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Anno 119 - n.42
28 ottobre 1983
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
ROMA 22 OTTOBRE - GIORNATA NAZIONALE DELLA PACE
Due giorni riopo aver freddamente accolto 5a visita del leader socialist» spagnolo Gonzalez, papa Wojtyla ha dato il suo
personale « iiihii obstat » al processo di beatificazione dei religiosi spagnoli uccisi dai repubblicani tra il 1936 e il 1938 durante la guerra civUe. Così alla freddezza con cui il Vaticano ha accolto il nuovo corso politico in
Spagna si è singolarmente contrapposto l’entusiasmo dei settori conservatori spagnoli che
vedono in questa decisione di
papa Wojtyla un riconoscimento tanto atteso per i religiosi
franchisti uccisi dai « rossi » repubblicani. Il proseguimento del
processo di beatificazione di massa dei religiosi caduti — processo iniziato subito dopo la fine
della guerra civile — era stato
congelato da papa Paolo VI poiché, pare, lo ritenesse troppo
sfacciatamente connesso al regime fascista di Franco.
Ora, tolto l’impedimento, i vescovi spagnoli, per la prima volta, dovranno ricuperare in proprio le prove e le controprove di
santità dei religiosi vittime della
guerra civile e presentarle aUa
Sacra Congregazione per i santi
che deciderà se presentare o meno alla venerazione dei fedeli i
quasi undicimila religiosi caduti
nella guerra civile.
Certamente questa decisione di
mandare in Paradiso gran parte della componente religiosa del
franchismo caduta nella guerra
civile non piacerà ai socialisti e
tanto meno a Felipe Gonzalez che,
in Vaticano, si è già sentito rimproverare i primi risultati del
suo governo: depenalizzazione dì
alcuni casi di aborto, restrizioni
all’insegnamento della religione
cattolica e tagli al finanziamento
delle scuole private cattoliche. E’
noto che sìa papa Wojtyla sia i
vescovi spagnoli da tempo manifestano serie preoccupazioni per
il processo di laicizzazione della
società che ha coinciso con il
massiccio ingresso dei socialisti
al governo. Comunque finisca il
processo di canonizzazione di
massa dei religiosi franchisti, sia
che arrivi allo stadio di ’’santi”
o si fermi soltanto a quello di
’’beati”, esso lascia l’impressione
di uno chiara risposta politica, in
termini ’’ecclesiali”, ad una società che troppo rapidamente si
sta sottraendo alla tutela dì
’’Santa Madre Chiesa”.
Sembra cioè che i « martiri
della fede » e solo quelli di un
precìso schieramento — per inciso ricordo che nel 1936 l’Italia
di Mussolini inviò ’’volontari” e
la Germania di Hitler la Legione
Condor in appoggio ai franchisti
mentre 1 repubblicani erano sostenuti, con materiale, tecnici e
commissari, dall’Unione Sovietica — vengano tirati fuori dall’oblio della storia non per motivi religiosi ma di colore politico.
In sostanza una doppia distorsione: dal punto di vista teologico
poiché ’’santi” biblicamente non
significa separati, privilegiati o
persone da adorare ma semplicemente credenti che appartengono al Signore e dal punto di vista politico poiché l’autogloriflca.
zione di una componente in lotta riduce la chiesa ad essere puntello di precisi interessi di partito. Giuseppe Piatene
Il popolo della pace
non può non essere ascoltato
L’imponente manifestazione, fatta di tante componenti e motivazioni diverse confluite insieme,
ha espresso un’unica grande volontà di pace ;— Notata la partecipazione degli evangelici
« Siamo stanchissimi, dopo ,due
notti in treno quasi senza dormire e sei ore di marcia per le
strade di Roma; ma sentiamo
di aver partecipato a qualcosa
di estremamente importante,
che non può non lasciare im segno nella storia politica italiana
ed europea. Ne valeva proprio
la pena ». Questi in maggioranza 1 commenti che raccoglievo
tra gli evangelici che, insieme a
molti altri, tornavano in Piemonte sabato notte, al termine
della manifestazione nazionale
per la pace ed il disarmo, che
ha visto percorrere le strade di
Roma il 22 ottobre da forse più
di un milione di persone.
E' con questa immagine negli
occhi, di ima folla enorme, impressionante, che traboccava da
tutte le strade del centro di Roma, piena di colori, di suoni, di
canti, di balli, di slogans, che
mi accingo a scrivere queste
note. Non un’analisi dunque, assolutamente impossibile a poche ore dal termine della ma
nifestazione, ma un tentativo di
raccogliere alcxme informqzioni
per chi non c’era e di esprimere
alcune sensazioni che ho vissuto in questa giornata indimenticabile. Ci sarà tempo più in là,
a mente fredda, di fare un’analisi di carattere generale sulla
giornata e di carattere più particolare sulla presenza, significativa ed ascoltata, degli evangelici italiani.
Un fiume traboccante
Il programma degli organizzatori, il coordinamento nazionale dei comitati per la pace,
prevedeva due cortei, che partendo uno da piazza Esedra e
l’altro da piazza delle Crociate,
dopo aver attraversato il centro
di Roma ed aver toccato in particolare le ambasciate degli USA
e dell'URSS, sarebbero confluiti
a piazza San Giovanni, per la
parte conclusiva della manifestazione.
Ma l’enorme quantità di persone, sbarcate fin dal mattino
da oltre duerhila pullman, da 13
treni speciali e da un’infinità di
mezzi privati, provenienti da tutte le regioni italiane, ed unitasi
alle centinaia di migliaia di romani scesi per le strade, non ha
permesso di seguire i percorsi
stabiliti. Si è trattato di decine
di cortei che si sono affiancati
ai due principali, li hanno incrociati. attraversati, a volte costretti a deviare dal loro percorso originale; limitato e circoscritto il tentativo degli autonomi di cercare lo scontro violento con gli altri manifestanti e
con le forze deirordine. E cosi,
in un clima di calma e di gioia,
a volte di festa, comunque sempre di impegno e di voglia di
contare in questo momento di
pericolo per la pace mondiale,
interi quartieri di Roma sono
letteralmente rotolati verso il
luogo della conclusione delia manifestazione. Moltissimi non sono riusciti a raggiungere piazza
1 RE 19: 19-21
Sotto il mantello di Elia
Elia si partì di là e trovò Eliseo, figliuolo di Shafat, il quale
arava, avendo dodici paia di buoi davanti a sé; ed egli stesso guidava il dodicesimo paio. Elia, avvicinatosi a lui, gli gittò addosso
il suo mantello. Ed Eliseo, lasciati i buoi, corse dietro ad Elia, e
disse : « Ti prego, lascia ch’io vada a dar un bacio a mio padre e a
mia madre, e poi ti seguirò». Elia gli rispose: «Va’ e toma; ma
pensa a quel che t’ho fatto! ». Dopo essersi allontanato da Ella,
Eliseo tornò a prendere im paio di bovi, e li offrì in sacrifizio; con
le legna degli arnesi de’ buoi ne cosse le carni, e le diede alla gente,
che le mangiò. Poi si levò, seguitò Elia, e si mise al suo servizio.
La vocazione di molti uomini
di Dio nasce nell’incontro stesso con Dio. Pensiamo alle caratteristiche delle grandi apparizioni di Dio in cui si descrive l’indescrivibile: al « santo, santo,
santo » cantato dai serafini nella
vocazione di Isaia; al pruno tirdente per Mosè; alla luce e alla
voce sulla via di Damasco per
Paolo. Vi sono molti esempi di
questa realtà nella Bibbia e, a
un livello diverso, anche nella
storia della chiesa.
Ma non mancano nella storia
del popolo di Dio delle vocazioni a misura più umana. Forse
sono queste che conosciamo
maggiormente al giorno d’oggi.
Certe Eliseo è chiamato a succedere a Elia per un predeterminato disegno di Dio: nell’inconiro fra Elia e il Signore nel deserto vi sono precise indicazioni date al profeta: « Ungerai
Jehu figliuolo di Nimsci come re
d’Israele e ungerai Eliseo figliuolo di Shafat come profeta». Ma
di fatto Eliseo è chiamato mediante una cooptazione molto
umana. E’ ciò che abbiamo spe
rimentato cento volte nella chiesa e nella società: per bocca di
un fratello, che può essere un
fratello maggiore o può essere
un piccolo fanciullo, ci viene indicata una necessità. Ci vien
detto che occorre un monitore,
occorre una persona che compia
una missione, occorre un uomo
onesto, un uomo buono, e spesso
cercando si trova. A chi bussa
capita che venga aperto e a volte non è possibile sottrarsi ad
un impegno anche quando questo non sembra gratificante o
sembra difficile da mantenere.
Elia coinvolge Eliseo col gesto simbolico di gettargli addosso il suo mantello. Scarsa difesa un mantello, per l’uomo che
ha combattuto contro i profeti
di Baal, che ha lottato con il
tempo e la carestia, che si è trovato di fronte alle truppe del re
e a Dio stesso nell’incontro del
deserto. Ma la vera difesa di Elia
è stato Dio stesso e dietro questo lancio del mantello c’è una
esortazione ad Eliseo: « Abbi fiducia nel nostro Signore ». Armato delle potenti armi di Dio
molto più che del quasi inutile
mantello del predecessore, Eliseo potrà ripetere e rinnovare
la testimonianza di Elia.
In questo c’è dunque una scoperta per Elia come capita anche a noi quando talvolta ci sentiamo soli, e senza seguito, Elia
aveva creduto di essere rimasto
solo a non piegare il ginocchio
davanti ai Baal, aveva temuto
di non vedere una continuità
nella sua azione. E Dio non solo
gli rivela che 7.000 uomini non
hanno ceduto, ma gli indica pure la strada sempre amara e
sempre appassionante della lotta che si combatte contro il potere e l’usura del tempo, in una
ricerca di testimoni che si succedano nella staffetta necessaria
alla predicazione del Regno.
C’è anche qualche dato della
vita sociale dell’epoca, dietro
questi versetti. Eliseo non è un
povero: 12 paia di buoi dopo ^li
anni di carestia e una situazione di semi-guerra civile nel paese non sono poca cosa e sono,
diremmo oggi, una importante
fonte di ricchezza, una prozietà non irrilevante di mezzi di
produzione. D’altra parte Eliseo
non è il patriarca che fa lavch
rare i servi: è lui stesso che guida l’ultimo paio di buoi. La vo
Sergio Ribet
(Predicazione tenuta al Convegno degli amici del « Servizio
Cristiano» di Riesi)
(contìnua a pag. 6)
San Giovanni e ad un certo punto del corteo si sono diretti verso i mezzi che dovevano riportarli a casa.
Quella che doveva essere la testa del corteo di piazza Esedra,
formata dagli abitanti di Comiso e delta Sicilia, ai quali forse
a sorpresa si sono uniti molti
dirigenti sindacali nazionali, sotto lo striscione che diceva « Comi so non vuole diventare l’Hiroshima di domani », è rimasta immersa nei vari cortei ed ha raggiunto il palco degli oratori
quando la manifestazione era
già oltre la metà.
La partecipazione
Una manifestazione « diversa »
da quelle a cui siamo abituati
in Italia, anche da quella già
diversa di due anni fa, forse
tante manifestazioni confluite insieme, con motivazioni differenziate, legate da un’unica grande
volontà di pace, ancora poco
precisata, poco strutturata, ma
comunque una sorpresa preziosa, una risposta importante.
Una molteplicità di soggetti
sociali ha percorso le vie di Roma, comitati per la pace e gruppi formatisi nei paesi, nei quartieri, nelle scuole, sui luoghi di
lavoro, militanti di partito di
tutta la sinistra, eccetto il PSI
(a parte una piccola rappresentanza della sinistra socialista),
militanti dei pacifismo storico,
cattolici delle Adi e della Gioc,
movimenti ecologisti, un gruppo di frati francescani e di suo^
re, i lavoratori dell’FLM, gli
evangelici con il loro ormai caratteristico fazzoletto viola, e
tanti altri ancora organizzati
sotto varie sigle e comitati; e
tantissimi poi senza alcuna organizzazione confluiti nei cortei
dai marciapiedi dove assistevano al passagpo, sempre partecipi, mai ostili od indifferenti.
Un vero e proprio popolo della pace, che ha risposto all’appello contro la guerra e contro
la rassegnazione che in questi
giorni era stato lanciato da tutti i movimenti pacifisti europei.
L’atmosfera che si respirava nella manifestazione mi è parsa
quella della contentezza di essere in piazza in tanti, convinti di
dimostrare un’esigenza comune
di pace e disarmo, ma decisi anche a mantenere la propria identità. Un clima piuttosto anglosassone, forse un po’ lontano da
quello degli altri grandi momenti collettivi italiani. Era presen;
te comunque una grande dispcn
nibilità a confrontarsi, a « cercare la strada» perché questo
movimento, che pur ha compiuto grossi passi in avanti dalla
manifestazione del 24 ottobre '81,
sì precisi; precisi ì suoi obiettivi, oltre quello del no ai missili
a Comisò, fortemente dominante, precisi la sua organizzazione
ed allarghi il suo orizzonte oltre
Aldo Ferrerò
(continua a pag. 2)
2
2 fede e cultura
1
28 ottobre 1983
EDIZIONI CLAUDIANA
Prima di Chanforan
In occasione della ricorrenza
del quattrocentocinquantesimo
anniversario di Chanforan si è
fatto ricco il dibattito sul confronto fra il Valdismo prima e
dopo questo avvenimento. Si è
cercato di scoprire il rapporto
fra i due messaggi, mettendo in
luce « l’alternativa fra un cristianesimo fondato sulla nuova legge evangelica e un cristianesimo
fondato suH’annuncio di Cristo
crocifisso e morto » (V. Subilla,
« Chanforan 1532 » in Protestantesimo n. 2/82 pag. 83). Si è cercato di precisare che cosa ha significato lasciare la primitiva
protesta per aderire alla Riforma, perdendo tutta una serie di
caratteri tipici della pietà valdese medievale per approdare
al principio della giustificazione
per grazia mediante la fede (V.
Vinay, « Prima e seconda Riforma » in Protestantesimo n. 3-4/67
pag. 130). Molto è stato detto e
forse molto ci sarà ancora da
dire: l’argomento è fecondo e
merita tanta attenzione (vedi in
ultimo G. Gönnet « La Riforma
e i movimenti religiosi in Italia » in Protestantesimo n. 2/83).
Mentre però per il secondo
Valdismo è possibile, come è ovvio, approfondire le sue linee
teologiche, lo stesso non è possibile in ugual misura per il primo: infatti sono rarissime le
fonti valdesi per questo periodo
e tutto quello che siamo in grado di sapere lo conosciamo solo
da fonti avversarie. Eppure dovevano esistere scritti valdesi
contenenti i principi fondamentali della loro fede. Fra Samuele
da Cassine, un controversista cattolico, nel suo « Victoria triumphale contra li errori de Valdeisi », edito in Cuneo nel 1510,
parla ad esempio di un libro
stampato in italiano (verosimilmente verso la fine del ’400 o ai
primi del ’500) con l’esposizione
delle dottrine salienti e ne cita
alcuni passaggi per confutarli.
Doveva trattarsi di un manuale
ad uso interno composto, dice
fra Samuele, « difett'aimente per
i fedeli per loro dogma, dottrina
ed istruzione »: un testo quindi
diffuso in mezzo alla popolazione valdese e che doveva avere
compiti catechetici e forse anche proselitistici. Per altro si riteneva che questo testo fosse
andato disperso nel corso dei
secoli.
Il primo merito del libro di
Romolo Cegna i è quello di averci restituito questo prezioso testo, ricostruendolo sulla base di
due diverse redazioni (conservate nel codice 208 a Ginevra e nel
codice C 5 22 a Ehiblino dove ha
avuto il titolo di Tesoro e luce
della fede), che ce lo hanno incredibilmente conservato. Ci troviamo quindi di fronte ad una
testimonianza di prima mano
del Valdismo pre-Chanforan,
che ci consente un approccio diretto e quanto mai interessante.
Il pregio di Cegna è quello di
averci presentato il testo tradotto in un italiano scorrevole e di
facile lettura.
Eccoci allora posti di fronte
all’antica originale predicazione
valdese medievale, fondata unicamente sulla « legge di Dio,
cioè di Gesù Cristo vero Dio e
vero uomo », che « basta da sola al governo della Chiesa militante ». Questa fedeltà alla Scrittura porta questi credenti ad accettare dei sacramenti il battesimo, l’imposizione delle mani,
la comunione del corpo e Sei
sangue di Cristo, la penitenza
(preghiera, elemosina ma non
la confessione auricolare con il
rito dell’assoluzione e l’ingiunzione di penitenze), l’ordinazione, il matrimonio, l’unzione mentre rifiutano tutti gli altri riti
umani, « che più che essere di
Il popolo della pace
(segue da pag. 1 )
i problemi del pericolo di guerra nucleare, oltre l’emozione collettiva di questo momento storico.
Gli evangelici
Dietro uno striscione col versetto del profeta Isaia: « Il frutto della giustizia sarà la pace »
e con sotto « Chiese evangeliche
in Italia », marciavano almeno
1.500 evangelici provenienti da
tutte le regioni italiane; molte
le chiese rappresentate con specifici striscioni, la EGEI, la
FDEI, i bambini della Scuola
domenicale di Roma - Piazza Cavour che, molto osservati anche
dall'esterno del corteo, avevano
scritto su una serie di cartelli
appesi al collo « No ai missili ».
Una partecipazione importante, significativa, già espressa al
mattino con una specifica presenza in piazza Cavour, che mostrava l’impegno dei credenti
evangelici nel dire no ai missili
a Comiso, a tutti i missili, quelli dell’Est e quelli dell’Ovest, no
a vivere sotto la protezione del
le armi; ma anche la proposta
e l’impegno ad andare oltre, a
ricordarsi delle situazioni di ingiustizia nel mondo, del divario
crescente Nord-Sud, dei popoli
soggetti a regimi dittatoriali, della guerra economica tra gli stati, a ricordarsi sempre che solo
dalla giustizia può nascere la pace. A ricordare, come ha detto
dal palco degli oratori Elena Girolami a nome delle Chiese evangeliche, che solo l’agape di Gesù
Cristo può creare la pace nel
mondo.
Due riflessioni
LUTERO
L'annunciato manifesto che ricorda ii 500" anniversario delia nascita di Lutero sta giungendo in questi
giorni alle chiese che lo hanno ordinato. In diverse località sottolineerà manifestazioni luterane del
mese di novembre. Altrove giunge
in tempo per segnalare, con una
scritta in calce, la trasmissione di
« Protestantesimo » di lunedì 31
ottobre (ore 23.10, seconda rete)
che sarà dedicata a Lutero.
Per terminare, due riflessioni
ancora, tra le tante che affiorano alla mente dopo questa giornata. La prima è che il governo
italiano e gli altri governi europei non possono restare indifferenti dopo questa manifestazione e dopo quelle simili nelle varie capitali dell’Europa occidentale. La dislocazione dei missili
deve essere ridiscussa, questo
popolo della pace deve poter contare, tutti devono potersi esprimere direttamente con un voto
su di un aspetto così importante per il futuro dei propri paesi.
Un primo risultato, forse limitato ma non formale, è l’assicurazione che la delegazione recatasi in Parlamento ha ricevuto
dal presidente della Camera, circa un dibattito parlamentare entro la fine di novembre sull’installazione dei missili.
La seconda riflessione è che
dopo questa grande dimostrazione di volontà di pace, di speranza, il movimento per la pace
italiano e quello europeo devono fare un salto di qualità: dalla paura della guerra nucleare,
così ben rappresentata durante
profitto nuocciono alla salvezza ». Ci si addentra nella lettura
dell’antico testo ed emergono i
capatt^ri della fede di ^ questi
vaifiesi anteriori alla Riforma,
che vivono la loro protesta richiamandosi all’osservanza delle
prescrizioni dell’Evangelo contro « i decreti aggiunti dall’uomo che offendono, menomano e
fanno impedimento alla legge »
di Dio. Ne risulta un quadro incisivo, un bozzetto vivace e significativo di fede vissuta fra
tante difficoltà, nel segreto delle
riunioni, al riparo, per quanto
possibile, dalle persecuzioni e
dalle delazioni.
BIBBIA: ANDIAMOCI
PIANO CON I SALTI
Caro Direttore,
ho seguito con moita « curiosità » la
trasposizione in TV, in maniera drammatizzata, del colloquio ai pozzo di
Giacobbe tra Gesù e la Samaritana,
operata nella trasmissione di « Protestantesimo » del 3.10.83. Ho seguito
anche il dibattito successivo, che ha
messo in luce il carattere sperimentale
dell’operazione. Questo rilievo mi aiuta a mettermi nelia condizione di chi
vuole dare un’idea per una riflessione,
che possa contribuire a sempre migiiorare la nostra rubrica.
Bisogna ricordare infine che
il testo è introdotto da un saggio che inserisce il Valdismo nell’ambito dei movimenti riformatori medievali (in particolare
quello boemo) e che è se^ito
da un commento molto documentato che lo illustra e lo spiega. Infine troviamo un’appendice che delinea brevemente ed efficacemente la storia della Riforma boema; il volume è poi
arricchito dalla riproduzione a
colori della « Tavola dei dieci
comandamenti » dipinta alla fine del ’400, ffià-nella Chiesa di
S. Maria di Danzica ed ora conservata al Museo di Varsavia,
opera di autore o autori anonimi tedeschi certamente ispirati
dalla spiritualità valdese. In sostanza si tratta di un volume per
specialisti ma la semplicità della scrittura e le ottime spiegazioni lo fanno consigliare anche
al lettore comune, che voglia con
profitto accrescere la sua conoscenza di questo periodo di storia valdese.
Mi sta bene la predicazione attraverso la TV, cioè servendosi delle Immagini e dei suoni. Il mio modo di vedere si discosta alquanto da quella che
definirei (un po’ approssimativamente,
ma bastevole per capirci) ■■ operazione
di avvicinamento », che si è concretizzata con evidenza, nella trasmissione,
nel travestimento (Gesù vestito come
un uomo di oggi) e nella rassomiglianza
dei luoghi. Si tratta di un modo di procedere per cui Gesù diventa contemporaneo e il quotidiano di ieri è uguale al quotidiano di oggi. Ora credo che
la TV ripropone, arricchito di immagini, un testo di predicazione, o più
semplicemente un testò deila Bibbia.
La domanda è questa: è opportuno,
nel senso che serve meglio a far passare il messaggio, annullare in qualsiasi modo la distanza tra me e il testo? Altra domanda: la distanza tra
me e la Bibbia deve essere annullata da me, o è il testo che si avvicina
a me e riduce la distanza, per cui parla a me?
Franco Scaramuccia
^ Romolo Cegna, Fede e etica valdese del ’400. Claudiana, 1983, pp.
380, L. 18.000.
il minuto di simulazione che alle 5 del pomeriggio ha visto i
manifestanti sdraiarsi per terra,
alla lotta per la giustizia. Questa lotta deve legare, più di
quanto sia attualmente, i movimenti per la pace occidentali ai
movimenti che all’Est, tra mille
rischi e difficoltà, lottano per i
diritti civili, per la libertà da
una serie di dittature sempre
più militarizzate; molto significativo, a questo riguardo, l’appello letto in piazza San Giovanni e firmato da « cittadini dell’Est e dell’Ovest », contro tutti
i missili in Europa. Ma deve legare i movimenti per la pace anche e sempre di più a coloro che
nel Terzo Mondo lottano per costruire una propria via indipendente di sviluppo, contro tutti
gli imperialismi.
Ed infine il movimento per la
pace deve ricordarsi che se è
vero che l’installazione dei missili non solo accresce il pericolo di guerra, ma limita la democrazia nel nostro paese, aumenta la dipendenza da chi li controlla (e forse è questo il più significativo scopo della loro installazione), è altrettanto vero
che la strada perché ogni uomo,
ogni donna, siano coscientemente in grado di lottare contro gli
armamenti, è quella di lavorare
con perseveranza alla costruzione di una cultura della pace,
dentro di noi, nel rapporto con
gli altri, singoli e popoli. Detto
con altre parole, il movimento
per la pace deve diventare un
movimento di liberazione, nel
senso più ampio di questo termine. Un cammino difficile, non
di poco tempo, non tutto dipendente dalle nostre forze: a noi
credenti il compito di testimoniare che in questo cammino
non siamo soli. Aldo Ferrerò
Sono d’accordo con Moscati quando
affermava l’esigenza di competenza nell’uso del mezzo televisivo in rapporto,
direi, ad un'altra amorevole passione:
quella della « lettura » della Bibbia.
In conclusione sarei molto cauto nelle operazioni di modernizzazione che
riguardano la Bibbia. Potremmo perdere
una ricchezza tanto utile per il messaggio.
Alfonso Manocchio, Palermo
VERI E NON VERI
CREDENTI
Chiedo scusa a quanti, come la sorella Anna Grosso di Genova, hanno
avuto l’impressione di un atteggiamento di sufficienza del sottoscritto, e di
» superiorità », nei confronti dei partecipanti al battesimi avvenuti a S. Marzano la scorsa estate. Cercherò di chiarire alcuni dei punti sottolineati dalla
sorella Anna perché non è giusto attribuirci sentimenti che non abbiamo
avuto.
Durante i due mesi estivi abbiamo
avuto la gioia di avere fra noi due giovani del centro ARCA di Calamandrana
e tutti i giovedì sera, insieme allo stesso gruppo, abbiamo letto e meditato
la Sacra Scrittura, unendola alla preghiera e al canto. Abbiamo accettato
con gioia la richiesta di utilizzare le
nostre strutture, visto che la comunità
ha voluto, durante i lavori di ristrutturazione del fabbricato, dotare la nostra sala delle attività in modo da pròter rendere un servizio a tutte le comunità evangeliche della zona che praticano il battesimo per immérsione e
che, ai contrario delle chiese battiste,
non hanno alcuna attrezzatura per far
lo. La comunità ha aderito con gioia al
mìo invito a partecipare numerosa alla
riunione pomeridiana ed è venuta per
incontrare dei fratelli e delle sorelle
a cui il Signore aveva donato una vita
nuova.
I termini sottolineati dalla sorella
Anna di Genova non vogliono esprimere una nostra presunta sufficienza ma
semplicemente il fatto che da anni il
nostro tempio non ha visto la partecipazione di tanti giovani e noi eravamo
felici di averli fra noi. Definire semplice la loro fede significa riconoscere
che essi non si pongono alcun problema teologico, paghi soltanto di quanto
Il Signore ha fatto nella vita di ciascuno di loro. Credo fermamente che sono un segno della azione dello Spirito
di Dio nel nostro tempo.
Naturalmente, come in tutte le azioni dell’uomo, ci sono stati dei segni
negativi, particolarmente gravi per noi
che facciamo parte dello stesso popolo
di Dio...
Penso che la risposta in un modo
o in un altro a queste domande può
esserci utile nelTintraprendere sperimentazioni di predicazione moderna.
Dal mio punto di vista sono propenso
a mettermi davanti al testo, a « capire » quello che la Parola dice e crea
nel momento originario. Certamente si
tratta di una parola scritta distante da
me, né io devo compiere operazioni di
modernità per farle <■ saltare » duemila
anni. Sarà la « novità », saranno le proposte, saranno le risposte e le speranze che parlano e si prospettano nel mio
orizzonte. In questo modo rimarrà la
ricchezza dell’humus di quel testo,
quelle parole non saranno strappate dal
loro ambiente, ma saranno ioro per
forza propria vicino a me.
La comunità locale è stata completa
mente ignorata, come se non esistesse, e questo è andato ad aggiungersi
all’atteggiamento di estrema chiusura
delle due giovani che abbiamo accolto
fraternamente con noi durante l'estate
e che in cambio dell'ospitalità e di un
saiario hanno prestato la loro opera
come cuoche con soddisfazione di tutti, ,ma che dal lato spirituale ci hanno
subito classificati fra i non » veri credenti ». Mi ha particolarmente colpito
il loro rifiuto di presiedere a turno i
culti mattutini con cui iniziamo ogni
nostra giornata. Si facevano il loro culto personale e basta. Questo atteggiamento di estrema chiusura nei nostri
riguardi ha fatto sì che noi non abbiamo ricevuto nulla sul piano spirituale,
è evidente che parliamo di un Dio diverso, chi non la pensa come loro è
niente.
Avevo pensato di proporre al Comitato della Casa Evangelica di offrire al
Teen Challenger la nostra collaborazione nella assistenza di coloro che
escono dai loro centri rinnovati nella
vita dal nostro Signore Gesù Cristo,
per aiutarli a vivere questa vita nuova
anche nelle difficoltà della vita quotidiana ma visto quello che è successo
non riesco a vedere come potremo
avviare questa attività in comune con
loro. Meno male che lo Spirito soffia
dove vuole e che nessyno ha il monopolio sulla Sua attività. Egii illuminerà
il nostro cammino.
Ugo Tomassone, S. Marzano (AT)
INVITO AL SENSO
DELLA PACE DI DIO
Gesù ha detto « amate i vostri nemici » (Matteo 5: 4).
E' contro l'insegnamento dì Gesù accettare la logica dell'odio, che molte
potenze umane suscitano artatamente
negli uomini per ottenere sostegno e
consensi ai loro propositi di persecuzioni, guerre, stermini...
Gesù ha detto: «non giudicare» (Matteo 7: 1).
Allontaniamo da noi la tentazione di
giudicare, e quindi scegliere e parteggiare, collaborando così alla formazione di gruppi, opposti tra loro, che predispongono a sentimenti di odio.
Noi vogliamo chiedere al Signore di
stabilire la pace nella Sua giustizia che
è amore. (Matteo 7: 7). Sinceramente
e apertamente specificando agli uomini: vogliamo la pace secondo la giustizia di Dio. (Matteo 6: 33). Siamo indifferenti alle condizioni di pace poste
dali'uno o dall'altro gruppo secondo la
giustizia umana. Qgni volta che invochiamo la pace non ci asteniamo dallo
specificare: di Dìo.
Vigiliamo affinché non siamo vittime
della tentazione e aderire alle condizioni secondo la presunzione di sapere e
indicare quale sia la pace giusta e quali i mezzi idonei per conseguirla. Non
importa quanti siamo a volere la pace
basata sull'amore.'
Gesù ha insegnato; « porgi l’altra
guancia » (Matteo 5: 39-40).
Ricordiamo e meditiamo. Ubbidiamo!
Giuseppe Roncoroni, Roma
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L’orrore della morte esaltata Lutero,
Solo una conversione interiore può consentire di superare ogni equi- DdrOiS
voco sentimentale di esaltazione e di retorica eroica ^
Nella nostra cultura mediterranea, anniversari, commemorazioni e celebrazioni hanno sempre un po’ il sapore del rimpianto, della malinconia. Funerali e matrimoni, celebrazioni
storiche e manifestazioni di massa, sono ineluttabilmente orpellati di occhi umidi, abbracci
commossi, discorsi vibranti con
voce vibrata.
Tale sentimentalismo neolatino può perfino risultare simpatico e rassicurante quando si
tratta d’un raduno partigiano o
d’una manifestazione pacifista.
Ma ci son casi in cui tale attitudine dello spirito diventa complice pericolosa di mitologie e
valori che, spogliati delle vesti
curiali, apparirebbero finalmente per quei che sono: banalità,
errori, violenza, volgarità indegne.
La stagione ci fornisce una
precisa conferma di queste affermazioni così, irridesse e viscerali : « 4 novembre, anniversario della vittoria italiana e festa delle forze armate ».
A più di ses^ant’anni da quel
delirio che, senza armi nucleari,
senza defoglianti, senza Pershing
e SS20, è riuscito a produrre il
massacro di 600.000 persone solo tra gli Italiani, in ogni parte
del bel paese si continua a parlare di dedizione e gesta eroiche, a offendere i morti elogian
CAMPOBASSO
Attualità
di Lutero
Venerdì. 7 ottobre ha avuto
luogo a Campobasso, presso la
sala consiliare del Municipio,
una conferenza pubblica organizzata dalle chiese evangeliche
battista e valdese della città, in
occasione del V Centenario della
nascita di M. Lutero.
La conferenza è stata tenuta
dal prof. Paolo Ricca sul tema:
« L’attualità di Lutero ».
L’oratore ha esordito affermando che esistono oggi vari tipi di attualizzazione della figura del Riformatore, come ad
esempio quella marxista e quella di una certa storiografia di
ispirazione cattolica, consistenti
nello scegliere quei punti del
pensiero di Lutero che possono
essere funzionali al proprio discorso.
Se però bisogna parlare di attualità, bisogna affermare un'attualità di Lutero che l’oratore
ha definita « scomoda ». Nei confronti del Riformatore, non si
può fare cioè un’operazione di
recupero; per dirla con un paradosso, la vera attualità di Lutero sta proprio nella sua « inattualità ».
Il prof. Paolo Ricca ha quindi illustrato con chiarezza e con
passione questa attualità scomoda, mediante vari e significativi esempi.
Il pubblico ha seguito con piacere tutta la conferenza, mostrandosi attento ed interessato a tutto il discorso.
Un pubblico formato non solo dalla quasi totalità degli evangelici delle due chiese, ma anche da numerose persone invitate per l’occasione.
La buona riuscita di questa
iniziativa ha rivelato anche nel
pubblico non evangelico una
profonda e schietta sensibilità a
tematiche che non sono all’ordine del giorno in una regione
come quella del Molise.
D. C.
do non la loro esistenza mortale ma la loro orrenda fine voluta da una logica che permetteva a Marinetti di definire la
guerra « igiene della storia ».
A sessant’anni dunque da questa criminale fesseria e a pochi
giorni dalla più grande affermazione di massa contro la guerra
e gli armamenti (Roma 22 ottobre) dovremo ancora una volta
ascoltare l’ottimo Pertini che si
arrampica sugli specchi per non
tradire la sua coscienza democratica e deporre egualmente
romanissime corone d’alloro in
onore degli eroi-vittime.
Il sentimentalismo distrugge
i sentimenti e senza parere ci
allontana dal reale, producendo
mostri (non erano forse amanti
di cani e uccellini quei signori
che serenamente leggevano il
giornale sotto un paralume in
pura pelle d’ebreo?).
Redipuglia
Ebbene, ci vien da invitare
tutti coloro che hanno a cuore
davvero la causa della pace, a
compiere un pellegrinaggio presso Gorizia, a Redipuglia, ove
sorge orrido e maestoso il sacrario dei 70.0(K) caduti della
Quinta Armata. Potrà questo
viaggio aiutarci a render meno
generico e superficiale il nostro
sentimento di pace che, per crescere, dovrà necessariamente distruggere ogni amore per l’eroismo facile.
I pacifisti sinceri invitati alla
ipotetica scampagnata si troveranno di fronte ad un golgpta
littorio di granito squadrato a
gradoni; coperto, gradone per
gradone, dai nomi in ordine alfabetico di 40.000 eroi, che culmina
in tre croci sovrastanti il ricordo in bronzo di altri 30.000 ignoti.
Tra scritte e lapidi, non una sola
parola ricorda in concreto queste 70.000 morti, ma solo esaltanti vaniloqui suH’immortalità
della gloria e della terra natia.
In una realtà in cui tanto
« grottesco » è universalmente
accettato, come stupirsi allora
se la logica dei blocchi e del terrore nucleare viene normalmente considerata un comune problema di politica internazionale?
A Redipuglia, e in decine di
altri teatrini sparsi per l’Italia,
i feticisti del sacrificio potranno ammirare vecchie sigarette
e brandelli d’abito di autentici
eroi, lettere esaltate di odio,
iconografie déco rappresentanti
poppute madri italiota nell’atto
di benedire dei disgraziati giovani agricoltori mandati al macello; i mistici della guerra potranno bearsi di gesù cristi che
mettono i panni freddi sulle
tempie di morenti eroi biondi,
tipicamente mediterranei. Uscendo potranno leggere scritte che
dan del vile a chi « non esce sereno e con cuore gagliardo » da
questo grand guignol della virilità italica.
Ma anche senza percorrere
mezza Italia per ritrovarsi in
questo pagano monumento alla
morte che è Redipuglia, potremmo ricavare eguale « edificazione » anche solo visitando i vari
monumenti all’alpino e i parchi
della rimembranza qui alle valli, potremmo ricavare una antologia di grottesche iscrizioni da
utilizzare come « documento di
riflessione » sul significato profondo della parola pace.
Necessità
di conversione
Poiché questa cultura funebre pagana che trasmette alla
patria i valori tipici della divinità, serpeggia ancora nei discorsi di occasione e tra le ri
ghe dei sussidiari come stupirsi
se persino dei giovani di Comiso intervistati considerano le installazioni Nato una fonte di
reddito turistico ed una ulteriore stimolazione della locale economia sommersa?
Tuttavia scandalizzarsi e trovar blasfemo quel Golgota di
pietra e le grottesche frasi di
esaltazione, è inutile; inutile come sentirsi tanti e belli alle manifestazioni pacifiste, o commemorare commossi all’osterìa
cantando « O Gorizia tu sei maledetta ». Ben più necessaria
una conversione che prima di
abbattere le idee cattive, abbatta dentro ciascuno di noi ogni
equivoco sentimentale, ogni
traccia di ammirato stupore per
le gesta epiche, che alla fin fine
si riducono alla solita cattiva
letteratura, ricondita e travestita, secolo dopo secolo, ma sostanzialmente identica a se stessa.
Anche chi ama commemorare la resistenza, o il sacrificio di
Guevara o la guerriglia di Janavel, potrà trovare giovamento
dal pensare che gli eroi dell’umanità, quelli veri, hanno senipre combattuto il meno possibile, limitato al massimo i danni e rifiutando sempre la morte
come valore in sé.
Paolo Cerrato
di JAMES ATKINSON
8°, pp. 490, 120 ili. nel testo + 16
tav. f. t., copertina a cinque colori, L. 18.000
L’esperienza spirituale fonda^
mentale dell'uomo che è all'origine del mondo moderno.
Non una delle tante “biografie''
storiche, ma un libro che ha il
merito di approfondire le grosse questioni ideologiche che stanno alla base della Riforma, rendendole accessibili al non teologo.
Lutero non è il fondatore di
una nuova religione, né il monaco insofferente che con la sua
ribellione ha dato via libera all’individualismo moderno.
Lutero ha rivolto alcune _ domande fondamentali alla Chiesa
del suo tempo e a quella di tutti
i tempi. Domande che attendono ancora una risposta. E continua ad essere frainteso e travisato. Scrive il noto teologo F.
Gogarten: « Per lo spirito moderno, Lutero costituisce un imbarazzo troppo grande per pc>
ter essere dimenticato. Lo si può
mettere da parte, lodandolo _o
rimproverandolo, ma — proprio
come succede con una domanda che non ha ricevuto la giusta risposta — egli torna continuamente a ripresentarsi ».
Lutero non ha inteso insegna
scatenata
re dottrine nuove ma — come
Giosuè '— ha guidato il popolo
di Dio alla scoperta del nuovo
mondo della teologia biblica, d(>
po averlo liberato dalla schiavitù della scolastica.
E’ un teologo troppo grande
per poter essere rinchiuso nei
limiti confessionali; in realtà egli
appartiene a tutta l’ecumene cristiana: egli addita Cristo e l’Evangelo.
Ogni cristiano, prima o poi,
deve misurarsi con Lutero e, nell’attuale movimento ecumenico,
più presto lo si fa, meglio è. Melantone è stato buon profeta:
« Anche se è morto, Lutero vive ».
La Riforma protestante è il
grande evento rinnovatore che
è all’origine della società moderna. Non è possibile comprenderlo appieno senza un adeguato approfondimento delle sue
motivazioni che sono religiose.
Merito di questo libro ^— di uno
specialista inglese — è di spiegare chiaramente le grosse questioni ideologiche che stanno alla base della Riforma, rendendole accessibili al non teologo.
Un agile e leggibile « sommario » che mancava nel panorama
editoriale italiano. Una prima
edizione di questo libro era uscita nella nota collana « Penguin
Books » di Londra.
(Inf/Claudiana)
TORINO
Novembre luterano
Le manifestazioni in occasione
del 500° anniversario della nascita di Lutero si sono concentrate a Torino nel mese di novembre. Per questo mese l'Assessorato per la Cultura del Comune di 'Torino, con la collaborazione del Centro Evangelico di
Cultura, ha organizzato un ciclo
di conferenze e dibattiti che si
terranno nei 4 giovedì del mese
alle ore 18 precise al Centro incontri della Cassa di Risparmio, C.so Stati Uniti 23, secondo il seguente programma:
3 novembre:
Salvatore Caponetto (Università di Firenze): La crisi della civiltà europea: da Erasmo a Lutero.
Giuseppe Alberigo (Università
di Bologna): La Chiesa di fronte
al caso Lutero.
10 novembre:
Jan Vercruysse (Pontificia Univ. Gregoriana): La teologia di
Lutero.
Paolo Ricca (Facoltà Valdese
di Teologia - Roma): La protesta luterana.
17 novembre:
Boris Ulianich (Università di
Napoli): L’ecclesiologia luterana.
Luigi Firpo (Università di Torino): Il pensiero politico di Lutero.
24 novembre:
Mario Miegge (Università di
Ferrara): Lutero e la cultura europea.
Franco Gaeta (Università di
Roma): Lutero nella storiografia italiana.
A questa serie seguirà un Se
Annullo speciale
Dal canto suo la Chiesa valdese ha organizzato alcune manifestazioni centrate intorno al
giorno 10 novembre, anniversario della nascita di Lutero. In
tale giorno, nel salone di C.so
Vittorio 23, sarà aperto con orario 9-12, 15-18, un Ufficio Postale
distaccato che funzionerà per
l'annullo speciale riprodotto qui
a fianco. Questo annullo è stato
ottenuto dalle Poste con un lungo iter. Verranno poste in vendita cartoline filateliche in bianco e nero e a colori con diverse
illustrazioni di Lutero tratte
dalle opere di Cranach. Le cartoline, la cui tiratura è limitata
potendo tuttavia essere aumentata in caso di prenotazione da
parte delle chiese e pagamento
dell’importo entro il 30 ottobre,
avranno i seguenti prezzi;
Bianco e nero L. 600; a colori
L. 800; la coppia L. 1.300.
Affrancate con annullo speciale: bianco e nero L. 800; a colori L. 1.000; la coppia L. 1.700. Il
provento delle vendite andrà a
coprire le rilevanti spese connesse con l’annullo speciale.
Accanto all’annullo postale vi
sarà un’esposizione-mercato di
pubblicazioni su Lutero e la Riforma, la proiezione del film su
Lutero del 1952 (videoregistrata,
proiettata in continuazione), tma
mostra filatelica su Lutero e la
Riforma protestante. Gli orari
di queste manifestazioni sono:
giovedì 10, 9.30-12, 15-18; ven. 11,
15-20; sabato 12, 9-17.30.
Sabato alle ore 18 un concerto-conferenza sul tema « Influenza di Lutero sulla musica di
chiesa » concluderà il programma. Parlerà il past. Alberto Taccia e canteranno le Corali valdese-battista e dei Fratelli.
minario di studi organizzato dall’Università di Torino presso la
Facoltà di Lettere a Palazzo
Nuovo (prof. Franco Bolgiani),
con il seguente programma:
Giovedì 24 novembre, ore 9.15:
Paolo Simoncelli (Università
di Roma), Lutero e il Luteranismo in Italia.
Venerdì 25 nov., ore 9.15:
Richard Stauffer (Université
de la Sorbonne, Paris), Luthère
et le Luthéranisme en France.
Ore 15.15:
José Ignacio Ellechea Idigoras (Università di Salamanca), Lutero e il Luteranismo in
Spagna.
Sabato 26 nov., ore 9.15:
Lech Szczucki (Università di
Varsavia), Lutero e il Luteranismo in Polonia.
MAR3\'^
Prenotazioni
Per prenotazione di cartoline
e richiesta di bollatura di oggetti diversi dalle cartoline rivolgersi a Nicola Tomassone,
via S. Antonio da Padova 12,
10121 Torino, tei. 011/570.761. Invio solo dietro ricevimento del
relativo importo.
4
4 vita delle chiese
28 ottobre 1983
CONVEGNO GIOVANILE DEL PRIMO CIRCUITO COLLEGIO VALDESE
Lavoro e disoccupazione
A Stoccarda
Una trentina di giovani hanno
partecipato domenica 16 ottobre
al Convegno organizzato dal 1°
Circuito su « Lavoro e disoccupazione ». I lavori sono stati introdotti da uno studio biblico
del pastore Claudio Pasque! che
ha esammato il rapporto dell’uomo con il lavoro, così come si è
andato definendo negli scritti biblici. Dopo, la discussione ed il
confronto si sono svolti in tre
gruppi che, guidati da Paolo Ferrerò, Silvio Vola e Roberto Giacone, hanno affrontato tematiche riguardanti il rapporto e la
fealità dello studio e del lavoro,
il fenomeno della disoccupazione e del lavoro nero o sommerso in continuo aumento, il rapporto tra il tempo di lavoro ed
il tempo libero.
Dopo la discussione in gruppi
si è avuto ancora un momento di
confronto tutti insieme in cui
ogni gruppo ha presentato brevemente i risultati del lavoro di
ciascuno d'essi.
Queste sono alarne impressioni emerse:
— lo studio non è certamente
più importante del lavoro, perchè ha un suo valore diverso ed
essenziale. Lo studio non dà da
mangiare, mentre il lavoro sì. Il
fine a cui tutti tendiamo è la
ricerca di un lavoro, lo studio
può essere uno strumento utile
a cercare un certo tipo di lavoro;
— il fenomeno della disoccupazione e del lavoro nero o sommerso deve essere ormai consi
derato un fenomeno non tanto
dipendente e collegato alla crisi
dello sviluppo economico e produttivo, ma piuttosto un fenomeno a cui è necessario ricorrere
in misura massiccia per il rilancio dell’attività economica dei
paesi occidentali a cui anche noi
apparteniamo. La conseguenza
più evidente di questa constatazione è che la disoccupazione e
la piaga del lavoro nero (ma si
può ancora definire realmente così, quando è proprio questo che
garantisce in questi anni il non
crollo della nostra economia?)
non potranno essere combattute
efficacemente nei prossimi anni,
perché esse sono funzionali al
modello produttivo che si sta
affermando anche nel nostro paese: dovremo imparare ad abituarci a vivere con o a vivere
di lavoro nero, con tutte le conseguenze che questo comporta?
zare delle proposte come quelle
delle attività volontarie, anche
come possibilità di superamento
dell’egoismo dei singoli individui, come servizio verso il prossimo, anche come forma di autorealizzazione.
— parlare di lavoro significa
anche parlare del tempo libero,
in particolare cercare di capire
che rapporto si può o si debba
instaurare tra quello che per noi
è il tempo che dedichiamo alle
nostre attività lavorative e quello che è per definizione il momento in cui ci dedichiamo alla
nostra autorealizzazione, cioè il
tempo libero propriamente detto. Constatata la mancanza spesso di proposte per vivere bene il
nostro tempo libero, si è anche
capito che in questo vuoto prepositivo c’è lo spazio per avan
II Convegno non voleva e non
poteva dire nulla di più, e soprattutto nulla di conclusivo, ma è
stato semplicemente la prima occasione per iniziare un confronto
su un tema così importante. Ora
i gruppi giovanili che vi hanno
partecipato ritorneranno nelle loro comunità, sapendo di avere
tm tema in comime con tutti i
gruppi giovanili del Circuito.
Ogni gruppo potrà elaborare il
tema proposto nella forma e con
gli strvunenti che vorrà assumere. ci saranno altre occasioni durante il corso dell’anno ecclesiastico per tornare a confrontarsi
e per tornare a discutere. Una
cena ed un torneo di ping-pong
hanno concluso l’incontro dando
quel tono di fraternità e di serenità (a parte la febbre ’’sportiva") necessarie a rinsaldare i
rapporti già esistenti in vario
modo tra le nostre realtà giovanili.
Ci si è lasciati con la speranza
di ritrovarsi come coordinamento dei gruppi ^ovanili della Val
Pellice, per discutere il proseguimento di Questa iniziativa, fra
un mese.
Mauro Pons
Daini al 18 ottobre alcuni allievi della I e della II Liceo Linguistico di Torre Pellice, accompagnati dal prof. Elio Pizzo e
dalla signora Cericola, lettrice
di tedesco, si sono recati nel
Sud della Germania ner un viaggio di studio. Qui sono stati ospiti della comimità di StuttgartZuffenhausen, grazie aU’interessamento dei signori Armingeon
e della prof. Amalia Geymet Panerò.
Il gruppo ha visitato interessanti città, come Stoccarda e
Heilbronn. Gli edifici di quest’ultima, fedelmente ricostruiti dopo la II guerra mondiale, la caratterizzano come tipica città tedesca. Gli allievi e i due accompagnatori hanno anche avuto
contatti con alcune comunità evangeliche del Württemberg, in
particolare Nordhausen, Perouse
e Schoenenberg. Qui hanno avuto la fortuna di visitare la casa
museo dove visse Henri Arnaud,
recentemente ristrutturata.
Ecco alcune impressioni degli
allievi:
Roberta: « Io penso che questi
viaggi all’estero siano molto positivi ai fini linguistici, perchè
permettono di acquisire una
maggior scioltezza nella conversazione, molto difficile da raggiungere a scuola. Anche quest’ultima gita è stata molto utile
da questo punto di vista, sebbene alloggiando tutti insieme nella foresteria di Eber dingen (nei
pressi di Stoccarda) la tentazione di parlare in italiano sia stata grande ».
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Per i diritti degli anziani
« Salvaguardare la dignità umana della persona ricoverata
nelle nostre case di riposo ».
Questo il punto centrale della
relazione svolta dalla dottoressa svizzera Annalisa Vougat durante le due giornate di aggiornamento per operatori delle case per anziani, svoltesi al Rifugio ed all’Asilo di San Giovanni.
Circa ima sessantina di operatori, appartenenti alla Casa
delle Diaconesse, al Rifugio, agli
Asili di San Giovanni e di San
Germano, alla Miramonti ed a
Villa Grazialma (Avigliana), alcuni membri di comitati e singole persone interessate, hanno
lavorato per due giorni con molto interesse intorno alla problematica che la relazione aveva
offerto.
Interessante per noi che siamo
spesso rinchiusi su noi stessi, è
stato il sapere che la dottoressa
ha maturato la sua scelta di dedicarsi al lavoro con gli anziani,
dopo una esperienza di lavoro
volontario svolto parecchi anni
fa presso il Rifugio.
La costante attenzione all’uomo che si cela anche nell’anziano
più arteriosclerotico, rinchiuso
nel suo mondo e incapace di comunicare; il desiderio di approfondire sempre di più il senso
del nostro lavoro; la cura che si
deve avere nel rassicurare gli anziani; le aspettative che si hanno
nei loro confronti; i rapporti
con la famiglia; il tentativo di
ricondurre l’anziano che ne è
privo al senso della realtà che
sta vivendo; l’esigenza di stabilire un clima tale che permetta
all’anziano di sentirsi meglio; la
necessità di un continuo confronto e scambio di informazioni tra gli operatori; — questi i
grossi temi sui quali i partecipanti hanno discusso e si sono
confrontati, riportandone tutti
una grande sensazione di arricchimento.
Vista Timportanza delle tematiche e l’interesse degli operatori presenti, tenteremo la pros
sima settimana di approfondire
l’argomento. Per ora il nostro
più vivo ringraziamento alla dottoressa Vougat per gli stimoli
cui ci ha sottoposti.
Ripresa delle attività
POMARETTO — Come da
decisioni dell’assemblea di Chiesa degli anni precedenti, anche
quest’anno durante il periodo
invernale, riprendono i culti nella sala del teatro valdese di Pomaretto. Il primo di essi si terrà domenica 6 novembre p. v.
alle ore 10 con Santa Cena.
Riprende anche il culto mensile all’Inverso Pinasca (Clot)
con inizio domenica 3# ottobre
alle ore 10.
• Anzaldi Marilena e Pons
Claudio hanno voluto creare un
nuovo focolare sotto lo sguardo
del Signore. A questi due novelli sposi che hanno desiderato far benedire la loro unione
vanno gli auguri della comunità
tutta.
• Ancora dolore e lutto in alcune famiglie della comunità.
Sono deceduti ; Cántele Maria
V. Jahier, di Pomaretto; Berger
Giovanna v. Rostan, di Pomaretto; Coucourde Arturo, di Inverso Pinasca; Collet Céline v.
Bare!, di Grangionovo - Inv. P.
Ai familiari di questi fratelli
la simpatia cristiana della comunità tutta.
• Ricordiamo le seguenti riunioni ed incontri: mercoledì 2
nov. p. V. riunione quartierale al
Clot di Inverso alle ore 20; venerdì riunione quartierale a
Perosa Argentina alle ore 20,30;
martedì 1” nov. p. v. incontro
gruppo visitatori presso la Eicolo Orando (Pomaretto) alle
ore 20.
• La corale di Pomaretto recatasi in Svizzera ad Onex rinsaldando con questa visita l’amicizia di lunghi anni, ha riportato
i fraterni saluti da parte dei nostri amici Svizzeri alla nostra
comunità.
• Il Bazar ha avuto la sua
giornata la domenica 16 ottobre, Buona la partecipazione
della comunità che ha permesso un incasso lordo di circa lire
3.000.(K)0. Anche quest’anno l’utile del Bazar sarà devoluto agli
stabili della nostra comunità.
Ringraziamo tutti coloro chè in
un modo o in un altro hanno
permesso la buona riuscita di
questa festa. La sera presso l’Eicolo Orando una quarantina di
pomarini si sono riuniti per la
ormai consueta cena comunita
3 degli attuali 4 membri possono
essere rieletti: il 4” cesserà definitivamente per compiuto quindicennio.
E’ stato presentato ed approvato U programma attività 19831984. Ed è seguita un’ampia informazione sulla situazione finanziaria della nostra comimità
e della Chiesa in generale.
• Il Concistoro è convocato
per lunedi 7 novembre, ore 20,
nella saletta.
Ripresa delle attività
ria.
Programma '83-84
VILLASECCA — Domenica 2
ottobre. Un culto con celebrazione della Cena del Signore e condotto da alcuni ragazzi e ragazze della Scuola Domenicale e del
Catechismo, ha segnato l’inizio
delle attività per l’anno 1983-84.
In questa opportuna circostanza è stato amministrato il
battesimo alla piccola Elena Leger di Franco e Maria Grazia
Tallini Lerda. Voglia il Signore
aiutare questi genitori a mantenere vivo il loro impegno asstmto davanti a Lui ed alla sua
chiesa.
• A poche ore di distanza
l’uno dall’altra, Adolfo Peyran,
all’età di 70 anni, e Catterìna Refoum V. Poét, all’età di 93 anni,
hanno terminato la loro terrena
esistenza. La nostra comunità
esprime ancora una volta la propria solidarietà cristiana ai familiari tutti sapendo che Cristo
è la nostra resurrezione.
• L’Assemblea di chiesa di Domenica 16 Ottobre ha ascoltato
le relazioni delle deputate alla
Conferenza Distrettuale e al Sinodo. Ha raccolto il pressante
appello da parte del Concistoro
perché si continui a cercare nella nostra comunità persone disposte a servire il Signore come
membri del Concistoro per Chiotti. Villasecca Inf. e Combagarino
tenendo anche presente che solo
S. SECONDO — In questa settimana sono riprese le principali
attività della comunità: la corale, la scuola domenicale, il cate
chismo. I ragazzi del primo an
no di catechismo hanno ricevuto in dono dalla chiesa la Bibbia,
una novità che sta ad indicare
l’importanza della Scrittura per
la nostra vita di credenti.
• Dopo lunghi anni di sofferenze è deceduto improvvisamente il fratello Alessandro Avondetto (Combe). A coloro che egli
lascia possa essere di aiuto la
solidarietà e l’amore fraterno della comunità.
Film su Lutero
ANGROGNA — Prenotatevi,
presso gli anziani, all’agape del
6 novembre, organizzata dall’U.
Femminile, giornata comunitaria
in Sala su Lutero (con visione
del film del Gruppo Teatro Angrogna). Costo L. 5.000.
• Sabato 29 alle 15 faremo la
definizione ufQciale degli orari di
catechismo. Non manchi quindi
nessun catecumeno.
Nozze d’oro
PINEROLO — La comunità
si rallegra con Norma Godine e
Guido Gay e con Abìna Traverso e Silvio Gardiol che in questi giorni festeggiano le nozze
d’oro.
• Ci siamo rattristati alla notizia della morte della nostra
sorella Giovanna Zürcher ved.
Brun.
Sara: « Questo viaggio è stato
molto interessante, ma l’aspetto
che mi ha colpito maggiormente
è stato il fatto che nella maggior
parte delle chiese Valdesi che
abbiamo visitato c’erano numerose raffigurazioni di Cristo. Il
pastore di Nordhausen ci ha
spiegato che questo è dovuto alle influenze subite da parte della tradizione luterana ».
Andrea: « Per me è stato molto divertente il fatto di doverci
autogestire nell’organizzazione
della foresteria, compresa la
preparazione dei pasti ».
Elisa Campaci
domenica 30 ottobre
□ INCONTRO FDEi
PIEMONTE-LICURIA
SAVONA — Si tiene tra ie 10.30 e
ie 17.30 i’incontro regionaie deiia FDEi
Piemonte-Liguria presso la chiesa metodista di via Diaz, sul tema « Qualità
della vita e testimonianza evangelica.
E’ possibile vivere come creature di
Dio nel nostro tempo ».
Per iscrizioni (entro il 25 ottobre) e
informazioni per i gruppi delle Valli rivolgersi a Katharina Rostagno (telefono
0121/51372).
Per la partecipazione è organizzato
un viaggio in pullman (costo L. 10.000).
Pranzo al sacco.
n CONCERTO AL TEMPIO
DEI COPPIERI
TORRE PELLICE — Alle ore 16 inizia
un concerto offerto dall’Associazione
Amici dell'Ospedale Valdese di Torre
Pellice, dalla famiglia Comba, da Claire
ibbot e Paolo Vaglieri dedicato alla memoria di Gustavo Adolfo Comba. Saranno eseguite musiche di Vivaldi, Bach
e B. Marcello. Ingresso Ubero a tutti.
□ FESTA DEL RACCOLTO
PRAROSTINO — Presso la chiesa
valdese si svolgerà la festa del raccolto col seguente programma:
ore 10.30: culto con Santa Cena;
ore 15: Mostra e vendita dei prodotti di
Prarostino . Buffet.
giovedì 3 novembre
n CORSO DI ANIMAZIONE
BIBLICA
PINEROLO — Alle óre 14.30 presso
la Chiesa Valdese (via dei Mille 1) hanno inizio i lavori del corso di animazione biblica promosso dalla FFEVM
del 1” Distretto.
domenica 6 novembre
n INCONTRO CASSIERI
1» DISTRETTO
TORRE PELLICE — Alle ore 14.30 alla
Casa Unionista inizia l’incontro dei cassieri del r distretto per discutere la
situazione delle contribuzioni e compilazioni dei moduli statistici.
giovedì 10 novembre
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
PINEROLO — Alle ore 20.30 presso
la chiesa valdese di Pinerolo si riunisce il collettivo biblico ecumenico per
lo studio dei documenti « Battesimo,
Eucaristia, Ministeri ».
Tema del giorno: Il battesimo nella Riforma ». Introduzione del past.
Giorgio Tourn,
venerdì 11 novembre
□ V CENTENARIO DELLA
NASCITA DI LUTERO
PINEROLO — Organizzata dal r Distretto si tiene presso il Cinema Primavera (via Marro) nei pressi del giardini della stazione, una serata (inizio ore
20.45) in occasione del V centenario
della nascita di Lutero.
Programma;
— Canti delle corali valdesi delle Valli e di Torino;
— Film su Lutero a cura del Gruppo
Teatro Angrogna e presentazione
del past. Giuseppe Platone;
— Dibattito.
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28 ottobre 1983
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IN VISTA DELLA GIORNATA NAZIONALE DELLA PACE
La pre - manifestazione
degii evangeiici a Roma
Una ’’uscita” delle chiese romane e un incontro degli evangelici di
ogni parte d’Italia hanno preceduto la marcia della pace del 22 ottobre
PiEMONTE E VAL D’AOSTA
Riunione congiunta
Le chiese evangeliche romane
hanno voluto anticipare, con una
loro personale kermesse, la grande maniíestaiüione per la pace
del 22 scorso. Davanti alla chiesa valdese, nei giardini della centralissima piazza Cavour, nel pomeriggio si seno succeduti canti,
interventi, mes.saggi e preghiere:
in alcuni stands che perimetravano l’area dona manifestazione,
intanto, vetiivano distribuiti «bottoni», foulards e volantini in cui
venivano spiegati gli scopi della
manifestazione. Due di questi
stands erano stati allestiti direttamente dalla Fgei ed illustravano la presenza protestante nelle
iniziative di lotta in corso a Comiso. Tutto questo ha comportato un notevole impegno organizzativo, cui hanno partecipato le
comunità battiste, metodiste e
valdesi della città, che avevano
costituito a questo scopo un apposito comitato. Nei locali della
chiesa di piazza Cavour, ancora,
funzionavano un buffet ed un
pronto soccorso.
Alle 17 le luci del palco si sono accese ed ha avuto inizio la
manifestazione: a quell’ora erano
presenti almeno 200 persone,
principalmente evangelici. Alle
parole del presidente della Federazione delle chiese evangeliche pastore Aurelio SbafH, (che
ha illustrato l’impegno della Fcei
sul tema della pace), del pastore
Sommani, che era un po’ il « padrone di casa » del meeting e degli altri oratori, si sono intervallati numerosi momenti musicali,
presentati dalle molte comunità
evangeliche che hanno partecipato alla manifestazione: gruppi e
corali avventiste, pentecostali,
battiste si sono succeduti, presentando un « repertorio » interamente dedicato al tema della pace.
Come aveva osservato il moderatore della manifestazione,
Vincenzo Ribet, anche i diversi
oratori che si sono avvicendati
sul palco, hanno affermato che è
illusorio e pericoloso ritenere
che la pace possa essere raggiunta attraverso un proliferare dell’armamentario atomico. Una documentata relazione di Maurizio
Girolami ha ricordato crudamente le cifre della possibile catar
strofe atomica: l’equivalente di
cinque tonnellate idi tritolo
« spetterebbero » a ciascun abitante della terra (compresi vecchi e bambini ) nel caso che si
volesse ripartire il potere distruttivo atomico tra tutta la popolazione del globo. In questa situazione parlare di « equilibrio »
sembra §olo umorismo di bassa
lega. A che serve un equilibrio
quando la potenza atomica nei
depositi militari di tutto il mondo è sufficiente a far esplodere
la terra due, tre volte?
Appassionato anche l’intervento del pastore Giorgio Girardet,
che ha soffermato la sua attenzione soprattutto sull’aspetto teologico del problema della « pace ».
Una preghiera detta da Hedy
Vaocaro ha inflne concluso la
manifestazione.
Un bilancio del meeting è sembrato senza dubbio positivo: probabilmente la risposta della
« piazza », il coinvolgimento dei
non evangelici è stato assolutamente inferióre allo sforzo organizzativo. Ma la presenza solidale ed appassionata di « tutto »
l’evangelismo romano alla manifestazione (sia come presenza
che come risposta) ha ripagato
il comitato del grosso sforzo sostenuto.
Giovanni Ribet
Preparazione in gruppi
Il grande tempio di P.za Cavour ha ospitato, in un’allegra
e pittoresca confusione, alcune
centinaia di persone divise in
gruppi che trattavano diversi
aspetti del tema della pace e del
disarmo nella mattinata del 22
ottobre. In preparazione della
manifestazione del pomeriggio
si erano aggiunti agli evangelici
romani i diversi gruppi giunti
al mattino in rappresentanza di
chiese evangeliche dalle Valli,
dalla Sicilia, dalle Puglie e da
diverse altre regioni.
La pre-manifestazione degli
evangelici era cominciata all’aperto come il pomeriggio precedente, con un’introduzione del
pastore Salvatore Rapisarda di
Catania e il saluto del pastore
Russel Casseln della United
Church of Christ degli Stati
Uniti. Poi, dopo un inizio di discussione nei gruppi, una breve
pioggia ha indotto gli organizzatori a trasferire i gruppi nel
tempio di P.za Cavour, dove si
è perso in « presenza » esterna
ma si è guadagnato in attenzione e possibilità di ascolto.
In un gruppo dedicato a « Pace e Bibbia » il pastore Michele
Sinigaglia, con una carrellata di
testi dell’Antico Testamento, seguita da interventi dei partecipanti, ha ridimensionato l’immagine guerresca della fede di
Israele mettendo in risalto la
concretezza e l’importanza del
concetto ebraico di shalom-pace.
Il pastore Eugenio Rivoir ha
guidato il gruppo che ha esaminato il tema delTobiezione di coscienza. Accanto a quella tradi
zionale, al servizio militare, altre forme di obiezione sono state affrontate, tra cui quella fiscale, con tutti i problemi che
essa comporta. « Ogni obiezione
che comporta una disubbidienza
civile suscita disagio e sofferenza nella coscienza del credente
— ha osservato Roberto Costanza di Torino —. Per questo
è necessario che il credente che
tende ad assumere posizioni radicali non voglia isolarsi dalla
comunità e d’altra parte questa non deve emarginarlo in un
atteggiamento di indifferenza o
di condanna».
Nel gruppo raccolto dal pastore Mario Berutti i partecipanti all’IMAC (Radimo internazionale contro i missili) hanno raccontato delle esperienze
del blocco di Comiso di agosto e di settembre e hanno deciso di sfilare, con il loro striscione, insieme agli altri partecipanti del « Raduno », in testa
al corteo, anziché con gli altri
evangelici.
Il pastore Anna Maffei e il
prof. Ezio Ponzo hanno animato il gruppo più consistente che
si è occupato dell’educazione alla pace. Necessità di cambiamento di mentalità, di nuovi rapporti tra le persone, nella famiglia e nella scuola, di gesti concreti di solidarietà e di modelli
credibili per le nuove generazioni — riferisce Paolo Gay di
Luserna S. Giovanni — sono
stati gli argomenti che hanno
maggiormente occupato la discussione.
A conclusione del lavoro dei
gruppi, dopo un momento di
canto e di preghiere spontanee,
il pastore Luciano Deodato ha
rivolto un messaggio individuando nella nonviolenza una linea
di azione che diventa linguaggio
comune per le nostre chiese. Isolata nei decenni scorsi, proveniente da pochi profeti spesso
emarginati, oggi la voce della
nonviolenza è accolta soprattutto dai giovani ed è su questa
base che una nuova pagina della nostra storia inizia ad essere
scritta.
Con una preghiera finale si è
conclusa la mattinata con la seconda mezza giornata con cui
gli evangelici hanno voluto prepararsi alla manifestazione in
uno spirito di condivisione e di
fraternità, mentre im’allegra
scenetta mimata dalla scuola
domenicale di P.za Cavour anticipava i fantasiosi girotondo e i
variopinti slogan del pomeriggio.
Franco Giampiccoli
Nel territorio del IV circuito
non ci sono chiese metodiste:
certamente si tratta di una delle poche situazioni di questo tipo fuori dalle Valli valdesi. Ma
a Torino e nel Piemonte occidentale ci sono invece molte chiese
battiste: non essendoci neppure
in questa parte d’Italia una Federazione regionale delle chiese
evangeliche, finora (se si eccettuano un certo numero di tentativi fatti nella città di Torino)
battisti e valdesi lavoravano separatamente. I contatti sono spesso stati buoni, qualche incontro
era organizzato, addirittura esistevano dei gruppi di lavoro comuni (per la radio, per le scuole
domenicali, ecc...), ma si sentiva
la mancanza di una riflessione
comune sul lavoro da fare insieme. Batti e ribatti, finalmente
qualcosa si è mosso. Sabato 15
ottobre l’assemblea di circuito
delle chiese valdesi e l’associazione delle chiese evangeliche
battiste in Piemonte hanno tenuto la loro prima riunione coinime
a Rivoli, nei locali deU’Istituto
Filadelfia. La mattina ci sono
state riunioni separate e il pomeriggio si è tenuta la riunione
congiunta. Molte le decisioni
prese in mattinata, ma qui si
elencheranno solo brevemente
IMAC e Autonomia
Un particolare che ci riguarda
da vicino mette in evidenza l’improvvisazione con cui tronconi
diversi della manifestazione si
sono composti e scomposti. Gli
evangelici partecipanti all’IMAC
(International Meeting Agàinst
Cruise, il « Raduno » che ha funzionato a Comiso nei mesi di
luglio, agosto e settembre con
forte apporto degli evangelici)
avevano deciso di sfilare sotto
questo striscione nella testa del
corteo con il CUDIP di Comiso
e le altre rappresentanze della
Sicilia. Prima della partenza però, gli autonomi si sono incuneati dietro di loro nel tentativo di
prendere la testa del corteo. Dopo un lungo stallo il CUDIP, Comiso e tutto il resto del corteo,
per non aver davanti gli autonomi sono partiti deviando a
destra per un altro percorso.
Quando alla fine, spinti dagli au
tonomi urlanti slogan del tutto
estranei, il gruppetto di testa,
con riMAC, ha deciso di partire, ha costituito im troncone di
corteo regolare quanto a percorso ma non certo come composizione. E’ così che un giornale
come Repubblica ha potuto identificare al passaggio lo striscione dell’IMAC come distintivo e
organizzazione degli autonomi!
(Repubblica del 23 ottobre, p. 2).
Quando la testa di questo spezzone si è accorta di non avere
alle spalle se non gli autonomi
ha operato una conversione abbandonando il troncone degli autonomi. Gli evangelici siciliani,
con i loro fazzoletti viola e il
loro striscione dell’IMAC, per vie
traverse hanno raggiunto molto
più avanti il folto gruppo degli
evangelici e con loro sono arrivati in Piazza San Giovanni.
CORRISPONDENZE
Attività femminili
PADOVA — Si sono inaugurate il 7 ottobre con una conferenza di Michele Tandello sul libro
di Dodds « Cristiani e pagani in
un’epoca di angoscia », le attività del gruppo di attività femminile della Chiesa metodista.
Anche quest’ anno verranno
condotte riflessioni e discussioni
su argomenti teologici, storici,
letterari con il contributo del
pastore di Padova, G. M. Grimaldi, di quello di Venezia, A.
Berlendis, di membri della comunità particolarmente esperti
nei vari campi e di simpatizzanti che volentieri si sono prestati a fornire la loro consulenza
e a collaborare. Il mese di dicembre verrà dedicato, come è
ormai tradizione, alla realizzazione del consueto incontro comunitario annuale che si svolge
poco prima del periodo natalizio.
Questo è il programma dettagliato per il mese di ottobre che
è stato dedicato allo studio dei
grandi temi del Sinodo valdesemetodista 1983.
(l’organizzazione della predicazione nel circuito, soprattutto
a Biella — nuova chiesa nel circuito, benvenuta!, — a Chivasso
e a Cuneo; la preparazione di
un incontro in primavera a conclusione della discussione del tema della testimonianza evangelica nel mondo odierno; l’incarico dato a una commissione di
lavoro di preparare due o tre
progetti di massima per l’eventuale organizzazione di un viaggio nel sud in seguito alla discussione sinodale). Forse varrà
la pena ritornare con un po’ più
di calma su questa discussione
e su questi obiettivi.
Ma il pomeriggio, sotto la nresidenza di Emmanuele Paschetto e di Franco Giampiccoli, abbiamo ner la prima volta ■—
dunque — discusso insieme, battisti e valdesi, sul senso e sui
modi della nostra testimonianza
comune. C’erano persone nuove
tra di noi: fra i valdesi il candidato al ministero Gianni Genre,
che prende il posto di Eugenio
Bernardini (partito per la Puglia
e che abbiamo lasciato andare
con rincrescimento); fra i battisti il nuovo pastore di Venaria,
Pasquale Castelluccio, proveniente da Cagliari (mentre è sul piede
di partenza Michele Foligno che
se ne va a Genova): tutti hanno
ricevuto ima cordiale parola di
benvenuto. Poi si è cominciato
a programmare: a livello di vredicatori, organizzando un ciclo
di tre riunioni di aggiornamento
per pastori e predicatori locali
sul tema del « che cosa », « come » e « a chi » della predicazione; a livello di scuole domenicali raccomandando la ripresa
di un convegno per i monitori
delle scuole domenicali di un’intera giornata su” base regionale
da tenersi prima dell’inizio del
lavoro autunnale (tenuto conto
anche che nel passato c’erano
già stati convegni molto ben riusciti); a livello di piovani nrospettando una maggior diffusione della « Circolare giovani » curata da un gruppo di Torino e
attirando l’attenzione sul convegno deciso dalla conferenza distrettuale del giugno scorso sul
problema giovanile e in fase di
preparazione. Ultimo argomento,
naturalmente, il BEM, il famoso
documento di Lima di cui tutti
un po’ parlano e che alcuni, un
po’ a stento, iniziano a leggere
— da soli o in gruppo: la riunione di Rivoli ha deciso di organizzare uno studio in comune
del documento « Battesimo, Eucaristia, Ministero » nell’area torinese.
Poi, dopo aver deciso di ritrovarci l'anno prossimo per una
seconda assemblea, ci siam lasciati; lasciati per modo di dire,
perchè le cose programmate insieme cominciano fra poco.
Eugenio Rivoir
Mercoledì 12 ottobre: « Pastorato e impegno politico », a cura di G.M. Grimaldi.
Mercoledì 19 ottobre: « Questione meridionale: problema solo del meridione? Le scelte della
chiesa evangelica», a cura di un
delegato al Sinodo.
Mercoledì 26 ottobre: « La pace », a cura di G.M. Grimaldi.
Corso di storia
MILANO — Riprendendo le
sue attività la Comunità metodista ha chiesto ad Aurelio Penna di tenere ogni seconda domenica del mese una serie di studi
sulla storia del valdismo e del
metodismo in Italia. Ogni terza
domenica del mese, poi, la Comunità sarà informata, sempre
dopo il culto, della presenza protestante in Italia attraverso la
stampa. Una prossima giornata
comunitaria preciserà più complete linee per lo sviluppo della
attività della Comunità e del suo
Centro Sociale.
PARMA — Domenica 6 novembre alle ore 10.30, presso la Chiesa metodista, Borgo Riccio 13, avrà luogo l'Assemblea dell'B” Circuito con relazioni
programmatiche delle chiese e del Consiglio e elezione del consiglio.
LUINO — Sabato 29 ottobre presso
la chiesa metodista di via XXV aprile, 93
con inizio alle ore 10 avrà luogo l’Assemblea del VI circuito delle chiese
valdesi e metodiste della Lombardia e
Piemonte orientale.
PESCARA — La Chiesa metodista, in
collaborazione col Circolo XII dicembre,
organizza per il 5 novembre ore 17 nell'Aula Magna della Facoltà di economia una conferenza su « La Riforma
protestante e la nascita delle società
moderne ». Introdurranno II past. Giorgio Bouchard e un esponente della cultura làica del nostro paese.
6
6 prospiettive bibliche
28 ottobre 1983
PER L’ORA CHE PASSA
Una proposta
per il 1984
« Per l’ora che passa », il periodico trim^trale dell’Unione
per la lettura della Bibbia a cui
collaborano anche valdesi e metodisti, si va diffondendo nelle
nostre chiese come un valido aiuto per la lettura della Parola di
Dio. Coloro che si sono abbonati
durante quest’anno hanno ricevuto in settembre il fascicolo dell’ultimo trimestre deU’83 e stanno seguendo la lettura di brani
tratti dal Levitico, dai Salmi, dai
Proverbi, da Michea, Matteo, dalla I lettera ai Corinzi.
« Per l’ora che passa » è destinato anzitutto alla lettura personale. Ma non è questo il solo
uso che si può fare di questo periodico. A titolo di esempio, ecco
alcuni esempi di come può essere utilizzato:
— un pastore alle Valli ha offerto un numero di « Per l’ora
ABBONAMENTI
Per abbonamenti e informa^
zioni rivolgersi a Sergio Rar
stello. Unione per la Lettura
della Bibbia - via Ausonia n.
24/2, 16136 Genova, telefono
010/21.84.58.
Abbonamento annuo:
L. 5.000 (ordinario)
L. 10.000 (sostenitore)
che passa » in omaggio nelle sue
visite pastorali di fine anno. L’omaggio è stato evidentemente
apprezzato, in quanto parecchi
hanno deciso di abbonarsi al periodico;
— un gruppo di giovani, sempre alle Valli, ha diffuso «Per
l’ora che passa » vendendolo la
domenica fuori della chiesa. Anche qui vi è stato un effetto incoraggiante nei raddoppio degli
abbonati;
— tutti abbiamo dei vicini, dei
colleghi, degli amici che possiedono lina Bibbia e la tengono nella propria biblioteca. L’offerta di
«Per l’ora che passa» può essere uno stimolo a ptenderla in
mano, leggerla, lasciarsi interpellare.
Tutti coloro che desiderano un
quantitativo del primo numero
dell’84 per una distribuzione promozionale sono pregati di farlo
sapere entro il 5 novembre telefonando a Sergio Rastello in modo da provvedere alla stampa di
im adeguato quantitativo.
L’Unione per la lettura della
Bibbia ha anche promosso una
indagine sulla lettura della Bibbia con le domande che riportiamo in questa pagina. Invitiamo i nostri lettori a partecipare
a questa inchiesta sui cui risultati riferiremo in seguito. Per
partecipare, ritagliare la scheda,
compilarla sottolineando ciò che
interessa e spedire a Sergio RastellG (indirizzo qui a fianco).
(segue da pag. 1)
cazione che gli viene da parte di
Dio ma attraverso Elia, fa forse intravedere per la prima volta ad Eliseo che questi beni non
sono di sua proprietà e questo
è anche espresso in maniera
simbolica ma reale dal fatto che
dopo essersi allontanato, Eliseo
torna a prendere un paio di
buoi e li offre in sacrifìcio. C'è
qui la ripetizione di un fatto che
era spontaneo per la pietà di
Israele: quando avviene un incontro determinante, quanti patriarchi, quanti uomini della
Bibbia improvvisano un altare
Sotto il mantello
con quattro pietre e offrono un
sacrificio con quello che hanno
a disposizione. Può essere un pane, una bestiola o, nel caso di
chi avesse maggiori disponibilità, due buoi.
Ma il gesto non è soltanto un
sacrificio offerto a Dio. Esso subito diventa anche un banchetto,
un momento di condivisione, di
gioia, di festa. Con le legna degli arnesi dei buoi « ne cosse le
carni, e le diede alla gente che
- INCHIESTA
Sulla lettura della Bibbia
L^gi la. Bibbia? quotidianamente settimanalmente raramente
In quali occasioni? in chiesa in famiglia per conto mio
Con quale metodo? a caso secondo gli argomenti trattati in chiesa secondo il bisogno del momento secondo im programma di letture regolari
Hai già letto... tutta la Bibbia tutto il Nuovo Testamento solo alcuni brani
Consideri la Bibbia una raccolta di elevato valore morale la Parola di Dio rivolta a te un testo importante dal punto di vista storico e culturale un libro che richiede una preparazione adeguata per leggerlo con profitto
Troveresti utile seguire un piano di letture giornaliere che ti accompagni attraverso tutta la Bibbia in pochi anni? SI’ NO
le mangiò ». Se quindi Eliseo lascia suo padre e sua madre —
come più tardi altri discepoli faranno lasciando le loro barche
per seguire Gesù. — non lo fa
nella tristezza o con la sensazione di perdere, bensì nell’espressione di gioia e di festa del banchetto con la gente che è con lui.
C’è un'ultima parola molto importante che troviamo nel testo.
Eliseo, lasciati i buoi corre dietro ad Elia e dice: «Ti prego, lascia che io vada a dare un bacio a mio padre e. a mia madre
e poi ti seguirò ». Elia gli risponde: « Vai e torna; ma pensa a
quello che t’ho fatto ». Di solito
siamo abituati a considerare il
Nuovo Testamento come pieno
di amore al contrario di un Antico Testamento duro e rigido.
Ma qui abbiamo una profonda
umanità di Elia: « va’ e torna ».
e invece una durezza del Cristo
che in una situazione simile e di
fronte alla stessa richiesta dice:
« Nessuno che abbia messo mano all’aratro e si volga indietro
è adatto al Regno di Dio » e una
durezza ancor maggiore per chi
chiede di potere seppellire prima suo padre: « Lascia i morti
seppellire i loro morti ». Penso
che possiamo intuire i motivi
della durezza di Gesù: l’urgenza, la precedenza che il Regno
ha su qualsiasi altra cosa. Direi che l’azione del Signore presente per un tempo tra noi in
Cristo ha chiesto degli aut aut
radicali, perché questa presenza
era per un tempo breve ed eccezionale. Per il resto, l’azione
del Signore presente tra noi in
spirito è paziente, è benigna. Il
racconto della vocazione di Eliseo ci insegna quindi ad unire
la radicalità della vocazione
con l’umanità e la saggezza sull’esempio di un uomo peraltro
forte e duro come Elia.
Sergio Ribet
IL ’’GIOVANE RICCO” - 3
Non possiamo lasciare il nostro testo
senza porci un’ultima domanda. Chi era
realmente quell’uomo?
Già abbiamo individuato alcxmi suoi caratteri: è un ebreo praticante, un credente impegnato, possiamo dire di più?
« E’ il giovane ricco » risponde senza
esitazione il lettore che ha qualche dimestichezza con la Scrittura per il solo fatto che il brano evangelico reca questo titolo nelle bibbio moderne. Che sia ricco
non è da mettere in dubbio, lo dicono
chiaramente i testi evangelici e dopo la
sua partenza Gesù fa una lunga riflessione sulle ricchezze ed il regno. Un ricco
religioso, pio, credente come abbiamo visto all’inizio, forse fariseo. Che sia giovane lo dice però il solo Matteo; Marco, più
generico, parla solo di « un tale », Luca
dal canto suo lo definisce uno « dei principali », un notabile diremmo noi.
Non è questo l’unico caso in cui gli
evangelisti, specialmente i sinottici, raccontano lo stesso episodio con differenze
più 0 meno importanti o vedendolo sotto
angolature diverse. Queste diversità si
possono accostare o combinare; nel caso
nostro si potrebbe risolvere il problema
dicendo che si tratta di un giovane, notabile, benestante.
Questo si può fare, ma per parte mia
preferisco mantenere aperto l’interrogativo e lasciare il personaggio in penombra, rimanere cioè incerto sul suo volto
reale, così come resta incerta la testimonianza degli evangeli. Incerta non già nel
senso di non essere chiara ma di essere
diversificata, particolare, settoriale. In
fondo ogni evangelista vede l’interlocutore di Gesù dal suo punto di vista.
Tre volti diversi per
10 stesso personaggio
Per Matteo è « un giovane », a cui possiamo dare 18-20 anni; la domanda che
pone a Gesù, così piena di passione ma
anche di incertezze, ci conduce immediatamente alle contraddizioni dell’adolescenza, a quel sapere e non sapere, a quella
sicurezza quasi petulante che nasconde
11 dubbio, a quel provocare per sfida seguito dallo sconforto, che tutti hanno
vissuto nella formazione della propria
a cura di Gino Conte
Terminiamo con quesfultima parte la serie di Giorgio Toum sull’incontro descritto in Marco 10: 17-22; Matteo 19: 16-30 e Luca 18: 18-30. Le prime due puntate
sono state pubblicate nei due numeri precedenti.
personalità.
Il « tale » di Marco, che viene incontro
e si inginocchia, a me pare essere un altro uomo, o lo stesso ma 20 anni dopo,
un uomo maturo, che sa cosa vuole, che
ha già impostato la sua vita e fatto le sue
scelte. C’è una piccola sfumatura nel testo che mi fa pensare ad un atteggiamento di sicurezza, di decisione, è il verbo:
« accorre », non arriva di corsa ma viene
con passo rapido, deciso. La domanda è
la stessa ma il tono è diverso, è il questionare di uno che vuole riscontri, vuole
sapere per ragionarci su per integrare la
risposta nella sua ‘esperienza di uomo.
Il « notabile » di Luca, che non si inginocchia ma «domanda», non evoca l’adolescenza ma la fine di una carriera; è
un uomo che ha raggiunto quello che poteva e voleva raggiungere, è già sulle soglie della vecchiaia, un personaggio importante nel suo borgo, sui 65 anni, e in lui
la domanda nasce da un dubbio, aver
scelto bene, non essersi sbagliato, aver
impostato la vita come andava impostata. Forse è il dubbio della prima vecchiaia, la vita eterna è ormai vicina, è la
sola vita che resta da vivere, l’altra è ormai al termine.
Esser condotti a
dire « sono io »
Un uomo indefinito dunque che non ha
volto e forse ha tutti i volti? Penso proprio di sì perché l’immagine che di lui ci
resta, chiara, prepotente è la sua schiena,
non la faccia. E’ senza volto perché il
senso della sua vicenda sta nella sua dimissione, nel suo allontanarsi. Ed è cosi
perché il suo vero volto è quello di ognuno di noi.
Se fosse un giovane chiaramente, senza
possibilità di equivoci, chi non è giovane
potrebbe dire « non parla di me che giovane non sono », se fosse vecchio chi non
è vecchio direbbe legittimamente « non
mi riguarda questa storia perché vecchio
non sono ancora ». Se fosse realmente un
personaggio importante la gente semplice non si sentirebbe coinvolta. Non essendo nessuno ognuno può dire « sono
io »; anzi il senso profondo del racconto
sta proprio in questo condurci a dire « sono io ».
Ma c’è la scappatoia del « ricco », « dei
'gran beni » che nessuno di noi ha, o ben
pochi. E così la nostra coscienza può ritrovare la sua quiete perduta forse per
un breve istante; non essendo io ricco, la
vicenda non mi interessa direttamente, è
accaduta ad un altro ed è stata scritta
per altri.
Siamo però certi che le cose stiano
così?
La questione delle ricchezze è certo importante nel nostro caso, ma è così determinante come supponiamo? Costituisce
cioè il centro della questione? Già la domanda di Pietro, che chiude il dibattito,
relativizza il problema ponendolo sotto
una diversa luce. Per lui seguire (5esù non
è questione di denaro soltanto ma di vita;
non ha lasciato alle spalle dei capitali ma
una vita, degli affetti, dei progetti, un lavoro cioè un tipo di esistenza, ha rinunciato a realtà molto più preziose e valide
che del denaro.
Ciò che è in gioco nell’incontro, ciò che
Gesù mette in gioco non è il solo possesso, è l’impostazione della vita, il modo di
vedere e affrontare la realtà.
L’impostazione della vita
è la ricchezza di ognuno
L’uomo come ci è parso vederlo attraverso il testo di Marco, pieno di slancio.
di coraggio, che sembra ancora amare il
rischio non è capace di seguire Gesù perché gli costa rinunciare più che alle sue
ricchezze alla gestione dei suoi beni e di
se stesso.
Non vuole dipendere da nessuno, non
intende lasciare che altri penetrino nella
sua esistenza; non sa uscire da se stesso
e non intende farlo. Seguire Gesù significa dover spartire la sua vita con qualcun altro, condividere, lasciarsi modificare, coinvolgere, mettere in questione.
Per il giovane di Matteo diventare discepolo significa qualcosa di analogo, forse più duro ancora, significa rinunciare a
programmarsi il futuro. Disporre del proprio io, del proprio domani, della propria
vita, è l’orientamento che tutti hanno a
20 anni. Che questo si riveli più tardi una
illusione, un sogno, non cambia nulla e
le esperienze di tutti non hanno mai servito a nessuno. Diventare discepoli di Gesù significa accettare di condividere con
lui la gestione del proprio domani, non
esserne più signore assoluto, essere condizionato sia pure da un amico, dal più
grande, libero e meraviglioso amico, ma
sempre condizionato.
Ed il notabile di Luca, l’uomo arrivato? Chi non lo capisce periettamente!
Nessuno al termine della carriera riuscita o fallita, al termine della vita bella o
triste accetta di ricominciare da capo.
Ricchezza -i- establishment = immobilismo assoluto. Pur comprendendo quanto
Gesù gli propone, e certo apprezzandone
la bellezza ed il fascino, è troppo stanco
per mettere tutto in discussione, i>er osare correre il rischio della novità assoluta.
Perdere dieci e
guadagnare cento
La storia non è quella di Gesù e del
ricco ma di Gesù e di ognuno di noi; l’uomo non ha volto ed ha il volto di tutti
perché è ognuno di noi e al di là della
ricchezza occasionale, del caso suo specifico sta la difficoltà a seguire Gesù: da
giovani perché non si ha tempo, da uomini perché ci si vuole realizzare, da vecchi
perché non ne vale più la pena. Peccato:
perché chi accetta di vivere in compagnia
di Gesù perde dieci e guadagna cento,
come è detto a Pietro, perde un po’ di
se stesso, è certo ma trova una vita.
Giorgio Toum
7
26 ottobre 1983
obiettivo aperto 7
INTERVISTA AL PASTORE PIETRO VALDO PANASCIA AL TERMINE DEL SUO SERVIZIO
IL SIGNORE CI HA APERTO UNA PORTA
In quasi un quarto di secolo di vita, il Centro Diaconale della Noce, a Palermo, con la sua opera soprattutto a favore
dell’infanzia, si è inserito profondamente nel tessuto della società con azioni dì solidarietà e di testimonianza
« Il pane per noi stessi è una preoccupazione materiale, il pane
per gli altri è una preoccupazione spirituale». Questo motto di
Berdiaef sta incorniciato alle spalle di Pietro Valdo Panasela in quello che è stato per più di due decenni il suo ufficio e riassume la linea e la passione di un lungo ministero.
Pastore a Palermo dal 1956, e a pieno tempo per il Centro diaconale dal 1970, Panasela lascia ora un’opera di dimensioni imponenti. Un Istituto educativo per 450 bambini, 5 sezioni di scuola materna, 9 classi elementari, 3 classi di scuola media con mensa e doposcuola, convitto, biblioteca, un consultorio familiare, una foresteria.
E dal lavoro del Centro diaconale sono sorti un’opera tra i terremotati del Eelice, Villaggio Speranza, a Vita, 70 Km. da Palermo,
e una chiesa valdese alla quale si unì in seguito la Chiesa metodista di Palermo.
Lo incontro una settimana dopo la giornata del 25 settembre in
cui il Centro si è riempito di fratelli e amici per salutarlo e per dare
il benvenuto al pastore Sergio Aquilante che gli succede. Mi conduce
a visitare il Centro passando tra i bambini che escono dopo la refezione e il doposcuola e vengono spontaneamente a salutare «il
nonno ». Nei diversi piani e settori del grande edificio si informa e
dà indicazioni a qualcuno dei molti collaboratori del Centro. Poi,
nei suo ufficio, lo interrogo sul passato e sul presente.
— Tutto cominciò nel 1959. Ero
da poco pastore a Palermo, alla
Chiesa valdese di via Spezio, ed
ebbi diversi contatti con Danilo
Dolci che si occupava del Cortile
Cascino, uno spaventoso caso
limite di condizione subumana a
pochi passi dal centro di Palermo. Famiglie che vivevano del riciclaggio dei rifiuti della città,
bambini che subivano danni irreparabili per la denutrizione
cronica. Michele Pantaleone
quando venne a visitare questa
realtà impossibile pianse perché
ne era rimasto all’oscuro fino allora e disse di vergognarsi di essere Siciliano
Quando più tardi Danilo Dolci
si trasferì a Trappeto alcuni
bambini del Cortile Cascino vennero da noi, alla Noce, dove nel
frattempo era iniziato il nostro
lavoro.
Dallo statuto
Lo statuto del Centro Diaconale,
approvato dal Sinodo del 1970, precisa che l'opera è costituita dalla
fusione dell'antico Istituto Valdese,
scuola elementare, annessa alla
Chiesa, fondata nel 1865, e dalla
Casa del Fanciullo fondata nel
1959.
Scopo del Centro è di combattere
l’analfabetismo e di promuovere e
incrementare l'istruzione scolastica e la formazione professionale
dei fanciulli. Connesso al Centro
di Palermo è il Servizio Comunitario di Vita che ha per scopo la
promozione delle condizioni di vita
e di lavoro nella zona trapanese.
Il Centro Diaconale è retto da
un Comitato Generale di cui fanno
parte rappresentanti della Tavola
valdese, della Federazione delle
Chiese evangeliche in Italia, del
Servizio Comunitario di Vita, della
Chiesa valdese di Palermo, dello
HEKS, del Diakonisches Werk in
Hessen-Nassau, del Gruppo di Servizio di Palermo (4) e il Direttore.
Lo direttive del Comitato Generale sono attuate da un Comitato
Esecutivo composto da 11 membri
d: cui 6 nominati dal Comitato Generale e 4 designati dal Gruppo di
Servizio e dal Direttore.
affluire. E noi andavamo a cercare quelli di Cortile Cascino per
toglierli di là e trasportarli in un
ambiente sano e pulito. Erano
bambini difficilissimi e ci voleva
una pazienza infinita. Le famiglie
ormai mi conoscevano e li affidavano volentieri a « u pasturi ».
Così di giorno ci occupavamo
dei bambini e di sera, due volte
alla settimana, avevamo il nostro
culto e lo studio biblico a cui
partecipavano anche diversi genitori di bambini che compravano la Bibbia, reimparavano a
leggere. Di qui sorse nel quartiere il primo nucleo di quella che
sarebbe stata in seguito la Chiesa valdese della Noce.
— Come riusciste ad allargare
quest’opera?
Le origini
— Come aveva avuto origine?
— Fu Maria Caruso, una Signora italo-amerìcana di ritorno
dagli Stati Uniti col marito Carmelo, che ci spinse ad iniziare
un lavoro con i bambini. Aveva
delle proprietà in questa zona e
ci mise a disposizione una casa
col giardino e una somma per
iniziare. Una maestra si rese disponibile per condurre un doposcuola. I bambini della zona, appena seppero, cominciarono ad
— Nel 1961 ricevemmo la visita del past. Hellstem che insieme ad un gruijpo di pastori e
laici impegnati nello HEKS, l’organizzazione diaconale della Svizzera tedesca, visitò la Sicilia. Rimase impressionato per la situazione precaria del nostro lavoro,
lo fece conoscere in Svizzera e
in seguito lo HEKS diede un contributo determinante alla nostra
La costruzione
— Come fu avviata la costruzione del Centro?
to del Centro su cui si erano
impegnati i nostri fratelli all’estero, i tedeschi per la costruzione e gli svizzeri per la gestione.
Ma le difficoltà non vennero
solo dalTacquisizione della proprietà. In Comune il nostro progetto impiegò 9 anni per arrivare
all’approvazione. Inizialmente mi
fu consigliato di andare a trovare il fratello dell’assessore ai lavori pubblici che mi avrebbe aiutato. Nella sua anticamera dei
personaggi inequivoci mi fecero
capire che per ricevere bisognava dare... Così feci dietro front
e il progetto restò fermo. Poi
cambiarono altri due assessori
e alla fine nel 19.70 il progetto
arrivò in porto.
— E intanto c’era stato U terremoto del ’68 nel Belice.
opera.
Successivamente, nel 1965 vi
fu una svolta. Venne a Palermo il
pastore Rahtgeber, segretario generale del Diakonisches Werk
delTEssen-Nassau. Fu entusiasta
del nostro lavoro, lo appoggiò decisamente e ci consentì di aprire
il Convitto valdese. Ma anche qui,
alla base di questo lavoro c’è ima
famiglia della Chiesa valdese di
Palermo, i coniugi Lidia Bonci e
Michele Paratore, che ci misero a
disposizione la loro vUla di via
d’Angiò.
Caruso e Paratore: gli aiuti ci
sono venuti da lontano, ma la
base del nostro lavoro è stata
posta da due famiglie della nostra chiesa.
— E come fu organizzato U
Convitto?
— Avevamo biso^o di un internato, per accogliere in modo
più stabile i bambini di Cortile
Cascino. Era inutile raccoglierli
di giorno e ributtarli nella fogna
la notte. Così con l’aiuto del
Diakonisches Werk e dello HEKS
ci fu possibile aprire il Convitto
e allargare la nostra attività.
Dialogo con la città
— Fu un lavoro lunghissimo
di pratiche, di viaggi, di azioni
legali per dividere la proprietà
della Signora Caruso che mi aveva dato procura per questo,
ricomprare parti vendute, occuparsi di 15 inquilini da trasferire. Alla base di tutto questo lavoro, preliminare stava il proget
I bambini del Centro Diaconale nella grande sala di refezione.
— Fu un’esperienza indimenticabile e da essa venne il Villaggio Speranza di Vita. Il terremoto del Belice fu il primo atto della tragedia, ancor più doloroso
del Friuli e dell’Irpinia. Gli aiuti
cominciarono subito ad affluire
dalla Germania, dalla Svizzera,
dall’Olanda. Non solo in materiali ma anche in denaro. Pensammo di non distribuire i fondi in
piccoli rivoli e così accumulati
gli aiuti ci permisero di costruire un villaggio di case che furono
assegnate a seguito di un’indagine scrupolosa. Il Villaggio Speranza venne così a far parte integrante del lavoro del Centro
Diaconale come intervento in
una delle zone più sottosviluppate della Sicilia.
— Quando fu costruito l’edificio che ora ospita il Centro Diaconale?
la società come ne ho avute col
Centro Diaconale. Attraverso il
Centro la presenza evangelica è
una realtà a Palermo. Ne sono
una prova gli interventi che la
stampa locale ci ha richiesto in
determinate occasioni (per es
campagna sul divorzio, sull’abor
to, ecc.) o ha ospitato in altre
I canali di questa presenza so
no diversi. C’è il consultorio fa
miliare che è attivo dal 1974.
Nello stabile ha sede anche il
CESE, il Comitato che si occupa
dei problemi delTemigr azione.
Inoltre c'è un’intensa attività culturale. Quest’anno abbiamo avuto conferenze di Spini e di Bertolino su Lutero, di Gönnet su
Valdo e Francesco, dì Pantaleone sulla mafia. Anche Rocco Chinnici venne alcuni mesi fa a parlarci della mafia e rimasi impressionato dalla sua determinazione.
— La costruzione dimò dal '70
al '74 e fu un tempo molto difficile. Nel '70 avevo lasciato la Chiesa di via Spezio dopo un quattordicennio di servizio pastorale.
Chiedemmo ospitalità alla chiesa per la scuola e ogni giorno,
con notevole disagio anche per
la famiglia del pastore Bertolino, nello stabile di via Spezio si
stipavano i bambini come carne
in scatola. Due classi, divise da
im tendone e disturbandosi a vicenda, facevano scuola perfino
nello scantinato. Ma anche questo periodo fini e ci trovammo
nel '74 con questo meraviglioso
strumento.
Alcune di queste attività sono
state organizzate nel quadro di
un « contro-comitato » di quartiere sorto per protesta contro la
inefficienza del Consiglio di quartiere eletto dai cittadini. Abbiamo infatti partecipato, con esponenti di diverse forze politiche,
alla creazione di un « Comitato
di quartiere per la pace e il progresso» che si è impegnato sia
su problemi locali, anche in un
incontro col sindaco Martellucci,
sia su problemi generali con diverse iniziative per la pace tra
cui una fiaccolata nella piazza
Noce la vigilia di Natale per la
pace e il disarmo.
I problemi non erano minori.
A quelli finanziari, un notevole
deficit per la costruzione, pensarono con grande generosità i nostri amici svìzzeri e tedeschi. A
noi restavano quelli della ricostruzione di una comunità che
nel frattempo si era dispersa. Si
aggiunsero a noi i metodisti e
insieme al culto si arrivava a
10-15 persone. Di qui. insieme al
pastore Manocchio, poi trasferito a La Spezia, si risalì la china. Si aggiunsero alcuni membri
di via Spezio che abitavano in
questa zona, altri furono riaggregati e in seguito vi furono diverse nuove adesioni. Oggi la
Chiesa della Noce è una chiesa
costituita, tiene i suoi culti nel
locale polivalente del Centro ed
ha notevoli rapporti esterni di
carattere sia culturale che evangelistico.
— Ci sono problemi finanziari?
— Ecco: quali sono i rapporti
tra il Centro Diaconale e l’ambiente circostante, quartiere e
città?
— Sono pastore da tanti anni e
posso dire che nel mio ministero
non ho mai avuto tante possibilità di contatti e di rapporti con
cui diamo la preferenza nelle
iscrizioni. Si tratta sempre di casi singolarmente accertati dai vigili e accettati da noi.
Testimonianza
esplicita
— E come vi comportate per
rinsegnamento religioso?
— Non esiste un insegnamento
religioso confessionale e i ragazzi di 3“ media, in quanto esonerati, non sostengono l’esame di religione. Ma 2-3 volte alla settimana raduniamo tutti i bambini
nella sala del Centro e parliamo
loro delTEvangelo. Si prende lo
spunto da una parabola o da un
fatto di attualità e si spiega l’Evangelo senza polemica e senza
imposizioni. Lo gradiscono i bambini, lo gradiscono i genitori con
i quali abbiamo discusso il problema e che accettano questa nostra impostazione; e per me è
una gioia parlare ai bambini dell’Evangelo. In questa stessa linea danno il loro contributo anche alcune maestre.
Per il nostro lavoro in generale, direi che non ci limitiamo ad
una testimonianza implicita perché non ci vergognarne dell’Evangelo. La nostra testimonianza è
anche esplicita, con pienezza di
convinzione perché «Dio non ci
ha dato uno spirito di timidità ».
Ma è chiaro che non siamo impegnati nella diaconia per fare
un’aggressiva opera di proselitismo religioso.
— Assolutamente no. Abbiamo
operato il passaggio delle consegne e sono stato particolarmente
lieto di presentare una situazione
chiara e solida. L’aiuto non ci è
mai mancato e spero che così
sarà in futuro. Posso dire di non
essere mai stato nelle condizioni di chiedere qualcosa a qualcuno. Ogni volta l’aiuto necessario
ci è giimto facendoci conoscere
cosa sia la grazia del Signore.
— Cosa provi nel lasciare questo lavoro?
Il nostro bilancio si regge principalmente sui doni di chiese,
enti e singoli dall’Italia e dall’estero. Senza di questo ovviamente non esisteremmo. Alle famiglie dei bambini chiediamo un
contributo in rapporto alle diverse possibilità secondo tre fasce
dì reddito. Spesso c’è chi cerca
di risparmiare e così ci vuole
un’opera di persuasione con garbo e delicatezza. Infine una notevole parte delle nostre entrate
proviene dalle rette che il Comune paga per molti dei nostri bambini. Non si tratta, sia ben chiaro, di finanziamenti indiretti alla
scuola, come per es. il «buono
scuola » di cui si parla: si tratta
di contributi assistenziali che il
Comune versa per il vitto e il doposcuola per bambini abbandonati, figli di carcerati, di disoccupati, di famiglie numerose, a
— Non nascondo che provo
una forte nostalgia, anche se, da
quando si è delineata con chiarezza la successione per la direzione dell’opera, ho avuto modo
e tempo di abituarmi all’idea. Ma
soprattutto provo una grande riconoscenza per come il Signore
ci ha guidati. Ho l’impressione
di aver percorso un sentiero che
ci era stato tracciato e aperto
e benedico il cielo per tutti i collaboratori e gli amici che ho avuto: non si poteva avere di meglio. E riconoscenza per un’esperienza pastorale di grandissima
ricchezza. Sono passato dal pulpito alla diaconia e poi dalla diaconia al pulpito sperimentando
una inseparabile unità tra predicazione e diaconia.
Alla Noce il Signore ci ha ve
ramente aperto una porta e fili
rallegro che questo lavoro abbia
ora una bella prospettiva futura
con l’arrivo di Sergio Aquilante
che ha risposto con slancio alla
vocazione che gli è stata rivolta
e che ha tutti i numeri per dare
un crescendo all’opera che il Signore ci ha donata.
Intervista a cura di
Franco Giampiccoli
8
8 ecumenismo
28 ottobre 1983
BORDEAUX: 13« ASSEMBLEA DEL DEFAP
BARCELLONA: INCONTRO lARFA
Una missione impossibile? Cristiani ogni giorno
Un chiaro messaggio evangelico rivolto ai singoli e alle chiese dall’Assemblea del Dipartimento francese di azione apostolica
I rappresentanti di 5 chiese
protestanti francesi, si sono riuniti a Bordeaux per 3 giorni (dal
30.9 al 2.10.83) per dar vita alla
13* ^semblea del DEFAP. Ma cosa è il DEFAP? Solo una sigla
in più per complicare il già non
semplice universo del siglario
evangelico? Questa volta ci pare
di essere davanti ad un organismo quanto mai vitale ed interessante. Intanto la sigla sta per
Dipartimento Francese di Azione
Apostolica, dipartimento delle
chiese francesi che si occupa
dello scambio fraterno tra chiese
francesi e chiese del Terzo Mondo e che ha raccolto l’eredità di
tutte le varie missioni protestanti francesi nate nel secolo scorso.
Di cosa si occupa il DEFAP? Di
mille cose: invio di pastori, insegnanti, dottori, infermiere, obiettori di coscienza che abbiano intenzione di spendere alcuni anni
della loro vita al servizio di ima
chiesa protestante africana o del
Pacifico; conferimento di borse
di studio a studenti stranieri che
intendano recarsi a studiare in
Francia; invio di aiuti a progetti
specifici elaborati da varie chiese del Terzo Mondo che non hanno i mezzi finanziari necessari
per portarli avanti; scambio di
idee, di posizioni teologiche, di
vita ecclesiastica tra chiese francesi e chiese dei Terzo Mondo,
nella consapevolezza che chi è
più ricco di mezzi economici ha
spesso bisogno di essere « arricchito » dalle esperienze di chiese
meno ricche, ma forse capaci di
maggiore autenticità evangelica. •
L’assemblea
Ma vogliamo venire ai lavori
di questa assemblea annuale, la
cui vivacità è stata pari alla vivacità delTorganismo da essa gestito, alcuni di questi lavori sono
stati caratteristici della ordinaria
amministrazione: finan2®, progetti, elezioni del consiglio e su di
essi non intendiamo soffermarci; ma altri lavori di più largo
respiro erano e restano importanti non solo per i convenuti,
non solo per le chiese di Francia, ma per tutti i protestanti
che vogliano autenticamente vivere la loro fede.
Innanzitutto il tema « Il nostro
comune annuncio delTEvangelo,
missione impossibile? », tema
sul quale si è discusso in gruppi,
partendo dall'analisi di situazioni
concrete: testimonianza attraverso opere nel settore dell’assistenza, dell’educazione, del sociale;
e poi in plenaria, arrivando infine alla stesura di un documentoproclama rivolto alle chiese che
riportiamo qui di fianco.
Questa assemblea intensa anche negli orari di lavoro, ha trovato pure il tempo di fare una
conferenza pubblica a Bordeaux
il cui tema era « Occidente-Terzo
Mondo: per uscire dalla cattiva
coscienza ». Teneva questa conferenza Jean-Claude Guillebaud
giornalista di « Le Monde », scrittore, esperto di problemi del Terzo Mondo. La conferenza che da
sola richiederebbe un articolo
apposito, tendeva a mettere in
luce sia i rischi di una occidentalizzazione del Terzo Mondo,
sia il rischio contrario presente
nelle persone più sensibili su
questo punto e cioè presentare
come negativo tutto ciò che viene dall’occidente compresa la democrazia, il rispetto per i diritti dell’uomo ecc. che devono invece essere proposti come valori per tutta l’umanità.
Ritornando all’assemblea del
DEFAP, dobbiamo anche armotare alcune interessanti discussioni sul lavoro di coloro che si re
Messaggio
Ti scontrerai con una missione impossibile:
se credi di poter cambiare
delle abitudini senza cambiare te stesso,
se credi che il progetto al
quale lavori debba innanzitutto procurarti una soddisfazione personale,
se il tuo « saper fare » e i
tuoi bei discorsi superano il
tuo « saper essere » e la tua
capacità di ascolto;
se il tuo orizzonte si limita solo alle tue relazioni dirette e privilegiate o alla tua
tradizione particolare;
se ti contenti di parlare
senza rischi o di tacere sulle
violazioni dei diritti dell’uomo e sugli attentati alla sua
dignità di creatura.
Entrerai nella gioia di una
missione possibile:
quando invece di attendere
di essere accolto, cercherai tu
stesso di accogliere; se invece di chiedere di essere compreso cercherai tu stesso di
comprendere;
quando l’altro avrà davvero
il suo posto al tuo fianco, e
potrete dare e ricevere a vicenda, sapendo agire solidarmente;
quando potrai pregare con
gli occhi aperti sulla tua propria povertà, ricongiungendoti così a quella di tutti gli uomini;
quando incontrando sulla
tua strada coloro che lottano
per la giustizia e la verità, riuscirai a sfuggire alla tentazione della neutralità;
quando rifiuterai che la
violenza abbia l’ultima parola
e di conseguenza il Cristo diventerà per te fattore di riconciliazione e germe di speranza.
Popolo della Chiesa, è a
questo prezzo che tu compi
la tua missione e che partecipi
alla Azione Apostolica, proclamando con tutta la Chiesa
che « Gesù Cristo è la vita
del mondo ».
cano in certi territori d’oltremare
che ancora sono colonie francesi (Réunion; Tahiti, Nuova Caledonia). Come essere testimoni
delTEvangelo senza essere troppo compresi dal ruolo di colonizzatori? Come confrontarsi con
le culture autoctone che giustamente non vogliono essere soffocate dalla « Culture française »
importata? Tutti temi che i credenti vivono con particolare sofferenza, ben sapendo che TEvangelo è per tutti gli uomini e tutte le razze, ma sapendo altresì
che ognuno di noi vive la sua
fede secondo suoi propri schemi
culturali, rischiando di testimoniare non solo Gesù Cristo ma
anche se stesso.
serva a far riflettere anche noi
che abbiamo preso sul serio la
sfida rivoltaci di annunciare insieme TE vangelo.
Claudio Pasquet
Come già annunziato a suo
tempo, l’Associazione Intemazionale per la Fede e l’Azione Riformata (lARFA) ha organizzato
dal 30 agosto al 6 settembre
scorsi una conferenza per le chiese protestanti dei paesi latini.
L’incontro è stato preparato con
molta cura da un gruppo di evangelici di Barcellona e dalla giovane coppia pastorale Fausto e
Cristina Berto Carmona. Pensiamo con particolare riconoscenza
a Felipe Carmona ed alla moglie che molto hanno fatto perché questo incontro potesse aver
luogo. Erano presenti portoghesi, spagnoli, francesi, svizzeri ed
italiani, per un totale di circa
venti persone. Questo oltre ad
altrettanti partecipanti più saltuari venuti dalla città stessa.
Si ricordi che la partecipazione
a questi incontri è sempre a titolo personale, anche se molti,
come me, erano stati inviati da
qualche organizzazione protestante. Nel mio caso devo alla
TEV la possibilità di questo ottimo contatto con una parte almeno della variegata realtà del
protestantesimo iberico e di seguire il cammino dell’Associazione dì cui sopra. Il tema dell’incontro era: « Cristiani sette
giorni su sette ». Impossibile, ovviamente, racchiudere in questo
tema e in così pochi giorni tutta
la realtà della vita del credente.
Ecco, comunque, una traccia del
lavoro che abbiamo svolto. Innanzitutto gli studi biblici mattutini, diretti dal pastore Alphonse Maillot, sui capitoli 12-13
e 14 dell’epistola ai Romani. Il
pastore Maillot, con la sua ben
nota vivacità non disgiunta da
serietà esegetica (sta preparando un poderoso commentario a
questa epistola), ci ha guidati
I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Spigolature
Un’armatura
per la vita
Infine il culto finale a cui hanno contribuito decine di persone, la liturgia è stata condotta
da francesi che hanno speso parecchi anni della loro vita al servizio di varie chiese cristiane e
le loro testimonianze sono state
un esempio vivente delTEvangelo che supera le barriere di razza e di lingua, i canti sono stati
guidati dalla corale della chiesa
protestante di immigrati dal Madagascar che si trova a Bordeaux. A chi scrive è stato chiesto di predicare ed il testo scelto
per la riflessione era Efesini 6:
10-20. l’armatura di Cristo. Una
armatura da indossare per condurre una lotta di testimonianza nel mondo, ma una armatura
che non produce né lacrime, né
sangue sul corpo degli avversari; una lotta non per la morte,
ma per la vita del mondo.
Finito il culto, ecco i rapidi
saluti, le partenze, si ritorna a
casa con qualcosa di più, con la
certezza che Cristo opera in
Francia, in Italia, in Africa e i
risultati di questi interventi del
Signore si vedono, nella vita di
chi Lo prende sul serio e nella
vita degli organismi che cercano
di testimoniarlo. E’ con questa
certezza che proponiamo, come
promesso, la traduzione del documento-proclama che riassume
i risultati conclusivi di questa assemblea, nella speranza non tanto che sia condiviso, ma che
Con queste brevi segnalazioni
terminiamo il resoconto sui ritagli del periodo estivo.
— una favorevole recensione
di Tuttolibri al volume « Negro
spirituals» edito dalla Claudiana;
— su Repubblica un reportage di P. Guzzanti da Ginevra, vista come luogo di attività di Calvino, Rousseau e Voltaire, considerati, nella loro diversità valutata « alla Weber », creatori
delTaffermazione della civiltà
borghese e dei suoi valori base;
— una viva eco su Stampa Sera delle celebrazioni partigiane
svoltesi tra Torre Pellice e Angrogna per la ricorrenza delT8
settembre, con un articolo di A.
Galante Garrone che ne collega
la impostazione di fondo con la
ricerca di una moralità, principalmente pubblica, ancora da
realizzare;
— una dettagliata relazione su
quanto accade a Malta nella imminenza della confisca di beni
ecclesiastici (ne abbiamo parlato nel nostro n. del 15 luglio) su
la Stampa del 31 luglio;
— sul Manifesto del 3 agosto
una illustrazione del proliferare
in Centro e Sud America delle
sette fondamentaliste nordamericane. sottolineando la funzione svolta in Cile dai Pentecostali (?) ritenuti dall’autore la perfetta realizzazione del detto « la
religione è Toppio dei popoli »;
— e, per finire, la notizia di un
pastore anglicano convertitosi
al cattolicesimo, in seguito all’apertura della sua chiesa alle
donne e ai divorziati; seguito in
questa sua conversione da 40
parrocchiani.
• Segnalazioni e ritagli per
questa rubrica vanno inviati
direttamente al curatore:
Niso De Michelis, via S. Marco 23, 20121 Milano.
VENETO
Incontri ecumenici
MESTRE — Domenica 6 novembre il XVII Convegno dei
Gruppi ecumenici del Triveneto
riprenderà la discussione del Documento di Lima su Battesimo,
Eucaristia e Ministero. Dopo la
meditazione biblica del pastore
Felice Bertinat, introdurranno
Mons. Luigi Sartori e il pastore
Teodoro Fanlo y Cortes. I lavori
si svolgeranno dalle ore 9.30 alle
13 e dalle 14.30 alla chiusura dell’assemblea. Sede Casa Cardinale
Urbani, via Castellana 16/A.
PADOVA — Il 13 ottobre con
una relazione introduttiva alTEvangelo di Giovanni a cura del
prof. Franco Rossi ha ripreso con
una buona partecipazione di interessati l’incontro quindicinale del
Gruppo Ecumenico. Lo stesso
gruppo, che si ritrova il 27.10, organizza per sabato 12.11 una tavola rotonda su « Scrittura e Tra.
dizione »: Chiesa Cristiana Avventista, via Marchetto da Padova
10, inizio ore 15.30.
nella comprensione concreta ed
attuale di questi capitoli che sono spesso stati o ridotti a « discorsi del più e del meno » (i
cap. 12 e 14) o deformati o rifiutati in blocco (il cap. 13). In particolare ho apprezzato il modo
convincente con cui ci ha fatto
sentire che, scrivendo a Roma,
Paolo parla a « due comunità »
presenti in quella città; quella
giudeo-cristiana e quella pagano-cristiana, indicando a tutt’e
due in qual modo camminare alla luce del piano di salvezza di
Dio. Piano che racchiude in sé
anche le « fasi negative » della
storia della Chiesa e della storia
in generale.
Abbiamo poi avuto una serie
di conferenze sulla questione
dell’insegnamento e della formazione intellettuale e spirituale
nelTambito della comunità, come sola base seria per una testimonianza esterna chiara e
concludente. Abbiamo così potuto apprezzare il professor losé
Grau, membro attivo del protestantesimo locale.
Pedagogia
evangelica
Dal canto suo, il pastore Luis
Ruiz Poveda, giunto da Madrid,
ci ha non soltanto presentato
con rallegrante convinzione le
possibilità di una « pedagogia
evangelica come alternativa valida », ma ci ha illustrato il progetto, ora già divenuto realtà,
di una grande scuola, capace di
coprire tutte le esigenze scolastiche, dalTasilo alla maturità,
dei ragazzi di un quartiere privo di scuole e di centri di incontro della capitale spagnola.
Questa scuola si avvale del servizio di professori tutti evangelici, e non teme di dichiararlo
pubblicamente, malgrado la maggioranza degli allievi sia di Orione cattolica. Il pastore Poveda
ricordava che tutti i protestanti
« che contano » oggi in Spagna,
sono passati dalle scuole protestanti. Si rammaricava anche
che una parte del protestantesimo spagnolo (ed europeo) non
capisse più l’utilità di un lai oro
corne questo in vista delTevangelizzazione. Inutile dire che toccava una corda per me particolarmente sensibile. Il pastore
Pietro Bolognesi ha presentato
la « situazione evangelica nell’ambito della problematica teologica di fronte al cattolicesimo
in Italia ». La sua presentazione
è stata relativamente critica nei
riguardi delle chiese protestanti
« storiche », come d’altra parte
era prevedibile, ma non priva di
spunti di riflessione assai interessanti. Varrà la pena di tornare su questa questione.
Ne! corso del colloquio non
abbiamo molto ceduto a tentazioni turistiche. Solo la domenica pomeriggio abbiamo visitato
la cattedrale e il « Barrio Gotico » di Barcellona nonché, alla
sera, le fontane illuminate, bellissime. Pomeriggio purtroppo
funestato dal furto con sfondamento di finestrino dell’auto di
uno dei partecipanti. Come tutte le grandi città di questo mondo, anche Barcellona è infestata
da banditi. E come in tutte le
civiltà progressiste, ci si crede
in dovere di « non infierire » su
di loro...
Il nostro incontro si è tenuto
in un immenso seminario semideserto (i seminaristi devono essere pochissimi) in una tenuta
magnifica, dove per la verità siamo stati accolti bene e dove era
anche possibile lavorare bene. Il
tutto idealmente dedicato a Don
Bosco...
Adesso si sta già preparando il
prossimo incontro lARFA; sarà
« Losanna 1984 », sul tema dei
problemi delTinsegnamento, e si
tratterà di una conferenza a livello internazionale. Ma anche
su questo torneremo più in là.
Giovanni Conte
9
28 ottobre 1983
cronaca delleVallì 9
if:
PER 12.000 LAVORATORI FIAT ALTRI DUE ANNI DI CASSA
Professione cassa integrato
Una
buffa
statua
Da un po’ di tempo c’è nel Pincrotese un'ecatombe di vecchie
insegne, dalla scomparsa delVaniica osteria dei "Sei rubinetti” a
Pineroìo alla “Locanda con stallaggio” di San Secondo, e così
via. Adesso anche il venerando
"Albergo dell’Orso” di San Germano Chisone, ricordato con nosìalgia in quello che è forse il
più bel libro di Piero Jahier,
"Ragazzo”, è diventato una qualsiasi “Nuova Grigliata”. Faranno
da mangiare benissimo, non diro di no, e quasi certamente i
locali avevan bisogno di essere
rinnovati, e poi non hanno nemmeno scello uno dei tanti nomi
esotici cari ai provinciali; ma,
mi domando, che bisogno c’era
di cambiare il nome?
Nel nostro tempo tanti aspetti della vita sono inevitabilmente unificati, e da un certo punto
di vista è un bene; gli elementi
componibili e il vestiario prepa■''itto in serie permettono a quasi
tutti quel che una volta era privilegio di pochi: avere una casa
decente e vestirsi decorosamente.
Ma, proprio per mantenere l’eqidlibrio fra questa razionale
massificazione e l’esigenza di rimanere noi stessi, credo che oggi più che mai sia bene cercar
di conservare le tracce grandi e
piccole (nel caso delle insegne
t certo un aspetto insignificante) del nostro passato, remoto o
recente, che ci aiutano a non
naufragare nell’anonimato.
L’hanno capito prima di noi
gli altri popoli dei paesi industrializzati, dai Francesi che hanno ricostruito fedelmente i villaggi dell’Alsazia devastata da
due guerre, ai Tedeschi che ti
mostrano con giusto orgoglio gli
edifìci delle loro città ricuperati
pietra per pietra. Perfino gli Americani, famosi una volta perchè pochi anni dopo aver costruito un grattacielo lo buttavano
giù per lasciare il posto ad un
altro, un po’ più alto e più moderno, adesso restaurano spesso
con cura religiosa facciate ed insegne del secolo scorso che ai
nostri occhi non hanno nulla di
speciale. .,
In alcuni casi poi la nostra indifferenza alla storia mi pare addirittura scandalosa. Chiunque
abbia conosciuto Guglielmo Jervis o abbia vissuto il doloroso
periodo della Resistenza non può
non indignarsi passando per la
piazzetta di Villar Pellice dove
furono impiccati i corpi di Jervis
e degli altri partigiani: lo scheletro dell’albero che vide quella
tragedia è stato trasformato nella buffa scultura lignea di una
specie di Charlot con tanto di
bombetta.
Non ho nulla da dire contro le
novità, la fantasia e lo spirito
d’iniziativa, e tanto meno contro
le giovani generazioni ricche di
idee e vogliose di realizzare i loro progetti. Credo però che molto spesso si potrebbe creare il
nuovo senza demolire gratuitamente l’antico.
Marcella Gay
Hanno collaborato a questo
numero- Alberto Bragaglia Domenico Cappella - Carla
Longo - Luigi Marchetti Sergio Rastello - Daniele Rochat - Aldo Rutigliano - Erika Tomassone - Nicola Tomassone - Dario Varese.
Tra la direzione FIAT e il sindacato FLM è stato raggimito
nei giorni scorsi un accordo circa il futuro di circa 16.000 lavoratori in cassa integrazione da
tre anni. Come si ricorderà tre
anni fa la FIAT aveva posto in
cassa integrazione 24.000 lavoratori « eccedenti », con la promessa di riassumere alla fine di questi tre anni coloro che nel frattempo non avessero trovato una
altra occupazione, o si fossero
licenziati o messi in pensione anticipatamente. Oltre a questi 24
mila, altri 11.000 erano stati poi
collocati in cassa integrazione
per periodi più ' o meno lunghi.
Al termine di questi tre anni
molti di essi hanno trovato una
altra occupazione, ma 16.000 rimangono cassaintegrati. Non è
facile infatti trovare occupazione in una regione come il Piemonte traversata da una grave
crisi industriale.
Con il nuovo accordo si prevede che per 4.000 di questi 16.000,
vi sarà una possibilità di rientro
alla FIAT entro il 1985. Per gli
altri 12.000 è assicurata la cassa
integrazione per due anni e alla
fine se saranno ancora senza lavoro si studierà con un nuovo
accordo la possibilità di rientro
parziale al lavoro mediante cassaintegrazione a rotazione tra
tutti i dipendenti.
Per 12.000 persone è stata sancita una nuova professione, quella di cassaintegrato. Cioè di una
persona che ha una garanzia di
reddito senza essere obbligato
ad una prestazione lavorativa.
Chi sono?
Una ricerca condotta per conto dellTSFOL dalla cooperativa
Metraia di Torino ci dà alcune
informazioni su chi sono i cassaintegrati FIAT :
a) le donne rappresentano circa il 30%, nonostante siano solo
il 15% della intera occupazione,
prima dei provvedimenti di cassa integrazione;
b) i giovani sotto i 25 anni
sono il 12,5% mentre in fabbrica
non erano che il 3,5%;
c) tra i lavoratori, di età compresa tra i 30 i 50 anni, il 15% è
invalido o inidoneo e il 45% ha
un basso livello di qualifica professionale.
Da questo quadro appare evidente òhe è assai difficile per il
cassaintegrato tipo avere qualche possibilità di ottenere un altro lavoro. Appartiene infatti ad
ima fascia del mercato del lavoro per la quale non ci sono possibilità occupazionali come del
resto dimostra la vicenda di questi ultimi tre anni.
Non bisogna dimenticare che
per molti di questi lavoratori il
lavoro alla FIAT era stato raggiunto in una situazione di saturazione del mercato del lavoro,
quasi di pieno impiego. Sono le
fasce marginali del mercato del
lavoro e il loro comportamento
è dominato dal tema dell’attesa:
attendono che qualcuno (istituzioni pubbliche o sindacato) risolva i loro problemi e si accontentano del reddito che è loro
garantito. Per altri il periodo di
cassa integrazione è vissuto come ima perdita di ruolo, di identità sociale. Sono quelli che cardavano alle trattative tra Sindacato e FIAT con molte aspettative e sono quelli che oggi contestano l'accordo del sindacato,
arrivando fino a negarne la rappresentatività.
L’incognita per costoro è il
comportamento che seguiranno
in questi prossimi anni: cercheranno di mantenere una attività
militante per conquistare il lavoro oppure si adegueranno ad
una posizione di attesa? Oppure
ancora approfittando della buonuscita della FIAT usciranno
dall’area dipendente per entrare
in quella del lavoro autonomo
diventando artigiani, commercianti, esercenti?
In una cultura, come quella
operaia, passare un quarto, un
quinto, della propria vita lavorativa percependo un reddito ma
senza lavorare, pone dei problemi e alla fine si esce trasformati.
Non è un caso che la perdita
di identità che provoca la cassa integrazione abbia provocato
l’aumento di malattie professionali dei cassaintegrati: alcolismo
e disturbi psichiatrici. Eppure
neanche a volerlo si possono fare lavori socialmente utili: la
legge non lo permette.
G. G.
Conferenze
sulle eresìe
TORRE PELLICE — L’YWCAUCDG organizza una serie di
conferenze sulle «Eresie dall’età
apostolica all’impatto con l’Islam». Le conversazioni, che saranno tenute dal pastore Ernesto Ayassot, si svolgeranno nel
Salone di Viale della Rimeinbranza - Torre Pellice, gentilmente concesso dall’Amministrazione Comunale.
La prima di queste conferenze si terrà il 3 novembre 1983 alle ore 20,30.
Profilassi influenza
Sono disponibili presso gli
Ambulatori infermieristici della
vai Pellice i vaccini antinfluenzali per la campagna vaccinale
1983-84.
Tale vaccinazione dovrà essere prioritariamente effettuata:
— a soggetti in età infantile
ed adulti affetti da:
1) malattie croniche debilitanti a carico dell’apparato respiratorio, circolatorio, uropoietico;
2) malattie degli orgam emopoietici ;
3) diabete, affezioni dismetaboliche da malassorbimento :
4) malattie che comportino
alterata produzione di anticorpi;
— a soggetti in età senile specie se ricoverati presso reparti
per lungodegenti;
— a soggètti addetti a pubblici servizi di primario interesse
collettivo.
Si tenga presente che il vaccino antinfluenzale va effettuato
un mese prima deH’insorgere deL
l’epidemia influenzale e quindi
entro metà di dicembre 1983.
IMPRESSIONI DI UN ANZIANO VALDESE DELLE VALLI
Dalle Valli a Roma: per la pace
Sonò stati oltre 250 i partecipanti alla manifestazione
nazionale per la pace che sono partiti dalle valli del pinerolese. Il gruppo più folto (140 persone) è andato a Roma
sui treni speciali dei comitati per la pace, altri, come i
giovani del I circuito (una quarantina), organizzando una
e&^iva per loro contò, altrj^ ancpra in,modo individuale,
o nei viaggi organizzati dai partiti.
Tra i partecipanti abbiamo raccolto le impressioni di
Domenico Abate, 78 anni, del comitato per il disarmo e la
pace della Val Pellice.
— Quali sono le tue impressioni sulla manifestazione appena terminata?
— Lo sapevamo che saremmo
stati in tanti, ma una marea
umana come questa non la sognavamo neppure. Sono arrivato di buon’ora assieme ad una
autentica carovana di pullman
partiti daH’Emilia-Romagna dove ero andato per una visita di
famiglia.
Siamo venuti qui a Roma
sganciati dai partiti e senza essere supporto ad alcuno, ma in
quanto credenti che, dopo avere
vissuto una serie di terribili devastatrici guerre ora intendiamo
«svolgere»un ruolo incisivo per
un processo di disarmo che avvenga all’interno dei due blocchi ».
Una marea umana ha percorso fino al tramonto le vie di Roma: in ciascuno di noi, felici di
questo simbolico segno di presenza di una manifestazione del
genere, è apparso reale, concreto il concetto che non è possibile uscire dalle strettoie se non
si fa un’azione di pressione popolare, consapevoli che con le
armi H o altri strumenti di morte non può esserci né sicurezza
né sviluppo.
Considerevole l’apporto delle
Comunità evangeliche, anche se
— lo sappiamo bene — rappresentano una piccola forza in
mezzo alla stragrande massa di
italiani cattolici. Abbiamo riabbracciato, con intensa commozione, i delegati della Val Pelli
ce, delle due altre Valli Valdesi,
della comunità di Agape, il Collettivo Biblico Val Pellice, una
forte rappresentanza della PGEI,
parecchi pastori e tanti fratelli
laici venuti dalla Lombardia,
daH’Emilia-Romagna come anche dalla Sicilia e Calabria. Per
una cronaca più dettagliata speriamo che altri provveda.
La popolazione romana ha fatto entusiasta ala al corteo; persone che sbucavano da vicoli e
piazze, partiti dall’Esedra o dal
Piazzale di Santa Maria Maggiore come dalla piazza del Popolo. La partecipazione poi di
enti e di associazioni cattoliche
è realmente massiccia ed autorevole.
— I cristiani non sono nuovi
airiiiipegno per la pace. Puoi ricordarci altri episodi di questo
impegno?
— Si. I movimenti per la Pace non sono una novità; alle loro spalle essi hanno decenni e
decenni di istituzioni che in
campo cattolico come in quello
evangelico protestante haimo avviato un corretto discorso su
questo importante tema. Dopo
la sciagurata guerra del ’18 furono l’Y.M.C.A. (Associazione
cristiana dei giovani) ad operare in tutti i paesi suscitando i
Movimenti Studenti Cristiani
per la Pace, i cavalieri per la
Pace ed altre organizzazioni similari, movimenti che certo non
furono sovvenzionati con rubli
ma che traevano la loro ispira
zione dalle grandi assisi evangeliche del mondo anglosassone.
Pace e disarmo nell’ora attuale ha una sua logica perché mai
come nel nostro tempo l’umanità si è trovata esposta ad un
autentico olocausto.
Tutti si armano, grandi e piccoli, per cui un effettivo pericolo di guerra esiste. Le abbiamo
viste le località in Germania
Ped. come in D.D.R. ove sono
predisposte centinaia e centinaia di rampe di lancio; di Comiso in Europa ce ne sono molte. Ovunque più o meno camuffati ci sono Pershing 2, Omise
e potenti vettori sovietici SS 20
mentre poco sappiamo di altre
micidiali armi già installate o
in via di piazzamento. Ma come
sarà l’Europa dopo la installazione dei nuovi ordigni? Indubbiamente uno scenario apocalittico!
— La caratteristica di queste
manifestazioni sono i segni simbolici (la catena umana in Germania, maschere, pupazzi); c’è
stato qualcosa di simile a Roma?
— Sì, anche noi, al segno convenuto, abbiamo effettuato una
. ’finta morte’ ; il suggerimento ci
era venuto dai pacifisti della Germania. Come mi diceva un giovane tedesco vi è qualcosa di triste, di desolante nelle ’morti per
finta’ che ogni giorno vengono
inscenate nelle città tedesche,
oppure nelle catene umane che
si allacciano ad unire luoghi
simbolici.
— Qual è R significato per te
— credente — della manifestazione di Roma?
— Nei cuori di molti di noi a
Roma in questo indimenticabile
22 ottobre 1983 vi era la consapevolezza della grande svolta attraverso il Cristo, della libertà
dei figlioli di Dio nell’essere strumenti di pace e giustizia avversando ogni forma di egoismo,
quell’egocentrismo che è il peccato centrale e la radice di ogni
alienazione nella vita umana.
COMUNITÀ' MONTANA VAL PELLICE
Precisazione
In riferimento all’articolo apparso sul n. 41 dell’Eco delle
Valli, nel quale il vostro corrispondente riferisce sullo svolgimento del Consiglio della Comunità Montana - USSL 43 dell’11-10,
precisiamo quanto segue: non è
vero che « solo la presenza della minoranza ha permesso di
passare alla votazione dei primi cinque punti alTo.d.g.... », infatti le votazioni sono state effettuate con il parere favorevole della maggioranza, presente
in numero di 14, essendo l’Arch.
Longo arrivato appena dopo ' la
votazione sul primo punto che
riguardava 1’« approvazione verbale sedute precedenti ». La minoranza quindi ha consentito di
iniziare il Consiglio con la discussione del 1” argomento all’o.d.g., ma tutte le decisioni si
sono potute adottare grazie alla
presenza della maggioranza.
Il Presidente
(Coisson Prof .ssa Franca)
10
10 cronaca delleVallí
28 ottobre 1983
___LA SCUOLA MEDIA DI VILLAR PEROSA VINCE I «GIOCHI DELLA GIOVENTÙ’»
L'educazione fisica nelia scuola
Quest’anno i Giochi della Gioventù hanno riservato delle gradite sorprese per la zona del
pinerolese che ha vinto diverse
medaglie conquistando così, un
prestigioso « bottino ».
Tra le vittorie risalta abbastanza quella della squadra di
Mini-Hockey della Scuola media statale «Marro » di Villar
Perosa, allenata dall’insegnante
di Educazione Fisica della scuola, la professoressa Daniela Nevache, alla quale rivolgiamo alcuno domande:
— Cosa sono i « Giochi della
Gioventù », a cosa servono e chi
riguardano?
— I « Giochi della Gioventù »
sono stati istituiti per diffondere ed incentivare la pratica sportiva tra i giovani, soprattutto
nell’età della scuola elementare
e media inferiore. Sono organizzati in collaborazione tra il
C.O.N.I., il Ministero della Pubblica Istruzione, le varie Federazioni sportive e gli Enti Locali (Comuni, Comxmità Montane ecc.).
Lo svolgimento delle manifestazioni parte dalla fase di Istituto, in cui la preparazione degli alunni sì effettua nell’ambjto
scolastico sotto la guida degli
insegnanti che possono curare
il perfezionamento tecnico dei
ragazzi istituendo dei gruppi
sportivi a seconda delle specialità scelte, A questo proposito
tengo a sottolineare l’importanza che diamo, nella mia scuola,
a questa fase perché coinvolge
tutti gli allievi ed è la sola a rispettare il principio fondamentale del nostro lavoro, che è
quello di permettere a tutti di
esprimersi con il proprio corpo
per il piacere di farlo e di stare
con gli altri. Alle fasi seguenti,
comunale - distrettuale - provinciale - regionale - interregionale nazionale, possono partecipare
anche le società sportive.
— Alcuni giorni fa ho letto su
una rivista l’elenco dei vincitori
di una recente edizione dei Giochi della Gioventù ed ho notato
che generalmente questi sono
rappresentanti di qualche socie
tà sportiva. Come si spiega allora raflermazione della scuola
di Villar Perosa, da cosa è stata resa possibile?
— E’ abbastanza evidente come, attraverso queste fasi* si
passi dallo « sport di massa » ad
una «selezione» sempre più dura. In questo processo sono ovviamente favorite le società che,
curando una sola disciplina, raggiungono risultati tecnici migliori.
L’affermazione della nostra
scuola è stata resa possibile grazie ad una programmazione di
tre anni di lavoro che ci ha permesso di acquisire esperienza ed
un buon livello di gioco. E’ stato fondamentale l’intervento di
validi tecnici che hanno prestato la loro opera gratuitamente
incoraggiati dall’entusiasmo dei
ragazzi che hanno frequentato il
gruppo sportivo di hockey.
_ — L’Eìducazlone Fìsica e l’attività sportiva sono state per
anni considerate materie di second’ordine neila scuola italiana.
Secondo te, la situazione sì sta
modiflcando e perché?
— La lezione di Educazione Fisica acquista dignità se, da momento di ricreazione, diventa
momento di crescita. Il corpo
umano è fatto per muoversi e
migliorandone le abilità gestuali acquista sicurezza, disinvoltura, determinazione, benessere.
E poi c’è il gioco: ci si diverte,
ci si impegna ed intanto si rafforzano i rapporti interpersonali, la socializzazione.
La nostra società ci sta facendo diventare sempre più sedentari e la gente comincia a
capire che fare dello sport, del
movimento, non deve essere una
pratica di pochi. Ci troviamo
quindi in una situazione potenzialmente favorevole, ma in realtà la scuola italiana concede ancora pochissimo spazio alla attività motoria costringendo gli
insegnanti a ridurre il loro intervento e a fare del « volontariato ».
— La scuola media dì Villar
Perosa è una delle poche scuole
COMUNITÀ’ DI BASE
Una pastorale
per gli omosessuali
PINEROLO — Franco Barbero, della comunità cristiana di
base di Corso Torino - Pinerolo,
ha indirizzato una lettera al vescovo della città, Pietro Giachetti, a tutti i sacerdoti della
diocesi e ai pastori valdesi, per
sollecitarli ad esaminare insieme una coerente proposta di pastorale cristiana per gli omosessuali. Cosi, scrive Barbero:
« Cari fratelli nel ministero,
in questi giorni si è suicidato
Ferruccio Castellano in un appartamento di Torre Pellice.
Egli era un cristiano noto a parecchi di noi. Da alcuni anni aveva deciso di non far mistero della sua condizione di omosessuale.
Come milioni dì altri ha trascorso la vita in mezzo a contraddizioni e sofferenze non comuni. Spesso ha patito emarginazione nella società e nella
chiesa. Porse anche noi non siamo stati in grado di offrirgli una
solidarietà efficace.
Mi sembra che la sua morte,
avvenuta nel territorio delle nostre comunità, possa stimolarci
ad un impegno più preciso per
questi nostri fratelli omosessuali e per le nostre sorelle lesbiche. Potrà forse sembrare a
qualcuno un impegno poco convincente.
Ecco una proposta che avanzo concretamente:
1) troviamoci come preti e
pastori per un approfondimento della situazione (è vero che
solo a Pinerolo esistono più di
1500 omosessuali e lesbiche?) e
per verificare possibilità eventuali di impegno comune
2) come pensiamo di far crescere la conoscenza e la responsabilità delle nostre rispettive
comunità nei riguardi di questi
nostri fratelli?
3) che cosa possiamo fare per
annunciare la gioiosa notizia del
Regno e accompagnarci con questi nostri fratelli nella sequela
di Gesù?
Non può il Consiglio Presbiterale prendere l’iniziativa d’accordo con i pastori per un pomeriggio o una giornata intera
di studio, di scambio di vedute
e di comunicazioni pastorali?
Ci aiuti il Signore a vedere
con occhio evangelico tutta la
realtà e ci renda operosi secondo lo spirito di Gesù. Sono sicuro di lanciare un segnale che,
in qualche modo, verrà accolto
dalla vostra sollecitudine pastorale ». (adista)
medie della nostra zona che attuano il tempo pieno ; questo
ha quaiche significato particolare per la tua materia?
Giudico estremamente positiva la mia esperienza nelle
classi a tempo pieno con le quali ho potuto affrontare un po’
tutti gli aspetti dell’educazione
motoria : dal perfezionamento
tecnico all’espressione corporea,
alla presa di coscienza, ai giochi
di squadra. Questo è stato possibile sia per il raddoppio delle
ore di educazione fisica, sia per
la collaborazione dei colleghi
che hanno sempre valorizzato e
ritenuto indispensabili queste attività.
— Un’ultima domanda: perché l’hockey?
— L’hockey è una delle tante
attività che sono state richieste
dai ragazzi e quindi è stata inserita nella programmazione.
Probabilmente è stata anche la
fortuna a farci azzeccare!
a cura di Beniamino Lami
Corsi di
formazione professionale
Il problema della disoccupazione giovanile e, contemporaneamente, la carenza di alcune figure professionali costituisce senza dubbio uno degli aspetti più
vistosi della complessa e contraddittoiria problematica occupazionale. Esistono
soluzioni? Una risposta di collegamento
tra i poli di questa contraddizione è
offerta da due corsi organizzati dall'EN.A.l.P. in collaborazione con la Regione Piemonte e il Fondo Sociale Europeo.
Corso di Specializzazione operatrici con l’estero
OBIETTIVI DEL CORSO
Il corso rientra negli indirizzi della
Regione Piemonte per l'intervento sul
mercato del lavoro e il sostegno alle
esportazioni ed è finalizzato alla qualificazione di giovani donne da inserire
nei settori aventi rapporti con l’estero.
SVOLGII\/IENTO
Il corso si tiene a Torino; ha inizio
nel gennaio 1984 e dura circa 8 mesi
impegnando le partecipanti a tempo pieno. Si articola in due momenti:
— 500 ore dedicate al perfezionamento
delle lingue estere e allo studio di
materie tecnico-professionali (Economia internazionale, Organismi preposti al commercio estero. Marketing e sistema distributivo. Regime
degli scambi. Normativa doganale e
valutaria. Aspetti fiscali. Trasporto e
assicurazioni. Contrattualistica, Assicurazione e finanziamento crediti).
— 650 ore di stage in aziende piemontesi come applicazione della teoria
all'esperienza concreta di lavoro.
STAGE ALL'ESTERO
Le allieve che superano l'esame finale hanno il diritto di priorità a partecipare allo scambio con l'estero organizzato dall'EN.A.I.P.-C.E.P. e attinente alle tematiche del commercio internazionale. Tale scambio, il cui inizio è
previsto nel novembre 1984, ha la durata di 6 mesi e si effettua in Francia,
Inghilterra e Germania.
CONDIZIONI PER L'AMMISSIONE
— Data di nascita posteriore al 18 novembre 1958.
— Possesso del diploma di Scuola Media Superiore: Istituto Commerciale;
Istituto Tecnico per Periti Aziendali e Corrispondenti Commerciali; Istituto Professionale Commerciale
(solo indirizzo di operatore commerciale).
— Buona conoscenza della lingua inglese e della lingua francese o tedesca.
— Cittadinanza italiana.
— Residenza in Piemonte.
— Iscrizione alle liste di collocamento.
Corso di Specializzazione Tecnici
dell’energia
OBIETTIVI DEL CORSO
Il corso rientra negli indirizzi della
Regione Piemonte per l'intervento sul
mercato del lavoro ed è finalizzato alla
formazione di giovani tecnici ambosessi in grado di operare per la razionalizzazione dei consumi energetici nelle
strutture produttive.
SVOLGIMENTO
Il corso si tiene a Torino; ha inizio
nel gennaio 1984 e dura circa 8 mesi
impegnando i partecipanti a tempo pieno.
Si articola in due momenti:
— 450 ore dedicate ai seguenti temi:
a) come si ottengono le principali
forme di energia;
b) tecniche impiantistiche;
c) energia e territorio;
d) analisi energetica e tecnologie
per il risparmio.
— 650 ore di stage in aziende per il
perfezionamento e l'applicazione delle tecniche apprese nella parte teorica.
CONDIZIONI PER L’AMMISSIONE
— Data di nascita posteriore al 18 novembre 1958.
— Possesso del diploma di Scuola Media Superiore: Istituto Tecnico Industriale (indirizzo meccanico, termotecnico, elettrotecnico, chimico);
Istituto Tecnico per Geometri.
— Cittadinanza italiana.
— Residenza in Piemonte.
— Iscrizione alle liste di collocamento.
Ambedue i corsi sono gratuiti. E’
prevista inoltre per ogni partecipante
una borsa di studio dell’importo complessivo di L, 2.700.000.
MODALITÀ' DI ISCRIZIONE Al CORSI
Le schede di ammissione al concorso
verranno distribuite durante la riunione che si terrà al Centro Incontri della
Cassa di Risparmio di Torino, Corso
Stati Uniti 23, Torino, il 3 novembre alle ore 11.30, oppure saranno disponibili dal giorno successivo e fino al 18
novembre presso la segreteria dell’EN.
A.I.P.-C.E.P., Via Perrone 3/A, Torino,
dalle 9 alle 12.
Tali schede dovranno essere spedite
all'EN.A.I.P.-C.E.P., Via Perrone 3/A 10122 Torino, mediante lettera raccomandata con ricevuta di ritorno entro
il 18 novembre 1983.
Ginnastica
dopo gli ...anta
Nell'ambito delle attività dei
Centri di Incontro di Bibiana,
Luserna San Giovanni e Torre
Pellice, e con la collaborazione
degli stessi Comuni, la Comunità
Montana Val Pellice - USSL 43
organizza dei corsi di ginnastica
per anziani.
I corsi si terranno dal 14 novembre '83 al 31 maggio 1984; le
iscrizioni dovranno pervenire entro il 7 novembre 1983.
Per ulteriori informazioni rivolgersi presso i centri di incontro:
— di Bibiana - Via Roma, tei.
55885, orario: lunedì dalle 8,30
alle 12,30: dal martedì al venerdì 15-18.
— di Luserna S. Giovanni - Via
Tegas 1 - tei. 90789, orario;
tutti i giorni (mercoledì escluso) dalle 10 alle 12.
— di Torre Pellice - Piazza Muston - tei. 91383, orario: lunedì-martedì 10-12; giovedì-venerdì 8,30-12.
Corso per guardie
ecologiche
La L.R. 32/82 che contiene
« Norme per la conservazione
del patrimonio naturale e dell’assetto ambientale » affida alla
Regione il compito di promuovere corsi per la formazione di
Guardie Ecologiche Volontarie
cui affidare la vigilanza sull’osservanza di detta legge; la Regione Piemonte ha pertanto concesso quest’anno alla Comunità
Montana Val Pellice un contributo per l’istituzione di un 2°
corso per la formazione di nuove guardie.
Detto corso ha avuto inizio
lunedì 17 ottobre; le lezioni trisettimanali si terranno fino al
mese di febbraio, per un totale
di 140 ore, presso il Salone Comunale di V.le Rimembranza a
Torre Pellice.
II programma prevede le seguenti materie : Botanica - Micologia - Incendi Forestali - Ecologia - Dissesti Idrogeologici Cartografia - Mineralogia e Geologia - Legislazione - Pronto Soccorso - Zoologia - Parchi e Fauna.
Gli iscritti che avranno frequentato almeno per il 70°/g le
lezioni, sosterranno un esame finale per il rilascio del decreto
di nomina a Guardia Ecologica
Volontaria.
Alle lezioni saranno ammessi
quali uditori, quanti hanno presentato domanda di iscrizione e
non hanno potuto essere ammessi (il numero massimo di
iscritti è stato fissato dalla Regione in 30 iscritti) e le guardie
ecologiche che hanno frequentato il 1« corso nel 1980 e per i
quali dette lezioni potranno servire da aggiornamento.
Corso di pattinaggio
TORRE PELLICE — Nell am
bito degli accordi intercorsi tra
la Comunità Montana Val Pellice, la SO.GE.ST. e l'Hockey
Club Val Pellice, verrà organizzato per la stagionò invernale
’83/84, oltre alle Iniziative già intraprese, un corso di pattinaggio artistico su ghiaccio.
Il suddetto corso si dovrebbe
tenere — a livello sperimentale
— dalla metà di novembre in
poi, la domenica mattina, presso
lo Stadio del Ghiaccio di Torre
Pellice per un numero massimo
di 20 ragazzi/e frequentanti le
scuole elementari e medie inferiori, che conoscano già le normali tecniche di pattinaggio.
Chiunque fosse interessato,
può dare la propria adesione od
ottenere maggiori informazioni
rivolgendosi alla Comunità Montana Val Pellice - P.zza Muston
3 - Torre Pellice (Assessorato
Tempo Libero), entro lunedì 7
novembre 1983
11
28 ottobre 1983
cronaca delleValli 11
L’AMMINISTRATORE
E’ ANTIPANICO (*)
I genitori e gli insegnanti della scuola a tempo pieno di San Giovanni erano molto soddisfatti, all'inizio di settembre, perché finalmente il personale
docente della scuola era In numero tale
da garantire lo svolgimento di tutte le
attività necessarie per un buon funzionamento della scuola a tempo pieno.
Ma ci si è messa di mezzo l'amministrazione comunale che da anni forniva
il servizio di mensa e trasporto e che,
quest’anno, ha riservato agli utenti del
fe brutte, sorprese. Ma andiamo con or
dine, li 26 giucco il provveditore emet
te una oircolara (indirizzata anche a
Comuni) in cu; s; indicano i criteri re
latìvi aircgibili'j dei locali scolastici
il 5 setrerr.hie ¡‘amministrazione comu
naie comunica ai direttore didattico che
non funzionerà la mensa scolastica
poiché non sono agibili i seminterrati,
co.mpresi quelli del capoluogo dove si
confezionano i pasti per i bambini. Dopo i'inizio delle attività scolastiche, i
genitori riuniti in assemblea il 19 settembre decidono di chiedere spiegazioni e soprattutto impegni precisi all'amministrazione comunale. Il 26 settembre. nella sala consiliare di Luserna,
ha luogo un incontro tra sindaco, assessore alla pubblica istruzione, responsabile ufficio tecnico e segretario da
un lato e genitori e ifisegSlnti dall’altro, intervenuti in gran numero, con richieste precise su:
1) tempi e modi di soluzione del problema mensa;
-2) tempi e modi di attuazione dei due
piani a breve e lungo termine per
.endere agibili i locali scolastici del
comune:
3) modalità di funzionamento del servizio scuolabus, visto che fino ad ora
l'unica cosa che ha funzionato è il
pagamento delle tesserei
A tali precise e ribadite domande, le
risposte sono state, come sempre, vaghe, imprecise, incomplete e del tutto
insoddisfacenti. Le uniche date comunicate sono state: una settimana per
rendere efficienti i trasporti e il 30
ottobre per l'inizio della mensa.
C'è da notare ancora che le dichiarazioni iniziali del sindaco, sempre disponibilel?!) a dare spiegazioni agli
utenti, alla resa del conti si rivelano
solo fumo negli .pcchi.
Nella scuola di San Giovanni la situazione è attualmente questa:
1) I bambini che si fermano a scuola
per la mensa mangiano in classe
panini e cibi freddi che si portano
da casa;
2) i bambini che vanno a mangiare a
casa possono contare saltuariamente su di un servizio di trasporto che
era stato assicurato fin dall'inizio
dell’anno scolastico;
3) nelle mansarde adibite a laboratorio
e nei seminterrati non viene svolta
alcuna attività in quanto i locali permangono inagibili.
Per evitare che gli alunni frequentan"ti le scuole a tempo pieno del comune
stia.no otto ore in un’aula (a quanto
pare meno agibile di un seminterratolM)
si sarebbe almeno potuto provvedere
ad organizzare i corsi di nuoto, visto
che la piscina funziona, e concedere
l'uso della palestra: due richieste avanzate da più di un mese.
La questione deH’agibiMtà dei locali
scolastici riguarda tutte le scuole italiane ed il Piemonte in particolare, ma
gli amministratori lusernesi hanno dimostrato scarso interesse e poca tempestività nella soluzione dei problemi
della scuola.
C'è da domandarsi come mai in molti altri comuni, problemi analoghi siano
stati affrontati senza creare alcun disagio agli utenti.
Comunque, entro- il 15 ottobre l'ufficio tecnico dovrà aver terminato i rilievi dei locali scolastici pe-r spedirne
la documentazione alle autorità competenti.
Pur rendendoci conto che i lavori
per rendere agibili i locali non si esauriscono in breve tempo, è tuttavia importante essere a conoscenza di un loro dettagliato progetto per poterne seguire consapevolmente tutte le fasi di
attuazione.
Un gruppo di genitori e insegnanti della scuola a tempo
pieno di S. Giovanni.
(*) Antipanico dovrebbero essere le
porte, apribili verso l'esterno, che contribuirebbero a rendere agibile un locale scolastico!
LETTERA APERTA
Al CITTADINI
PINEROLESI
Dalla televisione e dai giornali avrete probabiimente notizia della manifestazione che i Comitati per la pace
hanno organizzato per sabato 22 ottobre a Roma. Ci saranno, forse, versioni discordanti sul numero dei parteci^panti e sugli slogan gridati. Probabilmente dà àiverSé'pàrti verrà detto che
la manifestazione era unilaterale, che
gli slogan erano solo contro i missili
a Comiso, contro la NATO e le dittature sostenute dal mondo capitalistico,
o che comunque le proteste contro i
misfatti dell’Unione Sovietica e soci
erano molto blande e limitate.
L'affermazione che il movimento per
la pace in pratica è filosovietico e che
favorisce di fatto la volontà di egemonia deirURSS è cosa vecchia e risaputa.
A quanto pare non bastano, forse
neanche a Pinerolo, le manifestazioni
di solidarietà con il popolo polacco e
con Solidarnosc e le prese di posizione anche contro i crimini del blocco
sovietico.
La diffidenza, sovente di comodo, rimane.
Vogliamo pertanto ribadire che, con
molte decine di militanti ed amici dei
Comitati per la pace del pinerolese
(come delle altrfeuzone d'Italia)’, intendiamo andare a Roma per:
— manifestare la nostra netta opposizione all'attuale sistema internazionale di potere economico e militare
che, con guerre e senza guerre, costringe alla morte, all'indigenza, alla
miseria, alle malattie, all’ingiustizia
buona parte degli abitanti della terra,
consentendo nello stesso tempo assurdi privilegi, enormi ricchezze e sprechi,
feroci repressioni, antidemocratici concentramenti di poteri in un ristretto
numero di persone;
— impegnarci fermamente contro la
installazione dei missili nucleari da
tutte le parti e quindi anche contro
quelli che il Governo italiano intende
far mettere a Comiso, perché riteniamo che essi, oltre ad aumentare i rischi di guerre nucleari, servano al mantenimento, all'estensione, all’aggravamento di una situazione come quella
precedentemente descritta e che non
siano di aiuto per risolvere con giustizia ed equilibrio i problemi internazionali e nazionali.
Quindi, anche se le trattative di Ginevra fra le Superpotenze dessero dei
risultati positivi (pare, però, ohe questo
non avverrà), devono continuare la sensibilizzazione, l’impegno, lo studio, le
manifestazioni su questi problemi. Vogliamo pertanto sottolineare l'importanza della manifestazione di Roma e, nello stesso tempo, darci e darvi un arrivederci a dopo.
Cordialmente,
fi Comitato di Pinerolo
per la pace e il disarmo
li Comitato della Val Pellica
per la pace e II disarmo
LA
’’LINGUA VALDESE”
Signor Direttore,
L'intervista di Platone a Roberto Giacone e le notizie date da Marco Armand Hugon, pubblicate l'una e le altre sull’Eco n. 40, richiamano all’attenzione il problema del multilinguismo e
del pluralismo linguistico alle Valli all'inizio di questo anno scolastico.
Uno dei veicoli per mezzo dei quali
si conservano, si perdono e si introducono le^ lingue è la scuola. Dopo la
guerra sono stati fatti diversi tentativi,
sempre con insufficiente successo, per
conservare e reintrodurre il francese a
scuola. Mi pare che correttamente si
sia capito che un msegnamento linguistico non possa essere disgiunto da un
insegnamento di cose. Sarà sufficiente
l'orario previsto per le elementari a
Luserna San Giovanni e non è riduttivo,
anche.Se propagandistico, chiatlSrè un
Liceo tinguistico? Si potrebbe chiamarlo Moderno o in qualche altro modo.
O meglio ancora avere un Liceo in cui
si possano combinare diverse opzioni,
ed è forse la strada che si è presa e
che avrà successo se non osteranno
intralOi burocratici.
Resta però una carenza. Siamo nelle
Valli Valdesi, in un territorio occitano.
Che ne è dell'insegnamento del patois,
dell'occitano, e a un certo livello, appunto al Liceo, dell'antica lingua valdese, così importante fino al tempo della
Riforma? E' per noi meno importante
che il greco, il latino, l’itaMano di Dante 0 magari l'inglese antico? Nella Comunità Montana delle Valli del Chisone e della Germanasca già si fanno dei
progetti a livello di scuola elementare.
Tutto questo studio sarebbe in gran
parte inutile se non sboccasse in una
pratica viva, che non sia solo un impiego, la lettura di un libro stampato
,a Parigi o di una poésia provenzaiò, e
che hierva anche alia conoscenza del
territorio e al colloquio con le persone
che abitano qui vicino, al di là di una
frontiera anacronistica ora che si parla
tanto di Europa e di Mondo.
Qui il discorso si dovrebbe allargare, ma la lettera deve terminare, non
senza avere posto ancora un interrogativo. Come c’entra questo con la
Chiesa? Si arriva al problema dei rapporti fra la Chiesa, in particolare la
Chiesa Valdese, e la società.
Con i miei migliori saluti.
Gustavo Malan, Torre Pellice
AMO IL DIALOGO E
LA CRITICA
COSTRUTTIVA
Geni. Sig. Baret
Vedo con piacere che dopo quasi... tre
anni Lei si ricorda il numero esatto dell’Eco-Luce 7.11.1980! con la mia lettera. Da parte mia ho sempre sperato di
avere un Suo cenno; meglio tardi che
mail. Il risultato è però... sconfortante
(ma come oi siamo ben integrati in
questa società democratica? cristiana?
noi "barbetti”) infatti, il ■< ...non è
amico dei lavoratori.. » dopo circa tre
anni è diventato « i nemici dei lavoratori ».
Questo non è nel mio carattere, amo
invece il dialogo, la discussione e sempre, la critica costruttiva...
Se avesse dubbi, fratello Baret, rilegga l’ultima parte di quella lettera che
tra l'altro terminava: «Amatevi gli uni
gli altri come io ho amato voi ».
Fraterni saluti
Carlo Fracbe (operaio)
Se vorrà scrivermi personalmente il
mio indirizzo è Via Giordanotti 7 10066 Torre Pellice.
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via Rismondo,4S ® 606.07.77 ìì LUSERNA SAN GIOVANNI
10127 TORINO
Pro Asilo Valdese
di Luserna San Giovanni
Pervenuti nel mese di settembre 1983
L. 10.000: Toscano Avondetto Elena,
in mem. dei suoi genitori; Juliette Baimas, in mem. di Lidia Gay; Reynaud
Lea (ospite Asilo); René e Flora Pons,
in mem. di Lidia Gay.
L. 20.000: Elvira Colucci Chilosi, in
mem. di Lidia Gay.
L. 25.000: Ernestina Pellegrin, in memoria di Cesare Malanot (Torre Pellice);
Rina Berlin, in mem. di Pauline Paschetto Albarin; Rina Berlin, in mem.
di Lidia Gay: E. M.; Odette Balmas, in
mem. di Clara Revel; Odette Balmas,
in mem. di Pauline Paschetto Albarin.
L. 30.000: Elvira Colucci Chilosi, in
mem. di Ida Pons.
L. 50.000: Rivoir Alma (Bergamo);
Alma Tron e sorelle, in mem. di Lidia
Gay; Falchi; Bouchard Jannine e famiglia, per il compleanno della mamma Pons Elena; Pastore Lamy Coìsson;
Anna Malanot; F. Picciarelli.
L. 60.000: In mem. dei nostri cari, le
sorelle Maria Buffa e Lina Bonnet Buffa.
L. 100.000: In mem. di Francis Rostan,
la moglie Lucietta e Piero (Torre Pellice); Da una gita di cornmilitoni della
ex Guardia alla Frontiera a Torre Pellice; Billiour Violetta, in mem. di Lidia
Gay: Carola Ottino, In mem. di Edina
Ribet Rostain; Mary, Lidia, Alessio Brughera, in mem. XX settembre; Luisette
Beliora Bardo, in mem. del papà Luigi
Bellore.
L. 600.000: In mem. di Lidia Gay, la
sorella Giulia e i nipoti.
L. 700.000: Graziella Jahier, in mem.
della mamma Ida Pons.
L. 780.000: Bounous Jenny (U.S.A.).
Nota. Il dopo di L. 100.000 in mem. di
Boefò Rol ìAschwanden Letizia, pubblicato coi doni del mese di agosto c.a.,
è stato dato dal fratello Gianni e dalla
cognata Elsa Boero Rol.
Pro Ospedale Valdese
di Pomaretto
Pervenuti nel mese di settembre 1983
L. 200.000: Ermelinda Bonino Barale,
Perosa Argentina; in mem. di Umberto
Mourglia, la moglie e il figlio, Pomaretto.
L. 100.000: Giulia Tron Long, Inverso
Rinasca; Cedrino Domenico, Perosa Argentina; In mem. di Umberto Mourglia,
la sorel(a Vera, Torre Pellice.
L. 50.000: In mem. di Barin Jolanda,
cognati Roncaglia Angelo, Perosa Argentina; Leger Lidia e Bortuzzo Gino,
Chiotti: Pier Giorgio Ferro, Perosa Argentina, per la mamma Toya Giuseppina; Enrichetta Conte Jalla, Genova,
con viva gratitudine.
L. 30.000: Bianco P. Guido, Villar Perosa.
L. 25.000: Fornerone Lina, Villar Perosa: Past. Silvio Long, Lugano.
L. 15.000: Cima Pia, Pinerolo.
■ii ■
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RINGRAZIAMENTO
« L’Eterno è il mio pastore, nulla mi mancherà ».
(Salmo 23: 1).
I familiari del compianto
Arturo Coucourde
ringraziano commossi tutti coloro
ohe hanno preso parte al loro dolore.
Un sentito ringraziamento ai medici e d personale dell’ospedale evangelico di Pomaretto per le cure prestate
id caro congiunito.
Torino, 18 ottobre 1983.
RINGRAZIAMENTO
« Ritorna, anima mia, al tuo
riposo, perché VEterno t’ha
colmata di beni ».
(Salmo 116: 7).
I familiari della compianta
Catterìna Refourn ved. Poet
ringraziano riconoscenti tutte le persone che sono state loro vicine nella
triste circostanza.
TJn grazie particolare al pastore Rutigliano, al dottor Vivalda, agli «diitanti della borgata Serre Giors, alla signora Alma Massel, che hanno confortato
la loro Cara e l’hanno amorevolmente
assistita nella sua lunga malattia.
Faetto (Ferrerò), 11 ottobre 1983.
RINGRAZIAMENTO
a Preservami, o Dio, perché io
confido in te y> (S^mo 16: 1).
Riana Carile Carugati, Decio e Cinzia commossi per la dimostrazione di
affetto ricevuta in occasione della scomparsa del
Dott. Lucidio Carugati
ringraziano quanti si sono uniti a loro
in comunione fraterna.
Un particolare ringraziamento ai pastori che hanno portato il loro messaggio durante il funerale; alla direttrice
e al personale tutto della Casa di Riposo « Villa Grazialma ».
Avigliana, 13 ottobre 1983.
RINGRAZIAMENTO
« Con tutto il cuore ho confidato in Te Signore »
(Prov. 3: 5)
I familiari deUa compianta
Giovanna Berger ved. Rostan
ringràziàMò colorò che, con scritti, parole di conforto e partecipazione ai funeri, hanno preso parte id loro dolore. In particolare ringraziano: i pastori Renato Coisson e Thomas Elser,
il dott. Peyrot, il Sindaco, Tamministrazione comunale, la banda musicale di Pomaretto e l’ANPI di Perosa
Argentina.
Pomaretto, 11 ottobre 1983
USL 42 - VALLI
CHI80NE-GERMANASGA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce VerOci
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 30 OTTOBRE 1983
Perrero: FARMACIA VALLETTI - Via
Monte Nero, 27 - Tel. 848827.
San Germano Chisone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USL 44 - PINEROLESE
fPistretljo di .Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo; 22664.
USL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 30 OTTOBRE 1983
Luserna San Giovanni: FARMACIA
CALETTO - Via Roma 7 - Telefono
909031.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice; telefono 91.996.
12
12 uomo e società
1
28 ottobre 1983'
UN DOCUMENTO DELLA FEDERAZIONE PROTESTANTE FRANCESE
COSTRUIRE LA PACE
Al servizio dei malati All’università per
Alcune settimane fa è stato
diffuso dalla « Commissione per
il ministero verso i malati » della Federazione Protestante Francese un testo, molto conciso ma
denso di utili osservazioni, su « i
problemi della salute », centrati
sulla condizióne del malato ospedalizzato. Non è certamente la
prima volta che nel mondo protestante francese questi problemi vengono presentati e studiati.
Anche in Italia la discussione
è viva e sempre attuale. Ricordiamo, nel mondo làico, i! volume « I diritti del malato » di G.
Jervis ' e l’attività della corrente
di « Medicina democratica ». Nel
1976 l’Assemblea permanente
del Consiglio d’Europa raccomandava a tutti i Governi, in un
testo ampiamente elaborato, una
maggior difesa dei diritti dei malati, «convinta che la professione’mèdica è anzitutto al servizio
dell’uomo». E nello stesso anno
la Invola Valdese nominava una
9gip®issione di studio, la cui relajnòhe fu portata a conoscenza
di tutte le chiese valdo-metodiste
e del Sinodo ^
Se dunque la Federazione Protestante d’oltralpe torna ora su
questi problemi è perché non si
vede, n^li ospedali pubblici, alcun miglioramento della situazione in cui viene a trovarsi il
ricoverato. Malgrado lo straordinario sviluppo delle tecniche di
diagnosi e terapia e malgrado
uno sforzo di efficienza strutturale e amministrativa, si evidenziano nel funzionamento degli ospedali, delle deformazioni che il testo francese così riassume:
— il ricovero in ospedali pubblici e lo sviluppo delle specialità sono favoriti rispetto alle cure
mediche extra-ospedaliere e alla
medicina generale non specialistica;
— l’interesse per le malattie acute è maggiore che per le malattie ad andamento cronico;
— la cura del malato non tiene in sufficiente conto i problemi
sociali e così le strutture ospedaliere per accogliere handicappati, emarginati, anziani sono ancora insufficienti;
— le tecniche di disinosi e cura, svolte in maniera troppo spesso fredda e distaccata, anche se
efficaci, tendono a far dimenticare l’importanza della accoglienza
e del dialogo col malato, che si
■ L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Comitato di Redazione; Franco
Becohino, Mario F. Berutti, Franco
Carri, Dino Ciesch, Niso De Michelis, Giorgio Gardioi, Marcella Gay,
Adriano Longo, Aurelio Penna, JeanJacques Peyronel, Roberto Peyrot,
Giuseppe Platone, Marco Rostan,
Mirella Scorsonelli, Liliana Viglielmo.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Via Pio V, 15
- 10125 Torino
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLI
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655.278 - c.c.p. 327106 intentato a
• L'Eco della Valli - La Luce ».
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Intestato a < La Luce; fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 ■ Torino.
Stampa: Cooperativa Tipografica
.Subalpina - Torre Pelllce (Torino)
sente isolato e insieme alla famiglia difetta di informazione.
L’attuale crisi economica, che
interessa ormai tutti i paesi, è
entrata anche negli ospedali, obbligando le amministrazioni a
scelte e restrizioni. «Ma per noi
cristiani il problema della qualità della vita degli uomini nella
società è essenziale » dice il testo. Come tutelarla?
« Il miglioramento del sistema
ospedaliero non può essere ottenuto con una semplice riorganizzazione materiale e amministrativa delle strutture, ma con una
rivoluzione della mentalità, basata sulla convinzione di una responsabilità individuale e permanente, nella esplicazione di un
reale servizio e non semplicemente di un mestiere ». Questa maggiore responsabilità e coscienza
professionale implicano, a tutti
i livelli della assistenza ospedaliera. il rispetto, in qualsiasi circostanza, della dignità del malato, il più alto grado di rigorosa
competenza nel proprio lavoro
ed inoltre l’obbligo di un continuo aggiornamento professionale.
Ma le responsabilità non sono
tutte da una parte; è soprattutto
la collettività, il cittadino, le comunità che devono sentirsi maggiormente impegnate nella difesa, negli ospedali, dei più emarginati, di chi è privo di un sostegno familiare.
La Commissione francese fa,
a tal proposito, delle proposte
pratiche, come quella di una
« commissione di mediazione »
tra pubblico e curanti, non a carattere giuridico, ma in modo da
supplire alla lamentata carenza
di comunicazione e di dialogo tra
malati e curanti. Ed anche di
«comitati di etica» (formati da
giuristi, ex-ricoverati, teologi o
cappellani), per dare ai malati e
familiari la possibilità e la libertà di partecipare alle decisioni,
talora di importanza vitale, prese dai curanti. Infine è da incoraggiare al massimo la presenza
in ospedale di persone volontarie, ma anche preparate e accettate dall’ospedale stesso, allo scopo non di sostituire il personale
curante, ma di supplire alle carenze familiari nei tanti isolati
ed emarginati.
Penso che dobbiamo essere
grati alla Federazione Protestante Francese e alla sua Commissione per questo suo studio. La
« rivoluzione delle mentalità » di
cui parla il testo e che deve entrare anche negli ospedali è per
noi un preciso richiamo evangelico.
Sappiamo bene che, a monte
della situazione in cui si trova
l’istituzione ospedaliera, vi sono
i problemi di una mancata riforma sanitaria, di una carente organizzazione per la difesa dello
stato di salute e la prevenzione
delle malattie, di una concezione
e conduzione degli ospedali pubblici come « aziende », dove il fine ultimo sembra essere non la
prestazione di un servizio, ma il
profitto, in regime capitalistico,
per tutta una serie di attività industriali. Battaglie, tutte, da combattere sul piano sociale e politico.
imparare la pace
Forum du Développement è
una pubblicazione mensile dell’organizzazione delle Nazioni
Unite, dedicata ai problemi nel
campo dello sviluppo economico e sociale. Dal numero dello
scorso settembre desumiamo la
notizia che riportiamo qui appresso. Sottolineiamo la scelta
della sede e cioè il Costa Rica,
un Paese non solo neutrale, ma
che ha attuato il disarmo unilaterale, infatti esso ha rinunciato all’esercito.
Pur essendo persuaso che nei
nostri ospedali evangelici c’è una
attenzione maggiore che altrove
per il rispetto del malato, ritengo che sia utile per tutti questo
richiamo alla vigilanza a che non
dimentichiamo l’emarginato in
osj>edale. d. R.
“ Giovanni Jervis, I diritti del malato, Ed. Feltrinelli 1975.
^ cc / diritti dei malati e dei morenti », Attualità 82, Claudiana 1979.
L’Università della pace, fondata nel 1980 a seguito di una
decisione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, è una istituzione mediante la quale la via
della pace verrà studiata, esplorata, e dovrà costituire l’oggetto di una azione su scala mondiale. Il consiglio deirUniversità
è stato ufficialmente insediato
nel marzo 1983 in Costa Rica.
Presidente del consiglio è stato
nominato Rodrigo Carazo (Costa Rica) e vice presidente Siga
Marjanovic (Jugoslavia), mentre il consiglio comprende rappresentanti di tutte le parti del
mondo.
Parecchi dettagli devono ancora essere messi a punto, ma
l’orientamento generale dei piani e dei programmi dell’Università è preciso. Lo spirito ed il
contenuto dei lavori avranno un
carattere internazionale, in una
prospettiva di pluralismo culturale, la cui realizzazione sarà affidata a persone di nazionalità
diverse. Scopo principale è quello di produrre e diffondere delle
conoscenze che possano servire
a risolvere problemi mondiali,
tenendo conto delle caratteristiche nazionali è regionali.
EDUCAZIONE ALLA PACE
Pace non è facile oblio
Il mese scorso una chiesa locale evangelica alla notizia
di una serie di trasmissioni televisive dal titolo « L’Italia in
guerra», ha scritto una lettera di protesta alla RAI affermando che « in un momento come questo, mentre la pace è
minacciata, non è affatto indicato riproporre sui teleschermi
immagini di guerra e ricordi che dovrebbero appartenere al
passato e non essere più motivo di discussione ». Sull’argomento è intervenuto Giorgio Rochat, professore di Storia contemporanea a Torino, con una lettera di cui pubblichiamo la
parte centrale. Lo facciamo non già per mettere in berlina
una delle nostre chiese, la cui identità appunto non interessa individuare, bensì per mostrare come l’impegno per la
pace esiga da tutti noi non solo buone intenzioni ma anche
un serio impegno per una informazione approfondita e una
reale educazione alla pace.
Cari fratelli,
ho collaborato a questa serie
di trasmissioni « L’Italia in guerra » come « consulente storico »,
la apprezzo e approvo pienamente. Naturalmente non è un’opera perfetta, anche per i pesanti
limiti posti dalla direzione RaiTv, e discuterne è perfettamente
legittimo, come pure scrivere alla Rai-Tv sulla trasmissione
stessa.
Mi chiedo però come possiate
esprimere un giudizio di condanna cosi drastico senza avere visto la serie di trasmissioni. Abbiamo cercato di documentare
la realtà della guerra italiana
194043 (anzi, alcuni momenti di
questa guerra) senza alcuna forma di compiacimento ed esaltazione, certo anche senza denigrazioni per combattenti e caduti,
ma con chiare indicazioni delle
responsabilità di governi e alti
comandi e una chiara indicazione degli orrori della guerra. Credo che questa trasmissione sia
proprio un’opera di educazione
alla pace ed alla critica. Una
quindicina di persone vi hanno
lavorato da uno a tre anni, con
vane difficoltà, ma a voi è bastato un titolo di giornale per giudicare, condannare, chiedere un
intervento di censura della direzione Rai-Tv.
Mi chiedo come possiate scrivere che la guerra italiana 194043
dovrebbe appartenere al passato e non essere più motivo di
discussione. E’ proprio quello
che sostengono gli oltranzisti patriottardi: la guerra non deve
essere discussa, le nuove generazioni non devono avere alcuna
infoi-mazione che permetta loro
di arrivare ad una presa di coscienza critica. E’ proprio il contrario della nostra impostazione:
la guerra non va esaltata (anche
se va trattata con il rispetto che
si deve a chi ha dovuto combatterla, convinto o costretto, a chi
ha sofferto, a chi ha peccato),
ma va studiata, con partecipazione, con serietà. La guerra e
tutto il nostro passato, che deve
essere motivo di discussione e
non del facile oblio che chiedete alla direzione Rai-Tv.
Come professore di storia contemporanea, sono seriamente
preoccupato per l’ignoranza dei
I programmi dell’Università
della pace risponderanno a norme imiversitarie di livello qualificato ed alToggettività scientifica. Tutte le persone che vi parteciperanno lo faranno in qualità rispettivamente di maestro e
di allievo: nel corso di questi
scambi, ognuno contribuirà secondo le sue competenze.
Oltre allo scambio di informazioni effettuate in seno all’Università, essa stessa ricercherà la
collaborazione di altre istituzioni per organizzare dei progetti
complementari e delle ricerche
in comune. Le operazioni in associazione verranno finanziate
congiuntamente dalle due parti.
Per maggiori informazioni rivolgersi a: Sr. Gerardo Bolanos,
Universitad para la Paz, Apdo.
199 Escazù (Costa Rica).
Obiezione
di coscienza
Dal quotidiano torinese « La
Stampa » riportiamo la seguente
notizia sulla Repubblica Federale Tedesca.
giovani verso il nostro recente
passato. Ho molta stima per
queste nuove generazioni, che
studiano seriamente e si impegnano anche; non è colpa loro
se la scuola, la televisione, l’ambiente congiurano nel tenerli alToscuro di questo passato, della guerra fascista come della
guerra fredda. Non credo ad un
pacifismo fondato soltanto sull’impeto dei sentimenti (e magari anche sulla moda), che non
sia capace di affrontare lo studio del passato e dei problemi
concreti, che condanni guerre e
armi atomiche senza documentazione né sforzo critico. Il programma cui ho avuto l’onore di
collaborare va appunto in questa
direzione, lo ritengo utile perché
le nuove generazioni conoscano
gli orrori, i costi, i sacrifici della guerra, Tho fatto vedere a
mio figlio e spero che molte scuole lo richiedano alla Rai-Tv e lo
proiettino per discuterlo.
Ad ogni modo, non dovete
preoccuparvi troppo per gli effetti della serie di trasmissioni
in questione, perché la Rai-Tv,
per ragioni opposte alle vostre,
cioè perché rappresentano una
seria documentazione critica sulla guerra, le ha fatte proiettare
solo a tarda sera, dopo le dieci
e mezzo, in modo che solo pochi telespettatori ed ancor meno giovani hanno potuto vederle.
Le ore di maggiore affluenza di
pubblico televisivo continueranno ad essere destinate a trasmissioni di varietà, senza nulla
che possa preoccuparvi come invito alla discussione e documentazione sul passato.
Saluti fraterni.
...1 tedeschi, atterriti dall’apocalisse del 1945, dalla prossimità dei russi e dallo spaventoso
arsenale nucleare sul proprio
territorio, non amano più né le
uniformi, né le armi. Le tollerano, ecco tutto.
Basta studiare l’incredibile fenomeno degli obiettori di coscienza: è lo specchio più limpido dei sentimenti tedeschi. La
Repubblica Federale ha sempre
avuto più obiettori di qualsiasi
altro Paese, un diritto riconosciuto dalla Costituzione democratica del 1949, in cui si legge:
« Nessuno può essere costretto
contro la sua volontà a compiere un servizio militare che includa l’uso delle armi ». Ma le
schiere adesso diventano moltitudini. Lo scorso anno, 60 mila
dei 354 mila giovani soggetti alla leva chiesero, e ottennero, di
essere esonerati per motivi di
coscienza: il 17 per cento. Quest’anno, con 51 mila istanze nei
soli primi sei mesi, il totale potrebbe avvicinarsi forse al 30
per cento.
A nulla sono valse le misure
prese dal nuovo governo conservatore: il prolungamento da 16
a 20 mesi del « servizio alternativo » per gli obiettori e l’assegnazione a lavori ancora più pesanti e deprimenti. I dissidenti
rispondono: « Siamo pronti a
fare tutto,, anche i becchini, pur
di non indossare uniformi che
odiamo ».
...E’ una corsa all’esonero. Valendosi di una legge che permette la registrazione anticipata
senza limiti di tempo migliaia di
genitori hanno già chiesto lo status Ai obiettori per i loro bambini. A Bonn un’intera classe di
quindicenni ha presentato la
sua domanda. NelTAssia, otto
membri, senza figli, del partito
dei « Verdi », hanno svolto tutte le pratiche per « salvare » dal
servizio militare i loro futuri
figli.
R. P.
Giorgio Rochat
GRATIS!
Ai nuovi abbonati 1984
TEco-Luce viene inviato in
omaggio gratuitamente per
l’ultimo trimestre del 1983.
Ecco una notizia da inserire nelle circolari di chiesa e tra gli annunci del culto domenicale!