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Anno 119 - n. 5
4 febbraio 1983
L. 500
Sped, abbona'mento postale
I gruppo bis/70
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Siff.
Via ‘,'aTUui !,i ; rt.a
100*)6 ' TORBE B'KLiOCE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
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UNA SPERANZA PER LA GRANDE ORCHESTRA ECUMENICA
Pochi giorni fa è stata presentata alla Camera dei Deputati la
legge sulla violenza sessuale, e
subito sono scoppiate le polemiche. Infatti ha suscitato molto
stupore l’esito della votazione sul
titolo della nuova legge, che è
risultato diverso daU’accordo che
era stato raggiunto in Commissione.
La proposta di legge prevedeva
di inserire nel libro II del codice penale, aU’interno del Titolo
XII (« Dei delitti contro la persona»), Capo III («Dei delitti
contro la libertà individuale»)
una sezione II bis intitolata « Dei
delitti contro la libertà sessuale ». Ma in seguito aU’approvazione dell’emendamento proposto
dall’on. Casini (democristiano)
il contenuto della nuova legge
verrebbe inserito nel Titolo IX,
la cui vecchia rubrica (« Dei delitti contro la moralità pubblica
e il buoncostume ») sarebbe sostituita dada dizione « Dei deUtti
contro la Ubertà sessuale e la dignità della persona ».
Non si tratta, però, di differenze puramente formali: è il significato stesso della legge ad essere messo in discussione. Dal punto di vista giuridico, la differenza fondamentale tra i deUtti contenuti nel Titolo IX e queUi contenuti nel Titolo XII è che i primi sono perseguibili a querela di
parte, mentre i secondi sono perseguibili d’ufficio. La differenza
non è certo di poco conto, spe-.
eialmente se applicata alla violenza sessuale. Infatti la perseguibilità a querela lascia spazio
a intimidazioni verso la persona
offesa: una volta subita la violenza sessuale, dunque, c’è ancora spazio per quella diretta ad
evitare al colpevole le sanzioni
della legge. In una materia in cui
molto spesso la coscienza comune ravvisa nella donna che subisce la violenza almeno una parte
di colpa, negare la perseguibilità
d’ufficio dei delitti contro la libertà sessuale è negare giustizia
ad una buona parte delle vittime.
Ma accanto a questo significato
dell’emendamento non ne va dimenticato un altro. Come è stato espressamente detto, non si
vogliono separare delitti contro
la libertà sessuale e pornografia.
Indipendentemente dall’essere favorevoli o meno alla censura di
un certo tipo di pubblicazioni,
non si può negare che si tratti di
casi molto diversi. La libertà sessuale è un diritto delTindividuo,
e come tale va tutelata: è quindi
logico che la sua violazione sia
punita nell’ambito e nei modi in
cui sono puniti tutti i delitti contro la persona. Unificare libertà
sessuale e pornografia significa
ricondurre sempre tutto alla morale e tentare di imporne per legge il contenuto, coartando invece
le coscienze.
Questa morale, frutto della interpretazione terrena di norme
divine, diventa un idolo sul cui
altare, tutto va sacrificato, anche
la libertà del singolo, la sua umanità intesa nel senso del suo essere soggetto di diritto. Se si vuole essere un Paese libero e civile,
sono i concreti diritti dei singoli, e non quelli di un perbenismo
astratto — di cui chi ha il potere
di stabilire le norme? — che devono essere tutelati.
, Danielle Jouvenal
Dalla stonatura all’armonia
Due (desicderi: che i testi ecumenici elaborati (Jai teologi siano letti nelle chiese e che il (dialogo ecumenico non si limiti ai problemi ecclesiologici, affrontando i grandi temi etici di oggi
Al termine del « gennaio ecumenico » presentiamo un articolo del domenicano francese René Beaupère tratto da «.La
vie protestante ». Forse in Italia non sentiamo le cose in modo
altrettanto melodioso, ma ci sembrano da condividere i due
desideri espressi.
L’orchestra sinfonica dell’ecumenismo fa a volte delle stecche
o meglio il nostro orecchio ha
Timpressione sgradevole che i
musicisti non vadano a tempo e
forse non suonino neppure nella
stessa chiave. Responsabili di
chiese e di sinodi assaporano piacevolmente il loro « adagio » o
il loro « andante »; parrocchiani
di diverse obbedienze vanno dal
« lento » al « prestissimo » passando per il « moderato »: mentre gli uni vogliono suonare « accelerando », altri auspicano un
« meno presto » e preferiscono
evidentemente il « decrescendo »
allo « sforzando ». Tra i teologi
ci sono quelli che interpretano
il loro « tempo di marcia » come « maestoso » e « crescendo »
ed eccoli quasi al « punto coronato » mentre altri — dei puri
sti, dei perfezionisti — si ostinano a riprendere continuamente
« da capo ».
Eppure come sarebbe bello se
la nostra orchestra potesse suonare « espressivo » e « con smima » la sinfonia che lo Spirito
— il solo e stesso Spirito! — le
detta giorno dopo giorno!
Duo, mattutini
e cantate
Isoliamo provvisoriamente il
coro dei teologi e ascoltiamo.
Da qualche mese a questa parte
ci ha particolarmente viziati offrendoci successivamente un duo
luterano-cattolico sul ministero;
un mattutino cattolico-anglicano
con eccellenti armonie sulTeuca
restia, sul ministero e sull’autorità nella chiesa (incluso un primo approccio al vescovo di Roma); un altro duo cattolico-ortodosso — bassi profondi! — sul
DALLE BEATITUDINI
Vedere Dio nel nostro tempo
«Beati i puri di cuore perché essi vedranno Dio» (Matteo 5: 8)
Il fatto che la maggior parte
di noi possieda degli occhi più o
meno sani non vuol dire che noi
siamo in grado di vedere realmente le'cose. Di tutte le facoltà
umane la vista è certamente la
più complessa. A volte c'è da domandarsi se in effetti in mezzo
al continuo bombardamento di
immagini, simboli, illusioni ottiche a cui siamo regolarmente
sottoposti non stiamo diventando sempre meno capaci di vedere. Nella civiltà dell’informatica, dei giornali illustrati, dei video-tapes, delle immagini consumistiche soffriamo tutti di una
colossale indigestione visiva. 'Vediamo — eppure siamo ciechi.
Perché vedere non è semplicemente consumare in maniera
passiva ciò che cade davanti ai
nostri occhi. Vedere è qualcosa
di attivo, un atto estremamente
creativo. L'artista svizzero Paul
Klee ha detto una volta: « l’arte
non riproduce il mondo visibile,
ma. lo rende visibile ». E noi potremmo dire, parafrasando Klee,
che vedere non è semplicemente
osservare le cose in maniera superficiale, ma penetrarne il significato, scorgere in esse una
dimensione profonda.
Per questo abbiamo bisogno
degli occhi della fede, degli occhi di Gesù. Ricordate? £g/i attraversava le strade di Galilea e
vedeva; vedeva una donna intenta a lievitare la pasta, e poi un
seminatore intento a seminare
il suo campo, un mercante di
perle dedito ai suoi affari, un pescatore che butta la sua rete...
Tutte scene della vita quotidiana. Ma esse diventano per Gesù
parabole del Regno. Il visibile
evoca in lui una realtà più profonda. Gesù non è né un materialista per cui solo le cose che
si possono toccare e osservare
esternamente contano, né un
idealista che chiude gli occhi dinanzi alla realtà e si balocca in
un mondo di fiabe. E' nel bel
mezzo della vita di tutti i giorni
che sa leggere i segni del Regno.
Questa premessa sul « vedere »
era necessaria nell'avvicinarsi alla beatitudine dei « puri di cuore » perché tanto spesso si è interpretato questa espressione come se dicesse: gli ingenui, i sempliciotti. Ben si sbagliava Gbring, il ministro della propaganda nazista, quando si beffava della chiesa cohfessante dicendo:
« il cielo ai passeri e ai cristiani,
a noi nazisti la terra ». La fede
cristiana è una fede che pensa,
che scruta nei fatti naturali come negli avvenimenti storici per
ricercarne il' significato profondo e la volontà del Signore.
Come faceva appunto il pastore e martire tedesco Dietrich
Bonhoeffer che in una lettera ad
un amico intimo confidava questi pensieri:
« Mi sembra che stiamo assistendo alla morte del Cristianesimo in questo paese. Chissà se
il nostro tempo non sia passato
e che l'evangelo non debba passare ad altri popoli, forse predicato con delle parole e delle azioni del tutto diverse... Eccomi qui
a fare il pastore degli studenti.
Ma come posso parlare di Dio a
questi giovani? Chi ci crede ancora di questi tempi? L’invisibilità di Dio è terribile, ci sta distruggendo. Sé solo potessimo
vederlo^ nelle nostre vite... ».
L’uomo che ha scritto queste
parole è lo stesso uomo che dal
campo di concentramento nazista poteva scrivere alcuni anni
dopo: «Nessuno possiede Dio in
modo tale da non dovere più desiderare di vederlo. Dio è con
noi, ma non possiamo requisirlo
né associarlo a noi. Non possiamo evocarlo ma solo invocarlo.
Non possiamo comandarlo ma
solo aspettarlo ». Bonhoeffer è
l’uomo che in questo secolo ha
forse incarnato meglio di qualunque altro quella realtà che la
Bibbia chiama « i puri di cuore ».
Cioè essenzialmente coloro che
agiscono con chiarezza e semplicità in tutti i loro rapporti con
il prossimo, coloro che sono disposti a dare la loro vita al Signore interamente, senza riserve segrete, coloro che sono disposti a seguire Gesù con entusiasmo schietto e sincero tra la
incomprensione della gente per
bene e le beffe degli indifferenti.
Questa scelta di fede è stata
per Bonhoeffer il fondamento di
uno stile di vita straordinario,
collaudato nelle situazioni più
diverse. Nel colloquio con la gioventù. Quanti giovani hanno trovato in lui il coraggio di combattere l’incredulità, il paganesimo e la follia omicida nazista!
Nella partecipazione alla vita
della chiesa confessante.
Emidio Campi
(continua a pag. 6)
mistero della chiesa e dell’eucarestia alla luce del mistero
della Santa Trinità; infine una
cantata a più voci composta a
Lima sul battesimo, l’eucarestia
e il ministerio. E non faccio che
citare i testi più notevoli che
hanno raggiunto la maturità. Ce
ne sono molti altri in cantiere...
Non bisogna credere che ognuno di questi documenti interessi
solo le famiglie confessionali direttamente coinvolte. Un riformato può attingere note dallo
spartito anglicano-cattolico come
dal duo luterano-cattolico. E tutti, assolutamente tutti, siamo
coinvolti nella cantata di Fede e
Costituzione a Lima: essa rappresenta in effetti la voce della
corale più ampiamente ecumenica che esista poiché ne sono
membri anche cristiani di chiese che non fanno parte (ancora)
del Consiglio Ecumenico, tra cui
la Chiesa cattolica.
Il mio primo desiderio è dunque che i cristiani — voi, io, tutti — si approprino dei testi per
leggerli veramente (1). Non laRené Beaupère
(1) Battesimo, eucaristia, ministero,
testo della Commissione « Fede e Costituzione », Lima 1982, edizione italiana a cura di Paolo Ricca e Luigi
Sartori, ELLE DI CI - Claudiana,
1982, pp. 72, L. 2.700.
(continua a pag. 2)
SOMMARIO
□ Una scommessa arrogante,
di Giorgio Tourn, p. 2
□ II nuovo Codice di Diritto Canonico,
di Giorgio Peyrot, p. 3
n Dalla passione alla
nascita di Gesù,
di Bruno Corsani, p. 6
□ Essere genitori protestanti oggi, a cura
della FFEVM, p. 7
□ « Il rapporto tra Nord
e Sud », p. 12
2
2 fede e cultura
4 febbraio 1983
L’ULTIMO LIBRO DI VITTORIO MESSORI
Una scommessa arrogante
• » ^
La comunità cattolica sarebbe la sola a saper insegnare all’uomo
moderno a morire con fiducia e speranza nel suo grembo materno
VECCHIE POLEMICHE
Dopo il successo del suo « Ipotesi su Gesù », impostosi col suo
livello di 500.000 copie fra i bestsellers degli ultimi anni, Vittorio Messori lancia sul mercato
la sua « Scommessa sulla morte ». \
Presentando sulla rivista Protestantesimo « Ipotesi su Gesù »
sottolineavamo l'ardire della sua
tesi: essere una risposta apologetica alla crisi della coscienza
rnoderna. La stessa considerazione vale per questo secondo
volume. Come spesso accade però i significati, i pregi ma anche
i difetti si ritrovano nella replica, accresciuti, dilatati.
La tesi
La tesi? II mondo moderno vive oggi dominato da un grande
tabù: la morte; tabù nella società tecnocratico-materialista
dell'Est, ed in genere in tutta la
cultura marxista ossessionata
dal mito della rivoluzione; tabù
nella società ^cidentale, affascinata dal mito del i>rogresso e della felicità a buon mercato.
La morte è tabù nel senso che
non se ne deve parlare: è la « dipartenza » degli annunzi funebri,
non si deve vedere; il lutto non
si porta più, ai bambini va evitato ogni incontro con im morto
e così via, la si rimuove dal discorso e dal mondo del reale come se non esistesse, come se non
ci si dovesse pensare.
Dall’altra si imbalsamano i
grandi e si ibernano i ricchi americani come a cancellare il fatto
del morire. Errore, la morte è
invece il problema fondamentale dell’uomo, a nessuno interessa se ci sarà il socialismo fra
cent’anni e se oggi ci si può procurare benessere, il problema è
altro: che senso posso dare alla
mia morte.
E questo interrogativo, soffocato dalle più diverse componenti della società moderna, rispunta a tutti i livelli, spiega il
successo delle sette e delle religioni orientali, il rifugio nel privato, le psicosi dell’uomo di oggi.
Perché soltanto chi ha imparato
a morire, ad affrontare cioè la
morte, a convivere con la propria morte ha imparato a vivere.
Fin qui nulla di nuovo; Messori non fa che stendere ed ordinare in forma piacevolmente
giornalistica la nostra esperienza, le nostre letture, le nostre
intuizioni. Tutto questo costituisce solo la premessa per procedere innanzi: la morte non si
esorcizza a parole, non la si padroneggia con la retorica; impara a vivere con la morte solo chi
sa dare risposte alla grande domanda: « cosa c’è dopo »?
Una sola risposta
La domanda è di tipo esistenziale, personale, intimo e non
può che avere risposta rèligiosa.
Il dopo c’è, dicono unanimi le religioni, tutte le religioni, ma è un
dopo molto diverso a seconda
dei casi e della maturità: dal nulla del mondo orientale, il nirvana, al paradiso musulmano, forme rozze, insoddisfacenti, insufficienti. Solo la fede cristiana ha
dato una risposta vera e rispondente alla nostra coscienza di
uomini: il dopo è un mondo nuovo, aperto dalla risurrezione di
Cristo, dato ai credenti risorti.
Il cristianesimo ha insegnato
questo ma solo la Chiesa cattolica sa viverlo con coerenza, perché è la sola a saper unire il verticale della rivelazione con l'orizzontale della storia, ad evitare
gli estremismi, a conciliare l’uomo e Dio, la fede e le opere, la
realtà di Cristo e le esigenze della creatura.
La comunità cattolica è dunque la risposta valida, la sola alla crisi dell’uomo moderno di
fronte alla morte perché è la sola che gli può insegnare a morire con fiducia e speranza nel
suo grembo materno con la sua
ricca ed ormai collaudata prassi
sacramentale. La morte è il problema maggiore di oggi, bisogna
scommettere sulla fede affidandosi all’eucaristia, immagine vivente deH’incamazione e scaturigine della speranza.
-Questa la tesi. E’ la tesi Wojtyla; l’uomo illuminato, l’uomo
della ragione, è fallito con le
due guerre mondiali; l’uomo socialista è fallito nei gulag e nella
smorta figura di Jaruzelski; l’uomo capitalista americano sprofonda nella nevrosi e nella droga; non resta che Vhomo catholicus, somma vivente dei valori
dell’umano rinnovato dalla grazia, equilibrio perfetto di impegno storico e di contemplazione,
di responsabilità personale e di
società fraterna, Vhomo catholicus nella chiesa rinnovata e vivificata dal Concilio.
E questo Messori lo dice in
modo impareggiabile non solo
perché è un giornalista di mestiere e di classe anche, ma perché lo vive, lo dice col tono che
si addice alla sicurezza del papato Wojtyla, con l’aggressività di
quelli di Comunione e Liberazione, la spregiudicata modernità di Jesus, la rivista esemplare
cui collabora da anni, con l’ottusa semplificazione della teologia romana controriformista, e
con l’imperialismo arrogante di
tutta la cultura cattolica moderna.
Fine del dialogo
ecumenico?
Giudizio eccessivo il nostro?
Provate per credere, immergetevi in quelle 400 pagine (300 son
di troppo, ne bastavano 100 per
un pamphlet del genere!) di ritagli di libri e di osservazioni
acute, di battute ben dette e di
banalità, e giudicate; dei teologi
chi si salva? Il papa, Gozzellino,
De Lubac, il resto al macero,
Kiing in testa. I protestanti? Una
caricatura di cristianità, hanno
un catechismo (quello recente
delle chiese evangeliche) che non
ha escatologia, tetri predestinatari, incapaci di capire la ricchezza del Vangelo, il realismo
della Comunione, padri del razionalismo moderno e del suo umanesimo ateo. Le chiese ortodosse? Monaci trasognati nel verticalismo ascetico che non capiscono il senso dell’incamazione
rifiutando di adorare l’eucaristia;
cristiani ormai fuori dalla sto
tempi
di fraternità
mensile di attuaiità
ricerca e confronto
comunitario
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(IV piano), 10154 Torino, tei.
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ria, come tutta la schiera di illuministi moderni, saccenti ed ottusi da Malraux a Firpo. Ciò che
colpisce, lascia stupefatti, non è
questa nebulosa di superficialità: è la protervia con cui la .-presenza di sé viene affermata.
Occorrerà tornare a valutare
tutto questo problema attentaniente ed in modo più approfondito ma una cosa sembra abbastanza chiara: il tempo dell’ascolto reciproco, della scoperta
dell’altro, di quello che in termini molto generici si chiamava
« dialogo ecumenico », sembra
avviarsi alla fine. Le valutazioni
sono state fatte, le scoperte anche. Si è preso quello che c’era
da prendere, ora si volta pagina.
Che risponderemo? Se le cose
stanno così non c’è che una possibilità: alle affermazioni perentorie contrapporre risposte altrettanto perentorie, alla polemica rispondere con la polemica, all’apologià con l’apologià, alla critica con la critica. Si torna
alla « guerra fredda »? Non è
possibile, la storia non torna indietro ma si andrà avanti in modo diverso.
Se i figli del Vaticano II ritengono di dover irridere il nostro
protestantesimo ormai ridotto
alla svendita, si tratterà di ricordare che c’è una parabola evangelica che parla di una trave e
di una pagliuzza, ed in materia
di svendite le faccende della finanza vaticana non autorizzano
a dare lezioni a nessuno. C’è un
notevole coraggio in questi fratelli a buttare la propria riscoperta identità in faccia a tutti;
Io stesso coraggio dovremo averlo noi, con un pizzico di maggior
umiltà e di prudenza.
Giorgio Toum
Dopo aver partecipato — con Cesare
Milaneschi intelligente presentatore —
al dibattito avutosi sabato scorso 15
gennaio a Colleferro sulla recente edizione italiana del noto volume del ‘teologo e storico Hasler sul dogma dell'infallibilità papale, mi è caduta sotto gli
occhi una dura critica de « L'Eco del
Chisone » rivolta alla nostra Claudiana.
Non sto a fare il difensore d'ufficio —
Carlo Rapini lo avrà già fatto meglio di
me—: osservo solo che, nella fattispecie, si sta tornando a forme di polemica che credevo tramontate da un pez-'zo. Qual è la goccia che ha fatto traboccare il vaso? semplicemente la presenza nel testo italiano — un po' meno
nel testo tedesco — di vignette caricaturali di Pio IX stimate di cattivo gusto. Si tratta in genere di caricature
dell'epoca, riprodotte da giornali o riviste quali L'Asino, Don Pirloncino, La
Libertà, La Rana, Lo Spirito Folletto, doversi trovano davvero delle feroci stroncature, raramente alleggerite da un po'
di « humour »! Rispetto al testo tedesco
che ne ha solo 6 tratte per lo più da
fonti d'archivio, il testo Italiano ne ospita ben 13 (ivi comprese 5 del testo
tedesco), e tale preponderanza potrebbe
giustificare‘l'accusa di una certa compiacenza da parte deH'editore italiano
nell'uso anticlericale della caricatura.
Per conto mio la fatica dello Hasler è
stata troppo seria e impegnata perché
oggi la si svilisca con delie vignette
che, se sono indubbiamente una testimonianza impietosa di quei tempi, tuttavia non aggiungono nulla alla fondatezza delle argomentazioni del teologo e
storico cattolico. Dato ciò, si sarebbe
desiderato da parte deli'editore italiano
un breve chiarimento sull'uso di quelle
illustrazioni, taie da spiegarci anche
perché dalle 110 del testo tedesco
(nella maggior parte ritratti di cardinaii
e di vescovi) si è passati alle sole 40
del testo italiano. Infine, sono del parere che una casa editrice italiana, e
per giunta valdese e protestante, pubblicando un'opera demolitrice del dogma suH'infallibilità pontificia, avrebbe
dovuto cogliere l'occasione per dire
che questa deH'infallibilità è una que
stione davvero secondaria rispetto al
problema ben più scottante dell'esistenza stessa del papato, sia come primato
giurisdizionale (cioè né di onore né di
servizio), sia come asserita funzione
vicaria di Cristo. E rieccoci daccapo a
Matteo 16: 21! Chi ci libererà dal fumo che avvolge ancora la famosa ed
enigmatica « pietra »?
Giovanni Gönnet, Roma
ANCORA SU E.T.
(...)
E.T. non dice in nessun punto del film
« la mia casa non è di questo mondo »
e Bertrand de Luze farebbe bene ad
informarsi prima di scrivere cose a caso: infine la frase « io rimarrò sempre
qui » (e non « con voi ») è degna di una
breve osservazione. Innanzitutto il primo a dirla è il bambino poco dopo aver
trovato E.T. ed egli alla fine del film la
ripete al bambino che piange toccandogli la fronte. Stranamente tutti hanno
capito il gesto, Bertrand de Luze no.
Allora mi chiedo: chi ha la mente distorta? chi in un gesto che significa
non mi dimenticherai, ci può trovare
gesti biblici? E benedizioni a dito teso?
E poi, che esagerato! Penso sia chi
ha scritto l'articolo ad avere problemi,
non i bambini. Nessun bambino assonerà Gesù a E.T. se qualche adulto di
dubbia fantasia non metterà loro l'assurda pulce nell'orecchio. Ricordiamoci bene che siamo noi ■■ grandi » ad insinuare la malizia e la cattiveria nei bambini. Magari avessimo noi la loro purezza di cuore e di sentimenti! Quindi
non precorriamo 1 tempi! Non mettiamo
in bocca alla gente cose che nessuno
si sogna di dire.
Questo mio sfogo del quale non mi
pento anche se è « solo per un film »
mi è uscito dal cuore con un moto di
vera ribellione. Preoccupiamoci di più
delle vere cose malvage lasciando spazio a quel po' di bene che ancora c'è
in noi in qualsiasi modo si manifesti;
perché non si può vivere solo di realtà; molte volte la fantasia e la speranza
di un mondo migliore aiutano a sopravvivere con più serenità.
Laura Ambrosini, Udine
Dalla stonatura all’armonia
(segue da pag. 1)
sciamo che i teologi celebrino da
soli l’unità come una musica da
camera. L’unità ci riguarda tutti.
Dobbiamo cantarla con loro. Tanto più che quei documenti non
sono' caduti dal cielo come se,
nella chiesa, solo i teologi ricevessero la loro ispirazione dall’alto. Anche noi abbiamo lo Spirito. Del resto numerose arie che
si trovano negli spartiti dei teologi sono riprese da canzoni che
si canticchiano con insistenza nei
gruppi interconfessionali, nei focolari misti, tra i membri dell’ACAT (associazione francese
contro la tortura, n.d.t.)... I teologi le hanno semplicemente orchestrate e armonizzate in un insieme più elaborato.
Se non leggiamo questi testi
seriamente (sarebbe meglio dire:
se non ci favoriamo sopra; non si
decifra correttamente una cantata di Bach a prima vista; ci vogliono degli esercizi), non abbiamo il diritto — è evidente, ma è
bene ridirlo! — né di criticarli,
né di affermare perentoriamente che i teologi sono un ostacolo
all’unità (mentre spesso sono dei
motori dell’ecumenismo), né di
dirci sinceramente desiderosi dell’unità di tutti i cristiani.
indispensabile pervenire alla sinfonia su queste melodie che, da
secoli, abbiamo cantato in dissonanza. Ma sarebbe necessario abbordare anche altri temi. I problemi più gravi del mondo d’oggi sono di ordine etico. I gruppi cristiani, soprattutto i gruppi
interconfessionali dovrebbero far
pressione sui direttori d’orchestra delle chiese affinché i dialoghi teologici affrontino le questioni di etica individuale e collettiva con la stessa serietà con
la quale hanno trattato, e già
parzialmente risolto, i problemi
di dogmatica sacramentale e di
ecclesiologia.
zi perfino incontrando una larvata ostilità: si pensi ai giudizi
critici abbastanza spesso formulati su questa o quella iniziativa
del Consiglio Ecumenico delle
Chiese.
Non è peccato constatare che
i cristiani hanno voci discordanti;
davanti ai drammi del controllo
delle nascite, dell’aborto, del suo
rimborso da parte della Previdenza sociale?... L’evangelo è ben
poco percepito perché è cacofonico, ha il suono sgradevole della stonatura. Ed è triste perché
è in gioco la vita: Gesù. Cristo la
vita del mondo tema della nostra
Settimana di preghiera per l’unità e dell’Assemblea del Consiglio
Ecumenico a 'Vancouver...
La fame nel mondo, la demografia galoppante, la tortura, le
lotte di liberazione... sono pur
problemi anche nostri. Il dramnia è che troppo spesso non sappiamo come metterli in reale contrappunto con le note dell’Evangelo. Bisognerebbe che i nostri
teologi intervenissero per spiegare, giustificare o criticare positivamente queste iniziative. Poiché se l’Evangelo non sottende
la nostra azione nel mondo non
stiamo forse suonando una melodia su uno strumento privo di
corde o di cassa di risonanza?
Noi cristiani dovremmo ottenere
che il dialogo interconfessionale
si svolgesse anche su questi punti. Poiché non serve a nulla « essere uno » se non è per lodare
Iddio e servire il mondo; ma servire i nostri fratelli senza mettere questo ministero in relazione con la nostra unità in Gesù
Cristo significa cantare evangelicamente stonato.
Un violino
senza corde?
Cori discordanti
Ho un secondo desiderio da
formulare. E’ stato certo notato
che questi pezzi di musica ricamaho per la maggior parte sui
temi classici della controversia
tra le chiese: i sacramenti, i ministeri, l’autorità... E’ normale; è
Se si passa dal piano individuale a quello dei grandi drammi mondiali, la situazione; a prima vista è migliore: diversi organismi cristiani hanno colto all’ingrosso questi problemi; ma
quello che mi colpisce è che lo
fanno nell’ignoranza o nell’indifferenza della maggior parte, an
si, un grandioso spartito' è proposto all’orchestra dell’ecumenismo: non è una piccola serenata
notturna ma piuttosto la sinfonia del nuovo mondo. A noi di
prendere posto d’un sol cuore
affinché questa orchestra porti
fino alle estremità della terra il
canto d’amore di Dio per il mondo intero, per tutti i nostri fratelli e le nostre sorelle.
René Beaupère
i
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4 febbraio 1983
fede e cultura 3
UN FATTO ECUMENICAMENTE RILEVANTE?
Il nuovo codice di diritto canonico
Un attento esame della nuova normativa da parte nostra dovrà valutare sino a che puntò
essa ponga la romanità in grado dì presentarsi adeguatamente all’incontro con altre chiese
Anche noi Valdesi provvedemmo tra il 1959 e il 1974 ad una
completa revisione delle nostre
strutture legislative, varando
quella Disciplina Generale che,
ai termini della nostra ecclesiologia, pareggia la posizione delle
chiese rioplatensi a quella delle
italiane, superando così la legislazione stabilita nel 1902, riveduta nel 1914 e nel 1929, che aveva ormai fatto il suo tempo. Tra
il 1975 ed il 1981, conclusa l'integrazione con le chiese metodiste, rivedemmo i regolamenti
esecutivi per aggiornarli con la
nuova disciplina generale e lo
spirito del Patto di integrazione.
Non può quindi sorprenderci
che anche la Chiesa romana abbia inteso rivedere a fondo in
questi stessi decenni la propria
legislazione sostituendo con unnuovo testo il Codex Juris Canonici del 1917. Del resto l'annunzio di una tale revisione era stato dato in uno con quello del
Concilio fin dal 1959. Bisognava
attender l'esito del Concilio per
tenere conto dei pronunciamenti dell'episcopato, riunito al fine
dell’aggiornamento della Chiesa
romana.
Tra frenata e spinta
Ed infatti, nelle intenzioni dei
legislatori — come è stato precisato — i principi ispiratori del
nuovo Codice sono stati quelli di
una doppia fedeltà: alla tradizione da una parte; ed al Concilio dall’altra. Questa sola osservazione ci consente di comprendere con quale cautela e con
quanta prudenza sia stato predisposto il nuovo Codice che entrerà in vigore il prossimo novembre. Dieci mesi di vacatio tegis: una lunga sospensiva per
consentire un’adeguata conoscenza delle nuove norme da parte
degli operatori ecclesiastici.
Circa la valenza degli strumenti giuridici nel quadro ecclesiastico, noi protestanti come è noto abbiamo un concetto assai diverso da quello canonistico, dove è molto meno avvertita e soprattutto sperimentata, la tensione ecclesiologica tra quella divina istituzione che è la Chiesa
di Gesù Cristo che i credenti tentano di vivere, e le strutture con
cui gli umani cercano di rappresentarla e di darle veste visibile.
Nella cattolicità romana v’è una
ricerca sistematica di sicurezze
del tutto estranea al nostro sentire, per cui dobbiamo saper comprendere che il nuovo Codice
esprime le novità che han preso
le mosse dal II Concilio Vaticano nella continuità della tradizione romana. Questo tipo di dosaggio tra frenata e spinta, induce però a molte perplessità circa l’ampiezza e la rispondenza
della traduzione in norme giuridiche delle proposizioni conciliari.
Forse con ì’andar del tempo
in alcuni ambienti del cattolicesimo critico si sarà indotti a ritenere che la spinta propulsiva
del rinnovamento conciliare si è
de! tutto spenta nelle chiusure
normative varate il 25 gennaio
del 1983. In altri ambienti più
conservatori invece, si trarrà un
profondo respiro di sollievo pensando a come sia stato felicemente riassestato lo sconquasso
insorto con il Concilio.
Noi protestanti invece, senza
idee preconcette circa il risultato deH’operazione, possiamo con
totale distaccp, ma con interesse. rivolgere la nostra attenzione
alla normativa della Chiesa rornana, pur sapendo che nessuno
di questi 1752 nuovi canoni può
riguardare la nostra vita religiosa od ecclesiastica personale o
collettiva.
Acattolici e chiesa
Tuttavia tre appaiono, a mio
avviso, i punti su cui le nostre
chiese dovrebbero porre particolare attenzione per la migliore
comprensione dei fatti e per svolgere relazioni più avvertite con
i cattolici.
Il primo punto riguarda quei
canoni del nuovo Codice che disciplinano la condizione degli
acattolici quando vengano a porsi o siano considerati, nel quadro della Chiesa romana. Non
che tali norme possano minimamente incidere sul nostro personale comportamento, in quanto
esse permangono/per noi del tutto irrilevanti; ma tali canoni ci
riveleranno quale sarà il grado
effettivo di rispetto della persona uinana e dei suoi fondamentali diritti che il nuovo Codice
avrà accolto. Infatti la rivalutazione dei diritti dell’uoino nella
vita ecclesiastica è uno dei punti su cui sembra abbia voluto
qualificarsi l’attuale revisione
della legislazione canonistica.
Un secondo aspetto determinante per noi è quello della nuova ecclesiologia di cui il codice
vuole essere l’espressione. In sintesi, si tratta della traduzione
giuridica del contenuto e dello
spirito della Costituzione conciliare Lumen Gentium. Qccorrerà
comprendere e valutare sino a
che punto sarà stata espressa,
contenuta o costretta, quella tensione ecclesiologica, così viva —
ed alle volte vivace nei nostri
ambienti — tra la divina institulio espressa in Matteo 18: 20 e le
strutturazioni che la rendono
manifesta, così pesantemente
fonnalizzate nella continuità della tradizione romana. Da parte
protestante si dovrà saper valutare sino a che punto la revisione normativa ora varata ponga
la romanità in grado di presentarsi adeguatamente per l’incontro con altre chiese — appartengano queste al quadro dei patriarcati orientali o a quello della Riforma avvenuta in occidente — su quel piano di un reciproco e duplice riconoscimento
paritario, secondo lo spirito di
quel « par cum paris », sulla base del quale era stato ipotizzato
il dialogo ecumenico in sede romana al tempo del Concilio.
Matrimoni
interconfessionali
Da ultimo — ma con finalità
più incisive anche neU’immediato, e perciò con carattere primario subordinatamente al riscontro positivo dei due precedenti
punti qui segnalati — viene il
problema dei matrimoni interconfessionali. Un esame della
nuova normativa in tutta la sua
portata consentirà alle nòstre
chiese di valutare se, o sino a che
punto, sono caduti quegli ostacoli che il diritto canonico opponeva alla libertà dei nubendi in
ordine al loro matrimonio inteso come comportamento di vita
/ ■
al momento delle nozze, circa la
eventuale nascita ed educazione
dei figli e la condótta della famiglia cui questi dan luogo. Sarà
questa la verifica pratica ed oggettiva della inciden2:a del rispetto dei diritti fondamentali della
persona umana e del rinnovamento ecclesiologico che si saranno potuti manifestare nella
formulazione del nuovo Codice.
Si potrà in conseguenza valutare se sussistono le premesse per
dar luogo, non nel quadro riduttivo di una sola diocesi, ma sul
piano generale dei rapporti ecumenici tra chiese diverse, allo
sviluppo di un dialogo produttivo e perché no, anche aU’avvio
di una intesa positiva per una
disciplina comune dei matrimoni interconfessionali la quale,
sul fondamento autentico del pieno rispetto delle persóne e dei
loro diritti, offra ai nubendi, tramite le chiese del Signore, gli
strumenti adatti all’attuazione
della loro volontà nuziale senza
preclusioni, sospetti, restrizioni,
limiti, condizioni, impegni, e tutti gli altri disvalori che per
troppo tempo hanno tormentato
tali matrimoni e le coscienze dei
coniugi cattolici.
Un lavoro quindi di attenta riflessione da condurre nelle linee
di una valutazione non soltanto
giuridica, ma altresì teologica e
pastorale, attende le nostre chiese in questo e nei prossimi anni.
Gli organi ecclesiastici, ed in
particolare la Tavola valdese, la
Facoltà di teologia e l’Opera per
le Chiese Evangeliche Metodiste
— come di loro specifica competenza — sapranno certamente
stimolare ed orientare le singole chiese locali jjerché anche questo aspetto non secondario della
vita ecclesiastica nel quadro della sensibilità ecumenica venga
svolto nel modo più rispondente ed in quella fraternità, anche
se a volte un po’ ruvida, che distingue il nostro comportamento di credenti e di montanari.
/
Giorgio Peyrot
Incontri
TORINO — Martedì 8 febbraio al Circolo della Stampa. C.so Stati Uniti 27
ore 21 presentazione del libro di B. Hasler « Come il papa divenne infallìbile ».
Parleranno i proff. F. Margiotta Broglio,
L, Firpo, G. Peyrot.
ROMA — Mercoledì 9 febbraio in via
IV Novembre 107 ore 16 studio del
past. G. Scuderi su « Gesù e la religione » nel quadro di un ciclo organizzato per le Unioni femminili della città.
MILANO — Giovedì 10 febbraio nei
locali della Chiesa Evangelica di via
de' Marchi 9 ore 21 concerto d’organo
in memoria del 150” anniversario della
nascita di Johannes Brahms. Organista
Hans Gerhard.
Nella stessa sede, giovedì 17 febbraio
ore 21 concerto d’organo per il 500”
anniversario della 'nascita di Lutero. I
grandi corali luterani, organista Wilhelm
Krumbach.
MESTRE (VE) — Domenica 13 febbraio presso la Casa Card. Urbani, via
Castellana 16/A a partire dalle ore
9.30 avrà luogo il 14” Convegno ecume<nico. Tema, a partire dal Documento
di Lima: Il battesimo. Relatori Don Olivo Dolzon e il Dr. Emidio Sfredda.
ECUMENE: CATTOLICI DI BASE E PROTESTANTI A CONVEGNO SU COM-NUOVI TEMPI
La riforma è il tema della nostra vita
« Chi lo riceve non lo legge, se
lo legge lo critica, se lo sostiene
lo fa per senso del dovere ». Questa l’autocritica impietosa con
cui uno dei più fedeli collaboratori valdesi di CNT ha riassunto
la situazione del settimanale nato 8 anni fa dalla fusione di Com,
periodico dell’area dei cattolici
del dissenso e Nuovi Tempi, il
settimanale nato all’ombra deHa
Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia ma poi sviluppatosi del tutto indipendentemente. Si tratta certo di una affermazione paradossale nella sua
generalizzazione e d’altra parte
è indizio di una volontà di prendere sul serio la crisi che il giornale sta attraversando.
Crisi
E di crisi si è parlato senza
mezzi termini, nel convegno organizzato dalla Tavola il 21-22
gennaio ad Ecumene, in attuazione di un mandato sinodale
che la invitava a verificare la linea del giornale e la consistenza
della collaborazione valdese-metodista á questa impresa ecumenica. Calo di abbonamenti, stretta economica, diminuzione della
presenza protestante, accentuato
ricambio nella redazione, ma soprattutto conclusione di un ciclo: « siamo i più puri figli del
'68 — ha detto Filippo Gentiioni
— ma ora questa esperienza è
conclusa e siamo ad una svolta ».
Non è stato diffìcile rilevare che
non si tratta perciò di una crisi
isolata di CNT bensì di un riflesso della crisi che l’intero « movimento » sta vivendo.
Eppure crisi non vuol dire necessariamente fine. Da una crisi
si può anche uscire rinnovati e
resi più forti. E a conforto di
questa possibilità, e di questa
speranza, sembra porsi l’elemento che ha caratterizzato fin dall’inizio questo esperimento e che
resta tuttora immutato e valido:
CNT è state ed è l’unico esempio di un’impresa ecumenica di
base portata avanti da cattolici
e protestanti. Se saprà far valere questa particolarità per esempio con una impostazione teologica ed ecumenica del problema
della pace — ha osservato Sergio Aquilante — CNT avrà certo
un suo spazio anche in futuro.
E’ appunto sul confronto ecumenico che il convegno ha detto
la parola più interessante e positiva. Comune denominatore tra
protestanti e cattolici di base
si è riaffermata la riforma della
chiesa come esigenza primaria
e irrinunciabile. Non la Riforma.
Quella del XVI secolo, quella con
la erre maiuscola, è, importante,
è l’apporto storico più rilevante
dei protestanti, è un punto di riferimento per gli uni e per gli altri (è stata ricordata l’accusa che
l’Avvenire ha rivolto a Franzoni
di esser diventato luterano). Ma
non è questo il comune denominatore. Non è rincontrarsi all’ombra di una Riforma storicizzata, diventata confessione cristiana, .chiesa storica, bensì il
trovarsi sfidati insieme da una
riforma odierna, da un’esigenza
continuamente emergente, che
nessuno ha mai dietro alle spalle come qualcosa di acquisito e
compiuto. Così è con commozione che abbiamo sentito un cattolico affermare: « la riforma è
il grande tema della nostra vita » col suono autentico di una
voce che parla di suo e non una
lingua importata e imparata, e
nello stesso tempo dire: « non
possiamo fare più a meno di voi
protestanti ». Abbiamo verificato
questa spinta di riforma nella
caratterizzazione che il cattolicesimo di base ha dato di sé, come settore del cattolicesimo che
ha risolto il problema della chiesa, nel sensq non della perenne
attesa del papa buono, ma appunto nella tensione di una riforma che va al di là del papa.
E noi protestanti, come viviamo la riforma in casa nostra? E’
un interrogativo che nel breve
convegno non è emerso in tutta
la chiarezza che avrebbe potuto
avere, se non forse nella consapevolezza di aver speso poco in
questa impresa comune, o di aver
speso, con una punta di condiscendenza, « per rendere un servizio ad altri ».
Che fare?
Le prospettive per il futuro,
già emerse in parte con le relazioni di Giorgio Girardet (« Bilancio critico di 8 anni ») e di Filippo Gentiioni (« Il contesto in
cui si muove la nostra impresa »), sono state sciorinate davanti ai partecipanti da Franca
Long Mazzarella che ha introdotto la parte conclusiva («CNT,
evangelici e cattolici: che fare? »). In pratica si riassumono
in tre proposte già emerse nell’assemblea della cooperativa da
cui CNT dipende.
1. «Un foglio povero con contributi di alta qualità », con riduzione di grafica, di volumi e
forse di periodicità, per abbattere i costi.
2. « La ricostruzione della militanza », attorno al giornale, di
chi non vede più nella chiesa cattolica il proprio punto di riferimento.
3. « Un giornale che trovi il
proprio spazio nella specializzazione » individuando i temi specifici del proprio intervento.
La discussione è stata forzatamente limitata, ma è per lo meno emerso ciò che si ritiene non.
debba essere scelto. Con molta
chiarezza Fulvio Rocco si è pronunciato contro le prime due soluzioni in quanto riduttive e perciò stesso anticamera di chiusura. Altri interventi, cfltre a questo, sembrano orientare la ricerca verso la terza ipotesi. Una provocazione in questo senso emergeva da un intervento scritto
pervenuto da un gruppo di Milano-Cinisello: CN'T sarebbe capace di essere il giornale dei credenti che lottano per la pace e
di trattare a fondo il tema bistrattato della laicità? E’ chiaro
che la « capacità » non si riferisce al lato tecnico ma — e qui è
la provocazione — ad una ritrovata funzione sia culturale che
di testimonianza da parte della
redazione.
La Tavola — presente nella
persona del suo moderatore, ben
attivo sia sul lato contestatore
che su quello propositivo — tirerà le conclusioni che le competono (anche in merito — dice
l’atto sinodale — ad un eventuale
adeguamento del contributo finanziario dato al periodico) e le
porterà al prossimo Sinodo. A
noi non compete se non il compito di riferire, permettendoci
tutt’al più un’osservazione conclusiva di merito: che sarebbe
un vero peccato se la ricchezza
di pensiero e di ricerca, di analisi e di fede, patrimonio comune di cattolici di base e protestanti, andasse perduta o fosse
dilapidata.
Franco Giampiccoli
4
^ vita delle chiese
4 febbraio 1983
SETTIMANA
DELLA LIBERTA’
Attualità
di Lutèro
Il I Distretto in collaborazione con il centro sociale
protestante organizza per sabato 12 febbraio una serie di
iniziative per ricordare il 5°
centenario della nascita di
Lutero.
Nel pomeriggio, alle ore 16,
presso l’Auditorium comunale di Pinerolo (Corso Piave):
— Conferenza-dibattito del
prof. Paolo Ricca della Facoltà Valdese di Teologia sul tema; «L’Attualità di Lutero».
La sera, alle ore 20.45 presso il Tempio Valdese:
— Concerto della Corale di
Vlllar - Bobbio Pellice sul tema: «I Corali luterani».
ECUMENISMO, UN CAMMINO DIFFICILE
Protestanti, smettetela
di fare gli alternativi ¡
Il dialogo ecumenico ha subito
in questi anni una battuta d’arresto; almeno, questa è l’opinione di autorevoli osservatori.
Ciò nonostante, qualche passo
avanti si è continuato a farlo, e
oggi è forse possibile discutere
con meno rischi di equivoci, perché ci si conosce meglio, ma anche perché si riconoscono con
chiarezza le differenze e le divisioni che sussistono. Ormai si
dovrebbe sapere che fare chiarezza sulle divisioni è un contributo ed dialogo, non il suo contrario.
In questo senso il documento
del Sinodo sull’ecumenismo ha
dato un contributo di chiarezza
affermando che « cattolicesimo e
protestantesimo sono due modi
diversi di intendere e vivere il
cristiemesimo ».
Ma ecco che un articolo su
L’Eco del Chisone del 27 gennaio, firmato da un (f) che suppongo essere Franco Trombotto,
mette in discussione questa affer
mazione. Se capisco bene, secondo l’autore dell'articolo, cattolicesimo e protestantesimo sarebbero sì diversi, ma non alternativi;
piuttosto complementari.
« La lunga divisione religiosa
— scrive (f) — ha portato in
realtà a sentire come "alternative” dottrine, accentuazioni, liturgie, semplici cerimonie che
avrebbero potuto benissimo essere considerate complementari ». E fa una serie di esempi
(tratti dalla « Storia della Riforma » di Lortz-Iserloh) che dimostrerebbero come, dal Cinquecento in poi, le chiese della Riforma e la chiesa cattolica si sarebbero soprattutto preoccupate di differenziarsi sempre di più.
Una pratica o una concezione veniva respinta non perché contraria alla retta dottrina, ma semplicemente perché adottata dalla
chiesa rivale.
La conclusione dell’autore è
che, non avendo la rivalità più
motivo di essere, l’alternativa
non ha più nessun senso: « E’
tempo ormai che &ÌYaut-aut si
sostituisca con coraggio \'et-et
deirecumenismo vissuto. Parola
e sacramento, sacerdozio universale e ministeri, coscienza individuale e senso della Chiesa ». Se
qualcosa proprio non riesce ad
entrare ih questo et-et, ebbene
lo si abbandoni, come i cattolici
dovrebbero avere il coraggio di
fare con le indulgenze.
Questo sforzo di avvicinamento merita attenzione; tuttavia è
impossibile seguire l’autore nella sua proposta. Se egli avesse
ragione, non si dovrebbe più parlare di ecumenismo,' ma di ecumene, di unità ritrovata. L’ecumenismo è im tendere verso
l’unità in Cristo nella coscienza
delle divisioni nella chiesa; è
uno sforzo per cogliere le divisioni alla loro radice, restando
aperti alla testimonianza di Gesù
Cristo che ci viene anche dai cristiani di altra confessione. Secondo l’articolista invece le divisio
ALLE VALLI VALDESI
Matrimoni interconfessionali
Domenica 23 alla presenza di
un pubblico attento e numeroso
si è svolto, presso la Chiesa valdese dì Pinerolo, il 2° incontro
sui matrimoni interconfessionali,
con all’ordine del giorno la dichiarazione comune d’intenti e la
compartecipazione alla liturgia
del matrimonio. Dopo le brevi
relazioni introduttive del pastore
P. Ribet e del can. G. Mercol una
coppia interconfessionale (Fausto Franchino e Daniela Pons)
ha illustrato efficacemente l’itinerario 'di riflessione che li ha portati alla stesura della loro lettera düntenti, precisando quindi il
significato positivo che ha per una coppia l’interrogarsi ed il formulare, anche per scritto, ipotesi di vita coniugale futura. Nel
vivace dibattito seguito, c’è stata
una buona convergenza su questo
significato da dare alle dichiarazioni d’intenti e un invito ad estendere tale consuetudine a tutti i matrimoni celebrati nelle
chiese. Il pastore Tourn ha però
fatto rilevare che il vero « nodo »
non è quello delle lettere, ma
quello delle dispense che la parte
cattolica deve pur sempre chiedere; e stando così le cose è chiaro
che le lettere hanno un significato se presentate al Concistoro ed
un altro quando sono presentate
al Vescovo.
Per quanto riguarda l’argomento della compartecipazione si è
in generale d’accordo sul fatto
che non esistono problemi teologici che si oppongano a questa
pratica. Sorgono tuttavia, a livello locale, delle difficoltà in quanto alcuni concistori si mostrano
preoccupati per la confusione
che si verrebbe a creare tra i
membri di chiesa per la presenza di sacerdote e pastore alla
celebrazione del matrimonio. Il
pastore Bruno Rostagno ha invece evidenziato quelli che per lui
sono i significati positivi della
compartecipazione e cioè: segno
di servizio che si rende ad un
progetto unitario di vita che gli
sposi intendono realizzare; riconoscimento reciproco di dignità
che le due comunità, cattolica e
valdese, si danno. Sempre secondo Rostagno è più significativa
la presenza di un laico piuttosto
che quella del pastore, per portare la solidarietà della comunità
agli sposi.
Assemblea di chiesa
TORRE PELLICE — L’Assemblea di Chiesa è convocata per
domenica 13 febbraio con all’ordine del giorno l’elezione dei deputati a Sinodo e Conferenza
Distrettuale. Dovranno anche essere eletti alcuni membri del
Concistoro. Vista l’importanza
dell’Assemblea tutti i membri
elettori sono fraternamente invitati a partecipare.
# E’ deceduto il fratello Renar
to Malan; la comunità esprime
la sua simpatia fraterna alla famiglia in lutto.
Buone notizie
ANGROGNA — Una cinquantina di elettori hanno esaminato, domenica scorsa, e discusso
le cifre della nostra chiesa. Un
lieve attivo ci ha cosi permesso
sia di inviare ulteriormente un
milione in conto 1982 alla Cassa
Centrale sia di integrare le offerte nei confronti delle opere che
la nostra comunità segue e appoggia finanziariamente. Anche
il bilancio degli stabili non è andato in rosso ma in prospettiva
le spese di miglioria e ampliamento della Sala Unionista inghiottiranno le ultime scorte. Discorso diverso per il ’progetto
Bagnau’ che costituisce un bilancio a parte e di cui riferiremo altra volta in termini positivi non solo spiritualmente ma
anche finanziariamente.
• Sabato 29 abbiamo annunciato la risurrezione di Cristo in
occasione del funerale di Gio
vaiini Paolo Monnet (originario
della Drech), deceduto all’età di
72 anni presso il Rifugio Carlo
Alberto.
•Prossime riunioni: lunedì 7
Capoluogo, martedì 8 Martel, giovedì 10 Odins-Bertot.
Visita CED
LUSERNA SAN GIOVANNI —
L’incontro con la Commissione
Esecutiva Distrettuale avrà luogo
al presbiterio, sabato 5 c.m. alle
ore 18.
Dopo uno scambio di informazioni sulla vita e le prospettive di
lavoro a San Giovanni, alle ore
19.30 avrà luogo una cena con il
concistoro nei locali della ex
Scuola Materna ed alle ore 20.30
l’incontro sarà allargato con i responsabili dei vari settori di attività: monitori, precatechismo,
catechismo, attività femminili e
giovanili, teatro. Asilo, commissioni di lavoro.
Saranno sedute particolarmente importanti per cui si raccomanda la presenza di quanti hanno a cura la vita della chiesa.
Pronto soccorso
SAN SECONDO — Una cinquantina di persone, soprattutto
giovani di San Secondo e Prarostino, ha partecipato ad un incontro organizzato dall’Unione
Giovanile con il Dr. Ronco, Aiuto di traumatologia all’Ospedale
Civile di Pinerolo. Il tema della
conversazione e della discussione che ne è seguita è stato « co
me comportarsi di fronte a vittime di incidenti stradali o sul
lavoro ». E’ stato concordato un
secondo incontro con dimostrazioni pratiche. Ne daremo notizia a tempo utile.
• La Comunità esprime la sua
solidarietà fraterna alla famiglia
di Adelina Fornerone ved. Long
(Centro) deceduta il 28 gennaio
dopo un lungo periodo di malattia.
• Sono in distribuzione i biglietti per il pranzo del 17 febbraio al prezzo di L. 8.(X)0 (bambini dai 5 ai 10 anni 6.000, sotto
i 5 anni 4.000). Prenotatevi al più
presto per facilitare il compito
delle sorelle che organizzano
questo incontro fraterno.
Gioia e dolore
POMARETTO — E deceduto
in Francia Marcel Maurin, babbo
di Marie France Maurin Coisson.
Alla mamma Jeanne e a Marie
France e famiglia le sentite condoglianze della comunità.
• È stato battezzato Davide di
Lorenzo Lanzavecchia e Ivonne
Marchetti. Al bimbo e ai genitori
gli auguri della comunità.
Assemblea di chiesa
VILLAR PERO S A — Domenica 6 febbraio alle ore 10 avrà luogo l’Assemblea di Chiesa per la
discussione della relazione finanziaria.
• La riunione deH’Unione femminile dell’Inverso viene spostata alla seconda domenica di febbraio : domenica 13 febbraio, ore
14,30.
• Le sorelle del Centro si incontrano mercoledì 9 febbraio
per organizzare la giornata del
17 febbraio.
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TORRE PELLICE
ni non esistono più, anzi non sono mai esistite nella realtà, sono
state create artificialmente per
pura testardaggine confessionale.
La vera realtà è \'et-et, la sintesi
di verità parziali e complementari neH'unità perfettamente cattolica. L’autorfe non ci propone un
ecumenismo, ci propone tm cattolicesimo, convenientemente purificato. Nulla di nuovo: le ragioni profonde della riforma protestante continuano a non essere
prese sul serio.
Parola e sacramento, sacerdozio universale e ministeri,, coscienza individuale e senso della
chiesa: questi binomi l’autore li
vede disgiunti e unilateralmente
suddivisi nel cattolicesimo tradizionale e nel protestantesimo
tradizionale; ora sarebbe giunto
il momento di ricomporli nell’ecumenismo dell’ei-et. In realtà
la loro disgiunzione si è verificata forse soltanto in certe punte
estreme del cattolicesimo della
Controriforma e del protestantesimo liberale. La divisione tra
protestantesimo e cattolicesimo
non passa tra un’affermazione
della parola, del sacerdozio imiversale e della coscienza individuale da una parte, e del sacramento, dei ministeri, del senso
della chiesa dall’altra. Questo sì
che è uno schematismo che è
tempo di superare. La divisione
consiste in una diversa concezione sia della parola sia del sacramento, sia del sacerdozio universale sia dei ministeri, sia della coscienza individuale sia del
senso della chiesa. La divisione
sta, come si usava dire nel ’68,
« a monte ».
Secondo il protestantesimo,
Dio si rivela in Cristo; secondo il
cattolicesimo, si rivela in Cristo
e nella chiesa: la chiesa non è
soltanto testimone della grazia,
ne è la dispensatrice. Per questo
il cattolicesimo non può rinunciare alle indulgenze. Non è questione di coraggio, è questione
di identità.
Bruno Rostagno
Calendario
Sabato 5 febbraio
□ TELEPINEROLO
CANALE 56
Alle ore 19 va In onda la trasmissione « Confrontiamoci con l’Evangelo ■
[a cura di Marco Ayassot, Attilio Fornerone e Paolo Ribet).
Domenica 6 febbraio
□ RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 - 93700
Alle ore 12.45: Culto Evangelico a
cura delle Chiese Valdesi del li Circuito.
□ «I MINISTERI NELLA
CHIESA»
TORRE PELLICE — Organizzato dal
r Circuito si tiene presso la casa valdese con inizio alle ore 15 un dibattito
aperto a tutti sul tema de « I ministeri
nelle chiese cristiane ».
Relatori: Monsignor Timiadis per la
chiesa ortodossa, il vescovo Giachetti
per la chiesa cattolica e il past. Bellion
per la chiesa valdese. Presiede il past.
Giorgio Tourn.
n CONVEGNO MONITORI
VILLAR PEROSA — Organizzato dal
Il e III Circuito si tiene nei locali del
convitto con inizio alle ore 14.30 il convegno dei monitori dei Circuiti. Il past.
Luciano Deodato introduce con una conversazione sulla sequenza « Nel principio... ».
Ricerca
di personale
L’Ospedale Evangelico
Valdese di Torino ricerca
personale. Rivolgersi per
informazioni alla direzione amministrativa, - via
Berthollet n. 34, telefono
6509666.
5
I
Quest’anno ricorre il 500° anniversario della
nascita di Martin Lutero. Con lui cominciava la
Riforma protestante che ha riproposto Gesù Cristo
e il suo Evangelo come centro della vita
deH’uomo. In questo stesso anno 1983 si riunisce
in Canada la sesta assemblea del Consiglio
ecumenico che da trenta anni è per le chiese luogo
di incontro e di ricerca di fedeltà all’Evangelo
di Gesù Cristo. In questa occasione
noi protestanti italiani
confessiamo la nostra fede nel Dio vivo che guida la storia
Crediamo che per l’azione del suo Spirito ogni creatura umana
può essere rinnovata e può costruire oggi un futuro di giustizia e di pace per l’umanità.
Siamo certi che è possibile trasformare la società senza cedere al richiamo del privato né alla ricerca del tornaconto individuale.
Ci impegniamo a continuare la nostra lotta per una chiesa
che sia assemblea di eguali, spazio di libertà e scuola di responsabilità.
Su questi temi vogliamo confrontarci e lavorare con tutte le forze che seguono lo stesso cammino.
17 febbraio 1983
Le Chiese Evangeliche Valdesi e Metodiste
L’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia
La Chiesa Evangelica Luterana in Italia
La Chiesa Apostolica in Italia
L’Esercito della Salvezza
La Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia
6
6 prospettive bibliche
4 febbraio 1983
INTERVISTA AL PROF. BRUNO CORSANI
Dalla passione alla nascita di Gesù
Trecento pagine con Gesù. Ma
il Gesù che emerge « non è quello delle vecchie vite del secolo
scorso — nota a proposito Paolo
Spanu nella prefazione a quest’ultima opera di Corsani ‘ — e nemmeno la sindone sfocata e dilacerata di molti lavori contemporanei ». La persona di Gesù, in queste pagine, è riascoltata, ricompresa attraverso l'ésame attento
e accessibile dejle testimonianze
dei tre Evangeli. Si avverte dietro a questo libro la vasta conoscenza scientifica, scritturale dell’autore. Perciò durante la lettura hai l’impressione di essere costantemente accompagnato dal
sommesso dibattito che il nostro
autore intrattiene con decine di
altri riguardo ad ipotesi, interpretazioni, argomenti più o meno
convincenti. Ma tutto questo non
appesantisce la lettura. Se posso
usare un’immagine direi che l’effetto è uguale a quello di leggere
un buon libro avendo come sottofondo non un brusio ma musiche
di Bach.
domanda sulla « difficoltà »: non
dimentichiamo che Paolo Spanu,
che è stato il primo a leggerlo, ha
scritto (a pag. 4) che poteva considerarlo un libro di edificazione.
Mi piacerebbe che quest’impressione trovasse conferma in molti
lettori.
a cura di G. Platone
si rivela anche nel modo di raccontare le medesime storie o di
selezionare e raggruppare i medesimi detti di Gesù, hanno comunque fatto uso di materiale
omogeneo, per cui si può trattarli insieme mentre per Giovanni è iiMiipssibile. Giovanni verrà
nel IV volume di « Testimoni della verità », insieme agli altri scritti tardivi del N.T. .
— A chi è destinato questo libro?
— Perché il libro non segue la
biografia ciassica di Gesù?
— Il libro non segue la biografia di Gesù per due motivi.
Anzitutto per la necessità di
studiare insieme i tre primi vangeli. Il filo biografico non è identico in tutti i tre (e meno ancora in Giovanni); quale filo si sarebbe dovuto seguire? E perché
dire al lettore che il filo biografico, per es., di Luca corrisponde
anche a quello degli altri vangeli?
— In primo luogo vuol essere
un aiuto per gli insegnanti di
Scuola domenicale e di catechismo, per i predicatori occasionali, per i gruppi di studio biblico.
Ma mi auguro che anche molti
fratelli e sorelle appassionati alla
lettura dei vangeli lo trovino utile e stimolante, soprattutto perché invoglia a leggere i testi non
secondo l’abusata routine biografica, che sembra sempre la stessa
da un vangelo all’àltro, ma raggruppa invece i materiali affini,
e nell’ultima parte aiuta a scoprire le particolarità e le sottolineature che ciascun evangelista
ha voluto dare alla sua predicazione di Gesù Cristo.
ni di Giorgio Tourn, di Platone e
di Renato Coìsson ci sforzassimo
di immaginarci i lineamenti della
comunità di Torre, di Angrogna,
di Pomaretto. E per tornare alla
^ Bruno Corsani, Marco, Matteo,
Luca. Guida alla lettura della Bibbia.
Testimoni della verità, Claudiana, Torino, 1982, pp. 345, L. 9.500.
Vedere Dio
Nel libro si esaminano e si
commentano le testimonianze di
tre evangelisti: Marco (il più antico), Matteo (il più ecclesiastico) e Luca (il più sensibile ai
problemi sociali?). E Giovanni?
Cominciamo da questo interrogativo per una chiacchierata con
Bruno Corsani, professore di
esegesi del Nuovo Testamento
alla Facoltà Valdese di Teologia
e già autore di due apprezzati
volumi di Introduzione al Nuovo
Testamento.
Ma c’è anche un’altra ragione:
i vangeli non sono, com’è noto,
delle « vite di Gesù », ma sono
delle predicazioni della sua attività redentrice e del suo evangelo di salvezza. Seguire il filo
biografico, in una ricostruzione
più o meno scientifica, avrebbe
solo contribuito a confermare lo
equivoco che fa dei vangeli altrettante « vite di Gesù ».
— La Claudiana presenta U tuo
« Marco-Matteo-Luca » in accordo
con la Scuola Domenicale* ma
non è un po’ difficile per i moni^
tori? Porse non per tutti...
Il fatto è che Matteo, Marco e
Luca, pur avendo ciascuno un
suo profilo teologico preciso, che
Perciò ho preferito accompagnare il lettore nella scoperta del
progressivo formarsi dei materiali diversi che ora costituiscono
i nostri vangeli: ecco perché il
libro — come qualcuno ha osservato — « comincia con la Passione e finisce con la nascita di
Gesù »!
— Un libro difficile? Non direi.
Però sì im libro che richiede im
po’ di pazienza, che non si può
usare senza avere una Bibbia
aperta sul tavolo, o addirittura
tre Bibbie (o tre N.T.) per seguire contemporaneamente un
passo nella forma di Marco, di
Matteo e di Luca. Qualche settimana di lettura fatta a questo
modo può darci un gusto nuovo
nello studio biblico, aiutarci a diventare degli esploratori del pensiero e dell’intenzione di Matteo,
di Marco e di Luca, e forse degli
scopritori del volto — finora ignoto — delle comunità per le
quali ciascuno di loro ha scritto.
Un po’ come se leggendo i sermo
(segue da pag. 1)
Nell’ insegnamento universitario. Quale capacità di far scaturire dalla Bibbia, dalla tradizione
della chiesa, una parola nuova,
un messaggio significativo per
l’oggi.
Nella partecipazione aperta e
dichiarata alla lotta contro il nazisrno, partecipazione che lo porterà in campo di concentramento prima e al patibolo poi.
Alla base di tutto questo operare^ scevro di ambizioni e segrete riserve v’era la profonda fiducia nella promessa che « lo splendore del volto di Cristo » presto
o tardi si manifesterà (Il Cor.
4: 6); che Gesù di Nazareth, l’«immagine dell’Iddio invisibile »
(Col. 1: 15), ha operato nella nostra storia una svolta liberatrice
e impegnativa per quelli che l’accettano e che questa svolta avrà
un giorno una verifica convincente e definitiva.
Non abbiamo detto queste cose per lodare un uomo. Sappiamo che egli ha vissuto e operato
così solo per grazia, perché inserito in quella trama di relazioni in cui si disegna l’iniziativa di
Dio nella storia. Ma sappiamo
anche che quella stessa iniziativa che ha fatto di Bonhoeffer un
« segno » nella nostra generazione continuerà, anzi sta già continuando. Sta continuando là dove « vediamo » degli uomini e
delle donne che si pongono con
schiettezza al servizio del loro
prossimo a costo di essere imprigionati, torturati e messi a
morte. Sta continuando là dove
« vediamo » la protesta di coloro
che rifiutano di ammettere che
si devono conservare i privilegi e
la sicurezza egoistica al prezzo
di un olocausto nucleare. Sta
continuando là dove vi sono degli uomini e delle donne disposti
a trasformare le loro sofferenze,
malattie, invalidità, in una testimonianza al Signore vivente.
Questi « puri di cuore » vivono e
operano così perché hanno visto
la gloria divina sul volto di
Cristo.
Perciò anche se i tempi in cui
viviamo sono difficili non siamo
tristi. Perché da qualunque parte ci volgiamo noi incontriamo
le tracce del Signore. Certo sono
delle tracce e non l’immagine del
Signore. E’ quel tanto che possiamo sperare di vedere in questa vita. Ma è visione capace di
colmare di allegrezza i più raffinati ricercatori di Dio.
Ebnidlo Campi
DISCEPOLATO
MISSIONARIO
La testimonianza dei discepoli nel quarto evangelo è intimamente congiunta con
il loro « andar dietro » a Gesù; il testimone di Gesù è anche un suo seguace. Una
testimonianza soltanto verbale a Cristo è
prevista in alcuni casi (4: 39) ma è esclusa per i discepoli. Come CJesù testimonia
di Dio non solo comunicando la sua parola ma dando la propria vita in base al1’« ordine» ricevuto dal padre (10: 17 s,
cfr. 15: 10.13), così i discepoli testimoniano di Gesù non solo trasmettendo informazioni su di lui ma seguendolo nel dono
di sé (E. Schweizer). Noi abbiamo conosciuto l’amore da questo: che egli ha dato
la sua vita per noi; noi pure dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli (1 Giov. 3:
16). Come il pastore è la via delle pecore
(10; 11 ss.), che ascoltano la sua voce e lo
seguono (10: 4), cioè camminano dietro di
lui, così Gesù è « la via » (14: 6) dei discepoli. Sia all’inizio deH’evangelo (1: 43) che
alla fine (21: 19.22) risuona lo stesso appello di Gesù: seguimi.
a cura di Gino Conte
Concludiamo la riflessione sulle prospettive missionarie nel 4“ Evangelo, g;uidata
da alcune pagine riprese dall’introduzione che Paolo Ricca ha scritto all’Evangelo di
Giovanni nell’edizione curata da Idoc e pub bUcata negli Oscar Mondadori. Dopo aver
considerato il rapporto del Cristo giovano ico con Israele e con i pagani, ecco ancora
(p. 68 s.) la vita della comunità cristiana come discepolato missionario.
mondanizzata, una chiesa cioè che non occupa più nel mondo la posizione occupata
da Gesù, non sarà difficile al mondo trovare vie di accordo: una chiesa mondanizzata il mondo la sentirà «sua» (15: 19),
e quindi l’amerà, la sentirà come alleata,
la proteggerà, le offrirà dei privilegi. Secondo 11 quarto evangelo, una situazione
concordataria tra chiesa e mondo è possibile solo con una chiesa mondanizzata.
no, appunto in quanto discepoli di Gesù,
solitudine (8: 16; 16: 32; cfr. 6: 67), incomprensione (15: 21; 16; 3), persecuzione
(15: 20), odio (15: 18.23), martirio (13:
36; 16: 2; 21: 18): un cammino, doloroso,
dunque, ma anche vittorioso, che si conclude con l’affermazione di Gesù: io ho
vinto il mondo (16: 33); una via della croce che è già, nel quarto evangelo, via della gloria.
Servo, non vice-signore
« Seguimi! »
\
Essere cristiani è seguire Gesù. Chi mi
vuol servire, mi segua (12; 26): non si può
servire Gesù senza seguirlo. Seguire Gesù significa essere dove Gesù è (12: 26),
vivere una vita simile alla sua (15; 20), fare quello che Gesù ha fatto (vi ho dato
un esempio, affinché anche voi facciate
come io ho fatto con voi, 13: 15), percorrere la sua via anche fino al martirio (13:
36 s.; 21; 18). Difatti è solo morendo che
il granello di frumento produce « molto
frutto » (12: 24), i discepoli sono chiamati
a portare «molto frutto» (15: 8): il granello di frumento cjiduto in terra è parabola di Gesù e anche dei discepoli. Da parte dei discepoli non si tratta di imitare
Gesù ma, appunto, di seguirlo: Gesù non
è un modello da riprodurre, è il signore
che chiama.
Comincia così a delinearsi la fisiono
mia della chiesa nel quarto evangelo; es
sa è la comunità dei testimoni-seguaci di
Gesù, cioè di coloro che gli rendono testi
monianza nel quadro di una piena comu
nione di vita con lui. I testimoni-seguaci
di Gesù sono i discepoli che rifanno l’espe
rienza del loro signore e quindi conosco
È però opportuno precisare che secondo Giovanni la chiesa rivive interamente
il destino del suo signore non perché essa si identifichi in qualche modo con lui
e ne sia la continuazione in terra, ma
perché il servo non è maggiore del suo
signore (13: 16): il servo, cioè, resta servo, non può diventare qualcosa di più o
di diverso da quello che è, non può collocarsi sullo stesso piano del signore. Il
ruolo del « servo » e quello del « signore »
non sono intercambiabili, come non lo sono quelli della pecora e del pastore. Il
servo non è l’alter ego del signore, la sua
personificazione tra gli uomini.
La chiesa, nella misura in cui è quello
che è stata chiamata ad essere, non cercherà di impersonare il signore, si limiterà a servirlo e a seguirlo. Lo spirito, non
la chiesa è il Christus praesens nel mondo.
Come un servo che voglia personificare
il suo signore è un servo che ha abbandonato il suo ruolo e che quindi non serve più, così una chiesa che si ponga come prolungamento del Cristo nella storia
è una chiesa snaturata rispetto alla sua
vocazione originaria. Solo una chiesa fortemente consapevole del suo ruolo di serva sarà in grado di seguire fino in fondo
il signore (12: 26) percorrendo tutte le
tappe della sua via dolorosa, senza cedere cammin facendo alla tentazione di so
stituire il signore anziché seguirlo. La
chiesa, dunque, non deve essere « ciò che
è » il signore (essa tradisce il suo mandato nel vano tentativo di « rappresentare »
il Cristo nel mondo), deve essere « dove
è » il signore; non deve prendere il posto
del signore, deve occupare la stessa posizione nel mondo. Seguire Gesù pone alla
chiesa il problema della sua collocazione:
essa deve chiedersi se la sua posizione
nel mondo corrisponde a quella che è stata la posizione di Gesù. Questo infatti significa seguire Gesù: essere là dov’egli è
(12: 26), collocati come lui tra gli uomini.
Una contrapposizione
drastica ma non statica
ii confiitto inevitabile
Ma nella misura in cui la chiesa occupa
la stessa posizione di Gesù nel mondo,
l’atteggiamento di quest’ultimo nei confronti della chiesa sarà identico a quello
tenuto nei confronti di Gesù: il mondo
odia la chiesa che con la sua esistenza
stessa lo contraddice (15: 19; 17; 14), così
come ha odiato Gesù perché contestava
le sue opere malvage (7: 7, cfr. 3: 19); il
mondo non trova nulla da amare nella
chiesa perché non vi trova nulla di suo
(15; 19); né Gesù né la chiesa sono del
mondo (8: 23; 17: 16); la chiesa è un corpo estraneo, non integrabile nel mondo;
il mondo mal sopporta la presenza di uomini che, in virtù deH’elezione divina (15:
19), non sono più del mondo pur restando nel mondo, restano nel mondo ma sono di Dio.
Il confiitto è inevitabile: « Non è possibile che la chiesa sfugga tatticamente all’odio, mostrando per esempio al mondo
la sua rettitudine e la sua ingenuità, oppure presentando la sua dottrina come un
contributo positivo all’organizzazione del
mondo » (H. Conzelmann). La chiesa può
esorcizzare l’odio del mondo in un modo
solo: mondanizzandosi. Con una chiesa
Se la chiesa ubbidire al « seguimi » di
Gesù, la sua posizione nel mondo sarà come quella di Gesù: una posizione di presenza nel mondo ma di rottura rispetto ai
suoi valori e ai suoi criteri in nome di un
Dio sconosciuto (17: 25) benché rivelato
(1; 18) — il padre di Gesù e degli uomini
(20: 17); e l’azione della chiesa nel mondo
sarà anch’essa come quella di Gesù: un’azione di contraddizione e di contestazione
del mondo e allo stesso tempo di missione e di evangelizzazione del mondo. Difatti la contrapposizione tra chiesa e mondo
nel quarto evangelo è drastica ma non è
statica: la chiesa è mandata nel mondo
(17; 18), è chiamata per essere mandata
(15: 16), vive in situazione missionaria.
Il padre è il primo e grande missionario
in quanto ha mandato Gesù; a sua volta,
l’invio di Gesù è l’origine e il fondamento della missione della chiesa: come il
padre ha mandato me, anch’io mando voi
(20; 21). La missione della chiesa è di introdurre gli uomini all’incontro personale
e diretto col Cristo (4: 42; 12: 21 s.). Il
frequente invito di Gesù ai discepoli di
« portar frutto » non è altro che un comandamento missionario; il frutto abbondante (15: 5.8), permanente (15: 16), per la
vita eterna (4: 36) sono gli uomini che,
grazie all’azione missionaria della chiesa,
possono vedere Gesù (12: 21), cioè riconoscere in lui la presenza di Dio fra gli
uomini (14; 9).
Una chiesa che segua Gesù si trova
dunque nel mondo in una posizione critica e missionaria insieme: nel mondo ma ,
non del mondo (17; 15.18), presenza ma
non convivenza, alterità ma non distacco,
rottura ma non fuga, d’altra parte contestazione evangelica non integrazione tattica, missione non alleanza, evangelizzazione non consacrazione ciél mondo, v
Paolo Ricca
i
7
4 febbraio 1983
obiettivo aperto 7
UNA PAGINA A CURA DELLA FEDERAZIONE FEMMINILE EVANGELICA VALDESE E METODISTA
ESSERE GENITORI PROTESTANTI OGGI
Il mondo protestante è sempre stato orgoglioso
sia delia sua conoscenza della Bibbia sia della
sua cultura in generale. Già la Riforma ha dato
molta importanza all’istruzione. In Italia, alle
Valli, agli inizi dell’800 c’erano circa 190 scuole
quartierali. Tutti i valdesi sapevano leggere e scrivere quando l’analfabetismo italiano oscillava sul
60-70%. Durante l’evangelizzazione centri culturali
e scuole evangeliche pubbliche sorgevano accanto
ad ogni chiesa, ^la fine delTSOO la Chiesa valdese
aveva in Italia più maestri che pastori. La mia generazione si ricorda ancora la lettura familiare della Bibbia, le accese discussioni con il prete o il professore di religione.
Ora che la Bibbia non è più un libro « proibito »
ma è alla portata di tutti, viene letto molto meno
da noi protestanti. Infatti, al posto della lettura
familiare ritroviamo la televisione.
Il mondo intorno a noi sta cambiando velocemente, anche culturalmente. Il cattolicesimo con
il quale potevamo confrontarci teologicamente è
più preparato di prima. Le scuole pubbliche, aperte a tutti, hanno annullato il divario culturale. Il
nostro « mito protestante » è crollato per adeg^uarsi
ai tempi.
Mi chiedo ora se siamo noi genitori che abbiamo « ceduto le armi » e preferito demandare l’educazione religiosa alla Seuola domenicale o sono i
nostri ragazzi che a causa dei giochi che ricevono,
dello spori e delle varie attività che svolgono, non
hanno più la volontà di ascoltare una storia « tanto vecchia ».
Oggigiorno è estremamente diflacile essere dei
genitori moderni e neOo stesso tempo coerenti con
le parole dell’Evangelo. Troppo spesso manca il
tempo per interessarci di quello che i nostri figli
imparano alla Scuola domenicale, i nostri contatti
con questo organismo, estremamente importante,
sono minimi.
Spesso manchiamo di coerenza. Quante volte
abbiamo insistito con i nostri figli perché vadano
alla Scuola domenicale, e poi noi non siamo andati
al culto? In una riunione dei monitori del circuito
ci è stato ricordato quanto sia importante il ruolo dei genitori. La Scuola domenicale non può essere efficace, se a casa non viene continuato il discorso iniziato dai monitori.
Abbiamo chiesto a due comunità che vivono in
realtà molto diverse (Valli e Sud) come i genito^
ri vivono l’esperienza di educatori protestanti.
Hanno accettato di collaborare e ne hanno tratto
un’esperienza interessante: « abbiamo potuto parlare liberamente, genitori, itionitori e figli, abbiamo capito che eravamo in attesa di una occasione
per una ricerca comune delle nostre responsabilità
di protestanti nella nostra società ».
Lidia Ribet Noflke
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1%/ *
____________■
Oggi la Bibbia è letta molto
meno da noi protestanti.
Al posto della lettura
familiare c’è la televisione...
Nella foto: Esercizio di
lettura e dettato sulla Bibbia
di famiglia (1898), da
Teofilo Pons, Vita montanara
e tradizioni popolari alpine,
Claudiana.
ANGROGNA
Per una coscienza
critica e responsabile
In una giornata fredda ed autunnale, ad Angrogna, abbiamo
cercato di concretizzare il grande desiderio di ogni monitrice:
confrontarsi e dialogare con genitori, figli e responsabili ecclesiastici sul tipo di educazioiie
religiosa che noi trasmettiamo.
Quasi cento persone sono venute per discutere e per capire.
Non desidero fare la cronaca
di quella giornata anche perché
molte cose dette riguardavano
problemi locali (unificare due
scuolette di quartiere, orari, trasporti); desidero soltanto riferire sulla discussione che si è
avuta sulla nostra responsabilità nel campo dell’educazione.
Preghiera e lettura
Il discorso ha preso le mosse
dal tema della preghiera. A questo proposito abbiamo scoperto
che, mentre tutti parlano in patois, pregano in italiano e che
la preghiera ad alta voce, fatta
prima dei pasti o di andare a
letto, è in decadenza.
Oggi, stando sempre alla discussione avuta, non si legge
quasi più la Bibbia ad alta voce
ai propri figli che finiscono per
non conoscerla, salvo alcuni
punti sottolineati, anno dopo anno, dalla Scuola Domenicale.
E’ difficile parlare di educazione protestante nel senso di una
educazione anche riferita alla
Bibbia, quando questa non è conosciuta perché in linea di massima non è letta e approfondita.
Tuttavia, come ha sottolineato
una mamma, la Bibbia, anche se
meno conosciuta di una volta, è
pur , sempre presente sullo sfondo e noi protestanti vogliamo
trasmettere ai nostri figli un tipo di educazione non basato sull’esteriorità, bensì sulla responsabilità. Fondato cioè sul dire la
verità contro ogni menzogna e
nel cercare di portare avanti,_con
la maggiore coerenza possibile,
le nostre convinzioni religiose.
Questo è l’ideale a cui si tende e che è. più facilmente raggiungibile se c’è una interazione tra chiesa e famiglie, periodicamente verificata, sviluppando sempre di più e sempre meglio il confronto tra il messaggio della chiesa e quello che le
famiglie trasmettono ai loro figli, giorno dopo giorno.
Siamo cosi, partiti dalla preghiera per arrivare ad un esame
della nostra famiglia. Su questo
ultimo punto c’è sempre la tentazione di dare delle sentenze, di
giudicare anziché capire. La famiglia aperta, con molti ospiti
e un vivace scambio di idee criticherà la famiglia chiusa, protesa al risparmio e proiettata
soltanto sui propri problemi. La
famiglia impegnata nella politi
ca o in ambito sociale o in chiesa prenderà le distanze dalla famiglia che non fa politica o concepisce la chiesa come un’oasi
di pace. E’ chiaro che di questo
passo non si va molto avanti. E’
necessario con i propri figli essere se stessi evitando di giudicare il comportamento degli altri (anche se a volte è inevitabile).
Un modello
Una vita improntata sulla base delle proprie convinzioni permetterà ai figli di ricevere un
modello che potrà anche essere
rifiutato ma che permetterà senz’altro di far nascere il desiderio di realizzarsi pienamente.
L’importante, come è stato notato in questa assemblea di genitori, è far emergere in un tipo
di educazione protestante, una
coscienza critica e responsabile
e sempre in ricerca di autenticità, di verità e democrazia.
Penso che come genitori evangelici dobbiamo avvertire la necessità di essere inseriti pienamente nel mondo che ci circonda: nel lavoro, nella chiesa, nel
tempo libero, nell’impegno sociale e in quello politico non come aspetti di vita separati l’uno
dall’altro ma come un unico momento in cui ci si confronta e si
matura.
L’arricchimento che ne consegue finirà per riflettersi inevitabilrnente nella famiglia. In conclusione, se dietro alla famiglia
c’è la comunità e all’interno della famiglia esiste un confronto
vivo con la Bibbia c’è speranza
che la nostra ricerca educativa,
pur in mezzo a tanti errori, diventi veramente proficua per noi
e per i nostri figli.
Daniela Ferrare Platone
PALERMO
Famiglia è fiducia
e partecipazione
La nostra particolare responsabilità qui in Sicilia è di educare
i nostri figli al coraggio delle proprie convinzioni e relativa responsabilità per le proprie scelte. Ci slamo riuniti, assieme ai ragazzi
più grandicelli, quattro domeniche di seguito, per discutere insieme questa responsabilità.
Leggiamo nella lettera agli
Efesini; «Voi, genitori, non esasperate i vostri figli, ma date loro un’educazione e una disciplina degna del Signore». Questa
esortazione riassume bene il nostro compito - educare, si, ma
senza esasperare, e dare una disciplina che sia « degna del Signore», cioè che non smentisca
la fede che professiamo.
Possiamo imparare molto al
riguardo esaminando il modo in
cui il Signore agisce nei nostri
riguardi. Fin dall’A.T. vediamo
come il Padre Creatore non si
limita a creare l’uomo, ma provvede im mondo adeguato al suo
benessere, gli affida un compito
responsabile, lo guida con la sua
legge e lo esorta e richiama tramite i profeti. Dio ha creato im
uomo libero, ma responsabile
delle proprie scelte, di cui porta
le logiche conseguenze. Nel suo
amore, è pronto a soccorrere e
perdonare l’uomo, fino al punto
di dare il suo Piglio per ristabilire un giusto rapporto tra lui e
la creatura ribelle. Qual è la meta di questo agire « pedagogico »
di Dio se non che noi diventiamo « simili al Figlio suo »? (Rom.
8: 28).
Proprio in quanto Protestanti
teniamo molto alla libertà del
credente, perché solo una persona libera può amare. Solo nel
la libertà si diventa adulti, con
formi aH’immagine di Cristo
Questo è il vero scopo dell’edu
cazione che cerchiamo di impar
tire ai nostri figli, e per raggiun
gerlo, faremmo bene a seguire gl
esempi divini menzionati sopra.
Per cominciare, non possiamo
limitarci a procreare: dobbiamo
impegnarci di persona a provvedere un ambiente sereno, adeguato ad adempiere alle loro necessità materiali ed affettive.
Man mano dobbiamo affidare ai
figli dei compiti utili alla vita
della famiglia, affinché imparino
la responsabilità ed il senso di
servizio. Sarà il nostro buon
esempio a guidarli in modo che
regni un’atmosfera di aiuto reciproco e non di capricci o di
tirannia. Reciproco sarà pure il
rispetto gli uni per gli altri, e la
disponibilità dell’ascolto. Proprio
la mancanza di vero ascolto è
stato il rimprovero dei ragazzi
verso i genitori (come di alcuni
verso il proprio coniuge) e si è
detto che un modo eli manifestare l’amore è di ascoltare l’altro,
accettandolo per quel che è, senza per forza plasmare o criti
care ogni cosa che fa. Anche a
costo di vederli sbagliare, dobbiamo lasciare che i nostri figli
acquistino un senso di autodisciplina e fiducia in sé. La libertà è un rischio che va corso:
si può guarire una gamba rotta,
ma non uno spirito infranto. E
se qualche loro scelta porta conseguenze negative, li aiuteremo
ad imparare maggiore discernimento, però senza scaricarli dalle loro responsabilità né distruggere la loro fiducia in sé con una
condanna aspra. In fondo, loro
ci tengono alla nostra stima e
sanno che è la fiducia che possiamo avere in loro Timica garanzia « a tempo pieno » che abbiamo del loro buon comportamento. Non siamo sempre .a portata di mano per guidarli, i>erciò più presto acquistano senso
critico, meglio è.
In un clima di parità
Idealmente si arriverà ad un
clima di parità tra genitori e figli dove fiducia reciproca genera franchezza reciproca (per esempio, se non è giusto scaricare i nostri nervi sui figli, è auspicabile farli partecipi dei nostri problemi, perché anche loro
fanno parte della famiglia e possono aiutare a «portare i pesi
gli uni degli altri »), e dove ognuno limita il proprio egoismo per
amore dell’altro;
Come genitori credenti ci sentiamo responsabili dei nostri figli, davanti a Dio, ma ci aiuterà
ad equilibrare le nostre pretese
su di loro il ricordarci che essi
pure sono responsabili di loro stessi davanti a Dio. Ad un
certo punto devono fare la loro
vita anche se non corrisponde
a ciò che noi avremmo desiderato. Non appartengono a noi
ma a Dio. Noi possiamo imparare dal Padre celeste che limita
la propria potenza per amore del
figli e della loro crescita verso
la statura di Cristo, crescita che
non può essere forzata.
Quale sarà la misura del nostro « successo »? Non certo dei
figli capaci solo di copiare noi.
Se alla fine diventano adulti autonomi e discernenti, capaci di
amare Dio e servirlo e di amare
il prossimo come se stessi, possiamo dirci contenti. Anche il nostro Padre celeste sarebbe contento se noi arrivassimo a fare
altrettanto !
Peggy Bertolino
8
8 ecumenismo
4 febbraio 1983
Informazioni dalla Comunità
Evangelica di Azione Apostolica
SCHEDA
A due mesi dal suo arrivo in Camerún, dove si è recata come
inviata della Chiesa valdese nel programma di scambi previsti dalla
CEvAA per svolgervi l’attività di Segretaria nella Chiesa Evangelica
del Camerún, Lucilla Tron ha inviato un primo resoconto di impressioni e notizie.
Lo scambio è effettivo
Alla brwe presentazione della
Chiesa Evangelica del Camerún
(EEC) che mi ospita, unisco queste poche righe nelle quali tenterò di esprimere le sensazioni
ed emozioni che si provano nel
momento in cui si incontra una
realtà fino ad allora sconosciuta
e che si ha il desiderio di conoscere.
Naturalmente non si tratterà
che di prime impressioni perché
sono ben cosciente che la quantità di cose da conoscere per avere il diritto di parlare è di molto superiore ai livelli da me acquisiti in questo poco tempo.
Le prime impressioni
sono favorevoli
Il fatto che queste prime impressioni siano positive è tuttavia determinante nel dare un indirizzo attivo al mio desiderio di
conoscere e ad infondere un senso di tranquillità e di fiducia indispensabili per andare avanti.
Direi innanzitutto che ho notato e particolarmente apprezzato,
in quanto lo condivido, un atteggiamento rivolto verso l'ecumenismo, con un’apertura verso i
generali e fondamentali bisogni
di ogntmo di noi.
Senza dubbio questo atteggiamento ha contribuito in larga
misura al mio buon inizio in questa realtà e confido che sarà di
appoggio anche nelle tappe ancora da percorrere.
Il mio inserimento nella realtà
del Camerún avviene principalmente per mezzo del mio lavoro.
che svolgo neH’ambito del Segretariato Generale della Chiesa
stessa.
In un primo tempo ovviamente, ho dovuto fare i conti con la
mia impazienza quando mi accorgevo che l’introduzione agli
argomenti specifici delia mia attività e l’organizzazione stessa
del lavoro procedeva con una
certa lentezza ed è tuttora subordinata ad un progetto di ampliamento dei locali del Segretariato.
Mi sono tuttavia sforzata di controllare questa tendenza all’efficientismo cercando di capire quali possono essere i reali problemi
che vi si oppongono e non ultimo ■ considero la mia limitata
esperienza in questo genere di lavoro che forse incide in certa
misura.
Ridimensionando dunque queste preoccupazioni di ordine pratico, ho potuto constatare dal
punto di vista umano una generale disponibilità e pazienza di
tutti coloro con cui lavoro e una
conseguente accettazione che mi
spinge a continuare con interesse.
Alla scoperta della
realtà circostante
4
Constato inoltre che trovandomi a Donala, città di notevole importanza sul piano nazionale e la
più importante per la Chiesa
evangelica, sono in una posizione
di favore per venire in contatto
un po’ con tutti i tipi di situazioni che rendono viva e operante una chiesa, verso le comunità
che la costituiscono e verso l’esterno nei Rapporti con altre
chiese e altre realtà.
A fianco della conoscenza della chiesa come ambiente di lavoro, sono generalmente al corrente delle attività di una comunità di Donala e posso seguire
facilmente i culti o altre manifestazioni. A questo si aggiungono
le numerose occasioni in cui vengo invitata in altre regioni dove
la chiesa è presente con le sue
opere e comunità, dandomi cosi
la possibilità di conoscere altre
realtà meno cittadine e di conseguenza più specificatamente camerunesi. Questo si rivela di
grande utilità sia per l’apporto
di informazioni utili al mio lavoro, sia dal punto di vista umano per gli incontri con i membri
delle singole comunità e con altri
collaboratori europei.
Al di là dell’ambiente che imparo a conoscere lentamente per
mezzo del mio lavoro, ho la fortuna di essere in stretto contatto,
per ragioni di vicinato, con il
« Foyer du Marín » una specifica
attività dell’EBC svolta in collaborazione con le Missioni della
Germania, a netto carattere internazionale essendo principalmente rivolta ai marinai che sostano in questa città portuale ed
anche qui ritrovo uno spirito di
apertura ecumenica e di collaborazione che mi sono di grande
aiuto.
'Concludo cosi questa breve riflessione sulla nuova realtà che
ho scelto con gioia e che si conferma come una situazione di
effettivo scambio nella quale spero che il mio apporto, benché di
natura assai modesta, possa
esprimere la mia riconoscenza
per tutto quello che sto ricevendo.
Colgo l’occasione per salutare
con affetto tutta la Comunità Valdese, la mia Comunità di Massello in particolare e tutti coloro
che mi hanno incoraggiata e seguita nel fare questa scelta.
Lucilla Tron
La Chiesa Evangelica
del Camerún
Nel 1957 la Chiesa Evangelica
del Camerún (EEC) ottenne l’autonomia dalla Società delle Missioni di Parigi.
Dopo l’autonomia la EEC si è
messa al lavoro cercando di consolidare i legami che uniscono
gli uni agli altri. Si è soprattutto
sforzata di formare del personale africano pur mantenendo i
legami con le chiese d’Europa.
Due anniversari
Uno dei momenti importanti
è stato il ICf anniversario della
autonomia della EEC. E’ stata
l’occasione per fare ima specie
di bilancio e esaminare il cammino percorso. Dopo tempi
estremamente difficili, di insicurezza, di disordini, con l’aiuto di
Dio la chiesa è uscita da questa
crisi rafforzata e si è lanciata
neirevangelizzazione nelle regioni che avevano sofferto, ricostruendo ciò che era stato distrutto.
Un altro momento importante
è stato il 20P anniversario celebrato nel marzo 1977 : una nuova tappa veniva allora segnata
con una nuova costituzione della EEC, col rinnovamento dell’esecutivo, con la decisione di
lavorare in modo più collegiale.
La scelta di formare un numero
ancora più grande di responsabili in una chiesa che si preoccupa di stabilire le sue responsabilità specifiche, in modo da
poter vivere in modo autonomo
e far fronte alle proprie necessità è stata ulteriormente rafforzata.
Le difficoltà
non mancano
A questo proposito è bene tener conto degli sforzi fatti per
giungere ad un’autonomia finan
Senegal; consacrato
un primo pastore
(SPR) — M. Samuel Dansokho
è il primo pastore senegalese ad
essere consacrato nella Chiesa
Protestante del Senegai, a Dakar.
È questa una piccola chiesa,
associata alla CEvAA, che nata
dalla predicazione di missionari
comprende oggi africani venuti
da diversi paesi e contesti, diverse famiglie europee ed americane ed un gruppo di portoghesi
provenienti dalle isole del Capo Verde: in tutto circa 160 famiglie.
Anniversario per
risola Maurizio
(SPR) — Mentre molte chiese
riformate europee hanno celebrato o si apprestano a celebrare il
loro 450° anniversario, è bello
avere una chiesa che festeggia il
suo terzo anniversario! Nel caso
della Chiesa dell’isola Maurizio,
tuttavia, non si tratta dell’anniversario della sua fondazione
(che risale all’inizio del secolo
scorso) ma di quello della sua
autonomia. Nel corso di questi
festeggiamenti, il moderatore André de Réland, ha sottolineato il
fatto che « la chiesa esiste ed ha
dato prova di essere al servizio
del Signore proclamando la sua
parola. Grazie ai nostri movimenti giovanili è stato compiuto un
buon lavoro alla base, e sono fiducioso che aiuteranno la chiesa
a portare maggiori frutti ». Il moderatore ha concluso il suo discorso invitando i fedeli a dare
j"f~ Echi dal mondo
cristiano
a cura di Renato Coïsson
sempre la priorità allo scopo vitale della chiesa: la missione.
La Chiesa Presbiteriana dell’isola Maurizio è membro associato della CEvAA.
G. Garda Márquez
e la Bibbia
(BIP) — Lo scrittore colombiano, premio Nobel per la letteratura, ha dichiarato che la Bibbia ha fortemente influenzato la
sua opera.
« La Bibbia ha avuto una grande influenza su di me. Vi rendete
conto che la Bibbia non ha paura
di niente? La Bibbia è capace di
tutto. NeH’Antico Testamento,
tutto è possibile. Questi uomini
non hanno paura di nulla.
Io credo che l’asina di Balaam
ha parlato, e mi rincresce che la
sua voce non sia stata registrata.
10 credo che Giosuè ha veramente fatto crollare le mura di Gerico con le sue trombe, peccato
che non sia stata trascritta la sua
« musica di demolizione ».
Io credo che anche oggi avvengono prodigi simili, ma noi non
11 vediamo perché in gran parte
siamo accecati dal nostro razionalismo oscurantista ».
Francia: più controllo
per gli audiovisivi
(BIP) — Pastori, evangelisti e
responsabili di opere evangeliche
hanno rivolto un appello al presidente della repubblica, al primo
ministro ed ai membri del governo francese perché venga « esercitato un maggior controllo sui
programmi audiovisivi e sulle
pubblicazioni destinate ai minori,
in vista di un maggior rispetto di
tutte le coscienze ».
l firmatari dell’appello « soffrono nel vedere le loro convinzioni più intime messe alla berlina dai programmi, in modo particolare nei momenti di maggior
ascolto, con barzellette o canzoni che mettono in ridicolo la fede
cristiana e coloro che la professano, e che esaltano l’amore libero nel senso di una sessualità
senza limiti ».
La Svizzera e l’aiuto
al Terzo Mondo
(SPP) — Pain pour le prochain
(PPP) spenderà nel corso del
1983 13,5 milioni di franchi sviz
zeri per finanziare 240 progetti di
cooperazione allo sviluppo e per
l’informazione e la formazione
di una più chiara coscienza di
questi problemi in Svizzera.
L’Entraide Protestante e 17 organismi missionari sono collegati nella realizzazione di questi
progetti, mentre la Confederazione Elvetica ed alcuni comuni fllanziano per conto loro diversi
progetti.
Quanto all’Eper (Entraide Protestante) nel 1983 consacrerà ben
27 milioni di franchi svizzeri ai
suoi diversi obiettivi: 10,8 milioni
in aiuti al terzo mondo, 9,4 milioni per i rifugiati in Svizzera,
1 milione per i padrinati, 2,8 milioni per la solidarietà verso le
altre chiese europee, 810.000 franchi per le borse di studio e 1,6
milioni per varie realizzazioni.
Tanzania: nuova
Comunità Burundi
(FLM Inf.) — I 30.000 rifugiati
del Burundi riuniti in un campo
profughi nell’est della Tanzania
si sono creati una nuova comunità, diventata ora autosufficiente. Dotati all’arrivo di 5 ettari di
terreno per famiglia, ognuno ha
potuto costruire la propria casa
e coltivare il proprio terreno. Sono così nati 16 villaggi di 400
famiglie ciascuno.
Sono state create le infrastrutture ed i servizi sociali necessari,
grazie all’opera del servizio per
i rifugiati della Federazione Luterana Mondiale ed in particolare del suo direttore, Egil Nilsen.
ziaria. Se si considera la situazione economica del paese in generale, la chiesa stessa essendo
composta di fedeli dotati di risorse economiche mediocri, le
entrate sono spesso limitate. Di
conseguenza 1 pastori e gli operai della chiesa sono assai mal
pagati. Un effetto collaterale di
queste difficoltà economiche è
dato dal diminuito impegno in
vista del ministero pastorale da
parte dei giovani. Questo non
permette di guardare con tranquillità all’emeritazione dei pastori anziani, nei prossimi anni.
Il movimento femminile è molto sviluppato. 13/4 dei membri
comunicanti della EEC sono donne e la loro partecipazione attiva è capitale per tutta la sua
vita. Sono presenti a vari posti
di responsabilità, partecipano
al Consiglio della Conferenza
delle Chiese Africane (CETA)
ed al Comitato Centrale del Consiglio Ecumenico. Le donne si
esprimono nell’ambito della riflessione della chiesa, dello sviluppo culturale, neH’animazione
della vita liturgica, nella celebrazione dei culti. Non vi sono ancora donne pastore ma l’idea sta
facendosi strada.
La EEC è membro di vari organismi: il Consiglio delle Chiese Battista ed Evangeliche del
Camerún (CEBEC), la Federazione delle Chiese e Missioni Evangeliche (FEMEC), la conferenza delle Chiese Africane
(CETA), la Comunità Evangelica di Azione Apostolica (CEvAA)
e il Consiglio Ecumenico delle
Chiese.
La Chiesa conta 200.000 membri comunicanti, circa 200 pastori, 550 evangelisti (responsabili
di comunità), molti insegnanti e
medici camerunesi e sta formando del personale tanto nelle Facoltà europee che nella propria
Facoltà di teologia interecclesiastica di Yaoundé.
Le opere
Un’altra forma di testimonianza utilizzata dall’EEC per diffondere ¡’Evangelo sono le opere. Le
une ereditate dall’epoca missionaria, le altre sviluppate o create in seguito. Fanno parte del
primo tipo 4 grandi centri ospedalieri : Bangwa, Foumban,
Ndoungué, Mbò ; in essi viene
praticata una medicina rivolta
verso gli strati meno favoriti
della popolazione, con consultazioni gratuite o alla portata di
tutte le borse. Vi sono anche
delle scuole di insegnamento generale, industriale, delle scuole
elementari. Vi è una stamperia
per favorire la diffusione della
letteratura cristiana e per la traduzione degli evangeli nei vari
dialetti del paese. Vi è anche un
asilo nido per assistere i bimbi
abbandonati o mal curati.
Le opere create o sviluppate
sono: ingrandimento degli ospedali, moltiplicazione degli ambulatori e delle maternità, creazione dell’ospedale di Bonaberi vicino a Donala, creazione del
Centro sociale dì Ntolo destinato ad accogliere le ragazze madri e soprattutto le opere agricole, le fattorie-modello destinate ad aiutare i contadini.
E’ per mezzo di queste nuove
forme di lavoro e di testimonianza che si manifestano l’attenzione che la chiesa porta a
tutte le forze del presente, a quelle che preparano ¡’avvenire, e il
suo impegno per lo sviluppo
economico e la giustizia sociale
del paese.
Non sai quanto pesa il carico
che non sei tu a portare.
(detto africano)
9
4 febbraio 1983,
cronaca delle Valli 9
CONSIGLIO COMUNALE DI TORRE PELLICE
Rincarano le tariffe comunali
Tariffi
Il Consiglio Comunale è stato
convocato il 27 gennaio per discutere gli aumenti delle tariffe
comunali, dei servizi sociali e di
assistenza scolastica.
e servizi "stangata’
In questi giorni la maggior
parte dei comuni delle valli sta
assumendo deliberazioni circa
l’aumento di tutte le tariffe dei
servizi erogati a domanda dei cittadini.
Così sono aumentati mense
scolastiche, asili nido, bagni pubblici, trasporti, costi per l’utilizzo
degli impianti sportivi, trasporti
funebri e tumulazioni.
L’obiettivo — dichiarato da
una legge — è quello di ricuperare almeno il 30% del costo dei
servizi, ammortamento dei mutui
compresi.
E’ stato calcolato che questa
stangata comporterà un esborso
aggiuntivo per ogni cittadino di
250.000 lire all’anno. Per ora i
comuni, spaventati dall’ammontare di alcune tariffe (asili nido,
impianti sportivi, trasporti), hanno per lo più approvato un primo aumento ( tra il 13 e il 20% )
seguendo la logica degli aumenti
graduali per evitare troppo grandi proteste da parte della popolazione.
Gli aumenti definitivi sono rinviati a fine marzo.
Se analizziamo come questi aumenti incidono nella spesa delle
famiglie, notiamo subito che essi hanno alcuni obiettivi. Innanzitutto tendono a scoraggiare
l’occupazione femminile. Quando il costo mensile dell’asilo nido
venisse portato a 250/300 mila
lire, molte famiglie sarebbero invogliate a fare i calcoli e magari
a decidere di rinunciare a un
posto di lavoro. E c’è da scommettere che sarebbe la donna
che vi rinuncerebbe.
E’ questa l’unica strada percorribile per ridurre la spesa
pubblica? Credo di no.
Infatti credo che vada accettata la critica (implicita nella serie di misure governative) dell'inefficienza dell’intervento pubblico fin qui svolto e vadano portate serie critiche alla politica
dei servizi fin qui seguita da molti comuni e comunità montane
nella nostra zona.
Mi sembra infatti che si sia puntato più ad uno sviluppo quantitativo dei servizi fidandosi delle
capacità espansive dellà spesa
pubblica che ad una seria programmazione. Emblematico è il
caso dell’asilo nido di Villar Perosa aperto e poi chiuso per
mancanza di iscritti.
La crisi della finanza locale ci
impone oggi di affrontare il problema della qualità dei servizi
e della spesa necessaria per mantenerli. Alto livello di occupazione, uguali opportunità di istruzione, tutela della salute e dell’ambiente, assistenza ai bambini
e agli anziani restano obiettivi
fondamentali per lo stato e il
miglioramento della aualità della
vita.
Se questo è vero occorre avere
il coraggio di affrontare il problema del costo dei servizi per
eliminare le inefficienze e gli
sprechi propri dell’attuale sistema amministrativo.
Allora perché non accettare il
controllo da parte degli utenti sul
modo in cui si erogano i servizi,
perché non affidare la gestione di
determinati servizi direttamente
agli utenti? Là dove questo si fa si
riscontra generalmente una maggiore efficienza e minori costi.
Ma questo vuol dire aver fiducia nella democrazia e nella idea
del pubblico come casa di vetro.
E non sempre questo succede,
neanche a sinistra.
Giorgio GardioI
Il Sindaco sapeva che si dovevano trattare argomenti impopolari, quindi nel presentarli ha
fatto esplicito riferimento al « famoso » Decreto Legge 952, varato a fine anno, per effetto del
quale il Comune nel 1983 riceverà dallo Stato la stessa somma
attribuita per il 1982. Il Bilancio
dovrà essere deliberato comun
que in pareggio, ben sapendo
che tutte le spese hanno subito
l’effetto dell’infiazione.
Tutto ciò richiederà l’inevitabile ricorso all’« aberrante strumento legislativo », secondo la
definizione dell’Assessore alla
Istruzione, per la copertura delle spese dei servizi sociali. In
attesa che il Parlamento ratifichi o modifichi il surriferito decreto, su proposta della Giunta
il Consiglio ha approvato una
prima serie di ritocchi delle tariffe nella misura del 13-15% ad
eccezione delle tariffe cinfiteriali, che subiranno giustamente un
aumento maggiore per alcune
concessioni comunali (tombe fa
VALDO SPINI A PINEROLO
Impegno socialista
per l’Intesa
L’on. Valdo Spini, vicesegretario del Partito Socialista Italiano
(PSI), è venuto a Pinerolo sabato 29 gennaio, invitato dalla locale sezione del partito.
Nel suo discorso ha affrontato
molte delle questioni che oggi sono oggetto d’attenzione da parte
del mondo politico, sociale, economico del nostro paese (costo
del lavoro, disoccupazione, governabilità del paese, rapporti
del PSI con la DÒ da un lato, ed
il PCI daU’altra, problema delle
spese di difesa, nomine alla presidenza di banche ed enti pubblici; le esigenze riformatrici che il
PSI ravvisa nella società italiana, ecc.).
Interpellato sui ritardi della
approvazione delle Intese tra la.
Repubblica italiana e le Chiese
valdesi e metodiste, ha risposto
che è sempre più chiaro il fatto
che la presa in esame delle Intese da parte del Parlamento è subordinata alla revisione del Con
cordato, al di là del fatto che già
da ormai cinque anni sono state
siglate a livello di commissione.
L’on. Spini ha detto che il PSI
ha intenzione di muoversi perché
le due cose siano chiaramente distinte, in modo che le Intese arrivino sollecitamente alle Camere,
lasciando che il Concordato prosegua per la sua lunga ed accidentata strada senza essere d’intralcio all’applicazione dell’art. 8
della Costituzione.
Concretamente, l’on. Spini ha
annunciato che vi sarà nei prossimi giorni im incontro tra la Tavola valdese e la Direzione del
PSI per esaminare il problema e
prendere provvedimenti in proposito.
Inoltre ha comunicato che il
gruppo del PSI alla Camera dei
Deputati ha presentato una mozione sulla questione affinché si
arrivi ad una decisione da parte
del Parlamento.
Paolo Gay
miglia, loculi, tombe trentennali).
Il costo di tutti i servizi pubblici e sociali, erogati a domanda individuale, dovrebbe essere
coperto invece per almeno il 30%
dall’utente, come stabilisce il
Decreto Legge.
L’Assessore Marco Armand
Hugon, prendendo la parola, ha
rilevato che non si risolve in
questo modo il costo dei servizi
sul quale grava in larga misura
la spesa del personale. L’utente
abbandona il servizio quando i
costi sono elevati. E’ giusto che
l’utente contribuisca alle spese
dei servizi che non devono essere dati gratuitamente, non si capisce però per quale ragione,
solo per i servizi sociali l’utente
dovrebbe pagare il costo del personale.
Tutto ciò è iniquo — ha ribadito l’Assessore continuando la
sua dura critica — ed è il frutto
di una politica cieca, ottusa e di
provocazione.
Ha aggiunto il Sindaco Steffanetto che il Gòmune ha la facoltà di avvalersi dell’imposizione
tributaria attribuitagli (vedi istituzione sovrimposta sul reddito
dei fabbricati); se non lo facesse
10 Stato negherebbe, in forza di
legge, di corrispondere le somme mancanti per completare il
Bilancio.
Quindi i servizi per i quali l’utente pagherà per ora un importo maggiorato solo del 13-15%
sono; Asilo-nido, assistenza scolastica, servizi domiciliari e annessi centri d’incontro (mepsa
ecc.). Non si escludono altri aumenti per il futuro.
Addizionale
energia elettrica
Per quanto riguarda l’energia
elettrica per uso domestico per
11 2° anno consecutivo il Consiglio Comunale ha deliberato, ad
unanimità, l’applicazione dell’addizionale di L. 10 per K'w sul consumo con la sola esclusione della prima fascia sociale di utenti.
L’addizionale sulTenèrgla elett^ca, nata come «una tantum».
sta diventando «una semper»
come altre imposte dello Stato.
Maggiori imposte comunali riguarderanno anche la pubblicità, la macellazione di carni, la
raccolta e scarico acque di rifiuto, l’allacciamento alla fognatura, il peso pubblico.
Solidarietà
ai pensionati
Dalla lettura del verbale della
seduta del Consiglio dello scorso
novembre si è appreso — ed è
giusto se ne dia notizia — che la
Giunta ed il Consiglio hanno dato la loro adesione di solidarietà
aila mozione della Lega Pensionati Val Pollice, presentata in
coincidenza della manifestazione
unitaria dei pensionati svoltasi
a Torino il 25 novembre 1982 per
contrastare i tagli sulle pensioni
e la sanità e sollecitare l’approvazione della legge di riordino
delle pensioni.
Antonio Kovacs
Dibattiti
TORRE PELLICE — Martedì 8 febbraio, alle ore 2Ò.45 presso il salone
comunale di viale Rimembranza si ter-.
rà un dibattito sul tema: « Stato laico e
comunità religiose - Cosa ne pensa il
P.C.I.», organizzato dalla locale sezione
del Partito Comunista. Illustrerà le posizioni del P.C.I. Francesco Dimitri, del
Dipartimento Cultura della direzione
nazionale del partito.
Porranno le prime domande e parteciperanno al dibattito: Giuseppe Platone, pastore valdese di Angrogna, Donatella Coalova, presidente della FUCI
pinerolese. Franco Barbero, prete delle
Comunità di Base.
Teatro
VIGONE — Al Teatro Comunale Selve
nel quadro della attività del Teatro Stabile di Torino, la compagnia diretta da
Renzo Giovampietro rappresenta II
« Saul » di Vittorio Alfieri e « Processo per magia ». Questo il calendario:
Il 4 febbraio alle ore 9.30 e 15: Saul;
l’8 (ore 21), il 9 e 10 (ore 9.30), l’il
(ore 21); Processo per magia.
LE RAGIONI DI UNA VERTENZA CHE CREA DISAGIO
Lo sciopero della scuola
Con lo sciopero del 25 gennaio
i lavoratori deila scuola dovevano rispondere a numerosi interrogativi riguardanti la loro capacità di inserirsi all’interno del
movimento di opposizione alla
politica del governo Fanfani, di
respingere il decreto legge sui tagli alla scuola che rappresenta
una vera e propria Controriforma
del sistema scolastico italiano.
Le significative adesioni allo
sciopero, le affollate manifestazioni che si sono svolte un po’
ovunque, confermano la volontà
degli insegnanti, ad una. settimana dalla grande giornata di lotta
deH’industria, di non lasciarsi
ghettizzare e di rispondere agli
attacchi che, anche attraverso la
scuola, vengono portati a tutti i
lavoratori.
I motivi dello sciopero
La manovra finanziaria che il
governo ha intrapreso attraverso
10 strumento dei decreti legge sta
colpendo duramente il livello ed
11 tenore di vita delle masse popolari comprimendo il « consumo » di servizi sociali aumentandone il costo.
Vediamo i tagli inerenti la
scuola e cosa comporteranno nel
futuro.
Il decreto sulla finanza agli Enti Locali stabilisce che sia i comuni che non hanno applicato le
imposte addizionali (ad esempio
quella sull’energia elettrica), sia
quelli che non faranno pagare i
servizi all’utenza per almeno il
30% del loro costo, avranno il
bilancio bloccato alla cifra dell’anno precedente. Questo significa che il costo dei servizi quali
mense, trasporti, asili nido, subiranno degli aumenti vertiginosi
(si calcola all’incirca un raddoppio delle tariffe) spingendo, nei
fatti, l’utenza a farne sempre più
a meno ed incentivando un disimpegno dei comuni in questo
settore, ché in qualsiasi direzione si muoveranno rischieranno
di fare scelte impopolari.
Ci troviamo di fronte ad un vero e proprio attacco al diritto
allo studio, elemento di garanzia
democratica per la società. Costi
troppo elevati e disservizi impediscono infatti l’esercizio di questo diritto. Tutto questo trova
poi un seguito negativo nel decreto sui tagli alla Pubblica Istruzione.
In esso viene sancito che:
1) non saranno più autorizzate nuove istituzioni scolastiche e
il numero delle classi non potrà
superare quello dell’82/83;
2) si potrà non tener conto del
numero massimo di alunni per
classe previsto dalle disposizioni
vigenti (25 per elementari e medie, 30 per le superiori; sono
quindi molto probabili classi con
30 e più alunni);
3) prima di procedere all’assunzione di supplenti deve essere
utilizzato, per la copertura di assenze, il personale dell’« organico
aggiuntivo » (cioè gli insegnanti
destinati al Tempo Pieno, sostegno handicappati, 150 ore e corsi
di alfabetizzazione);
4) non verranno più autorizzate sperimentazioni e innovazioni
che comportino un aumento del
personale.
In sostanza viene posto il blocco all’espansione quantitativa e
qualitativa di tutto il sistema
scolastico peggiorando le condizioni di lavoro degli insegnanti.
Gli effetti negativi si ripercuoteranno inevitabilmente sulla qualità dell’insegnamento. C’è infatti
da chiedersi come sarà possibile
fare scuola « seriamente » in classi di 30 e più alunni, con magari
la presenza di qualche allievo
handicappato senza insegnanti di
sostegno!!!
Ma il decreto pone in atto anche misure che colpiscono la parte j)iù debole e meno garantita
dei docenti: i supplenti temporanei. I soldi messi a bilancio per
il pagamento dei loro stipendi
(che già adesso non sono pagati
dall’ottobre ’82 compreso perché
non ci sono fondi sufficienti!)'
vengono dimezzati e non verrà loro corrisposto, a partire dalT82/
83 più alcun stipendio per i periodi di chiusura delle scuole
(estate e vacanze varie).
Si tratta di provvedimenti, che
sottendono una logica da rifiutare integralmente: la scuola statale viene vista come- un settore
parassitario, improduttivo, in cui
st annidano privilegi e garantismi
eccessivi che è necessario tagliare e debellare. Si inizia così a
colpire il settore più debole dei
docenti, si aggravano le condizioni di lavoro, si limita e peggiora
la qualità di un servizio di interesse generale, si colpiscono in
particolare le espressioni scolastiche più avanzate (tempi pieni,
sperimentazioni, 150 ore, ecc.).
Al governo che paria di privilegi possiamo dire che questi non
esistono, a parte quelli a cui lui
tiene molto (insegnanti di religione, pre-pension£imenti), e che
tende a scaricare sugli altri colpe e responsabilità che gli sono
proprie.
I lavoratori della scuola sono
come tutti gli altri e la stabilità
del posto di lavoro non è più certa neanche nel pubblico impiego.
È importante allora continuare
a dire NO, informare e coinvolgere lavoratori, studenti, genitori in un movimento di opposizione che è necessario ampliare.
Beniamino Lami
10
10 cronaca delle Valli
4 febbraio 1983
DIBATTITO DEL CESP
DISCUTIAMO LE MARCE PER LA PACE
Israele e i palestinesi Fate attenzione
^ PINEROLO - Moltissimi spunti di riflessione venerdì 28 dalla
serata su « Israele e la questione
palestinese » organizzata dal Centro Sociale Protestante.
Il relatore prof. Enrico Rambaldi, ha ricordato le origini del
movimento sionista, sorto nel
contesto dei movimenti per
Temancipazione nazionale, accornpagnato da fortissime implicazioni di egualitarismo sociale,
che va incontro nel corso della
sua storia, come molti altri movimenti affini, ad ima parabola
che è stata definita tragica. Il
sionismo, tuttavia, va compreso
in tutta la sua profonda complessità, senza liquidazioni affrettate
e schematiche, tipo quella operata dalla stessa ONU che, in una
sua dichiarazione ufficiale, attribmva al sionismo uña connotazione intrinseca di razzismo. Se
si studia a fondo la genesi di questo movimento e ü fondamento
dei suoi motivi ispiratori, si comprende che una politica guerrafondaia conie quella di Eegin
(ma come pure quella dei gover-,
ni precedenti) ñon è a lungo perpetuabile.
Tutta la cultura, l’impostazione di vita e di ragionamento che
peiroea^o stato attuale di Israele è tutTOggi fortissimamente influenzato dalla mentalità e dalla
stessa lettera del Libro: non è
ipotizzabile che un popolo cresciuto e formatosi su parole come quelle del Salmo 44 « non
è la mia spada che mi salverà »,
possa ancora a lungo sostenere il
peso, materiale e spirituale, di
ima guerra di sterminio. Rambaldi ha inoltre sottolineato come venga spesso trascurato, nelTanalisi della questione palestinese, il peso della eredità lasciata dal colonialismo e soprattutto
il ruolo giocato dalle grandi superpotenze nell'area mediorienttde.
Israele non potrebbe sopravvivere senza l’appoggio degli USA,
e quando le superpotenze avranno abbandonato al loro destino
i popoli della regione (ipotesi che
appare sempre più ravvicinata
nel tempo) si apriranno due sole
possibilità per Israele: una nuova (e questa volta definitiva) via
della diaspora oppure il riconoscimento, che il colonialismo ha
impedito, delle affinità profonde
che lo legano al popolo palestinese. Affinità tante volte ricordate, ma così raramente assunte in
tutte le loro implicazioni: ruolo culturale e professionale della
componente palestinese all’interno del mondo arabo, situazio. ne di dispersione, carattere politicamente avanzato della leadership palestinese (che comportò,
come è stato ricordato nel dibattito, il massacro, ad opera dei regimi arabi conservatori, per i palestinesi ogni volta che questi cominciavano, ad assumere un molò realmente eversivo all’interno
delle diverse situazioni). Se non
sarà la distruzione della identità
stessa di Israele, la sola prospettiva possibile, ha sostenuto Rambaldi, è quella di uno stato realmente plurinazionale e realmente laico.
Questa prospettiva appare oggi
fioco credibile, stante la politica
portata avanti dal governo Begin, e le proposte di soluzione
che vanno emergendo e che prevedono al massimo la restituzione dei territori occupati nel ’67
da Israele, la creazione di imo
stato federativo con la Giordania, e il permanere, comunqiie,
della spartizione della terra palestinese.
2» INCONTRO ECUMENICO
Dialogo vivace
e fraterno
Anche la seconda serata del
« trittico ecumenico » organizzato dalla diocesi di Pinerolo non
ha corrisposto pienamente al titolo: ci aspettavamo un’illustrazione del documento sinodale
valdo-metodista sull’ecumenismo,
di cui, aprendo rincontro, 11 vescovo ha letto i paragrafi fondamentali, e che, proprio qui a
Pinerolo, era stato studiato attentamente non solo dai valdesi,
ma anche da gruppi cattolici, i
quali, con le loro osservazioni,
hanno efficacemente contribuito
allá stesura definitiva del documento.
Invece il pastore Giuliana
Gandolfo ci ha dato soprattutto la vivace testimonianza del
suo ecumenismo sincero e meditato, rallegrandoci dell’attuale
atteggiamento fraterno, tanto
più fedele al messaggio di Cristo delle precedenti^ reciproche
scomuniche. Ha quindi additato
il pericolo di fermarsi a questa
fase, consacrando le differenze
come insuperabili, o di procedere ad un’unificazione « di facciata» che ignori i fossati invece
di superarli, e ha riaffermato la
necessità dì realizzare l’unione
nella comune conversione e nel
cammino, partendo dalle nostre
diverse realtà storiche, verso la
figura centrale di Cristo.
Le sue parole lucide e appassionate hanno stimolato un dialogo vivace, animato da uno spirito veramente fraterno.
La maggior parte degli interventi è stata opera di giovanis
simi, che si sentono protagonisti in quest’impegno a cui giungono forse più liberi di noi da
preconcetti ed esperienze amare,
e di suore, in altre occasioni
ascoltatrici attente ma silenziose. Che ciò sia stato favorito dal
fatto che la relatrice era una
donna? Una volta tanto questo
(che di solito stimola solo i pettegolezzi di giornalisti che di
fronte ad un pastore uomo non
si dilungherebbero sulla bellezza
fisica o sul numero dei figli) è
forse servito ad allargare la partecipazione.
In tutti gli interventi è stato
evidente il tentativo di capire la
posizione dell’altro e di precisare la propria, senza mai cadere
in quei battibecchi che spesso
avviliscono il dialogo fra credenti'.
Mi è parso di rilevare una differenza significativa nell’atteggiamento di cattolici ed evangelici
quando si è parlato di scelte precise e concrete sul plano etico.
In generale sembra che i cattolici siano sicuri che in questi
casi la fede detti una risposta
univoca, mentre gli evangelici ritengono possibile una pluralità
di risposte umane, anche molto
diverse fra loro, pur motivate
da un’identica fede.
Il terzo incontro, con il metropolita ortodosso Tlmiadis,
avrà luogo venerdì 4 febbraio alle ore 20,45, sempre all’Auditorium di via Piave.
M. G.
Tuttavia, ha concluso Rambaldi, la soluzione dello stato plurinazionale, in cui ebrei israeliani
e arabi palestinesi, siano cittadini a pari titolo e pienamente fratelli, è a lungo tempo la sola realisticamente praticabile, anche
se implica la ridefinizione di
molte cose che oggi appaiono
poco chiare: dalla natura del sionismo, alla lotta contro l’egemonismo delle superpotenze, dall’identità stessa del popolo palestinese ai termini di due questioni nazionali che come altre nella
storia, si sono trovate incrociate
nella medesima terra.
Cosa impedisce di credere, di
continuare a credere e a persegmre quelle soluzioni che riteniamo giuste ed emancipatone,
anche nel mentre le andiamo ridefinendo, non solo sulla base
della nostra fede ma anche del
rigore intellettuale e della nostra
lucidità politica?
E’ una domanda da riprendere,
un itinerario di riflessione da ripercorrere, anche riferito ad altri
ambiti della nostra comprensione politica della attuale crisi del
mondo.
F. S.
Cari fratelli.
ABBONAMENTI
1983
Annuo: minimo L. 18.000
Semestrale: minimo » 10.000
Estero » 35.000
Sostenitore » 36.000
abbiamo letto la vostra « lettera aperta » pubblicata sulTEcoLuce del 14 gennaio e ci dispiace
che abbiate potuto fraintendere
la nostra presa di posizione a
proposito delle marce della pace.
Noi non intendiamo affatto giudicare i nostri fratelli, che comunque rispettiamo, ma, per
esigenza di testimonianza, sentiamo il dovere di indicare un
modo diverso di intendere il
messaggio dell’Evangelo.
In realtà noi ci siamo riferiti
a quelle marce della pace (Milano, Roma e Comiso) alle quali
anche la Federazione delle Chiese Evangeliche ha aderito e che
presuppongono una massiccia
orgapizzazione e notevoli finanziamenti.
Abbiamo nre^o atto con soddisfazione che suH’impostazione
di fondo dell’argomento siete
d’accordo con noi, e cioè che la
guerra fra gli uomini è la conseguenza di uno stato di ribellione contro Dio e che è illusorio
pensare di eliminarla senza averne anz.itutto eliminato la causa.
Per questo siamo rimasti sconcertati nel vedere dei credenti
affiancarsi a delle manifestazioni
dichiaratamente ispirate dal terrore per una totale distruzione
del genere umano. Infatti la collaborazione dei cristiani a delle
manifestazioni promosse da partiti politici e associazioni ' varie
non possono non ingenerare nella pùbblica opinione l’idea che
la pace possa essere il risultato
degli sforzi umani, secondo l’errata traduzione del testo bibli
VERSO L^ASSEMBLEA DI VANCOÜVER
La casa di pietre
viventi
Una quarantina di persone hanno partecipato domenica 29-l-’83,
presso il convento dei padri cappuccini di Pinerolo, ad un incontro dei Collettivi Biblici Ecumenici del Pinerolese;è stato questo,
precisamente il 3° incontro della
serie dedicata agli studi biblici
indicati dal CEC in vista dell’assemblea di 'Vancouver dell’estate prossima. Il tema: « Gesù
Cristo, pietra vivente » da 1 Pietro 2: 4-10.
Il pastore Deodato ha presentato il testo da un punto di vista
biblico-teologico indicando i numerosi riferimenti all’Antico Testamento in esso contenuti e sottolineandone due aspetti: è un
testo di rottura nei confronti
della mentalità di allora nel sostenere che il popolo di Dio non
coincide con Israele; la lettera di
Pietro è in armonia con la predicazione del sacerdozio universale come la si trova nel resto
del Nuovo Testamento.
La seconda parte è stata organizzata dal gruppo del Colletto e
l’assemblea si è suddivisa in
quattro gruppi di discussione:
1) significato di casa e di casa
spirituale come chiesa, 2) Cristo
come pietra d’inciampo e responsabilità dei credenti, 3) chiesa come comunità di pietre viventi, 4)
significato e ruolo socio-politico
della casa, oggi. I gruppi hanno
poi riferito in assemblea toccando le seguenti questioni:
— Chiesa, come casa o tempio
di Dio, ha per noi oggi un significato negativo o ambiguo, e rischia di essere inteso come luogo chiuso, freddo o immobile;
— per essere pietre viventi è
indispensabile accostarci a Gesù
Cristo risorto;
— Il rapporto con Lui, pietra
fondamentale, ci permette di essere « edificati » come comunità;
— il contesto politico, sociale
ed economico in cui ci troviamo
diventa di volta in volta luogo di testimonianza;
— al credente spetta il compito di andare contro corrente e
di essere « vivente » contro l’ingiustizia, la sopraffazione, la logica del potere;
— l’andare contro corrente deve essere una libera e consapevole scelta e non diventare uno
schema rigido, una istituzione.
La discussione non ha ovviamente esaurito gli argomenti.
Il prossimo incontro avrà luogo il 24/2, ore 20,40, presso la
chiesa valdese di Pinerolo.
^ Hanno collaborato a questo
^ numero: Domenico Abate,
Franco Bellion, Anna Bosio,
Franco Davite, Dino Gardiol,
Luigi Marchetti, Roberto
Peyrot, Katharina Rostagno,
Francesca Spano, Franco Taglierò.
BOUTIQUE
hot - dog
Esclusivista
” Fiorucci ”
Via Arnaud, 4
TORRE PELLICE
co: « Pace in terra agli uomini
di buona volontà ». Altri vedono
in questa partecipazione il pericolo che la buona volontà di alcuni sia strumentalizzata a fini
politici e perfino di interessi
stranieri.
Che dei nostri fratelli siano
mossi unicamente dal desiderio
di glorificare Dio camminando
sotto i labari dei partiti politici,
non vogliamo metterlo in dubbio, ma temiamo che questo intento venga dagli altri del tutto
ignorato, mentre l’annunzio della
salvezza delle anime e della giustificazione per fede non abbia
più quel posto centrale che troviamo nell’Evangelo.
Questi concetti fin qui esposti
concordano appieno con la recente dichiarazione della Chiesa Evangelica tedesca che:
« Ha reso pubblica una sua dichiarazione nella quale si afferma fra l’altro che né l’uso delle
armi nucleari né il loro rifiuto
possono garantire la pace e la
libertà ». « Le due scelte sono
aperte a un rischio grandissimo,
e non è facile dire qual è il maggiore ». Lo stesso si dica per la
via da seguire per giungere a una
riduzione degli armamenti. Le
vie concrete della pace non possono perciò essere poste come
una questione assoluta di « status confessionis », dove la fede
cristiana sta o cade. « La sopravvivenza fisica di questo mondo,
ner quanto importante, non deve essere confusa con i problemi
della fede o innalzata al livello
di un obbligo di confessare la
nostra fede » (Cit. da Nev - n. 3422 dicembre 1982, pag. 3).
E’ di frontè alla carenza che
certe manifestàizioni possono ingenerare che ci permettiamo di
attirare la vostra attenzione.
Con fraterni saluti
1 coordinatori della TEV
PRANZO
della 26“ Compagnia del Battaglione ’’PINEROLQ”. Si terrà alla Trattoria Alpina di
Bobbio Pellice Domenica 13
febbraio, alle ore 12,30. Prenotarsi entro venerdì 11, presso la stessa trattoria (telefono
92747). Sono invitati anche i
familiari.
REGIONE PIEMONTE
USSL N. 43 - Torre Pellice
Avviso pubblico
E’ indetto avviso pubblico
per il conferimento d'incarico
temporaneo, per la copertura
dei seguenti posti:
N. 1 POSTO DI AGGIUNTO,
N. 1 POSTO DI ARCHIVISTA
DATTILOGRAFO
Gli incarichi suddetti saranno conferiti fino all’espletamento del relativo pubblico
concorso e comunque per un
periodo non superiore a sei
mesi.
Gli interessati sono invitati
a presentare apposita domanda all’Ufficio Personale della
U.S.S.L. n. 43 - Piazza Muston
n. 3 - Torre Pellice - entro le
ore 12 del giorno 15/2/'83.
Per ogni altra informazione
rivolgersi all’Ufficio Personale
della U.S.Sl. N. 43 (telefono
0121/91514 - 91836).
IL PRESIDENTE
Prof. Coission Franca
i
J4
11
F
4 febbraio 1983
cronaca delle Valli li
LA VOCAZIONE
Mi inserisco nel discorso aperto sul
giornale circa il « lavoro nelle opere vaidesi » per comunicare alcune mie riflessioni che desidererei verificare con
altri sull’argomento della « vocazione ■>.
Una volta effettuata la mia scelta di
lasciare il mondo rassicurante della produzione per il mondo tutto da inventare della vita comunitaria, il concetto
che più spesso veniva fuori nei vari
colloqui affrontati era appunto quello
della « vocazione ».
Mi venivano attribuite improvvisamente, anche da persone che pure
conoscevo da un sacco di tempo, doti particolari quali una grande bontà, un
grande amore per gli altri, un gzande
coraggio,
lo mi vivevo discretamente male questa cosa perché non mi sentivo assolutamente diversa da prima! Non riuscivo ad identificarmi nel personaggio
che altri sembravano scoprire così repentinamente in me e non mi piaceva
essere etichettata in un ruolo che non
sentivo mio.
La mia scelta non era partita da lontano cioè dal-la pena più o meno profonda che potevano farmi i ragazzi del
Convitto di Pomaretto, ma era partita
da me: dalla mia esigenza di cercare
di costruire insieme ad altri, un’esperienza di vita comunitaria fondata sul
rispetto reciproco, sul riconoscimento
della personalità di ognuno (me compresa) e quindi dei suoi doni, delle sue
caratteristiche, dei suoi bisogni, del suo
ruolo, vale a dire, evangelicamente così come ce l'ha indicato Cristo (Matteo
20 - I Corinzi 13) e non già in modo
bigotto (faccio del bene e quindi sono
buono) 0 masochista (tanto più mi sacrifico, soffro, tanto più sono vicino a
Dio) a seconda delle frustrazioni.
Servire = Disponibilità verso gli altri. Disponibilità = Amore. Amore =
Coimprensione. Comprensione = Ricerca comune. Ricerca comune = Comune crescita.
Dove stava la straordinarietà della
mia scelta?.
Cosa davo io ohe non avrei ricevuto
in cambio?
Ho riflettuto a lungo su questo e
dopo un anno di vita comunitaria sono
giunta alla conclusione di rifiutare, e
questa volta con chiarezza, l'aureola
della vocazione così come mi era stata attribuita, per le seguenti ragioni:
— perché sono una persona « normale » con normali esigenze di affetto, di
sicurezza, con normali cedimenti per
stanchezza, scoraggiamento, non in grado quindi di vivere solo per gli altri;
— perché ho bisogno degli altri, della loro solidarietà, della loro debolezza
e della loro forza per vivere e crescere
con loro;
— perché non intendo farmi carico di
responsabilità non mie o meglio non
solo mie ma anche e ancora della comunità dei credenti nonostante la mia
scelta. Mi spiego meglio: il fatto che
alcuni di noi si rendono disponibili « a
tempo pieno » all'interno dei nostri servizi (ospedali, convitti, cose varie, ecc.)
non vuol dire che ne prendono possesso e che pertanto tutte le responsabilità devono ricadere su di loro, il servizio rimane sempre e comunque di proprietà della Chiesa e quindi della comunità dei credenti e così le responsabilità dei momenti felici e dei momenti
difficili.
La vocazione intesa in senso evangelico, non è sinonimo di delega da parte
degli uni e di assorbimento di potere
da parte degli altri ma è presa di coscienza di determinati valori evangeli
ci che non possiamo delegare ad un
nostro " rappresentante » e poi stare a
guardare se merita la fiducia che gli
abbiamo accordato.
Vocazione uguale presa di coscienza
vuol dire impegno in prima persona,
responsabilmente, avendo capito ohe i
problemi di uno sono i' problemi di tutti. Non è utopia, è evangelo.
Ed è in seguito a queste riflessioni
che ho affrontato il discorso sul ruolo
diaconale sentendomi sullo stesso piano (e non più buona, più coraggiosa,
ecc.) di una segretaria della Tavola,
per esempio o di una cuoca. Perché
anche quelli possono essere ruoli di
■■ tipo vocazionale », diversi certo, da
una parte ci sono macchine da scrivere, forni e friggitrici, dall'altra ci sono
ragazzi, ma tutti e tre i ruoli sono necessari ed utili: non ne possono esistere di serie A e di serie B, quando
sono portati avanti con lo stesso spirito. '
Anita Tron, Pomaretto
UN ESERCITO
DI VANDALI?
Gentile direttore,
desideriamo informare l'opinione pubblica circa un episodio avvenuto durante l'inverno in una borgata dell'alta Val
Germanasca.
Il giorno 20 gennaio 1983 un uomo
che d'estate abita la borgata Pomarat,
a quota 1191 metri sopra Ferrerò, è salito verso la sua casa nativa ed ha avuto la sorpresa di trovare tutte le porte
della borgata divelta; il poveretto sconcertato scese a valle ad avvertire tutti
i proprietari che ancora sentono -rispetto e nostalgia per le loro vecchie case.
Il giorno seguente sono saliti tutti alla
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borgata in compagnia dei carabinieri di
Ferrerò, avvertiti del deplorevole fatto.
I proprietari della borgata non possono accusare nessuno non avendo sorpreso sul fatto quella gente di valore
zero. Però gli interrogativi sono tanti:
la borgata ha subito due saccheggi nel
recente passato; nel secondo fu asportato dai ladri tutto il vasellame iri rame di 10 famiglie, ma ora non c’è più
niente all'infuori di alcuni attrezzi agricoli.
In questo caso però una cosa è certa: gli abitanti della borgata sottostante, Grangette, ormai quasi disabitata
ma con tanti cani da guardia, non hanno visto passare nessuno all'infuori di
un plotone di alpini II giorno 13 gennaio '83, che hanno chiesto ad una donna qual era la strada per recarsi alla
borgata Pomarat. Lassù sono rimasti fino al tardo pomeriggio, infatti dalla borgata sottostante ne hanno udito le voci
fino al tramonto. Però al ritorno hanno
seguito un'altra strada, passando fuori
dalla borgata. Che significato può avere tutto questo? Ci mancherebbe che
anche l’esercito si mettesse a saccheggiare la montagna?
Ma questo è già successo due anni
fa alla borgata Aibarea, nel vallone di
Riclaretto, che ebbe le case aperte
dagli alpini; è una cosa assai deplorevole e dev’essere di monito per tutti
i valligiani: sorvegliare le persone che
si aggirano per le borgate, in modo
particolare I plotoni di soldati mandati
In giro per la valle, come avvenuto il
13 gennaio al Pomarat.
Chiediamo inoltre l’attenzione degli
ufficiali nel rendersi responsabili dei
loro militari in giro per la valle; sperando che anche gli amministratori regionali, provinciali e comunali si occupino di questo problema.
In breve, il danno subito nella borgata Pomarat è di 21 porte sfondate, 22
serrature frantumate ed un’altra porta
messa a brandelli perché non è stato
possibile aprirla; futto questo per doi
andarsene a mani vuote o quasi perché
nelle case non c'è più niente: soltanto
che la gente le tiene chiuse perché non
siano invase dalle intemperie e soprattutto dai forti venti.
Anche se le case valgono poco, sono però servité a far numero per il
censimento delle abitazioni, tanto che
il comune ha fatto attaccare le targhette col numero civico e le ha fatte pagare ai proprietari.
Un cordiale saluto
per i proprietari della borgata
Carlo Ferrerò, Pomaretto
IL LINGUAGGIO
DIFFICILE
Caro signor Monnet,
a proposito della sua lettera, pubblicata sul numero del 14 gennaio, devo
confessare che anch'io rinunzio alla lettura di alcuni articoli e ne leggo altri
solo per affetto verso i fratelli che hanno fatto la fatica di scriverli, non per
vero interesse.
Ma non credo che gli argomenti in sé
siano difficili o noiosi, e neppure che
la gente faccia apposta a scrivere così: non se ne accorge perché è abituata a quel linguaggio (o forse, almeno
qualche volta, perché ha dimenticato o
non ha mai saputo come parliamo noi).
Succede così quasi dappertutto: le
spiegazioni per la denuncia dei redditi
sono state scritte, immagino, per aiutarci a capire come dobbiamo farla, ma
ogni anno io devo cercare qualcuno
che me le traduca; l’ultima volta che
sono andata all’ospedale per alcune
analisi, ho dovuto fare la coda due
volte, perché dal foglietto del dottore
non avevo capito che per l'esame del
sangue dovevo portare anche il campione di urina. Per tutti loro era evidente, per me no.
Perfino sulle scatole del dentifricio
o degli spaghetti, l'elenco della roba
con cui sono fatti è spesso misterioso.
Anche il sale da cucina diventa cloruro
di sodio con tracce di ioduro sodico: sarà più esatto, ma non è certo più chiaro. E allora? Se vogliamo davvero aiutare le persone che scrivono per noi
a farsi capire meglio, invece di limitarci a protestare, come facciamo ogni
tanto, che II giornale è difficile, cerchiamo di spiegare dove sono le difficoltà.
Per conto mio, incoraggiata dalla sua
lettera, ho deciso che la prossima domenica pomeriggio proverò a leggere
l’Eco dalla prima all'ultima riga, segnando tutti i pezzi e le parole che non capisco bene. Chissà che cosa ne verrà
fuori?
Cordialmente
magna Linota
RINGRAZIAMENTO
' Il frateUo e le sorelle del compianjo
Edilio Paschetto
ringraziano i, cugini, cugine, i vicim
di casa, i pastori Toum e Ayassot e le
gentili persone che con la loro presenza
hanno preso parte al loro dolore. Si
ringraziano i medici e il personale dell’ospedale Civile AgneUd.
Prarostino, 22 gennaio 1983
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Renato Peyrot
ringraziano tutti coloro che con scritti
e presenza hanno preso parte al loro
dolore. Un grazie particolare al professor Cennamo e al personale infermieristico dell’Ospedale S. Luigi di Torino, d professore Martina e al personale infermieristico dell’ ospedale E.
Agnelli di Pinerolo, al Pastore Deodato di Pinerolo e al pastore Ribet di
Perrero.
Ferrerò, 28 gennaio 1983
' RINGRAZIAMENTO
« Il Signore fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorna
dei morti e ne fa risalire »
(I Sam. 1: 6)
E’ morto nel Signore
Alberto Barus
I familiari ringnaràano il personale
deU’Asilo di S. Germano, qneUo dell’Ospedale di Pomaretto e quanti altri
hanno espresso m vario modo la propria simpatia cristiana.
Villasecca, 13 gennaio 1983.
RINGRAZIAMENTO
I familiari deUa diletta
Lidia Arimondi in Anziani
commossi e riconoscenti, ringraziano di
cuore la Tavola Vdidese, il Comitato
Permanente deU’O.P.C.E.M.I., la Direzione di Casa Materna, le comunità
metodiste di Genova Sestri, Alessandria, .Bassi^àna, Cremona e Piacenza,
la comunità valdese ed il Consiglio dei
pastori di Genova, la comunità valdese di Sampierdarena e tutti coloro ohe
con la presenza e le affettuose parole
hanno manifestato la propria solidarietà cristiana nella dolorosa circostanza
' della dipartita deUa loro cara Lidia.
Genova, 20 gennaio 1983
USL 42 - VALLI
CHI80NE-GERMANA8CA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 6 FEBBRAIO 1983
Perosa Argentina: FARMACIA Dott.
BAGLIANI - Piazza Marconi 6 Tei. 81261.
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USL 44- PI NÉROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USL 43- VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese) .
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 6 FEBBRAIO 1983
Luserna S. Giovanni: FARMACIA
SAVELLONI - Vìa F. Blando 4 - Luserna Alta - Tel. 90223.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.288.
12
12 uomo e società
4 febbraio 1983
DOCUMENTO FINALE DEL CAMPO INVERNALE DI ECUMENE
Il rapporto tra Nord e Sud
MEDIO ORIENTE
1. Il Campo invernale di Ecumene (26 dicembre 1982 - 2 gennaio 1983) ha dibattuto il problema del rapporto tra Nord e Sud
del mondo, cioè la contraddizione tra paesi sviluppati e paesi sottosviluppati, e fra aree di
diverso sviluppo all’interno di
uno stesso paese.
I circa 70 partecipanti, provenienti da diverse regioni, hanno
affrontato vari aspetti ed implicazioni del problema;
— la relazione di Gian Giacomo
Migone ha analizzato la connessione fra la questione dei
rapporti est-ovest e i rapporti nord-sud;
— la relazione di Giulio Querini
ha aiutato al chiarimento del
concetto di sviluppo;
— la relazione di Giorgio Cortellessa ha esaminato i possibili modelli di sviluppo dei
paesi sottosviluppati, e le risposte che a tali problemi
vengono date dai paesi sviluppati ;
— Stefano Crescenzi ha illustrato il lavoro svolto dal Dipartimento Cooperazione e Sviluppo del Ministero degli
Esteri;
— Salvatore Ricciardi e Emidio
Campi hanno presentato la
concezione biblica della giustizia e i compiti che ne derivano per le chiese;
— sono seguite alcune comunicazioni sulla Bolivia (E. Pavoni) e su alcimi aspetti specifici di politica economica
(D. Archibugi).
Mai COSÌ distanti
2. E’ apparso evidente come
non sia stata mai così grande la
distanza che separa i paesi cosiddetti « a basso reddito » e le
.minoranze abbienti del pianeta.
E’ sbagliato pensare che i primi
non abbiano nulla a che vedere
con le altre. Anzi si può affermare senza incertezze che l’opulenza di alcuni si alimenta in gran
parte della situazione di miseria
di molti. Le contraddizioni e le
tensioni che si producono sono
divenute laceranti.
II tipo di «crescita economica», particolarmente negli ultimi due decenni (1960-1980), è stato tale che ha istituzionalizzato
l’ingiustizia, perché ha dato ad
• L'Eco delle Valli Valdesi •: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Gomitate di Redazione: Franco
Becchino, Mario F. Berutti, Franco
Carri, Dino Ciesch, Niso De Miche
lis, Giorgio GardioI, Marcella Gay
Adriano Longo, Aurelio Penna, Jean
Jacques Peyronel, Roberto Peyrot
Giuseppe Platone, Marco Rostan
Mirella Scorsonelli, Liliana Vigliel
mo.
Editore: AlP, Associazione informazione Protestante - Via Pio V, 15
- 10125 Torino.
Direttore Rasponsabiie:
FRANCO GiAMPiCCOLi
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« L'Eco delle Valli - La Luce ».
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luglio (semestrale).
Redazione Valli: Via Arnaud. 25 10066 Torre Pelllce.
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Intestato a « La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pelllce (Torino)
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una piccola parte della popolazione della terra (non più del
20%) un benessere inimmaginabile appena xma generazione fa,
mentre molti altri sembrano
condannati a vivere nella miseria.
E’ un tipo di crescita economica per la quale non si è esitato ad investire somme enormi
nello sviluppo del complesso industriale-militare, che fondamentalmente aiuta coloro che, in posti di potere, consolidano la loro
posizione privilegiata. E’ un tipo
di crescita che non offre alle masse la possibilità di partecipazione ma anzi le esclude da essa.
3. Il Campo ha discusso i modelli dei sistemi sociali ed economici che vengono proposti ai
paesi in via di sviluppo. La discussione ha reso evidente che
non si può avere una meccanica
trasposizione di questi modelli,
sia che si richiamino a un principio collettivistico (socialismo
reale), sia che si richiamino ad
una economia di mercato (capitalismo).
Il Campo ha preso chiara posizione sul fatto che un progetto socialista in grado di rispondere alle grandi domande di rinnovamento democratico e ai bisogni di pace dell’umanità, è l’unico proponibile per il mondo e
quindi per i paesi in via di sviluppo.
Il Campo si è espresso criticamente nei confronti di ipotesi
che propongono un recupero romantico di una economia « domestica », lo smantellamento delle grandi unità produttive, in
una visione pre-industriale dello
sviluppo. A suo avviso, va sostenuta invece la ricerca di un tipo
di sviluppo che valorizzi molto
l’elemento della partecipazione
democratica diretta ; che non
concepisca lo sviluppo in termini unicamente settoriali, ma miri
ad un profondo intreccio tra settori produttivi tradizionali (agricoltura, industria) con scienza
e tecnologia (tenendo conto che
nei prossimi anni questa assumerà Un ruolo sempre più determinante), con le tradizioni culturali locali, con la domanda di
protagonismo civile e culturale.
Il significato biblico
della giustizia
4. Il Campo si è soffermato ad
analizzare il significato biblico
della giustizia, che indica più
che una qualità o uno stato, e
quindi non può essere racchiusa
in una sola formula ma comprende aspetti amplissimi; è anzitutto pace, cioè promessa di
una vita che può svilupparsi liberamente e in cui tutti cooperano al bene comune; ma è anche salvezza/liberazione, cioè il
restituire il posto che compete,
la piena dignità umana a tutti
coloro che ne sono esclusi; è anche benignità, cioè quell’atteggiamento di lealtà verso gli altri
che si esprime nel far crescere
i doni e le capacità di tutti; è
verità, cioè l’essere autentici nei
rapporti con gli altri ed essere
disponibili ad entrare in un dialogo da vita a vita, vigilando rigorosamente, ad esempio, anche
su ogni possibile insorgere di
manifestazioni di razzismo sia
pure inconsapevole. Questo «evangelo della giustizia » non si
riferisce solo al miglioramento
delle cose esistenti, ma ad un
nuovo fondamento dell’esistente,
in cui l’attuale assetto del potere è radicalmente messo in crisi.
Educazione
allo sviluppo
5. Nell’insieme l’opinione pubblica dei paesi industrializzati è
largamente indifferente ai pro
blemi del terzo mondo. La gran
parte degli abitanti dei paesi industrializzati vede il terzo mondo attraverso due prismi deformanti; le secche astrazioni dei
fuMionari internazionali, e il
« vissuto » e/o il « caritativo » di
quelli che sono stati li. I primi
avvolgono la realtà dell’ingiustizia sociale nella rete delle statistiche, gli altri in Quella dei sentimenti e dei pregiudizi.
Per questo si pone dunque la
necessità di una educazione allo
sviluppo che eviti questi due atteggiamenti. Questo dovrebbe essere il compito di partiti, organizzazioni sindacali, organismi
istituzionali. Ma anche le chiese
hanno un compito importante da
svolgere data la loro stessa natura. Tale compito è di prendere anzitutto coscienza esse stesse e aiutare poi gli altri a prendere coscienza dei meccanismi
dello sfruttamento del terzo mondo, e quindi avere la chiarezza
necessaria ad individuare obiettivi qualificanti per rompere le
radici storiche e strutturali dell’ingiustizia.
Si tratta, in sostanza, di spostare il baricentro della testimonianza cristiana dall’aspetto assistenziale-caritativo a iniziative
che si facciano carico di contestare l’attuale assetto di potere,
che liberino da una dipendenza
secolare e conducano ad una
reale autonomia.
Gli addetti alla cultura scientifica debbono rinunciare al proprio paradiso monopolistico e
promuovere la partecipazione
piena, totale di ogni paese alla
preparazione di tecnici che siano pienamente consapevoli e responsabili del progresso scientifico. Ciò presuppone una « rivoluzione culturale » nell’ambito di
chi fa scienza e tecnologia.
E’ anche indispensabile pensare ad un radicale mutamento dello stile di vita dei paesi sviluppati, nel senso di una maggiore
sobrietà che non vuol dire abbassamento della qualità della
vita, ma ripristino di una dignità che resta soffocata in un sistema di spreco e di culto del
superfluo.
6. Il Campo, riconoscendo che
i credenti possano anch’essi assumersi concretamente tale compito, raccomanda al Comitato di
Ecumene la costituzione di una
commissione di lavoro sul problema, che studi fra l’altro la
possibilità di avvalersi delle disposizioni di legge vigenti (Legge del 1971 sul servizio civile all’estero e Legge n. 38/1979 sulla
cooperazione e lo sviluppo), e
che riproponga periodicamente
all’attenzione delle chiese e di
quanti sono interessati al problema ciò che si sarà riusciti a
fare in questo settore.
La tragica odissea
-S
dei paiestinesi
Qualche tempo fa (Eco/Luce
del 22 ott. 1982) abbiamo presentato ai lettori un rapporto del
Centro di informazione per la difesa delle popolazioni civili e dei
prigionieri, deportati e scomparsi palestinesi e libanesi. Questo Centro, nei mesi di dicembre e gennaio scorsi, ha diramato altre notizie su situazioni che
permangono drammatiche e danno una seppur pallida idea del
calvario di tanti esseri umani.
Da questi ulteriori rapporti risulta che purtroppo molti medici ed altri componenti della Mezzaluna palestinese (una sorta di
Croce Rossa) sono stati arrestati, picchiati e bastonati ferocemente dalie truppe israeliane durante l’occupazione del sud del
Libano. Da medici stranieri —
prima arrestati e poi rilasciati —
si è appreso che le suddette persone restano private di ogni cura e sono tuttora chiuse nel campo di concentramento di Ansar
SETTIMANA
DELLA LIBERTA’
La pagina 5 di questo numero
riproduce il testo elaborato per conto della Tavola valdese per la settimana della libertà (13-20 febbraio)
con l’aggiunta di un ritratto di Lutero di Luca Cranach. Quest'anno la
stampa del manifesto è stata demandata ai singoli circuiti. L’Eco-Luce lo
riproduce formato locandina e lo offre alle chiese che vogliano esporlo
nei propri locali, in negozi, scuole
ecc. Stampato su carta più consistente, in colore, è a disposizione
al prezzo di L. 2.000 per 5 copie
inclusa spedizione. Supplemento extra per espresso (specificare nell’ordine). Sconti da concordare per
un maggior numero di copie. Ordinazioni per telefono (011/655.278)
possibilmente entro domenica 6.
(.Libano) con altri 10 mila prigionieri palestinesi e libanesi.
Intanto la tragica odissea dei
prigionieri continua; 14 palestinesi sono stati torturati a morte
nella prigione di Gialameh, vicino a Haifà, e almeno 20 altri
hanno subito lesioni permanenti del sistema nervoso sotto la
tortura e per essere costretti ad
assistere all'uccisione dei loro
compagni, mentre migliaia di
prigionieri presi nel Libano sono
scomparsi senza lasciare traccia
e si teme che siano stati liquidati, secondo una denuncia circostanziata presentata al Parlamento israeliano da un deputato.
Altre migliaia di prigionieri palestinesi (civili al 90 per cento e
di età fra i 15 e gli 80 anni) sono
stati deportati in campi di concentramento appositamente allestiti all’interno di Israele, in flagrante violazione delle (Convenzioni di Ginevra, che vietano rigorosamente- il trasferimento di
persone catturate in territorio
occupato nel territorio della potenza occupante. In alcuni di
questi campi i prigionieri sono
tenuti in tende, esposti, senza alcun mezzo di riscaldamento, alle piogge ed al freddo intenso,
rnal. nutriti e privati di cure mediche adeguate, e sottoposti a
costanti aggressioni ed umiliazioni. Purtroppo — sottolinea il
rapporto — la Croce Rossa internazionale non ha accesso alle
prigioni in Israele, né sembra
faccia alcuno sforzo per scoprire i fatti e denunciare i massacri e le torture, o anche solo per
tentare di ottenere un elenco
completo dei prigionieri.
Anche molte donne -palestinesi e libanesi sono state arrestate nel corso dei mesi passati.
Una di esse, responsabile dei servizi sociali femminili in un campo profughi, dopo essere stata
arrestata, è stata successivamente incarcerata in una prigione
israeliana a Ramle. Questa donna lavorava per conto di un’associaziòne libanese di soccorso
ai profugjii palestinesi che fornisce alle donne lavori manuali
e organizza asili nido per i bimbi.
La presenza di queste numerose donne in prigioni israeliane è
stata formalmente denunciata alla Corte Suprema di Gerusalemme ed alla stampa locale — che
si occupa ampiamente del fatto
— dall’avvocatessa Felicia Langer, israeliana, anche per iniziativa di questo Centro. Per il momento afl’avvocato è stato negato il permesso di visitare una
di queste prigioniere contro la
quale non è stata sollevata accusa alcuna né al momento del suo
sequestro né dopo, e questo con
la motivazione che « ai palestinesi arrestati in Libano non spetta né la difesa legale né il permesso di ricevere visite ».
L’avvocato Langer, dopo aver
presentato un babeas corpus alla Corte Suprema (in forza del
quale l’imputato deve conoscere
la causa dell’arresto e deve essere tradotto davanti al competente magistrato, ndr), ha sottolineato che la negazione del permesso di visitare la detenuta rafforza i fondati sospetti che i servizi di sicurezza israeliani « hanno qualcosa da nascondere » ovvero che alle prigioniere siano
stati inflitti gravi maltrattamenti. Anche un prete che era andato al comando israeliano per visitare una prigioniera è stato
brutalmente invitato a « non immischiarsi e andarsene ».
r. p.
Doni Eco - Luce
DONI DI L. 2.0D0
Campobasso: Palladino Giovanni —
Noie: Bonjour Davide — San Germano
Chisone: Beux Emilio, Long Mary e
Anita, PIreddu Olga, Bounous Ugo, Bounous Giovanni, Fornerone Franco, Beux
Ersilio, Rostan Livietta, Long Jahier Elena — Salò: Kirgis Ida — Inverso Rinasca: Chambon Leontina, Pons Irma,
Costantino Emma, Beux Enrichetta, Corsani Paolo — Verona: Filippi Elsa, Senesi Nella — Pomaretto: Peyret Alina —
Cerignola; Campanelli Silvio — Porosa
Arg.: Ribet Giosuè — Coazze: Mattone
Elvidio, Ruffino Bianca, Ruffino Linda,
Rosa Brusio Lidia, Boero Alba Nella,
Rosa Brusio Guido — Padova: Bianchetto Amelia, Presciutti Yvette, Tandello
Renata — Villar Pellice: Giaime Fiorella — Ravenna: Barlera Tina — Venezia: Terenzio Giuseppe, Fortunato Eunl
ce, Zecchin Irma — Palermo: Calderone
Giuseppe — Marañóla: Camellini Fernando —- Forni di Sotto: De Luca Angelica — Riclaretto: Malanot Grill Melania, Peyronel Letizia — Terranuova
Bracciolini: Carunchio Maria Vittoria —
S. Giacomo degli Schiavoni: Di Toro
Esterina — Verbania: Fam. Tamassia —
Azzano S. Paolo: Eynard Alessandro —
Bordighera: Pensato Olga — Bricherasio: Pons Mauro — Cantalupa: Travers
Fiordalisa — Satania: Panascia Ettore
— Creva: Grassi Gesuina — Como:
Minotti Rossi Edmea — Felónica: Zancuoghi Ondina — Guglionesii Carunchio
Paolo Franklin — Genova: Cavo Roberto, Solarino Saro, Twinn Simeoni Sandra, Zotta Piero, Grill Pierino, Alimonda Rita, Ayassot Anita, Cionini Jenny:
Conte Enrichetta, Giambarresi Gi^nr|(¡'
Mastrorilli Nunzia, Mpiinari Alice, Roar-'^
sini Evelina — Madonna di Tirano: Scopacasa Franco — Milano: Scuratti Valentino, Starano Francesco, Griot Angela — Perosa Arg.: Pons Marcello, Castagna Silvio, Chambon Lina, Charrier
Elvina, Peyrot Guido, Micol Edwin, Breuza Oreste, Bounous Eugenia — Leumann: Jardella Lidia — Massello: Micol Eugenia — La Spezia: Forma Giancarlo — Ferrerò: Bert Giovanni, Barus
Alberto — Pisa: Barsotti Giorgio, Gavazza Samuele — Prarostino: Forneron
Jolanda — Torino: D'Ursi Daniele, Monaco Michele, Olivieri Enrico, Mariottì
Enri'co, Proietti Irene, Burlone Mansueto, Pons Enrichetta, Beux Clemente,
Bert Viola, Vinay Alessandro, Somma
Gilda, Pastore Luisa, Martina Antonio,
Papurello Luciana, Riposio Sergio, Giglio Luigi, Jouvenal Roberto — Pomaretto: Genre Vera, Peyronel Olga, Grill
Onorato, Pastre Ermanno, Peyrot Ribet
Elena, Ribet Ernesto, Genre Germana,^
r6a,lma Enrico, Meytre Ettore, Zanella
Laura.