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Roma, 29 Agosto 1908
Si pabbllea ogni Sabato
anno 1 - N. 35
LA LUCE
Propugna grìnteressì sociali, morali e religiosi in Italia
ABBONAMENTI
Italia : Anno L. 2^50 — Semestre L. 1,50
Estero : » » 5,00 — • « 3,00
Un numero separato Cent. 5
I manoscritti non si restitniscono
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Direttore e Amministratore : B. Celli, Via Magenta 18, Roma
SOMMABIO
Padre Bartoli — I Modernisti e noi, Agostino Franceschi. — Il dottor Sclineller, P. C. — Esaltazione,
Enrico Rivoire — Un giornale ben fatto, P. C. —
Un abboccamento con Thaw, O. Tron — Harnack
e l’Enciclica, P. C. — ... sed magis amica Veritas,
avv. P. Lo Re — La via di Damasco, Y.
Oüardaodo attorno
(Noterelle e Spigolature)
Il senatore Vigoni, nella lotta impegnata su per le
colonne del giornale La Perseveranza contro la massoneria, ha parole roventi, che importa riferire almeno in parte :
« Rispettoso di tutte le convinzioni, di tutti i partiti
politici e di qualunque associazione che abbia ideali
nobili, non posso che nutrire ribrezzo e disprezzo per
le congreghe che non hanno altro scopo all’infuori del
bene materiale degli affigliati e che per ottenerlo
lavorano nel buio a tutto danno di chi non vi aderisce.
Tutti i coefficenti della vita pubblica ne restano
inquinati : la dignità, il senso morale, la rettitudine,
la coscienza personale ne ricevono offesa e restandone
eliminati gli elementi migliori che non si prestano a
compiacenti condiscendenze, ad indecorose capitolazioni, resistendo alla persistente propaganda alle illecite promesse, alle pressioni che con sorprendente
attività si vanno facendo negli uffici, è facile indurne
quale danno morale e materiale ne risenta il Paese.
Alzare una voce nella speranza che abbia a trovare
eco per difenderci dal pericolo di una maggiore invadenza è l’unico mio scopo e me ne compiaccio altamente davanti alle molte e lusinghiere approvazioni
ottenute e sopratutto oggi che la Corte d’ appello di
Berna, paese libero ma puro, dove l’autorità del governo non intende prostituirsi davanti alla potenza
inquinatrice di quella setta e sdegna accettarne l’appoggio, ha stabilito che qualsiasi cittadino, il quale
sia parte in una causa o in un processo la cui parte
avversaria sia costituita da uno o più massoni, ha il
diritto di ricusare i giudici massoni che si trovassero
nel tribunale.
La rettitudine della Corte d’Appello di Berna mostra quale sia la rispettabilità della massoneria ».
Anche in Francia ferve la lotta contro la Massoneria. La sostiene, tra gli altri, Giovanni Bidegain nel
suo volume Magistrature et justice maçonnique.
A proposito di questo libro, Le Olaneur nota :
« Occorreva denunziare al pubblico le mene tenebrose di tutta una categoria di magistrati francesi,
vincolati alle Logge, dalle quali ricevono con sottomissione la parola d’ordine, come volgari staffieri di
una congrega d’individui senza morale e senz’onore ».
Un’animata discussione ha avuto luogo intorno alla
« polìtica religiosa » del marchese di Budini; il
quale pare abbia parlato chiaro e non in maniera da
solleticare il Comm. Rezzara nè il conte Paganuzzi !
Udite;
€ — Ecco, io non mi dolgo ohe i clericali siano en
trati nella politica italiana, ci sono i socialisti, ci possono stare anche essi. Gli uni spingono, gli altri trattengono e va bene, ma che cosa sono questi clericali
italiani ? Accettano essi le istituzioni nostre e ammettono la libertà assoluta dello Stato di fronte alla
Chiesa ? Ma allora perchè tentano di ricostituirsi in
gruppo e perchè non vengono essi senz’altro nelle
nostre file conservatrici ? Invece i clericali non rinunciano mai apertamente e lealmente al diritto di
supremazia della Chiesa sullo Stato. Ora fingono per
convenienza di ammettere tutto, ma poiché essi non
lo dicono apertamente l’equivoco resta, mentre i liberali non possono permettere che esso duri.
Da Zanardelli in poi abbiamo fatto una dedizione
completa ai partiti estremi, ora andiamo per la tutela
al punto opposto, al clericalismo.
La classe conservatrice vistasi abbandonata dal Governo, viene di nuovo verso il prete. Ciò è ben pericoloso ed è quindi venuto il momento per parlare
chiaramente ».
Il corrispondènte Vaticano della «Sfampa di Torino,
polemizzando con 1’ Osservatore Romano circa 1’ abboccamento concesso dal cardinale Gibbons arcivescovo di Baltimora al Corriere d’Italia mette in vista
le seguenti dichiarazioni del porporato, che VOsservatore Romano era disposto a saltare a pié pari (terreno scottante !) :
« Io guardo soltanto la questione pratica ed è noto
come tutti sono d’ accordo nell’ ammettere che la separazione (della Chiesa dallo Stato,) è sempre preferìbile ad una unione, che sia presa a strumento di
oppressione della libertà della Chiesa. S sotto questo rapporto, noi, agli Stati Uniti, siamo in condizione
infinitamente migliore che non tutti voi europei, che
troppo spesso trovate nell’accordo tra Chiesa e Stato
un pretesto molto comodo a quest’ ultimo per soffocare la vostra libertà ».
Tre giovani uffìziali francesi hanno fatto sperimenti
riuscitissimi di telefonia senza fili : « suoni di trombe,
canti e parole sono stati intesi nettamente e distintamente » a 150 chilometri di distanza.
Consimili sperimenti sono stati fatti contemporaneamente tra la stazione radiotelegrafica di Monte Mario
ed Anzio col sistema di telefonia senza fili dovuto
ad un nostro connazionale, il prof. Maiorana.
Gloria al genio inventore!
Tempo verrà certamente in cui sarà possibile di conversare dall’un dei capi all’altro del mondo mediante
due apparecchi facilmente trasportabili e non molto
complicati.
Esìste un altro telefono senza fili, che non costa
nulla e di cui pochi si valgono; la preghiera. Esso
mette in Comunicazione terra e cielo. Qnant’è prezioso ! N. N.
Vagì ¡uzze D’Oro
Beato chi gode nel far gli altri contenti. Beato
chi sa prestare una mano soccorrevole a coloro che
son costretti a portare da sè un carico troppo pesante.
*
Non pretendiamo troppo ; prendiamo coraggiosamente la parte che ci tocca nelle difficoltà della
vita, ed accogliamo con gioia serena gl’kitervalli di
calma e di beatitudine, che il Signore nella sua bontà
ci procura.
Padre Bartoli
La Provincia di Modena antimodernista
pubblica una lettera di Padre Bartoli in
risposta a Padre Avanzi che lo aveva assalito nelle colonne del Diritto Cattolico.
Nella lettera che occupa quasi un’intera
facciata del giornale, il Padre Bartoli —
che si protesta non modernista — ribatte
le seguenti accuse del suo avversario :
« Primo : il P. Bartoli ha fatto malissimo
a buttare in pasto al pubblico sulle colonne
del Corriere i suoi ex superiori. Secondo :
egipfu-.trattat-Q. da’ sii|tì.Superiori nella *maniera da lui descritta, ^perché in realtà è
modernista. Terzo : finalmente, egli ha
operato pessimamente nell’ abbandonare
come’ ha fatto la Compagnia di Gesù ».
La risposta del Bartoli a questo triplice
assurdo atto d’accusa è chiara, limpida, e
si legge piacevolmente. 11 Bartoli vi rivela
un bel dono di scrittore moderno, semplice
ed elegante, senza frasi ad effetto, senza
quelle espressioni rugiadose proprie di tanti
preti cattolici romani.
Vorremmo pubblicare parola per parola ;
ma la strettezza dello spazio non lo consente. Del resto agli intelligenti Lettori
non sarà diffìcile imaginare come l’ex
Gesuita risponda a sua difesa. Non possiamo però omettere le alate, minacciose,
sublimi parole con le quali egli chiude la
splendida lettera.
Ascoltatele e meditate :
« E qui concludo. Il caso mio non è
isolato. Io non sono una pietra caduta per
caso da un’altura di monte. Sono un sasso
foriero di una valanga che si avvicina.
Tiratevi da parte ! Il mondo moderno non
è poi cosi irreligioso come voi credete !
Esso vuol credere, ma al Cristo genuino,
al Cristo verace, al Cristo della storia e
della umanità. Non late ombra al Cristo I
N egli spiriti più sinceri, più colti e migliori della democrazia moderna c’è il Cristo !
Guardate in alto ! Biancheggia ormai in
cielo una gran luce che è sete di giustizia
sociale, di libertà, di verità. In quella luce
vi é il Cristo. Seguitela anche voi, e non
siate più oltre iuggevoli ombre di un giorno che muore ! »
2
LA LUCE
I mOPERflISTl E noi
Qaale attitudine dobbiamo noi assumere dinanzi
ai Modernisti ?
Oh quante volte ormai i Cristiani Evangelici si
sono proposto questo quesito ! E l’hanno essi risoluto ? Non credo. Perciò l’affronto io di nuovo, qui
nelle colonne della Luce, senza pretese di nessuna
sorta, ben s’intende.
Sul bel principio, il movimento modernista (chi
oserebbe negare?) c’infiammò tutti d’un sincero entusiasmo. Ma l’entusiasmo poi s’andò pian piano raffreddando ; sicché adesso quelli di noi che inneggino ancora ai novatori del Cattolicismo romano
son pochini, pochini assai.
Da che è dipeso questo raffreddamento d’entusiasmo ? Secondo me, è dipeso e dipende da equivoci, da confusioni, ch’io mi propongo per l’appunto
di chiarire e di rimuovere.
Per un difetto scusabilissimo di discernimento,
noi facemmo dapprima un solo fascio di tutti i Modernisti ; e questo solo fascio intelligente di forze
operose ci riesci simpatico, attraentissimo e noi applaudimmo con tutta l'anima. Senonchè ben tosto,
scemati un po’ quei primi bollori generosi e subentrata la calma riflessione, ci accadde di scorgere
qua e là in quella compagine che c’era sembrata
omogenea e una, degli errori e non piccoli; una vivace smania di ipercritica, una tendenza intellettualistica anzi razionalistica assai spiccata.
Quale delusione provammo allora! E il nostro
cuore ne sofferse e si restrinse dolorando in sé stesso ;
e la freddezza a poco a poco ci invase e ci vinse I
Ed ecco che la delusione, figlia di quel primiero
inganno, aveva generato un altro inganno, diverso
affatto da quello, ma non meno assurdo nè meno pericoloso di quello ; ci parve infatti (e a moltissimi
pare tuttavia) che da quegli uomini — che dapprima ci avevano potentemente attirati — convenisse allontanarsi il più presto possibile e far divorzio completo. Non è forse questo lo stato d’animo di tanti e tanti Cristiani Evangelici che sospirano e chiedono a Dio con dolorosa ansietà l’avvento
del suo regno santo in Italia e nel mondo ?
Orbene, come ho accennato, qui si cela un nuovo inganno non meno pericoloso e non meno assurdo di quello
che sulle prime ci eccitava incondizionatamente all’applauso, quasi che tutti i Modernisti senza un’eccezione fosseio stati gran cosa e avessero avuto
in sé la forza di trasfigurare chiesa e mondo, rinnovando radicalmente milioni d’anime fin allora
schiave d’un nomo, del Papa.
Liberiamoci, o Amici, dal nuovo inganno !
Apriam ben bene gli occhi e guardiamo attorno !
Sarà necessario d’acquistar un dono di vista acuto,
per poter diseernere tra la turba dei Modernisti
quelli che sono ancora, che sono più che mai degni
d’attrarre la nostra attenzione e di suscitare la nostra simpatia; sarà necessario, perchè queste anime
nobili agiscono, non dirò nelle tenebre, no (esse sono
luce e apportatrici di luce) ma, per lo più, in una
penombra tutta modestia cristiana e ragionevole
prudenza.
Non approvate l’intellettualismo d’un Murri ? Non
approvate l’ipercritica disinvolta d’un Tyrrel e specialmente d’un Loisy, la quale non ha nemmeno il merito della novità ? Oh neppur io approvo, crediatelo ;
e Dio ci scampi da codeste influenze che raffreddano
gli animi più d’una giornata di nevischio. Il Cristo
morto e risorto sia ancora, e sia ogni giorno più,
per noi e per tutti quelli che hanno il coraggio dichiamarsi Cristiani, la sola sorgente di scienza spirituale, il solo tesoro da portare alle anime sitibonde di perdono e di santificazione.
Ma i Modernisti — io domando — i cosi detti
Modernisti son essi tutti dal primo al” ultimo impegolati d’intellettualismo sterile e di razionalismo ipercritico e demolitore ? — Assolutamente no : a fianco
dei novatori tutta testa, e testa calda, sono anime
elette di Cattolici romani — laici e sacerdoti, uomini e donne — che vanno destandosi a ideali alti
veramente cristiani ; e, leggono i Vangeli, e li dispensano d’intorno a sè zelantemente, e lascian da
banda superstizioni papistiche, le condannano, le
combattono ; e fermano il pensiero commosso su Dio
solamente e sul Cristo storico glorificato, e vorrebbero far parte del proprio tesoro al popolo che l’ignora ancora, e pregano come noi, e sospirano come
noi, e chiedono, come noi, piangendo : * Il tuo
regno venga ! » Si, ci sono di queste anime nel
grembo di quella Chiesa di Roma, che è tuttora purtroppo uno dei più tipici modelli di superstizione e
di regresso ; ci sono — crediatelo — ed esse sono
molte più che in generale non si sospetti.
Qual nome volete voi dare a queste anime ?
In Vaticano le chiamano con quel medesimo nome
che a voi ormai riesce antipatico ; moderniste ! Ma
che importa il nome ? Cambiatelo, se vi dà troppo
fastidio ; cambiatelo, ma non ricusate la vostra benevola attenzione a questo fenomeno spirituale che
fate male a confondere con qnell’altro fenomeno che
’impersona nel Loisy e soci, e ciré per noi, cristiani
credenti ed evangelicamente ortodossi, non ha più
veli poetici nè misteriose attrattive.
D’intorno a noi, molte anime — non del tutto
svincolate, è vero, dal giogo e dalle superstizioni
papali — tendono nondimeno lo sguardo verso gl’ideali nostri ; la salvezza e la santificazione dei peccatori mediante lo Spirito di Gesù Cristo Figliol
di Dio, morto, risorto e sedente alla destra del Padre. E chi sa che il dottissimo Bartoli (1) testé evaso dalla Compagnia di Gesù, non appartenga a
questa nobile schiera insieme co’ suoi amici e co’
suoi molti discepoli ?
Quale attitudine dobbiamo dunque assumere dinanzi a questi Modernisti ?
L’attitudine della più fraterna simpatia ! Non intralciamo l’opera loro col pretendere di trascinarli
a forza entro la cerchia delle nostre mura. Lasciamoli dove sono, animandoli con la nostra affezione
cristiana, sostenendoli col fervore delle nostre preghiere, come se si trattasse di fratelli nati e cresciuti nella nostra famiglia medesima.
Non molto possiam fare da noi soli, quantunque
attivi e sincerissimi ! Che il Signore si serva di
noi e dei Modernisti spirituali, dei Modernisti e di
noi e d’ogni altr'anima veramente convertita per
rifondare il suo regno nel mondo e. soprattutto nell’Italia diletta 1.
fligostino ppanecsGhi.
(1) Si leggano gli articoli da lui pubblicati nel Corriere della Sera e nella Provincia di Modena.
^lSJc.-\cpr\cDr\cDr\cDr\cSD.
IL 'DOTTOn L SejihtELLETt
Il signor Ludwig Schneller, nato in Gerusalemme
cinquant’anni fa, figlio del fondatore del celebre Orfanotrofio siriaco di Gerusalemme, studiò teologia a Berlino, poi diventò pastore a Betleem ; sposò la figlia delnilustre V. Tischendorff e venne più tardi eletto pastore a Colonia dove trovasi tuttora in qualità di Presidente di quella grande Società germanica che occupasi deH’Evangelizzazioue della Palestina.
Schneller, che conosce l’arabo al pari del tedesco,
ha fatto numerosi viaggi in tutta l’Asia Minore, in
Egitto, nell’Africa del Nord e in Turchia. Ha descritto
in modo sommamente interessante tutti i luoghi mentovati nei viaggi dell’Apostolo Paolo. Una potente immaginazione ricostruttiva unita a coscienziosa sobrietà
e servita da uno stile magico lo fece tosto conoscere
ed apprezzare quale uno dei migPori scrittori moderni.
I suoi libri non solo si vendono in un attimo in Germania, ma vengon tradotti nelle varie lingue delle nazioni evangeliche.
Nell’ultimo suo viaggio che durò sei mesineH’America del Nord ed aveva per iscopo d’interessare quei
cristiani all’opera di evangelizzazione in Palestina,
Schneller fu accolto dovunque a braccia aperte e festeggiato nella sua triplice qualità di figlio di un illustre padre, genero di un illustre suocero e padre di
numerosi libri.
Pur troppo una seria malattia (felicemente vinta)
contristò la fine del viaggio.
Al suo ritorno in patria ei venne dall’Università di
Heidelberg fregiato del titolo di Dottore in Teologia.
L. Schneller è altresi uno dei più efficaci amici della
Chiesa Valdese.
A lui le nostre congratulazioni per la ricuperata salute e per la ben meritata onorificenza.
P. C.
A IO :x: K:
I primi cristiani entravano nel circo per essere
dati in pasto alle belve acclamando a Cristo vivente
e cantando gl’inni deU’immortalità ; i Girondini, salendo il patibolo, insieme con le loro anime generose,
gettavano ai venti le note fatidiche della libertà ;
gli anarchici odierni vanno in prigione e occorrendo
anche alla morte cantando l’Internazionale ; e tatti,
per una fede, sorretti dalla speranza in un migliore
avvenire, attratti da un fulgido ideale, entusiasmati
da un sogno generoso.
Gl’ideali umani cambiano, ma non muoiono, e per
essi, qualunque sieno, gli uomini sono sempre pronti
a fare il sacrifizio della libertà e anche della vita.
Codesto contegno forte e talora giulivo in faccia
alle persecuzioni ed alla morte, non credo si debba
attribuire ad incoscienza o a semplice fanatismo,
sibbene ad una esaltazione di tutte le facoltà, che
solleva gli apostoli di un'idea al di sopra delle miserie, delle paure e delle sofferenze presenti e alla
convinzione che essi stanno operando e soffrendo,
se non pel proprio, pel bene altrui. Essi si considerano gli antesignani che precedono l’amanità per
vie nuove più fiorite e liete. Talvolta, alla gente
sennata e seria, essi appaiono come degli illusi
ma r illusione, quando è generosa e disinteressata
impone sempre il rispetto, senza contare che ac
cade spesso che grillasi e i sognatori dell’ oggi
diventino gli uomini savi e pratici del domani.
Questi pensieri mi frullavano, una volta ancora,
pel capo, leggendo le condanne inflitte dal Tribunale
di Roma agli accusati dei disordini in piazza del
Gesù. Ricordate come, in occasione del funerale di
un operaio, ci fu, alcuni mesi or sono, un gravissimo tafferuglio tra il popolo e la forza pubblica.
Ora, come epilogo di quel fatto doloroso, il tribunale
ha distribuito fra quindici individui circa ventinove
anni e mezzo di carcere, senza contare le multe e
i mesi di sorveglianza. Appena udita la sentenza,
gli accusati, in gran parte anarchici, balzarono in
piedi nella gabbia, intonando a coro l'Internazionale,
a cui fece eco la folla, e l’inno continuò a risuonare sonoro neH’interno dei carrozzoni che si avviavano, fra il popolo schiamazzante, a Regina Coeli.
I giornali dicono che la scena fu impressionante, e
ci si può credere. Si può pensare quel che si vuole
dell’ anarchia e degli anarchici ; ma il trovarsi in
presenza di un cosi forte gruppo di uomini, quasi
tutti giovani, i quali si avviano al carcere cantando,
mentre intorno a loro piangono genitori o mogli o
figli, e si credono o si procl.imano innocènti, vittime
di un’idea generosa, sicari di soffrire pel bene comune e di essere vendicati un giorno, non è spettacolo volgare e che possa lasciare indifferenti.
Uno di essi nel salire sul carrozzone, urlò alla
folla ; « i primi cristiani andavano alla morte per
Cristo : noi andiamo incontro alla persecuzione per
Tumanità ».
Vorrei che codesta frase non fosse una semplice
volata rettorica e che, trattandosi di anarchici o
di altri rivoluzionari, esprimesse dovunque e sempre una realtà. So che vi sono anarchici idealisti,
quali Tolstoi, Kropotkine, il defunto Eliseo Recios
ed altri, i quali condannano ogni violenza e il cui
sogno sociale, forse irrealizzabile, è però bello e
contempla veramente il bene delTumanità.
Ma quando si • tratta di anarchici, diciamo pure di
rivoluzionari, in genere e di quelli di Roma in ispecie, il paragone co’ primi cristiani pare, a dir
poco, intempestivo e sbagliato.
3
LA LUCE
Essi, invero, ricorrono spesso e volontieri alla
violenza, anche quando non è necessario, dimenticando che quei soldati e quelle guardie, bersagli dei
loro vituperi e dei loro proiettili, sono alla fin de’
conti loro fratelli, proletari anch’essi, i quali non
fanno altro che eseguire bene o male ordini ricevuti. I primi cristiani, invece, predicavano Tamore
e la pace, vittime inermi ed innocenti del fanatismo
più bestiale ed erano condotti al macello come pecore
mute. E se, contro ad ogni apparenza e aspettazione,
furono essi i vincitori della strapotenza pagana, lo
si deve precisamente alla loro dottrina di fraternità
e di amore e al non aver resistito alla persecuzione
colla violenza ; la quale inquina e guasta le cause
migliori.
I cristiani, morendo, perdonavano ai loro carnefici
e per essi pregavano ; gli anarchici vanno in prigione imprecando contro tutti, opponendo la più
fiera resistenza e dibattendosi come belve ferite :
« il Vitali (uno dei condannati recenti) sembrava
congestionato, digrignava i denti e ruggiva come
una belva ferita ».
I cristiani morivano colla beata speranza dell’immortalità e di un compenso, in un mondo migliore,
dei mali sofferti quaggiù ; quella speranza era la
loro forza, ispirava i loro detti, le loro azioni e
spargeva sulla loro tragica fine tanta luce di celeste
serenità. Gli anarchici non credono in una vita avvenire, ma solo in uno stato futuro migliore per
romanità. Taluni sono sorretti da questa sola speranza, del tutto altruistica, e in essa attingono
calma e forza, imponendosi cosi aU’ammirazione e
al rispetto de' loro avversari ; ma il maggior numero si ribella fino all’ultimo, cupo e feroce, perchè sa di non avere a disposizione che il momento
che fogge, e quel momento è breve.
I primi cristiani andavano alla morte per Cristo,
Salvatore e Re, perchè avevano esperimentato di
quali tesori sia ricca, individualmente e collettivamente, la fede in Lui, quella fede che vince e che
rinnova il mondo. Gli anarchici vanno incontro alla
persecuzione per... l’anarchia, stato ideale forse per
la società, ma provato inattuabile dalla storia e dalla
natura stessa dell’uomo : nessun capo, nessuna guida, nè nell’ ordine politico e terreno, nè in quello
spirituale ed eterno, ogni individuo dovendo bastare
a se stesso e guidarsi da sè.
Idee forse generose, lo ripeto, sogno da non mettersi semplicemente in ridicolo ; ma la maggior
parte dei segnaci appare come gente esaltata e fanatizzata da concetti per lo più mal compresi e mai
digeriti.
Hnpìeo Ì^iv/oife
un GioRHjii^En Fiotto
E’ il Christlicher Volhsbote di Basilea; esce ogni
mercoledì in 1Ö pagine da due colonne in d-“, dimodoché alla fine dell’anno si può far rilegare.
La prima pagina porta oltre all’intestazione, condizioni di abbonamento e data, sempre una breve poesia
0 un motto di qualche celebre autore cristiano.
Viene quindi il Sommario del quale mi sia lecito offrire oggi la traduzione ai lettori della Luce (è quello
del 12 agosto):
Elia dalla vedova di Sarepta — Un grido di dolore
• dei ciechi neU'Armenia — Un benvenuto e un commiato — Una illustrazione della vita ordinaria — Più
può un paziente che un forte — Una parola amiche,
vele trova un terreno prezioso — Come uno, che voleva fare un pellegrinaggio alla Madonna di Einsiedeln,
mandò invece 25 franchi alla Missione di Basilea —
Un ragazzo coscienzioso.
Notizie, Germania : La Croce Bianca — Convocazione della Società Gust. Ad. in Strasburgo dal 22 al
24 settembre. Stuttgart : Morte di un celebre architetto zelante cristiano. Colonia-. Il pastore L.Schneller
creato dottore in teologia « honoris causa ». Eisenach :
Campane condannate a tacere. Danimarca ; Scoperta
di un castello anticamente sprofondato. Cristiania :
Eroismo di un vegliardo. Creta : Scoperta rimarchevole
EgittoSegni di nuova vita nella Chiesa copta. Tibet
Rimarchevoli scoperte di Swen Hgdin. Africa ; Estensione, popolazione — Potenza della Stampa — Rivista
politica — Zeppelin — Avvisi a pagamento (l’ultima
pagina).
Spigoleremo ora in questo vasto e ricco campo alcune
notizie che torneranno grate ai nostri lettori.
In tutta l’Armenia, ad eccezione di un piccolo Istituto pei fanciulli ciechi, fondato in Urfa da una benefattrice americana, nulla esiste a pro di quegl’infelici
che il più delle volte sono di un’intelligenza non comune
e facilmente potrebbero diventar membri utilissimi della
società ove fossero ricoverati in stabilimenti ad hoc ed
avviati a qualche occupazione corrispondente alla loro
capacità.
L’autore dell’articolo domanda il concorso di benefattori e benefattrici per la fondazione di un Orfanotrofio per ciechi in una località dell’Armenia che non
ancora è definitivamente scelta.
Di Zeppelin, descrive la tragica fine del pallone, il
sangue freddo veramente eroico e la modestia di quell’uomo oramai il più popolare della Germania, e in
pari tempo umile e pio cristiano evangelico. Della sua
pietà non finta, ch’è la sorgente di quell’energia chelo
rese tetragono alla sventura e modesto nel trionfo, i
giornali italiani non han parlato.
DeH’illustre esploratore scandinavo Evren Hedin il
Volksbote comunica le recenti scoperte nel Tibet quali
sono pubblicate in extenso nel numero di agosto delY llar per s Monthlg Ma gasine. Hedin ha esplorato al
Nord Est di Lhassa una catena di altissime montagne
finora non mai segnate in nessuna carta geografica e
ch’egli propone di chiamare Nyentschen-tangla. Egli ha
altresì scoperto certi laghi di una bellézza meravigliosa
che la sua penna è impotente a descrivere altrimenti che
come una « leggenda, un poema e un inno ».
Il volgo generalmente non si fa un’idea dell’estensione del continente nero. Si mettano insieme tutta
l’Europa, l’India, la Cina, gli Stati Uniti dell’America
del Nord e non basteranno ancora a coprir l’Africa.
Stando alla Rivista delle Missioni contansi oggi 2470
missionari provenienti da paesi cristiani e 13,000 catechisti indigeni; 4789 stazioni ' dove regolarmente si
predica; 221,150 membri di chiesa e 527,790 aderenti;
3937 scuole dirette da missionari; 202,390 alunni; 95
ospedali e 16 tipografie al servizio delle Missioni.
Al Nord dell'Equatore il maggior numero di missionari lavora nell’Egitto e sulla costa occidentale. Nell’Africa del Sud il maggior numero incontrasi nella Colonia dei Capo mentre il maggior numero di ausiliari
indigeni si trova nel Transvaal e nell’Uganda.
Quando cinquant’auni fa il missionario Krapf espose
il piano della fondazione di una catena di stazioni
missionarie a traverso tutta l’Africa dall’Oceano Indiano fino all'Atlantico ei venne deriso come un sognatore, oggi il sogno è realtà. Trent’anni fa l’Uganda
era uno Stato pagano dove regnava la crudeltà, oggi
sur una popolazione di 700,000 anime contansi 360,000
cristiani. Nei paesi più barbari come il Dahome e
TAshante oggi l’Evangelo di pace viene annunziato.
Nella Colonia del Capo dove i missionari dei Fratelli
Moravi (i parenti dei Valdesi) eran trattati al par di
malfattori perchè volevano evangelizzare i Negri, ci sono
700,000 Evangelici fra i quali 200,000 negri.
P. C.
UH jtBBOCCjtMENTO COH TtlJlW
E’ saputo da chi legge i giornali, che Thaw, l’ormai
famoso uccisore di White, trovasi attualmente nella
« Court House » di Poughkeepsie N. Y. in attesa di
ulteriori giudicati.
Una domenica del mese di luglio, mentre la solita
adunanza religiosa dei carcerati andava formandosi in
uno degli anditi delle prigioni, vidi avanzarsi e prendere posto vicino a me, un giovane alto, dal portamento
signorile, accompagnato da una signora.
Pensai subito ch’egli fosse Thaw, nè mi sbagliai.
Osservai con interesse e con involontaria curiosità
l’uomo il cui nome è diventato cosi mestamente noto.
La signora che sedeva al suo fianco l’intratteneva gentilmente come se fosse stata sua madre ed egli si chinava, ascoltava e rispondeva con disinvolta cortesia
come se fosse stato in un salotto di New York. Nulla
rive'ava in lui la condizione del recluso e sulla sua
fronte non vidi il solco del rimorso nè l’ombra del ri
cordo atroce. Solo talora l’occhio suo assumeva una
strana luce e si fissava nel vuoto ; forse lo spettro di
White era là e lo guardava. Ma ben tosto egli tornava
al sorriso e alla conversazione calma.
Il culto cominciò con un canto; poi il pastore fece
una preghiera. Thaw si chinò anche lui e fece atto di
raccogliersi. Ebbi l’illusione di vedere in lui come un’improvvisa trasformazione accompagnata da un pianto silenzioso e da un muto sospiro a Dio: ma quando ognuno
riprese la primitiva posizione, egli era quel di prima e
completamente padrone di sè. Tosto che l’oratore cominciò a parlare, Thaw prestò una garbata attenzione,
un’attenzione dignitosamente distratta: la voce lenta e
convinta diceva dell’amore di Dio, che sacrifica il Figlio per l’umanità; una storia vecchia, molto vecchia,
ma che veniva ripetuta con fervore novello. Di nuovo
sognai di vedere ravvivato il sentimento religioso nell’uomo che mi sedeva accanto e di scorgere in lui qualche segno di quella pace che l’infloenza nobilitante e
trasformatrice del Vangelo solo può conferire. Quando,
dopo il sermone, una signora alta ed esile cantò un
assolo con voce dolce, Thaw alzò gli occhi in attitudine di attenzione curiosa.. forse egli intravvedeva
fra i tremiti del canto e i palpiti della musica un viso
fine di donna lontana.. e la sua mauo lunga e bianca
aveva un movimento convulso come se ancora stringesse una rivoltella.
Poi 1 assemblea cantò di nuovo; anche Thaw aveva
un innario, uno di quei tanti ch’egli ha comperati per
i carcerati di Poughkeepsie, e cantò colla signora sedutagli a fianco. La sua voce un po’ velata giungeva
a me come il lamento di un’anima triste, infranta per
sempre, ed io non potevo a meno di pregare vagamente
per quel giovane elegante, che le ricchezze e la passione avevano condotto in un lugubre carcere.
Alla fine del culto potei avvicinarmi a lui e rivolgergli rapidamente la parola in francese. Fu gentile,
ma talora strano nel rispondermi; il suo sguardo m’interrogava bizzarramente e penosamente. Gli testimoniai la mia simpatia e parve contento. L’impressione
che lasciò nei mio animo il breve abboccamento fu di
pena e di invincibile simpatia.
Numerose signore lo circondavano, e gli sorridevano
per incoraggiare quella povera anima e fargli del bene.
Ma alla fine parve seccato e lo vidi allontanarsi frettolosamente, come temendo di aver approfittato troppo
della libertà concessagli.
Povero e disgraziato giovane, altra vittima dell’ambiente mondano ! Esempio che illustra anche una volta
la stret|a parentela che corre tra ricchezza è infelicità,
tra sfrenata passione e tetra esistenza.
GioVatmino Tron.
Dopo che dieci dotti (quattro professori di teologia evangelica, quattro di teologia cattolica romana e due filosofi) hanno esaminato l’Enciclica papale sotto tutti i suoi aspetti nella Internationale
Wochenschrift, prende la parola anche l’illustre Harnack e il suo dire, come sempre, viene ascoltato con
deferenza da tutti quanti.
Egli dapprima rileva quali legami incaglino la libertà di pensiero e di parola dei professori di teologia romana nelle Università della Germania, senza
però che nè lo Stato uè la Chiesa abbiano la voglia
(o il coraggio) di oltrepassare un certo limite, chè
sarebbe un rinnovare il Kulturkampf.
* Inquanto all’ Enciclica, essa non soltanto è un
guanto gettato in faccia alla scienza moderna nel
suo insieme; essa è di valor morale inferiore, perchè
cerca di inferire colpi mortali contro il senso per
la verità, quale si è andato dovunque e sempre sviluppando.
Essa non soltanto è impigliata nelle idee del secolo XIII nel modo di considerare il mondo ("Weltanschaung) essa è inoltre il prodotto di una mente che
s’è indurita contro alla coscienza intellettuale e morale che noi siamo andati acquistando. La sua mentalità è di molto inferiore a quella di Tommaso
d’Aquino, per tacere di S. Agostino. Il combattere
con tatti i messi leali questo spirito di valore
4
LA LUCE
■ ì
scadente e nemico non è soltanto il nostro diritto
è altresì un sacro dovere ».
Del resto il dotto professore riconosce la sincerità del Papa nei snoi sfoghi contro il modernismo^
il quale però in quello che ha di buono e di vero
continuerà a vivere e a svilupparsi nella Chiesa cattolica in Germania senza che nessuna potenza sia
in grado di por fine al suo progresso.
P. C.
(Dal Beichsboté).
Il nostro assiduo ed egregio Collaboratore riferisce
quanto sopra a titolo di cronaca; e non ha la minima
intenzione di approvare tutto il pensiero dello Harnack. Noi deU’antica e fedel Chiesa Valdese condanniamo in parte l’Enciclica papale, vero bavaglio alla
libertà di coscienza; ma non siamo per nulla harnackiani. Il dottissimo professore tedesco è una gran
mente; ma nel mondo ci sono molte grandi menti.
La nostra teologia non è quella del sommo teologo, ma dell’Evangelo di tutto l’Evangelo che ci presenta Gesù Cristo • morto per le nostre offese e risuscitato per la nostra giustificazione ».
Questa osservazione, fatta una volta per tutte, serva
anche in avvenire a scongiurare equivoci tra noi e i
gentili Lettori.
N. d. D.
.sed magis amica üeritas
EPISODIO
...L’ una bionda, l’altra bruna, entrambe dotate
dei pregi e dei difetti delle figlie del popolo pugliese ; identica fibra giovanile ; identica potenza di
loquacità e di tumultuosa escandescenza.
Abitano in due vani separati dello stesso pianterreno.
Alla bruna, stanca della solitudine, venne il ticchio di comprarsi dei pulcini, che spesso violarono
il domicilio della bionda ; costei, finché i snoi ospiti
si limitarono a pigolare ed a razzolare, se ne rallegrò, ma, quando cominciarono a salire sul candido
lettino, prese a dolersene ed a protestare altamente,
finché un giorno, perdute addirittura le staffe, pronunziò parole d’imprecazione contro chi li aveva
comprati.
L’altra udi, e, punta sul vivo, le si avventò contro, acciuffandola per i capelli d’ oro e menandole
botte da orbi...
• «
La vittima sporse querela e la povera bruna,
dovè comparire sul banco dei rei, ma senza difensore, a causa della sua povertà.
— Avvocato — mi disse il giudice — vi prego
di assumere la difesa ufficiosa dell’imputata.
...Perchè la parte lesa scosse la sua chioma bionda
e nel pubblico e fra i miei colleghi si notarono movimenti ed esclamazioni di meraviglia?
Ne indovinai subito la cagione e cosi parlai al
giudice :
— Vi prego di dispensarmene, perchè potrei esser
sospettato, essendo la bionda una delle assidue frequentatrici delle mie conferenze evangeliche...
— Non guardate alle dicerie — rispose il giudice — ma fate il vostro dovere, come lo avete
sempre fatto.
A sì dolce violenza, sarebbe stata scortesia resistere, e perciò, esaurito il testimoniale, invece di
rimettermi a giustizia, come usasi dai difensori uf
ficiosi, presentai brevemente e francamente la mia
tesi
La bionda ha ragione di reclamare per le spiacevoli gesta dei pulcini, ma non 1’ ha fatto nei
modi di legge, nè urbanamente ; essa ha imprecato
contro i genitori della bruna, costituendo cosi
una grave provocazione in favore dell’ imputata,
la quale non l’avrebbe acciuffata e bastonata, se
non fosse stata.offesa. Ed il procedere della bionda
non trova scusa alcuna, nel solito linguaggio
scurrile del nostro volgo, perchè essa, dalle mie
conferenze, avrebbe dovuto già conoscere quanto
nn tale linguaggio sia riprovevole. Perciò, dolente di non poter chiedere, a tenore delle no
« stre leggi, l’assoluzione dell’imputata, chiedo al« meno il benefizio della provocazione grave e della
« libertà condizionale >.
La sentenza preteríale accolse completamente la
mia tesi difensiva...
Nell’ uscir dall’ aula, vidi che la bionda era un
poco mortificata.
— Vi dispiace — le dissi — che io abbia rilevata la vostra colpa per attenuare quella della vostra avversaria ?
— No — mi rispos’ ella con franchezza — voi
avete fatto il vostro dovere ed avete detto la verità !
— Eh !... verrete stasera all’adunanza ?
— Certamente ; e perchè non dovrei ?... — Mantenne la sua promessa. In quella sera si procedeva
aU’ammissione dei primi comunicanti in quel paese,
e parecchi ne esaminai e dichiarai idonei, per esplicita delegazione del Comitato.
Volsi lo sguardo a lei, e la vidi ancora più triste...
— Ce l’avete dunque con me? — le dissi sorridente.
— No.— rispose — ripeto che voi avete fatto
il vostro dovere ; son io che non ho fatto il mio,
perchè non avrei dovuto neppure querelarmi... E’
forse per questo che non volete ammettermi alla
S. Cena?
— Ma lo desiderate voi veramente ? siete .voi
convinta della nostra fede ? sentite voi la grave
responsabilità che dovreste assumere innanzi a Dio
ed al mondo ?...
— Son convinta, ed oggi, più che mai, comprendo...
In fondo ella è buona, è onesta, è intelligente, e
frequenta da molti mesi le nostre riunioni : perchè
non avrei dovuto esaudire la sua domanda ?...
Rispettate coloro che aderiscono alla nostra fede
0 la condividono, ma non li adulate. Non coprite
1 loro errori, ma metteteli a nudo con carità, legge
fra tutte le leggi.
L’adulazione è un mezzo insidioso quanto il miele
per le mosche e l’esca per i pesci ; d’ altronde, la
critica crudele e maligna è come una porta sbattuta in faccia a chi sta per entrare od un vero
calcio per chi già vi è entrato.
Per non perdere le anime redente e non respingere quelle da redimere, ecco il segreto :
Nel correggere, ricordarsi innanzi tutto che « non
v’è un giusto, neppure uno » e poi comportarsi
con loro in modo da far comprendere che, mentre
avete adempiuto un imprescindibile dovere, avete
conservato l’affetto per Platone senza offendere Giustizia e Verità.
flw. P. lio Ì^e
Il Cannone di Gâr/bâJdi
In una lettera aperta, diretta al Prof. Giuseppe
Banchetti e che non ci è possibile di pubblicare
per intero, il signor Vittorio P. Trobia di Pachino
torna sul noto argomento del « cannone » di Garibaldi
già ampiamente trattato in altri giornali evangelici,
e dice di aver trovato, frugando nella sua particolare libreria, un volumetto di Raffaello Italo Libero
intitolato La Nuova Italia ; nel quale si leggono
le seguenti parole :
«.... Il Clero cattolico nessun’ultra classe teme e
combatte fuor che gli Evangelici ed i ministri del
culto evangelico......................................
Ciò che fortemente si teme ( e la Chiesa Cattolica ben sa chi e che cosa debba essa temere) certo
non può essere destituito di una reale importanza ;
e però ne segue che gli Evangelici, perchè i soli
temuti dal Papato, sono i soli che potrebbero ad esso
arrecar serio nocumento. E questa gran forza .
......................................ben fu intesa
da Giuseppe Garibaldi, il quale nel 1880 a Milano
rivolto alla commissione di Evangelici, presentatisi
a lui per rendergli omaggio, diceva : Ecco il cannone che abbatterà il Papato,
‘ì
LEGGENDO L’EVANGELO
Io vi dico che costui ritornò
in casa sua giustificato, piuttosto che quell’ altro ; perciocché
chiunque s’innalza sarà abbassato, e chi si abbassa sarà innalzato.
Luca XVIII, 14
Di Ogni occasione Gesù si valeva per
insegnare e chiamare al ravvedimento quelli che lo ascoltavano e lo seguivano.
La parabola del fariseo e del pubblicano
assai verosimilmente fu detta in questa
circostanza. Alcuni che seguivano il Maestro, senza alcun dubbio farisei (vedi Luca
XVII, 20) nutrivano o manifestavano un
grande disprezzo per certuni considerati
come peccatori, i quali accompagnavano
pure Gesù.
Fu allora che il Maestro insegnò quella
bellissima parabola che suona condanna
per tutti coloro che, stimandosi giusti, confidano in sè stessi e sprezzano gli altri.
Il Cristo rappresenta alla imaginazione degli uditori, due individui che salgono al
tempio, dei quali uno era fariseo e l’altro
pubblicano, cioè 1’ uomo superbo e orgoglioso, e l’uomo umile e pur disprezzato.
Questi due uomini si fermarono nel cortile detto degli Israeliti (questo cortile era
diviso in due parti da una balaustrata poco alta) in faccia all’ altare e al Santuario allo scopo di pregare. Vi erano tre
momenti consacrati all’ orare : la mattina
quando si faceva l’ofierta, a mezzogiorno,
e nel pomeriggio quando si faceva l’offerta
della sera.
Il fariseo crede di pregare, invece fa
una congratulazione a sè stesso, enumerando tutti i suoi meriti e disprezzando il
suo prossimo rappresentato dal pubblicano.
Ecco la superbia e l’orgoglio e il disprezzo
per gli altri, che Gesù, del continuo, riprova e condanna. E, perciò, dobbiamo
fuggire questo modo di pregare, in cui non
c’è il minim Giudizio di pentimento e di umiliazione. Dio non può gradire prèghierè
simili, che sono piuttosto dei vacui discorsi
e delle dicerie inutili. Quanto diversi sono
invece il contegno e il modo di pregare
del pubblicano ! Costui s’era messo il più
lontano che fosse possibile dal Santuario ;
e, col capo chino, cogli occhi dimessi, picchiandosi il petto, esprimeva il suo vivo
dolore di avere offeso la maestà di Dio e
la santità della Legge ; dolore espresso ancora sinceramente dalla sua breve quanto
ardente preghiera : 0 Dio, sii placato inverso me peccatore. Il pubblicano si confessa umilmente quale peccatore, cioè quale
trasgressore della legge di Dio, e fa ap-,
pello alla misericordia divina, dimostrando
in tale maniera di desiderare ardentemente
il perdono, la pace, la riconciliazione. E
tutti questi beni sono concessi agli spiriti
umili e contriti. Iddio resiste ai superbi, e
dà grazia agli umili! (Giac. IV, 6)... Chiunque s’innalza sarà abbassato, e chi si abbassa sarà innalzato.
B.
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LA LUGE
PJVQIHE
I Taldesi di ProTenza
Le colonie fondate dai Valdesi nelle Alpi rimasero strettamente collegate colla madre patria delle
Alpi Cozie.
Ma il bisogno di espansione facendosi vieppiù urgente, quei valligiani accolsero proposte di colonizzazione in regioni assai più lontane dai monti natii. La
Provenza aveva annoverato migliaia di Valdesi già
prima della crociata contro gli Albigesi.
Questa efterata spedizione ne li aveva estirpati
coi massacri o coll’esilio ed aveva ridotto quelle ridenti contrade in un deserto. La desolazione andò
crescendo per le lunghe guerre che vi furono combattute fra i Conti di Tolosa, che aspiravano a ricuperare gli aviti dominii, e la Casa d Angiò, che ne era
venuta in possesso. Questa assicuratasi finalmente,
la vittoria, infeudò alcune parti disabitate, o quasi,
del suo Stato ad alcuni signori piemontesi. Cosi i
signori di Centallo e quelli di Roccasparvera e Demonte s’insignorirono della valle d Aigues e dei
fianchi del monte Luberon,, sulla bassa Duranza.
Sapendo per prova con quale attività indefessa i
montanari valdesi dissodavano le terre più inospitali e facevano verdeggiare i luoghi deserti, essi li
invitarono a stanziarsi in Provenza offrendo loro patti
■assai vantaggiosi.
Vi accorsero numerosi da Prarostino e Roccapiatta, da Angrogna, e poi anche da Freissinière e
dalle rimanenti valli, man mano che le persecuzioni
vi rendevano resistenza più precaria.
Sorsero in breve numerose cittaduzze, che riconobbero per centro Mérindol, cosi detta dalla castellania di Miradolo, di cui eran parte Prarostino
e Roccapiatta. Altre borgate furono Cabrière, Lourmarin, Cadenet, la Tour, Luserne, ecc,. ecc. Gli
altri signori della Provenza, vedendo rifiorire i feudi
dei Centallo e Roccasparvera, chiamarono anch’essi
dei Valdesi nei loro feudi, cosicché parecchi vennero persino a stanziarsi nel Contado Veuassino, che
apparteneva al Papa.
Venne bensì notato dal clero che quei coloni non
praticavano la messa ma, pagando essi scrupolosamente e regolarmente le decime ai curati, furono
lasciati in pace. Non cosi la pensava 1 Inquisizione,
che ebbe le mani libere sotto il regno di Renato
d’Angiò. Essa nel 1502 e nel 1514 fece salire sul
rogo parecchie vittime del suo feroce fanatismo, cosicché numerose famiglie, per le quaii la terra doveva essere un continuo esilio, abbandonarono la loro
nuova patria e ripararono nelle Puglie. Questa emigrazione ledendo troppi interessi, si sospesero le inquisizioni ed i Valdesi di Provenza poterono crescere e prosperare liberamente fino allo scoppio della
grande Riforma Religiosa del secolo 16“.
GioVooni Jalla.
Un astuto Padrone
Il peccato dapprima inganna I uomo, lo seduce,
presentandosi a lui sotto una forma piacevole e con
adulazioni e promesse. Poi, il peccato addormenta
l’uomo, cullandolo e procurandogli un tal quale benessere, una tal quale sodisfazione, e gl’impedisce
di comprendere, di riflettere, d'esaminare, di mantenersi padrone di sé. E poi, finalmente il peccato lo
soggioga, lo doma, e gli fa sentire la sua tirannia
e lo costringe a rassegnarsi a conseguenze ripugnanti e irritanti. Allora l’nomo s’avvede che il
peccato vende a caro prezzo ciò che pretended! offrir gratuitamente. Ecco un momento favorevole per
sottrarsi ad esso. Ma se non si coglie prontamente
l’occasione, interviene lo scoramento, l’indifferenza,
l’indnrimento, che sembrano precludere l’àdito ad
•ogni speranza.
La via di Damasco
Damasco rammenta ai Cristiani la conversione di
Saulo. Questo apostolo eminente, che poi fu Paolo
« il piccolo » (Fatti 13, 9), era Israelita, della progenie di Abramo, della tribù di Beniamino (Rom.
11, 1); ed era nato in Tarso non ignobile città di
Cilicia (Fatti 21, 39). Giovane ancora, era stato
mandato a Gerusalemme « per essere allevato in
questa città ai piedi di Gamaliele ed ammaestrato secondo la squisita maniera della legge dei padri ». (Fatti
22, 3). Avea pure, secondo la costumanza dei Giudei,
imparata un’arte manuale, e fu facitor di tende
(Fatti 18, 3). Della sua famiglia nulla sappiamo se
non che avea un nepote in Gerusalemme, figlio d’una
sua sorella (Fatti 23, 12-22).
Il futuro grande apostolo apparisce per la prima
volta nel Nuovo Testamento in occasione del martirio di Stefano : « i testimoni miser giù le lor veste
ai piedi di un giovane, chiamato Saulo (Fatti 7, 58;
22, 20). Esasperato forse dal discorso di Stefano,
acceso d’ira per la lapidazione sofferta con tanta calma
e dignità, « Saulo, sbuffando ancora minacce ed uccisioni contro ai discepoli del Signore, venne al
Sommo Sacerdote e gli chiese lettere alle sinagoghe
di Damasco, acciocché, se pur ne trovava alcuni di
questa setta, uomini e donne, li menasse legati in
Gerusalemme » (Fatti 9, 1-2). Non gli bastava di
aver disperso il primo nucleo della chiesa (Fatti 8, 3;
Gal. 1, 13, 23), egli voleva disperdere ogni rannanza della nuova setta.
' Ma la crisi era vicina.
tato, Egli vive ! Egli è il Cristo, il Messia, il
Figliaol di Dio !
*
*
* He
Paolo non sa nulla, e non gTimporta saper nulla
del concepimento immacolato di Gesù : egli sa una
sol cosa, cioè che « fatto del seme di Davide secondo la
carne, è definito Figlinol di Dio, in potenza, secondo
lo Spirito della santità, per la risurresione dai
morti. Servo di Gesù Cristo, egli è stato chiamato
apostolo, è stato appartato per l’Evangelo di Dio;
ha ricevuto, per lo suo nome, grazia ed apostolato
aU’nbbidienza di fede fra tutte le genti » (Rom.
1, 1-5). Egli è apostolo « non dagli uomini nè per
alcun uomo: ma per Gesù Cristo e Iddio Padre, l’ha
suscitato dai morti ». L’Evangelo suo, egli non Tha ^
ricevuto nè imparato da alcun uomo, ma per la ri- ^
velasione di Gesù Cristo, quando piacque a Dio di
rivelargli il suo Figlinolo, acciocché lo evangelizzasse fra i Gentili.
Il peccato e la morte — la risarresione e la
vita : ecco il fulcro di tutta la teologia di Paolo, la
sostanza del suo Vangelo, ch’egli ha ricevuto sulla
via di Damasco, ch’egli sentì operante in sé stesso,
ch’egli predicò ai Gentili. « Cristo è morto per le
nostre offese, ed è risuscitato per la nostra giustificazione » (Rom. 4, 24-25); affinchè coloro che vivono, non vivano più per l’innanzi a sé stessi, ma
a Colui che è morto e risuscitato per loro » (2
Cor. 5, 15). ' V.
Sulla via di Damasco, Saulo ebbe la nota visione.
Acciecato dalla luce sfolgorante che gli balenò intorno, atterrito dalle parole udite : « Io son Gesù
che tu perseguiti ! Egli ti è duro di ricalcitrar contro
agli stimoli... » (Fatti 9, 1-20; 22, 19). Saulo fu
condotto in casa di un certo Giusto « e fu tre giorni
senza vedere, nei quali non mangiò e non bevve ».
Anania gl’impone le mani e lo battezza; egli
ricovera la vista e ricéve lo Spirito Santo, poi gli
vien fatto conoscere ciò che gli è ordinato di fare.
La missione, per la quale è stato eletto sulla via
di Damasco, è tutta compendiata in queste parole :
« Costui mi è un vaso eletto, da portare il mio
Nome davanti alle genti, ed ai re, ed ai figliuoli
d’Israele. Perciocché io gli mostrerò quante cose
gli convien patire per lo mio Nome I » (Fatti 9, 8).
Saulo rimase alcuni giorni coi discepoli di Damasco « e subito si mise a predicar Cristo nelle
sinagoghe, insegnando eh’ Egli è il Figliuol di Dio.
Grande fu lo stupore di coloro che l’udirono : da
persecutore ad apostolo ! Cotesto mutamento di fronte
non potea rimanere inavvertito nè impunito. Subito i Giudei gli tendono insidie, lo ricercano a
morte, pongon delle guardie di giorno e di notte
alle porte della città; ma i discepoli di Damasco lascian le guardie a vigilar le porte, e calano Saulo
giù dal muro, dentro di una sporta.
La vocazione di Paolo all’apostolato fu ben diversa da quella degli altri; ed anche per questo riguardo egli è un apostolo a parte, e troverà chi gli
contesti la sua elezione. Ma egli saprà difendersi,
e la sua difesa, egli la troverà sempre sulla via di
Damasco. A Gerusalemme sarà Barnaba che racconterà la visione luminosa a coloro che temevan
di Saulo « non potendo credere ch’egli sia discepolo ». A Gerusalemme ancora, di sopra i gradini
della fortezza, egli stesso dichiarerà la sua conversione miracolosa sulla via di Damasco. In Cesarea,
dinanzi a Perciò Pesto e in presenza del re Agrippa
egli ridescriverà la visione, e ripeterà le parole udite
sulla via di Damasco. Sempre e dovunque egli affermerà: Io ho veduto il Signor OesU. Egli mi
ha parlato sulla via di Damasco ! Egli è risusci
La dottrina cristiana spiegata al popolo
L’Kv-angelo Preparato
Dalla cattività di Babilonia a Gbsìi Cristo
D. — Dite qualche cosa della cattività di Babilonia.
R. — Il grande avvenimento storico conosciuto sotto
il nome di cattività di Babilonia non si è compiuto
in una sola volta. Vi furono diverse deportazioni, e
non tutti gli Ebrei furono condotti in Babilonia. Essi
formarono in diverse provincie piccole colonie che conservarono copie della Legge, e continuarono a celebrare
il loro culto quanto poterono farlo, lontani com’erano
da Gerusalemme. La: cattività durò 70 anni.
D. — Quali furono i profeti più notevoli in quell'epoca ?.
R. — Sono da notarsi sopra tutti Ezechiele e Daniele. Quest’ultimo ottenne dal re Ciro la liberazione
degli Ebrei e il loro ritorno in Giudea.
D. — Di quanti ritorni ci parla la Scrittura ?
R. — Di due ritorni in massa.
D. — Dite qualche cosa del primo.
R. — li primo ritorno avvenne sotto la guida di Zorobabel, subito dopo la pubblicazione dell’editto di Ciro.
Il culto fu ripreso a Gerusalemme sopra altari provvisori, e subito furono gettate le fondamenta di un
nuovo Tempio. I Samaritani domandarono di prender
parte al lavoro, ma la loro domanda non fu accettata,
Cosi ebbe principio quell’ostilità che ai tempi di Gesù
Cristo durava ancora. Le costruzioni furono terminate sotto Dario, ad istigazione dei profeti Aggeo e
Zaccaria.
D. — Dite qualche cosa del secondo ritorno.
R. — Il secondo ritorno in massa fu diretto da Esdra.
In quel tempo, s’erano introdotte fra gli Ebrei usanze
pericolose. In ispecie il matrimonio con gli stranieri
minacciava di ricondurre l’idolatria. Esdra ristabilì
energicamente l’osservanza delle leggi di Mosè. A quest’epoca deve farsi risalire la storia di Ester : in ricordo della liberazione ottenuta da essa e da Mardocheo, fu istituita la festa dei Purim. Ad Esdra succedette Neemia come governatore della Giudea. Egli rialzò le mura di Gerusalemme, e, per due volte, riuscì
a togliere numerosi abusi. L’ultimo profeta che troviamo a quest’epoca è Malachia.
D. — Quanti anni trascorsero da Neemia a Gesù
Cristo ?.
R. — Circa 440 anni. Durante questo periodo gli
Ebrei furono prima sottomessi alla Persia fino alla
conquista d’Alessandro. Dopo la morte di Alessandro e
la divisione del suo Impero, furono a vicenda sottoposti all’Egitto ed alla Siria, ed ebbero molto a soffrire
nelle lotte tra questi due paesi. Sotto il regno d’Antioco Epifane scoppiò una persecuzione che diede origine alla guerra dei Maccabei. Questa famiglia riuscì
6
6
LA LUCE
ad assicurare rindipendenza della Giudea ed a conservare il potere per 26 anni. Finalmente, verso ,il 60 a. C*
i romani ridussero la Giudea a provincia, e diedero il
titolo di re ad Erode fiirlio d’Antipa favorito dell’ultimo dei Maccabei.
Durante la dominazione Egiziana in Giudea (circa
il 30 a. C.) fu fatta la prima traduzione greca dall’Antico Testamento. Questa traduzione è conosciuta sotto
il nome di Versione dei Settanta.
u. i.
jVella Penisola e nelle Jsole
(ITotizie delle nostre Chiese)
Croce Azzurra
.............•............................
I iHii]l B i! BimEdio deirfllcDDlismo
Ecco i mali che l’alcoolismo arreca ;
1) Alla vittima (che è al tempo stesso il colpevole) :
perdita della salate, perdita della dignità personale
perdita della ragione, perdita dei bnoni sentimenti;
sicché lo sciagurato diviene bisognoso, nevrastenico,
ributtante, odioso, esecrabile.
2) Alla famiglia del colpevole, la quale, nei più
dei casi, è innocente e degna di commiserazione :
perdita dei mezzi di sussistenza più indispensabili,
cessazione della concordia e della pace, necessità
per la donna di supplire alla scarsità di danaro col
suo lavoro personale sempre retribuito male, istruzione e educazione della prole interamente neglette.
3) Alla società : privazione di tanti individui che
avrebbero potuto lasciare un solco profoudo ; spese,
soverchie per la pubblica assistenza, mantenimento
d’ospedali, di prigioni, di manicomi ; degenerazione
nei discendenti dei bevitori, e nascite scarse.
Il rimedio dell’alcoolismo consiste :
1) Nell’avvertire chiaramente ognuno degl'inganni
di quel veleno che è l’alcool, e delle conseguenze
funeste, inevitabili deH’alcoolismo.
2) Nel preparare generazioni sobrie, e, s’è possibile, astemie.
3) Nel condurre i bevoni ad emendarsi mediante
rastinenza completa e perpetua.
G. Fulliquet
BANDIERA. BIANCA
Si annunzia la morte, in seguito a polmonite, del
ben noto apostolo della pace. Sir William Bandai Cremer. Egli fu il promotore della prima conferenza parlamentare in pro della pace nel 1888.
A lui fu aggiudicato il premio Nobel nel 1903.
*
« >i>
Si è riunito a Londra, negli ultimi giorni di Luglio
scorso, il XVII- Congresso universale della Pace. Merita di essere mentovata la numerosa afauenza di delegati! oltre 500 venuti da ogni parte del mondo;ma
più di tutto colpi la cordiale partecipazione del governo inglese, mentre finora lo scarso appoggio delle
potenze ufficiali sembrava che giustificasse lo scetticismo c'rca l’esito dell’opera indefessa dei pacifisti.
Gli amici per eccellenza della pace — i QnakerL
colsero con molta opportunità l’occasione per indire un
Congresso cristiano della Pace. La prima'seduta, con
circa 250 uditori, fu presieduta dal vescovo di Carlyle
che pronunziò un importante discorso. Nelle varie allocuzioni che seguirono, gli oratori rivolsero numerosi
appelli alle Chiese per invitarle a caldeggiare la causa
della pace. I principali delegati vennero ricevuti dal
re e dalla regina, a Buckingham - Palace ; e 1’ accoglienza schiettamente cordiale fu un gran successo
per gli amici della pace. g,
Per la jYÌorale
Diffida del Geiitato irinere aazioaale tonlro il traffico dafla giofaaette
Accade troppo spesso che ragazze svizzere si lascino
indurre ad accompagnare in Egitto certe famiglie di
costituzione più o meno regolare, che prometton loro
mari e monti, e poi quando l’incauta vittima è nelle
loro mani, lungi dalla patria e senz' alcun appoggio,
essa s accorge ma troppo tardi di esser capitata non
nelle mani di oneste persone, ma d’infami speculatori...
Chi desideri avere informazioni attendibili su /amiglie egiziane, rivolgasi al benemerito sodalizio ; Seccare sttisse in Alessandria di Egitto. P. C.
Torrepellice (Valli Valde.-^i).
All’assemblea del corpo pastorale sono intervenuti
34 ministri.
Dopo elette le Commissioni esaminatrici della gestione
della Tavola, del Comitato d’evangelizzazione e della
Commissione degli Istituti ospitalieri, si procedette all’esame di fede dei quattro candidati : Davide Forneron,
Gerolamo Moggia, Giovanni Meille e Corrado falla, i
quali vennero tutti ammessi. Il primo e l’ultimo dovevano predicare il sermone di prova al Pomaretto e
gli altri due al Chiabazzo, giovedì passato, alle 10 antimeridiane, sopra i testi seguenti : Giovanni XV, 5; Salmo CXVI, 10; Giovanni III, 30; 1 Cor. IV, 20.
Le Commissioni esaminatrici saran presiedute dai
signori Enrico Pascal, Daniele Buffa e G. B. Bosio.
Teofilo Gag.
Bobbio (Valli Valdesi).
La festa del 15 agosto, che ebbe la sgradita visita
della pioggia, riesci egualmente lieta e edificante. Parlarono i signori : G. B. Bosio, dott. C. A. Tron, D.
Buffa, G. App:a ed A. Chauvie, come pure il signor
G. P. Gilles della colonia valdese d’America. La colletta prò vittime della Valle S. Martino e prò orfanotrofio femminile di Torrepellice produsse una discreta
somma.
Balzigli» (Valli Valdesi).
Anche questa festa del 15 agosto, sebbene disturbata dalla pioggia, riesci bene.
Parecchi pastori presero parte attiva allo svolgimento
del religioso programma : nominiamo i ignori B. Souliei, E. Pascal, G. Bonnet, prof. G. Banchetti, prò • E
Bosio, dott. E. Meyniar, E. falla, D. Peyrot e il Moderatore.
Montenerodomo.
Quivi moriva dopo lunga e dolorosa malattia Dionisio d'Alessandro, fervente cristiano.
Il signor G. del Pesco di Borrello, che ebbe il mesto
incarico di accompagnarne la salma al cimitero, tra il
compianto generale, annunziò replicatamente l’Evangelo
a molti cattolici romani. Dio benedica le parole dette
e consoli i cuori straziati !
Salle.
I signori Pietro Raffini e Bernardo Rocco esprimono il loro compiacimento, perchè Salle sta per possedere buoni locali per culto e per scuole, dovuti alla
generosità dei membri della Chiesa e specialmente del
Comitato, a dispetto dei bacchettoni che s’auguravano
che gli Evangelici se n’andassero dal paese; caldamente
ringraziano il Comitato per il sacrifizio ch’egli ha voluto imporsi; si mostran lieti d’aver avuto e di avere
zelanti evangelisti ed insegnanti. La scuola domenicale è
ben frequentata. Ogni sera si dànno lezioni di canto.
I membri della Congregazione che si trovano in America pensano alla loro diletta Chiesa di Salle e l’hanno
provveduta di un servizio di S. Cena, di un armonio,
di panni funebri, ecc.
Le visite del Capo distretto e del Presidente del Comitato hanno assai rallegrato e edificato i fratelli.
Trapani
Dm adunanze — Da qualche anno a questa parte
la qnistione Nasi ha cotanto assorbito l’animo dei Trapanesi che l’opera di evangelizzazione ne ha risentito
il contraccolpo e non ha potuto fare progressi.
A ciò appunto pensavo mentre mi accingevo a recarmi a Trapani per adempiere ad una promessa fatta a
quei^ cari fratelli i quali trovansi temporaneamente
privi di un ministerio regolare. Giunto nella città che
tanto e forse troppo ha fatto parlar di sè in qqesti ultimi tsmpi, credevo di trovarvi' ancora, in qualche modo,
una eco delle vive agitazioni e specialmente delle esplosioni di giubilo che seguirono il ritorno dell’ On.
ex ministro. Invece ritrovai l’indnstre città come 1’ avevo veduta parecchio tempo addietro, cioè nella più
perfetta calma, attendendo ciascuno alla propria occupazione, rispettando del tutto la solitudine in cui con
ragione volle chiudersi il loro notissimo concittadino;
del che devo dire mi compiacqui in omaggio al bene
di tutti.
Temevo però che la nostra sala di culto — tranne
i pochi fratelli — sarebbe stata pressoché deserta quella
inti
Sign
so?
fra
sera. Ebbi invece la
mano popolarsi di udii:
scoltarono con vivo i
loro da parte del
prendo nota, che i car
del ministro, sanno
nima. Infatti ogni do
fratello B., sono soliti
leggere insieme la pa
esempio che potrebbe
Stazioni in analoghe
posta di soli uomini,
possono neanche contar
dizio, le donne si per
siffatto locale. Ma al
doveva però colmare
Il nostro egregio
simo in casa stia per
neonata sua nipotina.
riserbata ! L’ampio salo
sta era addirittura gr
nostro ospite invitate
testante! E tutte le i
a dirmi — avevano ri
lancar la porta di uua
sesso forte, quindi ebbe
gior parte dei presenti
e devo dire che raram
colti, cosi desiderosi di
ci delle cose che udiva
dizione mi alzai, ma es
mi guardavano fisso qu
ha finito ? ma perche
delle cose grandi di D
di quel che Gesù ha f
Ero alquanto stanco
commiato.
Ma il soave ricordo
seconda specialmente,
rante il viaggio di rito
marrà scolpito nell’ani
tra me — che a Trapali
cendate, non vi siano
Anzi ve ne sono e ve
siede piuttosto nel
A quei cari fratelli,
tanto il mio affettuoso
Palermo, 22
gradita sorpresa di vederla man
!ori simpatici ed attenti, che aleresse le cose che avevo da dir
ore. Intesi, e con piacere ne
fratelli di Trapani, in assenza
perire da sè ai bisogni dell’ annenica, sotto la presidenza del
adunarsi nella sala di culto per
troia di Dio e pregare. Ecco un
itilmente esser imitato da altre
circostanze. L’adunanza era comgiacchè le nostre sorelle non si
'e sulle dita, e, per il pregiu■itano di varcar la soglia di un
termine di essa un’altra adunanza
ampiamente tale lacuna,
fello Dr. B, volle che ci recasiimministrare il battesimo ad una
Qual piacevole vista ivi ci era
tto illuminato e decorato a fe■emito di signore e signorine dal
ad assistere al battesimo... proir vitate tranne una — egli ebbe
sposto all’invito. Si dovette spastanza attigua per far posto al
principio la cerimonia. La magvi assisteva per la prima volta,
lente vidi degli uditori così raeudire e cosi visibilmente felino e vedevano. Dopo la beneisi non si movevano dal posto e
asi volessero dirmi ; Ma perchè
non proseguirebbe a parlarci
0, delle sue preziose promesse,
fatto per noi ?
e verso le 10 1\2 presi da loro
MI
MO,
P
mod'
Agcfs'
VALDKSI
Il vicemoderatore sig
Lettori sanno già —
Apprendiamo ora dal p|
notizie seguenti.
A Colonia Vaidense,
mente incontrato al po
soni beaux sur les monti
A Riachnelo, il sig
in italiano, poi in frani'
che dimostrò la gioia
mano.
Da Riachuelo il vicem
dove egli ebbe la grat
della notte un inno in
forma di serenata, di ur
vanette dell’Unione e de
Dopo aver visitato i
correrà i gruppi e le coi
Olnexrra
Il Comitato Universa
Gioventù — in vista de
si terrà a Barmen-Elber
1909 — propone come
di preghiere del prossii
Dio (« Il tuo nome sii,
Ecco il programma
di quelle due adunanze, della
segui r intiera notte e dumo ; e per molto tempo mi riNo, non è vero — io dicevo
i, in ben altre faccende affacù anime desiderose del Vangelo,
ne sono molte. La difficoltà riio di trovarle e di avvicinarle,
più di altri isolati, mando insaluto,
ito.
L. Eostagno
D’AMKRICA
nor Léger giunse — come i
Buenos Aires il 13 di luglio,
l’iodico La Union Vaidense le
egli sbarcò il 19 e fu festosadi La Paz coi canto Qu' ile
agnes...
Ijéger rivolse la parola prima
ese, a un numeroso uditorio,
vederlo con forti strette di
E te
(li
oderatore si recò a TaruriraSy
:a sorpresa di udire nel buio
italiano : era un saluto, sotto
a trentina tra giovanetti e gioìlla Chiesa.
Valdesi delTUruguay, egli peronie dell’ Argentina.
(della. Vita
e delle Unioni Cristiane dell»
Ila Conferenza mondiale che
feld dal 28 luglio al 2 agosto
argomento della settimana
no novembre la santità di
santificato! »).
7
LA LUCE
Domenica, 8 novembre
Predicazioni speciali
Invitiamo i predicatori a mettere i loro uditori
in presenza della grave maestà cke la S. Scrittura
■chiama nome di Dio, ossia carattere di santità sovrana di Dio (Ezec. 36, 20-21; 39, 7; Sai. 33,
20-22; 145, 21; Luca 1, 49; Giov. 12, 28). Per resistere a tante tentazioni, i Giovani hanno bisogno
di ricordare che il loro Creatore è un Dio santo.
Lunedi, 9 novembre
La santità di Dìo
Dio è il nostro re; Egli scruta i nostri pensieri
e i nostri sentimenti, e noi gli dobbiamo render conto
di tutto quanto facciamo e di tutto quanto siamo
(Deut. 10, 17; Michea 1, 2; Esodo 33, 12-23; 28, 36;
15, 11-13). NeU’Antico Testamento Egli si chiama
il Santo d'Israele (Sai. 89, 19; Isaia 1, 4; 12, 6)
e Gesù P invoca chiamandolo « Padre santo »
. (Giov. 17, 11; 12, 28). La sua autorità s’estende
ud ogni cosa (Esodo 20, 3-7; Isaia 6, 1-7),
Martedì, 10 novembre
La santità del volere divino
Il voler di Dio ci serva di guida a sottrarci alle
nostre passioni e alla tirannia delle opinioni imperanti d’intorno a noi (Giosuè 24, 24-27; Matteo
6, lOL
Proponiamoci come dovere costante il render testimonianza per mezzo di tutte le nostre azioni alla
sovranità di Dio (Rom. 12, 2; Efèsi 6, 6).
Mercoledì, 11 novembre
La santità del perdono di Dio
Sentiamo sempre più la necessità del perdono di
Dio e apprèndiamo che da Lui solo ci può essere
conferito (Isaia 53; 55, 6-11; Matteo 6, 12). Accogliamo il perdono con adorazione, come l’atto per
cui Dio riconquista nella vita nostra il suo posto
•di padrone e di sovrano (Sai. 130, 3-4; Eb. 12, 10).
Buenos A-ires.
Il Comitato Centrale di Nuova York, desiderando
di concorrere ai lavori entusiastici e agli sforzi generosi degli Argentini, sta costruendo a sue spese
in Buenos Aires un edificio per l’Unione Cristiana
della Gioventù.
Monievideo.
Il Circolo Evangelico ha risolto ad unanimità di
•convertirsi in Associazione Cristiana della Gioventù
€ di valersi dell’opera d’nn segretario.
(La Union Yaidense)
A SPI2;ZICO
1 liberali e i radicali hanno festeggiato in varie
città spagnole il cosidetto giubileo della libertà, nel
giorno anniversario della espulsione degli ordini religiosi, decretata nel 1835 dall’ illustre capo delle idee
rivoluzionarie Mendizàbal. Il famoso pubblicista Gioachino Costa ha composto per l’occasione un lodato lavoro critico intorno all’opera di quel grande ministro
e alle conseguenze di essa opera nel corso successivo
della patria istoria.
*
« id
Dal ministro dell’Istruzione pubblica e dal Nunzio
apostolico è stato firmato il 13 di questo mese a Madrid un protocollo che elegge una Commissione composta di religiosi e di laici e che sarà presieduta dal
Cardinal primate di Toledo, la quale dovrà occuparsi
del problema delle economie da introdursi nelle spese
del culto e del clero.
• «
A .liraénoz de Jamuz (León) il 5 d’ agosto, verso le
undici di sera, una « confraternita del Santissimo »
che aveva passata la giornata in gozzoviglie, percorse
le vie cantando cori appresi dai Gesuiti, molestando e
maltrattando gli Evangelici nei quali s’imbatteva !
*
« *
Nella capitale della Spagna sorge in luogo largo e
ameno un magnifico edifizio ad uso di convitto e di
scuola primaria e secondaria evangelica. Il collegio
grandioso porta un bel nome : ilavvenire I La direzione è in mano del Sig. Giorgio Fliedner.
Jjeminiscenze
III.
Già sotto Decio, la Chiesa orasi potuta levare, da un
novello battesimo di sangue, più che mai forte e potente; ma i veri proseliti dell’Idea di Cristo, avevano ceduto il luogo ad una costituzione gerarchica, la quale
accrebbe e mutò in atti umani, più tardi tirannici e violenti, le armi puramente spirituali del nucleo primitivo
di quelli, che obbedendo alla legge dell’Idea, ed al
l’idea della Legge, avevano per tanti anni opposta alla
violenza pagana, l’atto sublime del sacrificio. Non appena perciò il Cristianesimo, entrò a partecipare di una
sociale costituzione; non appena esso addivenne, vitale
energia di uno Stato, una fonte d’intellettualità, una
potenza politica, cessò di essere concetto divino fra
gli uomini, per diventar sorgente di passioni insane,
una forma di dispotismo, violenta e sovente sanguinaria.
Esso erasi attirati gli sdii, per il suo mutamento in
costituzione gerarchica, da costituzione democratica qual’èra e quale sarebbe dovuto rimanere; e la ragione per
cui l’episcopato si potè potentemente riaffermare, fu il
generalizzarsi di quella stessa trasformazione.
Ma non tardarono ad accendersi, in seno ad esso,
aspre e lunghe contese, che provocarono profonde
scissioni e smembramenti, e la prima opera manifesta,
con cui l'episcopato rivelò la sua potenza, fu l'intolleranza più spinta.
Col Sinodo di Arles, nel quale fu energicamente re
spinto, l’urto dei rabbiosi Donatisti, si ebbe il guizzo
estremo della primitiva fede cristiana. Ohimè, io non
potrò dire, che questa fosse ancor pura al declinare,
come al suo nascere; giacché le grandi contraddizioni
nelle quali la si era fatta cadere, ne avevano troppo
offuscata, la gran fiamma divina!
Il primo pontefice della così detta « divina gerarchia », fu un uomo, la cui più spiccata qualità morale
fu una indomita febbre d’imperio; un nomo, alla cui
passione fece sacrificio della fama, e della coscienza.
A parte le sue guerre, giacché io ho in odio la
guerra, qualunque carattere ne la rivesta; giacché opera
di un principe cristiano è il sacrificio, a conforto del
quale sta la fede in veste di carità e non è la guerra;
ma Licinio, Lattanzio, il figlio Crispo, ecc., non fnron
vittime della sua smisurata ambizione e della sua ferocia ? Cinico ed ipocrita ad un tempo, quest’uomo osò
macchiarsi del sangue di Fausta accusata di aver fatto
morire il giovanetto Liciniano, figlio di Costanza, per
gelosia di potere. Quest’uomo fu detto, Feterno, il divino fra i gerarchi. La sua effigie, comparve sulle
monete, nelle vie, nei templi, cinta di un’aureola; ciò
che gli appartenne, fu sacro lungamente; legge fu fatta,
la sua volontà.
Tal fu Costantino Valerio Flavio, il Grande.
Giaeomo Giulia.
IN SALA DI LETTURA
La Vera Roma ha un articolo intitolato : Il Cattolicismo è in antitesi con la vita ? e nell’articolo si
risponde di no; ma nell’articolo è un continuo confondere Cattolicismo (romano) con Cristianesimo !...
In un altro artìcolo dolcebrusco, zeppo di contraddizioni, ma amenissimo, divertentissimo, dal titolo : Divagazioni cinesi : gli Eretici di ieri e gli Eretici
di oggi, lo stesso rugiadoso periodico fa, tra una bottata e l’altra, delle confessioni preziose:
c II protestantesimo in Cina è assai bene organizzato, e sulle eresie che lo precedettero ha dei vantaggi indiscutibili. Se al mondo vi potessero essere
due religioni egualmente vere, o se a difesa della vera
non presiedesse la Provvidenza, il protestantesimo o
trionferebbe o ci darebbe molto da fare ».
E più giù:
€ Il pi'otestantesimo si può dire oggi in Cina al suo
apogeo. Sebbene i suoi adepti non siano molti, pure
i ministri che li hanno evangelizzati fino ad oggi
hanno, in generale, dato loro buoni esempi di moralità *. E ancora:
« Il catechismo del ministro (evangelico) di Sian^
gyang nelle verità principali del Cristianesimo concorda col nostro. » (1 ?)
Riparlando di Giuseppe Chiarini, i giornali ridordano ohe fu lui (con Enrico Nencioni) a scoprire il
fortissimo ingegno letterario di Gabriele d’Ànnunzio
giovinetto.
Amara delusione !
A che giova l’ingegno se non lo si adopera per il
bene, unicamente per il bene dei nostri simili?
La delusione del Chiarini e d’altri è espressa in
un bel volumetto oggi troppo dimenticato : Alla ricerca della verecondia.
In un libro recente (Capricci del conte Ottavio) Ugo
Ojetti, sotto il velo d’una fine ironia, giudica severamente Giovanni Pascoli, il quale da socialista s’è fatto
clerico-moderato e continua a sorridere ad ogni partito
ed augura concordia tra Vaticano e Quirinale e propone di convertir il XX Settembre nella festa della
pace per tutti gl’italiani ! O perchè proprio il XX Settembre ? domanda Ugo Ojetti. t Si potrebbe piuttosto
scegliere una festa religiosa, il primo novembre: tutti
i santi. E — quest’è sòttinteso ~ pregare il Pascoli
di scrivere in ventiquattr’ore un inno in onore di tutti
quei santi, da San Giuseppe Mazzini a San Domenico
di Guzman, da San Francesco Crispi a San Tommaso
d’Aquino, tutti insieme.
La Conciliazione sarà una bella cosa; ma anche le
poesie di Pascoli una volta erano tanto belle... Tout
passe... ».
Petrus ripiglia nella Gioventù Socialista le sue sciocchissime conversazioni tra Gianni e Pierino sotto il
titolo Fede, Fatti e Teorie ; confidando di dimostrare
« le falsità bibliche » a proposito della creazione, e
riuscendo in realtà a dimostrar questo soltanto : ch’egli non ha punto capito la Bibbia e ben poco la dottrina
dell’evoluzione, la quale scientificamente non regge se
non si ammette la creazione.
Più piacevole delle tirate di Petrus è la conferenza
di Ada Negri, a cui l’Autrice ha dato per titolo Due
missioni femminili.
E necessario di aprire alla donna moderna nuovi
campi di lavoro — dice Ada Negri. E’ necessario istituire buone scuole ad imagine di quelle di Losanna,
di Parigi, di Stocolma, di Berlino, e preferibilmente ad
imagine ^^Institute Nursing fondato da Miss Florence Nightingale in Inghilterra ; le quali ci preparino
infermiere laiche ben provvedute di cognizioni scientifiche e ricche di senso pratico.
Ma un secondo vastissimo campo attende ansiosamente l’opera femminile. In questo povero mondo non
ci sono solamente mali fisici da curare, ma anche mali
morali più spaventosi ancora da cancellare. I delinquenti — sequestrati in un carcere — abbisognano di
ànime buone e pie che portino loro una parola gentile,
un sorriso di simpatia, e li aiutino cosi, mediante
un’affezione sincera e un esempio commovente d’abnegazione, a rialzarsi dal fango in cui sono caduti. Secondo
le leggi nostre, alla donna è vietato di visitare le carceri.
Quale assurdo ! esclama la forte poetessa ; e chi mai più
della donna è atta a compatire, a confortare, a risollevare
coloro che furono travolti dalle passioni come da un
uragano? E la nobile conferenziera cita l’esempio di
una donna nobile e cristiana evangelica per giunta, la
■compianta signorina Luisa André di Firenze, che i suoi
« barabba », che i suoi « birbanti » benedissero piangendo d’intorno al suo letto di morte.
« Bisogna » conclude Ada Negri « bisogna vivere
cuore a cuore con questi infermi del corpo e della
mente ; bisogna darsi completamente ».
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