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Anno 120 - n. 28
13 luglio 1984
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sig. FEUtEGRIBI Elio
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delie valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
INTERVISTA AL PROF. ERNST KAESEMANN 50 ANNI DOPO LA DICHIARAZIONE DI BARMEN
Tristezza per le occasioni mancate
I
Il giornalista francese che, fórse un po’ ingenuamente, giorni
fa, ha rotto Tincantesimo chiedendo al divo Maradona: « scusi, i soldi della camorra sono
anche nel calcio? » è stato energicamente espulso dalla conferenza stampa. In Italia il calcio, in certi momenti di euforia, non si tocca. C’è un sacco
di gente sotto processo, ma la
verginità del mondo calcistico
deve rimanere fuori discussione. Nelle nostre ricche squadre
italiane, a cominciare da quella
di Napoli che ha speso in tutto
più di 20 miliardi (ma dove li
hanno presi?), giocano e giocheranno perché assicurati da un
fiume d’oro, i migliori giocatori
del pianeta: Falcao, Platini, Zico, Rummenigg, Sócrates ed ora
in nuovo ”re” di Napoli: l’argentino Maradona. A prima vista
l’acquisto di Maradona è il frutto diretto della emotività e delia
tifoseria partenopea. Con tutti i
problemi dell’area cainpano-napoletana, si pensi soltanto alle
tragiche situazioni ancora irrisolte determinate dal sisma o alla drammatica crisi deU’Italsider
di Bagnoli, buttare i soldi nel
calcio è da Irresponsabili. Ma U
fatto Maradona e tutti gli altri
’’goleador” rappresentano, dal
punto di vista spettacolare e del
movimento turistico, un investimento sicuro.
Non si tirano fuori venti miliardi senza essere certi di guadagnarne almeno il doppio. Le
emozioni, l’irrazionalità e le lacrime ascoltando le ’’gag” di
Maradona che dice: « voglio diventare l’idolo dei bambini poveri di Napoli », appartengono
soltanto alla base, ovvero a quei
due o tre milioni che, domenica dopo domenica, entrano a
gomitate negli stadi e giocano
la schedina. Ai vertici ci sta invece il calcolo freddo e determinato di chi è riuscito a metter
su, intorno agli idoli del nostro
tempo, una fabbrica per far soldi.
Per altre realtà sociali, sia nel
campo sportivo o in quelio culturale o dello spettacolo, i soldi
non si trovano. Evidentemente
l’idolo mobilita di più, appaga
e soddisfa sino in fondo. Su di
lui si proiettano le frustrazioni antiche e le speranze moderne di coloro che per un gol darebbero tutto. Il record del calciatori, il loro gioco travolgente aiuta a dimenticare altri record raggiunti nel campo dell'indebitamento con l’estero, o nel
campo dell’evasione fiscale o in
quello della disoccupazione o
nelle pensioni di fame. Se poi
i ’’goleador” non dovessero bastare per dimenticare che in
Italia le fabbriche chiudono si
potrà sempre andare nella nuova Disneyland europea che, guarda un po’, dovrebbe sorgere a
Napoli.
Così i seimila operai di Bagnoli una volta licenziati daU'Italsider potrebbero essere assunti
dalla ’’Walt Disney Production”
nella nuova città spettacolo.
Sembra una storiella. Ma potrebbe essere la realtà perché
le industrie legate a Topolino o
a Maradona non conoscono la
crisi.
G. Platone
L’eredità della chiesa confessante tedesca richiede un altro modo di concepire la chiesa:
resistenza contro le false dottrine della teologia e i poteri politici ingiusti ed opprimenti
Fino a che punto è stata accettata, compresa dalla chiesa
evangelica, la confessione di Barmen, coraggiosamente redatta l'anno dopo l’ascesa di Hitler al cancellierato? A Barmen
si incontrarono gli esponenti di quella che fu la chiesa confessante sotto il nazismo. Ernst Käsemann, membro della
chiesa confessante, professore di teologia neotestamentaria a
Tubinga, risponde in questa intervista che presentiamo, ad
alcuni importanti interrogativi di Gottfried Orth dell’agenzia
evangelica d’informazione della Germania Occidentale.
— Professor Kaesemann, pur
con tutte le diversità confessionali, regionali, politiche e di altro genere che esistevano fra le
comunità confessanti della Germania hitleriana, quali elementi
comuni si possono ravvisare secondo lei nel 1934 in quella che
si chiama chiesa confessante?
— La volontà di difendere il
cristianesimo biblicamente fondato di fronte alla prepotenza
dello stato di allora e delle sue
organizzazioni: mi sembra essere stato questo runico denominatore comune. Ma devo sottolineare con forza che la chiesa
confessante era allora chiaraniente e fortemente divisa in
gruppi e correnti, all’incirca come succede oggi nel mondo ecumenico, e forse la volontà Unitaria era ancora meno visibile e
disponibile. Chi per qualche ragione non era d’accordo con i nazisti poteva associarsi per manifestare il suo sentimento di
opposizione, ma senza per questo voler esprimere una « confessione » e volerne trarre le
conseguenze. Era chiaro che si
procedeva insieme, ma in modi
molto diversi, sia all’inizio, sia
dopo Stalingrado.
— La volontà unitaria viene
espressa nella dichiarazione teologica di Barmen. Essa è stata
approvata alla fine del maggio
1934 da cristiani molto diversi.
Allora si parlò di « miracolo di
Barmen ».
— Conoscendo lo svolgimento
dei fatti e le difficoltà che già allora sorsero da parte dei vescovi
e dei luterani, l’espressione « miracolo » può riferirsi al fatto che
si sia poi potuti giungere ad una
dichiarazione unitaria. Ma questo riguarda più la formulazione della dichiarazione che non
il fatto in sé.
— Qual è secondo lei l’afferma
zione teologica centrale in questa dichiarazione teologica?
— La confessione di Barmen
aveva un orientamento cristologico, cosa che non si sottolinea
mai abbastanza. Centrale è l’affermazione che Gesù Cristo è il
sì di Dio e la pretesa di Dio per
tutto il mondo e che nessuna
sfera della terra può essere sottratta a questo sì e a questa pretesa (tramite chi, poi?). Si tratta veramente di questo: Cristo
rivendica ogni ambito così come
lo può benedire. Questo è Barmen in una frase e questa è la
responsabilità ancora inadempiuta di quelli che hanno ascoltato Barmen.
— Molti oggi celebrano Barmen. Ma si può davvero celebrare Barmen nelle chiese evangeliche tedesche nel 1984?
— Ma, vede, non credo che così tante persone in Germania, e
persino nelle chiese della Germania occidentale, celebrino Barmen, anche se le direzioni ecclesiastiche e certe correnti teologiche lo diffondono coinè ovvio. In sostanza, io credo che
per le comunità Barmen sia rimasto un fatto relativamente
sconosciuto o solo in parte compreso. Viene celebrato dagli apparati, perché gli apparati tro
DALLA PREDICAZIONE PER LA CONFERENZA DEL IV DISTRETTO
Portatori di democrazia
« Perché fratelli, voi siete stati chiamati a libertà... »
L’epistola ai Galati è rivolta ad
una comunità nuova, ad una comunità di pagani convertiti di
recente. E’ probabile che a causa
di questa scelta siano stati sottoposti a persecuzioni, abbiano subito il rinnegamento e lo scherno
del gruppo sociale di appartenenza. A seguito di queste persecuzioni, altri hanno iniziato a predicare in Galazia « un altro evangelo » (Galàti 1: 6), non più fondato sulla Grazia, ma sulla Legge
(4: 21), sulle opere, sulle azioni.
Questi “altri”, avversari di Paolo (che non vengono mai nominati) è probabile che abbiano visitato la comunità poco dopo il
passaggio dell’apostolo e si siano
messi ad annunciare un evangelo, che non negava Cristo, ma
che affermava il valore salvifico
della Legge. La quale Legge, però, si doveva ricondurre quasi
esclusivamente al rito della>-circoncisione. Una sorta di sincretismo giudeo-cristiano. (...)
I Galati sono una comunità
che ha ancora paura, che sta per
abbandonare inconsapevolmente
la fede, che sta per tornare ad
essere “schiava", dipendente, passiva. Paolo gli annuncia invece
che, con Cristo, Dio ha realizzato anche per loro l’antica promessa ed ha iniziato così un tempo nuovo nel quale gli uomini
(Galati 5: 13)
sono chiamati alla speranza, allp
libertà. In quanto figli di Dio sono passati « dalla servitù del peccato che è libertà verso Dio, Òlla
servitù di Dio che è libertà verso
il peccato » (G. Miegge). Prima
dell’annuncio di Cristo l’uomo
sedotto dal peccato, vede nella
legge lo strumento della salvezza: dopo la resurrezione di Cristo, Dio ci conferma invece che
la sua è volontà di Grazia, non
di norme rigide o di regole "legali"; è desiderio di libertà, di
felicità, non di soggezione limitante. Da Cristo in avanti la vita
del credente e quella della chiesa, delle comunità sono mosse
dallo Spirito, non più dalla paura o dal legalismo ecclesiastico.
In una dimensione diversa, di
fraternità, di impegno, di testimonianza e libertà: di una libertà “nuova" che non rappresenta
« un’occasione alla carne », ma
Un momento di responsabilità e
di aiuto reciproco.
Testimoni della
libertà « nuova »
Le comunità dei credenti sono
chiamate ad essere testimoni di
questa libertà nuova, concessaci
da Cristo. Una libertà "nuova”.
che non vuole rappresentare una
occasione di anarchia, « un’occasione alla carne », ma un segno
di crescita e di aiuto; soprattutto verso coloro che sono portatori di “domande” di libertà, che
chiedono comprensione, tolleranza, accettazione. Anche se queste “domande di libertà" possono apparirci strane ed incomprensibili, questo non ci deve
bloccare o scandalizzare: il messaggio di libertà di Cristo ci chiama ad una testimonianza e mentalità nuove, ad essere culturalmente ed eticamente dinamici,
rinnovati. Avrebbe forse senso
annunciare una libertà vecchia,
già consolidata, già accettata?
Le nostre opere sociali e le nostre chiese debbono rappresentare dei “momenti”, dei “luoghi"
responsabili ed anticonformisti
al tempo stesso, di riferimento
significativo per coloro che sono
ancora assoggettati e “schiavi”,
quale che sia la natura della loro
soggezione o schiavitù. Essere
testimoni di una libertà “nuova",
di una Ubertà/responsabilità, di
una libertà/azione non comporta, data la modestia delle nostre
forze, un’assunzione di oneri ed
impegni totalizzanti ed onnicomprensivi. Quanto piuttosto il
dovere di assicurare a tutti in
Luciano Lirica
(continua a pag. 2)
vano sempre un motivo per fare celebrazioni propagandistiche.
Questo è il primo aspetto. Il secondo interrogativo è questo:
fino a che punto gli apparati che
danno la spinta alle celebrazioni lo fanno legittimamente? Lo
possono naturalmente fare in
modo legittimo tutti quegli am;
bienti che, oggi come allora, si
tròvano all’opposizione rispetto
ai rapporti ecclesiastici e alle
condizioni politiche nella Repubblica federale — e di questo vorrei qui parlare da solo. Secondo
me non sono autorizzati a farlo
tutte le istanze che rappresentano quel che io chiamo la « chiesa di popolo ». Infatti proprio
queste istituzioni non hanno raccolto l’eredità della chiesa confessante, in quanto portava ad
un altro modo di concepire la
organizzazione della chiesa, ma,
da Treysa in poi, l’hanno piuttosto ostacolata.
Questo vale anche se le chiese
ufficiali tedesche hanno sempre
proclamato, anche a ragione, una
« continuità » con Barmen. Ma
questa continuità non è mai stata realmente raggiunta e dimostrata. La restaurazione ha sostituito ciò che sarebbe stato
possibile e necessario sul piano
organizzativo, nella formazione
teologica, nella libertà della comunità, sul piano sociale e politico. Le celebrazioni di oggi addobbano le tombe di santi che,
se fossero vivi, non sarebbero
affatto accettati. Quasi nessuno
di noi ha diritto di fare celebrazioni: dovremmo piuttosto provare vergogna o tristezza per le
occasioni mancate...
— In Sud-Africa confessione
di lede e opposizione a concrete
scelte politiche vanno insieme.
Nel 1933, Bonhoeffer ha espresso
qualcosa di simile, dicendo: « Bisogna finalmente rompere il fttegno, motivato teologicamente,
nei confronti dell’azione dello^
stato. In realtà si tratta solo di
paura. 'Apri la bocca per i muti
e per la causa di tutti i derelitti’.
Oggi nella chiesa nessuno sa piùche questo è il minimo che sia
richiesto alla chiesa in tempi come i nostri ». Se noi oggi prendiamo sul serio la tradizione di
Barmen nei modo in cw essa ci
raggiunge passando per le cinese
del Sud-Africa, che cosa signiñca onesto per noi cristiani della
Repubblica federale tedesca? Cosa signiñca per le comunità e le
chiese di fronte ai problemi per
noi oggi più scottanti?
— Questa domanda mette sul
tavolo iin gran numero di Questioni. Tenterò di sceglierne qualcuna.
1. Confessione e resistenza sono, oggi come allora e in ogni
temno, legate fra loro. La confessione si verifica sempre, se si
tratta di una confessione autentica ed attuale, contro concezioni e poteri e la parte affermativa
viene espressa con chiarezza con
« l’essere contro » qualcosa. In
Questo senso la situazione del
Sud-Africa oggi è conforme a
Intervista di Gottfried Orth
(traduzione Daniele Garrone)
{continua a pag. 3)
2
2 vita delle chiese
13 luglio 1984
LA CONFERENZA DEL IV DISTRETTO A GUARDIA PIEMONTESE CORRISPONDENZE
Progetto per la presenza evangelica nel sud Dagli usa
La conferenza delinea una chiesa fortemente preoccupata della situazione politica, militare
e sociale del mezzogiorno italiano - Una « fase di sviluppo » che impegna chiese ed opere
Guardia Piemontese. Da quest’anno, questo celebre nome della nostra storia entra nella cronaca ordinaria delle ricorrenti
attività ecclesiastiche: per la prima volta si riunisce qui la Conferenza distrettuale (22-24 giugno
’84). I valdesi e metodisti del
Sud — da Napoli a Palermo —
si ritrovano in un albergo e ricevono un messaggio di saluto
del Sindaco della Città gemellata con Torre Pellice dal settembre scorso (1983). Il contatto più
diretto con la cittadinanza avviene nella Sala del Comune dove
la sorella Rosanna Nitti, della
Università di Napoli, tiene una
conferenza dal tema significativo; Aspetti dell’evangelismo in
Italia fra il 1860 e il 1870: quale
riforma per la chiesa?, interessante, soprattutto, per il collelamento con tematiche di attualità. Un nuovo contatto con la
popolazione e con gruppi di passaggio avviene il giorno successivo quando oltre 50 persone visitano la mostra di storia valdese allestita permanentemente nei
locali de] Centro di Cultura G. L.
Pascale.
I lavori veri e propri della Conferenza Distrettuale hanno ruotato — ovviamente — intorno al
progetto di presenza evangelica
nel Mezzogiorno, richiesto dal
Sinodo ’83 e sul quale si soffermerà il Sinodo ’84. (La Commissione Distrettuale ha lavorato
molto, su questo, nel corso dell’anno, e ha fornito abbondante
materiale che sarà distribuito ai
membri del Sinodo prossimo).
E’ un grosso problema, questo
del Mezzogiorno, anche se corrisponde sempre meno a un’area
geografica, e sempre più a contenuti nei rapporti sociali, ovimque in Italia (per parlare solo
di noi). E’ giusto, tuttavia, parlarne al Sud in modo particolare. Il sermone di Luciano Cirica,
in apertura di Conferenza, (il cui
testo è riportato in altra parte
del ^ornale), è stato significativo, in questa direzione, sin dall’inizio dei lavori.
Altrettanto, non si poteva non
parlare di pace, di disarmo, di
azioni non violente ma significative contro i pericoli incombenti, nella terra di Comiso (area
del IV Distretto) e con un gruppo EGEI così impegnato a Catania. Non si poteva non gridare contro il crescente « processo
di militarizzazione del territorio », contro « accordi e decisioni che non tengono in nessun
conto la volontà di pace espressa in più modi da strati sempre
più ampi della popolazione »,
contro « episodi sempre più frequenti di intimidazioni », contro
le « repressioni in atto ». Né potevano mancare indicazioni alle
chiese, su cosa fare: « aderire alla proposta FGEI di lettere per
accordi bilaterali di pace con le
chiese dell’Est e del Sud »; « dichiarare denuclearizzati i locali
in dotazione » di chiese e di opere sociali; considerare « l’educazione alla pace » quale « filo conduttore della riflessione biblica e
teologica-n tutti i livelli »;- proporre « l’obiezione di coscienza
contro il servizio militare come
uno dei mezzi più concreti per
contestare una visione della vita
basata sulla logica del dominio».
(Ampio stralcio di un preciso
o.d.g.).
Non è, poi, fuori quadro neppure il problema della condizio
ne giovanile, al quale la Confe
renza ha dedicato ampio spazio
Tra giovani che fanno scelte qua
lunquistiche e giovani che scel
gono, alla luce del sole, impegni
anche rischiosi di contestazione
non violenta; tra giovani che non
trovano interessante la chiesa e
giovani che hanno qualche cosa
da dire al riguardo, non si può
procedere oltre, senza raccogliere gli stimoli. La Conferenza,
convinta che « il problema coinvolge ogni aspetto della vita della chiesa, dalla formazione alla
testimonianza », ha abbondato
nel dare indicazioni per il da
fare: « incontri di animazione
biblica », « colloqui pastorali »,
« giornate comunitarie », « uti
lizzo dei Centri giovanili », « specifici progetti », « dibattiti e interventi ». Queste possono sembrare solo parole, elenco di cose,
sulla carta. L’impressione, tuttavia, è che ci sia stata nei membri della Conferenza la volontà
sincera di camminare su questa
strada, con invito pressante alle
chiese di fare altrettanto.
Altro scottante tema rilevato è
quello dell’insegwamenio della
religione nella scuola pubblica.
Sembrava che il « nuovo » Concordato recasse aria nuova ( « insegnamento a richiesta »); invece la_ circolare ministeriale applicativa « segue la prassi dell’esonero ». Perciò la Conferenza
« raccomanda alle chiese di seguire con particolare attenzione
questo problema e le invita al
Convegno indetto nel prossimo
autunno dalla FCEI sull’insegnamento della religione nella scuola ».
Passando a cose, solo in apparenza interne, riguardanti la vita delle chiese, la Conferenza
non ha mancato di soffermarsi
a lungo sul campo di lavoro, ossia sull’assegnazione di pastori
alle chiese. E’ stata « sottolineata la necessità di una presenza
Portatori di democrazia
( segue da pag. 1 )
qualsiasi momento, al di sopra
delle logiche ricorrenti, delle testimonianze morali e reali di
' emancipazione e di speranza. Essere dei servitori (rispetto alle
azioni) e “portatori" di progettualità al tempo stesso, “sale della terra" e “luce del mondo".
« Cristo differisce dagli altri
signori nel fatto che egli produce libertà. Non si limita a chiamare alla libertà, altrimenti tornerebbe alla legge, di cui esistono innumerevoli forme caratteristiche. Gesù dà la libertà. Questo lo rende Signore senza equivoci e unisce in modo indissolubile il Signore terreno con il Signore innalzato » (E. Kaese
mann).
Quale libertà
per il Sud
Di quale annuncio di libertà
dobbiamo farci portavoci al Sud?
E’ una risposta difficile. Mi sento di condividere chi sostiene che
la questione meridionale sia oggi collocabile all’interno della categoria della dipendenza, piuttosto che in quella, ormai vetusta,
dell’arretratezza. La società meridionale sta colmando sostanzialmente il divario quantitativo
economico con il Nord; ma si
pone rispetto ad esso ancora in
un ruolo e in uno stato di « subalternità », civile, culturale e
tecnologico. Se è vero, per fare
un esempio, che nel Sud le industrie ci sono, è pur vero che
si tratta quasi senipre di strutture volte all’attività produttiva
e non a quella progettativa finanziaria o strategico-direzionale.
I centri reali di decisione rimangono lontani dal meridione. E
questo vale non solo per il settore industriale, vale, per esempio, anche per la ricerca scientifica, per l’industria culturale, per
la politica. (...)
Se questo è il quadro che ci si
prospetta, si può facilmente intuire che il nodo della questione
(libertà) meridionale (e italiana...), non è solo quello legato,
allo sviluppo quantitativo e materiale, ma anche e soprattutto
quello che riferisce alla qualità
strutturale della società. C’è il
rischio che nel Sud, in futuro, si
possa essere meno liberi. Meno
liberi perché meno istruiti, meno aggiornati, perché più lenti
nello sviluppo tecnologico e culturale; perché le città, i servizi,
le scuole, le università, i centri
di ricerca, l’industria culturale
funzioneranno sempre meno, e
male, rispetto ai bisogni crescenti; perché lo Stato e la società
potranno essere ancor più disgregati e de-strutturati.
C’è il rischio insomma che au
mentino ancora la passività, la
r assegnazione, l’individualismo,
il corporativismo, la delinquenza
organizzata: le piaghe storiche
del mezzogiorno. C’è ih rischio,
in una parola, che diminuiscano
gli spazi di democrazia, di autonomia e di protagonismo. Le nostre chiese e le nostre opere, allora, in questa situazione, debbono farsi portatrici di un annuncio e di una testimonianza
di libertà che vada nel senso di
una ricostruzione della società
civile, di una ricostruzione di legami culturali e sociali improntati alla solidarietà, al rispetto
reciproco, alla equilibrata crescita individuale e collettiva.
« Come liberi, ma non usando
della libertà » (Pietro: 2: 16). Le
nostre azioni evangeliche dovranno rappresentare momenti, anche modesti (anzi sicuramente
modesti) di testimonianza di una
etica e di una cultura di protagonismo^ e di responsabilità. Portatori di libertà, di giustizia e di
“consapevolezza" civile.
Luciano Cirica
ARREDAMENTI
Mobilificio
GIUSEPPE GRIVA
FABBRICA • ESPOSIZIONE
Via 8. Secondo, 38 - PINEROLO - TeJ. (0121) 201712
(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
pastorale che possa essere di stimolo alla vita delle chiese », e si
è fatto «richiesta alla Tavola di
provvedere nel più breve tempo
possibile alla copertura di punti
particolarmente delicati e importanti » (nominativamente indicati). Nello stesso tempo, « la
Conferenza chiede alle chiese e
ai circuiti di tentare ove possibile esperimenti di cura pastorale collegiale di chiese viciniori ». E’ chiaro che si tratta di
progettualità, e questa, secondo
« i doni di ciascuno », ma c’è bisogno, soprattutto, di uomini.
Va detto e ribadito; la Conferenza se ne è fatta portavoce.
Uomini per le Chiese; uomini ■
per le Opere. A Vittoria è in corso una « fase di sviluppo » della
Casa di Riposo, con l’apertura
di un Centro polivalente per l’assistenza agli anziani con residenza autonoma. A Orsara il Centro
di Animazione Culturale e il Servizio di assistenza agli anziani,
come sopra, assume forme di gestione da parte degli organismi
delle categorie interessate, e intende operare tramite PAmministrazione Comunale e Regionale.
A Guardia Piemontese il Centro
di cultura G. L. Pascale gode del
sostegno delle Autorità locali e
si propine di intensificare il lavoro iniziato.
Mentre nuovi arrivi di forze
pastorali sono in vista, la Conferenza ringrazia il pastore Salvatore Ricciardi, che lascia il IV
Distretto dopo un lavoro intenso
durato 21 anni, ed « esprime la
certezza che nel futuro ministerio (egli) sarà attento alle tematiche meridionali ».
Le consuete elezioni hanno
portato, tra l’altro, Enrico Trobia nuovo presidente della Commissione Esecutiva Distrettuale,
e Marco Tullio Fiorio nuovo
membro, accanto agli altri, riconfermati: Mirella Scorsonelli,
vice presidente; Gianni Sagripanti, segretario; Maria Teresa Fiorio, cassiera.
Alla fine dei lavori, svolti tranquillamente, in gradevole soggiorno, « la Conferenza distrettuale ringrazia la Giunta Comunale di Guardia Piemontese per
la collaborazione al lavoro del
Centro di cultura G. L. Pascale e
per il messaggio di saluto nel
corso della conferenza pubblica »
rivoltole dal Sindaco, dott. Saverio Rocchetti. A ben ritrovarci!
Giulio Vicentini
ESTATE
Come tutti gli anni il nostro
giornale d’estate riduce le pagine. Pubblicheremo regolarmente il giornale in luglio e in agosto solo due numeri (non usciremo infatti il 10 e il 17 agosto).
Col mese di settembre torneremo a 12 pagfine.
Di conseguenza la pagina biblica e alcune rubriche sono sospese. Un augurio di buone vacanze a tutti i nostri lettori.
NEW YORK — Ricordiamo
con riconoscenza la gradita visita del Moderatore past. Giorgio Bouchard e la sua calda avvincente predicazione al nostro
culto di Pasqua. Lo ringraziamo
per le sue parole di incoraggiamento rivolteci, sia nella breve
assemblea di chiesa, sia all’agape fraterna, che fecero seguito
al culto.
Dopo un vasto giro di visite a
Chiese e Scuole teologiche in vari Stati dell’Unione abbiamo avuto il piacere di rivedere il Moderatore all’annua assemblèa della Waldensian Aid Society dove
con l’eloquente espressione che
gli conosciamo, egli seppe destare il più vivo interesse per l’Evangelismo Italiano. « Le sue osservazioni — scrive un corrispondente — sono delle analisi
provocatorie che suscitano interesse e riflessione ».
Abbiamo pure avuto il piacere di salutare ad una breve riunione del Comitato A.W.A.S. la
sig.ra Toti Bouchard, durante la
sua visita su invito del « World
Service », per perorare la causa
dell’Azione Sociale nelle zone
terremotate davanti all’Assemblea del World Service stesso.
Una visita importante dunque
che come quelle del Moderatore
hanno segnato delle buone opportunità per i nostri amici di
essere meglio informati sul lavoro evangelico in Italia.
Il 30 maggio è deceduta Pauline Rivoire nata Jourdan di Luserna S. Giovanni.
Scuole Domenicali, Comitati
di Chiese, Croce Rossa, sono stati al centro delle sue attività nella testimonianza della sua fede
e del suo amore.
A. Janavel
Società
di Studi
Valdesi
Visite in Val
Germanasca
Nel quadro delle attività promosse
per coloro che hanno avuto o avranno incarichi di accompagnamento
gruppi, ia Società organizza una visita In Val Germanasca a cui possono aderire tutti coioro che sono interessati alia storia iocale giovedì 19
luglio.
Programma: ore 8.15: Partenza con
auto proprie dalla Foresteria Valdese
di Torre Pellice; ore 8,45: Ritrovo dei
partecipanti a Pomaretto (di fronte al
Convitto): ore 9: Partenza per Grangette (Perrero) e proseguimento a
piedi (h. 0.30) per Pomarat (vecchio
villaggio di minatori) sotto la guida del
signor Carlo Ferrerò — pranzo al
sacco; ore 14.30: Discesa su Grangette e partenza per Rodoretto; ore
15.30: Visita al Museo di Rodoretto
sotto la guida del maestro Enzo Tron;
ore 17.30: Partenza da Rodoretto.
Gli interessati sono pregati di confermare la loro presenza ad Adriano
Longo - tei. 0121/91801. Chi dispone
di posti nella propria auto è pregato
di segnalarlo.
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13 luglio 1984
fede e cultura 3
RIFLESSIONE DELL’ANIMATORE DELLA COMUNITÀ’ DI BASE
Dentro un monastero
Il piccolo monastero cistercense di Possano si è trovato,
improvvisamente, nella bufera
giornalistica. Rotocalchi, set^i- ■'
manali e giornali si stanno interessando di questo monastero
in una maniera che rasenta il
pettegolezzo e la morbosità. Alcuni giornali, invece, ne hanno
parlato con sobrietà, tentando
di fornire ai lettori una informazione seria e documentata. Se
riusciamo ad andare oltre lo stile miserabile della cronachetta
morbosa, la vicenda del monastero di Possano può farci riflettere.
I termini essenziali di questa
vicenda sono noti : due donne
che vivono nel monastero (una
di esse è la madre badessa ed
ha settantacinque anni) si amano. Tra di loro è nato un legame intenso e tenero. La più giovane esce dal convento e l’altra
si reca a casa sua per rivederla.
Vorrebbe ottenere la dispensa e
uscire anche lei dal monastero,
ma non sembra che le cose siano
tanto semplici. Le autorità religiose avrebbero tentato, ricorrendo addirittura ai carabinieri,
di ricondurla contro la sua volontà. Va detto che su parecchi
punti la versione della religiosa
e del vescovo di Possano risultano pressoché opposte e quindi,
fino ad ora, non è possibile ricostruire con esattezza tutti i particolari della vicenda. Ma, pur
annotando queste zone d’ombra,
alcune riflessioni possono essere cautamente avanzate. Porse
è anche possibile sollevare qualche interrogativo.
Prima di lutto una osservazione. E’ importante constatare che
i monasteri, i conventi e i chiostri in cui vivono frati, suore e
religiosi di vari ordini e congregazioni sono semplicemente luoghi di vita umana, non angelica.
Vi abitano e vivono persone,
cioè uomini e donne, con tutti i
loro problemi. Sovente ce ne facciamo un’idea strana o astratta.
Qualche ottimo romanzo degli
ultimi anni ci ha permesso di
penetrare in questo mondo par
ticolare, che sovente viene a noi
nascosto o reso inaccessibile da
una serie di slogane deformanti: « casa di preghiera », ¡ti òasi
dello spirito», «luoghi di perfezione» e simili. Porse è necessario cancellare dalla nostra mente l’idea che un monastero o un
convento siano lembi di cielo caduti in terra. Chi crede ancora
alla esistenza di « stazioni angeliche » nel cuore del pianeta
umano coltiva o l’illusione o Talienazione. Chi, al contrario, pensasse al monastero come ad un
luogo di vile rifugio, di ozi indisturbati o irresponsabili o di innominabili ’storiacce’, dimenticherebbe l’operosità di migliaia
di persone dedite al lavoro, allo
studio e alla preghiera.
Questo amore di due donne
che vivono in convento serve,
dunque, a ricordarci una ’verità’
semplice che non va mai messa
tra parentesi; non possiamo (e
non dobbiamo) mai negare la
nostra umanità. Ebbene, perché
non cogliere prima di tutto, questo aspetto e questo richiamo
singolarmente positivo nella vicenda di queste due donne? Del
fatto si possono, evidentemente,
dare valutazioni diverse, ma forse il nostro perbenismo rischia
di farci emettere sentenze non
richieste o semplicistiche. Qui si
tratta di capire, non tanto di assolvere o condannare. Questo resta il primo passo anche per chi
voglia inoltrarsi sul terreno della valutazione etica, pur così difficile.
A me sembra importante ricordare che questa vicenda ci
stimola a guardare dentro i conventi e i monasteri per porre
attenzione alle condizioni di vita
di queste persone, specialmente
quando esse (com’è successo in
questo caso) lanciano a noi un
preciso appello. Non si registrano ancora oggi, in questi luoghi,
violazioni dei diritti umani, repressioni superflue, una concezione della ubbidienza religiosa
che nega la giusta autonomia
della persona, prevaricazioni dei
superiori che si intromettono
UN APPELLO
Impegnarsi a Riesi
Cari fratelli,
Nel momento in cui si sta preparando il ricambio del
gruppo comunitario del Servizio Cristiano di Riesi, desideriamo esprimere alle sorelle e ai fratelli che hanno dedicato
tanti anni della loro vita a questo lavoro tutta la nostra riconoscenza per il loro impegno e per la testimonianza che hanno dato a tutti noi.
Qualche mese fà, la Tavola Valdese ha incaricato JeanJacques Peyronel di costituire tm nuovo gruppo comunitario
di persone disponibili ad impegnarsi per proseguire il lavoro
del Servizio Cristiano.
Per il momento, siamo una diecina di persone ormai
quasi sicure di fare questa scelta, tutti spinti da motivazioni
diverse, ma uniti nel voler esprimere la propria fede in un
lavoro comunitario socialmente utile. Ci sembra che da questa premessa ci sia possibile realizzare quell’agape di Cristo
che dovrebbe essere il punto centrale della nostra vita di
credenti.
Un secondo motivo che ci unisce è il desiderio di affrontare in modo «politico » sia la questione meridionale, sia la
nostra scelta di vita di cristiani confessanti. In particolare i
temi che ci sembrano più urgenti vanno da quelli recenti
della pace (militarizzazione del territorio, questione del bacino del Mediterraneo) a quelli secolari della mafia e del
clientelismo.
Certo, ci rendiamo conto della difficile situazione che dovremo affrontare, dei nostri grossi limiti e della gravosa responsabilità che ci assumiamo, e coscientemente prevediamo
di sbagliare in molte cose; nondimeno ci sembra che non
agire per paura di sbagliare significhi venir meno alla chiamata che il Signore ha fatto nei nostri confronti.
Però, siamo ancora troppo pochi! Per realizzare qualcosa
di organico dobbiamo almeno raddoppiare di numero. Con
questa lettera aperta intendiamo quindi rivolgere un appello
a tutte le sorelle e i fratelli sensibili a questo tipo di impegno ad unirsi a noi in questa avventura della fede.
Nella speranza che il nostro appdUo non cada nel vuoto,
rivolgiamo a tutti i nostri fraterni saluti.
Chiara Braga; Tullio Braga; Andrea Cipriani; Bettina König; Etta Pascal; Jean-Jacques
Peyronel; Fiammetta Randacio; Bruna Ricca
CONVEGNO IN GERMANIA
nella vita e nelle decisioni dei
singoli? Certo, non si può generalizzare e non sarebbe onesto
negare che esistono esperienae
di vita monastica e conventuale
esemplari sotto il profilo del rispetto della persona. Sovente le
esperienze ’’contemplative", anche tradizionali, sono vissute in
una prospettiva di liberazione
personale e di impegno collettivo. Ma non è ozioso sollevare
qualche interrogativo su ciò che
avviene dentro il recinto di un
monastero o di un convento.
Può essere veramente difficile
uscirne per chi, supponiamo, si
senta allo stretto o non condivida più questo genere di vita.
Può capitare che parecchie persone rimangano in queste istituzioni più per assenza di alternative praticabili all’esterno che
per intima convinzione, per libera scelta. Per una suora di una
certa età prendere la decisione
di lasciare il convento esige coraggio non comune. Sovente si
èono tagliati i ponti con la famiglia, con il mondo del lavoro, e
occorre ripartire daccapo su tutti i fronti, ricostruire una propria identità di persona nella società, trovare una casa e i mezzi di sussistenza dignitosa, ricomporre con un minimo di serenità il mondo, delle proprie
relazioni interpersonali e degli
affetti. Non nascondiamocelo;
parecchia gente lascerebbe convento o monastero se fuori non
avesse la terra bruciata!
Intanto due direzioni di impegno mi sembrano rigorosamente
prioritarie. Il primo terreno è
quello del rispetto effettivo e
della promozione reale dei diritti umani delle singole persone
che vivono in queste istituzioni.
Sembra che ci sia ancora molta
strada da percorrere; libertà di
relazioni personali, di lettura e
documentazione pluralista, di
partecipazione culturale e politica... Soprattutto mi sembra essenziale che tale rispetto dei diritti umani si manifesti concretamente 'nel caso in cui la persona voglia uscire dal monastero o dal convento. L’onore del
convento e le ragioni della istituzione potrebbero condurre a incoraggiare sensi di colpa, ad accentuare I’isolamento della persona, a bloccarne o protrarne
l’uscita, a non permettere processi di autonomia economica.
Può succedere, invece, che chi
presiede all’istituzione faccia di
tutto per facilitare le libere scelte delle persone e metta al primo posto l’impegno di promuovere la loro responsabilità davanti alle scelte. Questa eventualità
non fàcile, ma non impossibile,
dimostra che istituzioni e persone non hanno il tragico destino
di essere sempre nemiche. La
scelta è tra la persona e l’onore
del convento.
Franco Barbero
Barmen oggi
Confessione di fede, resistenza
e liberazione. Con queste parole,
i giovani evangelici tedeschi delle
cornunità studentesche (E.S.G.),
insieme ai loro meno giovani
maestri come G. Casalis, F. W.
Marquardt e D. Solle, e ad altri
teologi ed organizzazioni, hanno
intitolato un « incontro di cristiani » organizzato a Barmen dal
1 al 3 giugno 1984 e hanno inteso riassumere il significato di
« Barmen oggi ». (Ho seguito il
convegno inviato dalla Federazione giovanile evangelica italiana).
E’ stata una manifestazione
parzialmente parallela alle celebrazioni ufficiali e in un certo
senso contrapposta a quelle. Alcune centinaia di giovani hanno
dato vita a due giornate molto
vive di discussione e di ricerca.
Come ormai ogni manifestazione
in seno al protestantesimo tedesco, anche questa offriva una miriade di temi, di gruppi di lavoro, con lo scopo di favorire una
discussione il più articolata possibile. L’intento era quello di fare del 50° anniversario di Barmen un’occasione di ripensamento e non di celebrazione. E’ questo spirito, più che le conclusioni
cui rincontro può esser giunto,
la cosa che più mi ha colpito. La
mozione finale è tutto sommato
abbastanza generica e poco incisiva e in tutta una serie di pronunciamenti alla fine dei lavori
si è un po’ caduti nella tentazione di dire con toni accesi quel
che si respingeva come falsa dottrina, senza saper dire con la
stessa forza ciò che si confessava. Ma a parte questo, mi sembra
siano emersi diversi aspetti positivi.
Si è innanzitutto tentato di
prender sul serio la confessione
di Barmen come testo da ascoltare oggi. Barmen non è stata
per i giovani delle ESG una sorta
di bel dipinto da guardare ammirati, ma piuttosto un cartello indicatore da cui partire nel nostro itinerario cristiano oggi. Pur
rilevando tutte le cose che sono
cambiate dal tempo di Barmen
a oggi e nella consapevolezza che non si scrivono confessioni di fede ad ogni piè sospinto,
quella di Barmen continua ad essere attuale come indicazione di
metodo per una sana teologia
protestante, che non eluda nessuno dei due aspetti della rivelazione di Dio in Gesù Cristo: il
suo sì al mondo e all’uomo e il
suo rivendicare l’uomo e il mondo all’obbedienza a lui in ogni
sfera della vita. Barmen più
come provocazione che come
monumento.
Da questo spirito è derivata
anche la critica del convegno.
Per i giovani delle ESG, Barmen
rimane nelle chiese tedesche più
un traguardo ancora lontano che
un punto di partenza. Più volte
sono emerse critiche alle letture
moderate o « ecclesiastiche » di
Barmen, ma a volte la critica non
ha risparmiato neppure Barmen.
In uno dei momenti più seguiti
dei lavori, il teologo ebreo Pinchas Lapide ha denunciato un
« deficit » di Barmen: l’assenza
di una parola sugli Ebrei e sull’antisemitismo. Un documento
così centrato sull’ebreo Gesù, ha
dimenticato i fratelli di Gesù —
ha detto Lapide.
La vicenda di Barmen non è
stata soltanto ascoltata, criticata, ripensata, riformulata, ma è
in parte rivissuta. E’ stato in una
serata del convegno, quando diversi protagonisti hanno raccontato la loro esperienza di Barmen e degli anni successivi: come studenti in teologia, come pastori consacrati clandestinamente, come soldati e cappellani.
L’allievo di Bonhoeffer a Finkenwälde, il seminario per predicatori della sua chiesa confessante,
che impara lì che non si debba essere soldati, e quando viene chiamato in guerra, riceve
dalla sua chiesa ima lettera
in cui gli si augura di essere « un
buon combattente di Cristo e
un valente soldato nella Wehrmacht »! O il pastore ohe, nello
spirito di Barmen, si sentì chiamato negli anni '50, gli anni della guerra fredda e della restaurazione, anche ecclesiastica, ad
occuparsi dei comunisti dei sindacalisti e degli antifascisti licenziati e spesso arrestati. Una serata riuscita, senza retorica e
con molto humour (cosa che ho
molto apprezzato come italiano!).
E’ difficile fare una cronaca
deil’incontro, anche perché ho
potuto seguire solo alcuni dei
numerosi gruppi di lavoro. Segnalo alcuni dei temi, tanto per
dare un’idea, dalla teologia femminista all’impegno per la pace;
dalla disobbedienza civile al problema della chiesa di massa;
dalla disoccupazione alla lotta al
razzismo, dal rapporto fra confessione di fede e attività politica ai rapporti fra cristiani ed
ebrei. Del convegno ha fatto parte anche una manifestazione di
protesta per la visita del premier
sud-africano nella Repubblica federale tedesca e di richiamo all’impegno anti-razzista. Come appare già da questa limitata e arbitraria selezione dei temi affrontati, ci si è confrontati con le
frontiere del dibattito cristiano,
con i punti più controversi delTattuale discussione delle chiese
tedesche. Che cosa vuol dire confrontarsi con questi problemi a
partire dalla confessione di Barmen? Come sviluppare una teologia protestante su queste frontiere, prendendo Barmen come
cartello indicatore? Mi sembra
essere questa la ricerca che il
convegno ha avviato e che i giovani evangelici tedeschi non sembrano voler lasciar cadere.
Daniele Garrone
Occasioni mancate
(segue da pag. 1)
m
quella sotto il III Reich. Penso
che la citazione di Bonhoeffer
debba essere ampliata fino a
comprendere la solidarietà con
gli oppressi che lottano, cosa
che turba il nostro cristianesimo occidentale sempre più borghese.
2. Nel secolo scorso non si è
potuto riconoscere che un comportamento cristiano implica
non soltanto resistenza contro
false dottrine nella teologia o all’interno della chiesa, ma anche
contro i poteri politici. Questo
perché nelle chiese tedesche il
secolo scorso fu dominato da un
atteggiamento antirivoluzionario
suscitato dal Romanticismo in
opposizione alla rivoluzione francese.
3. La resistenza contro i pote
ri politici non è da noi meno
necessaria che in Sud-Africa, anche se non siamo così fortemente confrontati con questioni di
sangue, territorio, razza. I poteri
politici, a differenza di quel che
la stessa confessione di Barmen
ha messo in primo piano, non
sono mai forze che semplicemente garantiscono l’ordine, ma
sono al tempo stesso anche rappresentanti dell'ordine esistente.
Allora una chiesa che deve sempre riformarsi non può stringere la pace con l’ordine esistente,
sia esso ideologico o politico, ma
piuttosto mirare alla trasformazione del mondo che la circonda.
Altrimenti non potrà svolgere
alcuna missione. La missione
non si occupa soltanto della salvezza dell’anima, ma della guarigione, come mqstrano i racconti
di miracoli nella Bibbia, e ha
di mira la totalità della vita sotto la signoria di Cristo. Questa
lotta è condotta su fronti diversi
e con diverse attualità, ma è una
battaglia comune. Si tratta della
lotta per la libertà del cristiano
che deve testimoniare nel mondo intorno a sé la Signoria di
Cristo ed esserne così discepolo.
Dopo Hitler e in un mondo
che sta diventando un inferno, i
cristiani devono essere in questo senso un movimento di resistenza e questo va espresso chiaramente, sul piano sociale, economico e politico. Bisogna essere coscienti che allora Ta « chiesa di popolo » va a pezzi: è questo il problema teologico, ecclesiastico ed ecumenico dei cristiani e della cristianità, sul
quale si dividono vera e falsa
fede.
Riscoprire di nuovo Barmen
in questo modo e darne una interpretazione più radicale, è il
cammino che ci sta davanti.
Gottfried Orth
I
4
4 ecumenismo
13 luglio 1984
ASSEMBLEA EUROPEA DELLA GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA FESTEGGIAMENTI DEL GUSTAV ADOLF WERK
In un tempo come questo... In Cristo per la fede,
Un movimento ecumenico di base per la comprensione della fede
A fine maggio ha avuto luogo
a Sigtuna (Svezia) la terza riunione europea di delegate nazionali
del vasto movimento che va sotto il nome di Giornata Mondiale
di Preghiera.
Una settantina di donne, soprattutto protestanti, ma anche
alcune cattoliche, provenienti da
quasi tutti i paesi europei, ha
riflettuto per alcuni giorni sul
tema generale: « In un tempo
come questo... ». La presenza svedese è stata molto qualificata e
ha recato ottimi contributi alla
discussione.
Il primo intervento è stato del
pastore Birgit Karlsson, appena
eletta quale Segretaria Generale
dell’Unione Battista svedese (prima donna a ricoprire una carica
così importante); essa ha presentato la situazione della società e della chièsa 'oggi: l’una sottoposta a tensioni e pericoli crescenti (equilibrio del terrore, violenza, guerra nucleare, corsa agli
armamenti, ma anche aspirazione alla pace e alla giustizia, ecc.),
l’altra in perdita di velocità in
Europa e incapace di trovare
delle risposte ai bisogni e alle
angosce dell’umanità. Secondo
recenti statistiche le chiese occidentali perdono 7.600 membri al
giorno, mentre le chiese africane
aumentano di 16.400 membri ài
giorno, cioè di sei milioni all’anno. Anche in Asia ci sono crescite notevoli, seppure meno spettacolari. Questo significa che oggi la maggioranza dei cristiani
sj trovano in paesi con scarse
risorse rnateriali e spesso scarsa libertà: il 40 per cento vive
in condizioni di limitata libertà
religiosa, il 18 per cento sotto
governi atei. Perciò non è più
possibile per la Chiesa fare o
parlare senza tener conto e senza ascoltare quelli che vivono
in tali situazioni.
Importanti fenomeni nella
chiesa in anni recenti, pur con
valutazioni diverse, sono stati il
rinnovamento spirituale degli anni ’60 e ’70, il movimento carismatico, l’interesse ecumenico
di base.
In un tempo carnè questo —
che cosa può fare la Chiesa?
La risposta ha cercato di darla Helga Killer, tedesca, pastore,
che ha lavorato per dieci anni
nell’organizzazione delle donne
protestanti di Germania, ed è
tornata ora a fare il pastore in
una cittadina industriale nei
pressi di Stoccarda.
Parlando da un pimto di vista
tedesco, Helga vede nella sua
chiesa dei movimenti di rinnovamento come quello del Kirchentag, che ogni due anni raduna grandi masse di credenti
(all’ultimo, nel 1983, c’erano 140
mila persone, fra cui 90.000 giovani). Il tono informale, giovane,
creativo in cui si svolgono le
giornate del Kirchentag fra studi biblici, meditazioni, discussioni, ecc. si riflette sulla vita delle
parrocchie e perfino la Santa Cena sta perdendo il suo carattere
triste e solenne per riacquistare
quello di festa e di comunione.
Un altro movimento è quello
pacifista che si frastaglia in molti grunni nelle parrocchie coinvolgendo soprattutto giovani, ma
anche adulti e anziani.
Un altro ancora è quello ecumenico, di cui fa parte la Giornata Mondiale di Preghiera, fondamentale perché ij futuro della
chiesa sarà ecumenico o essa fallirà nella sua missione di testimonianza e di servizio al mondo.
I movimenti menzionati cercano di dare delle risposte ad
alcune delle sfide della società:
il divario fra ricchi e poveri, la
rninaccia alla sopravvivenza, le
violazioni dei diritti umani, la
crescente solitudine ed emarginazione di molti gruppi, ecc.
L’ultimo tema: Cosa possono
fare le donne cristiane in un tempo come questo? l’ha trattato
Bärbel von Wartenberg, anche
lei tedesca, pastore, direttrice
del Dipartimento delle donne nella chiesa e nella società del Consiglio Ecumenico delle Chiese,
una delle tre donne al vertice
dello staff del CEC.
La prima cosa che le donne
possono fare è pregare: ma pregare per il mondo significa conoscere ciò che vi succede di bene e di male, significa essere in
dialogo con Dio e pronte a essere suoi strumenti.
Abbiamo bisogno di testarda
pazienza (ricordate la vedova nella parabola del giudice iniquo?)
e di compassione, cioè di saper
soffrire con gli altri. Le donne
aH’Assemblea di Vancouver hanno recato doni di concretezza,
semplicità, coraggio, determinazione, doni che si ritrovano anche, insieme alla pazienza e alla
compassione, in donne impegnate in lotte nel mondo, dalle madri della Plaza de Mayo alle coreane che manifestano per la pace, alle suore filippine impegnate nella lotta contro la prostituzione.
In otto punti Bärbel precisa
quali sono le possibilità di azione per le donne cristiane in Europa. Ne menzioneremo solo alcuni:
to il mondo, ha speranza che le
donne « muoveranno la chiesa ».
Non siamo solo gruppi o organizzazioni di donne, ma siamo la
chiesa. Se noi ci muoviamo, la
chiesa si muove.
nel prossimo
per l’amore
Una storia centenaria
— essere pioniere, nelle chiese,
nell’impegno per superare le divisioni e distruggere « l’immagine del nemico » grazie a una migliore informazione e a meno
pregiudizi; nell’impegno a favore della giustizia fra Nord e Sud,
nella lotta contro il razzismo;
— impeciarsi nel dialogo con
organizzazioni secolari di donne;
— chiedere conto alle chiese
della partecipazione delle donne
nella chiesa e dell’ordinazione
delle donne; appoggiare la teologia femminista;
— contribuire alla discussione
sul BEM, a partire dalla propria
esperienza ecumenica nella Giornata Mondiale di Preghiera.
Bärbel von Wartenberg, che lavora con donne cristiane di tut
La Giornata Mondiale di Preghiera è nata cent’anni fa negli
Stati Uniti: nel 1986 un’assemblea mondiale ne commemorerà
nel Missouri il primo centenario.
Da americana è diventata ben
presto mondiale e oggi viene celebrata in una settantina di paesi. E’ un movimento ecumenico
di base, in cui protestanti e cattoliche si incontrano; è stata imo
stimolo fortissimo, in molti paesi, per superare divisioni e incomprensioni e ha permesso di
conoscere situazioni di paesi lontani attraverso le liturgie e la
presentazione di quei paesi. E’
un importante momento di crescita ecumenica, pur se talvolta
fra difficoltà e contrasti. Non
sempre le liturgie proposte per
la Giornata sono accettate pacificamente e in tempi recenti, per
esempio, quella preparata in America Latina, imbevuta di teologia della liberazione, è stata
duramente contestata da gruppi
europei, come pure quella preparata dalle indiane nordamericane in cui si parlava di « madre
terra » e si formulavano altri
concetti estranei alla nostra cultura. Ma appunto è importante
lo sforzo di comprendere il modo diverso in cui i cristiani si
esprimono in contesti culturali
diversi e di usare espressioni liturgiche intrise di un’altra cultura. E’ un duro esercizio, soprattutto per gli europei, abituati a considerarsi il centro del
mondo e a giudicare « cristiani »
concetti e abitudini che sono
semplicemente manifestazioni
della loro propria cultura.
Fernanda Comba
All’ombra della IBM e della
Daimler-Benz, in una delle regioni più ricche del mondo, nel
Württemberg, nel cuore della
protesta operaia di questi giorni per le 35 ore c’è una strada
che divide due cittadine: Sindelflngen e Böblingen. I due
antichi borghi medioevali sono
oggi circondati da palazzi, capannoni industriali, ciminiere,
anelli autostradali. La vecchia
rivalità tra le due cittadine, che
ancora sopravvive, è stata per
due giorni messa da parte per
lasciare posto ai festeggiamenti
dell’associazione evangelica Gustav Adolf Werk (GAW), nata
nel 1832 come attività di sostegno concreto al protestantesimo
della diaspora. Il motto dell’incontro « in Cristo per la fede,
nel prossimo per l’amore » (tratto da ”La Libertà del cristiano”
di Martin Lutero) è stato esaminato e rilanciato — sabato
24 giugno — come proposta per
l’oggi dal pastore Aichelin che
ha aperto i festeggiamenti con
una predicazione incisiva davanti a centinaia di persone assiepate nella StadtHalle di Sindelfìngen. La colletta di questo primo culto è stata destinata alla
chiesa valdese del Rio de La
Piata. I culti domenicali sono
stati inoltre presieduti dai delegati stranieri nelle diverse comunità evangeliche cittadine:
occasioni di incontro e d’informazione diretta sulle diverse
realtà della diaspora protestante
che il GAW sostiene finanziariamente. Le offerte raccolte nei diversi culti sono state versate
alla delegazione della chiesa evangelica jugoslava per la costruzione di un nuovo tempio
con annessa casa pastorale. I
diversi appuntamenti cultuali erano simpaticamente inframmezzati da spettacoli e concerti pre
a cura di Sergio Ribet
Ancora su Intese e Concordato
Sul n. 2 di « Idea », servizio
informazioni della Alleanza Evangelica Italiana, marzo-aprile
1984, ci si avvia ad una discussione più pertinente che per il
passato delle tematiche dei rapporti tra Stato e Chiesa, sia pure nella sezione « Rassegna
stampa » e « documenti », che
pertanto non impegnano la redazione.
per le quali valgono ancora le
leggi sui ’’culti ammessi”. Si fa
sempre quindi più necessaria
l’abrogazione della legge n. 1159
del 1929 e la conseguente emanazione di una nuova disciplina
di carattere generale che seppellisca definitivamente e per
tutti... quelle norme discriminatorie ».
In rassegna stampa compare
Un articolo di Daniele Moretti
pubblicato da «L’Umanità » (se
non erro l’organo del ESDI), dal
titolo « Evitare le discriminazioni tra le confessioni religiose »,
nell’occhiello « il nuovo concordato rappresenta solo un passo
avanti per i diritti civili », di giovedì 22 marzo 1984.
In appendice si tratta della Intesa, definendo sconcertante la
sua presentazione insieme al
Concordato, « come se si trattasse di documenti paralleli o quanto meno simili ». Un altro elemento di sconcerto si ravvisa
nel fatto che « i Valdo Metodisti mentre si sono visti riconoscere un sacrosanto diritto
Costituzionale si sono paradossalmente trovati in una posizione di ’’privilegio” rispetto ad altre minoranze religiose, peraltro
numericamente più consistenti.
Condivido pienamente questo
ultimo capo ver so: ma perché lo
auspicio possa realizzarsi occorre che le chiese facciano chiarezza sul loro modo di intendere i rapporti con lo stato (non
necessariamente tramite intese,
ma comunque assumendo il problema e non rimuovendolo);
ma, appunto, è un problema
delle chiese, e non di un giornale « politico » come « L’Umanità ».
Nella rassegna « documenti »
un interessante articolo su « Le
chiese evangeliche e il potere
temporale ».
« La questione (delle relazioni tra la chiesa di Gesù e il potere temporale) è sempre stata
delicata, perché ha a che fare
con la posizione di contraddizione nella quale la Chiesa è
stata chiamata a vivere; uscire
dal mondo rimanendo presenti
in questo mondo ».
parati per l’occasione: un Kirchentag in formato ridotto. Nel
raduno finale, cui hanno preso
parte oltre 2.000 persone, il decano Vonhoff, moderatore dell’incontro, ha dato tra gli altri
la parola al pastore Sebastian
Rodriguez di Barcellona e al pastore Arteno Spellmeier proveniente dal Brasile. Quest’ultimo
ha fortemente impressionato la
assemblea raccontando della nascita, in mezzo alla miseria e
alle difficoltà ambientali, di una
comunità evangelica sulla pista
transamazzonica.
Le diverse testimonianze provenienti, oltre che dalla Spagna
e dal Brasile, anche dall’Argentina, dal Cile, dalla Romania,
dall’Austria, dalla Repubblica
Democratica Tedesca e dall’Italia sono confluite, il giorno dopo, in un frequentato seminario
d’approfondimento e riflessione
guidato dallo stesso presidente
del GAW, Hermann Riess. Nella
relazione introduttiva ai lavori
Riess ha fatto, più di una volta,
riferimento alla realtà valdese
in Italia come punto interessante di confronto e di apprendimento. Questa relazione, credo,
ha favorito il formarsi di un numeroso gruppo di lavoro sulla
attualità del valdismo e del metodismo oggi in Italia che ho
cercato di animare.
Heinz Weissgerber, infaticabile coordinatore dell’incontro, alla fine era soddisfatto. Prima di
rientrare in Italia mi ha detto:
« il mondo evangelico italiano,
in particolare la relazione tra le
Valli e la diaspora, è un riferimento essenziale, arricchente
anche per noi ». Certo nella lista
degli aiuti non siamo più al
primo posto.
Giustamente. Forse è arrivata
l’epoca in cui possiamo contraccambiare la solidarietà ricevuta
offrendo, senza miti o esaltazio
ni, i risultati della nostra testimonianza quotidiana. E’ una
moneta, quest’ultima, non ancora svalutata (almeno in Germania).
Per il Württemberg il prossimo appuntamento dei protestanti è fissato per il 15 luglio in occasione del 450° della Riforma
sotto il motto « Vivere con la
Parola di Dio ».
G. Platone
« Il credente non può eludere
le sue responsabilità sociali, ma
ha altresì la necessità di mantenere sotto il costante controllo
della Parola di Dio le sue idee
e le sue azioni. « Non v’è dubbio che in alcune circostanze questo annunzio (della riconciliazione) non potrà fare a
meno di denunziare e condannare i peccati sociali in atto ».
Domandiamo... se la Chiesa di
Gesù Cristo in più di un luogo,
coscientemente o incoscientemente, non stia cadendo in diverse forme di neo-costantinismo. « Le relazioni con le autorità devono essere sempre caratterizzate dall’uso di un profondo rispetto verso di esse, ma
questo non deve mai fare dimenticare che la Chiesa non ha
alcun bisogno dell’aiuto del potere temporale per andare avanti nel suo cammino in questo
mondo, e per adempiere il suo
ministerio ».
Le frasi citate sono tratte da
un « documento teologico » (non
datato, ma dal contesto si comprende che è posteriore ai febbraio 1983), prodotto dalla Alleanza Evangelica Spagnola.
Sarebbe interessante che una
analoga riflessione teologica avvenisse nel nostro contesto italiano.
SAE
Chiese e BEM
« La credibilità ecumenica delle
Chiese e il 6.E.M. » è II titolo della
prossima sessione di formazione ecumenica, si tratta della dodicesima, che
si terrà dal 28 luglio al 5 agosto presso il Centro di cultura di La Mendola
(Trento) organizzata dal Segretariato
di Attività Ecumeniche (SAE). La Sessione richiede al partecipanti la presenza a tutta la durata dell’incontro,
sono inoltre previste liturgie cattoliche, evangeliche e ortodosse. Tra i
relatori segnaliamo Alfredo Sonelli, Enrico Paschetto, Giorgio Girardet, Paolo
Ribet, Paolo Ricca e per parte cattolica Cavia Maria Turoldo, Luigi Sartori,
Sabino Palumbieri, Loris Capovilla. In
■programma una serie di gruppi di studio su tematiche diverse. Inutile dire
ohe la riflessione ecumenica che si
svolgerà a La Mendola avrà il suo
peso nel dibattito in corso sul documento di Lima, il cosidetto BEM.
Per informazioni rivolgersi SAE, via
Cava Aurelia 8/3 . 00165 ROMA - tei.
06/6374033 (ore 10-14),
5
13 luglio 1984
of^tettivo aperto 5
UN PROBLEMA DA RISOLVERE URGENTEMENTE
LA FAME DEL SAHEL
Il problema della fame nel mondo è senza
dubbio uno dei più atroci del nostro tempo. E
tanto più ci mortifica come uomini e come credenti in quanto ci sarebbero tutti i numeri per risolverlo. Secondo i dati forniti dalla rivista « Epoca »
in occasione di una sua recente ed approfondita
indagine, già colla attuale produzione ricavata da
una piccola parte del globo, ogni abitante della
terra potrebbe fruire di tremila calorie e di 65
grammi di proteine al giorno, che restituirebbero
alla vita normale oltre un miliardo di individui ed
eviterebbero la morte per fame di oltre 50 milioni
di esseri umani all’anno. Invece, a causa della cattiva (meglio dire: ingiusta) distribuzione di questi
beni un quarto della popolazione mondiale consu
ma oltre la metà delle sostanze alimentari mentre
i loro animali mangiano il 25% dei cereali: l’equivalente del consumo umano della Cina e dell’India
messe insieme. Le prospettive, sia a causa della
crescente sovrapopolazione e — più ancora — per
l’accentuarsi del divario fra mondo sviluppato e
mondo sottosviluppato, sono oltremodo negative.
Ma il problema, oltre che politico e umano, è
anche tecnico.
Il mensile Le Monde Diplomatique di maggio
dedica un ampio servizio a questo tema, con particolare riguardo alla situazione nel Sahel: ne riportiamo qui appresso gli interventi più significativi. r. p.
Problema umano e politico
I] Sahel è nuovamente minacciato da una catastrofe alimentare, più grave ancora dì quella
degli anni ’70. Come mai i paesi più poveri dell’Africa nera si
trovano a dover far nuovamente fronte ad una tale situazione?
Le risposte sono molteplici e
complesse, ma il primo fattore
è dato senza dubbio dall’esplosione demografica. La popolazione dell’Africa sub sahariana
— secondo le proiezioni della
Banca mondiale — quadruplicherà fra il 1980 ed il 2020 ed il
continente potrà nutrire meno
della metà dei suoi abitanti se
si baserà solo sulle proprie risorse.
Anche le Nazioni Lhite confermano che la popolazione del
continente nero passerà dai 470
milioni di abitanti nel 1980 agli
850 milioni nel 2000. Il ritmo
annuale di crescita demografica
supera oggi il 3%, il tasso più
elevato del mondo.
Per il solo anno 1981 l’Africa
nera ha dovuto importare più
di 12 milioni di tonnellate di cereali per un ammontare di circa due miliardi e mezzo di dollari (ndr: pari a ca 4500 miliardi di lire) il che ha assorbito
più di un quarto di tutte le entrate che il continente ricava
dalla propria agricoltura.
Questa situazione giustifica le
più grandi inquietudini: « Le
importazioni alimentari dell’Africa — sottolinea Edouard
Saouma, direttore della FAO
(l’ente delle Nazioni Unite per
l’alimentazione e l’agricoltura)
— sono triplicate in dieci anni,
e tuttavia una persona su sei
rimane sottoalimentata... Esorto allo stesso tempo sia l’Africa
che tutto il resto del mondo a
prendere debitamente atto che
la situazione alimentare del continente pone la pace in pericolo ».
I dati più recenti — e ancor
più allarmanti — vengono forniti sui paesi della fascia del
Sahel, che, assieme a quelli del
Corno d’Africa e del Mozambico, sono i più toccati. Negli otto paesi membri del OILSS (Comitato interstatale per la lotta
alla siccità nel Sahel) comprendenti Alto Volta, Capo Verde,
Ciad, Gambia, Mali, Mauritania,
Niger e Spnegal la degradazione
del clima e del suolo ha provocato, in tre anni, un calo della
produzione cerealicola da 5,7 a
4,6 milioni di tonnellate. Ma anche il nord della Costa d’Avorio
e della Nigeria sono stati prostrati dalla siccità. Nella maggior parte dei paesi del Sahel il
bestiame è decimato per la mancanza di acqua e di foraggio:
oltre la metà è andata perduta.
Ma quello che preoccupa i responsabili dei paesi colpiti e gli
esperti internazionali va al di
là di questo aspetto congiunturale: questo deficit alimentare
pare una consepienza della inesorabile desertificazione accelerata del Sahel. In effetti, questo fenomeno non è soltanto
africano: la desertificazione minaccia, sulla terra, qualcosa come 30 milioni di chilometri quadrati — pari al 20 per cento
delle terre emerse — che rag
gruppano 80 milioni di abitanti. Di questi, ben 7 milioni si
trovano in Africa, coll’aggravante della situazione climatica,
agricola e demografica che vi
regna. Secondo il Programma
delle Nazioni Unite sull’ambiente, la desertificazione colpisce
ogni anno un milione e mezzo
di ettari ai bordi del Sahara, il
più gran deserto del mondo:
ogni anno l’avanzata è di parecchi chilometri.
Ma come si spiega un simile
fenomeno?
Innanzi tutto, il calo della
piovosità, in atto fin dal 1968,
salvo qualche eccezione. Nell’83
il deficit ha subito una variazione in meno che va — in rapporto ad una media trentennale — dal 20 del Niger al 90%
della Mauritania. In Senegai, solamente negli ultimi dieci anni il calo è stato del 50%. La
portata del fiume Senegai è ridotta quest’anno ad un terzo:
nel 1983 non è più straripato
e di un colpo solo sono state
annullate tutte le coltivazioni
indispensabili alle popolazioni
locali. Altrettanto preoccupanti
le situazioni degli altri fiumi e
dei laghi. Inoltre, la falda acquifera si è abbassata di parecchie
decine di metri nel sottosuolo.
Altro fattore, le risalite saline:
le coste africane sono estremamente piatte ed il mare penetra all’interno dei delta e degli
estuari dei fiumi. In Senegai questa risalita è stata di oltre 30
chilometri. Ma ovunque il forte
calo della portata dei fiumi non
è più in grado di far retrocedere
il sale marino.
Anche l’azione del vento —
favorita dalla deforestazione —
spinge le polveri sahariane all’interno. Ogni anno il Sahara
« esporta » da 60 a 200 milioni
di tonnellate di sabbia. Si tratta in modo particolare degli alisei, venti caldi e secchi, la cui
azione devastatrice si fa sentire
verso la fine della stagione asciutta, in maggio e giugno.
Ma altri fattori, oltre a quelli climatici, contribuiscono alla
desertificazione. Innanzitutto, la
pressione demografica: ogni anno il Sahel ha un aumento di
popolazione di ca 1 milione e
mezzo di abitanti (ndr: su 31
milioni). Il continente africano
in genere non recepisce molto le
politiche di controllo e conteni
Contro la fame
Il nostro Fondo di solidarietà
(c.c.p. n. 11234101 intestato a « La
Luce, fondo di solidarietà, via Pio
V, 15 . Torino) fra le sue varie
iniziative, tiene aperta una sottoscrizione permanente contro la fame nel mondo. Come appare anche
in questa pagina, è ovvio che questo spaventoso dramma non si risolve con l'invio di qualche derrata
alimentare. E’ però altrettanto certo che anche questi aiuti di emergenza hanno una loro ragion d’essere perché salvano delle vite u
mane OGGI. I fondi raccolti vengono inviati al Consiglio ecumenico delle Chiese che a sua volta
opera in due direzioni: una, per
sopperire a situazioni di particolare urgenza e necessità; l'altra, mediante invio di attrezzature tecnico-agricole e mediche, di sementi,
di ricerche idriche, ecc.
Attendiamo numerose e generose
le vostre offerte che testimonino
la nostra reale partecipazione a
questo problema cosi drammatico
e cosi diffuso.
mento delle nascite, difficili da
porre in opera in un paese dove i bambini costituiscono la
sola ricchezza dei contadini e
la sola risorsa per il domani.
Si aggiunga poi rintensa deforestazione. La legna costituisce dì gran lunga la prima fonte energetica delle famiglie: è
indispensabile per cucinare ma
anche — e lo si dimentica troppo sovente — per il riscaldamento, necessario durante la
notte nelle zone desertiche. Il
consumo di legna cresce annualmente del 5 per cento. Inoltre,
10 sradicamento degli alberi favorisce ulteriormente la degradazione del suolo e la sua aridità, nonché il progressivo avanzamento delle dune e l’erosione
eolica.
Anche l’estremo sfruttamento
dei pascoli contribuisce alla degradazione del Sahel. Parecchie
migrazioni nella zona sono all’origine di conflitti e compromettono fortemente le coltivazioni. Anche diversi tipi di piante sono in via di estinzione.
Problema allo stesso tempo
umano e politico, esso è stato
affrontato in varie occasioni e
a più riprese dagli organismi
delle Nazioni Unite, da organizzazioni non governative laiche
e religiose, dall’Organizzazione
per l’Unità Africana (OUA). Ma,
in effetti, quale è la situazione
odierna? Riuniti a Niamey nello
scorso gennaio, i capi di Stato
degli otto paesi membri del
CILSS hanno lanciato alla comunità mondiale un appello finora poco ascoltato, malgrado
i suoi drammatici contenuti.
« Questa situazione — hanno
affermato in una dichiarazione
alla fine della riunione — comporta la degradazione accelerata delle terre, l’avanzata del deserto ed il rischio di profondi
sconvolgimenti nel nostro paese se le attuali tendenze continueranno. Oggi, più di trenta milioni di persone sono minacciati
nella loro stessa sopravvivenza,
mentre centinaia di migliaia di
capi di bestiame sono condannati ad una morte certa a causa della mancanza d’acqua e di
pascoli. Noi riteniamo che mai
11 Sahel abbia conosciuto una situazione alimentare così critica,
malgrado gli sforzi compiuti
dagli Stati-membro e gli aiuti
ricevuti dalla comunità internazionale ».
Un crudele dilemma:
oggi o domani?
0Í
Il francese Edgar Pisani, socialista, commissario per la cooperazione e lo sviluppo della Comunità Economica Europea, segue in modo particolare tutta la
problematica legata al sottosviluppo ed alla fame. Sintetizziamo il suo contributo.
Se le cose vanno avanti in questo modo l’Africa nel 2000 sarà
un continente vuoto in larga parte, e sovrapopolato sul 10 per
cento del suo territorio: lungo
le coste, i laghi, le vallate, con
conseguenze facilmente immaginabili.
I fenomeni di desertificazione
e di sottosviluppo sono così gravi per cui non è possibile che gli
Stati africani possano fronteggiarli da soli. Per di più, nel corso degli ultimi decenni, i fenomeni negativi si sono diffusi e
moltiplicati. Questo grave squilibrio rischia di investire l’intero continente, estendendosi alle
coste, fino al Mediterraneo.
Ora, se l’Africa diventa inabitabile mentre allo stesso tempo
la sua popolazione raddoppia in
25 anni, si avranno delle migrazioni drammatiche, sia all’interno del continente e sia verso l’esterno. La cosa ritarda anche
l’Europa, e per vari motivi: sia
per solidarietà, ma anche nel
suo stesso interesse.
Come agire dunque? Soltanto
la convergenza di due tipi di
strategie potrebbe — a mio avviso — dare dei risultati: una
strategia politico-finanziaria congiunta ad una strategia del terreno.
L’azione politico-finanziaria si
basa anzitutto sulla coerenza
delle posizioni dei paesi africani.
Far lavorare assieme nove o dieci paesi è molto difficile. Occorrono impegni e adattamenti reciproci. L’altro preliminare, a carattere politico-finanziario, non
è altro che la capacità della comunità internazionale di impegnarsi in tale azione, e per un
lungo periodo. La comunità internazionale non può portare
avanti le sue azioni di aiuto se
gli Stati africani non si impegnano essi stessi nel senso della
solidarietà e della disciplina. Ciò
premesso, la CEE, tenuto conto
dei suoi legami coH’Africa, ha il
dovere di assumere delle iniziative in questo campo.
La seconda linea di azione è
la strategia del terreno. In questo campo bisogna partire da
una drastica economia della legna da ardere: senza di questo,
qualsiasi altra iniziativa non ha
senso. La costruzione di una diga di media potenza costa in
Africa ca. 100 milioni di Ecu
(n.d.r.: un Ecu vale ca. L. 1400).
La costruzione di un « focolare
migliorato » domestico, debolis
simo consumatore di energia costa 20 Ecu... Per il prezzo di una
diga, si possono costruire 5 milioni di focolari, che verrebbero
ad economizzare da quattro a
cinque volte l'energia prodotta
da una diga. Ora, una diga la si
sa fare, mentre convincere cinque milioni di donne, non si sa...
Occorre comunque salvare la legna, salvare l’Àfrica economizzando il combustibile.
Prima di partire all’assalto del
deserto, bisogna cominciare a
salvaguardare la vita dove esiste.
E’ assolutamente importante una
immediata strategia di salvezza
dei fiumi, delle falde acquifere,
delle zone umide — per tenui che
siano — attualmente esistenti.
In questo spirito, occorre condurre due tipi di azione: fare in
modo che le popolazioni proteggano le loro riserve di le^a e
che la comunità intemazionale
finanzi studi del terreno, coltivazioni, metodi vari, ecc. L’Europa può avere un ruolo in questa
duplice azione, ma se i paesi d’Africa non si mobilitano anche
essi stessi, non se ne farà nulla.
Finora, gli sforzi sono stati
troppo limitati e non si possono trarre delle conclusioni. I
tentativi di rimboschimento fin
qui effettuati sono stati opera di
tecnici espatriati. Gli africani
per ora non possono dire che si
tratti di « nostri » rimboschimenti.
Quali lezioni trarre dalla siccità che persiste dal principio degli anni ’70? Certamente è stato
destinato un maggior importo
di danaro all’invio di esperti che
non alla mobilitazione delle popolazioni interessate. Ci si è dati
una buona coscienza agitandoci
Ma cosa conviene fare oggi? Del
le azioni che premano sulle strut
ture. Nel contempo l’azione ali
mentare è una necessità assoluta; e so fino a qual punto essa è
discussa. Ciò che occorre, non è
ripudiarla come principio, ma
cambiarne le modalità.
E’ fuor di dubbio che se si privilegia l’aiuto alimentare, si pensa ineno al cambiamento strutturale. Aiutare solo col cibo, significa salvare delle vite oggi _ e
condannarne domani. E’ il più
crudele dilemma davanti a cui
si venga posti, perché è impossibile sacrificare l’oggi al domani e il domani all’oggi.
L’aiuto alimentare viene fornito dai paesi industrializzati e rivenduto localmente dai governi
per evitare di far degenerare i
mercati del posto: occorre che
il controvalore dell’aiuto alimentare diventi uno strumento di
appoggio allo sviluppo. Che esso
risparmi, sì, delle vite oggi, ma
allo stesso tempo prepari un sistema produttivo atto a salvare
delle vite domani.
6
6 cronaca delleYalli
13 luglio 1984
.ì ■
Al Colle
Una folla di ricordi “se bousculent" nel mio animo per l'umanissima considerazione che la
serie di memorie, di figure inobliabili di personalità del mondo della cultura, laici e pastori
e di tantissimi semplici operai,
contadini, studenti, uomini e donne d’Italia — come segnatamente dalla vicina Francia provenzale — ecco mi sarebbe caro offrire ai lettori l'immagine di tanta gente, la vividezza della loro
fede, l’afflato spontaneo, fraterno. Ricordo quei momenti soprattutto a quanti, almeno qualche volta partiti dalla Val Pellice, dopo la rituale sosta al Fra,
superati i contrafforti rocciosi
del Peinet ed attraversata la gola
di Coumba Mira raggiungono a
2309 m. la verde distesa del sospirato Col de la Croix. L'incontro è sempre festoso; è realmente
una gioia indefinibile il ritrovarsi, anno dopò anno, evangelici,
credenti di diverse denominazioni, fratelli nella sincera convinzione di ubbidire — malgrado le
umane debolezze — a quanto invocato dal nostro Maestro Gesù
nella preghiera sacerdotale: « Padre ti prego che siano tutti uno »
(Giov. 17; 21).
Il cinquentenario della "rencontre" (con un tempaccio orribile)
lo celebrammo nel luglio '83; delle centinaia di persone che erano giunte al Colle moltissime ritornarono indietro; rimanemmo
alcune decine. Il programma della manifestazione venne ridotto
aU’essenziale: un breve saluto,
lettura del Vangelo, un cantico,
brevissima meditazione e poi la
centralità con la Santa Cena. Indimenticabile! Il vento ciclonico
portava via i pezzetti di pane
dai piatti e ci voleva molta .maestria per passare l'un l'altro il
Calice. Un cantico e poi la rituale promessa; arrivederci, con
l’aiuto di Dio, al prossimo anno.
Ci siamo, l'appello risuona: domenica 22 luglio 1984 convegno
al Colle. Attenzione: quello di
quest'anno sarà il... primo della
nuova serie per riattaccare il secondo cinquantenario, con l’auspicio che in occasione del centenario, nel 2033, l'Incontro trovi le genti in un mondo migliore,
i popoli che siano riusciti, finalmente, a spezzare le catene delle
tantissime servitù, bandite le armi, fugate le guerre, creata, con
l’aiuto di Dio, una nuova Umanità.
Tutto ciò sarà possibile se i
cristiani realizzeranno fedeltà al
Maestro, tenaci nell’impegno, nella consapevolezza di sapersi tralci della vite che è il Signore
Gesù.
Ordunque è tempo di prepararsi e ritornare al Colle. E se
dei veterani d'Oltralpe o nostrani, carichi di anni, o fors’ànche
in vari modi provati, forzatamente risulteranno assenti, siamo certi che per le misteriose
vie dello spirito saranno presenti al Convegno. Chi può non manchi al Colle della Croce, un Colle
che non separa ma unisce ed affratella con vincoli meravigliosi
le creature fedeli al Signore.
Domenico Abate
PROGRAMMA
Domenica 22 luglio si terrà il
tradizionale raduno evangelico
italo-francese al Colle della Croce. Il programma è il seguente;
ore 10.30; culto a cura dei past.
Gilles Pivot di Briançon e Claudio Pasquet di Bobbio Pellice;
ore 14; dibattito su «I rapporti
tra chiese e stato in Francia e
Italia », introducono il past. Bruno Bellion e un esperto protestante francese.
INCONTRO DELLA CONFCOLTIVATORI A CAVOUR
Sanità e zootecnia
Secondo un’indagine il 30% del bestiame del cavourese non è sano -1
pericoli per i consumatori sono reali - Paralisi burocratica della USSL
La Confcoltivatori ha organizzato, lunedì 25 giugno a Cavour,
un riuscito incontro-dibattito sul
tema della « Sanità del bestiame », presenti oltre un centinaio
di persone con qualificati esperti del settore. Parlando di sanità del bestiame ci si riferisce
soprattutto a Brucellosi e Tubercolosi, due malattie infettive
che possono trasmettersi all’uomo.
Nella relazione introduttiva
Marco Bellion, presidente della
Confcoltivatori pinerolese, ha
evidenziato la gravità dei fatti;
le produzioni zootecniche rappresentano circa il 40% dell’intera produzione agricola nazionale; a causa di mortalità, diminuzioni delle produzioni, costi
per cure e interventi profilattici
e così via il reddito della zootecnia è ridotto di oltre il 30%.
Cosa ha latto il legislatore per
•questo? Nel 1964 è partito un
piano di risanamento per TBC
e Brucellosi che però è stato reso obbligatorio per tutte le aziende solamente nel 1977, con obbligo di abbattimento dei capi infetti entro 30 giorni dalla notifica del veterinario. Con la riforma sanitaria del ’78 e relativi
passaggi di competenze dei veterinari condotti alle USL si è
creata una situazione eterogenea
che ha emarginato il problema e
creato sfiducia tra allevatori e
veterinari, i tagli alle spese sanitarie in genere hanno penalizzato al massimo i servizi veterinari (ad esempio di fronte ad
una disoccupazione di 1.000 veterinari riscontriamo una carenza accertata di circa 2.000 di
essi). Completa poi il quadro il
fatto che il Piemonte ha dei
grossi ritardi nell’applicazione
dei piani di risanamento rispetto alle regioni vicine.
Nell’intenso dibattito che ha
seguito sono emerse alcune posizioni che penso sia importante ricordare ; innanzitutto la partecipazione di buona parte dei
veterinari della zona, oltre che
di molti allevatori e anche di
qualche semplice consumatore,
segno di una volontà di affrontare la situazione per quello che
è; tutti hanno dichiarato la loro
corresponsabilità per il determinarsi di questo stato di cose.
Da parte dei veterinari c’è la
richiesta della massima collaborazione da parte di tutti gli interessati e cioè oltre che da loro
da allevatori e amministratori.
Inoltre bisogna migliorare Tefiìcienza dell’Istituto Zooprofilatti
eo, l’unico istituto preposto per
il servizio pratico di analisi e
controlli in Piemonte. A ciò ha
risposto Zanoni, presidente dell’istituto stesso, spiegando le
enormi difficoltà economiche in
cui riversa, in riscontro all’aumento di lavoro dato dall’intensificazione dei controlli. Gli allevatori chiedono maggior chiarezza nelle prove che si effettuano sul bestiame, infatti per
esempio il test di tubercolina
non è affidabile al 100% ed è negativo il fatto che sinora non si
sia fatto niente per ricercare
prove alternative.
Significativo l’intervento di un
rappresentante della Federazione Regionale Consumatori il
quale ha giudicato positivo il fatto che in questa sede non si sia
tentato di minimizzare il problema, com’è avvenuto finora.
Egli ha individuato quattro componenti ; allevatori, veterinari,
amministratori e commercianti;
il suo giudizio è positivo per le
prime due, meno per la terza e,
a parte qualche caso isolato, negativo per l’ultima. Il ruolo dei
commercianti infatti è uno dei
nodi principali da sciogliere per
risolvere il problema e su questo sono stati tutti concordi.
Il dottor Pilippin (del servizio
veterinario regionale) ha infatti
spiegato che sono pochissimi i
commercianti piemontesi veramente in regola con le norme di
iegge e finché perdura la situazione attuale, per cui ima miriade di piccoli commercianti
continua a spostare del bestiame
trasformandolo da sano in infetto e malato e viceversa, ci sarà ben poco da fare.
Altro aspetto negativo sono i
premi di sostituzione; la legge
prevede dei rimborsi per gli allevatori che debbono abbattere i
loro capi, ora in alcuni casi questi soldi, che già non sono molti,
si aspettano per più anni con
danni rilevanti. Per questo ha
risposto il dott. Negrin della Comunità Montana Valpellice dicendo che se c’è la volontà da
parte delle USL, in pratica la
volontà di stanziare del denaro,
i tempi si abbreviano a pochi
mesi.
Infine il dottor Corgiott, dopo
aver ricordato l’importanza della tutela della salute umana, ha
ricordato che da un controllo
effettuato proprio nel Cavourese
su un campione di 835 capi sono
stati trovati 239 capi infetti, cioè
circa il 30% per cui il problema
esiste e va affrontato bene.
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Nelle cbriclutsioni Andreasi,
presidente provinciale della Confcoltivatori, ha individuato i seguenti punti; concordare dei piani di risanamento aziendale (per
non rovinare gli allevamenti),
accelerare remissione dei premi
d’abbattimento, un piano straordinario regionale sostenuto da
opportuni finanziamenti, lo
sblocco delle assunzioni per il
servizio veterinario e la ricerca
dell’unità tra le organizzazioni
dei coltivatori.
A questo proposito una nota
negativa va alla Coldiretti che
ha organizzato all’ultimo momento una riunione, che non ha
neanche avuto il tempo di pubblicizzare, la stessa serata nello
stesso comune e praticamente
sullo stesso argomento, scoperta
all’ultimo del problema, tentativo di soffocare le iniziative altrui; è certo che, se si continua
così nel Pinerolese, l’unità tra le
organizzazioni arriverà tra secoli. Claudio Rivoira
CRONACA DELLE
CHIESE DELLE VALLI
Appuntamenti
ANGROGNA — Domenica 15 alle
ore 15 culto al Bagnóu con i trombettieri valdesi. Seguirà un'informazione
sull’andamento dei lavori di ricostruzione della casa.
LUSERNA S. GIOVANNI — Domenica 15 alle ore 15 culto in locaiità
Castlùsset. Un invito agli abitanti della Costiera.,
Bars d’Ia Taiola
nuovamente agibile
TORRE PELLICE — Nei giorni scorsi
due giovani alpinisti, Eros Malan e
Dario Mosso, si sono arrampicati sulle
rocce del monte Castelluizo per rinforzare la balaustra che protegge il
passaggio che porta al » Bars d ia
Taiola » ohe l’usura del tempo aveva
reso traballante. Il passaggio è quindi nuovamente agibile, anche se rimane consigliabile solo a chi ha dimestichezza con la montagna.
Ristrutturazione
Asilo di S. Germano
Il comitato dell’Asilo di S. Germano
ha presentato il 6 luglio ai consiglieri
della Comunità Montana il progetto di
ristrutturazione della casa di riposo.
L'informazione agli amministratori
non ha avuto soltanto lo scopo di favorire le adesioni tra la popolazione
in vista del finanziamento dell’opera,
ma anche di rendere partecipi della
iniziativa proprio le persone che sono
state elette per occuparsi dell'assistenza ad ogni livello. Infatti il progetto, come è noto, prevede che una
parte déll’edificio sia destinata a casa
protetta per le persone non autosufficienti residenti nell’USSL 42.
L'USSL, che sta aprendo altre comunità alloggio a Villar Perosa e a
Porte per anziani autosufficienti, non
ha invece la possibilità di far fronte
alle situazioni più disperate, perciò
il presidente Daviero ha perorato con
molto calore la ristrutturazione, assicurando l’appoggio dell'ente pubblico
,per tutto quello che si renderà necessario.
Anche i siedaci di Salza e Pinasca,
oltre all’assessore alla Sanità Amato,
hanno dichiarato la loro disponibilità
ad informare la popolazione su questa iniziativa d’avanguardia, che rappresenterebbe un modo nuovo di considerare l’assistenza agli anziani, e
non solo valdesi, delle due valli.
Gita a Mont sur Rolle Pista coperta
PERREROjMAN1(|LIA — La Chiesa di
Perrero-Maniglia é da qualche anno
« gemellata » con la Chiesa sorella di
Mont sur Bolle, nel cantone di Vaud.
Questo rapporto è vissuto soprattutto
attraverso degli scambi di visite e
attraverso i contatti personali che in
questi ultimi anni si sono stretti tra
fratelli delle due Chiese. Nel 1982 noi
avemmo il piacere di ospitare un
gruppo di svizzeri, ed ora ci viene
l’invito perché dall’Italia si restituisca
la visita. Un pullman partirà da Perrero il 15 settembre. Il ritorno è previsto per il giorno successivo. Chi
volesse iscriversi per il viaggio, è
pregato di farlo entro il 15 agosto,
presso il pastore Ribet o presso uno
degli anziani. Il costo complessivo del
viaggio dovrebbe aggirarsi attorno alle L. 25.000 a persona.
FERRERÒ — Nella seduta del 4 luglio, il Consiglio comunale di Perrero
ha approvato il regolamento per l'uso
della pista coperta, destinata ad attività culturali e sportive, la cui inaugurazione avrà luogo domenica 29 luglio.
Il regolamento prevede che il locale
possa essere concesso in uso ad associazioni 0 a privati che ne facciano
richiesta al sindaco con un mese di
preavviso, con precedenza assoluta
per le iniziative del Comune stesso.
Se le manifestazioni non avranno fine
di lucro, la tariffa è prevista in lire
5.000 per ora, in caso contrario gli
organizzatori dovranno sborsare 200
mila lire al giorno. Le autorizzazioni
saranno concesse o ritirate a insindacabile giudizio deH’Ammlnistrazione
comunale.
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90465
7
13 luglio 1984
cronaca delleValli 7
$
à
'■A
à
ECO VILLANO?
Egregio Signor Direttore,
Da qualche tempo l'Eco pubblica
corrispondenze o articoli II cui contenuto definirei decisamente villano, tanto per non usare mezzi termini.
E ciò che più desta meraviglia sta
nel fatto che si tratta di interventi
firmati o da qualche Pastore o da laici che si presentano come « credenti », quasi che definendosi tali ci si
possa ritenere depositari della verità,
con facoltà di discriminare, sentenziare
con tono sprezzante, deridere gli interlocutori gratificandoli eventualmente
con epiteti che rasentano l'Insulto.
In questo scritto, non uso espressioni fraterne? E' vero e me ne scuso
con Lei, Signor Direttore, e con i
lettori: ho voluto provare ad adeguarmi. una volta tanto e con molta moderazione, al linguaggio di certi « credenti » e di qualche Pastore.
Prevedo comunque la disapprovazione di quei benpensanti sempre puntuali nell'accusare di ,» spirito di pesante giudizio nel dialogo con I fratelli » chiunque non rispetti rigorosamente il dovere di conformismo; per
cui già li prevengo chiedentio loro
dov'erano e come mai non sono intervenuti quando l’Eco ha pubblicato la
ietterà del Comitato per la Pace Val
Peìlice (7.10.83), oppure quella del Pastore Luciano Deodato (11.11,83), oppure l’intervista del Pastore Platone
a! Pastore Nisbet (8.6.84).
Ciò premesso, mi vengono spontanee due domande:
f) L’Eco fa bene a pubblicare quest.. interventi, utili ai fini della reciproca conoscenza (direi che sono « lo
specchio dei tempi ») ; però come mai
La Redazione li approva tacitamente?
2) I Pastori rispondono ancora a
qualcuno circa il loro operato? Certi
co.nportamenti non sono in contrasto
con l’etica pastorale?
Nel recente articolo del Pastore Platone, è interessante l’Immagine della
« vecchia quercia »; peccato invece
per il tono dello scritto.
Personalmente, pur amando i giovBii, soprattutto se laboriosi, onesti,
rispettosi, ho grande stima per molte
• vecchie querce », sia ohe abbiano
dedicato l’intera loro esistenza al servizio della chiesa sia al duro lavoro
nella fabbrica o nei campi. Non è for5S comunque sempre preferibile una
vecchia quercia ad uno strisciante e
pungente rovo?
La saluto cordialmente.
Guido Baret, Pomaretto
religione evangelica; Il rispetto inoltre
è dovuto a tutti, vivi e morti, l’Intolleranza politica e religiosa non ha mai
dato buoni risultati in nessuna circostanza.
Amichevolmente, ricordo alla Sig.ra
Pons che il leader comunista scomparso era noto per l’onestà e la coerenza con cui portava avanti il suo
impegno, lo stimavano anche i suol
avversari; ha più volte difeso I diritti
delle minoranze religiose, evangelici
compresi... Chi agisce in questo modo non è certo lontano da Dio, il Vangelo stesso ci avverte che il Begno
non è riservato a quelli che ripetono
« Signore, Signore », ma a chi agisce
con giustizia. Berlinguer ha avuto una
esistenza intensa, sofferta, trovo giusto che il nostro settimanale lo abbia ricordato come meritava.
Grazie per l’ospitalità.
Cordialmente,
Edi, Morini, Pomaretto
Pro Asilo dei Vecchi
di 8an Germano
FONDO DI SOLIDARIETÀ'
Gentilissima sig.ra Iolanda Pons di
Perrero, mi spiace veramente assai
che Lei si sia indignata per le condoglianze per E. Berlinguer da me espresse tramite l’Eco delle Valli; premetto anzitutto ohe esse non erano per
li politico, bensì per l’uomo (...).
Le mie condoglianze per la Signora
Berlinguer e per i suoi figli sono ben
poca cosa per la perdita di un marito e di un padre, perché Enrico Berlinguer era anche questo (...)
Non mettiamoci a fare politica su
un funerale, indlgnamoci piuttosto
per le guerre, per l’odio, per il marciume e l’indifferenza degli uomini, indignamoci per le basi missilistiche,
Je corruzioni, non ci si può indignare
davanti alla morte, si può solo provare dolore, tristezza, sgomento, ma per
chi crede in Dio anche speranza.
Su questa terra tutti gli uomini e
le donne qualunque sia il colore politico sono sempre e semplicemente
uomini, tutti uguali indistintamente
quindi non parliamo di tradizioni protestanti 0 meno. Quando la morte entra in una casa lascia sempre dietro
di sé lacrime e dolore, io non intendevo certo fare della retorica sulla
morte di un uomo, e la mia indignazione la riservo a tutte le brutture di
questo mondo, ai problemi della droga,
alle guerre che uccidono vecchi, donne
e bambini senza un valido perché.
Carla Bortuzzo, Villasecca
Pervenuti nel mese di giugno
L. 431.000: Maestranze Stabilimento RIV-SKF Pinerolo, in mem. di Italo
Bolley.
L. 360.000: Famiglia Jahier Riccardo,
S. Germano.
1. 334.572: Unione Femminile, Zurigo.
L. 200.000: Marguerite Refer Soulier, Basllea e Léontine Marino Soulier,
Ginevra, in mem. del caro zio Reynaud
Francesco.
i. 100.000: Micol Tron Paolina, in ricordo dei miei cari.
L. 62.000': Colletta « Festa Anziani »
28.6, Porte.
L. 504X10: Lisely, in mem. di Ive
Pons; Lisely, in mem. dei genitori:
Tron Adele v. fiibet, Torino, in mem.
sorella Tron (da; Chiesa Evangelica
dei Fratelli, Collegno.
L. 30.000: N. N.
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1. 10.000: N. N.
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Clara, S. Germano; Unione Femminile.
Perrero»Maniglia; Corale di Pomaretto;
Pone Arturo, Porosa Argentina: Ghigo
Riccardo, Prali.
i. 700.0(HI: Coìsson Renato e Marie
France, Pomaretto.
L. 500.0IX): Tron Pietro, Pomaretto.
L. 300.000: N. N.
L. 230.000: Gtvuppo Comitato di Berna.
L. 200.000: Tron Alma, in mem. marito Pascal Augusto, Pomaretto.
L. 100.000: Coisson Jean Daniel,
Coìsson Emanuele, Coisson Pier Davide, Pomaretto.
L. 50.000: Franco e Giovanna Calvetti, in mem. Anita Gay; Ultimo dono di Eveline Pons.
L. 28.000: iPrecatechismo, Torre Pellice.
L. 20.000: Pascal Aldo, Wilma, Marilena, Pomaretto.
L. 8.200: Ribet Brnestina, Porosa
Argentina.
L. 6.000: Steufer Alice Arbon (CH).
L. 5.(XX>: Menusan Ida, Leger Elsa,
Pomaretto.
Totale al 30.6.84 L. 11.400.200
Totale precedente L. 22.961.570
AVVISI ECONOMICI
ENRICO BERLINGUER
Caro Direttore,
leggo sul numero 26 deil'Eco lo
sfogo della Sig.ra dol^nda Pons, indignata perché la Sig.ra Bortuzzo ha dedicato alcune righe alla memoria di
Enrico Berlinguer, sul nostro giornale.
Vorrei intervenire: non credo che ricordare i defunti e ciò che di valido
ci hanno trasmesso sia contrario, alla
54ENNE, solo, scapolo, buona presenza, alto 1.75, buona situazione
economica, pensione per infortunio
sul lavoro, relazionereblze scopo matrimonio con signorina o signora disposta trasferirsi nelle vicinanze di
Torino. Scrivere: Patente n. 2313851,
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di Luserna San Giovanni
lice; Pons Tourn Edi; Odin Pons Olga;
In mem. di Gianni Giacobino, il cugino; N. N„ in mem. di Pasohetto Mary;
André e Livia Pons, in mem. di Evelina Pens; Anna Malanot Aillaud, in
mem. di Anita Gay; Long Olga, per
acquisto ombrellone, S. Germano Chisone.
L. 25.000: Amelia Ricca ved. Rostan,
in mem. di Giovanni Rostan, Torre
Pellice; Rina Bertin, ricordando con
affetto Anita Gay.
L. 50.(MK): Lilly Robba, in mem. del
marito; Bora Caterina; R. A. Ferraris
(Ginevra); Proietti Bounous Irene, in
mem. del marito Stefano, Torino.
L. 60.000: Corrado e Nella, in memoria di Luisa Pontet, Giulio Bellion
e Matilde Bellion.
L. 75.000: Pierre CholJet et Choeur
Paroissial de Merge (Suisse).
L. 100.000: Rostagnol Benech Matilde, in mem. di Bellion Matilde; In
mem. di Bianca Bertea, la famiglia;
Dono Pasquale da parte dell’U.F.V. di
Valleorosia-'Bordighera; Y.GjC., ricordando il marito; Famiglia Giacobino,
ricordando Gianni; (n mem. di Ive Pons,
Mariuccia Barbianl.
L. 150.000: A ricordo di Rostan Eugenio, Lilina, Gianni e Andrea.
1. 200.000: Carlo Ports, In mem. della sorella Evelina Pons.
L. 250.000: Gruppo di Berna (Svizzera) .
L. 280.000: GII zii, cugini e amici
in ricordo del giovane Patrich Roman tragicamente scomparso a soli
20 anni a Ginevra il giorno di Pasqua.
L. 300.000; In mem. di Clot Edoardo,
la figlia.
L. 371.747: Unione Femminile, Chiesa Evang. di lingua Italiana dì Zurigo.
L. 2.000.000: C. A.
Rettifica: La voce N.N. L. 50.000
apparsa nell’elenco doni del mese di
dicembre va letta nel modo seguente;
Grill Esterina ved. 'Bpnjour, L. 50.000.
Pro Associazione Amici
dell’Ospedale Valdese
di Torre Pellice
Pervenuti dal 1/5 al 30/6/1984
Totale L. 34.361.770
Per altri impegni sottoscritti, ma non
ancora versati L. 16.200.000.
L. 1.000.000: Dr. Giuliana Gaietto,
in memoria della sorella Nuocia Gaietto ved. Bonetto, Luserna S. G.
L. 502.810; Colletta Concerto 27
maggio.
L. 455.100; Alunni Scuola El. Statale, Torre Pellice.
L. 288.340: Gruppo Suor Anna Rivoir, Sohonenberg.
L. 300.000: N. Temme, Boll.
L. 220.000: Diversi tramite Goncistoro Torre Pellice.
L. 217.680: Concistoro Torre Pellice,
coll. cono. 1/6.
L. 210.000: Waldenser Werke, Zu
rigo.
Pervenuti nel mese di maggio 1984
L. 10.0ÓO: Adele Long, in mem. di
Fiora Jalla.
L. 10.500: In mem. di Clot Edoardo,
le colieghe di lavoro di Elsa.
L. 15.000: Virginia e Attilio Malan,
un fiore per la nostra mamma.
L. 20.000: Gamba Fiorella, Torre Pel
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L. 50.000: Prof. E. Billour, Bordighera — In totale L. 4.245.930.
RINGRAZIAMENTO
La moglie e i figli del caro
Carlo Merlo
ringraziano quanti sono stati loro vicino nel ricordo di Carietto. Esprimono
il loro ringraziamento in particolare a ;
dott.sa Maria Teresa Marinone, dott.
Giovanni Mathieu, dott. Luciano Griso;
8Ìg.ra rida Falco, sig. Gianearlo Bonajv
delio; famiglie Tebaldini, Binzoni, Cittadini e Martoglio; avv. Graziano
Masselli; dipendenti delle ditte Merlo
e Tebaldini, Merlo-Tebaldini-Binzoni,
BI-ME-TE e MARA; Nuccio Candellero e Pinerolo F.C.; Angioletto Gianni e Moto Oub Pinerolo; dirigenti e
personale RIV-SKF; Fedelissimi Bianco Blù Veloce Club.
La Messa di Settima sarà celebrata
sabato 14 luigiUo 1984, ore 18, {»«sso
la Chiesa della Tabona.
I tipografi delia Coop, Tipografica
Subalpina di Torre Pellice esprìmono
'flilla famiglia Merlo e in modo particolare al fi^o Grado la loro solidarietà per la perdita del padre.
I redattori dell’Eco delle VaiUii/La
Luce prendono parte al dolore della famiglia Merlo ed in particolaTC
Grado, nella certezza della speranza
cristiana della resurrezione.
RINGRAZIAMENTO
« In pace mi coricherò e in pace
dormirò, perché tu solo, o Eterno, mi fai abitare al sicuro »
(Salmo 4 ; 8)
La famiglia Romussi ringrazia infi.nitamente tutti coloro che hanno partecipato al suo dolore per la dipartita
della cara sorella e ria
Alda Celiato ved. Vertù
Torino, 9 luglio 1984
RINGRAZIAMENTO
La famiglia del compianto
Emilio Eynard
Cavaliere di V.V.
L. 190.000; Yvonne flostan, in memoria propri Cari, Torre Pellice.
L. 70.000: Odino Dionigia. Lus. S.G.
L. 50.000; Nella Depetris, Torre Pellice; Avico Rosina, Torre Pellice; Suor
Ermellina, Torre Pellice; Aido Michelin Salomon, Torre PeriTcé; Rosina
Avico, Luserna S. Giovanni; Parenti
Davit Dina, Torre Pellice; Adele Revel Long, Luserna S. G.; Enrico 'Rostan, S. Germano Chi.; R. F., Angrogna; Besto Mario, Camp, Fenile; Nelly Monnet Bertin, Angrogna.
L. 30.000: Marcellin Celina, Prageia
ringrazia tutti coloro che con scotti,
fiori, parole di conforto e presenza al
funerale si sono uniti neUa triste circostanza. Un particolare ringraziamento al Pastore S. Zotta, al Dott, G. De
Bettini ed alia rappresentanza deRa
Sezione Combattenti, intervenuta con
bandiera.
Torre'Pelìibe, 6 lugUo 1984.
USSL 42 - VALLI
CHISONE • GERMANASCA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica:
15 LUGLIO 1984
Porosa Argentina: FARMACIA CASOLATI - Via Umberto I - Tel. 81205.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
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( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile].
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna; tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica;
15 LUGLIO 1984
Torre PeHIce: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud, 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.996.
8
8
13 luglio 1984
Al MARGINI DEL CENTENARIO DELLA NASCITA TORRE PELLICE - DUE GIORNI PER LA PACE
Casorati a Sibaud
Felice Casorati, uno dei massimi pittori del Novecento italiano, era nato a Novara il 4 dicembre 1883; mentre mia figlia
Erica, che sarebbe diventata
sua figlioccia, nasceva a Torre
Pellice il 5 dicembre 1948. Date
che rammento bene perché furono poi causa di scherzoso diverbio tra la piccola, cresciutella, e l’illustre padrino che —
celiando — le ripeteva: « Non
darti delle arie! Io sono più
vecchio di te solo di un giorno ».
Mi son permesso di accostare
al nome di Casorati — (di cui lo
scorso anno il primo centenario
della nascita è passato inspiegabilmente pressoché sotto silenzio) — a quello di Erica, perché
fu proprio l’occasione del suo
battesimo, a far giungere alle
Valli, per la prima volta, il
maestro. Circondato da un cospicuo numero di artisti ed estimatori, suoi e miei amici, egli
si mosse, ai primi di aprile 1949,
da Torino, per raggiungere, con
i mezzi pubblici, Bobbio Pellice.
In quel piccolo centro montano, che avvertiva la primavera,
si sarebbe celebrato il battesimo
nel tempio valdese: officiante il
pastore Arnaldo Genre; padrini
Armanda Ricca e Felice Casorati.
Predicazione e cerimonia battesimale, per la loro essenzialità evangelica, colpirono l’attenzione degli illustri visitatori che
in gran parte assistevano, per la
prima volta, ad un culto protestante.
Il loro giudizio fu positivo
sul messaggio biblico, sulla viva partecipazione dell’assemblea
alla liturgia, praticamente ristretta agli istanti di silenzio
collettivo e al canto degli inni
sacri, che io (in assenza delTorganista) guidai col vecchio armonium dimentico che, tra gli
ascoltatori, c’era il musicista
finissimo Felice Casorati, ex allievo ed amico di Alfnede Casella. Musica a parte, il tutto si
sarebbe svolto nella maniera
migliore, compreso il pranzo al1’« Albergo del Camoscio », dove
si apprezzò qualche piatto tipicamente valdese.
La bella domenica si concluse con la visita di rito ai luoghi
storici del posto: un’occhiata ai
resti della « Diga di Cromwell »
(costruita nel 1730 con l’aiuto
dei paesi protestanti), prima di
salire alla famosa località di Sibaud, che raggiungemmo, a piedi, in pochi minuti dalla piazza del paese. Tra .i castagni secolari, da un vasto spiazzo erboso, si ergeva il modesto monuifiento, da quasi due secoli, tanto caro ai Valdesi. Alle molte
domande, di Casorati e degli altri convenuti, circa gli eventi.
Nella foto: L. Bertolé, sconosciuto, I Cremona, D. Casorati, F. Casorati, B. Gallo, Galvano, A. Genre (in piedi), M. d'Agliano, sconosciuta,
A. Galvano, Carobrama (seduti).
che quei luoghi rammentavano,
fu risposto che quelle pietremonumento erano state erette
nel 1889, nel Bicentenario del
« Glorioso Rimpatrio », guidato
dal pastore Enrico Arnaud con
l’ardimento strategico, che avrebbe, qualche secolo dopo,
meritato l’elogio di Napoleone.
A me toccò di precisare, che
proprio su quel dosso, alle porte di Bobbio, i reduci dall’esilio
svizzero, durato tre anni, giurarono di restare uniti e fedeli,
fino alla morte, alla causa della
libertà di coscienza e di culto
a cui si sentivano chiamati da
Dio.
Casorati, lucidamente cerebrale, a contatto di fatti eccezionali e di uomini, che credevano
nella trascendenza spirituale, in
quella, e in molte altre occasioni, mi disse che trovava « invidiabili » le certezze di chi possedeva una fede.
Alle moltissime critiche, mossegli dal sofisticato habitat culturale torinese in cui viveva,
che gli rimproverava la frequentazione dei Valdesi, di essere
andato nelle loro terre, nei loro
templi, di avere chiamato un
pittore valdese all’Accademia di
Belle Arti, quale assistente alla
cattedra di pittura di cui era
titolare, egli era solito rispondere di essere « orgoglioso » del
recente incontro di chi da sempre ammirava per la loro storia
e che frequentandoli aveva trovato motivo di stimarli maggiormente.
Felice Casorati, nel settembre
dello stesso anno della visita a
Sibaud, sarebbe venuto a Torre
Pellice per inaugurare la 1" Mostra d’Arte Contemporanea allestita nelle aule del Collegio
valdese. La prolusione introduttiva la tenne lui stesso nella gremitissima Aula Sinodale.
Tornò ancora egli a Torre i>er
il primo « Autunno pittorico »,
che diede inizio alla Civica Galleria d’Arte Contemporanea (che
allo stato dei fatti annovera oltre 250 opere di pittura, scultura e grafica) dal 1975 sistemata
in alcune sale dell’edificio del
Museo Storico Valdese.
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Autoanimarsi
con la gente
Nel corso della « Due giorni
per la pace organizzata dalla
Commissione Pace e Disarmo
della comunità di Torre Pellice
mi è capitato più volte di sentirmi « invitare » ad interrompere momentaneamente ciò che
stavo facendo (salutare una persona conosciuta, sostare ad osservare uno degli stands) perché
era necessario: fare un annuncio relativo alla disponibilità dei
pasti in loco o accompagnare
uno dei musicisti che partecipavano alla giornata a medicarsi
perché era stato punto da un
insetto. Le cose più disparate e
impensate. Verso la conclusione
della manifestazione, poi, un
vecchio amico ha cominciato a
trascinare molti altri in vorticosi girotondi e danze improvvisate sotto il palco da dove suonava il gruppo degli « Appalachian County ». A parte Tappropriatezza filologica del fatto (il
gruppo, specializzato nella musica popolare nordamericana, ha
gradito questa partecipazione
poiché molti dei brani erano in
origine nati per le danze, in occasione di matrimoni e feste popolari), va detto che in poche
circostanze capita di vedere un
pubblico, che dovrebbe fruire di
una manifestazione, di uno spettacolo, e così via, prendere parte attivamente a ciò che avviene.
Che si trattasse di « autoanimare » una fetta di serata, o che
si venisse chiamati a risolvere
un incidentale problema tecnico,
va rilevato come in questi due
giorni sia stato considerevole il
numero di persone che, attraverso competenze e disponibilità diverse, ha fatto qualcosa per la
riuscita della manifestazione. E
sono proprio questa forma e questo carattere così coinvolgente a
dover essere ascritti a merito
dell'organizzazione della « Due
giorni ». Nonostante gli inevitabili appunti che si possono fare
al lato « tecnico » del programma, vorrei cercare di capire ancora come questi due giorni abbiano rappresentato un serio tentativo, innanzitutto, di raggiungere le persone mettendosi anche dalla loro parte. Questo doveva avvenire a tutti i possibili
livelli e credo sia avvenuto. Se
il programma prevedeva in alternanza momenti di discussione
e di « spettacolo », sullo sfondo
costante del carattere informativo delle minimostre allestite
negli stands, la costruzione di
tutto ciò che è stato contorno al
programma stesso era opportunamente adeguato alle potenzialità ricettive della gente, e dei
ragazzi in particolare. Era giusto misurarsi ed imparare a fare
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L. 420.000 Settimanali L. 140.000
L. 1.590.000 Mobili letto L. 130.000
i conti con i vari sistemi per
raggiungere gli altri, siano tali
sistemi le vituperate « patacche », da tempo in uso in altre
chiese europee, siano i manifesti ohe ben sintetizzavano,
anche dal punto di vista formale, ammesso che esso possa venire disgiunto dal messaggio che
vuole trasmettere, lo spirito del
programma. Attraverso questi
mezzi, finalmente impiegati con
consapevolezza, e attraverso la
ricerca del coinvolgimento alla
vita della manifestazione si è
raggiunta la gente: credo che essa in gran parte abbia raggiunto la convinzione del « gusto »
del fare qualcosa di attivo per
gli altri, convinzione di base più
che mai importante di fronte ad
un impegno vasto come la lotta
per la pace. Alberto Corsani
Association Internationale
pour la défense des langues
et cultures menacées
Comuniqué
Le Xème Congrès de l'AIDLCM aura lieu à Milan (Italie) les 27, 28 et
29 juillet 1984 au Palazzo delle Stelline, Corso Magenta.
L’ordre du jour du Congrès sera le
suivant:
Vendredi 27: ouverture du Congrès
à 10 h. sous la présidence de Mr, le
maire de Milan, qui prononcera une
allocution de bienvenue; à 11 h. rapport du Secrétaire Général; à 15 h.
rapport du Trésorier de l’AIDLCM; à
18 h.; constitution des Commissions
de travail.
Vendredi 27 après souper et samedi 28 au matin: travail des commissions.
Samedi 28: 15 h.: Assemblée Générale (discussion et vote des motions
de Congrès présentées par les différentes commissions); 21 h.: Assemblée Générale (suite).
Dimanche 29: 9 h. Election du nouveau Conseil Fédéral; 15 h.: Questions
diverses: Relations avec l’UFCE, avec
le Conseil de l’Europe, etc.; 19 h.:
Clôture du Congrès.
Z A
• L’Eco delle Valli Valdesi Rea.
Tribunale di Pineroio N. 175.
Cemìtato di Redazione: Valdo Benecchi, Mario F. Berutti, Franco Carri,
Giorgio GardioI, Marcella Gay, Adrlano Longo, Claudio H. Martelli,
Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Giuseppe Platone, Marco Rostan, Mirella Scorsonelll, Liliana Viglielmo.
L.irettore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/
655,278.
Redazione l'Eco delle Valli Valdesi:
Via Arnaud, 23 . 10066 Torre Pellice.
Editore: AlP, Associazione informazione Protestante - Via Pio V, 15
- 10125 Torino.
Regisfo nazionale della Stampa n.
00961 voi. 10 foglio 481.
Abbonamenti '84: Annuo L. 21.000;
Semestrale 12.000; Estero 40.000 (posta aerea 64.000); Sostenitore 40.000.
Decorrenza 1° genn. e 1° luglio (semestrale) da versare esclusivamente sul c.c.p. 327106 intestato « L'Eco
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Fondo di soiidarietà c.c.p. 11234101
intestato a « La Luce: fondo di solidarietà ». Via Pio V. 15 • Torino.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)