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■ BIBBIA E ATTUALITÀ I
I FIGLI SONO
UN DONO DI DIO
d figli sono un dono che viene dal
Signore»
Salmo 127, 3
SURI, 12 anni, nepalese, figlia
di contadini, lavora 16 ore al
giorno in una fabbrica di tappeti...
Nadim, 14 anni, indiano, saldatore
in un’officina..., lavora sette giorni
settimana, senza orario, per tre
dollari al mese e un pasto al giorno.
Marie, 7 anni, haitiana, è una restatele, parola creola che deriva dal
francese rester avec; si legge domestica ma significa schiava; sgobba come
tre colf occidentali, veste di stracci,
cammina scalza, mangia le briciole
avanzate dai padroni, dorme sul pavimento, subisce ogni capriccio e
violenza, non può mai uscire di casa.
Ogni giorno milioni di bambini come Suri, Nadim e Marie si alzano
all’alba, mangiano un po’ di zuppa
della sera prima e partono per affrontare una giornata di lavoro che
può durare 18 ore e che, nel 50% dei
casi, è malsana e pericolosa».
CON queste raccapriccianti rivelazioni si apre un dossier sui
bambini che lavorano, pubblicato da
liii noto settimanale. Si calcola che
l’esercito dei bambini-schiavi nel
mondo si aggiri intorno a 246 milioni nella fascia di età dai 5 ai 17 anni.
Dovrebbero giocare e andare a scuola
come molti loro coetanei. Invece scavano nelle miniere, vestono una divisa militare, frugano nelle discariche,
subiscono violenze e abusi di ogni
genere. 11 fenomeno, purtroppo, è in
crescita e non solo nei paesi del Terzo Mondo. Anche in Italia pare che
oltre 400.000 minori lavorino illegalmente. In questo contesto, si può ancora parlare dei bambini come di un
«dono che viene dal Signore»? La risposta non può che essere affermatiper la Bibbia i bambini sono la
continuità e la stabilità del genere
mnano, non solo della nazione eletta.
^EL Salmo 127 i bambini sono
Li indicati coi termini di nahalah
(eredità) e sakar (ricompensa), che
esprimono la qualità teologica del
dono, la continuità della creazione di
Dio attraverso la partecipazione attidell’uomo e della donna. Una
ijinanità «a crescita zero» sarebbe il
®>ego dell’opera creatrice di Dio, la
^horia della morte sulla vita. Che
dunque? Anzitutto predisporre
® nostra vita tenendo conto delle
^f'genze dei bambini che abbiamo
'’icuio, più che dei nostri frivoli bisoconsumistici. Dare loro il massi'"0 della nostra attenzione e del no
stro
amore. Non abdicare mai dalle
^sponsabilità e dagli impegni che
^ome adulti abbiamo; di fronte ai
j^'bini, ogni adulto deve sentirsi
Poi, non dimenticare le
clizioni inumane in cui «vivono»
I.' di altri bambini, privati della
loro
° infanzia, calpestati nella loro di
'Spediti nel loro diritto al
^i|truzione, alla crescita, alla felicità,
alle indispensabili scelte politi
cosa:
ciascuno può e deve fare qual
contattare i centri di assistenza
¿¡?®^°i'nre con le organizzazioni a
Sa dei minori, fare adozioni a di
Stari7 iT . auozionj
Veno ’ °°’^°finre i prodotti che pro
Vjj. —1 [JlUUOUl Clic piu
Jurn lavoro minorile, e altro
Uno'*- dono di Dio non è mai
nod***''^^° c i bambini sono un doa amare come la vita.
Francesco Casanova
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 4S% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 • Filiale di Torino
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso ¡'Ufficio PT Torino CMP Nord
Euro 1,14
Anno IX - numero 23 - 7 giugno 2002
ICHIESEI
Quale futuro per il metodismo?
di S. MERCURIO, M. PAGLIAI, G. NOBERINI
lOSPEDALI VALDESI
Il perché della crisi fìnanziaria
INTERVISTA A SILVIO VOLA
lECO DELLE VALLII
In attesa di Torino 2M6
di DAVIDE ROSSO
La Fiat è di nuovo in crisi, così Torino, e la famiglia Agnelli sembra disinvestire
Automobili addio?
Mentre gli stabilimenti chiudono e l'indotto si avvia al declino, non cambia il nostro
modello disviluppo basato sul trasporto privato. Solo che useremo auto straniere
Torino: si inizia la costruzione dello stabilimento Fiat di Mirafiori (1937)
ADRIANA LUCIANO
UN altro scalino è stato sceso.
Con l’annuncio dei conti in rosso della Fiat auto, per migliaia di lavoratori si profila di nuovo il calvario
della cassa integrazione, della mobilità, della disoccupazione. E dire che
questo ennesimo passo verso lo
smantellamento dell’industria automobilistica torinese viene dopo un
biennio di relativo ottimismo sul futuro della città, a pochi mesi dall’inaugurazione di un nuovo corso di
laurea in ingegneria dell’auto, dopo
le promesse che l’accordo con General Motors avrebbe offerto nuove
prospettive al settore. Non ci avevano creduto coloro che da anni sostengono che il disinvestimento da
parte della famiglia Agnelli è cosa de
cisa da tempo e che i tempi di questa
uscita di scena non li decidono né il
governo, né i lavoratori ma la finanziaria di famiglia che intende trarne il
massimo vantaggio. E ora potranno
dire che sono stati buoni profeti.
L’allontanarsi di una prospettiva di
rilancio dell’industria automobilistica nazionale è sotto gli occhi di tutti.
Sono passati trent’anni dai tem()i
in cui Torino era nota nel mondo come capitale dell’auto e della classe
operaia vittoriosa e da trent’anni quel
modello di fabbrica e di società che
Torino simboleggiava ha cominciato
a declinare. Una lentissima agonia
avviata dall’automazione e dal decentramento produttivo che hanno
minato le basi del potere sindacale,
proseguita con l’inasprirsi della concorrenza internazionale e con la tur
bolenza dei mercati, sembrerebbe arrivata al suo epilogo, con quei processi di concentrazione su scala
mondiale che hanno inesorabilmente
messo l’industria nazionale ai margini. E il colmo è che, mentre chiudono
uno dopo l’altro gli stabilimenti torinesi e l’indotto si avvia al declino,
non arretra di un passo quel modello
di sviluppo basato sul trasporto privato sul quale i fasti della Fiat sono
stati costruiti. Così la città, che pure è
diventata più terziaria, più internazionale, più bella, soffoca nei gas di
scarico delle code, mentre operai e
impiegati Fiat tornano a casa.
Paradossi dei nostri tempi a cui
non sembra essere in grado di porre
rimedio nessuno degli schieramenti
. Segueapag. 15
Risposta del governo a un'interpellanza di Spini
Intese e libertà religiosa in Italia
Il 28 maggio, alla Camera, si è
svolto un breve dibattito a seguito
deU’interpellanza dell’onorevole
Valdo Spini (Ds), volta a sollecitare il
governo a ripresentare i disegni di
legge di ratifica delle due Intese a
suo tempo firmate dal presidente
D’Alema e presentate in Parlamento
dal presidente Amato con l’Unione
buddista italiana e con i Testimoni
di Geova. Il valdese Spini chiedeva
inoltre di riprendere le trattative per
la definizione delle Intese già avviate
con i mormoni, la Metropolia ortodossa d’Italia, la Chiesa apostolica
in Italia, l’Unione induista italiana e
l’Istituto Soka Gakkai. Nel corso del
suo intervento Valdo Spini ha anche
sollecitato Tinizio in Commissione
Affari costituzionali dell’iter legislativo della legge quadro in tema di libertà religiosa.
Per il governo ha risposto 1 on.
Giovanardi, ministro dei Rapporti
con il Parlamento, il quale ha dichiarato l’intenzione del governo di riprendere le trattative per la definizione delle cinque Intese in itinere,
di affrontare anche una piccola modifica richiesta dagli avventisti sul testo della loro Intesa, ma di attendere
tale definizione per ripresentare al
Parlamento tutte le Intese (incluse
quindi quelle già firmate con Testimoni di Geova e buddisti). «Avrei
preferito - ha replicato Spini - che il
ministro Giovanardi avesse annunciato la ripresentazione in Parlamento dei testi delle due Intese già definite. Prendo atto con soddisfazione,
tuttavia, dell’intenzione manifestata
dal governo di riprendere in questo
campo la politica di attuazione costituzionale in tema di libertà religiosa.
Ma se le cose dovessero andare per
le lunghe, prenderei l'iniziativa di ripresentarne io stesso il testo con iniziativa parlamentare». (nev)
Í Valli valdesi
Malumori
in casa Atl
Paiono crescere i malumori alle
Valli intorno all’Atl 2 della vai Susa<e
del Pinerolese. La notizia più eclatante è quella della settimana scorsa
quando il Consiglio della Comunità
montana vai Pellice ha preso all’unanimità la decisione di sospendere
l’approvazione del nuovo Statuto dell’Atl. Del resto già nel corso di un incontro di qualche settimana fa anche
in vai Chisone erano state espresse
perplessità circa l’atteggiamento
dell’Azienda turistica anche se poi in
Consiglio lo Statuto era stato approvato. Posizioni nettamente più morbide invece quelle che si registrano in
vai Susa dove l’AtI è vista come una
macchina magari ancora da oliare ma
con grandi potenzialità di crescita.
Apag. 11
IMPRONTE
DIGITALI
Quando emigrai in Svizzera per lavorare come pastora nella Chiesa
evangelica di lingua italiana di Zurigo,
prima di entrare in territorio elvetico,
dovetti scendere alla frontiera di
Chiasso per sottopormi a una visita
medica. Mi ritrovai in fila con molti altri miei connazionali che, come me, seguivano la prassi sancita dalle leggi
sull’emigrazione del paese che ci
avrebbe ospitati. Questo per ottenere
un permesso di lavoro che, nella migliore delle ipotesi, sarebbe stato annuale e, eventualmente, rinnovabile.
Provai una sensazione di disagio e di
umiliazione, e mi sentii come una persona oggettivata tra tante altre persone oggettivate. Ma era proprio necessario che il timbro che testimoniava
della visita medica avvenuta fosse apposto sul nostro passaporto proprio
alla frontiera? Non era sufficiente che
tutto ciò avvenisse a viaggio ultimato,
là dove U lavoro ci attendeva?
Oggi però mi accorgo che questo
lontano ricordo degli Anni 80 si riferisce a un fatto molto meno umiliante di
quanto sta accadendo in questo momento in Italia con la legge sull’immigrazione. Mi riferisco in particolare
all’emendamento che prevede la schedatura delle impronte digitali per tutti
gli extracomunitari che chiederanno il
permesso di soggiorno o un suo rinnovo. Permesso di soggiorno concesso
solo a chi possa dimostrare di avere
già un contratto di lavoro, nonché l’allungamento dei tempi necessari per
poter richiedere la carta di soggiorno.
Gli immigrati arrivano nel nostro
paese proprio come noi siamo arrivati
negli Usa o in Francia, Germania, Belgio, Svizzera... per fuggire la fame e
guadagnare il pane per i figli. Alle nostre spalle abbiamo una storia che dovrebbe renderci più attenti a non ledere la dignità della persona come invece
avviene con l’odioso e ingiustificato
emendamento alla Bossi-Fini approvato alla Camera. L’impronta digitale offende il principio di uguaglianza, vale
a dire uguali diritti pur nella diversità
dei soggetti, diritti di cui parla l’art. 2
della «Dichiarazione universale dei diritti umani»; «Ognuno può richiamarsi
a tutti i diritti e a tutte le libertà proclamate nella presente Dichiarazione,
senza distinzione di razza, di colore, di
sesso, di lingua, di religione, di opinione politica...», e tra questi diritti ci sono quelli dell’accoglienza e del lavoro
in un paese straniero.
La paura dell’immigrato fa sì che la
legge sulTimmigrazione che, mentre
scrivo, è in discussione alla Camera,
invece di richiamarsi ai diritti umani e
alla dignità della persona, sancisca
una ben diversa e vergognosa idea di
uguaglianza: quella che pone sullo
stesso piano il delinquente e la persona onesta. Tutti gli immigrati extracomunitari potrebbero, dunque, essere
considerati potenziali delinquenti? Da
un lato questo è un modo per umiliare
gli onesti lavoratori che, venendo in
Italia per migliorare le loro condizioni
e quelle delle loro famiglie, ci portano,
con la forza lavoro, sviluppo e ricchezza. D’altro lato, non si elimina cosi il
problema della delinquenza perché i
disonesti non si arrenderanno di fronte a una legge e continueranno nell’area dell’irregolarità a sviluppare i
loro oscuri traffici. È urgente riflettere
su un’etica che ponga ai centro la dignità dell’essere umano e tenda a evitarne lo sfruttamento economico.
Giovanna Pons
Mi
2
PAC. 2 RIFORMA
Della
VENERDÌ 7
«'Gesù diceva
ancora ai suoi
discepoli: “Un
uomo ricco aveva
un fattore, il quale
fu accusato di
sperperare i suoi
beni. ^Egli lo
chiamò e gli disse:
'Che cos’è questo
che sento dire di
te? Rendi conto
della tua
amministrazione,
perché tu non puoi
più essere mio
fattore’. ^Il fattore
disse fra sé: ‘Che
farò, ora che il
padrone mi toglie V
amministrazione?
Di zappare non
sono capace; di
mendicare mi
vergogno.
^So quello che farò,
perché qualcuno
mi riceva in casa
sua quando dovrò
lasciare la
amministrazione’.
^Fece venire uno
per uno i debitori
del suo padrone e
disse al primo:
^‘Quanto devi al
mio padrone?’.
Quello rispose:
‘Cento bati d’olio’.
Egli disse: ‘Prendi
la tua scritta,
siedi, e scrivi
presto: cinquanta’.
^Poi disse ad un
altro: ‘e tu quanto
devi?’. Quello
rispose: ‘Cento cori
di grano’. Egli
disse: ‘Prendi la
tua scritta, e scrivi:
ottanta’. il
padrone lodò il
fattore disonesto
perché aveva agito
con avvedutezza;
poiché i figli di
questo mondo,
nelle relazioni con
quelli della loro
generazione, sono
più avveduti dei
figli della luce”».
«'^Nessun
domestico può
servire due
padroni; perché
o odierà l’uno e
unterà l’altro, o
avrà riguardo per
l’uno e disprezzo
per l’altro. Voi non
potete servire Dio
e Mammona»
(Luca 16,1-8,13)
INGEGNOSO E INTELLIGENTE
Gesù ci invita a usare la nostra ingegnosità al servizio del Signore con la stessa
determinazione con cui investiamo queste risorse al servizio dei nostri interessi
VALDO BENECCHI
ON la stessa intelligenza,
VJ con la stessa ingegnosità
e determinazione con cui facciamo i nostri affari e i nostri interessi dobbiamo applicarci agli
affari di Dio»: la parabola «del
fattore infedele» nasce nel realismo della quotidianità che non
è sempre moralmente edificante. Gesù non ha mai interpretato
la sua missione come fuga dalla
realtà, anzi egli ha sempre gridato dai tetti la verità e ha messo a nudo la menzogna e la disonestà. Per questo non ha avuto una vita facile, né una morte
naturale e serena.
le sue malefatte. Non gli chiede
neppure un atto di clemenza
perché è consapevole della gravità della sua posizione.
rabola è rivolta in primo luogo
da Gesù ai suoi discepoli.
Un fattore disonesto...
IL padrone della parabola convoca il suo fattore perché renda conto delle accuse che gli
vengono sollevate: «Che cos’è
questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione». 11 padrone ha scoperto le
malversazioni del suo fattore e
lo licenzia: «Tu non puoi più essere il mio fattore». Al fattore
viene a mancare il terreno sotto
i piedi: «Che farò ora che il padrone mi toglie l’amministrazione? Di zappare non sono capace, di mendicare mi vergogno». La prospettiva di dover lavorare con le proprie mani gli
ripugna, si sentirebbe degradato se dovesse mendicare. Si
spreme le meningi e trova una
soluzione: «So quello che farò».
Non si aspetta che il suo padrone passi un colpo di spugna sul
...ma ingegnoso
IL fattore è una persona ingegnosa, intelligente, dotata di
immaginazione e furbizia nel
farsi i fatti propri. Cercando di
sfruttare al meglio i pochi spiccioli di potere che gli rimangono,
fa venire uno alla volta i debitori
del suo padrone e pratica forti
sconti sulle somme che gli devono. «Scrivi». Invece di correggere
le cambiali dei debitori, ne fa
delle nuove con dei ritocchi in
basso. Sarà più difficile scoprire
la falsificazione. Fa tutto questo
in gran fretta prima che si sparga
la notizia del suo licenziamento
con le relative motivazioni.
Forse ritiene il suo padrone
un ingenuo e distratto perché
assorbito da mille altri problemi. Ma già una volta il padrone
ha dimostrato di essere una persona che vigila attentamente. 11
fattore ha forse interpretato il
suo perdono di allora come un
atto di debolezza. Il fattore pensa che i debitori, resi così suoi
complici e, quindi, ricattabili, gli
troveranno una sistemazione
adatta per i prossimi anni.
Preghiamo
Signore e Padre nostro, ti siamo grati perché almeno tu
sei fedele alle tue promesse e ai tùbi progetti di amore
per noi. Grazie perché tu sei un esempio d'amore autentico e incorruttibile in un tempo in cui tutto è incerto e
instabile. Tu ci ami perché ci vuoi partecipi di te, perché
vuoi essere partecipe di noi. Grazie per non essere come
noi che, in qualsiasi rapporto, anche con te, puntiamo a
soddisfare, in primo luogo, i nostri piccoli egoismi e le
nostre piccole ambizioni. E così le parole che, come dice
il libro dei Proverbi, dovrebbero scorrere «soavi come un
favo di miele, dolcezza deU’anima», escono invece dalla
nostra bocca come un fiato fetido. Signore, aiutaci a bonificare davvero la nostra concezione di vita spirituale,
qualora ci sia; aiutaci a riqualificare i nostri rapporti a
cominciare da quelli familiari: rendi inoffensivi i nostri
propositi di vendetta: soffoca, sul nascere, dentro di noi,
tutte le macchinazioni tendenti a provocare sofferenza a
chi pensiamo, si stia opponendo ostacoli ài nostri interessi. Fa’ che per tutti noi la chiesa sia un’opportunità per
donare e per servire. Amen.
...scaltro e intelligente
INGEGNOSO, scaltro e intelligente. «E il padrone lodò il
fattore disonesto perché aveva
agito con avvedutezza; poiché i
figli di questo mondo, nelle relazioni con quelli della loro generazione, sono più avveduti dei
figli della luce» (v.8). Il padrone
non loda i suoi progetti perversi,
ma è in un certo senso ammirato della avvedutezza, dell’intelligenza, dell’ingegnosità del suo
fattore. Penso al sistema delle
tangenti e delle estorsioni ancora in vigore nel nostro paese nonostante «mani pulite»; penso ai
tentativi di paralizzare, con mille cavilli, i processi; penso all’approvazione della legge sui
falsi in bilancio, alla legge sulle
rogatorie. Rispetto a tutto ciò, il
fattore della parabola è un modesto apprendista, pur seguendo la stessa logica. Ricordiamo
le parole di Michea: (2, 1) «Guai
a quelli che minacciano l’iniquità e tramano il male nei loro
letti per eseguirlo allo spuntar
del giorno, quando ne hanno il
potere in mano». Ma questa pa
Ciò che colpisce Gesù
COME avete sentito, il padrone, questa volta, non dimostra alcuna indulgenza nei confronti della disonestà del suo fattore. La disonestà è disonestà
ovunque si manifesti: nella società o nella comunità cristiana.
Ciò che colpisce Gesù è l’intelligenza del fattore, la sua ingegnosità, la sua intraprendenza nella
gestione dei suoi interessi privati
pur di garantirsi un futuro. Riprendo un commento efficace
pubblicato su Oscar Mondadori
e che della parabola ci dà la giusta chiave di lettura: «A Gesù interessa la risolutezza con la quale
il fattore cerca di mettere al sicuro il proprio futuro. Coloro che
appartengono alla luce non dovrebbero, per i loro scopi e secondo la loro logica, avere la
stessa prontezza, la stessa decisione, la stessa radicalità?».
Ed ancora: «Luca vorrebbe
che i cristiani, a proposito di
amore e di giustizia, avessero la
stessa risolutezza che il fattore
ha per i suoi interessi». Il fulcro
della parabola può essere così
riassunta: usate la vostra intelligenza, la vostra ingegnosità, la
vostra fantasia al servizio del Signore con la stessa determinazione con cui investite queste risorse al servizio dei vostri interessi. Forse che il regno di Dio, il
Regno della luce esige meno
realismo, meno intelligenza e
meno impegno di quanto esiga
il regno delle tenebre? Il fattore
non ha potuto ingannare a lungo il suo padrone. Questo dice
Paolo a proposito di Dio: «Non
vi ingannate, non ci si può beffare di Dio perché quello che
l’uomo ha seminato, quello pure
mieterà» (Calati 6,7).
no estranei. Il denaro è un bene
che non fa la vita del discepolo
di Cristo, la sua vita viene fatta
dalla parola di Dio. Oggi si dà un
valore religioso alla finanza come potere che determina la vita
delle persone, di ùn paese, di un
popolo e che fa del mondo
un’arena di competizione generalizzata e che molti chiamano
globalizzazione, un processo capace di scatenare odio, guerra e
di generare nuova miseria.
Globalizzazione autentica è
fare del mondo un luogo di ricerca di un futuro comune per
tutta l’umanità. Il denaro che
genera e nutre il nostro egoismo, sotto l’influenza della grazia di Dio, si trasforma in uno
strumento di servizio. Cessa di
essere un cinico strumento di
isolamento, per dar forma ed
espressione al servizio e alla
condivisione delle risorse umane. Giovanni Wesley usava dire:
«Guadagna tutto quello che
puoi, risparmia tutto quello che
puoi, regala tutto quello che
puoi». Questo pensiero non
sembra essere oggi molto popolare neppure nelle nostre chiese.
Tutto appartiene a Dio
0 Dio 0 Mammona
Nel nostro testo Gesù trae
una prima conseguenza riguardo al valore del denaro nella comunità dei discepoli: «Nessun domestico può servire due
padroni; perché o odierà l’uno e
amerà l’altro, o avrà riguardo
per l’uno e disprezzo per l’altro.
Voi non potete servire Dio e
Mammona» (v. 13). Radicale incompatibilità di interessi. Al v.
10 Gesù definisce il denaro «cose minime», poca cosa. Ed al v.
12: «Beni altrui», beni che vi so
TALVOLTA dimentichiamo
che Dio è il Signore delle nostre risorse umane e che ce le affida affinché le investiamo al
suo servizio. Ciò che è fonte di
maledizione, può diventare fonte di benedizione, pur mantenendo il suo carattere umano e
profano. «Mio è l’argento e mio
è l’oro, dice il Signore degli eserciti», leggiamo nel profeta Aggeo
(2, 8). Dimenticare questo vuol
dire dimenticare quale sia il
cuore della nostra vita di discepoli, che cosa ci fa discepoli. O
Dio o Mammona. Conflitto di
interessi. Se scegliamo di servire
il denaro e la finanza noi cercheremo di servirci anche di Dio. Se
scegliamo di servire Dio, dovremo cercare di servirci del denaro. Servircene o lasciarci asservire sono due atteggiamenti incompatibili. Il denaro, la finanza
sono una realtà, Dio è un’altra
realtà. Chi fa la legge della nostra vita di fede? Chi fa la legge
della vita della nostra comunità?
Dalle risposte che diamo dipendono la qualità della nostra vita
spirituale personale e del nostro
essere chiesa di Cristo.
(Ultima di una serie
di tre meditazioni)
Note
omiletiche
Come sarà
turo? È una
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Muestionej
— - - — SI possono ri. i«'"'
molte risposte Ci si^
gettare a capofitto nf "
voro, nei profitti, neil,
sumismo. Ci si puonJ
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nelle discoteche annU
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persone acculturate ¿
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significato. Godiamoci,
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sopra, tutto ciò che'ia°!
ci offre. Domani
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CI penserà. «Anima,tilì >rae
molti beni ammassati ' ' "
molti anni; riposati nj
già, bevi, divertiti» (i!
12, 19.) «Carpe diem» ,
massima di origine sw
epicurea usata da Ora
(Odi, I 11,8) significava,
la vita è breve e occhi
godere con saggeaji
senso di responsabii
beni e il tempo checiis ^
va ogni giorno, ii contrai i
di una visione egoistica, T,
Come sarà ii nostro! t
turo? È in questa chili
che ho ietto Luca 16,H Uno
Non ho accolto il sugga
mento che Karl Heinj i l ¡m
Rengstorf offre nelj
commentario: «istrutlj .
sul retto comportameli ' P™
verso la proprietà», «llj USipc
pitolo 15, egli scrive,/» »Sign
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Gesù riguardo ali'uso| lOiore,
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sto o errato delia
prietà». Nel brano si
parola «Mammona»,
ricchezza come senso
la vita. Il racconto chei
sù ci propone è molte)
teréssante e stimolali
anche perché è tratto
ia vita quotidiana. Gì
ha sempre programmi
e compiuto la sua mii
ne all'interno della gufi perno
dianità, con i suoi
belli ma anche neis!(
aspetti poco edificanti,v
Nella parabola abbiN
Il caso di un amminis^
re che è stato colto Ék
mani nel sacco, veneil
meno alla fiducia delsi
padrone e ora devers
dere conto del suo opffl
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alcuna indulgenza. Ofc
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recidivo. Non potrà ei
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sarà il suo futuro? Ani*
per lui questa diventai
domanda decisiva.
ministratore è una
na intelligente, astiai
prende contatto con Ut
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facendo ai debitori delp*
drone delle proposte#
taggiose che li rendili
complici della sua dis#
stà, garantendosi, inoW.
la loro gratitudine,
pur di comprare il a*
lenzio, gli troveranno»
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altro impiego
disonesto per risi
alla domanda: come
il mio futuro? Il j
prova di coerenza co
stesso, anche se perv»
Non ci sono dubbi-*'
suo modo, rischia. ^
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successivo, Gesù non»
tende affatto dimost^
tolleranza verso i
disol*
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sti, i truffatori, i iji
' corruttori, verso coli*!
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poli. Questa è 9®^. ^
non ha futuro, que j
è futuro. Non sfug9 .
né alla giustizia
né alla giustizia di ^
Gesù pensa al f Dio, al suo Regno. TJ
l'intelligenza, d*'
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7 GIUGNO 2002
E Spiritualità
PAG. 3 RIFORMA
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la danza, forma liturgica
MO degli Anni 70 le prime pubblica2Ìoni che in campo internazioI dedicano spazio e attenzione alla danza nel culto e nella liturgia. In
'’^hienti ecumenici e in particolare in quelli dove le donne esprìmono
oiù libertà i linguaggi della fede è dunque molto tempo che si è riFa danza, il movimento corporeo accompagnato dalla musica,
^ una delle forme liturgiche ed espressive possibili. In Italia questa
abilità è ancora abbastanza rara anche in ambito protestante. È vero
? l'entrata di fratelli e sorelle di altre culture, particolarmente proventi dall'Africa, hanno spinto molte nostre chiese a interrogarsi su una
I, e i (juesto
0;ipazione al culto che comprendesse anche la corporeità nel suo
Adesso. Pubblichiamo in questa pagina due contributi sul tema. Il
è costituito da una composita testimonianza che abbiamo richie^ 3 Claudia Angeletti a partire dall'esperienza collettiva di un gruppo
d donne che si sono ritrovate insieme dal 24 al 26 maggio a Rocca di
ana intorno al tema dell'«Amare se stesse». L'incontro era il V Stage
Zotea» curato dal Movimento femminile battista e guidato dalla paM3 e teologa Elizabeth Green. Angeletti non riporta soltanto tracce
dpclistimoli teologici che pure hanno arricchito l'incontro, ma ricerca le
tìtole che dicano almeno In parte le emozioni, le sensazioni, il movl0fito che hanno consentito la comunicazione fra le partecipanti. E
senza complessi. L'amore di se stesse passa, come quello per
I per l'altra e l'altro, anche attraverso il desiderio di interezza, acco
ilienza reciproca, guarigione. L'altro contributo è una libera sintesi di
# ben più corposo articolo sulla danza nel culto scritto dalla ricercatrice australiana Lucinda Coleman. Il testo Integrale si intitola «Worship
¡¡od in Dance» e si trova Online su http://www.pastornet.net.au/re0BÌIjournal6/coleman.html. (Anna Maffei)
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Jca 16,1-i Uno degli scribi... si awi’ '' cinò e gli domandò: «Qual è il
Ita'nij ipiii importante di tutti i co"®l,l mandamenti?» Gesù rispose:
io2S *11 primo è: “Ascolta, Israele:
età»,* 11 Signore, nostro Dio e 1 uniscrive a »Signore. Ama dunque il Slamanti ignote Dio tuo con tutto il tuo
all'uso^ Idiote, con tutta l’anima, con
della pii tutta la mente tua, e con tutta
mosiua tlafotza tua”. Il secondo è
mona»,: iguesto: “Ama il tuo prossimo
• {ome te stesso”. Non c’è nesSUD altro comandamento
-»laggiore di questi» (Marco
, '12,28-31). Chi non sa amare
lana Gi ^easa, difficilmente saprà
igrarnng ‘Mate chi le è vicino, familiasua iTilsii [>1 conoscenti, estranei. Però,
della (|i«( per noi donne, «amarsi un
iuoi aspé po’e respirare è difficile quale neis| sicomevolare».
Ilficanti,jl Riempiamo con estrema
icità piccoli fogli e cartellonidi motivi per cui non ci
amiamo, mentre abbiamo
cóme il pudore di dire a noi
stesse e alle altre i nostri pregi Ci blocca la paura di esseregiudicate, di compiere un
peccato di presunzione, il
senso di colpa che contrassepiacome un marchio incancellabile le nostre esistenze.
Quale parola può farci tornateanoi stesse, alle profontlità del nostro cuore inariditodalla paura, agli abissi del^ nostra anima dove si celato i frammenti della nostra
prsonalità, ai recessi oscuraWella nostra mente impesta a rimuovere le immagi■udinoi che disprezziamo?
Eppure c’è stata una bamwa con il tuo nome, con il
tuo nome, fresca come l’acqua della pioggia di primavecalda come il sole d’agoni bella come un virgulto di
Ascoltati, cuore mio,
^hti alla voce dello Spirito
uino che soffia il suo alito
fn'r^’ *u|sistentemente, sulle
sui fiori, come su di te,
® tua faccia imbronciata,
tuoi occhi fuggitivi; è una
(iin^ prie forma parole gentili
c bocche delle tue sorelle,
loro labbra e i loro
a sorrisi.
t'rii gli occhi: ascolta
Wllavoce. Ti chiede di volefbene a
La danza nel culto e nella liturgia è presente nella Bibbia, possiamo riscoprirla?
«Adorate il Signore nella danza»
In ambienti ecumenici, e in particolare in quelli in cui di più si esprimono le donne, la danza
si è riscoperta da tempo. In Italia, invece, questa sensibilità è ancora abbastanza rara
Adorare Dio attraverso la
danza è un dato biblico.
«Adorate il Signore nella
danza», oppure «Lodatelo
con timpani e danze» sono
alcune fra le esortazioni contenute nei salmi. Nella tradizione ebraica ancora oggi la
danza è un mezzo per esprimere la preghiera e la lode, la
gioia e l’esultanza della presenza di Dio.
La tradizione ebraica
Nelle frequenti allusioni bibliche alla danza come una
espressione di fede e di relazione fra Dio e il suo popolo
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la Stessa, perché sei
.Arietta figlia di Dio, sei
ria un padre buono, e
ora tutto quello che eri
3mbina, ma sei anche
iuta ? niatura soprawis
tle „f, olore, alla laceraziofot'te s fragile e sei
Eitoi ornare, sai odiare.
Plìi «'’’Porare a non odiare
Wi., di odiarti a
petj ° riell’odio che provi
®^\ci. Pensa al tuo ne0 riirigi verso di lui il tuo
Amati e amalo, il tuo
Pnri espandersi, si
’'•Tn n' ^''rconda tutto e tut5elia 1, ®oi più sola e vóli
»«- r:e dell’amore del Si
I ^ w paeg j^j
Perq,^!^ poce ho dormito.
lato'l. 0 Signore, hai par
aiiiiaj cuore, alla mia
^aida/,s. ^ *^*0 mente e mi
lo forza di amare.
Sensazioni
Amiche mie, sorelle mie,
camminate dentro questa sala di culto con me, datemi la
mano, facciamo un girotondo insieme, un giro, due giri,
tre giri, mille giri, incontratemi mentre cammino da sola,
strappatemi dai miei pensieri
con i vostri sguardi, prendetemi per mano e portatemi
dove volete voi, insegnatemi
a danzare, ondeggiate con
me, seguendo il ritmo della
musica, ora lento, ora veloce,
trascinatemi in un vortice
d’energia vitale...
Piedi: quanto sono belli
ovunque i piedi, scelgono dove poggiarsi, quando spingere più forte, saltano di
gioia, disegnano sul pavimento intrecci inestricabili
di traiettorie imprevedibili,
non inciampano rnai, poche
volte hanno osato passi di
danza, ora danzano, liberi...
Perdo peso... mi tradisce impro'wisamente un ginocchio,
ripercuote il suo dolore sulla schiena, interrompe quel
momento di leggerezza,
l’(in)sostenibile leggerezza
dell’essere...
Mani: provo ad accarezzare le mie mani che non mi
piacciono, ad occhi chiusi la
sinistra sfiora la destra, mi
commuovono le mie mani,
lacrime scendono sulla mia
faccia, non so perché, e invece lo so perfettamente, dentro di me, ho pietà di me, finalmente, mani, le vostre, diverse dalle mie, diverse Luna
dall’altra, comunicano incertezza, timore, decisione, dolcezza... inenarrabile il tenero
linguaggio delle mani, mi
guariscono le vostre mani,
come le mani di Gesù.
Orecchie: quanta bella musica per le mie orecchie, accarezzate dalla suadente Because dei Beatles, riempite
dalla superba armonia del
Gloria in excelsis Deo di Vivaldi, beate da una Pentecoste di inglese, latino, spagnolo... unisco la mia voce ai coristi: Gloria a Te, Dio nostro!
Amore per se stesse
lo mi amo
perché sono ambiziosa, combattiva e ho forza di volontà, sono testarda e voglio riuscire a tutti i costi a fare bene ogni
cosa, ma non esigo da me stessa più di quel che riesco a dare e riesco a trovare sempre un motivo per andare avanti;
perché sono sensibile ed eclettica, percepisco molte sensazioni che mi fanno pensare di essere sconfinata e talvolta
scopro in me delle capacità incredibili;
perché sono allegra e sincera;
perché amo condividere qualsiasi cosa con chi mi circonda;
perché Dio mi ama, sono amata da Lui e perciò io mi amo
come il mio Signore mi ama.
non appare alcuna forma di
disapprovazione. Anzi c’è
l’invito a gioire danzando e
accompagnando la danza
con vari strumenti musicali.
La parola più frequente fra le
tante usate per parlare di
danza nella Bibbia è Hul, che
descrive la danza come «rapido volteggiare» e implica perciò un movimento molto attivo. I tipi di danza più utilizzati erano la danza in cerchio
e quella processionale utilizzati per celebrare eventi particolari. Come quando Davide danzò davanti all’arca del
Signore, intendendo rappre
Riflessione
teologica
Dalla lettura del capitolo
«Separazione da Dio e dal bene» del libro di Elisabeth
Moltmann-Wendel «Destati,
amica mia - il ritorno dell’amicizia di Dio», Queriniana, 2001 abbiamo ricavato alcune idee preziose.
In primo luogo, l’idea di
sostituire al termine «peccato» quello di «separazione da
Dio e dal bene», intendendo
che ciò possa a’wenire anche
per destino, fatalità e malattia, senza implicazione di volontà colpevole della donna,
ci è sembrata ottima perché è
necessario per le donne liberarsi dal senso di colpa, sul
quale si fonda Desistenza
femminile. Per ritrovare la
propria «interezza», il proprio
«sé» ricco di relazioni danneggiato da rapporti violenti
o distorti nella famiglia, nella
società, nella chiesa stessa,
sono del tutto inutili le confessioni di peccato «globali e
forfettarie», che aumentano
piuttosto il senso di colpa,
rendendoci responsabili perfino della morte di Gesù, ma
sono da evitare anche quelle
femministe che, accettando
comunque l’idea della colpa
della donna, rischiano di stilare una nuova morale che
aspira a una perfezione femminile, ugualmente parziale
ed astratta. Seguire un ideale
femminista di donna forte, ribelle, non adattata rischia
anzi di essere un percorso
che potrebbe portare ad un
nuovo individualismo, trascurando una presa di posizione in ambito politico e sociale, che potrebbe finire per
rendere le donne complici
nel lasciare agli uomini lo
spazio di agire in tali settori.
La seconda idea preziosa è
quella di «interezza imperfetta», ad indicare il proprio
«sé» con tutto ciò che lo costituisce (desideri, danni,
mancanze, fallimenti), che
noi donne possiamo invece
imparare a riconoscere ed
accettare, semplicemente
parlandone con Dio come
un amico-amica.
Infine, l’idea di «guarigione» in sostituzione di quella
di «perdono»: se riconoscere
la nostra imperfezione significa spesso capire di essere
separate da Dio e dal bene,
perché siamo depresse, malate fisicamente, impotenti,
divise dalle persone (ed è
questo il nostro «peccato»),
allora come molte donne che
Gesù incontrò, non abbiamo
bisogno di «perdono» dalle
nostre colpe: abbiamo un disperato bisogno di guarigione. È il nostro corpo spesso a
renderci consapevoli di questo bisogno. Grazia sarà allora aprirsi col corpo, l’anima e
lo spirito alle energie creatrici
di Dio dentro di noi, fuori di
noi e fra di noi.
sentare la presenza del Signore in quell’occasione (vedi 2 Samuele 6, 14). Un terzo
era quello del saltello e del
giro intorno a se stessi. La
sconfitta di Faraone dopo
l’attraversamento del Mar
Rosso fu salutato da una
danza delle donne al suono
di tamburello (Esodo 15, 20).
Simile festeggiamento avvenne per la sconfìtta di Golia per mano di Davide, riportato in 1 Samuele 29, 5. In
occasione delle festività, come quella dei tabernacoli, la
danza e la musica riempivano le strade fino a notte inoltrata. La danza era l’espressione della celebrazione della comunità. Nonostante
questo, 0 forse proprio per
questo, non mancarono sia
nella comunità ebraica, sia
successivamente nelle comunità cristiane avvertimenti affinché si distinguesse bene nelle forme fra la danza di
lode a Dio e altri tipi di danza
che caratterizzavano invece
cerimonie pagane.
La chiesa cristiana antica
Nei primi cinque secoli
della chiesa cristiana la danza era ancora comunemente
accettata in quanto radicata
nella tradizione ebraico-cristiana. Il Nuovo Testamento
offre pochi riferimenti diretti
alla danza. Ne parla Gesù
nella parabola di Matteo 11,
7: «Vi abbiamo suonato il
flauto e voi non avete danzato» e in quella del figliol prodigo il cui ritorno alla casa
paterna fu festeggiato appunto con musica e danze. Paolo
ricorda che il corpo è tempio
dello spirito e che per questo
i cristiani devono «glorificare
Dio» con i propri corpi (1 Corinzi 6,19-20). In I Timoteo si
parla della preghiera con le
mani alzate (2, 8) indicando
una partecipazione del corpo
all’adorazione e studi recenti
mostrano che la stessa parola
veniva usata in aramaico per
esprimere sia il gioire che il
danzare come anche il «saltare di gioia» in Luca 6, 23 suggerisce. Giustino martire (150
d.C.) e Ippolito (200 d.C.) descrivono in dettaglio liturgie
che includevano gioiose danze in circolo.
Questa pratica di danza liturgica nel culto contrastava
con la danza praticata nell’impero romano soprattutto
perché essa era in quest’ultimo caso conosciuta o come
forma di spettacolo, e quindi
con un risvolto commerciale,
oppure, quando aveva luogo
in contesti religiosi, come
parte integrante di forme orgiastiche legate a culti pagani. Per questo la chiesa cristiana cercò di epurare intenzione ed espressione dei movimenti della danza liturgica
da qualsiasi traccia di paganesimo rendendo chiaro il
proposito esclusivo di portare gloria a Dio. Cosi si esprimeva Ambrogio, vescovo di
Milano (340-397 d.C.): «Il Signore ci chiede di danzare,
non solo con movimenti cir
colari del corpo, ma con la fede profonda in lui» e Gregorio di Nissa parlava di Gesù
come l’unico e solo coreografo dei danzatori in terra e
in cielo. Voci contrarie alla
danza liturgica tout-court si
cominciarono tuttavia a sentire, come quella di Crisostomo (345-407 d.C.) il quale
commentando l’episodio
della figlia di Erodiade ebbe a
dire: «Dove c’è la danza, c’è il
maligno» o come quella di
Agostino d( Ippona che mise
in guardia Contro danze «frivole e indecorose» in contrasto con la preghiera. Questo
cambiamento di attitudine
riflette le difficoltà della chiesa che sperimentava una crescita di popolarità con il risultato che molti dei convertiti tendevano a conservare
dai culti pagani da cui provenivano l’abitudine a certi tipi
di danza. Cosi a partire dal VI
secolo la danza liturgica cadde in disuso.
La chiesa medievale
Con il graduale affermarsi
deU’autorità ecclesiastica anche in campo secolare in
un’epoca storica contrassegnata da invasioni barbariche ma anche da intensa attività missionaria, e con le
trasformazioni linguistiche
che portarono all’affermarsi
del latino soprattutto come
lingua colta, si approfondì il
divario fra clero e laicato. La
liturgia della messa e anche il
canto divennero esclusivo
appannaggio del clero e due
diverse forme di danza emersero. Si cristallizzò per il solo
clero un tipo di danza, fatta
di gesti simbolici ritualizzati
e definiti passi e posture, che
rimase all’interno del cerimoniale della messa, particolarmente elaborato nel
contesto di festività particolari. La seconda forma di
danza sacra, questa consentita al popolo in speciali occasioni, era di tipo processionale ma prevedeva anche
danze in circolo accompagnate da inni. La parola «carol» (in inglese: canto, parola
usata principalmente in contesto natalizio) viene dal latino «corolla» (cerchio) e conserva il significato di danza
in circolo accompagnata dal
flauto (lat.: choraula).
La parola inglese per ritornello [choras, danzai, rimanda invece all’idea che la danza si svolgeva non durante le
strofe ma appunto durante il
ritornello. Il passo più comune della danza processionale
era il tripudium (che letteralmente significa «tre passi»)
che consisteva in tre passi
avanti e uno indietro in 4/4 o
2/4. Le persone si avviavano
a file di 5 o anche 10 intorno
alla chiesa o nelle strade simboleggiando unità e eguaglianza nella comunità cristiana. Anche questo tipo di
danza venne successivamente a più riprese censurata
dalla legislazione ecclesiastica anche se non scomparve
mai del tutto.
4
PAG. 4 RIFORMA
E
VENERDÌ 7 GIUgmo
Venezia: IV Consultazione del Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa
Lavoro e responsabilità per il creato
Lo sviluppo sostenibile esige una nuova visione del lavoro. La globalizzazione inoltre
richiede l'allargamento dello sguardo all'intero pianeta. Che cosa possono fare le chiese?
ANTONELLA VISINTIN
LO sviluppo sostenibile
( ■
(esige una nuova visione
del lavoro. Questo il tema
della IV Consultazione del
Consiglio delle Conferenze
episcopali d’Europa (Ccee) in
collaborazione con l’Ufficio
nazionale per i problemi del
lavoro della Conferenza episcopale italiana (Cei) e con la
Fondazione Lanza di Padova
che dal 1988 svolge ricerche
di carattere etico sociale sui
temi dell’economia, politica,
ambiente e medicina. L’incontro si è svolto dal 23 al 26
maggio all’Istituto superiore
internazionale salesiano sull’isola di San Giorgio a Venezia. A dieci anni dalla Conferenza Onu su ambiente e sviluppo è tempo di bilanci: dalla Carta della terra, le Convenzioni sul clima e la biodiversità, le agende 21, l’impegno di un coordinamento di
grandi aziende per un’economia sostenibile. Dove siamo?
Economia e ambiente
L’allarme è generale e il
conflitto fra economia e ambiente è ormai evidente dall’impennata dei trasporti su
gomma, alle guerre per l’energia (Iraq, Kosovo, Afghanistan), alla crescita dei rifiuti
di imballaggio, alla desertificazione da deforestazione,
all’innalzamento dei mari,
all’introduzione piratesca di
prodotti geneticamente modificati in partite di sementi
naturali, mentre studi epidemiologici hanno evidenziato
un incremento di mortalità
per malattie respiratorie parallelo all’incremento dell’urbanizzazione. Il 4,7% dei decessi e il 28% delle bronchiti
acute nei bambini al di sotto
dei 15 anni sono dovute a inquinamento da polveri prodotte all’80% da automobili.
In altri termini questo modello di sviluppo uccide non
più solo chi produce ma anche chi consuma.
Per questo lo sviluppo sostenibile esige anche una
nuova visione del lavoro che
oggi devasta e invade le nostre vite nel non senso. Un
lavoro non generato dalla
brama del profitto ma dalla
«missione dell’umanità»,
quella di essere fra l’altro
guardiano e buon amministratore della creazione.
Per uno sviluppo «giusto»
Un’economia umana che
appare sempre più un’utopia
nelle politiche della Banca
mondiale o dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) secondo cui produrre per mercati poveri vuol
dire puntare su prodotti «low
price» di qualità scadente,
analogamente alla disoccupazione strutturale che consente di proporre sempre di
più lavori precari e malpagati,
usa e getta. «Il giovane ricco
della parabola di Marco 10,
25 non può seguire Gesù - ricordava padre Tede Vetrali perché non si dà un regno in
cui vi sia sperequazione dei
redditi». Sviluppo sostenibile,
allora, come sviluppo «giusto», responsabile, regolato.
Come sottolineava Ignazio
Muso, professore a Ca’ Foscari, le preferenze dei consumatori svolgono un ruolo importante, introducendo vincoli di natura etica «terzi» rispetto alle logiche dell’accumulazione, ben sapendo che
in Italia tragicamente i vincoli
ambientali sono in corso di
nobil e una dottoressa di Roma che presentava i dati
delTOrganizzazione mondiale della salute (Oms) su una
ricerca epidemiologica sull’inquinamento. È stato inoltre proiettato un video della
Caritas australiana che documentava iniziative locali di
tutela ambientale.
Celebrazione ecumenica
Nell’ambito della Consultazione è stata anche orga
II traffico automobilistico è una deiie cause deli’inquinamento
smantellamento. È compito
dello stato la tutela dei beni
comuni (acqua, foreste, aria),
precisava un vescovo polacco. La globalizzazione inoltre
richiede l’allargamento dello
sguardo all’intero pianeta; solo se eco-sostenibile lo sviluppo può essere esteso al resto del mondo. Come governarla? Per esempio attraverso
tasse sull’inquinamento o
sull’energia o attraverso premi o detassazioni.
Alcuni spunti
Che cosa possono fare le
chiese? Dal lavoro in gruppi
sono emersi alcuni spunti: in
primo luogo non essere normative, presentandosi senza
ricette, e poi denunciare le
condizioni di lavoro dei/delle migranti, fare formazione,
educare al consumo critico,
rivalutare la gratuità, insegnare a progettare il futuro
valorizzando le esperienze
positive già in essere, ribadire l’importanza del tempo
sociale - pause di riposo comuni per potersi incontrare
-, non disperdere la solidarietà fra chi produce e chi no,
esercitare lo stupore di fronte ai tempi della natura, liberare la ricerca tecnologica
dalla prigionia del mercato.
Aggancio con l’attualità è
stata la tavola rotonda finale
con il prosindaco di Venezia
Bettin che illustrava il caso
del petrolchimico di Porto
Marghera, un teologo di Cer
nizzata una celebrazione
ecumenica insieme al Consiglio delle chiese cristiane di
Venezia nel corso della quale
il pastore Plescan ha tenuto
una meditazione su Romani
8. Particolarmente efficace è
stata la scelta di distribuire
bicchieri d’acqua (simbolo
dello spirito santo) in luogo
di una santa cena con pane e
vino che l’attuale stato dei
rapporti ecumenici non consente di condividere.
Attraverso questo incontro
il Ccee si prepara alla Conferenza Onu di Johannesburg
(agosto-settembre 2002) dove si sta lavorando alla celebrazione ecumenica di un
tempo del creato su sollecitazione delTEcen, la rete ecumenica per l’ambiente. Peccato che ancora una volta la
visione del lavoro sostenibile
sia rimasta legata soprattutto
alle politiche industriali non
coinvolgendo le condizioni di
chi lavora, peraltro sempre
più insostenibili.
Consiglio ecumenico delle chiese
Verso l'adozione del
«metodo del consenso»
Dopo tre anni di lavoro sta
per concludersi il mandato
della Commissione speciale
sulla partecipazione degli ortodossi al Consiglio ecumenico delle chiese (Cec): si tratta
di un gruppo di lavoro paritetico voluto dall’ultima Assemblea generale del Cec
(Harare, 1998) per affrontare
alcuni problemi sollevati negli ultimi anni dalla componente ortodossa del Consiglio ecumenico.
A maggio del 1998, in una
conferenza a Salonicco (Grecia), le chiese ortodosse definirono i termini del loro disagio segnalando con preoccupazione la mancanza di progressi nella discussione ecumenica e teologica e la percezione che la struttura stessa
del Cec non garantisca la piena visibilità e partecipazione
delle chiese di tradizione ortodossa al movimento ecumenico. Per rispondere a tali
problemi la Commissione
speciale ha lavorato in questi
tre anni su diversi livelli e si
prepara adesso a presentare
il suo rapporto finale al Comitato centrale del Cec, che
si incontrerà dal 26 agosto al
3 settembre a Ginevra.
La discussione si è concentrata in modo particolare sui
processi decisionali adottati
dal Consiglio ecumenico, sulla preghiera comune, su questioni ecclesiologiche e su temi di carattere sociale ed etico. Quanto al problema dei
processi decisionali, già in un
primo rapporto reso noto a
novembre del 2001, la Com
missione identificava il
todo del consenso» (piutt,
che quello della votazioni
stile «parlamentare») col
strumento appropriatoli
giungere a decisioni com«
all’interno dei vari organi^
decisionali del Cec. Sebbei
il dibattito su questo puy
non sia concluso, i ntemU
della Commissione si dico^
soddisfatti di questo pri2
accordo raggiunto.
Molto delicata la quesife| Scolta
ne del «ruolo profetico
Cec», ovvero come ‘
re temi sociali ed etici, (j
Commissione afferma chelfliotes
Cec non deve rinunciare“L; H
roque
lente
tatrè(i
dire parole profetiche
questioni di interesse ]
blico, non può ignorare cidi rettoli
di avere una forte respon»
bilità di fronte alle più sco],!
tanti questioni etiche
società odierna; inoltre rihr
disce che il metodo del cqiis
senso «è lo strumento ap.
propriato per prendere di
sioni su temi etici e sodi,:
Questo implica che la mete»
dologia del consenso e
stimonianza profetica i _
no procedere di pari passo^ iiarcar
Testimoniare l’Evangeli minosi
come Parola che libera c^ mlist
patisce la violenza e l’i
pressione: questo il filo
dottore della discussioni toa
della Commissione, pur nel
consapevolezza che ledi
ferenti tradizioni cristianei
le diverse esperienze loej;
li possano dettare visioil
scelte diverse, su cui di voli
in volta si dovrà lavorare^ lacuna
trovare consenso.
Riuniti ad aprile a Chicago, 34 responsabili di chiesa hanno fatto una dichiarazione pubblica in tal sen;
Le chiese americane orientate ad allargare il «tavolo ecumenico»
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misen
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Alcuni responsabili di chiesa hanno compiuto un passo
importante verso l’allargamento del dialogo ecumenico negli Usa, che potrebbe
portare in futuro alla creazione di un nuovo organismo
nazionale ed eventualmente
sostituire l’attuale «Consiglio
nazionale delle chiese degli
Usa» (Ncc). II nuovo organismo comprenderebbe chiese
anglicane, evangelicali, ortodosse, pentecostali, cattolica
romana e chiese protestanti a
maggioranza nera.
Due anni fa, dopo la sua
elezione a segretario generale
del Ncc, Robert Edgar aveva
indicato l’allargamento del
«tavolo ecumenico» come
una delle sue priorità. Il Ncc è
la maggiore organizzazione
ecumenica del paese e rappresenta 36 chiese ortodosse,
anglicane e protestanti. Ma
non comprende la più grande
chiesa del paese, la cattolica
romana, né alcune importanti organizzazioni protestanti,
come l’Esercito della Salvezza
o le chiese pentecostali-carismatiche. Al momento della
sua nomina, Robert Edgar
aveva detto che forse era
giunto il tempo di pensare allo scioglimento del Ncc e di
creare un’organizzazione
ecumenica più ampia, comprendente tra l’altro la Chiesa
cattolica romana. Cambiamenti analoghi sono già avvenuti in Australia, Canada,
Gran Bretagna e Irlanda.
In una dichiarazione pubblicata nell’aprile scorso da
34 responsabili protestanti,
ortodossi, cattolici romani,
pentecostali ed evangelici,
riuniti a Chicago, è stato presentato per la prima volta ufficialmente e pubblicamente
il progetto di questo nuovo
m mmadUrice
claudmna
via Principe Tomaso, 1 - Torino
tei, 011-6689804 - fax 6504394
http://www.claudlana.lt
organismo ecumenico. Facendo notare che «nessuna
delle nostre attuali organizzazioni rappresenta il ventaglio completo dei cristiani
negli Usa», i responsabili
hanno esortato le chiese a
formare un nuovo organismo, con basi più ampie.
Hanno proposto di chiamarlo «Christian Churches Together in thè Usa».
La proposta è stata presentata di recente al comitato
esecutivo del Ncc da Robert
Edgar e Elenie Huszagh, presidente del Ncc, ma non è
stata avviata alcuna discussione ufficiale sulla possibilità di sostituire il Ncc con
questa nuova organizzazione.
Wesley Granberg-Michaelson, segretario generale della
Chiesa riformata degli Usa e
uno dei firmatari della dichiarazione di Chicago, ha detto
che è «difficile immaginare
che le chiese membro di questa nuova organizzazione vogliano anche sostenere una
organizzazione ecumenica
concorrente». «Una parte del
sogno di questa associazione
delle chiese cristiane è che
potremmo formare una comunità ecumenica più aperta
a tutti», ha detto GranbergMichaelson, designato presidente del comitato direttivo
che segue il progetto. «Se
avremo successo, penso che
la maggior parte delle chiese
che facevano parte del Ncc
diranno; “È la realizzazione di
una visione più ampia e di
un’espressione più completa
di quello che siamo chiamati
a fare e ad essere”». Granberg-Michaelson ha però precisato che «il cammino da
percorrere è ancora lungo».
Prima della riunione di
Chicago, le chiese interessate
si erano incontrate nel 2001 a
Baltimora. Un altro incontro
è previsto per gennaio 2003 e
avrà cerne obiettivo di valutare le reazioni all’iniziativa a
livello delle singole denominazioni. Alcuni responsabili
di chiesa hanno riconosciuto
che il processo potrebbe
incontrare difficoltà in quanto molte divergenze all’interno delle chiese storiche e tra
queste e le chiese evangelicali
sono sorte a proposito di diverse questioni sociali e religiose. Ma Granberg-Michaelson ha precisato che le chiese
Usa sono state incoraggiate
dall’esempio di nuove alleanze di chiese in Europa e altrove. Mentre in passato l’atteggiamento dei responsabili di
chiesa era più progressista di
quello dei loro membri sulla
questione del dialogo ecumenico, oggi «i membri di chiesa
sono già giunti a questo punto», e sono abituati a vedere
le chiese cattolica romana,
protestanti ed evangelicali
collaborare strettamente a livello locale, ha detto.
Fra le chiese o gruppi che
hanno manifestato il proprio
interesse per una nuova associazione figurano molte
chiese membro del Ncc, tra
cui la Chiesa episcopale (anglicana), la Chiesa evangelica
luterana d’America, la ChiÉ
metodista unita e la Chiesa
presbiteriana Usa, noncM
diverse chiese ortodosse.iltre chiese, che attualment»
non fanno parte del Ncc, cerne gli Evangelici per l’azio®
sociale, le chiese pentecosp
li-carismatiche deU’America
del Nord, la Chiesa cattote
romana e l’Esercito della»
vezza, si sono dichiarate interessate. La Convenzione battista del sud invece, la P®
grande chiesa protestate dèi
Paese, non ha partecipato®
negoziati.
(en
Consiglio ecumenico delle chiese
Messaggio alle chiese sorelle colombiani
per il massacro nella chiesa di BellavisI
Da diverse fonti cl è pervenuta la notizia
della morte di più di 100 civili rifugiati (tra i
quali alcuni bambini), in una chiesa di Bellavista, a Bojayà, in mezzo a uno scontro tra i
paramilitari e le Fare (gruppo guerrigliero),
accaduto lo scorso 2 maggio. Ancora una
volta ci torna in mente il chiaro comandamento biblico «non uccidere», il cui inadempimento è diventato, purtroppo, abituale in
diverse parti della Colombia. La grandezza
della tragedia ci mostra, ancora una volta, le
conseguenze che il conflitto armato ha sulla
popolazione civile. Il nostro cuore si rattrista
davanti allo spettacolo della violenza che va
oltre i limiti immaginabili. Pensiamo ai familiari dei bambini, dei giovani, delle donne e
degli uomini morti o gravemente feriti e solidarizziamo con il loro dolore.
In varie occasioni abbiamo espresso la nostra preoccupazione per l’incremento del
conflitto armato che ha preso come obiettivo
le chiese, che storicamente hanno compiuto
un ruolo di santuari in diversi conflitti in tutto il mondo e la cui funzione è stata preservata dal diritto internazionale umanitario. Di
nuovo facciamo un appello per la pace, consci che è un profondo desiderio del popolo
colombiano. Rifiutiamo energicamente quelle posizioni che reclamano una reazione ar
mata per uscire dal conflitto. Gli ultimi
ci hanno mostrato nella pratica che la re^
zazione del «Piano Colombia» ha acutiM ^
la violenza in varie regioni. Riconosciamo
appoggiamo in questo contesto lo sto ,
compiuto dalle chiese cristiane nell’area J
la pace e della riconciliazione e,
voi, facciamo pervenire ai familiari delle (j
time le nostre più sentite condoglianze.
Preghiamo le chiese di condividere u *®
stro messaggio con gli attori coinvolti, r ^
paramilitari, così come il Í ^0(1
stato avvertito precedentemente da Ong r-rimmissan“,•
.’Ufficio dell’Alto Commiss
dell’Onu per i Diritti umani e la
popolo riguardo al pericolo che
popolazioni di Bojayà e Vigía
Mentre preghiamo per la pace per
colombiano continueremo ad
diverse iniziative ecumeniche che la ^
per il superamento della
Impegnati nel «Decennio contro
Le chiese in cerca di riconciliazione
ce» métteremo tutte le nostre energi
guire costantemente e creativamente ^
gnamento del salmista: «Cerca la
parati per essa» (Salmo 34,14)». _
Rev.Dwaìn^
Ginevra, IO maggio 2002
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I «God bless America», l'ultimo libro di Paolo Naso, colma una lacuna informativa
Le religioni degli americani
eli americani sono più religiosi e vanno più in chiesa degli europei Perché? Leggete il libro
e capirete, anche storicamente, la grande sete di spiritualità di un popolo multireligioso
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PLATONE
Uld paio di mesi fa, trovandomi negli Stati Uni. 1,0 avuto modo di trascorre qualche giorno a New
W- Ho rivisto così l’Union
Tbeoiogical Seminary dove laira la pastora Gabriella Letrioi E qui, nella piccola ma
^tissima libreria di questa
facoltà teologica, ho «pesca¡0» un paio di libri che ero
terto di non trovare in Italia,Strambi scritti in un’ottica
protestante: uno riguardante
¡¡Oli della sessualità (erano i
Arni dei dibattito sugli scandali della pedofilia nel clero
cattolico), un altro sulla reliAsità americana. A dire il vero quest’ultimo è una specie
latíante che descrive chiaramente e sinteticamente trentatrè (numero simbolico?) tra
religioni, denominazioni cristiane e non cristiane ma con
radici cristiane.
Ecco, mi ero detto, finalmente un libro chiaro (che in
Italia non esiste a meno d’imbarcarsi in qualcosa di voluminoso, enciclopedico e specialistico) per capire dal di
dentro il coacervo di religioni
operanti in America' Rientrato a casa, dopo qualche giorno, il direttore di Riforma mi
mette in mano l’ultimo libro
scritto da Paolo Naso", da recensire: esso in effetti colma,
mi sembra, quella che ritenevo sino ad allora essere una
lacuna. Il libro di Naso è scritto in stile giornalistico, per
nulla superficiale. Se si vuole
impo’ all’anglosassone, sem
pre ben informato e ben documentato (ne fanno fede le
sei pagine di note). Paolo Naso l’America la conosce bene,
ha già scritto sul mondo religioso degli States vari articoli per non dire del suo libro sull’«altro Martin Luther
King» (Claudiana, 1993).
Nel Nord America, come si
accorgerà il lettore percorrendo questo viaggio attraverso la complessa esperienza religiosa americana, non
c’è solo il protestantesimo.
Ma certamente quest’ultimo
ha giocato un ruolo fondamentale nell’esperienza spirituale statunitense, se non altro nel permettere, storicamente, spazi impensabili in
un Europa dominata da persecuzioni e anatemi. Non che
poi una volta laggiù per i protestanti europei sia stato tutto
un «rose e fiori», come le efficaci e rapide ricostruzioni
delle esperienze religiose di
mostrano. Ma al di là degli
eccessi la separazione tra
chiesa e stato ha pur sempre
permesso all’America di diventare quello che è: un continente multiculturale e religioso dove il rispetto dell’altro è sancito da una costituzione che ha ricevuto un taglio protestante, ma laico. Sete di libertà e pratica di tolleranza sono pur sempre mete
non solo ambite ma praticate.
Importante mi sembra in
questo libro il capitolo dedicato al fondamentalismo che,
pur nascendo in casa protestante, è certamente un fenomeno presente in tutte le religioni. Per quel che riguarda il
mondo «evangelica!» o battista o in genere pentecostale.
Naso riflette anche su questioni etiche corredando la
sua brillante esposizione con
interessanti dati statistici. Un
capitolo è dedicato anche alla
realtà della Chiesa cattolica
statunitense (60 milioni di
persone) dove si avverte che
le tensioni tra «liberal» e conservatori funzionano allo
stesso modo come per i protestanti, con la differenza
(non trascurabile) che Roma
è lontana. Il volume dedica
alcune pagine anche alla
realtà pluralistica dell’ebraismo e quella dell’Islam. L’autore tiene perfettamente in
conto la data fatidica dell’11
settembre. Del resto essa ha
evidenziato, nella risposta
immediata all’attacco terroristico, anche il sentimento
profondamente religioso del
popolo americano.
Ma, al di là dell’evento tragico, gli americani vanno in
chiesa da sempre molto più
di noi europei. Perché? Leggete il libro e lo capirete, anche storicamente. Alla fine
del suo viaggio americano
Naso tenta di rimettere insieme'i pezzi del grande puzzle,
attraverso alcune tipologie.
La prima è rappresentata dagli estremisti della fede, la seconda dai progressisti, la terza dagli «emotivi della fede»,
e infine una quarta dai moderati. Chi, tra loro, intercetta meglio degli altri la grande
sete di spiritualità americana? C’è una risposta che Naso offre per ciascuno «tipo»
anche se, in conclusione,
nessuno di loro sembra trarre
vantaggi particolari dall’attuale situazione. Se il dibattito politico si inasprirà è possibile che le strategie politiche inaspriranno anche i toni
del confronto religioso. In
America una cosa non esclude mai completamente l’altra. Ma il risultato finale non
dovrebbe diventare (la democrazia da sempre è più
forte) una somma di teocrazie. Anche se in qualche angolo del vasto continente
qualcuno ha già provato a
costruire un assaggio del regno celeste. Naturalmente
all’americana.
(1) Honoring our neighbor’s
faith. Ausburg Fortress, Evangelica! Lutheran Church in America, 1999.
(2) Paolo Naso: God Bless America. Le religioni degli americani. Roma, Editori riuniti, 2002,
pp. 190, euro 12.
U II 17° ciclo di programmazione per i «Concerti del Quartetto» di Milano
La Cantata corale di Bach secondo Joshua Rifkin
¡117“ ciclo delle Settimane Bach, gestito da «I concerti del
quartetto» di Milano, concentra la sua attenzione sulla seconda
annata lipsiense, che esplora la forma della cantata corale, e in
(¡articolare il tempo che precede e quello che segue la Festa della
Innità, in stretta connessione con il calendario liturgico luterano, Prima del silenzio quaresimale, in cui il senso penitenziale
finiva sottolineato dalla esecuzione del solo cantus firmus,
mentre la cosiddetta musica figuralis veniva sospesa, si snpdafnno quattro domeniche in cui l’espressione artistica poteva
Mre liberamente; alla seconda di queste, la septuagésima, è
dedicato il primo concerto di questo ciclo, in cui Joshua
Vin ha diretto The Bach Ensemble.
PAOLO FABBRI
PONFESSO che non avemai ascoltato niente
' questo musicista americaJjdie sostiene l’esecuzione
ille Cantate bachiane sen®Ucoro, sostituito dai solie con un organico ridotto
osso. Nella prima Nimm,
wì, und gehe hin
^ondi quello che ti spetta e
(. l’organico così conuto consentiva di cogliere
^ uiature, sia vocali sia stru. non percepite in
j ®”za. 11 tema teologico
btipts* ? ^ quello della solai ^^”^^*^10 centrale delprotestante, ripreso e
WjPP^lo dal movimento
^ tema è decjn, ° “ recitativo collocato al
S Bwv 144 (1724),
rietiP • '^^Iroduzlone in cui
ition 1 ‘Cantata, un’aria e
faranno seconrpH nuovo un aria sul
cotaip 'falla sobrietà e un
aui si esalta la fidu^ *^®lla ®na volontà.
lasoh7°!'^attare il tema dellidupp proprio all’inizio,
proprio
Valore etico abbia
Nev
-iì^^^eeyangeliche
contribuito a impostare l’esecuzione al tempo di Bach nel
senso indicato da Rifkin.
Inoltre la Thomaskirche, in
cui venivano eseguite le cantate, non aveva certo le dimensioni di una grande abbazia e non necessitava di vasti organici. L’esecuzione ha
messo in evidenza le due
arie, delicatamente melodica
e danzante la prima e deliziosamente affidata al dialogo
fra voce e oboe d’amore la
seconda, veri perni musicali
della Cantata.
La cantata Bwv 181 Leichtgesinnte Flattergeister (Fatui
e volubili) è stata composta
per la domenica successiva,
la sexagésima; l’aria e il recitativo si alternano per arrivare al coro cui spetta la conclusione con una struggente
preghiera del discorso teologico esso trae spunto dalla
parabola del seminatore (Luca 8) per sviluppare il discorso sulle spine che soffocano
la Parola come le buone intenzioni, sopraffatte dal Maligno che si presenta con le
sue tentazioni. La prima aria
scaglia subito sui fedeli l’accusa tremenda ai «fatui e volubili», che lasciano a Belial
lo spazio per impedire alla
Parola di dare i suoi frutti. 11
recitativo del contralto alter-na momenti riflessivi ad altri
più forti in cui viene evocata
la maledizione divina, scio
gliendosi in arioso per evocare la potenza della Parola con
l’immagine di Mosè, che fa
scaturire l’acqua dalla roccia
con la sua verga. La seconda
aria di cui conosciamo solo la
musica del tenore e del basso
continuo, a cui si sostiene
debba accompagnarsi almeno un altro strumento, che
potrebbe essere tanto un violino quanto un oboe, sottolinea l’eternità delle conseguenze negative derivanti
dall’abbandono della Parola.
Nel corale la tromba squilla a
rappresentare il grido con cui
il credente disperato richiede
l’aiuto del suo Dio.
La successiva Bwv 159 Sehet, wir gehn hinauf gen Jerusalem (Ecco, noi saliamo a
Gerusalemme) è dedicata alla domenica detta Estomihi,
(1729). Subito prima del silenzio quaresimale Bach intende far sentire ai credenti
riuniti un presagio della Passione, che rappresenterà con
le note sublimi della Passione
secondo San Matteo e apre la
cantata con un recitativoarioso di spessore siderale, in
cui il basso, vox Christi, dialoga con il contralto, vox animae, per esprimere da un lato la faticosa via della porta
stretta e dall’altro la tentazione di evitarla. Segue un
duetto/corale fra le voci femminili che simboleggiano i
delicati momenti di forte volontà e quelli di incertezza,
che si alternano e susseguono nell’animo del credente.
Il recitativo successivo col
suo Will ich mich (Ora voglio) prepara l’aria del basso
che allude alla Passione e
sembra concludere la cantata con il suo insistito Es ist
Vollbracht (È compiuto), ma
in realtà non si può alludere
alla Passione senza considerare la Resurrezione, che è
Preghiera in famigiia dopo l’11 settembre
Convegno ecumenico a Telese
La Charta œcumenica
documento «aperto»
gioia e speranza ed è il corale
a dire questo messaggio,
aperto alle cose ultime. •
Ultima in programma la
cantata Bwv 14 Wister Gott nicht mit uns diese Zeit (Se Dio
in questo tempo non fosse
con noi, 1735). La cantata si
basa su un lied in cui Lutero
si ispira al salmo 124 per trattare un tema che gli è caro: la
lotta con il gran Nemico, che
incute paura: quindi comporta grande sollievo lo scampato pericolo delle sue trappole.
Il coro introduttivo, dotato di
intensità poche volte raggiunta dallo stesso Bach in
tutta la sua pur enorme produzione, è impostato secondo la tecnica del mottetto, vale a dire con una frase differente per ogni verso del testo,
il che comporta una stupenda
complessità contrappuntistica cui si aggiungono la melodia serrata all’unisono di corno e oboi e gli svolazzi del
basso continuo. L’accorato
canto con cui il soprano,
nell’aria successiva, grida la
debolezza del credente, viene
raccolto e lanciato verso l’alto dalla tromba, che cede il
campo al recitativo, tutto teso
a esprimere l’inquietudine
permanente di fronte al Nemico, di cui il basso continuo
diventa metafora con il suo
tormentato percorso armonico. Ancora un’aria in cui il
basso allude alla presenza di
Cristo ed espone la dura battaglia con il Male, poi il coro,
sulle belle parole di Lutero
Stride ist entzwei, und wir
sind frei (Spezzato è il laccio e
noi siamo liberi) raccoglie la
preghiera dell’assemblea dei
credenti. È stato un concerto
che ha portato, con la sua
proposta interpretativa e con
l’altissima capacità esecutiva
un contributo significativo alla cultura musicale milanese.
GIOVANNI SARUBBI
SI è svolto a Telese (Bn) il 9
maggio scorso, il convegno ecumenico della regione
Campania sul tema «Charta
oecumenica; prospettive e ricezione in Campania». Al
convegno, che ha visto la partecipazione di circa 200 persone di varie confessioni, provenienti da tutta la regione,
hanno partecipato il prof.
Paolo Ricca e mons. Aldo
Giordano, segretario del Consiglio delle conferenze episcopali europee (Ccee). Ha presieduto mons. Michele De Rosa, vescovo delegato per l’ecumenismo della Conferenza
episcopale della Campania.
Ha presieduto la preghiera di
introduzione al convegno
l’archimandrita Georgios Antonopoulos della Chiesa greca
ortodossa. Durante il convegno vi sono stati alcuni momenti di pausa allietati da
gruppi musicali e teatrali.
Sia Aldo Giordano sia Paolo Ricca hanno sottolineato
nei loro interventi il carattere
aperto della Charta oecumenica, il fatto cioè che i principi e gli impegni assunti dalle
chiese europee all’atto della
sua firma (Strasburgo, 22
aprile 2001), possono essere liberamente accettati da
chiunque lo voglia. La Charta
così crescerà in autorità man
mano che crescerà la sua ricezione a livello di base, di
singole chiese locali, cosa che
sta avvenendo soprattutto
nel Sud del paese, come ha
ricordato Paolo Ricca nel suo
intervento.
È stata anche sottolineata,
sia da Aldo Giordano sia dal
sindaco di Telese, l’importanza che il testo può avere
nella fase di stesura della costituzione europea i cui lavori
sono da poco iniziati. «Le istituzioni europee - ha detto
mons. Giordano ^ chiedono
alle chiese soprattutto un
contributo sulle questioni
etiche». Per le chiese c’è invece il tentativo di riscoprire «le
radici cristiane dell’Europa».
Base della Charta e sua chiave di lettura sono le citazioni
della Scrittura di cui è intessuto il testo. Mons. De Rosa
nella sua relazione ha sottolineato come il documento sia
stato oggetto in Campania di
un convegno regionale della
Chiesa cattolica ma anche di
una sua diffusione durante la
Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani in particolare in due diocesi, quella
di Avellino e quella di Cerreto
Sannita.
Ed è proprio sull’esperienza
svolta ad Avellino che si è sviluppato gran parte del dibattito conclusivo della conferenza a seguito dell’intervento di
padre Antonio Pupo, parroco
della parrocchia cattolica di
Avellino che ha dato vita, con
la chiesa libera di Avellino, a
iniziative ecumeniche durante la settimana di Pasqua. Iniziative più uniche che rare e
che, come ha sottolineato
molto positivamente Paolo
Ricca, hanno messo in pratica
uno dei punti forse più delicati della Charta, quello della
conoscenza reciproca delle rispettive liturgie, con celebrazioni comuni e con scambio
di visite sia nella Domenica
delle Palme, sia nelle giornate
di giovedì e venerdì santo.
L’altro aspetto di cui si è
discusso con calore è la necessità di andare oltre gli incontri istituzionali, seppure
importanti, fra le chiese. Alcuni interventi hanno chiesto
maggiore decisione nella realizzazione di quello che Paolo
Ricca ha chiamato «ecumenismo di popolo», espressione
dell’unica fede condivisa in
Gesù Cristo, che mette insieme i cristiani in quanto tali,
al di là della propria confessione di appartenenza. «Bisogna amare la propria chiesa ha detto Ricca - ma nessuna
chiesa deve essere una prigione. Bisogna superare l’autosufficienza delle chiese con
l’obiettivo di realizzare la
chiesa ecumenica che è la
prospettiva per cui lavorare».
Gli ha fatto eco mons. Giordano, rilevando che «chi avrà
il coraggio del perdono darà
forza all’unità e aH’ecumenismo che è una sofferenza da
portare per dare risposte alla
storia, soprattutto sui temi
della pace e della salvaguardia del creato. Due miliardi
di cristiani non sono in grado
di essere facitori di pace».
Quello della pace è il terreno
su cui il movimento ecumenico deve proseguire il suo
cammino e la Carta ecumenica può essere la base di partenza, condivisa da tutte le
chiese europee, per positivi
passi avanti in tal senso.
6
PAG. 6 RIFORMA
.
Cultura
Incontro promosso dalla Chiesa battista di Conversano con l'associazione II seme
Dal pensiero unico al pensiero che libera
Avventisti, battisti, cattolici e molti rappresentanti di organizzazioni culturali e politiche hanno
ascoltato lo conferenza del pastore Lello Volpe. La riflessione sulla globallzzzione continuerà
GIOVANNI ARCIDIACONO
Dal pensiero unico fino al
pensiero che libera. Questo è il tema che la Chiesa
evangelica battista di Conversano ha proposto alla cittadinanza locale, in collaborazione con l’associazione «11 seme», lo scorso 11 maggio, in
una conferenza pubblica tenuta dal pastore Lello Volpe,
della chiesa battista di Firenze, svoltasi nella suggestiva
sala convegni del monastero
di San Benedetto di Conversano. All’incontro hanno partecipato realtà cristiane diverse: avventisti, battisti e
cattolici e molti rappresentanti di organizzazioni culturali e politiche.
Ispirandosi al concetto di
«convivialità delle differenze»
a cui era abituato riferirsi don
Tonino Bello, Francesco D’Alessandro ha introdotto con
efficacia sintesi il tema, concentrando l’attenzione dei
presenti sulla presunta identità tra economia di mercato e
mercato globale, menzogna
del nuovo tempo unita all’altra pretesa, anch’essa menzognera, secondo cui non c’è alternativa al sistema capitalistico. La visione unilineare
della storia porta questa concezione a tradurre in mercato
tutto ciò che è reale. Dall’analisi del rapporto tra produzione e consumo nell’epoca della
globalizzazione, D’Alessandro
giunge a individuare ciascuno
di noi come i diretti destinatari contro cui oggi è lanciata la
sfida della produzione e del
consumo globali, posto il
crollo dei sistemi del socialismo reale. Da qui l’esigenza
di un pensiero che libera;
l’esigenza della giustizia.
Ma che cosa è il pensiero
che libera? Il relatore, il pasto
re Lello Volpe, ne ha dato
un’originale indicazione partendo anzitutto dalla necessità di una nuova alfabetizzazione, dal bisogno di tornare
a pensare e a riprendere il libro in mano. Individuando
nel racconto biblico della torre di Babele l’origine della
globalizzazione, il pastore
Volpe ha messo a confronto il
capitolo 10 e il capitolo 11 del
libro di Genesi. Con il tentativo di costruzione della torre
di Babele l’umanità è passata
dall’unicità di ciascun essere
umano e dalla diversità dei
popoli e delle lingue («Da costoro derivarono i popoli
sparsi nelle isole delle nazioni, nei loro diversi paesi, ciascuno secondo la propria lingua, secondo le loro famiglie,
nelle loro nazioni». Genesi
10, 5) a qualcosa di nuovo:
improvvisamente l’umanità
parla «parole uniche» ed è
tutta di «un solo labbro»:
(«Tutta la terra parlava la
stessa lingua e usava le stesse
parole». Genesi 11,1).
«Orsù, impastiamo dei mattoni». Questa è la globalizzazione: è un processo di uniformità dove l’unicità di
ciascuno e la diversità delle
lingue e dei popoli sono inglobate in un’unica lingua
e in un’unica idea, è questa
la formula della globalizzazione: un solo progetto di
dominio, una sola voce, e la
cancellazione di ogni opposizione. Parole uniche e un solo
labbro! Quelle posterità che
portavano tanti nomi (discendenza dei figli di Noè)
nessuno dei quali era simile a
un altro, ora diventano un
astratto «noi» con parole uniche e con un solo labbro. Non
c’è conflitto, non c’è opposizione, non c’è minoranza. C’è
solo una misera unanimità.
Il past. Raffaele Volpe
Se un tempo erano impegnati
ad abitare lo spazio terrestre,
ecco che compiono il movimento opposto: un solo luogo
per tutti, un solo nome per
tutti. Un unico folle progetto:
raggiungere il cielo!
Questa è la globalizzazione!
Ma ad essa si oppone il progetto antiglobalizzante di
Dio: «Ecco, dice Dio, essi sono uno solo popolo e hanno
tutti il medesimo linguaggio;
e questo è solo l’inizio: ora
nulla li impedirà di portare a
termine ciò che hanno in
mente di fare». Detto questo
Dio scende per «tagliare», è
questo il termine ebraico, per
separare il loro linguaggio.
Contro il totalitarismo del linguaggio unico Dio taglia! Restituisce a ciascuno il proprio
nome e il proprio volto e a
ogni popolo la sua lingua, la
sua ricchezza di diversità.
Questo processo antiglobalizzante lo ritroviamo alla Pentecoste: i discepoli di Gesù
che hanno ricevuto il potere
dello Spirito non parlano una
sola lingua, ma le lingue di
ciascun popolo. E ciascuno,
nella propria lingua, può ca
pire perché lo Spirito è l’interprete, il mediatore, permeneuta. Il progetto dello Spirito non è l’uniformità, ma il
comprendersi nella diversità.
Interessanti gli interventi
che sono seguiti al termine
della conferenza: accanto alla
preoccupazione per i credenti
di aver sottovalutato la preghiera del Signore «Dacci oggi
il nostro pane quotidiano» e
alla constatazione che la globalizzazione ci ha fatto perdere di vista la centralità dell’uomo, è stato chiesto alle chiese
di agire nella direzione opposta al pensiero unico.
Raccogliendo le domande
e i contenuti dei diversi interventi, citando Spinoza: «I
profeti producono i loro popoli», il pastore Volpe ha lanciato un forte appello ai presenti a tornare ad essere profeti contro il progetto unico;
contro la pretesa à colonizzazione di ogni sfera della vita;
contro la disuguaglianza; contro la regola unica del produrre, consumare e distruggere;
contro l’incapacità delle nostre democrazie a controllare
i processi della globalizzazione; cóntro la finanziarizzazione dell’economia. Un appello
che ben si coniuga con l’esigenza dell’azione per la giustizia, segnalata da Francesco
D’Alessandro al termine della
sua introduzione, quale conseguenza concreta al pensiero
che libera.
L’iniziativa ha riscosso un
buon successo a livello cittadino e vuole proporsi come la
prima di una serie di presenze
pubbliche che sul tema della
globalizzazione la comunità
battista di Conversano intende perseguire nell’immediato
futuro per un’azione di sensibilizzazione ai temi della giustizia e della pace nel mondo.
Attività tradizionali alie prese con il mercato mondializzato
Al Festival del cinema di Cannes
La giuria ecumenica
premia Aki Kaurismàki
ÿilseg
¿uaie i
PAOLO TOGNINA
T T N film caratterizzato
\\ U dalla tenerezza e dallo humour, una parabola sulla rinascita di una persona e
sulla nascita di una comunità»: con queste parole la
giuria ecumenica, da quasi
trent’anni presente al Festival di Cannes, dove attribuisce premi e menzioni speciali
ai film in concorso, ha motivato il premio assegnato al
film di Aki Kaurismaki L’uomo senza passato. «Immerso
in uno stato di radicale povertà, il protagonista ritrova
la propria dignità; il regista,
Aki Kaurismàki, regala momenti di grande intensità
narrativa». A Cannes.solo la
giuria ecumenica, la giuria
ufficiale del Festival e la giuria della stampa cinematografica (Fipresci) sono auto
■.) »Siami
■ osizioi
'fíente re
ati
; el regie
■
SI dissensi dello studioso di origine ebraica con gli ambienti riformati in una recente pubblicazione
Baruch Spinoza, il filosofo che irritò le chiese e le autorità del tempo
EUGENIO STRETTI
Emerito dello storico Roland Bainton avere aperto un filone di ricerca storica
particolarmente attento al
rapporto libertà religiosa
corpus christianum. I suoi
studi su David Joris (1937),
olandese del ’500 anticipatore dei moderni sincretismi
religiosi e soprattutto di Bernardino Ochino (1940) mantengono una certa attualità;
in qualche bancarella si trova ancora La lotta per la libertà religiosa edita dal Mulino nel 1963 e 1969 (ediz.
originale 1951), stupendo affresco dell’intreccio fede-società civile nel protestantesimo e nel cattolicesimo. Steven Nadler, filosofo ebreo
americano (Università del
Wisconsin) si pone nel medesimo solco con la biografia che accomuna il tormento esistenziale di Baruch Spi
II padre di Baruch Spinoza, Michael, noto mercante ebreo di
frutta secca in Amsterdam, era nato in Portogallo da una famiglia di ebrei sefarditi convertiti con la forza al cattolicesimo. I
«marrani» praticavano il culto cattolico in pubblico, ma in segreto rimanevano ebrei professanti. Dopo la fuga a Nantes e a
Rotterdam, per fuggire all’Inquisizione, Michael Spinoza si era
stabilito a Amsterdam, divenendo un autorevole membro del
ma’amad, il Consiglio di una delle due comunità ebraiche.
Alla sua morte il figlio maggiore Baruch subentrò al padre
(1654), incontrando una situazione debitoria preoccupante. Due
anni dopo (27 luglio 1656) arriva per Baruch Spinoza una scomunica che recide per sempre i suoi legami con l’ebraismo:
«...che egli sia maledetto di giorno e maledetto di notte, maledetto quando si sdraia e maledetto quando si alza, maledetto quando esce e quando rientra... Il Signore cancellerà il suo nome da
sotto il sole». Il giovane Spinoza, costretto a lasciare per sempre
comunità e lavoro paterno, insegna latino per un periodo e poi
fabbrica lenti per telescopi e microscopi. Le polveri delle varie lavorazioni lo condurranno a morte all'età di appena 45 anni.
L'ARTE DI BOLLEY
«Un artista per 1.000 bambini» è il titolo della mostra personale che l’artista evangelico
Eugenio Boiley presenta a Palazzo Bricherasio, via Lagrange 20, a Torino, fino al 15 giugno. Il titolo della mostra deriva dal progetto «A.A. Amico
Artista Cercasi» della Fondazione Palazzo Bricherasio, che
ha visti protagonisti Boiley e
oltre mille studenti delle kuole del Piemonte con l'obiettivo
di far sperimentare ai bambini, direttamente e concretamente, il rapporto con l'opera
d'arte contemporanea e con
l'artista che ne è il creatore.
noza (1632-1677) e la sua originale ricerca filosofica*.
Forse a scandalizzare la
comunità ebraica e le autorità calviniste furono le sue
critiche di tipo teologico: il
rifiuto di un Dio personale e
creatore, il rifiuto dell’idea di
immortalità dell’anima, la
non accettazione dell’ispirazione della Torah e della Bibbia in generale. Il materiale
documentario non consente
di approfondire il versante
ebraico dei rapporti di Spinoza: sappiamo solo che le
comunità di Amsterdam furono fortemente influenzate
dall’ortodossia veneziana.
Infatti è la comunità di Venezia che fornisce i primi rabbini e il modello di statuto
comunitario.
Più esplorati i rapporti con
la dissidenza mennonita e la
Chiesa riformata olandese.
Il Sinodo di Dort aveva definitivamente espulso dalla
Chiesa riformata i «rimostranti» seguaci di Jacobus
Arminius (1560-1609) e quindi negatori della dottrina calvinista della predestinazione,
e questi si organizzarono a
partire dal 1619 in «Collegi»,
riunioni domenicali quindicinali, che vedevano riuniti
mennoniti e riformati non
ortodossi in materia di predestinazione. Tra i fondatori
del gruppo di Amsterdam
c’era il colto Adam Borrel
(1603-1665), strenuo difensore della libertà di religione
ed ecumenico sul piano dei
rapporti interreligiosi. Lo
scomunicato Baruch Spinoza
troverà in questo ambiente il
suo editore Jan Rieuwertsz,
che non avrà difficoltà a riconoscere la genialità del giovane filosofo.
Per i «collegianti» il cristianesimo autentico non era
confessionale: ebrei, luterani, quaccheri e forse qualche
cattolico trovarono in loro
dei fratelli che aprivano le loro case e consentivano nel
culto pubblico la parola ad
altri cristiani. La reazione
della Chiesa riformata e delle
autorità civili alla pubblicazione delle sue opere Trattato teologico-politico (1670) e
Etica (1675) non si fece attendere. La Corte d’Olanda,
il 19 giugno 1674, vietò la
pubblicazione delle sue opere perché «contrarie agli insegnamenti della vera religione, quella dei riformatori,
ma anche piene di bestemmie contro Dio, i suoi attributi e la sua santissima Trinità, così come contro la divinità di Gesù Cristo e la sua
autentica santità». Tra Testate del 1673 e l’autunno del
1674 il Trattato teologico-politico venne condannato da
tre Sinodi provinciali (Olanda del Nord, Olanda del Sud,
Utrecht) e da due Concistori,
Amsterdam e Leida, ai quali
si aggiunse nel 1675 il Concistoro dell’Aia. Non tutti i
protestanti calvinisti osteggiarono Spinoza: l’Università di Heidelberg, su ordine
dell’Elettore Palatino, desiderava avere il filosofo ebreo
tra i suoi insegnanti (1673);
ciò non si realizzerà perché
Spinoza considerava il filosofare più una ricerca che una
possibilità di insegnamento.
Ma perché scandalizzava
tanto il pensiero di Spinoza?
Sostanzialmente perché proponeva la critica biblica che
allora le chiese non potevano
accettare? Allora solo un calvinista francese millenarista.
Isaac La Peyrère e il quacchero Samuel Fischer, nell’ambito del cristianesimo,
mettevano in dubbio l’idea
che Mosè fosse l’autore del
Pentateuco. Ma l’opera di
Spinoza non intendeva essere distruttiva delle Scritture,
nessuno più di lui insistette
per la conoscenza della lingua ebraica, fino a comporre
una Grammatica per lo studio della Bibbia nella lingua
originale. Spinoza fu un uomo libero e il suo testamento
è raccolto nelle famose parole dell’Etica: «Tùomo libero
non pensa a niente meno
che alla morte; e la sua sapienza è meditazione non
della morte ma della vita».
(*) Strven Nadler: Baruch Spinoza e l’Olanda del Seicento.
Torino, Einaudi, 2002, pp. 410,
euro 25.
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della giuria ecumenica, crii
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ortodossa). Michèle Deol
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tà di Lione, autrice di ntotì
rosi saggi sul cinema,
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(giornalista e critico ciD
matografico italiano, docS
te di cinematografia allUi«
di Milano, cattolico), ^
Helmke (pastora evangeW
dottoranda in storia del ci
ma, tedesca, protestan
Revaz Nicoladze
appassionato di cine
animatore di circoli cmejC^
tografici, francese, prc
te) e Bruce Girard (giornali
cinematografico, cai
protestante)
RADIO
P
Culto radiOi
Se
J'Corrie
Nrsa:
l,Ci
Ogni domenica mattina alle 7,30 sul primo ca
radio Rai, predicazione e notizie dal morido ev »
fico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attuai |
TELEVISIONE
Protestantesimi]
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della
zione delle chiese evangeliche, trasmessa a ^
niche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 2
alle ore 10 del lunedì successivo. Domenica 9 .poq
circa, andrà in onda: «L’Europa e le religioni»,
mano Prodi; «Uruguay: un progetto 8%o delle chiese ''
metodista»; «Il Paradiso degli altri». La replica sarà tr
lunedì 10 giugno alle ore 24 e lunedì 17 giugno alle 10 c
7
li 7 GIUGNO 2002
Vita
;e
PAG. 7 RIFORMA
I Si è tenuta a Ecumene l'annuale Consultazione delle chiese metodiste italiane
luale futuro per il metodismo in Italia?
ìuarant'onni fa l'atto di autonomia dalla Conferenza della chiese metodiste britanniche
^prossimo Sinodo di agosto cambio della guardia alla presidenza dell'esecutivo Opcemi
gffANO MERCURIO
IjJE importanti ricorrente hanno fatto quest’
^0 da sfondo alla Consulte metodista. La prima
™anniversario, l’Atto di
Amia dalla Conferenza
.nica, firmato 40 anni
io. La seconda è il camdi guardia alla presidenMl’Opcemi al prossimo
jdo. Passato e futuro si
io intrecciati tra eredità
)ve sfide. Non a caso il
della riflessione propo¡¡¡ila folta assemblea è sta! jilseguente interrogativo:
^ (¡uale il futuro del metodi: uoitaliano?».
«Siamo finalmente in una
(sizione di adulti, pienalente responsabili della vita
JeOa morte, del progresso e
j lei regresso dell’opera metoliita nel nostro paese, pienalente responsabili del servi= ioche Dio ci chiede di dare
premii ¡ella nazione in cui siamo
'. tati posti». Con queste paroenicaj snell’ottobre del 1962, qualaosgna m commentava dalle pagimincoi ledi Pone metodista quelttenzioi Evento di così grande imlistingn ortanza per tutto l’evangeli[ualitla aio italiano. Si era consci
tà dirla tesi cominciava un capitoell’esss muovo tutto da scrivere. È
eoccup lato un capitolo scritto non
nenti,j tfisolamento ma in collasue sp orazione e dialogo con l’incuifaiB Oro mondo evangelico italiatodosa IO, secondo la grande tradipellicj ioneecumenicachehasemegatid te caratterizzato il metodià dell’®l|o.L’unione dell’evangeli
ilioèstato e rimane una
fife privilegiata dove le vafeifentità denominazionali
mettere insieme la
la chiesa militante, strategia per il futuro
_massimiuano pagliai
J rispt
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do deld jLfuturo del metodismo inil diali^ lltaliaè il tema che ha carat
iprenw^tato la Consultazione di
ifrotitìfjfi’Wno. Un futuro, quello
“metodismo, che non può
® a meno del suo passato
'^ttoya i suoi momenti più
’“ie intensi nello spirito
ssionario, nella necessità di
affla testimonianza pubadella grazia di Dio che ci
Il presidente Valdo Benecchi
ricchezza dei loro doni e delle loro vocazioni specifiche.
Dall’autonomia ad oggi sono accadute certo tante cose
nel mondo. Il presidente Benecchi le cita, le chiama per
nome verso la fine della sua
articolata relazione di apertura. «C’è stato il ’68, ci sono
stati gli Anni 70, i tremendi
anni del terrorismo, c’è stato
l’89. Di queste date conosciamo tutti la portata sociale,
politica e sappiamo come
per esempio quest’ultima in
un certo modo abbia ridisegnato la geopolitica e in particolare i rapporti fra Est e
Ovest. Ricordo l’accelerazione di quel fenomeno che viene definito globalizzazione.
Si è andato accentuando il
fenomeno dell’immigrazione
che, veramente, non è più tale, perché si tratta di un profondo cambiamento della
nostra società...».
L’elenco è lungo, partecipato, dettagliato, arriva fino ai
nostri giorni con l’inquietante
ascesa dell’estrema destra in
Francia e in Olanda, naturalmente senza dimenticare l’Afghanistan e rii settembre.
Mentre lo ascolto i miei occhi
si posano su quella famosa
scritta, ben evidente nella sala
di Ecumene: «Il mondo è la
mia parrocchia». 40 anni di
autonomia vissuti dentro e
fuori la parrocchia in un equilibrio a volte non perfettamente bilanciato ma che
sempre ha portato a un modo
di essere comunità di credenti
solidali, oltre le frontiere.
La riflessione socio-politica, molto vivace nel dibattito
assembleare, ha sottolineato
l’esigenza di proseguire nello
sviluppo di coscienze critiche
e nella formazione di credenti che vivano il proprio impegno, non solo nella sicurezza
della routine della propria
chiesa, ma ancor di più nelle
pieghe, a volte oscure e insidiose, della società. «Scuola,
immigrazione, difesa della
costituzione, bioetica, stato
sociale, laicità, giustizia sociale e fenomeni legati alla
globalizzazione sono gli ambiti e le sfide a cui non possiamo sottrarci nella prosecuzione del nostro cammino», è stato un commento
pressoché unanime. Accanto
alle grandi cose, anche le
«piccole»: il risanamento finanziario, malgrado uno stallo preoccupante nelle contribuzioni, e poi i rapporti, le
collaborazioni, e i dialoghi
internazionali che si sono
consolidati durante quest’ultima presidenza. La Consultazione vuole proseguire con
la futura presidenza nel mantenimento di questi importanti traguardi.
Quale futuro? È una questione di cuore, si è detto, è
una vita spesa nella certezza
di essere giustificati da Cristo
ma anche di essere stati santificati in Gesù Cristo. Oggi
siamo confrontati con l’arrivo di tanti fratelli e sorelle
evangelici che giungono nelle
nostre città dai paesi economicamente più poveri 0 tragicamente poverissimi. Accanto ai progetti di Intra, Palermo-Noce e Mezzano deve
procedere un atteggiamento
di vigilanza e denuncia verso
ogni forma di discriminazioni e prevaricazioni, molto
spesso anche istituzionali,
sui diritti della persona. I nostri culti e gli altri momenti
comunitari ricevono da questa presenza di extracomunitari un grande beneficio in
termini di gioia, entusiasmo,
presenza numerica.
Dobbiamo difendere questi spazi, apprezzarli con convinzione affinché ciascuno
possa sentirsi veramente libero, integrato, riconosciuto
e membro di una sola famiglia che non si conforma alle
logiche di questo secolo.
Molto è stato fatto, la sfida è
ancora aperta e sta davanti al
nostro presente e al nostro
prossimo futuro. Un nostro
fratello africano, uomo di
grande carisma, ci ha ricordato che il primo nostro banco di prova è quello di non
appoggiare con il voto chi si
propone una politica di umiliazione e riduzione nei diritti fondamentali di quei lavoratori. Il suo intervento è stato molto apprezzato da
un’assemblea sempre attenta e coinvolta.
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ha valore sol
ipCnm j.*' lael presen.dimostra il 40" andell’autonomia
mesa metodista italia
na. Un’occasione per riflettere sul presente, sul contributo
che può dare il metodismo alla testimonianza dell’Evangelo. Come ha ricordato Colin
Ride (segretario per l’Europa
della Chiesa metodista britannica), la testimonianza
dell’amore di Dio e del Figlio
rivolto a tutti, ha portato il
metodismo a essere una chiesa missionaria, diffondendosi
in tutto il mondo.
Proprio l’aspetto dell’essere chiesa militante è stato
l’elemento presente in molti
interventi, una militanza che
si esprime, ad esempio, nell’accoglienza dei migranti a
vari livelli: l’Istituto ecclesiastico evangelico metodista
Intra, inaugurato lo scorso 6
aprile, che viene incontro a
coloro che hanno un lavoro,
ma non un alloggio, e l’invio
a Mezzano di un pastore missionario africano per collegare e curare i vari gruppi evangelici sparsi nella provincia
di Parma e nelle province limitrofe, sono iniziative che
esprimono la coscienza di
una società che diventa sempre più multietnica.
Una militanza che si esprime anche nell’intensificazione dei rapporti internazionali instaurando scambi e collaborazioni a vari livelli in
Usa, Gran Bretagna, Germania, Austria, Svizzera, Olanda, Corea, Costa D’Avorio e
Ghana poiché, come afferma
il presidente dell’Opcemi
Valdo Benecchi, «Nell’isolamento non maturiamo identità». È proprio questo carattere di militanza dell’identità
metodista che deve essere
mantenuto, anche nel futuro, coinvolgendo, il più possibile, i membri di chiesa, e
favorendo, così, lo sviluppo
dei doni spirituali nell’ambito della predicazione, della
diaconia, dell’amministrazione della chiesa.
Il presente obbliga anche
a considerare con serietà 1’
impegno economico che la
chiesa deve sostenere per
l’annuncio dell’Evangelo.
Dall’esame del bilancio risulta che si è raggiunto l’88% del
primo obbiettivo richiesto alle chiese. Facendo dei raffronti si può affermare che la
quota raccolta è rimasta sostanzialmente quella degli ultimi 5 anni. Nasce, così, l’esigenza di incentivare le contribuzioni mediante una corretta informazione sulla loro
gestione. Per cercare di valorizzare gli immobili si è scelto
di chiedere una collaborazione tecnica a una società specializzata in «Global Service»
a supporto della gestione del
patrimonio con lo scopo di
ottimizzare l’uso e gli interventi di manutenzione da
realizzare negli stabili. Si è affrontata anche la situazione
di Casa Materna il cui indebitamento potrebbe mettere a
rischio il patrimonio dell’Opcemi per la parte utilizzata
per fornire garanzie, e perciò
si potrebbe rendere necessario un ridimensionamento
dell’attività dell’istituto. Ciò
non significa la fine dell’opera, in quanto nel futuro si
può pensare ad un servizio
sociale più consono alle attuali esigenze.
Presente e futuro si intrecciano anche nella scelta delle
persone che svolgeranno il
loro servizio nel Comitato
permanente, infatti, il past.
Benecchi lascia la presidenza
dopo sette anni, e lo segue
anche Alberto Cristoferi che
lascia il suo incarico per motivi familiari. Le attestazioni
di gratitudine rivolte al presidente uscente per il valido e
fruttuoso servizio offerto in
questi anni, sono state anche
uno spunto di riflessione per
pensare ad un domani nel
quale il Comitato permanente possa contare maggiormente su un lavoro collegiale;
si è notata anche la necessità
d’avere una visuale più ampia
sul futuro preparando, per
tempo, le persone che dovranno assumere gli incarichi
all’interno della chiesa.
11 futuro del metodismo in
Italia è un futuro al servizio di
Cristo che chiama all’unità,
all’impegno ecumenico, all’accoglienza ed al servizio reciproci, come afferma il past.
Benecchi, la teologia metodista può essere efficace soltanto come teologia pratica: «Come esperienza spirituale che
viene vissuta per fede, speranza e amore e che ha valore
solo quando viene condivisa
e trasmessa».
Una serata di canti
per incontrare Velletri
GIACOMO NOBERINI
NELL’AMBITO della Consultazione metodista, e
in occasione del 40° anniversario dell’autonomia della
Chiesa metodista italiana
dalla Conferenza britannica,
sabato 25 si è tenuta a Velletri
una serata di canti e musica
dedicata all’ecumenismo.
«Cantiamo alla pace, alla libertà, alla fraternità, alla verità» è stato il titolo della manifestazione, organizzata dal
presidente del Comitato permanente delTOpcemi, Valdo
Benecchi, in collaborazione
con il sindaco di Velletri, Bruno Cesaroni. Alla serata hanno partecipato le corali evangeliche africana, filippina e
coreana, un coro cattolico locale e il quartetto «JgJ», formato da ragazze della comunità di Omegna.
L’evento si è svolto nella
piazza Cesare Ottaviano Augusto, nella quale il Comune
aveva preparato un ampio
palco per le esibizioni e una
platea di sedie interamente
riempite dal numeroso pubblico, cittadini e partecipanti
alla consultazione, che si è
sistemato anche sulla retrostante scalinata. In apertura,
il presidente Benecchi e il
sindaco hanno ricordato il
significato della manifestazione, che voleva testimoniare, nell’occasione dell’anniversario, il desiderio di integrazione e comunione con
tutte le sorelle e i fratelli cristiani, la solidarietà verso le
popolazioni che soffrono le
violenze della guerra e anche
la profonda e radicata amicizia tra il mondo metodista e
la città di Velletri.
Dopo la breve introduzione, le sorelle e i fratelli che si
sono avvicendati hanno reso
la serata gioiosa e spiritual
mente intensa. Per primi sono saliti sul palco i componenti della corale francofona
africana che, vestiti con un
manto azzurro come il cielo,
hanno intonato in modo toccante alcuni canti di preghiera in lingua francese e in lingua zulu. A seguire ha cantato il coro giovanile Di Segni,
un coro parrocchiale di Velietri che si è esibito indossando
gilet verdi speranza. Il pubblico ha potuto così ascoltare
canti di lode e preghiera nei
generi folk e negro spiritual,
in italiano.
La corale filippina ha dato
vita al momento più simpatico della serata, dato che è costituita da bambini. I giovanissimi cantanti, in livrea
bianca bordata di rosso, pur
tradendo un po’ di emozione,
hanno presentato dei brani in
italiano, accompagnati da tastiera, basso e batteria. Grande ammirazione ha destato la
corale coreana, che ha esordito cantando Va, pensiero sull'ali dorate, quindi ha eseguito due brani in lingua coreana, anch’essi di musica classica, e ha concluso con un toccante Alleluia che ha fatto alzare in piedi commosso il
pubblico. A concludere questa bella serata di musica e di
ecumenismo si è esibito il
gruppo «J?J». Con l’ausilio di
una chitarra la formazione ha
interpretato tre brani di musica leggera, dando prova di
personalità e bravura e chiudendo la serata con il significativo brano Oh happy day.
E la speranza di tutti è
quella di poter presto nuovamente passare una serata così piacevole, condividendo i
doni che il Signore ha voluto
elargire a questi nostri fratelli
e sorelle e pregando che il
mondo possa vivere presto
degli altri happy days.
L’esibizione della corale metodista francofona
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 7
Intervista a Silvio Vola, direttore amministrativo degli ospedali valdesi della Ciov
Il perché della crisi finanziaria
/ nostri ospedali hanno indici di efficienza positivi, perciò chiediamo olla Regione Piemonte
il riconoscimento del lavoro che svolgiamo e non un ripiano dei debiti «vecchio maniera»
EUGENIO BERNARDINI
DOPO l’intervista al presidente della Ciov, Giancarlo Griot, che abbiamo pubblicato due settimane fa, incontriamo il direttore amministrativo dei tre ospedali vaidesi di Torino, Torre Pellice e
Pomaretto, Silvio Vola, per
chiedergli di fornirci ulteriori
elementi di comprensione
della complessa situazione
degli ospedali e favorire una
discussione aperta e possibilmente serena anche in vista
delle prossime Conferenze distrettuali e del Sinodo.
- La situazione economica e
finanziaria degli ospedali
valdesi del Piemonte amministrati dalla Ciov presenta
pesanti disavanzi che non sono facilmente comprensibili.
Come li spiega?
«Alcune settimane fa, vi sono stati due incontri con i
medici di base della vai Pellice e delle valli Chisone e Germanasca e mi sono reso conto di come fosse importante
cercare di spiegare le cause
dei disavanzi e valutarle in
relazione alla situazione degli
altri ospedali. Comprendere
non vuol dire saper risolvere
il problema ma sicuramente
permette di superare alcuni
interrogativi di fondo e porta
a mobilitare le forze per cercare soluzioni percorribili.
Un solo dato può spiegare
molto: la Regione Piemonte,
con delibera di giunta del 22
ottobre 2001, ha fornito un
raffronto dei dati di bilancio
dell’anno 2000 di tutte le
Aziende sanitarie, calcolando
un indice di efficienza gestionale degli ospedali determinato dal rapporto tra costi e
ricavi. Il valore medio di riferimento (sui 2/3 delle aziende con risultati migliori) è pari a 1,26, cioè costi superiori
ai ricavi del 26%. Ebbene, lo
stesso indice applicato all’ospedale evangelico di Torino è pari a 1,15 e agli ospedali di Torre Pellice e Pomaretto
è pari a 1,22. Questo significa
che il bilancio 2000 dei nostri
ospedali (chiuso con un disavanzo di 13 miliardi) presenta un indice di efficienza migliore dell’indice di riferimento regionale. Ci sono
quindi tutte le ragioni per
chiedere la copertura dei disavanzi come riconoscimento dovuto e non come copertura di un "buco” dovuto a
cattiva gestione».
- Per quello che possiamo
sapere dalle notizie di stampa, però, si parla di una consistente riduzione dei disavanzi delle Aziende sanitarie
nell'anno 2001 e la Regione
sta puntando al raggiungi
La facciata dell’Ospedale evangelico valdese di Torino
mento del pareggio nell'anno
in corso. Che cosa è avvenuto?
«È successo che per le Aziende sanitarie pubbliche è
cambiato il sistema di finanziamento. Tutte le aziende,
sia le Aziende sanitarie locali
che le Aziende ospedaliere,
sono finanziate sulla base di
accordi contrattuali (previsti
dalla legge Dindi), con la definizione di un budget che tiene conto della situazione di
ciascuna realtà e pone degli
obiettivi sostenibili di rientro.
In particolare, per le aziende
ospedaliere (quelle con le
quali è più facile raffrontare i
nostri bilanci) il sistema di finanziamento non è più basato unicamente sul pagamento a tariffa per prestazione,
ma viene integrato da altre
voci, più o meno significative
a seconda del grado di efficienza raggiunto. Il sistema
di finanziamento a prestazione resta invece l’unico applicato ai nostri ospedali. E tuttora vengono applicate le tariffe del 1997, che non tengono conto dell’aumento dei
costi dovuto ai rinnovi dei
contratti di lavoro intercorsi
in questi cinque anni, né degli incrementi sugli altri costi
di beni e servizi».
- Come sono copribili i disavanzi accumulati negli anni scorsi?
«Occorre dividere in due
periodi: fino al 1999 la copertura dei disavanzi è a carico
dello stato, mentre dal 2000
le Regioni devono contribuire direttamente in misura
sempre maggiore. In vari incontri avuti presso l’assessorato regionale alla Sanità ci
era stato assicurato che i nostri disavanzi degli anni
1997-99, pari a 33 miliardi,
erano stati inseriti nella richiesta di ripiano presentata
al ministero a Roma. Ora risulta che non vi sono i finanziamenti. Va tenuto presente
OPERA PER LE CHIESE EVANGELICHE
METODISTE D'ITALIA
Vìa Firenze 38 - 00184 Roma -tei 06-4743695
fax 06-47885308 - E-mail: metodismo@chiesavaldese.org
Il Comitato Permanente deH’OPCEMl avvia una selezione in vista dell’assegnazione del seguente incarico:
Segretaria/o
dell’Ufficio di presidenza di Roma
Si richiede: buona pratica del computer,
conoscenza lingua inglese scritta e parlata,
conoscenza del mondo evangelico italiano.
Le domande, con allegato curriculum dettagliato, vanno indirizzate, entro il 30 Giugno 2002 a:
OPCEMl - Via Firenze 38 - 00184 Roma
che in quegli anni, accanto
alla sottostima dei ricavi per
l’applicazione delle tariffe
basse della Regione Piemonte, sono stati portati avanti
interventi di ristrutturazione
che hanno limitato l’attività.
Interventi che per l’Ospedale
evangelico di Torino sono
stati per lo più autofinanziati.
Si tratta di somme dovute e la
Regione deve indicare una
soluzione. Per l’anno 2000 ho
già spiegato che l’indice di efficienza dei nostri ospedali è
migliore della media regionale di riferimento. Mi pare che
vi siano margini per riconoscere la nostra attività, anche
considerando il fatto che il
nostro servizio è equiparato a
quello pubblico. Abbiamo gli
stessi obblighi ma siamo finanziati in modo diverso. C’è
qualcosa che non quadra. Lo
stesso discorso vale per il
2001. È chiaro che soluzioni
che prevedano l’accensione
di mutui pluriennali per la
copertura del disavanzo non
coperto dalla Regione peseranno sugli esercizi futuri e
dovremo valutarli attentamente. Ma dobbiamo essere
convinti che abbiamo ragioni
forti da sostenere e portarle
avanti con fermezza».
- E per l'anno in corso? Come può essere perseguito il
Chiesa valdese di Angrogna
Vita della comunità
Malgrado il tempo incerto,
più di 150 bambini delle
scuole domenicali del 1° circuito, accompagnati da monitori e monitrici oltre che da
un buon numero di genitori,
hanno trascorso la festa della
fine della attività ad Angrogna. Dopo un vivace culto,
nel quale la predicazione è
stata affidata ai canti di ogni
gruppo, una passeggiata nei
luoghi storici, guidata dalle
monitrici di Angrogna e ravvivata da una serie di giochi
pensati per sottolineare l’importanza dei luoghi visitati,
ha concluso l’incontro. Dal
tempio del capoluogo fino a
quello del Serre i bambini
hanno scoperto ancora una
volta l’importanza della condivisione e della gioia di cantare insieme.
• L’Assemblea di chiesa ha
discusso la relazione annua
preparata dal Concistoro,
soffermandosi sulla necessità, ormai inderogabile, di
procedere alla ristrutturazione della Rocciaglia di Pradeltorno. Un progetto di riutilizzo e di messa a norma è in fase di preparazione e impegnerà la chiesa nei prossimi
mesi anche in vista del reperimento dei fondi necessari.
• Con il mese di giugno è
iniziata la turnazione dei culti nei tre templi della chiesa
raggiungimento di una gestione sostenibile come richiesto dal Sinodo 2001 ?
«Per le aziende pubbliche
sono da quest’anno in vigore
le nuove tariffe, che premiano in particolare attività quali il day-surgery che è stato
molto sviluppato all’Ospedale evangelico di Torino. Dalle
simulazioni che abbiamo fatto risulta che, se fossero applicate le nuove tariffe anche
ai nostri ospedali, per Torino
si sarebbe vicino al punto di
pareggio (al netto degli oneri
finanziari per interessi passivi, in gran parte derivanti dai
disavanzi pregressi), mentre
per le Valli, che erogano prestazioni "povere” dal punto
di vista delle tariffe, si sta lavorando a un finanziamento
per la funzione di ospedali di
territorio in stretta integrazione con l’Asl di Pinerolo.
Resta particolarmente difficile la situazione finanziaria, in
quanto l’accumulo dei disavanzi ha portato un progressivo rallentamento nei pagamenti dei fornitori, fermi a
oltre un anno. È una situazione di forte tensione, anche
perché in passato riuscivamo
a pagare più tempestivamente delle altre aziende, mentre
ora siamo in forte ritardo. È
indispensabile che si raggiunga almeno un accordo
parziale con la Regione che
sblocchi la situazione prima
dell’estate».
- Quali conclusioni tra da
tutta questa situazione?
«Primo: la situazione è critica, ma sapere che i nostri
ospedali hanno indici di efficienza positivi deve spingerci
a unire i nostri sforzi per trovare una soluzione con la Regione. Secondo: quello che
chiediamo è un riconoscimento dell’attività che svolgiamo e non un ripiano "vecchia maniera” a piè di lista.
Questo dovrebbe anche mobilitare le chiese cosi come
ha spinto molti Consigli comunali delle Valli ad assumere delibere di sostegno per il
futuro dei nostri ospedali».
di Angrogna. Nel tempio del
capoluogo il culto sarà celebrato ogni prima, terza ed
eventuale quinta domenica
del mese. In quello del Serre
la riunione cultuale avverrà
nella seconda domenica e in
quello di Pradeltorno nella
quarta domenica. Questo calendario sarà valido fino al
mese di settembre compreso.
L’unica eccezione cadrà domenica 28 luglio, quando il
culto si terrà alla Ca l’a pais
del Bagnoòu anziché al capoluogo. Il culto a Pradeltorno
sarà anticipato alla domenica
precedente.
• A causa di alcuni lavori di
manutenzione ordinaria la
scuola-museo degli Odin è
temporaneamente visitabile
solo da piccoli gruppi e solo
su prenotazione, sabato e domenica inclusi.
• Sono stati celebrati i matrimoni di Danilo Benech
con Silvia Monnet e di Luigi
Berlino con Marta Arnoul.
Alle nuove famiglie giunga
l’augurio delle benedizioni
del Signore.
• La comunità si è riunita
per congedarsi dalle sorelle
Lisetta Benech Monnet (Sarsa), Elisa Malan (Gonin) e dal
fratello Silvio Rivoira (Baussan). Il Signore consoli e fortifichi le famiglie che sono
state toccate dal lutto.
La scomparsa di un fratello
Domenico Di Toro
il lavoro come vocazione
SERGIO AQUILANTE
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operante all’esterno fino
a 43 metri
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l
HO conosciuto Domenico Di Toro a Ecumene,
alla vigilia di un «campo invernale» (fine Anni Settanta).
Arrivò accompagnato da
Giovanni Anziani, suo genero, e mi propose subito (in
quel periodo ero direttore
del Centro e Giovanni era vicedirettore) di trasferirsi a
Ecumene dopo il pensionamento: l’esigenza di un «residente» che si prendesse cura della proprietà ricevette
finalmente una risposta.
Mi è impossibile pensare a
Domenico fuori del suo lavoro: un lavoro inteso per davvero come una «vocazione».
Lavorava senza risparmiarsi
e la terra di Ecumene, ormai
in ordine, dava i suoi prodotti. Ma trovava anche il tempo
di partecipare assiduamente alle attività di culto e di riflessione biblica. Attraverso i
suoi interventi, espressione
di una fede che non era venuta meno (Luca 22), mi
giungeva l’eco dell’antica
predicazione nelle contrade
del Molise e dell’Abruzzo,
che aveva «riscaldato» il cuore di tante persone, e costruito nuovi modi di essere, talvolta svolte inaspettate.
A San Giacomo degli Schiavoni, il paese di origine di Domenico, «un fratello - racconta la relazione al Sinodo valdese del 1908 - ebbe a soffrire
assai per essere stato morsicato al dito da un asino. Qualcuno gli disse: Sei un protestante maligno (...) avresti
meritato che l’asino t’avesse
rotto il braccio, non il dito».
Al che rispose: «Né morte, né
vita, né dolori, né afflizioni mi
separeranno dall’amore di
Cristo». Fu ammessa nella
chiesa di San Giacomo una
donna che 14 anni prima - riferisce la relazione al Sinodo
del 1915 - «aveva cercato di
uccidere [l’evangelista Lo Re]
con un colpo di rivoltella,
perché contraria alla donazione da parte di suo marito
di un suolo per la costruzione
del tempio».
Domenico ci dava un assaggio della temperie spirituale in cui erano avvenute
queste conversioni, e venivano date queste testimonianze. Spesso era presente anche
ai campi studio sui problemi
della società, sulla «questione meridionale»: ascoltava,
qualche volta parlava, e nelle
sue parole si avvertiva una
passione per la giustizia originata da situazioni di grande
durezza. Mi sembrava di vedere in lui un di quei contadini molisani narrati da Francesco Jovine: «A maggio le
giornate erano lunghe come
la misericordia di Dio; incomincia la costa di maggio, dicevano i contadini. La costa
di maggio era la fame di maggio: da che mondo era stato
mondo il sole stupendo della
primavera dava fame e promesse» (F. Jovine, Le terre del
Sacramento). «La fame non
mancava mai, le promesse restavano ogni anno tali». Molti,
e fra questi Domenico, prendevano la via dell’emigrazione. E i paesi si vuotavano. E le
nostre chiese dimagrivano.
Ne parlavamo spesso. Ci
pareva di toccare con mano
coni
com
lein
pian
tetr
crea'
laria
lizza
la realtà del «tesoro» in fn , ¡ern
vasi di coccio. Le chiesi peri
vangeliche di quelle conin ^ deo
dell’Abruzzo e del Moli i Gl
nelle quali ambedueeu • nasi
mo cresciuti, avevano sp j del I
mentalo nel concreto tuffi sego
fragilità della condizii , vent
umana. Eppure, nonostj i ai pi
le tribolazioni, le prove, le che,
strette, non erano staterii co, 'i
te all’estremo, non atteri i
non abbandonate (Il Cor
4). La fatica dei nostri pa «
ci dicevamo, non è stata
na: il nostro Dio ha manti
to un «resto», e, perpa
sua, l’annuncio dell’Evajj
continua. Questo ci conili
va, ci dava la forza disi
saldi nel fare la nostra pai
La celebrazione deU'i
non ci appartiene. Ri|
giornalmente con il salm > che
«Conosco i miei misfatj imp
miei peccati sono delrs ; za di
nuo davanti a me» (Salm| ij oltre
Questo però non mi r
sce di ricordare Dom||
nella sua vicenda, nellaì
opera a Ecumene, nelleiii
comuni speranze. Certo,i
senno con il proprio car#
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no coinvolto in varie ciS
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KtfDl 7 GIUGNO 2002
Vita Delle Chiese
soggiorno di una quarantina di persone alla Casa valdese di Borgio Verezzi
_____•_________ ■■
Una settimana di spiritualità protestante
Studi biblici e vari incontri di canti, preghiera e conversazioni su diversi temi hanno creato
uno viva atmosfera comunitaria che difficilmente si realizza nella frettolosità del quotidiano
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UNA quarantina di fratelli
e sorelle, in gran parte
finenibri della Chiesa valdese
¡di Torino, ha trascorso una
Lttimana alla Casa valdese
Idi Borgio Verezzi (soggiorno
ganizzato dai pastori Platone e Taccia) dal 19 al 25 maggio scorsi. La partecipazione
agii studi biblici e ai vari incontri di canti, preghiera e
conversazioni, è stata totale e
le impressioni raccolte ampiamente positive. Le giornate trascorse insieme hanno
creato un’atmosfera comuniItaria che difficilmente si realizza nei frettolosi incontri al
termine dei culti e in quelli
per conferenze, tavole rotonde 0 conviviali in città.
Gli studi biblici, ogni mattina sulle parabole evangeliche
del Regno sono stati sempre
seguiti da stimolanti interventi. Sul tema biblico, oltre
ai pastori, è intervenuto anche, con uno studio esegetico, il fratello Dario Gitana
Foto di gruppo di fronte ai mare
della chiesa di Torino. Il pastore Taccia è stato l’animatore musicale del gruppo. Le
serate culturali sono state introdotte da Giuseppe Cervetto che ha affrontato il rapporto «fede e cultura» riferito in
particolare al ruolo del centro evangelico di cultura «A.
Pascal» di Torino, del quale
lo stesso è vicepresidente.
Abbiamo inoltre ascoltato
con interesse la conferenza
di Umberto Stagnaro della
Chiesa metodista di Savona
su Rembrandt e il suo secolo.
Franco Calvetti, della Chiesa valdese di Pinerolo, ha presentato in modo coinvolgente
il libro di Elena Loewenthal
L’ebraismo spiegato ai miei figli e un libro di poesie di studenti medi di Napoli. Abbiamo anche visionato il film
Oliver Cromwell introdotto
da una scheda storica di Laura Cravero. Infine Enrico Mariotti, presidente del Comitato che gestisce la Casa valdese di Borgio Verezzi, ha vivacemente illustrato le sue impressioni di viaggio in Birmania e Thailandia. Il pastore
Taccia ha concluso il ciclo degli incontri con una conversazione su «vivere il morire».
Il giorno della partenza il
culto di santa cena con canti,
preghiere, letture bibliche
hanno concluso questo intenso incontro comunitario
che ha certamente rappresentato un momento di approfondimento biblico e culturale in un atmosfera serena
e fraterna. A tutto questo ha
contribuito anche la cordiale
ed efficiente organizzazione
della Casa. I partecipanti si
augurano quindi di potere ripetere con quanti vorranno
unirsi a loro nel maggio del
prossimo anno questa intensa settimana di spiritualità
protestante.
!■
L'attività della Chiesa metodista di San Marzano dopo «l'emergenza Kosovo»
Il ruolo crescente dei predicatori locali
BRUNO GIACCONE
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Terminata l’ultima fase
deU’«Emergenza Kosovo»
che ha visto la nostra chiesa
impegnata nell’accoglienza dei profughi di guerra, ben
oltre i termini di tempo previsti dal progetto, il pastore ha
freso l’impegno, nel Comitato del Servizio rifugiati e mipanti della Fcei, di coordinatore dello stesso per le regioni
del Nord-Ovest, impegno che
lo ha chiamato più volte a incontri presso le chiese di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. Questo è stato possibile
anche grazie a una nuova
consapevolezza dei membri
di chiesa, che hanno saputo
riscoprire tra loro i doni che
lo Spirito del Signore non ha
mancato di elargire e assumorsi, di conseguenza, maggiori incombenze dividendosi
generosamente i compiti.
In tali modo si è consolidale il gruppo di predicatori loeali che, oltre alla dedizione
del fratello Gianluca Nigro,
età può contare anche su
balvo Giambrone e Lidia Modptti. Grazie alla disponibilità
® quest’ultima, potremo an®e ripensare l’organizzazioL scuola domenicale,
de per ora grava ancora sulgrande dedizione e compe®dza della sorella Olga Terprevedendo per il futuj ® dtia divisione in almeno
d fasce d’età e renderla in
4 esto modo più efficace dal
Pddto di vista didattico,
f ^'llvità diaconale vede
„li 'Strare l’opera di accotemporanea della
cnm u pace». Grazie a un
ihill''^^^° del fondo Otto per
?. dlla generosità della
®Umbl’ *riformata di
pegnato due giorni la settimana in una attività di cappellania e di assistenza presso
il carcere di Quarto d’Asti.
La formazione spirituale risente ancora delle vecchie
difficoltà organizzative, per
esempio per quanto riguarda
gli studi biblici, ma può ben
sperare per il futuro in quanto ben quattro tra membri e
simpatizzanti si sono iscritti
al corso di diploma a distanza
della Facoltà valdese di teologia. I rapporti ecumenici registrano una timida ripresa che
ha consentito la partecipazione a un momento di preghiera interreligiosa per la
pace con cattolici, ebrei e
musulmani, e una liturgia copresieduta con predicazione
del pastore in occasione della
Settimana di preghiera per
l’unità, entrambi nella zona
di Acqui Terme.
Il Consiglio di Chiesa ha
deciso l’acquisto di un dominio in Internet che ci ha con
sentito la sostituzione del
vecchio sito con uno interamente rinnovato, dall’indirizzo più facile, che dai dati statistici forniti dal contatore ci
ha rivelato che nel mese di
aprile abbiamo avuto anche
due «visite» dall’estero: una
dal Brasile e una dall’Olanda.
Rimane sempre sospesa la
pubblicazione del bollettino
«Sequela» per cause organizzative, ma soprattutto per
l’alto costo postale. È questo
un problema da affrontare
perché se da un lato il sito
web sostituisce il bollettino
cartaceo non tutti i membri
di chiesa, i simpatizzanti e gli
amici sono dotati di questo
strumento di comunicazione.
Argomento sempre di sofferenza è quello delle finanze. Anche quest’anno si è dovuto ricorrere ad altre fonti
per coprire la richiesta delTOpeemi per il Fondo ministerio in quanto le contribuzioni non sono state suffi
cienti. Saremmo però ingiusti se non ricordassimo che
alcune contribuzioni sono
generose, senza con questo
poter esprimere un giudizio
su altre, giudizio che non ci
compete, ma che sta alla coscienza di ognuno. La buona
disponibilità contributiva,
peraltro, si può vedere anche
dalle collette della domenica dalle quali si rileva una
media discretamente alta.
Il problema, insomma, non
è, se non in minima parte,
quanto un fratello o una sorella dia, ma piuttosto quanti
fratelli e quante sorelle siano
assenti. Ancora una volta
non possiamo che terminare
la nostra annuale riflessione
sulla vita della nostra chiesa
con un profondo sentimento
di riconoscenza verso Dio,
che ci ama e ci ha condotti
fin qui, e che ancora ci accompagna con la sua misericordia, i suoi doni e le sue
benedizioni.
prose!
r (Berna), sono potuti
iiitaz
‘guire i lavori di ristrut
ami«''”®' grazie sincero
loro che ci hanno aiutato
^che
il lavoro manuale.
¡ledi
^pgtialare anche l’adozlo
1 corn^'i piccolo progetto per
infanti? .^cnto di un asilo
tadeiiaV” ^^‘iagriscar, opeCtistn °^^ic Chiesa di Gesù
già raó fluale abbiamo
fta metà della cl
coinvo|5®®^.’'i?- Siamo stati
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cyiiip ' ®dività di Emergen®tata p--.?iniziative è
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' irrizin H 1?*^' ** pastore, dal°dell anno. Ò anrhp im
Partecipato incontro degli evangelici del Pordenonese
La fraternità parla molte lingue
PINA MOLA
COME è consuetudine ormai da qualche tempo,
anche quest’anno la Chiesa
battista di Pordenone si è fatta promotrice e ha ospitato il
19 maggio l’incontro annuale
delle chiese evangeliche della
zona, presenti anche la Chiesa pentecostale ganaense e
romena del capoluogo, la
Chiesa awentista di Cordenons e la Chiesa battista americana di Aviano.
Quest’anno l’avvenimento
ha segnato anche la conclusione di un corso di informazione e formazione (17-18
maggio) fornito dal Servizio
rifugiati e migranti della Fcei,
tenuto dall’operatrice diaconale Silvia Zerbinati Mollica,
che ha lo scopo di fornire un
servizio di consulenza a tutti
quei fratelli e sorelle in Gristo
che giungono in questa zona
dai paesi extracomunitari.
Per questo cogliamo l’occasione per ringraziare la Fcei e
la sorella Zerbinati Mollica
per il concreto apporto datoci, ma anche la sorella Formosa André della nostra
chiesa, per essersi resa disponibile a guidare e coordinare
questo servizio di consulenza
per i migranti.
Il culto ha visto la partecipazione attiva dei gruppi e dei
pastori delle comunità evangeliche partecipanti, i quali
hanno condiviso canti (splendidi i cori africani e romeni e
l’«assolo» di Jenny Rollanda),
lettura del versetto 105 del
Salmo 119 in più lingue (italiano, inglese, romeno, francese, ucraino), un breve mes
saggio e testimonianze. In ultimo, la corale della chiesa
ospitante ci ha nuovamente
allietato con un inno («Quale
amico ih Cristo abbiamo»),
che tutti hanno poi cantato,
con spirito di preghiera, ognuno nella propria lingua.
È stata un’altra occasione
questa, che il Signore ci ha
dato quest’anno di godere
della comunione di fratelli e
sorelle, crescere nel cammino comune e impegnarci
nell’aiuto reciproco.
PAG. 9 RIFORMA
AGENDA
¡no
ROMA — Alle 20,30, in via Marianna Dionigi 59, la rete Refogruppo di Roma organizza il quarto incontro su «Etica e sessualità: uno sguardo critico sul mondo». La psicanalista Manuela Simone parla sul tema «La coppia sintomatica».
8 giugno
MEANA DI SUSA — Alle 21,15, nella chiesa battista, si inaugura la consueta rassegna concertistica estiva «Il giglio», promossa dall’ass. «Amici della musica». Ingresso libero.
BARI — Al Centro sociale evangelico «La casetta» si tiene
l’Assemblea della relativa associazione.
GUARDIA PIEMONTESE — Alle 17, nella sala consiliare, si
tiene un convegno sul tema «La presenza dei valdesi in Calabria», con presentazione del libro «Un mistero occitano per
il commissario Abruzzese» di Massimo Siviero (ed. Claudiana-Cev). Con l’autore partecipano Marco Fratini, Donatella
Sommani, Vincenzo Belvedere, Salvatore Russo, Donatella
Laudadio, Sandra Campa Giacon.
MANTOVA— Alle 21, nella sala del Plenipotenziario (p. Bordello 43), a conclusione del ciclo di incontri del Sae «Vivere
l’Islam in Occidente», Abulkheir Breicheche parla sul tema
«Come i musulmani vivono la loro fede in Occidente».
8-9^U|no
ROCCA DI PAPA — A partire dalle 15 del sabato, al Centro
evangelico (via Vecchia di Velletri 26), l’Associazione delle
chiese battiste del basso Lazio e l’ll° circuito organizzano
per ragazzi e monitori la festa di fine anno delle scuole domenicali incentrata sul tema «Respiro di pace».
10 giugno
BARI — Alle 19, alla chiesa battista (c. Sennino 25), si tiene
un dibattito su «Le chiese di Bari si interrogano: le religioni e
la pace». Intervengono Vito Catone, parroco della chiesa
Mater Ecclesiae, Francesco Meglio (movimento dei Focolari)
e il pastore awentista Daniele Calà. Modera Nicola Pantaleo.
14 giugno
RIVOLI (To) —jMle 21, alla chiesa battista (v.le Bassano 1),
don Sergio Messina, assistente religioso, parla su «Vivere il
morire. Come farsi accompagnare nel proprio morire».
14-16 giugno
DONATO (Bs) — All’Abbazia di Maguzzano si tiene un convegno sul tema «Islam: il futuro è nel dialogo». Relatori, fra
gli altri, Claudio Lo Iacono, Fouad K. jMlam, Aboulkheir Breicheche, Giuseppe Scattolin, Enzo Bianchi.
15
mmmièimmmmm.
MILANO — iMle 15, alla chiesa metodista (v. Porro Lambertenghi 28), si tiene un convegno regionale dell’Associazione
«31 Ottobre» sul tema «Laicità nella scuola, l’impegno della
"31 Ottobre’’». Intervengono Elena Bein Ricco («“31 Ottobre”
perché?»), Luciano Zappella («Le religioni nella storia: le proposte della “31 Ottobre”») e Emilio Fiorio («Politiche scolastiche e laicità. Le questioni aperte»).
CRONACHE DALLE CHIESE
TORRE PELLICE — Domenica 20 maggio l’assemblea di
chiesa ha discusso la relazione annua e ha votato cinque
membri del Concistoro: a Claudia Autolitano e Lillo Gi-sletti è stato confermato l’incarico, mentre Carla Beux,
Mirella Chiavia e Marina Gamba sono state elette per la
prima volta. Nella riconoscenza al Signore per ogni cosa,
auguriamo buon lavoro a questi fratelli e sorelle e diciamo un sentito grazie a chi ha terminato il suo servizio.
• Sinceri auguri a Alessandro Rossi e Cinzia Fenouil che si
sono sposati, e a Michela Simond e Michael Virtuoso che
hanno ricevuto il battesimo.
• Rinnoviamo la nostra simpatia alla famiglia di Ferruccio
Eynard, che ci ha lasciati.
Tempio valdese
di Torre Pellice
150° anniversario
delLinaugurazione del tempio
Sabato 15 giugno - ore 16 nel tempio
Dibattito pubblico:
«Stato laico, in Italia è possibile? - Parità e diritto di esistenza
di tutte le religioni, rispetto di chi non crede, no a privilegi confessionali. Un sogno irrealizzabile o unico futuro percorribile in
un mondo affetto da nuovi fondamentalismi?
partecipano; Domenico Maselli, pastore, docente di Storia
all’Università di Firenze, già deputato;
Nicola Mancino, senatore, già presidente del Senato;
Fiorello Proverà, presidente Commissione Esteri del Senato.
Ore 21 nel tempio
Concerto del gruppo musicale «La grangia»
Domenica 16 giugno nel tempio - ore 10
culto comunitario con partecipazione dei gruppi di attività
ore 12,30, nei giardini della Casa unionista, pranzo comunitario
(prenotazioni all’Ufficio Arnaud della Foresteria,
nei gg. 3-8 giugno, ore 8,30-12)
dalle 14,30: pomeriggio fraterno per cantare, mostre, animazioni
e intrattenimenti per bambini e adulti.
10
r
PAG. 10 RIFORMA
venerdì 7 giugno^
PER PROMUOVERE
LA PACE
PAOLO NASO
Dal 7 al 13 giugno una delegazione di esponenti delle chiese
evangeliche e di alcune associazioni cattoliche visiterà Israele e
i Territori palestinesi: sarà un
modo per esprimere la vocazione ecumenica alla pace e alla
giustizia, per cercare il dialogo
con popoli e comunità di fede
che soffrono, per sollecitare le
leadership israeliana e palestinese a riprendere con determinazione e coraggio la strada del
confronto e del negoziato.
L’iniziativa nasce da un messaggio dei responsabili delle
chiese evangeliche italiane, inviato alle comunità locali all’inizio dello scorso aprile. «Oggi in
Medio Oriente __________
non c’è né pace
né giustizia - vi
si affermava -.
Piuttosto risuonano il fragore
delle esplosioni
terroristiche e
gli spari dei mezzi militari; ogni
giorno muoiono
civili del tutto
innocenti, nomini e donne sopravvivono barricati nelle loro case, altri muoiono per la mancanza di soccorsi.
Tutto questo ci ferisce come cristiani e ci chiama a confessare il
nostro peccato, a pregare con
più fede, a testimoniare dèlia
pace di Cristo con maggiore impegno e determinazione».
Il messaggio annunciava l’intenzione di organizzare una
missione ecumenica di pace «tesa a esprimere solidarietà alle
vittime israeliane e palestinesi; a
sostenere le forze attivamente
impegnate per la pace sia in
Israele che nei Territori palestinesi; a invocare un immediato e
completo cessate il fuoco; a sollecitare il governo israeliano a
rispettare le risoluzioni dell’Onu
che prevedono un immediato ritiro dai Territori; a sollecitare
l’Autorità nazionale palestinese
a compiere gesti concreti e pubblicamente verifìcabili di lotta
al terrorismo e di ferma denuncia di chi lo giustifica; a esprimere la nostra fraterna solidarietà in Cristo alla minoranza
cristiana». Questi principi costituiscono il «mandato» della delegazione e i contenuti degli incontri con i rappresentanti politici, religiosi e della società civile, sia israeliani che palestinesi.
La situazione resta grave e
difficile: secondo uno schema
ormai assolutamente prevedibile, a ogni schiarita che sembra
poter rilanciare la strategia negoziale segue un attentato terrò
Dal 7 al 13 giugno
una delegazione
di evangelici italiani
visiterà Israele e
i Territori palestinesi
sione militare. Il pericolo è che
questo equilibrio delle violenze
si consolidi e costituisca una assetto permanente che blocca la
situazione per come è oggi. Un
rischio ulteriore è che la comunità internazionale, constatata
la propria impotenza a intervenire efficacemente in questo
contesto, si rassegni a questa situazione, la assuma e la riconosca come sostenibile. Meglio
questo conflitto latente a bassa
intensità che una guerra su scala regionale, se non di peggio.
Un terzo rischio è che le comunità religiose, che in questi
anni hanno finalmente e faticosamente scoperto l’avventura del
________ confronto e del
servizio alla pace,
si polarizzino attorno alle posizioni più rigide, più
chiuse, più esclusive. Tra le vittime di quello che
sta accadendo oggi in Medio Oriente potrebbe infatti
esserci la strategià del dialogo interreligioso, dell’incontro tra le
diverse comunità di fede attorno
ai valori della convivenza, della
giustizia e ovviamente della pace. Molte delle candele accese ad
Assisi lo scorso 24 gennaio dai
rappresentanti della grandi religioni di tutto il mondo oggi
sembrano essere spente, come
se il vento che soffia dal Medio
Oriente avesse sopraffatto quelle
esili fiammelle. Il dialogo tra cristiani, ebrei e musulmani oggi è
molto difficile, vorrei dire ancora più difficile di quanto non risultasse all’indomani dell’l 1 settembre. D’altra parte, troppo
spesso, simboli e richiami religiosi entrano prepotentemente
nel conflitto, quasi a cercare impossibili giustificazioni teologiche e spirituali alla logica dello
scontro e dell’eliminazione fisica
dell’avversario.
Guardando alla situazione
mediorientale, in conclusione, è
facile individuare il rischio di
un’ulteriore aggravamento. È
più difficile trovare ragioni di
speranza. Eppure questo è il
mestiere di «coloro che promuovono la pace» e che Gesù ha
chiamato «beati»; questo è il
senso più profondo di quella visione che le profezie bibliche
hanno affidato all’umanità indicando propria nel Medio Oriente quella terra che «diventerà un
giardino, e il giardino una foresta, e in essi regneranno la giustizia e il diritto. Poiché ognuno
farà qual che è giusto, vi sarà
ristico e quindi una dura ritor- pace e sicurezza per sempre».
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
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La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51,
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L’Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 22 del 31 maggio 2002 è stato spedito dall’Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 29 maggio 2002.
2002
Asaociato alla
Unione stampa
periodica italiana
Quale presenza degli evangelici alle Olimpiadi del 2006?
Olimpiadi ed Evangelo
Una commissione della Tavola valdese sta lavorando per garantire
una presenza protestante durante questo importante evento sportivo
PAOLO RIBET
Da un paio d’anni esiste e
lavora una commissione, di cui anch’io faccio parte, nominata dalla Tavola valdese in vista delle Olimpiadi
che si terranno a Torino nel
2006; ma ho l’impressione,
vedendo gli interventi che
appaiono sul giornale, che
questa non sia riuscita finora
a descrivere in modo ampio e
chiaro le sue finalità, per cui
nel dibattito che si sta sviluppando entra un po’ di tutto,
creando confusione in chi
legge e deve farsi un’opinione. Per questo motivo vorrei
cercare di aiutare a mettere
un po’ di ordine nella materia con queste due noterelle.
Innanzitutto, il compito principale della commissione, affermato anche da un ordine
del giorno sinodale, è quello
di garantire una presenza
protestante durante questo
evento sportivo. Detto così
non significa molto, lo riconosco; è bene quindi specificare che in seno alla commissione vediamo la nostra azione almeno in tre direzioni.
Lo sviluppo
del territorio
1) Da subito, appena saputo che le Olimpiadi erano state assegnate a Torino, ci siamo mossi perché la Chiesa
valdese si inserisse nel dibattito sullo sviluppo del territorio delle valli valdesi che sarà,
per quanto marginalmente,
interessato all’evento. È vero,
all’esterno noi non abbiamo
«peso politico» e all’interno
non tutti giudicano allo stesso modo le opportunità che
le Olimpiadi possono offrire
al territorio. E su questo il dibattito è aperto. Ma è altrettanto vero che in un momento di crisi economica e di
grandi trasformazioni della
natura stessa dell’economia
dell’area torinese (e, di conseguenza, delle Valli), noi
non possiamo assistere passivamente a scelte che vengono prese da altri e che possono incidere pesantemente
sul futuro (economico e sociologico) della regione dove
vive la metà dei membri della
nostra chiesa. Non potremo
fare molte cose, ma abbiamo
quanto meno il dovere di essere presenti e di parlare. E
mi sembra che qualcosa sia
stato fatto, nel senso che non
può più essere ignorato, a
nessun livello, che quelle sono le valli «valdesi», che hanno una loro specificità, una
loro anima e non sono solo
l’estrema periferia di Torino.
C’è chi dice che agire in questo settore non è compito
della chiesa (per lo meno,
non di una chiesa riformata),
bensì dell’ente pubblico. È
INEVITABILMENTE, dopo
ogni tornata di elezioni
amministrative, tutti proclamano vittoria, a destra e a sinistra. Alcuni hanno mantenuto le proprie posizioni, altri hanno cambiato bandiera,
altri ancora devono aspettare
il ballottaggio del 9 giugno.
Ho scorso i principali quotidiani; pagine e pagine sul dibattito politico nelle varie
città, ma poche righe su ciò
che ci si aspetta dai sindaci,
riconfermati o neoeletti. Le
nostre città in gran maggioranza sono città medie e piccole, dove la figura del sindaco è essenziale, considerata
anche la lentezza con cui si
muovono le Regioni.
Nessuno pretende che il
sindaco faccia tutto, ma è indispensabile che vigili su tutto. Non è certo il sindaco.
possibile. Vorrei però fare
due osservazioni, per aiutare
il dibattito.
La chiesa
e la vita materiale
la) In primo luogo, un centinaio di anni fa, un pastore è
partito da San Germano e ha
fondato addirittura una città
negli Stati Uniti {Valdese, appunto nel North Carolina)
per sostenere la popolazione
ai tempi della grande emigrazione: ciò significa che la
chiesa ha sempre ritenuto
suo dovere occuparsi anche
delle condizioni di vita materiale della popolazione. I
tempi sono cambiati, naturalmente, ma io considero un
impoverimento il fatto cbe
sia sparito dalle nostre assemblee il dibattito sulla vita
sociale del nostro territorio.
E poi, ovviamente, nessuno
pensa che la Chiesa valdese
possa fare grandi cose o addirittura porsi come interlocutore nelle scelte di carattere strategico; ritengo tuttavia
che gli enti locali siano stati
resi più forti dalle nostre iniziative, per portare a termine
i loro compiti istituzionali.
La cappellania
lb) In secondo luogo, consideriamo nostra responsabilità fare in modo che vi sia
una cappellania adeguata per
gli atleti e il personale che opera intorno a loro. Fare cappellania non significa soltanto allestire uno spazio per il
culto e garantire dei culti
multilingue all’interno del
villaggio olimpico, ma anche
creare dei momenti e degli
spazi in cui dei giovani, quali
sono gli atleti, che vivono
momenti di stress fortissimi
possano confrontarsi con se
stessi e con la parola di Dio.
La presenza del past. Platone
e mia a Salt Lake City è stata
forse in questo determinante,
nel senso che abbiamo potuto apprendere come lì era
stato organizzato un comitato interreligioso, con le varie
fedi rappresentate con pari
dignità, e proporre un modello simile agli organizzatori
italiani, i quali sembrano
condividere questa idea. E
non era affatto detto che così
avvenisse, in Italia.
Una storia
di testimonianza e di fede
2) Ma quello che più mi sta
a cuore è il terzo aspetto del
lavoro della commissione.
Per quasi un mese (fra Olimpiadi e Paraolimpiadi), Torino e dintorni sarà al centro
dell’attenzione mondiale e
calamiterà centinaia di migliaia di persone. Non sarà il
caso di dire loro quale storia
di testimonianza e di fede si è
vissuta da queste parti? Ve
dranno solo il Valentino, la
Sacra di San Michele e il Forte di Finestrelle? Certo, di
fronte all’attenzione un po’
superficiale dei mass media o
dei turisti faciloni, noi ci potremo chiudere a riccio e fare
gli enfants grognants, i bambini musoni, come ci riesce
tanto bene di fare! Mi chiedo
però se questa non sia per
tutta la Chiesa valdese un’opportunità e una sfida a riscoprire l’impegno per l’evangelizzazione. Questo non significa santificare le olimpiadi, e
neanche fare i «nani e le ballerine» del gran circo olimpico (come qualcuno ha detto)
ma semplicemente vedere in
questi eventi una possibilità
di fare quello che forse non
abbiamo mai fatto, un’evangelizzazione di massa. Sui
modi e i contenuti si può discutere; abbiamo un paio di
anni di tempo. Ma la decisione di fondo va presa adesso.
Prendere l'iniziativa
per incontrare la gente
È in sostanza questo che
dobbiamo sapere: se vogliamo uscire da noi stessi e andare incontro alla gente o se
invece vogliamo restare fermi
ad aspettare che qualcuno
venga a chiederci un dépliant
di qualche museo. Claudio
Tron dice che le risorse sono
limitate e che non si può fare
tutto, dall’evangelizzazione
alle visite negli ospedali e invita i lettori a dare un voto alle varie opzioni per scegliere
che cosa sia prioritario. Ha
ragione: e a questo punto lo
chiedo anch’io un voto, perché non ha senso fare progetti di evangelizzazione se poi
le chiese non mostrano un
minimo di entusiasmo. Per
quanto mi riguarda, io dico:
proviamoci. Poi potrà andare
bene o andare male: questo il
Signore lo dirà.
Aprire gli orizzonti
Sono perfettamente cosciente che non esiste nella
nostra cultura l’idea dell’evangelizzazione di massa, che
appare superficiale, lontana
dai nostri schemi e dalla nostra spiritualità. Sono terrorizzato, ma nello stesso tempo mi domando se le nostre
chiese non stiano morendo di
asfissia e se non sia necessario aprire i nostri orizzonti e
dare in modo particolare ai
nostri giovani un progetto,
una ragione per diventare testimoni delTEvangelo. A Salt
Lake City abbiamo visto gente entusiasta, disponibile al
volontariato, anche soltanto
per donare un bicchier d’acqua ai passanti, che offriva il
suo servizio per Gesù Cristo.
Avranno convertito qualcuno? Non lo so. Certamente
erano convertiti loro.
Cai/è'
u ili jijiilijsu
PIERO bensì
tanto per fare un esempio,
che deve stabilire le regole
per il traffico urbano, uno dei
problemi più grossi, ma il
sindaco deve vegliare affinché il suo assessore al traffico
lavori con serietà e intelligenza, cosa piuttosto rara. La
presenza del sindaco deve essere una garanzia per i cittadini, egli deve essere un personaggio ben visibile. Sta a
lui (o a lei) affrontare i pro
blemi ecologici là dove il verde va sempre più scomparendo e il tasso di inquinamento tossico e acustico raggiunge livelli inaccettabili.
È dal sindaco che devono
giungere gli impulsi per un
miglior funzionamento della
sanità, delle scuole (per ciò
che non compete allo stato),
della assistenza alle persone
anziane, per il sostegno delle
piccole imprese artigianali e
SUI GIORNÀiT^i
la Repubblica,
Il posto di Dio -1
In un commento di pi
pagina (25 maggio) Ani
Manzella prende posizii
sul posto da assegnare a
ferimenti religiosi nella
stituzione europea. «La qui
stione del potere e della
vranità - scrive - comini
oggi dai diritti (...), Se
terrà stretta ai dettati istii
zionali delle politiche, e in
primo luogo della pollticj;
dei diritti, la Convenzloi ‘
(...) ci consegnerà un
dotto irreversibilmente de,
mocratico». E più avanti: «Q:
si accorgerà allora che per|
buon Dio ci sarà sempre pò.'
sto in un’Europa così conv
cepita. Non come insegna!
da mostrare agli "infedeli’'
in una Unione crociata chi,
faccia propria la tragedia’
dell’intolleranza dell’Il set,^
tembre. Ma come evangel:
ca capacità di vivere (...)
rispetto dei diritti degli altri
e della non Europa e delle
generazioni future, ponendo la “persona al centro della propria azione”, com'è
detto nella Carta di Nizza»,
Menine
[ose
me
f:
monta:
Il posto di Dio - Il
Naturalmente l’intervento non piace al quotidiano
della Gei. Risponde infatti:
Giuseppe Della Torre (2®
maggio) che, certo, «la fu-^
tura Costituzione deU’Eu-'
ropa non deve dimenticare:
la Carta dei diritti fonda-'
mentali degli europei pro;’
clamata nel dicembre 2000
a Nizza». Tuttavia egli ri
balta l’impostazione, per<'
ché in tale Carta «sono or-'
dinati (...) i "valori comuni'
sui quali si fonda l’uniotì
Europea, e cioè la dignità
la libertà, l’eguaglianza, la"!
solidarietà, la cittadinanzaii
la giustizia. Ora non c’è '
dubbio che sarebbe assai
difficile pensare a quei valori a prescindere dalla lunga vicenda cristiana nel
continente e dalla incisiva:
influenza che essa ha avuto
nel foggiarne la cultura ^uridica comune». Quindi
"posto di Dio” nella costi-'
tuenda Costituzione europea rimane di gravide
tualità per molte ragioni, in
particolare perché nessun
solido fondamento avranno i diritti fondamentalise
concepiti come diritti concessi dal legislatore umano
(...) e non come spettanze
della persona che ad essa
derivano dalla propria dignità di creatura. Nel primo caso Cesare, cioè il pO'
tere politico, come li M
concessi così li potrà revocare o modificare; nel secondo caso Cesare è costretto ad arrestarsi dina^
ad ambiti sui quali, por d®'
finizione, il suo potere non
si estende».
¡alla CO'
di quant’altro attiene
sa pubblica.
Insomma; chi si è fat
leggere deve ben sapere
il suo mandato è un rn^^ ‘,
di servizio, di totale “isp _
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della vita. Ñon sono utopi
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7 GIUGNO 2002
PAG. Il RIFORMA
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A Rorà la Conferenza distrettuale
Chiese valdesi e territorio
Si apriranno sabato 8 giugno alle 9 a Rorà i lavori della Conferenza del I distretto delle chiese valdesi, che proseguirà anche la giornata di domenica quando i lavori riprenderanno alle ore 8,30. Molti e impegnativi i temi all’ordine del giorno: si
va dalla situpione degli ospedali valdesi, della sanità e dei
servizi sociali alla tematica chiesa e territorio, dalla situazione
di sofferenza di alcune chiese valligiane al progetto musica
portato avanti quest’anno a livello di distretto. Una Conferenza insomma che si presenta intensa che dovrà portare le chiese a confrontarsi su tematiche non certo facili ma di grande
attualità e in alcuni casi fonte di preoccupazione anche per il
territorio in cui le chiese operano e vivono.
««.J La festa della Repubblica a Pinerolo
Rievocazione del 1946
Per il 2 giugno, festa della Repubblica, anche nel Pinerolese
sono state organizzati momenti commemorativi e di riflessione. A Pinerolo in particolare il 2 giugno è stato ricordato con un
incontro, tenutosi nell’aula consiliare del municipio, con i consiglieri eletti nel ’46, Maria Bianciotto e Sergio Coalova. L’incontro è stato occasione per ricordare anche la situazione emotiva legata al dopo guerra. I due consiglieri «anziani» hanno ripercorso le tappe di quella loro esperienza. Maria Bianciotto,
eletta allora con più di 5.000 voti, ha ricordato il suo essere unica donna nel Consiglio del ’46. Sergio Coalova ha ricordato la
sua esperienza di consigliere, giovane poco più che ventenne,
partendo dal suo essere ex partigiano ed ex internato.
V'
) ■i
-J
Ji
I Fondato nel 1848
I L'Azienda turistica connprende un territorio di montagna molto vasto e diversificato
n/lalumori sull'operato dell'Atl
lo scontento riguarderebbe soprattutto i rapporti con i sindad e i Comuni, in particolare delle zone
jneno forti turisticamente. Ma una divisione del territorio nuocerebbe veramente al sistema-turismo?
MASSIMO GNONE
DAVIDE ROSSO
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ia diil priil poli ha
revoelseè conanzi
erdee non
_ ne, presa all’unaniI lità, della Comunità
montana vai Pollice di
sospendere l’approvazioae del nuovo statuto
lell’Atl. Introducendo il
pto all’ordine del giori ao del Consiglio di mer.isledì 29 maggio, il preiiente Claudio Bertalot
larilevato che, nonojtotele modifiche, «le
ppplessità rimangono
peiché non sono legate
4Statuto, ma al funaonamento dell’Atl». Al
Mmento della votazioni Bertalot ha aggiunto:
‘Ho seguito la nascita
WAtl come assessore
tóComune di Torre Polke e i dubbi di allora si
®no rivelati veri. L'amato territoriale potrebbe
®ere una ricchezza, per
^nipio ampliando l’of“■ in vista delle OlimI ma finora il ragiotamento prevalente è
" ??' "Lavoriamo dove il
™torio investe di più"»,
“soluzioni estreme sattbero precluse: «Uscire
'«Atl?», si chiede BertaA^®hra difficile, poie «la legge regionale
i^vede che i finanziaf*!«‘passino dall’Atl» e
^ocisione deve essere
r,"'«a «a livello della
*renza dei sindaci».
8|*3rda con malu^ 0 all Atl (è l’opinione
1 7^asa dall’assessore al
,'smo della Comuni
alla co
fatto eere eh*
La Crumière di Villar Pellice
vai Pellice,
ai,. ^ reuu;e,
J ° P?"®' imputa la
poca incisi
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?»
'e chi^
- ammette Roberto Canu, vicepresidente della
Comunità montana Alta
vai Susa - tuttavia crediamo nell’Atl e continuiamo ad essere d’accordo sui principi che
hanno ispirato la sua nascita. Inoltre c’è da chiedersi perché i rapporti ad
ampio raggio siano validi
e funzionino per i progetti come rinterreg, che
coinvolge addirittura l’a-.
rea francese, e questo
non debba valere per 1’
Atl». Secondo Roberto
Canu «la lotta da portare
avanti» non è contro la
Atl, ma con la Regione e
il governo per ottenere
nuovi strumenti come
una legge regionale sul
turismo. L’Atl sarebbe un
meccanismo da oliare,
ma che dispone di potenzialità effettive. «E vero
che è uno strumento non
ancora adeguato - sostiene Canu -, ma è anche
vero che le risorse sono
inferiori a quanto sarebbe necessario. Il turismo
si fa come sistema e quindi resta l’esigenza di lavorare insieme, con le diffe-renze che esistono fra i
Comuni caratterizzati da
un turismo molto sviluppato, come Sestriere o
Bardonecchia, e gli altri:
un’eventuale divisione
del territorio potrebbe essere solo un passo successivo; in questa fase la
frammentazione porterebbe solo a un indebolimento generale».
Posizioni un po’ più
morbide rispetto alla vai
Pellice sono manifestate
invece in vai Chisone e
Germanasca dove se da
un lato si chiede all’Atl di
dare più visibilità e soprattutto ascolto alle altre valli oltre a quella di
Susa dall’altro si cerca la
collaborazione. Tuttavia
in un incontro tenutosi a
Porosa ormai più di un
mese fa tra i sindaci della
valle e il consigliere dell’assemblea dell’Atl Giuseppe Chiapperò molti
sindaci non hanno risparmiato dure accuse
all’Atl. In particolare il
sindaco di Roure ha manifestato perplessità sull’azione dell’Azienda turistica e altri rappresentanti di Comuni valligiani si sono chiesti polemicamente addirittura se
questa è a conoscenza
della loro esistenza. In
quella riunione la risposta di Chiapperò era stata quella di cercare una
maggiore collaborazione
tra Atl e Comuni facendosi portavoce dei malumori verso l’azienda. Nel
Consiglio di Comunità
che è poi seguito a quella
conferenza dei sindaci
comunque lo statuto era
poi stato approvato. Rimane comunque in generale-il malumore e si
chiede un maggior ascolto e ùna maggior presenza dell’Atl su un territorio che vuole essere più
protagonista.
Nelle aziende del Pinerolese
La crisi della Pmt
e della Sachs
Continuano le preoccupazioni sull’occupazione alla Pmt, ex Beloit, di
Pinerolo. Dopo un periodo relativamente tranquillo venuto subito dopo
l’acquisto dell’ex Beloit
da parte della Pmt, nelle
settimane scorse sono arrivate le prime avvisaglie
di un possibile esubero di
50 unità negli stabilimenti pinerolesi. Del resto,
nonostante le speranze,
alla ex Beloit la cassa integrazione era continuata
anche dopo il passaggio
di proprietà alla Pmt che
aveva presentato dopo
l’acquisto un piano industriale che prevedeva tagli
al personale.
La settimana scorsa in
un incontro a Torino tra
Pmt, sindacati e Regione i
rappresentanti dell’azienda hanno chiarito
che sarebbero 47 le persone che verrebbero messe in mobilità a Pinerolo,
così almeno prevede l’attuale piano ebe la Pmt
intende attuare. La Regione, in veste di mediatore, ha proposto una
mobilità volontaria o legata al raggiungimento
della pensione per questi
lavoratori. La proposta è
sembrata piacere ai sindacati ma è piaciuta meno all’azienda. La trattativa comunque per il momento rimane aperta
con un nuovo incontro
dei sindacati con i lavoratori previsto per TU
giugno nel quale verranno dati ulteriori dettagli
sulla situazione.
Sembrano muoversi
anche le acque intorno
alla Sachs di Villar Porosa. La settimana scorsa a
Pinerolo si è tenuto, in
preparazione del Comitato aziendale europeo
della Zf (il gruppo proprietario della Sachs) un
incontro a cui hanno
partecipato anche i sindacati e il sindaco di Villar Perosa, Roberto Prinzio. Nel corso dell’incontro è stato predisposto un documento che
dà mandato al coordinatore italiano del comitato
di intraprendere azioni
per poter avere un incontro con i dirigenti Zf e
conoscere le loro intenzioni sul futuro degli stabilimenti Sachs di Villar.
ICONTRAPPUtgrOI
ACCENDI
LA TUA RADIO
MARCO ROSTAN
Non c’è dubbio che una
delle maggiori preoccupazioni del mondo valdese sul
nostro territorio riguardi
in questo momento il futuro degli ospedali di Torre
Pellice e Pomaretto. È però
evidente che nei confronti
della grave situazione finanziaria in cui versano gli
ospedali e delle cifre del deficit, hen poco
possono fare
tro culturale, ad Amnesty,
al Servizio volontariato di
Torino, ecc.) legge e commenta i principali quotidiani con una rubrica, che in
tempi di dilagante monopolio herlusconiano sulle
televisioni è quanto mai opportuna. Collabora con gli
avventisti e con la Chiesa
dei Fratelli, fornisce le notizie de L’eco
delle valli val
le chiese, che a Appello pOr evltore desi e del pro
suo tempo forse non hanno
saputo o potuto far valere
nei confronti
della Regione
e delI’Asl ciò
che realmente
volevano fare
nel campo della salute a vantaggio della
popolazione locale.
Ci sono invece delle cose
che si possono fare. Qui
vorrei lanciare un appello
su di una questione infinitamente minore dal punto
di -vista finanziario, del tutto alla portata delle tasche
delle chiese e dei singoli,
prima che sia troppo tardi:
parlo di Radio Beckwith
evangelica. Si tratta di evitare che, in mancanza di un
sostegno adeguato, la radio
chiuda 0 più prohahilmente
venga acquistata la sua frequenza che, non dimentichiamolo, è l’unica provvista di autorizzazione ministeriale a trasmettere sul
territorio. La Conferenza
distrettuale ha sostenuto la
radio con un contributo,
che è arrivato lo scorso anno a circa 16.000 euro, cifra
importante per il hilando
del Distretto, ma debole per
il bilancio della radio.
Alcuni fondi sono stati
ottenuti con progetti dell’S
per mille. Una gestione ordinaria ottimale, dal punto
di vista del personale e della sede, costerebbe circa
110.000 euro l’anno: inoltre
serve un ulteriore investimento in strumentazione
tecnica, soprattutto per
consentire la ricezione nelle valli Chisone e Germanasca. Ne vale la pena? Sembra proprio di si. Lo dicono
numerosi anziani soli nelle loro case che ricevono il
culto e le notizie, lo dicono
le centinaia di giovani che
la radio aggrega con la musica e le manifestazioni, lo
dicono gli oltre cinquanta
volontari che collaborano.
La radio svolge un ruolo
importante nel tessuto civile ed ecclesiastico, ospita la
voce di quanti lo desiderano (dalla Cevaa al Collegio
valdese, dalla Ciov al Cen
la chiusura
0 la vendita di
«Radio Beckwith
evangelica»
testantesimo
italiano, rende conto di
tanti convegni consentendo a chi
non era presente di sapere che cosa si
è detto. Ha
una chiara impostazione
evangelica e nel medesimo
tempo non dimentica la
pluralità e l’apertura necessarie per parlare a un uditorio vasto e diversificato
negli interessi, nell’età, nel
territorio che si spinge fino
a Torino e a quasi tutto il
Cuneese fino ad Asti e Bra.
Si può migliorare ancora, nei contenuti e nella tecnica: ma, soprattutto, da
parte di tutti quanti, occorre rendersi maggiormente
conto dell’importanza di
questo strumento e servirsene meglio; comunicare
non solo notizie, ma idee,
opinioni, commenti. Nessuna assemblea, nessun
convegno ha un uditorio
paragonabile a quello della
radio: è da questa consapevolezza che devono muovere tutte le iniziative tese a
salvaguardare la radio.
Quelle finanziarie sono
ovviamente le più urgenti;
e se le chiese e la Conferenza non ce la fanno a dare di
più, lo possono fare i singoli: la radio ha recentemente
lanciato una campagna di
soci sostenitori. Associarsi
alla «Francesco Lo Bue-Radio Beckwith evangelica» è
importante non solo per il
contributo finanziario che
si può assicurare con continuità ma soprattutto per
partecipare alTassemblea
annuale, pùrtroppo quasi
sempre limitata ai collaboratori della radio, e che invece necessiterebbe di un
respiro più ampio e di contributi di idee. Chi legge
queste righe penserà che
nelle nostre chiese e anche
in rapporto al territorio ci
sono tante altre cose, forse
più importanti, ed è vero.
Ma per una volta pensiamo
seriamente alla radio, perderla sarebbe esclusivamente colpa nostra.
12
PAG. 12 RIFORMA
iis
E Eco Delle "\àlli moEsi
venerdì 7 CIUCHI,
CITTÀ D’ARTE A PORTE APERTE A TORRE PELLICE
E LUSERNETTA — È una proposta che piace ai
visitatori. La manifestazione «Città d’arte a porte
aperte» edizione 2002 ha coinvolto domenica 2
giugno i Comuni di Torre Pellice e Lusernetta. A
Torre Pellice la principale attrattiva è stata l’apertura, con l’allestimento di numerose esposizioni,
dei cortili più belli, alcuni dei quali sconosciuti
agli stessi torresi. In piazza Libertà è stato allestito un palco dove in mattinata si sono esibiti
rOsaka Karate Club, le majorettes della banda e
ginnasti della palestra Energym. Particolarmente
apprezzati il Priorato mauriziano, il museo del
vecchio mulino, la galleria d’arte contemporanea
e la galleria Tucci Russo. Aperti anche il tempio,
che la prossima settimana festeggerà i 150 anni di
fondazione, e il Centro culturale, che ha organizzato visite al Museo e ai luoghi storici.
APPALTI TRUCCATI: INDAGINE ANCHE PINEROLESE — C’è un bel pezzo di imprenditoria pinerolese neU’indagine in corso in questi giorni in
Piemonte sugli appalti truccati nelle opere pubbliche. In sostanza un «cartello» di vari imprenditori pilotava gli appalti decidendo chi doveva aggiudicarsi un certo lavoro per fognature piuttosto
che di ripristino stradale. Le legge in materia prevede che per opere di una certa dimensione gli
enti locali debbano procedere all’appalto fra più
ditte; ad aggiudicarsi i lavori sarà quello con l’offerta più vantaggiosa per il Comune, escludendo
particolari offerte anomale. Gli impresari indagati partecipavano alle gare per gli appalti concordando fra di loro l’oferta, decidendo di fatto
chi si sarebbe aggiudicato il lavoro.
IL GEMELLAGGIO DI VILLAR PELLICE — Due giornate di festa per Villar Pellice. Sabato 1° e domenica 2 giugno, amministrazione e cittadini (sono
partite 60 persone) hanno visitato i paesi francesi
di Messimy e Chaleins-sur-Saone, nei pressi di
Lione, da zdcuni anni gemellati con Villar Pellice.
Molto soddisfatta anche il sindaco. Bruna Brache,
che ha partecipato all’inaugurazione della halle
polivalente di Messimy. Domenica, prima del ritorno in Italia, grande pranzo e canti comunitari.
IL GEMELLAGGIO MANCATO: OMBRA SUL SINDACO — Una lettera inequivocabile è stata inviata
la scorsa settimana al sindaco di Bobbio, Aldo
Charbonnier, dal suo omologo di Waldensberg,
Thomas Wittmann. Dopo la mancata partecipazione di Bobbio (erano attese una quarantina di
persone ma in realtà non è stato organizzato nulla) al gemellaggio previsto per i primi di maggio
la polemica è forte. La rinuncia è stata comunicata ai tedeschi dal primo cittadino di Bobbio
pochi giorni prima della data fissata (tra l’atro
dallo stesso Charbonnier). Il sindaco di Waldensberg parla di «delusione»; «Tutto era organizzato, con cento ospiti della politica e la partecipazione del principe di Büdingen, i cui antenati nel
1699 misero a disposizione dei valdesi il territorio dell’odierna Waldensberg». «Può immaginare
quanto sia stato penoso e imbarazzante disdire
l’invito una settimana prima dell’awenimento...», continua il sindaco tedesco che in chiusura
si augura che i contatti possano essere ripresi ma
«l’iniziativa dovrà venire da Bobbio».
FESTA SULL’AFRICA — Si conclude sabato 8 giugno la serie di manifestazioni organizzate
dall’istituto comprensivo Rodari di Torre Pellice
per affrontare il tema dell’Africa. Dalle 14 in
piazza Muston sono previsti canti, laboratori
creativi e scientifici, spettacolo di clown e giocolieri, una grande merenda collettiva. Alla sera,
ore 21, concerto dei «Trilobita», percussioni e
danze dell’Africa occidentale.
MALAN: Sl AL RIENTRO DEI SAVOIA — Il senatore
Lucio Malan, a nome del gruppo di Forza Italia,
ha espresso al Senato il sostegno al disegno di
legge a favore del rientro dei Savoia. «Le nostre
istituzioni sono ormai salde, sono state superate
tensioni e periodi bui. Mantenere il divieto sarebbe segno di debolezza. Noi non abroghiamo la
norma della Costituzione ma dichiariamo che
quella norma oggi non serve più. La storia non si
cancella ma anzi va ricordata e studiata liberamente. Sarebbe anacronistico, nell’Europa di
Schengen, tener fuori dall’Italia due persone
"colpevoli” soltanto della loro genealogia».
AVVISO DI LOCAZIONE
Il Concistoro valdese di Torre Pellice affitta un alloggio in Torre Pellice (via Angrogna 21, al 1“ piano)
composto da quattro camere, cucina/soggiomo, servizi
igienici, ingresso, cantina, ripostiglio sul pianerottolo,
con riscaldamento autonomo a gas metano, possibilità
di ricovero autovettura, disponibile dal 1° luglio 2002.
Presentare domanda scritta entro metà giugno al
Concistoro valdese - via Beckwith 4
10066 Torre Pellice.
Parla il presiidente del Toroc, Valentino Castellani
In attesa di Torino 2006
Lingua occitana, ospedali valdesi, cappellania e comitato
interreligioso. Una proposta del Comitato valdese 2006
DAVIDE ROSSO
Fare U punto delia situazione e raccogliere impressioni e suggerimenti. Questi gli intenti
del Toroc che in queste
settimane sta incontrando gli amministratori e la
popolazione delle Valli. I
temi affrontati negli incontri sono quelli legati
alle opere olimpiche e a
quelle connesse o strutturali. Ma al di là di queste tematiche, la cui discussione è per altro fondamentale, ci pare che
tre argomenti siano venuti particolarmente alla
ribalta in questo periodo
e di questi abbiamo parlato recentemente con il
presidente del Toroc, Valentino Castellani, che
abbiamo incontrato nella redazione di Riforma.
Abbiamo innanzitutto
chiesto il parere del Toroc sul fatto che l’occitano diventi una delle lingue ufficiali di Torino
2006: «È importante mantenere la sensibilità per la
cultura locale - dice Castellani - però occorre
non esagerare. Óltre agli
occitani ci hanno fatto richiesta di inserire la loro
lingua anche i piemontesi
e in una Torino sempre
più multietnica non mi
stupirei se arrivassero anche altre richieste. Mi pare però che non occorra
sovrapporsi. Le lingue ufficiali a Torino 2006 saranno l’inglese, il francese e l’italiano poi si farà
un lavoro di accompagnamento culturale con
le proposte che arriveran
no dal territorio tenendo
presente che occorrerà
offrire l’immagine migliore delle valli e di Torino».
Il secondo tema che
abbiamo posto sul tavolo
sono gli ospedali valdesi;
«Fin dall’inizio della nostra avventura olimpica premette Castellani - la
Regione si è impegnata a
fornire il servizio sanitario necessario alle olimpiadi e la cosa è stata inserita anche nel dossier
olimpico. A questo scopo
la Regione ha distaccato
una persona al Toroc incaricandola di organizzare il sistema sanitario di
Torino 2006. In generale
mi pare che la Regione'si
stia muovendo in un ottica che guarda anche al
futuro della sanità piemontese e non solo all’evento olimpico. Attualmente gli ospedali che
sono stati indicati come
riferimento per il 2006 sono il Cto di Torino, gli
ospedali di Susa, Pinerolo
e di Briançon. Attorno a
questi vi sono poi gli altri
come gli ospedali valdesi
ma il tutto è legato al sistema sanitario regionale
anche perché il Toroc
non ha risorse specifiche
sulla sanità». Su queste
tematiche è comunque
alle viste un incontro tra
il presidente della Ciov e
l’incaricato della Regione
nel Toroc per capire meglio quale sarà, se ci sarà,
Ü ruolo degli ospedali vaidesi nel corso delle olimpiadi ma di questo daremo conto nelle prossime
settimane.
L’ultimo punto che ci
Pinerolo, nuovo impianto Acea
Per ridurre i rifiuti
Un impianto intelligente che sa distinguere i rifiuti umidi da quelli secchi con il risultato di ridurre drasticamente la
quantità di rifiuti che finiscono in discarica evitando la costruzione di un
inceneritore. È questo in
estrema sintesi l’obiettivo
che si è posta l’Acea con
la costruzione a Pinerolo
dell’impianto di valorizzazione dei rifiuti che
sarà messo in funzione
probabilmente a settembre. «Quando rimpianto
sarà attivo - spiegano in
Acea - il conferimento di
materiale in discarica
verrà ridotto dell’80%
mentre dai rifiuti che entreranno nell’impianto si
ricaverà compost di qualità, gas e combustibile».
Il nuovo impianto, la
cui idea è nata alcuni anni fa per risolvere il problema della discarica del
Torrione in scadenza, è il
primo del genere che
verrà attivato nel Sud
dell’Europa ed è in grado, attraverso una serie
di vagli, di dividere i rifiuti permettendo il riciclo di larga parte di essi.
CSD
COMUNITÀ ALLOGGIO - ULIVETO
Vi aspettiamo, bambini ed «eterni bambini»,
DOMENICA 16 GIUGNO 2002
dalle ore 15
nel nostro giardino che un potente incantesimo
ha trasformato in un bosco di fiabe.
L'associazione culturale Mania
animerà la nostra festa
premeva affrontare con il
presidente del Toroc, vista anche la scadenza
ravvicinata della Conferenza del I distretto, è la
questione della cappellania e dell’ipotesi di un
comitato interreligioso
per Torino 2006.
«La questione va analizzata a due livelli - dice
Castellani -. Innanzitutto
ciò che il Ciò ci chiede,
cioè l’offerta di un luogo
fisico di culto e un punto
di riferimento spirituale.
Creeremo a questo scopo
tre luoghi di culto uno a
Sestriere, uno a Torino e
uno a Bardonecchia. Il
secondo livello è poi l’offerta culturale e spirituale che è a carico del Toroc e in quest’ottica ci si
sta muovendo sentendo
le associazioni e incontrando le chiese». In questa prospettiva la richiesta che viene dal Comitato 2006 della Chiesa valdese è quella di dare
mandato ai comitati delle chiese di procedere e
di costituirsi in un unico
comitato interreligioso:
«L’ipotesi mi pare promettente anche se certamente tutta da costruire
anche attraverso incontri
congiunti con il Toroc.
Mi pare azzeccata sicuramente anche l’idea, venuta da parte del comitato valdese, di riunire i
cappellani delle varie
squadre olimpiche per
chiedere loro che tipo di
servizio si aspettano a
Torino 2006 e penso che
quest’incontro potrebbe
essere tranquillamente
promosso dal Toroc».
Approvazione a Torre Pellice
L'antenna Omnitel
sulla torre civica
MASSIMO GNONE
STAVOLTA è certo: la
famigerata antenna
Omnitel sulla torre civica
di Torre Pellice ci sarà.
Dopo la seduta aperta alla quale avevano partecipato i tecnici dell’agenzia regionale per l’ambiente (Arpa) e i rappresentanti della Nortél Networks, concessionaria
della Omnitel Vodafone,
il Consiglio comunale di
giovedì 30 maggio ha approvato la proposta di
contratto con la società
che si occuperà di installare, sulla torre del municipio, in pieno centro del
paese, le antenne per la
telefonia cellulare.
Nonostante le perplessità esistenti all’interno
della stessa maggioranza,
alla fine ha prevalso
l’opinione, già espressa
dal sindaco. Marco Armand Hugon, e confermata dai rappresentanti
Nortel ai cittadini durante l’assemblea di alcune
settimane fa, secondo
cui, nel caso di parere negativo da parte della amministrazione civica, la
società avrebbe comunque proceduto a fare richiesta di installazione a
VI
MI
ani
»ndo
ivate
guarda l’incidenza d*
missione di onde f' ^
magnetiche sulla
dei cittadini.
Il voto ricompattai
maggioranza e dp
l’opposizione: ile,
gliere Stefanetto v*
favore, contrari Me
Avolio. Il contratto
vede, oltre al versan,
del canone d’affitto
che la ristrutturazìiZwi
della torre a spese ^nto
Nortel, intervento a,
costo dovrebbe aggj| jUro f
intorno ai 25.000 euio ®ble
Durante la seduti ^rati
giovedì 30 è stato api «difu
vato lo statuto delQ jpaliii
sorzio imbrifero mot (possi
no del Pellice. Lalep nembi
di accompagnarne] dtivo
scritta dal presidente ¿che
Bim, Giancarlo Grloi e
bastata a far rientrai
dubbi e le numerose
poste di modifica,,
d’altra parte il Bacini
promette di accoglier
privati e, in questo caso,
nessuno avrebbe potuto
opporsi. Un «prendere o
lasciare» che non era andato giù a molti dei presenti, non ultimo il rappresentante della Legambiente vai Pellice. D’altra
parte sia i delegati Nortel
che soprattutto i tecnici
dell’Acea avevano rassicurato la popolazione
circa le misure di sicurezza adottate per quanto ri
Perché rimpianto funzioni a pieno regime però
occorre che i cittadini
collaborino. Tutti i rifiuti
infatti del bacino Acea
dovranno da settembre
essere conferiti nei normali cassonetti ma divisi:
quelli umidi, (avanzi di
cucina ecc.) dentro un
apposito sacchetto verde
e gli altri (quelli secchi)
dentro un qualunque
sacchetto. «L’impianto dicono ancora in Acea - è
in grado di distinguere i
due tipi di rifiuti ma per
poter funzionare al meglio è necessario che questi arrivino già divisi».
Per questo motivo l’Acea ha già firmato degli
accordi con alcune associazioni di commercianti
per la distribuzione nei
negozi dei sacchetti verdi
da utilizzare per i rifiuti
umidi. «Tutta l’operazione - concludono in Acea
- non comporterà per gli
utenti nessun costo aggiuntivo in compenso
l’attività dell’impianto ci
permetterà di abbattere i
costi del conferimento in
discarica che si ridurrà
drasticamente».
Il municipio di Torre
La difficile viabilità fra Pinerolo e la vai Pellice
Variante alla provinciale 161
Mentre si aspetta l’avvio dei lavori al ponte
Chisone, secondo la proposta presentata dall’Agenzia olimpica Torino
2006 e resa pubblica alcune settimana fa a Bricherasio, la variante alla provinciale 161 tra Pinerolo e
la vai Pellice collegherà la
futura circonvallazione di
Osasco e l’incrocio di
Cappella Merli a Bricherasio; all’inizio di luglio
scadranno i bandi per la
progettazione. La decisione pare definitiva; «prendere o lasciare», scrivevamo dopo il dibattito a
Bricherasio, ma realmente non esistono alternative? C’è chi, ad esempio,
lamenta l’inutilità di una
variante e ritorna sulla
possibilità di mettere in
sicurezza l’attuale 161.
Altri, invece, propongono
nuovi tracciati.
Nella discussione è intervenuto anche l’assessore alla Viabilità della
Comunità montana vai
Pellice, Giorgio Odetto,
che considera l’ipotesi
della variante l’unica
praticabile, poiché sul
vecchio tracciato, scrive
Odetto, «la realizzazione
di tutte le nuove opere risulterebbe decisamente
più costosa», questo a
causa di alcuni fattori: i
«luoghi ristretti e il traffico», e quindi un forte aumento dei costi, la «presenza di infrastrutture,
come condutture elettriche, telefoniche, acquedotti, fognature, canalizzazioni di acque bianche, con tutti i relativi al
lacciamenti», la necessaria demolizione dell’illuminazione pubblica e lo
spostamento di «recinzioni e cancellate sulle
varie proprietà private».
Inoltre bisognerebbe abbattere alcuni fabbricati
e ricostruire una nuova
pavimentazione stradale,
in quanto «non è pensabile conservare l’attuale
che non possiede le caratteristiche necessarie a
sopportare il traffico attuale e quello futuro».
«A quanto sopra - continua Odetto - va ancora
aggiunto il grosso disagio
per gli utenti durante tutto il periodo di esecuzio
ne dei lavori per
forse anni, senza
ticare i danni econoi _
che graverebbero suti®
le attività commeref
della zona». Inoltre.**
sarebbe sempre Isp^
senza di macchine^
rateici e trattori agricel
mentre «sul tratto nut
tali mezzi utilizzerebll
l’attuale provincialeej
cherasio-Garzigliei’
Quindi, conclude L
sore alla Viabilitài
rende facilmente coi
quanto sia più onero
gravoso operare sul'
chio anziché sul nui
oltre al rischio di prò®
re un mezzo aborto*'!
, ( MI
Consiglio connunale di Bobbio
Espaci Occitan, stop
Per Bobbio Pellice Espaci Occitan non sarà
l’organismo coordinatore
nell’area delle valli eccitane, almeno non per ora.
II Consiglio comunale,
che con i voti di maggioranza e minoranza aveva
aderito a Espaci, nella seduta di lunedì 27 maggio
decide per il rinvio del
punto all’ordine del giorno. Le perplessità sono
arrivate non solo dalla
minoranza, con gli interventi di Sibille e Rostan,
ma dalla stessa maggioranza. Come argomenti
contro il riconoscimento
di Espaci Occitan vengono portati un documento
dell’associazione La Va
laddo, il polverone
tato dal convegno <_
tano lingua olinip
Porosa Argentina e^
testi, giudicati nega?3|tian
.«che
Nzia
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mente da tutti, m e j
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Un’altra notiz^J^ !
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l’organizzazione
fica «Operazione I
razione», .f
dicata l’asta d) JCQ m
dell’edificiO^JnjÆ
procedere all s
razione e alla trasfe"*
zione
annunciate'
13
PRPÌ 7 GIUGNO 2002
E Eco Delle ^lli \àldesi
PAG. 13 RIFORMA
Consiglio della Comunità montana vai Pellice
Quali strategie turistiche?
, Movata la Convenzione per la «Porta di valle», mentre
^ viene sospesa l'approvazione del nuovo statuto Atl
MAglMOCNONE
I turisrno ha discusso il 29 maggio il
giglio della Comunità
int^a della vai Pellice
animi si accendono
andò si tratta di apivare il nuovo Statuto
'Atl (su questo argolento si legga anche il
io a pagina 11), pe® ^88®! litro gin votato dall’as10 CURI ^blon dei soci, quindi
seduti lerativo e di fatto non
alo ap[ pdificabile. Tra le prin) del Ci yi novità del testo c’è
ro mot uiosslbilità di ampliare i
Lalett lembri del Consiglio di;namei ¡ttivo da 5 a 7, variazioddentei ¡che dovrebbe garanti
0 Grioi ¡maggiore rappresentadentrai jtà dei soci privati,
lerosep Sembrerebbe una preìfica,*d’atto, eppure mag
1 Badai ioranza e opposizione
cogliea enei stanno. 11 presi
inte, Claudio Bertalot,
ittolinea le sue «pertesità», anche se «non
ino legate allo statuto».
L'Atl - afferma Tassesjre al Turismo, Mauro
te-è troppo vasta per
ippresentarci tutti». Al
aro del dissenso si agiunge, per la minoran1, Giovanni Battista Zup, che commenta:
in mi risulta che l’Atl
ia qualcosa per la vai
ice». E anche il consiire Danilo Colomba,
ipre della minoranza,
La Cantina sociale di Bricherasio
fa il pollice verso. 11 sindaco di Torre Pellice alza
il tiro: «Se non c’è un ritorno sul territorio - dice
Marco Armand Hugon non dobbiamo aderire
per forza». Piervaldo Rostan, consigliere delegato
a Montagna, agricoltura
e ambiente, annuncia
che non voterà lo Statuto
e lancia l’idea di «una
giornata seminariale per
elaborare insieme ai privati le nuove strategie turistiche». Il presidente
Bertalot propone di sospendere l’approvazione,
chiedendo alla conferenza dei sindaci della vai
Pellice di discutere del
problema: il Consiglio
approva all’unanimità.
All’ordine del giorno
c’è la convenzione per la
cosiddetta «Porta di valle» tra Comunità montana, Agess Spa, Comuni di
Torre Pellice e Brichera
sio, Cantina sociale di
Bricherasio, il Tralcio srl
e Provincia di Torino, documento che dovrebbe
dare il via al progetto finanziato dalla Regione
(oltre un miliardo di lire)
per la realizzazione, presso la Cantina sociale stessa, del nuovo sportello di
accoglienza turistica in
rete con gli altri punti di,
informazione e valorizzazione dei prodotti tipici,
individuati nella Crumière di volar Pellice e nello
lat di Torre Pellice. Resta
fuori dalla convenzione,
perché le difficoltà di rapporti rischiavano di far
saltare il finanziamento,
l’Atl che avrebbe dovuto
coordinare gli uffici turistici insieme alla Comunità montana. La convenzione è approvata con
l’astensione dei consiglieri di minoranza Colomba,
Rossetto e Zunino.
orreF
ce
Chiese e territorio
I Servizi sociali
ADRIANO LONCO
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nciale®^
zigliatì
idel'ailità, '
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sorto». 1
loi
ÜNA delle nostre preoccupazioni
in questo momento è quella relativa al futuro dei Servizi sociali poiÌé, pur essendoci nel nostro paese
^a legge avanzata, i cittadini hanno
Bpressione che si stia di fatto añado verso una contrazione dei serI proprio quando l’età media della
wlazlone si sta elevando e aumentai conseguenza la domanda sodato questa situazione vale la pena
cttere sulla possibile riqualificaziodella spesa sociale, e cioè che a paMi risorse impegnate, diversifitlo l’offerta, si vada a rispondere
JTnaggior flessibilità alle mutate
'lenze, pur nel mantenimento di
^j)uon livello dei servizi.
ottenere questo risultato bisoPerò che i servizi che verranno
(ettati sul territorio o a domicilio,
e si affiancheranno a quelli resimali già esistenti, siano fortemen®tegrati fra di loro; perché il citta0 utente può avere contemporaL^®ote esigenze sanitarie, sociali,
di rapporti con gli altri e
lambiente in cui vive.
. uttavia l’attuazione dei servizi inha ancora molta strada da
friere prima di arrivare alla sua
fluttuazione. Per rendere i serviici n globalità veramente effijjf ,°tt è sufficiente recarsi a prebei servizi a domicilio ma è nestrutture residenziali
ranno a proporsi con la loro
L tozazione e i loro operatori,
111, 0 farsi carico dei problemi
ll,^P®rsona e della sua famiglia,
le ji assai diversificati a seconda
tójl ttutti: di un bambino, di un diL . tti un anziano cronico o di
a“®“® fase terminale.
^ e sp V? ‘Jriesta ricerca ai iniegraIj rubra chiaro che chi si propoi Questa gamma di servizi
L.^bre disposto a un notevole
K^sttg pttiento, poiché sul territorio
(Py^tto le sicurezze che il lavoro
rgg^ra ha dato sino ad ora con le
Ito" b bhe separano in maniera
lo netta chi dà il servizio e
ilio, Un servizio sul territorio
a modellare sia l’ap
proccio che le risposte alla natura del
bisogno di quella particolare persona
e della sua famiglia.
Dal maggio 2001 la Consulta per la
sicurezza sociale della Comunità
montana vai Pellice ha avviato un dibattito e dei gruppi di lavoro a cui partecipano anche le nostre Case di riposo, in cui si cerca di ipotizzare come
rispondere ai bisogni sia espressi sia
latenti della nostra popolazione.
L’obiettivo è quello di definire di quali
strumenti organizzativi ci si deve dotare, quali variazioni apportare nel
modo di operare e, infine, quali collegamenti ricercare con tutte le forme di
aggregazione presenti sul territorio,
affinché il servizio reso sia in grado di
dare delle risposte flessibili e adeguate
alle necessità degli utenti sia dentro
che fuori dalle strutture residenziali.
Questa analisbdei fabbisogni non la
si fa a tavolino, ma incontrando la
popolazione, ascoltando le sue esigenze nei luoghi in cui si ritrova, poiché chi sta vivendo il problema di
avere un anziano o un disabile, ha
molte domande da porre e forse qualche risposta da suggerire.
Ed è su questo tema che l’apporto
dei partecipanti ai gruppi di visitatori
delle nostre comunità, dei componenti delle varie associazioni di amici
delle nostre Case di riposo o delle
Unioni femminili, può essere significativo e strategico. Quando una comunità è presente su di un territorio
può avere ia consapevolezza di aver
titolo per poterne esprimere le necessità, le aspettative e anche le potenzialità relazionali e organizzative.
Non può e non deve essere solo argomento per gli addetti ai lavori.
La centralità della persona e la sua
unicità, per cui Gesù Cristo è morto,
ma è anche risorto, è stato uno dei
principi cardine delle varie Riforme
nelle città-stato all’inizio dell’Evo
moderno. Con questo principio, a
fianco della predicazione si sono
create formule avanzate di diaconia
come risposta alla liberazione percepita dai credenti. A noi, generazioni
degli anni 2000, parlare del concetto
della centralità della persona dovrebbe essere quindi naturale e motivo
per un impegno rinnovato.
Sul Chisone e sul Germanasca
Troppe centraline
idroelettriche
DAVIDE ROSSO
Ritorna d’attualità
la questione delle
concessioni richieste
dalla Idroval per la costruzione di 4 nuove centraline idroelettriche sul
Chisone e di quelle richieste dall’Enel e da un
consorzio di privati di
Salza per la costruzione
sul Germanasca di un altro paio di centrali. Il 10
giugno l’assemblea dei
sindaci della vai Chisone
e Germanasca discuterà
la proposta di protocollo
d’intesa per un programma di riqualificazione
idroelettrica del Chisone:
si parlerà della realizzazione delle centraline in
vai Chisone e in particolare della bozza di intesa,
che la Provincia e i Comuni dovranno firmare
con ridroval preparata
dalla Provincia e inviata
ai Comuni a inizio anno.
Preoccupazione in materia vengono dal comitato per la salvaguardia
del Chisone e dei suoi affluenti che in una sua
riunione tenutasi la settimana scorsa a Perosa ha
non solo confermato le
sue posizioni contrarie
alle centraline ma anche
ribadito la necessità di
un piano regionale delle
acque che calmierizzi la
richiesta di nuove concessioni e pensi a una
programmazione globale
del territorio dal punto di
vista idrico. Preoccupazione è stata espressa,
sempre nella riunione
del comitato a Perosa,
anche per la prevista costruzione della centrale
Enel di Perrero e per
quella di Salza. «Se queste centrali verranno realizzate - è stato detto praticamente il Germanasca verrà “intubato”
da sotto Prali fino a Pomaretto con ovvie ripercussioni sull’ecosistema
e sulla depurazione degli
scarichi fognari di valle».
In valle cresce intanto
l’attenzione verso l’acqua e la sua gestione e si
preannuncia interessante in quest’ottica la due
giorni prevista per T8 e il
9 giugno a San Germano
dedicata proprio a queste tematiche: nel corso
del convegno diversi esperti esprimeranno il loro parere sulla situazione
e sulla gestione delle acque non solo in valle lasciando trasparire la volontà di allargare l’orizzonte oltre i confini territoriali avendo comunque
sempre di fronte la realtà
locale. Realtà locale che
deve fare i conti con una
crescita quasi esponenziale delle richieste di
concessioni per centraline cosa che fa discutere
in valle e su cui occorrerà
prendere al più presto
una posizione chiara.
NELLE CHIESE VALDESI
UNIONrEEMMINILl’— Domenica 16 giugno le
Unioni femminili di Villasecca, Villar Perosa e Rorà si
riuniranno a Rorà a partire dalle 10, con il culto.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Venerdì 7 giugno, alle
21, concerto d’organo nel tempio dei Bellonatti,
nell’ambito del corso per organisti curato dalla Ced.
PERRERO-MANIGLIA — Prossima assemblea di
chiesa, domenica 16 giugno, alle 10, nei locali della
chiesa di Perrero, con la relazione dei deputati alla
Conferenza distrettuale.
PINEROLO — Domenica 8 giugno, alle 10 culto.
Domenica 16 giugno, ore 10 culto con insediamento
del nuovo anziano Davide Rosso.
PRALI — Venerdì 7 giugno, alle 20,30, studio biblico su «I talenti».
PRAROSTINO — Domenica 16 giugno, festa del faro, culto a San Bartolomeo anticipato alle 9. Mercoledì 12 giugno, riunione ai Cardonatti alle 16.
RORÀ — In occasione della Conferenza distrettuale
di sabato e domenica prossimi, il culto di domenica
avrà luogo alle 11 anziché alle 10.
SAN SECONDO — Domenica 9 giugno culto a cura
dell’Unione femminile.
VILLAR PELLICE — Domenica 9 giugno culto a cura dell’Unione femminile. Domenica 16 il quartiere
Piantà invita gli ospiti della Miramonti e tutte le persone anziane del quartiere a un pranzo comunitario;
prenotarsi presso gli anziani. Domenica 16, alle 14,30,
riunione alla Piantà, per i quartieri Piantà e Garin.
Domenica 2 giugno la comunità valdese di Pinerolo
si è riunita per l’ormai tradizionale Festa di Primavera
che ha segnato anche la fine delle attività della chiesa
per quest’anno.
Un secolo e mezzo di industrie tessili a Perosa Argentina
È nata l'associazione Ecomuseo del tessile
LILIANA VIGLIELIWO
Da oltre un secolo e mezzo la
vita di Perosa Argentiria è legata alle sue industrie tessili; il cotonificio tuttora attivo col nome di
Manifattura di Perosa e con 350
dipendenti e il setificio, proprietà
della famiglia Gùtermann per lunghi anni che, sotto altri proprietari, ha cessato l’ultima attività lo
scorso anno. L’associazione Ecomuseo del tessile è nata per mantenere viva la memoria di quegli
anni, raccogliendo testimonianze
e pezzi di macchinari, soprattutto
riguardanti la lavorazione della
seta che non si fa più e organizzando un percorso didattico e turistico attraverso il paese. Il 1° giugno 2002 è stata inaugurata la sede provvisoria dell’associazione e
la presentazione del percorso, for
nito di una serie di pannelli esplicativi, realizzato con il contributo
della Provincia di Torino.
Le visite, sia di gruppi turistici
sia di scolaresche, hanno la possibilità di utilizzare un servizio di
accompagnatori, ma con l’aiuto di
un depliant fornito in sede si può
procedere per conto proprio, leggendo i cartelli (in 4 lingue) e
guardandosi intorno. Sono particolarmente suggestive le visite ai
rifugi antiaerei, che si trovano sotto le case operaie Gùtermann, attrezzati durante la seconda guerra
mondiale per fornire un riparo ai
lavoratori durante i bombardamenti alleati. Sono anche aperti al
pubblico il parco della villa Willy,
dove abitava la famiglia Gùtermann, ora sede della Comunità
montana valli Chisone e Germanasca, e il parco Enrico Gay, un
tempo giardino riservato ai dirigenti del cotonificio Abegg, anche
questo fornito di rifugi antiaerei.
Le fotografie d’epoca documentano le opere sociali costruire da
entrambi i proprietari degli opifici
per i loro dipendenti: asilo nido,
stabilimento elioterapico, convitti
dove si ospitavano le operaie che
abitavano lontano, dopolavoro
per gli svaghi del fine settimana.
E infatti in uno dei due convitti,
acquistato dalla Provincia, che
l’Ecomuseo dovrebbe trovare spazio per la sede definitiva e per la
collocazione dei macchinari recuperati dopo la chiusura della lavorazione dei cascami di seta; questo per ricordare un lavoro, spesso
pesante e dannoso per la salute,
che ha comunque rappresentato
una risorsa vitale per la gente delle valli Chisone e Germanasca.
tr Torre Pellice
Concerto
per l'Unitrè
Il «Duo Gerschwin» di
Laura Giordano ed Enzo
Fornione, già ospite neldicembre ’99, si è nuovamente esibito il 16 maggio per l’Unitrè. Nella prima parte ha eseguito la
Fantasia op. 103 di Schubert, «Ehemals» di Liszt e,
dello stesso autore, Ungarish, Polnlsch e la Rapsodia ungherese n. 2.
Dopo l’intervallo il duo
ha interpretato brillantemente l’«Invito alla danza» di Weber, il brillante
rondò che è un saggio di
raffigurazione mimjca di
due ballerini. A seguire le
tre danze ungheresi n. 1,
4 e 5 di Brahms. Il concerto è terminato con la
celebre «Rapsodia in blu»
di Gerschwin e, come bis,
«La strada» e «Amarcord»
di Nino Rota.
POSTA
I piccoli Comuni
Caro direttore,
il suo settimanale, nel commentare
l’esito delle recenti elezioni amministrative, esprime stupore per la mia
esclusione dal nuovo Consiglio comunale di Angrogna. Vorrei, se possibile,
tranquillizzare i suoi lettori e i molti
amici non angrognini, dicendo che il
risultato non era del tutto inatteso. Come il capitano di una squadra ciclistica
che sa di non poter più gareggiare per il
primato si mette pertanto al servizio
dei compagni per tirare loro la volata,
così nella passata tornata elettorale ho
chiesto voti non per me, ma per coloro
che avevamo deciso dovessero avere
precise responsabilità nella nuova amministrazione.
E così è successo. Quanto a me, fossi
stato eletto, avrei dovuto occuparmi di
cultura (come ho fatto nel 27 anni in
cui sono stato in carica, prima come
consigliere, poi come sindaco). Ho
però la sensazione che ai miei concittadini di cultura, e specialmente della
propria storia e delle proprie, per altro
pregevoli, tradizioni, non gliene importi più di tanto. È un optional di cui si
può oramai fare tranquillamente a meno, tanto c’è quello che passa la tv, che
ci aiuta a non pensare, e ci rende finalmente tutti uguali.
Questo sì che è un problema serio,
più della mia esclusione per altro annunciata. Così come ci si dovrà cominciare a preoccupare della crescente disaffezione al voto degli elettori angrognini (ben il 10% in meno rispetto alle
amministrative del 1998): perché questo sempre più accentuato venir meno
alla vita e ai problemi della propria comunità? Si è detto anche, e lo abbiamo
scritto nei nostri volantini elettorali,
che dobbiamo continuare a batterci
per l’autonomia dei piccoli Comuni, in
modo che anche Angrogna possa continuare ad avere il municipio, un suo
Consiglio e un suo sindaco. Tutto giusto; ma se una comunità, e il caso riguarda o riguarderà prossimamente diversi altri piccoli centri del Pinerolese,
non riesce più a trovare tra i propri figli
un candidato alla carica di sindaco,
non sta forse arrivando, come si dice in
gergo, «alla frutta»?
Jean-Louis Sappé - Torre Pellice
RADIO BECKWITH
EVANGELICA
FM 91.2CD-96.550 tei. 0121-954194
14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle Yalli ^desi
VENERDÌ 7 Gl^o^
SPORT
24 ORE
DI PALLAVOLO
Ultimi giorni per iscriversi alla «24 ore di pallavolo-8° trofeo Multisize».
L’iscrizione è libera a
gruppi di amici che, con
la passione della pallavolo, si mettano insieme
creando una squadra; le
iscrizioni si effettuano
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l’Associazione 3S, in via
Airali (tei. 0121-932844);
la quota di partecipazione è di 75 euro a squadra. Sono ammesse 20
squadre formate da un
massimo di 15 giocatori
0 giocatrici: quest’anno i
limiti di categoria sono i
seguenti: limite a 2 partecipanti a campionati
nazionali e 4 a campionati regionali di serie C.
Come gli anni scorsi, i
responsabili delle squadre dovranno presentarsi
sabato 8 giugno per assistere al sorteggio dei gironi, mentre le partite
vere e proprie inizieranno dalle 17. Quest’anno
sarà disposto un servizio
di tavola calda a cura dell’Aib Valpellice con carne
alla brace e patatine.
GREEN E BEACH
VOUEY
Sulla scia della «Festa
dello sport» sono previste alcune date di beach
volley e di green volley
organizzate dall’Associazione 3S. Il 14 luglio, anziché il 7 come comunicato in precedenza, si
svolgerà alla conca del
Fra un torneo di green
volley a coppie aperto a
tutti i tesserati e amatori
della pallavolo «ad alta
quota»; nel mese di giugno, invece, in date da
destinarsi, è previsto un
torneo a tappe di beach
volley che sarà occasione
per inaugurare il nuovo
campo disposto accanto
alla palestra comunale di
Luserna San Giovanni.
A Luserna S. Giovanni la Badia corale vai Chisone
Concerto a favore di Villa
MARIA ROSA FABBRINI
SABATO 25 maggio il
tempio di Luserna
San Giovanni ha ospitato
un concerto della Badia
corale vai Chisone, in una
serata organizzata per sostenere un progetto di
Villa Elisa, il Foyer dell’
Ywca-Ucdg a Torre Pellice: la realizzazione dell’ascensore che consentirà il
superamento delle barriere architettoniche.
Programma e esecuzione particolarmente
felici realizzati da una
trentina di persone, voci
miste, sotto la guida del
maestro Renato Pizzardi
che d^ 1991 dirige la corale. È stato soprattutto
un concerto-spettacolo:
già il nome del gruppo è
una porta che si apre su
un mondo, quello delle
antiche Unioni giovanili,
di memoria medievale,
attive nei momenti di festa ma anche di difesa, le
«badie», appunto. Poi c’è
il repertorio, messo insieme pazientemente
con una ricerca dal vivo,
0 su antichi manoscritti,
delle melodie popolari
delle valli e campagne
del Pinerolese. Le storie
raccolte, trascritte e armonizzate, sono diventate un’unica grande storia
che è poi quella della vita: un viaggio intenso,
fatto di arie, voci, emozioni, cultura, tradizioni
dette in occitano, francese o piemontese, cioè
nelle espressioni linguistiche delle valli Pellice,
Chisone e Germanasca.
E ancora, gli strumenti,
anch’essi frutto di un accurato recupei'o della
tradizione.
Infine ci sono i costumi: non folclore ma forme, colori e tessuti da
leggere come linguaggio
della comunità; quelli
femminili rigorosamente
originali, tramandati e
gelosamente custoditi,
mentre per il gruppo maschile si tratta di un modello militare delle fine
del ’700. La scélta della
sede risponde a un debito
affettivo del m.o Pizzardi
che nel tempio tenne il
suo primo concerto d’organo da solista, nel 1985.
APPUNTAMENTI
7 giugno, venerdì
CANTALUPA: Alle 21, al Centro culturale, incontro su «La questione mediorientale: nodi irrisolti e prospettive
future»; incontro con Ada Lonni, dell’Università di Torino, autrice del libro
«Dal conflitto alla pace. Scuola e democrazia nella terra di Abramo».
TORRE PELLICE: Alle 21, nella biblioteca civica «C. Levi», incontro di
poesia, scrittura, e interventi d’arte
«Poeti in aia», con Diego Grassedonio,
Erica Passerini, Antonio Scotellaro, Lorenzo Gentile, Daniela Vendemmiati.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Prelievi e
visite nella sede dell’Avis, in via Roma.
8 giugno, sabato
PINEROLO: All’Expo Fenulli, alle
20,30, concerto dei «Tribà» per il 65“
anniversario dell’Avis di Pinerolo. Ingresso gratuito.
SAN PIETRO VAL LEMINA: Alle 21,
negli impianti sportivi comunali, 13“
edizione del derby calcistico della vai
Lemina scapoli ammogliati.
MASSELLO: Alle 21 la Pro Loco ospita lo spettacolo del Gruppo teatro Angrogna «La bicicletta di Yang».
TORRE PELLICE: Alle 17, nella sala
Paolo Paschetto, inaugurazione della
mostra di grafica di Agostino Gentile.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 14,30,
alle vasche degli impianti ittici, terza
prova delle gare di pesca alla trota.
8-9 giugno
BRICHERASIO: Raduno bandistico
«Brich Band 2002». Alle 21 di sabato 8,
concerto della Filarmonica San Bernardino e delle «Fanfare L’Echo du Sapet».
Domenica 9, dalle 14,30, esibizione per
le vie del paese delle bande di Bricherasio. Bagnolo, Pomaretto, Saluzzo, Torre
Pellice, La Balie Neuve. Raduno per
concerto finale in piazza Santa Maria.
CAVOUR: Alle 16 di sabato iscrizioni a
«Motofestasse», dalle 19 cena non stop.
Alle 22, concerto dei Loscki Boscki. Domenica 9, giro turistico nelle cascine, alle 12,30 pranzo in agriturismo.
9 giugno, domenica
SAN PIETRO VAL LEMINA; Alle 14
gara a bocce, agli impianti sportivi comunali. Alle 19, al salone polivalente,
merenda sinoira.
PINEROLO: Dalle 9 alle 19, nei locali
del seminario, mostra mineralogica, a
cura del circolo «Pinerolo e Valli».
PRALI: 6® prova del campionato regionale di trial e 3“ prova del trofeo regionale di minitrial, a partire dalle 10.
10 giugno, lunedì
ROURE: In frazione Villaretto, fiera
primaverile.
13 giugno, giovedì
PINEROLO: Alle 20,45, in piazza San
Donato, concerto della banda musicale
«Filarmonica folkloristica pinerolese»,
in occasione dei 35 anni di attività.
14 giugno, venerdì
RINASCA: Nel salone polivalente, alle 21, rappresentazione della compagnia «Renato Clot» che presenta «L
curà ’d Rocabrusa».
TORRE PELLICE: Alla Bottega del
possibile, dalle 9, seminario di ricerca
su «Il mondo dei bambini, domiciliarità e allentamento».
INVERSO RINASCA: Alle 14, apertura
della Festa della birra; alle 21,30, concerto d’apertura con il rock piemontese «Loscki Boscki», segue «Lou Dalfin».
Cena alle 19,30.
16 giugno, domenica
LUSERNA SAN GIOVANNI: All’Uliveto, dalle 15, «Uliveto-mania», fiabe,
maghi, lotteria, pesca, buffet, a cura
dell’associazione culturale Mania.
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gramma, martedì 110*
21,15, Tanguy.
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usala Italia ha inpu.L™,
gramma, alla sala «2cffl |„nqu
to». Star wars, gueij (^„0
stellari 2: l’attacco di |j|,anc
cloni; feriali e festivi, ali|>«ro
ore 19,45 e 22,20, sabj
19,45 e alle 22,30..
la «5cento»-va in visioì
Sotto corte marziale;I
riali e festivi 20 e 22,!j
sabato 20 e 22,30.
Il municipio di Cantalupa, sede del Centro culturale
BARGE — Il Comui
ha in programma, l
6, ore 21,15, Il piùlii
giorno delia mia vlta,V .5.,.
nerdì 7 ore 21,15, Otti perei
dio in paradiso; sabatti lànpf
alle ore 21,15, Moniti Tot
ball; domenica 9, alleai ■
15.15, 17,15, 19,15ejf "
21.15, lunedì, martel
giovedì ore 21,15,40g|
ni & 40 notti. j
Il nuovo impianto dell’Acea per ridurre le quantità di rifiuti richiede la collaborazione di tutti i cittadini
E iniziata la campagna di «Verde sacchetto»
Mentre proseguono i lavori di realizzazione del
nuovo impianto di «Valorizzazione dei rifiuti in frazione secca e umida» che
l’Acea sta realizzando nei
pressi del depuratori di Pinerolo, si sta approntando
la campagna di sensibilizzazione per i cittadini:
«Verde sacchetto».
L’impianto porta con sé
novità rivoluzionarie nel
campo dello smaltimento
dei rifiuti. Innanzitutto,
permetterà di ridurre di
almeno l’80% la quantità
totale conferita in discarica. In sostanza, significa
che il bacino Acea porterà annualmente in discarica circa 8.000 metri
cubi di rifiuti contro gli attuali 80.000. Inoltre, i rifiuti della frazione «Secco» verranno ripuliti e
trattati al fine di produrre
combustibile e metalli,
mentre i rifiuti «Umidi»
verranno «digeriti» e i
suoi fanghi residui verranno trasferiti all’impianto di
compostaggio per la produzione di compost di
qualità.
Intanto, a Frossasco
prosegue la programmazione per mettere a punto
il nuovo sistema che vede
la suddivisione alla fonte
dei rifiuti in frazione secca e umida. Come abbiamo già detto più volte, il
nuovo impianto, tecnologicamente all’avanguardia, si basa sulla suddivisione dei rifiuti nelle due
frazioni di tutto ciò che
L’ingresso dell’impianto di «Valorizzazione dei rifiuti» in frazione secca e frazione umida in costruzione a Pinerolo nei pressi del depuratore
non può essere smaltito
tramite la consueta raccolta differenziata. In pratica, la carta, il vetro e la
plastica dovranno essere
smaltiti separatamente
negli specifici cassonetti
stradali della «differenziata» o nelle «Eco-isole»,
così come le pile, gli indumenti e i medicinali,
eco. Il materiale non differenziabile, invece, verrà
suddiviso nelle frazioni
Secco o Umido a seconda della loro natura.
• La sperimentazione,
messa in atto proprio per
capire i punti deboli o perfettibili di un sistema che
tra qualche mese coinvolgerà gradualmente tutto il
bacino Acea, ha messo in
rilievo la necessità di destinare alla raccolta della
frazione umida un sacchetto color verde, e non
rosso come inizialmente
si era ipotizzato. Il colore
del sacchetto, che può
sembrare apparentemente un dettaglio, è invece
fondamentale perché all’interno del nuovo impianto un lettore indirizzerà i sacchetti verdi alla
linea dell’umido, mentre
gli altri verranno convogliati alla linea del secco.
Il colore verde presenta
diversi vantaggi rispetto
ad altre scelte: appartiene ad una gamma cromatica perfettamente riconoscibile dal lettore dell’impianto, non è usuale tra i
tanti sacchetti che i citta
r
IH
Givi
1 II
dini utilizzano per raccogliere i rifiuti e, inoltre, è
per associazione il colore
più idoneo a ricordare la
frazione umida, cioè organica, come i residui
della cucina, gli avanzi di
cibo, fiori e foglie, eco.
Nel momento in cui si
dovrà utilizzare, il sacchetto dovrà essere rivoltato in modo che presenti
all’esterno la facciata verde (l’altra facciata è grigia): questo passaggio è
stato pensato per rendere
riconoscibili i sacchetti in
cui è stata realmente operata la raccolta dell’umido.
Entrambi i sacchetti, sia
quelli dell’umido sia
del secco (che potran
essere di qualsiasi gè'",
re e colore),
depositati nei cassong
stradali per la
dei rifiuti solidi ’
Per rendere più
nuovo sistema di sm
mento dei rifiuti, 1
ha messo a
programma di injojj'j
zione che prevede a » J
-se iniziative sul
del consorzio Acea,
vi informeremo nei
simi numeri.
Informazion®
pubblicitaria
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15
i 7 GIUGNO 2002
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Hutomobili
addio?
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ilUGNo
iston.^
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-via IV
8030
^litici che si alternano ai goJgini nazionali e locali. Ma
ngniigliaia di lavoratori e di
Miglie le cui speranze di fuLo si sono di nuovo oscura»una risposta è dovuta e
non può essere quella di sem.fe,con l’itnpresa che declina ógni responsabilità e chiede aiuto al governo, il sindacato che contratta la cassa integrazione e la mobilità, i lafliratori delle piccole imprese
che devono affrontare senza
tutele il licenziamento, un
trimonio di competenze e
impegno che ancora una
IGF ,T rolla viene disperso.
^ sahlw Nel gioco delle parti, l’uninedì ^ dichiarare di non voler
0 'fi”* seguire la vecchia strada di
venire in soccorso alla grande
^ impresa con una nuova camj? ® W pagna di rottamazione è il gororno. Ma è anche un goverjo che, in nome di un’e- La mij qtiivoca ispirazione liberista,
^ Pii lifugge dall’adottare una quada «2c^ lunque politica di sviluppo
u teeonomico che vada oltre lo
8ccoifflij|,andierato programma di
’opere pubbliche. E se sarà così possiamo solo aspettarci di
ivere più strade e più ponti su
iui passeranno più auto proiottein altri paesi'del mondo,
¡modello di sviluppo di sempre, insomma, senza nepjpure
[d'alibi di sostenere attraverso
ia,giovi|((liesso l’industria nazionale e
1 piìikiii salari dei lavoratori. Quanto
a Mta,»agli altri soggetti, i margini
5, Omi -per evitare che il film già visto
sabat®’siripeta sono assai stretti.
Torino, stabilimento Mirafiori: reparto stampaggio (1950 circa)
,omui
MonsI
9, allei
l,15 et
orarteli
5,40
Torino, è vero, non è più la
città dell’auto di trent’anni fa.
Lentamente il terziario si è
sviluppato, il settore delle tecnologie dell’informazione e
della comunicazione sta crescendo, fioriscono iniziative
culturali che attraggono persino turisti d’oltralpe. Ma non
è facile riconvertire i lavoratori da un settore all’altro. Paradossalmente, era più facile ricollocare un operaio comune
da una catena di montaggio
all’altra che trovare una nuova sistemazione per un operaio specializzato che ha spe;
so anni della sua vita per imparare a governare tecnologie
sofisticate e a operare con efficienza in un’organizzazione
complessa. E una sua difficile
riconversione verso un altro
settore priverà lui e noi tutti
di competenze faticosamente
costruite e di una cultura del
lavoro industriale che, ancorché in declino, rimane pur
sempre un asse importante
della nostra struttura economica e sociale.
Non deve essere sottaciuto,
inoltre, il fatto che la mobilità, per essere gestita con
successo, richiede non solo
I»
aqd>
)trani
i geni
j ranni
¡sonef
iccoltj
jrbanij
hiaró'
smal
l’Aca'
ito nn
form»
CENTRO CULTURALE
VALDESE
CENTRO CULTURALE VALDESE - FACOLTA VALDESE
DI TEOLOGIA - COLLEGIO VALDESE
Università estiva 2002
8-12 luglio - Torre Pellice (To) (30 ore complessive)
Sede di svolgimento: Collegio valdese
PROTESTANTESIMO IERI E
OGGI IL NOVECENTO - ii parte
Lunedi 8 luglio
Paolo Naso
I^INTRECCIO politica, società e PROTESTANTESIMO
Il caso America
Martedì 9 luglio
Jérôme Cottili
Protestantesimo e immaginario
Civiltà dell’Immagine e dell’Informazione, comunicazione,
telepredicator, nuove tecnologie, crisi della parola
Mercoledì 10 luglio
Claudio Tron
Protestantesimo e politica
La vicenda italiana a partire da Giovanni Miegge
Giovedì 11 luglio
Aldo Comba
Il Protestantesimo nell’impatto
con il mondo extraeuropeo
Storia del Cec, protestanti in Asia e Sud America
inculturazione
Venerdì 12 luglio
Protestantesimo e pensiero del Novecento
Mario Miegge II fronte filosofico
Daniele Bouchard II fronte teologico
¡rritori*
agli insegnanti di scuole medie e superiori,
lifiaposciuto come unità didattica per gli iscritti al cor
- ¡j| di formazione a distanza della Facoltà valde
k dal Roma e valido come equipollenza per: Sto
- oristianesimo. Storia del pensiero cristiano (XIX e XX
' Ecumenica.
tlia^el corso: Fondazione Centro culturale valdese,
fex ruo h 3, 10066 - Torre Pellice (To) tei. 0121-932179 '932566 - e-mail: centroculturalevaldese@tin.it
ÌQhf ^94 euro (78 euro per gli iscritti al corso di formaFacoltà velldese):
tócutt su ccp n. 34308106 intestato a: Fondazione cenvaldese, oppure assegno non trasferibile.
U .'Ì6. su richiesta, alloggiare presso la Foresteria.
I ¡*'oni devono pervenire in segreteria entro e non
20 giugno 2002.
che ci siano altri posti disponibili con caratteristiche non
troppo dissimili da quelle dei
posti che vanno perduti. Richiede anche che funzionino
al meglio servizi per l’impiego
in grado di accogliere i lavoratori in mobilità, offrire loro
una consulenza efficace per
riformulare un nuovo progetto professionale, organizzare
attività di formazione che
rendano possibile il passaggio a un nuovo lavoro. Inutile
dire che questi servizi, che gli
Stati Uniti e l’Europa conoscono da tempo, da noi ancora non esistono. Il faticoso
passaggio dai vecchi uffici di
collocamento ai nuovi Centri
per l’impiego che dovrebbero
fare tutte queste cose è avvenuto tardi, con poche risorse
e con molta confusione normativa, e il governo in carica
che si è trovato a gestire la
riforma a metà del guado si è
subito affrettato a dichiarare
che non intende investire più
di tanto in servizi pubblici per
il lavoro. Morale: a chi si rivolgeranno le migliaia di lavoratori in mobilità e i disoccupati delle piccole imprese
per trovare un nuovo lavoro?
Ancora, come sempre, a parenti e amici ai quali il nostro
welfare sempre più straccione continua ad affidare il
compito ingrato di riparare ai
guasti del mercato.
Almeno su questo qualcosa
da fare e subito c’è. CÌi attendiamo che Regione, Provincia e Comune a cui spettano
tutti i compiti di gestione del
mercato del lavoro investano
denaro, capacità organizzative, potere politico perché siano alleviate le sofferenze dei
lavoratori e non venga disperso il loro patrimonio di
sapere.
Adriana Luciano
Passatempo
Soluzione del cruciverba del
numero scorso
PAG. 15 RIFORMA
POSTA
Il celibato
Leggo soltanto adesso, sul
numero 18 di Riforma, il bell’articolo del pastore Giuseppe Platone sul problema degli abusi sessucili da parte dei
preti pedofili. Mi domando
però se egli consideri il matrimonio come situazione di
normalità non solo perché è
ovviamente la più diffusa, ma
anche perché si collocherebbe a un livello meno arduo, o
meno profetico del celibato.
Ne sarei preoccupata, perché
constato nelle nostre chiese
una perdita del senso evangelico del matrimonio.
Si è soliti dire (e il papa è il
primo a farlo) che il celibato è
profetico in quanto, con il suo
«lasciar tutto», annuncia che
Dio è sufficiente a colmare la
vita di una persona. Benissimo, è vero. Ma anche il matrimonio è annuncio. Annuncio
di quella comunione piena
che ci sarà donata nel regno
di Dio. E non dimentichiamo
che nel Nuovo Testamento,
dalle parabole del banchetto
alla sposa dell’Apocalisse, il
«segno escatologico» è il matrimonio, non il celibato. Del
resto, rispondere adeguatamente alla vocazione evangelica al matrimonio è ben difficile, altro che via meno ardua.
Reagendo contro l’idea romana del celibato come stato di
vita superiore al matrimonio
(idea non pienamente superata neppure dal Vaticano II,
cfr. Lumen Gentium 42-43) i
riformatori hanno visto nello
stato coniugale non soltanto
la condizione più comune per
degli esseri sessuati, ma una
vocazione positiva, e se hanno difeso la possibilità di sposarsi per i pastori non è stato
soltanto per evitare disordini
e scandali (magari bastasse
questo), ma perché l’uomo
non deve porre in alternativa
due vocazioni che Dio dà alla
stessa persona.
Del resto, se il celibato ha i
suoi fallimenti, intendendo
con ciò non le domande di riduzione [sic] allo stato laicale
o qualche incidente di percorso, ma la caduta di entusiasmo e la mancanza di orizzonti che sono tanto spesso
alla base di situazioni di peccato ripetute e/o protratte,
anche i fallimenti nello stato
coniugale non sono tanto i
divorzi, che spesso derivano
da fede nel matrimonio e rifiuto di rassegnarsi a un amore spento o sbagliato,
bensì quei rapporti che si sono ormai rassegnati alia mediocrità, e che non annunciano piùl’Evangelo.
Naturalmente non intendo
minimizzare i problemi che si
pongono, specie (ma non solo) quando si tratta di pastori,
né sogno di riproporre il (prezioso) ruolo che le famiglie
# Nuovo telefono
Il pastore Donato Giampetruzzi comunica il numero
telefonico: 380-5188708.
Diaconia valdese
Commissione Sinodale per la Diaconia (Csd)
La Commissione sinodale per la diaconia (Csd) cerca
Direttori/e di foresterie
La ricerca è rivolta a persone, singoli o coppie, con
competenze gestionali e linguistiche proprie della conduzione ricettiva, cui affidare, in prima istanza, la direzione della Foresteria di Torre Pellice e della Casa Valdese di Rio Marina. L’assegnazione degli incarichi sarà
preceduta da un periodo di formazione e prevede, previo periodo di prova, l’inserimento nei quadri della
Csd, con possibile mobilità nell’ambito delle opere affidate alla Csd.
Le domande (manoscritte) con allegato curriculum
dettagliato vanno indirizzate, entro il 30 giugno 2002,
a: Csd Diaconia valdese - Via Angrogna 18 - 10066
Torre Pellice (Torino).
Per informazioni: stesso indirizzo - tei: 0121 953122
fax: 0121-953125 - e.mai!: csd.diaconia@tpellice.it
FONDO DI SOLIDARIETÀ
conto corrente postale n. 11234101
intestato a La Luce, via San Pio V 15 bis, 10125 Torino
Concludiamo l’«Operazione Eritrea» inviando 4.373,00
euro tramite l’Ambasciata eritrea a Milano a favore dell’Associazione mutilati-cooperativa fornai. Ringraziamo i donatori. Stanno giungendo le
offerte per l’Ospedale di Njissé Foumban, della Chiesa
evangelica del Camerún (vedi
n. 14 di Riforma). Necessitano almeno 130 materassi, dato che gli attuali sono vecchi
di decenni e ormai inutilizzabili per motivi igienici. I letti
sono 350 ma il dottor Fritz
Wbongo sarebbe lieto di rinnovarne 130. Ogni materasso
(di crine) costa 20.000 epa
(moneta dell’Africa centrale),
pari a circa 30,00 euro cadauno. Riproponiamo la domanda! È possibile trovare 130 donatori 0 donatrici che offrano
ognuno un materasso? La
meta è di 3.900,00 euro. Attendiamo le vostre offerte e
ringraziamo, (f.d.-m.l.b.)
OFFERTE PERVENUTE
IN MARZO-APRILE (in euro)
130,00:
Mirella Argentieri Bein.
104,00: Flora Pons Eynard;
Odette Balmas Eynard.
Totale 338,00
Totale precedente: 4.402,46
Addebiti
per tenuta conto: 15,00
Per accrediti bollettini: 0,40
Imposta bollo: 13,94
Totale: 29,34
In cassa al 30 aprile: 4.711,12
Le offerte di Renata Pampuro (£ 200.000), Elena Mate
(£ 100.000), A. Costabel Ribet
(euro 50) sono state pubblicate negli elenchi precedenti
come Cuas in mancanza di
altre indicazioni.
pastorali hanno rivestito in
passato: oggi è ben difficile
' che un’intera famiglia condivida la stessa fede e lo stesso
impegno ecclesiale; ma vorrei
che la nostra chiesa non si appiattisse su una visione riduzionistica e tutto sommato
mondana dell’amore e della
sessualità, e non rinunciasse a
quella che è certo stata una
delle sue scoperte più profonde ed evangeliche.
Teodora Tosatti - Napoli
Domenico
Di Toro
Ci ha lasciati un mese fa ma
mi sembra di ieri il ricordo
dell’aprile del 1957 quando,
arrivato in un paesino svizzero del Canton Turgovia, la domenica mattina finito il consueto lavoro dai contadini, mi
recai nella chiesa riformata. Il
culto era già cominciato, perciò fui notato per il ritardo
con cui entravo; fui notato
anche dal pastore che alla fine del culto mi venne incontro e con l’aiuto di uno che
sapeva un po’ di italiano si
informò della mia provenienza e del posto in cui lavoravo.
In seguito mi informò sulle
attività in lingua italiana di
Zurigo e Frauenfeld.
In quest’ultima cittadina,
capoluogo del canton Turgovia, c’erano dei culti mensili
presieduti dal pastore Hotz
della principale chiesa riformata della città. Del gruppo
facevano parte evangelici
provenienti da denominazio
Le numerose
attività
dei radicali
L’irritazione aumenta in me
ogni volta che leggo su Riforma articoli su battaglie che
mena e soffre il pensiero radicale, come se fossero scoperte
e adesioni protestanti. Constato un’ingiustizia flagrante
nel non menzionare mai la fatica radicale. Non mi occupai
mai di politica. Avendo eliminato con sollievo la televisione, scoprii Radio radicale e mi
sento di aderire ai suoi programmi per cui accetto di
partecipare al digiuno.
Nell’opuscolo che contiene
il giorntJe di molti anni fa in
cui Marco Pannella narra le
vicende del suo lungo digiuno per ottenere la legalizzazione dell’obiezione di coscienza, si parla anche dell’aiuto dei valdesi nei suoi riguardi. Nessun protestante
perse 19 chili come lui, per
esempio, in quel periodo.
Non metto certo Pannella
sull’altarino, ma il silenzio
che lo circonda non è certamente cristiano. Preferisco
un ecumenismo con lui piuttosto che con il Vaticano.
Lucietta Tenger
Villar Pellice
ni e località diverse: da Pachino, Matera, San Giacomo
degli Schiavoni, Guglionesi,
Campobasso e infine io, che
provenivo da Augusta. Fra
loro c’era Domenico Di Toro.
Durante i venti anni della
mia permanenza in Svizzera
altri gruppi andavano formandosi e molte erano le
possibilità di incontrarci per
testimoniare della fede comune e la reciproca edificazione. Domenico Di Toro
c’era sempre. Partecipava attivamente ai corsi di formazione per collaboratori ed
ebbe modo in molte occasioni di dare dei messaggi particolarmente edificanti.
Nel 1965 ho conosciuto e
sposato una sua nipote; i nostri rapporti già frequenti si
sono intensificati e periodicamente era nostro gradito
ospite. Grande l’affetto che
manifestava per le nostre figlie Paola e Silvana, allora
bambine, quasi a compensare quello per le sue in Italia. A
marzo 1977 rientrai con la famiglia ad Augusta: l’anno seguente Domenico venne a
trovarci e trascorse con noi
qualche settimana. Da allora
non ci siamo più rivisti. Poi il
suo pensionamento, dopo oltre trent’anni di lavoro con la
stessa ditta, dove era apprezzato e stimato. Certamente
Domenico Di Toro ha avuto
una grande fede che gli ha
permesso di sopportare e superare le molte difficoltà che
la vita spesso ci riserva.
Sebastiano Giuffrida
Augusta
■ PARTECIPAZIONI ■
ringraziamento
«E non ci sarà più notte;
ed essi non avranno bisogno
di luce di lampada, né luce
di sole, perché II illuminerà
il Signore Iddio, ed essi
regneranno nei secoli dei secoli»
Apocalisse 22, 5
I figli Paolo, Lidia e Grazia con i
coniugi, I nipoti e i familiari tutti di
Cecilia Masini ved. Spanu
profondamente commossi e riconoscenti per la dimostrazione di
affetto e di solidarietà ricevuta,
nell’Impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che
hanno voluto stringersi a loro in
questa triste circostanza.
Pramollo, 17 maggio 2002
I necroiogi si accettano
entro le 9 del lunedì. Tel.
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CLi^lto J^ùidio
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16
PAG. 16 RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 7 GIUGNO 2007
Di ritorno dal paese latinoamericano per un servizio di «Protestantesimo»
Che cosa sta succedendo in Argentina?
A colloquio con due economisti del paese: «26 anni fa l'Argentina aveva 22 milioni di
abitanti con 2 milioni di poveri, oggi ha 57 milioni di abitanti e quasi 15 milioni di poveri»
GIANNA URIZIO
E un po' che non si sente
parlare più deU’Argentina. Tutto bene? Le notizie ci
rimbalzano di tanto in tanto
dai giornali, sempre per denunciare una crisi economica profonda, le cui cause si
inscrivono in un enorme debito estero. Ma l’Argentina
non è un paese ricco dove fino a poco tempo fa si emigrava? Che cosa è successo? A
un visitatore superficiale
questa crisi sembra ben strana. Le strade del centro di
Buenos Aires sono piene di
gente e di negozi, nei bar la
gente siede davanti a un caffè
o a una birra. Per non parlare
della provincia. Come si può
morire di fame in un paese
con tanta terra e così fertile? È quanto osserva il cameramen arrivato dalTItalia: calabrese, abituato ad una terra avara, Domenico osserva
ammirato la fertilità di questa terra e non crede alla crisi. Questa terra deve rendere per forza; come si fa ad avere fame? L’Argentina non è
nemmeno un paese privo di
conoscenze. Le scuole sono
sostanzialmente gratuite, con
un’alta percentuale di popolazione che arriva al diploma
di scuola media superiore e,
a differenza dell’Italia, una
percentuale altissima di studenti universitari finisce
l’università, anch’essa sostanzialmente gratuita e di
buon livello.
Perché questo collasso?
Allora come spiegare questi
dati contradditori: da un lato
un paese ricco di risorse naturali, di cultura e oggi profondamente in crisi, con un
governo sull’orlo della bancarotta? Sono le domande
che rivolgo agli economisti
proprio per capire quali so
no i meccanismi che hanno
messo in ginocchio l’economia di questo paese ricco.
«Oggi ci troviamo davanti ai
risultati, o meglio al fallimento di una ristrutturazione
economica iniziata negli anni
70 - mi- spiega Claudio Lozano, economista fondatore di
Attac-Argentina e direttore
dell’Ufficio studi e formazione del Cta, la Cgil argentina che ha innestato un circolo
vizioso: al capitale industriale
si è privilegiato il capitale fi -.
nanziario che, unito a un totale liberismo economico, ha
messo progressivamente in
crisi l’industria nazionale.
Questa crisi ha provocato
un’ulteriormente diminuzione degli investimenti industriali, che a sua volta ha ridotto la competitìvità dell’industria argentina sui mercati
sia mondiali che interni.
Questa minore competitività ha fatto chiudere le fabbriche e quindi aumentare la
disoccupazione, riducendo i
redditi e quindi i consumi.
Questi sono i fattori strutturali della crisi economica che
hanno progressivamente attivato un vortice involutivo,
per cui 26 anni fa l’Argentina
aveva 22 milioni di abitanti
con due milioni di poveri, oggi ha 37 milioni di abitanti e
quasi 15 milioni di poveri».
Il ruolo degli organismi
internazionali
Culto nella chiesa metodista dei barrio Bundge, alia periferia povera di Buenos Aires
Totalmente d’accordo è
anche Julio Gambina, direttore di una sorta di Lega delle
cooperative e docente di economia politica all’Università
di Buenos Aires. Gambina
critica severamente anche le
scelte di politica economica
Una voce dalle chiese
Sulla drammatica situazione economica e sociale in Argentina è intervenuto il Consiglio delle chiese dell'America Latina (dai), riunito a Quito (Ecuador) ¡121 gennaio. Come la «lettera pastorale» alle
chiese argentine del 4 aprile scorso (vedi Riforma n. 17), il documento del dai analizza le cause della
crisi che ora ha colpito l’Argentina ma che investe circa 200 milioni di latinoamericani, ridotti in povertà dalle politiche neoliberiste imposte dalle grandi organizzazioni finanziarie internazionali. In
questo numero e nel prossimo, pubblichiamo l'ultima parte del documento, tradotto da Marco Rostan. Il documento è pubblicato sul sito della Commissione Globalizzazione e ambiente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei): «http:llvvww.fedevangelica.itlglamlglam03.asp».
Una delle principali cause di questa crisi che
attraversa le nostre comunità e i nostri paesi è
l’imposizione del modello neoliberista in tutta
l'America Latina. Il neoliberismo è stato all'inizio
un modello economico, ma si è trasformato ora
in un progetto sociale della società, un progetto
che ha prodotto nelle nostre società una trasformazione radicale nel corso degli ultimi 30 anni.
Per fronteggiare la povertà, la miseria, la violenza, l'indurimento dei cuori e la crescente infelicità della maggioranza della popolazione,
l’Evangeto ci chiede oggi di protestare e di denunciare chiaramente che il progetto neoliberista distrugge le radici stesse della convivenza e
della vita umana in America Latina.
Nei termini biblici, la povertà non è un ideale,
ma piuttosto una situazione tragica che dev'essere superata. Nessuno ha il diritto di imporre
sacrifici ad un popolo o a interi gruppi di esseri
umani sostenendo che essi sono delle prove necessarie volute da Dio. La Sacra Scrittura ci indica chiaramente che Dio ha posto fine a tutti i sacrifici, offrendo se stesso come colui che dà la vita e non la morte. Il neollberismo è la dottrina
del grande capitale internazionale e di determinati gruppi di potere locali. Tra la popolazione
latinoamericana, podii sono coloro che ritengono che la società avanza meglio se funziona come un immenso business. Ci viene detto che nella misura in cui i membri della società comprendono tale affermazione e si comportano di conseguenza, ogni fsersona ne trarrà beneficio e la
società nei suo insieme prospererà. Sembra moito sempiice. H rrtercató viérte presentato come lo
spazio nel quale si può ottenere tutto quello
che si desidera, sempre che le cose siano fatte in
modo efficiente: La società finisce per essere un
granda^ercàto,; nei quale gli esseri umani diventano mercanti; gente d'afTàfì; vendono qualcosa in cambio di qualcosa e cercarro di trarre
vantaggio da questo scambio.
Il neolibéfismò è uri fondamentalismo del mercato, ed é in fin dei conti una idolatria del mercato dal momento che nutre una fede cieca nel fatto che il mercato rende possibile la vita sociale e
il progresso di tutti. Esso opera in un modo misterioso e paradossale, che potrebbe essere riassunto n<^a formula: «Il miglior modo di aiutare
un vicino è quello di ritercarè il tuo proprio interesse, di essere un buon competitore e di offrire
un buon prodotto di qualità ed efficienza». Nel
mercato, il miglior modo per promuovere l'altruismo passa attraverso l'egoismo. Più ami te stesso
e soltanto te stesso, più aiuterai tutti gli altri, anche senza saperlo e grazie al mercato.
Questa ideologia del male è così forte che ha
già cominciato a influenzare alcune chiese nella
loro programmazione di varie «offerte» di servizi e aiuti che sono presentati come «evangelici».
Nel neoliberismo, la salute è una merce e non
più un servizio sociale, tanto meno un diritto o
un bisogno universale dell'umanità. L'istruzione
e la cura dei bambini e degli anziani non costituiscono più una responsabilità sociale pubblica
o dello stato. Si chiede alio stato di rinunciare
alla sua responsabilità e di ritirarsi da quelle
funzioni sociali e da quei doveri nei confronti
dei cittadini che fino ad ora derivavano da un
senso di responsabilità verso il bene comune.
Queste funzioni sociali dovranno essere prese in
carico da efficienti agenzie che si faranno pagare per tali servizi e ne otterranno profitti.
Il risultato è che la maggioranza della popolazione che non ha i soldi per pagarsi i costi elevati della sanità privata è condannata a morire; gli
esseri umani che per varie ragioni non sono in
grado di pagarsi l'istruzione o di procurarsi Ì
mezzi di sussistenza sono abbandonati al proprio destino. Il neoliberismo trasforma la politica in affari e cosi facendo ha degradato la politica e favorito la corruzione, la menzogna e il
conformismo ottenuto comprando e vendendo
le coscienze. Ha trasformato fa politica in un
traffico tra commercianti che perseguono esclusivamente il tornaconto proprio e dei propri associati. La politica ha raggiunto urt tale stato di
degrado che diventa un sistema per arricchirsi
personalmente, ignorando 11 bene comune, il
benessere di tutto il paese, l'attenzione per le risorse umane e naturali dei paesi e il destino delle prossime generazioni. I nostri paesi vanno alla
deriva e diventano bottino per predatori. Perfino la cultura e gli sport sono caduti nelle mani
dei nuovi mercanti, li che comporta la minaccia
di una loro scomparsa in guanto attività limane
che hanno un significato in sé. Adesso il signifii cato che viene dato loro è in rapporto al potenziale profitto che da essi possono ricavare dei
, nuovi investitori.
(1 - continua)
che il governo ha seguito in
questi anni che di fatto sono
state imposte dagli organismi
internazionali, in particolare
il Fondo monetario internazionale (Fmi), la Banca mondiale e il Wto, l’organismo
per il commercio mondiale.
«A fronte di un debito pubblico enorme, contratto dal governo della dittatura - spiega
Gambina - i governi successivi, impossibilitati a ricavare
risorse sufficienti dal sistema
fiscale, hanno accumulato
sempre più debiti internazionali per rimborsare i quali, o
semplicemente pagarne gli
interessi, ha progressivamente venduto le ricchezze nazionali, seguendo in questo le
ricette economiche del Fmi.
Per cui l’Argentìna ha venduto, negli anni, alle imprese
multinazionali la telefonia,
le risorse del sottosuolo, la
compagnia aerea, le ferrovie,
le società del gas, della luce,
le poste, e perfino l’acqua».
Assemblea interbarriale di Buenos
Totale vendita
delle risorse del paese
Quindi un calo del potere
produttivo ha provocato una
diminuzione della disoccupazione, la diminuzione delle
entrate fiscali ha provocato
un debito pubblico sempre
maggiore che ha portato alla
vendita totale delle risorse del
paese. Da anni questé scelte
economiche, unite alla artificiale parità peso-dollaro (che
tra l’altro ha penalizzato fortemente le esportazioni) hanno schiacciato progressivamente il paese, fino alla resa
dei conti finale. Senza più
credito, senza più riserve, lo
stato non ha potuto più stampare monete (l’alternativa era
un’altra inflazione vertiginosa) i capitali hanno cominciato a defluire all’estero e lo stato non ha più avuto soldi per
pagare nessuno. Da più di un
anno le amministrazioni statali e provinciali pagavano
buona parte degli stipendi e
dei servizi con dei «pagherò»,
dei bonus in piccoli tagli (1,5,
10 pesos) che hanno cominciato a circolare sempre più
numerosi nel paese, praticamente lettere di credito, fino
all’orlo della bancarotta totale. Fino a dicembre scorso,
quando il governo (dopo aver
lasciato fuggire i capitali degli
amici suoi) ha imposto il
blocco dei conti correnti (il
famoso corralito) e il ceto
medio è sceso in piazza.
Così si è aperta la crisi argentina. E oggi il dibattito nel
paese è intenso. Due modelli
economici si scontrano: da
una parte c’è chi chiede di
uscire dall’economia neoliberista e attuare una redistribuzione dei redditi e un sostegno all’economia nazionale per uscire lentamente dal
vortice stagnazione-debito
pubblico-aumento della povertà, e chi si fa portavoce
delle ricette del Fmi, che
chiede ulteriori tagli, diminuzione della spesa pubblica e
maggiore dipendenza dal capitale mondiale. Lo scontro è
duro e il risultato incerto. Il
Fmi tiene nelle sue mani il
volano dei prestiti e non è
poco; l’interdipendenza economica mondiale gioca un
grande ruolo.
E le chiese? Le chiese, non
hanno solo chiesto aiuti,
hanno invitato le chiese sorelle americane ed europee a
condividere anzitutto l’analisi della crisi: c’è bisogno di
un intervento diverso, va
cambiato il modello di sviluppo. A livello locale e generale bisogna produrre un
cambiamento. Ma di questo
parleremo la prossima volta.
(1 - continua)
RI
«V
ficatc
0
Victor De Gennaro, il segretario
generale del sindacato Cgt
Le chiese olandesi si interrogano sui risultati elettorali
Perché ha vinto la lista di Pim Fortuyn?
Mentre i leader politici
olandesi cercano di formare
una coalizione in seguito alle
recenti elezioni politiche, i
responsabili di chiesa tentano di trarre una lezione dallo
straordinario successo della
lista di Pim Fortuyn (Lpf). A
soli tre mesi dal suo lancio,
questo partito ha ottenuto 26
seggi parlamentari ed è diventato il secondo partito al
Parlamento, dopo il Partito
democratico cristiano (Cda).
Molti osservatori si chiedono
se il Cda formerà un governo
di coalizione con la Lpf.
Il Consiglio delle chiese dei
Paesi Bassi attribuisce il successo della Lpf a una cultura
politica smorta e al sentimento di insicurezza fisica e culturale che sta crescendo fra la
popolazione. In una dichiarazione del 21 maggio scorso, il
Consiglio sottolinea che il dibattito politico è diventato
«sempre più povero» durante
gli otto anni della coalizione
uscente di centro-sinistra.
«Ha vinto una cultura pragmatica di gestione, mentre
molti ideali sono crollati», deplora il Consiglio. Il Consiglio
delle chiese ha chiamato i
partiti che hanno vinto ad assumere la responsabilità per
tutti i settori della società, in
particolare i più vulnerabili.
«La coesione sociale rimane
di grande importanza per la
vita della nostra società ed
esige dai più forti che essi
portino i pesi più pesanti»,
prosegue la dichiarazione.
Il Consiglio delle chiese dei
Paesi Bassi riunisce 17 chiese,
tra cui le grandi chiese protestanti e la Chiesa cattolica romana. Diverse chiese contattate dai giornalisti non hanno
voluto commentare i risultati
delle elezioni, Wout van der
Laar, segretario generale del
Consiglio missionario dei
Paesi Bassi, attribuisce questo
silenzio alla confusione provocata dallo sconvolgimento
politico che ha colto di sorpresa l’Olanda. Egli ha esortato le chiese ad uscire dal «loro
isolamento attuale» e a essere
presenti quando la gente «ri
cerca la speranza a tastoni».
Wout van der Laar ha chiesto
ai responsabili di chiesa di
smettere di dedicare tutte le
loro energie alle «questioni di
riorganizzazione interna e di
accordo sulla dottrina, ed essere invece più attenti a quello che succede nella strada, a
riconoscere i segni dei tempi,
e a sentire quello che lo Spinto Santo ha da dirci».
In risposta al «libro bianco» di Prodi
Gli ortodossi russi vogliono
partecipare ai lavori dell'Ue
La Chiesa ortodossa russa
ha proposto alla Commissione europea di partecipare ai
lavori dei suoi comitati e dei
suoi gruppi di esperti su tutti
gli argomenti in discussione,
dalla sicurezza agli aspetti
etici delle nuove tecnologie. È
quanto risulta da un documento del patriarcato ortodosso di Mosca citato dall’agenzia Interfax. Reagendo,
ad oltre nove mesi dalla sua
pubblicazione, al «libro bianco» del presidente della Commissione europea Romano
Prodi sulla riforma delle istituzioni europee, il patriarcato ritiene che le chiese «non
devono limitarsi alla discussione di relazioni interetniche e religiose».
«I rappresentanti ecclesiastici sono pronti a contribuire
alle discussioni sulla sicurezza paneuropea, sui problemi
sociali, sull’etica nell'uso delle
nuove tecnologie, sulle migra
zioni, ecc.», indica la dichiarazione. «Le chiese ortodosse
dell’Europa orientale hanno
diritto di portare un ampio
contributo culturale aU’insiO'
me della comunità europea>|r
aggiunge il patriarcato, «o®_
progetto europeo
idee ortodosse, esso divem
attraente per il mondo cris
no ortodosso orientale», oo
elude il comunicato.
Il «libro bianco», che n
contiene proposte .J
insiste sul rafforzamento
contatti tra i cittadini e le ^
tuzioni europee. La Grcci®^.
attualmente l’unico ,
tradizione ortodossa a
parte dell’Ue, ma la Rus j,
parte oeii ue, ma ¡a j¡
Vladimir Putin ha scelto
UllH , rìtP 6
riawicinarsi nH’Occide ,
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all’Unione europea.
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