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Anso IX — N. 14. II SERIE 31 Liiolio 186«.
LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
S«gnendo la verità nella carit^i. — Efeh. VI. 15
PREZZO DI ASSOCIAZIONE Ì LE ASSOCIAZIONI SI RICEVONO
Per lo Stato [franco a destinazione] .... 3 00 ( In Torià'O alPUffizio del Giornale, ria del Princip«’
Per la Svizzera e Trancia, id........... „ 4 25 ^ Tommaso dietro il Tempio Valdese.
Per r Inghilterra, id................... „ 5 50 \ Nelle Phovisoib per mezzo di franco-bolli po
Per la Germania id................... „ 5 50 ^ stali, che dovranno essere inviati fi-anco al Di
Non si ricevono associazioni per meno di un anno. \ rettore della Bco^ia Novella.
All’estero, a* seguenti indirizzi: Parigi, dalla libreria C. Meyrueis, rue Rivoli;
Ginevra, dal signor E. Beroud libraio ; Inghilterra per mezzo di franco-bolli
inglesi spediti franco al Direttore della Buona Novella.
SOMMARIO
Attualità : Il matrimonio secondo il nuovo schema di Codice civile — Polemica : Un’ammouimeuto
agl'italiani — Corrispondenza della B. Novella : Firenze 18 luglio — Firenze 20 luglio — Notizie
reliffioH : Valli Valdesi — Torino — Inghilterra.
ATTUAIilTA
IL MATRIMONIO SECONDO IL NUOVO SCHEMA DI CODICE CIVILE.
Discorrendo, nel numero antecedente, del nuovo Codice penale, in
riguardo specialmente ai Reali contro la Religione, ponevamo fine
al nostro dire con queste precise parole : “ Battino la stessa strada,
“ gli egregii personaggi incaricati della compilazione del nuovo Co“ dice civile, e fra poco sarà scomparso d’infra noi ogni vestigio del
“ passato despotismo, e godrà il Piemonte di una legislazione che,
“ mentre coopererà potentemente alla di lui prosperità, varrà al suo
“ governo la sincera gratitudine di tutti gli amici della libertà di
“ coscienza, e gli ascriverà, fra le nazioni più civili d’Europa, un
“ posto a niun’altra secondo. ”
Questo nostro desiderio è vicino ad attuarsi. Il •primo lihro del
nuovo progetto è fin da ora in mano ai rappresentanti della nazione,
incaricati di adottarlo o di respingerlo definitivamente ; in esso l’im
A:,
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portante materia del matrimonio, uno dei punti che hanno maggior
attinen}sa colla libertà di coscienza, vi è ampiainente trattato, ed in
un modo, ci gode il dirlo, a questa conpono. Kon già che dallo
schema sieno del tutto sbandite le antiche reminiscenze, nè che si
scorga in esso 6osì completa, come si sarebbe bramato, la distinzione
tra il civile ed il religioso. Tuttavia quale egli è, ed anche non facendo assegnamento sui molti miglioramenti che la sapienza dei
rappresentanti del popolo saprà, ne siamo certi, arrecare all’opera
della Commissione, il progetto in discorso, costituisce, riguardo al
Codice attuale, un progresso così notevole, che non possiamo che
rallegrarcene con tutto il cuore, A coloro poi che, non solo intendessero di maggiormente addentrarei in questo importante argomento,
ma bramassero di conoscere il giudizio, che su questa parte del lavoro della Commissione portò la stampa più autorevole del paese,
ofirianio il seguente ottimo articolo tolto à&VÌOpinione del 21 luglio,
letto il quale, avianno piena ed intiera contezza come dei lati forti,
così dei lati deboli del nuovo progetto :
« Gli autori del disegno del nuo'v o codice civile hanno riconosciuto come
fosse ormai tempo di modificare la legislazione relativa al matrimonio in
guisa di separarla dal diritto canonico e richiamarla alla sua origine, vale
a dire, al diritto sociale, spettando alla suprema podestà civile di regolare e
sancire l’atto che, costituendo la famiglia, è il fondamento della società.
<f SifiFatto diritto è stato esercitato dagl’imperatori romani anche dopo
ch’eransi convertiti fil cristianesimo, e la chiesa non giunse a far prevalere
una nuova legislazione senonchè fra i germani convertiti, adattandosi tuttavia a’ loro costumi nazionali.
4 Quando il progresso d^lla ragione civile rese meglio distinte le attribuiioni dello stato e della chiesa, il diritto matrimoniale ritornò ad essere
riunito alla legislazione civile, ed a dipendere esclusivamente dal potere, supremo dello stato. La chiesa può bene mantenere il suo diritto, ma non può
pretendere che lo sfato lo adotti, nella stessa guisa che lo stato non ha da
mischiarsi della chiesa, e dee lasciare alla coscienza de’ cittadini la libertà
ampia ed intera di conformarsi alle ecclesiastiche prescrizioni, avvertendo
però che il matrimonio è valido soltanto nelle forme stabilite dalla legge
civile.
« Nel disegno del nuovo codice sono consacrati questi principii ; ma in
modo incompleto e con restrizioni che li offendono.
& Il titolo VI del primo libro si apre con quest’articolo :
« La legge considera il matrimonio unicamente nei rapporti civili, e
« ntpejfnnrìo i doveri rh.e impone la rAigiont, determina nell'interesse della
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« società le condizioni di capacità e di fbru)a pev la sua validità ed efficacia
« noi rapporti medcf?imi. »
« Quale scopo ha quest’articolo ? Che mestieri c’ è di dichiarare che la
legge considera il matrimonio unicamente nei rapporti civili? Ciò si sa; ma
il legislatore voleva trovare modo di avvertire che rispetta i doveri che
impone la religione.
« Quest’omaggio reso alla religione sarà poco gi’adito agli avversarj dell
matrimonio civile. Se ri,spettate la religione, eglino risponderanno, attenet«vi scrupolosamente al diritto canonico. Noi non ammettiamo si possa rispettsr la religione e regolar il matrimouio senza tener conto delle leggi
eoclesiastiche.
« Per quanto sia debole questa obbiezione, ci sfcmbra tutta-vàa che convenisse evitarla, omettendo l'art. 104, non dovendo la legge entrare in sagrestia e far dichiarazioni che non sono nescessarie, che anzi sono superflue ed
esautorano il potere laico senza tornar gradite al potere ecclesiastico, che
finora ha osteggiato nel no,stro paese ciò che fu da lui ammesso ed accettato
negli altri stati in fatto di legislazione del matrimonio.
« La leggo è fatta pei cittadini. Dinanzi al potere sociale non vi hanno
che cittadini : le differenze di fede scompaiono, essendo la religione un atto
libero della coscieiiza, che non abbisogna dell’intervento della legge, da
riguardarsi come un’ofEesa anziché come un omaggio, s
« Eispetto al matrimonio, che dee fare il legislatore ? Determinare le
condizioni di capacità, uniformi per tutti i cittadini, senza introdurre alcuna
distinzione, alcuna prescrizione, la quale attinga la sua origine nella fede
degli sposi o nella loro condizione religiosa, j
li Ma il disegno del nuovo codice non è tanto largo. L’art. 107 stabilisce
che non po.ssono contrarre matrimonio i chierici che abbiano ricevuti gli
ordini maggiori. Come c entrano i preti nella legislazione matrimoniale ?
Noi non siamo guari favorevoli al matrimonio dei preti. La riforma di
Gregorio VII ha incontrato un’opposizione energica così neH’crdine ecclesiastico come nella società laica. Il celibato era antipatico : i preti lo hanno
combattuto, la società laica se ne è sgomentata, riguardando il matrimonio
dei preti come una guarentigia di moralità od una tutela deironore delle
famiglie. »
« Tant’era l’avversione della società laica al celibato de’ preti, e tali esser
ne dovevano gl’inconvenienti, che in molti luoghi non sì ammettevano i
parrochi se non avevano con sè una concubina; ma a poco a poco il celibato
è stato accettato, ed ora il matrimonio del prete cattolico latino sarebbe
dalla società considerato quale offesa al sentimento morale. Sarà un pregiudizio; ma ai pregiudizi si dee da’ privati aver riguardo, finché la falce
del tempo non li mieta.
« Però la legge civile non dee preoccuparsene. Essa oltrepassa i limiti
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del suo potere, arrogandosi di vietar al prete il matrimonio. Dinanzi a lei
non v’è recclesiastico, ma il cittadino. Il chierico che, avendo ricevuto gli
ordini maggiori prende moglie e forma una famiglia, ne misura le conseguenze, e sa in quali pene ecclesiastiche incorre, nella stessa guisa che il
soldato il quale si ammoglia senza adempiere le prescrizioni stabilite dalle
leggi e da’ regolamenti militari, o contro le medesime, non dee ignorare
quali conseguenze siano per derivargliene; ma egli non offende la società
ed il suo matrimonio debbe esser valido. Non sono infrequenti i casi di
matrimonj contratti da preti, che poi vengono convalidati da Eoma. La
legge non dee mettere il potere civile in condizione di seguir quest’esempio;
essa non autorizza espressamente il matrimonio del prete, chè sarebbe ridicolo; ma non vedendo neU’ecclesiastico che il cittadino, riconosce implicitamente in lui diritti che a tutti i cittadini sono accordati. Sarebbe adunque
conveniente che, siccome la legge tace dei frati e delle monache, così pure
tacesse dei chierici, che hanno ricevuto gli ordini maggiori, e si cancellasse
l’art. 107. »
(I. Nè meno grave e contrario al diritto sociale è l'art. 108 il quale stabilisce che chi appartiene ad « un culto cristiano non può contrarre matri« monio con chi non sia cristiano. »
« Non sappiamo quale principio direttivo abbia guidato la commissione
in siffatte prescrizioni, le quali usurpano i diritti della chiesa, e delle quali
la chiesa non può saperle grado. Sono temperamenti illogici, che il legislatore dee respingere sia per riverenza all’autorità civile, di cui dee tutelare
i diritti, sia per rispetto alla libertà de’ cittadini, e sopratutto alla libertà di
coscienza. »
« L’ufficiale dello stato civile non ha da chiedere alcuna professione di
fede religiosa agli sposi. Niuno può essere obbligato di dichiarare a qual
culto appartiene : questa sola dichiarazione è una violenza che si fa al cittadino, è un'offesa alla libertà del pensiero. Ei dee importare allo stato di
promuovere l’unione e la buona armonia fra’ cittadini, e rimuovere le separazioni che provengono dalla diversità della fede, ben lungi di secondare de’
pregiudizi, che 6 desiderabile scompaiano. »
« E qual risultato spera la legge di ottenere con tali disposizioni ? In
uno stato nel quale la libertà di coscienza è rispettata esse sono del tutto
irragionevoli, e potrebbero in pari tempo produrre scandali. »
« Il prete non può contrarre matrimouio; ma abbandoni la sua religione,
si converta alla fede luterana, ed ecco che la legge accorda al convertito od
apostata che chiamar si voglia i diritti che ricusava all’ecclesiastico. Lo
stesso dicasi del matrimonio fra cristiani, e non cristiani, essendovi nella
conversione il mezzo di eludere la legge. »
« Il legislatore deve antivenire questi inconvenienti che offendono il senso
morale delle popolazioni, togliendo gl’inpedimenti, che il privato può li-
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muover con una conversione in generale infinta, e che è di scandalo aniichù
di edificazione spirituale a’ fedeli. »
« Non paga di queste restrizioni, la commissione del nuovo codice ha
attribuito aH’ufficiale dello stato civile un carico singolarissimo. »
Nell’articolo 166 leggesi:
« Pronunciata l’unione, (l’ufficiale dello stato civile) esorterà gli sposi a
« far consacrare il matrimonio dal rito della religione ohe professano. »
« Sarebbe assai bello l’assistere a' sermoni dell’on. conte Cossilla per
esortare gli sposi o cattolici, o protestanti, o ebrei a farsi benedire da' loro
ministri ecclesiastici ; ma a costo di privarci di que.sto divertimento, soste ■
uiamo che quell’invito debbe essere soppresso. »
« Lo stato è incompetente in fatto di religione. Egli assiste imparziale
alla manifestazione deUe opinioni religiose, e provvede alla tutela de’ culti,
poiché tutelando i culti protegge la libertà di coscienza. Ma l’incompetenza
non è l’indifferenza consacrala apertamente dalla disposizione che abbiamo
¡iccennata. Che significa sulle labbra di uu sindaco cattolico l’esortazione a
sposi protestanti od ebrei'di far consacrare il loro matrimonio da un ministro
valdese o da un rabbino ? E se il sindaco è protestante od ebreo, non possono gli sposi cattolici dire : comc c entra il sindaco nelle nostre pratiche
religiose ? Che bisogno abbiamo noi delle sue esortazioni, frutto non del
sentimento religioso, ma della religiosa indifferenza? »
« Le vai-ie disposizioni che abbiamo criticate sembrano essere state
adottate come una transazione fra la legislazione vigente e la nuova, e qual
tributo pagato alle pretensioni di un partito; ma coloro che avversano il
matrimonio civile e pretendono di governar la società col diritto canonico
e di sottoporre lo stato alla chiesa, non ne saranno del pari contenti. »
« Gli uomini religiosi poi non possono che biasimare quest’intromissione
del legislatore civile nelle discipline religiose ed i giuristi difficilmente si
persuaderanno che vogliasi far uu codice, il quale esprima la civiltà dei
tempi, mantenendo impedimenti e separazioni, che le sono contrari. »
« La legge è pei cittadini- la professione religiosa è regolata per ciascun
credente dalle proprie discipline. Si elimini dal codice tutto ciò che può
menomare la libertà civile o che ha sembianza di usurpazione dei diritti
delle varie chiese. Non v’hanno a temere né inconvenienti nè disordini.
L’esperienza che se ne è fatta sotto la dominazione francese dee incoraggiare i nostri legislatori a ristabilire il matrimonio civile in tutta la pienezza.
I costumi, la civiltà, i riguardi sociali valgono a preservare lo stato da pretesi inconvenienti assai più di alcune disposizioni legali, le quali contrastano col sentimento morale, e costituiscono un'assurdo cosi evidente che ci
duole non sia stato avvertito dalla maggioranza della dotta commissione
legislativa. »
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... 214 ...
poiiEìniCA^
UN ’ AMMONIMENTO AG’ LITALIANI
8ig. Direttore della B. Novella,
Pregola d’inserire nel suo rispettabilissimo Periodico il presente
ammonimento agl’italiani, il quale un fi-atello di sangue e di lingua,
caldissimo amatore della patria comune, loro dirige in questi sujiremi momenti, ne’ quali si fanno tanti nobili conati a cessare le sue
secolari sventure. Le anticipo le più distinte azioni di grazie, e la
riverisco. Stia sano ;
“ E tutto un fuor d’opera quando a base d’un risorgimento nazionale non si pone la filosofia del Vangelo. Conciossiachè non può
trovarsi altra dottrina, che meglio della Cristiana congiunga in se
medesima VUnità più perfetta con la Totalità più assoluta, i due
necessarj elementi d’ogni istituzione. L’uomo ha in sè due bisogni a
soddisfare: l’uno appartiene alla vastità del suo cuore, l’altro, per
così dire, alla profondità. Egli d’una parte non si sazia -neppure cibando l’universo. La moltitudine degli oggetti, nello stesso tempo,
che lo incanta e seduce, lo affatica ed opprime ; ed è impossibile che
l’uomo si sazj d’una moltitudine qualunque d’oggetti ch’egli non può
abbracciare, e da’ quali tuttavia non può essere empito. Finalmente
egli vi domanderà un’ordine nella stessa moltitudine ; egli cercherà
in essa, qualche cosa di necessario e di uno; e non sarà mai appieno
soddisfatto fino che non abbia ridotto l’immensa varietà delle cose
mondane ad un principio solo, nella cui immutabilità egli ritrovi un
riposo ed una quiete mentale, nella quale più altro non gli resti a
cercare e desiderare. Senza subordinazione a questo principio ogni
movimento o individuale, o sociale, o nazionale è una vanità, uua
illusione; e q^uesto principio vogliasi o no è Gr. Cristo, di cui è scritto,
che in Essolui tutte le cose o celesti o terrestri sono instaurate, e che
in Essolui unicamente trovasi la nostra .salute,, e la nostra risurrezione.
Questa è la teoria del Vangelo, questa è la filosofia del ci istianesimo.
Nè fa meraviglia che uua filosofia divina ma destinata all’uomo
mostri avere le sue basi nella natura umana, e corrispondere alle
leggi della medesima. Nel Vangelo unicamente evvi quell’unità, che
abbraccia il tutto, e da cui viene il più solido fondamento alla morale; e sino a lauto che le istituzioni popolari, intorno alle quali noi
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Italiani oggi tanto ci trav'agliamo, saranno spartite da quell'unità, «
quasi irammenti sconnessi di qualche tempio scrollato, o da barbare
invasoni diruto, non sarà mai possibile, che queste giungano alla
meta bramata, e gli uomini coll’aumento de’ lumi si ammigliorino.
Se non che il Cristianesimo'non è semplicemente una teoria che additi air intendimento umano la verità, come può additarla l’uomo
all’nomo in parole, ma egli ò una virtù altresì invisibile, che ronde
possente nell’ uomo la stessa verità ; che la rende possente nella
mente, ove manü’esta ed emette nuova luce, e discopre di se medesima altre parti prima al vedere umano celate e contese dalla limitazione dell’umana natura; possente nel cuore, a rimutavlo e convertirlo dall’apparenza del bene corruttibile al desiderio, ed all’amore
di quel bene sommo, che nella verità stessa gli si è reso più manifesto ed attraente; possente nella vita, che si rinnovella e conforma
al cuore ed alla mente rinnovellati ; e possente nello stesso universo,
il quale tempera le sue leggi iu ossequio, ed in servigio della verità
ingrandita e trionfànte per Gesù Cristo nella specie umana. Ecco
chc cosa è il Cristianesimo ; e se gl’italiani fraintendono così comunemente la sua divina natura, meritano compatimento, poiché il formalismo romano lo ha alla loro mente, ed al loro cuore così svigorito
da fargli rimanere ap[>ena il carattere di un sistema. Studiino essi
il Cristianesimo non nelle Bolle de’ papi, nelle Encicliche de’vescovi,
ne’ Canoni de’ concDj, ma nel Vangelo, e vedano e giudichino. Quindi
le divine Scritture nominano i Cristiani quasi con loro proprio nomo
quelli, “ che hanno conosciuta la verità " (Giov. Epist. ii, v. I).
Ma questa verità, di cui parlano le Scritture, che è il principio di
tutto il Cristiane.simo, dalla cui parola esse ci dicono generati (Giac.
r, 18) non è pini solo il lume naturale della mente, la verità iniziale,
ma si è la verità compita ed assoluta, la verità prima e sussistente,
e non quindi una fredda idea nostra, od una formola dogmatica ma
una virtù onnipotente senza l’ispirazione della quale gl’individui, ed
i popoli non hanno salute e risurrezione, è il V^erbo stesso di Dio
(Gio. XIV, 6). Perciò in quanto noi {)arteci[)iamo in questa vita di
cotesta verità divina, fondamento del Cristianesimo, e ne esperimentiamo la virtù confortatrice dell’intelletto,, e reggitrice deU’animo
nostro, intanto le divine Scritture ci dicono, che “ nella verità sta
la grandezza di Dio ” (Coloss. i, 6), e che in virtù di lei l’uomo
cammina nel chiaro lume della \'erità (Gio. Ep. in, 4). E poiché
ancora questa Verità compiuta, che pure adopera in noi con sommn
efficacia e nelle nostre menti lisplende, non ci si dà però tutta a ve-
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dere svelatatnente nella sua propria essenza, ch’è l’essenza di Dio,
quindi noi quaggiii dobbiamo credere alla sua virtii ciò che non
possiamo sperimentare. Ed in questo senso la fede è la virtù primaria. Unica del Cristianesimo la fede, come dicono le Scritture, che si
presta, non al Papa ne’ suoi fittizj oracoli, ma alla stessa verità, alla
quale chi nega fede è essenzialmente nella dannazione della menzogna (Tessal. Ep. ii, cap. 2, vers. 12). La fede adunque alla verità
sussistente e non ad una parola oscura, frigida, mendace, di una
corrottissima casta che ci domina, sia la pietra angolare del nostro
edificio sociale, o Italiani ! Intendasi una volta, che per essa non si
degrada o inferma la nostra natura, ma si nobilita ed ingrandisce,
poiché per essa più si comunica a noi la verità sussistente. La fede
all’uomo sì che ci degrada ed umilia, dicasi pure questi o papa, o
vescov'o, o cardinale; si circondi pure di qualunque prestigio; ma è
tempo omai di toglierci a queste panie, in cui per tanti secoli fummo uccellati. Fede al Verbo sussistente nella persona divina di Gesù
Cristo, ecco il principio unico e semplicissimo del Vangelo. Per l’attuazione di questo principio il Cristianesimo portò nella terra la
civiltà, la negazione di questo principio ci rinculò nella barbarie,
ne’ tempi di mezzo, quando il prete di Eoma si pose sagrilegamento
nel posto del Verbo. Gesù Cristo solo, secondo l’ardita frase d’Isaia
“ tolse via il freno delVerrore ch’era nelle mascelle de’ popoli ” (Is.
XXX, 28), e tutti gli sforzi del mondo e dell’inferno, ne’ tempi preteriti, non hanno giovato che a dar nuova prova del nulla degli uomini e dell’onnipotenza di quel Redentore, che ha reso sanabili le
nazioni, ed in cui solo ponno avere salute, e risorgimento gl’ individui, le nazioni ed i popoli, che la sola servitù a Dio è quella che può
sottrarre dalla servitù dell’ uomo ; e il decreto dell’ emancipazione
umana è coevo col primo precetto del Decalogo. 0 Italia! Il Signore
Iddio tuo adorerai, ed a Lui solo servirai. Tu sarai pertanto grande
quando i tuoi figli siano congiunti al tempo, sotto i cui tremendi
colpi già il trono della menzogna, ch’è Roma, vacilla e crolla, e su
le ruine di quello non alzeranno il trono ad altro errore forse più
funesto del primo qual’è il razionalismo, cui pare una gran parte
d’italiani grandemente devota, ma adoreranno in ispirito Colui,
ch’è verità sussistente e personale con l’aggiustargli quella fede, che
sino qui, a sedicenti suoi vicarj hanno con tanta illusione prestata.
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CORRISPONDENZA DELLA lì. NOVELLA
Le bellezze dulia lingua toscana — Un maestro della medeBima — 11 gabinetto
VieuBBeux — Assensa di giornali pretini — Spiegazione di quel fenomeno — Uno
se ne trova — La Stella d'Etruria.
Firenze, li 18 hujKo 1860.
Caro fratello,
Innanzi tutto lasciate ch’io vi metta a parte del mio entu.siasmo per la
bellissima lingua che qui mi sento risuonare alle orecchie, dalla mattina alla
sera. Mi par di nuotar in un mar di dolcezze : sono fra un popolo che parla
a tutto andare la lingua classica, in uua città nella quale anche la povera
gente insegnerebbe ad un letterato, nella quale i vocabolaristi e gli autori,
lasciati i libri e le stanze, studiano per le strade. Io pure non so resistere a
questa tentazione ; passeggio più che posso, e noto o nella mente o nel mio
taccuino ; e ascoltando, e leggendo, e confabulando in una famiglia pretta
fiorentina nella quale sto a retta, e finalmente prendendo lunghe e quotidiane lezioni da un giovane che, grazia al cielo, non è maestro di lingue, e
non mi fa imparare filze di vocaboli, nè mi parla quasi mai di grammatica,
ma conosce i classici, specialmente trecentisti, a menadito, ed è popolano,
affatto popolano, non che di lingua, di sentimenti, spero in breve intoscanii-mi del tutto. Oh quante volte ho esclamato col Poeta :
“ Deh che non è tutto Toscana il mondo ! "
Se non che, i-iguardo a favella, ristringerei il mondo all’Italia, e vorrei
cominciare dalle care nostre Valli.
Nè crediate, caro fratello, che mi si possa giustamente fare il rimprovero
che, secondo la leggenda, diresse il Redentore a S. Girolamo, dicendogli :
“ Tu es mayis ciceronianui quam christianus; ” no, l'amor della lingua non
mi accie:;a al punto da rendermi indifferente, o meno premuroso per la
santa causa nostra; nja egli è che fra gli stromenti umani atti a promuoverla, io credo che la lingua sia il maggiore; e non ho mai sentito que.sta
verità, come ora la sento. Così volesse il buon Dio che in questa lingua
pura, svelta, viva, efficace, fossero predicati i nostri scmoni, scritti i nostri
trattati, tradotti dalle lingue viventi i libri per noi, e di qui si diffondesse
per l'Italia la nostra Buvna Novella! Quanto a traduzioni avrei da dirvene
delle belle, ma per oggi ne fo di meno ; e vengo di proposito all'argomento
che più da vicino riguarda la mia missione, e più interessa i vostri lettori.
Appena giunto qua, mi abbonai al gabinetto Vieusseux, per potere tener
dietro a tutti i giornali che qui si vanno pubblicando. Son molti, cd alcuni
di merito assai, ma rimasi colpito sulle prime nel trovarli quasi tutti del
medesimo colore, cioè favorevoli, più o meno, al governo, ed al presento
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andamento delle cose. Nessuno puro codino, nessuno poi, quel che mi dispiaceva di più, clericale. Mi dispiaceva, dico, perchè in queste materie,
sono con queirantico che diceva : loquere ut te videam, ed io non potendo
vedere facilmente i preti pretini nel loro consorzio a me, por miUe motivi,
inaccessibile, avrei voluto cavarmi questo gusto in qualche loro organo che
li dipingesse. È vero che ne sento dir tante sul conto loro da tutte le parti,
e tante ne veggo ne’ giornali, che potrebbero bastare a darmene un’ idea,
ma in fine in fondo, tutto quel che ho sentito o letto sta a loro carico : tutti
i giornali, gli opuscoli, i libri e le persone par che gareggino a dime un
mondo di male. Dunque, pare a me, non può questa essere l’espressione
dèlia verità e della giustizia, e mi pare che chiunque contribuisca nel modo
che può a formare l’opinioBe pubblica, magistrato de’ magistrati, e monarca
de’ monarchi, debba mettersi in testa di essere anch’egli giudice integro,
ed illuminato : or come mai uu giudice potrà pronunziare la sua sentenza
finché non abbia ascoltato tutti quanti gli argomenti, che prò e contro le
parti possono addurre ?
Pochi giorni sono però l’amico maestro col quale mi ero più volte lamentato di questa mancanza, mi disse : “ Ho fatto una iicoperta, che la potrà
molto interessare : an giornale pretino, veramente pretino puro-saugue : il
vero organo clericale di Firenze,
“ 0 come mai al gabinetto Vieussetix non si trova?
“ Che vuole ? I preti fra noi son come le lepri : di notte, e nel più folto
della selva oscura, saltano, ruzzano, sgambettano, e se la godono ; quando
il sole domina sull’orizzonte però se ne stanno chiotti, e mogi, come se non
vi fossero ; con quegli occhi sempre spalancati, sempre aU’erta, ma sempre
immobili ed incapaci a vedere quel che hanno dinanzi ; se si trovano ad un
tratto in qualche apeTto piano si mettono a correre a precipizio, capaci anche di dar la testa in qualche macigno, e fracassarsela; e al primo sospetto
che un cane od un cacciatore si avvicini a loro, povere bestie, si sparpagliano, e si mettono in fuga. Ho io parlato di preti o di lepri ? In verilà,
non saprei : queste due immagini mi si sono intrecciate e confuse nel cervello : tiriamo via ora, mi dica un po’ ; se una lepre si mostrasse per ria
Calzajoli, crede che ne uscirebbe viva? Che tafteruglio di uomini, di ragazzi
e di cani ! E così costoro ; non s'impancano mai arditamente nei centri e
ne’ luoghi vistosi e popolosi, al pari degli altri : lavorano alla chetichella,
e nei crepuscoli, fanno i bravi fra loro, e troppo conoscono e sentono, troppo
ognuna di noi sa che l’opinion pubblica non è per essi ; e qui in Toscana
massimamente non ti-overà nè direttore di gabinetto, nè proprietario di caffè
che sia abbuonato a simili fogli : ne seguirebbe qualche scandalo.
'■ Questo, soggiunsi io, mi dispiace : ci dovrebbe essere libertà per tutti;
il Governo dovrebbe prov^'edere.
“ Ha un po’ di ragione anche lei. soggiunsi, ma in primo lungo contro
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la piena iirouipenLe dell’upiiiiuu pubblica non v è quasi upposiiione postàbile, o almeno utile ; e dall'altra parte come niuuo impetlisce ai preti di
stampare giornali, eoa» aiuuo può impedire a chi li trovasse sopra un tavolino d'un caffè o d'un gabinetto, il metterli in canzouatura, e proverbiare il
padrone che li preude, o anche minacciarlo di non frequentar più il suo
cafl^, se nou leva quella porcheria (termine storico) di sui tavolini. Quanto
al Governo poi, sia forte e giusto quanto ai voglia, altro non potrà dire ai
preti che : “ Io vi salverò le spalle dai bastoni, ma gli orecchi dalle fischiate,
chi ve li salva '?
Eccole il giornale. — Ma per uua lettera, basta: oggi a quindici vi darò
ampia relazione di questo giornale pretino che si pubblica col bel titolo: La
Stell.v d' Etiicria. — Addio,
__ ^
La nuova Congregazione fiorentina — Progressi die fa — Il colportaggio di libri
sacri— Accoglienze non sempre le stesse fatte ai colportori — La Stella dCItalia —
Il suo programma—Un saggio di quello che sarà — Il colportore Jlaciotta — Un
Delegato autediluviauo.
Firenze, 20 luglio 18tiO.
Carissimo signor Direttore,
In tutte le cose morali, lento è il progresso, perchè figlio della persuasione ed al male nemico; ma quella lentezza stessa è pegno di riuscita anziché nò. Cosi auguro per l'opera di evangelizzazione, la quale bensì va piano,
ma Io spero andrà lontano.
La nuova congregazione costituitasi di fresco fa progressi marcanti, e
non basta l’attività di due evangelisti a soddisfare ai bisogni di essa.
Le adunanze sono aiTollatiHshne e non senza frutto. L’idea costituzionale
stessa fa de’ passi negli ànimi, ed oramai ha preso piede appo questa importante frazione dei cristiani fiorentini,., e convien dirlo; a volerlo o non
volerlo, il tempo farà sì che quella idea già vittoriosa^ nel campo delle cose
civili e politiche, lo sarà pitre, sebben con altro significato, nelle religiose ed
ecclesiastiche questioni. Onde, giova sperare, che anche coloro i quali dal
primo imperfetto saggio sono rimasti indietro, muteranno sentimento, ed a
più completa e più savia applicazione del costituzionale pensiero, daranno
la loro approvazione.
La scuola femminile nel primo mese di sua vita riuscì di riunire 8 allievo,
a dispetto della calda contrària stagiono.
Il colportaggio non cessa di spandere numerose copie di bibbie e trattati.
Da fonte sicui-a ritraggo che nel solo compartimento Aretino furono vendute
dal-6 al 80 del decorso mese di giugno, da duq colportori, n^' 75 Bibbie c
Nuovi Testrmenti, con insieme n° 177 Trattati di ogni sesto, il che im
porta, in somma totale^ dedotte le spesuccie di trasporto, circa paoli 210,
ossia franchi 120. il che par poco, ina vuol dir molto in codesta stagione.
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specialmente se ai ha riguardo alle località. Quei due medesimi colportori
visitarono in quella loro gita 30 diversi paesi, ed in tutti venderono qualche
poco; e se per una parte in qualche posto furon ben ricevuti, in altri luoghi
la scamparono bella. A Sina Lunga per mo’ d’esempio, un prete dopo aver
comprata la Bibbia, esortò quei suoi popolani a comprare anch’essi il Nuovo
Testamento, il che tutti fecero. — A Pieve S. Stefano, a rovescio, il curato
voleva da loro comprare tutta la roba che avevano, coll’aperto fine di distruggerla, ma veduto che la roba era molta, trovò il piacere troppo costoso
e se n’andò. A Cortona poi, furon presi a sassate i colportori, di notte,
lungo le mura della città. Con tali mezzi crede il Clero vincere la causa,
ma tutto in contrario, illumina le menti e si trafigge. Egli non vuole intendere che l’odierna guerra tutta contro l'intolleranza e la tirannia sì religiosa che civile è diretta, e sempre invoca, ora colla parola ora coi fatti,
l’appoggio dell’armi carnali.^balunnie, violenze, diffamazioni, astuzie, vili
lusinghe ed anche minaccie al Governo, tutto metto in opra per saziare
la sete di sangue che gli arde iu cuore.
La pubblicazione di uu giornale di recente creato ne fornisce in Firenze
stessa la prova. Altro corrispoudente vi parlerà a lungo di codesto periodico,
lasciate solo ch’io vi trascriva qualche linea del suo progiamma. Dopo inveito contro la stampa liberale quella direzione soggiunge: “ Parliamo
della sfaceiata propaganda protestante, che senza niun ritegno, senza nessun
riguardo al mondo, cerca con Bibbie adulterate, con libercoli scandalosi
(e spesso anche con oro) di pervertire e trascinare nelle sètte protestantiche le nostre popolazioni. ”
E più lungi, in un articolo contro la propaganda protestante iu Toscana,
dopo parlato di alcuni progi'essi di essa: “ Or die’io: In che mondo siamo ?
E questa la protezione, è questa la difesa, che deve prendere della chiesa,
della minacciata fede, chi tanto strombazzò di esserne difensore » ecc. ecc.
E questo giornale del medio evo, che non altro sogna che roghi e patiboli
per chi non la pensa a modo suo, c tradisce d'altronde le .sue simpatie col
patrocinar la causa persa degli ex-grauduchi......questo giornale osa chiamarsi la Stella d'Etruria.
Povera Elruria, con islella sì fosca
Tudesca saresti e non 2>iù gentil tosea !
La prova di tanto ve la sommini.strano certi dialoghi preteschi intitolati : ■
“ Il Proselitismo protestante iu Firenze ossia le Ciane teologhesse, ” dove
usando lo sconcio dialetto delle così dette Ciane, par che vogliano rimpiangere i bei giorni in cui, nel paese ove il sì suona, la divina nostra lingua
dalle tedesche ciurme insieifie col sego era masticata.
Eccogliene un brano per saggio; gli è l'introduzione del dialogo terzo :
Interlocutori: BECO ed il sig. AKTURO.
t( Arti’Ho Che hai tu Beco, chc mi sembri prn.sieroso
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« Beco Ecci or poco a saper icchi’ ho: i un ho un becco d'un quattrino; o
il proverbio dice “ Un uom senza quattrini è un uomo morto, ” la lo sa
megghio di me lei che gli ha studiato. Senza quattrini e’ un si bee, e
come dice il sarmo della so Bibbia, gliè il vino che rallegra il core del •
Tomo.
« Art. Dunque se tu sai tutto questo, perchè non vieni alla scuola protestante, come facevi prima, che là ti ai danno i denari per poter bere allegramente e scacciar dal cuore la malinconia ?
« Beco Cant’ a coresto, i’ ho paura d’un ci veni più.
« Art. Come! Vacilleresti forse ne’ buoni propositi, e ti sarebbe venuto a
noja il benestare?
« Beco Eh! il benestare un m’è venuco a noja: io stare' bene sempre, s'i’
potessi! ma a diU'a lei, la me’ Lena colla Liberaca funno da il Curato, e
lui gli disse tante cose, che chelle streghe di donne, e furon capace a
convertire il mè compagnone Cecco, .sicché ci andò anche lui ; e tornaco,
e’ me ne ridisse tante e po’ tante che guasi guasi e’ m'ha persuaso d'andacci anch' a mene; e s’i’ ci’ ado, i’ credo che ritornerò cristiano aimmeno come prima, .sennon di piue; perchè così alla fin fine e’ un va bene,
ecco ... noe, e’ un va bene ! »
Ci fa schifo il ristampar tale un mescuglio d'immondi pensieri e di osceno
parlare, il quale darebbe nausea alle Ciane stesse, che i nostri gentili oziosi
preti, per mancanza di altre serie occupazioni ed elevati gusti, si sono accinti
ad imitare. Ecco davvero a che dovrebbe vigilare il Governo, acciocché, dopo
corrotti i cuori, non ardissero corrompere persino la favella. Ma se i reggitori del paese sono illuminati e liberali, le subalterne autorità pur troppo
del clero sono ligie, specialmente nelle piccole città di provincia, e non
passa mese nò settimana, che non s abbia notizia di qualche nuova prodezza
di quei paladini dell'autico sistema ossia vecchi ferri da hottega. Eccone
una che oltrepassa tutte le fin qui conosciute :
Un colportore, per nome Maciotta, recatosi in Volterra per la vendita dei
suoi libri, cioè Bibbie e Trattati, uel decorso aprile, ebbe a soffrire, previa
proibizione di vendita per parte di quel Delegato, il sequestro completo dei
suoi libri, per mezzo del tribunale di prima istanza della città, il giorno due
del p. p. maggio. Ad un tempo il Maciotta veniva ammonito dal medesimo
Delegato, che a motivo delle sue proselitiche mene, la sua permanenza in
Volterra non era più tollerabile, e che tempo un giorno e mezzo, si fosse
allontanato dalla città. Giunto in Firenze il colportore fece quei ricorsi chc
credette bene, al Prefetto ed al Regio Procuratore di Volterra, ma indarno;
non ebbe risposta. Andando in lungo le cose e non sapendo quando avrebbe
tenuta la sua seduta in proposito il tribunale di Volterra, il Maciotta mandò
un ricorso diritto al Governatore Ricasoli, onde dopo tre giorni fu chiamato
a Volterra dal Regio Procnratove, e gli vennero restituiti tutti i suoi libri.
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iiJdì l() p. p. giugno. — Kesa in tal modo giustizia al diritto, il detto colportore cominciò il giorno 18 detto la solita vendita sulla piazza di Volton a.
Ma eccoti che il giorno 19, lo fa chiamare di bel nuovo il Delegato, te gli
fa nn lungo sermone a difesa della Religione dello Stato, secondo lui dalla
vendita delle Bibbie minacciata, ed il giorno 20, quattro giorni dopo la restituzione dei libri, lancia contro il medesimo colportore, un precetto d'eeiho
in forma, vero monumento non so se più mi dica di austriaca prepotenza, o
di romano gesuitismo. Eccovi quel famoso documento :
« Il K. Delegato di Governo di Volterra :
a Veduta la procedura contro Carlo di Giuseppe Maciotta, d’anni 20, scapolo.
'I nato a S. Paolo provincia di Biella, domiciliato a Torino, di condizione librajo.
'< Per condotta irregolare e gravemente sospetto di sovversione contro la Heligione
<1 dello Stato.—Attesoché consti in atti, che Carlo Maciotta, dopo una permanenza
<' in Volt«rra di più giorni, senza una occupazione qualunque, nei primi del caduto
1' mese di maggio, scoperto dalla Polizia posse-ssore e diffusore di stampe e libri.
« contenenti empie dottrine ed attacco aUa Religione dello Stato, andb soggetto
B per parte della pubblica forza di polizia al sequestro di detti libri e stampe da
« ffiso anche esposte alla pubblica vendita, c co.sì del di lui criminoso operato dovè
« interessarsi il competente tribunale criminale. — Attesoché dopo l’accaduto che
n sopra, anche la Delegazione dovè occuparsi del Maciotta e nel 10 maggio detto
« fargli intendere la convenienza di allontanarsi prima di assoggettarlo a formale
« precetto, od a misura più rigorosa, previa la contestazione dei gravi sospetti sulla
« di lui pei-sona e condotta in materia di sovversione ed attacco alla Eeligione dello
« Stato. — Attesoché se il ritorno del Maciotta in Volterra poteva credersi e auto« rizzato e tollerabile' dal bisogno di conoscere l’esito della procedura criminale che
« lo riguardava non è ora altrimenti ammissibile la di lui ulteriore dimora, dopo
« che dal 16 stante a questa parte ha conosciuto l'esito dell’affare ed ha ricuperato
« ilibri e stampe che furono soggetti di sequestro.—Attesoché dopo i fatti di sopra
« annunciati sia bene giusto, il diffidare del Maciotta e della di lui condotta, e rite« nere i nuovi non mal fondati sospetti di soì'versione cd attacco alla Beligione
« dello Stato, sia per la facilità di diifondere i libri e stampe di cui è In possesso,
sia più specialmente per aver egli dichiarato nei tenutigli interrogatorii, che ab« bandonata la Religione cattolica é ascritto ed appartiene alla protestant.e, ed è
« mercenario di propaganda della Società Biblica Britannica.
« P. Q. M.
Il Veduti gli articoli 12 e 13 della vigente Legge di Polizia amministrativa dei
i< 22 ottobre 1849; sottopone Carlo Maciotta alUallontanamento da questa città e
« distretto governativo con formale precetto di non recar%usi per un anno, senza
« permesso dell’autorità, sotto la comminazione, trasgredendo a detto precetto, delti l’arresto e carcere da otto giorni a due mesi e della reincidenza.
n Notifica a detto Maciotta, che può ricorrere al (.'onsigUo di prefettura, cou
« ricorso motivato da presentarsi avanti a quest'uificio nel termine di tre giorni
« decorrendo dal dì della regolare notificazione ; ma che il ricorso non ha effetto
« sospensivo, e quindi in pendenza della risoluzione il ricorrente deve osservare il
« trasmessogli precetto.
<1 Così risoluto li 20 giugno 1860. — « Firmato all’originale
« C. C. Bersotti Delegato
u Per copia conforme C. Bersotti Delegato
« Volterra li 20 giugno 1860
« Notificato e rilasciato il presente Decreto in pereona di Carlo Maciotta.
« Dionisio Fioravanti. »
Inutili sono i commenti e le osservazioni ; basta mettere in luce quei
documenti per giudicarli, e siamo persuasi che non incontreranno l’appro• vazione nè del pubblico, nè del governo, ma sola rjuella dei preti. Fortumi
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che il nuovo Codice sta compilandosi alacremente, e che molte leggi di alto
liberalismo, quella specialmente del matrimonio civile vi saranno, lo so per
certo contenute. E così iniziata una volta la separazione del religioso e del
temporale, converrà che vada fino in fondo.
0. C. L.
NOTIZIE RELIGIOSE
Valli Valdesi.—Festa dd 15 Agodo.—Veniamo airistante informati ohe la festa solita a cele].)rarsi, ogni anno,
sui monti Valdesi, il dì 15 di Agosto, avrà luogo in quest’anno, sull'altura denominata Pian-Prà, situata verso la
parte superiore del monte che divide il vallone di Rorà
dal Val Lucerna e più specialmente da Torre.
La festa consisterà nonché in lettura della Bibbia, in
canti e preghiere, in discorsi che verranno pronunciati da
scelti oratori, su argomenti diversi e tutti importantissimi.
La festa avrà principio alle 9 antimeridiane.
— Il signor Davide Vola. — I^na perdita delle più rincrescevoli hanno
fatto, cosi la Chiesa come la popolazione Valdese, nella persona del signor Voi-A Davide da S. Giovanni, mancato ai vivi il dì 14 del p. p.
luglio, dopo breve ma fiora malattia. Giovane d’illibati costumi, di spiriti
religiosissimi, di mente non volgare, e di generoso sentire, avea saputo conciliarsi a tal segno l'aifetto e la stima dei suoi compaesani e correligionarj,
che, quantunque non ancora trentenne, egli già avea coperto o copriva le
varie cariche di Tesoriere dell'Oapedale, di 5Iembro laico della Tavola, di
Anziano della Chiesa, di Capitano della Guardia Nazionale e di Sindaco
del suo Comune; e coloro che gli sono stati colleghi sanno quale instancabile attività, quale rettitudine, quale disinteresse, quale intelligenza degli
affari egli arrecasse nel disimpegno di queste varie funzioni, e meglio di
chiunque comprendono il gi’an vuoto ch’egli lascia dietro di sè, in questi
svariati rami così della civile che della religiosa amministrazione. Ciò che
poi valesse come figlio, come sposo, come fratello, come padre, lo sanno
pur troppo la cadente madre, la giovane sposa, le afflitte sorelle, come
stramazzate al suolo da un colpo quanto terribile altrettanto inaspettato; e se
Iddio si degnerà di conservarla, lo saprà pur troppo un giorno, la tenera
bambina di pochi dì, ch'ei si lascia dietro, condannata (ahi! meschina) ad
imprendere lo scabroso cammino della vita, priva dei consigli di così amoroso genitore ! La morte del nostro amico è stata quella del cristiano che
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ben sapendo in ehi egli ha creduto, sa altresì che è potente il medesimo a
serbare il suo deposito fino alla fine ; c la bella testimonian/a ch’egli, durante l’acerba sua malattia, non cessò di rendere alla grazia di Dio, come
pienamente sufficiente a salvare e consolare, mentre rimarrà un’esempio
per molti, alla desolata famiglia additerà l'umca sorgente di consolazione
che valga sì cruda sciagura a mitigare non solo, ma anche a far convergere
al loro bene.
Torino. —Prima edizione piemontese del N. Testamento tradotto dal
Diodati. — E uscita giorni sono dai torchi della Claudiana, la prima edizione che siasi fatta in Piemonte del Nuovo^ Testamento del N. S. G. C.
tradotto in lingua italiana, da G. Diodati. E un bellissimo volume, di 554
pagine in-8° grande, su due colonne, stampato con caratteri affatto nuovi e
per aggiunta di una nitidezza e di una dimensione tale da meritare a questa
edizione il soprannome ài-Edizione ad uso dei vecchi e degli illetterati, o di
Nuovo Testamento ad uso delle famiglie, stante il posto ch’egli non mancherà di occupare in ciascuna delle famiglie che l’impareggiabile valore
della Parola di Dio sono giunte a degnamente apprezzare.
11 prezioso volume trovasi fin da ora vendibile al Deposito dei libri religiosi, via Principe Tommaso, per il prezzo che varia, da 1,50 a 2 franchi o
anche più, a seconda della legatura.
Inguilteera. — Bilancio della evangelizzazione. — Si parla spesso, e
non a torto dell’eloquenza delle cifre. Ecco quelle che presentano, come
ammontare degl’introiti, pendente un’anno, i rapporti delle dodici principali
società che ebbero, nel maggio decorso, a Londra, le loro generali assemblee. Tralasciamo le frazioni al disotto del centinajo di franchi.
Società Biblica Britannica e forestiera........................................fr. 4,100,000
--Dei Trattati religiosi..............................................,, 2,420,000
--Delle missioni della Chiesa stabilita............,, 4,100,000
--Delle missioni di Londra......................................,, 2,347,000
--Delle missioni weslejane.........................,, 3,500,000
--Per la propagazione deU’Evangelo..............,, 2,885,000
--Delle missioni battiste..........................................„ 740,000
--Per l’evangelizzazione degli Ebrei................„ 812,000
---Pastorale di soccorso della Chiesastabilita „ 1,036,000
--Coloniale e delle scuole ......................................,, 676,000
--DeUe missioni della Chiesa irlandese.... ,, 700,000
--Missione interiore di Londra............................„ 900,000
Totale. 24,216,000
Si ponga a fronte di questi introiti di alcune società della Gran Bretagna
solamente, i qnali introiti vennero alle medesime procacciati senza scalpore,
nè grida, i 500,000 scudi del danaro di S. Pietro, a raccogliere 1 quali
si mise sottosopra l’intiero mondo cattolico, e poi si seguiti a schiamazzare
sulla decrepiteiza del protestantesimo e sulla ognor più rigogliosa giovanezza del cattolicismo papale : siffatti clamori non inganneranno più se non
quelli che sono preparati a tutto fuorché a veder chiaro,
Domenico Grosso gerente.
TORTNO — Tipografia OI.AnniANA, diretta ila R. TrnmIjPttK.