storia e speranza
vivere l'attesa
un a,
Otti)]
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Ivati
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La Federazione cresce, non solo nei suoi servizi
In'Assemblea molto positiva sulla strada
ell'unità di fede, di intenti e di azione
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età di
ia 54,1
de
i pura,
orno,
>re
lUGENIO BERNARDINI
HEcos’è la Federazione
Idle chiese evangeliche
Sa? Per la maggior parte
j------ lo Pi»Hprii7Ìnnp
con i suoi servizi:
bblico», il Servizio
radio e televisione
(Ssrtv) che cura la rubrica televisiva «Protestantesimo»
(ckraccoglie una media di
;irca 600.000 ascoltatori a
telata e che cura trasmiste speciali come la bella ed
Gcace «diretta» del culto
ia Chiesa valdese di LuseriSan Giovanni di domenica
iovembre), la rubrica raofonica il «Culto radio»
na media di ascoltatori legtmente superiore al milioi,quasi il doppio dell’analoìtubrica «Mondo cattolico»)
l’agenzia di stampa «Nev»
otizie evangeliche) che
tebatte quotidianamente,
'narmi impari, l’immane
Ita contro la (dis)informaWe dei media; il servizio
à «ecclesiastico», il Servizio
tuzione e educazione (Sie)
'a cura il materiale per la cateesi ai bambini e ragazzi,
a®pito arduo e spesso inlato (anche per l’avarizia
® cui ancora troppe chiese
?Wlizzano il pregevole la*0); il più «solidale», il Sergio rifugiati e migranti (Srm)
te ha qualificato e sostenuto
'Pegno delle chiese in quecampo, contribuendo ante a far nascere, sia pur len'ente e faticosamente, la
tessità di «essere chiesa ine» con i fratelli e sorelle
uede evangelica provenienti
’ Ogni parte del mondo; un
io, tra l’altro, che è riu■'to a realizzare una franca e
L’Assemblea in seduta plenaria
solida collaborazione con le
analoghe istituzioni cattoliche, evangeliche e laiche dando forza alla voce del volontariato nei «palazzi» dello stato
in cui si discutono e decidono
le politiche sociali pubbliche.
La Federazione si identifica
dunque molto concretamente con i suoi servizi. L’Assemblea ha voluto sostenere questa identità trasformando
due strutture di lavoro precedenti (la Commissione spiritualità e liturgia e il Gruppo
musica evangelica) nel nuovo
Servizio spiritualità, musica e
liturgia (Ssml) per dare maggior continuità e forza alla
promozione del rinnovamento liturgico sentito da tutte le
chiese membro che dovrebbe
avere il suo punto di forza in
un nuovo «Innario-libro di
preghiere» per le chiese evangeliche del Duemila.
Ma la Federazione è qualcosa di più dei suoi servizi; è
la speranza viva che il piccolo
e frammentato mondo evangelico italiano sappia trovare,
Bisogna amare la libertà degli altri tanto quanto la propria
Il dono della libertà
«Voi siete chiamati a libertà (...) e per mezzo dell’amore servite gli uni agli altri» Calati 5,13.
L’Assemblea della Fcei, riunita in sessione ordinaria a
Torre Pellice dal 30 ottobre al
2 novembre 1997, anche in
vista della celebrazione dei
150 anni delle libertà civili
concesse ai valdesi e agli
ebrei nel 1848, esprime con
rinnovata gioia la propria
gratitudine a Dio che in Cristo ha operato ogni cosa perché noi possiamo essere donne e uomini liberi dal peccato
e dunque dalla morte.
Riconosce che questa libertà giunge fino a noi attraverso l’impegno e la testimonianza di uomini e donne
che ci hanno preceduto e
che hanno lottato strenuamente, con perseveranza e
intelligenza per tradurre storicamente nella società così
come nelle relazioni interpersonali, l’opera dell’Evangelo di Cristo. Per questo
l’Assemblea della Fcei rinnova l’appello alle nostre chiese a considerare la vocazione
alla libertà come una realtà
* Santa Cena al culto conclusivo deH'Assemblea
prima ancora della sua unità istituzionale (che non è
certo all’orizzonte), una unità di fede, di intenti, di azione
e presenza evangelica, in cui
la diversità sia ricchezza e
non limitazione, come recita
il quarto comma del Preambolo del suo Statuto; «La Federazione vuole essere uno
strumento comune di servizio e di testimonianza, nella
consapevolezza che solo la
completa fedeltà alla parola
del Signore rende possibile il
superamento delle umane distinzioni e la piena comunione dei credenti».
Anche in questa direzione
l’XI Assemblea ha costituito
un passaggio di crescita; prima di tutto con i suoi atti, in
particolare il documento sulla libertà, poi con la revisione
dello Statuto che vincola di
più la Federazione alle chiese
membro e insieme la rende
più libera dai dosaggi denominazionali (per esempio
nell’elezione del Consiglio),
pur ancora inevitabili, infine
con la costituzione di una
Commissione per la cura e lo
sviluppo di rapporti interdenominazionali e interconfessionali, in collaborazione con
gli analoghi organismi denominazionali.
Tutto questo richiederà da
parte del Consiglio e del neocostituito Comitato generale
un’attenzione particolare
anche su un altro punto nevralgico della Federazione
che l’Assemblea non ha discusso quasi per nulla; quello delle risorse finanziarie.
Per la Federazione si tratta di
una questione vitale oltre che
strategica.
da vivere responsabilmente
nella relazione con l’altro/a e
quindi nel servizio al mondo.
Oggi si aprono per noi sempre più numerose possibilità
di testimoniare la fede anche
in ambiti sociali e politici.
L’Assemblea auspica che le
chiese sappiano, in questo
quadro, sottrarsi a ogni teiitazione di assimilazione e riaffermino con chiarezza e coraggio il dono della libertà
che le spinge ad amare e ad
appassionarsi alla libertà degli altri tanto quanto alla propria. Il fatto di ricevere oggi,
come chiesa, una visibilità e
una riconoscibilità negate
nel passato non deve farci
dimenticare le libertà religiose, democratiche ed economiche ancora negate a tante
persone, gruppi e popoli.
Impegnarsi per i diritti di libertà di quanti ne siano privati, significa tutelare la libertà di tutti e di ciascuno e
valorizzare la testimonianza
evangelica nella società.
Gontro il sempre più diffuso fenomeno di trasformare
la libertà ih fortne di individualismo che conducono a
un’autosufficienza egoistica
e solitaria, l’Assemblea riconosce, dagli echi lontani dei
riformatori del XVI secolo
come dalle vicine esperienze
di uomini e soprattutto donne a noi contemporanee, che
la nostra libertà personale si
qualifica attraverso le relazioni che sappiamo stabilire
con gli altri e con il mondo
che ci circonda.
L’Assemblea rivolge un appello alle chiese a mantenere
desta la vigilanza nell’ambito
della vita politica e sociale
del nostro paese. Diverse circostanze, infatti, ci inducono
ad un atteggiamento critico
e attento verso quelle realtà
in cui si ripropongono, magari in nuove forme, privilegi
e sudditanze sovente motivate da istanze religiose.
L’Assemblea, infine, invita
le chiese a mobilitarsi su
questi temi, anche utilizzando il materiale della Fcei sta
predisponendo in vista della
prossima «Settimana della Libertà» (15-22 febbraio 1998),
con particolare riferimento
alle questioni legate alla li
bertà religiosa oggi in Italia.
Il discorso del presidente dopo la rielezione
La Federazione è uno strumento comune
al servizio di tutte le chiese evangeliche
DOMENICO TOMASETTO
DI fronte a incarichi a termine e soggetti a conferme, di solito il primo periodo
è considerato di apprendimemo e quello successivo di
lavoro con conoscenze ormai
acquisite. Ma questa Assemblea ha modificato lo Statuto
e tutti noi ci ritroviamo ancora una volta a imparare daccapo i meccanismi di funzionamento della nuova Federazione. Inizia un nuovo periodo di apprendimento, almeno parziale; abbiamo quindi
bisogno della collaborazione
e della comprensione di tutti.
Riprendendo il tema dell’Assemblea, «fra storia e speranza», ci troviamo ad affrontare tematiche e prospettive
di lavoro che hanno in sé
questi due poli; alcune cose
ci vengono dalla storia del
triennio concluso, altre ci sono dinanzi del tutto nuove e
costituiscono la nostra speranza. Similmente, il nuovo
Consiglio vive nella sua composizione la stessa dialettica:
alcuni membri sono stati rinnovati (la storia), altri sono
alla loro prima nomina (la
speranza). Tutti viviamo nell’attesa di vedere come si integreranno questi due momenti. Una consapevolezza,
però, rimane integra: il precedente Consiglio costituiva
una squadra di lavoro, un
gruppo animato da passione,
da uno spirito di fraternità e
di collaborazione, anche al di
là di momenti di divergenza
che sono inevitabili fra quindici persone che lavorano insieme per tre anni. Siamo
persuasi che anche il nuovo
Consiglio vivrà il suo mandato con lo stesso spirito.
Nel corso di questa Assemblea il Consiglio, e il presidente in particolare, sono
stati in ascolto; lo abbiamo
fatto per comprendere l’orizzonte nel quale muoversi. Il
nostro silenzio non è segno
di assenza, ma di partecipazione attenta. Noi abbiamo
già parlato nel corso del
triennio con le nostre delibere, e abbiamo parlato in questa Assemblea con la nostra
relazione. In questa Assemblea abbiamo ritenuto che
fosse più il momento di ascoltare quel che voi avevate
da dirci e rimanere profonda
mente attenti alle vostre valutazioni sul lavoro fatto. Parole, valutazioni e prospettive
diverse ci saranno utili nel
corso del nuovo triennio di
lavoro, che si presenta estremamente più complesso.
L’intero nuovo Consiglio si
impegna a svolgere con rigore, ma soprattutto con passione il suo lavoro, affinché la
Federazione possa onorare al
meglio le indicazioni contenute nell’art. 2 dello Statuto
(gli scopi) e nello stesso tempo i vari mandati che questa
Assemblea gli ha affidato.
Dato l’impegno che ora viene
richiesto ai sei consiglieri e al
presidente (il nuovo Consiglio di sette persone al posto
del precedente di quindici), i
neoeletti hanno dato la loro
disponibilità personale di
tempo per rispondere a questo incarico a cui l’Assemblea
li ha chiamati. Il presidente,
da parte sua, si impegna a
declinare ogni altro incarico
istituzionale nella propria denominazione di appartenenza entro la prossima scadenza statutaria (giugno 1998),
per dedicare tutto il suo tempo libero da impegni pastorali (si tratta pur sempre di
un tempo «volontario») alla
Federazione.
In base a queste indicazioni e per la consapevolezza
che tutti abbiamo dei nostri
limiti e insufficienze, l’intero
Consiglio chiede la collaborazione di tutti, chiede il sostegno di solidarietà e di preghiera. Nel corso del precedente triennio molto lavoro è
stato fatto dalle commissioni, nominate dal Consiglio,
commissioni che hanno visto
la partecipazione di molti. Ci
auguriamo di rivedere lo
stesso spirito di collaborazione anche nel nuovo triennio:
questa sarà la migliore dimostrazione dell’interesse nei
confronti della Federazione,
che è uno strumento comune
al servizio di tutte le chiese.
Occorre rafforzare questo
spirito federativo e nello stesso tempo valorizzare al massimo lo strumento federativo,
senza nessuna forma di particolarismo ecclesiastico.
Il nuovo Statuto prevede
notevoli cambiamenti alla
struttura della Federazione:
dovremo «oliare» i vari meccanismi previsti, farli girare
al meglio, così da rendere un
servizio alle chiese onorando
al meglio le regole che ci siamo date. Un caro ringraziamento va ai membri uscenti
del Consiglio per il lavoro
fatto insieme nel corso del
triennio che si è concluso.
Un augurio al nuovo Consiglio per il lavoro al quale è
chiamato nel triennio che
inizia nello stesso momento
in cui si concluderà questa
Assemblea.
4
PAG. 4 RIFORMA
Assemblea Fcei
VENERDÌ 14 Lpl 1'
i L intervento, molto impegnativo, di monsignor Chiaretti, rappresentante della Conferenza episcopale italij^
La pazienza delPattesa e il coraggio della speranza
e autmica ^ '»<^'cato dallo Spinto Santo: «L'accelerazione ecumenica di parte cattolica è slrd
' ggio non Sara facile e subirà anche al suo interno I contraccolpi della diffidenza e della nj
GIUSEPPE CHiAnPTTi. . ^ r^llt
èrse(
IflOi
CARE sorelle e fratelli in
Cristo, un grazie sincero e
commosso per l’invito che,
come Conferenza episcopale
italiana, ci gratifica e ci onora.
Reco a tutti voi il fraterno saluto del cardinale Camillo
Ruini, presidente della Cei, e
dell’intero Segretariato Cei
per 1 ecumenismo e il dialogo.
In questi giorni voi ricordate il trentesimo anniversario
della fondazione della Federazione delle chiese evangeliche in Italia con un’assemblea che ha come motivo di
riflessione un’espressione di
Isaia: «Allarga le tue tende e
rafforza i tuoi paletti». Vengo
da una visita, di appena una
settimana fa, ai campi di accoglienza dei terremotati di
Nocera Umbra, dove ho verificato di persona il senso
concreto delle parole di Isaia;
in quell’accampamento, infatti, le tende si facevano larghe e accoglienti per tutti i
colpiti dal sisma i quali, diversi e separati nelle loro case private, si sono ritrovati
forzatamente uniti e affratellati nella precarietà di una
tenda dopo la comune sventura; e i paletti delle tende
erano ben conficcati nel terreno per reggere al vento impetuoso che faceva, sì, volare
gli aquiloni dei bambini, ma
rendeva precario il riparo.
Fuori metafora, una ulteriore
lettura «ecumenica» potrebbe anche voler dire che il terremoto della secolarizzazione, che pretende e spesso riesce a fare a meno di Dio (e il
problema di Dio è oggi il vero
problema serio che riguarda
tutti i credenti!), ci ha resi
tutti più poveri di sicurezze
umane e ha scoperto il nostro comune bisogno di fraternità e di comunione; mentre il vento dello Spirito, impetuoso come a Pentecoste,
ci obbliga a rinforzare i nostri
appigli di pura fede e la nostra fiducia nella sua forza
unificante. L’interpretazione
vera del testo biblico non è
del tutto esatta, ma l’ho accomodata un po’ al mio bisogno per introdurre una riflessione che mi sta particolarmente a cuore.
Condivido infatti con voi la
passione per l’Evangelo del
Signore e per la missionarietà
della chiesa. Il Cristo, secondo il suo stesso comando, va
annunziato a tutte le genti.
La risposta dei singoli all’annuncio sarà quella che potrà
essere; certamente però sarà
libera e motivata perché la
fede non si impone a nessuno, si può solo proporla con
la parola e testimoniarla con
la vita. Da sempre l’evangelizzazione interessa i cristiani, ma oggi ha una particolare pregnanza e urgenza perché stanno cambiando con
molta velocità e radicalità gli
scenari culturali, comportamentali, sociali, religiosi, e
c’è bisogno di riproporre la
fede di sempre con diversa
forza. In ambito cattolico viene usata una formula abbastanza felice, parlandosi di
nuova evangelizzazione e intendendo la novità sul piano
del fervore dell’evangelizzatore, del metodo, e cioè dei
percorsi concreti di annuncio
e di conversione, del linguaggio, che non può non tener
conto del grande salto di
qualità della cultura moderna e degli orizzonti conoscitivi e pratici che apre. In questo contesto ha ricevuto nuovo impulso proprio l’ecumenismo, perché non può essere pienamente credibile un
annuncio fatto da credenti
nello stesso Cristo, che sono
però divisi tra di loro contraddicendo il suo «comandamento nuovo», l’unico segno distintivo che Gesù ha
dato ai suoi discepoli: «Amatevi gli uni gli altri come io vi
ho amati» (Gv. 13,34).
Vie di riconciliazione
In questa duplice tensione
dell’evangelizzazione come
cristiani e di riconciliazione
tra cristiani in obbedienza
all’Evangelo, urge imboccare
con decisione le vie di questa
riconciliazione e del perdono
chiesto e concesso, arrivandoci attraverso un graduale
cammino di avvicinamento,
con la strategia della pazienza
e dei piccoli passi: il che è
esattamente quello che stiamo cercando di fare dopo secoli di conflitti o di indifferenza reciproca. Con commozione ho fatto visita al vostro
museo, dove c’è la narrazione
della vostra passione di popolo umiliato e disperso. Quando la fede anche religiosa diventa ideologia e strumento
di potere, nascono purtroppo
persecuzioni e veri genocidi:
ieri, oggi, domani! Speriamo,
tuttavia, in un domani assolutamente diverso.
Nella collana «Ritratti storici» è uscito
^'•fà
Roland H. Bainton
Donne della Riforma
Volume secondo
Traduzione di Augusto Comba
pp. 360, 70 ill.ni, L. 48.000
A coronamento del grande successo del primo volume ecco ora il secondo che con poche
abili pennellate ricrea il clima e lo
sfondo su cui si stagliano le figure
di queste donne inglesi, scozzesi,
scandinave, polacche, ungheresi e
spagnole ritratte con la straordinaria capacità narrativa dell’autore
«Le donne costituivano circa la
metà della popolazione e se avessero boicottato la Riforma possiamo essere certi che sarebbe finita
presto» (R. H. Bainton).
_ jf mmeditrice
Claudiana
Ttr, principe TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P 20780102
http://www.arpnet.lt/-valdese/claudlan.hfm
Monsignor Giuseppe Chiaretti
M di là di questa lettura un
po’ funzionale e pragmatica
dell’ecumenismo c’è però,
come sappiamo, una lettura
più pregnante: «L’ecumenismo non è una tolleranza generica che lascia ancora estraneo l’altro, ma è un amore alla Verità che è presente,
fosse anche per un frammento, in chiunque» (L. Giussani). Questo ecumenismo positivo ci porta a riconoscere
lealmente tutto ciò che ci
unisce (ed è tanto!) assai più
delle dottrine e delle praeei
che ci dividono.
Tuttavia c’è anche fa i cattolici un’altra lettura più audace dell’ecumenismo, che
viene proprio da Giovanni
Paolo II che in un testo, non
magisteriale a dire il vero ma
sempre autorevolissimo, dice: «Non potrebbe essere che
le divisioni siano state anche
una via che ha condotto e
conduce la Chiesa a scoprire
le molteplici ricchezze contenute nel Vangelo di Cristo e
nella redenzione da lui operata? Forse tali ricchezze non
sarebbero potute venire alla
luce diversamente». E conclude: «Bisogna che il genere umano raggiunga l’unità
mediante la pluralità, che impari a raccogliersi nell’unica
Chiesa pur nel pluralismo
delle forme del pensare e
dell’agire, delle culture e delle civiltà» (cfr. Varcare la so
Graz: un’immagine dei cuito finaie
glia della speranza, p. 167). Il
che significa che, fatta salva
la fede nelle verità fondamentali espresse nel Credo,
occorre camminare sulla via
della complementarità almeno delle opzioni dottrinali
compatibili le quali non vanno escluse, nel senso che
ognuno si tiene le sue e basta, ma vanno confrontate e
verificate per essere accolte
dagli uni e dagli altri. Il che
risponde all’esigenza dell’e-e,
non delTo-o, che è poi la spi
Non pretendo di essere
maestro a nessuno, ma mi
pare che si possa condividere
quanto ha detto di recente
un ecumenista autorevole,
mons. Luigi Sartori, riprendendo un’affermazione del
Concilio: «Si tratta di sapersi
concentrare sempre e in tutto su ciò che è essenziale, e
non confondere mai la sostanza veramente divina dei
doni affidati alla Chiesa e le
forme culturali umane attraverso le quali essi sono stati o
vengono espressi nella storia». (S/r 72,17-10-1997, p. 9).
È questo, in fondo, il criterio che ha guidato i vescovi
cattolici a accogliere con una
vera e propria receptio le linee dottrinali originane e
primarie valdesi e metodiste
sul matrimonio. Il lavoro intorno agli aspetti rituali e pastorali del problema è co
minciato a Roma proprio ieri
pomeriggio, con rincontro
delle due delegazioni nella
sede della Tavola valdese di
via Firenze.
Occorre anche convergere
molto sulla spiritualità evangelica dell’unità e della comunione, per imparare quella «spiritualità ecumenica»
senza la quale i nostri passi si
inceppano proprio mentre il
cuore sogna l’unità. E della
spiritualità ecumenica fanno
certamente parte, oltre alla
sincerità e alla pazienza,
all’umiltà e all’intensa preghiera allo Spirito (essendo
1 unità della Chiesa dono
suo) anche la forza e il coraggio di uscire da certe nostre
sicurezze, come Abramo dalla sua terra, di affrontare l’ignoto di un viaggio senza rotta ma anche senza ritorno, di
camminare per le vie rudi di
una riconciliazione che è fatta anche di perdono reciproco, come ci insegna Gesù
dall’alto della croce.
Nel frattempo seguiranno
certamente altre iniziative:
stiamo pensando a un Forum
delle chiese cristiane in Italia,
già presente in diversa misura in alcune diocesi più grandi (Venezia, Bari, Milano); alla piena traduzione ecumenica della Bibbia in Italia, diversa dalla bella e benemerita Tilc fatta pur essa di comune accordo, cominciando dal
Vangelo di Giovanni ma in vista del secondo millennio
della nascita di Cristo; a un
convegno sulla preghiera del
-oignui trrn-TTjaTe-rvDsrro, cne
verrà pur essa tradotta ecumenicamente per l’occasione; a ricerche storiche concertate tra cattolici e valdesi
su determinati episodi di
maggior sofferenza; a confronti aperti su temi di particolare attualità.
Un cammino irreversibile
Il cammino è iniziato e, anche se «cruciale» (da «cruxcroce»), è però «irreversibile»,
come dice Giovanni Paolo IL
Vorrei chiedervi di considerare l’accelerazione ecumenica
di parte cattolica come sincera e autentica, anche se il
viaggio non sarà facile e subirà inevitabilmente anche al
suo interno i contraccolpi
della diffidenza e della paura.
Ma siamo convinti che è lo
Spirito a soffiare potentemente in questa direzione, e Io abbiamo sperimentato anche a
! erioi
hi
Loi
dij]
Graz, e sarebbe pe,.,
vissimo non riconosci
gni dei tempi» e spe.
Spirito con la nostra
za. Anche il continuo
scimento di errori e
zie del passato (un
sta. Luigi Accattoli,
contati una novantina’
ca al Papa, e non se
ti...), se pure umilia e
ta non poco e non è
pacificamente accoltp
ta per i cattolici coni
lezza di fragilità, assi
di responsabilità, edm
a non ripetere gli e
pegno a eliminarne.,
volontà seria di ricoiii
ne a tutti gli effetti. L
è creatore di novità,
senza le doglie del pirtJ
comunque, soffia con*
colare intensità, e Fan!
menica lo rivela. «Sai
stino era solito dire eh
gno evidente della pri
dello Spirito Santo non
miracoli o il parlare le
bensì l’amore per l’un
Chiesa» (cf. R. Cantali
Il soffio dello Spirito,
74). É se lo Spirito soL
rezione dell’unità della"
sa perché i tempi della
sione «sono compiuti
siamo noi da contristarli
le nostre ostinazioni?
Sulla verità deve fare
la carità, senza ovvia™
bandire la verità, seconi
monito paolino «Veriti
facientes in charitate»,i
poi lo statuto fondarne!
della ricerca ecumen
questo fatto dovrebbe
ci, intanto, a riconos«
diversità rispettandirfìa
mensionare i nostri pre„
zi, a purificare i nostri!
guaggi, a rendere più sei
e meno autoreferenziali
nostre informazioni. La
da sola può anche ucdi
la carità da sola può and
ludere; solo la coniugaii
di verità e carità, con prii
della carità, salva.
Aiutiamoci insieme
zienza dell’attesa e alcol
gio della speranza, rinnorj
do l’antica comune pregi'
allo Spirito Santo di Dio
ché risani ciò che fu lacei
per colpa dei nostri.
continua a essere lacerato
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Il Signore Gesù benedii
vostri lavori e il comune '
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Cei per l'ecumenismo e il dm
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NOVEMBRE 1997
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1 benedii
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Segretat
IO e il dii
Il rappresentante deirUnione delle comunità ebraiche in Italia
Continuare l'azione di vigilanza
,, secoli ebrei ed evangelici hanno subito discriminazioni e persecuzioni, ma ^
0 saputo dare alla società apporti fondamentali per i diritti di libertà e laicità
Wék 11 rappresentante ortodosso
Vanno sviluppati i rapporti
tra ortodossi e evangelici
TULLIO LEVI*
Lme dell’Unione delle
® «unità ebraiche italiaJdero innanzitutto rinL la Federazione delle
evangeliche per averci
,jinvitare a presenziare
jduta inaugurale di queisemblea triennale. È
sentimento di vivissi(ecipazione che deriva
(Scienza di una profongiunanza di finalità, che
¿o a nome della nostra
lente Tullia Zevi e mio
laJe i più vivi auguri per
jsso dei vostri lavori,
lunanza di finalità: le
jeevangeliche e le colità ebraiche sono encomponenti storiche
jCietà italiana; compo[Tche per secoli hanno
ito discriminazioni, perdoni ed emarginazioni
le dò nonostante, o forjprio a causa di ciò, sojte poi in grado di dare,
^sodetà, contributi fonintali per l’affermazione
jneipi altrettanto fondatali: i diritti delle minol’eguaglianza e Pautóla delle diverse religioni,
feità dello stato e delle
jtituzioni, ecc.; protejtieebrei hanno cioè parBpato attivamente, con
itone e convinzione, sia
le singoli che come co,iità, alla costruzione di
slla società democratica in
ialmente si sono potuti
^cere perché essa stesriconosciuti: una so
giacile: 'ctllx? —
[uelle antiche mino, „liventata pluralistica
Vajwrta alle nuove istanze
leffivengono dai rivolgilei&gratori e demografisiesta nostra epoca.
Masiamo noi oggi in grado
“ Iter affermare che quella
possa considerarsi defiamente coronata da sucio, che quei valori siano
itivamente entrati a far
del patrimonio genetico
. isito e inalienabile della
itra società? Possiamo noi
, abbassare la guardia su
stì problemi? Io credo che
.Ssposta purtroppo non
ssa che essere dubitativa.
10 infatti testimoni di feleni allarmanti, talvolta
Itraddittori che, proprio in
Wto tali, impongono un’
ffima attenzione.
lo citerò alcuni: permango nel nostro panorama
litico forze che apertamen^pirano a ideologie di ti»zzistico o che hanno
luto repentine e super
11 operazioni di maquilimalgrado ciò le forze
ieratiche con esse collaio nei più diversi conteiUe amministrazioni Ioide commissioni parlari e in altri ambiti, conmdo così ad accreditare
.linione pubblica, e so
, tito tra i giovani e tra gli
lenti più vulnerabili della
Ita società, l’idea che
¡0 concezioni non siano
Jlerrazioni da sradicare
^pgni mezzo, bensì posicon le quali, come con
itinque altra, si possa belino convivere e con 1 loropugnatori dialogare o
tie compromessi,
sistlamo ad attacchi pro’,ri nei confronti degli orti dello stato, organi che
^ 8l tempo stesso garan' ;d espressione della sua
^'craticità; si tratta di at„ t effettuati con determijRtine e caparbietà da forze
pitiche che ciò malgrado
PO beneficiarie di ampio
Pienso, ricevendo così un
P 'cito avallo alle loro politi dissennate e foriere di
Tullio Levi interviene all’Assemblea
immani pericoli. Il revisionismo storico, nelle sue diverse
accezioni, si va lentamente e
costantemente diffondendo,
coinvolgendo via via sempre
nuovi ambiti: e così concezioni che parevano definitivamente acquisite dal comune sentire e dalla nostra civiltà, vengono rimesse in discussione in un insidioso disegno di generalizzata omologazione, all’interno del
quale si vorrebbe non si distinguesse più, come da più
parti è stato rilevato, la vittima dal carnefice o chi ha lottato per la libertà da chi ha
perseguito la perpetuazione
dell’oppressione.
della storia va invece eviden
ziato, sull’opposto versante,
un dibattito che si sta in questi ultimi tempi sviluppando
e che merita certamente la
massima attenzione; mi riferisco alle sempre più ricorrenti assunzioni di responsabilità, se non addirittura alle
esplicite dichiarazioni di colpevolezza, che provengono
dal mondo cattolico e dalle
sue gerarchie, nei confronti
delle persecuzioni e delle discriminazioni perpetrate nel
corso dei secoli nei confronti
dei cosiddetti «eretici», dei
dissenzienti, del popolo ebraico, culminate, per quest’ultimo, con la Shoah.
Siamo certamente di fronte
a una .R,voUj7.ione_irL sensx)
positivo della posizione della
Chiesa cattolica nei confroriti
di questo problema, e di ciò
non possiamo che rallegrarci.
Occorre seguirne tuttavia con
estrema attenzione l’evolversi perché permangono numerosi interrogativi per i
quali ancora si attendono
adeguate risposte.
Per quanto concerne il problema ebraico in particolare,
queste perplessità sono legittimate da molteplici ordini di
considerazioni e in primis dal
lunghissimo tempo che è dovuto trascorrere; ci sono voluti 6 milioni di martiri della
Shoah e più di 50 anni da
quei tragici eventi perché venissero ammesse responsabilità specialmente di tipo indiretto, da far risalire all’antisemitismo di matrice cattolica.
Ho voluto qui brevemente
esporre alcune considerazioni, cui molte altre se ne potrebbero aggiungere^ per ribadire una volta di più, se ancora ve ne fosse bisogno, che
viviamo in una società che si
evolve tra grandi contraddi-zioni. Le minoranze a cui noi
tutti apparteniamo devono
dunque continuare a esercitare la loro insostituibile funzione di vigilanza aH’interno
di questa società, condizione
essenziale per la sopravvivenza delle nostre comunità
ma altresì per la salvaguardia
dei valori fondanti della società stessa; unione di intenti
e coordinamento sono sicura
premessa per una maggiore
incisività e per il successo
delle politiche perseguite.
* rTnione delle comunità
ebraiche italiane
POLYKARPOS STAVROPOULOS*
CARISSIMI fratelli e sorelle, vi porto il saluto fraterno e gli auguri sinceri di
buon successo per i lavori di
questa Assemblea di Sua
Eminenza il metropolita
Gennadios, arcivescovo-metropolita ortodosso d’Italia
ed esarca per l’Europa meridionale (Patriarcato ecumenico di Costantinopoli).
La nostra presenza in questa Assemblea, come anche
alla precedente del 1994 e
anche al Sinodo delle chiese
Negli interventi dei molti gli ospiti italiani e stranieri
Ecumenismo, impegno sociale
e testimonianza comune
Molti gli ospiti italiani e
stranieri che hanno partecipato all’Assemblea. Tra questi il rev. Colin Davey, vicesegretario del Consiglio delle
chiese di Cran Bretagna e Irlanda, che ha ricordato che
tutte le maggiori chiese cristiane del suo paese, cattoliche, protestanti e ortodosse,
recentemente hanno collaborato per pubblicare un
rapporto su «La disoccupazione e il futuro del lavoro»
che ha avuto un grande impatto in occasione delle recenti elezioni di maggio. «Il
messaggio centrale del rapporto - ha proseguito Davey
- era un appello a non disperare, a non pensare che non
ci sia niente da fare». Davey
ha quindi ricordato che il
Consiglio delle chiese di Cran
Bretagna e Irlanda, al quale
aderiscono protestanti, cat
Colin Davey
telici e ortodossi, è un’occasione «per testimoniare insieme e per farlo con forza». La
collaborazione tra cattolici e
protestanti è stata citata anche da Reiner Rinne, della
Chiesa evangelica tedesca,
Monsignor Pietro Giachetti
che ha proposto all’Assemblea le linee generali di un recente documento ecumenico
sulle politiche sociali che ha
avuto un importante impatto
politico e culturale nel dibattito sulla riforma dello stato
sociale in Cermania.
Tra gli ospiti italiani è intervenuto il pastore Daniele Benini, segretario dell’Unione
delle chiese avventiste del
Settimo giorno: «Le chiese avventiste sono impegnate in
un confronto al loro interno ha affermato - per verificare
le possibilità della collaborazione con la Lederazione e
per promuovere la conoscenza e l’incontro alla base delle
diverse chiese evangeliche in
una linea di servizio e di amore. Siamo fiduciosi che questa
fase di conoscenza e dialogo
ci consentirà di valutare con
attenzione la possibilità di
una adesione alla Lcei».
Un saluto significativo, per
il luogo in cui si è tenuta l’Assemblea, è venuto dal vescovo di Pinerolo, mons. Ciuseppe Ciachetti, che ha ricordato
che proprio nella sua diocesi
nei secoli passati vi sono stati
periodi drammatici di guerre
di religione, di scomuniche,
di polemiche; «Noi siamo gli
eredi di quella storia e proprio per questo - ha dichiarato - viviamo un forte desiderio di riconciliazione».
Ciachetti, prossimo a lasciare l’incarico per limiti di
età, ha ricordato di aver partecipato da circa vent’anni al
culto di apertura del Sinodo
valdese a titolo personale.
Quest’anno ha fatto parte
della delegazione cattolica
invitata per la prima volta.
Polycarpos Stavropoulos
valdese e metodiste italiane,
vuole manifestare il desiderio
e la volontà di avere rapporti
fraterni con il mondo evangelico protestante italiano e
ancora di più di sviluppare
questi rapporti per il bene
comune dei nostri fedeli in
Italia e della società nella
quale viviamo e operiamo
come cittadini cristiani.
La storia ci paria per i rapporti e i contatti fra Oriente
cristiano, e specialmente il
Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, e il mondo protestante fin dai primi tempi
della Riforma. Purtroppo
teologicamente questi contatti sono falliti e a chi in
Oriente aveva il coraggio di
tale iniziativa sono costati
terribili calunnie, che hanno
generato persecuzioni, sangue e perfino la morte. Perciò sarebbe assurdo, per non
dire contraddittorio, non
avere e sviluppare rapporti
fraterni fra ortodossi ed
evangelici italiani.
La nostra chiesa è una
chiesa storica da sempre esistente e operante nella penisola italiana, che oggi mette
ogni sforzo per essere riconosciuta legalmente e organizzarsi in tutti i settori, malgrado la mancanza di uomini e
mezzi economici. Su questo
punto consideriamo che i
rapporti, e nel prossimo futuro una collaborazione fraterna, nell’amore e nella verità,
con la Lederazione delie
chiese evangeliche in Italia,
sono utili, perché l’opera valorosa che svolge in Italia la
Federazione e le chiese che
partecipano ad essa può servire a noi come modello e
aiuto fraterno.
Sua Eminenza il metropolita Cennadios ringrazia di
cuore il presidente pastore
Domenico Tomasetto per
l’invito fraterno alla nostra
chiesa e arcidiocesi metropolitana a partecipare a questo
importante evento delle chiese evangeliche che sono in
Italia e augura alle chiese
membro deUa Federazione e
ai loro singoli fedeli ogni benedizione da Dio trino, donatore di ogni dono perfetto e
vivificante. Grazie.
* Vicario generale dell’
Arcidiocesi ortodossa d’Italia
Percorsi ecumenici
L’ XI Assemblea Fcei,
considerato che tra gli scopi della Federazione vi è quello
di «manifestare l’unità della fede e ricercare una comune linea di testimonianza nel nostro Paese, fondata sullo studio
della Parola di Dio» (Statuto, art. 2, lettera a);
considerate la ricchezza e la varietà delle espressioni di
fede nel panorama evangelico italiano, e la necessità di perseguire e di sviluppare con maggiore costanza un dialogo
con le chiese evangeliche non federate, teso a valorizzare le
diverse esperienze di testimonianza nella società italiana;
consapevole dell’esistenza, in questi rapporti, di chiusure e
di rifiuti accanto ad atteggiamenti di disponibilità all’incontro, ma persuasa della comune vocazione evangelica;
considerati gli stimoli e le incoraggianti prospettive che
provengono altresì dal dialogo interconfessionale con il cattolicesimo e l’ortodossia, pur nella permanenza in queste
aree di posizioni e iniziative rispetto alle quali dobbiamo ribadire il nostro dissenso:
dà mandato al Consiglio di adoperarsi per favorire lo sviluppo e il consolidamento dei percorsi ecumenici delle
chiese federate, nominando all’occorrenza un gruppo di lavoro ad hoc e avvalendosi anche della consulenza della
Commissione consultiva per le relazioni ecumeniche delle
chiese valdesi e metodiste.
Rapporti con le chiese avventiste
L’Assemblea si rallegra del buon lavoro intrapreso dal
Consiglio per approfondire i rapporti con l’Unione delle
chiese avventiste. Auspica una intensificazione di tali rapporti e dà mandato al Consiglio di studiare nuove forme di
collaborazione e conoscenza reciproca.
Il culto inaugurale dell’Assemblea
6
PAG. 6 RIFORMA
____________VENERDÌ 14 NOVEMRb^
: ^ H
Il gruppo di lavoro sui problemi generali di funzionamento della Fcei
«Allarga le tue tende, rafforza i tuoi paletti
»
La crescita della Federazione nei Servizi e nella rappresentanza delle chiese ha
creato diversi problemi di organizzazione e comunicazione. Il nodo finanziario
ERIC NOFFKE
La Fcei, per usare lo slogan
dell’XI Assemblea, è una
tenda che si amplia di anno
in anno non solo nei servizi e
nei «prodotti» offerti, ma anche nel numero di chiese e
gruppi che chiedono di entrare a farne parte. Questo ampliamento ha creato dei problemi di funzionamento che
nell’ultimo triennio sono emersi in modo particolarmente evidente. Ad essi si è
cercato di rimediare lavorando su due fronti; da una parte
con l’elaborazione di una
nuova struttura della Fcei che
fosse più funzionale al nuovo
contesto (approvata nel nuovo statuto); dall’altra partendo da un’analisi che mettesse
in evidenza quei nodi, non legati direttamente alla struttura organizzativa, che hanno
impedito alla Fcei di funzionare al meglio; contribuire a
questa seconda strategia è
stato il compito del gruppo di
lavoro che si è incontrato nel
pomeriggio del venerdì e che
ha elaborato tre ordini del
giorno poi approvati dall’Assemblea. Nel corso della discussione si sono evidenziati
vari nodi. Per cominciare è
stato necessario un forte richiamo a coloro che vengono
eletti nelle varie cariche della
Federazione a una attenta e
regolare partecipazione; assenteismo e irregolarità di alcuni membri nella presenza
alle sedute hanno inevitabilmente rallentato il lavoro dei
vari organismi (giunta, Consiglio, servizi, commissioni...).
L’auspicio e la prima raccomandazione in vista delle elezioni è stata che i candidati
non avessero (o fossero disposti a lasciare) altri eventuali incarichi.
Anche i rapporti di comunicazione interni alla Fcei, tra le
Un momento dei lavori in plenaria
sue varie strutture e il Consiglio in primo luogo, hanno reso necessario presentare un
ordine del giorno in merito,
auspicando l’uso, dove sia
utile, anche di nuove tecnologie; naturalmente, la chiarezza sulle precise responsabilità
è stata considerata un elemento da tenere costantemente presente. Sono stati rilevati problemi anche sul
fronte dell’informazione esterna; sovente le chiese non
sono informate sulle attività
della Federazione (che cosa fa
la Fcei? a che cosa serve?) né i
suoi prodotti sono sufficientemente pubblicizzati. In
questo senso sono emerse
delle proposte come, per
esempio, un regolare spazio
informativo su Riforma, come
avviene già per Tavola valdese
e Ucebi; una maggiore attività
in merito da parte delle federazioni regionali, là dove esistano; l’istituzione di una domenica della Federazione potrà aiutare nell’informazione
e nella raccolta di fondi...
Un altro nodo riguarda la
formazione del personale;
quello attuale è appena sufficiente, si è rilevato; c’è bisogno di pensare a qualche aiuto in più, a un costante aggiornamento di chi già lavora
e, soprattutto, è necessario
iniziare oggi a formare i qua
dri del futuro. Per finire, il
nodo finanziario, che ha fatto
da nota di fondo di tutto il lavoro del gruppo. Nella relazione del Consiglio si prospetta la stringente necessità
di aumentare nel futuro il bilancio della Fcei in misura
considerevole (di circa 400
milioni); già oggi, però, molte
limitazioni a progetti importanti sono state imposte dalla
mancanza di fondi...
Fortunatamente alcuni servizi sono in attivo, e aiutano
gli altri, ma il problema di base rimane; le chiese federate
contribuiscono solo al 5% circa del bilancio complessivo!
Se si desidera che i servizi
continuino e si evolvano sarà
assolutamente necessario arrivare, in tempi brevi, ad aumentare considerevolmente
questa percentuale. Come?
Migliorando l’informazione
su che cosa sia e che cosa fa
la Fcei, incrementando la
vendita dei prodotti che, almeno nella loro grande maggioranza sono validi strumenti per tutte le chiese; responsabilizzando i membri di
chiesa sull’importanza, nel
mondo italiano, di uno strumento come la Federazione.
Questi i nodi, questi gli auspici del gruppo di lavoro.
Ora la parola spetta a chi
opera all’interno della Fcei,
in primo luogo al nuovo Consiglio, perché sappia attuare
le indicazioni dell’Assemblea;
ma la cosa tocca anche le
chiese locali e i loro esecutivi,
nella speranza che quanti
hanno partecipato ailavori
dell’Assemblea sappiano farsi carico dell’informazione e
della sensibilizzazione che,
nel gruppo, abbiamo evidenziato come i momenti centrali per la soluzione (almeno
parziale) dei problemi di funzionamento che ci era stato
chiesto di analizzare.
■1^
Fornire un'informazione
sull'attività della Federazione
Il gruppo di lavoro sui Servizi della Fcei per le chiese
L'istruzione biblica e catechetica, il canto e la liturgia
CHRISTIAN GYSIN
PER chi per la prima volta
è delegato alFAssemblea
della Federazione il lavoro in
gruppo è una valida alternativa alla seduta plenaria. Nel
gruppo si prende più facilmente la parola; in più si impara a conoscere meglio gli
altri delegati. La Federazione
offre alcuni servizi, affinché
tutte le chiese possano usufruirne e unire e coordinare i
loro sforzi di rinnovamento,
di istruzione in tutti i settori.
11 gruppo che ha raccolto le
maggiori adesioni era quello
con la specificazione Servizio
istruzione ed educazione, liturgia, musica e spiritualità.
Chi è impegnato nell’insegnamento, chi nella preparazione di un nuovo materiale,
chi spera nella pubblicazione
di un nuovo innario e libro di
preghiera, chi si occupa di
raccogliere e proporre elementi per la liturgia, chi ha a
cuore il rinnovamento del
canto e del culto.
Così non si sono solo trovati insieme gli addetti ai lavori e i rappresentanti dei
gruppi di lavoro e di servizi,
ma una rosa di interessati facenti parte di tutte le denominazioni. Il gruppo ha cominciato la sua discussione
col liberarsi da pensieri e critiche anche sulla tarda consegna ai delegati delle relazioni dei vari servizi prima di
poter arrivare a delle prese di
posizione operative. 11 lavoro
Lavoro di gruppo
quindi non si concentrava
sull’esame delle relazioni, ma
su una discussione prospettica. 11 Sie elabora sussidi e
materiali, mezzi validi per le
chiese, ma ha ogni tanto la
sensazione che alla fine non
vengono accolti, letti e messi
in pratica. I quaderni per i
monitori non sono soltanto
indicati all’uso nelle scuole
domenicali ma possono essere validi strumenti di conoscenza e di riflessione del testo biblico per predicatori.
A che punto siamo con il
canto nuovo? Di solito nei
nostri culti cantiamo gli inni
dei nostri bisnonni. Ma è
possibile oggi «cantare un
cantico nuovo» che sia veramente nuovo e sia quel nutrimento spirituale che ha segnato le generazioni prima di
noi, le ha maturate e fortificate nella fede cantando con
tutto il cuore? 1 testi un po’
vetusti hanno forse bisogno
di un aggiornamento. Sarà
che gli inni nuovi sono musicalmente orecchiabili e riscontrano il gusto dei più
giovani, ma i testi non sono
espressioni sempre felici.
Perciò la ricerca e la sperimentazione continuano.
Questo non ci deve limitare
nell’essere propositivi, nell'avere l’entusiasmo di cercare nel campo del rinnovamento del culto, nella sperimentazione che il culto può
essere celebrato e partecipato da famiglie intere con
grandi e piccoli. È il culto solo per coloro che sanno stare
fermi e silenziosi? Non potrebbe invece essere momento di vita, di insieme dove sono da coordinare nelle sensibilità e nelle possibilità, nell’espressione di gioia e di
partecipazione tutti gli elementi che formano comunione fraterna?
Così il gruppo è arrivato a
mettere insieme i desideri di
un servizio della Federazione che si occupi del rinnovamento del canto, di suggerimenti per il culto, di proposte per la liturgia e mezzi di
aiuto per approfondire gli
aspetti della spiritualità protestante che potrebbero un
giorno sfociare nella pubblicazione di un nuovo innario
che contenga preghiere ed
elementi per il culto a uso
delle nostre chiese, per intenderci un nostro «Common
Book of Prayer». Per un sempre più partecipato servizio
del Sie si e proposto di riprendere la figura di un animatore itinerante per scuole domenicali e monitori e di
curare la pubblicazione di
un catechismo per adulti per
la preparazione dei futuri
membri delle nostre chiese.
Molte questioni che erano in
aria da tempo, esigenze avvertite e condivise nelle precedenti Assemblee, hanno
trovato espressioni concrete
negli ordini del giorno proposti nella seduta plenaria.
Questi progetti hanno
senz’altro bisogno di appoggio di mezzi finanziari per la
loro concretizzazione, ma soprattutto di entusiasmo, di
voglia di comunicare, di cantare, di vivere insieme la fede
nel nostro Signore Gesù Cristo e darne gioioso annunzio.
L’Assemblea, ritenendo fondamentale un’inform, ■
sul compito e le attività della Federazione, a qualsia^
lo, dà mandato al Consiglio ^ ’
a) di individuare tutte le possibili forme di informa
alle chiese;
b) di valorizzare la giornata della Federazione
c) di chiedere alla redazione di Riforma unc^ sna7i„ i
informare i lettori sul lavoro del Consiglio, dei serX,- „ /
commissioni.
Per una politica triennale
L’Assemblea raccomanda al Consiglio una politica riii 1
lancio triennale che si proponga i seguenti obiettivi; ' J
a) copertura dei costi di funzionamento generale rt.
Fcei da parte delle chiese e opere membro sulla base di)
revisione dell attuale ripartizione delle quote; |
b) pareggio dei costi e dei ricavi dell’insieme dei J I
Utilizzando modalità anche innovative di vendita deim 1
dotti/serazi e di ricerca di finanziamenti pubblici (eiim I
e Italiani) su singoli progetti. ™ I
Collegamento con i servizi
L assemblea dà mandato al Consiglio di pròmuovereiByIì Fra
maggiore colleganmnto tra sé e i servizi e tra i servizi stes «nssib
1 studiare come affrontare il turn over nei servizi e l’aEiiii «ainr
namento del personale.
ffiiliarc
posto (
ni un I
itosf
au
ilo se
di stali
L'attività del Sie
La XI assemblea della Fcei valuta positivameiue il lavoro
del SieLa XI Assemblea della Fcei valuta positivamente il h
voro del Sie nello scorso triennio e ringrazia i/le collaboratori/ici per 1 impegno profuso e per la qualità dei materialt
prodotto e invita il Consiglio a farsi promotore presso le
chiese affinché il materiale venga sempre più conosciuto e
utilizzato.
In riferimento all’atto 33/94, che invitava il Consiglio a ricercare risorse umane e finanziarie per la costituzione di
tempo pieno nell ambito del coordinamento teologico
Sie, tenuto conto che
^ Io scorso Consiglio non ha potuto dare seguito a questi
richiesta, ribadisce tale decisione, invitando il Consiglio!
ricercare le necessarie risorse umane e materiali,
b) si è verificata la disponibilità di Thomas Soggin e Maria
Girardet Soggin a svolgere un lavoro itinerante di formazione monitori che corrisponde parzialmente alla richiesta
dell’atto 33/94 succitato,
incarica il Consiglio di reperire i fondi necessari per i rim
borsi spese per questo servizio offerto gratuitamente.
L Assemblea, tenuto conto che in questi ultimi anni è sta;
to condotto dal Sie come coordinatore delle commissioni di
catechismo delle chiese, chiede al Consiglio di incoraggiate
li Sie a proseguire il progetto del nuovo catechismo.
Gli evangelici e la scuola
L Assemblea, ritenendo necessario in questo particolaf
momento vigilare sul problema dell’insegnamento scolasti
co, e riconoscendo il valore che nel passato ha avuto l’Aice
c iiede al Consiglio di attivarsi per la sua ricostruzione.
L Assemblea, sentita la relazione del gruppo B ritiene iw
portante continuare il colloquio e la ricerca di una intesi
con la chiesa di area evangelicale,
Collegamento fra insegnanti
L Assemblea, preso atto che il Sinodo delle chiese valdesi
^ valutando positivamente le iniziative intrapr®'
se dalla Federazione in materia di scuola, ha chiesto alla
s essa Federazione di verificare la possibilità di istituire fof'
rr» A' n------C Id pUtjÌSlDlllia (11 IblilLl“'",. .
me di collegamento organico fra gli insegnanti evangeli^*Ritenuto che tale invito vada accolto, invita il Consiglio ad
attivare le opportune consultazioni al fine di promuovere
una struttura associativa degli operatori evangelici della
sriinla 1___i.. _. . ® _____.*irfi
ucgii uperaiori
cuoia, elaborando le soluzioni più opportune a favorir
un ;»aaronro^i-----------------m ^ ........... ¿ggH
v.iuu»yiaiiuu le soluzioni piu opportune a lav
uggregazione che possibilmente superi l’ambito
appartenenti alle chiese federate.
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rZnma 20/B legge 662/96 - Filiale diTorino
di mancato recapito si prega restituire
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si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
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LA SEGGIOVIA RILANCIA — La Seggiovia 13 laghi
a Frali chiederà ulteriori precisazioni prima di definire un
possibile accordo con il Comune per l’investimento di 5,2
jiiliardi sugli impianti. Come è noto il Comune aveva pro-oosto che la società coprisse con 10 annualità da 190 miliofffl un mutuo che il Comune andrebbe ad accendere col Creato sportivo. «Abbiamo chiesto garanzie più chiare su cosa
xiederà dopo i dieci anni - ci ha detto l’amministratore
—egato, Carlo Raviol la società è disponibile; a giorni
lokebbè essere convocata una riunione presso la Comunità
fatana con il Comune e la nostra società». Intanto la priJheve è caduta; in quota ci sono già 40 cm di coltre bianpf se dovesse nevicare ancora in settimana, per sabato e
nenica la stazione aprirà i battenti.
VENERDÌ 14 NOVEMBRE 1997
Se ecumenismo vuol dire rispetto della diversità altrui, dobbiamo riconoscere
che il cammino è ancora lungo. Alcuni fatti recenti ce lo
dimostrano. Per esempio è capitato di recente che a una valdese un parroco abbia negato
la gioia di fare da madrina al
battesimo di un nipote. Una
norma del diritto canonico
della Chiesa cattolica infatti
prescrive che i padrini devono
essere cattolici. D’accordo;
però il battesimo in ogni chiesa cristiana, e quindi anche in
quella cattolica, è dato «nel
nome del Padre, del Figlio e
dello Spirito Santo», cioè in
nome di Dio. E Dio, come
sappiamo, non è né valdese né
cattolico né altro. È Dio, punto e basta! Non sarebbe perciò
ANNO 133 - N. 43
LIRE 2000
L'ECUMENISMO E I SUOI PROBLEMI
EPISODI
LUCIANO DEODATO
ora che la Chiesa cattolica rivedesse quella norma? Oppure
pensa che noi non siamo cristiani? O che esistono cristiani
di serie A e altri di serie B?
Un giovane valdese, laureato in ingegneria, si offre per
un posto di insegnante di Applicazioni tecniche in un istituto salesiano. I titoli sono a
posto; il segretario della scuola ne prende atto con piacere.
Poi però scopre che il giovane
è valdese. Va dal superiore e
torna dal giovane comunicandogli che, con dispiacere, non
può dargli il posto. Poteva risparmiarsi il dispiacere e fare
invece alcune considerazioni
amare sulle discriminazioni
religiose che ancora esistono
per la Chiesa cattolica nei
confronti di chi cattolico non
è. Una particolare concessione
pare che venga fatta a coppie
interconfessionali dove la par
te non cattolica può essere
ammessa all’eucaristia; non
altrettanto invece può avvenire per la parte cattolica, alla
quale è fatto divieto di partecipare alla cena del Signore.
Due pesi e due misure.
Si tratta di episodi minimi,
se si vuole, ma che lasciano
amaro in bocca e forse qualche ferita in chi li deve vivere
sulla propria pelle. Chissà
quanti altri ce ne sono che rimangono ignorati. Sarebbe
forse bene venirne a conoscenza, non per scatenare altre
guerre di religione, ma perché
«ecumenismo» non rimaiiga
una parola dal bel suono priva
di contenuti, ma indichi realmente una svolta e un cambiamento sostanziale di mentalità
negli uni come negli altri.
Ìino-Pinerolo
irse una
lita per
itostmda
A colloquio con Mauro Prot, responsabile per il Pinerolese dell'Associazione nazionale di categoria
Artigianato, una risorsa importante per l'economia
lavori
:e il la
luto e
0 aridi ua
/laria
rini
[commissione composta
_ igione. Provincia, Ativa
las riunitasi recentemente
:r trovare una soluzione al
^blema del completamento
___ dell’autostrada Torino-Pine
■ riio sembra superare la fase
¡istallo. «Dopo un anno e
Bezzo di “tessitura” - ha detol’on. Giorgio Merlo nel
f»rso di una conferenza stampa a Pinerolo - si è arrivati filialmente a uno snodo».
«Le ipotesi sul tavolo oggi
-ha aggiunto il consigliere
regionale. Marco Bellion sono due; porre la barriera di
pedaggio a Volverá con la neteità però di racimolare 40
3 del miliardi oppure inserire la
"barriera a Beinasco facendo
in modo che scendano i paslioa saggi in tangenziale non pagati». Quest’ultima l’ipotesi,
invanzata dall’Aliva, sembra
essere oggi la più accreditata.
Vedendo il problema deH’autostrada Torino-Pinerolo in
nn ottica più globale, che
comprende tra l’altro anche
l’inserimento di nuovi tariffari e il controllo telematico dei
’passaggi in tangenziale, che
consentirebbero un pedaggiamento più equo, il prográmala presentato dall’Ativa porrebbe significare investimenrj per 60 miliardi su tutta
l’area metropolitana di Torino con interventi in quei tratti
extra autostradali dove ci soao maggiori problemi viari.
*Siamo usciti dallo stallo -ha
netto il sindaco di Pinerolo,
Alberto Barbero - perché fiaalmente ci si trova tutti insieme a discutere i problemi.
I^ni siamo favorevoli alla
“arriera di Beinasco, comun
______PIERVALDO ROSTAN_______
I ì sèttofèlffiglahàle fa^resenta per il nostro paese
un’indubbia risorsa, un aspetto trainante per l’economia; il
governo stesso, in sede di impostazione della manovra
economica e delle proposte di
revisione dello stato sociale
ha cercato di «concertare»
con le categorie dei lavoratori
autonomi le ipotesi di cambiamento. In un mondo del
lavoro che non potrà soltanto
puntare sugli incentivi alla
rottamazione delle auto l’artigianato si è costruito e reclama un suo spazio.
Qual è la situazione e quali
le prospettive? Abbiamo incontrato Mauro Prot, responsabile di zona della Cna di Pinerolo, associazione di categoria che da alcuni anni, accanto alle piccole imprese artigiane composte anche da un
solo addetto, il titolare, rappresenta anche la media industria. Un sindacato particolare
che fin dalla sua nascita, nel
1948, si è trovato a fare da
controparte ad altri sindacati
quali quelli dei lavoratori dipendenti. Oggi, rispondendo
Uno stand di prodotti artigianaii
anche a obiettive esigenze
delle imprese, la Cna punta
maggiormente alla qualità
delle aziende fornendo loro
servizi di supporto piuttosto
che un ruolo rivendicativo.
«Il nostro, malgrado la crisi
nazionale, è un settore che
“tiene” - spiega Prot -; nel
Pinerolese le imprese sono
strutturate in modo simile ad
altre zone: abbiamo un 40%
di imprese metalmeccaniche
su una base di iscritti all’albo,
nel nostro comprensorio, di
circa 4.300. Nel settore
dell’edilizia troviamo circa il
20% delle imprese, il 10%
nel settore dei servizi alla
persona, un altro 10% per i
servizi alle cose (il classico
esempio dell’autoriparatore)
e un altro 10% comprende il
resto, che va dal linotipista
all’artigianato artistico».
- Ci sono settori che godono di miglior salute rispetto
ad altri?
«Una volta si riteneva che
le imprese di produzione fossero quelle più strutturate e
con miglior tenuta sul piano
economico. In realtà si è avuta una evoluzione per cui il
terziario sempre di più costituisce una parte rilevante
nell’economia del comparto:
dimensionalmente occupa un
numero ridotto di persone (in
media tre per azienda) ma rispetto al settore metalmeccanico ha subito meno l’impatto
della crisi tipica dell’indotto
dell’auto che nella nostra zona ha una storia dominante.
La crisi del settore auto ha per
altro portato a una modificazione nell’attività del settore
metalmeccanico che punta ad
essere meno “indotto” e sempre più autonomo, produttore
di beni e macchine per conto
proprio per altre committenze.
I numeri degli addetti nelle
imprese metalmeccaniche sono comunque in discesa, a
causa della forte automatizzazione del settore».
- L’artigianato dunque,
pur modificando la sua struttura, mantiene le sue posizioni nel mondo del lavoro?
«Si può calcolare che nel
comprensorio pinerolese siano occupati circa 12.000 addetti; se poi consideriamo la
situazione familiare possiamo
! ^ue bisogna arri\
azione entro il 3
rivare a una so, ---..centro il 31 dicembre»,
i Perii sen. Elvio Passone infiì molti Comuni sono d’ac! ^rdo con il pacchetto propo\ ^fo dall’Ativa senza contare
'■ve l’autostrada è una delle
Precondizioni per il rilancio
“®'la provincia.
/o sono debitore a’ Greci, ed a’
Barbari, a’ savi ed a’ pazzi. Così,
quant ’è a me,- io son presto ad eyangelizZ.are eziandio a voi che siete in Roma.
Perciocché io non nti vergogno delrEvangelo di Cristo, conciossiaché esso
.sia potenza di Dio in salute ad ogni credente» (Rom. 1, 15-16). Sembra che fosse questo il testo, opportunamente scelto,
su cui il pastore Matteo Prochet predico
la mattina del 9 ottobre 1870 in una camera dell’hòtel dell’Universo in via del
Gambero in Roma. La data del 20 settembre di quell’anno, che sanciva 1 annessione della città di Roma alla nascente
nazione italiana, non era passata inosservata ai nostri evangelizzatori, anzi la venuta di Matteo Prochet fu così annunciata
con bella retorica ottocentesca: «Erano
trascorsi pochi giorni dacché quella data
fu scolpita sulle tavole di rame della Storia, allorquando un membro della vostra
Commissione [di evangelizzazione] il Signor M. Prochet si affrettò di recarsi in
IL FILO DEI GIORNI
AROMA
ALBERTO TACCIA
Roma ormai aperta alla civiltà e alla
predicazione del Vangelo». Le relazioni
del tempo non fanno cenno a gravi opposizioni incontrate nell’opera di evangelizzazione. Viene infatti affermato che a
Roma «si gode della libertà di coscienza
la più completa. Questo è il risultato più
splendido che si sia trovato in germe nel
fausto avvenimento del 20 Settembre.
Non solo ha trionfato il diritto nazionale,
ma è stata aperta la città di Roma a quella Parola di Dio che deve distruggere
rempio e il malvagio». 11 pastore Prochet
fu sostituito da Augusto Meille e in seguito dal combattivo Giovanni Ribetti. E
passata alla storia la famosa disputa tenuta dal Ribetti, affiancato da Sciarelli e
Gavazzi, sul tema della venuta di Pietro a
Roma, avendo come antagonista i prelati
Fabiani, Cipolli e Guidi. Intanto la comunità cresceva e dopo 13 anni contava già
250 membri. Oltre alla chiesa fu costituita una scuola diurna avviata dalla signora
Emilia Gould, con un’ottantina di alunni.
11 problema maggiore per la nascente
Chiesa valdese di Roma fu il reperimento
di una sede fissa. La comunità, vera chiesa peregrinante, passò attraverso una serie di indirizzi dai nomi curiosi: via della
Vite, via dei Pontefici, vicolo Soderini,
via delle Vergini, via dei Serpenti. Finalmente, grazie all’intervento del doti.
Steward, fu acquistato un terreno in via
Nazionale (oggi via IV Novembre), la
chiesa fu costruita e il 25 dicembre 1884
«venne inaugurato e consacrato al culto
in ispirito e verità il primo Tempio che il
Signore ha permesso alla nostra chiesa
di erigere nella città dei Papi».
affermare che circa 40.000
persone vivono del reddito
prodotto dal mondo artigiano.
Le recenti misure introdotte
dal governo ad incentivare il
part time possono favorire la
nascita di nuove imprese; le
cosiddette “lavorazioni miste” sono oggi più possibili e
forse anche più gratificanti.
Nel tempo, si è poi capito
l’importanza di mettere insieme diverse categorie; penso
ad esempio ad artigiani, commercianti e agricoltori: un’azienda agrituristica mette insieme tutte queste caratteristiche e rappresenta una piccola
impresa economica».
- Questo settore si presta,
più di altri, a fenomeni di lavoro nero; le statistiche dicono che in tutta Italia ciò accade. Ci si improvvisa decoratori piuttosto che idraulici, muratori o giardinieri, talvolta
da pensionati, altre volte anche giovani .senza nessuna tutela sanitaria ed evadendo i
contributi previdenziali. Qual
è la situazione nel Pinerolese?
«La nostra zona sta vivendo il fenomeno della deindustrializzazione; una volta espulsi dal mondo della produzione nell’industria, molti
provano ad avviare un'attività
artigianale: ci sono imprese
che nascono e muoiono nel
giro di un anno a causa di errori di valutazione, di costi
troppo elevati, per carenze di
mercato. Chi non riesce a
mantenere un’azienda in proprio spesso finisce nel “nero”: si tratta di lavoratori che
risultano disoccupati e che si
arrabattano per sopravvivere.
Ci sono poi quelli che lavorando a turni nell’industria
poi compiono lavori “in nero” aH’esterno ed è un fenomeno abbastanza diffuso. Ci
sono poi numerosi extracomunitari, spesso non in regola, che vengono utilizzati dalle imprese specialmente nell’edilizia. Tutto questo comporta. a mio avviso, un nero
che ammonta a circa il 30%
rispetto alla ricchezza prodotta dall’artigianato».
8
PAG. Il
Lo stabilimento Skf di Villar Perosa
ELEZIONI ALLA SKF — Il 4 novembre si sono svolte le
votpioni per eleggere le rappresentanze sindacali unitarie
all’interno della Skf Italia; complessivamente, su 4.503 organici e 60 Rsu i votanti sono stati 3.476 (77,2%), i voti validi 3.279, 297 le schede bianche o nulle; la Fali-Fismic ha
raccolto 1.808 voti (55,1%) e 34 Rsu, la Fim-Cisl 402 voti
(12,2%) e 5 Rsu, la Fiom-Cgil 506 voti (15,4%) e 10 Rsu e
la Uilm-Uil 441 voti (13,4%) con 9 Rsu. Sono stati relativamente pochi gli operai a votare proprio nello stabilimento
di Perosa, dove la Alp aveva fatto campagna per l’astensione: su 908 organici solo 458 votanti (il 50,4%); le preferenze sono andate comunque anche qui alla Fall, che ha ottenuto 255 voti (70,2%); nessun voto alla Firn, 52 alla Fiom
(14,3%) e 56 alla Uilm (15,5%). Alp ha dunque duramente
protestato anche dopo aver conosciuto l’esito della votazione; «Hanno votato il 92,5% degli impiegati che nelle altre
elezioni erano sempre latitanti mentre gli operai hanno votato nella misura del 44% per di più con un 10% di voti non
validi». Ma ciò che in assoluto denuncia Alp sono state le
«pressioni per indurre al voto, una vera “caccia all’uomo’’
•verso quelli che non avevano votato. Un clima inaccettabile, da Fiat Anni 50, che denunciamo con forza a tutte quelle
persone e forze democratiche che al di là delle loro appartenenze pensano ad una società nella quale siano rispettate le
regole democratiche sancite dalla nostra Costituzione».
SPARATORIA A SCALENGHE — Una rapina a mano armata venerdì scorso alla Cassa di Risparmio di Saluzzo si è
conclusa con una violenta sparatoria nel Pinerolese. Tutto
inizia verso le 12 quando quattro uomini tentano con successo di rapinare la banca; preso denaro per circa un miliardo e mezzo i banditi vengono scoperti, due vengono arrestati dopo una breve colluttazione. Gli altri fuggono su auto
diverse, uno nella fuga porta con sé, come ostaggio, il direttore della banca che viene liberato a Cardò. Il quarto uomo
fugge verso Scalenghe e viene intercettato da una pattuglia
dei carabinieri di Pinerolo; l’inseguimento avviene con una
sparatoria al termine della quale il rapinatore è ferito in modo grave e ricoverato all’ospedale civile di Pinerolo dove
viene piantonato. Anche due carabinieri vengono feriti alla
mano sinistra in modo non grave. Le ricerche del bandito in
fuga su una Thema continuano in tutta la regione.
DUE DONNE NELLA DIRIGENZA DEL CIVILE — Due
donne, Emma Zelaschi e Lorella Dogherò, saranno alla guida della sanità pinerolese, nominate rispettivamente direttore sanitario e direttore amministrativo dell’ospedale civile
Agnelli di Pinerolo. La prima proviene dall’Ospedale Santo
Spirito di Casale e la seconda dal San Luigi di Orbassano.
PRESTITI PER MACCHINE AGRICOLE — A partire da
lunedì 3 novembre gli agricoltori piemontesi dei territori
montano o collinare possono presentare le domande per ottenere la concessione di prestiti quinquennali per l’acquisto
di macchine e attrezzature. Una delibera regionale ha riaperto i termini dopo che al Piemonte sono stati assegnati 7
miliardi per il settore agricolo; le domande dovranno essere
presentate ai settori decentrati competenti per territorio.
CHIUSA LA CACCIA AL CAMOSCIO — Andamento regolare nella gestione della caccia all’interno del comprensorio alpino To 1 che raggruppa i territori delle valli pinerolesi. Sono stati raggiunti i livelli previsti di prelievo per i
camosci maschi adulti la cui caccia è pertanto chiusa, così
come era avvenuto per il fagiano e la coturnice. Resterà
aperta invece fino a metà dicembre la caccia al cinghiale:
finora ne sono stati uccisi circa 250 esemplari; l’anno scorso a fine annata i capi prelevati furono 440.
GIORNATA DELLA DIACONIA
Domenica 16 novembre 1997
«...fui ammalato e mi guariste» (Mt. 25,36)
La Commissione esecutiva del 1 distretto, in collaborazione
con la Commissione sinodale per la diaconia, invita visitatori e visitatrici e tutte le persone interessate a partecipare
all incontro che si terrà domenica 16 novembre dalle ore
14.30 alle ore 18 nei locali della Chiesa valdese di Pinerolo,
via dei Mille 1, con il seguente programma;
14.30 Presentazione
Dott. F. Maina:
Vera Coìsson;
15.45
17.15
17.30
Un approccio globale alla persona
in malattia
Formazione e responsabilità del/la
visitatore/trice volontario/a
Past. Paolo Ribet: Quale rapporto fra diaconia e cura
d'anime
Domande e discussione
Past. Alberto Taccia, Conclusioni e prospettive
Rinfresco e saluti
E Eco Delle mLLi moEsi
VENERDÌ 14 NOVEl^u^
L'annata frutticola nel Pinerolese: un bilancio alla rassegna
Mele, anzi frutta di qualità
PIERVALDO ROSTAN
a 17“ edizione di «TuttoI mele» inauguratasi a Ca
L
vour sabato scorso, al di là
dell’ormai consolidato successo, prende le mosse dalla
produzione fruttifera della zona e dunque suggerisce una
valutazione della stagione.
Cavour, come molti dei Comuni del triangolo compreso
fra Pinerolo, Luserna e Bagnolo fa parte del Cifop (Centro per l’incremento della frutticoltura Ovest Piemonte);
dunque non solo mele, ma anche pesche, pere, e, più di recente, kiwi. Una superficie di
1.600 ettari (800 per il melo,
350 per il pesco, 200 per il pero e 250 per l’actinidia), circa
400 aziende agricole. Da tempo sono consolidati ! percorsi
di sviluppo della frutticoltura
ricorrendo al minor numero
possibile di trattamenti; si
punta sulla lotta integrata, su
incroci fra varietà in modo da
renderle più resistenti; un modo anche per rispondere alla
fortissima concorrenza del
Trentino che da anni, con la
«melinda» ha saputo porre
all’attenzione dei consumatori
un prodotto di sicuro fascino.
Torre Pel lice
Le Unioni
femminili
sull'anno 20
(
Non solo mele comunque e
nel tempo ci sono state fluttuazioni fra le diverse coltivazioni; l’inserimento dell’actinidia è stato il più recente,
stante sia il prezzo alcuni anni
fa assai remunerativo, sia le
caratteristiche climatiche e dei
terreni. Negli ultimi anni il
melo ha avuto campagne decisamente interessanti per cui
c’è stato un certo rinnovo. La
stagione ’97 è iniziata con una
primavera assai secca ma
fredda, per cui la fioritura di
molti alberi da frutta ha dovuto fare i conti con gelate tardive di notevole intensità. «Ciò
ha comportato - dice Sergio
Bunino, tecnico della Coldiretti che segue molte aziende
del Cifop - grossi problemi
La presentazione in Provincia
Nuovi progetti per
i «socialmente
utili
»
Una spesa ai circa un miliardo e trecento milioni, 174
lavoratori interessati; queste
le cifre del progetto interregionale per i «lavori socialmente utili» presentato martedì 4 novembre dalla Provincia di Torino. La Provincia ha
aderito al progetto «Regioni
per l’occupazione», predisposto unitariamente dalle Regioni Liguria, Valle d’Aosta e
Piemonte, assumendo la funzione di organizzazione, di
coordinamento e di collegamento con gli enti locali.
L’intervento, ha spiegato il
presidente della Provincia,
Mercedes Bresso, prevede la
promozione di interventi in
settori come il turismo tecnologico culturale, il turismo
d’arte e storia e l’ambiente,
già attivi sul territorio interessato e punta a costruire progetti insieme alle comunità
locali. «Al contrario di quanto avvenuto in passato - dice
l’assessore Marco Camoletto
- saranno coinvolte nei progetti soprattutto persone diplomate e laureate, attualmente disoccupate, nel tentativo di valorizzare le risorse
umane presenti sul nostro territorio». I progetti che dovrebbero partire a fine anno e
che avranno una durata di 12
mesi (ma l’intenzione e quel
la di arrivare ad una occupazione permanente che vada a
coprire campi oggi scoperti di
attività) prevedono l’impiego
di 62 persone per quel che riguarda il turismo tecnologico
culturale in quattro Comuni e
in quattro Comunità montane,
tra cui la vai Chisone, mentre
nel settore del turismo d’arte
e storia i posti previsti sono
63 per i 5 Comuni e le 5 Comunità montane coinvolte
(fra queste ancora la vai Chisone dove verranno impegnate 8 persone), 31 persone verranno invece destinate all’accoglienza turistica e infine
per l’ambiente è previsto
¡’utilizzo di 18 persone in due
progetti, un primo che riguarderà la Comunità montana Pinerolese pedemontano (con
un intervento di riqualificazione ambientale nei Comuni
di Cumiana e Prarostino e la
realizzazione di uno studio
preliminare per la sistemazione dell’area del Talucco a Pinerolo), e un secondo che interessa la Comunità montana
della bassa vai Susa e i parchi
deU’Orsiera Rocciavré e dei
Laghi di Avigliana. Infine è
previsto un ulteriore intervento di 300 milioni che verranno utilizzati nella formazione
di tutte le 174 persone interessate nei vari progetti.
Unioni femminili
La Federazione femminile e metodista del I distretto e Torino organizza per il 15 e 16 novembre, presso la Foresteria
valdese di Torre Pellice, un seminario biblico sul tema: «Il
2000. anno santo o giubileo biblico?». 1 lavori avranno inizio sabato 15 alle ore 14,30 e termineranno domenica 16 alle
ore 17. Il convegno è aperto a tutte le interessate: ricordarsi
di portare con sé la Bibbia e il documento studio Fdei «Il
Giubileo», in.serto di Riforma n. 6/97. L’iscrizione costa £
10.000, il pranzo 15.000 e il pernottamento 15.000. Sabato
15 alle ore 17 sempre alla Foresteria si terrà un incontro
pubblico a cui interverranno Giorgio Gardiol, che parlerà su
«Il debito dei paesi poveri», Daniele Noffke su «Un’esperienza di agricoltura biologica a Riesi» e Antonella Visintin
su «Il riposo della terra»; presiede la pastora Lucilla Peyrot
Per informazioni rivolgersi a Rosanna ReveI (0121-500407)
o a Vanda Tourn (0121-93139).
sulla formazione dei frutti: vi
sono aziende che hanno denunciato cali di produzione
altissimi. La pianta del kiwi
poi è stata colpita due volte,
in primavera e proprio la
scorsa settimana: l’improvviso freddo autunnale ha causato notevoli problemi a quanti
non avevano ancora raccolto
i frutti. Il gelo in molti casi li
farà marcire». Paradossalmente però, accanto a quanti
hanno avuto molte perdite rispetto alla normalità, vi sono
altre aziende che hanno prodotto molta più frutta del solito. «In effetti - continua Bunino — chi ha i terreni in zone
precollinari, ai piedi della catena alpina, ha goduto di un
clima migliore e quindi di una
produzione in taluni casi eccezionale con aumenti medi
del 30-40%. Sull’area Cifop
abbiamo globalmente contato
un calo medio di mele del
20%: una produzione dunque
di 200.000 quintali invece di
250.000 quintali».
Qual è la destinazione della
frutta prodotta in zona? «La
maggior parte della frutta precisa Bunino — viene conferita alle cooperative locali, di
Campiolionp /// C/3 ■U.ZÌX4**
si curano del mercato interno
ma soprattutto di quelli del
Nord Europa. Molte aziende
piccole si rivolgono direttamente ai mercati di Torino ed
altre più grandi puntano
all’Emilia Romagna, alla Liguria e al Veneto. Una fetta,
che quest’anno è di circa il
10% a causa della pezzatura
non eccellente, viene infine
mandata all’industria di trasformazione».
elnui
letto I
Il 15 e 16 novembre
relle delle Unioni fen’
del I distretto e di Toi
incontreranno per il i.
puntamento, che dal 19; T,attito
diventato annua e. Le s Caldei
responsabili delPorgai raqual
zione del seminario bit Jdisag:
to di studio 11 materiale^ ¿aliai
parato dal Comitato Fdei Ir ver
1 anno 1997 (vedi Finse» nnò e
«Il Giubileo»). Il titolo aui e
suona fmòst
2000: anno santo 0 giub eq
biblico?». Per le donne e, Iter
geliche si tratterà, attravt jsisten:
lo studio di gruppo e « p, nc
sessioni plenarie, di scop «i in
qualcosa di più sul signij ¿bah
to biblico e profetico di, „ael’a
SÌ3 3.ntÌC3. istituzione, £n Soffisi
ché la Scrittura è setnpR ètico c
passo con il tempo presa ché re:
e di trarre dalla nostra rii [ non
sione stimolo e guida pi fa dell
problemi di oggi. ^gyang
Come di consueto il sab pianza
pomeriggio, a partire dallei ehé, a
17, sarà dedicato a unatavi ite ini
rotonda aperta anche alpi itàpprs
blico. La pastora Lucilla fi za di i
rot presiederà e gli ospiti ( assolvi
prenderanno parte sono Aiioscei
nella Visintin, che parleràfcote
me persona impegnata di '
Lega Ambiente della no:
responsabilità verso la c:
zione; Daniele Noffke, m.
gnante, che riferirà sull’aC'va
vità agricola biologicajfcfec
Servizio cristiano di Ritfcap
Giorgio Gardiol, parlami|sHa.|he
re, che parlerà delia sch
Inazione debitoria dei pa«1
più poveri del Terzo Monii
Abbiamo scelto di stui
questo tema del «Giubio»
perché pensiamo che siiituale; rappresenta infatti!
appello al ravvediinentoi
volto ai paesi ricchi, dici
anche noi facciamo parte,(ichiì
un messaggio di liberaziowini d
annunciato ai poveri del nifcrgic
stro mondo, che non dobbifcen
mo stancarci di proclamare, blici
. fide
elle
‘'fi
NOVEMBRE IN LIBRERIA
PROGRAMMA DEGLI INCONTRI ALLA LIBRERIA VOLAFI
1) SABATO 8 novembre ore 17,30
L’AUTORE DI SUCCESSO INCONTRA I LETTORI
Presentazione del libro «L’ISOLA CHE BRUCIA»
di GIANNI FARINETTI Premio Grinzane Cavour '97
con «UN DELITTO FATTO IN CASA» ed. Marsilio.
Sarà presente l’autore.
2) giovedì 13 novembre ore 21
CULTURA E MUSICA O CULTURA MUSICALE
Anna Mila, Felice Bordino e Simone Monge
presentano il libro
«GUILLAUME DUFAY» di MASSIMO MILA ed. Einaudi.
Verranno presentati brani musicali dal vìvo.
3) SABATO 15 novembre ore 17
CENTRO AMERICA TRA MITO, REALTÀ E UTOPIA
NEI libri della scrittrice GIOCONDA BELLI
Margherita Casalino, Monica LivoniI Larco, Erika Monforti 6
Anna Ottone reciteranno brani tratti da:
«LA FABBRICA DELLE FARFALLE» E «WASLALA» ed. E/0
Presenta Margherita D’Amico.
4) SABATO 22 novembre ore 17,30
CULTURA E GASTRONOMIA, UN CONNUBIO GUSTOSO
Presentazione del libro «RICETTARI OCCITANI»
ed. Ousitano Vivo, con assaggio piatti tipici.
Sarà presente PREDO VALLA.
5) SABATO 29 novembre ore 17,30
OTTO BAMBINI EBREI: IL RITORNO ALLA VITA
Presentazione del libro «ALL’ALBA IL PANE BIANCO»
di FRANCO GIRARDET, ed. Centro Culturale Valdese.
Sarà presente l’autore.
PINEROLO, CORSO TORINO 44,
Per ulteriori informazioni Tel. 0121-393960
Ingresso libero
9
il
DI 14 NOVEMBRE 1997
DIBATTITO
E Eco Delle Yalu moEsi
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ROBERTO MALAN
gl numero 31 àtWEco ho
letto un articolo intitolato
¡battito: Resistenza e Chiefvaldese». In quel titolo
j qualcosa che mi turbava
disagio che mi ha provolo ha occupato i miei penalla ricerca di cosa fosse,
lor vero che in un «dibattipuò esserci la ricerca di
manze e di convergenze
qui, e il testo dell’articolo
dimostra, non è così. Qui
)ja equivoco. Mi sembra
[poter dire quanto attiene a
. attravfcistenza» e a «Chiesa val’POe« ¡e» non possano essere
di scop ssi in con rapposizione in
tignili jdibattito», mi sembra che
■co dii| ja e l’altra possano solo esirne, ep ie affiancate in un giudizio
letico che storico: il valdese
o presa ché resistente fino al rogo
^strarifl Inon voler rinnegare la
;uida p( ¡Ita della fedeltà al messag1 evangelico e alla sua testilo il sai jianza e la Chiesa valdese
re dalle ehé, anche se episodicauna tav ite infedele e non sempre
ibe al pi itappresentata nella sua esucilla Pi ¡za di istituzione, è riuscita
ospiti i^solvere il compito di far
iscere agli italiani i valori
àpotestantesimo e le preva^àoni della chiesa di Ro^;ha resistito a sua volta a
nenti e provocazioni,
bsistenza è quando si trati valori ideali, spirituali.
di Risi
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ogÌM(l|||llafede, e a monte la scelta
ima posizione, attiva o pas'e essa sia. E resistenza
di Marie Durand alla
icusiaiiza a'/vigues"
coerente per tutta una
resistenza quella di
imi Hus che andò a Cocosciente di finire sul
I, è resistenza quella di chi
liberazione e il rien.mento it te in Italia dai campi di pridi Germania e valgano,
ehi è conosciuto in valle, i
•mi di Adolfo Rivoir e di
ligio Cotta Morandini, è
ìtenza quella del teologo
tólico Kiing che ignora le
ìde della gerarchia come
•Ile dei Marcellin, degli
ico Gay, dei Guido Beux,
Guido Benech, dei fratelli
■lat e di tutti coloro che,
eno entro l’8 settembre
1943, sentirono dentro e
ono da soli la vergogna
guerra di invasione e
miniosa visione del fa'®o, della sua mistica, deilue alleanze. Chi esitò e
|e ancora considerare la
liità di una scelta diversa
• è stato un resistente, anpoi sarà come tantissiUn valoroso partigiano, un
'lu combattente per la li1^; Ecco perché molti pri^giano come ricorrenza la
^deH’8 settembre 1943,
momento per una scelcondizionata, al 25
Ile 1945, nza della
•di una angoscia, la Liberile, balli per le strade e
Nsse di fraternità.
¡®%artigiani? Sottotitolo
'iion il suo punto interro,"•0 Vorrebbe suggerire la
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enormità, l’assurdo di una tale
possibilità. Quanto scritto sopra dice come anche io trovi
inconciliabile, quindi assurda,
l’ipotesi di una simile posizione da parte della Chiesa valdese, ma quel punto interrogativo, se riferito ad alcuni
rappresentanti della Chiesa
valdese che in quel momento
non si comportarono da vaidesi, è fuori posto. Sì, ci furono alcuni pastori valdesi che
si comportarono da antipartigiani quando insistettero, premendo attraverso le famiglie
di loro parrocchiani per convincere i figli a presentarsi alla chiamata di leva della Repubblica fascista di Salò per
prendere le armi e di conseguenza per sparare contro i
partigiani. Più «anti» di così!
Ed è disonestà intellettuale
non volerlo riconoscere. Posso concordare che siano stati
momenti di debolezza e di
quella paura che può far diventare vili, sappiamo di essere tutti fatti di carne ma lo si
ammetta, se vogliamo essere
veramente liberi attraverso la
verità, come suggerito dall’evangelista Giovanni e permettete che mi ripeta - da
Giovanni Hus, che ne ha illur
strato i valori e anche i vantaggi. Per fortuna i giovani,
saggi per conto loro e sicuri di
essere nel giusto, ascoltarono
René Poèt e salvarono i buoni
rapporti in famiglia presentandosi per subito disertare.
Fino a ora ho scritto come
avessi di fronte il titolista de
L,'eccr aeite T>utit vultíesi; ragionando su un titolo e un sottotitolo. Dovrei ora rispondere
ad alcune domande poste da
chi l’articolo lo ha firmato,
ma fortunatamente le risposte
a queste domande sono già
state tutte date e in buona parte documentate. Ricorderà Ettore Serafino le lettere pubblicate su Gioventù evangelica
e su L’eco delle valli valdesi
con interventi suoi e miei e
ancora di Roberto Nisbet, Enrico Geymet, Giovanni Mottura, Gabriele Lolli, Giorgio
Bouchard, Giorgio Tourn,
Claudio Tron.
Per chi vuole approfondire,
ecco i riferimenti: in Gioventù
evangelica si legga il numero
12 del 1962 e i numeri 1, 2, 3,
4, 5, 6 del 1963 e sull’EcoLuce il numero 36 del 1963 e
i numeri 37, 41, 44 del 1969;
e ancora, fra i diversi libri
sull’argomento, oltre al mio,
si legga o si rilegga il Un protestante nella Resistenza, il
diario recuperato di Jacopo
Lombardini, con l’analisi di
Salvatore Mastrogiovanni e la
prefazione di Ugo La Malfa e
ancora La Chiesa valdese di
fronte allo stato fascista di
Jean-Pierre Viallet, storico
non italiano, non valdese, non
protestante, uomo di cultura e
di ricerca che non ho mai conosciuto e che mai mi ha intervistato. Ambedue questi libri sono stati editi dalla
«Claudiana».
Per quanto mi riguarda penso ora chiuso senza bisogno
di ulteriore intervento questo
argomento e lascio ai posteri
altri approfondimenti ed esami dei documenti.
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Rievochiamo l'eccidio con la staffetta di S. Germano Lilia Jahier
Tìcìùn^ un passato che pesa
_______FEDERICA TOURN_______
Nonostante la pioggia sottile, domenica scorsa un
gruppo di persone ha risalito
il sentiero, reso ancora meno
agevole dal fango, che porta
al Ticiùn di Pramollo, per ricordare i partigiani che lì furono uccisi dai fascisti 1’ 11
novembre 1944. Così anche
quest’anno il Comune di Pramollo e l’Anpi hanno voluto
ricordare i loro caduti e testimoniare di una guerra di liberazione che qui alle Valli vive
anche e soprattutto nei racconti dei suoi protagonisti. E
anche se su per le borgate
della vai Germanasca la storia dell’agguato del Ticiùn la
conoscono tutti, noi vorremmo riparlarne con Lilia Jahier
di San Germano, che allora
era staffetta partigiana e che
su quello sfortunato giorno al
Ticiùn ha sempre continuato
a raccogliere testimonianze.
Negli scorsi anni, grazie anche ad alcune telefonate fattele da sedicenti fascisti coinvolti nel fatto, ha raccolto
elementi utili a fare luce sulla
vicenda.
- Vuole raccontare in due
parole a chi non conosce la
storia che cosa successe quel
giorno al Ticiùn?
«Erano circa le cinque meno un quarto del mattino: sei
repubblichini e la persona che
li aveva informati sul rifugio
del gruppo partigiano sono
saliti verso il Ticiùn. Andavano a colpo sicuro e li hanno
presi nel sonno. I fascisti
l’avevano studiata bene: per
evitare ogni via di fuga ai
partigiani, avevano lasciato ai
Bertet dei tedeschi, che tenevano di mira l’ingresso della
baita con le mitragliatrici.
Soltanto Cesare Concedda,
“Ciccio” è riuscito a salvarsi
probabilmente prendendoli di
sorpresa: è uscito dalla baita
sparando all’impazzata con il
suo parabellum e poi si è buttato nella boscaglia.
Gli altri partigiani, Gino
Bounous, Primo Laurenti,
Pierini Mensa, Alfonso Zaceo
e Carlo Gallian sono stati torturati e ammazzati. In realtà
pare che l’ordine fosse di
prenderli vivi, ma che Gino
avesse riconosciuto fra i repubblichini un fascista di San
Germano, benché fosse camuffato, e quindi fossero stati
“obbligati” a ucciderli tutti,
tranne un ostaggio, Silvio
Bertalot, che potesse testimoniare su come si erano svolti i
fatti. Fra i partigiani nella
baita era stato scelto Silvio
Bertalot perché vicino di casa
della “spia”, che in un certo
senso quindi l’aveva “raccomandato”.
- In questi ultimi anni che
cosa ha scoperto ?
«Dalle telefonate che ho ricevuto ho saputo per esempio
che l’eccidio, prima attribuito
ai tedeschi, era invece da imputare ai fascisti: per la precisione tre provenienti dalla
Caserma di via Asti di Torino
e tre venivano dalla Casa Littoria di Pinerolo, mentre i tedeschi sono rimasti più giù a
coprir loro le spalle. Nel novembre del 1994, poi, mi ha
telefonato un signore, che si
è dichiarato fascista e mi ha
elencato i nomi dei soldati
sangermanesi repubblichini
che hanno preso parte ad
azioni contro i partigiani durante la Resistenza. Tuttavia
nella dinamica di quel terribile giorno al Ticiùn c’è ancora
qualcosa che non mi convince: ultimamente ho raccolto
delle testimonianze in proposito che chiamano in causa
persone finora mai sospettate, e non parlo di soldati repubblichini o di tedeschi, ma
di civili in qualche modo pesantemente implicati nei fatti.
Di più non mi sento di dire,
perché non ho prove; continuerò comunque a cercare di
scoprire la verità, anche se
non è facile perché evidentemente ci si può basare solo
su testimonianze orali e in
più c’è molta reticenza, persino fra gli ex partigiani, a ritornare su questo episodio
oscuro della nostra storia».
Po,ST.\
Una condanna
senza riscatto
«Arrestato violentatore nel
Pinerolese...» era all’incirca il
titolo di alcuni articoli di
stampa in relazione all’arresto di un giovane lusernese.
Chi come me conosce Diego
da sempre e ha seguito la storia della sua vita, sa perfettamente che non è né un violentatore né un violento ma
ha il solo torto di essere una
persona malata, malata di una
di quelle malattie che danno
fastidio alla cosiddetta «società civile», è una di quelle
persone seguite dal servizio
psichiatrico, che quando si
trovano in uno stato di profonda alterazione psichica
avrebbero bisogno di trovare
persone che li aiutino e che
invece troppo spesso trovano
soltanto ostilità e derisione
per la loro condizione. Quando poi succede, come è successo a Diego, che in uno di
quei momenti si compiano
delle azioni che vanno a ledere l’integrità di altre persone,
ecco creato il «mostro», il capro espiatorio. In certi frangenti da un giornalista ci si
aspetterebbe un po’ più di serietà, un po’ di professionalità, perché il suo compito dovrebbe essere quello di riportare i fatti come si sono svolti
e non quello di fare illazioni e
di sostituirsi agli inquirenti
attribuendo reati solo sulla
base del possesso di una Panda rossa (ne esiste qualche
migliaio in circolazione!).
Diego pagherà per quello
che ha commesso, pagherà
come ha già pagato la scorsa
volta, e anche se al processo
risulterà che non ha violentato
nessuno o che al momento era
in un evidente stato di alterazione psichica, la condanna
più dura, quella da cui non ci
si riscatta più, è già stata scritta sulle colonne dei giornali,
battuta a macchina in cinque
minuti da un giornalista che
doveva chiudere l’articolo per
mandarlo in stampa.
Bruno Revel — Pinerolo
Efficienza
e umanità
Ho letto su L’eco delle valli
un articolo sulla conferenza
dei servizi dell’Ausi 10, e un
paragrafo dal titolo «nota a
margine», il cui redattore
esprimeva il timore che TUsl
si stia spostando troppo decisamente verso uno spirito tecnicistico e commerciale e veda «i cittadini solo come potenziali clienti», dimenticando la promozione e lo spirito
di «servizio» per i cittadini.
Come operatore in primo
luogo e come primario di un
servizio, la Neuropsichiatria
infantile, desidero prendere la
parola per rassicurare chi legge che, pur tra le varie difficoltà, esistono sedi e persone
all’interno dell’Ausi, dove la
formazione clinica e le necessità aziendalistiche si coniugano con l’umanizzazione,
dove «seguire i passi del cittadino» è un obiettivo primario
o, se volete, un punto d’onore.
La Neuropsichiatria infantile
ha 3 sedi di servizio nella Usi,
a Pinerolo, in vai Pellice, in
vai Chisone. Ci conoscono
bene tutti gli insegnanti con
cui collaboriamo per l’handicap da molti anni; ci conoscono bene gli operatori del Ciss
che hanno già scritto un arti
arredamenti
(di fronte alla caserma alpini)
esposizione e laboratorio:
via S. Secondo, 38 - ® 0121/201712
ABBADIA ALPINA - PINEROLO
FA VIVERE LA TUA CASA
colo interessante su queste pagine; ci conoscono anche
molti utenti che ci hanno «utilizzati» per la cura delle epilessie e dei piccoli e grandi
disturbi psicologici che possono insorgere negli anni di
vita della minore età.
A volte è più difficile essere
riconosciuti dall’opinione
pubblica o anche dagli amministratori, spesso a livello anche regionale, perché le multiformità degli ambiti del nostro lavoro può apparire dispersione; dal disagio scolastico alThandicap, all’anoressia, vi è però, nella prassi di
servizio, un filo conduttore di
attenzioni psicologiche e di
conoscenze tecniche che costituisce la presa in carico dello sviluppo neuropsichico,
che è la nostra specificità. Vi
è inoltre da sempre, come
sanno gli operatori del Ciss, i
colleghi medici della Pediatria e della Psichiatria, nonché
della Neurologia e della Riabilitazione, la disponibilità a
lavorare in maniera dipartimentale, molto prima che la
Regione ci incoraggiasse in
questo senso. E d’altra parte
anche nei colleghi dei sucidetti
servizi, con cui condividiamo
il lavoro quotidiano, l’attenzione al rapporto umano è
presente e radicato.
In conclusione, se pure lo
spirito del momento privilegia l’ottica economica, nell’Ausl 10 esistono persone
che mirano a coniugare efficienza e umanizzazione, che
chiedono alla popolazione di
esercitare un giusto controllo
sul proprio operato ma soprattutto la invitano a rivolgersi al Servizio con fiducia.
dott. Giuseppe Giulio
Spinelli - Pinerolo
'K/r
«3.^ ------ •
Nelle
Chiese
Valdesi
ANGROGNA — Riunione quartierale martedì 18 al
Martel.
BOBBIO PELLICE —
Riunione quartierale martedì 18 novembre alle 20 in
località Cairus.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Riunioni quartierali: giovedì 13 novembre
ai Peyrot, venerdì 14 agli
Airali, martedì 18 ai Boer.
MASSELLO — Riunione quartierale al Roberso
giovedì 13 alle 15.
PERRERO-MANIGLIA — L’Unione femminile si incontra martedì 18
novembre alle 14,30.
POMARETTO — Riunioni quartierali: giovedì 13
alle 15 all’Inverso Paiola,
mercoledì 19 a Pomaretto
alle 20,30. Attività femminili: il prossimo incontro
sarà venerdì 21 novembre
alle 14,30 all’Inverso.
PRALI — Riunioni quartierali: giovedì 20 a Orgiere,
alle 19,30; venerdì 21 alle
20 a Ghigo e venerdì 14 alle
19.30 a Villa. L’incontro
dell’Unione femminile è alle 14,30 di giovedì 13 al
presbiterio. Venerdì 14, alle
16 scuola domenicale, alle
17.30 coretto, alle 18,30 secondo gruppo di chitarra.
Alle 20,30 il gruppo di teatro si incontra al presbiterio.
PRAMOLLO — Riunioni quartierali: giovedì 13 alle 20,30 a Pomeano. Domenica 16 novembre culto con
la partecipazione della scuola domenicale. Studio biblico lunedì 17 alle 20,30.
PRAROSTINO — Riunioni quartierali: giovedì 13
novembre alle 20,30 a San
Bartolomeo, mercoledì 19
alle 20,30 al Collaretto, giovedì 20 alle 15 alla borgata
Gay. Domenica 16 novembre alle 10 nel tempio di
San Bartolomeo culto assemblea con all’odg la relazione dei deputati al Sinodo;
alle 14,30 prima riunione
regolare dell’Unione femminile.
RORA — Riunione di
quartiere giovedì 20 novembre alle 20,30 alle Fucine.
TORRE PELLICE —
Riunioni quartierali: martedì
18 novembre ai Simound,
mercoledì 19 ai Bouissa.
Domenica 16 novembre, alle 10, culto nel tempio con
la scuola domenicale e il
precatechismo.
VILLAR PELLICE —
Riunione quartierale martedì 18 novembre alle 20,30
all’Inverso.
VILLAR PEROSA —
Lunedì 17 novembre alle
20.30 studio biblico; mercoledì 19 alle 14,30 Unione
femminile.
VILLASECCA — Riunioni quartierali: martedì 18
novembre alle 20 al Serre
Giors. mercoledì 19 alle 20
a Trussan, venerdì 21 alle
14.30 ai Trossieri e alle 20 a
Morasso.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 - 10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
redazione Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 932409
Sped. in abb. post./SO
Pubblicazione unitaria con Riforma: non può
essere venduto separatamente. Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60. Resp. ai sensi di legge Piera Egidi Stampa; Ghisleriana Mondov)
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di Sergio Mollea
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10
PAG. IV
Delle ìàlli "\àldesi
VENERDÌ 14 NOVEMBRE 19q,
)PORT
HOCKEY GHIACCIO:
CADE LA VALPE — Senza
scusanti;. Il Como è stato più
forte di una Valpe quasi mai
capace di impensierire il portiere ospite. Al contrario l’ennesima grande prestazione del
portiere biancorosso, Tovo, ha
consentito ai valligiani di
mantenere il risultato in termini accettabili. Il 6-1 finale (03; 1-1; 0-2) dice comunque di
una superiorità netta con una
formazione lombarda più precisa e veloce e con un fuoriclasse del valore di Danilo
Bertotto. torrese trasferitosi in
riva al lago da diverse stagioni. La partita si è subito messa
male, con gli ospiti in rete tre
volte nel primo tempo e una
Valpe bloccata; solo nel secondo tempo e all’inizio del
terzo c’è stata una reazione
valligiana, peraltro mai efficace. La rete di Doglio non ha
avuto seguito e fra molti, troppi falli su ambo i fronti si è
giunti al termine. Domenica
altro difficile impegno a Boscochiesanuova: si inizia alle
12, diretta su Radio Beckwith.
Cinque vittorie su sei incontri
per le formazioni del 3S nella
settimana pallavolistica. Il
primo successo vale anche il
primo posto in classifica per
la formazione juniores femminile che ha battuto nel
derby pinerolese la Piscinese.
Sconfitta invece per i pari età
della categoria maschile che
al tie break sono stati battuti
dal Valli di Lanzo. Nella categoria Ragazze il 3S ha vinto a
Porte per 3-1 ; fra i ragazzi, girone A il 3S ha battuto il San
Paolo 3-0. In seconda divisione maschile il 3S ha vinto 3-2
in trasferta con la Polimatica
mentre fra le pari categoria il
3S ha superato il Carrara 3-0.
Nel trofeo Baudrino il Bricherasio ha vinto sul 3S per 3-1 e
ora guida la classifica sul
Volley Perosa a sua volta vincitore sull’Airasca per 3-0.
Appuntamenti
TENNIS TAVOLO —
L’incontro fra Valpellice e
Ivrea nel campionato di D2 è
stata rinviato, sicché tutte le
formazioni hanno riposato;
sabato 15 la C2 giocherà a
Torino con lo Csain Fiat e la
DI a Ciriè. La D2 affronterà
lunedì 17 le Poste Torino. Al
momento in C2 la Valpellice
è terza con 8 punti, mentre in
D1 i valligiani sono penultimi
con 6 punti.
PALLAVOLO — In B2
maschile secondo successo
casalingo per il Body Cisco
che ha superato per 3-0
l'Olimpia Massa; in B1 femminile seconda sconfitta in
trasferta per il Magic Traco
battuto 3-1 dal Castronno.
CALCIO — Il Pinerolo pareggia nel finale la difficile
sfida col Pietrasanta; dopo essere andati in svantaggio alla
mezz’ora del primo tempo i
biancoblù hanno evitato la seconda rete per poi costruire il
pareggio con una bella azione
culminata in un calcio di rigore realizzato dal neo acquisto
Barison all’82’. Poco prima
era stato espulso il difensore
Benecchio. Bene invece la
Fossanese che ha battuto il
Ponsacco per 2-1 mandando
in rete proprio il neoacquisto
Vincenzo Labrozzo. In Prima
categoria il Barge ha pareggiato a Beinette per 2-2, il
San Secondo ha perso a Cavour per 2-0 e il Luserna ha
battuto la Stella azzurra per 21. Nel campionato Aics il
Collegio valdese ha vinto per
6-1 la partita col Rapid; doppiette di Benech, Penna e Bellion; sabato 15 alle 14 il Collegio affronterà l’Ampidaor.
8-16 novembre — TORRE
PELLICE: Al Centro culturale
valdese mostra itinerante dal
titolo «Ganà, il volto nascosto dell'Africa». Orario; tutti
i giorni dalle 15 alle 17, al
mattino per le scuole previo
appuntamento.
13 novembre, giovedì —
TORRE PELLICE: Alle 15,30
presso la Casa valdese per
l'Unitrè, conferenza della
prof.ssa Marita Maglione sul
tema «Luci e ombre nel
mondo poetico di Pascoli».
13 novembre, giovedì —
TORRE PELLICE; Dalle 8 alle
12 presso la sede delle ex
scuole mauriziane prelievo
collettivo di sangue.
13 novembre, giovedì —
CAVOUR: Nell'ambito di
Tuttomele '97 alle 9,30 convegno sul tema «Virus e batteri: nuovi pericoli per la
frutticoltura piemontese»;
alle 14 Me-la-gioco, giochi
per ragazzi, e frittelle di mele, alle 21 orchestra «Trelilu»
(ingresso lire 5.000), alle
21,30 Melagusto.
14 novembre, venerdì —
VILLAR PELLICE; Alle 21 nel
tempio spettacolo musicale e
teatrale degli Abesibè «Arturo sulla luna», a cura della Fidas sez. di Bobbio Pellice e
Villar Pellice. Ingresso libero.
14 novembre, venerdì —
BRICHERASIO: Alle 21 al
Centro culturale «Aldo Moro» dibattito pubblico sul tema «La viabilità in vai Pellice», intervengono Franco
Campia, assessore provinciale alla Viabilità e trasporti, e
Giorgio Merlo, deputato del
collegio pinerolese; coordina
il consigliere comunale Michele Chiapperò.
14 novembre, venerdì —
CAVOUR: Nell'ambito di
Tuttomele '97, alle 21, commedia brillante «Giromin à
veul mariese», di D. Beimondo, ingresso £ 10.000; alle 22
vin brulé in piazza Solferino.
15 novembre, sabato —
PINEROLO: Al Teatro-incontro la Compagnia II Bagatto
di Vigone presenta «L'òm
dal fiur an boca» di L. Pirandello, regia di Vittorio Aime,
Il Piccolo Varietà di Pinerolo
presenta «El mistero dia sanità». Ingresso lire 13.000.
15 novembre, sabato —
BIBIANA: Per Tacabanda, alle 21,15 nel salone parrocchiale, concerto del gruppo
slavo «Vujicsis».
15 novembre, sabato —
LUSERNA SAN GIOVANNI:
Nel tempio valdese, alle 21,
meditazione musicale con il
gruppo «L'esaensemble», sestetto vocale diretto dal
maestro Sergio Chierici, «Sacre armonie, frammenti di
musica religiosa nei secoli».
15 novembre, sabato —
TORRE PELLICE: Alla sala
Paschetto del Centro culturale valdese, dalle 10 alle 13,
tavola rotonda sul tema
«Cooperazione internazionale e volontariato: sostegno
allo sviluppo o colonialismo
mascherato?».
frammenti di musica religiosa nei secoli».
15 novembre, sabato —
PINEROLO: Al museo etnografico, alle 18, inaugurazione della mostra fotografica
della Badia corale vai Chisone «Da trent'anni insieme
per cantare la nostra terra».
15 novembre, sabato —
CAVOUR: Per Tuttomele '97,
alle 14, incontro di pallone
elastico, alle 14,30 il Forum
del Pinerolese indice un dibattito per gli operatori del
settore sul Patto territoriale;
alle 18 Melagusto, banchi di
assaggio; alle 21,30 Barbara
Cola e Francesco Baccini in
concerto, ingresso £ 20.000.
16 novembre, domenica
— PINEROLO: Presso la chiesa di San Verano, in frazione
Abbadia Alpina, meditazione musicale del sestetto vocale «L'ecaensamble» che
presenta «Sacre armonie.
16 novembre, domenica
— BAGNOLO PIEMONTE: Al
teatro Silvio Pellico, alle 21,
spettacolo per bambini «Il
corsaro nero... per caso». Ingresso lire 15.000 intero, lire
12.000 ridotti, prenotazioni
presso il tei. 0175-800712.
16 novembre, domenica
— CAVOUR: Per l'ultima
giornata di Tuttomele '97 alle 11 Melagusto, banchi assaggio al municipio, alle 14
frittelle di mele per tutti;
14,30 esibizione della Filarmonica casellese «La novella»; 15,30 esibizione della
«Ansamblu Folcloric Nedeia»
dalla Romania, alle 16 concerto della società Filarmonica morettese, alle 21 serata
finale con l'orchestra «Gli
stereo» (ingresso gratuito).
16 novembre, domenica
— LUSERNA SAN GIOVANNI: «Mondai e danse!» è il titolo di un pomeriggio al Rifugio Carlo Alberto con i
suonatori della vai Pellice e
distribuzione di caldarroste;
inizio ore 15,30.
17 novembre, lunedì —
PINEROLO: Alla scuola elementare Parri, via Rocchietta
1, dalle 17 alle 19 secondo
appuntamento per il corso di
aggiornamento «La scrittura
creativa nella scuola elementare», relatrice M. Colombo.
19 novembre, mercoledì
— PINEROLO: Alla scuola
media Brignone, alle 16,30,
terzo incontro del corso di
aggiornamento «Scenari della politica e del pensiero delle donne» sul tema «La "nascita" come categoria politica», rei. Francesca Spano.
20 novembre, giovedì —
TORRE PELLICE: Alla biblioteca della Casa valdese, alle
15,30, concerto con Walter
Turicchi, violoncello, e Stefania. .SaLvaL-pianQforte_musi=
ca di Boccherini e Beethoven.
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Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
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Il gruppo di lavoro su compiti e funzioni della Fcei sul versante pubblico
«Risvegliare» laici e credenti
lanche se non c'è un unico punto di vista protestante sulla realtà, l'impegno per
una società più sobria e più giusta deve accompagnare l'annuncio di Cristo
ìstiva:
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mobili
ti vari:
dobiana giudici
ijtato difficile cercare di
I capire, tutti insieme, l’alile situazione politica, sole e culturale: anche più
¡elle del passato, perché
ibra che le nostre comutendano a ripiegarsi su se
se, sui propri ritmi di vita
(iosa collettiva, in parte
loisolandosi». Se è vero
oggi, non esistono grandi
Igeiti di vita», non esistoneppure da parte nostra
indi opzioni» di impegno e
estimonianza cristiana. Ci
èquindi chiesti se ciò diida da una necessaria pauper meglio capire che cosa
avvenendo attorno a noi, o
nvece tutto questo è caujdal timore, diffuso, del
lovo» che sta avanzando
■azione deH’Unione euroa,movimenti migratori,
[onde trasformazioni nel
[dodel lavoro),
partecipanti hanno, con
ie sfumature, denunciato
I scollamento fra analisi e
isioni prese nel corso dei
Denti più significativi delflstra vita collettiva (Sinossemblee di chiesa, con
II gruppo di lavoro sui compiti della Fcei sul versante pubblico
vegni) e la quotidianità della vita ecclesiastica. Gli stessi servizi della Federazione
(scuola domenicale, radio, televisione, stampa) pur avendo
ricevuto il plauso della maggior parte dei convenuti, non
riescono a coinvolgere completamente l’insieme della
realtà protestante italiana.
Quale deve essere, quindi,
la strategia della Fcei per i
prossimi tre anni? Da un lato
è parso necessario sottolineare la necessità di una maggior
«sinergia» fra i vari servizi del
Servizio rifugiati e migranti
L’Assemblea invita le chiese ad accogliere l’appello di
Isaia;«Allarga le tue tende...» e le esorta ad attuarlo concreente facendo spazio ai fratelli e alle sorelle che vengono
' i paesi nelle nostre chiese e nella società nella quale
IO e favorendo la loro partecipazione a tutti i livelli dei
.onanismi. ------------------------
iSemblea esprime il suo appoggio e il suo apprezza^ er il proficuo e coraggioso lavoro che il Srm, unitaialle chiese, in questi anni ha portato avanti nel nostro
jPW.^ella costruzione di una cultura dell’accoglienza e nel
jai^eto sevizio agli/alle immigrati/e. L’Assemblea quindi
ivitail Srm a continuare l’attività che gli è proprio nei suoi
^rapiti specifici, sia politici che sociali e di intensificare il
^gamento con le chiese. Dà mandato al Consiglio di infifentare il numero dei/delle corrispondenti territoriali e
*gli/delle immigrati/e nel comitato del Srm.
bì L’Assemhlea dà mandato al Consiglio di attivare comiii^nali (atto 23/94) che sostengano il lavoro del Srm atteso i/le corrispondenti, ove è possibile in collaboraziotwn le federazioni regionali e gli organismi intermedi del■tese membro.
c) LAssemblea ricorda alle chiese la responsabilità di conal reperimento delle risorse necessarie per il pieno
«®cace funzionamento del Srm.
^¡L’Assemblea invita il Consiglio a promuovere in modo
Scolare i rapporti di fraternità e collaborazione con le
lese evangeliche costituite da immigrati.
L’Assemblea invita le chiese a proseguire il cammino cojnedi «Essere chiesa insieme», accogliendo questo dono
)?ignore che può contribuire al rinnovamento delle nostre
te. In particolare le invita a partecipare attivamente al
te convocato per il 20-22 febbraio 1998 a Santa Severa.
^L’Assemblea dà mandato al Consiglio di chiedere agli
»dtivi delle chiese federate l’istituzione di una domenica
stranieri/e che sono tra di noi.
Testimonianza e volontariato
F^semblea, ritenendo che il volontariato, in tutte le sue
te, rappresenti una possibilità concreta di testimonianza
itoti i membri delle chiese evangeliche, a nrescindere
>ialo
loro età, ma con particolare attenzione ai momenti di
^ione giovanile, in vista di una promozione, valorizzae organizzazione del volontariato che tenga conto an
della
j. - contesto europeo nel quale le nostre chiese sono in6, Invita il Consiglio a studiare:
¿«realizzazione di una possibile struttura organizzativa
„ho) che abbia il compito di gestire una rete di volonta■ nazionale e internazionale;
Impossibili forme di partecipazione ai programmi
^ssione europea che promuove il volontariato;
tendo conto di quanto già viene svolto sia da organismi
Chiese membro (Aev) sia dalla Federazione e da altri
®®sociazioni, anche non facenti parte della Federazio% 1*' ?^^upano di volontariato, incarica, il Consiglio (dijO) di vagliare, anche dal punto di vista delle risorse
Hjj. te finanziarie, il progetto che potrà derivare da questa
(i,g‘totorizzandolo a porlo in atto al più presto, qualora
^verificata la fattibilità.
Diritti dei migranti
toblea rivolge alle chiese l’invito ad impegnarsi nel'«etl ratifica da parte dell’Italia della conven
fem- r ’^teoni Unite sulla difesa dei diritti dei lavoratori
'Wp* ^1990), promuovendo iniziative locali aperte anche
‘ L’Assemblea invita il Consiglio a fornire alle
opportuni suggerimenti.
la Federazione; dall’altro l’indispensabile ripresa e rafforzamento del dialogo con il
mondo laico del nostro paese.
Se si è, correttamente, aperto
il confronto con il mondo cattolico, non ci si deve dimenticare di mantenere aperto il
confronto con le altre realtà
protestanti e con la società
laica che ci circonda. Due sono state, inoltre, le questioni
più specificamente politiche,
sollevate nel gruppo: le riforme, discusse nella Commissione bicamerale del Parla
mento, e il dibattito in corso
sulla giustizia. Il documento
predisposto dal gruppo, e poi
completato e «affinato» dal
dibattito in assemblea, sottolinea come i protestanti italiani si sentano «cittadini del
mondo» pur rispettando e difendendo ciò che rappresenta
la ricchezza dell’originale patrimonio storico-culturale
dell’Italia. Sul fronte della giustizia si è voluto esprimere,
con chiarezza, il proprio grazie a tutti quei magistrati che
si battono, giornalmente, per
difendere i diritti democratici
di tutti e la legalità della vita
p olitico - amministrativa.
Se è vero che non può esistere un solo e unico punto di
vista protestante sui vari temi,
rimane però imprescindibile
per ogni credente la necessità
di annunciare Gesù Cristo anche impegnandosi per una
società più sobria e più giusta.
«Allargare le nostre tende» deve infatti significare «risvegliare» laici e credenti, perché
i valori come la pace, dialogo,
libertà, agape tornino ad essere elementi fondanti di un
nuovo spirito missionario della Fcei del prossimo triennio.
Gruppo sulla società multietnica
Siamo capaci di accogliere
chi porta doni «diversi»?
ADRIANO BERTOLINI
.-T NTEGRAZIONE» è una
brutta parola? Le nostre
comunità vedono se stesse
come un gruppo omogeneo,
che «canta all’unisono»? Sono capaci di accogliere chi
porta doni differenti dal solito? E ancora: riusciamo a
sentire un’inquietudine, non
solo per la condizione degli
immigrati definiti «regolari»,
ma per quella di chi il permesso di soggiorno non ce
l’avrà mai?
Mille domande, e cento
risposte in un vivacissimo
gruppo di lavoro sulla società
multietnica e sul Servizio rifugiati e migranti; molti de
partecipanti hanno portato le
loro riflessioni non occasionali ma maturate nel rapporto con comunità e singoli migranti. Una discussione a cui
purtroppo hanno preso parte
pochi fratelli e sorelle «stranieri» (pochi anche all’Assemblea), tanto che è stato ripreso nelle conclusioni del
gruppo l’invito a favorire a
tutti i livelli, anche degli organismi delle nostre chiese,
la loro partecipazione. Il lavoro, condotto dalla pastora
Gabriela Lio, si è diviso in
due parti; un dibattito generale e una discussione più
specifica su Srm.
Molti gli spunti da approfondire nella prima parte.
Nella situazione politica attuale si rileva la tendenza a
un chiusura totale degli ingressi, mentre chi è qui deve
essere integrato. Le nostre
chiese devono reagire a tale
situazione, termometro della
democrazia, con la specificità
di essere probabilmente l’associazione italiana con più
alta percentuale di immigrati
al suo interno. A lungo si è
ragionato sulla questione
dell’integrazione, che non significa assimilazione. Se integrazione significa che anche ai fratelli e sorelle immigrati viene estesa la rete protettiva di servizi di cui noi
(per ora) godiamo, bene; si
tratta di trovare però modelli
di inserimento nella società e
nella chiesa tali che ciascuno
possa realizzare i suoi doni
secondo una sua diversificata
traiettoria.
In ogni caso, il processo
«Essere chiesa insieme», che
troverà un suo momento forte nel febbraio ’98, vuole essere una sfida alle nostre
chiese a trovare vere forme di
convivenza interculturale. Da
qui si è passati al discorso sul
Srm in modo più specifico.
Alcuni hanno riaffermato la
necessità di un lavoro «sociale» del servizio (ascolto, soluzione casi), che rende credibile presso gli immigrati l’azione politica. Su questo un
membro del Consiglio uscente ha espresso alcune riserve,
chiedendo di approfondire
ulteriormente.
Il punto su cui si è concentrata maggiormente l’attenzione è stato il collegamento
tra l’ufficio di Roma, che deve rappresentare un punto sicuro di riferimento, e le iniziative locali. Collegamento
non semplice: si dovranno
creare «comitati zonali» del
Servizio, intorno ai corrispondenti locali, che possono essere reti di collegamento tra i membri e le chiese attive. Tutto il lavoro per i migranti ha un costo, e c’è da riprendere la riflessione sul
contributo delle chiese, finora incentrato su progetti specifici.
Al di là delle comunque necessari questioni tecniche, la
discussione ci ha lasciato inquietudine e speranza. Inquietudine: come coinvolgere di più le nostre comunità e
la società tutta; come spiegare loro che non è vero che «i
marocchini sono tutti...» o
tanti altri pregiudizi da cui
siamo bombardati? Speranza: già un quarto degli evangelici italiani sono immigrati;
con l’aiuto del Signore possiamo osare entrare in una
relazione nuova, rischiosa,
che ci mette in movimento e
ci apre, come ha detto un
partecipante al gruppo, «una
veduta di futuro».
P—
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»? -¥ ■
Identità evangelica
cultura e società
L’Assemblea, richiamandosi al testo biblico «allarga le tue
tende, rafforza i tuoi paletti» (Isaia 54, 2) che invita a rafforzare l’identità evangelica ampliando i propri confini in una
prospettiva di accoglienza e di incontro con l’altro; riconoscendo la centralità del tema della libertà religiosa per tutti
come espressione fondamentale e irrinunciabile dei diritti
della persona, delle comunità e dei popoli in ogni parte del
mondo; rilevando la crescente attenzione con cui alcuni settori dell’opinione pubblica accolgono prese di posizione elaborate in ambito protestante su temi di attualità sociale e
culturale;
ritiene che la comunicazione al paese della testimonianza
del mondo evangelico italiano e internazionale, anche in riferimento a fatti di attualità, costituisca un mandato originario ed essenziale della Federazione;
riaffermando la vocazione evangelica all’universalismo e
al superamento di tutte le barriere che separano gli uomini
e le donne dell’ecumene terrestre, ritiene che vadano contrastate le tendenze separatiste e particolaristiche che spingono in senso contrario e minacciano di disperdere anche i
patrimoni civili e culturali per quanto parziali, già consolidati, come l’unità e l’identità nazionale del nostro paese, in
cui è maturata fra l’altro l’emancipazione degli evangelici e
delle altre minoranze religiose, tappa irrinunciabile verso
una più ampia comunità di popoli e nazioni a livello europeo e a livello mondiale.
Individua alcuni temi di riflessione sui quali produrre
materiali di studio per le chiese e strumenti di lavoro per
l’opera di testimonianza:
1) la sfida della costruzione dell’Europa che per gli evangelici italiani non può significare esclusivamente il rispetto
di parametri economici e finanziari ma si configura come
l’incontro tra popoli, fedi e culture differenti chiamate a
condividere comuni valori di cittadinanza, pluralismo, dialogo, giustizia pace, riaffermando valori di sobrietà e compatibilità economica ed ambientale;
2) le questioni della scuola, della riforma dello stato sociale, del lavoro considerate in tutte le loro implicazioni culturali ed etiche;
3) il problema della giustizia sia sul fronte della repressione
dei fenomeni mafiosi e della criminalità organizzata che su
quello dell’autonomia e indipendenza della magistratura nel
quadro della riaffermazione delle garanzie dei cittadini italiani e stranieri e del diritto a una «giustizia giusta» e rapida.
Dà mandato al Consiglio di: convocare specifiche consultazioni su queste questioni avvalendosi della collaborazione di
un’apposita commissione di lavoro che produca materiali di
riflessione; nominare un gruppo di lavoro che prosegua la riflessione avviata nelle Assemblee ecumeniche europee (Basilea e Graz), promuova e coordini la prosecuzione degli incontri e delle iniziative ecumeniche sui temi della giustizia, della
pace, della salvaguardia del creato e della riconciliazione.
Ritiene opportuno che il Consiglio promuova sinergie operative tra le strutture della Federazione e delle chiese membro, anche attraverso l’utilizzo di tecnologie multimediali.
Il futuro di «Confronti»
L’Assemblea valuta con grande soddisfazione degli sviluppi della rivista Confronti che, oltre a offrire un’attenta
informazione e documentazione su temi quali le prospettive ecumeniche, il dialogo interreligioso, il pluralismo delle
etnie, delle culture e delle fedi nella società italiana, ha promosso una serie di iniziative formative e culturali su temi di
interesse per il mondo evangelico italiano.
Impegna il Consiglio a rinnovare il sostegno alla rivista
nella forma della disponibilità di una persona a tempo parziale per la direzione;
impegna il Consiglio a promuovere la conoscenza e la diffusione della rivista a partire dalle chiese della Federazione.
Centralità della comunicazione
L’Assemblea, rilevato l’accresciuto ruolo di rappresentanza del protestantesimo italiano nel dibattito culturale e politico dell’Italia di oggi da parte della Federazione
riconosce il valore strategico degli investimenti umani nel
campo della comunicazione;
esprime apprezzamento nei confronti del Ssrtv per la
qualità dell’informazione prodotta e per aver saputo promuovere l’attenzione dei media nei confronti del protestantesimo italiano e internazionale.
Dà mandato al Consiglio
di garantire adeguate risorse al Servizio secondo un piano
di sviluppo elaborato in collaborazione con il Servizio stesso e di continuare a promuovere programmi di formazione
di nuovi operatori nel campo della comunicazione;
di sostenere l’agenzia stampa Nev come strumento essenziale per assicurare la visibilità del protestantesimo nell’ambito della società italiana e di provvedere all’organico secondo il progetto approvato dalla IX Assemblea e confermato dalla X;
di provvedere alla nomina, sentito il gruppo operativo
uscente che ha collaborato con lo staff della rubrica Protestantesimo, di un Comitato che garantisca una consulenza
adeguata per la definizione e la realizzazione del plano editoriale; sostenere nuove strategie mirate a garantire una
sempre più diffusa presenza protestante in tutti i programmi
anche radiofonici che investono tematiche teologiche, etiche e scientifiche.
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12
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 14 NOVEMB^J
€R
La spiritualità, i culti e le liturgie, i canti dell'Assemblea
Adagio, mosso, allegro con brio
Dovremmo imparare a essere meno rigidi, a esprimerci ad alta voce con più gioia
e libertà per rinnovare la liturgia dei nostri culti e promuovere la partecipazione
OIDI SACCOMANI PASCHETTO
SI può usare questa immagine: una spremuta di
arance fresche bevuta di
buon mattino, prima di cominciare una giornata impegnativa. Così iniziavano i lavori deirxi Assemblea Fcei a
Torre Pellice con queste dosi
quotidiane di vitamina C. Lo
svolgimento delle liturgie è
stato ogni giorno diverso, in
un crescendo musicale: adagio, mosso, allegro con brio.
Nella giornata di giovedì il
culto di apertura. Classica liturgia con musiche care alle
nostre orecchie di vecchi protestanti, inni deUTnnario cristiano del ’69. Culto solenne,
reso tale sia dalla persona del
pastore Paolo Ricca che dal
suo messaggio offerto e ricevuto in profonda meditazione
sul filo conduttore del tema
dell’Assemblea: «Allarga le
tue tende e rafforza i tuoi paletti (Isaia 54, 2). Fra storia e
speranza: vivere l’attesa».
Venerdì 31 ottobre abbiamo assaporato l’atmosfera di
Graz con una liturgia tradotta, adattata e riportata dalla
II Assemblea ecumenica europea. L’invocazione allo
Spirito Santo che è «presenza
di tenerezza e promessa alla
sua chiesa che spera nel presente e vede i segni della primavera sul cammino della riconciliazione». Prendiamo
coscienza, affermiamo la nostra fede, preghiamo: il lettore recita e l’assemblea ri
Marta D’Auria e Carlo Leila conducono l’animazione musicale del
culto finale
sponde, con testi e frasi musicali. Difficile questo responsorio per noi protestanti
che in alcune chiese non diciamo nemmeno l’amen!
Difficile cantare questi brani,
imparati solo poco prima
dell’inizio della liturgia, peraltro accompagnati dalla
chitarra...
Ancora più difficile la liturgia di sabato, liturgia di solidarietà con le donne nel decennio ecumenico, che ci ha
messo in discussione: «Sorella, non hai potuto rifugiarti al
riparo della chiesa, tu donna
saggia, dal medioevo del no
stro paese, (...) tu guaritrice,
dall’alterigia dei medici cristiani...», mentre Gesù avverte: «Venite a me voi tutti che
siete travagliati e oppressi e
10 vi darò riposo». La chiesa
non ha offerto rifugio «alla
donna india, dalla crudeltà
dei conquistadores, alla donna aborigena, dallo zelo dei
missionari fanatici», mentre
11 Salmo 57 prega: «All’ombra
delle tue ali io mi rifugio, finché le calamità siano passate. E a te, donna nera, schiava
del Nord America, a te donna
paria, al servizio dei signori
europei» noi non asciughia
mo le tue lacrime, ma Dio. Il
momento forte di questa liturgia è stata la confessione
di peccato da parte degli uomini verso le donne e delle
donne verso se stesse. Queste
due voci, forse un po’ più timide le prime, si sono poi accordate per il canto, scelto
con accortezza, dal titolo «Insieme». Intanto guardiamo la
riproduzione di una significativa scultura di Barlach:
«La strega incatenata». Infine
domenica, nella certezza della misericordia di Dio, nella
speranza del ritorno di Cristo, nella gioia del suo dono
di sé e del perdono per tutti,
si è svolta l’ultima liturgia in
un clima di crescente serenità e di allegrezza.
Tutti gli inni, scelti con
grande cura da Carlo Leila e
Marta D’Auria, i nostri giovani e bravi conduttori musicali,
si inserivano sempre con il
giusto tono e al momento
giusto, creando di volta in
volta l’intensa atmosfera di riflessione e partecipazione. Ci
auguriamo di poter fare buon
uso di queste liturgie, adattandole nelle nostre comunità dove ci si aspetta qualcosa che rinnovi l’austerità dei
nostri culti. Ma al tempo stesso abbiamo difficoltà con il
responsorio. Dovremmo imparare ad essere meno rigidi,
ad esprimerci ad alta voce,
anche se non con parole nostre, in una libertà guidata
che è pur sempre testimonianza della nostra fede.
I Gruppo per la musica evangelica
Una raccolta di nuovi canti
I partecipanti alla XI Assemblea della Federazione
delle chiese evangeliche in
Italia hanno ricevuto nelle
cartelline colorate oltre alle
schede di votazioni, alle relazioni del Consiglio, dei servizi e delle numerose commissioni, anche una raccolta di
47 canti preparata dal Gruppo per la musica evangelica
(Grume). Si è trattato non di
un nuovo innario ma di una
sua bozza che, con tutti i limiti e le imprecisioni, il Grume ha voluto presentare per
ricevere commenti e consigli
dai membri dell’Assemblea
in vista di una nuova edizione, riveduta e ampliata, della
raccolta «Cantate all’Eterno
un cantico nuovo». Durante i
lavori assembleari circa 30
minuti prima dei culti mattutini e 15 prima della ripresa
dei lavori pomeridiani sono
stati dedicati alla presentazione e all’insegnamento dei
nuovi canti. Questo lavoro,
svolto dall’animatore musicale Carlo Leila e da Marta
D’Auria, è diventato un appuntamento sempre più atteso da tutti i partecipanti. La
selezione dei canti comprendeva in maggioranza traduzioni di inni provenienti dall’innologia ecumenica internazionale, ma sono stati presentati anche alcuni inni
composti da musicisti delle
nostre chiese evangeliche in
occasione del Convegno di
musica evangelica che si è
svolto a Ecumene dal 25 al 27
aprile 1997. Tra i nuovi canti
presentati, l’inno «Insieme»
(proposto alla II assemblea
ecumenica europea di Graz)
è forse quello che ha scandito
i momenti più intensi e partecipati di tutta l’assemblea.
Decennio di solidarietà con le donne
«
La strega incatenata
»
Il culto di sabato I “ novembre
ha avuto come tema quello del
Decennio ecumenico delle chiese
in solidarietà con le donne. In un
momento di intenso raccoglimento la pastora Gianna Sciclone ha
invitato i presenti a guardare
nell'ultimo foglio della liturgia
una icona, raffigurante «La strega incatenata», opera del grande
scultore Ernst Barlach. A partire
da quella immagine sono nate alcune considerazioni e pensieri.
«Insieme»
Insieme viviamo la vita,
insieme i doni di Dio
insieme i dubbi e la fede, insieme
speriamo e lottiamo.
Insieme leggiamo il passato,
insieme guardiamo al domani
insieme la pace cerchiamo,
giustizia per l’umanità.
Non aspettar più, è giunto il tempo
di stare insieme.
Non aspettar più, riconciliati siamo da Cristo:
noi siamo in Lui e solo in Lui riconciliati,
uniti in Lui.
Insieme il pane spezziamo,
insieme il vino beviamo
Insieme le lodi cantiamo
a Cristo che uno ci fa.
(testo e musica: PerHarling, svedese;
adattamento in italiano: Luca M. Negro)
«Gustrow, una cittadina del
Macklenburg, ha un tesoro
particolare da offrire. Il grande scultore Ernst Barlach vi
ha vissuto e lavorato fino alla
morte. Molte sue opere sono
esposte qui; la maggior parte
delle sue sculture sono ospitate nella piccola cappella di
un ex convento, ormai irriconoscibile come tale. La cappella, detta di Gertrude, è
l’unica costruzione sopravvissuta nei secoli, (...)
È come se si entrasse in
dialogo con le figure scolpite;
è come se ci volessero parlare
e mostrarsi in tutte le sfaccettature possibili con le quali è
stato dato loro un corpo. E ad
ogni pensiero che scaturisce
da questo dialogo si viene di
nuovo proiettati su noi stessi,
non in maniera da spaventarci, ma sentendoci vivi e più
vivi che mai. Tutte le sensazioni sono personificate: l’allegria, la pensosità, l’umiliazione, la rabbia, l’impotenza,
la paura, il ridicolo, la voglia
e altro ancora.
Una scultura mi attira particolarmente. Un raggio di
sole illumina un lato del viso e mentre sto guardando
sembra accarezzarlo. È una
figura piccola, non più alta di
1 metro e 50, una sottile figura femminile. Siede o piuttosto si appoggia a un blocco
di legno. Le gambe sono
strette con i piedi di fuori.
Ma il mio sguardo resta affascinato sulle mani legate e
incrociate sul grembo. Mi avvicino: “Strega incatenata”,
così si chiama l’opera.
Non è l’immagine tradizionale di una strega, quella
scolpita da Barlach, non si
tratta di una donna vecchia e
ripugnante. È una giovane,
accusata di stregoneria, una
ragazza con tratti quasi infantili e capelli lisci sulle
spalle. Chi l’ha chiamata strega? Che cosa ha fatto di male?
Che cosa le succederà? C’è
già stato il processo, ha già
udito tutte le calunnie e le
accuse? Ha potuto rispondere? Le spalle sono un po’ curve in avanti: è senza speranza? Ma i suoi occhi sono fissi
in avanti, come a rispondere
ai suoi avversari; la fronte è
solcata da piccole rughe, la
bocca sembra decisa, i lati
del naso sembrano tremare:
"Non importa quel che ho
confessato, non importa
quello che mi succederà. Io
ho trovato la mia verità, mi
atterrò ad essa, qui rimango.
Non potete cambiare la mia
scienza e coscienza”.
Questi pensieri la rendono
tranquilla e così sembra quasi libera. Se non fosse per i
legami: le braccia scendono
dolcemente e si prolungano
in mani fini e belle. Le mani
non sono serrate nei pugni.
Sembra quasi che basterebbe
una scrollata leggera per far
cadere le corde. Allora potrebbe girare le mani e rispondere agli accusatori:
"Guardate qua, che cosa volete? Che cosa ho che vi fa
paura, tanto da volermi annientare?”
Liberata dalle corde, aprirebbe le braccia e comincerebbe con noi la via della riconciliazione».
(tratto da una pubblicazione a
cura della «Commissione
decennio» della Chiesa evangelica
tedesca di Monaco di Baviera)
■ÄJ íiiiíilii J
L'importanza del rinnovamento]
liturgico e spirituale
FRA
L’ XI Assemblea della Fcei, valutando posltivamenti
iniziative e i convegni realizzati nello scorso triennio (j
Commissione spiritualità e liturgia e dal Gruppo mm
evangelica, e ritenendo che l’approfondimento della sì
tualità comune delle chiese e lo sforzo per il rinnovami
liturgico e musicale debbano costituire uno degli asa
prioritari del lavoro della Fcei
- delibera di istituirò un Servizio spiritualità, musica,
turgia (Ssml) che prosegua e sviluppi il lavoro svolto dì
due citate commissioni;
- dà mandato al Consiglio e al comitato generi
nell’ambito delle rispettive competenze, ai sensi dell’art,!
dello Statuto, di approntare un apposito progetto coi
nente il relativo bilancio preventivo e di sottoporlo
chiese membro per il conseguente finanziamento nel m
dro dei compiti previsti dall' art. 31 dello Statuto.
Ai fini delì’elaborazione del progetto di cui sopra ini
quali obbiettivi rilevanti;
- di dotare l’istituendo Servizio di un comitato in cui
no rappresentate tutte le chiese membro della Fcei, noni
il Sie, al fine di garantire una fattiva collaborazione fra i
Servizi;
- di articolare opportunamente il Servizio in settoi
gruppi di lavoro specifici (liturgia, musica ecc.);
- di proseguire la consultazione con le chiese membro
torno al progetto di realizzazione di un nuovo «innariol
bro di preghiera», che valorizzi la tradizione musicale di
te le componenti della Fcei che includa anche preghiere,
sti liturgici e confessioni di fede, attivandosi per il repi
mento dei fondi necessari e avviando la realizzazione
progetto;
- di promuovere, anche in collaborazione con i Cen ntita
evangelici, incontri sulla spiritualità e sul rinnovamento ìpubbl
turgico e musicale del culto cristiano; ótrebb
- di proseguire la raccolta e la diffusione dei materiali to att
«Rete di liturgia» e la cura della pubblicazione annuale «1 ppo s
giorno, una parola»; Ìa tav
- di proseguùe la raccolta e la pubblicazione di nuovi ìb pegno
Nelle more della definizione del processo sopra delinea in è ai
e in relazione all’importanza del lavoro attualmente svo |ita e c
dal Gruppo musica evangelica e dalla Commissione spi he inti
tualità e liturgia, l’Assemblea invita il Consiglio a garantii fo lavi
la prosecuzione. [molo
Ipol
temi
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10 la Fe
La misericordia di Dii
Ita e gai
ndiba
àto da
lode
Credo alla misericordia di Dio:
dei più poveri, di coloro che sono vittime
di oppressione politica, di fattori economici
o di ogni dominazione ideologica.
Con la nascita di Cristo scopro
che i rifugiati sono nostri fratelli,
e che il Signore li ama in modo particolare.
Credo anche alla misericordia di Dio
Eer i responsabili di tutte queste sofferenze.
per rivolta contro il Signore di ogni vita,
o per idolatria di un’ideologia
che essi disprezzano o schiacciano i loro fratelli.
Ma così facendo si rinchiudono
nella solitudine e nella paura.
Sulla croce. Cristo offre il perdono.
Li chiama a cambiare vita
e a riconoscere i loro firatelli e le loro sorelle.
Credo alla misericordia di Dio
anche per me.
Troppo spesso ho rinnegato i miei fratelli,
sordo e cieco alle loro sofferenze;
forse io stesso ho partecipato alla loro oppressione.
Troppo spesso ho perduto il coraggio,
sono fuggito, ho abbandonato la mia vocazione.
Ma sulla croce Cristo ha perdonato anche me
e, risorto, viene a me
e mi chiama nuovamente a seguirlo.
Per mezzo del suo Spirito, egli mi ridà
una speranza da condividere
e il coraggio di servirlo. Amen.
(confessione di fede della Chiesa evangelica di Cibati)
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Riconciliazione P(!
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O Dio, noi apparteniamo alla tua creazione, bella ma 6
gilè. Dacci compassione, così che possiamo prenderci
cura ed essere nutriti da essa. Dacci conoscenza, così
possiamo proteggerla ed essere protetti. Dacci amore,
ché possiamo amarla ed essere amati. Dacci un desiderio^
riconciliazione con l’intero creato.
O Dio, noi apparteniamo gli uni agli altri. Aiutaci a
ci gli uni gli altri come tu ci vedi. Aiutaci a costruire stài
re eque e a praticare la giustizia, così che possiamo aWj'l
narci gli uni agli altri. Fa’ che non facciamo dell’Europa"
fortezza chiusa di fronte al resto del mondo.
O Dio, noi apparteniamo a te, poiché siamo creati a
immagine. Aiutaci ad essere seguaci della tua vera ii^^
ne, Gesù Cristo, tuo Figlio, considerando le nostre
ze non come fattori di divisione, ma come il privilegio ‘
sere ed appartenere alla tua diversità divina.
Noi lodiamo la tua saggezza e vogliamo essere
tua volontà per l’avanzamento del tuo Regno. Nel noi)>
Gesù Cristo. Amen.
(preghiera di intercessione tratta dalla liturgia del martedì nu>
alla seconda Assemblea ecumenica europea di Graz, gfagno ‘
13
ERDÌ 14 NOVEMBRE 1997
Asseihblea Fcei
PAG. 9 RIFORMA
amente
nnio dj
30 musi
Iella spi
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gli aspi
La tavola rotonda pubblica sulla libertà religiosa oggi in Italia
La libertà degli altri
[e chiese evangeliche intendono continuare l'azione di vigilanza e di stimolo sul
governo e sul Parlamento perché sia sempre tutelata la libertà religiosa di tutti
franco scaramuccia
lusicae Pi potrebbe pensare che il
mito de ) tema della libertà religiotornato improvvisamente
generai ¿iattualità dopo che è stato
dell’art, esentato un disegno di legtto coiii ! da parte del governo itaporlo a ano che è andato a rispolve
0 nel qi ¡re un vecchio progetto pre
arato addirittura nel 1990
3ia Indii all’ultimo governo Andreotche lo aveva approvato e
in cuisi ai presentato in Parlamenei. none o, si^ causa della tavola
e fraid (onda dal significativo titoi«La libertà degli altri», che
1 .settori ¡èsvolta durante l’Assem
ilea della Fcei. In realtà queembroi to tema è sempre attuale e
innario- b particolare la libertà in te:ale diti nadi religione è la cartina di
ghiere,I masole della libertà reale
■ il repa iun paese. La maggior parte
tzionet iUe chiese che costituisco10 la Federazione, è oggi gali i Cen imita da un’Intesa con la
imentoifeubblica italiana e questo
direbbe far pensare che la
lateriali ito attenzione in questo
nuale «1 ppo si sia allentata. Il tema
ella tavola rotonda invece è
luoviini legno che questa tensione
delincai òn è assolutamente diminte svo pita e che le chiese evangeone spi he intendono continuare il
garantii ito lavoro di vigilanza e di
toolo sul governo italiano
------: Irché anche la libertà delle
■i tee religioni e fedi sia tuteita e garantita.
n^battito, che è stato guida Franco Becchino, vilOderatore della Tavola
e e magistrato, ha visto
iT\prina7Ìnnp f\\ rin/iue.
f II primo è stato Gian, professore di Diritto
entare, che ha fatto
ìcace carrellata storica
a di libertà religiosa a
.ftiie dalla Costituzione re'fiiblicana, e in particolare
Jgli arti 7 e 8, per arrivare ai
imi nostri. È stata interesse, fra l’altro, la sua rivisiione del progetto di legge
'esame del Parlamento: il
to, pur snellito e migliora(rispetto a quello del 1990,
tin ci consente di modificale nostre obiezioni di fonli-Anche se il governo Prodi
iiiiostrato nei fatti (iniziande trattative con buddisti e
stimoni di Geova) che con
liPresentazione del disegno
itegge ende blocca
le Intese ulteriori, restano
solute due pregiudiziali:
dia relativa all’uguagliantra confessioni, perché ci
^ una situazione di dispaFra chiese con e senza Ine soprattutto quella re“va alla legittimità, perché
s^e va a incidere sui rapidi fra stato e confessioni,
s l’art. 8 prevede siano rijosamente improntati al
incipio della bilateralità.
®g ha suggerito come posJlo soluzione le Intese per
^ione, cioè un testo base a
“(come succede per l’Inps
pastori) le confessioni
3ano aderire con apposito
’^ento legislativo,
iccessivamente Dora Bohi, direttrice del dipartilo Affari pubblici e per la
ma religiosa dell’llnione
lua delle chiese cristiane
^Oliste del settimo giorno,
i- ato una testimonianza
attuazione degli avventicapetto a questo probleaullé lotte da loro sosta
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Alcuni dei partecipanti aila tavoia rotonda. Da sin. Gianni Long,
Franco Becchino, Domenico Tomasetto, Dora Bognandi
nico Tomasetto, presidente
della Federazione, ha presentato uno studio su un testo
biblico («Sei tu che hai fondato il diritto». Salmo 99, 4) e
ha sostenuto che l’autorità
statale deve esercitare la giustizia per il benessere della
società: è la norma dunque
che deve collegarsi al concetto di giustizia. Certo, un testo
come quello in esame può
spaventarci per la paura di
una deriva fondamentalista.
Se rettamente inteso, però,
Dio fondamento del diritto
viinl Hirp rhp pnirhp il fnnrla
mento sostiene la costruzione, la stabilità di essa dipende dal collegamento con il
fondamento per cui Dio viene a costituire in realtà l’istanza critica del diritto.
Quindi le leggi devono fare i
conti secondo il salmista,
non con il nostro senso di
giustizia ma in ultima analisi
con la stessa volontà di Dio.
Due deputati infine hanno
concluso il dibattito. Innanzitutto il cattolico Franco
Monaco ha presentato l'atteggiamento della Chiesa cattolica verso la libertà altrui.
Dopo i tanti secoli di intolleranza, con il Concilio Vaticano II si sono stabiliti alcuni
principi irrinunciabili in materia di libertà religiosa: innanzitutto non può esservi
vera esperienza cristiana se
non nella libertà; poi la verità
prima piena e effettiva è
quella che viene dalle Scritture e pertanto vi sono molte
vie per arrivare alla salvezza,
e infine la dottrina della laicità dello stato non è concessione alla secolarizzazione
ma conquista della coscienza
Domenico Maselli
civile e cristiana. Quindi i
cattolici sostengono oggi la
rigorosa reciproca autonomia di stato e chiesa, senza
precludere ma anzi incoraggiando la cooperazione per il
bene dei cittadini. Monaco
ha ammesso, in conclusione,
che quello della libertà religiosa è terreno fra i più controversi nella storia della
Chiesa e di questo sono testimonianza le pubbliche scuse
che si sono succedute negli
ultimi tempi.
L’evangelico Domenico
Maselli, relatore in Parlamento del disegno sulla libertà religiosa, ha concluso
gli interventi con uno sguardo veloce ai diversi momenti
dell’atteggiamento dello stato sul problema della libertà
in tema di religione La sua
paura è che una legge sulla libertà possa diventare di fatto
una legge sui limiti della libertà. Sulle intenzioni del governo pesa anche molto l’esistenza di forze non religiose
(sette sataniche, per esempio) che fanno molto colpo
sui mass media e che influenzano negativamente
l’opinione pubblica in fatto
di libertà. È stato particolarmente intenso e assolutamente condivisibile l’appello
con cui Maselli ha terminato
il suo intervento invitando le
chiese evangeliche, che hanno fatto e faranno richiesta di
accedere al finanziamento
dell’otto per mille, ad evitare
le molte caselle sul modello
740, ma a trovare un accordo
fra loro per un’unica scelta
per tutti gli evangelici. Su
queste battute si è conclusa
una serata, che sulla carta
appariva molto interessante
e gli interventi che si è cercato di raccontare ne sono una
testimonianza: è stato un vero peccato, però, che la lunghezza degli interventi (cinque!) e il ritardo con cui sono
giunti i due parlamentari per
motivi indipendenti dalla loro volontà, abbia impedito il
dibattito e la riflessione che
invece erano auspicabili e
molto attesi.
Gli incarichi per il prossimo triennio
Il Comitato generale risulta
composto da Eugenio Bernardini, Maria Bonafede,
Gianni Long, Marco Jourdan,
Gianni Rostan, Teodora Tosatti. Lidia Ribet (Chiesa valdese); Renato Malocchi, Erica Naselli, Massimo Torracca, Aurelio Naselli (Ucebi); Valdo Benecchi, Maria
Grazia Sbaffl, Alberto Bragaglia (chiese metodiste); Alberto Saggese, Edoardo Zampella (Chiesa luterana); Miriam Vinti, David Cavanagh
(Esercito della Salvezza); Antonio Mucciardi (chiese libere); Salvatore Spinelli (Chiesa
cristiana evangelica «Fiumi di
vita»); Manlio Sossi (Comunità evangelica di Confessione elvetica); Ciro Perna
(Chiesa apostolica italiana);
Wlnfried Becker (Comunità
ecumenica di Ispra-Varese);
Barbara Grill (Fgei); Doriana
Giudici (presidente Fdei).
Domenico Tomasetto. A fianco io spogiio deiie schede
L’Assemblea ha eletto presidente per il prossimo triennio il
pastore Domenico Tomasetto. Il Consiglio è stato eletto nelle persone di Bruno Ricca, Giuseppe Platone, Piero Trotta,
Franco Scaramuccia, Marco Rostan, Carmela Colangelo,
più il presidente della Federazione.
I 25 seggi del Comitato centrale
L’Assemblea, preso atto della formulazione delI’Art. 20,
comma secondo, lettera a), dello Statuto; ritenuto che la
«misura proporzionale» menzionata da tale norma è riferita
alla consistenza numerica delle delegazioni presenti in Assemblea; ritenuto altresì che in questa fase di prima applicazione dello Statuto possa essere introdotto qualche correttivo, tenendo conto dei mutamenti verificatisi nel numero dei membri delle chiese, unioni di chiese e opere membri
effettivi della Federazione; delibera che i 25 seggi del Comitato generale siano così ripartiti:
Chiese valdesi 7; Unione cristiana evangelica battista
d’Italia 4; chiese metodiste 3; Chiesa evangelica luterana in
Italia 2; Esercito della Salvezza 2; Comunità evangelica di
confessione elvetica 1; Chiesa apostolica italiana 1; Chiesa
cristiana evangelica Fiumi di vita 1; chiese libere 1; Comunità ecumenica di Ispra Varese 1; Fgei 1; Fdei 1.
Dà mandato al Comitato generale e al Consiglio di verificare gli effettivi rapporti numerici esistenti tra le chiese,
unioni di chiese e opere membri effettivi della Federazione
e di modificare di conseguenza la composizione delle delegazioni in vista della prossima Assemblea e conseguentemente i contributi dei membri effettivi.
Le modifiche dello Statuto
Una federazione di chiese
più efficace e agile
EUGENIO BERNARDINI
UNA delle decisioni più
importanti dell’XI Assemblea è stata quella di modificare in modo significativo
lo Statuto della Federazione
per adeguarlo alle esigenze di
maggior lavoro dei suoi servizi e di maggior rappresentanza del protestantesimo richiesto a livello pubblico e
ecumenico. Ecco spiegata la
necessità di far «dimagrire» il
Consiglio, che passa da 15 a 7
membri (non più di tre, compreso il presidente, possono
appartenere alla stessa chiesa, unione di chiese o opere),
per renderlo più efficace e
agile, di confermare il ruolo
di un segretario esecutivo per
ottimizzare il coordinamento
dei vari servizi, di creare un
Comitato generale di 25
membri, in rappresentanza
di tutte le chiese aderenti,
che tra una Assemblea e l’altra (ricordiamo che queste si
svolgono ogni tre anni), abbia poteri di indirizzo e controllo dell’operato del Consiglio. Questo nuovo organismo si riunirà almeno una
volta l’anno.
Altra variazione significativa riguarda i requisiti (prima
non ne era previsto alcuno)
che devono avere le comunità singole o gruppi di comunità per essere accolte
nella Federazione: essere costituite da più di 10 anni,
avere un numero di membri
non inferiore a 100, avere
un’organizzazione fondata
su norme regolamentari, adeguatamente approvate
dalle chiese stesse che prevedano, fra l’altro, le forme di
rappresentanza. Qualcuno
ha fatto notare che con questa norma si sarebbe resa
particolarmente difficile
l’adesione delle nuove chiese
di immigrati, caratterizzate
dalla recente o recentissima
costituzione, dalla forte mobilità dei suoi membri e
dall’avere, molto spesso se
non sempre, una organizzazione molto fluida. L’Assemblea ha ritenuto saggio conservare questa norma, anche
come invito a pensare in termini di adesione stabile alla
Federazione, con un’unica
concessione: quella di ridurre a cinque gli anni di costituzione richiesti alle chiese
costituite da immigrati.
Altra piccola ma significativa variazione: tra gli scopi
c’è anche quello di offrire a
chiese e opere evangeliche
che non facciano parte della
Federazione non solo i propri servizi ma anche la propria «assistenza». Si tratta di
una dichiarazione di responsabilità verso gli organismi
ecclesiastici minori.
E-Mail (Torino): riformafalpcom.it
E-Mail (Napoli): riforma.nafmbox.netway.it
Uri: http://www.alpcom.it/riforma
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D'Auria, Emmanuele Paschetto, Jean-Jacques Peyronei, Piervaldo Rostan (coordinatore de L’eoo delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Fioara, Giorgio GardioI, Maurizio
Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
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AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
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ITALIA
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non può essere venduta separatamente
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 176 del ri gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 42 del 7 novembre 1997 è stato consegnato per l’inoltro postale all’Ufficio
CMP Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 5 novembre 1997.
14
PAG. 10 RIFORMA
J16 novembre, domenica particolare
Una giornata per riflettere
sul senso della diaconia
PAOLO RIBET
Quando l’anno scorso
sono stato in Germania
con una delegazione valdese,
in una chiesa regionale mi
hanno fatto vedere la nuova
Costituzione, che da poco era
stata approvata. In essa una
cosa mi ha subito colpito:
erano elencati anche i doveri
delle chiese locali, delle parrocchie. Fra questi, due mi
sono rimasti impressi: la missione e la diaconia. Ogni
chiesa locale, diceva la Costituzione, non può restare
chiusa dentro le sue quattro
mura, la predicazione non
può essere un fatto interno e
questo sporgersi al di fuori si
compie proprio nella missione e nella diaconia.
Ho fatto miei questi pensieri, che la Csd ha presentato al Sinodo scorso, sotto forma di tesi che, spero, dovrebbero essere discusse nelle comunità. Perché esiste la diaconia, l’azione sociale di tutta la chiesa, che si esprime
attraverso le grandi opere,
ma anche quella più minuta,
svolta a livello locale, spesso
con mezzi molto poveri. Molte sono le chiese che hanno
un’attività di tipo diaconale,
che si attivano nei momenti
di emergenza, che non si nascondono i molti problemi
della società che le circonda;
quello che manca, però, è la
riflessione su ciò che si fa, lo
scambio delle esperienze.
Forse un esempio chiarisce
meglio quanto voglio dire. In
molte città vengono gestiti
dei centri di accoglienza per
immigrati che funzionano
molto bene; ma essi sono
spesso gestiti da un piccolo
gruppo di volontari, mentre il
grosso della comunità non
segue l’iniziativa.
Occorrono dunque dei
momenti in cui l’esperienza
venga condivisa, in cui si
consolidino le basi teologiche e vocazionali quanto si
fa, in cui si porti a conoscenza di tutti l’opera che viene
svolta. Per questo da alcuni
anni è stata istituita la domenica della diaconia, prevista
quest’anno per il 16 novembre prossimo: un culto in cui
la comunità si raccoglie attorno a questo tema così importante per la propria vita
di fede e in cui possono anche essere date delle informazioni su quanto si fa nella
chiesa tutta. Al di là della data proposta sarebbe bene
che ogni comunità riservasse
uno spazio per questo. A tal
scopo, la Csd ha distribuito
durante il Sinodo del materiale con alcune proposte. La
colletta è dedicata alla Csd,
ed è un segnale del legame
tra le chiese locali e le opere.
RONACHE
ANGROGNA— L’assemblea di chiesa del 26 ottobre, a cui era
presente il 70% dei membri elettori, ha ascoltato la relazione sul Sinodo presentata da Elio Meggiolaro. La discussione
si è concentrata essenzialmente sull’impegno che la chiesa
dovrà assumersi nel 1998 in occasione delle celebrazioni
del 150° anniversario dell’emancipazione dei valdesi. In
particolare è stata approvata la proposta del Concistoro di
avere, almeno per l’anno prossimo, un falò della comunità
il 16 febbraio in località Ciava superiore, dove sarà disponibile la squadra antincendio del Comune. Chi desidera collaborare con fascine e lavoro volontario si potrà collegare al
fratello Albino Bertin. Un ulteriore impulso è stato dato
dall’Assemblea all’organizzazione della festa del 15 agosto:
una commissione si occuperà di coordinare il lavoro.
• Ignoti ladri, che da tempo percorrono le borgate isolate alla ricerca di vecchi mobili e masserizie ancora abbandonati
nelle case disabitate hanno fatto un’incursione nella scuola
di Cacet-Arvura: ne è stato asportato il vecchio armadio
dell’Unione giovanile. I documenti e la vecchia cattedra
erano già da tempo al sicuro alla scuola-museo degli Odin.
• È deceduto il fratello Paolo Long (Pounsa). La comunità
esprime la sua solidarietà fraterna alla famiglia.
VENARIA — Martedì 21 ottobre è mancata la sorella Livia Cerrati Esposito, di 89 anni. Nonostante da tempo fosse impossibilitata ad uscire per le condizioni di salute, la sorella
Livia ha conservato fino all’ultimo il suo interesse per la comunità e ha testimoniato con coerenza la sua fede. Ringraziamo il pastore Vittorio Perres per il messaggio che ci ha
porto in occasione del funerale. La comunità si stringe con
affetto e simpatia attorno alla figlia Gioia, al genero Mariano Cassatella, al nipote Luca.
CHIVASSO — Alle ore 16 del 23 novembre, nella chiesa degli
Angeli in via Torino, inaugurazione della mostra della Bibbia, che sarà aperta fino al 29 novembre. Parteciperà il coro
«Freedom» della chiesa battista di via Elvo di Torino. Venerdì 28 novembre alle ore 17,30, conferenza dei pastori
Gregorio Plescan e Massimo Romeo sul tema «Bibbia e società: quale rapporto?»; sabato 29 alle ore 17,30, chiusura
con la conferenza di Giorgio Girardet sul tema «La Bibbia
antica e nuova». Per informazioni tei. 0125-631960.
L’Associazione
TRESANTI VEREIN
Associazione evangelica con sede in Basilea
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per la conduzione della CASA COMUNITARIA TRESANTI,
via Chinigiano 10, località Tresanti nel Comune di Montcspertoli
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Titolo preferenziale sarà l’appartenenza a comunità evangeliche e
la disprrnihilità a un approccio di tipo diaconale.
Curriculum e richieste di informazioni po.ssono essere inviate a:
Andrea Rihet, presso Commissione sinodale per la diaconia, via
Angrogna, 18 - 10066 Torre Pellice (To), scrivendo sulla busta;
PER TRESANTI VEREIN
Matrimoni
Primo incontro
pratico sul
«Testo comune»
MARIA 5BAFFI GIRARDET
IL lavoro in vista dell’applicazione del «Testo comune sui matrimoni tra cattolici
e valdesi o metodisti», che è
stato approvato dallo scorso
Sinodo, è iniziato il 29 ottobre a Roma, presso la Tavola
valdese, con il primo incontro tra la commissione nominata dal Sinodo (Maria Bonafede. Franco Giampiccoli,
Giulio Maisano, Paolo Ricca,
Alberto Taccia e chi scrive,
coordinatrice) e la commissione nominata dalla Conferenza episcopale italiana (Alberto Abiondi, presidente, e
Giuseppe Chiaretti, Francesco Coccopalmerio, Claudio
Giuliadori, Silvano Maggiani,
Mario Polastro). All’inizio
della riunione è stata cooptata con voto unanime la cop
Maria Sbaffi Girardet
pia interconfessionale formata da Miriam e Gianni
Marcheselli.
AlTincontro sono stati presenti all’inizio il moderatore
della Tavola, Gianni Rostan,
che ha rivolto parole di saluto e di auspicio per un proficuo lavoro comune, e mons.
Ennio Antonelli, segretario
generale della Gei, che ha
partecipato ai lavori delle
due commissioni. Si è riconosciuta la necessità di far
conoscere più ampiamente il
«Testo comune», studiando
la possibilità di una pubblicazione comune, e si sono
indicate le future linee di lavoro, che verteranno sulle
modalità pratiche della preparazione, della celebrazione
delle nozze e della pastorale
delle coppie interconfessionali. Le due commissioni si
sono riconvocate per il prossimo 10 dicembre.
Chiese
VENERDÌ 14 novembre
Napoli
Giornata
di preghiera
delle donne
Più di una sessantina di
donne, delegazioni provenienti da ben sette chiese
battiste dell’area napoletana,
insieme a un gruppo di partecipanti uomini, hanno celebrato lunedì 3 novembre
nella chiesa battista del Vomero la Giornata mondiale di
preghiera delle donne battiste. Il tema era quello della
pace nei diversi ambiti: mondo, società, comunità, famiglia e infine la persona nella
sua particolarità.
Il culto, dalla durata di
quasi due ore, organizzato
dalla pastora Gabriela Lio, è
stato espressione partecipata
di una spiritualità vivace,
semplice e genuina. Più di
una ventina di sorelle si sono
alternate nelle letture, in brevi messaggi biblici, nelle letture corali previste dal programma di quest’anno preparato per l’occasione da un
gruppo di donne battiste
dell’America Latina. L’arcobaleno, antico simbolo di riconciliazione, è stato variamente riprodotto durante la
liturgia, prima attraverso nastri collocati, insieme ad una
croce di legno, sul tavolo al
centro della sala, e poi attraverso sciarpe su cui erano
stati segnati gli impegni per
la pace che ciascuna partecipante prendeva durante la
celebrazione. Le sciarpe, che
in un momento della preghiera comune erano state
legate le une alle altre in segno di unità, sono poi state
consegnate a tutte le partecipanti come memoria dell’
suta insieme.
La celebrazione comune
della cena del Signore è stato
il momento che ha condensato in sé i contenuti espressi
variamente dalle convenute:
intorno a quel tavolo erano
discepole consapevoli della
vocazione alla pace e alla riconciliazione che avevano ricevuto. Ma anche coscienti
della propria fragilità e debolezza nel vivere sempre e in
ogni momento la chiamata
ad essere operatrici di pace
in ogni ambito, da quello più
intimo e nascosto della propria famiglia a quello più
pubblico ed esposto. Una
piccola agape ha concluso
l’incontro che ha avuto come
uno degli scopi quello di raccogliere una colletta per finanziare alcuni progetti di
sostegno, di formazione e di
assistenza, gestiti dalle chiese
battiste e destinati principalmente a donne in varie parti
del mondo. fa.m.j
Santa Severa 20-22 febbraio 1998
Terzo appuntamento
per «Essere chiesa insieme»
In questi ultimi anni un grande arricchimento per la vita
delle chiese evangeliche è stato l’inserimento di fratelli e
sorelle stranieri. Le diverse culture, denominazioni e appartenenza etnica rappresentano una ricchezza per la vita
di fede dei singoli credenti e per le chiese che sono chiamate a dare testimonianza nella società in cui sono inserite.
Le occasioni di incontro, di condivisione, di collaborazione, i momenti di preghiera e di studio della Bibbia crescono, ed è in questa prospettiva che il Servizio rifugiati e migranti (Srm) della Fcei sta organizzando il terzo convegno
«Essere chiesa insieme» che si terrà a Santa Severa dal 20 al
22 febbraio 1998. Ai fini della buona riuscita del forum, il
Srm fin da adesso ba chiesto alle chiese locali di cominciare un cammino di riflessione che si concluda nell’incontro
nazionale inteso come momento di condivisione delle diverse esperienze. Una delle proposte suggerite dal Servizio
è quella di preparare per il convegno un pannello che attraverso scritte, fotografie, simboli, disegni illustri le attività
e la vita della comunità locale. 1 pannelli, che dovranno essere rigidi e non più grandi di cm 70x100, saranno poi
esposti così da rendere visibili le molteplici realtà, le iniziative e i diversi modi di vivere la propria fede. Per altre informazioni e chiarimenti rivolgersi al Servizio rifugiati e migranti, via Firenze 38, 00184 Roma; tei. e fax 06-48905101.
enee
Agenda
MILANO — La Chiesa evangelica battista
propone, alle ore 20,30 in via Finamente da
Vimercate 10, una serata di animazione nm.
sleale guidata dal coro «Ipharadisi», diretto
da Carlo Leila, sul tema «E crollarono le nm.
ra di Gerico». Informazioni al 02-6599603.
ROMA — Alle ore 18 nell’aula magna della
Facoltà valdese di teologia, in via Pietro Cossa 40, presentazione della «Encyclopédie do
Protestantisme»; partecipano Pierre Gisel,
Mario Miegge, Marco Olivetti, Jos Vercruys!
se, Giancarlo Zizola e Sergio Rostagno.
ulteriori informazioni tei. 06-3201040.
>rei
NAPOLI — Per il ciclo degli «Incontri del martedì» proposto dall’associazione Partenia, alle ore 18,30 all’Oasi di via
Bausan 30, il teologo Paolo Gajewski parlerà sul tema giovi
nomi di Dio». Per informazioni tei. 081-668846.
TORINO — Per il ciclo di incontri sul tenta
«Politica e violenza, nonviolenza e politica,
che si svolge presso la sede del Centro studi «enter
Domenico Sereno Regis di via Garibaldi 3, in mot
collaborazione con il Mir, il Centro studi Pie.™
ro Gobetti e «Il Foglio», alle ore 17,30 Pietro
Polito parlerà su «Aldo Capitini: dalla democrazia al potere
di tutti». Per informazioni tei. 011-532824.
FIRENZE — «La Bibbia, le pietre, la città» è I
tema del corso di aggiornamento per insegnanti organizzato dal Cise (Centro interdipartimentale di studi dell’ebraismo e delcri-l
stianesimo) in collaborazione con il Gomita-:
to Bibbia cultura e scuola e con il Comitato
per le celebrazioni del centenario di Santa Maria del Fiore,
che si svolgerà da giovedì 20 a sabato 22 presso il Seminario arcivescovile. Sono previsti interventi di Pietro Lombardini, Alberto J. Soggin, Ida Zatelli, Piero Stefani, Timothf
Verdon, Anna Chiavacci Leonardi, Massimo Cacciari, Paolo De Benedetti, Stefano Levi della Torre. Per ulteriori
informazioni e iscrizioni può scrivere a «Biblia», via A. da
Settimello 129, 50040 Settimello (tei. 055-8825055).
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BERGAMO — Per il ciclo di tre conferenze so
«Luteranesimo e cultura tedesca», organizzato dal Centro culturale protestante, con il patrocinio della facoltà di Lingue e Letteratuii|
straniere dell’Università di Bergamo, alle ore
17,30 nella sala conferenze del Centro in
Tasso 55, la prof. Elena Agazzi dell’Università di Bergamo
parlerà su «I Buddenbrook, di Thomas Mann: lavoro ed etica luterana». Per informazioni tei. 035-238410.
BARI — Alle ore 19,30, nella chiesa di S. Maria del Mi
Carmelo in via Nanoli 280. il nastore Isaia Saliani e pi
Leonardo Cucurullo parleranno della diffusione della'Bt)>i|’
bia nella traduzione interconfessionale in lingua correi#
TRIESTE — «Le chiese dopo Graz, prospettive e liffiii'.
unità e impegno nel mondo» è il tema della conferenza®ganizzata dal Centro culturale elvetico valdese «A. Schweitzer» che Antonella Visintin, responsabile per la Fcei all’Assemblea ecumenica di Graz, terrà alle ore 17,30 nella basilica di San Silvestro. Per informazioni tei. 040-632770.
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TORINO — Il Centro evangelico di cultura nacinq
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Corso per animatori biblici, la Fdei,j fico ca
FIRENZE — «La sfida di Noè: approdare
un nuovo ordine economico internazionale»
è il titolo del convegno organizzato da «Ma;
nitese» presso Tauditorium del Palazzo dei
congressi in piazza Adua dalle ore 13 di sabato 22 alle 18,30 di domenica. l,e giornatd
ilari, N
icci no
Gruppo donne credenti, la redazione de
foglio», «Confronti», il Sae, «Tempi di fratei- _
nità» e TYwca propongono, alle ore 15,30nd lidenun
salone di corso Vittorio Emanuele II 23, un incontro con ileimpi
Jim Wallis sul tema «Religione e politica negli Usa oggi»- àedella
Per informazioni tei. 011 -6692838. A Gen
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rientrano nel piano nazionale di aggiornamento previsK ^
dal ministero della Pubblica istruzione. Per ulteriori infot
mazioni e iscrizioni telefonare allo 02-48008617. j
MARCHERÀ — Nei locali della chiesa batti- vi si
sta in via Canetti 27, alle ore 15, laboratori» ‘umita
di omiletica per i predicatori locali coordini a o
to dal pastore Castelluccio. Per ulteriori m ; rdii
formazioni telefonare allo 041-936762. iial^g”
BARI — Alle ore 18,30 nella chiesa parrocchiale di San Luca in via Guglielmo ApP^P
si tiene un incontro ecumenico di preghi»
con l’intervento dell’ortodossa romena
mona Dobrescu e del domenicano Giano® Itiuni
lo Locatelli, segretario dell’Istituto superio ssantin
di teologia ecumenica «San Nicola» di Bari. fodoss
BERGAMO — Alle ore 17, presso la facoltà di Lingue (a ®8,®re
grande n. 15, II p. in piazza Vecchia 8), Jim Wallis ^1®^.®^%
conferenza sul tema: «Fede e impegno sociale negli 5
Uniti: il difficile pluralismo della società americana». 7- Del
CULTO EVANGELICO: ogni domenica niatmpj_ ^
na alle 7,27 sul primo programma rad'Oi «t l'iato
co della Rai, predicazione e notizie dal in icattoli
do evangelico italiano ed estero,
menti e commenti di attualità.
apP«"'^- lanTne
PROTESTANTESIMO: rubrica te'®'''®‘hies#lìa n
Raidue a cura della Federazione delle cn pei
domenicj ¿™gli
alterne alle 23,40 circa e, in replica, '1 hi,!®.** »
della settimana seguente alle ore
Domenica 16 novembre andrà in
«Chiedere perdono: i cristiani oggi si interrogano
danna degli ebrei; protestanti in Ungheria; incontri l .
ca biblica)». La replica sarà trasmessa lunedì 24 nove
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa
inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorn F
per li
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Oh
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mbre-^biar
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del venerdì di uscita del seltimanale.
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Ricordi di viaggi a Mosca fra il 1965 e il 1968
’resenza e testimonianza delle chiese battiste in Russia
UMBERTO BELTRAMI
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a A. da
T UL numero 38 di Riforma
" jni ha colpito, in prima
agina, la notizia, nel breve
iticelo intitolato «Le restri¡oni religiose sono molto
¡fuse», che «i battisti (...) so0 presenti in Russia da più
115 anni». Ho pensato che
'¡’estensore dovesse essere
jolto giovane, tanto da riteere rilevante un lasso di
inpo di 15 anni.
Ferme che sono un po’ melO giovane le cose stanno diisamente. Non posso dire
quando i battisti siano in
lussia, ma che negli anni dal
[965 al 1968, dovendomi frelentemente recare a Mosca
ler motivi di lavoro, quando
IO costretto a trattenermi
iella capitale sovietica di dolenica non mancavo di freluentare il tempio battista, in
[alo Vusovski Pereulok (chieio venia per la mia trascrizioedai caratteri cirillici). Ho
icora il biglietto su cui Gior¡0 Girardet, incontrato in un
Ibergo di non ricordo quale
laese allora di oltre cortina,
scrisse il nome e l’indirizzo
lei pastore Alexei Stoyan deichiesa di Mosca, da lui co¡nosciuto a una conferenza
et la pace di Praga.
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anizzan il paeratute
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Ricordo di
Nazareno
Fabretti
Moti
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nzaoichweiti all'Asia basi
ìsidero ricordare un pergio francescano che mi
iicolarmente caro, pàazareno Fabretti, che
incluso il suo cammino
ino nei giorni scorsi. Fati è stato un frate originakgiornalista molto duttile,
ila collaborato con moltissiaele testate italiane; scritto
la «i
.zzo de
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eversatile, ba pubblicato
cultura na cinquantina di libri, e ha
5 di ba- itto parte di quel filone proFdei,i fico cattolico che con Maz
e de«! ¡lari, Milani, Turoldo, Bai
fratet- peci non ha mai disdegnato
5,30 nel Idenunciare l’autoritarismo
tro con le impostazioni assolutistia oggi»' bedelía Chiesa cattolica.
A Genova, dove è rimasto
odane aanni al convento del
-ionale» ^nunziata. Nazareno Fa
betti è stato uno dei fonda
wi de II gallo, giornale di
Sguardia diretto da Nan
3 di sa- I - ----------------------------------------------
nomati “rabro. Ha avviato nei lo
orevistt convento un circolo,
ri infoi- Frate Sole, molto fre
nentato da pubblico e intei
Wuali; i giornali ne parlava
;a batti' e. vi si tenevano dibattiti di
oratoria tualità e cultura. Ma quella
lordine fbvità disturbò l’ortodossia
parrocj
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iena Si;
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«Cardinal Siri, che chiese ai
eriori di trasferire Fabretti
eltra sede. E Fabretti ub
EbiF. ha Luto il papa a
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Rodassi e pioiesi.mti per
«gare stilli- inditi deU’an®iilismo iiistumo. questa
“'»lerabile loim.i di razzijlJ'-iJel resio. papti Wojtyla
^abituati, m iiuesti ultimi
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al moH' j'^tolleranza della Chienniinte I .holica verso ebrei e criPP“" nei secoli andati. E anj Par la mancanza di presa
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Ogni intolleranza è
f di possedere tutta
Che il tempio non fosse allora di recente fondazione si
può desumere dal fatto che il
libro dei visitatori conteneva
firme che risalivano molto più
indietro, alcune osannanti al
fatto che il tempio era la prova che in Russia c’era libertà
di religione (quanto poco basta per essere convinti di ciò
di cui si è già convinti). Più serio era il commento firmato
da Eleanor Roosevelt, venuta
evidentemente molti anni prima di me. Esistevano allora a
Mosca una sola chiesa, S. Luigi dei Francesi per i cattolici, e
questa battista per gli evangelici. Non so se c’era una chiesa evangelica anche presso
l’ambasciata americana, ma
devo dire che i battisti americani preferivano questo tempio.
Il tempio era grande come
un teatro, sempre affollato.
La domenica occorrevano tre
culti (di due ore ciascuno)
per permettere di partecipare
ai 5.000 battisti allora esistenti in Mosca. In ogni culto si
succedevano in genere tre
predicatori; come ospite venivo ricevuto nella saletta dei
pastori dove, per aiutarmi
nella mia scarsa conoscenza
del russo, mi anticipavano in
inglese i temi delle predica
bidì, senza però rinunciare a
esprimere le proprie idee attraverso i giornali.
Fabretti però ha avuto sempre uno spirito ecumenico,
anche quando i rapporti fra
cattolici e protestanti non
erano molto facili. Il compianto pastore Aldo Sbaffi mi
disse un giorno: «Fabretti è un
- frate con cui si ouò dMosare.
Quando ero pastore a Genova
ho partecipato spesso alle riunioni del Gallo, e ho notato
che lui era molto rispettoso
nei nostri confronti. Io lo considero un “fratello”». Anche
con me ha rispettato le mie
scelte. Un giorno mi disse: «Io
preferisco lottare all’interno
della chiesa. Però l’importante è credere e amare. Il resto
non conta». Quando ho pubblicato il mio libretto Diario,
un uomo una fede, gli ho chiesto se si sentisse di farmi la
prefazione ed egli accettò con
gioia, e nelle due pagine inserite nel libro si nota con evidenza il rispetto delle scelte
degli altri e traspare un’amicizia che non muore.
Ora che Fabretti se ne è
andato, desidero citare un
piccolo particolare. Ero stato
allontanato da poco dall’Ordine francescano ed essendo
disoccupato mi ero recato da
lui a Milano, presso la Corsia
dei Servi, dove risiedeva durante la settimana. Dopo
aver esposto il mio problema
e avermi promesso di interessarsi del mio caso, mi invitò a pranzo in un ristoran
zioni e mi indicavano i brani
delle letture bibliche. Per il
culto venivo accompagnato
nella galleria degli ospiti, dove ho potuto partecipare anche alla Santa Cena perché il
pane e il vino venivano portati nei banchi da alcuni fratelli, credo fossero degli anziani, essendo evidentemente molto più complicato fare
muovere tanti fratelli verso il
pulpito. Dato il numero di
membri di chiesa, la comunità aveva potuto formare
una eccellente corale. Una
volta, poi, potei ascoltare una
corale di giovani battisti
americani che si trovavano in
visita a Mosca.
Conservo sempre un caro
ricordo della comunità e dei
pastori, Ilja Orlov in particolare, con il quale avevo interessanti conversazioni, ma
anche Alexander Karev e
Stoyan che ho già ricordato, e
altri di cui non ricordo il nome. Era molto piacevole, a
tanta distanza da casa, trovare una così fraterna accoglienza, come si può avere
nella propria comunità. Alcuni pastori avevano studiato
teologia in Inghilterra e parlavano molto bene inglese.
Ricordo che una volta un pastore, che mi incontrava per
te e prima di congedarsi da
me mi mise in tasca una busta dicendo: «È una piccolezza, ti potrà servire». C’erano
300.000 lire. Questo era Fabretti, sempre pronto ad aiutare chi era nel bisogno.
Qualche mese fa ero stato a
trovarlo. Ormai non riusciva
più a esprimersi, lui che era
-Stataun..oratore di fama nazionale. Però mi abbracciò e
mi sorrise; quel sorriso è stato per me il regalo più bello e
rimarrà il ricordo più caro.
Erminio Podestà
Sampierdarena
Manca una voce
profetica?
Forse è vero. Marco Tullio
Fiorio su questo argomento
ha ragione. Tuttavia gli scritti
di Paolo Fabbri, che Fiorio
critica, sono di una lucidità e
semplicità tipica del parlare
sì sì, no no. Che non è facile
riscontrare nella stampa quotidiana. Ritengo che sia, quella di Fabbri, una voce formativa per tanti lettori che sanno poco di economia, anche
se l’impatto con il mercato
globale lo pagano di persona
ogni giorno, e non sono i soli.
Più in là, sulla faccia della
Terra, milioni di esseri umani sfruttati fin dalla tenera
età sono i nostri concorrenti.
Sono certo che, su questo tema, il nostro fratello Paolo
Fabbri ci illuminerà ancora e
■ - JD,
«wd ’^uuiv'
PIERO bensì
la verità. Ufficialmente la
chiesa di Roma non ha mai
rinunziato a questa pretesa.
Il papa ha dichiarato giorni
fa: «Sono sempre il papa e la
Chiesa cattolica a chiedere
perdono. Gli altri tacciono».
Le cose non stanno così.
Nel 1945 il protestantesimo,
con la «Dichiarazione di
Stoccarda», aveva confessato
la sua colpa per non essersi
opposto con maggiore determinazione al nazismo e al
massacro degli ebrei. Dichia
razione ripetuta al Sinodo di
Berlino nel 1950. Ma già un
secolo fa era avvenuto un
episodio fortemente significativo. A Champel, un rione
di Ginevra dove secoli prima
era sorto un rogo, i protestanti ginevrini inaugurarono un cippo espiatorio dedicato a Michele Serveto, un
eretico spagnolo antitrinitario, arrestato e condannato
al rogo dal Consiglio della
città nel 1553.
Sul cippo marmoreo, oltre
la prima volta, mi domandò
se ero battista; poiché risposi
che ero metodista, mi disse:
«Siamo tutti fratelli!» e come
tale fui sempre trattato. Poiché in quegli anni abitavo a
Bergamo e frequentavo la
Chiesa valdese come membro aggregato, ripensandoci
oggi ho l’impressione di avere vissuto un’esperienza bmv
ante litteram.
Per potere svolgere così
pubblicamente la sua attività,
questa chiesa era sicuramente
tollerata dal regime, probabilmente sino dall’epoca staliniana, ma nei suoi culti veniva predicato l’Evangelo con
molta fede e molto entusiasmo. In altre zone, specialmente nel Sud (mi pare in
Ucraina) esistevano altri battisti regolarmente perseguitati, di cui parlavano anche i
nostri giornali. Comunque è
certo che i fratelli battisti hanno dato nell’Unione Sovietica
una viva testimonianza dell’Evangelo per cui tutti noi
dobbiamo essere grati a Dio.
Quanto a me, la mia preghiera è che il Signore continui a
tenere la sua mano su quella
comunità di Mosca che ha saputo così fraternamente accogliermi, colmandola di tutte le
sue benedizioni.
ci prospetterà le tappe storiche future dell’economia,
magari indicandoci da che
parte, e non a parole, dovrebbe schierarsi la nostra.
Romano Contini - Ivrea
L'amico Gönnet
È difficile ricordare un amico e un maestro che ci ha lasciati, ma è necessario perché
la sua memoria e il suo insegnamento non si cancellino
dalla nostra mente. Non sarà
certo facile, entrando in Aula
sinodale, dimenticare che
quel posto, in alto accanto alla finestra e all’altoparlante,
era il posto prediletto di Giovanni Gönnet: da lì partivano
i suoi interventi precisi e talvolta puntigliosi. Gönnet ci
ha lasciati improvvisamente,
ma non può morire in noi il
suo insegnamento.
Celebrando il cinquantenario delle nostre chiese del
Frusinate, abbiamo ammirato le foto che ritraevano lui e
Valdo Vinay impegnati nell’
opera di evangelizzazione del
Basso Lazio. Di quell’epoca è
testimonianza quel dibattito
iniziato sulle colonne di Protestantesimo per opera di
Giorgio Spini. Nel n. 3 del
1949 veniva pubblicato un
articolo di Spini dal titolo
«Evangelizzazione e Riforma». Nel dibattito che seguì
non mancò la voce di Gönnet
che ricordò come veniva fatta
quell’evangelizzazione e i di
alla dedica a Serveto, è scolpita questa scritta; «Figli riconoscenti e rispettosi di'
Calvino, il nostro grande
riformatore, ma condannando un errore che fu quello
del suo secolo, e fermamente
attaccati alla libertà di coscienza secondo i principi
della Riforma e dell’Evangelo, abbiamo eretto questo
monumento espiatorio il 27
ottobre 1903».
I riformatori non erano esseri infallibili. Hanno fatto i
loro errori che noi riconosciamo perché nessuno possiede tutta la verità, e non la
si può imporre. Infatti, dice
Paolo l’apostolo: «Noi conosciamo in parte e in parte
profetizziamo».
(Rubrica «Un fatto, un commento» della trasmissione di
Radiouno «Culto evangelico»,
curata dalla Fcei andata in onda domenica 9 novembre)
PAG. 1 1 RIFORMA
cinque fondamenti della Riforma - 5
Solì Deo Gloria
Il pensiero della Riforma
si può riassumere in cinque
frasi, ciascuna delle quali
comincia con la parola latina «soius», declinata in
«sola» o «soli».
ALDO COMBA
Ivari «soli» a cui abbiamo
fatto riferimento nei precedenti numeri di questa
breve serie sono di tipo teologico 0 spirituale. Il nostro
«solo» di oggi è di tipo pratico. È bene che chi crede
legga la Scrittura, creda nel
perdono di Dio, si rivolga a
lui nella lode e nella preghiera. Ma deve anche sapere come comportarsi nei
riguardi degli esseri umani
e del creato di Dio in generale. Deve cioè avere un’etica. Non per meritare in
qualche modo il perdono e
la salvezza, ma per rispondere al dono di Dio con riconoscenza.
Il detto latino riportato
più sopra significa «alla sola
gloria di Dio». In altri termini Fattività del credente non
ha lo scopo di glorificare se
stesso, né il partito né la patria e neppure la chiesa, ma
deve essere orientata a glorificare Iddio. Lo dice anche
un versetto dell’Evangelo:
«Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini affinché vedano le vostre buone
opere e glorifichino il Padre
vostro che è nei cieli».
Se si guarda in una Chiave biblica quante volte le
parole «gloria» e «glorificare» compaiono nella Scrittura, se ne trovano parecchie colonne, il che vuol dire che per gli autori biblici
si tratta di qualche cosa di
importante.
Nel nostro linguaggio moderno quelle due parole sono diventate piuttosto scialbe, quindi ci si domanda
che cosa davvero voglia dire
«glorificare Iddio». Riprendo
la spiegazione che ne dà il
Dizionario biblico: glorificare Iddio significa riconoscere e proclamare la signoria e
la potenza di Dio sull’Universo intero. A questo deve
tendere la nostra vita morale, la nostra etica, le cose
che facciamo... anche sul
terreno economico e politico. È il nostro atto di riconoscenza verso colui che ci ha
amati e salvati per grazia.
battiti frequenti che avvenivano nella Casa del popolo di
Colleferro, anticipando nei
fatti quella discussione su fede e politica che avverrà anni
dopo. Laggiù non si tirò mai
indietro quando gli veniva
chiesto di predicare.
Lo rivedo nel suo studio a
Roma, dove riceveva gli amici, intento a leggere, annotare, scrivere. E penso a quelli
che non ci sono più: Augusto
SOTTOSCRIZIONE
PER LE ZONE
TERREMOTATE
Prosegue la sottoscrizione attivata dalla Fcei a favore delle aree terremotate. I contributi, che finora
hanno raggiunto la cifra di
51 milioni di lire (giunti a
Roma, mentre altre offerte
sono ancora presso le chiese locali), possono essere
inviati sul ccp n. 38016002
intestato a Federazione
delle chiese evangeliche in
Italia, via Firenze 38, 00184
Roma, specificando nella
causale: terremoto Umbria-Marche. Per informazioni telefono 06-4825120483768; fax 06-4828728.
Armand-Hugon, Teofilo G.
Pons, Amedeo Molnar, che
tanto hanno fatto per non disperdere il patrimonio culturale della nostra tradizione.
Gönnet ci ha lasciato da uomo libero, da persona che
non è mai venuta a compromessi. Grazie Jean, grazie
Wanda per quello che ci avete dato.
Gianni Musella
Prosinone
RINGRAZIAMENTO
«Se abbiamo sperato in Cristo
per questa vita soitanto,
noi siamo i più degni di pietà
fra tutti gii uomini»
I Corinzi 15, 19
La moglie, i figli e i nipoti di
Enrico Balma
annunciano la sua morte avvenuta in Pomaretto il giorno 4 novembre. Rivolgono un pensiero di profonda gratitudine a tutte le persone che, in vari modi, hanno condiviso il loro dolore.
Un ringraziamento particolare
ai pastori Lucilla Peyrot e Sergio
Ribet, al medico curante dottor
Saverio Del Din, alle famiglie Pastre, Peyronel e Boulamail.
Pomaretto, 6 novembre 1997
Fac simile di lettera
Protestate con noi contro
il disservizio postale
SpetLle Direzione provinciale P.T. di.
Spett.le Direzione dei servizi postali
■viale Europa 147
00144 ROMA
e per conoscenza
Spett.le Riforma
via S. Pio V15
10125 TORINO
Con la presente intendo reclamare poiché il/i numero/i
.............della pubblicazione «Riforma» consegnato
dall’editore all’Ufficio postale di Torino via Reiss Romoli 44
int. 11, in data (il mercoledì che precede la data di pubblicazione, che è di venerdì) mi è/sono stato/i recapitato/i solo il
giorno...............con un ritardo fortemente pregiudi
zievole per Tutilizzo di tale pubblicazione ovvero per la sua
lettura in termini di puntualità.
Non è la prima volta che si verifica questa inefficienza
nella consegna del settimanale, inoltre più volte il recapito
di alcuni numeri non è stato effettuato.
Chiedo risposta motivata e assicurazioni scritte
sull’adempimento regolare della consegna e sull’eliminazione dei ritardi nei futuri recapiti.
Distinti saluti.
16
PAG. 1 2 RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 14 NOVEMBRE 1997
..All'origine vi sono due processi: la «globalizzazione dei mercati» e la «internazionalizzazione dei capitali;
Che cosa si nasconde dietro il crollo delle Borse dell'Estremo Oriente
/ paesi asiatici si sono trovati in possesso di ingenti capitali internazionali, che sono stati investiti in parte validamente
in attività produttive finché gli imprenditori non si sono fatti fuorviare da aspettative di sviluppo eccessive in alcuni settori
PAOLO FABBRI
Non era mai successo
che la difficoltà di una
Borsa dell’Estremo Oriente
influenzasse in misura significativa la Borsa Usa e le Borse europee. Questo fatto assurge a simbolo di un mutamento in atto che, in qualche
modo, tocca tutti in tutto il
mondo. Vediamo di capire i
meccanismi che hanno generato e sviluppato il fenomeno: la genesi va cercata in
due processi che vanno sotto
i nomi di «globalizzazione
dei mercati» e «internazionalizzazione dei capitali». La
globalizzazione ha preso
l’avvio dallo spirito di iniziativa di alcuni imprenditori
dei paesi asiatici nel contesto
di una arretratezza economica che costringeva alla fame
enormi masse di persone.
Gli elementi fondamentali
per il successo delle nuove
iniziative furono: lavori semplici, manodopera veloce a
imparare e precisa, un patto
sociale basato sulla garanzia
di un posto di lavoro a vita in
cambio di una retribuzione a
livello di sussistenza. Su questo fondamento si sviluppava
un processo di crescita economica senza precedenti, a
ritmi dell’8-10% annuo, contro un 2-4% dei paesi europei
e dell’America del Nord, uno
sviluppo pilotato da un intervento forte del Giappone, che
ha con quest’area un volume
di interscambio molto alto.
La concorrenza delle nuove
aziende sul mercato mondiale ha provocato il contenimento dei salari in America
(più interessata dell’Europa
all’interscambio commerciale con l’Asia) e l’investimento
di capitali sempre più ingenti
nei paesi emergenti, col trasferimento di stabilimenti.
Parallelamente le società
preposte alla gestione di patrimoni, in Nord America ma
anche in Europa, sono state
attratte dall’acquisto di titoli
emessi da aziende di questi
paesi, titoli che garantivano
una redditività adeguata all’elevato ritmo di sviluppo.
Utilizzando gli straordinari
mezzi di comunicazione che
l’informatica aveva nel frattempo creato, enormi volumi
di capitali si indirizzavano
verso le nuove aree, realizzando guadagni altrimenti
impensabili. Il capitale veniva così assumendo una connotazione nuova; un fattore
produttivo spiegato dall’azienda che lo utilizza, seguita
dagli analisti delle società finanziarie solo in base ai numeri dei rendiconti, senza
valutazioni approfondite sul
contesto economico del paese, sui programmi, sui manager. La conseguenza di questa nuova situazione è il ritiro
rapido di capitali da investimenti su cui emergono dubbi, lasciando enormi problemi sul tappeto. Un esempio
tipico lo abbiamo visto in Italia col caso Olivetti. Le quotazioni dei titoli sui mercati sono quindi provocate dalle va
Alla Borsa di Hong Kong nei giorni del crollo
lutazioni di analisti, che commettono anche erori, ma alla
fine adeguano sempre il tiro,
rapportando i prezzi alla reale consistenza delle aziende e
delle economie.
Accanto alla compravendita si sviluppava, sulla base di
una formula valutativa di
Myron Scholes e Robert Mer
ton (a cui è stato attribuito il
premio Nobel 1997) il mercato dei «derivati», cioè delle
scommesse sull’andamento
futuro dei titoli; un mercato
in cui si incassa o si paga la
differenza tra prezzo previsto
e prezzo reale. Tutto ciò ha
di fatto aumentato il potere
di intervento del capitale fi
nanziario internazionale. Venendo all’esame dei casi
concreti, i paesi asiatici si sono trovati in possesso di ingenti capitali internazionali,
che sono stati investiti in
parte validamente in attività
produttive di industrie e servizi 0 in infrastrutture necessarie finché gli imprenditori
non si sono fatti fuorviare da
aspettative di sviluppo eccessive in alcuni settori, effettuando investimenti che
non potevano dare un ritorno di reddito a breve.
Tipico è l’esempio della
Thailandia e della Malaysia,
che hanno costruito grattacieli da far invidia a Manhattan, ma ora non hanno nessuno che li affitti. Resisi conto della situazione, gli investitori internazionali hanno
cominciato a ritirare capitali
con la conseguenza di deprimere il cambio delle monete
locali; i governi, per trattenere i capitali, hanno alzato i
tassi di interesse mettendo
ulteriormente in difficoltà le
aziende con maggiori costi e
avviando una spirale recessiva, con ulteriori perdite dei
cambi e delle quotazioni dei
titoli. Il Giappone, per l’elevato volume di scambi, ne ha
risentito fortemente, la Borsa
si è depressa e di qui il rimbalzo sugli Usa e l’Europa
era immediato.
In Usa già da tempo i titoli
delle maggiori società erano
sopravvalutati a stime eccessivamente ottimistiche contro cui il governatore della
Fed, Greenspan, aveva già
messo in guardia e quindi il
crollo della borsa era inevitabile. Si tratta in sostanza di
un aggiustamento del mercato, tutt’ora in atto, che adegua i prezzi dei titoli e delle
monete alla reale redditività
delle aziende e alla consistenza delle economie.
Quali sono le conclusioni?
Primo, il processo di globalizzazione va avanti sia pur con
una pesante battuta d’arresto; secondo, resistono le economie più forti, quelle che
hanno Pii elevato, bassi disavanzi, debito pubblico e inflazione, buon livello di occupazione; terzo, ciò che succede in Asia (o in Sud America)
interessa anche noi. Entriamo in una fase storica in cui
il denaro sta diventando una
entità a sé, distaccata completamente dal lavoro, con
effetti molto positivi quando
favorisce lo sviluppo o lo corregge e negativi quando sbaglia le valutazioni. Il giudizio
etico non può che essere negativo su questa società sempre più disumanizzata, e noi
credenti dobbiamo esplicitarlo con chiarezza. Bisogna
però fare attenzione a non
dedurne un programma politico di negazione del mondo
che ci si prospetta, perché né
l’Italia né l’Europa possono
prescindere, salvo gravi conseguenze, da quello che avviene nel mondo. È necessario mantenere fermi gli irle;
adeguando gli strumenti alll
nuova realtà.
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