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LA BUONA NOVELLA
GIOUNALE DELLA EVANGEÊIZZAZIONE ITALIANA
Si distribuisce oyui Venerdì. — Per cadun Numero ceutesimi 10. — Per caduua linea d’iuserzioue ceiilesimi 20.
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A Gcnu^a, alla C'n|ipella ValdpNO. mura di S. Cliiai i.
Nelle provincie, presso tuui gl» i'/pni poslali per mc/zodi ViKjlidfChe dovranno esfcure itiviati’
fraina al Diretture della Bi o.na Novella e non altrimenti.
All’estero, ai scguenli indirizzi: Losniu, dai sigg. Ninsbelt e C. librai, ‘ii Ueruei-s-atieMi
Parigi^ dallalibreriaC. Meyrucis, rue Trondict, 2; Nimes dui nig. Pcyrol-Tlnel librmo; Liboe;
dai Rigg. I)t*ni8 el Pelit Pierre librai, rue Neuve, i»; Gì.^e\ra, dal sig. K. Heroud libraio
Losanna, dal sig. IMafonudnc libraio.
ISoniiiiar£o.
Appendice: Cciuii storici sulla riforn!a in Italia nel secolo XVl. — Nuove persecuzioni per motivo di
religione. — Una santa obliata. — Le conseguenze d'un primo peccato. — La povertà
eroica dei Gesuiti. — Notizie : Genova - Lombardo-Veneto - Spagna - Stati austriaci.
NUOVI IMPRIGIONATI
PER MOTIVO DI UKLKilOMi
Traduciamo dal giornale inglese The Christian Times il seguente articolo, che interesserà senza dubbio, e farà seriamente riflettere
tutti quelli che vorranno leggerlo.
« Nei tempi anteriori al Concilio Niceiio, nei
tempi dei martiri, quando non esis? 'vauo ancora dei patroni imperiali che fomentassero, o
adir meglio, che corrompessero il cristiane•stmo; quando la fede del Signore e Salvator
noslro era anzi riputata una maìefica mpersliziotie, i Cristiani ascrivevano ad onore il patire
le persecuzioni, ed il fedele iMjrseguitalo si
chiamava un confessore dal momento della sua
fuga 0 della sua prigionia, e riceveva ogui ragione di amorevoli e riverenti dimostrazioni da
coloro che dividevano con lui la stessa fede, e
come lui aspettavano la stessa sanguinosa corona. Lo scandalo della croce si considerava in
quei tempi eroici come una gloria luminosa,
e le angoscie della morte che se ne aspettava Qo non facevano che vivificare il coraggio
delle vittime, le quali accorrevano intorno agli
altari ond’esservi offerte in sacrifizio per la testimonianza c l'incremento dolla loro fede. —
APPENDICE
CENNI STORICI
DELLA RIFORMA IN ITALIA
NEL SECOLO XVl.
XXlX.
11 governo di Napoli,dopo che la ruuiana curia
ebbegli attraversalo il disegno di fondare un tribunale inquisitorio, simile a quello di Spagna,
nou vivea con essa in buoni leiiniui; ma concordi nell’idea di esterminare gli eretici, lo furono altresi nei mezzi; ed ecco inaugurata, sulle
^ E cosi grandissima era cotesta fede, che di
gran lunga sovrasta ai poveri concepimenti di
questi agevoli tempi, no’ quali è concesso ad
ogni inglese di passare alternativamente a suo
talento daH'incredulità alla religione, nei quali
noi possiamo secondare a capriccio i gusti, gli
umori, le inclinazioni, le passioni o le fantasie, e adottare liberamente qualunque opinione
di dottrina, o qualsivoglia stravaganza di culto.
Ma la schietta semplicità di quei primitivi confessori non 6 però spenta ancora del tutto in
questo mondo. L’Italia (o in questa denominazione comprendiamo tutto le provincie circondale dalle Alpi, e quelle bagnate dall'Adriatico
e dal Mediterraneo), l'Italia cioò subalpina e
peninsulare ci fornisce di nuovo degli esempi
di quei patimenti sublimi, e ci prova cho lo
spinto di Cristo e lo spirito del paganesimo si
risvegliarono oggi a lottare insieme come ai
I tempi di Nerone e di Üiocl'ziano. A suscitare
I un'eguale moltitudine di confessori e fors’ancò
di martiri, sembra che pili altro non manchino
che pochi predicatori ardimentosi e polenti. Se
avvi dunque cosa alcuna che valga a temperare
il nostro dolore, e a tramutarlo anzi in allegrezza, quando sentiamo a parlare delle sofferenze doi cristiani, ch# gemono sotto l’oppressione del moderno paganismo italiano, ella si
ù l’evidenza, che quelli e queslo ci porgono
dell'esser ora ricominciali i tempi apostolici, i
tempi de’ confessori e de’ martiri.
« Il nostro corrispondente di Firenze ci racconta degli avvenimenti che giustificano le nostre asserzioni, tanlo più che uoi abbiamo sotto
gli occhi dei documenti ufficiali su cui appoggiarle. E prigioniero in quella città un cristiano,
un tal Giovan Battista Kuggeri, giovaue di 28
anni, calzolaio di professione, ed uno diquella
rive del Sebeto, la persecuxicne di eui gli emissarii papali eran l'anima, sbraccio isatelliti del
viceré. Anabattisti, ariani, protestanti puri, cattolici ondeggi:inti o di dubbia fede furon tutti
messi in uu fascia ; e di essi alcuni gettati in
prigione, altri strascinati a Homa per subirvi la
pruova del fuoco, altri espulsi dal regno, e spogliati de’loro beni, ed altri infine costretti a
disdire la Uiforma e giurare obbedienza alle
dottrine di lìoma. In pochissimo lempo la Chiesa
evangelica di Napoli fu distrutta e sulle sue rovine si assise il terrore, principale apostolo della
Chiesa cattolica.
Ma le iilrocitii commesse in Colabria, sorpassarono ogui limite. Contro le Colonie Valdesi,
che avean fallo rinascere la fertilità e la ricchezza
media classe della società toscana, che cosi
cste.samente ha salutato l'avvenimento della
verità. Sono gl’ inquisitori medesimi che ci
raccontano la sloria del Ruggieri, c che ce la
raccontano compendiandola cos'i chiarainenle,
che noi, a dir vero, non avremmo saputo nè
potuto far meglio. l>a essa si raccoglie , che
questo giovane, avendo apertamente abbandonato il prevalente paganesimo in cui nacque,
abbracciò la religione evangelica, unifnnnando
l/li alti della uua zita ai /irecelti della medeniiiui: — la quale altissima commi-ndazione è
superiore uella mento nostra a qualunque elogio possibile, il Uuggeri uon si nascondeva,
non si piegava a Umidi comproines.si, ma confessando schiettamente la sua conversione, avea
acquistato voco di protestimte zelantissimo. Davanti alla gente, ed anche iu sulle pubbliche
piazze non gl’imporiava di farsi vedere con ia
mono la Bibbia o delle opere religiose, cho andava leggendo in silenzio a propria edificazione, ovvero, se richiesto, ad alla voce, per
quella degli altri ; non curandosi di sapere se
la sacra Congregazione dell’indice ave.sse o no
onorati quel libri, annoverandoli in quel suo
Catalogo, dove essa ha raccolto i piìi bei fiori
della letteratura morale, politica e religiosa si
dei nostri, come dei tempi passati. Nè pare
che gli bastasse di leggere i libri de’ protestanti; ma si abbandonava sovente a conversare e discutere con quelle persone che amavano di ascoltarlo, facendo mostra di un tal
fervore spirituale, di convincimento e zelo religioso cosi profondi da agire potentemente
sopra di quelle, l suoi persecutori ricordano
che « ogni volla che egli ebbe l’opportunità di
« contradire o screditare (con altrui scandalo)
« la fede cattolica, impugnò piìi specialmente
in quelle contrade, furono inviati einissarii fanatici e crudeli. Ad essi, poiché gli artifizii e gli
inganni riusciron vani, prestarono mano forte i
soldali spagnuoli, e nel breve giro di sei mesi fu
compiuto l’esterminio di 4,000 onesti e laboriosi
coloni, che perirono in gran parte di ferro, di
fame, di tortura e d’ambascia. Messi neU’alternativa o di fare adesione al cullo romano o lasciare il paese, moltissimi appigliaronsi a quest’ultimo parlilo, cercando ricovero nei boschi e
sulle montagne. Né quivi ebbero pace, l satelliti
del governo, aizzali da quelli del papa, andavano a caccia di essi, come di belve, e della loro
legittima difesa facevano aspra vendetta con codarde rappresaglie sopra le donne, i fanciulli c
i tardi parenti di quei miseri. Per ingrossare le
2
« la consustanziazione del Yerbo, la verginità
* della Madonna, l’infallibilità del papa come
« capo della Chiesa cattolica , il sacramento
« della Penitenza, la necessità di un gastigo
€ espiatorio in questo mondo e nell’altro, e
« l’autorità della Chiesa in comandare il celi« bato de’ preti, le vigilie, i digiuni ed altre
« cose siffatte ».
Per queste ragioni dunque, la mattina del
4 gennaio 1855, mentre il Ruggieri usciva fuor
dalla sua terra di San Piero in Bagno, fu arrestato, ed oltre alla Bibbia, gli furono trovati
indosso dfci libretti che trattavano di materie
religiose iu un senso contrario ai precetti della
Chiesa cattolica. Egli, senza dubbio, non avrà
ignorato la storia dei tanti suoi fratelli perseguitati , e a lui dovevano esser presenti gli
orrori del carcere ; « ma (continua l’atto di ac« cusa) lungi dal negare che professava da
« qualche tempo la religione evangelica, egli
« ha fatto al contrario una professione solenne
« della medesima; e, quantunque perseverasse
« nel voler giustificare la sua propria fede, proli testava d’altra parte di non aver cercato di
« far proseliti, negando di aver letto sponta« neamentc ad altre persone dei libri, o emesse
« delle proposizioni contrarie alla religione
« dello Stato; e dichiarando che se alcuna volta
« fu indotto a far ciò, lo fece ad altrui richie« sta e mosso da ragioni diverse ».
Il Buggeri dunque, per delitto d’eresia,
delitto preveduto dall’art. 137 del Codice criminale toscano, fu imprigionato, mandato poi
a Firenze, e quivi sottoposto a formale inquitiizione, convinto e condannato, supponiamo
che subi.sca in quelle carceri la sua pena. La
sua colpa consiste nell’avere offeso la religione
ufficiale, perchè in Toscana, come iu molti altri Sfati del Continente, il vuoto lasciato dall’abolito tribunale del Santo Ufficio fu riempito
coll’incorporare nel Codice dello Stato le leggi
di quella istituzione.
Ma stupirà il mondo religioso sapendo che
queste leggi non furono dismesse, nemmeno
nella stessa Sardegna, perchò il il di maggio
la città di Chambéry fu funestata e profondamente commossa (la qual commozione pensiamo che si sia propagata a quest’ora in lutto
il regno) da un processo per bkstkm.hia, intentato dalla Corte di Appello della Savoia, la
quale, dopo avere deliberato per ben un’ora,
file dei persecutori, fu bandita a Napoli una crociata, promesso il perdono ai nialfaltpri, allettata colla speranza di saccheggi e guiderdoni
la gente più trista , la quale partiva benedetta
e carica d’indulgenze, e a guisa d’una banda
d’assassini, senz’ordine e senza disciplina, davasi in preda a tutte le scelleraggiiii ; non fu
quella uno guerra, ma, come dicano scriltori
cattolici, un vero lìiàceiìo. Lo donne valdesi oltraggiate in ogni modo e torturate a centinaia
sicché non poche fra esse soccombevano sotto i
colpi; i teneri fanciulli strappati dulie braccia
delle madri e barbaramente percossi; uomini
canuti flagellati a nudo; padri di famiglia sottoposti a orrendi strazii, e tutto ciò per costrinjjere gli altri, collo spavento, ad abbracciare il
e a porte chiuse, proferì sentenza contro un
tal Jaquot [Giuseppe), di anni quarantanove,
maestro di scuola a Chévrier, imprigionato il
5 di aprile dietro imputazione di bestemmie
contro la Vergine Maria.
Questo Jaquel aveva letti» nel Vangelo di san
Matteo che i Nazareni, presi da meraviglia per
la sapienza e per le pot6rit» Òperazfo'ni di Gesù,
si eran domandato cosi fra loro : « Non è co« stui il figlio del legnaiuolo? Sua madre non
<i si chiama ella Maria? Jose, Simon e Giuda
« i suoi fratelli ? e non sono tutte le sue sorelle
«appresso di noi?» (Matt. 13, 55, 56). Da
que.stopasso scritturale egli venne naturalmente concludendo che Maria, come tutte le
altre donno, non fosse rimasta dal partorir dei
figliuoli, anche dopo, che, come nessuna donna, ebbe partorito, essendo vergine, il nostro
Signore. Vi erano dei testimoni che lo sentirono emettere cotesta sua opinione, contro della
quale si sono applicati due articoli del Codice
penale sardo, uno dei quali ordina la pena del
carcere con lavoro forzato a chiunque bestemmi! od ingiurii il Santo nome di Dio, della
Santissima Vergine e dei Santi. Illuminali da
questi articoli, quei sapienti giudici han sentenziato l’imprudente pedagogo a sei mesi di
prigione, alle spese del processo, oltre ad una
rabbuffa che gli sarà inflitta in pubblico da un
magistrato ad hoc nominato.
Noi non ci curiamo di esaminare se il Jaquel
esprimesse la sua opinione da burla, sul serio, 0 con indifferenza ; noi non impugneremo
quella improprietà di confondere il nome dell’Altissimo Iddio con quelli della Madonna e
dei Santi ; ma deploreremo sinceramente che
il Codice criminale della Sardegna sia tuttora
sfigurato da articoli di questa natura; articoli
che i preti possono ad ogni momento invocare
per chiuder la bocca della pubblica opinione, e
.costringerla a non intervenire nelle loro faccende religiose. L’opinione poi del maestro di
scuola di Chévrier è opposta non solo alla fede
che ha la Chiesa romana sulla verginità perpetua di Maria , ma sopratutto ò contraria al
nuovo domma deU’immacolata Concezione; imperocché Maria non dissomiglierebbe essenzialmente dalle figliuole d’Eva se fosse divenuta
madre d’altri figliuoli di Giuseppe, oltre a (/esù,
nò piìi avrebbe potuto nascere senza gli attributi deU’umanità. Cosi dunque sotto il governo
cattolicismo. Cbiedevan pace quei miseri, chiedevano misericordia anche a patto di lasciate
per sempre le lerre fecondate del loro sudore,
e persino le case e le loro masserizie; ma volevasi il loro sangue, era decretato il loro eslerminio, per conseguenza fu ad essi chiusa ogni
via. Nelle loro abitazioni entrò il ferro, il fuoco,
la rapina ; i loro pastori vennero massacrati o
fatti prigionieri, e fra questi il mansueto Pascale di Piemonte, tradotto a Uoma e dannato
all’estremo supplizio. A Santo-Xisto, alla Guardia,
a Montalto, a Sant’Agata, si fecero orrende stragi;
uccidevasi alla rinfusa; furon visti manigoldi col
coltello grondante di sangue fra’ denti, abbrancare l’uno dopo l’altro i prigionieri e sgozzarli,
come si fa del gregge ; i cadaveri delle vittime
del re Vittorio Emanuele, e de’suoi ministri
Cavour e d’Azeglio (1), che pur sono due nobili
intelligenze, potranno i preti sacrificare una
vittima innocente a quella loro nuova fede di
invenzione sacerdotale, aU'Immacolata? La libera nazione inglese spera dunque che il re di
Sardegna ed i suoi magistrati non lascieranno
passare la bolla opportunità che loro ò offerta
dal processo Jaquel, e che correggeranno e sopprimeranno quella parte del Codice sardo, di
cui può farsi un’applicazione cotanto terribile;
e cosi, come nella mente dei legali cattolicoromani protestantismo e bestemmia suonano lo
stesso, noi non avremo più a temere che i protestanti piemontesi siano condannali come il
Jacquet, o sottoposti anche a màggiori e più
gravi penalità. Tutto infatti ci porta a credere
che il re sarebbe estremamente contento di sbarazzarsi di questi articoli vituperosi; e quando
ciò faccia, sia pur certo che egli non potrebbe
iniziare nè sancire una riforma che più di questa lo elevasse nella stima e nèlle simpatie di
tutli i veri cristiani, di tutti i veri ed onesti liberali d’Europa. Una pronta e radicale abolizione dogli articoli 162 o 166, ed una revisiono
niinuziata e severa di tutto il Codice penale
della Sardegna, cancelleranno gloriosamente
il disonore dell’attuale processo, faranno dimenticare i passati, e garantiranno il regno da
vergogne future; Sarebbe benissimo, è vero,
di liberare il malcapitato Jacquet; ma lo spezzare le catene medesime che tormentarono i
confessori, ma il demolire le carceri dove morirono i martiri, sarebbe di gran lunga più commendevole che il perdonare ad una vittima isolata, lasciando poi intatti li strumenti e gli editti
di persecuzione, onde possa vantaggiarsene un
sacerdozio che ò così infelicemente maligno, ©
così costantemente avverso alla moderazione,
alla ragione ed alla verità.
La sentenza della Corte d'Appello di Chambéry è commentata con giusta severità dalla
stampa liberalo italiana, la quale esorta la
slamila inglese perchè faccia altrettanto. Il
Constitutionel Savoisien ragiona così: « E non
« è questo processo un'enorme contradizione ?
(1) Non faccia maraviglia che lo scrittore inglese di questo articolo non sia, come uno di noi,
esattamente a giorno della composizione del Gabinetto. Redasione.
eran fatti in brani ed appesi alle mura a pubblico esempio, e poi trasportati altrove e dati
alle fiamme. Allri infelici erano mutilali o squartati vivi, allri precipitati dalle rupi, fatti morire di fame nelle caverne delle montagne dove
s’eran rifugiati, ed altri in fine mandati in catene a Napoli 0 alle galere spagnuole, e per
colmo d’iniquità le loro donne e i loro figli sottoposti a dura schiavitù. Cosi, ad eccezione di
un picciol numero che abiurò la fede evangelica, 4,000 Valdesi perivano miseramente.
3
« Mentre noi denunciamo fn faccia all’Europa
« li abusi, le oppressioni e l’assenza totale di
« ogni benché minima libertà a Bologna, ad
« Ancona, a Roma ed a Napoli ; in una città
t della Savoia si permette l’imprigionamento e
« la condanna di un disgraziato contadino, per« chè osò ragionare co’ pari suoi, così alla sem« plice, sopra il capitolo XIII del Vangelo di
« san Matteo! E qual fiducia potrà mai aver
« l’Italia nello Stato liberatore, se la sua legi« slazione penale viola in questa maniera i prin« cipii elementari di tutte le libertà, della li« berta di coscienza? E lasciando camminare
« le cose su questo piede, cos’avrà l’Italia da
« invidiare al Piemonte? La Toscana ha i suoi
« Madiai, i Cecchetti ed i Ruggieri; gli Ughi
« Bassi la Romagna; Napoli i Poerio e mille
« altre vittime d’intolleranza; ma adesso anche
« il Piemonte potrà ricordare i suoi Jacquet ! »
Il Piemonte però nella sua coslituzione è
vantaggiato di un elemento riformatore, che
anima di uno spirito umano e liberale, la reggia, il Parlamento, e la pib forte ed illuminala
porzione del suo popolo. E per questo che noi
infreniamo la nostra penna, e che per adesso
non facciamo eco alle grida ^iniversali di esecrazione che ha sollevato ne’ nostri contemporanei, qui e fuori, quell’eccesso di tirannia sacerdotale, sospendendo la nostra censura, perchè siamo convinti che il Piemonte farà sollecitamente sparire queste vestigia d’inquisitoriale legislazione. Vivendo dimque in colale
speranza, taceremo, finché Vittorio Emanuele
di Sardegna abbia fatto conoscere all’Europa ,
se egli intenda veramente fregiar la sua fronte
di questo alloro novello.
UNA SANTA OBLIATA
Le Ctlawìur Savoyard nel suo numero 13 inserisce una lettera stata diretta aH’ufficio, e chc
sembra non fosse destinata alla redazione del
suddetto giornale; siamo certi che i nostii associati leggeranno volentieri il contenuto di essa.
Sig. Direttore.
« I cardinali addetti alla cappella pontificia,
ed incaricati di raccogliere le reliquie che il
papa vende a’vescovi e curati, ond’essere esposte nelle chiese loro alla venerazione dei fedeli,
si trovano al presente in un grande imbarazzo,
sia perchè la speculazione oggidì è assai meno
lucrativa per gli uni e per gli altri, sia perchè è
molto più diflicile cotentare gli amatori. Da un
lato la mercanzia è caduta in discredito, e dall’altro, ad onta di tutti gli aiuti della immaginazione romana, eccitata dall'idea degli scudi, ella
diventa sempre più rara.
• Non v’ha lembo delle vestimenta del Nostro
Signore ohe già non sia stato concesso due o tre
volte, e sempre con prove irrefragabili di autenticità. II Santo Sudario trovasi per lo meno
in sei differenti luoghi; uno a Roma nella chiesa
di S. Pietro, uno a Besançon, altri a Trêves, a
Aii-la-Chapelle , a Cadoin nel Limosino, e il
sesto è in contrasto fra Nizza e Chambéry. (1)
Ve ne hanno ancora, senza dubbio, in Ispagna,
in Oriente e altrove.
« Non v’è un solo osso di s. Pietro che non
si trovi almeno doppio, anche la sua testa; e ciò
spiegasi col dire che la più piccola è del tempo
che l’apostolo era giovane. A Ginevra, prima
della Riforma, si custodiva il di lui cervello
sotto l’altar maggiore della cattedrale, e in corti
giorni lo si dava devotamente a baciare: ma
quando lo si esaminò, si scoperse che era una
pietra pomice.
« La stessa cosa di Giovanni Battista. Si fa
vedere parte del suo capo a S. Giovanni di Morienna; ma si possede il di lui viso ad Amiens e
ed a S. Giovanni d’Angély, il cranio a Malta e
a S. Giovanni di Nemours, il cervello a Nogent,
la mandibola a Besançon e a S. Giovanni Laterano in Roma. Altri frammenti, ben inteso autentici, vi sono a Noyon, a Parigi, a Lurca, a
S. Salvadore, e la punta dell’orecchio a SaintFlour nell’Auvergne. Il che non impedisce ai
monaci di S. Silvestro a Roma di mostrare la di
lui testa bell’intiera.
« S. Anna pure ha una testa a Tròves, altra
in una piccola città della Turingia; tuttavia il
suo corpo completo esiste in due esemplari, ad
Apt in Provenza e a Notre-Dame di Lyon.
« E le spine della corona di Passione! E le
goccie di latte della Vergine ! E i pezzi della
Vera Croce, tutti perfettamente autentici! Ve
ne son tanti da fare cinquanta croci intiere. A
dir vero, i buoni cardinali non osano più darne.
« A che mai non si pensò per trovare delle reliquie! I ritagli delle unghie della Vergine,gli ah!
di s. Giuseppe quando vibrava un colpo di scure,
e che si conservano in un ampolla a Badajo? ;
la terra di cui Dio formò Adamo, che uno de’
miei amici vide a Lisco in Corsica; il vino delle
nozze di Cana, del quale se ne serba una bottiglia piena ad Orléans; altri vi scoprono una
penna dell’ala dell’arcangelo Gabriele, od un
pezzo delle tenebre d’Egitto. Il vescovo di Mayence vantavasi persino di posseder della fiamma
del roveto ardente che Mosè vide in Horeb. A
Genova si custodisce devotamente la coda dell’asinelio sul quale il Nostro Signore entrò in
Gerusalemme. In quanto alla lingua dell’asina
di Balaam, io penso ch’ella si conserva in molte
sagrestie.
« Ma oggidì tutto par consumato, in guisa che
quandft gli si domanda delle reliquie assai venerande per qualche nuova chiesa, il cardinal
vicario non sa più alcuna volta a qual santo
voltarsi per soddisfare l'inchiesta.
« Ed ecco la provenienza delle interminabili
litanie de’ santi affatto sconosciuti, o che non
hanno mai esistito, còme s. Felicissimo, s. Prudentissimo, i di cui nomi sono mera invenzione.
« Giovenale beffeggiava la pìebe degli idii del
paganesimo: che dire della massa de’ santi! Le
braccia vi cadono quando si vede come creasi a
Roma la più parte di questi semidei, i di cui resti vanno a posarsi sugli altari della cristianità
cattolico-romana.
« Si va di tempo in tempo negli antichi cimiteri Cristiani (nelle catacombe in ispecfe) a far
provvista di nuovi santi. Altra volta non si rovistava che nelle tombe le di cui iscrizioni portavano un nome e gli emblemi del martirio: ma è
da gran pezzo che non vi si guarda tanto pel
sottile. Si prendono le prime ossa venute alle
mani, si mondano e si depongono in una cassa
che è suggellata dal cardinale vicario o dal vescovo sagrestano. Si dà loro un nome, si formulano lettere testimoniali che mutano queste ossa
incognite in venerande reliquie. E si trovano
ancora delle buone anime che sborsano danaro
(1) E Torino, cosa ne fa l’autore di quesla lettera?
Redaiione.
per avere il privilegio di baciarlo
« Nondimeno , nel lunghissimo catalogo di
santi e di sante liavvene una che brilla.......
per la sua assenza, e di "cui vengo a parlarvi,
signor Direttore, affinchè mi assistiate a riparare cotesta ingiusta dimenticanza. Si tratta della
moglie di K. Pietro.
t II Vangelo c'insegna ch'ella ricevette il Signore nella sua casa, e che là Gesù guarì la di
lei madre, la suocera di Pietro che aveva la febbre (Lrc., IV, 38). Altrove noi vediamo che segui
il marito nella carriera apostolica, e chc s. Pietro la conduceva seco dovunque (I. Cor., ix, 5,
6). qual buona influenza non doveva ella avere
questa pia donna sulle persone del suo sesso,
neirOriente in ispecie, dov'erano allora come al
presente, poco accessibili agli uomini, in Antiochia, a Babilonia in particolare, dove Pietro
esercitò per lungo tempo l’apostolato e dove
scrisse le sue Epistole!
« È vero che la Santa Scrittura non ci dà il
nome di lei, ma deve trovarsi negli archivi del
Vaticano. Con qualche cura, io son certo che si
verrà a scoprire una dozzina almeno de’.sandali,
altrettanto cuffie ed un centinaio di piccoli pezzi
delle sue vesti. Che ricca mina di nuove reliquie
per accrescere il tesoro papale! Chc non donerebbe monsignore por avere nel »uo reliquiario
l’anello nunziale de^la sposa di san Pietro!
" Osiamo sperare che sua Santità si degnerà
di ricompensare il nostro zelo per una scoperta
cosi atta a rialzare la gloria della S. Sede, accordandoci qualche preziosa reliquia della santa
moglie del primo papa, e che ella servirà a ride
stare la pietà ed accrescere le limosine de’ fedeli
nella nostra diocesi.
Accogliete, ecc.
Uno de' vostri associati.
Cliiiuloromo anche noi, come fa Le Glaneur
Savoyard, rinunziando volentieri la nostra parte
della niunificcnza |mpale, (lercbù dei santi, cioò
dei fedeli morti o viventi pregiamo assai la fede,
le opero ed il buon esempio, e non già le ossa
loro; e perchè la piii preziosa reliquia del Nostro
Signore, la sola niitentica, è la sua Parola conservataci nelle .Sante Scriltnre. Perii aggiungeremo;
se la romana curia si deciderà ad attuare l’idea
dell’anonimo che scrisse l’esposta lettera, ne
vedremo con piacere le conseguenze in ordine
al celibato.
FL’MSTA CO.\SECrE\ZA DI ü.\ PRIMO PECCATO
Spesso dalla mia finestra osservo un picciolo
bastimento ancorato : di per dì, mese per mese,
io lo vedo allo stesso posto: la marea monta e
cala, ma egli quasi non prova che impercettibile
moto. Nel mentre alcuni navigli spiegano maestosamente le loro vele, e s’avanzano, fendendo
le onde verso il porto ove mirano, questo picciolo bastimento non abbandona mai il solito
sito. Allorquando la marea sale, sale, egli pure,
è vero, o quando cala, s'abbassa; ma non va innanzi. Perchè ciò? Accostatevi, ne scoprirete
la causa. Una corda sottile e appena visibile lo
rattiene alla terra, nè gli permette di avanzare.
Ecco tutto il segreto ! O cristiano che sosti, noa
è cotesto lo stato vostro e quello di migliaia dei
vostri simili? Le settimane scorrono, le domeniche si succedono, e settimana per settimana,
domenica dopo altra domenica, voi dimorate nel
medesimo posto, frequentate le chiese, vi ap-
4
prossimate alla sacra mensa, ascoltate sermoni
e sermoni, godete de’ preziosi privilegi cristiani,
ma nessuno di questi numerosi mezzi di grazia
vi fa progredire; o se pur qualche volta — forse
in giorno di domenica — vi ha per voi una specie di marea che vi fa alcun poco elevare, ben
presto ricadete cosi al basso che prima, senza
avere guadagnato un passo verso il porto dell’eterna salvezza. E perchè? Un peccato che voi
accarezzate o tollerate incatena l'anima vostra,
nè le permette d'innoltrarsi : un qualche peccato,
sì, occulto forse, non veduto dagli uomini, ma
che esiste nelle recondite pieghe del vostro
cuore legato alla terra. Ah ! rompete questo funesto legame 1 armatevi della forza che viene
dall’alto, e appoggiandovi sulle braccia di Dio,
fate un decisivo e vittorioso sforzo. Uomandate
a Dio il suo spirito di grazia per vincere il peccato e sottrarvi al suo funesto impero; e tenendo la Bibbia per carta di viaggio e Cristo
per vostro pilota, navigherete senza paura sull’oceano della vita, tendendo senza posa verso
le spiaggie dell’eterna felicità.
{Dal Chrétien Belge],
La povertà eroica de’ Gesuiti.
Non fa di mestieri discorrefl-e nè sui mezzi che
adoperano i gesuiti onde carpire, dove possono,
i doni e i reditaggi, nè sulle molte sostanze che
hanno ammucchiate con questo metodo, nè sui
traffichi loro d’ogni specie, nè sull’uso che fanno
del danaro, essendo coteste cose notissime a
tutti. Ma il bello si è che, nuotanti nell'oro, vogliono far pompa di eroica povertà; la qual cosa
riesce in vero la più ridicola del mondo.
Ecco in proposito un fattarello, raccontato dal
Gioberti, accaduto in Torino prima del 1818,
vale a dire prima del nostro risorgimento politico e religioso.
« Il padre di un gesuita, trovandosi in fine di
morte, gli lasciò per ricordo il proprio orinolo,
ch’era d’oro, e che fu perciò ricusato, atteso che
i soci non possono portare addosso nè anco un
grano o un carato di questo prezioso metallo.
<ìrandi risa nel popolo sull’astinenza dei Padri,
e gran subbuglio fra i parenti e gli amici del
nwrto sul figlio non riverente. I savi della Compagnia si assembrarono a consiglio sopra una
faccenda di tanto rilievo ; e dopo una luuga discussione, studiato bene il caso, parve al Provinciale che si potesse permettere al legatario di
accettare e usar l’oriuolo, sotto condizione che
fosse prima inargentato. La soluzione ebbe l’assenso universale, non senza molte lodi e meraviglie della gran testa di chi n’era l’autore. Si
mandò subito per un valente orafo, e gli si
commise l’opera ; il quale giurò che dai tempi di
re Mida sino ai dì nostri, l'usanza d’intonacar
l’oro d’argento era ignota nell’arte. I maliziosi
sogghignarono e ne conchiusero che i gesuiti
possono toccare e posseder l’oro, purché non si
vegga. Ma altri pensarono più saviamente, l'oriuolo del P. Mangiardi (che tal’è il nome del
giovane gesuita) esser cosa affatto simbolica; e
voler dire che la povertà dei Padri, come l’argento di esso orinolo, consiste solo nella prima
pelle ».
Abbiamo riferito cotesto aneddoto soltanto per
dilettare un poco i nostri lettori, non per offrire
un esempio d’ipocrisia de’ Padri gesuiti in particolare, poiché ormai è opinione pubblica che
gesuitismo e clericalismo o romanismo sieno
una mede^ima cosa: il sostituire l’ipocrisia alla
verità, Mammona a Cristo ; il fare del confessio
nale una bottega, del letto dei morienti un banco,
dell’assoluzione una formola di contratto ecc.
ecc. sono turpitudini che hanno la radice loro
nel sistema clericale romano.
Genova.. — 0n frutto del mese mariano. — Ci
scrivono da questa città quanto segue:
« In Genova i cristiani Evangelici colà stabiliti
hanno aperto una nuova radunanza vicino alla
piaz^adell’Annunziata, specialmente per comodo
di quelli che abitano in quella parte molto distante dalla cappella. La radunanza fin dal principio lasciò sperar bene di sè, e venne frequentata
da un numero sufficiente d’individui. Il diavolo
n'ebbe paura, epperò suscitò contro dell’opera
una tempesta che aver poteva delle dispiacevoli
conseguenze. La sera del 23 maggio, quasi sul
bel principio della riunione si cominciò a sentir
sotto le finestre un insolito fracasso di donne e
di fanciulli che maledivano i protestanti, e vomitavano contro di loro ogui sorta di villanie ;
intanto una sassata alla finestra ruppe una lastra
di vetro, e ne fece saltare i rottami in faccia ad
un giovane che era vicino. Quello fu il segno
dell’attacco. Quei Sanfedisti principiarono le litanie della Vergine, ed ogni strofa era accompagnata da una sassata, la quale teneva le veci dell’ora prò nobis. Soltanto i vetri cadevano a terra
un dopo l’altro. Temendo io qualche collisione
che potesse avere delle conseguenze dispiacenti,
mandai due all’officio dell’Assessore del quartiere, ma sventuratamente era chiuso, e non si
trovò alcuno che facesse cessare quel tumulto,
sicché quei forsennati si ritirarono quando non
trovarono più sassi da scagliare, e non ebbero
più voglia di divertirsi. La mattina seguente mi
portai dall'Assessore il quale fu assai dispiacente
dell’accaduto, e mi promise che avrebbe preso
energiche misure. In fatti la sera seguente appena ci avvicinammo alla scuola vedemmo organizzata una dimostrazione più solenne, della
precedente, ma comparvero all’istante due carabinieri ed alcune guardie di pubblica sicurezza,
parte travestite, e parte in uniforme, e bastò questo perchè si raccomandassero alle gambe, e
cessassero di fare la Santa Fede ; in seguito non
c’hanno più molestati colle pietre, ma non lasciano di stordirci colle grida. Vicino alla nostra
finestra vi è una statua della Vergine; ebbene
hanno preso l'espediente di venire tutte le sere
nel momento della riunione a dire il rosario e
cantare le litanie, raccolgono una truppa di ragazzi e gli fanno urlare con quanta voce hanno
nell’esofago, cosicché cagionano un tal frastuono
e un romore tale, che ti par d’essere all’anticamera dell’inferno. Non vi è da mettere in dubbio che tutto-questo non sia una manovra dei
preti della vicina parrocchia. Allorché comparvero i carabinieri vi fu chi udi un ragazzo che
diceva ad un suo camerata: « Fuggiamo perchè
i carabinieri ci portano in prigione »; l’altro rispondeva ; « Di che hai paura? il parroco ci manderà da mangiare ». Ognuno sa che il mese di
niaggio è appunto il tempo iu cui i preti e frati
gridano a più non posso contro i liberali, i Protestanti ed i Valdesi, e precisamente nella parrocchia nel cui circondario trovasi la nostra
scuola, ve n'era uno contro il quale il Moriinmto,
giornale assai moderato, faceva un’interpelianza
al fisco ed all’a^toiità ecclesiastica acciò avesse
posto un freno alle improntitudini di quell’ener
gumeno. Dev’essere ben miserabile la causa dei
preti, mentre per difenderla non trovano tempo
più opportuno che il mese di maggio, nè argomenti più convincenti fuorché le grida dei fanatici, le contumelie delle donne, e le sassate dei
ragazzi.
Genova, 10 giugno 1856.
Um.mo Servo aff.mo
Borelli Enrico.
Lombardo-Veneto. — Una figlia rubata al padre in nome di Cristo. — Le Lien d’Israel, che si
pubblica a Mulhouse, riferisce, nel suo numero
delli 23 maggio, il fatto seguente.
« Un ricchissimo israelita di Verona, il signor
Pincherle, gode pubblica stima per la sua filantropia e generosità verso i poveri : una figlia
unica forma la di lui felicità; nel giorno in cui
stava celebrando il settimo anniversario di questa adorata fanciulla, il sig. Pincherle ricevette
lettera del curato, nel circondario del quale dimora, iu cu; gli si dichiara che la figlia non può
più a lungo rimanere presso di lui, ma che deve
essere collocata in un convento per ricevere
un’educazione religiosa cattolica » : ecco il perché trascriviamo le parole stesse del prete.
« Quando la vostra figlia aveva appena due
anni cadde gravemente malata ; la balia sua, cattolica , per salvar? la di lei anima, trovandosi
senza testimoni l’ha battezzata. Ora secondo la
religioue cattolica-romana e le leggi austriache,
il battesimo è valido ed incancellabile, e voi uou
avete più il diritto, nella vostra qualità d'israelita , di custodire presso di voi un figlio cattolico ».
Ecco su cui si fonda la mostruosa pretesa del
prete romano per separare colla forza ciò che
Iddio congiunse, il padre dall’unico oggetto di
tenerezza : le leggi austriache ! poiché in sostanza
il dispotismo clericale si appoggia sul dispotismo governativo civile. Il povero padre volle
resistere; invano! la legge è chiara, assoluta,
barbarica; ella autorizza questa infrazione della
legge divina e naturale; s’accorda perfettamente
coll’intolleranza del clero.
Una concessione però gli venne fatta, mostruosa quanto ridicola: la sua figlia gli sarà
lasciata fino all’età di 14 anni, epoca alla quale
dovrà decidersi tra la religione giudaica e la romana; ma a patto che fin d’ora riceva ogni giorno
le istruzioni d’un prete cattolico !
Siccome poi il sig. Pincherle è ricco e molto
stimato, cosi gli venne concesso di emigrare
con la figlia e di recarsi, dicesi, in Piemonte.
Spagna. — Un ordine ministeriale. — Il signor
Escosiira, ministro deH’interno, ha lanciato una
circolare fulminante contro due opuscoli evangelici esistenti nella diocesi di Cartagena. Il ministro dichiara che la regina , informata della
circolazione di questi opuscoli, fu colta « da dolorosa sorpresa ». ed invita i procuratori fiscali
a procedere con vigore contro i propagatori di
simili scritti.
Stati Austriaci. — Un freno all’arcirescoTO
di Vienna. — I reclami degli evangelici contro
gli abusi del potere commessi, riguardo a loro,
dal romano clero, in ordine alla quistione delle
sepolture, vennero esauditi dal governo austriaco.
Il ministro dell’interno emano un decreto alle
autorità municipali e ai magistrati di polizia, di
opporsi ad ogni pretesa del clero tendente a ledere i diritti di cui gli evangelici godettero fiao
ad ora. In forza di questa misura del governo ,
l’arcivescovo di Vienna ritirò la circolare intollerante che aveva diretta al clero della sua dio(Semainc religieuse).
cesi.
Gro!«.««o nomenico inerente.