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Anno 127 - n. 32
9 agosto 1991
L. 1.200
Sped. abbonamento postale
Gruppo II A/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
INTERVISTA AL MODERATORE FRANCO GIAMPICCOLI
Ricercare lo «specifico» evangelico
Le aspettative e le difficoltà per il cammino comune di battisti, metodisti e valdesi - I rapporti con il cattolicesimo e i rapporti con lo Stato - In espansione cultura e diaconia - Il rischio che proviene dal conformismo
— L’anno scorso è stato caratterizzato da due avvenimenti ecumenici rilevanti per le nostre
chiese: l'assise di Roma delle
Chiese hattiste, metodiste e vaidesi e TAssemblea del Consiglio
ecumenico delle chiese a Canberra. Qual è il tuo giudizio su questi due eventi?
— Sono due avvenimenti molto
diversi e difficilmente paragonabili. L’Assemblea-Sinodo è andata ben oltre le nostre speranze:
volevamo iniziare un cammino
verso il reciproco riconoscimento
e ci siamo trovati alla fine con un
patto concluso, da attuare. L’Assemblea di Canberra ver certi
versi è restata al di qua di quanto si sperava: non siamo riusciti
a dire una parola unitaria sulla
pace, è stato scarso l’approfondimento teologico, è apparso stretto l’attuale vestito nordatlantico
del Consiglio ecumenico. Ma sarebbe injriusto contrapporre questi due eventi. Diciamo piuttosto
che hanno avuto una cosa in comune: la tensione del reciproco
riconoscimento. Battisti, metodisti e valdesi hanno delineato il
reciproco riconoscimento in un
patto ed ora devono tradurlo in
pratica. A Canberra si è deciso di
lavorare ad una piattaforma di
unità in cui il reciproco riconoscimento è uno dei punti centrali.
Reciproco riconoscimento tra
chiese molto diverse — che nel
CEC vanno dalle ortodosse alle
pentecostali — e che intende includere anche la cattolico-romana. A viste umane è un progetto
impossibile, ma non per questo è
pensabile metterlo da parte e
passare oltre. Credo che per noi
il primo contributo a questo progetto consista nell’attuare con
decisione il reciproco riconosciniento sul piano BMV.
^ — Nell’attuare le decisioni del1 Assemblea-Sinodo delle Chiese
hattiste, metodiste e valdesi sono però sorte alcune difficoltà.
Come possono essere superate?
— Le difficoltà derivano essenzialmente dal fatto che i tempi che ci siamo dati a Roma —
esplicitamente in alcune decisioni e implicitamente nell’aspettativa generale — rispondevano più
all’entusiasmo della straordinaria
esperienza che abbiamo vissuto
ehe alle nostre reali possibilità.
Battisti da un lato, metodisti e
Valdesi dall’altro sono attualmente strutturati per una vita autonoma, autosufficiente, già estreniamente impegnativa. Non è faeile convergere, mettere in comune. trovare spazio. Così può richiedere due anni anziché uno
I attuazione del giornale comune,
la riforma regolamentare, ecc. La
strada tracciata è quella. Solo ci
accorgiamo che è in salita e che
possiamo fare di corsa,
tson scoppieremo a metà strada
Se andremo avanti con pazienza,
perseveranza e fiducia reciproca.
~ Subito dopo il Sinodo ’90 hai
Scritto una lettera al cardinale
Ugo Poletti, allora presidente del!p.^onferenza episcopale italiana
fCEI), per significare il profondo
nisagio delle nostre chiese circa
l’insegnamento della religione
cattolica nella scuola (Ire). 'La
Corte Costituzionale è poi intervenuta sulla questione e con la
sentenza n. 13/1991 ha ribadito la
piena facoltatività dell’Irc. In seguito mons. Alberto Abiondi è intervenuto sull’« Avvenire » con
una lettera aperta agli evangelici
riproponendo un’azipne comune.
Puoi dirci qual è la tua personale risposta ad Abiondi?
— Rivolgendosi a protestanti
ed ebrei come responsabili della
sentenza della Corte Costituzionale che sancisce l’alternativa tra
Ire e « libera uscita » mons.
Abiondi ci accusa garbatamente
di essere oscurantisti, liberticidi
e antiecumenici. Egli sembra
ignorare totalmente che per 5
anni in questo paese si è tentato
in tutti i modi di sancire l’alternativa tra Ire e « consegna in caserma »; non pare disponibile ad
interrogarsi sui motivi per cui
la Corte Costituzionale (che non
mi risulta esser composta in maggioranza da protestanti ed ebrei)
ha incluso nel quadro dell’interpretazione del Concordato il diritto di allontanarsi o assentarsi
da scuola per chi non si avvale
dell’Irc; non si chiede perché la
minoranza, che percepisce come
« troppo contestante e irritata »,
è portatrice di un disagio persistente. Anche quando prospetta
come alternativa « un accordo
Boccia'*'"
DEI'H OS
Un intervento al Sinodo di Franco Giampiccoli.
fra Chiese per impostare un insegnamento con spirito Ecumenico » mons. Abiondi non dialoga
ma propone un’ assimilazione
compartecipativa che di nuovo
scambia l’Irc con lo studio del
fatto religioso e aggira il nodo
centrale della facoltatività. Finché in forza del Concordatp la
Chiesa cattolica vorrà mantenere
un insegnamento religioso confessionale, accetti che questo sia
pienamente facoltativo. Su que
sta base potremo allora discutere
come sia possibile lo studio del
fatto religioso al di fuori dei monopoli ecclesiastici.
— Il moderatore ha più di altri
una visione generale della vita
della nostra chiesa. Quali sono secondo te i suoi aspetti più dinamici?
— Cultura e diaconia. Ambedue
sono in espansione. La cultura
LA FORZA CHE VIENE DALLO SPIRITO
Testimoni
«Voi mi sarete testimoni» (Atti 1: 8).
Questo versetto ci parla di testimoni e di testimonianza: un tema vitale per il cristianesimo. Un
tema di cui ci limiteremo ad esaminare quattro
aspetti.
Il primo riguarda la credibilità del testimone:
una questione che oggi sentiamo cruciale. Qualsiasi
messaggio ci venga proposto, anche il più interessante e affascinante, soprattutto se è un messaggio
religioso, se non è espresso da un testimone credibile non ci interessa, ci suona immediatamente
falso.
Sei credibile se testimoni di qualcosa che hai
vissuto e vivi. Se non vivi un’esistenza di fede, che
cosa mai potrai testimoniare? Che credibilità avrà
mai la tua testimonianza? Sarà vuota, come la tua
esistenza!
Il secondo aspetto che esaminiamo riguarda il
contenuto della testimonianza.
Il contenuto della testimonianza non siamo noi,
non è la nostra esperienza, non è la nostra chiesa.
Il contenuto della testimonianza è Gesù Cristo:
« Voi mi sarete testimoni ».
Può sembrare un’osservazione banale, eppure
quanti errori e quanti orrori si sono commessi e
si commettono quando ci si dimentica di questa
"banalità”.
Il terzo aspetto che esaminiamo riguarda la
forza della testimonianza: « Voi riceverete potenza
quando lo Spinto Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni ».
La forza per testimoniare non viene da noi, da
dentro di noi, non è una nostra risorsa, ma viene
da fuori di noi, viene dallo Spirito Santo che qui
viene descritto come una « potenza » (= dynamis
in greco, da cui « dinamico, dinamite »).
Lo Spirito è il modo in cui Dio oggi è presente
tra noi, con noi e per noi.
Ma la promessa di Gesù ci vuole incoraggiare,
non deresponsabilizzare. Ci invita a non montarci
la testa quando la nostra testimonianza ha successo (la forza ci viene dallo Spirito, non da noi stessi),
e ci invita a non deprimerci di fronte ad un apparente in.successo (la « forza » della nostra testimonianza dipende da lui).
Il quarto e ultimo aspetto che esaminiamo riguarda il luogo della testimonianza: « Mi sarete
testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e
Samaria, e fino all’estremità della terra ».
Non ci sono confini per l’Evangelo e per la sua
testimonianza, non perché è un progetto di conquista religiosa imperialista o colonialista, ma perché
l’Evangelo non è legato ad una etnia, ad una lingua, ad una cultura. L’Evangelo certo si incarna
nella concretezza del quotidiano, ma rimane libero
dal quotidiano.
Qui dobbiamo essere di nuovo autocritici: i testimoni di Cristo hanno spesso confuso il « cristianesimo » (che è fede ed esistenza personale) con
la « cristianità » (che è invece un sistema sociale
definito). Hanno pensato che imponendo l’uno (la
cristianità) si arrivasse poi all’altro (il cristianesimo). La storia è giudice di questo drammatico
fraintendimento.
Proprio questo nostro errore ci rende oggi più
attenti alla questione della libertà che deve accompagnare qualsiasi testimonianza religiosa, sia cristiana sia non cristiana, nel nostro continente europeo o negli altri continenti. « Dov’è lo Spirito, lì c’è
libertà » (2 Cor. 3: 17); dove non c’è libertà non c’è
lo Spirito di Dio, ma lo Spirito dell’uomo.
Eugenio Bernardini
con la crescente attività del Centro culturale di Torre Pellice, la
creazione di nuovi centri evangelici di cultura locali, lo sviuppo
dell’Editrice Claudiana, il progetto ambizioso del giornale comune BMV. La diaconia con l’imponente sviluppo che hanno avuto in questi anni le strutture sanitarie, assistenziali (anziani) e
ricettive e con l’avvio dell’importante progetto del Centro di formazione diaconale di Firenze.
— E i più preoccupanti?
— Il conformismo. Ho l’impressione che ci siamo adattati e ci
stiamo adattando sempre più al
modo di vivere e di pensare del
ceto medio del nostro paese. Che
significato ha per noi oggi il «non
conformismo » di Rom. 12: 1-2?
Quali atteggiamenti « controcorrente » ci detta la fede evangelica? Quali posizioni e comportamenti specifici sono conseguenza
diretta del nostro essere protestanti? Un tempo si discuteva —
alla scuola di un grande maestro,
Dietrich Bonhoeffer — sullo
«straordinario» (Riveduta: «singolare») di Matt. 5: 47. Qggi non
se ne discute più. Abbiamo evitato il pericolo della ricerca orgogliosa della differenziazione.
Ma la difficoltà che abbiamo nel
rintracciare un nostro « specifico
evangelico ». non può che essere
preoccupante.
— Le nostre chiese in Sud America vivono una situazione di
grande speranza per gli sviluppi
del lavoro evangelistico, ma anche di profonda difficoltà economica dovuta alla situazione generale dei paesi in cui operano. Quali sono secondo te le iniziative
che potremo prendere per manifestare la nostra solidarietà con
loro?
— A seguito di un atto sinodale
del 1990 che chiedeva alla Tavola,
in accordo con la Mesa vaidense,
di proporre alle chiese il finanziamento di un progetto particolare,
la Tavola ha lanciato la campagna « un’auto per distretto per
il Rio de la Piata » per aiutare le
chiese del Sud America nel rinnovamento di un parco macchine parecchio obsoleto. Le chiese
hanno cominciato a rispondere,
ma per ora abbiamo in cassa poco più dell’equivalente di mezza
automobile...
intervista a cura di
Giorgio Gardiol
(continua a pag. 2)
Buone
vacanze
Direzione, redattori, collaboratori e tipografi informano
i lettori che il prossimo numero del settimanale sarà il
n. 33 che porterà la data del
39 agosto.
Interrompiamo per due settimane per permettere le ferie. Buone vacanze a tutti!
2
ecumenismo
9 agosto 1991
IL CONSIGLIO ECUMENICO A UNA SVOLTA? ■ 3
Il fondamento è Cristo
Teologia od ecclesiologia, punti dolenti - Come costruire una « teologia vivente e coerente »? ■ Centrale il coinvolgimento delle chiese
Quando il CEC avrà recuperato
una sua immagine mondiale, coerente coi suoi principi fondatori
(comunione di chiese) e con la sua
vocazione (unità della chiesa) bisognerà affrontare il punto dolente, quello della teologia e dell’ecclesiologia del CEC. Già nella sesta Assemblea di Vancouver era
emersa l’esigenza di elaborare una
« teologia vivente e coerente »,
una teologia cioè che tenesse conto di vari apporti, in particolare
quello delle teologie contestuali,
ma che avesse anche una sua precisa metodologia e, soprattutto, un
chiaro fondamento biblico e cristologico. Spesso il CEC viene accusato di avere una teologia troppo liberale, cioè non sufficientemente ancorata alla Parola di Dio
così come essa viene testimoniata
nella Scrittura. Gli si rimprovera
anche di aver smarrito o comunque annacquato l’indispensabile
riferimento cristologico e di essersi lanciato un po’ avventurosamente in una teologia della creazione, partendo da presupposti più
etici che teologici (vedi la nozione
di « alleanza » nel processo conciliare « Giustizia, pace e integrità
del creato »).
Ma, data la natura e l’evoluzione del CEC, non è facile costruire una « teologia vivente e coerente ». L’arcivescovo ortodosso armeno Aram Keshishian, nuovo
moderatore del Comitato centrale,
ha affermato che il CEC non ha
teologia. Ed ha aggiunto, in una
sua lettera all’Assemblea di Canberra, che lo sviluppo di una teologia ecumenica non è « né possibile né deve essere l’obiettivo del
Consiglio », il quale dovrà continuare a recepire diverse teologie,
culture e tradizioni. Ma ciò non
toglie — ha concluso — che il
pensiero teologico diversificato e
la metodologia del CEC abbiano
bisogno di qualità, di integrità e
di coerenza.
Un organismo
troppo occidentale
Nello stesso tempo, sia da parte
ortodossa sia da parte delle chiese
del Terzo Mondo, si rimprovera al
CEC di essere un organismo ancora troppo occidentale, troppo europeo in particolare, e troppo protestante sul piano teologico. Inoltre. alle riserve espresse dalle chiese ortodosse, dalla Chiesa cattolica romana e dalle chiese del Sud,
si aggiunge ora una nuova sfida:
quella del peso crescente, in tutto
il mondo, delle chiese pentecostali
ed « evangelicaii », le quali non
fanno parte del CEC ma che un
organismo ecumenico mondiale
come il CEC non nuò ignorare.
Occorrerà quindi fare i conti,
d ora in poi, anche col fondamentalismo e la spiritualità di quelle
chiese che — secondo Emilio Castro — alla fine del secolo rappresenteranno metà o più del mondo
protestante.
Qualche anno fa si è giunti ad
una faticosa convergenza dottrinale con il documento su « Battesimo, eucaristia, ministeri» (BEM).
A Canberra, l’Assemblea ha fatto
proprio il rapporto della Commissione « Fede e costituzione » sulla chiesa come « koinonìa », sulla
base della confessione comune
della fede apostolica. Qra si tratta di rilanciare un lavoro teologico-biblico approfondito, centrato
sull’essenziale (Gesù Cristo) e intorno a questo centro articolare i
vari apporti delle chiese, dei movimenti, dei gruppi di riflessione e
di azione. Questo ricentramento
dovrà avvenire tenendo conto che
il CEC non è una super-chiesa (e
pertanto non può legiferare in nome delle chiese membro) ■ ma che
non può neanche ridursi ad essere
un semplice « forum » di chiese,
movimenti, culture, tradizioni, teologie, ideologie. Come dice il pastore francese Jacques Maury, copresidente del gruppo misto di lavoro con la Chiesa cattolica:
La dimensione
ecclesiale
« Tutti sanno che il CEC non è
una super-chiesa. Ma dovremmo
saper dire chiaramente però in che
modo siamo una forma di chiesa;
che vi è cioè una dimensione ecclesiale in questa comunità delle
317 chiese membro ».
Un fatto sul quale tutti concordano è la ricchezza e l’intensità
della vita cultuale e spirituale
che ha caratterizzato l’Assemblea
di Canberra. Tosh Arai, giapponese, segretario incaricato dei Centri di formazione dei laici, e Myra
Blyth, inglese, responsabile del Segretariato per l’Europa, non hanno dubbi: si deve partire da lì,
da quella ricchezza incredibile di
forme liturgiche e cultuali, di
preghiere, di inni che tutti esprimono, in forme diverse ma convergenti, la fede nell’unico Signore Gesù Cristo. Dobbiamo imparare — dicono — a conoscerci, a
scoprirci a rispettarci e ad amarci,
a partire da queste manifestazioni multiple e variegate della vita
dello Spirito. Dopo verrà il necessario confronto teologico. L’importante è non ostacolare l’azione,
sempre imprevedibile, dello Spirito che, solo, può portare ad una
vera unità della chiesa.
Raccogliere
le nuove sfide
Le sfide non mancano e tutte
sono esaltanti per chi, come Emilio Castro e tutto lo staff del Consiglio ecumenico, è animato dalla
passione ecumenica, una passione
in cui chiesa e mondo sono sempre strettamente collegati. Saprà
il nuovo CEC, ristrutturato, degli
anni ’90 raccogliere tutte queste
sfide e coordinarle in un progetto
organico in cui tutti i membri,
chiesa e movimenti si sentii^anno
coinvolti in prima persona, sia nel
MATRIMONI INTERCONFESSIONALI
Un decreto
preecumenico
Quale atteggiamento prenderà il prossimo Sinodo di fronte al testo elaborato dalla GEI?
Il CEC è sede di incontro fra culture diverse. Il culto di apertura
dell Assemblea di Seoul.
la riflessione che nell’azione? Questa, in fondo, è la grande questione con la quale si trova confrontato
il Consiglio ecumenico delle chiese, questa è la crisi di crescita che
il CEC è chiamato a superare. Lo
farà, molto probabilmente, concentrando il suo impegno su quattro grandi linee programmatiche:
1) Fede e testimonianza; 2) Giustizia, pace e integrità del creato;
3) Condivisione nella solidarietà;
4) Educazione e rinnovamento.
Ma, in sostanza, tutto dipenderà
dal grado di coinvolgimento delle
chiese e dei movimenti che vi aderiscono. Infatti se è vero che il
CEC, come struttura, deve rivedere in profondità il suo stile di lavoro e il suo modo di comunicazione con i propri membri, è altrettanto vero che le chiese, a loro
volta, devono sforzarsi di pensare
e di comportarsi in modo ecumenico, uscendo un tantino dai propri confini confessionali, nazionali, culturali e teologici. Grazie al
CEC, in quanto organismo mondiale e ecumenico, ogni chiesa locale può avere una visione planetaria dei problemi dell’umanità e
quindi sentire più chiaramente
1 urgenza della missione della chiesa universale in questo mondo. Da
parte sua, il CEC deve combattere la tendenza a comportarsi da
organismo indipendente rispetto
alle chiese membro. Può e deve
stimolare, interpellare, coordinare
le chiese ma non sostituirsi ad esse. Deve cioè essere — o tornare
ad essere — un luogo di comunione, di incontro, di confronto, di ricerca comune, di servizio reciproco, senza cedere alla tentazione di
voler imporre alle chiese una sua
linea politica e teologica.
Ma anche questo dipenderà dal
grado di coinvolgimento delle chiese nell’avventura ecumenica. La
posta in gioco non è di sostituire un predominio « terzomondiale » ad un predominio europeo
e nordatlantico. E’ invece di saper pregare, riflettere e testimoniare insieme, su un piano di parità che in Cristo ha la sua sola base. La cosa essenziale, per tutti, è
di stare attenti a non rimuovere
questa base. Questo è il « richiamo » lanciato a Canberra, non solo dagli ortodossi. Un richiamo al
quale, probabilmente, non è estraneo lo Spirito Santo che là si è invocato con molta forza e convinzione.
.Jean-Jacques Peyronel
Oltre all’ora di religione cattolica nella scuola pubblica, vi sono per i valdesi e i metodisti
altri motivi di « disagio » nei rapporti ecumenici con la Chiesa
cattolica in Italia. Uno di questi
è certamente il decreto generale
della Conferenza episcopale italiana (Cei) sul Matrimonio canonico.
Il decreto della Cei del 5 novembre 1990 (entrato in vigore
il 17 scorso) regola negli articoli
48-53 le procedure per l'ottenimento da parte cattolica della licenza per la celebrazione di un
matrimonio interconfessionale e
per la dispensa dalla forma canonica, qualora il matrimonio avvenga in forma « religiosa » non
cattolica.
Quello dei matrimoni interconfessionali è uno dei test ecumenici più importanti e dal modo
con cui le varie chiese affrontano il problema possono misurarsi i passi in avanti o indietro del
dialogo ecumenico.
Per questo il Corpo pastorale
e il prossimo Sinodo discuteranno l’atteggiamento che le Chiese
valdesi e metodiste prenderanno
di fronte al documento.
Per alcuni le rigidità giuridiche dovrebbero essere superate
dovendo le chiese avere l’umiltà
di riconoscere le scelte e le decisioni degli sposi e non imporre alcunché. Per altri invece il
dialogo ecumenico in materia deve prendere sul serio le preoccupazioni cattoliche, per poter
realizzare con la Cei un vero e
proprio dialogo ecumenico.
Dialogo ecumenico che finora
non c'è stato, osserva il moderatore Franco Giampiccoli in una
lettera al cardinale Camillo Ruini, presidente della Cei. Giampiccoli, nella lettera del 5 luglio
scorso, si dichiara « sorpreso e
sconcertato » per il fatto che « da
tre anni prosegue il lavoro della
Commissione mista cattolico/valdese e metodista sui matrimoni
interconfessionali » e che la Commissione non sia stata minimamente informata dell’emanando
decreto, né sia stata consultata.
«E' vero — nota Giampiccoli —
che l'art. 50 dice "salvo che sia
disposto diversamente da eventuali intese con altre confessioni
religiose”. Ma appunto sarebbe
stato giusto segnalare che una ricerca di intesa è già in corso tra
la Cei e le Chiese valdesi e metodiste. Il fatto che si cerchi una
intesa insieme è ecumenicamente
significativo ».
L’inasprimento poi delle misure giuridiche è giudicato negativamente da Giampiccoli che conclude la sua lettera con una domanda: « Ha ancora senso il lavoro della Commissione mista sui
matrimoni interconfessionali? ».
Giorgio Gardlol
Lo «specifico» evangelico
(segue da pag. 1)
— Si ricordano quest’anno i 40
anni di Agape e i 30 anni del Servizio cristiano di Riesi, due iniziative che hanno significato molto
per le nostre chiese. E’ giusto
guardare indietro e riflettere sulle cose fatte, ma oggi quale iniziativa dovrebbero prendere le
nostre chiese per rinnovare la
predicazione delPagape?
— In tempi eccezionali l'annuncio dell’amore di Dio che dona se
stesso a chi è perduto senza chieder nulla in cambio è forte e
scuote anche se intorno c’è il deserto. Ma più normalmente la
predicazione dell’agape si rinnova
nel contesto di un terreno già
arato e lavorato. Le nostre chiese
non sono il deserto, grazie a Dio;
ma spesso non sono neppure un
terreno smosso, lavorato, in cui
la predicazione entra in profondità a far germogliare e crescere
il seme della Parola. Le nostre
chiese hanno bisogno di una maggiore frequentazione della Parola,
di una lettura disciplinata e perseverante, individuale e comunitaria della Parola. Chi rinnova la
predicazione dell’agape è certo solo lo Spirito del Signore. Ma l’interesse attivo, la ricerca, la disponibilità a lasciarsi interpellare, l’ascolto in spirito di preghiera, che vengono da una frequentazione assidua della Parola, possono essere uno degli strumenti
del rinnovamento comunitario
della nostra predicazione che potrà portare frutti sia all’interno
che all’esterno delle nostre chiese.
intemùsta a cura di
Giorgio GardioI
Rorà: un paese per tutte le stagioni
(Fine. I precedenti articoli sono
stati pubblicati nei nn. 30 e 31)
MINI-MARKET
Alimentari - Tabacchi
APERTO LA DOMENICA
Tfcl. 93.144 - RorA
ALBERGO - RISTORAJsrrE
COUi DI PIAMPRÀ - 1 »50
CUCINA CASALINGA
Iti. (0121) 93.101
Bar - Ristorante KOiLOiA NEL PARCO MONWiNO Servizio Ristorante su prenot. Iti. (0121) 93.139
A 8 km da Lusema S. G. si estende fino ai piedi del monte
Prioland. Centro della resistenza dei Valdesi guidali da
Giosuè Gianavello.
Gite consigliate: Monte Prioland - Comour - Rif Valanza
- Cave di pietra - Pianprà - Rocca Bera.
Da visitare il museo che contiene una interessante documentazione sulle vicende rorengbe del passato.
Nel Parco Montano vi sono un ristorante, un ’area attrezzata per il campeggio ed un anello di fondo di 12 km.
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9 agosto 1991
vita delle chiese
PROFILI
DIBATTITO
Passione per la Bibbia Otto per mille
L’Italia ha un grande bisogno di cultura biblica; occorre divulgarla in maniera seria ma accessibile - Il rapporto pastore-comunità
Un solo nuovo pastore (come vuole essere chiamata)
sarà consacrato nel corso del culto di apertura del Sinodo,
domenica 25 agosto 1991: Teodora Tosatti. A lei abbiamo
chiesto un breve profilo per farsi conoscere dall’insieme delle nostre chiese, affinché queste ultime possano accompagnarla in spirito di preghiera nel momento della consacrazione ed invocare su di lei lo Spirito Santo.
Teodora Tosatti sosterrà pubblicamente il suo esame
di fede davanti al corpo pastorale, sabato 24 agosto alle
ore 9, nell'Aula sinodale a Torre Pellice. Possono assistervi
tutti i membri delle chiese valdesi e metodiste.
La via seguita da Paolo - I deputati sinodali
Sono nata a Roma, 37 anni fa;
ho cominciato a interessarmi della
Bibbia verso i 17 anni e mi sono
inserita nella Chiesa cattolica, che
in Italia è la forma di cristianesimo più immediatamente evidente.
Sentendomi portata al lavoro di
annuncio dell’Evangelo e di cura
della comunità, mi sono dedicata
all’insegnamento e alla catechesi
sia nella scuola sia in ambito diocesano. Ho trascorso così gli anni
dell’università (Facoltà di lettere)
e i primi anni di teologia; sempre
interessata all’esegesi, mi sono poi
iscritta al Pontificio istituto biblico, conseguendovi la licenza in
Sacra Scrittura. Intanto però era
sorto un problema: durante gli
studi e nel lavoro mi ero orientata
verso una lettura biblica sempre
più « protestante » ; la rivelazione
di Dio in Cristo, la storia umana o
ecclesiastica come fonte di riflessioni e di indicazioni ma non
come norma per l’interpretazione
biblica, la scoperta di un Dio che
ci salva prima di qualunque risposta e la cui grazia fonda la nostra
stessa libertà, la chiesa come una
comunità che testimonia il dono
ricevuto e in cui ci si aiuta — fuori di ogni gerarchia — nella sequela di Cristo al servizio dei
fratelli in questo mondo a cui Dio
ha fatto grazia; si trattava di reinterpretare radicalmente tutto ciò
che dovevo insegnare, prendendo
continuamente le distanze dalla
dottrina ufficiale. Se credevo in
maniera evangelica, la cosa più
coerente era chiedere l’iscrizione
in una chiesa protestante; dal 1983
sono membro della Chiesa valdese.
^ Restava però sempre costante
l’impulso a dedicarmi all’annuncio
e alla spiegazione della Parola di
Dio e alla cura della comunità:
per prepararmi ho quindi frequentato la Facoltà valdese. In seguito ho lavorato nella pastorale dapprima a Torino — dove ho conosciuto coloro che adesso sono mio
marito e mio figlio e che condividono con me tutti gli aspetti di tale impegno — e in seguito nella
diaspora di Roma, Latina e Villa
San Sebastiano; dall’anno prossimo sarò pastore delle chiese di
Dipignano e Cosenza.
Continuo a interessarmi particolarmente della divulgazione biblica. Siamo abituati da un lato a
sentir considerare la Bibbia come
ano dei tanti libri sacri che smerciano fondamentalmente la stessa
dottrina, e dall’altro a confrontarci con certi letteralismi che ignorano i problemi e finiscono col
sostituire a Cristo un sistema di
dottrine; sotto ad entrambi gli atteggiamenti si può in realtà celare
quella mancanza di cultura biblica
che in Italia è ormai fin troppo
diffusa e costituisce un rischio anche per le nostre comunità: è importante curare un insegnamento
serio e aggiornato ma a) tempo
stesso accessibile. Si tratta di un
servizio che — specie se rivolto
agli adulti — oltrepassa facilmente
l’ambito delle nostre comunità, nel
difficile equilibrio fra una totale
chiusura alle altre chiese e una
apertura acritica che rischierebbe
di farci facilmente assimilare nell’attuale nuovo corso della Chiesa
cattolica, a prezzo non solo delle
nostre idee ma soprattutto di quella testimonianza evangelica a noi
particolarmente affidata.
Penso che con un costante lavoro nella predicazione, nella cura
del culto e della liturgia (che probabilmente deve esprimere di più
la fede delle nostre comunità) e
nella cura d’anime, con la sua riservatezza e la sua preghiera, il/la
pastore debba aiutare una comuni
tà prima di tutto a... ’’far da sola”,
cioè ad essere soggetto che si fa
carico dei propri compiti e progetti.
Un progetto che è di mio marito, ma a cui intendo associarmi, è
la collaborazione alla nascita in
Italia di un movimento scout protestante, esperienza già iniziata da
alcune nostre comunità. Riteniamo
infatti che l’ambiente scout, con
le sue esperienze di vita all’aperto,
di avventura, di apprendimento
tecnico, di impegno responsabile
nella comunità, di formazione cristiana attraverso esperienze di ricerca, di approfondimento, di preghiera e di servizio sia un utilissimo mezzo per educare ragazzi e
giovani e avviarli a una testimonianza autonoma e responsabile
delle proprie scelte sia all’interno
dell’ambito ecclesiale sia al di fuori di esso, nella vita civile.
Teodora Tosatti
Con questo numero concludiamo il
dibattito tra i lettori sulla questione
delV8^/oo- A pag. 7 ospitiamo inoltre
una lettera di Franco Barbero, a nome
di alcune comunità di base piemontesi.
(g-g-)
Ho letto con interesse gli articoli
di Tullio Vinay e di Roberto Nisbet
a proposito di una terza o quarta via
a cui destinare l’otto per mille e penso che dobbiamo essere riconoscenti
per il contributo chiaro e generoso di
questi nostri pastori emeriti.
Vorrei però fare alcune considerazioni a proposito specialmente dell’eventuale destinazione dei soldi dell’otto per mille per il finanziamento
di un Dipartimento di evangeiizzazione. Per me l’evangelizzazione si basa
su tre pilastri fondamentali; il primo
è la chiamata del Signore, che è naturalmente gratuita come tutte le iniziative del Signore e che è rivolta
a tutti coloro che sono disposti ad
ascoltarla.
Il secondo è la risposta deH’uomo
0 donna, innanzitutto personale ed anche questa gratuita. Il terzo è l’attuazione pratica di questa chiamata, ed
è qui che possono essere utiiizzati
1 soldi. Con tanti soldi si fanno molte
cose e si fanno (o si dovrebbero fare) anche meglio.
Non abbiamo più l’acqua alla gola,
respiriamo: ma guarda quante belle
cose possiamo fare nel nome del Signore!
Certo io capisco molto bene questa scelta, può anche essere buona;
Dio solo però lo sa.
E’ vero che da tempo e per svariate cose ci siamo incamminati sulla via del compromesso. E’ però questa Tunica via? E se provassimo ad
imboccarne un’altra?
lo penso alTapostolo Paolo, il primo e il maggior evangelizzatore di
quella parte del mondo mediterraneo
allora conosciuta, a cui con fatica,
con sofferenza, con viaggi avventurosi ha portato il genuino messaggio
delTEvangelo.
Penso a Paolo che ha compiuto tutto questo guadagnandosi il pane quotidiano facendo il tessitore per non
essere di aggravio a chi lo ospitava.
CORRISPONDENZE
Solidarietà coi malati terminali
NAPOLI — Dai medici del reparto di chirurgia dell’ospedale
evangelico 'Villa Betania è venuta la richiesta al Consiglio dell’osjjedale di verificare la possibilità di organizzare un'assistenza, di tipo psicologico, per gli
ammalati di tumore; un sostegno
che li aiuti in questo momento
della loro vita. Una quindicina
di fratelli e sorelle delle chiese
napoletane hanno partecipato al
primo incontro su questo tema
che si è tenuto TU luglio presso
Villa Betania.
Luciano Cirica, introducendo
la discussione, ha ricordato come
siano in aumento i ricoverati con
questa malattia nel nostro ospedale. ’’E’ necessario un salto dì
qualità nell'assistenza a queste
persone; non basta solo la cura
medica e la possibilità di avere
vicino i familiari per tutta la giornata". Il fratello ha tenuto a
rammentare che si tratterebbe di
dare un conforto; ha ricordato
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ottimi i servizi
e il trattamento
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che, proprio per questo motivo,
vi sono problemi etici rispetto
alla morte: "Questa attività solleva_ problemi anche rispetto alla
testtmonianza della nostra fede".
Questo impegno avrebbe potuto essere affrontato anche andando a Un lungo corso preparatorio ma si è preferito invece
iniziare il lavoro e verificare strada facendo il già fatto e il da
farsi.
I medici presenti, il dott. Salzano e il dott. Barberis, hanno
precisato che la loro richiesta è
dovuta all’impossibilità per il
pei sonale, dato il numero di
pazienti, di affrontare anche questo aspetto della malattia. Hanno
ribadito che occorre un aiuto di
tipo morale. Ad esempio capire
se il malato vuole sapere, o no
della propria malattia, tenere i
rapporti con i medici e con la famiglia.
Ovviamente i membri delle
chiese che hanno, partecipato a
questo primo incontro hanno
insieme alla loro disponibilità, anche domande, dubbi,
richieste a cui hanno risposto
1 medici e i membri del Consiglio dell’ospedale. Il dato positivo di questo incontro è stato
il Sentire, netta e precisa, la comune esigenza di dare solidarietà, fraternità a chi è nell’ultima
fase della malattia.
Per settembre è prevista la ripresa di questa attività definendo
più compiutamente compiti e
ruoli di questo costituendo gruppo.
Matrimonio
NAPOLI — Il 7 luglio nei locali della Chiesa cristiana del Vomero di Napoli durante il culto
si è celebrato il matrimonio tra
il fratello EmiUo Fiorio e Imina
Sanvitale. Al culto hanno partecipato circa 150 persone tra
membri della comunità, parenti
ed amici. La predicazione è stata tenuta dalla pastora Maria
Adelaide Rinaldi sul testo di Genesi 2 ; il culto è stato presieduto
dal pastore Luciano Deodato.
Grazie!
TORRE PELLICE — Il culto
del 21 luglio, nel tempio del
Centro, è stato presieduto dal
past. Paolo Marauda.
Solidarietà
PRALI — La comunità civile e
religiosa è rimasta sgomenta di
fronte alla notizia della morte di
Letizia Grill, 30 anni, a causa di
un incidente automobilistico sulla strada che dalla borgata di Cugno raggiunge la località Pouset.
A tutti, parenti, -fidanzato, amici vanno le condoglianze, la simpatia e la solidarietà della Chiesa valdese di Prali.
• Un altro evento luttuoso è
avvenuto nel mese di luglio : è infatti mancato Stefano Luigi Rostan, di 84 anni, che da tempo
era malato e viveva con il figlio
e la nuora ad Avigliana.
• E’ stato battezzato Fabio
Genre Bert di Pomaretto.
Penso a Paolo che ben conosceva
la necessità del denaro e per questo
si rallegrava della colletta che credenti provati facevano con sacrificio
per altri credenti che erano nel bisogno ('Il Corinzi 8: 1-15).
Naturalmente non siamo più ai tempi dell’apostolo Paolo: è tutto diverso, bisogna far tutto in fretta e bene,
cogliere le occasioni... non perder
tempo, lo che sono uri po’ avanti negli anni e che credo, senza orgoglio
e con profonda fiducia, in Dio per
le sorti del nostro mondo, rimango
vicina a Paolo.
Elsa Rostan, Pinerolo
Leggendo I resoconti delle varie assemblee di chiesa e i numerosi interventi sulTargomento, sembra dellnearsi alla base delle nostre chiese una
tendenza maggioritaria favorevole all’accettazione delT8 per mille. La decisione tuttavia spetta, come è risaputo, al Sinodo. Non sappiamo se una
decisione verrà assunta quest’anno o
se sarà ancora rinviata. Dipenderà dall’eventuale emergere, nel dibattito sinodale, di elementi nuovi, meritevoli
di ulteriori approfondimenti. Non dobbiarno però dimenticare che non vi
è rapporto diretto tra la decisione delle chiese e il Sinodo. I rappresentanti delle comunità non sono infatti
dei delegati vincolati ad un mandato
preciso da parte delle loro comunità
ma deputati, cioè membri costituenti
l’organo di governo della chiesa, che
opera nella pienezza della sua autonomia. Questa osservazione, del tutto superflua per gli addetti ai lavori,
può essere utile per evitare fraintendimenti e incomprensioni. Il problema tuttavia rimane ed emerge al momento dell’espressione del voto nel
possibile conflitto tra la libertà della
coscienza del deputato e la decisione
maggioritaria della sua comunità. Non
possiamo escludere, anche se questo
non può essere formalizzato al fine
di non limitare la sovranità sinodale,
ohe un deputato si senta vincolato
nell’espressione del proprio voto da
una delibera della propria comunità
sulTargomento specifico.
Il problema si ribalta dunque sulle
chiese locali o sulle assemblee che
con l’elezione di propri rappresentartti
contribuiscono alla costituzione di una
sezione delTassemblea sinodale, che
accanto al membri che vi partecipano in base alla loro funzione specifica (ad esempio i pastori) forma un
organismo unico e inscindibile. Le assemblee locali non possono affidare
mandati specifici ai loro deputati (appunto perché non sono delegati!), ma
è loro compito scegliere con senso
di responsabilità e spirito di preghiera donne p„ uomini di grande maturità
spirituale, profonda coscienza di fede,
compiuta consapevolezza dei fondamenti evangelici della nostra chiesa e
del compito di predicazione che il Signore le ha affidato. Con gli altri
membri del Sinodo essi contribuiranno, nella piena libertà e maturità della loro coscienza di credenti, a ricercare non tanto l’affermazione di una
posizione o di un’altra, ma la volontà del Signore per il nostro tempo.
In questo atteggiamento non vi è nulla di miracoloso o di automatico. L’errore umano è sempre possibile, e
quanti ne sono stati commessi neile
nostre decisioni sinodali, ma la certezza che lo Spirito del Signore ci
guida al di là di ogni nostra limitazione deve sostenerci nella nostra
preghiera e nel nostro Impegno di credenti. Credo che questo sia lo spirito ohe deve animarci In vista del
prossimo Sinodo.
Alberto Taccia, Torino
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4
fede e cultura
9 agosto 1991
UNO STRUMENTO IMPORTANTE
Il dirlRo e le Intese
Il libro di Gianni Long sulle confessioni religiose « diverse dalla
cattolica » delinea il quadro dei rapporti tra lo Stato e le chiese
I NOMI DI FAMIGLIA VALDESI
Gueru, Cherus,
Cairus, Queyrus...?
Chi, in campo metodista e valdese, pensa al complesso di problemi relativi al rapporto statochiese, è portato a far perno sull’Intesa dell’84 e a guardare da
una parte al Concordato e dall’altra allo stato. Naturalmente
non ignora che esistono altre tre
Intese che hanno visto la luce tra
la fine deH’86 e la primavera dell’87 (Unione delle chiese awentiste. Assemblee di Dio, Unione
delle comunità ebraiche); ugualmente sa benissimo che esistono
confessioni religiose prive di Intesa (per scelta propria o per
chiusura a livello governativo);
ma a parte qualche riferimento a
posizioni relative ai finanziamenti
pubblici e ad una sostanziale
identità di vedute sull’ora di religione chiunque è portato a restringere la sua ottica al rapporto
triangolare di cui sopra.
Ad aiutarci ad uscire da questa indebita semplificazione giunge il recentissimo volume di Gianni Long su Le confessioni religiose « diverse dalla cattolica » che
per la prima volta esamina le
quattro Intese con un approfondito studio comparato e delinea
la condizione giuridica, per molti
versi incerta e provvisoria, delle
« confessioni senza Intesa ».
Senza tema di smentite si può
affermare che questo libro si pone subito come essenziale e indispensabile per la comprensione
specifica di quella parte del diritto ecclesiastico che riguarda
appunto le confessioni « diverse
dalla cattolica » di cui parla l’art.
8 della Costituzione e in generale
per la comprensione delle linee
portanti della politica ecclesiastica dei governi dell’ultimo decennio.
Completo e originale rimpianto dell’opera. La completezza è
data dalla capacità di sintesi che
l’autore dimostra nei diversi
campi percorsi: quello storico generale della prima parte (il legislatore e i non cattolici dal 1848
a oggi) e particolare delle singole
confessioni religiose; quello esegetico nell’indagine sulle fonti del
diritto statale, con particolare riferimento all’art. 8, ai contenuti
dei suoi tre paragrafi, quello del
concetto di « confessione religiosa » e quello analitico comparativo nel raffronto dei vari rapporti
intercorrenti tra lo stato e le confessioni religiose.
L’originalità è data dalla struttura della parte centrale in cui
vengono analizzate le quattro Intese. Per ognuna delle relative
confessioni viene tracciato un
quadro storico e sono esaminate
le particolarità dell’Intesa e i lineamenti fondamentali dell’ordinamento; mentre in un capitolo
a parte sono esposti i tratti comuni alle quattro Intese.
In questo modo l’autore si propone — dichiarandolo esplicitamente nella premessa — di mantenere un equilibrio tra due opposti estremismi: quello confessionale, che tende a leggere ogni Intesa « alla luce esclusivamente del
diritto confessionale e facendone
risaltare l’unicità » e quello statale, che tende a « forzare le indubbie similitudini che esistono
tra le diverse Intese per delineare
un "diritto comune delle confessioni" » (p. 8), e cioè una normativa più o meno unilaterale da
parte dello stato.
L’equilibrio è felicemente raggiunto, ma purtroppo solo ’nell’esposizione. Come è noto — e
come risalta chiaramente nell’ultima parte dedicata alle ’’confessioni senza Intesa” — la realtà è
sernpre più sbilanciata verso il
« diritto comune delle confessioni ». Molto importante a questo
proposito l’ultimo capitolo, dedicato alla condizione giuridica delle confessioni senza Intesa, in cui
SI discute la « legge sulla libertà
religiosa » che pende sul capo
delle confessioni religiose dal 13
settembre 1990, data in cui il relativo disegno di legge è stato approvato dal Consiglio dei ministri
senza peraltro avere un testo definitivo né essere stato successivamente presentato in Parlamento.
Chi desidera valutare con chiarezza e conoscenza di causa questa iniziativa degli ultimi tre governi, su cui molto si discute nell’ambito dei rapporti stato-chiese,
non potrà non munirsi del preziosissimo strumento che Gianni
Long ci ha dato, confermando di
essere rm esperto di primissimo
piano in questo campo.
Franco GiampiccoU
' Gianni LONG, Le confessioni reiigiose « diverse daiia caHolica ». Ordinamenti interni e rapporti con lo
stato, Bologna, Il Mulino, 1991, pp.
278, L. 30.000.
Da pochi giorni è uscita la
nuova edizione dell’ormai « classica» opera di Osvaldo Coìsson
sui nomi di famiglia delle valli
valdesi.
Pubblicata per la prima volta
nel 1975, come risultato finale di
lunghi anni di lavoro, conteneva
ben 845 cognomi presenti fin dal
passato nelle valli valdesi e, in
parte, diffusi in Francia, Germania, Sud America, ecc. Ogni voce
era corredata da utili informazioni sulla sua etimologia, origine,
diffusione geografica e breve bibliografia.
Il volume attuale è una ristampa anastatica della precedente
edizione, aggiornata e arricchita
di alcuni complementi (14 pagine) come: a) notizie o chiarimenti aggiuntivi a cognomi già elencati; b) nomi di famiglia presenti fra i valdesi del Lubéron (Provenza); c) altri cognomi scarsamente documentati; d) censimento delle famiglie delle valli vaidesi alla fine del XIX secolo.
L’importanza e la serietà di
un’opera, iniziata già prima del
1942 (e di cui ci auguriamo di
vedere ancora uscire una 3» edizione) sono indiscutibili. Forse
non a tutti saranno chiari l’utilità
e l’interesse di im lavoro che ha
richiesto una lunga e minuziosa
ricerca. Non è quindi inutile indicarne brevemente il fine.
Per gli studiosi di storia valdese che si interessano particolarmente di fatti e persone delle
Valli questo manuale è di riferimento non solo per potere scrivere correttamente e in modo
normalizzato i vari cognomi, ma
anche per conoscerne l’etimolo
gia, la diffusione nelle Valli e nel
mondo. Ne porto un esempio diretto: in una ricerca storica relativa al XVII secolo mi sono imbattuto nel cognome, per me allora misterioso « Gueru » di un
partecipante alla Glorieuse Rentrée, catturato dalle truppe francesi nelle vicinanze di Salbertrand. Ho scoperto poi (in realtà
grazie ad un cortese amico ! ), che
quel « vocabolo » non era altro
che una variante, anche se leggermente diversa da quelle proposte
dal Coìsson, del nome di famiglia
Cairus. Una volta così individuato, Gueru risultò essere un valdese, originario di Bobbio, nell’alta
vai Penice, i cui antenati avevano
abitato la borgata Cairus nella
vai Ferrera (vedi Co’isson n. 106
a pagina 43).
Inoltre, in questi ultimi anni in
particolare, moltissime persone
appartenenti a famiglie originarie
dalle Valli, abitanti in Italia e
fuori, si interessano alle loro « radici». Nella raccolta di Coìsson
possono spesso trovare le prime
tracce dei loro antenati e di lì
partire, con molta fatica e non
sempre con successo, alla ricostruzione di complesse genealogie... Ma questo è un altro problema.
Ottima la veste tipografica del
volume sia per la sobria ed elegante copertina che per la qualità dei caratteri di stampa che
facilitano la lettura.
Ferruccio Jalla
O. coìsson, I nomi di famiglia delle Valli Valdesi. Torre PelMce, ristampa anastatica in proprio, 1991, pp.
174.
I VERSI DI UN GIOVANE METODISTA fCEI - SERVIZIO ISTRUZIONE EDUCAZIONE
Poesia da leggere
Chiamati a libertà
La poesia contemporanea unisce alla libertà del verso alcime
tematiche costanti nel diversificarsi di esperienze, che si interpretano alla luce dell’intreccio
biografico-lirico.
Un giovane poeta metodista.
Luca Anziani, offre un saggio di
vissuto narrato in versih- «Poesia è questa vita ricamata di minuscoli versi di gioia / Siamo noi
che ci affacciamo che respiriamo
e voi gioiamo ! siamo noi ora la
vera poesia ».
La donna amata e la natura,
temi ricorrenti nella comprensione dell’esistenza umana da
parte di un poeta. Eppure, sotto
questo profilo, non vi è rischio di
ripetizione: ogni emozione lirica
ha in sé un significato autentico.
Infatti la poesia si legge e non si
impara, soleva ripetere Giorgio
Caproni, fine poeta e per lunghi
anni maestro elementare; con
una lettura attenta e partecipata
possiamo cogliere i momenti lirici dei vari autori e in tal modo ci
viene svelato il quotidiano esistere del nostro prossimo: «Ho sentito il tuo respiro che dormiva
sul mio cuore, / una lacrima mio
Dio forse questo è veramente
amore ». Ed è in questa relazione
CENTRO CULTURALE VALDESE
Mostre
Domenica 14 e sabato 27 luglio
sono state inaugurate le due mostre in programma : 56 disegni di
Roberto Terracini effettuati a
Rorà nel periodo bellico, interessante documentazione dei luoghi e del periodo colti sul vivo,
e 139 fotografie di Giovanni Turin, esposte a Cuneo nello scorso
inverno e gentilmente prestateci
dall’assessore alla Cultura, anche
qui documentazione di un’attività
quanto mai interessante di un
fotografo attento osservatore della realtà. ■
Alle due inaugurazioni hanno
partecipato numerosi amici e parenti dei due artisti. La mostra
di Terracini è allestita fino al 9
agosto e dal 24 agosto al 3 settembre nell’atrio della biblioteca.
con l’orario d’apertura della medesima (tutti i giorni, dal lunedì
al venerdì,: ore 9-12, 15-18; sabato
e domenica ore 15-18); la mostra
Turin al primo piano, aperta fino al 18 agosto, ha l’orario del
Museo (giovedì, sabato e domenica ore 15-18).
La prossima mostra, « I valdesi 300 anni dopo », è dedicata ad
una documentazione delle manifestazioni del 1989, è opera di Gabriella Peyrot e si inaugura mercoledì 21 agosto alle 17,30. Curata
dal Museo della montagna e dall’assessorato alla Cultura della
Regione resterà aperta fino all’8 settembre. In autunno sarà a
Torino (Museo della montagna)
dal 25 settembre.
con l’altra/o che si gioca la nostra esistenza. Ma l’altra/o non è
solamente ramata/o trasfigurata/o, sovente in simbiosi con gli
elementi naturali. La poesia può
diventare testimonianza d’amore:
incarnarsi nei volti delle donne e
degli uomini e interpretarne le
aspettative di uguaglianza e di
libertà.
Garcia Lorca, nell’estate del ’36,
prirna di essere ucciso dai falangisti, in ima nota intervista sulla
sua poesia, ricordò che essa
« camminava per la strada » in
una reciproca sfida con le problematiche delle donne e degli uomini del suo tempo. Ed è in questa linea che un poeta evangelico
ha oggi la possibilità di contribuire a « decifrare » l’inquieta
realtà contemporanea.
Quest’anno si celebra il centenario della nascita di Osip Mandel’stam, uno dei massimi poeti
russi del nostro secolo, ebreo-metodista, testimone dell’ansia di liberazione e di giustizia del suo
popolo, ridotto all’umiliante silenzio dalla repressione stalinista.
Il nostro augurio a Luca per le
future sillogi poetiche è racchiuso in una stupenda poesia giovanile di Mandel’stam:
« Forse non ti servo a niente /
o notte; dal baratro dell’universo / come una conchiglia senza
perle / io sono gettato alla tua
riva ».
E nella notte della paura e dell’indifferenza la voce del poeta
può diventare talvolta grido profetico.
Eugenio Stretti
Sono uscite le nuove schede
per la catechesi sul Nuovo Testamento, Chiamati a libertà, che
completano le schede sull’Antico
Testamento pubblicate l’anno
scorso. Si tratta di un itinerario
biblico, in 25 schede, suddiviso in
due cicli : « La grande provocazione » e « La comunità del Risorto ». I due titoli evidenziano
che Gesù provoca, con le sue
azioni e con i suoi discorsi, i suoi
contemporanei fino alle estreme
provocazioni che sono la sua
morte e la sua risurrezione. La
comunità del Risorto, come si
vede delinearsi soprattutto nelle
lettere di Paolo, cresce e si
espande riflettendo su questi
fatti.
Questa pubblicazione è composta di due fascicoli: un manuale
per gli animatori e le schede di
lavoro per il gruppo; può essere
acquistata presso il SIE, via della Signora 6 - 20122 Milano, tei.
02/76020716, oppure presso le librerie Claudiana di Milano, Torino e Torre Pellice e la libreria
di Cultura religiosa di Roma, al
prezzo complessivo di lire 20.000
o di lire 15.000 per le schede di
lavoro e di lire 7.000 per il manuale per gli animatori.
AGAPE, 14-19 SETTEMBRE
La libertà femminile
^ Litca Anziani, Bianche strie di
luce, Salerno, Edisud, 1991, pp. 56,
L. 15.000.
L’incontro annuale delle donne che operano nelle Accademie
e centri laici in Europa si svolge quest’anno ad Agape ed è
aperto anche ad altre donne che
abbiano un interesse specifico al
tema. Verranno presentate alcune delle elaborazioni più interessanti di vari settori del femminismo italiano sul tema della
libertà femminile che verrà affrontato ogni giorno secondo una
prospettiva specifica: in rapporto con la giustizia sociale, la legislazione che riguarda le donne, i
temi legati al lavoro, la possibilità di una fondazione sessuata
del diritto; sull’aspetto più filosofico; confronto con il pensiero
della differenza sessuale; alla luce delle teologie femministe.
Il lavoro viene articolato tra
comunicazioni e lavori di gruppo su testi prodotti da donne
italiane, mentre l’ultimo giorno
rielaboreremo, giocando e discutendo a partire dalla nostra soggettività, i materiali dei giorni
precedenti. Faremo quindi un
gioco di ruoli sul rapporto della libertà femminile con Dio. In
tutto questo è essenziale il confronto con le esperienze e le elaborazioni delle donne in Europa.
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 25 AGOSTO
ore 23,30 circa - RAIDUE
Replica
LUNEDI’ 2 SETTEMBRE
ore 9 circa - RAIDUE
VALDESI D’AMERICA
5
r
9 agosto 1991
obiettivo aperto 5
LA LOTTA PER LA SOPRAVVIVENZA NEL TERZO MONDO
Rifugiati: i poveri
aiutano i poveri
I profughi mettono a dura prova l’economia già fragilissima, e tuttavia il Malawi è emblematico della solidarietà tra paesi del Sud
TI Malawi, con poco più di 119
mila cliilometri quadrati, non è
un grande paese. Situato nel cuore dell’Africa meridionale confina
con la Tanzania, il Mozambico
e lo Zambia.
Quattro anni fa accoglieva da
70 a 120 mila rifugiati mozambicani; oggi sono circa 900 mila,
secondo le cifre ufficiali, ma probabilmente sono più di un milione, su una popolazione di circa
8 milioni.
Nessun altro paese accoglie
nelle sue frontiere una percentuale così alta di rifugiati.
C’è un certo viavai: alcuni tornano nel loro paese, ma altri se
ne vanno di nuovo. 11 governo del
Mozambico li incoraggia a tornare ma, malgrado accordi con gli
oppositori armati, l’insicurezza
continua a regnare in molte zone
e la gente fugge in cerca di scampo, spesso verso il Malawi, dove
trovano salvezza e ospitalità.
11 Consiglio cristiano del Malawi e il suo dipartimento di
assistenza e sviluppo si sono impegnati a fondo nell’opera di soccorso e di riabilitazione dei rifugiati.
11 Malawi non è un paese ricco:
negli ultimi due anni ha sofferto
per le inondazioni e per la siccità, e molti dei suoi abitanti sono
in condizioni assai disagiate. E’
nali (cucito e lavoro a maglia)
delle donne. Ma ci sono ancora
dei problemi per risolvere la questione del nutrimento in tutti
i campi di raccolta. I rifugiati
ricevono mais, legumi e olio, e
si stanno facendo grandi sforzi
per aiutarli a produrre ciò che
è ancora necessario per la loro
alimentazione.
Visita di un esperto
Invitato dal Segretario generale del Consiglio cristiano del
Malawi e dal coordinatore del
Dipartimento di sviluppo e assistenza, il pastore Tom Colvin ha
visitato il paese e esaminato vari
progetti.
Nel suo rapporto egli sottolinea quanto profondamente sia
stato colpito daH’integrità e dalla dedizione del personale "sul
campo”, che accetta sistemazioni provvisorie nei campi di rifu-,
giati o nei villaggi vittime delle
inondazioni. Questo personale
si identifica con coloro che è venuto a servire, e capisce i loro
problemi. « Non credo che esistano motti posti dove laureati e diplomati con una completa formazione in agraria accettino di lavorare in zone rurali in condizioni COSI difficili ».
Il campo profughi è spesso la prima tappa per i rifugiati di tutto
il mondo.
perciò notevole il fatto che un
piccolo paese, con risorse limitate, riesca a tirare avanti malgrado la scarsità di cibo, soltanto
due o tre anni dopo essere stato
Ori paese esportatore di prodotti
alimentari. Ed è; sorprendente
vedere come le comunità locali
sappiano accogliere, in tali circostanze, molti altri, e come le
chiese si sono integrate con i
servizi statali in uno sforzo comune di assistenza e riabilitazione.
Attività agricole
Il Consiglio cristiano del Malawi ha aiutato i rifugiati mozambicani, in Un certo numero di
campi di raccolta, a organizzare
dei piccoli allevamenti di polli;
a ognuno di questi progetti lavora di solito una quindicina di
rifugiati, sotto la direzione degli
specialisti del Consiglio. Questi
progetti hanno un duplice scopo:
ùa un lato danno una formazione
c sviluppano le capacità di coloro
che vi partecipano, e d’altra parte permettono ai rifugiati di migliorare la loro dieta con le uova
o le Gami.
Vi sono anche dei progetti per
la produzione di verdure, mentre
si favoriscono le attività artigia
Allo stesso tempo essi hanno
saputo stabilire buoni rapporti
con le chiese locali, non soltanto
partecipando al culto, ma dando
anche un contributo importante,
per esempio nella scuola domenicale, in località dove i giovani
istruiti sono pochi.
Il personale formato dal Consiglio cristiano lavora molto
bene, nonostante alcuni problemi
di direzione. Il gruppo mobile
di operai specializzati è molto
utile e ha permesso la rapida
costmzione di edifici permanenti, come centri sanitari, e di
rifugi d’emergenza per i nuovi
arrivati.
Metropoli
sovraffollate
La situazione dei rifugiati è
sempre precaria, e vi sono sempre nuovi arrivi. Come abbiamo
detto, il numero dei registrati
è di 900 mila ma ve ne sono
molti, nelle città e nelle cittadine, che non si sono iscritti, per
cui sono certamente più di un
milione. Ma i nuovi arrivati sono
sempre bene accolti, ricevono
della terra per costruire le loro
case e sono nutriti e assistiti
dagli abitanti del Malawi. « E'
una notevole testimonianza dei
poveri che aiutano i poveri, in
un mondo in cui i rifugiati sono
sempre più considerati con timore e ostilità ». Malgrado l’aiuto
della comunità internazionale è
un grosso peso e uno sforzo tremendo accogliere un milione in
più fra una popolazione di 8
milioni. Un assistente sociale del
Malawi ha detto al visitatore:
"Fino a quando ce la faremo a
essere così cristiani’’?.
La ricca Italia è andata in tilt
per l’arrivo (prevedibile) di ventimila albanesi. Pur tenendo in
considerazione il fatto che il
Malawi ha una densità di popolazione relativamente modesta,
il suo esempio è notevolissimo.
Sarebbe come se in Italia accogliessimo 4 o 5 milioni di rifugiati, dando loro la possibilità
di vivere dignitosamente in mezzo a noi.
Il presidente Aristide di Haiti
ha promesso al suo popolo, immerso in una miseria degradante,
una ’’povertà dignitosa”. Forse
potremmo riflettere sulle sue
parole, sottolineando il termine
’’dignitosa”. Quella è l’aspirazione di molti: non la ricchezza.
non il consumismo, ma la possibilità di vivere una vita ’’degna”,
dov'e non manchi il minimo necessario e dove ciascuno sia rispettato.
Fernanda Comba
RIFLESSIONE BIBLICA
Vivere in un mondo amato da Dio
« Poiché Iddio ha tanto amato
il mondo, che ha dato il suo
unigenito Figliolo, affinché chi
crede in lui non perisca, ma
abbia vita eterna ».
(Giovanni 3: 16)
Il mondo. Quale ricchezza di
contenuto possiamo dare a questa parola!
Anche se partiamo semplicemente dalle informazioni che i
mass media ci forniscono quotidianamente, pur con i loro limiti
e i loro condizionamenti, abbiamo davanti agli occhi tutta una
gamma di realtà inamense.
Dalle informazioni dei documentari scientifici a quelle dell’attualità, il mondo entra sempre più in casa nostra in tutta
la sua meravigliosa complessità
ma anche in tutta la sua problematicità e con i suoi drammi.
E’ così che se da un lato possiamo sapere tutto sulla vita dei
pinguini della Patagonia, dall’altro abbiamo anche « vissuto in
diretta » la guerra del Golfo, siamo saliti sui battelli carichd di
profughi albanesi, abbiamo visto
i cadaveri galleggianti nelle acque del Bangladesh, abbiamo
percorso le strade della Croazia
fra camion di soldati e barricate dei dimostranti, dopo aver
conosciuto le manifestazioni antiapartheid in Sud Africa, i campi profughi in tanti paesi del
mondo e lo sconvolgente dramma della fame con i suoi bambini
scheletriti e dal ventre gonfio, o
le miserie dei paesi ricchi nel
loro cosiddetto «Quarto Mondo».
Il «mondo» è tutto questo ed
altro ancora...!
Ma cosa significa tutto ciò per
noi? In che rapporto ci poniamo
con questa complessa realtà?
L’Evangelo ci dice che questo
« mondo » in tutta la sua problematicità « è amato da Dio », anzi
ancora di più, ci dice che è « tanto amato » da Dio che per la sua
salvezza ha « dato » il suo Piglio
unigenito.
Dio non è rimasto indifferente,
spettatore distaccato con il telecomando in mano per cambiare
canale e cercare dopo un drammatico telegiornale uno spettacolo di varietà o un film comico.
si anche loro trascinare nella
pazzìa dell’amore di Dio.
Un antico proverbio armeno
dice : « Se il tuo cuore è stretto,
a che serve che la terra sia immensa? ».
Il cuore della chiesa, dei credenti, non può rimEmere stretto,
ma deve allargarsi fino a far
coincidere i propri orizzonti con
quelli immensi che includono tutta la terra.
Amare il mondo significa partire dalla realtà così come è, cercando di capirla prima di giudicarla, e di volerla aiutare prima
Il ’’nuovo ordine’
mondiale continua a portarsi dietro la contraddizione della miseria.
Con questa pagina si conclude la serie di cinque articoli suUa povertà nel mondo.
I testi sono stati curati da una
commissione nominata l’anno
scorso dalla Tavola e composta da Paolo Bogo, Fernanda
Comba e Gianni Genre.
Le precedenti quattro pagine sono state rispettivamente
pubblicate nei numeri del 3 e
31 maggio e del 13 e 19 luglio.
Dio si è coinvolto, come solo
l’amore vero può coinvolgere, e
condivide, pagando duramente di
persona ,Tanelito di salvezza, di
giustizia, di libertà e di vita delrùmanità intera.
Per questo coinvolgimento di
Dio nel mondo si è accesa una luce di speranza, che brilla anche
nei drammi più bui e che indica
con chiarezza il cammino da
percorrere per giungere a quella
che è già la vittoria di Cristo.
I credenti, la chiesa, non possono perciò più rimanere spettatori semiannoiati di quanto
succede intorno a loro, più o meno inconsciamente difensori dei
loro privilegi, ma devono lasciar
di lasciarsi andare a condannarla.
Amare il mondo significa essere disposti a dare xm po’ di se
stessi, del proprio tempo, dei
propri beni, delle proprie capacità e dei propri doni affinché
qualcosa cambi, affinché anche
gli altri, i milioni di « altri » che
popolano la terra, possano essere se stessi, esseri umani a
pieno diritto e con pari possibilità.
Amare il mondo significa lasciarsi coinvolgere per condividere fino in fondo la lotta per la
vita di tutta l’umanità.
Renata Coisson
6
valli valdesi
9 agosto 1991
Tra i due
litiganti
LA VICENDA DELL’AMBULANZA IN VAL PELLICE
VAL PELLICE
Soccorso, non urgenza fette albanesi
hanno
Una delibera autorizza l’utilizzo della vettura, ma non il suo im- ijr| loiforn
piego per la rianimazione - Grosse difficoltà operative per il DEA »avuru
Da un anno Pinerolo è senza
Consiglio comunale. La ragione è
dovuta al clima di litigiosità intento alla Democrazia cristiana
pinerolese che alle elezioni del
maggio_1990 si era presentata con
due liste, entrambe DC, che erano state tutte e due ammesse alla competizione dalla commissione elettorale mandamentale. Poi
più ricorsi di diverse forze politiche avevano fatto sì che il TAR
e il Consiglio di Stato sciogliessero il Consiglio comunale perché
le elezioni erano state viziate dalla presenza contemporanea di
due liste democristiane.
Ci si preparava a votare per il
prossimo autunno, ma un nuovo
colpo di scena ha bloccato l’inizio estivo della campagna elettorale: uno dei litiganti democristiani ha fatto un ulteriore ricorso al Consiglio di Stato. Francesco Camusso, l'ex presidente dell’USSL 44, sostenendo di essere
venuto in possesso solo ora di
una documentazione dell’ex segretario provinciale Deorsola che
indicava la sua lista come l’unica vera democristiana, ha presentato un nuovo ricorso chiedendo la revoca della precedente
sentenza e il riconoscimento della
sua lista come l’unica legittima.
Nell’attesa la città continua a
rimanere senza Consiglio.
Che manchino sindaco e assessori sembra non importare troppo a chi ha a che fare con la macchina burocratica comunale. Anzi! Il viceprefetto Rega, che amministra la città in attesa delle
nuove elezioni, è riuscito a far
funzionare bene l’apparato comunale. Le pratiche vengono svolte
secondo l’ordine cronologico di
arrivo e non secondo le pressioni di questo o quell’assessore; per
ottenere una licenza edilizia non
è più necessario rivolgersi ad un
invisibile quanto reale albo di
professionisti perché le pratiche
abbiano buon fine; annose questioni come l’asfaltatura della
piazza davanti alla chiesa di San
Lazzaro (i cui preti sono invisi alla DC) hanno trovato finalmente
una soluzione dignitosa. Anche la
partecipazione ha fatto passi
avanti: il commissario ha nominato esponenti del comitato dei
pendolari quali rappresentanti
del Comune alla conferenza orari delle Ferrovie e gli stessi hanno ottenuto due treni in più da
e per Torino (in orari molto richiesti).
Gli esempi potrebbero continuare. Insomma, un commissario
che fa il suo dovere è meglio di
un sindaco?
Credo di no. Un commissario
fa l’ordinaria amministrazione,
quella che ogni bravo sindaco dovrebbe delegare ai funzionari,
mentre la politica dello sviluppo
del Comune dovrebbero farla la
giunta e il sindaco. Il guaio è che
troppe volte i sindaci hanno fatto
i cattivi funzionari seguendo "politicamente” le pratiche quotidiane del Comune al fine di costruirsi i clienti per la rielezione.
Pinerolo che vive, e fa vivere alle valli che la circondano, una
grave crisi politica, può fare a
meno di sindaci clientelari ma
non può fare a meno di una classe politica che sappia elaborare
idee di sviluppo della città.
Il commissario è servito a far
vedere che la macchina comunale può funzionare e che il suo cattivo funzionamento è dovuto più
ai cattivi politici che ai tanto vituperati dipendenti.
Oggi quello che serve è un rinnovamento della politica, della
cl^se politica. Da questo punto
di vista però poco si muove.
Giorgio Cardio!
La seconda puntata della vicenda dell’ambulanza acquistata dalla Croce Rossa di Torre Pellice
e che, secondo la convenzione stipulata fra USSL 43 e CRI, avrebbe dovuto dar vita in vai Pellice
ad una "unità mobile di rianimazione" si è vissuta giovedì 25
nella sede dell’USSL a Torre Pellice.
L’assessore regionale alla Sanità Maccari aveva deciso « di far
cessare le polemiche montate in
modo molto strumentale in quest’ultimo mese e di far uscire
l’ambulanza dal garage ».
Così in un caldo pomeriggio
di luglio, al termine di una lunga
riunione a cui hanno partecipato,
oltre all’assessore regionale, il
presidente della Comunità montana Cotta Morandini, il presidente della CRI di Torre Pellice,
Arnaldo Bracchi, il commissario
deirUSSL 43 dott.ssa Serra, medici e funzionari, assenti invece
i coordinatori sanitari dell’USSL,
Rissone, e dell’ospedale valdese,
Mathieu, entrambi in ferie, veniva da parte della dott.ssa Serra
una delibera, « primo atto provvisorio affinché l’autoambulanza
non resti inutilizzata, e — sono
parole del commissario delrUSSL 43 — in attesa di poter
intraprendere tutte le opportune
iniziative nell’ambito del coordinamento DEA. Da settembre ci
saranno incontri operativi sulle
modalità di mantenimento del
servizio con i responsabili del
dipartimento di Pinerolo ».
Sarà un servizio in più per la
valle, probabilmente in collegamento con l’ospedale valdese di
Torre Pellice, che alzerà il livello
dei servizi, ma non sarà certo
un’unità mobile di rianimazione.
« La delibera assunta a suo tempo dall’VSSL 43, immagino su
proposta del coordinatore sanitario — precisa Maccari —, prevede la presenza a bordo del mezzo
di uno dei medici di guardia; è
impensabile che tale figura (pensiamo poi che in 30 mesi in vai
Pellice si sono alternati 35 medici) sia professionalmente in grado di far funzionare un defibrillatore o attrezzature di rianimazione. Occorre personale specialistico, altrimenti si rischia di
fare più male che bene; in altri
contesti stiamo chiudendo dei
reparti di ostetricia perché il
numero di parti è troppo basso
e qui si vorrebbe un servizio di
urgenza che già l’elisoccorso svolge benissimo, tant’è che nei due
casi di urgenza verificatisi in valle gli interventi sono stati tempestivi ».
Si dice che per le urgenze il
riferimento è comunque il DEA
(dipartimento emergenza e accettazione) di Pinerolo; ma questo
non è un progetto che tarda a
realizzarsi?
« Il DEA di Pinerolo esiste, pur
con grosse difficoltà operative —
aggiunge l’assessore regionale —;
attualmente si sta lavorando grazie ad un intervento della Regione di 7 miliardi e si farà anche la
rianimazione; entro otto anni si
dovrebbero completare all’ospedale lavori per altri 30 miliardi ».
Al di là delle polemiche è comunque interessante registrare
anche la posizione di chi, per
l’avvio del servizio di urgenza,
si è battuto ed impegnato;
Arnaldo Bracchi, che della Croce Rossa è il presidente, esprime
tutta la sua amarezza, che è cornune a quella delle altre decine
di volontari che si alternano 24
ore su 24 per garantire un servizio fondamentale.
« Per noi si trattava di migliorare in modo sensibile il nostro
servizio; sono perciò sconcertato
perché nessuno ha mai posto in
dubbio l’efficienza deU’eiisoccorso (rna vi sono anche impedimenti; di notte, o con pioggia
o nebbia l’elicottero non può intervenire). Nessuno ha voluto
scavalcare il DEA di Pinerolo ma
piuttosto inserirci in un progetto che deve concretizzarsi; nessuno insomma ha mai voluto
creare in vai Pellice un’isola felice scollegata dalla programmazione regionale o nazionale ».
L’ambulanza uscirà dal garage,
dice l’assessore Maccari; ma non
per avviare il soccorso di urgenza: ma allora come funzionerà?
«Certo il mezzo ora è operativo ed ha a bordo delle attrezzature particolari che saranno completate nei prossimi mesi; non
vogliamo porci in concorrenza
con nessuno ma semplicemente
poter intervenire, con personale
sempre più qualificato, e per il
momento in casi di infarti o di
persone che abbiano bisogno di
assistenza cardiologica, o in caso
di traumi gravi in quanto il mezzo è dotato di ammortizzatori
particolari in grado di ridurre
fortemente l’impatto di salti o
dislivelli. Aspettiamo comunque
l’autunno per riprendere il discorso con il DEA di Pinerolo ».
Piervaldo Rostan
Dei nove albanesi presenti in
vai Pellice alla fine di luglio, ben
sette hanno trovato lavoro. « Abbiamo trovato in alcuni casi forti resistenze — ci ha detto la
coordinatrice sociale della Comunità montana- USSL 43, signora
Gaietti — ma anche belle occasioni e volontà di collaborazione ».
Gli albanesi hanno trovato lavoro secondo le proprie precedenti competenze (tornitori, piastrellisti, operai o anche solo
come lavapiatti o boscaioli), ma
solo in alcuni casi la residenza;
« Solo quelli che si trovano a
Torre Pellice ed hanno trovato
lavoro — precisa ancora la signol'a Gaietti — hanno potuto avere
la residenza, mentre a Bobbio
e Luserna, pur in presenza di
occupazione, essa è stata negata
non ritenendo sufficiente come
documento il permesso di soggiorno. Ricordiamoci però che si
tratta di persone che sono fuggite dal loro paese e che spesso
hanno lasciato là anche i documenti; la stessa Questura ha confermato la validità della scelta
effettuata a Torre Pellice ».
I nove albanesi sono per il
momento domiciliati alla Foresteria di Torre Pellice, presso le
suore a Pralafera, a Luserna, ed
in una casa privata a Bobbio
Pellice.
ANGROGNA
«La via d’Ia vacha»
Erano le antiche "vie d’ia
vacha”, quei sentieri che fino ad
alcuni anni or sono venivano percorsi dai bergé con il proprio
bestiame; negli ultimi vent’anni
in molti oasi questi collegamenti, che erano indispensabili per
raggiungere i pascoli più alti o
gli alpeggi, col progressivo abbandono della montagna, sono
stati invasi dall'ontano montano
che col suoi fitti cespugli ricopre
buona parte del territorio alpino.
In alcuni casi, in un passato
non troppo lontano, sono stati
fatti tentativi di rimboschimento, specialmente con larici, recintando con filo spinato le aree
dove le nuove piantine erano
state immesse per evitare che gli
VISUS
di Luca Regoli S C.
OTTICA • TfA ArnAUd. I
lOOW TORRE PELUCB (TO>
L'OTTICO DI LUSERNA
di Federico Regoli & C. ají
animali se ne cibassero, ma non
si è poi proceduto ad una cura
del nuovo bosco che è così diventato una massa impenetrabile di
rovi.
Ma, almeno ad Angrogna, da
alcuni mesi c’è stato chi ha pensato di ripristinare alcuni di quei
vecchi sentieri; mettendo insieme
persone provenienti dal mondo
agricolo, ma anche dello Sport
club o semplicemente amanti della natura, sono state organizzate
vere e proprie giornate di lavoro:
così sono stati ripuliti due sentieri fra l’Arvura e Pradeltorno
e recentemente quello fra Serre
Malan e la Sella, nell’ultimo tratto veramente impenetrabile.
« L’iniziativa è stata molto apprezzata — dice Frida Simond,
consigliere delegato del Comune
che ha seguito attivamente tutti
i lavori — sia da pastori che vedono ridotti i percorsi che devono fare d’estate, visto che ulti
mamente erano costretti, per raggiungere posti abbastanza vicini
a fare lunghe discese a valle, nonché da chi ama fare passeggiate
in montagna o addirittura percorsi in mountain bike; alcuni nostri sentieri sono già stati segnalati da riviste della montagna e
questo dovrebbe dare un ulteriore impulso dal punto di vista
turistico ».
Ma sotto questo profilo vanno
segnalati non solo i sentieri ma
anche la creazione di aree attrezzate, alcune eseguite col contributo della Provincia, una alle
Casse, sulla strada della Vaccera,
l’altra alla Vaccera stessa. «A
distanza di alcuni mesi — dice
ancora Simond — possiamo dire
che sono molto utilizzate e nel
contempo rispettate dai turisti
che hanno contribuito a mantenerle pulite e in ordine ».
P.V.B.
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pinerolo (tot
CASCELLA
SCHIFANO
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CHIESA EX’ANGELICA X'ALDESE
BORGAIA GHIGO N. 1',
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DAI. 3 Al- LS AGOS TO 1991
ORARIO: 10-12/U. 19/20,30 22.,1,U
TORINO
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7
9 agosto 1991
valli valdesi
Appuntamenti d’agosto
venerdì 9 agosto
venerdì 16 agosto
□ INCONTRO CON I BATTISTI □
MASSELLO — L incontro, con la partecipazione dei
fratelli battisti, si tiene nella scuola di Roberso con
inizio alle 20.30.
sabato 10-domenica 11 agosto
□ GIORNATE DI
RADIO BECKWITH
TORRE PELLICE — Il programma delle due giornate prevede: ore 11 del sabato, apertura della festa;
ore 16, presso la sala consiliare del municipio, dibattito sul tema: « Quale futuro per l’area alpina? » con
interventi del prof. Gino Lusso, della Facoltà di Scienze politiche: « Montagna-città: quale rapporto »; Emilio
Del Mastro, presidente Pro natura Piemonte: « La natura tutelata: una risorsa per la montagna »; Dino Matteodo, del Movimento autonomista occitano: « Una proposta: la Chambro economica di Pais d'Oc; segue dibattito, Alle ore 21, concerto del gruppo - L'altra idea»
(musica anni ’60-’70). Domenica 11, ore 10, « momento
giovani» (giochi); ore 11: Giuseppe Platone: «30 anni
del Servizio cristiano di Riesi: problemi e prospettive ».
Nel pomeriggio si susseguono momenti musicali con
i cantautori Maurizio Volpe e Sergio Calorio e con i
trombettieri del Baden. In serata concerto di musica
irlandese e bretone con il gruppo - The Birkin tre ».
Durante le giornate funzionano stand libri, servizio buffet e ristorante.
PRESENTAZIONE VOLUME
« IL NOME AGAPE »
TORRE PELLICE — In occasione dei 40 anni di
Agape, il Centro culturale, alle ore 21, presso l’Aula
sinodale, presenta il volume « Il nome Agape ».
venerdì 16-sabato 17-domenica 18 agosto
□ QUARANT’ANNI DI AGAPE
PRALI — Dopo arrivi e sistemazione nella prima
serata, il sabato prevede una presentazione dai punto
di vista teologico (Sergio Rostagno) delle sfide degli
anni '90. Nel pomeriggio avrà luogo l'assemblea dell’Associazione, con relazione di Giorgio GardioI sulla
rete internazionale di solidarietà con Agape, e adempimenti statutari. Domenica ci sarà il dibattito sul tema - L’intreccio tra la soggettività e la politica ». Nel
pomeriggio culto presieduto dal neodirettore Letizia Tomassone.
Per informazioni e prenotazioni tei. 0121/807514.
domenica 18 agosto___________________
□ GIORNATA DI
VILLA OLANDA
LUSERNA SAN GIOVANNI — Alle ore 15,30 nel
parco della Villa momenti musicali, buffet, animazione
a sostegno del lavoro della casa.
domenica 11 agosto
domenica 18 agosto
□ RIUNIONI DEL III CIRCUITO □ RIUNIONI DEL III CIRCUITO
Le riunioni si svolgono a Crosetto (Ferrerò), Clot
Boulard (Pomaretto) e Combagarino (Villasecca), tutte
con inizio alle ore 15.
□ ASSEMBLEA TEV
LUSERNA SAN GIOVANNI — La Testimonianza
evangelica valdese ricorda il suo quindicennio di attività con un culto alle ore 10 nel tempio, con l'agape
alle ore 12,30 e l'assemblea alle ore 15 alla Sala Aibarin. Per informazioni rivolgersi alla TEV, via Mazzini
3, Torre Pellice.
□ GIORNATA
PRO MIRAMONTI
VILIAR PELLICE — Dalia mattina in piazza Jervis
vendita di prodotti locali; nel cortile della casa buffet,
pesca, animazione, incontro, pranzo. In serata estrazione dei premi tra i sottoscrittori.
Le riunioni si tengono a Porte (Massello), Bovile
(Villasecca) e Campo Clot (Rodoretto), con inizio alle 15,
□ LA BIBBIA NEL MONDO,
OGGI
TORRE PELLICE — Alle ore 17,30, presso il tempio
valdese, il pastore Renzo Bertalot parla sul tema: « La
Bibbia nel mondo, oggi »,
giovedì 22 agosto
□ GIOVANNI MIEGGE OGGI
TORRE PELLICE — A 30 anni dalla scomparsa di
••Giovanni Miegge il Centro culturale valdese organizza
una tavola rotonda per una rilettura critica delle « Tesi
della nuova ortodossia » da parte di Gino Conte ed
Enrico Rambaldi.
venerdì 23 agosto
15 - 25 agosto
□ CULTI IN DIRETTA A
RADIO BECKWITH
In occasione del XV agosto (ore 9,45) e dell'apertura del Sinodo delle chiese valdesi e metodiste (25
agosto), dalle ore 15,15, Radio Beckwith trasmetterà
in diretta i culti delle due .giornate; le frequenze sono:
91.200 per la vai Pellice e 102.350 per il Pinerolese ed
il Saluzzese.
giovedì 15 agosto_______________________________
□ RADUNO POPOLARE DEL
XV AGOSTO
LUSERNA SAN GIOVANNI — L’annuale raduno si
svolge quest'anno in località Ciabot d’Ie masche. Questo il programma: ore 9,30, arrivo dei partecipanti.
Ore 10, culto con predicazione del past. Platone; a
seguire comunicazioni varie e riflessione condotta dai
past. Sergio Ribet e Letizia Tomassone su « 40 anni
di Agape ». Nel pomeriggio, ore 14,30, il past. Giorgio
Bouchard parlerà su: - Evangelizzazione e impegno delle chiese evangeliche in Italia »; esponenti di Radio
Beckwith ed i pastori Claudio Pasquet e Franco Davite parleranno dell'importanza di uno strumento di
evangelizzazione come la radio.
Verrà sistemata opportuna segnaletica stradale. Per
facilitare l'accesso agli autoveicoli è prevista l’istituzione di un senso unico che, partendo dalla strada del
Saret (proseguendo dal tempio valdese di fianco alla
chiesa di San Giovanni Battista), raggiunge la località
stabilita e torna dalla località Bertot (Istituto Uliveto).
Se le condizioni del tempo lo consentono, si prevede
di organizzare sul posto un parcheggio opportuno. Consigliabile ad ogni buon conto anche la passeggiata,
parcheggiando sul piazzale del tempio di San Giovanni
o nelie vicinanze.
Il gruppo organizzatore prevede di preparare una
« polenta » adatta alla giornata, con il necessario contorno. Vi saranno naturalmente anche dolci e prodotti
tipici locali.
La Chiesa valdese di Luserna San Giovanni porge
fin da ora un caldo benvenuto a tutti e si augura che
la giornata possa essere benedetta e arricchente per
tutti.
□ CONVEGNO PASTORALE
TORRE PELLICE — Nell'Aula sinodale, con orario
9-13, 15-17, si tiene un convegno sul tema « Pastorato
e formazione permanente ». Il convegno è aperto a
tutti gli interessati.
venerdì 23 - sabato 24 agosto
□ CORPO PASTORALE
TORRE PELLICE — Il Corpo pastorale, nell'Aula
sinodale, con orario 17,30-19, prenderà in esame la liturgia di consacrazione pastorale (a cura del past.
Gino Conte).
Sabato 24, con orario 9-13 e 15-17,30, si avrà l’esame di fede della candidata Teodora Tosatti e la relazione della Commissione consultiva per le relazioni
ecumeniche (a cura di Maria Sbaffi Girardet).
sabato 24 agosto
□ ASSEMBLEA
SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
TORRE PELLICE — Alle ore 18 presso l'Aula sinodale si tiene l'assemblea annuale della Società di studi
valdesi.
domenica 25 agosto______
□ CULTO DI APERTURA
DEL SINODO
TORRE PELLICE — Alle ore 15,30 nel tempio culto
di apertura del Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste.
Predicazione del pastore Alberto Taccia. Consacrazione
pastorale della candidata Teodora Tosatti.
□ LE CHIESE EVANGELICHE
DINANZI
AL REGIME FASCISTA
TORRE PELLICE — Alle ore 21 nell’Aula sinodale
dibattito organizzato dalla Società di studi valdesi sul
tema Chiese evangeliche e fascismo; interventi di
Giorgio Rochat, Sergio Rostagno, Giorgio Tourn.
E’ IN GIOCO
LA TESTIMONIANZA
Noi delle comunità cristiane di base attendiamo con una certa trepidazione l’esito della votazione sinodale
delle chiese valdesi e metodiste al
prossimo Sinodo di fine agosto.
1) Mi sembra che il dibattito di
questi lunghi mesi, così come è comparso sul settimanale, eco fedele —
ritengo — del confronto comunitario
delle singole chiese, abbia seguito un
percorso esemplare, da cui possiamo
Imparare molto. Le varie posizioni hanno potuto esprimersi ampiamente e
compiutamente. Questo, purtroppo,
non avviene in tutte le chiese e, proprio per questo motivo, desidero ringraziare le comunità valdesi e metodiste per la testimonianza di trasparenza evangelica che ci hanno dato.
Per ohi, come me, si trova in una
chiesa in cui i sinodi possono, al più,
quando va bene, esprimere consigli,
pareri e formulare desideri, senza alcun valore decisionale, questa assunzione diretta di responsabilità delle
varie chiese non è cosa da sottovalutare. Mi auguro ohe il Sinodo veda un confronto ugualmente vivace.
2) Dall'esito di questa votazione
dipende, secondo il nostro modo di
vedere, molta parte della vostra testimonianza evangelica e del nostro
dialogo ecumenico.
Saranno, certo, semplicemente delle
nostre « interpretazioni », ma desideriamo dirvele con franchezza totale.
Dal nostro punto di vista, se accettate l’8 per mille, voi compite una
scelta storicamente rilevante ponendovi tra quelle chiese che ,« dividono la
torta ». Certo, possono esistere usi
onesti del denaro, e noi non dubitiamo delle vostre intenzioni e delle vostre mani pulite ma, spesso, dai tempi di Anania e Saffira, le mani si sporcano strada facendo e ciò che nelle
intenzioni era per una assistenza qualificata ed eversiva ai poveri è poi
lentamente diventato un possesso ecclesiastico.
Noi, proprio anche per questa vostra caratteristica di non compromissione con lo stato, abbiamo ricevuto
da voi una testimonianza di fede di
cui non vi saremo mai abbastanza grati. Avete rappresentato per noi una
« alternativa » evangelica alla logica e
alla prassi concordatarie.
Il sogno, che non siamo per nulla
decisi ad archiviare, di una chiesa che
vive della sola « grazia » di Dio e dei
soli mezzi che i fratelli e le sorelle
sanno condividere, è destinato a scomparire nella stagione delle omologazioni?
Le gerarchie cattoliche danno già
per avvenuta la vostra decisione a favore dell'S per mille e, in tal modo,
saranno ulteriormente tranquillizzate
per l'assenza di ogni reale alternati
Concertì
TORRE PELLICE — Venerdì 9 agosto alle ore 21, nel tempio valdese,
con il gruppo d'archi « Antonio Vivaidi » del Liceo musicale di Ivrea si
conclude la serie di concerti organizzati dalla Pro Loco. Verranno eseguiti
brani di G. Anderson, J. S. Bach, L,
Boccherini, J. Brahms, B. Britten, J.
Strauss.
Manifestazioni
TORRE PELLICE — Fra gli appuntamenti della rassegna culturale segnaliamo: giovedì 8, martedì 13 e
giovedì 22, alle ore 21, presso la sala
consiliare, serate dedicate alla montagna; martedì 20, ore 21, sempre
presso la sala consiliare, incontro su:
« Le incisioni rupestri in vai Pellice »
a cura di O. Coisson. Martedì 27 alle ore 21, in piazza Muston, concerto di musica occitana col gruppo « Benhai » e venerdì 30 agosto, ore 21,
dibattito sul tema: • Pluralismo linguistico: valorizzazione o livellamento? »,
TORRE PELLICE — Anche quest’anno, nei periodo turistico, viene riproposta l'iniziativa di • Pittura & vetrine » ampliata quest'anno anche alla
scultura.
va evangelica. Ancora una volta dovremo dire ohe davanti al denaro nessuno resiste? Secondo il nostro punto di vista, si tratterebbe di un cedimento alla logica di questo mondo
e, proprio per questa ragione, vi resistiamo a viso aperto.
3) Noi abbiamo troppo bisogno del
pezzo di evangelo che la vostra storia e la vostra esperienza ci trasmettono e ci testimoniano e vi chiediamo di non lasciarci soli su questa
strada di totale rifiuto del denaro, che
non viene dato senza contropartite.
Va a finire che voi sarete in compagnia delle gerarchle cattoliche, sempre più equilibrati, come state progressivamente diventando anche sul
terreno teologico, e noi saremo ulteriormente più soli, deboli ed esposti
alla tentazione. La vostra protesta, che
in campo biblico e teologico non trovo quasi più da nessuna parte da parecchio tempo, sta diventando una vicenda conclusa, un fatto d'altri tempi?
4) Se voi cadrete nella trappola
dell'S per mille, anche in Italia l'intero discorso della testimonianza evangelica dei protestanti dovrà essere ripensato. E' su questo terreno che il
'fatto è rilevante. Se si trattasse solo
di incrinare tra voi e noi un rapporto
ecumenico per noi prezioso, tutto sommato si tratterebbe di una questione
largamente interna. Ma qui è in questione, se il nostro punto di vista ha
qualche fondamento, la testimonianza
da rendere all'Evangelo. Ci aiuti il Signore a capire dove sta la sua volontà e ci dia la forza per compierla.
Fraternamente.
Franco Barbero
per le comunità cristiane di base
di Pinerolo, Cavour, Piossasco
e Candiólo
GESÙ’ MASCHILISTA?
L'altra domenica, recatomi al culto
ho avuto la ventura di udire la recita
di un « Padre nostro » (così i discepoli di Gesù, da sempre, hanno chiamato la preghiera che lui ci ha insegnato) in una versione alterata e
« femminicolista ».
Convengo che oggi la figura di ■ padre » — che Gesù ha usato per orientare la nostra mente verso la non facile comprensione di Dio — non ha
più quel contenuto rappresentativo che
aveva venti secoli fa. Oggi il concetto di padre è ridotto a poco più di
un matusa; e non induce più a riflettere sulla dignità, la deferenza, il rispetto, il timore che deteneva nella
concezione ebraica e che garantiva un
posto preminente nell'organico familiare.
Ed ecco che, di fronte alla riduzione del concetto di padre a più modeste proporzioni — che può essere
anche giusta ma che non ha nulla a
che vedere con il testo della preghiera trasmessaci da Gesù — vengono
fuori le scempiate di un « femminicolismo » da strapazzo. Con esso — senza conseguire neppure mezzo punto a
favore della parità tra gli umani (donne od uomini che siano), si riesce
soltanto ad esprimere una dizione risibile e deludente di quanto Gesù ci
ha rivelato.
La « madre » nel » Padre nostro » non
c’entra proprio. Teologicamente è un
errore di valutazione del nome di Dio;
ed umanamente è quasi blasfemo in
quanto storpia uno dei pochi testi neotestamentari che si può essere certi
sia stato tradotto in greco così come Gesù lo aveva esposto in aramaico.
Infine come concetto non aggiunge
nulla alla scarsa comprensione di Dio
che gli umani possono arbitrarsi di
esprimere, in quanto — volendolo o
no — riduce il soggetto (il solo soggetto) a cui Gesù ci ha rivelato che
dobbiamo rivolgere le nostre preghiere ad un mero fatto generazionale,
vincolato al binomio dei sessi a cui
l'umanità, come tutti gli altri animali,
è legata.
Quanto ho udito mi ha fatto pensare ancora una volta ad una felice
espressione di Heinrich Heine, il poeta tedesco della prima metà dello scorso secolo, il quale nel suo pessimismo ironico diceva; • Dio ha fatto
l'uomo alla sua immagine, ma l'uomo
glielo ha ben reso »... ed oggi ancor
peggio, le donne.
Un invito pertanto al corpo pastorale perché voglia richiamare tutti al rispetto testuale della rivelazione di Gesù, il Cristo di Dio, l'unico Signore
della chiesa.
Giorgio Peyrot, Torre Pellice
8
8 villaggio globale
9 agosto 1991
____________________________PONTICELLI, 6 LUGLIO: PRIMO CONVEGNO DEL MOVIMENTO « KAIROS »
Europa; per una maggiore giustizia sociaie
Cadono l^e barriere concrete e tangibili, ma restano i muri della diseguaglianza sociale: quali le conseguenze politiche ed economiche del processo in atto? - Incertezza per i paesi dell’Est - Un ruolo per la nostra teologia
Il 6 luglio, presso il Centro
• culturale "Emilio Nitti" di Ponticelli, si è tenuto il primo convegno Kairós a Napoli che ha visto la partecipazione di associazioni di varia matrice religiosa,
culturale e politica.
Kairós è un movimento nato
nelle chiese cristiane, sia cattoliche che protestanti, del Terzo
Mondo. E' ecumenico nel senso
lato della parola, non solo perché
vede cattolici e protestanti riesaminare il ruolo delle rispettive
chiese e l’apporto dato da queste
al colonialismo, ma anche perché
\’uole unire in un unico anelito
quanti combattono per una maggiore giustizia sociale sia nei paesi del Terzo Mondo che nella stessa Europa.
Alle soglie del ’92 si stanno
preparando delle grosse trasformazioni. Le barriere interne che
hanno separato per tanti secoli
gli europei stanno per essere abbattute, ma quali saranno le conseguenze politiche ed economiche, specialmente per i paesi dell’Est Europa, costretti dalle circostanze storiche a passare repentinamente da una economia
pianificata a una economia di
libero mercato?
Queste trasformazioni avranno
conseguenze per il resto del mondo, in particolare per i paesi
poveri, che con le loro strutture
produttive obsolete, privi delle
risorse tecnologiche necessarie,
non potranno reggere la concorrenza spietata dei paesi ricchi.
Non è difficile irnmaginare che
saranno condannati ad un ulteriore impoverimento e a un sempre più cospicuo indebitamento
estero.
Le fasce sociali
marginalizzate
Quali saranno le conseguenze
per quanti, pur vivendo in Europa, appartengono a quelle fasce
sociali più deboli, marginalizzate,
che non vengono neppure menzionate nella recente "Carta sociale europtea”? Ci riferiamo a
quegli strati sociali più deboli,
relegati in periferie prive di
strutture, dove proliferano attività dubbie, delinquenza giovanile, emarginazione, droga, lavoro
nero e un degrado generale della
qualità della vita.
Tali condizir»ni ci fanno pensa
re alla nostra città come a una
soglia del Terzo Mondo.
Il convegno si è aperto con una
meditazione ecumenica, condotta
dal pastore Nicola Leila, sul
tema: "Il tempo è compiuto, il
Regno di Dio è vicino" (Marco
1: 14).
La seconda parte del programma ha visto la partecipazione di
tre oratori, nelle persone del dr.
Theo Kneifel, coordinatore europeo di Kairós ed ex missionario
ne] Sud Africa, del dr. Germain
Djohou, presidente delTAssociazione campana panafricana
CIERC e del past. Umberto Delle
Donne, della chiesa battista di
Pozzuoli.
I tre oratori hanno dato il loro
contributo partendo dalle diverse realtà che rappresentano. Nel
primo intervento il dott. Kneifel
ha svolto un’esposizione delle sue
esperienze di missionario in Sud
Africa, sottolineando il senso del
Kairós in questa realtà di ingiustizia e di violenza istituzionalizzata.
II dr. Germain Djohou ha delineato la situazione degli immigrati in Campania e le difficili
condizioni di vita in cui spesso
CONSORZIO
PINEROLESE
ENERGIA
AMBIENTE
JSOEA
energia ambiente
met PER L'/MBi£NT£
Ciao,
sono solo uno
piccola goccia
d'acqua, ma ci
siamo già visti un
sacco ai voltel
la strada che
faccio ogni giorno
3er arrivare fino a
e è un servizio del
CONSORZIO e
dell'ACEA!
le mie radici
sono forti, la mia
chioma è bella e
folta
operatori ecologici
di CONSOLO
e dell'ACEA, col
servizio di
raccolta e
smaltimento
rifiuti, lasciano il
mio ambiente
pulito!
Il CONSORZIO e
l'ACEA hanno
pensato anche a
me!
Con il servizio di
deourazione
delle acque
posso tornare a
saltare felice e
contento nell'acqua dei fiumi!
Il metano è
energia pulita!
La mia fiamma è
allegra, ti riscalda
e non inquina.
Tanti vantaggi:
pensaci,
anche questo è
un servizio del
CONSORZIO e
dell'ACEA!
Strasburgo. L’Europa saprà ascoltare anche i più deboli?
si trovano, soprattutto quando
diventano forza lavoro a basso
costo, alla mercé delle organizzazioni criminali. Il presidente
della panafricana CIERC ci ha
invitati a riflettere sui motivi che
determinano i flussi migratori e
sulle condizioni di vita dei paesi
di provenienza. L’emigrazione
diventa l’ultima spiaggia che determinerà la sopravvivenza e,
infine, ha chiesto la solidarietà
delle forze religiose, politiche e
culturali perché facciano pressione presso il governo per una
proroga della normativa che consente l’espulsione dal territorio
italiano dei cittadini stranieri
non regolarizzati entro il 15
luglio.
Alleanza, processo,
piattaforma
Il past. Umberto Delle Donne
ha fatto un quadro della situazione in Campania, individuando
le responsabilità del degrado economico e sociale della regione
nelTinefficienza e nella corruzione presenti negli apparati amministrativi e di governo.
Ma è necessario elencare sommariamente le caratteristiche di
Kairós.
1) Kairós Europa è un’alleanza
tra gruppi e movimenti sociali
indipendenti. I gruppi non sono
membri in senso stretto di
Kairós Europa, ma sono semplicemente uniti, conservando la
loro identità, a) per azioni comuni, b) una presa di coscienza,
c) un lavoro teologico e di riflessione politica, d) Un lavoro di
investigazione e documentazione.
L'elemento comune del differenti nella catena è la volontà di
opporsi al Mercato comune europeo come concentrazione di potere economico, che marginalizza
i gruppi sociali più deboli. L’altro
punto comune è di fare dell’anno
1992, anno di realizzazione del
Mercato comune, un anno di
commemorazione dei cinquecento anni di colonialismo europeo.
2) Kairós Europa è un processo che deve essere capace di recepire le aspirazioni di tutti quelli
che vi partecipano. D’altra parte
un processo ha bisogno di progetti concreti. Il primo è quello
di una grossa manifestazione a
Strasburgo nel giugno del 1992,
che sfocerà in una marcia davanti al Parlamento europeo.
3) Kairós Europa è una piattaforma: il suo obiettivo principale
è di rivolgersi ai gruppi marginalizzati dcirOvest e dell’Est, oltre
che del Terzo Mondo, per pubblicizzarne le rivendicazioni.
L’atteggiamento critico degli
aderenti a Kairós poggia sui seguenti punti: a) il ruolo della
CEE, e particolarmente del capi
tale europeo nel sistema economico mondiale; le sue ripercussioni brutali per i poveri, che
tramite gli elevati tassi di interesse sono trascinati nell’abisso
dell’indebitamento. L’idea per il
1992 è che questo sia l’anno dell’annullamento del debito: quello che biblicamente è definito
anno giubilare, b) Le strutturedei potere politico e le contraddizioni tra interesse di mercato c
interessi dei poveri nel tentativo
di porre le basi di ima nuova
democrazia, c) Le implicazioni
sociali della CEE e la Carta sociale. d) La militarizzazione e la
logica di armarsi come supporto
dell’economia europea, e i costi
che ne derivano per i poveri e
l’ambiente: creare delle alternative di pace, e) I tentativi di dissimulazione e le campagne di
disinformazione dei mass media,
restano appannaggio delle multinazionali. f) Il ruolo della teologia cristiana e della pratica delle
chiese nella legittimazione dei
cinquecento anni di storia coloniale e nell,a formazione di una
tradizione europea eurocentrica,
patriarcale e antisemita. Creare
altri modelli, g) L’ambiguità della campagna di evangelizzazione
del Vaticano e delle pratiche ecumeniche che dimenticano il Sud
e l’Est.
Il fatto che il cinqueccntesimo
anniversario della "scoperta delTAmerica" da parte di Cristoforo
Colombo corrisponda all’anno
della realizzazione del Mercato
unico ha per noi un significato
simbolico, cioè mette bene in evidenza la relazione che esiste tra
cinquecento anni di colonialismo
essenzialmente europeo e il rinnovamento della concentrazione
del potere da parte del Mercato
unico.
Ciò porterà delle conseguenze
gravissime per il Sud del mondo.
Come cristiani abbiamo il dovere
di levare la nostra voce e denunciare ciò che sta succedendo,
ponendo in essere i segni che annunciano l’avvento del Regno di
Dio.
Antonella Cavallaro
r
delle valli valdesi
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