1
LXXIV
Nqlla sia più forte delia vostra fede I
(Gianavello)
SETTIMANALE
Spott.
torre,
Ogni cambiamento d’indirizzo costa una lira
IliHÍ^ZIO
’ «~Rsffionate nel cuor vostro e
state in silcnaiio ».
(Salmo 4: 4).
teggianrento indispejisabile per J
jcredei te che vuole ricevere lo Spirito
div.irti è questo; stare in silenzio ed in
lascolt in un’atmosfera di preghiera.
ome porgere l’animo suo a Dio
ittenerne luce, misericordia, gxa
;e
onde
aia
Se I servo .non ha imparato a stare in
*^0^3 mediante un pio silenzio, non
Jpptrà udire la voce del Signore
-Ma noi, siamo forse ancora capaci di
Jii,lein3 o e di meditazione ?
In < nezzo alle nostre giornate, che
semb ano essere sempere piu intense per
ansied’qgni genere, per lotte e tribola.zioni sempre nuove, siamo ancora capaci li fermarci per un seno raocoglimenti, in un’ora di silenzio, di pace e
di ad trazione ? Quando noi siamo pronti ad iscoltare, il Signore parla. La voce
del ,S gnore. Io so ohe vi e questa vo|ce
in m« li in fondo all’esser e mio. nella
mia Qscienza. In mezzo alle cento altre VICI discordanti del mondo, quella
vo.cs visuona e si eleva del continuo m
me, ote per ammonire, ora per porgere
tm.i^ razione, ora per suscitare una vipoH| etta delle cose, ora per indicarmi
. voce del Signore ancora e sopra
eceola lì, in quel Sacro liibro. In
^l'abèiamo lètto, in parte rabbiasfogliato, ne sappiamo in parte il
tenuto, ma non lo pnepidlamo in
10 ogni giorno per fame il nostro
ae quotidiano; oh ! non pretendete da
raccoglimento, silenzio, meditazione,
liera ! Io sono molta occupato e
preoccupato e quand’anche voa i provare a raccogliermi, mille cure
a fllecltutìitni mondane e progetti t*a>
ffl mi aissalìrebbero, mio malgrado, da
p; lato e vano sarebbe il mio sforzo.
|C naie profonda triste2aa, fratelli,
^ta incapacità al raccoglimento a*erio
I tfficace, questa incapacità di stare
fUenzio di fronte a Dio: noi siamo
nondo e della carne. Il neutro spil|op frivolo e vuoto, la nostra vita in
VAL DESE
Riguardate aita roccia onde foste tagliati
A .(Isaia LI : 1)
OIraltor« : Prof. OINO COSTABIL
Semestre L. 10
» . . 15
La copia Cent. 40
AMMINISTRAZIONE e REDAZIONE :
Via Carlo Alberto, 1 bis
TORRE PELLICE
tera langue ed è m decadenza, langue
ed e morta, fintanto che non avremo imparato al accostanci a Dio sempre, in
ogni momento; fìntanto che, anelando a
Lui come la cerva assetata agogna i rivi
dell’acqua non avremo sottoposto il nostro spinto, mtaccattÌ dial peccato e dalla
carne, al Suo Spirito rigeneratore e vitale.
Vegliamo, m ascolto.
Vi è tanto tragico frastuono intorno a
noi, donde la necessità assoluta per il
credente di «saper stare in silenzio, al
fine di poter ancora udire la voce dell’Eterno che parla oltre la temipesta.
Eermiamoici per udire la parola del
agnore, implorando:
Vieni, o Spirito Divino, vieni e domitu il nostro spirito di uomini agitati
vani.
% Io anelo ad avere m me un nuovo.
Il vallo
3cr’mT5»'iifiten:cr:iKe'^
conto ma non riesco 'a distinSVerl^ ben®, penchè non penso, non sto
in a^lto, non ho tempo, non ho volontà di ^cguiiia; essa mi chiama, .ma io le
sfugg|i.j^
O ]plàca il tuo cuore: fermati, ascolta,
Seh;,^a^olta invece. Silenzio, tutto sia
silem^oln te per udire quella voce che
^ ammaestma e ti dà vita,
i La voce del tuo SignOTe parla: eccola,
tltre; ad essere in te, essa è pure intorbo ajte, nella tua casa stessa forse, nella
nei libri o neflle meditazioni
Shq Ìiai a portata di mano. Tu non puoi
fark un passo, non puoi muovere un dito enza, ,per cosi dire, inoontrarla questa voce in tutto J’ambietBte in cui sei
ttajo educato. Oh, privilegiato !
Wa tu sei così frivolo: la tua mente
toepa appena queste realtà ddlo spirito,
^hon te ne impossessi; tu non ti fermi
i ] en^re, tu non sai stare nè in silenzio
^ in ascolto, e la voce del tuo Dio non
leietra in te.
* ^ privilegio (dovrà dunque trafi rmarsi nella tua più grande cotndan
. ,
^ . iuanta leggerezza, quale spirito di
Sipdanità !
La gioventù valdese si prepara a visitare, il 29 giugno corrente, p vallone
di Subíase. Gita molto bella ed impressi V' a, la quale può divenire quaà un pellegrinaggio, quando nel maestoso quadro della natura alpina rivivano le sacre
memorie del passato.
Sbocca il vanóme sul versante settentrionale della valle del Péllice, sul limite arientale dell’abitato di Bobbio.
L’apertura ne è tutta verde e fresca,
Itissureggiante di vegetazione; dal lato
Bobbio s’affaccia in alto il villaggio
-, Il vallone di Subíase è troippo angusto
1e profondo per penetrarvi dal basso. Vi
si accede dan'alto. Per chi viene da
Torre PelUce, la stradetta parte dalla
¿'.'borgata dei Garmer, poco sopra il Villar, e risale in larghi avvolgimenti il
pendio ombroso di castagni. In meno di
’’ un’ara si giimge al villaggio del Bessè,
posto proprio sul c glio del costone che
separa quel vallone dalla valle del Pelf lice. Di qua il declivio è verdeggiante di
K boschi, di campi, di prati; fresco, ridente, festoso. Di là, affacciandosi al vallo
a'èfla 'SalÌ«®r’arEroHtro^^ aratura à tra
, wb > . sforma. Si apre un’immensa conca arida,
ira prati e boschi, le casette del Bessè. i pietrosa, selvaggia, irta di rocce imma
BARMA D’AUT
(Propr. S. S. V.)
Ma tosto il vallone diviene arido, brullo, precipitoso, roccioso, e si sviluppa
così, ripido, tortuoso, tormentato, fino
alla chiostra maestosa delle vette che lo
chiudono. Vallone tragico, che esprime
efficacemente nelle siue lilnee il carattere delle ttagiche vicende che vi si svolsero tra i secoli XVI e XVII; quando,
nei momenti delle guerre religiose, esso <fivenne pei Valdesi perseguitati un
luogo di sospirato rifugio, ed insieme di
disperata resistenza e di sanguinoso
martirìa
ni e di guglie eccelse, imminenti su precipizi vertiginosi, aspra e severa fino
su alla gigantesca cerehia delle vette, il
Pisset, il Coumour, il Roux, il Gountin,
Il contrasto è vivissimo, impressionante.
Il sentiero taglia a mezza costa il precipitoso pendio; s’inoltra in una prima
gola, formata da un poderoso contrafforte, i Truc, una scogliera gigantesca
di picchi, di guglie, di torrioni dalle forme più strane, che scende digradando
verso il fondo del vallone. Dietro, balza
agile verso il cielo la Guglia Rubinella.
Signore. Vieni
altro spirito, il tuo,
>ii:^on tardare.
Vieni tu ed imponi silenzio ad ogni
sione terrena m me, affinchè io posi .udire unicamieinte te ,o Dio.
La forzia e la vita sono il dono che
fai a chi tace di fronte a te adoran
f>, ed esprimendo così la propria dedione: « Parla, o Eterno, poiché il tuo
.ygseovo ascolta » (Voce)
IL TRAGICO VALLONE.
Di fronte, sull’altro versante, si profila
la vertiginosa Roccia Ciaberta, un precipizio di 500 mietri che cade a picco su
un ammasso caotico di roccio.ni. 11 sentiero continua risalendo in stretti avvolgimenti il contrafforte, lo varca, e, dopo
un breve tratto di costone aperto, penetra in un’altra gola maggiore, il Coumhal del Già dar tei, profonda e tetra,
chiusa fra altissime pareti rocciose, dominata daU’ardita cuspide della Grand’Aguglia-. Si aggira la gola, si risale
l’opposto pendio. Qua e là si ergono altri pinnacoli, altri picchi contorti, altri
costoni dirupati. Paesaggio dantesco. Il
sentiero sorpassa il crinale attraverso una caratteristica spaccatura fra le rocce, sbocca poi in una terza arida gola,
il Coumbal Rousteugn, la risale, la oltrer
passa; ecco percorre un alto pendio, onde il vallone si spiega più largo ed aperto. Qua e là, sulle pareti rocciose, appaiono magri pascoli, chiazzati dì macchie
di rododendri; qualche quercia' annosa,
qualche lance contorto dalla tempesta
allungano le loro ombre sul pendio. Tutto appare disabitato: a mala pena si
scorge qualche umile casolare d’alpeggio, che SI confohde nel bruno delle rocce. Nell’alto silenzio sale la voce cupa
ed uguale del torrente, e s’ode ogni
tantor il tintinnio lontano delle campanelle d’un gregge al pascolo.
In quél punto appare di fronte un con~ tri3i®0lf^’Twecios©; ehè,i scendendo a balzi dal robusto torrione dello Spafol, taglia il ripido pendio e spicca rudemente
sul fondo del vallone. All’estremità,
laddove precipita sul torrente, si ¡scorge un lungo e profondo incavo, un’ampia cornice irregolare sca ata nella ròccia, aperta sul precipizio: è la famosa
Barma d’Aut, il più vasto ricovero naturale del vallone, quello ohe ha dato il
nome a tutta la regione e che serba i più
vivi ricordi delle persecuzioni religiose.
LE TRAGICHE VICENDE.
E’ facile rievocare qui, in questa natura grandiosa e tormentata, le drammatiche scene del passato, quando, nei
momenti delle più terribili minacce, a
centinaia v’affluivano i profughi da S.
Giovanni, dalla Torre, dal Villar, donne,
bambini e vecchi, famìglie doloranti
cacciate dal focolare, miserevoli cortei
che, risalendo penosamente l’aspro sentiero cercavano la salvezza fra i nascondigli e gli anfratti dei costoni rocciosi.
Appunto ammaestrato daR’esperiienza
secolare, Gianavello, nella sua seconda
« Istruzione », indicò Barma d’Aut ed in
genere tutto il vallonte come un sicuro
rifugio, che, egli osserva, « a toujoufs
été la retraìte de no® g«is ». E già nelTautunno e nell’invemo fra il 1560 ed
il 1561, aU’arrivo delle trup,pe del Conte della Trinità, v’accorsero a frotte i
fuggitivi; ed effettivaimente vi trovarono la salvezza, chè gli uomini validi, organizzati più in basso per la difesa, riuscirono a respingere vittoriosaimeinte il
nemico. Ma nella primavera del 1655, i
miseri profughi, sfuggendo alle stragi delle Pasque Piemontesi, con ,quale
terrore dovettero veder sbucare dalle
rocce i gruppi furenti dei soldati persecutori, saliti fin qui alla caccia degli enetici! H Léger ci ha tramandate le scene di sàngue avvenute proprio a Bamia
d’Aut: le aggresBdoni feroci, le torture,
le uccisioni spietate; un Giovanni Gay
abbattuto a fucilate; una vedova Susanna Bals, lasciata semiviva nella Bar
S’
i
^1
-j;
vM
2
^L’ECO DELLir VALU VALDESI
ma dopo Ituighi tormenti, e morta hell’abbanldoino^ un'disgraziato sordomuto,
un fìglio di Damele Bertin, bnueiàto vivo nella paglia raccolta in uno dei casolari dell’alpeggio, in cui s’era nascosto; ed ancora baim!bini squàrtati e gettati contro 1© rocce, donne torturate e
fatte a pezzi, uomini legati a forma di
gomitolo e precipitati giù a sfracellarsi
nei burroni.
f Anche nel 1686 si rinnovarono tali
spaventosi episodi. Nonostante i consigli di Gianavello, non si credette opportuno preparare a difesa questo vallone,
così chiuso e senza sbaqco, preferendo
fortificare invece la comba parallela del
Crucilo e speciahnente, al centro di essa, la formidabile fortezza naturale del
la Grand’Agugha di Giaussarand, come
più idonea alla difesa generale, particolarmente a causa dello sbocco d^ Colle Giuliano, che assicurava il passaggio fra le vaUi del Pellice e della Germanasca. E colà appunto, nella catastrofe del 1686, potè essere dai Valdesi organizzata l’unica difesa vittoriosa;
e là ancora, neU’autuinno del 1689, un
gruppo di valdesi del Rimpatrio potè resistere a lungo agli assalti del nem’co.
Invece il vallone di Subiasc rimase, aperto all’aggressione dei persecutori.
Naturalmente v’erano affluiti numerosi gruppi di fuggitivi, che speravano
trovarsi un rifugio sicuro. Ma, qua'ndo,
l’8 maggio, tre corpi di truppe avanzarono concentricamente su Bobbio, per
spezzare il nucleo valdese di resistenza
che vi s’era formato, un fortissimo reparto - quattro reggimenti di fanteria
ed un mezzo reggimento di dragoni - invase il vallone di Subiasc: salito dal
Villar al Bessè, di là si dispose limgo
tutto il orinale del contrafforte, fino a
Pralacomba ed a Cougis od avanzando
gradualmente a ventaglio con vasto movimento avvolgente, spazzò tutto il roccioso declivio fino alla montagna di
Bobbio. Pu una giornata spaventosa. Il
tempo era orribile: pioggia dirotta nel
basso fitta neve nell’alto. I Valdesi,
sparsi fra i roocioni, annidati nelle gole, opposero qua e là una disperata resistenza. Tutti furono travolti e schiacciati. Quelli che per disgrazia caddero nelle mani degli aggressori furono finiti
barbaraimente, senza pietà.
Nei giorni successivi furono fatte altre battute, come alla caccia, per rastrellare i dispersi. Poi le truppe s’allontanarono. Il vallone rimase solitario, avvolto in uno squallore mortale.
BARMA D’AUT.
Barma d'Aut s’apre, come abbiamo
indicato, nella roccia d’un alto contrafforte imminente sul fondo del vallone.
Più indietro, sul contrafforte medesimo,
stanno come acquattate quattro casupole dell'alpeggio, presso cui zampilla una fresca sorgente. Un sentieiruolo, serpeggiando sul orinale, conduce alla rozza apertura dell’accesso. Si scende per
una scaletta rusticamente tagliata nel
sasso. Si entra nella Barma, un terrazzo
irregolare scavato chi sa da quali agenti atmosferici o tellurici, lungo circa
cinquanta metri, largo da quattro a dieci. Di soiH-a, la rupe spiovente lo copre
come una massiccia tettoia. Sul bordo
del precipizio è costruita tomo tomq una‘ rozza balaustra di legno. Il fondo serba le tracce delle greggi di pecore e di
capre che da tempo kranemorabile e fino ad oggi vi sono raccolte iper la notte.
Ci si affaccia al miràbile balcone, apierto verso mezzogiorno. Il vallone si
sprofonda dinanzi, fra le sue vertiginose
pareti, precipita a balzi verso la valle
del Pellice, la quale, in quel rude e
grandioso quadro, spicca nello sfondo,
tutta ridente e luminosa.
Appunto qui, in quel principio di, giugno 1686, dopo la catastrofe, si ritrovarono, secondo la tradizione, i pochi superstiti, che furono detti gli Invincibili.
Sbucarono dai recessi impervi dei bwroni, dagli inaccessibili incavi delle rupi, piccoli gruppi di sopravvissuti, con
sunti dalla fame, dagli stenti, dai patimenti,''^quasi istupiditi'dallo spavento,
dal terribile ricordo degli orrori sofferti. Si raggrupparono in poche diecine.
Nella ripresa della vita comime e della
solidarietà civile e rergiosa, nella comunanza dei ricordi e dei pericoli, riacquistarono la coscienza d^la propria fede, del proprio valore, della propria
missione. Di qui scesero cautamente
verso l’imlboooatura del ^ àllone, fra le
rovine dèi Bessè. Si organizzarono con
alcuni altri gruppi fratelli. Per vivere,
per sopravvivere come individui e come popolo, par salvare per quanto possibile la patria, si sentirono fatalmente
spinti a riprendere la lotta. Formarono
un fascio potente d’energie. Si gettarono
allo sbaraglio. Per quattirO mesi, proprio nei luoghi ove i convalligiani erano stati miseramente abbattuti, combatterono furiosamente, tenacemente, disperatamente, fnchè afferrarono la vittoria, ottenendo dal Sovrano la concessione della libertà per loro e per la loro
gente.
* «
Dal costone di Barma d’Aut lo sguardo segue ammirato, verso settentrione,^
10 svolgimento delle linee aspre ed imponenti che salgono attrai orso le pareti
rocciose fin su all’Alpeggio di Subiasc,'
un breve pianoro che sta al centro della
conca grandiosa con cui il vallone si
chiude. Nel silenzio raccolto, si pensa
che da quei tempi eroici il paesaggio
non è cambiato. Questo stesso paesaggio forte ed austero è stato testimone
delle gesta mirabili compiute dai padri,
non per altro che per serbare intafta la
libertà della coscienza religiosa e la purezza della fede evangelica. Così nella
meditazione il paesaggio acquista tutto
11 suo valore, diventa un formidabile
monumento: il monumento mirabile
dell’intatta fedeltà spirituale.
Attilio Jalla.
cf
4
Un problema interessante
Ultimamente è apparso suIl’Bco un
articolo molto interessante sull’istruzione e sull’avvenire delle nostre giovani.
Questo, ho pensato, è cosa che tocca un
problema veramente importante per la
nostra popolazione e certo" non manicheirarmo risposte e proposte. Invece i numeri dell’Eco si susseguono senza che
nessuno abbia ripreso la questione.
Certamente il momiento che attraversiamo è difficile ed ognuno ha tendenza
a rinchiudersi un po’ in sè stesso cercando di superarlo il meglio possibile,
ma dobbiamo reagire a questa apatia
Noi guardiamo con fiducia aH’awenire, e quindi l’incertezza del domani non
ci può impedire di studiare a fondo proposte ed iniziative in modo da esser
pronti e realizzare appena si potrà tutto il possibile per il maggior benessere
fisico e spirituale della nostra popolazione.
Si propone di dare una maggigj;p e
migliore istruzione alle nostre giovani
in modo che esse possano poi guadagnarsi più agevolmente il pane ed invece di essere ridotte ai lavori più umili e faticosi di domiestica e di operaia
poter fare lavori di maggior responsabilità e soddisfazione come infermiere od
istitutrici. Come raggiungere questo
scoipo ? Per esempio così: istituendo
presso i nostri due ospedali di Torre e
di Pomaretto dei corsi (xm anno o meglio due) per le giovani di 15-16 anni;
valendosi per le materie di stud'p lell’appoggìo rispettivamente del Collegio
€ della Scuola Latina; corsi da tenersi
durante i mesi invernali in modo da lasciar tornare le ragazze a casa per il
periodo di maggior lavoro estivo.
A questo primo corso dovrebbe seguire per le ragazze dimostratesi più
capaci e desiderose di continuare la carriera deirinfermiera xm secondo corso,
presso una regolare scuola per infermiere òhe speriamo si potrà istituire a To
rino pressp il nostro Ospedale debitamente rimodernato ed ampliato.
• Fra tutte le giovani che avranno ottenuto il loro regolare diploma di infermiere usciranno infine quelle che avranno sentito la più alta vocazione della
Diaconessa e ohe potranno così prepararsi più logicaimente e meglio alla loro
nobile missione giungendo ad essa dopo
una serie di studi in modo simile a
quanto av iene per la preparazione dei
nostri pastori.
Ogni corso pur essendo strettamente
concatenato con ¿li altri permetterà alle
giovani di giungere soltanto fin (»vé lo
permetteranno le loro attitudini e [e cir- '
C0B.tanZe. ,
Non mancheranno »certo le diilcoltà,
le potremmo anche rapidamente elencare, ma per superarle basta, fori a una
cosa: volere. f
Ogni opera che sorge ha le sue difficoltà; basta pensare a quelle incontrate
al loro inizio dai nostri orfanotrcufi ed i
nostri ospedali, per avere la certezza òhe
anche queste saranno superate, s
# ' I
SEMPRE A PROPOSITO DELLE PESTE DI CANTO
“Y„ risponde all’ignoto amieo “Z„ j ,
ferisco di molto l’esècuzione dii soli!
bambini (amiche se tale esecuzione è ru-j
dimentale) alla confusione di <&i già
abbiamo parlato abbastanza. Ad ogni'
modo, non comprendo la tua affermazione per cui l’esecuzione dei cantf fatta dai soli bimbi sia « purtroppo, per
ora, irrealizzabile » : basta inicominìjiare !
E poi bada che rintromiissione <|i elementi adulti nelle file dei bambifu. potrebbe anche non essere consiiderij|to un
aiuto, ma, più facilménte un me^ò for-j
se non ccurretto di gara in una :^ta
canto. . '
La stessa cosa succede per lefrecite:
sentiamo talvolta alla festa di Natale
delle commediole che, senza dubbio, sarebbero meglio eseguite dalla filoprammatica che dai bambini. Pure, e^ndo
quella una festa per bambini, guftìamo.
ugualmente quelle recite impeffette,
anziché i virtuosismi di gente prafcfca del
palcoscenico. Se poi si riesce a i|iglioirare rinterpretazione dei bambini, meglio ancora ! L’essenziale è che a tratti
di bambini ! ii !
Analogamente per il canto. Gl^adiilli
pedono aiiutere nelle prove, solignery
con la loro voce più esercitaltà;- »la scolaresca ancora incerta, ma Tèseciizione
finale dovrebbe essere riservata a bimbi. E se per caso là tua Scuola domenicale non ce la fa a cantare in pe|'ti distinte, è meglio che canti airualssiono,
piuttosto che portarci mezza come pur
di far bellissima figura a tutti *| costi.
Lo stesso dicasi per le corali: e.^ non
hanno il diritto di prendere in piestito
elementi estranei, anche se miglié|i,-dei
suoi componenti. ;
Dico perciò: le Scuole domenicali cosi
come sono, e le Corali così come Ipn^,
senza pretesti per intromiissioni
leali; e poi airopera onde migliorie
sempre di più, ciaiscuna per conto puk.
Carissimo « Z »,
Può darsi che nella mia precedente
nota in margine alle feste di canto io
non mi sia spiegato molto bene; ad ogni
modo tu non sembri aver compreso il
mio pensiero. Non ho di certo voluto
affermare che il canto dei bambini delle
nostre Scuole domenicali debba rimane e eternamente allo stato rudimentale: so anch’io che le feste di canto
hanno im fine pedagogico, e debbono
tendere ad un graduale perfezionamento. Però insisto nell’affermare che le feste di canto dei bambini dovrebbero essere riservate ai soli bambini. Ti prego
credere iche non è affatto per meschinità (come tu affermi ! ) Ch’io vedrei volentieri i soli bambini cantare nelle feste di canto, tralasciando, almeno per
quel giorno, gli elementi adulti (siano
essi monitrici o altre persone della cerale): è bensì unioaimente perchè vedo
avvicinarsi il pericolo del giorno in cui,
col progreasivo aqcrescersi degli adulti
in tali manifestazioni,' assisteremo a feste idi canto in cui i bimbi saranno pochi e gli adulti sairanno molti. E chi po‘ trà più affermare allora che si tratti di
vere e proprie feste di bambini ? Non
dico che attualmente ci sia già questo
difetto, ma vedo il pericolo: ed è appunto per scongiurarlo ch’io mi ero permesso di consigliare che nelle feste di canto
dei bambini figurassero unicamente
i bambini (il che sarebbe l’ideale, come dici tu stesso), ovvero che si cercasse di limitare al minimo indispensabile
il numero degli adulti. (Ed è per questo
che a titolo di concessione avevo parlato
■di un solo contralto « adulto», ma.non
di due 0 di più !).
Che le nostre scolaresche possano essere addestrate al canto polifonico, è ottima cosa; è ipdacevolissimo sentire qualche voice di contralto neU’esecuzione dei
canti, ma io direi: « sempi-e da parte dei
bambini », Se poi nella tua chiesa, per
maggiore addestramento dei bambini,
desideri che alla Scuola domenicale si
aggiungaino numerosi elementi della corale, 0 magari anche tutta, sei liberissimo di farlo; ma - ripeto - alla festa di
canto per bambini è più che naturale
che noi sentiamo anzitutto i bambini, e,
possibilmente, i soli bambini.
Facciamo adunque il nostro possibile
affinchè i bimbi isi addestrino sempre
più a cantar benies, ma facciamo pure in
moido che le feste dei bimbi siano e rimangano veramente «dei bambini», e
che l’impiego degli elementi adulti, in
tali feste, non degeneri, ma tenda invece al minimo. Avrai lassistito senza dubbio a concerti dati in teatro (o li avrai
sentiti per radio) da cori idi adulti, e,
altre Volte, da cori di bimbi: li avrai
certaniente gustati: ma non ti sarebbe
parsa una grave stonatura (che non
avresti mancato di criticare) se in tali
concerti tu avessi sentito voci di bambini e voci di adulti confuse insieme ? E
che trovi tut di strano che qualcosa di
simile si dica anche per una Chiesa ?
Tomo a ripetere: tanto meglio se i nostri bimbi sapranno cantar bene e se alcuni di loro canteranno il contralto; ma,
ad una festa di canto per bambini, pre
in conclusione: alle feste deSlle Cà
sentiremo volentieri gli adulti; ma i
feste dei bambini sentiremo volenti^
bambiré, e poco volentieri, invece,
de mescolamae dì voci.
E, come te, posso dire terminar
« ad malora! », ma ciascuno nel suo !
dine: « ad maiora » per le Corali, e
malora » per i bambini, senza quf|e
confusioni che, secondo me, sono dunose. i| '
Cordialmente, tuo 1S!
Paolo Maraudot ]
P. S. Se vorrai continuare la discissione (il che non mi dispiacerà aff|tio
penchè l'aiigomento è interessànte)
potrai svelare il tuo nome, tralasciamo
la tua « z » : potremo così contìnail’è
privatamente il nostro scambiq;^ di Areri, senza tediare più oltre i lettori ||n
le nostre risposte e controrisposte. PejÒ,
onde la discussione possa essere sepe|a,
e p>erciò proficua, sarà opportuno |ie
tu lasci nella penna quallche agge
qualificativo ohe ti è sfuggito l’i
giorno, P.
Per il passato era,vamo soliti lati
tare l’assenza di competenti che
sero una parola conclusiva sulle
feste di canto; quesfamno ne abbai
avuto tre, che ha/nno esposto tre
diversi! Ne siamo lieti, poiché *i ^
-"f
3
L’ECC DELLE VALLI VALDESI
così chiariti dubbi e prospettati problemi tecnici iréteressanti, la cui soluzione
però non ha nulla da guadagnare da un
dibaittito sulle nostre colonne, ma che
potrà opportunamente essere discussa
dalla Commissione del canto sacro,
ti’importante è che i nostri ragazzi, in
qualche modo,, imparilo a cantare, ad
amare il canto, ed a, considerare le nostre feste di canto come una lieta occasione di fraterno congioire, senza alcuna
idea di gara o di concorso. Un buon lavom è stato fatto in questo campo, vm
lavoro che bisogna riprendere con ogni
generazione e per il quale va la nostra
riconoscenza a direttori, a monitori, a
monitrici. Red.
SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
Jailiui
Lista dei sottoscrittari del vol^mle
pubblicato in memoria del Generale G.
Martinat (2® edizione):
Contributo di L. 500: Arturo, Nino e
Guido Rostagno © famiglie, Pomaretto.
Contributo di L. 200: U. N. U. C. I. di
Pinerolo. Contributi di L. 100: Ugo Rotechi, Ing. Arturo . Giitermann, Teofìlo
Matthieu, Perosa Argentina; Lily Peyrot Eynard e figli, S. Giovanni; Albe/to
e Giovan. Peyrot, Torre Pellice. Contributi di L. 60: Comim. Federico Margaria,
Isidoro Morè, Torre Pellite-a Contributi
di L. 50: Giovanni Tron e famiglia, Perosa Argentina; Giacomo Bernard, Pomaretto; Alfredo Janaveil, pastore. Riclaretto; Alberto Bounoius, S. Germano
Chisone; Gap. Mario Rivoir, Torre Pellice, Magg. Beisene, Pinerolo, Augusto
Samuele Peyran, Pinerolo; Rita Pediia'li, Inverso Porte; Giulio Giacone, Torino; Comm. Giacomo Boringhieri, Torre
Pellice; Lodovica Bertolè, San Secondo.
Contributo di L. 40: Prof. Achille Malan,
‘Contributo di L. 37: Clementina Bouissa ,
Jvillar Pellice, Contrìtmte di L. 35: Carlo
Armand Hugon, Torre Pellice. Contributi di L. 30: Maresciallo Alpino BicocAldo Durand, Enrico Balma, Pinerolo; Lorenzo Rivoira, pastore. San Giovanni; Not. avv. Umiberto Eynard, Torre
Pellice, Clotilde Tron ved. Gay, Perosa
Argentina, Enrico Micol, Massello. Contributi di L. 25: Gio. Enrico Matthieu,
Guido Matthieu, pastore, Pomaretto; Alberto Tron, Riclaretto; Enrico Rostan,
San Germano Chisone; Ten Col. Adolfo
Rivoir. Torre Pellice. Contributo di L.
22: Angela Messa Milano. Contributi di
L. 20; Da Massello; Lina Pons, Eri Micoi; da Perosa Argentina: De Filippi
Alessandro, Pons Attilio, Lantaret Emilia, Costantino Enrico,, Peyran Luigi,
Ribet Ferdinando; da Villar Pellice: Geraldo Matthieu; da Torre Pellice; Arturo Grill, Abele Geymonat, Magg. Stefano Coisson, Arturo Coteohda, Ida Jalla,
Ermanno Costa.bel, prof. Francesco Tricomi; da S. Giovanni: Lidia Gay, Giovanni Bonnet, Daisy Tuirin; da Prarostino; rag. Levi Rostagno; da Pinerolo:
Marescialli Alpini Odin, Breuza, Baldi,
Comando Distretto Militare, Attilio
Avondetto, Magg. Gallea; da Torino: Livia Beux, prof. Luigi Grill, Carlo Rostan, Vincenzo Taccia, rag. Teofilo Bert,
Federico Pagliani, Luigi Martinat; da
Como; dott. Stanislao Rocchi;' da Milano:
prof. Emanuele Grill; da Bondo (Svizzera): Levi Tron,', pastore. Contributi da
L. 15: da Massello: Luigi Pons, Edoardo
Micol,, Emanuele Micol,, Emanuele P.
Miicol, Enrico Tron pastore, Fernando
Mkoi; Fernanda Tron, Renato Ghigou;
da Miradolo: Arturo Gaydou. Contributo
di L. 12: Giovanni Pons, Massello.
(Continua).
La casa del nostro collega Guido Rivoir, pastore di Lugano (Svizzera) è stata allietata dalla nascita di una bambina: Sonia. E^3 è la settima nata della
famiglia. Le nostre vive felicitazioni e
gli auguri più cordiali alla piccina e ai
suoi genitori.
SETTlNilNA DI RINDNZIA
(Sesta lista)
Chiese di: Taranto, 1500 - Brindisi,
640 - Latiano, 300 - Roochenere, 60 Roma, Via IV Novembre, saldo, 350 Venezia, saldo, 330 - Grotte, saldo, 15 Napoli, saldo, 77 - Prarostino, 2908 Torre Pellice, saldo, 715 - San Giovanni, 5586,50 - Roma, Piazza Cavour, saldo, 55 - Angrogna, Capoluogo, 2000 Angrogna, Serre, 1500.
(Settima lista)
Chiese di: Sanremo, 2° vers., L. 275 Alassio, 205 - Napoli, 5° versamento,
100 - Orsara, 2° versamento, 100 - Venezia, 3° versamento, 160 - Grottaglie,
200 - Catania, 3° versamento, 30.
(Ottava lista)
Chiese di: Firenze, V. S., 2° versamento, L. 157,30 - Firenze, V. M., 2°
versamento, 308,50 - Genova, 2° versamento, 1400 - Fiume, 2° versamento,
535.
leni IMI lai Canlere Iella Tania
Per danni alle Chiese:
Chiesa di Como, L. 50 - Sold. Roberto
Vallelunga, 10 - Chiesa di Prarostino,
500 - Hasler, Basilea, per danni alla
Chiesa di Torino, 100 - Comunità di
Basilea, per Id., 250 - E. Heller, Zurigo,
per Id., 25 - « Tutte le còse cooperano
al bene di quelli che amano Dio » 300.
Par Evangelizzazione:
Torre Pellice, colletta sig.na M. L.
Pons, 112 - Id. Id., Società Missionaria
Coppieri, 178,70 - Id., F. M., 4 - N. N.,
fiore di riconoscenza in memoria di A.
Cornelio, 25 - Maria Di Paolo, Aitino,
50.
Per Collegio:
Osvaldo Coisson re Paolo Roland, 800
- G. e J. Del Pesco, 100.
Per Istituto di Vallecrosia:
Roma, Via IV Novembre (colletta),
230.
Per Istituto di Firenze:
Roma, Via IV Novembre (colletta),
220.
Per Istituto Gould:
Roma, Via IV Novembre (colletta),
230 - Ribet Maria, 30.
Per Or/jojnioltro;^ di Pomaretto:
Famiglia Roman, Roocapiatta, 20 N. N., Prarostino, 10 - Costantino G.
Luigi, Id., 10 - Godino Livio, in memoria del babbo e della zia, Id., 25 - Rossetti Reynaud Dina, in memoria dei genitori, Id., 25 - Bleynat Ines, in memoria della nonna, Id., 10.
Per Orfanotrofio di Torre Pellice:
Costantino Edoardo, Prarostino, 10 Godino Giacomo, Id.,„15 - N. N., Id., 10
- Costantino G. Luigi, Id., 10 - Godino
Livio, in memoria della mamma e della
zia, Id., 25 - Godino Einestina famiglia,
in memoria Forneron Giuseppina nata
Rivoiro, M., 20.
Per Ospedale di Pomaretto:
Costantino Edoardo, PraircKstino, 15.
Per Ospedale di Torre Pellice:
Costantino Edoardo, Prarostino, 15 N. N., Id., 10 - Reynaud Clemente, in
memoria suoi genitori, Id., 25.
Per Rifugio:
Costantino Edoardo, Prarostino, 10 N. N., in memoria della Nonna, Id., 10 Godino Alessandro, Id., 25 - Paschetto
famiglia, Ser di Prarostino, 30 - Avondet Giovanni, Prarostino, 20 - Gay famiglia, Buffe di Prarostino, riconoscente al Signore, 25.
Per Diaconesse: '
Paschetto Luisa, Prarostino, 20.
Per Asilo di San Germano:
Costantino Edoardo, Prarostino, 10 Godino Alessandro, Id., 25.
Per Istituti Ospitalieri Valdesi:
Gardiol Oscar, Prarostino, 40.
Per Asilo di Vittoria: ,
Montrone Lingiia Amelia, in memoria del Padre, 15 - Chiesa di Roqdhenere, 25 - Montrone P. e G., Reggio, 50 'Guido e Martha von Waldkirch, per la
Confermazione del nipote, 100.
Per Asilo Italia:
Ribet Maria, 25.
Rico Ritter, Svizzera, iper la sua Confermazione, alla Chiesa di Catania, 100
QRONAZA V/ILbESE
BIBLIOTECA VALDESE (Torre Pellice)
I lettori sono pregati di voler cortesemente consegnare i libri, per l’annua revisione, entro il 28 giugno. La Biblioteca sarà chiusa durante il mese di luglio.
Il bibliotecario.
POMARETTO
Solenne etì edificante è stato il culto.
Pentecoste per il numero dei presenti per la larga partecipazione alla S. Cena e per il concorso della Corale.
Siamo stati lieti in quella occasione di
rivedere i catecumeni confermati a Pasqua partdqpare nella loro quasi totalità alla Comunione.
— Pure durante il culto di Pentecoste sono stati presentati al S. Battesimo:
BeT'talmio Ida di Amedeo e di Balm^ Elvira (Pomaretto) e Giaiero Elio Piero di
Ernesto e di Biertalmio Marcella (Perosa).
Li benedica il Signore insieme con i
loro genitori.
^— Con cerimonia intima, dinanzi a
membri del Concistoro, sono state accettate nella nostra Chiesa avendo fatto professione di fede evangelica le signore GdlMcmo-Rostagno Margherita e
Galliano-Cassola Gemma (Inverso Pinasca) ed è stato confermato nell’aUeanza
del suo battesimo il fratallo Galliano
Sìlvio.pme di Inverso Pihasica.
Nel manifestare loro la gioia di averli
potuto associare più intimamente alla
nostra Chiesa diciamo loro: Perseverate
nella conoscenza e nell’amore di Cristo.
— Nel (pomeriggio della stessa doipenica di Pentecoste un numeroso pubblico si è ritrovato nel nostro temipio in
occasione di una manifestazione intonata alla musica ed al canto sacro. Scopo
della manifestazione era di interessare
il nostro pubblico alle Chiese Valdesi
sinistrate dai bombardamenti ed alla
istituenda Borsa di studio da intitolarsi
al nome del valoroso generale valdese
Giulio Martinat.
Siamo stati rallegrati dal fattivo interessamento dimostrato da tutti per questi due scopi e vogliamo rivolgete un
sentito ringraziamento alle signorine
Grill Speranza e Gay Tildina, a tutti i
membri della Corale e al suo egregio
direttore sdg. P. Bazzetta per averci permesso di trascorrere un’ora di piacevole ristoro per lo spirito.
— Per ben quattro volte in poco più
di una settimana abbiamo dovuto prendere la via del cimitero per accompagnare all’estremo riposo le spoglie mortali di alcuni fratelli.
Sono deceduti infatti all’Ospedale:
Bounous Enrico, fu Daniele di Prambllo
(Peumian) di anni 61; Rostagpo Mananna fu Giulio di Massello (Balsiglia)
di anni 35; Rmtan Maddalena fu Davide,
di anni 45. Quest'ultima da ben 12 anni
compiva a favore del nostro Ospedale
un lavoro umile ma fedele ed apprezzato per cui unitamente alla Direzione del
nostro Istituto vogliamo, ricordandola,
esprimere la nostra riconoscenza. La
chiamata del Signore le è stata rivolta
improvvisamente mentre attendeva al
suo lavoro.
Pure in modo improvviso è stato chiamato dal Paidre a salire più in alto il nòstro fratello Ribet Giovanni Giacomo
del Fàure di Pomaretto di anni 78. Du
rante 26 anni e fino a che la salute
glielo ha permesso egli ha servito Ut
Chiesa in qualità di anziano dèi suo
quartiere con zelo e con fedeltà. Abbiamo perciò deposto sulla sua tomba in occasione dei suoi funerali il fiore della
viva riconoscenza della nostra Comunità. . (
Ai figli, alla sorella, ai numerosi nipotini ed^a tutti quelli che questa dipartenza come quelle di cui sopra lasciano
nel lutto, rinnoviamo la nostra simpatia
cristiana.
— Sabato 12 corrente si sono uniti in
matrimonio Galliano Silvio di Severino
e di Gardiol Susanna (Inverso Pinasca)
con Cassola Gemma di Asare (San Germano Chisone).
Rinnoviamo loro i nostri migliori
auguri di felicità nel Signore.
PRAROSTINO
Battesimi." Paschetto Germano Clemente di Valerio e di Balestra Elsa
(Ruà). Forneron Bruna di Guido e di
Paschetto Elvira (Carduiia). Monreet
Ines Eglantina di Giovarmi e di Martinat Cesarina (Godìn).
Che il Signore accompagni, con la sua
grazia, queste tenere creature.
Matrimoni. Il 5 giugno sono stati uniti in matrimonio Forneron Oreste e Forneron Ersilia (S. Bartolomeo) ed il 12
corrente Paschetto Achille (Barateca) e
Martinat Orlina (S. Germano Chisone).
Formuliamo per queste nuove famiglie auguri di ogni bene.
SAN GERMANO CHISONE
Domenica 4 luglio avrà luogo, a Dio
piacerido, una riunione all’aperto alle
Ohianaviere, alle ore 16. >
VILLAR PELLICE
Nuovo focolare. Il 5 giugno è stato
celebrato nel nostro tempio il matrimonio di Giovanni Pietro Gaydxm di Paolo,
del Sabione, mutilato di guerra, con Alma Bertinat, ex alunna del nostro Orfanotrofio di Torre Pellice.
Agli sposi, ohe si sono stabiliti in una
ridente casetta suiraltura dei Garin, rinnoviamo raugurio di un focolare benedetto da Dio e in benedizione.
Visita. Mentre in gita con la nostm
corale, celebravamo il' culto insieme ai
nostri fratelli alpigiani di Chiot la Sella
ai piedi del lYiolend,, il nostro ,palpito
era oocupaito il 6 corrente dal giovane
presidènte della Società Pra del T'orno
Bruno Corsani ohe rivolse all’asseinbl^'
un efficace appello missionario, coronato da ima buona colletta in favore deill’Qpera di Dio fra i pagani lontani.
Dipartente. Il 7 giugno abbiamo acconopagnato al suo ultimo riposo terrestre la spoglia mortale ddlia nostra sorella Giovanna Berton vedova Gönnet
del Saret ohe, il giamo prima, come
lampada che si spegne, aveva sergnamente teimiriato il suo corso quaggiù,
in età dii 87 anni, affettuosamente circondata da ben tre generazioni di discendenti.
Alle famiglie Geymet, Roland e Gönnet rinnoviamo i sensi della nostra fraterna simpatia.
E giovedì 17 corrente riprendevamo
la strada del cimitero per accompagnarvi, in lunghissimo corteo, la spoglia
mortale di un caro amico: Davide Gi~
raudin, anziano del quartiere deU’Inverso, che il Signore aveva preso con Sè
la sera del 15 giugno, dopo quattro mesi di malattia in età di 84 anni. Membro
del Concistoro da 27 anni, il nostro fra^
tello lascia un vuoto sensibile nella comilnità e nelle nostre assemblee di culto alle quali nè l’età avanzata nè 6 km
di strada da fare lo inapedirono di partecipare fino, all’ultima domenica prima
di essere immobilizzato dal male.
Deponiamo alla sua memoria il fiore
della riconoscenza mentre raccomandiamo al Dio di ogni consolazione i parenti del nostro amico e particolarmente colei che fu la sùa fedele compagna
per oltre mezzo secolo.
4
r
l-S •
— Espffinjteimo altresà la nostra sìmr
iwtìa iaimiglie Davit'deU’Artuaoi
colpite ^ nuovo improvviso lutto,'p^
la dipartenza della cognata « nipote
Maddalena Rostflia fu Davide, deceduta
io seguito ad'attacco cardiaco,-in età di
45 anni, il 13 giugno, al nostro Ospedale
dì Poparetto dov’essa era in servizio
come cuoca. t . r, 4
LUfilEÉio! Oasiflii
Pobblicazioni religiose d’Occasione
N. Berdiaeff: Le Christiamsme et la lut
te de classe - Pari^, « Demain », 1932 pag. 166 - 16® L. 12,—
O. DusihneD: fi Carattere di Gesù - Bolo
gna, Zanichelli, 1925 - 16° - pag.
80 - 5,—
P. Roller; Il giovane cristiano - Roma,,
Speranza, 1906 - 16° - pag. 98 5,—
Nuovo TeUamento Greco testo di Griesbach - 2 tavole - Cronok^ia del N.
T. - CoUaziane di Griesbach e di
Schofe - Londra, 1850 - 16° - pag. L.
598 - rii. 15^__
E. Maetby: Moems et coutumes bibliques - Toulouse, 1843 - 24° - pag. 446
- 8,A. Berrei: Etude biblique sur les oeuvres
visibles de la création - Toulouse 1859
16° - pag. 591 - rii. 12,—
Horace Noel: Ballads of the English Reformation - Londra - 16° - pag 128
' 6,
Select Music for the young. 176 Tunes
with words - London - 16° - rii. 8,____
RICHIESTE:
G. Luzzi: L’awenvre secondo ì^insegnamento di Gesù - Roma 1917.
Opere di Karl Barth in traduzione /ron-,
ceeë>
3. P. Medie: Sermons précédés d’une
biographie - Lausanne, BrideL
Westphall: Enaielopedâa religiosa,
Giovenitù Cristiana: I numeri seguenti:
Sett. 1931; febbr. 1932;. mag. 1932; lugMo^gosto 1934; mar.-apr. 1939.
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Capii. Ermanno Rostan - Cappellano Militare Valdese - Comando Presidio Mi-''
litare - Torino.
Ten. Alfredo Rostain - Cappellano Militare Valdese - Quartier Generale - Divisione Alpina Taurinense - P. M. 200.
Indirizzi di Chiese Valdesi
I DISTRETTO;
Angrogna — Pastore : Arnaldo Comba.
Angrogna (Serre) — Pastore Edoardo
Airae.
Bobbio Pellice — Pastore : Alberto
Ricca.
Lusema San Giovanni
renzo Rivoira.
Pastore : Lo
Massello — Pastore : Enrico Tron.
Perrero — Pastore : Oreste Peyronel.
Pinerolo — Pastore : Luigi Marauda.
Pomaretto — Pastore : Guido Mathieu
Proli — Pastore: Arnaldo Genre.
Pramollo — Pastore : Paolo Marauda.
Prarostino — Pastore : Umberto Bert.
Riclaretto — Pastore : Alfredo Janavel.
Rodoretto — Pastore : Arnaldo Genre.
ñora — Pastore : Enrico Geymet.
San Germano Chisone — Pastore ; Gustavo Bertin.
Torre Pellice — Pastore : Giulio Tron.
Torino — Chiese: Corso Vittorio Emanuele, 23 e Corso Principe Oddone, 7.
- Pastori Elio Eynard e Roberto Comba: Via Berthollet, 36.
Villar Pellice — Pastore : Roberto
hier.
II DISTRETTO:
Abbazia: « Chiesa di Cristo ». Culto alle 16 - Priore C. Gay, da Fiume.
Aosta: Chiesa: 11, Via Croce di Città Pastore: V. Subilia, Via XXIII marzo
n. 1.
Bergamo: Chiesa: Viale Vittorio Emanuele, 4 - Pastore: M. Moreschini,
Viale Vittorio Emanuele, 52.
Biella: Chiesa: Piazza Funicolare Culto: la I, III, V domenica del mese
(da Ivrea).
Brescia: Chiesa: Via dei Mille, 4 - Pastore: D. Fomeron (ivi).
Carema: Da Ivrea: seconda domenica.
Como: Chiesa: Via Rusconi, 9 - Pastore: Carlo Lupo, Via T. Grossi, 17.
Coazze: Chiesa Valdese.
Cormaiore: Chiesa Valdese: Pastore
Vittorio Subilia.
Felonica Po: Chiesa Valdese - Pastore
Lami Coisson.
Fiume: Chiesa Valdese - 6 e 8 Via Pascoli (culto ore 10) - Pastore C. Gay,
Salita F. Colombo, 8.
loreo; Chiesa Valdese: Corso Botta, 5
- Pastore A. Vinay, Casa Ravwra,
Via Cascinette.
Milano: Chiesa; Piazza Missori, 3 - Pastore Enrico Tron - Via Etiripide, 9
Mantova: Chiesa: Via Bacchio, 5 (da
Felonica).
Piedicavallo: Chiesa: Via Carlo Atlberto - Culto prima domenica del mese
(da Ivrea).
S. Lucia di Quistello: Chiesa Valdese
(da Felonica Po).
Susa: Chiesa: Via Umberto I (da Torino).
Tramonti di Sopra: Chiesa Valdese (da
Venezia).
Campobasso: Chiesa Valdese: Pastore
P. V. Panaacia, ^
Carunchio: Chie^ Valdese - Evangelista S. Scudieri. ».
Prof. Qino CoSTAm, direttore responsabile
«ARTI QRAFICHE L’ALPINA - Torre Pellice •.