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Anno 122 - n. 5
31 gennaio 1986
L. 500
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Gruppo 1 bis/70
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a: casella postale - 10066 Torre PeUice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
- - ----------------—I n
UN PREOCCUPANTE PARTICOLARE DEL DECRETO SULLA TASCO
Punti
di vista
« E’ più facile costruirgli un
monumento, che cambiare il
mondo come lui vorrebbe », la
vecchia canzone americana dedicata, vent’anni fa, ai pastore battista Martin Luther King — « U
nero più pericoloso degli States » come diceva l’F.B.I. — è diventata realtà. Il « M. Luther
King Day » è entrato neU’elenco
delle grandi festività nazionali;
ogni anno, il 20 gennaio, negli
U. S. A., si festeggerà King,
apostolo della nonviolenza, assassinato nel 1968. Un grande
appuntamento. Ma seconno Andrew Young, già collaboratore di
King e attualmente sindaco di
Atlanta, dove 250.000 persone
hanno festeggiato U primo ’’King
Day”, ci vorranno ancora molti
anni prima che l’America apprezzi pienamente il pensiero e l’opera di Martin Luther King. L’allusione è diretta alle numerose
resistenze che questo giorno di
lesta ha incontrato fin dai suo
nascere.
Sul New York Times, il pastore nero Jesse Jackson si chiede
come possa il presidente Reagan
onorare la memoria di M. L.
King considerandolo un comunista e non per quello che è:
un profeta della tradizione ebraico-cristiana. « King — dice
Jackson — fu un realista con
grandi ideali e non un idealista privo del senso della realtà ». In effetti Martin L. King
non fu assassinato per i suoi
ideali, i suoi sogni, ma per le
sue azioni tese a cambiare la
politica razzista del governo di
aUora. « In buona sostanza —
scrive il teologo Wallis, sul periodico americano Sojourners —
King ha tradotto la rabbia scoordinata di un popolo oppresso, in
un movimento nonviolento cbe
ha saputo lottare con civismo
ed autosacriflcarsi. Come Mosè
anche King si è arrampicato sulla cima della montagna ed ha
gettato lo sg^uardo su una terra
promessa alla quale non sarebbe mai giunto ».
Ma neUa terra promessa che
calpestano le giovani generazioni americane U razzismo, anche
se cancellato dai libri di testo
e dai testi ufficiali della politica,
sussìste ed è ben radicato nella
vita quotidiana. La sfida di M.
L. King rimane ancora attuale,
malgrado che, sulla carta, l’integrazione razziale sia un problema risolto.
Del resto non è solo questo il
problema. L’altro grande sogno
proibito di King fu quello delia
smilitarizzazione dell’intera società. Nel momento di massima
corsa al riarmo riproporre il sogno di una società senz’armi è
una sfida che i ’’Agli spirituali”
di King debbono raccogliere.
Questi e altri motivi ricordano
e ricorderanno attraverso il ”M.
L. King Day” alle società occidentali non la festa di un santo, ma il fatto che l’apartheid
in Sud Africa, il razzismo in
qualsiasi luogo e la violenza possono essere sfidati e sconfitti
dalla ’’forza d’amare”, dalla nonviolenza, dalla mobilitazione dell’opinione pubblica e dalla fiducia in Dio. Peccato che ì giornali
italiani abbiano ignorato i sfjgrnali dì speranza che provengono dal ’’King Day” americano.
Giuseppe Platone
Intese, fonte di discriminazione?
Si delinea uno schema di politica ecclesiastica in cui l’aver raggiunto un’intesa con lo stato è
visto come un diritto ad avere lo stesso trattamento, di favore, riservato alla chiesa cattolica
Entro la fine di febbraio i comuni italiani definiranno con una
apposita deliberazione quanto i
cittadini, gli enti, le società dovranno pagare per i servizi che
ricevono. E' la cosiddetta Tasco
(Tassa sui servizi comunali). Non
pagheranno nero la Tasco « gli
edifici aperti al culto della chiesa cattolica e delle altre confessioni religiose i cui rapporti con
lo Stato siano regolati per legpe
sulla base di intese di cui cdVart.
8 della Costituzione » (art. 15 del
D.L. n. 789 del 30/12/85).
A meno di una modifica in sede di conversione in legge del decreto saranno dunque esenti dalla tassa oltre 1 locali di culto cattolici solo quelli valdesi e metodisti. Tutti gli altri, le sinagoghe,
la moschea, i templi battisti, pentecostali, delle chiese dei fratelli,
ecc. pagheranno.
Verso il complesso delle chiese
non cattoliche, lo stato manifesta atteggiamenti diversificati
a seconda se le chiese hanno regolato o meno i loro rapporti con
lo stato mediante intese, ovvero
se nei loro confronti sia ancora
vigente la legge fascista sui « culti ammessi », e la legge sulle comunità israelitiche.
Se è permesso un paragone
sportivo, vi sono in Italia chiese
di serie A (la cattolica che regola i rapporti con lo stato attraverso il Concordato), di serie B
(le valdesi, le metodiste e quelle
altre che regoleranno i rapporti
con lo stato mediante intese) e di
serie C (tutte le altre, che non
hanno intese di sorta).
Infatti la frase delTart. 15 del
D.L. sulla Tasco è ormai una costante nella produzione legislativa del nostro paese. Quando il legislatore, sia esso statale che regionale, vuole regolare alcune
materie che riguardano Fattività
delle chiese non cattoliche scrive
che la norma riguarda soltanto
le chiese che dispongono dell’intesa con lo stato ex art. 8 della
Costituzione.
Così è per poter accedere ai
fondi per la costruzione e manutenzione di edifici di culto e per
poter stipulare convenzioni per
la cappellania negli ospedali di
alcune regioni.
L’aver concluso una intesa con
lo stato è visto dalla maggioranza dei partiti non come una garanzia alla libertà di coscienza di
tutti, ma Quasi come un diritto
ad avere lo stesso trattamento
(di favore) riservato alla chiesa
cattolica, ed in questo senso si
muovono quando legiferano o
amministrano. Si apre dimque un
nuovo terreno di mobilitazione
delle nostre chiese e delle coscienze democratiche, quello della battaglia per l’eguaglianza
tra le confessioni religiose. Vero
è che la nostra Costituzione affer
ma all’art. 8 che « tutte le confessioni religiose sono egualmente
libere davanti alla legge », che si
tratta cioè di una uguaglianza
nella libertà, e non nel trattamento giuridico.
Nell’ interpretazione corrente
di questa parte dell’art. 8 della
Costituzione si sostiene che il legislatore ha affermato che la regola di un trattamento uguale
per entità diverse tra di loro (per
numero di aderenti, diffusione
sul territorio nazionale, radici sociali e storiche) come sono le
varie confessioni religiose in Italia sarebbe stata altrettanto ingiusta che trattare in modo differenziato situazioni uguali.
Si tratta di un ragionamento
comprensibile anche se non condivisibile da un punto di vista
politico, soprattutto se lo si vede in una prospettiva storica e se
si esamina la congiuntura storico
politica in cui è stata formata la
Costituzione.
Quando si tratta di materie amministrative, quando si legifera
in materie che hanno attinenza
colla gestione del potere a livello
locale è possibile derogare dal
principio di uguaglianza?
Credo proprio di no.
In materia amministrativa bisogna trattare in modo uguale ciò
che è uguale. Ed è difficile affermare che un edificio di culto è
diverso solo perché in quella sala
LA DONNA E LA CHIESA - 2
La teologia di Maria
Continuando la nostra riflessione sulla posizione della donna
nella Chiesa, prendiamo in considerazione la figura biblica di
Maria, la madre di Gesù.
Il teologo Clodovis Boff ha definito Maria « la prima donna
teologa, perché, come dice il Vangelo, rimaneva a ripensare, a meditare nel suo cuore tutto ciò
che ascoltava e vedeva. E questo
è un atteggiamento da teologo ».
Anch’io penso che Maria sia
stata la prima donna teologa, la
prima testimone dell'incarnazione del Logos, della Parola, per
opera di Dio, attraverso lo Spirito Santo.
Anche noi crediamo: fu concepito dallo Spirito Santo, nacque da Maria vergine.
Ma io vedo in Maria la prima
donna teologa, anzi, la prima
teologa della liberazione non solo per quanto ha meditato nel
cuore suo — e certo, ha meditato molto e creduto molto per poter riconoscere la grandezza dell’opera di Dio che si compiva in
lei — ma anche per quanto Maria ha espresso con la parola.
Nell’Evangelo secondo Luca, al
capitolo primo, leggo il cantico
che Maria ha pronunciato, mentre era incinta di Gesù.
Sono i versetti dal 46 al 55:
« E Maria disse:
L’anima mia magnifica il Signore
e lo spirito mio esulta in Dio,
mio salvatore;
poiché egli ha riguardato
alla bassezza della sua ancella.
Perché ecco, d’ora innanzi
tutte le età mi chiameranno beata,
poiché il Potente
mi ha fatto grandi cose.
Santo è il suo nome:
e la sua misericordia
è di età in età per quelli che lo temono.
Egli ha operato potentemente col suo braccio;
ha disperso
quelli che erano superbi nei pensieri del loro cuore,
ha tratto giù dai troni i potenti
e ha innalzato gli umili,
ha ricolmato di beni i famelici
e ha rimandato a vuoto i ricchi.
Ha soccorso Israele,
suo servitore,
ricordandosi della misericordia
di cui aveva parlato ai nostri padri,
verso Abramo,
e verso la sua progenie,
in perpetuo ».
Maria parla di Dio — cioè fa
teologia — partendo dalla considerazione di quanto sta avvenendo nella storia, nella concreta realtà della sua vita: loda Dio
perché la salvezza promessa al
popolo di Israele si sta compiendo. Sta arrivando la liberazione:
si riuniscono cittadini di confessione cattolica, valdese o metodista mentre nell’altra si riunisce^
no cittadini di confessione battista, pentecostale, awentista, dell’esercito della salvezza o di altre.
Allo stesso modo è difficile sostenere, come fa la Regione Liguria,
che hanno diritto a contributi per
costruire la propria chiesa solo
cattolici e quei credenti che hanno regolato i loro rapporti con lo
stato mediante intesa ex art. 8
della Costituzione. E gli esempi
potrebbero continuare.
Si tratta infatti di riconoscere
a tutti i cittadini quella pari dignità sociale tutelata daH’art. 3
della Costituzione. Saranno poi
questi cittadini, posti in condizione di uguaglianza davanti alla
legge, a decidere se usufruire o
meno dei contributi, se chiedere
o meno l’esenzione, se farsi pagare o meno per le prestazioni
di assistenza religiosa.
Nonostante l’approvazione dell’Intesa con la Tavola Valdese,
il nuovo Concordato con la Santa Sede, la cultura politica in
materia di rapporti stato-chiese
non ha fatto grandi passi in
avanti.
Se si guardano le leggi sugli
enti ecclesiastici cattolici, sul finanziamento del clero cattolico,
le disposizioni sull’ora di religione cattolica nella scuola pubblica, ed anche queste minori riguardanti alcuni aspetti amministrativi, il giudizio sulla « nuova
politica ecclesiastica » non può
essere positivo. Siamo ben lontani da quel 7 e mezzo che il sottosegretario alla presidenza del
consiglio, on. Giuliano Amato, attribuiva al governo in un dibattito a Torre Pellice. Continuano
ad essere applicate le norme della legge sui culti ammessi, si discrimina tra le chiese a seconda
dei rapporti giuridici messi in atto nei rapporti dello stato.
Certo non c’è coercizione delle
libertà, ma nemmeno uguaglianza (le discriminazioni ci sono, eccome!). Eppure nel 1789 ci fu una
dichiarazione dei diritti dell’uomo che affermava tra l’altro:
« la legge deve essere la stessa
per tutti, sia che protegga sia
che punisca ».
No, due secoli dopo, non abbiamo ancora accolto culturalmente la lezione della rivoluzione
francese!
Giorgio Gardlol
non saranno più i ricchi a trionfare sui poveri; i potenti e i superbi sugli umili; liberando il
suo popolo Dio rovescia il sistema in vigore: chi detiene il potere viene rimosso, mentre gli
Giuliana Gandolfo
\ continua a pag. 2)
SOMMARIO
□ 7 tesi per la pace, di
L. Peyrot, p. 2
□ Convegno « Evangelici
e Stato », p. 5
□ Gemellaggio tra le
chiese di Siena e Wetzlar, a cura di E. Campi e C. Gay, p. 7
□ Elezioni nelle Filippine e Chiesa cattolica,
a cura di S. Ribet, p.
12
2
2 fede e cultura
31 gennaio 1986
SCELTA PER LA PACE E CONFESSIONE DELLA FEDE - 4 Critiche
7 tesi per la pace
La posizione espressa dall’organo delle Chiese riformate della Germania Federale - Critiche e riserve della Chiesa evangelica tedesca
La formula adottata dal Moderamen per esprimere le proprie
posizioni è quella delle tesi, in
analogia non solo di forma, ma
anche di impostazione teologica
con la dichiarazione di Barmen.
Le tesi sono sette, accompagnate
da altrettante spiegazioni. Le tesi
si articolano attraverso una affermazione, sostenuta da un testo biblico, una negazione, e l’indicazione di una azione concreta. Due pensieri stanno alla base
della dichiarazione: la riconciliazione, e la inscindibilità della
confessione di fede dal comportamento pratico del credente. La
riconciliazione fra Dio e gli uomini è intesa come dono; la riconciliazione fra gli esseri umani è intesa come istanza e comandamento (II Cor. 5: 18-19).
Inoltre come credenti siamo
sottoposti in tutti gli ambiti della
nostra esistenza ad un unico Signore, Gesù Cristo (II tesi di Barmen), per cui non dovrebbe esserci incoerenza fra confessione
di fede e comportamento pratico.
Perciò la pace in terra non è una
questione di carattere pimamente politico, né i mezzi per ottenerla possono essere lasciati alla discrezionalità del singolo, ma
la pace è un problema per la fede. Quindi siamo chiamati come
credenti ad esprimere un giudi
PERCHE’
ARRABBIARSI
Vorrei esprimere anch’io ia mia opinione sull’imprimatur della TILC. Credo
che il problema centrale sia se ci riconosciamo nel tipo di ecumenismo
proposto dalla TILC, dal momento ohe
non possiamo mettere in dubbio l’impegno e le buone intenzioni di quelli
che hanno partecipato a questo lavoro. In altre parole la TILC con l’imprimatur serve ad un maggior avvicinamento, comprensione e rispetto reciproco delle diverse confessioni cristiane?
Credo che qualsiasi rapporto interconfessionale per essere ecumenico
debba essere innanzitutto rispettoso
della fede e della sensibilità delle diverse confessioni e nessuno debba imporre all’altro i propri metodi e la propria concezione di chiesa.
Premesso questo, teniamo presente
che la legittimità del lavoro di traduzione della TILC (come di qualsiasi altra traduzione anche di soli cattolici),
che per noi protestanti non ha bisogno
di un assenso da parte di qualche autorità, per la concezione cattolica di
chiesa passa attraverso il riconoscimento ufficiale dell’autorità ecclesiastica e quindi attraverso l’imprimatur.
Quello che deve essere chiaro è che
per noi questa approvazione è valida
solo per rendere accettabile la TILC
alle coscienze cattoliche bisognose di
autorità e non per dare dignità e validità al lavoro di traduzione (o addirittura alla fede) dei collaboratori protestanti.
Nei nostri rapporti ecumenici con
la Chiesa cattolica credo che dovremo
imbatterci spesso in questo problema:
il rispetto e II riconoscimento dei cattolici per la nostra chiesa dovrà pas
Prossimo numero
Rambo, bentornato all’inferno!, di A. Corsani.
Geografia della violenza
sui minori, a cura di R.
Peyrot.
Una pagina di rendiconto
sugii abbonamenti 1985.
zio di fede sui mezzi attuali per
mantenere la pace.
Le 'armi atomiche si rivelano
come uno strumento non solo
incapace di creare vera pace, ma
dannoso, perché da un lato una
parte deÙ’umanità è sfruttata
per finanziare la fabbricazione
di armi sempre più numerose e
sofisticate, dalLaltra gli esperimenti atomici già distruggono la
natura, creazione di Dio. Nel suo
imieme l’attuale sistema non è
più giustificabile cristianamente,
ma occorre riconoscere lo status
confessionis, cioè individuare
nella situazione attuale i segni
della disobbedienza al Dio riconciliatore e creatore, i segni del
peccato. Perciò i credenti sono
chiamati a prendere ima posizione chiara e AÙncolante per mezzo
di una confessione di fede verbale e pratica in Gesù Cristo, contro le ideologie di morte ohe dominano sempre di più il mondo. Secondo il Moderamen sia
l’uso che il possesso di armi nucleari sono inaccettabili.
Il Moderamen non si è limitato a fornire l’analisi sopra esposta e le coordinate teologiche in
cui inquadrare l’impegno per la
pace, ma ha anche indicato alcuni passi concreti che possono essere presi nella direzione della
pace:
— l'impegno di principio a volere risolvere i conflitti senza
l’uso o la minaccia della violenza.
— la rinuncia a sempre nuove
armi.
— l’immediata interruzione dello sviluppo e del dislocamento
dei mezzi di distruzione di massa di tipo nuovo.
— l’impegno a non usare i
mezzi di distruzione di massa
presenti in una guerra, e tanto
più a non impiegarli per primi.
— l’istituzione di zone denuclearizzate.
— calcolate misure di disarmo
unilaterale.
— il divieto e l’impedimento
dell’esportazione di armi^.
Il fatto interessante è che queste iniziative politiche concrete
sono intese come una conseguenza diretta del comandamento
dell’amore per il prossimo, per
cui occorre rifiutare ogni forma
di odio e falsa immagine del nemico.
Il Moderamen, inoltre, pone un
forte accento suU’opera dello
Spirito Santo, ohe crea coraggio,
là dove avanzano scoraggiamento e delusione, solidarietà anche
con i non credenti nella ricerca
della pace, capacità di inquadrare gli sforzi per la pace nella direzione del Regno di Dio, in cui
solo ci sarà vera e piena pace.
La posizione del Moderamen è
stata fondamentalmente accolta
dall’Assemblea riformata mondiale ad Ottawa, che ha dedicato im paragrafo, intitolato « pace e giustizia », al tema della pace^. Pur riprendendo l’impostazione teologica a partire dal tema della riconciliazione, l’ARM
tuttavia non ha adottato l’espressione « status confessionis », ma
così si è espressa:
« Il nostro atteggiamento riguardo alle armi di distruzione
di massa dovrebbe essere determinato dalla nostra fede. E’ una
questione di affermazione o di
negazione dell’Evangelo ».
La critica principale che nell’arabito della Germania federale è stata mossa allo status confessionis del Moderamen, consiste nel negare alla scelta antinucleare il carattere di una scelta
di fede e di confessione. Esiste
un accordo diffuso sul dovere
per il credente di evitare l’uso
di armi nucleari, tuttavia molti
ne accettano ancora il possesso
a scopo deterrente. Mentre per il
Moderamen anche il possesso è
inaccettabile a partire dalla confessione nel Dio che ha creato
il mondo e riconciliato l’uomo,
per la dirigenza della EKD (Chiesa evangelica tedesca), di cui anche il Moderamen è membro,
« questioni della sopravvivenza
terrena, per quanto siano importanti, non devono essere scambiate con questioni della fede e
rese questioni di confessione »
Anche la dirigenza della
VELKD (Chiesa evangelica luterana in Germania) si è espressa
contro lo status confessionis.
Un’altra critica di fondo che
è stata mossa al documento del
Moderamen è di avere pericolo
samente mescolato la fede e la
politica, al punto di sfiorare una
posizione di integralismo protestante, pretendere, cioè, come
chiesa di avere un insegnamento
su tutto, e giudicare tutto e tutti
dall’alto del proprio status (confessionis).
Infine un’osservazione degna di
nota, che ritroviamo anche presso alcuni teologi della Germania
orientale, è che il concetto di
« status confessionis », pur racchiudendo contenuti ed istanze
validi, rischia di diventare una
forma sterile e riduttiva, incapace di esprimere la varietà dei
momenti e dei soggetti confessanti nelle comunità locali a favore della pace.
Le molteplici iniziative possono invece essere raccolte in un
« processus confessionis », considerandole in una luce più dinamica come impegno quotidiano
del credente a confessare con parole ed atti la propria fede nel
Principe della pace.
Questa ultima considerazione
mette bene in evidenza come
l’espressione « status confessionis », ohe da un punto di vista
formale è criticabile per la sua
incomprensibilità per la maggior
parte della gente, è stata capace
di suscitare un dibattito ricco
ed approfondito sul tema della
pace in relazione alla fede.
LucUla Peyrot
(fine - gli articoli precedenti sono
comparsi sui numeri 1-3-4).
^ Le in<iicazioni pratiche si trovanr.
neUa tesi IV.
^ Peace and Justice Report of the
Reference Committee as approuved by
the General Council, in Reformed
World, 3-4, 1982, pp. 766-775.
^ Rat der Evangelischen Kirche in
Deutschland, « Kommunique der 36
Sitzung am 16/17 September 1982 i .
in Epd Dokumentation, 45 (82). p. 17.
sare attraverso l’approvazione dell’autorità cattolica; ma questo è un problema che riguarda i cattolici e la loro
concezione gerarchica della chiesa e
non dovrà essere considerato mai un
cedimento a questa concezione nella
nostra realtà ecclesiastica.
Oppure vogliamo rinunciare ai rapporti con la Chiesa cattolica finché essa avrà questa struttura gerarchica?
Penso quindi che l’imprimatur, inserito in un contesto il cui significato
sia chiarito a tutti, protestanti e cattolici, in sé non dovrebbe darci fastidio.
Invece è per un altro motivo che noi
protestanti ci dobbiamo giustamente
arrabbiare e dovremo stare attenti che
queste cose non si ripetano in futuro,
per un errore di metodo di non poco
conto della Chiesa cattolica e dell’ABU nei nostri confronti.
Infatti è chiaro che se tante persone della nostra chiesa non sapevano
niente dell’imprimatur, possono esserci
due spiegazioni:
1) L’ABL) ha subito una decisione
unilaterale della Chiesa cattolica che
quindi ha compiuto un atto di autorità
verso di noi, così come fa con i suoi
fedeli; di fronte a questo atteggiamento
la nostra risposta deve essere chiara:
non siamo e non vogliamo essere sottoposti a nessun’altra autorità in tema
di fede che Gesù Cristo e non possiamo accettare questi metodi se applicati a noi (padroni i cattolici se vogliono accettarli per se stessi, decisione che noi possiamo rispettare, ma
non condividere).
2) La Chiesa cattolica ha discusso
il problema con TABU che ha commesso un doppio errore: accettare l’imprimatur senza aggiungervi nessun chiarimento e non rendere partecipi le nostre chiese a questa decisione: TABU
deve rendersi conto che, in un lavoro
cosi Importante e finora unico in Italia,
essa si presenta agli occhi di tutti i
lettori non solo come ABU, ma come
rappresentante delle Chiese evangeliche: quindi se prende delle decisioni
da sola, se ne deve anche prendere
chiaramente la respronsabilltà da sola,
senza coinvolgere chi non è d’accordo.
In conclusione ora a mìo parere esi
stono per noi evangelici due soluzioni
per le prossime edizioni della TILC:
1) un accordo tra Chiesa cattolica e
Chiese protestanti che definisca in modo chiaro il significato delTimprimatur
sulla TILC, evidenziandone senza am
biguità i limiti della sua portata nel
solo ambito cattolico;
2) le Chiese protestanti non sono
assolutamente d’accordo di avere l’imprimatur su una Bibbia che è anche
loro e quindi: o la Chiesa cattolica ri
nuncia all’Imprimatur, o TABU indica
chiaramente se stessa come unica
responsabile della decisione di accettare l’imprimatur indipendentemente
dal parere delle Chiese protestanti
nella loro maggioranza.
Insamma, tra Faccettare l’imprimatur
e il non accettarlo esiste la possibilità di delimitarne in modo chiaro il
senso e la portata.
Invochiamo sempre l’assistenza dello Spirito Santo.
Aldo Ciane), Rivalta
La teologia di Maria
(segue da pag. I)
oppressi, i disprezzati avranno
un nuovo ruolo nella società, ed
otterranno giustizia.
Sono tutti elementi ben presenti nella « teologia della liberazione ». Ma io vedo in Maria
anche la prima teologa femminista.
Maria parte dalla considerazione di se stessa, umile donna.
Nella sua situazione di donna
si manifesta la potenza di Dio.
Il Salvatore dell’umanità nascerà
attraverso il suo sesso « incirconciso » di donna.
Dobbiamo ricordare che ai
tempi di Maria, come durante
tutta la storia del popolo d’Israele, la donna era considerata
inferiore. La « circoncisione », il
segno iniziatico di appartenenza al popolo eletto, operato sul
sesso maschile, dava al maschio
la supremazia spirituale e sociale. Il potere sacerdotale, l’insegnamento rabbinico, ogni ruolo religioso erano in mani maschili. Addirittura nel tempio, le
donne dovevano stare in un
« cortile » ben distinto da quello
dei « maschi circoncisi ».
Ed ora è proprio il sesso inferiore, disprezzato della donna,
a diventare lo strumento per la
incarnazione del Figlio di Dio.
Maria serve Dio con la totalità
del proprio essere, con tutta la
sua concreta femminilità. Il suo
sesso fa parte dei piani di Dio.
Ecco: Dio viene a liberare il suo
popolo, e libera anche la donna
da una posizione di sottomissione e disprezzo.
Penso che fra tutte le figure
della Bibbia quella della teologa Maria, madre di Gesù di Nazareth, sia quella che nel corso
della storia, nei secoli e ormai
nei rnillenni di vita della Chiesa, sia stata più deturpata.
La Bibbia ce la presenta come
una donna vera, concreta, umile, profondamente credente, entusiasta della potenza di Dio che
vede con i propri occhi farsi storia. Una donna come noi donne,
con i suoi sentimenti, il suo sesso, le sue speranze, e anche con
la consapevolezza che una donna può essere strumento protagonista nelle mani di Dio.
Perché gli uomim che hanno
gestito la storia della Chiesa nei
secoli, hanno cancellato la figura di Maria "teologa", costruendo invece su di lei una "mariologia”? Hanno rimosso tanta
concretezza umana, sublimandola fino a farne una dea sopra miriadi di altari, e m questo modo hanno distrutto l’immagine
di una delle più belle figure bibliche.
Certo, è più facile inventare
un culto mariano che seguire la
teologia che Maria ha proclamato.
Ancora di più: da una cattiva
comprensione di questa “teologia", è nato un modello di servizio della donna nella Chiesa,
subordinato e sottomesso, con
sumato nel sacrificio, nella rinuncia e nel silenzio. Infatti sempre nella Chiesa .sono stati assegnati alle donne i servizi più
umili; nel nome di Maria si tornava alta donna-serva piuttosto
che alla donna liberata.
_ E’ pur vero che nel suo cantico teologico Maria parla di sé
come servitrice di Dio. Lo è
stata: con la sua vita ed il suo
corpo. Ma nello stesso cantico
Maria chiama “servitore" Israele, tutto il popolo, con i suoi sacerdoti, i suoi profeti ed i suoi
re.
Ogni ministero è un servizio e
ogni ministro è servitore di Dio.
E /’« autorità » che Gesù accorda ai suoi apostoli non è « potere » nel senso di supremazia e
comando, ma servizio. L’« autorità » viene dalla Parola, dalla
forza di Dio. « E’ la potenza di
Dio che opera nella nostra debolezza ». Questa è un’espressione dell’apostolo Paolo, maschio,
ma è valida anche per Maria,
donna, e per tutti, maschi e femmine, pronti a rispondere alla
vocazione di testimonianza al
Cristo.
Ogni ministero può essere
svolto nella Chiesa anche dalla
donna. Non è prerogativa maschile essere teologi, pastori,
predicatori dell’Evangelo.
Sono state donne le prime testimoni della Risurrezione di
Gesù, le prime a proclamare
un’epoca nuova.
Giuliana Gandolfo
L
3
31 gennaio 1986
fede e cultura 3
AGAPE - CAMPO INVERNALE
Interrogativi su stato e società
Mutano le
pluralismo
regole del gioco - Sempre più inadeguate certe definizioni
e lo "Stato-contenitore” dei Cattolici Popolari - Cosa c’è
frettolose - Il falso
dietro la Falcucci?
« stato e Società » era il tema
del Campo invernale di Agape
di quest’anno. Un tema estremamente vasto, sicuramente molto
difficile da affrontare e da gestire. Ma se è vero, come è stato
affermato, che il campo invernale dev’essere un concentrato di
attualità, non è difficile capire
perché si è deciso di affrontare
proprio un argomento di questo
tipo.
Oggi ci stiamo accorgendo che
i nostri modelli di stato e di
società stanno cambiando ; ma
non semnre in quella nrospettiva di democratizzazione della
società, di più larga partecipazione di base e di maggior giustizia sociale che ci auguravamo. Stiamo assistendo allo
smantellamento dello stato sociale, frutto di conquiste che
sembravano ormai assodate e
indiscutibili. Vediamo che le « regole del gioco », condizione imprescindibile per il mantenimento della democrazia, vengono
snesso cambiate nei fatti, mentre i tentativi di una riforma
organica delle istituzioni non
riescono ad arrivare a un compimento. Ci rendiamo conto che
in questa situazione non è più
possibile liquidare lo stato con
definizioni affrettate che lo riducono a mera espressione giuridica delle classi dominanti, e
che ci è assolutamente necessario avviare una riflessione più
aporofondita.
Questa è stata la problematica che il campo di Agape ha cercato di affrontare ; e non era
certo un comnito facile. Il rischio principale era quello di
scivolare in una estrema generalità nell’approccio ai problemi, e di questo il campo ha sicuramente sofferto.
Nell’economia del campo le
varie relazioni dovevano dare
un’inquadratura globale sui vari
problemi (la formazione dello
stato italiano, il rapporto fra
stato e corpi intermedi, lo stato
e i sindacati, la situazione atUiale delle relazioni fra stato e
chiese).
Ai gruppi restava il compito
di ridiscutere e di attualizzare
quanto detto nelle relazioni, cercando di calare queste linee generali di riflessione nell’esperienza concreta di ogni partecipante.
Interrogativi
di più da dire, alcuna ipotesi di
riforma chiara da portare?
Un altro dei temi più sentiti
nel campo è stato quello del
rapporto fra stato e corpi intermedi, e a questo proposito il
confronto con la problematica
della democrazia pluralista e
della frammentazione corporativa della società era inevitabile. Il campo ha giudicato preoccupante questa tendenza alla
frammentazione del corpo sociale, secondo la quale lo stato
e la comunità politica in generale non sono più visti come res
publica, come bene comune, ma
semplicemente come terreno di
rapina dove gli interessi dei vari gruppi si scontrano cercando
di ritagliarsi ognuno un proprio
spazio di privilegio. In opposizione a questo che si è chiamato « falso pluralismo » si è riaffermata la necessità di un pluralismo reale, inteso come dialettica continua fra le istituzioni e
i diversi canali attraverso i quali si esprime la partecipazione
politica dei cittadini.
Anche questo della partecipazione, o meglio deila crisi della
partecipazione politica è stato
un tema molto importante sollevato dal campo. I soggetti tradizionali da cui la partecipazio
ne politica veniva messa in comunicazione con le istituzioni
appaiono ormai in crisi (si pensi alla situazione dei partiti).
Esistono nuovi soggetti in grado di organizzare la partecipazione e di aggregare nuove forze in vista di un impegno nella
società? Quale dialettica è possibile fra le istituzioni e questi
nuovi soggetti, i movimenti, il
volontariato? Si è citato, durante la discussione di un gruppo,
l’esempio di movimenti come i
Cattoiici Popoiari, che vedono lo
stato come una specie di contenitore neutro da riempire con
i propri vaiori, da occupare con
i propri contenuti. E’ questa l’unica prospettiva possibile?
Stato e chiese
Queste domande non sono
semplici speculazioni sui massimi sistemi: hanno un riscontro molto chiaro in uno dei problemi più impellenti che ci troviamo ad affrontare nella nostra
vita di comunità.
Il nuovo Concordato e le Intese fra lo stato e le chiese rappresentate dalla Tàvola Valdese
aprono delle prospettive nuove
per le nostre comunità nel loro
rapporto con lo stato. La questione dell’otto per mille ne è
il sintomo più appariscente.
Qual è la posizione che dobbiamo prendere? Avere le mani pulite da ogni compromesso è senza dubbio un ottimo punto di
partenza per la nostra predicazione, ma se la nostra visione
di chiesa prevede ia diaconia,
il servizio sociaie come punti di
forza della propria vita, le cose
cambiano un po’ aspetto. E se
certo non è dubbia la posizione
da prendere su certe alzate di
testa della sen. Falcucci, è necessario tuttavia capire quale
sia la strategia complessiva che
sta dietro un episodio del genere; dobbiamo capire se è stato
solo un rigurgito di integralismo
oppure se fa parte di un disegno più ampio, come è ugualmente importante appurare quale uso intendono fare delle intese lo stato, o almeno certe forze politiche. Infatti sembra talvolta che si voglia snaturare,
stravolgere il senso di queste intese; che si voglia svuotare di
significato Taffermazione di alcuni diritti fondamentali per
tutto il corpo della società, traducendoia semplicemente in una
estensione di privilegi. Se questa è veramente la tendenza che
ci sta davanti, quale linea potremo assumere? Ci lasceremo
attrarre dail’ottica del falso pluralismo che non rivendica diritti per tutti, ma privilegi per
chi è in grado di farseli dare,
oppure cercheremo di riaffermare ia nostra testimonianza di
fede vissuta nel rispetto della
libertà, coscienti che è una battagiia che facciamo per tutti, e
non solo per noi?
Quale futuro?
Una sorta di riassunto di tutta questa problematica può essere la domanda fondamentale
che credo sia emersa dal dibattito del campo : quale futuro
esiste per la nostra democrazia,
fra crisi della partecipazione e
frammentazione corporativa della società? Come costruire un
autentico senso dello stato, inteso come coscienza della necessità di partecipare attivamente ai processi decisionali del
corpo sociale?
E’ chiaro, mi sembra, che i
problemi solievati da questo
campo non sono certo di lieve
entità. Adesso si deve decidere
se lasciarli alla riflessione personale dei partecipanti al campo, oppure se dar loro una continuazione, sia in futuri campi
ad Agape che riprendano il tema « stato e società » a partire
da qualcuno degli stimoli emersi dall’esperienza di quest’anno,
sia nel dibattito suila nostra
stampa, o in qualsiasi altro modo. L’importante è che queste
domande, questi interrogativi
non restino completamente senza futuro.
Debora Spini
QUALI CQNTENUTI PER L’ARTICQLQ 10 DELL’INTESA?
Come stare nella scuola
La possibilità di una nostra presenza nella scuola prevista in un articolo la cui poca chiarezza è dovuta al confluire di posizioni diverse
Prima di tutto è necessario
capire in che senso sta andando questa trasformazione dello
stato e della società che vediamo svolgersi intorno a noi e che
non sappiamo capire Ano in fondo. Si è parlato, nel corso del
campo, di una ’’modernizzazione
selvaggia” delle strutture politiche e sociali, che però non viene guidata da quelle che siamo
abituati a considerare le forze
della trasformazione e che anzi
viene condotta proprio da quelle che abbiamo sempre considerato le forze deH'immpbilismo
sociale. Come ritrovare una progettualità originale all’interno
della sinistra, che non sia il
semplice arroccamento sull’assistenzialismo a tutti i costi? La
sinistra ha realmente un suo
« piano », un progetto, che non
sia solo un giocare di rimessa,
ma che possa essere un’alternativa credibile alla modernizzazione selvaggia alla Thatcher?
Ed ancora: da anni si parla
di riforma delle istituzioni. Oggi, come si è detto, assistiamo
ad un cambiamento di fatto delle « regole del gioco » ; basta alla sinistra proclamarsi paladina delle istituzioni così come
esse sono? Non abbiamo niente
Come è noto la nostra posizione in materia di insegnamento
della religione nella scuòla pubblica è espressa negli articoli 9
e 10 dell’Intesa e della relativa
legge 449/84.' Da- una-parte in
base alla convinzione che « l’educazione e la formazione religiosa dei fanciulli e della gioventù sono di specifica competenza
delle famiglie e delle chiese »,
non si richiede di svolgere nelle
scucile pubbliche alcun « insegnamento di catechesi o di dottrina
religiosa o pratica di culto »
(art. 9); dall’altra, in vista di
una scuola pubblica che sia
« centro di promozione culturale,
sociale e civile aperto all’apporto di tutte le componenti della
società », si stabilisce il « diritto
di rispondere alle eventuali richieste provenienti dagli alunni,
dalle loro famiglie o dagli organi
scolastici, in ordine allo studio
Attenzione!
A quanto risulta in un Provveditorato agli studi del Nord, molti capi di
Istituto non informano i genitori che
il termine per scegliere se avvalersi
0 non avvalersi dell'insegnamento religioso cattolico è spostato al 7 luglio.
Molti genitori che pre-iscrivono i figli
(termine entro il 10 febbraio) presentano quindi il modulo con la loro scelta
senza aver avuto la possibilità di essere ben informati sulle attività alternative che il Governo dovrà precisare
entro il 30 aprile. Anche se un fonogramma del ministro Falcucci stabilisce che queste scelte andranno comunque confermate all'atto dell'iscrizione entro fi 7 luglio, è chiaro che
si osteggia da più parti una scelta
più meditata e Informata quale è consentita dallo spostamento dei termini
disposto dalla « risoluzione » del Parlamento.
del fatto religiose e delle sue
implicazioni» (art. 10).
Se l’affermazione programmatica deil’art. 9 è chiara, meno
evidente,, è risuiltata la .compren-,
sionè di'quanto disposto dall’art.
10. A diversi osservatori, tanto
cattolici che laici, questo « diritto di rispondere » è apparso una
specie di finestra attraverso cui
rientra l’insegnamento religioso
confessionale escluso dalla porta
dell’art. 9. E non pochi hanno
sintetizzato questi due articoli
con la battuta: « i Valdesi non
chiedono di fare un insegnamento religioso confessionale nella
scucila pubblica; ma se glielo
chiedono lo fanno ».
Due esigenze
diverse
Inutile indignarsi per questi
fraintendimenti. Meglio ricercarne la causa, riscontrabile nella
poca chiarezza con cui l’art. 10
appare formulato. Tale poca chiarezza è in gran parte imputabile a due diverse esigenze che sono confluite in questo « diritto
di rispondere » la cui formulazione ha subito leggeri cambiamenti nel corso della elaborazione delTIntesa. Da una parte
vi era l’esigenza — sentita particolarmente alle Valli valdesi in
una situazione di densità demografica protestante — di veder
assicurata 1’« agibilità delle strutture scolastiche per le minoranze evangeliche » e ciò « senza
oneri finanziari per la pubblica
amministrazione », « ai di fuori
dei programmi e dell’orario scolastico » e « senza che ciò costituisca equiparazione con l’insegnamento cattolico» (Sessione
congiunta del Sinoao valdese e
della Conferenza metodista 1977,
art. F).
Dall’altra vi era l’esigenza di
poter « rispondere » a richieste
provenienti dalla scuola per portare un contributo originale allo _« studio del ■ fatto reiligioso e
delle sue implicazioni » condotto
dalla scuola nell’ambito del suo
programma complessivo e delle
sue materie curriculari. Tali interventi erano pensati nello spirito dei decreti delegati ddl 1974
che intendevano promuovere una
nuova concezione deila scuola
come « comunità che interagisce
con la più vasta comunità sociale e civica » (DPR 31.5.74 n. 416,
art, 1).
Nel primo caso si trattava di
permettere un insegnamento anche di tipo catechetico, destinato agli evangelici e collocato di
conseguenza al di fuori della
scuola (con la sola utilizzazione
degli edifìci scolastici): nel secondo caso di trattava di permettere contributi-testimonianze
nel quadro di un insegnamento
curriculare moderno che si avvale anche di interventi esterni,
inserito di conseguenza nella
scuola e da essa richiesti e gestiti. Con preoccupazioni diverse, queste due linee erano ugualmente rispettose dell’indicazione
centrale contenuta nell’art. 9.
Di fatto è la seconda linea che
ha dato in questi anni un contenuto all’art. 10 dell’Intesa. In
ogni ordine di scuola si sono
moltiplicate (con punte considerevoli in occasione del centenario di Lutero) richieste di intervento rivolte da parte di insegnanti o consigli di classe alle chiese evangeliche per un contributo allo studio della Riform,a, allo studio del Valdismo
medioevale, alla presentazione
delle diverse confessioni cristiane, ecc. Non c’è stato invece alcuno spazio par realizzare quanto ipotizzato nella prima linea.
Una terza via?
In questi anni non sono invece mancate spinte verso una
terza via. Ripetute edizioni delia
riforma della scuola secondaria
superiore hanno aperto l’insegnamento religioso confessionale
non sollo alla Chiesa cattolica
ma anche alle chiese i cui rapporti con lo stato sono regolati
dall’art. 8 della Costituzione;, i
nuovi programmi della scuola
elementare mettono in parallelo
il nostro « diritto di rispondere »
basato sull’art. ,10 del'l’Intesa con
il diritto di insegnare la religione cattolica assicurato dall’art.
9 del Concordato. E’ chiaro che
nulla servirebbe meglio a legittimare, e perpetuare, l’insegnamento reiigioso cattolico nella
scuoia quanto qualche forma
più o meno parallela di insegnamento protestante.
Al nostro interno queste avances hanno incontrato da una parte il rifiuto di quanti ritengono
prioritario il rifiuto di ogni legittimazione dell’insegnamento religioso concordatario e vedono
nella seconda linea esposta la
strada maestra su cui realizzare
l’art. 10; dall’aitra l’interesse di
quanti ritengono importante una
nostra maggiore presenza nella
scuola e, pur non rinunciando al
limite costituito dalll’art. 9, cercano di dare nuovi contenuti al
« diritto di rispondere » previsto
dall’art. 10.
Su questo sfondo di posizioni
diverse e di diverse interpretazioni degli articoli 9 e 10 della
nostra Intesa, si situa la nuova
parola d’ordine che ia Tavola
valdese ha 'lanciato neh a sua ultima circolare alle chiese (dì
cui abbiamo pubblicato stralci
nel numero scorso): adoperarsi
per «avviare nelle scuole uno studio del fatto religioso (art. 10)
completamente diverso dal tipo
di insegnamento previsto dalla
’’intesa C.E.I.” ». Come dobbiamo comprendere questo invito
della Tavola? E’ quanto ci chiederemo in un successivo articolo la settimana prossima.
Franco Glampiccoli
(continua)
4
4 vita delle chiese
31 gennaio 1986
ANGROGNA: DIPARTIMENTO DIACONALE A CONVEGNO
La diaconia in una reaità che cambia
« Prospettive della diaconia in
una situazione che cambia ».
Questo il tema di riflessione proposto domenica 19 gennaio alla
attenzione dei membri dei Comitati di tutte le opere del I Distretto, ospitati dalla comunità
di Angrogna, nei suoi accoglienti
locali appena ristrutturati.
Riflettere oggi sulla diaconia
è non solo importante ma vitale. Alla fine di questi anni ’80 la
nostra chiesa ha deciso di Investire molte forze e molto denaro nella ricostruzione delle sue
strutture diaconali.
L’impegno più evidente è rappresentato dalla ristrutturazione dell’ospedale di Torre Penice e dell’Asilo per i vecchi di
S. Germano Chisone. Questa ristrutturazione è la conseguenza
logica delle scelte fatte recentemente in Sinodo. Perché questa
scelta?
Forse perché la chiesa accanto alla predicazione, da sempre
ha posto la diaconia. Ma cos’è
la diaconia?
Questo era il primo punto che
i circa 40 rappresentanti dei comitati hanno discusso con passione e competenza nel convegno di Angrogna. La risposta può
essere molto semplice e liquidare in fretta la questione. Si
può dire: «Diaconia significa
servizio » e tutto finisce lì. E’
vero, diaconia è servizio; ma
che cosa può significare questo?
Quali motivazioni profonde
hanno spinto la chiesa a volersi
creare delle strutture diaconali
tanto sproporzionate alla sua
piccola dimensione?
Una buona risposta ci è sembrata quella data dalla Commissione d’esame sull’operato della
Tavola al Sinodo ’85: credo sia
utile riportarla integralmente :
« La diaconia è quell’attività che
ha come obiettivo primario la risposta ai bisogm fondamentali;
una risposta animata dall’attesa
del regno di Dio, che non considera quindi le persone come
semplice oggetto di assistenza,
ma come soggetti attivi, aperti
al rapporto umano ».
E’ sembrato evidente ai presenti che questa definizione è viva e ben presente nella nostra
diaconia. Tutti ci muoviamo nell’ambito del servizio inteso innanzitutto come azione che vuole salvaguardare la dignità delle persone cui ci si rivolge.
margini dei reali problemi delle
opere che sono chiamati a sostenere. Sicuramente questo impegno de,ve essere ancor meglio
analizzato perché sempre di più
si porrà il problema di aiutare
fattivamente chi è impegnato in
prima linea nel lavoro diaconale.
Tuttavia, è rallegrante riconoscere che i membri dei nostri
comitati hanno chiaramente intuito il senso evangelico della
diaconia. Questa valutazione può
essere tacciata di ingenuità, ma
dopo questo incontro ci sono
meno preoccupazioni per la nostra diaconia. Ma si dirà : « Questo va bene, ma le comunità come intendono la diaconia, quale
supporto sono per le opere, come capiscono l’impegno anche
finanziario, della nostra azione?».
La sensibilità dei membri dei
comitati in questa direzione, la
loro disponibilità ad essere messi in discussione è rallegrante
ed apre il cuore alla speranza.
Spesso infatti siamo portati a
pensare che i membri dei comitati siano persone un po’ ai
I comitati riflettono su questo punto la situazione dell’opera della quale si occupano. Con
diverse sfumature tutti evidenziano l’allontanamento delle opere dalle comunità e tutti se ne
rammaricano. Perché questo allontanamento? Forse perché le
opere diventano sempre più
grandi, almeno alcune? Forse
perché è sempre più specialistica la prestazione che viene offerta, forse perché non si hanno sufficienti informazioni ; o
forse semplicemente perché non
ci si rende conto che anche una
piccola presenza, anche saltuaria, è importante. Allora forse è
venuto il momento di riaffermare che ognuno di noi può essere utile e sentirsi responsabile. La conclusione logica è che
non esiste solamente un tipo di
diaconia al di fuori del quale non
vale la pena operare. La diaconia è compito di tutti i credenti, i quali, spesso senza rendersene conto, già la praticano quotidianamente. Quello che i comitati hanno chiesto è di poter insieme intessere una rete di rapporti e di collegamenti tra opere diaconali e comunità con beneficio di tutti. Un passo in questa direzione è stato proprio la
giornata di domenica 19 e
questo primo appimtamento dei
comitati delle opere con la comunità di Angrogna, il culto in
comune, la riflessione biblica
sulla diaconia, l’ospitalità fraterna con l’offerta di un primo
piatto appetitoso ed un dolce
fuori programma.
Riporteremo nei prossimi numeri sulle pagine del giornale la
relazione introduttiva ai lavori
del pastore Taccia. Riferiremo
infine della riuscita assemblea
del I Circuito proprio sul tema
della diaconia svoltasi domenica 26 a Torre Pelllce.
Carla Beux Congo Anita Tron
In questa rubrica pubblichiamo le
scadenze che interessano più chiese
valdesi delle valli. Gli avvisi vanno fatti
pervenire entro le ore 9 del lunedì
precedente la data di pubblicazione
del giornale
Venerdì 31 gennaio
n OBIEZIONE
FISCALE
TORRE PELLICE — Nei locali del Convitto di vìa Angrogna si tiene alle ore
20.45 un incontro organizzato dalla
Commissione « pace e disarmo » della
chiesa valdese di Torre Pelllce sul tema: « Le ragioni di un sì o di un no ».
intervengono: R. Peyrot. F. Alossa, E.
Zampleri, B. Marasso, presiede P.
Gay.____________________________________
Domenica 2 febbraio
□ INCONTRO MONITORI
Il E III CIRCUITO
PRAROSTINO — Alle ore 14.30 presso la Chiesa valdese si tiene l'incontro
dei monitori delle Scuole Domenicali del
Il e del Ili Circuito. All'esame la didattica del ciclo di lezioni su Davide.
Sabato 8 febbraio
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Riflessione sulla sofferenza
TORRE PELLICE — « La sofferenza è un fatto umano, ma
anche soggettivo, che aiuta il
credente a maturare e a ripensare alla fede». Così Giorgio
Tourn ha concluso l’incontro organizzato dalla Commissione
Evangelizzazione venerdì 24 gennaio al Convitto di Via Angro
nunziano la nascita di Daniele e
Paolo Gelso e Raffaella Coassolo che annunciano la nascita
di Natalie. Auguri sia ai neonati
sia ai genitori.
gna.
Questa iniziativa è la prima di
un ciclo di incontri con le famiglie del quartiere Appiotti organizzato e compiuto dai membri della Commissione in collaborazione coll’anziano Rodolfo
Tomasini. E’ stata una serata
fraterna e stimolante animata
con capacità da Alba Kovacs
dove la partecipazione è stata
intensa sia numericamente che
spiritualmente.
• L’Unione femminile avrà il
9 febbraio prossimo un incontro con le sorelle dell’Unione di
Luserna S. Giovanni a S. Giovanni. Saranno presenti alcuni
membri del Consiglio Nazionale
PPEVM.
• La comunità si ' è unita al
dolore delle famiglie di Riccardo Malan, Giorgio Bounous e
Giulio Cesan, recentemente deceduti.
• E’ stato presentato al battesimo Alex Lantelme di Ivano
e di Donatella Ghigo. Possa
Alex vivere e crescere sotto la
protezione del Signore. Auguri
dalla comunità.
la diversità di tradizioni religiose sono emersi tratti in comune
con la realtà delle Valli.
Infine è in corso un esperimento di 'scambio di pulpito’ tra
i pastori e i predicatori locali
del III Circuito, ima volta al mese. L’iniziativa è molto apprezzata e proseguirà nei prossimi
mesi.
• Sabato 25 gennaio il Concistoro di Pomaretto ha avuto
un incontro con la Commissione
Distrettuale. Si sono scambiati
alcuni pensieri sui punti salienti
della vita della comunità. La
C.ED. è stata presente domenica 26 al culto.
Ricerca
di vecchie canzoni
Incontri vari
Giovanni Grill
POMARETTO — Lunedì 20
gennaio ha avuto luogo il funerale del nostro fratello ing. Giovanni Grill, di anni 88, deceduto
presso l’ospedale civile di Pinerolo dove era stato ricoverato in
seguito ad una caduta. Era ospite del nostro Asilo dei Vecchi
di San Germano.
Alla figlia che gli è rimasta
vicino in ospedale ed ai familiari tutti le condoglianze della Comunità.
« Il nostro fratello Clemente
Griot ci ha lasciati all’età di anni 92. n funerale ha avuto luogo
domenica 26 gennaio. Alla famiglia nel dolore la simpatia cristiana della comunità.
• Due famiglie nella gioia per
la nascita dei loro piccoli : Valdo
Pons e Matilde Breuza che an
PERRERO — Pensando al 17
Febbraio, vai la pena, tuttavia,
ricordare le attività passate. Bisogna essere riconoscenti ai ragazzi della Scuola domenicale
per il messaggio natalizio che
hanno presentato domenica 22
dicembre e la sera di Natale a
Maniglia. Attraverso diverse scene, accompagnate da canti, è
emersa un’immagine della chiamata che Dio rivolge ai credenti, per nulla astratta ma al contrario radicata nella vita quotidiana, dalle vicende dei pescatori di Galilea, attraverso le persecuzioni subite dagli Ugonotti,
fino alla lotta per la giustizia dei
neri del Sud Africa. La colletta
è stata destinata, per volontà
della Scuola domenicale, al progetto di una scuola per bambini neri del Sud Africa.
Molto simpatico è stato anche
l’incontro natalizio dell’Unione
Femminile, a cui hanno partecipato due giovani volontari tedeschi, che lavorano all’Asilo di
San Germano. Il pomeriggio è
stato da loro animato con canti, musica e diapositive. L’Unione Femminile ha recentemente
affrontato il tema della condizione della donna contadina del
cuneese all’inizio del secolo, leggendo brani dal libro « L’anello
forte » di Nuto Revelli. Pur nel
RORA’ — Sabato 1” febbraio,
alle ore 20.30, neilla sala, avrà
luogo un incontro con il Gruppo
Teatro Angrogna, dal titolo
« Chantoumne ’nca una ». Il
Gruppo Teatro Angrogna presenterà anche alcuni canti, ma
soprattutto il suo metodo di lavoro per la raccolta di materiale, ricerca sul campo, registrazione di vecchie canzoni, per recuperare un patrimonio e una
tradizione che in passato si trasmetteva oralmente o con i
«quaderni di canzoni» che in
qualche famiglia ancora si conservano.
L’iniziativa si colloca nel quadro della ricerca sul canto popolare promossa dalla Società di
Studi Valdesi.
nomica difficile di cui tutti portiamo la responsabilità».
• Sabato 1® febbraio il culto
(ore 20) a Pradeltorno sarà presieduto dalle sorelle dell’Unione Femminile ; al Capoluogo
(Cappella del Presbiterio) predicherà — domenica 2 febbraio
— il past. Susanne Labsch (con
Santa Cena). Nella riunione al
Baussan dì lunedì 3/2, alle 20,
si parlerà della ristrutturazione
deH’ospedale e ai Jourdan, il
4/2, alle 20, del problema del
« denaro nella chiesa ». Presso
gli anziani sono in vendita i biglietti per il pranzo del XVII
Febbraio. Sabato 1” febbraio in
cappella, alle ore 15, prove generali della recita dei bambini
della Scuola Domenicale su :
« L’anno dell’esilio : 1686 ».
□ CONVEGNO MONITORI
1° CIRCUITO
TORRE PELLICE — Dalle ore 16.30 alle 18.30 si tiene alla Casa Unionista
il convegno dei monitori delle chiese
del r Circuito. L'incontro è dedicato
a questioni organizzative e a problemi didattici.
Domenica 9 febbraio
□ FORUM
TEOLOGICO
TORRE PELLICE — Alle ore 14 presso la Casa Unionista si tiene la riunione mensile del Forum Teologico.
Argomento: studio biblico su Giovanni 11.
□ INCONTRO
UNIONI FEMMINILI
LUSERNA SAN GIOVANNI — Alle ore
14,30 presso la sala Albarin, la locale
Unione femminile ospita le sorelle di
Torre Pelllce e la Società di cucito di
Torre Pellice in un incontro che vede
la partecipazione di alcuni membri del
consiglio nazionale della FFEVM.
L’opuscolo del XVII Febbraio
Che fare?
ANGROGNA — L’assemblea
di chiesa di domenica scorsa,
ben frequentata, ha esaminato
la situazione finanziaria del 1985
della nostra comunità. Per l’occasione era stato predisposto un
ciclostilato con le cifre dell’anno. Nel corso del dibattito
è stato sottolineato il miglioramento medio per la contribuzione ordinaria alla Cassa centrale, mentre sulla cassa degli
stabili incide un deficit che rasenta ormai i 40 milioni. Deficit
collegato alle migliorie strutturali apportate alla Sala Unionista. Che fare? « Dobbiamo utilizzare tutta la nostra fantasia
e creatività — ha detto una sorella nel corso del dibattito —
per superare una situEizione eco
II periodo storico che va dall’esilio al rimpatrio del popolo
valdese (1686-1689) è oggetto di
approfondimento e nuova messa a punto di documenti da parte della Società di Studi Valdesi. « Non siamo di fronte a novità storiografiche in questo
campo — afferma Giorgio Tourn,
presidente della Società di Studi Valdesi — ; i libri del prof.
Arturo Pascal su ’gli anni del
martirio e della gloria’ restano
fondamentali e ricchi di documenti. Bisogna però leggerli per
’entrare’ in quella particolare
stagione storica che ha caratterizzato profondamente la chiesa valdese ». Ma i libri del Pa
scal sono introvabili (non sarebbe il caso di ripubblicarli in
occasione di queste celebrazioni
storiche triennali?), tuttavia per
sa-perne di più si potrebbe cominciare a leggere l’opuscolo
tradizionale del 17 Febbraio che,
quest’anno, è dedicato al tema:
«Dalla Revoca al Rimpatrio;
gli anni difficili » scritto da Bruna Peyrot e Giorgio Tourn. Una
quarantina di pagine, costo contenutissimo (3.500 lire), linguaggio accessibile anche ai non specialisti, per capire uno dei punti più interessanti della storia
valdese. Ne riparleremo nel prossimo numero.
G. F.
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I
5
31 gennaio 1986
vita delle chiese 5
PORTICI: IL CENTRO CULTURALE ’’EMANUELE E TEOFILO SANTI”
Per il confronto di idee
in un’area depressa
L’il gennaio del 1986, alle ore
17, ha avuto ufficialmente inizio
nella Sala Garibaldi della « Casa Materna » in Portici l’attività
del « Centro Evangelico Culturale Emanuele e Teofllo Santi »
(C.E.C.). NeH’occasione, il Presidente del Centro Prof. Lucio
Baglio ha ricordato l’opera dei
due fratelli recentemente scomparsi e ai quali il centro è stato
intitolato. L’oratore ha sottolineato come l’iniziativa culturale
sia stata progettata ed avviata
dal dottor Teofilo Santi e come
essa, insieme a tante altre, esemplifichi ciò che quest’uomo intendeva per spirito di servizio;
il dono di sé agli altri, un atto
di amore attraverso il quale egli
si è rivelato testim.one coraggioso dell’Evangelo, che ha praticato per tutta la vita e posto al
centro di ogni sua azione. Tre
giorni prima di morire. Teofilo
aveva indicato quelli che dovevano essere gli scopi del C.E.C.:
permettere l’ascolto ed il confronto delle idee in un’area depressa quale quella vesuviana;
favorirne la circolazione e la
diffusione, senza alcuna preclusione e senza parrocchialismi,
ma dando una testimonianza costante della nostra fede; dare
una speranza e una possibilità
concreta di dialogo a persone
che quotidianamente vivono a
contatto con una realtà mortificante e senza spiragli di luce.
Queste proposte, che costituiscono il suo testamento spirituale ed evidenziano la sua ansia di promozione umana, sono
state accolte nella speranza che
in questa attività, da lui voluta
ed ispirata si possano suscitare quell’entusiasmo e quell’interesse che sono state le prerogative del dottor Santi lungo tutta
la sua esperienza terrena. Teo
filo sapeva evidenziare le doti
altrui e dare ad esse il giusto
valore, poiché sapeva che siamo
tutti mpmbra dello stesso corpo
e tutti ugualmente indispensabili. Il nostro augurio è pertanto
che, consci dell’esempio che ci è
venuto da Emanuele e Teofilo,
il C.E.C. riesca concretamente a
confrontarsi con il nostro prossimo, dando e ricevendo, diffondendo il messaggio evangelico e
arricchendoci del continuo di
nuovi e più forti contenuti spirituali.
Dopo l’omaggio alle figure dei
fratelli Santi e l’esposizione programmatica, svolta dal Prof.
Baglio, la parola è passata all’oratore ufficiale. Prof. Elio Rinaldi. Docente di storia dell’arte
nei licei, il professor Rinaldi ha
inaugurato la serie di conferenze previste per l’anno accademico 1986 con la seguente tematica : « Cristo nell’arte, nella tradizione e negli Evangeli ».
E’ stata citata una significativa frase di Van Gogh: « Cristo è stato, certo, il maggiore di
tutti gli artisti perché sdegnando marmo, argilla e colore, lavorò direttamente nella carne vivente ».
La liceità della rappresentazione visibile dell’Essere invisibile
trovò il divieto nel II comandamento del Decalogo dal quale si
deduce che l’uomo è stato creato ad « immagine » di Dio e non
viceversa. Con la venuta del Cristo e la conseguente umanizzazione sorse la possibilità di raffigurare contemporaneamente il
« glorificato » e « Colui che è
stato fatto carne », non però quale oggetto di culto, ma come
semplice espressione della libera
sensibilità artistica di uomini
che nella loro visione estetica
mostrano, con diverse « tecniche », un’intima carica di fede.
La scelta di alcune diapositive di
opere di Giotto, Masaccio, Michelangelo, Caravaggio, Rembrandt ecc. ha avvalorato questa tesi.
Documentata l’inconsistenza
delle tante leggende popolari misticheggianti, i cui dati non hanno alcuna autenticità (v. Veronica, il ritratto edesseno, lettera
di Lentulo al Senato romano...)
l’oratore è poi passato a quanto
ci rivelano sull'aspetto umano
del Cristo gli Evangeli. In Giov.
(12; 21) è detto di certi Greci
che chiedono a Filippo ; « Vorremmo vedere Gesù». A chi volesse vederLc, Gesù risponde che
vuole che Lo si « veda » spiritualmente, non per l’esteriorità del
Suo aspetto fisico il quale doveva passare per poi ritornare dopo la Risurrezione, nella luce
della Gloria del Padre. Anche
dei discepoli di Emmaus (Luca
24) è scritto che « gli occhi loro
furono aperti e Lo riconobbero,
ma Egli sparì dinanzi a loro ».
Noi che camminiamo, ora, per
fede e non per visione (II Cor.
5; 7) non dobbiamo seguire motivi di «reliquie» (v. Sindone),
ricordando che gli occhi della
Fede vogliono vedere solo il Risorto; « la nostra Pasqua » (I
Cor. 5; 7). I credenti, specie gli
artisti, tengano sempre presente l’espressione paolina; «Ora
(Lo) vediamo come in uno specchio, in modo oscuro, ma allora (Lo) vedremo faccia a faccia» (I Cor. 13; 12). Solo così
sarà appagata l’intensa brama
di « veder Lo », illuminati dal Suo
volto che è «come il Sole quando splende nella sua forza ! »
(Apoc. 1; 16).
L. B., E. R.
28. 2 - 2. 3 CONVEGNO A ECUMENE
Evangelici e Stato
Nel 1969, in una stagione che vedeva un inizio di disgelo
della società italiana nei confronti del protestantesimo e pareri contrastanti aU’interno deH’evangelismo italiano sulle Intese come strumento di rapporto con lo Stato, la Federazione
delle Chiese Bvangeliohe in Italia promosse un incontro sul
tema; « La posizione delle chiese evangeliche di fronte allo
Stato ». Il dibattito e le conclusioni di queirincontro — che
puntualizzavano i principi della non ingerenza dello Stato nell’organizzazione della chiesa e del rifiuto di ogni privilegio
da parte di queste — ebbero una loro importanza per la
maturazione di un comune orientamento di gran parte delrevangelismo italiano.
A più di tre lustri da quel primo incontro, il quadro di rapporti Stato-chiese ha registrato importanti novità, come la
revisione del Concordato e la firma dell’Intesa valdese-metodista, e un’evoluzione di concezioni tanto nell’ambito statuale quanto in quello delle chiese evangeliche. In particolare
queste ultime si trovano in questi armi di fronte alle nuove
prospettive sui finanziamenti ecclesiastici, aperte dagli accordi intervenuti tra lo Stato e la Chiesa cattolica, con orientamenti diversi che necessitano un confronto in vista di una
auspicabile linea comune deH’evangelismo italiano.
In questo nuovo contesto la Federazione ritiene utile riprendere la riflessione su questi temi e indice pertanto un
secondo convegno su; « La posizione delle chiese evangeliche
di fronte allo Stato ».
PROGRAMMA
28.2 mattina: Apertura del Convegno. Tavola rotonda su Lo stato nella democrazia moderna, con Biagio
De Giovanni, Pietro Barcellona e
un terzo oratore non ancora designato.
Pomeriggio: Piero Bellini: La politica stato-chiese e la conseguente legislazione dai Risorgimento in
poi.
1.3 mattina: Il rapporto società
civile - società religiosa e ii finanziamento ecclesiastico oggi in Italia:
nel nuovo Concordato (oratore non
ancora designato), nell’Intesa valdese-metodista (Sergio Bianconi),
nel progetto di Intesa ebraica
(Guido Rubini),
Pomeriggio: Il rapporto società
civile - società religiosa e il finanziamento ecclesiastico in alcuni
paesi occidentali: in Francia (Jean
Bauberot), in Germania (oratore
non ancora designato), negli Stati
Uniti (Robert Lodwick), in Svizzera
(Johannes Fuchs).
2.3 mattina: Sergio Aquilante e
Paolo Ricca; Società civile e società
religiosa oggi in itaiia: line»nenti
teologici di un rapporto e prospettive di attuazione.
Il Convegno inizierà alle 9 del venerdì 28.2 e terminerà col pranzo
del 2.3. Si raccomanda vivamente
la partecipazione a tutto il Convegno.
La Federazione ha ripartito i posti disponibili tra le chiese e opere che sono collegate nella « Commissione delle chiese evangeliche
per I rapporti con lo Stato ».
Le iscrizioni al Convegno passano quindi attraverso le chiese di
rispettiva appartenenza dei partecipanti. Per valdesi e metodisti le
iscrizioni sono raccolte dalle 4
Commissioni esecutive distrettuali.
Quota di partecipazione per ii
Convegno: L, 65.000.
CORRISPONDENZE
BETHEL — Nel centro evangelico, nella piccola Sila in provincia di Catanzaro, si sono svolti in questa stagione invernale
per due week-end altrettanti incontri giovanili.
Il primo convegno si è tenuto
il 7 e l’8 dicembre scorso ed è
stato centrato su due studi biblici (Il vitello d’oro e La donna adultera) condotti dal pastore Gianni Genre. Il secondo, nei
giorni 4-5-6 gennaio, è stato dedicato ad una riflessione sul
senso della vita, sulla ricerca
della vocazione che Dio rivolge
ad ogni uomo. Partendo dalla
lettura del libro di Giona, sotto
la ^ida ancora del past. Genre
e di Franco Taglierò e Antonella Violi, i numerosi partecipanti
si sono confrontati con gli atteggiamenti comuni dei giovani.
Il « paninaro », figura emblematica della nostra società giovanile, è stato messo sotto processo e, alla fine, assolto non tanto
per non aver commesso il fatto
(il disimpegno, la mancanza di
stimoli o il non saper dare un
senso alla propria esistenza)
quanto perché la giuria ha ritenuto di accusare le istituzioni
di non saper offrire alternative
valide.
Al convegno di gennaio erano
presenti giovani da Napoli, Bari, Dipignano, Catanzaro e Reggio Calabria ; il presidente del
Comitato di Bethel ha incoraggiato tutti a vedere in Bethel un
punto di riferimento per gli
evangelici delle regioni meridionali. Sono stati così presentati
anche i campi dell’estate ’86.
Processo al “paninaro
91
Lesivo delia libertà
TORINO — « Lesivo della libertà di coscienza » è stato l’atteggiamento del governo nella
vicenda dell’ora di religione. Questa è l’opinione della chiesa battista che, riunita in assemblea
il 19 gennaio, ha votato in proposito un ordine del giorno. In
esso, oltre ad essere espresso
un generale apprezzamento per
la presa di nosi?ione adottata su
questo argomento dalla Federazione delle Chiese Evangeliche
in Italia, l’accento cade su un
netto rifiuto delle cosiddette « attività alternative ». « Il diritto
di avvalersi dell’insegnamento
della religione obbliga chi esercita il diritto di non avvalersi
ad ’attività alternative’. Pertanto la libertà di avvalersi lede la
libertà di chi non si avvale e
produce una limitazione di libertà » si legge infatti nel documento dei battisti torinesi.
Donne e violenza
OMEGNA — I ragazzi della
scuola domenicale della chiesa
metodista si sono riuniti il 22
dicembre scorso coi loro coetanei di Intra per presentare alle
comunità una loro riflessione
sul Natale. Non si è trattato di
una riflessione di tipo tradizionale, ma di un messaggio semplice e diretto, fatto soprattut
to di letture, preghiere e canti
con accompagnamento di organo e flauto. Ma il momento centrale è stato senz’altro la rappresentazione di un bel racconto sulla nascita di Gesù, intitolato « L’attesa ».
La colletta raccolta al termine dell’incontro è stata devoluta ai bambini sudafricani.
• Il 5 febbraio, alle ore 20.45,
avrà luogo presso il Centro
Evangelico d’incontro un dibattito pubblico sul tema « Donne
e violenza », Relatrici Giuliana
Gandolfo, pastore valdese, e Alberta Pasquero, dirigente nazionale dell’Unione Donne Italiane.
Mobilitazione
a Padova
PADOVA — Nell’ambito delle
iniziative che si seno sviluppate
dopo le famigerate operazioni
del ministro Falcucci a proposito dell’insegnamento della religione nella scuola, si è mobilitata anche la chiesa metodista. Dopo aver inviato un telegramma
di appoggio e adesione alla FCEI
per le posizioni prese, ha scritto
ai giornali locali e distribuito
volantini pubblicamente per spiegare la posizione degli evangelici nei confronti dell’Intesa Falcucci-CEI e più in generale dell’insegnamento religioso nelle
scuole. E’ stato organizzato sul
l’argomento anche un primo incontro con Paolo Sbaffi e si spera, dato anche che i termini per
la scelta delle famiglie e degli
studenti sono stati allungati, di
riuscire a organizzare ulteriori
incontri e momenti di sensibilizzazione, magari con l’aiuto di
sindacati-scuola e forze laiche
che abbiano sulla questione posizioni convergenti con quelle degli evangelici.
Tradizioni cultuali
nella sinagoga
IVREA — In occasione della
rianertura della sinagoga il 12
dicembre 1985, l’Assessorato alla cultura della regione Piemonte e il comune di Tvrea hanno
organizzato una conferenza su
« Tradizioni cultuali e concezioni etiche nell’ebraismo, nel cattolicesimo e nelle chiese evangeliche ». Oratori ; il rabbino
Sergio Sierra, il vescovo di Ivrea, Bettazzi e il pastore Alberto Taccia.
Il rabbino ha velocemente indicato i momenti fondamentali
della fede e della vita del popolo ebraico, sempre teso all’azione per il compimento del comandamento divino. Dio è am.ure e l’atto cultuale è vuoto se
non deriva da atti d’amore.
Il pastore Taccia ha evidenziato subito la centralità della
Parola come elemento costante
e qualificante del culto nelle
chiese evangeliche. La chiesa è
l’assemblea dei credenti, non un
luogo sacro. Il culto è l’incontro
della comunità dei credenti con
il suo Dio vivente in Gesù CJristo e presente per mezzo dello
Spirito Santo. Di qui l’importanza della predicazione su un
testo della Scrittura nella tradizione cultuale protestante. Egli
ha poi ampiamente esposto il
problema della libertà come fondamento dell’etica protestante.
Il vescovo Bettazzi ha considerato l’ebraismo di Gesù, inquadrandolo nella ricerca di
continuazione e di sviluppo dell’antica alleanza. Ha poi accennato al problema del superamento della valutazione del tempio e a quello dell’attesa dell’ultimo avvento di Gesù.
E’ seguito un interessante dibattito nel corso del quale gli
oratori hanno risposto a domande sul consumismo del culto e sul rapporto verità-amore.
Jone Martinelli
SUSA — Con la partecipazione di una gran folla, raccoltasi
il 28 dicembre nella Chiesa Valdese, l’Evangelo della vita e della risurrezione è stato annunciato accanto alla bara della sorella Jone Martinelli vedova AUosio, amatissima e valente organista della nostra Comunità.
Vada alla famiglia il pensiero
affettuoso con le parole di speranza nelle promesse divine.
6
6 prospettive bibliche
31 gennaio 1986
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
La gloria di Dio, trasfigurazione
sotto ii segno della croce
Gloria di Dio e pace in terra - 5
4.1. « E noi tutti, riflettendo, a viso scoperto, la gloria del Signore,
siamo trasfigurati a questa medesima immagine, con una gloria sempre più grande, dal Signore che è lo
Spirito » (2 Corinzi 3: 18). Ecco tutti gli elementi di quello che potremmo chiamare l’evangelo della gloria
di Dio. Questo evangelo consiste nel
fatto che. essendo stata umanizzata
in Gesù incarnato, crocifisso e risorto, la gloria di Dio può e vuole
ormai diventare la gloria dell’uomo.
4.2. La gloria di Dio non è più
l’espressione suprema di quel che
non siamo, bensì l’indicazione di
ciò che stiamo per diventare. E’ il
nostro avvenire, il nostro destino,
la nostra parte e sorte. Non è più il
limite insuperabile al quale si ferma la nostra via verso Dio, ma all’opposto è la soglia ove comincia
la nostra vita in Dio. L’uomo diventa finalmente quell'« immagine » alla quale, fin dal principio, Dio l’aveva destinato: essere la creatura nella quale Dio può « ri-vedersi », « riconoscersi », l’altro, simile, con il
quale è infine possibile instaurare
un rapporto d’alterità senza divisione, di comunione senza che l’uno o
l’altro sia cancellato. Si tratta, è
chiaro, di una « trasfigurazione », di
una « metamorfosi » (questo è il termine greco) che è appunto l’opera
ultima e più importante — il capolavoro — della gloria di Dio, la grande forza divina di trasformazione
dell’uomo. Si capisce, ora, perché è
apparsa sulla terra: appare non per
accecare l’uomo, né per incantarlo,
né per atterrirlo, né per addomesticarlo, bensì per trasformarlo, per
operare la sua « metamorfosi ».
Lo spirito, agente
deila trasfigurazione
La traccia di riflessione biblica sul tema della Assemblea della KElC
« Gloria a Dio, pace in terra », nel materiale preparatorio diffuso
fra le chiese, mette in rapporto dialettico, l'abbiamo visto, la gloria di
Dio e la miseria e la gloria dell’uomo. La gloria di Dio è « ponte e frontiera » fra Dio e l’uomo, è liberazione di coloro che si trovano in ogni tipo
di schiavitù, è « una forza militante nella storia » e, secondo l’ardito paradosso evangelico di Gesù, proprio il male è l’occasione del suo dispiegarsi. Continuiamo la pubblicazione di questo documento, come proposta
di riflessione ai credenti e alle comunità. Se i frutti di questa riflessione
potranno essere condivisi con il past. Thomas Soggin, designato come nostro rappresentante all’Assemblea della KEK a Stirling (Scozia) il prossimo settembre, sarà ottima cosa.
di vita, dei suoi rapporti interni ed
esterni, della sua testimonianza —
questo processo di trasfigurazione
deH’umanità a cui mira la gloria di
Dio. Infatti il corpo destinato alla
trasfigurazione non è soltanto quello del credente o della Chiesa, ma è
quello dell’umanità riscattata.
Sperare contro sperailiza
4.3. La gloria di Dio sfocia dunque nella trasfigurazione dell’uomo,
a somiglianza della « figura » del
Cristo, vera e primordiale immagine di Dio, e — questa è la precisazione nuova e fondamentale fatta
da 2 Corinzi 3: 18 — per azione dello Spirito.
ScopriEimo così la natura intimamente trinitaria della gloria di Dio.
La gloria del Padre, condivisa dal
Figlio, è comunicata agli uomini grazie al « ministero dello Spirito » (2
Corinzi 3: 8). Lo Spirito glorificherà Gesù nei credenti (Giovanni 16:
14) e i credenti in Gesù (Romani 8:
30).
4.4. Lo Spirito è l’agente della
trasfigurazione. Basta qualche scintilla dello Spirito (le sue « primizie », Romani 8: 23) per creare nell’uomo l’attesa e il desiderio di accedere « alla libertà e alla gloria dei
figli di Dio » (Romani 8: 21).
La trasfigurazione non accade in
un attimo. E’ un processo al tempo
stesso felice e doloroso, che può essere paragonato a un parto (Romani 8: 22; Giovanni ìó: 21). Il Nuovo
Testamento, che annuncia che il
frutto supremo della gloria di Dio
è la trasfigurazione dell’uomo ad
onera dello Spirito, evita deliberatamente qualsiasi discorso trionfalista, qualsiasi euforia religiosa.
a cura di GINO CONTE
qualsiasi esaltazione spiritualistica:
la trasfigurazione porta i segni della croce.
Il paradosso:
trasfigurazione,
ma attraverso la croce
5. E’ proprio su questa nota che
conviene terminare questa panoramica biblica sulla nozione di gloria
di Dio, sottolineando due elementi.
5.1. Il primo riguarda la « diaconia dello Spirito » (2 Corinzi 3: 8),
che assicura la socializzazione — se
così possiamo esprimerci — della
gloria di Dio e che di fatto è il ministero della predicazione del Cristo,
cioè « Tevangelo della sua gloria »
(2 Corinzi 4: 4).
Ma questo ministero, pur così glorioso, può attuarsi « in mezzo al
disprezzo » (2 Corinzi 6: 8); « lo Spirito dà la vita » (2 Corinzi 3:6), ma
i suoi ministri dichiarano: « Portiamo nel nostro corpo l’agonia di Gesù... » (2 Corinzi 4: 10); il messaggio
è vittorioso, ma il messaggero non
lo è affatto (2 Corinzi 11: 23-28)! La
figura dell’apostolo, ministro dello
Spirito, agente della gloria di Dio
che trasfigura l’uomo, è egli stesso
un paradosso vivente: incarna il paradosso evangelico della trasfigurazione attraverso la croce; questo,
appunto, vuol dire l’apostolo: trasfigurazione attraverso la croce.
L’evangelo della trasfigurazione, al
quale porta la rivelazione della gloria di Dio, è situato non oltre ma al
cuore stesso della croce. Perciò le
« distrette » apostoliche devono essere considerate, proprio esse, la
« gloria » dei credenti (Efesini 3: 13).
La trasfigurazione,
un evangelo del corpo
diventa capace di glorificare Dio.
5.3. Questo corpo, naturalmente,
è quello individuale di ciascun credente (1 Corinzi 6: 19), ma è anche
quello comunitario di tutti i credenti, il « corpo di Cristo », la Chiesa (1 Corinzi 3: 16; 12: 12-31; Efesini 1: 23; Colossesi 1: 18). Anzi, è in
quanto membro del corpo di Cristo
che il corpo di ciascun credente diventa luogo e strumento della glorificazione di Dio. Ma il corpo sociale della Chiesa è anch’esso luogo
e strumento della glorificazione di
Dio.
L’abbiamo visto, Dio è glorificato
nella glorificazione dell’uomo e attraverso di essa. La Chiesa glorifica
Dio nella misura in cui avvia realmente, in quanto « corpo » — dunque nella concretezza del suo stile
5.4. Poiché il corpo è, ormai, il
campo d’azione della gloria divina,
ogni fuga fuori dal corpo è un modo di tradire il progetto divino di
trasfigurazione, un rifiuto di glorificare Dio.
Una Chiesa e un credente che vogliano glorificare Dio mediante il
corpo saranno impegnati in una testimonianza « apostolica » ardita e
a caro prezzo, quella descritta prima, orientata e determinata dalla
visione di un uomo e di un mondo
destinati alla trasfigurazione.
A partire da que.sta visione, ogni
« speranza contro speranza » (Romani 4: 18), anche la più « folle » nel
senso evangelico, è non soltanto permessa, ma comandata a tutta la
Chiesa e a ogni credente.
(Nei prossimi numeri, proseguendo la pubblicazione del documento sul grande tema KEK,
le « prospettive bibliche » riguarderanno « La pace di Dio
e la pace sulla terra »).
Preghiere
Un pastore metodista
5.2. Il secondo elemento consiste
in questo: la trasfigurazione è, sostanzialmente, un evangelo del corpo. Il Nuovo Testamento associa
molto spesso la nozione di gloria a
quella di corpo (cfr. Filippesi 3: 21;
1 Corinzi 15:40; Romani 8:11). Di
fatto, si può parlare di gloria soltanto se anche il corpo vi è implicato.
O Signore Iddio e Padre nostre!
Neiila nostra angoscia ci rivolgiamo a Te
perché la fede ci dà la certezza che Tu
[sei il nostro Protettore
che vegli su di noi e sulla nostra famiglia
con paterna attenzione
per aiutarci nei nostri problemi quoti
[ diani,
per consolarci d’ogni male, per liberarci
[dal maligno
e per difendere la nostra vita.
Dacci, o Signore,
di conoscere la tua volontà per eseguirla,
il tuo Evangelo per metterlo in pratica,
affinché siam.o partecipi dei tuoi doni,
beni e benedizioni,
nel tuo regno che viene.
Fa’, o Signore, che la tua Parola,
strappandoci alle tante schiavitù
in cui ci dibattiamo, ci renda liberi di
[servirti:
affinché possiamo portare nella nostra
la tua giustizia e la tua pace. [società
Nel nome di Gesù,
nostro Signore ed unico intercessore presbenedetto ora e ir eterno. [so di Te,
Ivo Bellacchini (1922-1982)
(Da « Il Culto Evangelico »)
abbi ancora pietà di me.
Signore! Tutto Ti devo.
Se mi lamento. Tu mi consoli;
se mi perdo. Tu mi ritrovi;
se mi dispero. Tu mi rinfranchi;
se cado. Tu mi rialzi.
Per questo, o Signore, se ancora m’allonrichiamami. [tano da Te,
Se rof libero da Te, riprendimi.
Se fuggo, fermami.
Se non comprendo più, colpiscimi an
[cora,
ma non mi far morire nelle tenebre, o
[Signore!
Angelo Deodato (1850-1940)
(Da « Vicende di un colportore nella Sicilia di fine ’800 », di Achille Deodato, Società di Studi valdesi. Torre Pellice, 1983)
Un pastore metodista
Un colportore evangelista
Perciò il grande comandamento
rivolto all’uomo « in via di trasfigurazione » è questo: « Glorificate dunque Dio con il vostro corpo » (1 Corinzi 6: 20). L’anello è cosi chiuso:
il movimento della gloria di Dio raggiunge il proprio fine quando raggiunge il corpo, quindi la storicità,
le relazioni concrete, la materialità
dell’esistenza; il corpo, a sua volta.
Eccomi davanti a Te col bagaglio dei miei
Sono vicino alla frontiera [anni,
e le mie labbra tremano, o Signore!
La bisaccia è vuota di bene; il corpo loil cuore colmo d’amarezza, [goro di fatica;
Ma l’anima anela a rifugiarsi in Te, o Si
[gnore!
So che m’attendono altre prove, altre ca
[dute
se la tua grazia mi manca, o Signore!
Questo mio orgoglioso ”io” che ha com[piuto più male che bene,
presto si ridurrà in polvere.
Ma tutto ricom4ncerà per l’anima mia,
se raccoglierai nella tua luce, o Signore!
E sono qui con il bagaglio degli anni miei
e con le mani vuote.
Ma per questa mia tremenda povertà.
Tu ci hai detto, Signore,
parole di vita eterna.
Che la potenza dello Spirito tuo
le tenga sempre presenti in noi,
sicché possiamo vivere davvero sotto la
[specie dell’eterno,
e rinnovi ogni giorno in noi
la gioia del possesso di ima verità
che dà vita perché è vita in sé.
’Tu ci hai sospinto verso mete luminose
dando uno sbocco alla nostra storia spi
[ rituale
fatta di cadute e di faticosi rilevamenti.
Che la potenza dello Spirito tuo
ci dia di camminare sempre alla luce che
[ne emana.
Tu hai acceso in noi questa passione
per la vita vissuta nobilm,ente
nella verità e nella bontà.
Che lo Spirito tuo ravvivi
costantemente il nostro deposito di veri
[tà e di bontà
che ci è venuto dalla tua Parola
e dalla tua azione in noi.
Giovanni Ferreri
(Dal suo libro « Lasciate entrare il Re »,
Guanda, Parma 1960)
Dalla raccolta di preghiere Cristiani
oranti pubblicata a cura di Liborio Naso
presso la Filadelfia Editrice - Alt amura.
Í
7
31 gennaio 1986
obiettivo aperto 7
RAPPORTI DI FRATERNITÀ’ FRA REALTA’ LONTANE PER LINGUA, CULTURA, TRADIZIONI
Fra Toscana e Assia
un gemellaggio di chiese sorelle
In un mondo sempre più diviso, le chiese sanno talvolta stringere rapporti di fraternità con realtà lontane e diverse, con persone di differente lingua, cultura, tradizioni. Alla base di questi legami c’è spesso
solo un elemento in comune, ma decisivo: la comune
fede in Gesù. E’ questo il caso, per esempio, dei gemellaggi fra chiese cristiane di differenti paesi e/o confessioni, che si sono moltiplicati negli ultimi anni, an
che per la maggior sensibilità delle chiese per temi
che hanno una dimensione intemazionale, come per
esempio la pace o i problemi dell’immigrazione.
Un gemellaggio assai interessante è quello recentemente concluso fra la chiesa valdese di Siena — quasi
a voler riaffermare la peculiare vocazione europea e
internazionale di questa città e in generale di tutta la
Toscana — e la chiesa luterana di Wetzlar (Repuhbli
ca Federale Tedesca): una comimità situata fra Assia
e Renania, in una zona che è stata crocevia di molte
vicende politiche e religiose.
Ma non finisce qui: la chiesa di Siena sta infatti
per stringere un patto di gemellaggio con un’altra realtà ricca di cultura e di storia, quella di Avignone.
Pagina a cura di Emidio Campi e Carlo Gay
Siena: una piccola chiesa
che guarda all’Europa
Attraverso i secoli, la popolazione senese ha vissuto intensamente la fede cristiana ed ha dato un notevole contributo
al pensiero religioso. Dal gruppo senese
che col Tolomei dava vita alla congregazione benedettina di Monte Olivete M. a
Caterina ed alla spiritualità che da lei
prende nome, e avanti nei secoli, potremmo ricordare l’apporto senese all’arricchimento della cristianità.
Vi è inoltre un aspetto della vita religiosa del Senese che proprio in questi
ultimi cinquant’anni è stato rivalutato
nella sua portata europea. E’ il fenomeno
storico della Riforma e dei « riformatori » senesi del sec. XVI.
Ricordiamo Bernardino Tommasini —
detto ’’Ochino” perché della contrada dell’Oca — che rinunziò a una splendida carriera ecclesiastica per portare la testimonianza della sua fede in Cristo attraverso l’Europa, dalla Svizzera all’Inghilterra, fino in Moravia. Pensiamo a Lelio
e Fausto Sozzini, che ebbero grande influenza nel dibattito religioso — particolarmente in Olanda e in Polonia — sostenendo il principio della tolleranza e dando vita a quel ricco filone di pensiero, ancora oggi importante, che si chiama appunto ’’socinianesimo”.
E non mancarono nemmeno i martiri.
Per tutti ricordiamo Giovanni Mollio da
Montalcino.
Ancora oggi Siena è ricordata per questo apporto alla fermentazione e alla circolazione delle idee fornito all’inizio dell’epoca moderna.
Questa rivalutazione nel nostro paese
ha avuto gli arresti e gli sviluppi tipici
della cultura italiana. Oggi la situazione
è assai diversa, sia per la crescita dell’ecumenismo, sia per lo sviluppo di una
cultura ’’laica”, sia per la più intensa circolazione delle idee che caratterizza il nostro tempo.
Nel secolo scorso si è verificato a Siena e nel suo territorio un duplice fenomeno;
a) la imm,igrazione di gruppi familiari
stranieri, per lo più dediti ad attività
commerciali:
b) la formazione di nuclei di evangelici
italiani.
Degli stranieri, gli inglesi formarono
una piccola colonia che, secondo il sistema allora in uso in tutta l’area mediterranea, volle costruirsi un proprio tempietto, avere cimitero proprio, ecc. Ma
gli altri stranieri evangelici cercarono un
rapporto stabile con gli italiani. Ricordiamo in particolare gli svizzero-grigionesi,
con le loro ’’drogherie”, ’’caffetterie”, ed
i commerci che facevano capo all’emporio portuale di Livorno.
Per lungo tempo essi esercitarono il
loro culto, liberam,ente, nelle case oppure chiamarono dei pastori da Firenze in
occasioni particolari. La formazione dei
primi nuclei di evangelici italiani fu caratterizzata dalla dispersione in tutta la
provincia: Colle, S. Giminiano, Montalcino, Montepulciano, ecc. e Siena città. Si
pose allora il problema di un luogo di
culto centrale, che fosse un punto di riferimento.
Fra coloro che aderirono al protestantesimo ne] Senese si distinse allora il
dott. Giuseppe Comandi, di Montalcino.
Egli univa a una profonda sensibilità
cristiana l’amore per la piccola patria senese e una ferma fierezza nelle sue decisioni. La sua vocazione particolare era
l’educazione del popolo. Dal suocero
Enrico Mayer, noto patriota ed educatore livornese — fu incoraggiato ad intraprendere la missione educatrice, per la
quale poteva avvalersi di una diretta co
La facciata del tempio di Siena.
noscenza di quanto si faceva, tanto sul
piano teorico quanto nella pratica, nell’Europa del tempo. A Firenze organizzò
un ’’Asilo professionale” che beneficò largamente la città e oltre fino alla sua morte (1905).
A Siena, la piccola patria, il Com,andi
volle costruire il tempio che abbisognava.
Nel 1882 sorgeva il ’’Tempio evangelico”
e un anno dòpo .in un edificio accanto veniva una scuoia. La scuola, che dall’asilo infantile alla quinta elementare era
in grado di accogliere fino a 120 alunni,
era un contributo non indifferente alla
educazione popolare nella città. Va notato che, per principio, la iniziativa non
ebbe carattere confessionale: alunni e insegnanti erano di diverse confessioni cristiane e non veniva fatta alcuna forma
di propaganda religiosa.
Alle spese per la costruzione volle
provvedere il Comandi stesso, sia attingendo alle risorse personali (egli morì
in povertà, avendo via via donato ogni
suo avere al prossimo), che con sottoscrizioni in Italia fra gli evangelici, o
con l’aiuto di protestanti di altri paesi.
Il luogo prescelto — l’attuale via Curtatone — era ai margini del centro, una
zona poi inglobata dalla successiva forte urbanizzazione. Lo stile neoclassico della costruzione, con la fascia sottotetto
in cotto finemente lavorato, fa del temnietto una bella testimonianza architettonica deirepoca.
All’interno, il pulpito fu intagliato da
uno dei maggiori artisti del legno, il Talli, che lavorava anche per alcune case
regnanti d’Europa. Comandi, che era valdese, solo alla sua morte volle che la responsabilità del culto fosse direttamente
assimta dalla Chiesa Evangelica Valdese,
che tuttora se ne occupa.
La comunità ha mantenuto il carattere
originario: è dispersa sul territorio della
orovincia (Colle, Castellina, Montalcino,
Montepulciano ecc.) oltre che presente
nel capoluogo.
Si è ridotto il numero devli elveticoprotestanti, ma si è presentato un fenomeno nuove, quello dei numerosi evangelici stranieri che frequentpno la nostra
Università o l’Accademia Chigiana. Non
di rado essi cercano un contatto con i
fratelli italiani, e prendono parte al culto,
o a conferenze su vari argomenti.
Il culto si svolge attualmente in una
saletta delle vecchie scuole. Il tempio da
anni non è usato, le sue condizioni lo impediscono. E’ una situazione mortificante,
e dispiace anche per la città di Siena,
che vede deteriorarsi un edificio caratteristico del suo ottocento.
La spesa prevista per il restauro è notevole. Ma è viva e fondata la speranza
che esso sia effettuato dalla comunità
con doni e lavoro volontario degli am^ci
di Siena e di Wetzlar.
Wetzlar: le vicende
del passato
e i problemi
di oggi
Chi non ricorda lo slancio di Giorgio
La Pira nel tessere una rete di fraternità
fra le città e i popoli dell’Est e dell’Ovest, del Nord e del Sud? Firenze e la
Toscana erano per lui una città e una
regione destinate a un’azione che, sebbene per molti inutile, è in realtà indispensabile per un nuovo incontro fra nazioni e culture. In questo quadro, Firenze potrebbe diventare la vera capitale
della cultura europea.
La chiesa valdese di Siena, pur piccola, non poteva rimanere inerte di fronte
a questa prospettiva, non poteva rinchiudersi in se stessa, nella sua esistenza di
minoranza, come in un indiscutibile destino di impotenza e di fallimento! Non
si poteva restar sordi all’appello che veniva rivolto da un gruppo di laici e pastori di Wetzlar — fra i quali il pastore
Theodoro Preiss, Sovrintendente del Circuito di Wetzlar-Brauenfels — per stabilire ima comunione che non fosse soltanto civile, ma anche permeata di fede
comune, di testimonianza, di annuncio
del mondo nuovo di Cristo.
Su invito di questi fratelli, una delegazione senese si è recata in Germania. Era
composta dal pastore Carlo Gay e sua
moglie, da Francesca Reggiani e da Ezio
Battista. A Wetzlar la delegazione ha
trascorso dieci giorni, che sono stati assai utili per realizzare una migliore conoscenza reciproca e fissare delle linee di
testimonianza comune.
Wetzlar è il maggior centro del Kreis
(distretto) di Wetzlar-Brauenfels, che si
estende a nord di Francoforte s.M., in
una zona collinosa bagnata dai fiumi
Lahn e Dill. Contrade ricche di reminiscenze storiche: geograficamente e civilmente fanno parte dell’Assia, ma dal
punto di vista ecclesiastico appartengono alla Renania. Risorta dopo le distruzioni della guerra, questa zona ha avuto
uno sviluppo notevole nel campo industriale e tecnologico, tanto che ha richiamato lavoratori stranieri da ogni parte
d’Europa. Fra questi, tuttavia, gli italiani
sono oggi poco rappresentati, mentre gli
jugoslavi abbondano, e i turchi costituiscono un altro gruppo importante.
La chiesa evangelica raccoglie circa i
due terzi della popolazione, fra cui un
considerevole numero di profughi dalle
regioni tedesche assegnate, dopo la seconda guerra mondiale, all’URSS e alla
Polonia. La Renania è una regione dove
le influenze più diverse si son sempre fatte sentire; dalla sistemazione confessionale di città e villaggi nella linea della
Dieta di Augusta, secondo il princinio
« cuius regio, eius religio », alle idee della
Controriforma, al Risveglio, alla Chiesa
Confessante. Tendenze luterane e riformate si alternano, si incrociano, si fondono. Sono anche presenti — testimonianza di persecuzioni del passato — comunità di discendenti di profughi ugonotti e valdesi. Sono ricchi i rapporti
ecumenici, nella prospettiva della Confessione di Barmen; legami con chiese
africane e asiatiche, i Kirchentag.
Ci sono alcuni aspetti che colpiscono.
' Interno "dèi t 'impio' di Wetzlar.
nella vita della chiesa di Wetzlar. Innanzitutto, rimportanza della cura pastorale, soprattutto verso chi è in solitudine
o immigrato in Germania Federale (dalla DDR o da altri naesi); la solidarietà
con i molti giovani disoccupati, fra i quali moltissime sono le donne; l’impiego
di obiettori di coscienza per la distribuzione di pasti, servizi casalinghi, libri.
Importante è anche la presenza diaconale negli ospedali: una giovane, pastore,
segue la situazione dei malati più gravi
nell’ospedale civile, mentre le diaconesse visitano malati, isolati, convalescenti.
Viene poi svolta un’azione di sostegno
alle chiese della Repubblica Democratica
Tedesca, ove perdura una situazione pesante sul piano materiale oltre che ideologico. Il duomo di Wetzlar, nel quale
convivono stili quanto mai diversi, è da
secoli utilizzato in comune da evangelici
e cattolici.
Le chiese di Siena e Wetzlar, gemellandosi, hanno concordato:
a) di tenere riunioni di culto a Siena in italiano, tedesco, francese, nello spirito della Concordia di Leuenberg (riconoscimento di un cammino comune fra
luterani e riformati);
h) di esaminare insieme il messaggio
cristiano che emerge dall’iconografia di
un pittore come Duccio da Boninsegna;
c) di valorizzare, con concerti e altre
manifestazioni, le grandi ricchezze musicali delle due città;
d) di sostenere i giovani che desiderano studiare nella città-partner;
e) di far conoscere ai giovani delle
due chiese rispettivamente il « PaulSchneider-Heim » di Strauchhof, presso
Wetzlar (un centro d’incontro della gioventù evangelica tedesca) e villa I Graffi
di Reggello.
I
8
8 ecumenismo
31 gennaio 1986
A VENT’ANNI DAL VATICANO II
VERONA
Un concilio ecumenico ? incontri ecumenici
Articoli ed incontri toccano direttamente o indirettamente un argo- per la pace
mento ecumenico che si presenta irto di non facili interrogativi
Concludendo la sua rassegna
dei Documenti del ventennio
post-Vaticano II (Eco-Luce, n.
47/6.12.’85), Alfredo Berlendis
osservava giustamente che « forse... un Concilio veramente "ecumenico" potrà, evitando le ipoteche del passato, ripensare, alla
luce della Parola, la fede e la
chiesa ». Questo richiamo alla
speranza di un Concilio che riunisca i rappresentanti di tutte
le chiese cristiane — e non soltanto della Chiesa romana — si
sente ripetere con insistenza da
varie parti, prova quel che scriveva Cesare Milaneschi nelle sue
osservazioni su Infallibilità e infallibilismo (Eco-Luce, n. 45/22.
11.’85), quando ricordava che «il
movimento vecchio cattolico, alrindomani della definizione dell’infalliibilità, propose un concilio
universale di tutte le chiese, nel
quale il papato avrebbe dovuto
essere sottoposto al giudizio della coscienza dei credenti di tutto il mondo ».
Che il problema sia sentito lo
dimostrano sia la riflessione tuttora in corso su Modelli di unità nel movimento ecumenico
(Nev, n. 66 del 22/11/85, scheda),
sia la proposta di im Concilio
per la pace lanciata nel giugno
scorso dal Kirohentag tedesco in
base ad una vecchia intuizione
del Bonhoeffer. Sta il fatto che
su questo importante argomento si è ritornati, sia pure indirettamente, in tre recenti occasioni, una a Roma presso la Facoltà Valdese di Teologia (in collaborazione col Centro Idoc Internazionale) su: «Evangelici e
cattolici di fronte alla liberazione storica come problema teologico a vent’anni dalla chiusura
del Concilio» (15, 29 e 30/11/85),
la seconda a Colleferro in un’assemblea comunitaria delle due
chiese valdesi di Colleferro e Ferentino (1/12/85), la terza a Rieti, per iniziativa dell’Associazione per la libertà religiosa in Italia diretta daH’amico Aw. Felice
Gianfelice, su: « Concilio Ecumenico e Sinodo » (11/12/85).
Nella prima tornata, centrata
sui vàri rapporti tra teoria e
prassi cristiana, e cioè tra liberazione storica e costruzione del
Regno di Dio {Mario Miegge, Rinaldo Fabris e Armido Rizzi),
tra teologia della liberazione e
teologia della pace (Giulio Girardi), tra l’unità della fede ed il pluralismo conflittuale delle teologie (José Miguez Bonino, metodista e José Ai. Castillo, gesuita), e
tra liberazione della donna e rinnovamento della teologia (Erika
Tomassone e Rari Borresen), si
è insistito — nella vivace varietà
dei temi illustrati e discussi —
piuttosto sullo scandalo delle
divisioni sociali (ricchi e poveri,
dominatori ed oppressi, ecc.) che
non sulle divisioni confessionali,
nel senso che il giovanneo « Ut
unum sint » potrebbe anche essere inteso come ripristino più dell’unità umana (rotta dai seguaci
di Mammona) che non dell’unità
cristiana (rotta prima dagli ortodossi, poi da Lutero).
A Colleferro Paolo Ricca ha introdotto un serrato e fraterno
confronto sul Concilio della Pace, al quale ha partecipato anche un "ex” delle Comunità cattoliche di base alla ricerca di un
evangeli.smo autenticamente fedele alla Parola del Signore,
mentre a Rieti — nel dibattito
introdotto da due cattolici (Giovanni Maceroni, Henny Romaniii), due protestanti (chi scrive
e Paolo Ricca) e da un ebreo
(Emanuele Pacifici, un reduce di
Dachau) — non si è mancato di
puntualizzare le aspettative e le
difficoltà inerenti al progetto di
un Concìlio veramente universale.
Certo la problematica è — mutatis mutandis — sempre la stessa, ohe si tratti dei tempi del
conciliarismo quattrocentesco,
della Riforma protestante, del
Vecchio Cattolicesimo o della
nascita del Consiglio Ecumenico
delle Chiese: se la Chiesa romana aderirà a quell’iniziativa (dico se), quale posto vorrà occupare e con quale peso?
_ Qualche tempo fa anche il settimanale cattolico di Pinerolo è
entrato nel dibattito con tutte
le carte in tavola, condensando
per bocca del suo Direttore (come penso; L’Eco del Chisone,
28/11/85) ben dieci motivi ritenuti « irrinunciabili e fondamentali
per la Chiesa di oggi e di domani ».
Su alcuni di essi le posizioni
romane ed evangeliche potrebbero coincidere, purché si abbia il
coraggio di mettere in tutta fraternità i punti sulle "i". E’ già
un grande passo guardare al presente con gli occhi rivolti al futuro piuttosto che al passato, ma
se si dice che « la Sacra Scrittura è la principale fonte della Rivelazione » e poi si aggiunge che
« la Tradizione non è separata
da essa ma strettamente unita e
in diretta comunicazione con la
Scrittura» (1®), è logico chiedersi: quale tradizione? La tradizione dei primi tre secoli che ci ha
dato il Credo e il Canone delle
Sacre Scritture, oppxire anche la
posteriore, con tutte quelle aggiunte che hanno finito per adulterare il senso e la portata della
prima rivelazione? Ancora: quando si parla di struttura ministeriale e gerarchica della Chiesa
(2”) e si distingue tra « sacerdo
zio comune » dei fedeli e « sacerdozio ministeriale » è logico attendersi da parte non cattolicoromana una serie d’interrogativi,
come ha dimostrato a livello universale il dibattito sul BEM!
L’aggiornamento è un’esigenza
perenne per tutte le chiese (3”X
purché la giusta esigenza di « far
passare il Vangelo prima del giuridicismo » non si fermi a metà
strada, ma si spinga fino al vertice, cioè investa la grossa questione del capo visibile della
Chiesa! Lo stesso si deve dire
del principio della collegialità
(4”), purché si estenda a tutto il
popolo di Dio.
Se il dialogo con i cristiani separati, nonché con le altre religioni e perfino con i non credenti, è cosa davvero preziosa (5°),
sorge qui spontanea la domanda;
chi e che cosa ha « separato » i
cristiani? Oggi come ieri, soprattutto dopo Lutero, la definizione
stessa di « fratelli separati » può
benissimo valere, senza offesa,
ai cristiani secondo Roma e il
suo magistero. Se siamo d’accordo sull’inculturazione (6°), sull’abbandono del latino nei riti
comunitari (7°), sulla libertà religiosa (8°) e sulla Chiesa « serva dell’umanità » (9°), per noi il
vero punto dolente è quello sulVecumenismo (10°): quando si
parla di « imità dei cristiani »,
che cosa s’intende davvero da
parte rornana? Ritorno "sic et
simpliciter” all’ovile, cioè integrazione pura e semplice, oppure avvicinamento? In questo caso, verso che cosa e in quale
modo? Solo con l’amore, oppure
anche con l’assillo della fedeltà?
In altre parole, solo con Cristo,
od anche col papà?
Giovanni Gönnet
Un Concilio Ecumenico per la
pace; l’idea, appoggiata anche
dall’ultimo sinodo valdese-metodista, è suggestiva, ma come
giungere a passi concreti in questa direzione?
A Verona si è avviato un interessante ciclo di incontri, che
così viene presentato dalla circolare della chiesa valdese della
città : « Dopo la marcia per la
pace, alla fine di ottobre, alcuni gruppi di credenti veronesi si
sono incontrati per cercare comuni momenti di preghiera e riflessione sulla pace. La presenza comprendeva cattolici di
estrazioni molto diverse, dalle
comunità di base Ano alla commissione ’Pax Christi’ della diocesi. La nostra presenza, come
comunità valdese, e la contemporanea presenza del segretariato attività ecumeniche, ha permesso che questi incontri assumessero il carattere di iniziative ’ecumeniche’ per la pace ».
Il programma non si esaurisce in uno o due incontri sporadici, ma si articola in dodici
rnomenti molto strutturati, così sintetizzati dagli organizzatori ; « Preghiere, letture bibliche,
riflessioni teologiche e testimonianze nelle realtà ecclesiali veronesi, per attingere speranza e
coraggio profetico nella assunzione delle nostre responsabilità di fronte ai conflitti ».
La prima serata si è svolta durante la settimana per l’unità
dei cristiani, con una preghiera
comune che si è tenuta nei locali della chiesa valdese, su « La
pace fra le confessioni religiose ».
Nel mese di febbraio sono
previsti; un incontro di preghiera, sabato 1, preparato dalla comunità di base ’La Porta e Iso
la d’Elba’; una relazione del professor Giuliano Giorio, deH’Università di Padova, su « La pace
in famiglia», lunedì 10; una tavola rotonda sul tema « Vivere
una speranza di pace nei conflitti », cui parteciperanno il pastore Paolo Ricca, don Giuseppe Malizia, cappellano del carcere di Verona, e Lodovico Grassi, consigliere comunale, direttore di « Testimonianze », mercoledì 19 ; sul tema « Costruire
la pace nella comunità cristiana » terrà una relazione mercoledì 26 il prof. Bruno Forte, teologo dell’Università di Napoli.
In marzo, lunedì 10, il teologo
prof. Francesco Massagrande
terrà una relazione sul tema
« Costruire la pace nella comunità religiosa»; domenica 16 un
altro incontro di preghiera preparato dalla comunità valdese;
il giorno successivo una relaàone di don Vittorio Cristalli, responsabile della Pastorale del
lavoro di Trento, su « Costruire
la pace nel mondo del lavoro ».
Il pastore Luciano Deodato
darà una testimonianza l’il
aprile sulla « Proposta per un
concilio mondiale sulla pace ».
In maggio la Comunità Religiosa di S. Bernardino preparerà un incontro di preghiera venerdì 16, e « Pax Christi » un
incontro sulla « Spiritualità della pace ».
L’ultima iniziativa prevista, a
chiusura del ciclo, un incontro
di preghiera che avrà luogo il 5
giugno, preparato dalla comunità di base « Madonnina ».
La segreteria organizzativa è
presso l’Istituto ecumenico S.
Bernardino, Stradone Provolo,
Verona, tei. 045/591.068.
S. R.
Processo per la
strage di Bhopal
(National CounciI of Churches News, New York) — Un
gruppo di associazioni statunitensi, tra cui il Consiglio nazionale delle chiese di Cristo in
USA, ha chiesto che il processo
contro la Union Carbide si tenga negli Stati Uniti e non in India. Molti ricorderanno che la
multinazionale Union Carbide è
la società proprietaria della fabbrica di Bhopal in India dove
due anni fa avvenne la fuga dì
gas tossico che uccise 2500 persone e ne ferì 60.000 molte delle
quali rimasero permanentemente invalide. La Union Carbide
vorrebbe, per ragioni di immagine e di convenienza, che il processo si tenesse in India, mentre
varie associazioni Usa e lo stesso
governo indiano preferirebbero
che il verdetto fosse pronunciato da una corte di giustizia statunitense. Essi pensano infatti
che « un processo tenuto negli
Stati Uniti assicurerebbe un
maggior risarcimento alle vittime di Bhopal e una maggior deterrenza nei confronti della negligenza di molte multinazionali ».
Echi dal mondo
cristiano
a cura di CLAUDIO PASQUET
si tratta di discriminazione perché nella Svizzera di lingua tedesca esistono ben tre sedi universitarie, Coira, Friburgo e Lucerna, dove esiste la cattedra
di teologia cattolica e dove non
si ha alcuna intenzione di creare cattedre di teologia protestante.
e non si chiudono ai rapporti
internazionali.
Chiese tedesche
e disoccupazione
Cina: i cristiani
esistono
Zurigo: progetto
cattolico respinto
(SPP) — Il governo di Zurigo
ha dichiarato di non avere l’intenzione di creare una nuova
cattedra di teologia cattolica
presso l’università, dove già esiste una cattedra di teologia protestante, Il governo ha motivato questa decisione con questioni tecnico organizzative dell’università ed ha dichiarato che non
(SPP) — In Cina le chiese cristiane stanno uscendo dalla
clandestinità ove erano state
relegate dalla rivoluzione culturale una ventina di anni fa.
Le stime parlano di circa 6 milioni di cristiani di cui i cattolici sono un po’ più di tre milioni (molti di essi però non riconoscono l’autorità del Papa)
mentre i protestanti, di varie denominazioni, sarebbero tra i 2
e i 3 milioni. Nell’anno passato
la facoltà teologica protestante
di Nanchino ha raddoppiato il
numero degli iscritti ai suoi corsi, passando da 72 a 180 studenti
in teologia. Già si parla di scambi culturali con professori e studenti tedesco-occidentali. Questo
prova che, nonostante tutto, i cristiani cinesi non solo sopravvivono, ma cercano di rilanciare
la loro opera di testimonianza
(Terre Nouvelle) — L’economia tedesca « tira », lo sanno tutti, ma nonostante questo nella
Germania Occidentale il numero dei disoccupati supera i 2
miliom di unità. L’apparato industriale gira a pieno regime, la
bilancia commerciale ha registrato in luglio un attivo di 6,8
milioni di marchi, ma i senza
lavoro restano. Riferendosi a
questi dati la Conferenza episcopale tedesca e il Consiglio
della Chiesa Evangelica della Repubblica Federale Tedesca hanno firmato un breve documento
comune nel quale propongono
cinque possibili linee di azione :
1) perseguire una politica audace nel campo dell’economia
delle finanze e del lavoro, ma
nel contempo creare nuovi posti
di lavoro nei servizi sociali, nella protezione dell'ambiente, la
pulizia delle città, il rinnovamento dei villaggi, l’economia
energetica e le infrastrutture
della circolazione;
2) una nuova ripartizione del
tempo dedicato al lavoro e della sua organizzazione. « Una ri
duzione più importante del tempo del lavoro settimanale non
deve essere un tabù; rinunciando a una parte del tempo lavorativo, che deve andare a favore dei disoccupati, si deve consentire una riduzione del salario
corrispondente »;
3) una ridistribuzione del lavoro: soppressione, ove possibile, delle ore di straordinario, ricorso al tempo parziale, maggiore elasticità nella ripartizione dei tempi di lavoro. « I gravami della disoccupazione devono essere ripartiti fra tutti, compresi i funzionari »;
4) sviluppo del riciclaggio e
della formazione permanente,
« i mezzi più efficaci per evitare la disoccupazione » ;
5) lotta contro il lavoro nero
e le attività illegali, condannati
senza riserve dal documento in
quanto sono un ostacolo al reinserimento dei disoccupati e aila
loro protezione sociale.
PADOVA — II Centro studi « Marco
Sallzzato » organizza per martedì 4 febbraio ore 20.45 in via Vescovado 29
una tavola rotonda su « Le chiese cristiane di fronte all'etica oggi ». con
Bruno Costabel, Luigi Sartori e Traían
Valdman.
RIVOLI — Per i giorni 8 e 9 febbraio (inizio ore 16) è organizzato
presso il Centro Filadelfia un Convegno catecumeni Piemonte-val d'Aosta
nel quadro del ■> progetto Torino > sul
tema dell'amicizia che sfocerà in un
culto animato. Informazioni telefono
011/68 28.38.
i
9
¡
31 gennaio 1986
cronaca delle Valli 9
Guelfi o
ghibellini:
no,
cattolici
« Guelfi o ghibellini, miscredenn o credenti, gli italiani son cattolici » (G. Gangole, Revival, 1929,
p. 81).
« In Italia le classi dirigenti...
sono state sempre un prodotto
ateo e razionalista della scuola
dei preti» (G. Gangole, «Critica
del massimalismo », in « Conscientia », anno IV, n. 8, del 21
-'ebbraio 1925).
Chi lamenta oggi, come fa
' L’Eco del Chisone » di giovedì
23 gennaio 1986, che molti dibattiti oggi siano condotti con
spirito di « guelfi e ghibellini »,
con spirito di parte, e vorrebbe
democrazia, e scuola aperta, forse dimentica questa realtà di partenza per la nostra Italia.
E i signori deputati e senatori, i signori giornalisti e sindacalisti, i signori di vertice e di base che hanno con molto spirito
di parte dibattuto in questo periodo la famigerata questione
dell'« ora di religione », sono persone che, al novantanove virgola
nove per cento, l'« ora di religione » (cattolica) l’hanno fatta; e
parlano con conoscenza di causa.
Tanto che hanno paura, pare,
di «restare orfani» di quest’ora, e
s’affannano a trovarvi un surrogato, anche quelli che quest’ora
rifiutano; e propongono qualsiasi stranezza come « insegnamento
alternativo »: dalla storia delle
religioni all’educazione sessuale,
dalla morale laica all’ecologia; a
ben guardare proprio quello che
i professori intelligenti dell’« ora
di religione» (cattolica) hanno
sempre fatto, anche quando ci dicevano: « anche se sei esonerato,
vieni pure ad ascoltare, impari
sempre delle cose interessanti ».
Il bello è che queste stravaganti proposte vengono per non
creare « discriminazioni »: così
se si faranno nell’« ora alternativa » delle sciocchezze, si conforterà l’insegnamento dell’« ora di
religione» (cattolica); se si faranno cose intelligenti, i discriminati saranno i cattolici, costretti a
sorbirsi quell’ora di « varia cultura umana » che fin qui c’è stata,
più o meno riqualificata.
Ma fino a ieri dove andavano
gli « esonerati »? nei corridoi, o a
parlare coi bidelli, o in biblioteca se ce n’era una; ebbene, non
mi sono mai sentito « discriminato » per questo; qualche volta
■onorato.
Ricordo la lapidaria risposta
che mio fratello diede, in seconda elementare, alla maestra che
gli voleva far dire non so più
quale preghiera (cattolica): «Non
sono mica cattolico, io! ». Però,
aggiungerei oggi, neppure mi interessa la morale laica di Spadolini, o l’ateismo di Stato, o
un’ecologia (cattolica): mi basterebbe uno Stato laico! Non troppo preoccupato di « promuovere l’uomo» (cattolico) concordatariamente.
Sergio Ribet
APPELLO DI VALDESI E CATTOLICI PER L’OCCUPAZIONE
Lettera senza risposta
La Commissione Lavoro del 1° Distretto e la Pastorale del Lavoro di
Pinerolo rendono noto il testo inviato a cinque ditte della Val Chisone
Il 3 dicembre 1985 la Pastorale del lavoro e la Commissione Lavoro della Chiesa Valdese hanno inviato congiuntamente una lettera
alle direzioni di cinque ditte della vai Chisone: Riv-Skf, Boge, Manifattura Perosa, Martin, Tecnomarmi.
Dalle direzioni non è pervenuta alcuna risposta. Abbiamo deciso
di rendere pubblica la lettera, trasformandola quindi in « lettera
aperta », perché le questioni sollevate ci sembrano di interesse generale e meritevoli di riflessione nelle chiese e tra le varie componenti
della popolazione.
La Commissione per la Pastorale
del lavoro della Diocesi di
Pinerolo
La situazione occupazionale
delle valli Chisone e Germanasca
è sempre più grave; l’ultima novità negativa è la richiesta della Direzione della Filseta di Perosa Argentina di espellere 237
lavoratori sui 317 che attualmente vi sono occupati.
Tutte le componenti della società, lavoratori, amministrazioni
locali, imprese, comunità cristiane, sono interessate da questa
situazione. Come cristiani non
possiamo sottrarci a un compito
di solidarietà con i più sfavoriti;
questa solidarietà si lega a un
senso di preoccupazione per un
deterioramento generale che rischia di condannare al fallimento
tutti gli sforzi che si fanno in vista di una vita sociale giusta. Vi
indichiamo quelli che per noi sono i problemi più urgenti.
1. In quest'ultimo periodo da
parte delle aziende si insiste
molto suH’esigenza della « competitività », soprattutto per quanto riguarda l’esportazione. Riteniamo che si tratti di un’esigenza
che non può essere sottovalutata. Quello che ci preoccupa, sono
i riflessi di questa esigenza sull’organizzazione interna della fabbrica. Con l’esigenza di restare
competitivi si giustifica il ritorno
a rapporti di tipo autoritario. Il
lavoratore non è soltanto controllato sulla produzione; si controlla la sua scelta del sindacato e
del partito, gli si chiede di accettare senza discussione qualsiasi
disposizione, lo straordinario viene ormai preteso come un dovere a cui non ci si può sottrarre.
La Commissione lavoro
della Chiesa Valdese
(I Distretto)
Inversamente, l’operaio docile
viene premiato: riceve dei favori,
ottiene più facilmente l’assunzione per i propri figli.
2. Le aziende tendono sempre di più a curare il loro interesse di settore. Le conseguenze negative delle scelte aziendali vengono scaricate sulla collettività.
Si creano così delle divisioni profonde, che incideranno certamente sul tessuto sociale: da una parte vi saranno i lavoratori relativamente garantiti, ben retribuiti
anche grazie agli straordinari,
dall’altra la massa dei disoccupati costretti a vivere di soluzioni precarie e senza concrete prospettive.
NeU’esprimervi queste nostre
gravi preoccupazioni, intendiamo
farvi partecipi delle nostre convinzioni.
1. L’esigenza della « competitività » non deve giustificare il
protrarsi aH’infinito di una situazione di emergenza. L’uso sistematico dello straordinario dovrebbe cessare. La dignità del lavoratore, la sua libertà di scelta
politica e sindacale, dev’essere
salvaguardata. E’ proprio necessario che il lavoro, in cui si esprime tanta parte della nostra vita,
debba essere avvelenato da un
clima di intimidazione e di paura?
2. La crisi della Filseta viene
ad accrescere il già rilevante numero di famiglie senza reddito (o
con reddito insufficiente) nella
nostra zona. Le vostre aziende
dovrebbero tener conto di questo e procedere ad assunzioni in
PRGtoSTA UNA GESTIONE REGIONALE
La difesa del treno
Riunione animata giovedì sera
23 gennaio a Torre Pellice alla
presenza dei Comitati di difesa
delle linee Pinerolo-Torre Pellice
ed Airasca-Saluzzo, amministratori di Enti Locali, pendolari e
cittadini interessati.
Franca Coìsson, ora Assessore
ai Trasporti della Comunità Montana, in apertura spiega la lettura
che si può dare al protocollo d’intesa del 19 novembre fra l’Assessore Regionale Cerotti ed il Ministro Signorile. Il taglio dalle
FF.SS. è già decretato a fine giugno ’86: nel frattempo, se si troveranno delle soluzioni con la Regione Piemonte (in Italia vi sono
delle ferrovie minori a gestione
regionale) si potrà ancora prevedere di utilizzare la rotaia, altrimenti sarà inevitabile il trasporto su gomma.
Il nocciolo della questione sta
nel portare al più presto in sede
regionale un documento che, analizzando le necessità della vallata, dei pendolari, delle industrie,
delle scuole, i doppioni che nel
tempo si sono creati fra trasporto su rotaia e su gomma, indichi
i provvedimenti che si potrebbero prendere per quanto riguarda
gli orari; quelli tecnici relativi
alla tratta (passaggio a livello,
stazione passante a Pinerolo,
ecc.) e quelli relativi alle necessità di personale. Questo studio,
preannunciato nella serata di giovedì, è stato completato in riunione congiunta delle commissioni
tecniche e suH’informazione nel
pomeriggio di sabato 25 gennaio
e verrà presentato in assemblea pubblica il 4/2 sempre a
Torre Pellice. Subito dopo inizieranno i contatti e la trattativa si
sposterà in sede regionale.
Interessanti ai fini del dibattito i racconti delle peripezie e dei
disagi avuti dai pendolari della
linea Airasca-Saluzzo, chiusa con
provvedimento a sorpresa all’inizio di gennaio. Ritardi che hanno
obbligato il treno in arrivo da
Torre Pellice ad attese ad Airasca, problemi di gelo sulle strade e di sbrinamento dei vetri degli autobus con attesa degli
utenti al freddo lungo le strade,
allungamento del tempo di percorrenza medio di un quarto
d’ora, insomma un campionario
di disservizi davvero non invidiabile.
A. L.
base alTeffettiva situazione economica delle famiglie, e non in
base a motivazioni che sanno di
favoritismo.
Vi abbiamo espresso le nostre
preoccupazioni e le nostre convinzioni di fronte alla grave crisi
che ha investito la nostra zona.
Siamo certi che saremo ascoltati, e attendiamo di conoscere la
vostra risposta.
Con un cordiale saluto.
Pinerolo, 3 dicembre 1985.
Il ponte
sull’Angrogna
Si è concluso in questi giorni
l’allargamento del ponte sull’Angrogna (poco più di 2 metri)
all’ingresso di Torre Pellice. La
miglioria non era più rinviabile
a causa dell’aumentato traffico
su quello che costituisce in sostanza l’unico ingresso automobilistico in Torre Pellice. La
stampa locale ha ironizzato sui
tempi lunghi di realizzo di questo lavoro che era iniziato a settembre 1985. Probabilmente se
non avessimo avuto questo tipo
d’inverno secco e senza neve i
lavori sarebbero ancora in corso. Smantellato il cantiere, i cui
lavori sono stati diretti dalla
Provincia di Torino, l’accesso in
Torre Pellice risulta — soprattutto per i pesanti e grandi mezzi di trasporto — molto più
scorrevole di prima. E’ stato eliminato anche il semaforo che
regolava il traffico proveniente
dalle due strade provinciali, da
Luserna San Giovanni e della
Val d’Angrogna. Ci auguriamo
che l’eliminazione di questo semaforo non sia fonte di incidenti poiché il traffico medio nella
giornata è piuttosto intenso e
sovente chi intende accedere al
ponte provenendo dalla Val d’Angrogna deve sostare a Ixmgo prima di potersi ’infilare’ velocemente sul ponte.
Per i pedoni invece che, soprattutto il venerdì, affollano la
piazzetta degli Appiotti prospiciente il ponte, non vi è nessun
problema; non bisognerà più
strisciare lungo la barriera col
rischio di farsi schiacciare dalle
auto, ma due agevoli marciapiedi consentono l’attraversamento
del ponte senza problemi.
Disservizi sulla
Airasca - Saluzzo
« Si denuncia che la corsa Airasca-Saluzzo delle ore 7,49 è stata
effettuata con un solo autobus e
gli utenti in piedi erano circa 40».
Incomincia proprio così una segnalazione che tre assessori dei
comuni di Vigone, Buriasco e
Torre San Giorgio hanno presentato alla stazione di Saluzzo per
rivendicare im trattamento ed un
servizio migliori.
Come prevedono le fatiscenti
disposizioni delle Ferrovie dello
Stato, l’hanno diligentemente
scritta sul libro che « avvi » in
tutte le stazioni « pei reclami di
coloro che avessero a lagnarsi del
servizio o degli agenti che vi sono
addetti ».
I tre amministratori, Anna Maria Della Croce, Imerio Beiforte
e Giuseppe Cicorello, fanno uso
quotidiano del servizio delle Ferrovie perché lavorano in Saluzzo.
La loro denuncia così prosegue: «Dalla stazione di Torre
San Giorgio le persone erano addirittura ammassate intorno all’autista e appoggiate sul parabrezza e porta di entrata, tanto
— sottolineano i tre ricorrenti —
da pregiudicare la incolumità
stessa del suddetto autista. Inoltre i pullman della linea azzurra
sono fatiscenti; ogni giorno si verificano guasti con conseguenti
ritardi, mancate coincidenze e ritardi di ore e annullamento di
corse. Si rileva altresì che gli
autisti effettuano turni di lavoro
da « rivoluzione industriale 1800 »
dalle ore 4 alle 21. Sono sempre
gli stessi per tutta la durata del
servizio sostitutivo ».
I tre amministratori comunali
si chiedono poi « se tale disservizio non sia pregiudiziale per l’ipotizzata gestione simulata prevista dal 1° gennaio al 31 maggio
1986 poiché — osservano — alla
luce di quanto esposto l’utenza
verrà a diminuire o addirittura
sparire ».
Comitato di
difesa del treno
Martedì 4 febbraio - Sala consiliare di Torre Pellice ■ ore
20.45: Assemblea pubblica.
Presentazione ed approvazione del documento tecnico programmatico da inviarsi alla Regione Piemonte, elaborato dalle
commissioni incaricate.
COLLEGIO VALDESE
TORRE PELLICE
Sono aperte le iscrizioni per l’anno scolastico ’86/87
al
LICEO PAREGGIATO
indirizzo classico
con studio quinquennale di una lingua straniera
indirizzo linguìstico
con studio di tre lingue straniere
• Corsi facoltativi di informatica
• Trasporto da Pinerolo in scuolabus riservato
• Possibilità borse di studio per allievi meritevoli
Tel. (0121) 91.260 - orario segreteria: 8,30-12,00
10
10 cronaca delle Valli
31 gennaio 1986
CONVEGNO DELLA EGEI SULLA POLITICA DELLA DIFESA UNA CHIESA PENTECOSTALE A PINEROLO
Le nuove strategie
Gesù ti salva
«Deep strike», «Airland Baule»,
« libri bianchi », « difesa territoriale» sono stati alcuni dei termini che hanno accompagnato il
Domeriggio di chi, sabato 25 gennaio, ha partecipato a Prarostino
al convegno-seminario organizzato dal progetto « Cultura della
pace e protestanti nel Pinerolese » e dalla Fgei; gli argomenti di
Questo incontro, che portava il
titolo di « Politica della difesa e
ambizioni italiane nel Mediterraneo », erano appunto le strategie
militari, il ruolo dell’esercito e
gli stretti legami esistenti tra politica, economia e difesa.
E’ stata una buona occasione
per cercare di interpretare l’attuale situazione politico-militare
italiana, alla luce deH’ampia e
chiara introduzione di Giorgio
Boatti, esperto di questioni militari; i partecipanti (una trentina,
non molti per l’interesse dell’argomento) hanno poi rivolto al relatore una serie di domande da
cui è nato un dibattito interessante seguibile anche da chi in
terminologia e in dati non aveva
proprio la laurea.
Come lo stesso relatore ha evidenziato vi è un panorama tutt’altro che chiaro nell’analisi dei
complessi meccanismi per cui
ad es. ci si trova oggi a rischiare
un conflitto con nazioni alle quali
vengono correntemente vendute
armi di propria produzione.
Ci si trova ad ogni modo in
un periodo nel quale, a partire
dal terremoto del Friuli nel ’76
fino ai più recenti fatti di Beirut,
le quotazioni dell’esercito italiano sono in crescita agli occhi
dell’opinione pubblica; sintomo
di questo interesse verso le strutture militarizzate e i mezzi a loro disposizione, sono senz’altro
alcune recenti pubblicazioni editoriali di massa a carattere bellico, come pure modelli e schemi
mentali e comportamentali di
provenienza cinematografica. Ma
la situazione al di là di Questi
più evidenti e a volte rozzi sintomi è ben più complessa: per
cercar di far luce sul tema riar
GTA - Per monti
e per valli
Una recente proposta di turismo alternativo
che incomincia ad affermarsi anche da noi
Ormai a 4 anni dal suo sorgere la G.T.A. (Grande Traversata
delle Alpi) si è inserita a tutti gli
effetti nel programma sociaile per
il tempo libero. L’iniziativa ha
una sua fascia di utenti in via
di espansione, gente che in ogni
parte d’Italia, fra le vacanze, si
ritaglia una settimana e via, zaino in spalla per colli e per valli.
Ora la proposta ha varcato i
confini e quindi sui sentieri è
possibile scorgere gruppi organizzati di tedeschi, svizzeri, olandesi e non solo di francesi, ospiti
consueti dei nostri rifugi, dati
gli interessanti coliegamenti che
sulle testate delle nostre valli è
possibile avere con l’analoga
« Randonnée » francese. Proprio
questa inieiativa francese fu 15
anni or sono una esperienza importante perché tracciò la via e
convinse che i tempi erano m^ituri per lanciare un turismo diverso, meno caotico e più rispettoso dell’ambiente.
E l’interesse non è solo paesaggistico o naturalistico ne'll’andare
da una valle all’altra in un mutare continuo di prospettive, ma
è anche l’occasione per conoscere più da vicino una realtà sociale, la gente, le iniziative culturali o i musei di montagna che
fanno parte integrante di questo
percorso. E la gente di montagna, in fondo, accetta il turista
semplice che ha piacere di conoscere, che si avvicina alla sua
fatica quotidiana con rispetto ed
è disposta a fare due chiacchiere
e a dare l’informazione richiesta.
Così su questa traccia e proprio nelle nostre vallate, la proposta fu ripresa — un tracciato
permanente che dal Mar Ligure,
seguendo l’arco alpino, arrivasse sino al Lago Maggiore e forse
un giorno, chissà, fino all’Adriatico; naturalmente corredato di
rifugi o posti tappa, insomma
con tutta una serie di servizi
semplici ma funzionali adatti a
questo tipo di turismo itinerante.
Alcuni anni più tardi, anche la
Regione Piemonte ha recepito la
novità del fenomeno; infatti in
una legge dell’aprile 1985 dedicata alle strutture ricettive diverse da quelle alberghiere e da
quelle all’aperto, ha dedicato una
serie di articoli per definire norme, caratteristiche e servizi che
devono essere forniti dai « Rifugi
Escursionistici ». Ecco quindi una categoria nuova di strutture,
o meglio, una possibilità di ricupero di una parte di un ingente
patrimonio che esiste ancora (e
bene lo sa la gente di montagna
quanto costi in fatica e lavoro
per mantenerlo) e che un giorno,
se non riqualificato, è destinato
aW’abbandono.
In questi 4 anni, naturalmente,
per gli organizzatori della G.T.A.
non sono mancati i problemi:
mantenere aperti i sentieri e
sufficientemente segnalati, anche
in condizioni di scarsa visibilità
e dopo ogni inverno, non è un
problema da poco, ora che la
montagna è sempre più disabitata e di conseguenza meno mantenuta.
A questo si aggiungono i problemi logistici: anche trovare
una struttura disponibile per essere sede di questi posti tappa
e delle persone disposte a compiere questo servizio, a volte è
un’impresa. Se manca un posto
tappa, l’anello si interrompe, non
è sempre così facile trovarne un
altro in posizione conveniente.
Bisogna ripristinare un nuovo
percorso e tutta la zona adiacente rimane fortemente penalizzata.
L’iniziativa è comunque stata
una occasione di rilancio anche
per i Rifugi della Val Pellice e
della Val Germanasca che, ben
collegati con quelli francesi, costituiscono un punto di appoggio
e di smistamento importante.
In quest’ottica è già state realizzato in questi anni l’ampliamento del Rifugio del Lago Verde
in Val Germanasca e prossimamente si procederà all’ammodernamento ed ampliamento del
Rifugio Granerò in Val Pellice.
Più difficoltosa invece la vita
dei posti tappa alle quote più
modeste: non vi è ancora un
movimento sufficiente per giustificarne la sopravvivenza e a sua
volta la carenza o la limitazione
delle strutture non incentiva a
sufficienza il turista ad avventurarsi sui sentieri a bassa quota.
Adriano Longo
mo-cultura della violenza non basta neanche più soffermarci solo
sulla questione dei missili, ma
occorre , come suggerisce Boatti,
analizzare ogni sintomo che giunge, oltre che dal « mondo militare », anche da quello politico, o
economico o culturale. Ci si è ovviamente però soffermati maggiormente sui sintomi provenienti dal « mondo militare », come
esercitazioni, scenari di guerra,
dottrine di combattimento, strategie, questo soprattutto anche
per capire certi meccanismi mentali e la cultura degli Stati maggiori.
In un periodo in cui l’équipe
stratega-tecnologo funziona in
modo sincronizzato e in cui l’ufficiale si appresta a diventare manager, emergono anche all’interno delle strutture militari diversi punti di vista a proposito del
tipo di difesa di cui debbono farsi carico le forze armate oggi.
Simili questioni, vivendo all’interno dei ben determinati blocchi strategici Est-Ovest, sono oggi sempre meno oggetto di decisione all’interno delle singole sovranità nazionali: in fin dei conti è dalla struttura di un esercito che si capisce qual è l’oggetto
della difesa (il territorio? l’industria? i mezzi militari stessi? la
popolazione? interessi politici
particolari?...). Ma su questi temi
ci sarà ancora da riflettere a
lungo. Paolo Varese
Un tetto
per l'hockey?
La collaborazione fra i comuni della Val Pellice, espressasi
recentemente anche con la formazione di una giunta imitaria
in Comunità Montana potrebbe
produrre i suoi frutti anche rispetto al Palaghiaccio di Torre
Pellice; è infatti emersa recentemente la proposta di provvedere alla copertima dello Stadio con
un consorzio fra i comuni. L’operazione che dovrebbe avere un
costo intorno al miliardo, consentirebbe un uso più intensivo
della struttura, non solo come
pista di pattinaggio ma anche
come centro di attività culturali
e commerciali.
Da notare che qualora la locale squadra di hockey dovesse ottenere la promozione alla massima serie dovrebbe necessariamente disputare gli incontri su
una pista coperta e quindi una
soluzione in questo senso diventa anche assai urgente; è probabile anche un intervento della
Federghiaccio; unica incognita,
i tempi.
PINEROLO — Sono in tutto il
pinerolese un po’ di più di un
centinaio ed hanno aperto recentemente due loca)li di culto a Torre (però sul territorio di Luserna) e a Pinerolo: sono i pentecostali che domenica 26 hanno
con un culto solenne inaugurato
il loro nuove locale di culto in
via Alliaudi 22.
E’ stata una giornata di festa
e di ringraziamento al Signore
nella quale tutta questa piccola
comunità di evangelici si è ritrovata nei nuovi locali per lodare
il Signore ed ascoltare la predicazione della sua Parola da parte del past. Paolo Arcangeli di
Genova e membro del comitato
esecutivo delle Assemblee di Dio
in Italia.
Molti i visitatori: daìlla chiesa
valdese di Pinerolo, che ha inviato una delegazione e per conto
della quale Gianni Pons ha letto
un messaggio, ai rappresentanti
delle comunità di Borgaro, Col
legno, Noie, Givoletto, Torino,
Rivoli, Beinasco, Avigliana, Torre Pellice.
Intenso il ritmo dei canti a
cura del complesso « La nuova
vita » della comunità pentecostale di Rivoli e della corale di Pinerolo, che ha permesso di
vivere due ore di intensa spiritualità.
L’esperienza personale dell’incontro con TEvangelo di Gesù
Cristo è stata al centro- di molte
testimonianze personali e di molte preghiere spontanee.
La chiesa pentecostale di Pinerolo è una chiesa giovane,
composta per lo più da immigrati dal sud Italia. Venuti al
nord per lavorare, vogliono essere testimoni dell’evangelo nella città che li ha accolti.
Una ex officina è diventata oggi un luogo di culto. Possiamo
leggere una paraboila in tutto
questo? G. G.
MUSICA ANDINA IN FORESTERIA
Dal Perù a Torre
Sabato 25 gennaio, la Foresteria Valdese di Torre Pellice è
stata riempita dal suono dolce
e malinconico della musica andina. Di fronte a un pubblico
per altro non molto numeroso —
circa un centinaio di persone —
hanno infatti tenuto un concerto due musicisti peruviani, Carlos Royas e Ricardo Tantaquispe, insieme con altrettanti italiani, Angelo Palma e Rinaldo
Borio, i quali ultimi da anni studiano la musica latinoamericana (Palma ha anche suonato con
gli Inti Illimani, il più famoso
gruppo di questo genere).
Più che sulla musica del charango, del tip/e, del rondador —
i tradizionali strumenti della
musica andina — o sulle parole
delle canzoni, il concerto ha
rappresentato un momento
di sensibilizzazione sulla difficile situazione dei due membri
peruviani del .gruppo, che, in
■ base alle nuove norme sul soggiorno degli stranieri in Italia,
corrono il rischio di essere costretti ad abbandonare il nostro
paese. Di questo ci hanno anche
parlato gli stessi Carlos e Ricardo in una breve e faticosa
(per la loro scarsa padronanza
dell’italiano) intervista.
— Da quanto siete in Italia e
perché siete venuti proprio qui?
“Signore ascoltami”
Quando la preghiera accompagna la vita
Per molti uomini, il momento della
preghiera è II momento In cui è più
usuale rivolgersi a Dio o comunque
ad un Dio visto spesso come figura
lontana, decisamente al di sopra di
qualunque situazione « umana » e proprio per questo cercato a sostegno, a
consolazione, ad aiuto; è raro invece
trovare persone che si volgano in preghiera nei momenti di gioia, di felicità, per esprimere un sentimento di
riconoscenza.
Ciò che emerge dal libro di Lucia
Gallo uscito in 50 copie per le edizioni « Lo scudo » intitolato « Signore
ascoltami » rappresenta una vita livissuta proprio attraverso delle preghiere. in poesia con sottofondo in molti
casi condizionante di elementi storiti
come nel caso della guerra.
I sentimenti che traspaiono attraverso le preghiere sono chiari e ¡'im
magine di bambini, gli esseri più inditesi. più deboli, ritorna molte volte nei
confronti della grandezza ma anche
della durezza di certi avvenimenti; i
versi « non so amarti, non so capirti,
non so lodarti » sono l'espressione di
quanto dicevamo.
E' difficile dunque uscire da certi
schemi che vedono la preghiera intesa
unicamente come supplica ed in questo senso è invece molto comune trovare » una preghiera » anche fra i non
credenti; la spiritualità che emerge
dal libro di Lucia Gallo indica invece
in questo grande atto di fede una compagna assidua della sua vita.
La raccolta « Signore ascoltami » è
reperibile presso la libreria Claudiana
di Torre Penice e i proventi della
vendita andranno a favore del Servizio
cristiano di Riesi. P.V.R.
— Siamo in Italia da soli due
mesi, siamo venuti qui per imparare l’italiano. In Perù abbiamo
lasciato la nostra famiglia.
— E’ stata quindi una scelta
personale quella di lasciare il vostro paese?
— Sì, certo.
— Come vi siete trovati in Italia, e quali sono i vroblemi che
avete incontrato?
— Ci troviamo bene in Italia,
sono tutti molto gentili con noi.
Nonostante ciò non abbiamo un
lavoro e prima o poi dovremo
andarcene perché scade il nostro
visto.
— Dove avete intenzione di andare?
— In Francia, o in Svizzera,
dove siamo già stati.
— Cosa pensate delle nuove misure che sono state adottale dallo stato italiano nei confronti di
coloro che si trovano nella vostra
situazione?
— Riteniamo che queste misure siano eccessive: penalizzano
delle persone che come noi sono
qui in Italia per lavorare e non
colpiscono « i pesci grossi », gli
autori di atti terroristici; noi non
possiamo avere dei visti molto
lunghi perché non abbiamo un
lavoro, quando siamo arrivati a
Torino abbiamo conosciuto gli
altri due membri del gruppo, che
ci hanno aiutato, cosi abbiamo
cominciato a suonare insieme.
— Perché suonate e cosa volete
dire con la vostra musica?
— Suoniamo per vivere e per
far conoscere la nostra musica in
Europa. In America Latina la
musica ha un altro obiettiv'o, serve per parlare dei problemi della
gente, è un documento che parla
delle nostre condizioni di vita;
per molti America Latina significa sole, mare, divertimenti, ma è
anche miseria, violenza, dittatura. Non tutti i testi delle nostre
canzoni parlano di questo ma
parlano comunque di noi, della
nostra cultura.
Ester Tomassini
• Hanno collaborato a questo
numero: Lucio Baglio, G. Baldi,
Alberto Bragaglia, Leonardo Casorio, Luigi Marchetti, Lucilla
Peyrot, Elio Rinaldi, Piervaldo
Rostan, Franco Taglierò, Cinzia
Vitali Carugati.
11
f
31 gennaio 1986
cronaca ddk Valli 11
PERCHE’
PARTECIPIAMO
ALLE GIUNTE
La situazione determinatasi nelle Comunità Montane Valli Chisone-Germaoasca e Val Pellice, con l'avvio della
nuova legislatura, soprattutto per II
carattere politico di ampia adesione
ed unitarietà con cui si sono insediate le giunte, ci spinge ad alcune riflessioni che desideriamo rendere pubbliche.
Come indipendenti di sinistra, che
in larga misura si riferiscono al gruppo
della Sinistra Indipendente rappresentata sia a livello locale che nazionale,
si è aderito alle maggioranze unitarie
con la convinzione che la priorità politica da rispettare è la realizzazione
del programma amministrativo, alla formazione del quale abbiamo dato un
ampio (e in alcuni momenti determinante) contributo.
La concretezza e la serietà di impegno sono per gli Indipendenti di sinistra delle costanti del loro modo di
far politica: per questo motivo la nostra partecipazione alle giunte di Comunità Montana si giustifica col senso di responsabilità nei confronti dei
programmi che sono stati concordati.
Inoltre l'ampia presenza politica degli
indipendenti di sinistra nei comuni delle due valli consente che anche a livello di Comunità Montana e di U.S.S.L.
questa componente possa esercitare
un ruolo di stimolo e di proposta affinché vengano affrontati i reali problemi della popolazione con l'obiettivo
di migliorarne la qualità della vita sotto tutti i punti di vista: economico, sociale, sanitario e culturale. L'assunzione di responsabilità dirette r>elle giunte di Comunità Montana quindi, anziché rappresentare la ricerca di una piccola parte di potere, è sembrato uno
strumento efficace per dare concretezza alle nostre proposte ed i compiti assunti si vogliono affrontare con
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERAAANASCA
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto tei. 81228 - 81691.
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 2 FEBBRAIO 1986
Perosa Argentina: FARMACIA Dott.
BAGLIANI - Piazza Marconi 6 Tei. 81261.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva;
tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 2 FEBBRAIO 1986
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON.
Via Repubblica. 22 - Tel. 91328.
Ambulanza :
C.oce Rossa Torre Pellice: telefcno 91.996.
la capacità necessaria badando ai reali
bisogni della collettività ohe rappresentiamo.
Il primo impegno del nostro gruppo
sarà pertanto quello di formulare in
dettaglio il piano di intervento per gli
assessorati di nostra competenza, chiedendo alle altre componenti politiche
di fare altrettanto affinché i Consigli
di Comunità possano conoscere, discutere ed approvare al più presto lo
strumento programmatico generale.
Indipendenti di Sinistra
del Pinerolese
VINCERE LE
LENTEZZE
AMMINISTRATIVE
La maggioranza dei componenti l'Assemblea di Comunità Montana ha salutato con entusiasmo la formazione della Giunta unitaria, la parola d'ordine
così suonava: « tutti uniti per l'occupazione ».
A tuttora non si conoscono i programmi dei vari assessorati, per quanto riguarda l'occupazione si conosce
la volontà di formare una commissione speciale. E' un progetto già definito o si tratta solo di una ipotesi? Sarebbe opportuno che il Consiglio di
Comunità e la popolazione siano informati in quali direzioni si sta muovendo la Giunta, quali proposte sta elaborando per soluzioni a breve termine per situazioni particolarmente gravi e quali sono i progetti, se esistono,
per un intervento a medio termine.
Il programma unitario contiene in sé
parecchi punti da sviluppare. Forse la
eterogeneità della Giunta pone delle
difficoltà nella esecuzione dei programma? Esistono forse concezioni e modi
diversi nell'affrontare il problema?
Certo che neH’ambito della gestione
diretta dell'occupazione e dei 'servizi
qualche risposta è giunta.
In attuazione alla sanatoria (legge
207 del 20.5.85) altre Unità Sanitarie
Locali stanno già definendo le date
dei concorsi.
La USSL 44 già a fine febbraio potrà disporre di nuovo personale da inserire nei propri ruoli. La USSL 42 a
distanza di otto mesi dalla legge di
sanatoria non ha ancora nominato nemmeno le commissioni giudicatrici. La
stessa Commissione consiliare per la
Sanità, di fronte alla revoca da parte
del Comitato di Gestione di quattro
delibere per errori di procedura rilevati nelle pratiche preparatorie ai concorsi (procedure previste dal Decreto
Ministeriale del 30.1.1982), ha ritenuto
di porre come problema centrale da
affrontare nella prossima seduta la gestione del personale in rapporto a quanto previsto all'interno del 'P.A.S.
Quali sono i rischi della dilazione
dei tempi rispetto a problemi riguardanti il personale precario? Le conseguenze possono essere due: richiesta
di straordinari e riduzione dei servizi
sul territorio.
Non pare essere questo il modo migliore per iniziare ad affrontare il problema occupazionale.
La soluzione di problemi di tale portata andrebbe discussa con le organizzazioni sindacali, ma anche in questa direzione non si intravedono grandi possibilità. Un recente provvedimento del Comitato di Gestione, nel quadro
di un programma di risistemazione del
personale, decideva il trasferimento di
servizio di un delegato sindacale senza
la convocazione della apposita com
missione prevista per legge.
Staremo a vedere quali saranno le
prossime iniziative.
Mauro Meytre, Salza
SI’ ALLA DENUCLEARIZZAZIONE
DI ROBASSOMERO
Con questa ns. lettera vogliamo dimostrare la ns. fraterna solidarietà nei
confronti del Comitato Pace di Robassomero e di quanti si sono opposti
alla decisione presa dalla Giunta Comunale di togliere lo « status » di zona denuclearizzata al Comune di Robassomero.
Un gesto, per quanto simbolico possa essere, racchiude sempre dei profondi significati e la « denuclearizzazione » deve la sua importanza proprio
al simbolismo che ha in sé. Dietro alla
scelta di installare dei cartelli con
scritto « zona denuclearizzata » c'è, e ci
deve essere, secondo noi, la volontà di
impegnarsi per la diffusione di una
cultura della pace, favorendo iniziative
come dibattiti, mostre, spettacoli, manifestazioni o anche prendendo posizioni rischiose come il Comune di Vittoria in Sicilia, che ha vietato il transito nel suo territorio ad autocarri che
trasportavano materiale militare. « Zona
denuclearizzata » significa anche opporsi ad installazioni nucleari di tipo civile,
qualora queste comportino rischi per
l'ambiente e per l'uomo. Ci sembra
inoltre che il Comune di fRobassomero, come primo fautore di tale iniziativa in Italia, abbia dato un valido esempio a molti Comuni, tra I quali anche quello di Torre Pellice, ohe hanno
fatto una scelta analoga vedendo nella
decisione di denuclearizzare 11 proprio
territorio un punto di partenza per opporsi a qualsiasi scelta calpesti l'umanità.
Pertanto, vedendo nel Vs. gesto una
chiara scelta di rifiuto per quanto è
stato fatto e si farà per favorire una
cultura di pace, ci uniamo a quanti,
Vs. cittadini e non, hanno dimostrato
di non accettare favorevolmente tale
Vs. presa di posizione.
Cordiali saluti.
CcMnmissione pace e disarmo
Chiesa Evangelica Valdese
Torre Pellice
NASCE LA
LEGA AMBIENTE
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TORRE PELLICE
MOTIVI DI DISSENSO
I lavoratori delle Scuole riuniti in
assemblea sindacale, discussi e valutati
gli indirizzi di politica economica e sociale che il Governo esprime con la
legge finanziaria, in particolare rispetto
al servizio scolastico,
giudicano in modo estremamente negativo:
a) l'ipotesi di smantellamento delle
strutture dello « Stato sociale » che
colpisce ancora una volta e pesantemente I ceti meno garantiti:
b) il tentativo di incentivare lo strumento della selezione di classe con la
introduzione di criteri meritocratici rispetto al pagamento delle tasse scolastiche;
c) l'attacco al diritto allo studio
praticato con l'aumento delle tariffe dei
servizi ed il processo di dequalificazlone della Scuola pubblica;
d) l'Ingerenza in materia di contrattazione sindacale attraverso uno strumento improprio quale la legge finanziaria;
e) la chiusura di oltre 23.000 posti di
lavoro nella Scuola Media secondo
una logica puramente punitiva ed economicista che invece di pensare ad un
processo di riqualificazione del personale interessato e del servizio scolastico rende sempre più difficile l'innovazione e la trasformazione del sistema
formativo;
f) la risibile operazione di risparmio che con l'abolizione dell'art. 62 del
D.D. 417 interferisce ancora una volta con la qualità del servizio e penalizza finanziariamente il personale più
precario.
Per quanto riguarda gli ultimi avvenimenti, relativi all'intesa tra la Chiesa cattolica ed il Governo, in merito
all'insegnamento della religione i lavoratori della Scuola ritengono tale
accordo, nel merito e nel metodo, lesivo dell'identità e dell'autonomia culturale e pedagogica della Scuola pubblica italiana, nonché del diritto di ogni
cittadino di godere di uguale trattamento da parte dello Stato, indipendentemente dalla propria convinzione religiosa.
Per tutti questi motivi ì partecipanti
all'assemblea chiedono alle segreterie nazionali CGIL-CISL-UIL di intensificare gli sforzi per far sì che la
Legge Finanziaria sia ampiamente emendata e l’intesa sull'insegnamento della
religione radicalmente rivista.
Per raggiungere questi obiettivi è
necessario che si arrivi, in tempi brevi, allo sciopero nazionale della categoria, che segni tra l'altro anche l'inizio ufficiale della vertenza contrattuale
per la quale siamo in netto ritardo.
Segreterie Comprensorlali
COIL-OISL zona di Pinerolo
Da circa due mesi è nata a Pinerolo
la Lega Ambiente.
La lega riunisce giovani e non con
esperienze diverse ma che hanno in
comune la volontà di realizzare concreti
atti nella difesa dell'ambiente.
La nascita di questa esperienza è
dovuta alla consapevolezza che il degrado ambientale è ad un punto drammatico ma che è possibile arrestarlo
con concrete iniziative. Alcune di queste come il riciclo dei rifiuti, lo sviluppo di un piano verde per la città
e la lotta all'Inquinamento, si stanno
sviluppando in questo periodo. Ma per
avvicinarsi maggiormente agli obiettivi
posti è necessaria la collaborazione
del maggior numero di persone.
Per questo vi invitiamo a venire alle nostre riunioni del giovedì sera alle
21 nei locali dell'ARCI di Pinerolo, in
Corso Torino 224.
Concerti
Per la Lega Ambiente;
Egle Fossetti
Comitati per la pace
RINGRAZIAMENTO
« Beati i morti che da ora innanzi muoiono nel Signore. Essi
si riposano dalle loro fatiche e
le loro opere li seguono ».
(Apocalisse 14: 13)
Il giorno 17 gennaio si è serenamente addormentato nel Signore l’ing.
Giovanni Grill
di anni 88
Lo annunciano la figlia Jeannette e
famiglia (Svezia) ed i parenti tutti.
NeU’impossiibilità di farlo singolarmente ringraziano tutti coloro che con
la loro presenza, scritti e parole di conforto sono stati loro vicini in questa
triste eircostanza.
Un particolare ringraziamento al pastore Renato Coisson ed al sig. Sergio
Nisbet.
Eventuali offerte in memoria a far
vore della ristrutturazione dell’Asilo di
San Germano.
Pomaretto, 27 gennaio 1986.
RINGRAZIAMENTO
« L’erba si secca, il fiore cade,
ma la Parola del Signore permane in eterno ».
(I Pietro 1; 24-25)
I familiari di
Ernesto Beux
(Netu)
commossi e riconoscenti per la dimo
strazìone di stima e affetto ringraziano
tutti coloro che hanno preso parte al
loro dolore con -visite all’ospedale, scritti, parole di conforto e presenza ai funerale. Un ringraziamento particolare
al personale methco e paramedico dell’Ospedale di Pomaretto, al pastore
Noffke, ed ai vicini dì casa.
Pramollo, 16 gennaio 1986.
RINGRAZIAMENTO
(( Io ho combattuto il buon
combattimento, ho finito la corsa, ho serbata la fede ».
(II Timoteo 4: 7)
La famiglia del compianto
Giovanni Callian
(Ricu)
Cavaliere dì Vittorio Veneto
di anni 93
riconoscente per la dimostrazione di affetto e di stima tributata al loro caro,
ringrazia il dott. Della Penna e il dott.
Rollo, il pastore Langeneclt, i colleghi
di lavoro della figUa, dipendenti e maestranze Coroos, il vice sindaco Monnet
Enrico, la signora Martinat Milvia e
famiglia, i vicini di casa e tutte le gentili persone che in qualsiasi modo hanno preso parte al suo dolore.
Prarostino, 27 gennaio 1986
RINGRAZIAMENTO
eli salario del peccato è la morte ma il dono di Dio è la vita
in Cristo Gesù ».
(dalla Lettera ai Romani)
I familiari di
TORRE PELLICE — Sabato 1” febbraio, alle ore 21, si tiene presso il
Tempio Valdese un concerto del Quartetto di Zagabria. Saranno eseguite
musiche di Mozart, Dvorak, Ravei.
Il Quartetto di Zagabria può vantare
oltre mezzo secolo di tradizione. Il
primo gruppo d'archi con questo nome
fu infatti fondato nel 1919 e da allora I
componenti del Quartetto hanno sempre fatto parte dell'élite musicale jugoslava. L'attuale Quartetto è composto da musicisti tutti diplomati presso
l'Accademia di Musica di Zagabria e
prime parti dell'Qrchestra Filarmonica
di Zagabria, dei Solisti di Zagabria e
dell'Qrchestra Sinfonica della Radiotelevisione di Zagabria. Il curriculum del
Quartetto è ricco di oltre 1.400 concerti
tenuti nei cinque continenti ed I grandi successi ottenuti hanno portato il
Quartetto ad occupare un posto di primo piano tra I più celebri quartetti
d'archi del mondo. Continuando la sua
profonda tradizione, il Quartetto d'archi di Zagabria gioca un ruolo chiave
nella vita culturale del proprio paese,
mentre sulla scena internazionale rappresenta la massima espressione dell'arte musicale jugoslava.
Vittorino Altieri
commossi e riconoscenti per la grande
dimostrazione di affetto e simpatia manifestata nella dolorosa circostanza della dipartita del loro caro compianto,
ringraziano tutti coloro che con fiori,
scritti e parole di conforto hanno partecipato al loro dolore. In particolare
ringraziano i dott. Stanìscia, Di Chiar
ro, Cimino, Serafini, il personale paramedico del reparto cardiologia, tutto
il personale della rianimazione e di radiologia dell’Ospedale Civile di Termoli (Cb), i pastori Vmcenzo Sciclone e
Domenico Cappella.
S. Giacomo degli Schiavom (Cb)>
20 gennaio 1986
POMARETTO — Mercoledì 5 febbraio,
alle ore 20.45, si riunisce il comitato
pace e disarmo Valli Chisone e Germanasca presso i locali del Municipio.
AVVISI ECONOMICI
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FILIPPINE: LA CHIESA CATTOLICA E L’APPUNTAMENTO DEL 7/2
31 gennaio 1986
AMNESTY INTERNATIONAL
Elezioni,
ultima possibilità
Tra la dittatura di Marcos, l’opposizione di comodo, quella democratica, la guerriglia, quale sbocco si profila per la repubblica asiatica
I prigionieri
del mese
Quando il dittatore filippino
Marcos, il 3 novembre scorso,
ha indetto elezioni presidenziali
anticipate per il prossimo 7 febbraio, ha preso tutti in contropiede, amici e nemici. Al momento attuale nessuno potrebbe
dire se Marcos stia controllando
il processo elettorale, se ha veramente l’intenzione di giungere
alle elezioni, e se intende rispettare il verdetto che uscirà dalle
urne.
Convocare le elezioni è stato
per il dittatore un mezzo per
smentire le accuse degli alleati
di volersi mantenere al potere a
tutti i costi; per rifiutare ogni
riforma di fondo; per negare l’isolamento del regime (i sondaggi
dell’opposizione gli davano, agli
inizi di dicembre, il 40% dei voti). Ma soprattutto per mettere
in difficoltà l’opposizione, non
lasciandole il tempo di unirsi e
di collegarsi con il movimento
popolare seguito all’assassinio
dell’ex senatore Benigno Aquino,
avvenuto il 23 agosto 1983.
Questo m.ovimento è cresciute
e si è strutturato nel frattempo,
nonostante la frattura sempre
più evidente tra le organizzazioni in sintonia con il Partito comunista clandestino, più numerose (Pronte democratico- nazionale e Nuova alleanza democratica), e quelle che si riconoscono piuttosto nelia organizzazione nazionalista e socialdemocratica.
Mediazione
Dairil dicembre Marcos sa che
dovrà affrontare una unica lista
di opposizione, costituitasi all’ultimo momento utile grazie alla
mediazione del cardinale Sin.
L’arcivescovo di Manila da alcuni mesi non nascondeva la sua
speranza di vedere come candt
data alla presidenza la vedova
del leader assassinato, la signora Corazpn Aquino. Lei sola ha
un credito morale sufficiente per
raccogliere i voti di quanti desiderano un cambio di regime
senza rischiare una rivoluzione
o una guerra civile.
Ma godere della simpatia di
larghi strati della popolazione
e dell’appoggio quasi ufficiale
della gerarchia cattolica non è
sufficiente in un paess dove la vita politica è regolata da alleanze e rivalità tra diversi clan di
ricche famiglie, che dispongono
di seri appoggi nell’esercito o
negli ambienti finanziari del paese o degli USA.
Per accrescere la sua credibilità in questi ambienti e disporre
di una macchina elettorale già
rodata, l’Aquino non poteva che
ricercare l’alleanza col senatore
Salvador Laurei, leader deH’Unido (Organizzazione nazionalista
democratica unificata). Questa
federazione di dodici partiti conservatori, spesso assai vicini alla
visione politico sociale del presidente, è la sola organizzazione
d’opposizione che accetti il gioco parlamentare come è stato
definito dal dittatore. Nelle elezioni del 1984 rUnido ha ottenuto un terzo dei seggi, mentre la
parola d’ordine di astensione o
di boicottaggio lanciata sia dai
partiti moderati che dalla guerriglia è stata scarsamente seguita.
Il 29 novembre il cardinale
Sin, rientrato da un breve soggiorno a Roma dove ha assistito all’apertura del Sinodo del
vescovi, prende contatto con
Corazon Aquino e con Salvador
Laurei. Preme sulla Aquino perché si candidi alla presidenza e
s’accordi con il senatore perché
non vi sia che un candidato di
opposizione. Il cardinale in questo modo cerca di promuovere
una linea politica, più aperta di
quella rappresentata dairindispensabile Unido e dal suo leader, che potrebbe ridurre le possibilità sia di Marcos che dei
comunisti.
Il 3 dicembre, « dopo aver passato in preghiera molte notti »,
Corazon Aquino annuncia la propria candidatura alla presidenza e propone a Laurei di affiancarsi a lei per la vicepresidenza.
Quest’ultimo propone di invertire i ruoli e pone la sua candidatura, l’8 dicembre. Marcos e i
suoi esultano: l’opposizione, divisa, non ha opportunità.
Tre giorni più tardi, un’ora
prim^ del termine utile per la
presentazione delie candidature,
interviene un accordo tra l’Aquino e Laurei: quest’ultimo rinuncia alla candidatura, la Aquino
si presenta per l’Unido. Stando
a quanto dichiarato dalla Aquino questo accordo si è dato solo
dopo una mediazione del cardinale Sin, che ha chiesto insistentemente ai due candidati di giungere ad una intesa « pensando
anzitutto airinteresse superiore
del paese ». L’intervento dell’alito responsabile ecclesiastico nella vita politica del suo paese si
spiega con l’esigenza di un cambiamento profondo che la gerarchia cattolica sente come urgente per il paese.
Anche se Marcos mantiene ancora un consistente seguito elettorale, anche grazie a corruzione e clientelismo, non ci si fanno illusioni. Per il cardinale Sin
— lo ha dichiarato pubblicamente in un suo viaggio in USA —•
¡’ostinazione di Marcos nel restare al potere non fa che il gioco dei comunisti. Ben organizzati e capaci di adattarsi ai vari
ambienti, essi estendono la loro
influenza nel paese attraverso
una vasta rete di organizzazioni
popolari.
Sempre secondo il cardinale
Sin, Marcos, facendo liberare, il
2 dicembre, il generale Fabian
Ver, suo cugino e capo di stato
maggiore, e venticinque coimputati nel processo contro gli assassini di Benigno Aquino, ha
« perduto una occasione storica
per ristabilire credibilità al governo e soddisfare le aspirazioni popolari alla verità e alla giustizia ». Per Tarcivescovo di Manila questo verdetto di assoluzione « rischia di portare il paese
sull’orlo della violenza e della disperazione». L’ultima possibilità
per il paese sta, secondo il cardinale, nelTorganizzazione di « elezioni libere e oneste ».
Violenza legittima?
La sua inquietudine è tanto
più grande in quanto la reazione
di preti, religiose e responsabili
laici, consultati su un progetto
di 'lettera pastorale della conferenza episcopale sulla situazione
nelle Filippine, rivela ai vescovi
una radicalizzazione dei quadri
della chiesa ben più forte del
previsto. Molti ritengono che rovesciare il regime con la violenza
costituirebbe « una risposta cristiana legittima » alla dittatura all
potere. Il documento, che dovrebbe essere pubblicato all’inizio
di quest’anno, anche se non necessariamente le sottoscriverà,
terrà conto delle reazioni raccolte, per una analisi della realtà.
La realtà, per esempio, descritta aH’inizio di dicembre da Mgr.
Antonio Fortich, che nella sua
diocesi dell’isola di Negros calcola che siano sottoalimentati
due terzi dei 230.000 bambini sotto i sette anni, mentre l’aiuto
alimentare governativo viene distribuito, attraverso grandi proprietari terrieri, « solo alla popolazione che piace allo Stato ».
(da «L’actualité religieuse
dans le monde», 15 genn. 1986,
trad. e riduzione di S. Ribet).
Il Notiziario di A.I. del mese
di dicembre presenta i casi di
questi tre prigionieri per motivi di opinione, perché si rivolgano appelli in loro favore:
XU WENLI - CINA
Giornalista e membro di una
associazione di editori di giornali clandestini. Intervistato più
volte nel 1980 da giornalisti stranieri come esponente del «movimento democratico », sostenne sempre la necessità di « democrazia e riforma » nella direzione del Partito Comunista. Nel
giugno ’82 fu arrestato e condannato a 15 anni di carcere per
« reati controrivoluzionari ». Dopo l’arresto fu tenuto per parecchi mesi in isolamento e in
celle oscurate, in modo da poter vedere la luce del giorno solo una o due volte al mese, senza poter leggere e scrivere. Ora
si trova in una cella piccolissima e in isolamento, così che si
teme per la sua salute psichica.
Si prega di inviare appelli cortesi per il suo rilascio a:
His Excellency Zhao Ziyang
Prime Minister
Prime Minister Office
Beijing (Pechino)
People’s Republic of China.
MBULELO GONIWE
SUD AFRICA
Esponente di rilievo di due
importanti Associazioni della comunità nera. Fu arrestato nel
mese di luglio delT85 in seguito
alle leggi dello stato di emergenza. Mbulelo Goniwe era già stato arrestato nell’82 con suo zio
Matthew, presidente delle due
suddette Associazioni (Cradora).
Dopo tma detenzione preventiva
di 6 mesi erano stati rilasciati.
Il 22 giugno ’85 Matthew Goniwe e altri 4 esponenti della comunità nera furono catturati e
uccisi a Port Elizabeth. Mbulelo Goniwe si trova ora nella prigione di St. Alban. Ha dovuto
ricorrere a cure mediche in
ospedale per la perforazione del
timpano, per cui A.I. ritiene che
sia stato torturato in prigione.
Sì invitano i lettori a scrivere cortesemente per chiedere la
sua liberazione a:
Doni Eco - Luce
SOSTENITORI
Treviso: Busetti Angelo — Arenzano:
Sasso Ennio — Chiavari: Martini Armane! Pilon E. — Vicenza: Busetto Daniele — Pinerolo: Grill Bonjour Attilia
— Roma: Capparucci Fausta, Vezzosi
Giovanni, Angiolillo ReveI Lucia, Angiolilio Zannino Gioia — Ruta: Cielo Geremia — Pino Torinese: Schellenbaum
Franco — Mestre: Scorzon Ballico Tina
— Venezia: Garufi Pina, Ambrosini Antonio — Torino: Siciliano Franco —
Palermo: Lugaro Lucrezia — Firenze:
Verin Pietro, Villani M, Luisa — Cassina de’ Pecchi: Trambusti Carlo —
Campo di Giove: Santoleri Gianfranco
— Genova: Cattaneo Paolo, Ispodamia Bruno — Sesto S. Giovanni: Visco
Gilardi Giovanni — Savona: Castelli
Giorgio — Cavo: Acinelli Erica — Luino: Perego Lidia — Finale Ligure: Stagnare U. — Alessandria: Contino Ida
— Sesto Fior.: Spini Bruno — Vigevano: Sala Franco — Catania: Santagati
Maria — Casteinuovo Sabbioni: Garrou
Alba — S. Salvo: Monaco Franco —
Dresano: Manfredini Tullio — Rovereto: Sfredda Emidio — Milano: Gay
Franco, Rostan Max, Bellini Roberto,
Lessane Ester, Penna Aurelio, Tescari
Cecilia.
DONI DI L. 1.000
S. Remo: Rivoiro Tron Evelina —
Pramollo: Travers Leontina — Guglionesi: Carunchio Paolo.
DONI DI L. 2.000
Pomaretto: Bleynat Ribet Alina, Co'isson Lamy — Caerano: Nascimben Maria.
DONI DI L. 3.000
Milano: Cicerr Gilda — Cinisello B.:
Pavoni Enrico — Trezzano: Caruson M.
— Roma: Mendola Francesco, Di Stefano Adriana, Cirino Giuseppe — Corsico: Scuratti Valentino — Trieste: Loselli Nedda, Friis Ingrid, Lantieri Maria — Padova: Seta Bianca — Mogliano V.: Schenk Jolanda — Introd: Prisant Giacinto — Pietrasanta: Biondi
Laura — Perosa A.: Ribet Giosuè —
Firenze: Ricca Armanda, Di Fabio Concetta, Mazzarino Antonio — S. Germano Ch.: Rostan Nelly, Rostan Livietta
— Torino: Dormelandi Peyronel Odette — Acqui Terme: Archetti Maestri
Lionello — Venezia: Zecchini Irma, Marini Silvio, Terenzio Giuseppe — Invorio: Baret Gabriella — Rho: Dalla Fontana Guglielmo — Genova: Acinelli Falanca Rosa, Chiesa Metodista, Conte
Giovanni, Campagnolo Mario — Portogruaro: Albano Zaccaro Evangelina —
Monfalcone: Busetto Franco — Tramonti: Facchin Paronelli Emanuele —
Alessandria: Chiara Ferrari Maria —
Foggia: Mazzaro Lina — La Spezia: Novaria Giuseppina, Forma Giancarlo, Lo
Brano Pietro — Monza: Carota Rossella — Ospedaletti: Long Enrico —
Matrice: Coletta Antonio — Riesi: Naso
Gaetano — Udine: Ambrosini Ennio —
Mantova: Bardini Ettore — S. Sec. di
Pinerolo: Raimondo Olimpia, Gay Vanni — Torre Pellice: Fratini Enrico —
Villar Pellice: JanaveI Jacqueline, Giaime Fiorella — Spinea: Bonaldo Gino —
Reggio Calabria: Bova Lentlnl Assunta — Luserna S. G.: Grand Pietro —
Termoli: Nuozzi Isolina.
DONI DI L. 5.000
Svizzera: Meylan Rivoire Emilia —
Belgio: Falciglia Giuseppe — Germania: Schmitz Bianca, Scherffig Emanuella.
DONI DI L. 8.000
Pinerolo: Tron Enzo — Lavano: Rivoira Paola — S. Germano: Balmas
Adelina.
DONI DI L. 10.000
Francia: Poet Henry — Torino: Somma Gilda — Chiavari: Prassuit Camilla
— Nichelino: Long Dante.
DONI DI L. 13.000
Pinerolo: Breuza Renato — Pomaretto: Gente Bert Pietro — Perosa Argentina: Griglio Livia — Gerle: Giaiero
Adriano.
IMPORTI VARI
Francia: Albergo Lidia 15.000 — Svizzera: Costabel Eli 7.000, Moret Emilie
20.000 — Germania: Schonbeck Hildegard 33.300 — La Maddalena: Lena Ottavia 33.000 — Maserada: Bidinotto
Rino 6.000 — S. Giov. Bellagio: Gibert
Silvia 73.000 — Luserna S. G.: Benigno
M. Luisa 16.650 — Porte: Tron Ermanno 6.000 — Torino: Coisson Adriano
13.000 — Venturina: Giacomelli Elio
66.625.
Mr, P.W. Botha State President
Union Building
Pretoria
Republic of South Africa.
BESHIR ESSID - TUNISIA
42 anni, avvocato, fondatore
nell’81 di una organizzazione politica clandestina. Nel gennaio
1984 aveva criticato con due articoli il governo, che riteneva
responsabile dei gravi disordini
popolari causati dal rincaro del
pane, ed era stato convocato davanti al magistrato. Gli fu data
la libertà provvisoria, poi il 22
marzo ’84 fu processato con l’accusa di diffamazione del Presidente, incitamento all’assassinio, all’incendio, al furto, diffusione di notizie false e condannato a due anni di carcere, ridotti quindi a uno dalla Corte
d’Appello. Unica prova addotta
dall’accusa i suoi due articoli,
ma Amnesty non vi ha ravvisato traccia di incitamento all’uso
della violenza. Ora Essid si trova in un carcere vicino a Bizerte.
Si prega di inviare appelli, possibilmente in francese a:
Son Excellence M. Bourghiba
Président de la République
Residence Présidentielle
Tunis - Carthage
Tunisia.
Rilasci e nuovi casi
A.I. ha appreso del rilascio
nel mese di ottobre ’85 di 173
prigionieri in adozione o sotto
investigazione. Sono stati adottati 163 nuovi casi.
A cura del Gruppo
« Val Pellice »
Via Beckwith 8
10066 Torre Pellice
« L’Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
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FRANCO GIAMPICCOLI
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Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/
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00961 voi. 10 foglio 481.
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Economici; L. 300 ogni parola
Partecipazioni personali: L. 400
per parola
Mortuari; L. 350 per mm. di altezza, larghezza 1 colonna
Ricerche lavoro; gratuite (massimo 25 parole)
I prezzi si intendono oltre IVA:
18 per cento.
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ntestato a « Lj Luce: fondo di solidarietà • , Via Pio V. 15 • Torino.
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