1
&
ECO
DELLE VALLI VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORRE PEIL ICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 110 - ùNam. 26
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TORRE PEIXICE - 29 Giugno 1973
Amm. : Via Cavour, 1 bis ■ 10066 Torre Peliice - c.c.p. 2/33094
RELIGIONE DELLO STATO E CULTI ’’AMMESSI” NELLO STATO
DI FRONTE AL ’’VILIPENDIO”
Fascismo e antifascismo
Promossi al
Grazie, ma
privilegio?
accettiamo
non
Dopo anni di libertà nella discriminazione è giunto il momento in cui è messa alla
prova la nostra capacità di comportarci in modo coerente con i nostri principi
Il 21 maggio scorso il Governo ha
presentato al Senato un disegno di
legge in materia di tutela penale del
sentimento religioso che rappresenta
una notevole evoluzione nel nostro diritto statuale dei culti. Se, infatti, altre volte in passato il Governo e il Parlamento avevano proposto o approvato modifiche, per altro mai diventate
definitive, agli attuali articoli 402406
del codice penale che tutelano ampiamente ogni forma di vilipendio nei
confronti della « religione dello Stato », ma assicurano una tutela a scartamento ridotto ai « culti ammessi nello Stato », è questa la prima volta che
il legislatore penale si è ricordato che
la dicotomia « religione dello Stato culti ammessi nello Stato » è stata fatta cadere dalla Costituzione, il cui
art. 8 ha stabilito che tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere
davanti alla legge. Da questo superamento del concetto di « culti ammessi » è derivato l’accoglimento della
concezione di « confessioni religiose
professate nello Stato » e l’attuale proposta di rendere uniforme la tutela
prevista per i delitti di vilipendio. _
Bisogna sottolineare in proposito
che la Corte Costituzionale con la sentenza 11. 14 , del 27 febbraio 1973,. . nel- ..
raffermare la legittimità costituzionale dell’art. 724 del codice penale che
punisce la bestemmia solamente se riferita a divinità, simboli o persone venerati nella religione dello Stato —
« La Costituzione, col riconoscere i diritti inviolabili dell’uomo (art. 2) e, tra
essi, la libertà di religione (artt. 8 e
19), tutela il sentimento religioso e
giustifica la sanzione penale delle offese ad esso recate » — aveva tuttavia
espresso l’avviso che, « per una piena
attuazione del principio costituzionale
della libertà di religione », il legislatore dovesse provvedere ad una revisione di questa norma, « nel senso di
estendere la tutela penale contro le
offese del sentimento religioso di individui appartenenti a confessioni diverse da quella cattolica ».
L’invito della Corte Costituzionale
veniva accolto dal Governo con insolita prontezza e il Consiglio dei Ministri del 5 marzo successivo approvava
uno schema di disegno di legge inteso
ad estendere a tutte le confessioni religiose professate nello Stato la stessa
disciplina penale prevista attualmente
a tutela della sola religione cattolica,
disegno di legge presentato_ formalmente al Senato a fine maggio. In esso viene innanzi tutto modificata 1 intitolazione di una parte del codice penalé quella « dei delitti contro la religione dello Stato e i culti ammessi »,
trasformata in « dei delitti contro le
confessioni religiose professate nello
Stato ». Gli articoli 402, 403, 404 e 405
del codice penale, i quali puniscono il
vilipendio della religione dello Stato,
le offese a tale religione mediante vilipendio di persone o di cose e il turbamento di funzioni religiose del culto cattolico, vengono modificati in modo tale da colpire gli stessi reati, compiuti nei confronti delle « confessioni
religiose professate nello Stato ». L’art.
724 viene trasformato in una norma
che punisce « chiunque pubblicamente
bestemmia, con invettive e parole oltraggiose contro la divinità o i simboli o le persone venerate in una confessione religiosa professata nello
Stato ».
Le proposte di modifica vengono poste in connessione, dalla relazione al
disegno di legge, all’aver fatto oggetto
la Costituzione repubblicana « dal pun
to di vista giuridico, di particolare
considerazione i problenrii della vita
religiosa, costituendo ogni fede religiosa uno dei più validi presupposti per
il raggiungimento dei fini etici dello
Stato », nonché alla « precisa e completa presa di coscienza, da parte del
Costituente, dell’interesse PubMif e
del relativo dovere di garantire la li
bertà di tutte le religioni quali istituzioni e forze etico-sociali necessarie
per la civiltà e per lo Stato cons^era^
te in se stesse, nelle persone che le
Iirofessano, e nei loro riti ». Ne d’altra
parte « l’abbandono della nozione di
^ulti ammessi’ la quale poneva m con
dizioni di inferiorità giuridica le religioni diverse dalla cattolica... contrasta con il riconoscimento di un dato di
fatto, cioè che la religione cattolica è
la religione della maggioranza degli
italiani », per cui sul piano costituzionale tale particolare posizione della
Chiesa cattolica risulta dall’art. 7 della Costituzione, mentre invece i rapporti con le altre « religioni » vengono
regolati dal secondo e terzo comma
dell’art. 8.
Il problema che si è posto il Governo — prosegue sempre la relazione
è stato quello di tutelare in modo uniforme il sentimento religioso. « Il problema riveste una importanza non trascurabile, giacché è in gioco un interesse fondamentale dell’uomo, costituendo l’idea del Divino ed il suo culto un patrimonio morale prezioso dell’uomo stesso e, come tale, meritevole
di essere garantito, a prescindere dall’oggetto e dalle diversificazioni delle
varie fedi religiose»; poiché la religione « rappresenta un mezzo valido per
il raggiungimento dei fini etici dello
Stato, quindi la sua libertà e garanzia
si risolvono anche a beneficio di un
interesse generale ».
Se da una parte ci si può rallegrare
„„per, questa-.presa .di- ,cosciènza del legislatore sul fatto che esiste da venticinque anni una Costituzione repubblicana che ha segnato una svolta decisiva in materia di uguaglianza neUa
libertà fra tutte le confessioni religiose, per cui vi è ora la preoccupazione
di modificare la vecchia disciplina penalistica in misura più conforme al
dettato costituzionale, « in modo da
garantire uniformemente il sentimento religioso, indipendentemente dalla
confessione professata », d’altra parte
bisogna dire a chiare lettere ancora
una volta che un’uguaglianza nel privilegio noi non la vogliamo. Numerose prese di posizione di sinodi della
nostra Chiesa - da ultimo i Sinodi del
1969 e del 1971 — hanno varie volte
ribadito il rifis-! o ad accettare l’introduzione di alti. posizioni penalmente
privilegiate in i ■ wore delle confessioni
religiose, respingendo l’aiuto del braccio secolare in nostro favore e la tendenza dell( Sl ad ntegrare la Chie;i .anche le nostre Chieistema e nelle proprie
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L’ordine de
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Dopo anni
nazione è ar
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imo votato dal Contazione il 3 giugno
ne SI muove in quereco favorevole che
a stampa quotidiana
esse, che la questione
anione pubblica.
Perf' nella discrimio il momento in cui
prova la nostra ca
II problema del fascismo si è presentato in tutta la sua urgenza sul piano nazionale (e potrebbe esserlo anche al di là delle frontiere) e si è ripercosso anche qui, a Riesi, nelle discussioni quotidiane. Per ormai parecchi anni tutte le violenze e gli attentati erano troppo facilmente attribuiti
ad elementi dell’estrema sinistra o ai
più indifesi, come gli anarchici, i quali dopo tutto, in Italia, sono per maggioranza non-violenti. Ne è sortita una
repressione in quei settori che veramente allarmava. Ma la verità è paziente. Ha finito col venir fuori. Ora
si è dimostrato che dalla strage di Mh
lano ad oggi tutti gli atti terroristici
avevano una sola radice, quella fascista, coll’intento di provocare fra il popolo, per reazione, una domanda di ordine, solo di ordine, ed uno Stato forte, cioè praticamente fascista. Ora v’è
inversione di tendenza, in questo almeno, nel più vasto arco dei partiti, fino al quesito che il Parlamento dovrà
trattare se iT M.S.I. dovrà esser messo fuori legge o no, in conformità allo
spirito della Costituzione che è sorta
dalla Resistenza.
Tale decisione sarebbe giusta? Lo
sarebbe secondo lo spirito dell’Evangelo? E una domanda che ci è stata
posta durante uno degli studi biblici
del giovedì. E ciò mi ha spinto ad una
critica più profonda della situazione
della quale vi voglio far parte, poiché
nella politica veder ogni cosa « sub luce Christi » è sempre la cosa più necessaria per avere le idee chiare.
Ecco.
Mi pare che la estromissione dal
Parlamento di un partito che ha come
metodo la violenza per raggiungere il
fine poi di « violare » ogni libertà umana, com’è avvenuto sotto il fascismo,
sia cosa non solo lecita ma giusta. La
testimonianza delTEvangelo non ne sarebbe impedita comunque, come -non
pacità di sapere omportarè in-mc^«- - lo.&'in alcnn IW^e.iaM-tbri.tai'iQ, pqrche
coerente con i n sf ' principi E augu la Parola non e incatenata e i yen testimoni sanno anche pagare il costo
della loro vocazione. Il no non sarebbe dunque tanto per i cristiani, ma
rabile che le Chi
loro testimonianza
tempi.
sappiano dare la
■anche nei nuovi
Sergio Bianconi
per tutti gli altri uomini, anzi soprattutto per quelli che non conoscendo
LA PREDICAZIONE DEL PASTORE FRANCO GIAMPICCOLI
ALLA CONFERENZA DEL II DISTRETTO
Lamento o riconoscenza
Giorni fa un collega delle Valli mi ha
detto: « Ho letto la relazione annua
della chiesa di Torino. Da tempo non
leggevo qualcosa di così deprimente ».
E poiché gli chiedevo stupito il perché, mi ha risposto: « È una lagna:
questo non va, quest’altro è fallito, abbiamo provato questo e non ha funzionato, quest’altro ed è stato un fiasco; è un lamento continuo! ».
La mia prima reazione è stata quella di ribattere che se ci lamentiamo a
Torino è perché ne abbiamo motivo.
Ma in un secondo tempo quell’osservazione mi ha fatto ripensare ad una
pagina di Bonhoeffer, scritta 30 anni
fa, e ad una pagina, invece recentisstma, di Giorgio Tourn. Se mi consentite, per una volta, di predicare su un
testo non-biblico, vorrei riportare questi due brani e meditarli con voi.
«Dobbiamo imparare a ringraziare
Dio ogni giorno per la grazia che egli
ci accorda ponendoci in una comunità
cristiana, qualsiasi essa sia. Può darsi
che essa non abbia niente di straordinario da offrirci. Può darsi che al contrario si distingua per la sua notevole debolezza, per le sue molte difficoltà interne e per la sua scarsità di
fede; che importa! Se invece di essere
riconoscenti non sappiamo far altro
che ripetere a Dio il nostro lamento
sulla povertà e l'insufficienza spirituale dei cristiani, che ci deludono per
tanti aspetti, noi impediamo a Dio di
donare alla nostra comunità la crescita secondo la misura e la ricchezza dei
doni che egli ha preparati per noi in
Gesù Cristo. Questo vale in particolare
per quell'atteggiamento di eterno lamento che adottano certi pastori e
membri zelanti della chiesa nei confronti delle loro parrocchie. Un pastore non deve lamentarsi della sua parrocchia, neppure con Dio stesso; essa
non gli è stata affidata perché egli se
ne faccia l'accusatore davanti a Dio e
davanti agli uomini » (da D. Bonhoeffer, La vie communautaire, 1942).
«Altrettanto sterile ed inefficace è
l'atteggiamento di coloro che, mitizzando il passato o sognando un avvenire altrettanto ideale, continuano a
dolersi di quello che nel presente non
va. Presi da una sorta di "disfattismo
spirituale ed ecclesiastico", questi cristiani si limitano a rimuginare, a lamentarsi, a cercare nelle difficoltà e
nei fallimenti del presente la conferma
della loro tesi di fondo, secondo cui
tutto è finito. Ci sono fra noi troppi dì
questi denigratori o di questi pessimisti che scambiano il lamento e la
critica con la verità profetica (G.
Tourn, Una chiesa in analisi, ài prossima pubblicazione).
L’ETERNO LAMENTO
Guardiamo indietro all’anno trascorso e controlliamo se la vita delle nostre comunità non è affetta in forme
diverse dalla malattia delTeterno lamento.
C’è in ogni comunità il gruppo dei
credenti impegnati, generalmente in
più di una attività. Non è spesso ca
NELL'INTERNO I RESOCONTI
SULLE CONFERENZE DISTRETTUALI
ratteristica di questi credenti il lamento (per non dire talvolta il giudizio
astioso) per il fatto che gli altri non
si muovono, non fanno, non vengono,
non dicono, non ascoltano, non danno?
Ci sono d’altra parte in ogni comunità quelli che si tengono ai margini
(alcuni hanno più o meno tagliato i
ponti) e criticano e si lamentano perché la chiesa non è come dovrebbe essere, è troppo o è troppo poco, non è
più come una volta o non è ancora
come dovrà essere.
E non dimentichiamo i pastori. C’è
tra loro chi si lamenta, con gli uni o
con gli altri; c’è chi si tiene dentro i
propri pensieri. Ma quasi nessuno è
I PROSSIMI NUMERI
Come ogni anno, il nostro periodico uscirà quindicinalmente durante i
mesi di luglio e di agosto, e recherà
le date del 13 e del 27 luglio, del 10 e
del 31 agosto.
esente da questo lamento più o meno
espresso, da una insoddisfazione strisciante. Quanti di noi avrebbero bisogno di camminare avendo costantemente davanti agli occhi questo ammonimento così preciso del pastore
Bonhoeffer: le comunità in cui lavoriamo non ci sono state affidate perché noi ce ne lamentiamo davanti agli
uomini e davanti a Dio!
In un modo o nell’altro, Tetemo lamento. Ha ragione Tourn dicendo che
gli uni si lamentano mitizzando il passato, gli altri sognando un futuro
ugualmente ideale. Ma la cosa non
cambia di molto: è sempre lamento.
A queste osservazioni si replicherà
dicendo che sì, effettivamente oggi ci
si lamenta di più di quanto non si facesse per esempio 20 anni fa; ma che
c’è un motivo, e cioè che le cose vanno ben peggio di 20 anni fa; che andiamo indietro anziché avanti; che non
serve a nulla illudersi e che anzi come
evangelici abbiamo il dovere di guardare in faccia la realtà, riconoscerla e
confessare la nostra infedeltà e la nostra inadeguatezza. Giustissimo. Senonché dimentichiamo un piccolo particolare, e cioè che lamentarsi non significa confessare il proprio peccato,.
In primo luogo la confessione di peccato è piena di speranza nel Signore,
mentre il lamento è senza speranza,
anzi sotto sotto si compiace della situazione di cui si lamenta. Come dice Tourn, quelli che si lamentano, i
malati di « disfattismo spirituale ed
ecclesiastico », cercano nelle difficoltà
e nei fallimenti di cui si lamentano la
conferma della loro tesi di fondo secondo cui tutto è finito.
In secondo luogo chi confessa, confessa il proprio peccato; chi si lamenta, si lamenta degli altri. Chi confessa
accusa se stesso, chi si lamenta accusa gli altri. Per questo Bonhoeffer dice
del pastore che la comunità non gli è
stata affidata perché egli se ne faccia
l'accusatore davanti agli uomini e davanti a Dio.
Facciamo attenzione a non confondere le cose: la confessione di peccato è
la salute della nostra vita di credenti,
(continua a pag. 3)
Cristo non hanno neppure la consolazione di rifugiarsi in Lui. Un partito
che si esprime nella violenza non può
aver posto fra i legislatori.
Ma chiudere qui non sarebbe dare
una risposta alla domanda. Difatti, tale decisione se sarà presa, e speriamolo, sarà vera solo se rappresenterà un
primo passo. E necessario, infatti, riconoscere che il fascismo non è un
« partito » ma una malattia. Una malattia dei popoli. Essi le sono soggetti
periodicamente. La mafia che dilaga
ovunque è una malattia della stessa
famiglia. E si sa che la mafia non è solo in Sicilia, ma anche in paesi di « fama » democratica che son avvolti dai
suoi tentacoli. Un primo passo, dunque, che deve esser seguito da ^n altri passi. Altrimenti l’estromissione
del M.S.I. sarebbe solo un atto ipocrita e farisaico.
Quali passi?
Intanto occorre dire che mai si posson fare tutti i passi insieme, ma anche che farne uno solo non serve a
nulla.
UNA EDUCAZIONE ANTIFASCISTA
Dunque il secondo passo dovrebbe
essere quello di una educazione « antifascista », cioè non violenta. A cominciare dalle scuole. Proprio qui è necessario che non si esaltino le virtù guerriere (vecchia eredità romana ove la
« virtus » era proprio qualità militare)
e gli « eroi » considerandoli come super-uomini anziché poveri martiri di
un sistema omicida; che la storia stessa sia presentata non trionfalisticamente, avente per protagonisti i prepotenti, i dominatori, i condottieri, lasciando in ombra il vasto popolo dei
contadini e degli artigiani che col sudore e negli stenti, imposti dai « grandi ». ha mandato avanti la grande famiglia della nazione e Tha sfamata.
Poi V e l’educazione della nazione tuttav^-,la stessa fpstju nf?i,Qn^l^ sia
forata non con la parata di carri amia-^*ai^'
ti. di missili, di mezzi di distruzione
ma, invece, con manifestazioni di quanto si e prodotto neH’anno, di quanto
1 contadini e gli operai hanno fatto,
di quanto artisti hanno realizzato o
scritto, di quanto si è potuto fare per
gli emarginati della nazione e per i diseredati del Terzo Mondo. Allora il popolo sarà condotto alla riflessione, alla costruzione di un mondo di nonviolenza e di pace e lo stesso primo
articolo della costituzione, « L’Italia
è una repubblica democratica fondata
sul lavoro », non resterà lettera morta.
Poi altri passi: proibizione di fabbricazione e di commercio di armi,
abolizione del permesso di porto d’armi (e perché un uomo deve aver con
sé la pistola? E un violento o ha paura... ma né nell’uno né nell’altro caso
c’è amore). Infine sostituire il Ministero della Guerra con quello della Pace!
Rifiuto del fascismo sì, ma questo
rifiuto per esser vero deve indurci prima a vomitare !1 « fascismo » che è in
noi, a neutralizzare in noi stessi questa malattia infettiva che porta a grave infermità o a morte il nostro e gli
altri popoli.
LA FANFARA
DEL “PATRIOTTISMO"
Infine che cos’è questa fanfara del
« patriottismo » che è germe sempre
di guerre? L’amore per il proprio popolo deve esprimersi nel desiderio del
prestigio o non, piuttosto, neH’inserirlo fra gli altri popoli per partecipare,
in uno scambio reciproco e fraterno,
ai doni e alla cultura di tutti? Lasciamo il passato, non voglio neppure giudicarlo, sarebbe antistorico, ma oggi,
proprio oggi, bisogna aver gli occhi
aperti e comprendere che il mondo
non è più che un « comune » e che non
può vivere nell’atmosfera infestata di
nazionalismi e di interessi « patriottici ». Può salvarsi solo se l'umanità diviene un solo corpo, sia pur differenziato nelle funzioni delle diverse membra, nel nostro caso della particolarità
delle sue molteplici culture.
Per una volta, lasciatemi essere il
solito sognatore. Penso che, a volte,
la fantasia sia più creativa della « routine » assurda in cui siamo immessi.
Ecco quel che, alla fine della guerra,
avevo « sognato » per l’Italia ora purtroppo malata di fascismo.
L’Italia sotto il suo « Duce » ha piegato con i gas l’Etiopia per farsi un
Impero (ah fatali colli di Roma!), poi
ha sostenuto con volontari obbligati il
colpo di stato di Franco in Spagna,
poi, nella seconda guerra mondiale, ha
aggredito da « Maramaldo » la Francia
già piegata dalle Forze Hitleriane, ha
invaso la Jugoslavia, ha voluto « spezzare le reni alla Grecia », ha cercato
Tullio Vinay
(continua a pag. 6}
2
pag. 2
Echi delle Conferenze Distrettuali
* ^ ' ' r (j ■ f '
Starnò in ‘'penoào Ui Conferenze Distrettuali; la maggior parte di esse hanno
già avuto luogo, e cominciamo a dar notizia dei loro lavori. Per ciò che riguar.Vi nPl t’ 'lenire si /egge a pag. 4 parte della relazione della Commissione Distrettuale, pubblichiamo un primo resoconto, rimandando, con il testo
degli ordini del giorno votati (numerosi), l'approfondimento dei temi di maggior rilievo. Anche per le altre Conferenze speriamo di riprendere le tematiche
più importanti.
I DISTRETTO; Prarostino, 23 - 24 giagno
I delegati delle varie comunità delle
Valli si sono riuniti a Prarostino, il 23
e 24 giugno, per partecipare alla Conferenza Distrettuale indetta per quei
giorni.
Le sedute si sono tenute nel bel tempio locale e sono state dirette dal presidente della conferenza Bruno Rostagno e dal vice-presidente Luciano Rivoira in modo assai soddisfacente e
senza inutili lungaggini (almeno per
quanto l’ha permesso la discussione).
Da notare che, in vista delle elezioni, si è provveduto all’inizio a stendere una lista di nomi per i delegati al
Congresso della Federazione delle Chiese Evangeliche e per altre commissioni da nominare. Non si è perso tempo al momento delle votazioni, dato
che non si trattava che di scegliere tra
i nomi proposti — rimanendo sempre
libera la scelta di altri nomi non contenuti nelle liste, ovviamente.
È stata presa in esame innanzitutto
la relazione della Commissione Distrettuale. Tale relazione ricorda la situazione delle nostre comunità, caratterizzata dallo spopolamento delle alte valli e dal « contenimento » di tale
fenomeno nelle medie e soprattutto
basse valli. La Commissione si è detta convinta della necessità di prevedere a relativamente breve scadenza
(non più di cinque anni) la necessità
di ristrutturare tutto il lavoro alle Valli in modo tale da assicurare il buon
andamento della vita di tutte le nostre comunità. Si tratta non soltanto
di realizzare che non sarà sempre possibile di sostituire i pastori che lasceranno alcune nostre comunità per
compiuto quattordicennio o per raggiunti limiti d’età, ma di ripensare interamente il nostro lavoro comunitario onde tutti i membri di chiesa si
sentano veramente responsabili della
testimonianza cristiana che ci è affidata.
È ovvio che non basterà dire a tale comunità ed a tale pastore di fondo
valle « occupati » anche di quest’altra
comunità. Bisogna sin d’ora che giovani ed adulti si preparino ad assumere precise responsabilità nel quadro di
quelle che chiameremo le attività co
munitarie. Va detto che ciò già avviene in alcuni casi in cui, ad esempio,
monitori o unioni femminili hanno
preso o stanno prendendo Tabitudine
di lavorare in modo autonomo pur
senza dimenticare il necessario coordinamento col resto della o delle comunità. V’è tuttavia ancora molto da fare in questo senso.
La Conferenza ha approvato l’esperimento della circolare unica per tutte
le comunità della zona, circolare meglio nota sotto il nome di « bollettone », ed ha incoraggiato la Commissione distrettuale a proseguire l’esperimento in modo continuato per l’anno
1973-74.
Si è soltanto raccomandato di mantenere alla circolare il suo carattere di
foglio locale, senza trasformarla in un
secondo Eco (che già abbiamo e che
dobbiamo sostenere) e di prevedere la
possibilità che le notizie di ogni comunità appaiano col solo nome della località, senza le varie « testate » (Appello, Rorengo ecc.), che in questa nuova veste tipografica finiscono col complicare l’impaginatura e col rubare
spazio prezioso. Le comunità che intendono pubblicare liste di doni ecc.,
10 faranno su di un foglio a parte. Esse sono anche invitate ad inviare regolarmente spunti di cronaca per l’Eco.
Abbiamo tutti espresso la nostra riconoscenza al Signore che ci ha permesso di chiudere l’anno finanziario
in tempo utile e di constatare che tulle le comunità avevano fatto fronte ai
versamenti richiesti per la Cassa centrale. Rimane ancora da generalizzare
11 programma di versamenti mensili
alla Tavola, specie nei mesi estivi, da
fissare in ogni comunità un preciso
bilancio preventivo delle spese locali e
generali. Si tratterà anche di fissare
più chiaramente la fisionomia delle
nostre comunità sotto l’aspetto del
« reddito », onde sapere esattamente
quali sono le condizioni dei nostri
membri di chiesa, indipendentemente
dalla zona in cui risiedono. Finora, infatti, si è ragionato soprattutto partendo dal criterio « altimetrico » e non
da quello delle condizioni effettive della popolazione (percentuale di pensio
Notiziario Evangelico Italiano
Gli evangelici liguri si incontrane
Nel giorno del « corpus domini » sono affluiti a Borgio Verezzi centoventi
evangelici, provenienti da varie parti
della Liguria e del Sud Piemonte: Battisti, Metodisti, Pentecostali, Chiesa
Apostolica, Valdesi, Chiesa di Cristo,
Assemblee di Dio ed altri isolati hanno
espresso, seppure nel breve spazio di
una giornata, una viva comunione fraterna ed un’intensa ricerca sulT’afiMalità della Bibbia.
LA BIBBIA
ACCENDE I CUORI
Lo si è avvertito nei vari interventi
del pomeriggio quando si è parlato del
rapporto tra la Parola di Dio e la
realtà quotidiana: gli uni accentuavano il riferimento alla minaccia di Satana, lo stratega per eccellenza che dirige la vita di quanti lo ascoltano con
conseguente asservimento della mente
e del cuore; donde l’urgenza della preghiera, della nuova nascita, della intensa comunione col Signore in un
rapporto personale. Gli altri accentuavano la nota dell’impegno, dell’inserimento del credente negli urgenti problemi dell’uomo, nello spirito del richiamo evangelico. Talvolta il linguaggio, l’uso di certi termini come « politica », il tono di voce che saliva come
l’onda del mare che a pochi passi pareva corrucciato, hanno creato qualche tensione rapidamente smorzata.
Ciascuno dei presenti ha raccolto il
richiamo del fratello per una maggiore lettura e meditar,ione biblica, per il
culto di famiglia, la preghiera, l’intirna vita nuova operata dallo Spirito;
ciascuno ha altresì raccolto l’invito ad
un maggiore interesse per i problemi
concreti seppure sempre in armonia
con lo Spirito dell’Evangelo. Come segno della solidarietà concreta, accanto
al clima del canto e della preghiera
c’era in fondo alla sala un vassoio che
raccoglieva le offerte uer tre carcerati
per cagion di giustizia umana.
BORGIO VEREZZI,
LUOGO DI TESTIMONIANZA
11 luogo del Convegno poteva esprimere nelle sue opere quale è stata la
ricerca dei partecipanti: infatti la Casa Balneare G. P. Melile, nata sessantanni or sono, poi la pensione ed ora
la casa per gli spastici sono sorti per
la fede di fratelli dalla ricca pietà
evangelica che hanno cercato di realizzare in qualche modo l’amore di Dio
verso l’infanzia.
Migliaia di bambini, monitori e monitrici provenienti da Torino e dalle
Valli Valdesi sono passati per la Colonia; centinaia di famiglie evangeliche sono state ospiti della pensione in
questi ultimi anni. Il Concistoro di
Torino ha avuto e ha tuttora questa
missione importante nella ricerca non
facile di rendere la Colonia e la pensione un luogo di testimonianza a Gesù Cristo. Su questa linea si orienta
l’attività della famiglia Vinti, responsabile di queste opere, nella prospettiva di rendere sempre più ricche di
vita spirituale la convivenza dei bambini come degli ospiti della casa. Attraverso queste opere può sorgere in
Borgio una comunità indigena, nella
misura in cui i fratelli evangelici, te
comitive che passano, la vita stessa
della colonia nel rapporto con l’esterno esprimono una Luce ed una Speranza. Purtroppo molti evangelici, e
valdesi soprattutto, scelgono questi
posti unicamente per altre ragioni,
ignorando il culto, la vita spirituale,
l’importanza della testimonianza.
CON I FANCIULLI SPASTICI
SULLA RIVA DI BORGIO
Sotto gli ombrelloni, su un lembo
di sabbia finissima ho visto i fanciulli « contestati » circondati dalle numerose assistenti: si tratta della prima
pattuglia di bambini spastici, svizzeri
del cantone di Ginevra, ospiti del « famoso » Albergo « La Vela », che hanno infranto la muraglia cinese della
burocrazia di Borgio. Ignari dell’amara
polemica resa nota dalla stampa italiana, i bambini spastici che si rotolavano nella sabbia non hanno certo offeso le nostre delicate pupille. Anzi abbiamo gioito di veder felici quelle venti creature del Signore circondate dalraffetto delle assistenti.
La signorina Pasqualini, responsabile interna di quest’opera ci parla con
ottimismo e con fede delle prospettive
future: preghiamo perciò con perseveranza per questa missione che risponde alle aspettative di tante famiglie
italiane.
Siamo riconoscenti al Signore per
la giornata vissuta con fratelli e sorelle in fede; esprimiamo la nostra gratitudine alla Commissione d’Intesa
fraterna, presieduta dal Pastore Paolo
Marauda, per l’organizzazione del Convegno e per le notizie che ci ha dato
di altri incontri per monitori catecumeni, giovani e comunità nell’insieme.
Ringraziamo la famiglia Vinti, la signora Resini e quanti hanno collaborato per la buona riuscita del Convegno.
Gustavo Bouchard
nati, impiegati, operai ecc.).
La conferenza ha poi deciso di chiedere alle comunità di prevedere un
aumento del 10% delle contribuzioni
alla Cassa centrale per permettere un
sia pure minimo aumento dei salari
pastorali e l'assunzione di alcuni nuovi pastori. Alcune comunità avevano
già previsto un aumento del 3-5%, si
tratterà dunque di fare un passo di
più. L’essenziale è che al Sinodo non
appaia più la voce degli interessi passivi versati alle banche.
Si è poi passati a discutere la politica seguita dalla Commissione Distrettuale secondo la quale sono state
create delle Commissioni formate da
pastori e laici (ma è necessario che i
laici siano molto più numerosi) incaricate di seguire particolari aspetti del
lavoro del distretto. Si tratta delle
Commissioni; missionaria, catèchetica, ecumenica, stampa e colportaggio,
sociale, pedagogica, turismo.
A proposito della Commissione missionaria, si è ricordato che, nell’insieme, è stata raggiunta la cifra da inviare alla CEVAA (Commissione Evangelica di Azione Apostolica), di cui la nostra Chiesa è membro. Purtroppo la
svalutazione galoppante della nostra
lira non permetterà di raggiungere la
somma richiesta in franchi francesi.
È anche stata sottolineata l’importanza della riunione del Comitato direttivo di tale organizzazione, che avrà
luogo a Torre Pellice dall’ìì al 19 settembre p. V., riunione che vedrà affluì
re alle Valli i responsabili delle varie
chiese afro-oceaniche collegate alla
CEVAA. Tali responsabili prenderanno
ovviamente contatto con le nostre comunità.
Lunga ed a tratti appassionata è stata la discussione sul lavoro svolto dalla Commissione ecumenica e sarà necessario ritornare su questa questione.
Per ora basti dire che la conferenza
Ila chiesto alle comunità delle Valli di
studiare attentamente la decisione presa dalla comunità di Pinerolo di non
celebrare matrimoni per i quali il coniuge cattolico di una coppia mista abbia richiesto la preventiva dispensa
dell’autorità ecclesiastica cattolica, dato che si tratta così di un’indebita intromissione nella libera decisione della coppia interessata. È chiaro che su
questa questione va comunque assunta una posizione chiara e priva di
qualsiasi inutile sentimentalismo.
E stato approvato il lavoro compiuto dalla Commissione catechetica,
che ha messo in circolazione un catechismo sperimentale a schede e che
continuerà il suo lavoro... confortata
anche dal fatto che là conferenza ha
chiesto alla Commissione Distrettuale
di stanziare un piccolo fondo per l’acquisto di materiale e per le varie spese necessarie a questo lavoro.
Altra questione interessante è stata
quella sollevata dalla Commissione turismo, che ha chiesto alle comunità di
prevedere tutto un lavoro di accoglienza per i visitatori che giungeranno alle Valli in occasione del centenario di
Valdo. A fine ottobre avrà luogo un incontro per pianificare anche questa attività.
La CIOV ha presentato la sua relazione, così come i membri della controrelazione, ma anche su questo dovremo soffermarci una prossima volta.
Basti ricordare che la conferenza ha
ringraziato i responsabili dei nostri
istituti ed il personale che li fa funzionare, incoraggiando ognuno di loro a
proseguire il lavoro in modo sempre
più collegato con l’evoluzione attuale
della vita delle persone anziane e dei
malati, con particolare attenzione per
tutto ciò che può essere utile in vista
della prevenzione delle malattie. Ha
anche ricordato ai membri delle nostre comunità la loro precisa responsabilità in questo campo.
La conferenza si è chiusa con la rielezione dei membri della Commissione
Distrettuale nelle persone del pastore
Giorgio Tourn, presidente, dell’ing.
G. Pontet, vice-presidente, del pastore
Marco Ayassot, segretario. Un grazie
sentito a questi fratelli che hanno compiuto un validissimo lavoro per coordiñare 1 opera delle nostre comunità
alle Valli.
Val la pena di ricordare che i delegati hanno partecipato al culto di Santa Cena di domenica 24 nel tempio di
Prarostino ed hanno ascoltato la predicazione del pastore Bruno Rostagno,
che ha toccato alcuni problemi concreti della nostra obbedienza cristiana. Nello stesso momento, molti mem
bri di chiesa presiedevano il culto nelle varie comunità.
Uno schietto grazie per l’ottima accoglienza riservataci dagli amici di Prarostino e per la cura con cui haano
perrnesso ai delegati di rifocillarsi nella simpatica sala comunitaria.
È convinzione di tutti che sia auspicabile prevedere, per la prossima conferenza, due giorni interi di riunione
anziché uno e mezzo come questa
volta.
Giovanni Conte
IV DISTRETTO ; Ferentinn, 16 -17 giugnn
La conferenza distrettuale del quarto distretto ha avuto luogo a Ferentino;
i lavori iniziati sabato 16 giugno sono
terminati come previsto alle ore 17 di
domenica.
Sotto la presidenza provvisoria del
pastore Alberto Ribet si è costituito il
seggio definitivo: pres. Aldo Comba,
vice pres. Eros Vicari, segr. Giacomo
Lombardo. I lavori si sono svolti in un
clima calmo e sereno grazie alla generosa ospitalità della comunità di Ferentino e Colleferro. Particolarmente
apprezzata è stata la cena di sabato nei
locali della chiesa, organizzata e offerta
dalla comunità locale. Ma non è tutto,
quasi tutti i delegati sono stati ospitati per il pernottamento e tutti per il
pranzo di domenica dalle famiglie di
Ferentino e Colleferro.
In quanto ai lavori, si è discusso della nostra stampa, invitando le comunità a diffonderla, spwie per il culto radiodiffuso, al fine di raggiungere la diaspora e i gruppi isolati. Il problema
della diaspora è stato particolarmente
sentito, al punto di chiedere alla Tavola Valdese di rivedere i suoi regolamenti per poter permettere anche a
questi fratelli una deputazione al Sinodo.
Da più parti si sente il bisogno di organizzare meglio il lavoro di alcuni pastori. Si pensa a corsi di preparazione
da parte dei pastori e laici che poi possano essere impegnati nella diaspora,
a un ministerio pastorale da svolgersi
in diaspora per un periodo di due o tre
mesi per istruire alcuni membri della
diaspora stessa a lavorare nella propria comunità, dopo di che il pastore
passerà ad altra diaspora.
La commissione distrettuale uscente
e stata riconfermata, pres. Guido Colucci, vice pres. Eco Giorgi, segr. Giulio
Vicentini.
Sono stati eletti alla commissione
d esame sull’operato della commissione distrettuale Irene Scatamacchia e il
pastore Teodoro Fanlo.
Le comunità con la deputazione ad
anni alterni che invieranno i loro deputati al Sinodo sono: Forano, Ferentino e Pisa.
Eletti per il congresso evangelico delia Federazione che si terrà a Bari, sono
UuKto Colucci, Fernanda Comba, Sergio Bianconi e Franco Sommani,
Il culto di apertura è stato presieduto dal pastore Giovanni Scuderi. Infine
la prossima conferenza distrettuale si
terra a Pisa, predicatore d'ufficio Arrigo Bonnes.
La conferenza si chiude col ringraziamento alle comunità di Colleferro e Ferentino: un grazie veramente sentito
per la cordiale e fraterna accoglienza
L. G.
VI DISTRETTD; Falerna, 20 -21 giugno
Il niSTRETTO
(segue da pag. 3)
dese, percepisce un regolare stipendio ;
invita pertanto il Sinodo a studiare
le modalità di un'adeguata indennità
di famiglia per quei dipendenti il cui
bilancio non sia integrato da regolare
stipendio della moglie.
Ponendo queste esigenze di fronte
al Sinodo, la Conferenza esprime la
convinzione che questo provvedimento non introdurrebbe una discriminazione, ma anzi tenderebbe ad ovviare
ad una sperequazione già esistente e
non sufficientemente valutata dalla
chiesa. ( unanimità ).
LA CASA « LA VELA »
PER GLI SPASTICI
La Conferenza... informata dell'azione dal Consiglio di Amministrazione
dell'Ospedale Evangelico Interdenominazionale di Genova per adibire
la casa « La Vela » di Borgio Verezzi a
colonia per bambini spastici, malgrado
la tenace opposizione incontrata localmente da parte di certi settori della
cittadinanza,
approva e appoggia in pieno l'azione del Consiglio, nel quadro di una
specifica testimonianza evangelica in
questo settore, (unanimità).
La Conferenza del VI distretto si è
riunita il 20 e 21 giugno in Calabria,
a Falerna, nei locali del Centro « G. L.
Pascale » quasi completamente consolidati e restaurati.
Il Seggio (Archimede Bertolino, Salvatore Galota, Piero Santoro) doveva
constatare una certa tendenza al ritardo e alla partecipazione stanca da parte dei deputati, che si traduceva poi
in una raccomandazione:
La Conferenza...,eonstata con rammarico e con spirito autocritico di aver
dovuto iniziare i suoi lavori con un
numero esiguo di membri e con un ritardo di un'ora e trenta sull'orario
previsto,
ed esorta pertanto le chiese del distretto e i deputati delle stesse a dare
prova di una maggiore autodisciplina
al fine di un migliore svolgimento dei
lavori.
Lo stesso clima di indifferenza, di
assenteismo, e talvolta di crisi, lo rilevava del resto anche la Commissione Distrettuale (Giorgio Paschoud, Ernesto Pozzanghera, Enrico Trobia) nella sua relazione.
In quasi tutte le situazioni si ritrova insoddisfacente frequenza ai culti,
staticità, tendenza all’invecchiamento
delle comunità. Migliore la situazione
complessiva delle opere, dove tuttavia
non son mancate carenze o crisi.
In generale, dunque, la Commissione Distrettuale rileva che ci si trova
in una fase di problematicità e di ricerca, con tutti i vantaggi e svantaggi
che questo comporta. In particolare,
Messina e Reggio Calabria hanno superato per quest’anno le difficoltà provenienti dalla assenza di un pastore in
loco; a Pachino permane una frattura
in seno alla comunità; la diaspora trapanese attende una migliore impostar
zione di lavoro; Vintegrazione valdometodista ancora deve essere definita.
La Conferenza Distrettuale ha preso
atto inoltre del fatto che la comunità
di Cosenza non è più chiesa costituita,
ma centro di evangelizzazione. I fratelli di Cosenza del resto sperano che
veramente sia loro aperta la possibilità dell’evangelizzazione, e non mancano buone speranze sia nel capoluogo che nella diaspora.
La Conferenza Distrettuale ha espresso in due ordini del giorno approvati
all’unanimità il suo compiacimento
per quanto viene fatto nelle due maggiori città dell’isola: a Palermo, il Centro Diaconale sarà inaugurato alla fine di settembre; a Catania, si tratta
di porre le basi per un futuro Centro
Comunitario Polivalente.
Ecco i testi dei due ordini del gior
La Conferenza..., ringrazia quanti
fin qui hanno operato nel campo del
lavoro giovanile,
chiede ai responsabili di campi giovanili di tenere conto delle osservazioni critiche scaturite dal dibattito,
chiede alle comunità di utilizzare al
massimo gli strumenti di Adelfia e di
Falerna,
chiede alla Commissione Distrettuale di preparare campi di formazione
della base della comunità,
raccomanda alla FGEI di continuare
la linea di confronto su tutti i temi affrontati, affinché sia resa una testimonianza efficace difronte alla Chiesa e
alla società. (Un contrario e un astenuto).
La Conferenza..., ascoltata la relazione della Commissione Distrettuale
riguardante l'opera diaconale di Palermo,
fa proprio il motivo di rallegramento della Commissione Distretttuale
ed esprime al Comitato e ai collaboratori la viva e fraterna solidarietà con
I augurio che il Centro Diaconale palermitano possa svilupparsi sempre di
più secondo quelle prospettive di servizio e l'impegno cristiano che l'ha
fatto sorgere, (unanimità).
Tra i problemi aperti, mentre si è
dedicato poco tempo ^ÌVemigrazione e
all invecchiamento, si è trattato abbastanza diffusamente il problema della
gioventù.
La relazione della Commissione Distrettuale notava con accento piuttosto critico il contenuto e l’impostazione generale dei campi di Adelfia, e rilevava che una sfiducia esiste dà parte delle chiese nei confronti della
FGEI a proposito della sua impostazione politica ed etica.
La Conferenza Distrettuale esaminava in un dibattito ampio e sereno la
situazione, e riassumeva il suo pensiero nel seguente o.d.g.:
La Conferenza..., riunita per trattare
e discutere i problemi del VI distretto,
ascoltata la Relazione annua della
Chiesa di Catania, nonché l'intervento
del delegato della stessa relativo alla
sistemazione dell'edilizia della Comunità, in atto costituita da tre stabili non
funzionali a causa della vetustà e della dispersiva dislocazione degli stessi,
in vista dell'urgenza del rilancio
evangelistico a Catania e Diaspora
dà mandato alla Comunità di Catania di presentare un progetto di costruzione per la realizzazione di un
Centro Comunitario polivalente a Catania ed
invita la Tavola Valdese ad utilizzare precipuamente per questo scopo i
fondi derivanti dalla eventuale vendita dello stabile di Via Naumachia e
dell'immobile ereditato dal dottor La
Rosa. ( unanimità ).
La Conferenza eleggeva quindi a suo
rappresentante nel Comitato di Adelfia
il past. T. Magri.
In relazione alle deputazioni al Sinodo si è ancora trattato il problema
delle diaspore, e si sono potuti correggere alcuni errori di impostazione che
s erano commessi nel corso della Conferenza Straordinaria che a novembre
s’era occupata del problema in modo
specifico.
Le elezioni finali vedevano riconfermata la Commissione Distrettuale
uscente, nelle persone del pastore Giorgio Paschoud, presidente, del prof. Ettore Puzzanghera, vice presidente, e
del past. Enrico Trobia, segretario.
Alla Assemblea della Federazione
delle Chiese il VI Distretto ha votato
quattro rappresentanti: il prof. Ettore
Panasela, il sig. Franco Chianello, il
past. Mario Berutti e la sig.ra Mafalda Musmeci (supplenti: Di Legami,
Paschoud, Magri).
Sergio Ribet
3
r
29 giugno 1973 — N. 26
pag. 3
Riunita a Viering, in Valle d’Aosta, il 23-24 giugno, la Conferenza del II Distretto
Sabato 23 e domenica 24 giugno si è riunita a Viering,
un paesino della media Valle d’Aosta, un po’ appartato
dalla grande arteria del traffico, la Conferenza del II
Distretto (Piemonte — Valli Valdesi escluse — e Liguria), ospite della Casa Valdese che la nostra chiesa di
Aosta, con la collaborazione di quella di Ivrea e di altri
amici evangelici, ha tratto dalla vecchia cappella con alloggio per il maestro evangelista. Ottima l ospitalità, positivi i lavori, introdotti da una ricca relazione presentata dalla Commissione Distrettuale (Paolo Ricca, Evelina Pons, Aldo Rutigliano). Nel numero scorso abbiamo pubblicato una rielaborazione di parte di questa re
lazione; ne continuiamo oggi la pubblicazione, insieme
a quella del testo della predicazione tenuta dal past.
Franco Giampiccoli, che efficacemente integrava da una
diversa angolatura il messaggio della C. D., e a quella
di una relazione sui lavori nonché del testo dei principali atti della Conferenza.
LA "DODICESIMA ORA” DELLA CHIESA EVANGELICA
CoiK può uia Chiesa aascere pale wcchia?
Lamento o riconoscenza?
L’articolo della scorsa settimana riprendeva da una predicazione di Bonhoeffer la tesi che « ci troviamo nella
dodicesima ora della nostra chiesa
evangelica » e terminava con l’affermazione che quest’ora particolare la possiamo e dobbiamo vivere sperando in
mezzo alle inquietudini, credendo in
mezzo alle contraddizioni, amando in
mezzo ai conflitti. Cioè dobbiamo vivere come un’ora di resistenza.
Ma non basta. Bisogna fare ancora
un passo. Quel che ci è richiesto in più
è di capire che cosa implica riconoscere — in un contesto di speranza — l’ora
presente come la dodicesima della nostra storia, cioè come un’ora finale,
l’ora attesa e temuta delle decisioni,
l’ora, forse, di una svolta. Così dunque
vogliamo vivere questa « dodicesima
ora » della nostra chiesa: non solo come un’ora di resistenza, benché deve
necessariamente essere anche questo;
ma come l’ora di una possibile svolta.
Come per Nicodemo sarà un’ora notturna e come per lui un’ora decisiva,
in cui non si può fare a meno di chiedere: Come può una chiesa nascere
quand’è vecchia? La chiesa evangelica
può forse entrare una seconda volta
nel seno di sua madre — la Riforma —
e nascere? Se questo non lo può fare,
in che modo potrà vedere un nuovo
giorno?
A qualcuno queste domande potranno apparire, oltreché discutibili, anche
fuori luogo se pensiamo alla vita delle
nostre chiese e alla nostra stessa vita
personale, il cui corso ordinario sembra svolgersi lontano dalle grandi alternative e tende a rifuggire dalle
« scelte storiche ». Eppure noi riteniamo che se davvero ci troviamo nella
dodicesima ora della nostra chiesa
evangelica, allora l’unico modo di porre bene i problemi è di porli in termini radicali. Dobbiamo però essere consapevoli, tenendo discorsi di questo genere, del rischio di cadere in un radicalismo puramente verbale, in un’altra
escalation di parole tanto ardite quanto sterili, perché esprimono un pensiero, non una vita. Nella odierna situa;
zione ecclesiastica appare più che mai
pertinente l’avvertimento dell’Ecclesiaste: « Se vi son delle vanità nella moltitudine dei sogni, ve ne sono anche
nella moltitudine delle parole; perciò
temi Iddio! » (Eccl. 5, 7). È vero: tutte
le parole sono logore. Tutte le nostre
parole sono logore. Presto non saranno
più le parole a parlare.
Se ci chiediamo quali compiti prioritari le chiese devono prefiggersi in
quest’ora di resistenza e forse di svolta e comunque, da parte di Dio, di giudizio che, come sta scritto, « ha da cominciare dalla casa di Dio » (I Pietro 4, 17), possiamo indicarne due: il
primo è ridefinire la nostra identità; il
secondo è individuare una prassi evangelica adeguata alla domanda di Gesù:
« voi... che fate di singolare? » (Matteo 5, 47).
1. - Ridefinire la nostra identità.
Non è un’operazione teorica, è una ricerca di fede. Perché ne sentiamo il
bisogno? Perché sono di nuovo aperte
— come in tutti i momenti critici della
storia della chiesa, compreso, ad esempio, il tempo della Riforma — le grandi questioni della fede: che cosa sia
veramente il cristianesimo, che cosa significhi confessare Gesù Cristo e servirlo tra gli uomini, cosa sia la salvezza che egli porta, come si configuri
un’esistenza cristiana autentica, cioè
un’esistenza sotto la croce. Si tratta
dunque anzitutto di ridefinirsi come
cristiani, come evangelici, come persone che assumono l’eyangelo come criterio e norma della vita. A questo scopo cade a proposito l’8» centenario
della nascita del movimento valdese, che sorse come espressione di autenticità cristiana e più propriarnente
apostolica della chiesa. Ma dobbiamo
ridefinirci anche come protestanti, sapendo che non lo siamo per caso ma
per scelta e che d’altra parte per noi
il protestantesimo non è un’eredità
statica e fossilizzata ma è un movimento di fedeltà che si rinnova.
Ridefinirsi oggi come protestanti in
rapporto al cattolicesimo romano significa imparare a fare un discorso
molto più articolato che in passato.
Intanto le nostre chiese debbono entrare senza illusioni ma anche senza inibizioni e riserve mentali in un libero incontro con comunità cattoliche di varia natura, dato che oggi c’è più vita e
movimento sulla frontiera interconfessionale che su quella interdenominazionale. Ma soprattutto bisogna che le
chiese imparino a distinguere dove,
con cattolici, è possibile una effettiva
fraternità e comunione _— adoperiamo
intenzionalmente questi termini, consci della loro portata teologica ed ecclesiologica; dove invece è necessaria
la polemica, l’intransigenza evangelica
— fanno parte integrante di ogni di;
scorso cristiano vero; e dove, infine, si
impone l’autocritica — che va fatta
« davanti a Dio » come dice la nostra
liturgia ma, in un orizzonte ecumenico, anche in rapporto agli altri cristiani, visti non più soltanto o prevalentemente come oggetto di critica
ma anche, appunto, come occasione di
autocritica. Insomma, un nuovo discernimento ecumenico deve nascere o
crescere nelle nostre chiese. Non ci si
può limitare a giudicare il cattolicesimo come un blocco unico (benché lo
sia, in fin dei conti, e non bisogna dimenticarlo). Occorre differenziare alquanto (non però sfumare!) il discorso in modo da tener conto non solo
della effettiva unità cattolica di fondo
ma anche delle tensioni, a volte fortissime, al limite della rottura, cui questa unità è sottoposta, e della ricerca
di vera fedeltà in atto in molti gruppi
e comunità cattoliche.
2. - Individuare una prassi evangelica adeguata alla domanda di Gesù:
« voi... che fate di singolare? » Non è
cosa da poco, ne siamo consapevoli. È
forse la questione cruciale del cristianesimo odierno. « Una cosa ti manca... » disse Gesù al giovane ricco. Hai
tutto il resto ma ti manca questa, e se
questa manca tutte le altre, per quanto positive, diventano insufficienti. Non
ci si può perciò consolare con le altre,
se manca queU’unica cosa: la sua mancanza compromette tutto il resto. Qual
è oggi la cosa che ci manca? Le chiese potrebbero utilmente raccogliersi intorno a questo interrogativo. A nostro
avviso la cosa che manca più di ogni
altra nelle chiese è l’azione corale, la
prassi comunitaria.
L’impressione diffusa è che ormai
tutto sia stato detto (e ripetuto) e che
soltanto la concretezza di atti comuni
possa fare riscontro alla realtà di un
ascolto comune. Ma azione comune
presuppone un dialogo comune che è
ancora troppo frammentario. Comunque, se c’è un senso di frustrazione nelle nostre chiese è probabilmente dovuto alla loro relativa inazione. I discorsi sono stati fatti: che si tratti della riforma liturgica (chiesta e progettata tante volte ma ancora incompiuta) o della pratica effettiva del sacerdozio universale dei credenti (tuttora alquanto evanescente malgrado l’interminabile discussione sui ministeri);
che si tratti del famoso « impegno politico del cristiano » (teoricamente accettato da molti, praticamente attuato
da pochi, e ancora in mezzo a sospetti,
insofferenze, sorde resistenze, solitudine, senza poter condividere coi fratelli
il peso, le difficoltà, i rischi che comporta) oppure della recente proposta
di chiesa povera (che non dovrebbe
spaventare dei valdesi memori della
« roccia onde furono tagliati » come
sta scritto nell’aula sinodale ma che
sembra incontrare più favore tra altri
cristiani che tra noi) — sono tutti temi
e motivi ampiamente esplorati e dibattuti, per i quali non ci si può attendere
ulteriori chiarificazioni se non quella
che può venire e viene soltanto dagli
atti. Anche il problema della missione,
che resta vitale per la chiesa e soggiace a tutti gli altri, continuerà a trascinarsi stancamente da un anno all’altro
fino a quando non ci comincerà a viverlo praticamente, in modo che non
ripetano schemi ormai invecchiati e
nello stesso tempo non consistano nella pura elaborazione teorica di progetti mai realizzati, di possibilità mai sperimentate. Ma se è vero che quel che
manca oggi alle chiese è soprattutto
l’azione corale e quindi è questa che
esse debbono anzitutto ricercare, non
sarà superfluo ricordare loro le due
parabole di Luca 14, quella dell’uomo
che prima di edificare la torre calcola
la spesa « per vedere se ha da poterla
finire » (v. 28) e quella del re che prima
di dichiarare la guerra conta le sue
truppe per vedere se ha qualche ragionevole speranza di vittoria (v. 31).
Paolo Ricca
(segue da pag. 1 )
mentre il lamento — di cui spesso siamo affetti — ne è la malattia. Non
confondiamo la confessione di peccato
con il lamento, la salute con la malattia!
LA RICONOSCENZA
AH'eterno lamento Bonhoefifer contrappone la riconoscenza al Signore.
Non una riconoscenza in astratto, ma
riconoscenza quotidiana per essere inseriti in una comunità di credenti. E
non parla di comunità ideali, ma delle comunità che conosceva, comunità
che potevano anche distinguersi per
debolezza, difficoltà interne e scarsità
di fede. Ringraziare per essere posti in
una comunità di credenti, qualsiasi
essa sia! Anche la comunità della Germania del 1942, con le sue lacerazioni
(quanto più forti delle nostre!) tra movimento confessante e cristianesimo
filo-nazista!
I lavori della Conferenza
La Conferenze), distrettuale del secondo distretiu 1 vuto 'uogo a Viering
il 23 e 24 gimm ì con la partecipazione
di 26 deleg I 3 mv taxi.
La relazione della Commissione Distrettuale ~ 1 nxav ricca di argomenti e di c(' lenuio; purtroppo (e
questo per m nza di tempo) ci si è
soffermai m rment : sulla prima
parte della ne ressa, mentre la
seconda p v rotto il titolo
« considerai enerali », la necessità
di:
— una prof ' ed im nediata riflessione per In nscoperta della forza
della nosnn speranza;
— definir la ira dentità;
— individuare la prassi evangelica.
Data Timpoi ); ;;za di queste considerazioni genera:’ la riccbezza del messaggio in esse c i i tenuto, la Conferenza
Distrettuale ba cbiesto che le stesse
vengano portate alla ripresa delle attività, a conoscenza delle singole chiese
e sottoposte alla loro riflessione.
Un sentito ringraziamento va rivolto
alla Commissione Distrettuale, non solo per il lavoro svolto in questo anno,
ma principalmente rer il messaggio rivolto a noi tutti con questa relazione.
Il culto è stato p esieduto dal pastore Franco Giampk : oli il quale, prendendo come spunto una pagina di D.
Bonhoeffer (La vir.i comunitaria) ed
una pagina di G. Tourn (Una chiesa in
analisi), ha centralo la predicazione
sulle seguenti parole: « Lamento o riconoscenza? ».
Tra gli argomenti di maggior rilievo
discussi durante i k i ori della conferenza ricordiamo:
— Evangelizzazione e Vili Centenario
Valdese;
— Ecumenismo;
— Predicazione e nuove forme liturgiche;
— Diaspora (riconoscimento del grup
i ordini dei giorno votati
EVANGELIZZAZIONE e
Vili CENTENARIO
DEL MOVIMENTO VALDESE
La Conferenza..., richiamandosi al
l'art. 34 degli A.S. 1972, persuasa della necessità di un rilancio dell'opera
di evangelizzazione nell'ottavo centenario valdese,
impegna le chiese in un'azione particolarmente intensa per la diffusione
delle Sacre Scritture e per la testimonianza ad esse collegata, con conseguente relazione alla Commissione Distrettuale ;
si rallegra per le iniziative della
Società di Studi Valdesi e della Claudiana, in vista di pubblicazioni di Storia Valdese e di materiale di evangelizzazione e auspica che esso venga
messo con tempestività a disposizione
delle Chiese ;
raccomanda alle Chiese di intraprendere tutte quelle iniziative evangeliche, secondo le possibilità locali,
impegnando in esse il maggior numero possibile di membri. (Unanimità).
« CENTRO D'EVANGELIZZAZIONE »
COSTITUITO AD ALASSIO
La Conferenza..., presa conoscenza
della seguente domanda recante una
trentina di firme,
« I sottoscritti evangelici, residenti in Alassio e località viciniori, in considerazione che da
44 anni si tengono ad Alassio dei culti regolari ; nel desiderio di dare maggiore impulso alla
testimonianza evangelica, ottemperando ai requisiti richiesti dall'art. 4° dei Regolamenti della Chiesa Valdese, fanno domanda alla Conferenza Distrettuale di essere riconosciuti come
« Centro di Evangelizzazione ».
si rallegra di questa domanda ;
riconosce il gruppo di Alassio come
« Centro di evangelizzazione » nella
speranza di un ulteriore potenziamento dell'opera evangelica in quella
città, (unanimità).
GRUPPO VALDESE DI CUNEO
La Conferenza... udita la richiesta
dei Valdesi di Cuneo, iscritti alla locale Chiesa Cristiana Evangelica, ma
desiderosi di sentirsi maggiormente
collegati alla loro chiesa di origine,
prende atto della richiesta stessa e
delibera di invitare un loro rappresentante alle future Conferenze Distrettuali. (unanimità).
FINANZE
La Conferenza... constatato che i
versamenti del Distretto alla Cassa
Centrale, pur registrando un rallegrante progresso, non sono riusciti a coprire l'intera richiesta della Tavola,
tenendo conto del continuo aumento nel costo della vita e della necessità di non impoverire la testimonianza evangelica ;
pone nella coscienza delle Chiese
del Distretto la necessità, nell'anno
che ci ricorda l'8° Centenario del movimento valdese, di un ulteriore massimo sforzo finanziario, (unanimità).
La Conferenza... si rende conto della necessità di adeguare il trattamento
del personale all'aumentato costo della vita ;
rileva tuttavia che di questo adeguamento hanno necessità più urgente le famiglie in cui un solo membro,
e cioè il dipendente della Tavola Val(continua a pag. 2)
po Alassio come Centro di evangelizzazione);
— Finanze.
Evangelizzazione
Dalla discussione è emerso che evangelizzazione non è soltanto diffusione
delle Sacre Scritture e riflessione, ma
azione. Noi possiamo evangelizzare portando la nostra presenza di evangelici
anche in seno ai gruppi politici e sociali, esprimendo il nostro punto di
vista.
Vili Centenario Valdese
È stato formulato un o.d.g. che richiede l’impegno della Chiesa nella diffusione delle Sacre Scritture e nella
testimonianza ad esse collegata.
Ecumenismo
La discussione è stata imperniata soprattutto sul cattolicesimo del dissenso
e Paolo Ricca ha portato a conoscenza
degli intervenuti la natura e le finalità
del movimento « 7 novembre », sottoli;
neando Timportanza della ricerca di
un cristianesimo autentico ed impegnato. I rapporti degli evangelici con
il cattolicesimo del dissenso sono però
quasi sempre a livello individuale.
Predicazione e nuove forme liturgiche
Si è constatata la mancanza di libertà aU’interno della chiesa di discutere
tempi politici senza provocare scontento, divisioni € amarezze.
E stata posta in evidenza la nuova
forma di confessione di peccato di Torino-Corso Oddone, dove la stessa è
fatta in rapporto a fatti ed avvenimenti che costituiscono ima trasgressione
collettiva. E stato fatto notare come
sia difficile che questa convinzione di
corresponsabilità non sia soltanto retorica e quindi, perché non rimanga tale, ci vuole l’azione.
Diaspora
La conferenza distrettuale ha riconosciuto il Gruppo di Alassio come « Centro di evangelizzazione ». Il gruppo di
Alassio esiste di fatto da 47 anni, ma
non aveva, nel passato, i requisiti richiesti dai Regolamenti per essere riconosciuto « Centro di evangelizzazione ». Con tale riconoscimento la Conferenza Distrettuale si augura che sia
veramente un centro di evangelizzazione e non un gruppo chiuso, come sovente avviene per i piccoli gruppi ed
auspica una fattiva collaborazione con
i vari gruppi valdesi e metodisti della
Riviera di ponente.
Finanze
Ci siamo resi conto deH’importanza
di questo punto sul quale si continua
a discutere anche in altre sedi (commissioni finanziarie, consigli di chiesa,
assemblee di chiesa), e, dopo un ulteriore dibattito anche in sede di Conferenza Distrettuale, sono stati formulati due o.d.g.
— il primo pone sulla coscienza
delle chiese del Distretto la necessità
di un ulteriore massimo sforzo finanziario in questo anno che ci ricorda
l’ottavo centenario del movimento valdese,
— il secondo chiede al Sinodo di
occuparsi in particolare degli stipendi
dei dipendenti della Tavola il cui bilancio non sia integrato da regolare stipendio della moglie.
Assemblea della Federazione a Bari
La Conferenza Distrettuale del secondo distretto ha delegato i suoi rappresentanti all’Assemblea della Federazione, che si terrà a Bari in novenibre,
nelle seguenti persone; Paolo Ricca,
Franco Giampiccoli, Gustavo Bouchard, Carlo Papini, Bruno Lombardi
Boccia, Evelina Pons.
Come sede della prossima conferenza del secondo distretto è stata scelta
Coazze (Torino).
Laura Tomassone
(continua a pag. 5)
Forse dovremmo essere privati di
ciò che abbiamo e consideriamo come
cosa naturale, per imparare maggiormente la riconoscenza. Dovremmo essere posti in una zona senza fratelli,
senza comimità, senza culto domenicale, senza predicazione, senza scuola domenicale per i nostri figli, senza quell’aria che più o meno consapevolmente
respiriamo e che ossigena la nostra vita di tutti i giorni, senza quella rete di
contatti, pochi o molti che siano, che
ci permettono di non essere soli e abbandonati nella testimonianza, ma
parte di un tutto in solidarietà con altri. Forse solo se perdessimo di colpo
tutto questo ne valuteremmo il valore,
così come spesso si impara il valore
della salute quando la si perde, e impareremmo la riconoscenza anziché il
lamento.
Mi rendo conto che questo è un discorso estremamente rischioso. Non
ci vuol nulla a fraintenderlo. È fin
troppo facile scambiare questo invito
alla riconoscenza per un invito a consolarci a vicenda, a dire che « le cose
non vanno poi tanto male », a radicare
gli uni nella loro autogiustificazione
ottimistica, gli altri nella loro persuasione che la chiesa è incapace di guardare in faccia la realtà e continua a
bearsi con narcotici ottimistici. È un
discorso rischioso. Ma quanto più
grande è il rischio di mettere da parte la riconoscenza perché è rischioso
parlarne senza fraintenderla! No, è di
riconoscenza che abbiamo bisogno oggi per poterci muovere in avanti. Seppure con una importante precisazione.
Come il lamento non è confessione
di peccato, così la riconoscsnza non
è ottimismo su noi stessi e sulla nostra chiesa. L’ottimismo infatti — così
come il pessimismo — è uno scardo
compiaciuto rivolto a noi stessi, uno
sguardo che si compiace del bene (o
del male) di noi stessi, uno scardo
più ingenuo o meno ingenuo, più critico o meno critico, ma sempre compiaciuto e sempre rivolto a noi stessi.
La riconoscenza è invece uno sguardo
rivolto al Signore, che riconosce la fedeltà e l’amore di Dio malgrado la nostra infedeltà e la nostra realtà su cui
non ci facciamo illusioni ottimistiche.
La riconoscenza è uno sguardo verso il
Signore che include l’vmico sguardo
volto a noi stessi che ci sia consentito:
lo sguardo della confessione di peccato.
PERCHÉ ESSERE RICONOSCENTI?
Potremmo dire semplicemente che
la riconoscenza è un dovere morale ed
una risposta ad un preciso invito
evangelico (Col. 3: 15). Ma il testo di
Bonhoeffer contiene un accenno su
cui conviene meditare concludendo.
Egli dice: Se invece di essere riconoscenti noi non sappiamo far altro che
ripetere a Dio il nostro lamento, noi
impediamo a Dio di donare alla nostra comunità la crescita secondo la
misura e la ricchezza dei doni che egli
ha preparato per noi in Gesù Cristo.
Pensate ai doni che sappiamo essere necessari alle nostre comunità: ad
un linguaggio che esprima in termini
comprensibili l’Evangelo agli uomini
del nostro tempo; ad uno zelo e ad
una passione rinnovata per l’evangeliz;
zazione; ad una visione chiara dei
compiti delle nostre comunità al di là
delle loro quattro mura, nella società
in cui vivono; ad una coesione comunitaria di solidarietà, di carità, di accettazione gli uni degli altri che canti
la realtà delTEvangelo di Cristo. Pensate a questi e ad altri doni, accumulati per le nostre comunità, preparati,
pronti. E congelati. Messi al di fuori
della nostra porta dal nostro eterno lamento che impedisce a Dio di
donare ciò che ha preparato per noi.
Certo non è una parola biblica; si
tratta solo di una interpretazione della situazione attuale della chiesa fatta
da un credente. Ma come è verosimile!
Poiché infatti la mancanza di riconoscenza è come una porta chiusa, che
noi chiudiamo, tra noi e il Signore.
Chi non è riconoscente per ciò che ha
ricevuto non è nella condizione di ricevere ancora; è chiuso in sé e nella
sua auto-commiserazione.
E invece la riconoscenza è una porta
aperta tra il Signore e noi, una porta
attraverso cui possono fluire i doni di
cui abbiamo bisogno oggi. Perché solo
chi riconosce ciò che ha ricevuto è in
condizione di riceve ancora, è aperto
nella speranza e nella fiducia verso un
futuro che è carico delle promesse del
Signore.
Non quindi soltanto per il passato
e per il presente delle nostre comunità
abbiamo bisogno di essere riconoscenti, ma per il loro futuro. Impariamo
quindi a non confondere il lamento
con la confessione di peccato, né la
riconoscenza con l’ottimismo; ma nella consapevolezza dei nostri limiti e
delle nostre mancanze esprimiamo nel, la nostra vita la riconoscenza al Signore per ciò che ci ha donato e per
ciò che ancora vuol donarci.
Franco Giampiccoli
4
pag. 4
GROMAOA DELLE VALLI
29 giugno 1973 — N. 26
Una
isi della situazione delle Valli t
nella relazione presentata dalla Commissione Distrettuale alla Conferenza del
Primo Distretto, riunita a Prarostino il 23 e 24 giugno 1973
Il processo per i fatti del febbraio 1971
1. - Situazione del Distretto
Una visione generale del Distretto si
può avere leggendo le relazioni dei
Concistori Valdesi (...): esse parlano
da sole mostrando da un lato i limiti
della nostra attività ecclesiastica, le
speranze deluse, dairaltro gli sforzi
perseveranti di un gruppo di fratelli
impegnati nella ricerca di una fede più
matura. Un esame approfondito della
situazione richiederebbe invece molto
più tempo e molto materiale. Ci limiteremo, per parte nostra, ad inquadrare queste relazioni cercando di dare
una visione panoramica del Distretto
nel suo insieme.
Val Germanasca. Qui si presentano
tre situazioni diverse.
a) la comimità di Frali, in fondo
alla vallata, relativamente omogenea,
con una vita comunitaria stabile e
compatta pur nel suo relativo isolamento; si trova peraltro ad affrontare
il problema della sua trasformazione
causata dal turismo con tutte le sue
conseguenze.
b) Le parrocchie della Valle (i?odoretto, Massello, Perrero, Villasecca).
Lo spopolamento fortissimo è il sintomo più evidente in questa zona, giunta spesso ad un 'livello di vita comunitaria quasi nullo. Si tratta di villaggi
destinati nel breve spazio di tempo a
restare quasi interamente spopolati. Il
problema maggiore è qui la possibilità
di creare o mantenere una vita sociale
e religiosa anche minima.
c) Pomaretto ha invece il fenomeno inverso: Timmigrazione di una massa assai rilevante di valligiani. Questi
valdesi relativamente integrati nelle
parrocchie di origine, tendono a disperdersi e sparire nel fondo valle, si
integrano con molta difficoltà nel nuovo contesto. La possibilità di una nuova visione della Chiesa e di un inserimento nel mondo del lavoro sembra
estranea ai più.
Val Chisone. Si hanno due situazioni diverse.
a) Villar Perosa ha una comunità
ancora in formazione con un nucleo
antico, nei quartieri a destra del Chisone, e nuovi sulla sinistra. Il problema è duplice: da im lato si tratta di
inserirsi nel contesto di una cittadina
residenziale che gravita attorno ad un
complesso industriale, dall’ altra di
creare una coesione nuova fra membri
di diversa provenienza con strutture
necessarie alla vita comime.
b) S. Germano-Pramollo. Si ha qui
una forte concentrazione valdese nel
fondo valle ed una zona in fase di spopolamento nel vallone di Pramollo e
sulle montagne. A differenza di Pomaretto però le condizioni sembrano diverse: anzitutto il nucleo di S. Germano appare più omogeneo e compatto,
formato da decenni di attività industriale e dall’altra l’emigrazione da
Pramollo ha caratteri molto specifici
trattandosi in genere di una emigrazione stagionale. La comunità di montagna vive così una vita di quasi solitudine invernale e di forte presenza
estiva.
Il Pinerolese. Si hanno tre situazioni
ben definite.
a) La citta di Pinerolo. Qui la comunità valdese non ha subito cambiamenti notevoli nel corso degli ultimi
anni. Il fenomeno più evidente è la
disseminazione in un contesto di piccola città. Il numero dei credenti che
permangono legati alla comunità di origine e non si inseriscono nel nuovo
contesto non è rilevante. Risulta però
difficile, malgrado gli sforzi tentati,
far sorgere una nuova coscienza comunitaria ed evangelistica dopo la crisi
dell’antica realtà parrocchiale.
b) S. Secondo e Prarostino. La prima di queste comunità ormai strutturata e la seconda numericamente stabile (forse la più stabile delle Valli),
formano ormai un complesso unico
che si estende dalla pianura alla prima
fascia collinare. Qui il problema maggiore è dato dal passaggio di una parte
crescente della popolazione ad una
economia di tipo industriale da agricola che era sin qui.
c) Roccapiatta. Questo vallone e la
maggior parte della parrocchia di Prarostino situata sulla collina presenta
invece i fenomeni della Val Germanasca con un massiccio spopolamento
ormai ai limiti di una residenza stabile.
Bassa Val Pellice.
a) San Giovanni. L’antica comunità
saldamente strutturata nella zona dei
Bellonatti e sulla collina sembra dissolversi in un flusso di valdesi provenienti in particolare da Rorà e Angrogna ma anche da altre zone. Alcuni nuclei consolidati costituiscono ancora
dei poli di riferimento ma molte zone
sono difficilmente controllabili; una vita comunitaria parrocchiale appare
qui molto difficile da realizzare in schemi tradizionali. Più che di una parrocchia si dovrebbe parlare di una vasta diaspora in parte da ricondurre
alla comunione della fede.
b) Torre Pellice. I fatti più caratteristici sembrano il progressivo invecchiamento della popolazione, le responsabilità di piccola capitale ed il pendo
larismo dei lavoratori. La cittadina si
va sempre più configurando come centro residenziale abitato da pensionati,
la differenza tra centro e campagna,
sino a tempi recenti importante nella
vita comunitaria, si attenua per la
scomparsa della campagna stessa.
Alta Val Pellice. Può essere divisa
in tre zone :
a) Bobbio-Villar. La situazione delle comunità è molto affine, pur essendo
diversi i caratteri: relativamente omogenee e stabili, hanno i problemi delle
comunicazioni che accrescono il disagio
dei lavoratori pendolari, dell’estensiosione territoriale, della invadenza di
un turismo spesso disordinato con tutte le conseguenze.
b) Angrogna. Appare ora la più
estesa parrocchia delle Valli. L’impossibilità di realizzare una effettiva vita
comunitaria che ne deriva, la dispersione delle borgate e l’invecchiamento
della popolazione ne fanno una zona
che potremmo definire di « contenimento » con tutto ciò che questo comporta: assenza di forze giovanili, necessità
di cura pastorale intensa, senso diffuso
di abbandono e di rassegnazione.
c) Rorà. La zona non presenta fenomeni di rilievo aH'infuori di un lento s^polamento non ancora giunto a
dei limiti di gravità estrema, vi fa contrasto il fenomeno di un crescente turismo residenziale ed estivo che supera ormai la popolazione residente e rischia di snaturare i caratteri della
zona.
Riassumendo possiamo dire che le
situazioni tipo possono essere :
1) Zone avviate ad un grave spopolamento (Val Germanasca, Roccapiatta), geograficamente estese e poco po
polate._ Attività comunitarie quasi impossibili aH’infuori di una cura d’anime di isolati.
2) Zone di « contenimento » con
popolazione in progressivo invecchiamento ed emigrazione (Angrogna, Rorà, Pramollo). Attività ecclesiastiche
difficili e che necessitano di continui
adattamenti alla situazione che cambia; impossibilità di programmare un
futuro lontano.
3) Zone di stabilità controllata
(Bobbio, Villar, Prarostino, S. Germano, Torre). Vita comunitaria possibile
con difficoltà più o meno gravi dovute
agli orari di lavoro, disponibilità di
tempo, estensione, numero dei membri
di chiesa.
4) Zone di immigrazione con difficoltà di inserimento (Pomaretto, Pinerolo, S. Giovanni). La vita comunitaria
è qui da realizzare spesso in forme nuove. Non sempre la gente risponde alle
sollecitazioni del nucleo di impegnati,
tendenza ad una forte assimilazione
nell’ambiente indifferente.
I problemi che stanno davanti a
noi nel futuro sono quelli già ricordati in altre occasioni; ne ricordiamo
alcuni :
a) Necessità di un ridimensionamento di alcune parrocchie dove i confini tradizionali non corrispondono alla
realtà (Pramollo, Rorà, Roccapiatta)
sull’esempio di Perrero-Massello-Rodoretto.
b) ; Aumento della cura d’anime e
perciò necessità di una revisione delle
funzioni pastorali con affiancamento di
fratelli laici impegnati, anche a pieno
tempo in attività non strettamente pastorali.
c) Controllo del fenomeno del turismo e della villeggiatura nel quadro
di una ristrutturazione e presa di coscienza politica delle nostre popolazioni.
2. - Lavoro della Commissione Distrettuale
La Commissione Distrettuale, oltre
alTaver cercato di essere sensibile ai
vari problemi presenti nel Distretto a
vari livelli e a prenderne coscienza dibattendoli nelle sue frequenti sedute e
negli incontri con la Tavola, ha quest’anno impostato tutto il suo lavoro
avendo di mira due obiettivi ben precisi: 1) responsabilizzare più persone
in un piano di lavoro il più organico
possibile; 2) coordinare il più possibile il lavoro delle singole comimità.
1. - Per raggiungere il primo obiettivo la Commissione ha operato un decentramento della sua attività creando
dei « gruppi di lavoro » o « sottocommissioni » e affidando a ciascuno di essi
un campo di attività e di impegno ben
definito. I « gruppi di lavoro » sono stati i seguenti: Catechesi - Ecumenismo Missioni - Pedagogia - Situazione sociale - Stampa - Turismo.
2. - Per raggiungere il secondo
obiettivo la Commissione ha cercato di
curare al massimo i suoi contatti con
le varie comunità, effettuando due visite di chiesa, a Villar Pellice e a Pomaretto, e una serie di incontri con i
concistori di Bobbio Pellice, Angrogna,
Torre Pellice, Pinerolo e San Giovanni.
Ha inoltre effettuato Tesperimento del
« bollettino unico », in occasione di Pasqua, raccogliendo in un unico fascicolo gli attuali bollettini parrocchiali esistenti e riservando le prime pagine ai
problemi di interesse generale del Distretto. Pur rendendosi conto dei vari
difetti (poco spazio riservato ad alcune
comunità, mancanza di pubblicazione
dei rendiconti finanziari per le comunità abituate a pubblicarli sul loro bollettino, ripetizione di notizie e tanti al
tri), la Commissione è lieta che questa
iniziativa abbia trovato larghi consensi
in seno alla comunità. Per questo chiede alla Conferenza di esprimersi sulla
opportunità o meno che questo esperimento venga proseguito.
È chiaro che i due obiettivi di cui
sopra, responsabilizzazione e coordinamento, non sono staccati l’uno dall’altro, ma vanno di pari passo, essendo
l’uno in funzione deH’altro, e mirano
entrambi a stabilire una sempre più
reale reciproca conoscenza e corresponsabilità fra le varie comunità, nel superamento dei confini interparrocchiali e
verso una presa di coscienza e una
maggiore maturità circa il senso della
nostra testimonianza a Gesù Cristo in
queste vallate.
Al termine di un anno di attività, la
Commissione ritiene che le linee di la;
voro seguite costituiscano l’inizio di
un cammino che vale la pena di essere
proseguito, pur riconoscendo che questa valutazione sostanzialmente positiva non deve indurci ad un facile ottimismo.
Si tratta solo dell’inizio di un decorso che va ampliato e approfondito. Per
esempio T aver responsabilizzato un
maggior numero di persone con i gruppi di lavoro è di per sé un fatto positivo, ma questo lavoro, ancora una volita, ha visto impegnato un numero di
« laici » ancora troppo limitato.
In conclusione la Commissione Distrettuale chiede alla conferenza di
esprimere il suo parere sulla linea di
lavoro seguita, pronunciandosi in merito alla validità o meno degli orientamenti e sulle linee da seguire nel prossimo futuro.
3. - Relazione finanziaria
Anche l’impostazione della politica
finanziaria del distretto rientra nel
quadro di una ricerca di sempre maggiore collaborazione e responsabilità.
A) A questo scopo si è promosso
una serie di incontri con i cassieri (due
settoriali — a Pinerolo e Torre Pellice — e uno generale nuovamente a Pinerolo, con la presenza di un membro
della Commissione Finanziaria della
Tavola). Questo ha permesso uno scambio reciproco di vedute su tutto il problema finanziario, e di informazione
sui diversi modi di affrontare il problema. La Commissione Distrettuale ritiene utile proseguire su questa linea,
in vista di:
1) Avere in ogni comunità un cassiere « laico » ed eventualmente una
commissione finanziaria.
2) Un maggiore coordinamento fra
le comunità.
3) Raggiungere laddove è possibile
una uniformità nella contabilità delle
chiese.
B) Si è cercato di agevolare i versamenti mensili delle comunità alla Cassa Centrale, con un’opera di maggior
informazione che è consistita in:
1) Pubblicazione sull’« Eco» e sul
« Bollettino Unico » della situazione in
tema di versamenti alla Tavola.
2) Collegamento col cassiere della
Tavola per avere un resoconto mensile
dei versamenti.
3) La tempestiva segnalazione di
questi dati ai pastori ed ai cassieri,
ogni mese, mediante una apposita
scheda.
Questo ha permesso:
1° - di chiudere l’anno ecclesiastico
in tutte le chiese al 30 aprile in ottemperanza alla decisione delle Conferenze
Distrettuali precedenti.
2° - di ottenere una rateizzazione
più regolare dei versamenti alla Tavola (ad eccezione del periodo estivo).
3° - di raggiungere entro il termine
stabilito, la somma totale per la quale
il distretto si era impegnato.
PROBLEMI APERTI
A - Ottenere, SIN DALL’INIZIO di
questo anno ecclesiastico, il versamento mensile alla Cassa Centrale.
B. - Redazione a cura di ogni Concistoro, ed approvazione da parte delle
Assemblee di Chiesa, di un preventivo
di spese, sulla base di uno schema il
più possibile uniforme.
C - La ricerca di dati statistici che
permettano la determinazione la più
fedele possibile delle reali possibilità
contribuitive delle singole comunità.
Abbiamo pubblicato nel numero
scorso una notizia relativa ai fatti avvenuti il 13 Febbraio 1971 a Pinerolo.
In seguito a quanto si è accertato nel
processo svoltosi a Pinerolo il 20 Giugno (Presidente Dott. Eula, Giudici
Dott. Lanza e Dott. Pazè, cancelliere
Cav. Fossati, P.M. Dott. V. Brizio) è
risultato:
a) Che in effetti, come riconosciuto dal P.M. nella sua requisitoria, il
contenuto dei volantini era ingiustificato e provocatorio.
b) Che peraltro il contrasto tra i
missini e gli altri giovani che protestavano per la distribuzione dei volantini
non fu particolarmente violento ed acceso, tant’è che tutti i diciotto (diciotto e non dieci) imputati di rissa (missini e non) vennero assolti dal reato di
rissa.
c) Per debito di obiettività occorre riconoscere che nessun teste ha
parlato di « manganellature » subite
da persone che rifiutarono di ricevere
i volantini.
d) In tutto e per tutto si trattò di
un incontro tra due gruppi di meno
di una dozzina di persone per parte.
Come notizia di cronaca si aggiunge che il Tribunale ha ritenuto la responsabilità di un missino, il sig. Morina Argentino, di Pinerolo, imputato
di lesioni volontarie, condannandolo
al minimo della pena (un mese e 10
giorni) ed ha ritenuto la responsabilità di due studenti, Giacomo Chevalley
de Rivaz e Giuseppe Cavalieri di Pinerolo per i reati rispettivamente di
oltraggio e di resistenza a Pubblico Ufficiale, condannandoli al minimo della
pena vale a dire entrambi a 4 mesi e
10 giorni di reclusione. Tutti i condannati beneficiano della sospensione
condizionale della pena e della non
iscrizione sul certificato penale.
Occorre riconoscere che il Tribunale è stato obiettivo e non certo severo e in questa sede torna conto di
precisare che per una informazione
errata abbiamo pubblicato una notizia del tutto inesatta relativa alla
composizione del Collegio giudicante,
non essendo per nulla vero che in vista di questo processo fosse stato inviato da Roma appositamente un Magistrato e tanto meno prevenuto. Come detto all’inizio di queste note il
Collegio era composto da tre Magistrati che da anni prestano servizio al
Tribunale di Pinerolo (due torinesi e
un pinerolese).
Ci auguriamo che i fatti così ridimensionati non abbiano un seguito in
appello.
Sarà interessante leggere la motivazione della sentenza, quando verrà depositata.
BOBBIO PELLICE
Vasto programma per promuovere
un turismo che non distrugga
ia montagna e i suoi montanari
Affrontati problemi ecologici di importanza enorme, soprattutto nella prospettiva degli anni a venire : raccolta immondizie, guardie « ecologiche », ecco le
più importanti delibere del Consiglio Comunale del 20 giugno
Bisogna innanzitutto parlare di un’altra delibera, anch’essa di grande novità per la storia economica della comunità di Bobbio: per la prima volta
l’amministrazione del piccolo comune
si è "buttata” ad assumere un mutuo
per Tasfaltatura di tutte le strade del
concentrico. Ili altre parole i 22 milioni
che Bobbio prende a prestito dalla Cassa di Risparmio di Torino, serviranno
ad asfaltare tutte le strade del centro
e verso le frazioni più vicine (strade
che erano ormai ridotte in condizioni
pietose) con il doppio vantaggio di diminuire per il presente i costi di manutenzione annua delle strade stesse
e di suddividere nel tempo la spesa facendo pagare dai cittadini domani e
dopodomani quello di cui possono godere oggi.
Si sa che le strade asfaltate hanno
però uno svantaggio, portano alla domenica masse sempre più ingenti di
"turisti” ad invadere ogni angolo della
Valle, con il deprecabile risultato che
dopo il "week-end” i prati ed i boschi
rimangono disseminati di cartacce,
bottigliette, recipienti di plastica, bucce, croste di pane, ecc.
Gli altri "turisti”, quelli stanziali, che
affittano le "due camere” per l’estate
(o Talloggetto per tutto l’anno) creano
d’altronde anche loro dei problemi:
producono una grande quantità di rifiuti solidi che non possono essere eliminati come è stato sempre fatto dai
montanari, facendo delle "mutere” o
versando ogni rifiuto nelle concimaie.
Ecco dunque gli amministratori di
Bobbio prendere due sagge delibere:
con l’una si decide di affidare la raccolta delle immondizie alla ditta locale
Granerò; il prelievo dei sacchi di plastica avverrà due volte alla settimana
per gli esercizi pubblici ed una volta
per i privati cittadini; lo scarico dei
rifiuti avverrà in una enorme fossa di
una cinquantina di metri di diametro
(sulla destra del Pellice in un ghiaieto
nascosto da una cortina di alberi) dove
si procederà a dar loro fuoco cospargendoli di kerosene; l’adesione al servizio è per il momento volontaria, ma
essendo il servizio assai gradito alla popolazione ed il suo costo modesto (600
lire al mese) hanno già aderito ben 250
famiglie, il che significa la quasi totalità dei "bibiarei”.
L’altra delibera ha stabilito di apportare una modifica alla tabella degli
"incaricati”, persone cioè dipendenti
dal Comune solo per quanto concerne
l’organizzazione della loro attività, (ma
non retribuiti dal Comune stesso). Si
avranno così sei « guardie campestri
giurate » che avranno facoltà di far rispettare l’ambiente naturale deH’alta
valle e di impedire le "invasioni” distruttrici delle proprietà private e pubbliche. I giovani che si sono spontaneamente offerti per questo encomiabile
compito, verranno daH’amministrazione invitati ad intervenire soprattutto
con un’opera di prevenzione (cercando
di convincere i "turisti della domenica” a rispettare fiori e prati di Bobbio
e dintorni e a non insudiciare dappertutto con i resti delle loro "merende”).
Naturalmente nei confronti dei recidivi o degli insofferenti saranno prese
misure anche repressive. È quasi certa
la collaborazione dell’assessorato alla
montagna della Provincia e si spera
neH’interessamento e sostegno della
Pro Natura di Torino a questa iniziativa così nuova e soprattutto così
necessaria.
R. Gay
A Torre Pellice, sabato 30 giugno e domenica 1° luglio
Giornate di stadio so città montagna
Sabato 30 giugno e domenica 1» luglio si terranno a Torre Pellice (Torino), presso la Biblioteca Valdese, in
Via Beckwith n. 2, delle Giornate di
studio su Ville-Montagne (rapporti fra
la città e la montagna) organizzate
llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
Quale il sistema più serio?
Si deve o no bocciare?
A Torre Pellice
e a Luserna San Giovanni
non vi è un metro comune
Chi abbia avuto modo di confrontare i risultati di fine anno nelle Scuole Medie di
Torre Pellice e Luserna S. Giovanni avrà
certamente notato che mentre nelle scuole
statali non si boccia, né si rimanda, nella
scuola privata, al Collegio Valdese il 20-25%
degli alunni è stato rimandato o addirittura
respinto.
Sorge a questo punto, spontanea, la domanda : quale scuola è più seria, quella che boccia o quella che promuove? Come eorollario
vien da chiedersi anche che cosa significhi
« promozione »!
Vorremmo che i lettori aprissero un « civile » dibattito su questo problema che ci pare
rivesta una notevole importanza.
R. G.
dall’Istituto Universitario di Studi Europei di Torino nel quadro della direttrice di lavoro Aménagement de l’espace — Ricerca sulle Alpi Occidentali.
Presiederà ii Professore Pierre George (Sorbonne). Introdurranno per il
versante franco-svizzero i Professori
Pierre Gabert (Aix-en-Provence) e Paul
Guichonnet (Ginevra), per il versante
italiano i Professori Franco Berlanda
(Venise) e Giuseppe Dematteis (Torino). L’équipe di ricerca delle Alpi Occidentali presenterà il suo lavoro.
Per informazioni e iscrizioni rivolgersi airi.U.S.E., Corso Vittorio Emanuele 83, 10128 Torino, tei. 553.269 e
544.193.
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47045 Miramare di Rimini
5
f
29 giugno 1973 — N. 26
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
pag. 5
La Casa Valdese di Viering Liturgie UUZiaii
La casa di Viering (Aosta) è stata la
sede della conferenza distrettuale del
secondo distretto il 23 ed il 24 giugno.
L edificio era, anticamente, una scuola
evangelica e quando la Scuola passò
i l dello Stato, fu affittato
dal Comune fino a che la Regione della Valle d’Aosta non costruì la scuola
del villaggio.
Col passare del tempo lo stabile andava deteriorandosi per cui la Tavola aveva pensato di venderlo, ma la coinunità di Aosta, coadiuvata finanziariamente da Ivrea e da altre persone,
ha provveduto al restauro, trasformando la casa in un luogo per incontri,
convegni e sede di vacanze per famiglie.
I delegati alla Conferenza Distrettuale hanno potuto constatare la funzionalità di questa casa (letti soffici e
servizi igienici efficientissimi) e indirettamente (grazie alle signore Peyrot
e Marzone) la praticità e comodità della cucina. Auspichiamo che molti gruppi e famiglie possano godere dell’ospitalità di Viering e ricordiamo a tutti
che richieste di ulteriori informazioni
possono essere indirizzate al Pastore
Giovanni Peyrot - Rue Croix De Ville, Il
- 11100 Aosta (tei. 44.345).
Alla comunità di Aosta ed al gruj>
po di Viering, il nostro sentito ringraziamento.
L. T.
e lettura degli articoli del Codice Civile
È un fatto che in occasione delle
cerimonie nuziali che si svolgono in
chiesa a valere anche agli effetti civili, il ministro di culto che vi presiede,
sia esso cattolico-romano o protestante, deve leggere gli articoli 143/145 del
menti civili che avrebbero dovuto essere innestati nella liturgia nuziale stabilita dal diritto interno di ciascuna
confessione diversa dalla cattolica-romana. Per quanto riguarda il diritto
matrimoniale delle Chiese evangeliche
Cronaca
Pomaretto
Il pastore Rostagno sarà assente fino al 21 luglio. I culti saranno tenuti
dall’anziano Flavio Micol, che la comunità ringrazia.
SCUOLA LATINA
Iscrizioni alla P Media
Coloro che desiderano iscriversi alla media sono pregati di farlo possibilmente nel periodo dal 1** al 16 luglio.
I documenti richiesti sono:
1) Certificato di nascita in carta libera.
2) Certificato di rivaccinazione antivaioIo,sa e antidifterica in carta libera.
3) Diploma di Quinta elementare.
4) Domanda di iscrizione in carta libera
ÌÈi-mata dalPinteressato e controfirmata dal
padre.
La Direzione
liiMllilllllllinilIIIIIIIIIIIIItllllililllllllillllllllllllllllililllllllllt
Personalia
Graziella Giuliano Coisson si è laureata in lettere moderne presso l’Università di Torino, discutendo una tesi
.sul pastore e scrittore protestante svizzero Jeremias Gotthelf. I più vivi rallegramenti e un augurio per il suo insegnamento,
li
Consiglio della Val Pellice
SERVIZIO SOCIALE
Si rende noto che i Parchi Robinson avranno inizio con il seguente orario :
Bibiana - lunedì 2 luglio ore 9
Rorà - lunedi 2 luglio ore 14
Torre Pellice - lunedì 9 luglio ore 15
Per Luserna S. Giovanni e Bricherasio verranno date ulteriori comunicazioni.
COMUNE DI RORA’
Come già noto da tempo si sta svolgendo
nel territorio dei Comune un’indagine per individuare meglio le necessità delle persone anziane al fine di poter fare qualcosa di concreto,
che serva veramente agli anziani e magari anche alle persone che per qualche motivo sono
in difficoltà per stato di salute, isolamento,
ecc.
D’accordo anche con l’Ente Comunale di
Assistenza, osservando i risultati delle intervì,‘ile, abbiamo pensato che si potrebbero fare
diverse cose; per parlare dunque di queste cose e di altri servizi che già funzionano per
persone di varia età, abbiamo indetto tre incontri nel territorio del Comune e precisaniente :
— giovedì 5 luglio, ore 15, presso la scuola
delle Fucine;
— sabato 7 luglio, ore 15, al Rumò - presso
la casa di magna Fioretta;
— giovedì 12 luglio, ore 15, al Capoluogo presso il Municipio.
Invitiamo pertanto tutti i Rorenghi ad essere presenti perché vorremmo fare un lavoro
tutti insieme, certi che è il modo migliore
per operare.
A presto.
Il Sindaco L’Assistente Sociale
Loivgo Areh. P. Carlo Mariena Caletti
COMUNE DI VILLAR PELLICE
A seguito degli incontri avvenuti con gli
anziani dalla Piantà, al Theynaud ed al Capoluogo, si sono delineate alcune proposte di
servizi che permetterebbero dì dare una risposta alle necessità delle persone anziane e delle
persone che a causa dello stato di salute,
delPisolamento o di altri motivi, sono in difficoltà.
Per informare la popolazione dì ogni età.
per discutere insieme al fine di individuare
le soluzioni migliori, ed anche per parlare
dì altri servizi già esistenti, abbiamo indetto
un incontro aperto a tutti per : lunedì 2 luglio alle ore 15 al Capoluogo - presso la sala
delle attività, gentilmente concessa.
Vi aspettiamo tutti, convinti che il modo
migliore per operare oggi sia quello di lavorare insieme.
A presto.
TI Sindaco L’Assistente Sociale
Paolo Fraghe Mariena Caletti
delle Valli
Pramollo
I culti della settimana Santa sono stati
frequentati da discrete assemblee, particolarmente numerosa, però, quella della domenica
di Pasqua. Siamo stati lieti di salutare in
quella circostanza diversi Pramollini venuti
dall’estero e da località fuori parrocchia e
non pochi fratelli, sorelle ed amici provenienti da altre comunità. Nel corso del culto sono
stati ricevuti quali membri responsabili della
chiesa : Cataratti Luciana in Mathieu, proveniente dalla Chiesa Cattolica, ed i catenumeni di IV anno Costabel Ivana, SouUer Maria e Long Gianni, il Signore accompagni
col Suo Spirito questi membri della Sua Chiesa, fortifichi la loro fede li aiuti ad essere fedeli alle loro promesse. Ha fatto seguito la
celebrazione della Santa Cena, alla quale ha
partecipato un buon numero di fratelli e sorelle. La Scuola Domenicale ha portato il suo
contributo col canto di due inni di circostanza. Un grazie ai Sigg. Blanc (Panetteria
Rue) che ci ha fornito il pane per la S. Cena.
Mercoledì 25 Aprile un Convegno ha riunito nella sala della attività una sessantina di
giovani appartenenti a diverse Chiese delle
Valli. Fu trattato il tema: I Valdesi ed il
problema della violenza. Nella mattinata i Pastori G. Tourn e F. Davite hanno presentato
due interessanti relazioni, il primo : « Dalla
non violenza alla resistenza armata; i Vaidesi nel Medio Evo e durante le guerre di
religione » ed il secondo su : « Il fascismo e
durante la resistenza ». Nel pomeriggio, dopo
una predicazione del Prof. C. Tron, ha fatto
seguito la discussione ed uno scambio di idee
sulla possibilità di un lavoro in comune.
T. PoNS
c.c. Tuttavia il significato ed il fine di è ovvio che il consenso degli sposi, e
tale lettura è diverso a seconda che ’ ------------'' ' ’ - - ’ .
la celebrazione nuziale avvenga col rito cattolico-romano o seguendo la liturgia di un’altra confessione religiosa.
Se si considera il caso del matrimonio concordatario per il quale lo stato
«riconosce al sacramento del matrimonio, disciplinato dal diritto canonico, gli effetti civili » (Conc. art. 34),
detto matrimonio viene celebrato davanti un ministro di culto cattolico,
secondo le norme del diritto canonico »
(L. n. 847/1929, a. 5) e produce gli effetti civili dal giorno della celebrazio
ne, quando sia trascritto nei registri
dello stato civile neH’osservanza delle
disposizioni dettate dalla stessa legge.
Si hanno cioè in tal caso due momenti: l’uno, quello della celebrazione, che
è regolato dal diritto canonico éd è
in questa sede che il vincolo si costituisce, l’altro, quello della trascrizione,
regolato dalla legge italiana esecutiva
del concordato in tema di matrimonio
(L. n. 847/1929), da cui insorgono gli
effetti civili. Quindi senza la celebrazione canonica non si ha matrimonio;
ma senza la trascrizione il matrimonio, ancorché validamente celebrato, rimane irrilevante per il diritto italiano.
Ciò premesso, c da ricordare che
l’art. 34 del Concordato (comma 3)
prescrive che «subito dopo la celebrazione il parroco spiegherà ai coniugi
el matrimonio, danticoli del codice cii ritti ed i doveri dei
fica, in termini inechiesa romana si
N.d.r. Questa corrispondenza, che reca il
timbro postale di S. Germano Chisone del 5
maggio scorso, è stata recapitata in tipografia
sabato 23 giugno. Ci dispiace e non commentiamo.
[do nel senso che
IO lem ai « coniugia uniti in masvoigimento della
olica; per cui tale
la quelli che sono
-uali o secondari,
iva canonica,
c e ecutiva (L. n.
che « li ministro
quale e celebrato
spiegare agli "spodel matrimonio,
articoli » predetti,
iterale statale, non
ijiiiciiuto ed il
Torre Pellice, 7 luglio - ore 21
Esperienze ecumenlGhe
Conferenza pubblica presso la
Foresteria Valdese
AVVISI ECONOMICI
RORÀ. altitudine Piamprà, alloggio 6 postiletto libero luglio-agosto: due alloggetti due
po.sli-letto liberi agosto. Telefonare Torino
(Oli) 68.28.38.
STUDENTESSA offresi come baby-sitter. Rivolgersi Tìpogr. Subalpina.
4’ INCONTRO
FRANCO-SVIZZERO-ITALIANO
Le coppie interconfessionali (o coppie di
sposi credenti appartenenti a chiese diverse)
tengono a Torre Pellice il loro 4° incontro
franco-svizzero-italiano presso la Foresteria
Valdese.
Il tema della loro ricerca è il seguente :
« Eucaristia, divisioni dei cristiani e coppie
interconfessionali ». Il gruppo italiano ha preparato un fascicolo doppio del suo bollettino
interno « Focolari misti » nn. 9-10 dedicato
all’argomento in discussione.
Dal 6 all’8 luglio le coppie italiane, francesi e svizzere si confronteranno con la consulenza di teologi cattolici e protestanti, di preti e di pastori.
I gruppi « Focolari misti » non perdono
mai di vista le comunità locali, perché non
intendono fare una « terza chiesa », bensì
svolgere un servizio di animazione e dì stimolo nei confronti delle parrocchie cattoliche
e protestanti. Sabato 7 luglio alle ore 21 padre R. Beaupère (di Lione) e il pastore H.
Bruston (di Parigi) presenteranno « l’esperienza ecumenica del gruppo di Dombes ».
IL GRUPPO DI DOMBES
II gruppo di Dombes, composto di teologi
luterani.riformati e cattolici, della Francia
e della Svizzera, è stato iniziato nel 1937
dall’Abate Paul Couturier. Il nome del gruppo proviene dalla Trappa (Monastero) di Notre-Dame-des-Dombes presso Lione, dove si
sono tenuti spesso gl’incontri annuali.
In questi 35 anni i lavori, sempre svolti
in un clima di preghiera, sono stati numerosi e fecondi. Una prima tappa dei lavori è
consistita nel fare conoscenza ricercando e discutendo su argomenti vari. Un secondo momento è stato dedicato a elaborare una teologia comparata intorno a dei temi centrali come la Scrittura, la Tradizione, i sacramenti,
ecc. A partire dal 1956, al termine di ogni
sessione si sono elaborate delle tesi per riassumere l’essenziale della ricerca e. nello stesso
tempo, per indicare in quale direzione conveniva proseguire la riflessione. Il terzo momento della ricerca, ed è l’attuale, mira a
ricentrare tutto sul Cristo.
Per far progredire l’urgente questione dell’intercomunione, il gruppo ha tentato di formulare una specie di professione di fede comune sull’Eucaristia, dopo un lungo cammino di avvicinamento.
Questi risultati, ma sopprattutto l’esperienza che ci sta dietro merita di essere conosciuta dalle nostre comunità locali.
La segreteria del gruppo
« Focolari misP »
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Ma tale norma, un
può aver mutato
senso della norma pattizia nei confronti della quale vuole e deve essere
solo norma di mera esecuzione. Pertanto rimane fermo b principio, confermato da una prassi costante in sede
ecclesiastica, che la Icitura degli articoli del codice non V iene fatta « agli
sposi » durante lo si olgimento della
forma canonica della elebrazione, ma
« ai coniugi » dopo la celebrazione liturgica. È chiaro quindi che la lettura
degli articoli del codice nel caso del
matrimonio concordatario non incide
sulla validità del vincolo ai sensi del
diritto italiano.
Ci si potrebbe chiedere a cosa serve allora tale lettura. La legge (art.
10), in aderenza con la norma concordataria (art. 34), prevede che se l’atto
di matrimonio, che il ministro di culto
cattolico deve stilare al termine della
celebrazione, «non contenga la menzione dell’eseguita lettura degli articoli
nel C.C., l’ufficiale dello stato civile sospende la trascrizione e rinvia l’atto
per la sua regolarizzazione » al ministro di culto.
La dottrina più autorevole, con il
conforto anche della giurisprudenza,
ha perciò precisato che la lettura degli
articoli del c.c. non è elemento della
celebrazione né essenziale, né secondario; ma presupposto per la trascrizione agli effetti civili del matrimonio
concordatario.
Diversamente per il matrimonio celebrato dinanzi ad un ministro di culto « ammesso », ai sensi della legge
n. 1159 del 1929. In tal caso il «ministro del culto, davanti al quale avviene la celebrazione, deve dare lettura
agli sposi degli articoli del c.c. e ricevere alla presenza di due testimoni
idonei, la dichiarazione espressa da
entrambi gli sposi, l’uno dopo l’altro,
di volersi prendere rispettivamente in
marito e moglie» (art. 9). Pertanto,
dato l’ordine che la norma implicitamente indica per lo svolgimento della
celebrazione, è corretto che la lettura
degli articoli avvenga prima che gli
sposi dichiarino la loro volontà al ministro di culto e questi raccolga il loro consenso.
Che la lettura sia elemento della celebrazione è conseguente alla natura
stessa di questo terzo tipo di forma
nuziale istituito dalla legislazione italiana, oltre alla civile ed alla concordataria. Infatti con la legge n. 1159 del
1929 non si sono voluti riconoscere gli
effetti civili ai matrimoni celebrati
avanti ai ministri delle altre confessioni diverse dalla cattolica secondo le regole dettate da ciascuna confessione,
ma si è creato quello che è stato chiamato un « pasticciaccio liturgico ». Infatti il legislatore ha dettato lui quali dovevano essere gli elementi costitutivi della cerimonia e nell’osservanza dei quali il matrimonio sarebbe stato in tal caso contratto. La legge ha
previsto quali dovevano essere gli ele
la raccolta di questo da parte del ministro di culto, costituiscono gli elementi essenziali della cerimonia nuziale ai sensi delle loro liturgie. Pertanto
non nasce per essi alcun problema: la
legge statale è conforme all’ordinamento confessionale. La lettura degli
articoli del codice costituisce invece
un elemento imposto dalla legge che
le dette chiese debbono forzatamente
adattarsi ad introdurre di fatto, se non
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIUIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
I LETTORI
ci scrivono
Un lettore, da Anfo (Brescia);
A proposito di alcune affermazioni contenute nell’articolo « TORINO - l’assemblea di
chiesa si pronuncia a proposito delle leggi sui
culti ammessi », apparso a pag. 4 del n. 15
(13-4-73) de « L^Eco-Luce » (...« La liturgia
della Chiesa Valdese non è affatto libera, ma
necessita della lettura obbligatoria degli articoli del Codice di stato civile. Questo non accade in Chiesa Cattolica »...) mi permetto sostenerne la non validità.
Può essere senz’altro vero che l’Assemblea
di chiesa di Torino si sia espressa in tal senso,
ma è altrettanto vero che anche la Chiesa
cattolica è obbligata a leggere ai nubendi gli
articoli del codice civile.
L’art. 9 della legge 24-6-29 n. 1159 (Disposizione sull’esercizio dei culti ammessi) recita : « Il ministro del eulto, davanti al quale
avviene la celebrazione, deve dare lettura
agli sposi degli articoli 143, 144 e 145 del
Codice civile... ». Dal canto suo, l’art. 8 della
legge 27-5-29, n. 1521, (Disposizioni per l’applicazione del Concordato fra Santa Sede e
Italia 11-2-29), stabilisce: «Il ministro del
culto, davanti al quale è celebrato il matrimonio deve spiegare agli sposi gli effetti civili
del matrimonio, dando lettura degli articoli
143, 144 e 145 del Codice civile... ».
Mi pare senz’altro chiaro per chiunque
ehe in entrambi i casi il legislatore usa quasi le stesse parole (« deve dare lettura » —
« deve spiegare gli effetti del matrimonio dando lettura ») per sottolineare l’uguaglianza delle condizioni indispensabili per la validità del
matrimonio secondo lo Stato italiano.
Supposto anche che non sia riuscito a comprendere esattamente lo spirito della legge,
sembra quanto meno illogico che il nostro
Codice civile possa richiedere per la validità
del matrimonio nella Repubblica presupposti
differenti a secondo che si tratti di rito svolto secondo il culto cattolico o secondo altro
culto ammesso.
Premesse queste brevi osservazioni, gradirei
conoscere dove, secondo l’articolista sig. Erika
Tomassone, l’Assemblea di chiesa trova che
la legge italiana sancisca una effettiva disparità di trattamento fra matrimonio contratto
secondo il rito cattolico e matrimonio celebrato secondo altro culto ammesso, indicandomene eventualmente i passi o le fonti.
Mi è gradito salutare ben distintamente e
ringraziare per l’attenzione.
Mario Bondoni
ufficiale di stato civile
Non siamo riusciti a sapere se l’affermazione in discussione è stata fatta in sede di assemblea di chiesa, a Torma; non e comunque
contenuta in alcun documento da essa votato.
Sul problema, abbiamo chiesto una precisazione al prof. Giorgio PeyrotG la si può leggere
qui sopra. red.
di diritto, nel corpo delle proprie liturgie matrimoniali.
Quanto sopra rimane confermato
dal fatto che negli artt. 9 e 10 della
legge n. 1159 del 1929 non v’è cenno
alcuno né ad un’eventuale regolarizzazione dell’atto di matrimoniQ in caso
di mancata menzione in esso di detta
avvenuta lettura, né di un’eventuale
sospensione della trascrizione da ciò
occasionata. E ciò perché la lettura degli articoli anche in questa forma nuziale presenta quel rilievo di elemento
della celebrazione, sia pure non essenziale ai fini della formazione del vincolo, che la dottrina gli ha in modo
costante riconosciuto nel quadro della celebrazione con il rito civile. Detta lettura permane formalmente vincolante per la regolarità del rito celebrativo.
Si può quindi concludere che —
mentre nel matrimonio canonico concordatario la lettura degli articoli del
codice avviene al di fuori della forma
celebrativa della liturgia cattolica stabilita dal diritto canonico, per porsi
come presupposto per la trascrizione
agli effetti civili di detto matrimonio —, nel matrimonio cosidetto « acattolico » tale lettura costituisce invece
un elemento, seppure non essenziale,
della celebrazione inserito nella liturgia matrimoniale ecclesiastica che funge ovviamente da presupposto della celebrazione prevista dalla legge statale.
In tal caso infatti la trascrizione è
mera registrazione ad probationem di
un vincolo di per sé già idoneo a produrre gli stessi effetti del matrimonio
celebrato col rito civile, in quanto esso si è formato nell’ambito dell’ordinamento statale, se celebrato nell’osservanza di quanto disposto dalla legge n. 1159 del 1929.
Quanto surriferito è di per sé sufficiente per chiarire che effettivamente
la legislazione italiana colloca in modo diverso e con significato e portata
diversi la detta lettura nel caso di matrimonio concordatario o di matrimonio celebrato avanti ad un ministro di
culto non cattolico, sancendo una disparità di trattamento. Nel secondo
caso la legge è irrispettosa dell’ordine
liturgico confessionalmente stabilito,
ledendo quella libertà costituzionalmente garantita di organizzarsi secondo i propri statuti assicurata anche
alle confessioni non cattoliche, imponendo elementi civili che debbono forzatamente inserirsi nelle liturgie.
Né questa è la sola differenza che insorge tra la celebrazione di un matrimonio canonico concordatario e quella davanti ad un ministro di culto di
confessione diversa dalla cattolica, motivata dalla lettura dei detti articoli.
Ve ne sono altre nascenti dal caso della mancata menzione della lettura degli articoli nell’atto di matrimonio; o
da quello della voluta omissione di tale lettura. Ed inoltre l’eventualità di
una possibile regolarizzazione dell’atto di matrimonio, incompleto sotto tale profilo; la possibilità o meno di una
lettura degli articoli in un momento
successivo; ed anche se essa possa avvenire da parte di un ministro diverso da quello che ha presieduto alla celebrazione; nonché le conseguenze insorgenti da un rifiuto degli sposi ad
accedere a detta lettura nel contesto
o successivamente alla celebrazione.
Tutte questioni che presentano aspetti diversi e conseguenze dissimili a seconda del rito concordatario od « acattolico » prescelto dagli sposi per celebrare il loro matrimonio. Ma non è il
caso di soffermarsi qui su tali questioni.
Giorgio Peyrot
I lavori della Conferenza
(segue da pag. 3)
Eco-Luce
Il Pastore Gino Conte, direttore del
settimanale Eco-Luce, ha introdotto la
discussione su questo argomento che è
stato affrontato con vivacità e franchezza da alcuni intervenuti. '■
Gli abbonamenti sono in lenta diminuzione ed il quadro statistico presentato alla Conferenza Distrettuale non è
affatto allettante. Ci si è chiesti quale
sia la causa di questo disinteresse: indifferenza o scontento?
Gli interventi denunciano un rifiuto
del linguaggio che non è sempre alla
portata di tutti perché troppo « tecnico » quindi sovente incomprensibile. Si
rinnova la richiesta ai collaboratori di
essere chiari e concisi ed, al Direttore
si chiede una maggiore imparzialità
nel postillare le lettere dei lettori.
Infine, poiché in autunno sarà diffuso un questionario in merito e sarà
lanciata una campagna di reclutamento abbonamenti, chiediamo fin d’ora ad
ogni famiglia valdese di porsi il problema e prendere una decisione.
Commissione Distrettuale
La conferenza distrettuale non ha
soltanto mandato lamenti, ma ha
espresso sentimenti di riconoscenza,
oltre che per l’ospitalità di Viering,
anche per la Commissione Distrettuale
(Paolo Ricca, Evelina Pons, Aldo Rutigliano) interamente rieletta per il prossimo anno.
È stato sottolineato lo spirito fraterno e la dignitosa autorità con cui
detta commissione ha lavorato ed ha
compiuto visite alle chiese.
Laura Tomassone
I familiari della cara
Giovanna Gaydou
ved. Pastre
commossi per la dimostrazione di sim- '
patia ricevuta in occasione della dipartenza della loro Cara, sentitamente ringraziano il dott. Peyrot e tutti
coloro che, con presenza e con scritti, sono stati loro vicino.
Pomaretto, 12.6.1973.
Le figlie ed i congiunti tutti della
compianta
Cesarina Ribet
ved. Rostan
commossi e riconoscenti della dimostrazione di solidarietà ed affetto avuta in occasione della sua dipartita,
vivamente ringraziano tutti coloro
che hanno preso parte al loro lutto.
Pomaretto, 24 giugno 1973.
6
pag. 6
I NOSTRI GIORNI
N. 26 — 29 giugno 1973
I PRIGIONIERI POLITICI DI THIEU
Due altre drammaticlie denuncie
(r. p.) — Nel numero 19 dell'11 maggio scorso il nostro settimanale riferiva la graye denuncia del Movimento
dei cattolici vietnamiti per la pace che
inchiodava alle sue responsabilità il
presidente sudvietnamita Van Thieu —
sia in qualità di capo di uno Stato e
sia in quanto cattolico — sulla tragica questione dei prigionieri politici.
La denuncia dei cattolici era inequivocabilmente provata da una fitta documentazione, dalla quale risulta che i
prigionieri politici sono almeno 200
mila, malgrado le ripetute e arroganti
smentite di Thieu.
A distanza di qualche tempo, altre
conferme giungono (riprese da La
Stampa di Torino) sulla tragica realtà delle carceri sudvietnamite.
La prima è data dall'inchiesta della
sezione canadese del Comitato internazionale per la liberazione dei prigionieri politici del Vietnam meridionale. Il relativo rapporto, firmato dal
vescovo Valleyfield, da Guy Belangers
e dal professor Georges A. Lebel (dopo un’indagine svolta in loco per due
settimane), afferma: « Abbiamo riportato dal Sudvietnam le prove dell’esistenza di prigionieri politici attualmenmente detenuti dal governo di Thieu;
dei maltrattamenti e delle torture inflitti a questi prigionieri; della continuazione degli arresti e delle incarcerazioni a sfondo politico. Tutti i prigionieri detenuti a causa di condanne
pronunciate dal tribunale militare lo
sono illegalmente, in contrasto colla
Costituzione sudvietnamita; essi sono
prigionieri politici, riconosciuti del resto come tali dalla stessa amministrazione penitenziaria ». Fra i prigionieri
si contano esponenti buddisti e cattolici, attivisti politici, studenti, pacifisti, intellettuali. Il rapporto contiene
anche una precisa denuncia sulle gravi responsabilità americane nella sanguinosa repressione politica. « ...Sul
piano più vasto, siamo entrati in possesso della copia di un telegramma ufficiale inviato e firmato dal segretario
vietnamita dell’Operazione Phoenix.
Questa operazione, conosciuta anche
sotto il nome di programma F. 6 e di
Operazione Alba, sarebbe stata organizzata dai consiglieri americani avendo come obbiettivo dichiarato la liquidazione fisica dei quadri e dei simpatizzanti del governo rivoluzionario
provvisorio del Sudvietnam. Il telegramma, in data 5 aprile 1973, fornirebbe la prova che questa operazione
prosegue tuttora ». Il rapporto nota
poi che il governo di Thieu « procede
attualmente ad una riclassificazione
dei prigionieri politici, trasformando
il loro stato giuridico in quello di prigionieri di diritto comune » e conclude: « Senza un energico intervento dell’opinione pubblica internazionale e
una mobilitazione delle forze democratiche, motti prigionieri seguiranno la
sorte di tanti altri; moriranno ».
Ma un’altra denuncia si aggiunge a
questa e cioè il rapporto al senato
americano dal senatore Ted Kennedy,
nella sua qualità di presidente della
commissione per le questioni concernenti i profughi e le popolazioni civili
in Indocina. « Per troppi anni vie;
ne detto — la questione dei prigionieri
politici è stata oggetto di falsificazioni
e di inganni da parte di Washington e
di Saigon. Per troppi anni la questione è stata nascosta sotto il tappeto dal
nostro governo, come se non fossimo
coinvolti o come se il problema non
fosse mai esistito. Il protrarsi di que
niiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
INDESIDERATI
Due settimane fa abbiamo dato notizia della levata di scudi di « operatori economici » della cittadina balneare
di Borgio Verezzi (Savona) contro il
progetto di ospitare presso la Casa
« La Vela », dipendente dall’Ospedale
Evangelico Internazionale di Genova,
im gruppo di bambini spastici bisognosi di cure marine. Ora, per fortuna, l’increscioso incidente è ’rientrato’
e, come riferisce G. Bouchard a p. 3, i
primi bambini sono già ospitati nella
Casa preparata per loro.
Proprio in questi giorni abbiamo letto su « Le Monde » (23.6.73) una notizia che ci rivela come i 'lebbrosi’ di
oggi continuino a disturbare e si cerchi un po’ dovunque di dirottarli ’altrove’, ftiori dalle proprie mura.
A Gap (Hautes-Alpes) è di prossima
installazione un servizio di cura per
drogati, in una sezione del centro ospedaliero della città. Ma un « Comitato
di protezione degli adolescenti », in
una lettera indirizzata al direttore dell’ospedale, ha dichiarato fra l’altro:
« Il fatto di ospitare ex-drogati a Gap
non mancherà di portare nella nostra
città la coorte dei rivenditori, che con
tutti i mezzi cercheranno di ricuperare la clientela perduta e di reclutare
nuovi clienti fra i nostri figli ».
11 sindaco di Gap ha così giustificaio l’operazione: « Vi sono già, nel dipartimento delle Hautes-Alpes, una
trentina di tossicomani senza cure e
senza sorveglianza, dei quali nessuno
si preoccupa. Sono malati come gli altri ed è bene che siano curati e seguiti, per permettere e facilitare il loro
reinserimento nella nostra società. È
un problema al tempo stesso umano e
sociale, che non possiamo schivare.
Accettare fra noi questi sventurati
vuol dire tendere verso una società
più umana e più giusta ».
sto atteggiamento è motivò di sgomento per me come per gli altri membri del Congresso e per milioni di americani. Quel che mi spinge oggi ad intervenire non è solo la triste questione dei prigionieri, ma il più recente
tentativo dell’amministrazione di mascherare e ingannare mediante la sua
richiesta di ulteriori fondi per i programmi di assistenza e di ricostruzione dell’Indocina ». Più oltre, scrive ancora il sen. Kennedy: « Funzionari
americani, rispondendo alle domande,
ammettono, invece, l’esistenza dei prigionieri politici, ma sostengono che
non è un affare che ci riguardi. Essi
dicono che quella dei prigionieri politici è una questione interna del Sudvietnam. Questa presa di posizione
americana è veramente incredibile.
Dopo anni di pesante coinvolgimento
degli U.S.A. in ogni aspetto della vita
sudvietnamita, dopo anni di programma Phoenix e di programma di sicurezza pubblica, dopo anni di costruzione di prigioni (n.d.r.: le tristamente famose "gabbie di tigre" sono di
fabbricazione americana) e di finanziamento della polizia che arresta e imprigiona i civili, non possiamo ora pretendere che i prigionieri politici siano
un affare interno del Sudvietnam ».
Inquinamento
E noto come il Giappone soffra di una delle più gravi
forme d’inquinamento, specie nella colossale concentrazione urbana e industriale che occupa il centro-sud dell’isola
principale dell’arcipèlago nipponico. Hondo, fra Tokio e
e Kioto. Sui muri della capitale si potevano vedere, recentemente, dei manifesti come quello riprodotto qui accanto, recanti la scritta: « Care libellule rosse, tornate a Tokio,
per favore! » Questa specie di libellule costituiva infatti
una amata caratteristica della metropoli nipponica, ma il
progressivo inquinamento dell’aria ne ha causato la totale
scomparsa. Anche in questo modo le autorità cittadine
hanno voluto attirare l’attenzione sulla grave minaccia che
si va addensando sulle nostre teste, specie nei grandi agglomerati urbani e industriali. Perché non è possibile ovun
que un’azione decisa, e riuscita, come quella che ha quasi
del tutto liberato Londra dalla morsa dello smog?
L’empietà fa réclame
Il primo comandamento ve lo leggete su un manifesto sistemato così:
« Non avrai altri jeans all’infuori di
me». Se dai pantaloni passate alle auto, avete: « Non desiderare la Mini
d’altri». Tutto questo, per un popolo
che ha attinto sempre poco dalla Scrittura, è indicativo; ma noi diremmo:
« Scherza coi fanti e lascia in pace i
santi ».
L. S.
Fascismo e antifascismo
nord - sud - est - ovest
[H La Finlandia, che l’anno scorso ha concluso con la CEE un accordo di libero
scambio di prossima ratifica, e che il mese
scorso ha concluso un accordo di cooperazione
tecnica con il COMECON, ha offerto agli otto
paesi dell’Est europeo di negoziare accordi di
’’disarmo” doganale.
I Nel suo giro di visite in alcune capitali
europee. Vaticano incluso, il gen. Lamizana, presidente della Repubblica dell’Alto
Volta, ha ricordato con particolare insistenza
il drammatico problema della fame prodotta daUa siccità nella fascia meridionale del
Sahara, il Sahel, sul quale il suo paese si affaccia, a nord.
H Secondo un accordo recentemente stretto
fra la Francia e il Madagascar, le truppe francesi ancora stazionate nella ’’Grande
Isola” vengono interamente trasferite nell’isola de La Réunion, a nord del Madagascar, tuttora Dipartimento oltremare della Francia, ma
suUa via deU’autodeterminazione. Si è però
trasferita pure l’agitazione: molti isolani vedono con ostilità questa concentrazione militare e la progettata creazione dì una base
militare francese a Pierrefonds, sulla costa
meridionale dell’isola.
I L’agenzia « Nuova Cina » ha distribuito
un servizio dei suoi corrispondenti presso l’ONU, contenente un resoconto entusiastico deRe visite da essi compiute, nell’ultimo
anno, in varie città statunitensi. « il ricordo
più prezioso è la sincerità del popolo americano e la sua avidità di conoscere la Cina e
promuovere l’amicizia fra i popoli cinese e
americano. Cina e USA sono separati da un
vasto oceano, ma lo sviluppo di relazioni amichevoli fra i popoli cinese e americano non
può essere ostacolato da una distanza materiale. Un’azione comune è in atto per scrivere
un nuovo capitolo nell’amicizia fra i due popoli ».
^ Dopo i sindacati australiani, anche quelli neozelandesi boicottano gli aerei e le
navi francesi come protesta contro gli esperimenti nucleari francesi nel Pacifico.
I La delegazione portoghese alla Conferenza internazionale del lavoro, riunita a
Ginevra, ha abbandonato i lavori quale protesta contro l’invito a pratecipare alle riunioni,
rivolto dall’Organizzazione Internazionale del
Lavoro ai movimenti di liberazione dei territori portoghesi in Africa.
(segue da pag. 1)
1’« onore di bombardare Londra » ecc.
Dopo a sua volta ha subito bombardamenti navali ed aerei, ha avuto le
città distrutte, ha avuto masse di deportati nei campi dei nazisti e da questi è stata ancora depredata e sanguinosamente calpestata. V’è stata infine
la Resistenza... ma quest’ultima avrebbe dovuto sfociare in un cambiamento totale di rotta. La « metanoia » (mutamento di mentalità) non è un fatto
necessario solo per l’individuo, ma anche per i popoli se essi vogliono una
vita nuova. Non basta scrivere nella
Costituzione: « L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di
risoluzione delle controversie intemazionali »; prima di tutto perché tutte
le guerre sono « difensive » ( ! ), almeno nelle dichiarazioni dei governanti,
poi perché con questa bella frase nulla cambia.
UN SQGNO
Ben altro occorreva. Dichiarare la
neutralità. Fondare il « Pentagono »
della Pace, dove le ingenti ricchezze
destinate alle armi fossero impiegate
alla costruzione della pace che è ben
più difficile, per i lupi che siamo, della preparazione alla guerra. Ministero
che si preoccupi di scambi culturali,
di reciproche visite dei giovani di una
nazione o dell’altra, di stabilire con le
nazioni vicine rapporti più che amichevoli, fraterni, di adoperarsi in tutti i modi per una convivenza pacifica
fra tutte le nazioni, di curare che la
gioventù abbia un senso nella vita e
che abbia gioia in un servizio per lo
sviluppo delle zone più sofferenti nel
nostro e negli altri paesi. Questo sì sarebbe stato antifascismo e vero frutto
di quella dolorosa lotta che è stata la
LA CINA
QUESTA
SCONOSCIUTA
Vogliamo riprendere il discorso da noi iniziato
nel n. 14 (del 6.4
1973) di questo settimanale e lo facciamo sotto lo stesso titolo, per sottolineare la nostra perplessità di fronte a
un comportamento politico (per molti
ancor più che per noi) deludente.
Chi non ricorda i cortei guidati per
le vie di Milano, pochi anni fa, di bambini che tenevano alto, sul loro capo,
con la manina il libretto rosso di Mao?
Ma da tempo la Cina di Mao persegue
una politica internazionale estremamente realista. Da « Le Monde » del
19.6.’73 riportiamo le seguenti notizie.
« La mattina di domenica 17.6, prima
di lasciare Teheran per Karachi, il sig.
Chi Peng-fei, ministro degli esteri della Cina popolare, ha dichiarato che il
suo paese e l’Iran hanno “punti di vista identici, o simili" sui principali
problemi internazionali.
Chi Peng-fei è stato ricevuto sabato
Í6 in udienza dallo Scià. Precedentemente, e cioè giovedì sera, in un discorso tenuto durante un banchetto.
Chi Peng-fei aveva fatto l’elogio della
politica d’indipendenza dell’Iran. Aveva assicurato l’appoggio del suo governo alle recenti iniziative prese da
Teheran per rinforzare il proprio potenziale militare. Aveva aggiunto che
quelle iniziative avevano lo scopo di
combattere la “sovversione" e la politica d’espansione di “certe grandi potenze", nel golfo Persico e nell’oceano
Indiano.
Secondo il giornale “Yandegan", nel
corso dei suoi colloqui coi dirigenti
persiani, Chi Peng-fei ha affermato che
la Cina non è affatto compromessa
con le attività sovversive nel golfo
Persico, e ha attribuito all’Unione Sovietica la responsabilità in proposito ».
E intanto la tirannia contina feroce
in tutto l’Iran, con condanne a morte
e torture!
DALLA DISTENSIONE
ALLA COLLABORAZIONE
« L’incontro Nixon-Breznev, lo
scorso anno a Mosca, si era svolto ancora in un clima di eccezionalità. Lo
sfondo era stato costruito dalla visita
di Nixon in Cina, dalla ripresa dei
bombardamenti a tappeto sul Vietnam
del nord, infine dalla decisione di minare il porto di Haiphong. Di fronte a
questi avvenimenti particolarmente
gravi e complessi, Breznev (non senza difficoltà e dissensi interni) aveva
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
deciso che l’instaurazione d’un rapporto proficuo con gli USA, qual’era quello che Nixon gli offriva, valeva bene
qualche bomba in più (sulla testa degli alleati nordvietnamiti) ed una piccola perdita di prestigio nelle acque
del Sud-Est. Quello di Mosca era stato
quindi un incontro drammatico, di rottura con il passato e d’apertura verso
il futuro ma, appunto proprio perché
tale, pieno ancora di zone d’ombra e
d’incertezze.
Da allora la situazione ha fatto molti passi avanti. Gli USA, soddisfatti
della posizione centrale che hanno conquistato sulla scena mondiale grazie
alla rappacificazione con la Cina e al
nuovo tipo di rapporti più realistici
stabiliti con l’Europa occidentale e col
Giappone, pensano di poter dare carattere continuativo e corposo al loro legame con l’URSS. Ed al Cremlino, con
Breznev, è definitivamente prevalsa
una linea che, abbandonando le precedenti (anche se sempre decrescenti)
preoccupazioni ideologiche di mantenere all’URSS una posizione di guida
del mondo sviluppato e di punto di riferimento delle sue aspirazioni rivoluzionarie, ha fatto del riconoscimento formale dell’impero sovietico in Europa centrorientale il presupposto di
una rappacificazione definitiva. Al fidanzamento di Mosca, del maggio ’72,
sta così seguendo il matrimonio di
Washington del giugno 1973. Ed è per
questo che si può dire che, in tal modo, si chiude anche il periodo della
distensione (la quale, in quanto costituiva un processo, richiamava indirettamente, sia pure per la necessità di
superarla, la precedente fase della
guerra fredda) per dare inizio a quello dell’amicizia e della collaborazione.
Chi, prendendo atto di questa nuova tendenza, può fare a meno di ricordarsi del vecchio slogan di Charles de
Gaulle secondo cui era necessario passare dalla distensione all’intesa, e da
questa alla cooperazipne? Non si è
ora giunti proprio al tipo di situazione
che il presidente francese aveva previsto, quasi dieci anni fa? La risposta
può essere affermativa, a patto però di
far notare subito una “piccola differenza" che, specie per alcuni di noi, non
dovrebbe esser priva di valore, e cioè:
che, al contrario di quello immaginato da De Gaulle, il processo attuale
si svolge senza la partecipazione del
so » del 24-6.’73).
l’Europa, tra due
superpotenze che si
parlano al di sopra
della nostra nostra
testa ».
(Da un articolo
di Antonio Gambino su « L’Espres
SI USCIRÀ’ DALLA PARALISI?
•y^ Il nuovo governo italiano si troverà di fronte ad un cumulo gigantesco di compiti, e abbiamo gran timore
che questo risulterà superiore alle sue
forze! « I disegni di legge rimasti bloccati negli armadi di Montecitorio e di
palazzo Madama in seguito all’apertura della crisi di governo (e conseguente interruzione dell’attività legislativa)
sono circa 3000. Qualcuno di essi era
vicinissimo al voto definitivo, la maggior parte non ha mai conosciuto
l’onore d’una discussione parlamentare, né in aula né in commissione. Tutti questi disegni e progetti di legge resteranno in sospeso, per essere ottimisti, almeno fino ad ottobre-novembre.
Al Senato rimarrà in lunga ibernazione la legge che avrebbe dovuto affrontare la_ controversa questione dei
fondi rustici, ed anche quella che
avrebbe dovuto fornire un nuovo statuto alla Biennale di Venezia. Sospeso
l’esame d’una più severa disciplina per
le intercettazioni telefoniche, bloccata
la riforma carceraria (proprio mentre
nelle case di pena si riaccende la protesta dei detenuti) e quella del diritto
di famiglia (che pure alla Camera ottenne il voto unanime di tutti i gruppi salvo la Destra nazionale). Fermi
anche il disegno di legge sui fondi d’investimento e quello sullo stato giuridico degl’insegnanti. In frigorifero per
molti mesi, infine, rimarranno quelli
che, con ironia certo involontaria, sono
stati denominati i “provvedimenti urgenti" per l’università (si continuerà
a procedere con le torrentizie e sibilline circolari del ministero della Pubblica Istruzione).
E la Camera? A Montecitorio ci si
apprestava ad esaminare l’aumento di
5000 unità degli organici di Pubblica
Sicurezza. Erano anche attese le nuove norme per gli edicolanti, che recentemente hanno attuato uno sciopero
di protesta contro la legge che estende
la responsabilità penale per le pubblicazioni giudicate “oscene o comunque
offensive del buon costume". Ora tutto è fermo, probabilmente riprenderanno le agitazioni e gli arresti di giornalai ed edicolanti ».
(Da « L’Espresso » del 24.6.1973).
Resistenza e dei tanti sacrifici umani
nei vari campi di concentramento.
Sogno: dicevo. Ma questo sogno non
10 mollo. È il cammino che noi e tutti i popoli dobbiamo trovare! Fuori di
esso non c’è che burroni e precipizi.
La via della libertà è una via lunga.
Resa più lunga per l’eredità di sopraffazioni e di « fascismo », variamente
chiamato, che i secoli ci hanno trasmesso, perché di questo male terribile e cronico, come del cancro, non
se ne è scoperta la cura. Eppure essa
ci è stata data. Il vero antidoto al « fascismo » è lo spirito dell’Evangelo. La
libertà non riposa sulle istituzioni, ma
sullo spirito che può animarle, sennò
restano lettera morta. Lo vediamo
troppo spesso. Ma l’Evangelo ha dei
costi che gli stessi cristiani non hanno saputo pagare, e chiamati ad esser
« sale » della terra son divenuti insipidi epperciò calpestati dagli uomini.
Però la verità che è in Cristo, rimane
Verità anche se gli uomini, compresi
quelli che si dicono di lui, la rifiutano,
E se non se ne fa la nostra VIA, rimarremo sempre sul bilico del precipizio.
La fame, l’irrequietezza di molti continenti, gli scandali tipo Watergate ed
11 suo parente fra noi, la situazione
del Vietnam e quella del Medio Oriente, e tant’altri non ne sono che i segni
premonitori. Tullio Vinay
A caccia di deaaro
sui piccoli paesi africaii
Milano (UEspresso). - La Cassa di Rispur
mio delle Provincie Lombarde è partita all’attacco dei mercati africani : non ha puntato però sugli sceicchi produttori di petrolio,
che hanno ormai un sistema creditizio e iinan
ziario organizzatissimo. ma sui piccoli [lae-'
prevalentemente agricoli come Ghana. Somalia e Sudan.
L’obiettivo è la raccolta del risparmio dì
questi paesi, che finora confluiva nelle ca«-c
postali, le quali se ne servivano per finanziar,
direttamente il Tesoro o per investire i titoli
stranieri (spesso buoni del tesoro britannic;).
La carìplo tenta ora di dirottare questo rLS})ifrmio verso impieghi produttivi: potenziameli
to dell’agricoltura e costruzione di case. Pef
questo ha già aiutato le autorità governative
locali a creare una cassa di risparmio in Etiopia (si tratta di una ex banca ipotecaria locale), che ha oggi una disponibilità di 19 miliardi di lire, e in Somalia (10 miliardi).
Nel Ghana è stata applicata una soluzione
che verrà probabilmente estesa anche al Mali :
500 sportelli postali sono stati scorporati dal
ministero delle Poste e trasformati in autonomi centri di raccolta del risparmio, che viene
poi fatto affluire alla Cassa. In questa attività
africana la Cariplo sta spendendo parecchio :
2 miliardi sono stati spesi ad esempio per il
Centro di assistenza finanziaria italo-africana,
destinato a coordinare le attività in Africa. Si
aggiungono poi le spese per l’istruzione bancaria di personale africano destinato a gestire
le varie sedi nelle casse di risparmio. La partecipazione della Cariplo al capitale di queste
casse africane è nulla o solo simbolica : ma è
chiaro che ci si aspettano vantaggi di ritorno
per lo meno per il commercio.
Si è infatti colmato cosi un vuoto di presenza italiana in paesi i cui sistemi bancari,
oltre alla banca centrale, erano finora costituiti da banche commerciali estere : Barclays
Bank, Banque Nationale de Paris, Crédit
Lyonnais.
iiiiiitiiiiiiiiiMiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiiiiiHiiiiimuii
Entro Vinizio del 1914
4 squadroni di aerei
francesi dotati dì bombe
nucleari tattiche
Secondo una notizia pubblicata da
«Le Monde» (21.6.1973) entro l’inizio
del 1974 quattro squadroni dell’aeronautica militare francese (due di Miragè III-E, di stanza nella base di Luxeuil, e due di Jaguar, di stanza a StDizier), composti ciascuno di quindici
apparecchi, saranno dotati di bombe
nucleari tattiche: la AN-52, di una potenza di 10-15 kiloton, cioè leggermente inferiore a quella delle bombe esplose su Hiroshima e Nagasaki. La bomba AN-52 è lanciabile da forte altitudine e la sua traiettoria è frenata da
un paracadute, permettendo così all’aereo di schivarne gli effetti.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale dì Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina - Torre Pellice (Torino)