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ECO
DELLE miXT VALDESI
Spett.
biblioieca valdese
torre pellice
(Torino}
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XC IV^ - Num. 30
(Ina copia Lire 1 '!
ABBONAMENTI
Eco-, L. 2.000 per l’interno
L. 2.800 per l’estero
Spedizione in abbonamento postale . I Gruppo
Cambio di indirizzo Li*"'' SO
TORRE PELLICE. 24 Luglio 1964
Ammiii- Claadiana Toit€ Pellice - C.C.P 2-17S57
Riunita a Praga ^Assemblea della Conferenza cristiana per la Pace
Facitori di pace
Un impegno laborioso e travagliato,
non una meta raggiunta
Dal 29 luglio al 3 agosto Praga, luogo d’origine e sede dal movimento, ha
ospitato la seconda assemblea generare della Conferenza Cristiana per la
Pace (CCP); la prima si era tenuta
nella medesima città nel giugno 1961,
e coloro che hanno partecipato a entrambe hanno constatato con allegrezza il cammino che il movimento ha
fatto, non scio in estensione, ma pure in profondità. .
Un migliaio erano, questa volta, i
membri delVassemblea : circa 8(X) i delegati e 200 gli ospiti d’onore e gii osservatori, provenienti da 55 nazioni.
La delegazione italiana, mterdenomiriazionale, era costituita di 18 persone,
fra cui 4 cattolici, ed era guidata dal
past. G. Girardet, che è il presidente
citila sezione italiana della Conferenza.
I lettori ricorderanno probabilmente
che nello scorso autunno, in occasione
di una sessione del Comitato esecutivo
della Conferenza, tenutosi ad Agape
e seguito da un incontro a Torre Pellice fra il medesimo e rappresentanti
della Tavola e della Chiesa Valdese,
avevamo parlato di questo movimento, e non possiamo qui riprendere tut
tf le notizie che demmo allora.
Che cosa è avvenuto, ora, a Praga?
Nella città Cuna beila e vivace metropoli di un milione di abitanti), già invasa dalle allegre .schiere di alcune
decine di migliaia di « pionieri » — or
ganizzazione scoutista di Stato — attendati in un campo colossale alla periferia della città e in visita alla medesima per alcuni giorni, sono piovuti
di, tutti gli orizzonti crist'ani di ogni
origine e confessione. Per la prima
volta, partecipava pure un grappo di
osservatori cattolico-romani, anzi la
mano tesa a Roma si è mostrata con
un’insistenza per alcuni fastidiosa (illusione? diplomazia?) sull’apporto della «Pacem in teriis» della quale abbiamo a suo tempo sottolineato la genericità e i punti deboli teologici. Che
tosa univa questi cristiani? Non solo
un generico interesse per i problemi
della pace, ma il desiderio di discutere
insieme, in un franco confronto di posizioni anche assai divergenti, le reali possibilità odierne di essere dei « facitori di pace », su un piano « politico» e non solo su quello di una morale individuale.
Il lavoro di questi giorni di studio
(mattina, pomeriggio e dopocena) è
stato così articolato : due giorni di esame d’insieme dei problemi generali, in
assemblea plenaria; tre giorni di studio per commissioni su sottotemi particclari, infine un giorno di nuovo in
assemblea plenaria, per tirare le fila e
affrontare le decisioni finali. Come
in genere avviene in queste grandi as
semblee, tuttavia, e malgrado l’impeccabile, precisa organizzazione cecoslovacca. Tandamento è stato lungi dall’essere cos.. lineare, e nel complesso
"è'ipfC'ceautOr'in' modo abbastanza faticoso.
Una parola anzitutto sull’accoglien
za, cosi fraterna e premurosa, ricevuta
all’arrivr al n. 9 della Jungmannova,
alla «Husuv dum » (Casa Muss), cuo
re del protestantesimo praghese e c^
coslovacco. Smistati nei vari alberghi,
abbiamo preso un primo contatto con
Mietitori
Luca IO: 2
Inviati nel mondo a preparare la via del Signore, è questa la missione dei discepoli tutti; preparare gli uomini ad incontrare Gesù,
condurre gli uomini alla fede, questo è il compito di ogni credente.
Come si attua però quest’opera di preparazione, di testimonianza.
Cile atteggiamento richiede, che cosa deve fare e dire un credente per
essere apostolo del Signore? Gesù traccia le grandi linee di quest opera nel suo discorso missionario tramandato da Matteo nel cap. 10 del
suo evangelo e da Luca nel nostro capitolo 10. Il primo concetto
espresso da Gesù è nel nostro versetto: i discepoli sono mietitori nella
messe di Dio. ..
E’ indispens.ibile intendere esattamente questo termine : ne 'ie
opere religiose e nelle predicazioni del tempo di Gesù la mietitura c
una immagine della fine del mondo. Il giudizio finale è paragonato
all’opera di un mietitore che raccoglie il suo grano nel granaio e brucia la paglia: il grano sono i credenti, che entrano nella casa di Dio,
nel suo regno, la paglia sono i nemici di Dio, i pagani, i malvagi che
sono distrutti. Gesù stesso adopera questa parabola nelle parabole
ilei seminatore e delle zizzanie.
« La messe è grande » significa che il compito di preparare gli uomini alla fine del mondo è un compito immenso, molto più grande di
quanto i discepoli possano compiere nel breve tempo della loro imssione. Settanta uomini non bast.ano per una simile opera, non
rebbero a r.agglungere tutta la popolazione gallica, Dio dovrà man,..-.re altri credenti nell’opera missionaria.
(Questo è il significato delle parole di Gesù per i discepoli; qua e
valore hanno per noi? Anche noi siamo discepoli mandati nel mondo
in mezzo ai nostri parenti, amici, concittadini per insegnare loro a
trovare Gesù, a riceverlo, anche noi siamo come i mietitori nel rampo
di Dio, mietitori della fine del mondo. La nostra parola e la nostra
opera non sono nè una consolazione religiosa nè una canta umana,
sono ra munzio della fine del mondo. Non prepariamo la serenità
spirituale e neppure la felicità umana, prepariamo il Regno <ii Dio.
Inseminare alili uomini a ricevere Gesù significa insegnar oro at
rare nella nuova vita del Regno di Dio, a lasciare questo mondo come
se fosse già finito, ad entrare nelle opere e nella volontà divina, a vivere come dei figli di Dio. , • i
La nostra preghiera è come quella dei 70 disócpoi. c nei ere a
Dio che ci dia dei compagni, dei fratelli sempre più numerosi nella
nostra testimonianza. Non che dia di tanto in tanto dei pastori e mis
sionari per la chiesa ma che accresca il numero di coloro che vivono
da apostoli nel mondo. • t
Giorgio l oitrn
la città e bighellonato in riva alla Mol.
dava...
La Assemblea si è aperta con un culto inaugurale, tenutosi la domenica
mattina nella « Cappella Bethlehem »,
un singolare, immenso stanzone quadrangolare che doppio tetto gotico e
su una parete il piccoilo pulpito da cui
predicò Giot'anni Huss. In un pittore
SCO pigia-pigia di aplti borghesi, di tuniche e turbanti policromi, di barbe e
copricapi ortodossi, accomunati ne’
canto mediante l’jnnario ecumenico
« Cantate Domino », si è svolto un culto altrettanto variopinto e composito,
in cui la liturgia oriodossa e quella anglicana hanno avuto la parte d’onore,
ma la predicazione è stata tenuta dal
past. Martin Niemòller, sul testo che
era staro scelto come tema generale
dell’Assemblea: «Il mio patto è un
patro di vita e di pace» (Mal. 2: 5).
Devo dire molto sinceramente che tale culto mi ha un po’ deluso, e non
me soltanto. A un certo punto questo
complicate liturgie « ecumeniche »,
pur curate con amore e attenzione,
possono con difficoltà essere seguite
da tutti e pienamente; e subito, allora, si scivola nel formalismo e nell'insofferenza che esso suscita nel pratico
uomo d’oggi e in modo speciale, per
ragioni teologiche, in un riformato.
Bellissimi i cori russi e sfavillanti i
paramenti del vigoroso metroiwlita
Nikodim, m-a in un culto ricerchiamo
un altro raccoglimento (per non parlare deU’ininterrotto e scandaloso lampeggiare del flashe'3 di reporter e di
turisti ecclesiastioii.
Quindi i lavori deU’assemblea sono
iniziati, nella grande « sala Smetana »
deirobecni dum, una specie di Casa
del Comune, ricca di sale grandi e pie
cole per riunioni, nonché di un ristorante* dove abbiamo consumato i pasti. A parte i numerosi messaggi di sa
luto ricevuti e inviati, in quei primi
due giorni abbiamo udito — con l’ausiilo di traduzioni simultanee — alcune relazioni generali.
Il prof. J. L, Hromadka, il decano
del movimento, oltre che della Pacol
tà Teologica « Comenius » — una sorta di Marc Boegner del protestantesi
ino cecoslovacco — ha tenuto il rapporto principale, inserendo, nel quadro storico degli ultimi decenni, ravvio del « moidmento di Praga » e ia
portata del tema attuale : « Il mio
patto è vita e pace ». « Vorrei indicare
in poche parole — egli diceva — ladimensione neUa quale si svolge il nostro lavoro. Siamo riuniti in questa
A.ssemblea in quanto cittadini dei nostri stati, in quanto membri delle niy
stre chiese visibili. Portiamo tutti il
segno del nostro ambiente nazionale,
scoiale, politico, culturale, confessiorale. Ognuno di noi è sensibile alle
necessità, ai problemi alle sofferenze
e alle speranze del suo popolo. Ognuno di noi vede a-t.averso la prospetùva del proprio paece e oel proprio ambiente le diflìcnltà principali dell’umanità, oggi, If cause dfelVinquietudine internazionale e la via per edificare la pace e la cranquillità fra le
nazioni. Abbiamo ognuno le nostra
idee personali su ciò ohe dovrebbe
essere la sociatà umana e sul modo di
garantire le maggicri conquiste della giustizia e nella libertà, della dignità umana e di una vera coesistenza pacifica. Dev’essere cosi. Ci '„roveremo indubbiamente in disaccordo sui
punti di vista e sugli obiettivi, e anche sull’essenza del nostro movimento. Ma la cosa importante è che ognuno riconosca la propria dipendenza
dairambiente in cui vive, la propria
parzialità, aprendoci al tempo stesso
ai fratelli con tutto il nos.ro coraggio, in modo da poterci appoggiare
gli uni sugli altri, esercitare la reciproca correzione e cercare un criterio
e un’istanza supremi davanti ai
qupjli dobbiamo riEpondere alla Paro
la che risuona per noi attraverso la
parola dei profeti, che si è incarnata
in Gesù di Nazareth e «Aie non ha
cessato di agire nella viva della Chiesa di Cristo (..)■ Nostro scopo non
è una semplice dimostrazione pubblica, nè ci interessano messaggi e dichiarazioni. Di primaria importanza,
qui, è incontrarci in una vera comunità del Patto, sperimentare in questa
assemblea e in futuro qualcosa della
pace delle anime nostre e di una vera
comunione pacifica fra noi (...). riconoscere il dono della vera vita nel
perdono e neU’amcrt: : la riccnciiia
Uiiu riunione plenaria nella '\‘>ala Smetana” delVObecni dum (Casa del Comune) di Praga:
u-n migliaio di presenti, cristiani d'ogni confessione di 55 nazionalità diverse; sul podio, il
praesidium della Conferenza: al centro il prof. /. Hromadka e il metropolita Nikodim, in
piedi il segretario generale, past. Ondra, legge il suo rapporto; al centro-sinistra (di chi
legge) il prof. Casalis, di Parigi.
zione con Dio e con gli uomini, la
vita senza la schiavitù dell’egoismo,
senza cordardia e senza isterismi, nella vera libertà dei figli di Dio e nella
vera allegrezza della speranza ». In
questa prospettiva egli toccava quindi i principali punti dolenti, senza
pace, sparsi nel mondo.
Dopo un rapporto più tecnico del
segretario generale della Conferenza,
li pastore Ondra, seguivano, il giorno successivo cinque sotto-relazioni: Tarchimandrita Vitali Borovoj,
della Chiesa ortodossa russa, parlava
de « Il problema della coesistenza come patto di vita e di pace » ; il prof.
Harvey Cox, nordamericano, su « La
responsabilità del cristiano in un
mondo tecnizzato»; il past. Richard
Andriaman.iate, della Chiesa Riformata del Madagascar, su « Libertà e
unità»; il prof. Yosliio Inoue, evangelico giapponese, su « La lotta per
la pace e per rindipendenza in Asia » ;
e infine il pastore uruguayano Emilio Castro ha offerto riflessioni latinoamericane su « La fame e l’indipendenza economica ». Il lavoro è poi
proseguito, durante tre giorni, in dieci commissioni di studio; Giustizia Libertà - Guerra fredda - Nuovi Stati
- Problema tedesco - Abusi del cristianesimo - Disarmo - Gioventù - Ecumene - Cattolicesimo. I risultati di
questo lavoro a gruppi veniva via via
trasmesse a un comitato di redazione
che doveva preparare l’abbozzo dei
messaggi conclusivi, che sono stati
infine discussi nella seduta plenaria
dolTultimo giorno; il testo di quevti
messaggi — uno ai governi e uno alle chiese, si può leggere in parte m
seconda pagina.
Che cosa è rimasto di solido, di questa valanga di rapporti (ore di microfono e di cuffia, chili di carta ciclostilata), di queste discussioni, delle conversazioni private, deH’affrontarsi di posizáoni assai diverse e della
volontà di restare insieme e di trovare una linea d’azione comune? Tenterò alcune note.
In primo luogo, la constatazione
che il movimento ha preso piede ulteriormente e si è esteso; prova ne
(contìnua in 2“ pag. *
............
Clandestinità legale
per i protestanti spagnoli
Le uutorità franchiste più sensibili [per ragioni politiche) della gerarchia cattolica
al problema della libertà di coscienza
Nel bollettino « Pro Híspanla » dello scorso giugno, a firma J. Delpech. si può leggere,
a proposito della costituzione ufficiale del
« Consiglio evangelico spagnolo », tenutosi a
Barcellona :
R ...Ogni cosa è stata esaminata ’alla luce
della nuova situazione*' dei protestanti spagnoli.
a Di fatto, qual'è questa situazione? Nulla
è mutato dal punto di vista giuridico. "Ci
troviamo in una situazione di clandestinità
legale“, poteva dire uno dei partecipanti.
Finche non sarà promulgato l'atteso statuto,
nulla si chiarirà.
« Ma bisogna riconoscere che il governo
moltiplica le prove del suo desiderio dì liberalizzazione, e la relazione della Commissio
COMUNICATO
li Corpo Pastorale della Chiesa Valdese è convocato a Torre
Heìlica nella Casa Valdese
GIOVEDÌ' 30 LUGLIO
alls
9
'z.
Ordine del Giorno:
1. Culto.
Esame dì fede dei candidati
al Ministero Teodoro Magri
e Afredo Sonelli.
Comunicazioni varie.
Ermanno Rostan
Moderatore
della Tavola Valdese
ne di Difesa (...) documenta in un compendio che colpisce i risultati positivi di tale
politica (...). Certo, almeno per i) momento,
si tratta appunto di una ’’politica” piuttosto
che di una trasformazione profonda.
« Tale mutamento non si fa sentire nello
stesso modo da parte della chiesa cattolica.
Che essa si trasformi, sotto l’influsso del
Concilio, è stato sottolineato da numerosi
partecipanti, che hanno parlato del rinnovamento biblico, delle notevoli pubblicazioni
cattoliche spagnole, dello spirito ecumenico
di alcune personalità religiose e laiche —
benché si tratti soltanto deH'evoluzione di
un’élite, si che i rappresentanti delle provincie più periferiche han potuto dire che
nulla di quel soffio era ancora penetrato nella massa e neppure in larghi settori del clero.
Ma il loro atteggiamento nei confronti del
protestantesimo non è cambiato : si nota piuttosto un certo irrigidimento da parte di parecchi vescovi, che temono per il loro gregge... ».
Un membro del Consiglio Evangelico ha
dichiarato: n E’ inevitabile che. con la nostra stessa esistenza, noi irritiamo la Chiesa
catto'lica. Un’azione caratteristicamente evangelica ia irrita necessariamente, ma è un’irritazione in un certo senso salutare. Nella
lotta per difendere i nostri diritti dobbiamo
evitare di dar l'impressione che vogliamo
stabilire un "modus vivendi" per evitare la
sensibilizzazione della chiesa ufficiale, perchè
::.TÌveremmo alla seguente falsa situazione:
non soltanto cesseremmo di lottare per la
libertà religiosa ma daremmo un appoggio
alla chiesa cattolici. Da parte sua il governo
è giunto alla convinzione che la libertà religiosa dev’essere accordata per gradi. Dobbiamo rendere la cosa sempre più chiara, reStando .«aldi ».
La libertà religiosa vale comunque il prezzo che occorrerà pagare. (BIP)
2
pa?. 2
Riunita. , 9; Praga l’Assembiea
delia Cóhfèrenza cristiana per la pace
24 luglio 1951 — 30
( segue daiUx 1“ pag.)
sia il sorgere di varie nuove sezioni
nazionali e di riflesso la cx>sì numerosa partecipazione airasserablea generale. Rispetto alla prima il rapporto
di forze fra occidentali ed orientali si
era capovolto, per la partecipazione della massiocia delegazione statunitense, affiancatasi a quelle altrettanto forti della Gran Bretagna e
della Germania eoe.; numerose pure
quelle olandese, svizzera e francese.
Rappresentati quasi tutti i paesi d’oltre cortina, e in modo particolare i
cristiani russi; fino all’ultimo si è
inutilmente attesa ia delegazione cinese, ma da quel paese non è neppure
giunta risposta aH’invito, come era
purtroppo prevedibile.
Si è trattato di un’assenza che non
ha avuto un puro valore politico contingente : in realtà, altre voci, dalle
chiese dei paesi afroasiatici e latinoamericani, hanno fatto sentire ohe alla cortina di ferro nord-sud che traversa l’Europa e il Mar Giallo potrebbe rapidamente sostituirsi una ancora
più tragica cortina (di bambù?) ohe
grosso modo separerà dal « ricco » emisfero settentrionale quello meridionale
sottomluppato e in titanica spinta evolutiva. Ripetutamente è risuonata la
nota polemloa contro la «Pax russoamericana », stipulata dai « grandi »
del momento al di sopra delle teste
del piccoli accoliti, i quali piccoli non
sono indefinitamente disposti ad accettare di esserne semplici strumenti.
Per quanto l’insorgere — anche assai virulento — di questa nuova problematica presenti aspetti dolorosi e
assai preoccupanti, potrà tuttavia essere fecondo nello sbloccare il confronto est-ovest irrigidito, almeno formalmente, su questioni orevalentemente ideologiche: di fronte alla fa
me e alla volontà, a tratti feroce, di
riscatto ohe contraddistinguono il
« terzo mondo », il contrasto ideologico fra capitalismo e com-unismo può
e deve perdere il suo carattere manicheo di rigida distinzione fra bene e
male (sia pure con inversione dei poli
a seconda del campo). Ed è giusto e
necessario che anche e soprattutto i
cristiani avvertano la propria «nazicne» che il vero pericolo per la pace, oggi, non è in primo luogo l’armamento atomico (se non nella misura dello spreco di energie) nè il contrasto ideologico, ma la drammatica
ed esplosiva situazione di .sotto.svilupp<j di circa 2/3 dell’umenità.
Molti si chiederanno forse qual’è la
portata dell’influsso politico d’ambiente sulla CCP in genere e sulla
composizione e sui lavori dell’assemblea in particolare. E’ indubbio ohe i
regimi dei paesi orientali, e quello cecoslovacco in particolare, permettono
un movimento e delle assemblee di
questo genere — e solo di questo genere — perchè pensano di potersene
in un modo o nell’altro valere a fini
propagandistici, essenzialmente a uso
interno; e tale equivoco continua, da
quando l’URSS, allora non ancora detentrice dell’arma atomica, patrocinò
più o meno apertamente la prima
Campagna per la pace. Detto questo,
tuttavia, si deve pure affermare che
fin dal -principio il « movimento di
Praga » ha vigorosamente lottato contro tale infeudamento; e se non sono
mancati cedimenti e reticenze — che
la conoscenza deH’amblente spiega in
abbondanza — ohi ha seguito fin dal
.principio lo sviluppo del movimento,
come il past. Girardet, ci attesta che
un approfondimento e un chiarimento teologico si sta operando. D’altra
parte, vivendo in paesi in cui la libertà d’espressione — de facto spesso
UN APPELLO
AI GOVERNI
« ...la coesistenza /Micijìcn è u.na «¡tuazicne dinami-a fra gli Stali di diver.iiO
regime sociale, giuiazioiie in cui la Goni-petizione c-Gonomica, la cooperazione
scientifica e lo scambio culturale sono al servizio del progresso. .INella situazione
attuale una tale coesistenza è la sola forza ragionevole del e relazioni internazionali...
La necessità di un disarmo generale, totale e controllato viene riconosciuta
nel mondo intero (...) A no-stro avviso sarebbe possibile fin d’ora co-mpiere i
seguenti passi i-n vista -del disarmo: arresto della corsa agli armamenti, ulteriore
diraimuzione degli effettivi militari, blocco deirammasso di armi nu-oleari, blocco degli esperimenti n-uclear* sotterranei, formazione d-i zone disato.mizzate, rinuncia alle basi militari su Jerritcrio straniero...
giiuingere a‘l!l indipendenza di tutti ¿1 portoli è -nece.ss-aTlo abolire i re-si dui
del colonialismo (Amgola, Mozambico, Guinea portoghese, ecc.). Ma al tempo
stesso attiriamo l’attenzione sui pericoli che sergo-no dalle nuove forme di oppressione politica, -di sfruttamento economico e di dipendenza culturale Ineocolonialismo) in Africa, in Asia e in America latina...
La soppressane della fame nel mondo esige le forze, Finventiva e gli sforzi
di -tutti ] popoli e di tutti gli uomini. Le economie realizzate sulle spese d’armamento -possono rapipresenla-re un contributo decisivo aM’elianinazione della fame.
Pensiamo -che dopo -la Conferenza economica mondiale di Ginevra dev’essere
possibile preparare sin d’ora metodi migliori per la ripartizione dei beni della
terra...
Preghiamo per i governi di tutti i popoli e di tutti i paesi affinchè servano k
causa della pace i-n uno apir.to di collaborazione e di rispetto umano scambievoli ».
UN MESSAGGIO
ALLE CHIESE
« ...Nella comunione della preghiera abbiamo suerimentato che Din mediante il
suo Spirito, SI identifica sempre. Runhe oggi, alla parola della croce, della riconciliazione e del perdono. La croce di Gesù Cristo è pace, la sua resurrezione è vita. Cristo
avora mediante lo Spinto nel cuore degli uomini per suscitarvi la fiducia, la co'nprensione, la disponibilità al dialogo e la liberazione dalla paura. Egli è la pace che
supera ogni intelligenza. Questa pace è assai più che la pace dei nostri cuori, assai
piu che l esistenza di buoni rapporti internazionali: è appello a dare noi stessi; permette di superare la fame e la miseria, la sfiducia e Fingiustizia. Ci dà l’occasione di
tare qualcosa per il nostro prossimo e ci dà la possibilità di convivere. Perciò non possiamo partecipare alla pace che è in Gesù Cristo se non a condizione di introdurre
ne e re azioni fra i popoli la riconciliazione e la fiducia e di rovesciare le barriere dei
malintesi e dei pregiudizi.
Siamo tutti pienamente convinti della nostra comunione ecumenica (...). L'enciclica ’Pacem in tcrns ’ è stata per noi un incoraggiamento in quanto costituisce la
espressione di una decisa volontà di pace. Speriamo che a Roma la sessione autunnale
del Concilio farà risuonare un appello chiaro a una azione di pace attesa da milioni
di uomini...
Vivere significa convivere (...).
L Evangelo non dà indicazione sul modo di organizzare la pace, ma questo non
permette affatto ai cristiani di rifiutare la loro partecipazione alla causa della pace. Chi
rimane silenzioso sostiene forse senza saperlo le forze che mantengono la guerra fredda, rafforza la sfiducia e le tensioni, che in quest'era atomica potrebbero condurre ad
una catastrofe mondiale...
Ci avviamo in modo deciso su questa via della coesistenza. Inoltre sappiamo di
essere chiamati a esistere a prò di tutti gli uomini. Vogliamo essere all'avanguardia
su questa via e chiamiamo a camminare con noi tutti gli uomini di buona volontà...
Il nostro impegno per il mondo: la nostra intercessione è fondata sulla parola
di Dio che ci procura vita e pace come un dono e come un dovere, e che ci Ubera
dall’odio c dalla paura; essa include tutti gli uomini di Stato e i governi. Fondati su
I lim. 2: 1, 2, chiamiamo tutta la cristianità a questa intercessione. Preghiamo Dio
affinchè dia pazienza e saggezza ai potenti di questo mondo, affinchè possano risolvere
pacificamente i loro problemi. Fra questi, ve ne sono molti clic sono oggi focolai di
crisi, specie nel Sud-Bs-t asiatico a Cipro, in Palo-slina c nei Caraibi. Preghiamo jmre
per coloro che cercano pazientemente di diminuire la tensione e di normalizzare la
situazione fra la Repubblica federale tedesca, la Repubblica democratica tedesca e Berlino-Ovest, mediante negoziati. Chiamiamo tutti i fratelli e le sorelle delle chiese a
unirsi a noi nella nostra preghiera e a contribuire con il loro impegno personale a
creare un’atmosfera favorevole ai negoziati, che permetta agli uomini di Stato di giungere a un progresso e a un successo...
Preghiamo perchè tutti i cristiani del mondo seguano Gesù Cristo, il Principe
della pace.
Il frutto della giustizia è seminato nella pace da coloro che ricercano la pace
(Giacomo 3 : 18) ».
resa inefficace — è tuttavia formalmente rispettata, non possiamo realmente renderci co-mo della situaz one e delle difficoltà che si incontrano
in paesi in cui tale libertà ncn è evidentemente rispettata, e la verità ufficiale è a senso unico. Va detto ancora che nelle discussioni di gruppo e
generali, all’Assemblea, c’è stata assoluta libertà d-intervento ; e forse
molti di noi « occidentali » se ne sono valsi troppo poco coraggiosamente
in piLibblico, se non nelle conversazioni private — quasi timorosi di mettere in imbarazzo i fratelli « orientali ». Un confronto, comunque, e avvenuto ; e ncn sono mancati i contrasti,
anche se la maggior parte degli « occidentali » presenti non erano evidmtemente degli occidentalisti orgogliosi. Un nuovo passo è stato fatto,
e credo ohe tutti abbiamo sentito che
una vera unità d’azione e di spirito,
in tale « status confessionis » politico, può attuarsi solo affrontando in
mo(do umile e fiducioso la questione
della verità, in un confronto aperto
e senza riserve; e che questo non deve avvenire solo in una sala di conferenze ma nell’atteggiamento quotidiano e nella ricerca paziente e perseverante delle nostre chiese.
Contorno (necessario?): vari messaggi più o meno vaghi inviati ai
quattro venti, al bresidente cecoslovacco Novotnj e al segretario generale dell’ONU, U Thant, a Kruscev, a
Johnscn e a Lord Home, a De Gaulle
e a Makarios... Difetti di ordine pratico : sovrabbondatnza di grossi rapporti, insufficiente preparazione preventiva delle delegazioni, gruppi di studio troppo numerosi, s', che, sommati
dosi la difficoltà delle lingue, ha reso assai difficile, nelle sedute pubbliche, un vero dialogo, ohe è avvenuto
piuttosto, ma naturalmente in modo
disorganico, nelle conversazioni personali; difetti di fondo: il persistere di
di im certo sentimentalismo unión istico e di facciata, di una certa retorica della pace, avulsa da precisi problemi concreti, la genericità degli
stessi rapporti generali, per ciò che
concerne problemi concreti, ovvero la
loro talvolta marcata unilateralità.
Queste critiche non sono mancate e
anche la burocrazìa del movimento
non potrà mancare; di tenerne conto
per l’avvenire, mentre le sezioni na
zionald devono badàre a proseguire e
aporofondire il dibattito abbozzato.
In conclusione, ^ su questo o quel
problema concreto ,e su quale deve
essere in merito la nostra risposta
cristiana. Te mie idee si sono chiarite
poco —certo molti altri hanno fatto la
stessa constatazione —• ci si è d’altra
porte chiarito che non abbiamo le
idee chiare (il che è invece l’illusione
pacifica e subdola dei più), perchè la
lealtà è estremamente complessa, e
perchè troppo spe,sso il nostro criterio non è quello biblico, evangelico,
bensì quello dell’ambiente, qualunque esso sia. Un confronto di questo
genere — che tra l’altro mi ha reso
^^isibi]e la esistenza di cristiani comunisti o piuttosto il fatto che sotto ogni
regime Dio può far sussistere la sua
chiesa — può anche confermarmi
nella convinzione che il regime comunistico che incarna l’ideologia marxista-leninista non è afi'atto una soluzicne al iravaglio sociale odierno, ma
mi conferma anzitutto nella certezza che tale riserva è valida solo nella
misura in cui ha un chiaro contenuto e movente teologico: e quante
scorie questo deve cavarmi di dosso!
Gino Conte
novità
CLAUDIANA
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1 ¿ 1, L’umanesimo sociale di Calvino
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CtAÙUtAnA
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Traduzione di Giovanni Conte, « Pie
cola Collana Moderna » n. 5, pagg.
106, L. 600.
L’autore, dottore in teologia e scien
ze economiche, ha scritto im’opera
monumentale su « La pensée économique et sociale de Calvin », che farà
epoca; questa presentazione piana e
vivace ne rende accessibile a tutti il
succo essenziale.
Un momento del culto ecumenico inaugurale, nella Cappella Betlehem, ove predicò Jan Hus.
Nel quarto centenario della morte
Religiosità
di Michelangelo
In attesa delle prossime celebrazioni fiorentine, possiamo già constatare
che quanto era avvenuto in campo
nazionale per le manifesitazioni galileiane si è ripetuto a Roma per quelle michelangiolesche
Dal Campidoglio, orima, con la retorica e la magniloquenza dei discon
si ufficiali, abbiamo conosciuto un Michelangelo sommo nelFarte ma « ridimensionato » nella sua fiera personalità eccezionalmente ribelle ed anticonformista ad ogni umana gerarchia, dal 'Vaticano poi (tralasciando
l’imiprevista « riesumazione » dell’ ultima parente) abbiamo scoperto, in
un fastoso incensamento, tipico del
cattolicesimo romano, ma lontano da
ogni serena obiettività, un Michelangelo che da solitario, terribile gigante
si è col trascorrere dei secoli, docilmente umiliato, come il buon cittadino italiano ohe si rispetti, al magistero di « santa madre Chiesa » ! (3e
ne dà conferma anche un articolo apparso sul numero del 21 marzo u. s.
su: «La Civiltà Cattolica» («Divagazioni su Michelangelo » di Domenico Mondrone S. I.) ove, in abile tentativo di « liveUamento culturale » si
altera ed immiserisce la realtà storica. Perchè giudicare, infatti, singoli episodi, ora favorevoli ad una tesi
ora ad un’altra, senza penetrarne invece l’intimo sentimento spirituale ed
i relativi limiti espressi per tutta ia
vita? Il ricco epistolario, la rime e le
testimonianze dei contemporanei ci
aiutano proprio a questi. Attraverso
lo studio della natura, e di riflesso
l’opera artistica, Michelangelo cercò
siriceramente la presenza di Dio in
un incontro sempre più desiderato;
credente di solida impostazione cristiana, pur « sentendo » l’Arte come
« idol e monarca », soffri nel non concedersi il tempo per i problemi teologici ( « ... le favole del mondo m’hanno
tolto il tempo dato a contemplare Iddio »).
Ariche esaminando nel campo della
scultura la singolare tecnica detta dei
« non finito », maturatasi nei personaggi più sofferti (Mosè, Prigioni,
Schiavi, Giorno, ecc.) troviamo che
nelFinappagamento tra visione e realizzazione, « dietro » il modello reale
c’era, secondo la concezione platonica, un Vero superiore, di cui il terreno non è che una pallida copia ed è
proprio per questa -aspirazione ad una
Verità s-upre:na che l’Artista si rese
sempre più pensoso intorno ai concetti religiosi tanto da ideare prospettive sincere per una riforma interna
della Chiesa Cattolica. Se già la lettura dei versi danteschi sferzanti la curia rc-m.ana avevano suscitato nel Nostro moti di spirituale ribellione, le
profetiche prediche del Savonarola in
S. Marco contro la corruzione ecclesiastica, giunte sino al'soglio pontificio, provocarono ne! giovane Michelangelo l’imperiosa brama di ritenere
alle prima forme delia predicazione
evangelica. « Tu t’inganni, Italia e Firenze se non credi questo che ti dico... ». Chi determinò però la vera
«conversione» della .sua anima fu la
poetossa Vittoria Ctolonna. una delle
donne più intelligenti del suo tempo,
che incontrandosi col genio di Caprese creò quel ripensamento delle cosoier.Ke cristiane mediante il ritrovamento della Fede personale, ne' riapporto diretto con Dio attraverso la segreta comunione della preghiera. E’
noto che passi biblici, ed in particolare le epistole di S. Paolo, venivano
letti e commentati nel cenacolo napoletano frequentato dalla stessa V.
Colonna e facente capo al rifonnatore spagnuolo Juan Valdés che, seguace delFevangelismo erasmiano, sosteneva la dottrina riformata della
glustiflcazione per sola fede; rivaluta
zione dottrinale appresa certamente
dal Nostro, tanto da trattenerlo nelì’adesione alla risposta ufficiale della
Chiesa di Roma. « Michelangelo era
tropipo sincero e morale per aderire alla Còntroriformia » dice il critico Lionello Venturi; 'viene quindi travisata
la realtà, quando (v. art. cit. da ’Iva
Civiltà Cattolica’) si pudica: «una insinuazione intollerabile» la frase del
Pa-pini rivelante nell’Artista : « una inclinazione a ideali e principii di sapore protestantico ». oppure si afferma
(pag. 551) che: «Vittoria Colonna non
era affatto incline alla Riforma ». Se
è un forzare il vero spirito delle cose
il vedere, come il critico Thode, un
Michelangelo religiosamente volto a
motivi derivati dal luteranesimo, ci
pare più equilibrato quanto scrive il
Tolnay (il maggiore studioso vivente
tìell’Artista) che vede piuttosto nel Nostro: «l’idea di un aperto cattolicesimo umanistico e liberale, vagheggiante una casta riforma italiana». Certo
il genio di Caprese, non dimentich'amolo, fu per eccellenza Artista, infatti
senF', l’Arte come « religione » e forza
puriflcatrice della sua vita senza perciò apip-rofondire temi di p-roblemati
ca teologica o dogmatica. La soffere:;za corporea degli Schiavi, la malinconia e la drammaticità di tutte le onore plastiche e pittoriciie trovano parallelo con le allusioni autobiografiche
ove il motivo dominante era sempre
dato dalla brama di liberazione dai
legami terreni.
La creazione artitica nasceva pertanto da un profondo atto morale come necessità dello- Spirito a,ustero centro le lusinghe di una edonistica con
templazione del mondo. Da questo vo
lontario isolamento dagli uomini, e
nel pensiero delia Grazia donata
tutti i credenti dal Cristo morto p^r
gli uomini, Michelangelo passò al tema della Piet'à quale espressione della sua « conversione » nella serena contemplazione della Morte liberatrice.
Pur chiuso- nella corrente del cat olicas.lmo tradiàonal© l’Artista (seppe
volgere potenzialmente la sua mente,
e tutto il suo esisere, verso il principie
evangelico del Cristo unico nostro Salvatore. « Vivete bene con Cristo e poveramente, come fo io qua» scriveva
ai suoi familiari, ed in punto di morie
pregò i presenti perchè gli venissero
ricordati : « i patiri di nostro Signore » ;
era oramai conscio di esser giunto
« al común porto, ov’a render si varca
conto e ragion d’ogni opra trista e
pia ». Ed è proprio dinanzi alla luminosa speranza del perdono divino che
Michelangelo seppe decisamente e coraggiosamente compiere l’estrema sua
umana rinunzia, rinnegando, nella visione del Cristo Salvatore e Redentore, la grande compagna della sua vita : l’Arte, per la quale aveva « sopportato ogni vergogna, patito ogni stento e lacerato il corpo in ogni fatica ».
... «Né pinger, né scolpir fle più che
queti l’anima, volta a quell’amor divino c’aperse a prender noi n’croce ie
braccia ». Solo cosi poteva volgersi, come aveva ardentemente sperato, « dalForribil procella in dolce calma ! »
F. Rinaldi
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ARRIVI
IN LIBRERIA
KA*RL BARTH : Antologia, a cura di
Emanuele Riverso, « Il portico »,
Bc-mpiani, Milano 1964, L, 2.500.
K.ARL 3ARTH : La proclamazione del
Vangelo, Boria, Torino 1964, L. 700.
KARL BARTH : Réalité de l’homme
nouveau. Labor et Fides, Genève
1964, L. 1.275.
3
24 luglio 1964 — N. 30
pag
fïRIBUNA LIBERA^
Il " sistema "
ha da crollare, e crollerà
(‘‘‘La figura di questo mondo passa
predicava Paolo)
»
Allorché si ritorna dopo un certo
tempo alle Assemblee di Chiesa, si è
accolti da un senso come di riposante
regressione nel passato: poche persone. sempre le stesse, età media più che
matura, intente a discutere più o meno con calma su antichi arcaici prohlemi di organizzazione, di amministrazione, e talora, ma meno di frequente, anche a proposito di questioni di principio. Qualcosa di simile, in
formato maggiore, avviene alle conferenze distrettuali, se è vero quanto i
relatori ci riportano, ed infine al Sinodo. La Chiesa è diventata fine a se
stessa, un vasto orgamsmo burocratico da far funzionare, e i cinque giorni
e mezzo del Sinodo sono appena sufficienti a dipanare 1 problemi organizzativi e amministrativi accumulatisi
ne! corso dell’anno.
Anche qui, la massa, le stesse persone di isempre con jxichi rincalzi, gli
stessi problemi e le stesse risposte di
sempre. Come se il tempo non fosse
passato, come se il mondo reale, di
tutti, venisse in certo qual modo lasciato al di fuori deiraula, e solo qualche lontano suono di esso, vi penetrasse. La Chiesa ha da risolvere sottili e
eterni problemi: se riunire valdesi e
metodisti sia o no accettabile in linea
di principio; il pastorato femminile:
la carenza di predicatori; eoc. Tutti
questi problemi non appaiono chiaramente inseriti nella concretezza del
mondo di oggi, ma vorticano a guisa
di bizantinismi preziosi tra i delegati,
suscitando interventi, discussioni, litigi che fanno dire a noi din giusto tono
d’crgoglio : è un’assemblea veramente
democratica. Usciti di li, eccoci di nut)
vo nel nostro lavoro di tutti i giorni,
dove dobbiamo — o dovremmo — inserire la novstra presenza evangelica e
calvinista in modo tale da renderla
viva, vissuta ed esemplare. E ci areniamo, perchè ci sembra che il nostro
ambiente di lavoro di questa ijresenza
non sapoia che farsene. D’altra parte
questo no.stro dichiararci valdesi, agli
Òcchi scettici e disincantati dei colleghi, appare un’etichetta come le altre,
che, quando va bene, si manifesta in
una certa serietà di costumi e di abitudini, POCO! diversa in fondo da quella riscontrabile presso qualsiasi persona dotata di generico senso morale. F
ci si domanda cosa di diverso da noi
avessero i calvinisti olandesi del ’600,
Cromwelil e la sua new-model army, o
gl; Ugonotti, 0 i nostri citatissimi padri, per cui riuscissero, pur tra difficoltà ed errori di ogni sorta, a mutar
la faccia al mondo occidentale, a chiudere il medio evo e ad aprire la nostra
epoca. Ora, a distanza di tre secoli e
mezzo, eccoci diventati antichi, borghesi, liboraii, fautori deU’ordine costituito!, integrati al sistema. Non c’è
da sorprenderci se la nostra presenza
nel mondo è così poco evidente: itt
un'epcca di etichette una più una meno non fa differenza. Il mondo, lo si
voglia o no, è nuovamente a una svolta ; spazzata via la gerarchia antica
della Chiesa, o meglio la sua pretesa
di essere modello ed ossatura deli’umanità, rusura del sistema ha prodoL
to una gerarchia nuova; gerarchia liberale, dominata daila libera esplicazione deirindividuo, la cui azione è
sempre accettabile, fin che non oalpesti grossolanamente le norme del saper vivere. Ciasn.inc lavora initanzi
tutto per il proprio profitto, fìngendo
di credere che l’aumento di capitale
sia una prova della grazia di Dio.
Cattolici e protestanti, tutti siamo dalla stessa parte, tutti difendiamo a
spada tratta un sistema in cui siamo
bene o male inseriti, contro le forze
oscure della rivolta « materialista ».
Però, anche se non cd piace, il sistema rmn va più, la scala dei valori
cambia, la gente non vuole più che
le vengano offerti dall’alto di un illuni'n.ato patem.alismo il itenerssere e
spiritua’e, deista e liberale, a sognare
il sogno antico e delirante di un immenso popolo di butterati, di un
grande Reich ci^istiano su questa
terra.
Poiché questa è la via, è logico che
uno scisma debba avvenire; dai rami
più vivi della cristianità si staccheranno gli uomini che daranno l’impronta religiosa al mondo rinnovato.
Ancora una volta i’uomo liberato non
potrà vivere di materialismo soltanto,
ma si rivolgerà ad una fede; e sarà
ancora il cristianesimo, rimiovato anch’esso come quattro secoli or sono,
a fornire la base e la realtà a questo
mondo nuovo, opponendo ancora una
volta all’umanesimo trionfante la
condizione vera deU’umanità come
massa di dannazione e dell’uomo co
Culto radio
ore 7.40
DOMENICA 26 LUGLIO
Pastore Franco Santini
Chiesa Awentista - Firenze
DOMENICA 2 AGOSTO
Pastore Emidio Santini
Chiesa Battista - Genova
me oggetto, solo come oggetto, della
grazia.
La nostra chiesa come tale non ha
avuto il coraggio di confessarsi pronta a questa svolta. Nel timore di compromettersi, di sporcarsi le mani con
ì « materialisti » non ha ritenuto —
nè venti anni fa nè oggi — di dire
una parola chiara, ponendosi a favore
degli oppressi contro il mondo degli
ingiusti. Non basta lasciare ai singoli
la libertà di agire secondo coscienza:
quella rabbiamo da Dio, e a lui ne
risponderemo senza intermediari. Oc- ____________
corre parlare, e parlare chiaro, come loro pìccolo gregge, preoccupate di
— dicendo una volta per tutte non perdere posizioni raggiunte o
raímente condannata. E’ necessario
quint’ che ci prepariamo ad essere
presenti, sia pure in pochi, alla realtà
di domani, e per cominciare, a quella
di oggi. Occorre unirci, conoscerci,
preparare una corrente d’opinione —
non diciamo un partito per non suscitare indignazione —, insomma un
nucleo interno « confessante ». Tale
nucleo dovrà elaborare con chiarezza
una ecclesiologia, un suo modo essere sociale, e lungi dall’accogliere
tutti senza eccezione, riunirà, come
qualsiasi chiesa confessante nelle ore
buie, scio coloro che accettino un determinato modo di vivere, rigidamente modellato sulla Scrittura, segueiido le linee tracciate dai riformatori.
Questo gruppo dovrà costituire l’ossatura della chiesa cristiana dì dom^,
e dovrà quindi essere in grado, il giorno che uno scisma si rendesse inevitabile, di accogliere quelli che avvertono l’inadeguatezza della chiesa,
evitandone 1 atomizzazione in posizioni individuali.
Una simile organizzazione è necessaria perchè coloro ohe da anni lottano, da soli od organizzati, contro l’ingiustizia o le sopraffazioni di un sistema al tramonto, possmio un giorno
trovarsi acconto dei cristiani che hanno avuto il coraggio di lottare sd loro
fianco senza timore di contaminarsi,
contro l’autentico materialismo dominante di cui le chiese stanno diventando una parte.
Appare inoltre doveroso almeno un
tentativo di azione in questo senso,
perchè ognuno di noi dovrà rispondere un giorno del suo impegno in
questa vita, e questo impegno non può
non essere una chiara confessione di
fede nel mondo in cui viviamo. Non
possiamo, è ovvio, sapere se Dio si
servirà di noi o meno, ma dobbiamo
agire con la certezza che dà la fede,
senza cercare di nietterci dal punito
di vista di Dio.
Uomini come Lutero, Calvino, Guglielmo d’Orange, Cromwell, Nlemòller
o Martin Luther King hanno realmente, sia pure tra incertezze ed errori, testimoniato Cristo e modificato
realtà che sembravano immutabili.
La chiesa romana del ’500, quella inglese del ’600, quella luterana ufficiale
di trent’anni fa, intente a curare il
teatro
«IL VICARIO»
ovvero il dramma
di una rappresentanza
impossibile
chiesa,
ad alta voce se intendiamo accettare
o respingere il sistema in cui viviamo.
Poiché la chiesa questo non avrà il
coraggio di fare, essa appare struttu
membri di chiesa, .sono state giudicate e, almeno dalla storia ed alla luce
dell’Evangelo, definitivamente condannate. Giorgio Bert
in Francia Sartre scrive di non voler più
scrivere per protesta contro l’edonisimo della nouveile vague letteraria che sarebbe complice del’a borghesia indifferente ai grandi
problemi che travagliano U mondo. Nella
Germania dei miracoli economici impera il
dirigismo letterario degli editori dj libri
tascabili ed anche un acceso moralista come Heinrich Boll si fa portare sull’onda di
questa industria letteraria che inghio-tte gli
autori doipo averli lanciati. Da una parte
l'art pour l’art, daW’altra l’arte per il consumatore.
Intanto la stella letteraria di Rolf Hochhut è salita ad altezze vertiginose e brilli
ai di' sopra della marea fluente e rifluente
delle campagne .pubblicitarie. I più disparati astronomi si sono precipitati a studiarla, le hanno applicato i loro criteri' ferrei
ed in base ad essi hanno dicliiarato che non
esiste. Rolf Hoclihut non è un drammaturgo nè un poeta Paolo Santarcangeli in a Comunità » definisce a 11 vicario » a un drammone lento, stentato, prolisso », ma secondo Alfred Kazìn i difetti letterari sarebbero a compensati e persino provocati dal peso e dalla forza tremenda del messaggio ».
Altri (Piscatori disse ohe Rolf HoChhut
« appare come un confessore: e ila scoperij di un tale confessore è consolante in un
mondo silenzioso d’un silenzio vuoto, cavo, inutile ».
E’ un fatto che se di' silenzio si può parlare in un mondo dove vi sono rumori di
guerra, per lo -meno 'la pigra quiete spirituale ohe seguì la tempesta dell’uitima guerra è stata disturbata dall’accendersi delle
dispute su « Il vicario ». A chi si è recato
al Volkshauis (Casa del Popolo) di Zurìgo
per vedere ij tanto discusso dramma presentato dai « Kammerspiele » di Düsseldorf
è stato posto in mano un foglietto dal titolo : « Poiché non voleva uccidere, ma salvare », s-ul quale sono allineati glj argomenti a favore di Pio XII. Così nello spettatore
già nutrito, sino alla nausea, di polemiche
sul c< Vicario », questo fo-glietto è potuto
sembrare -la conferma che nel corso dello
speltacoilo si trattasse veramente di fare il
processo ad un Papa che, già incorporeo
da vivo, era ormai stato definitivamente assegnato alle glorie di una santità indiscussa La rappresentazione di Zurigo, data quasi clandestinamente dopo im’animata discussione iti Comune, ha effetti-vamente attirato più attivisti del mondo religioso che
veri e propri cultori dell’arte teatrale. E l't
mancanza assoluta di' simboli poetici ne « li
vicario », la sua crudezza di cronaca rigore sámente documentata sono ben fattori at
Il iimiuiiiMiiimiimiiMiuiii
limlllHIIIHINHIlHcll
Il movimento metodista - 3
Il pensiero e l’azione
L.1 dollrina del metodismo corrisponde
alla teo-logia dèlia chiesa anglicana, semblificata e privata dei suoi clementi cattolici
e delle sue punte calviniste (Wesley ridusse a 25 i famosi « 39 articoli » che costituiscono la confessione di fede anglicana). Su questa base anglicana sono stati
inseriti alcuni elementi luterano-pietistici (l’esperienz.a della giustificazione per fede) e forti tratti puritani (primato della
vita morale).
Il rieiiltato di Uitto ciò è stato che ¡a
teologia metodista corrisponde alla comune dottrina protestante media, senza allineamento a una particolare tradizione confessionale. Il culto metodista corrisponde
al culto anglicano, molto semplificato e
arricchito di inni caldi c commoventi. La
Santa Cena viene presa in ginocchio ed è
circondata del massimo rispetto; la presenza di Cristo è intesa in senso spirituale.
Ma il metodismo non ha posto l’accento
nè sulle dottrine nè suj culto ma sùUa vita
pratica, suire.sperienzo religiosa: la prima,
essenziale esperienza religiosa è la conversione 0 '( nuova nascita » : come Wesley,
!a sera del 24 maggio 1738, ogni credente
partito dagli strati sociali più bassi ha potuto influenzare tutta la vita dei paesi anglc sassoni.
Naturalmente questo stesso successo ha
provocato un rapido imborghesimento dei
melodisti, che sono oggi una chiesa d:
l'iasse media; tuttavia bisogna ricordare
(he nel sccclo scorso essi sono stati una
delle forze che hanno contribuito allo sviluppo del laburismo in Gran Bretagna: lo
spirito missionario, jl senso d’austerità, il
carattere democratico, l’organizzazione capillare si trasfusero insensibilmente nel socialismo inglese, dandogli alcune delle sue
caratteristiche più tipiche.
Attraverso a questa complessa storia il
metodismo è venuto di fatto ad essere la
chiesa più vicina a quella rjformata-presbiteriana, malgrado le notevoli diversità
teologiche e organizzative. Questo falt-j
viene sperimentato oggi in Italia, dove si
avviata una promettente integrazione fra
la Chiesa Valdese e la Chiesa Metodista:
ma questo no-n è che un episodio di un
avvicinamento che avviene su un piano
mondiale e nel quale una ehiesa può portare come contributo la sua robustezza teologica e l’altra la sua capacità organizzativa e la valorizzazione dei laici.
Giorgio Bouchard
La prBoccupaxions di fodaità dei
cristiano rischia di centrare rattensione suii^uomo aniichè su Dio
la fede. Si toma a chiedere, su di un Jeve sperimentare una profonda crisi,^ nelaltro piano, diversi diritti e differen
ti responsabilità. Grattata la crosta
liberale e proigxessista toma alla luce
il vecchio sistema dello sfruttamento,
del profitto personale, dell’ uomo
schiacciato dalTuomo.
E come un tempo la chiesa romana
colpiva senza pietà chiunque accennasse alla ricchezza della Curia dà
fronte alla miseria del mondo, cosi
il sistema odierno — di cui facciamo
parte — getta l’onesta maschera liberale allorché è toccato sul vivo dalle accuse di sfruttamento e di furto,
e scaglia anatemi e minacce, scatena
rivoluzioni e guerre coloniali, urlando
contro il « materialismo, opera del
maligno ».
Niente da fare: il sistema ha da
crollare e crollerà. Gli sfruttati di
ieri, anche i miracolati econoindei del
nord, alzeranno il volto all’aria aperta e si libereranno d’un colpo — con
disgusto — del vecchio castello che
tutti mantiene rinchi’jsi. E guarderanno la chiesa cristiana, tutta la
chiesa cristiana, che ha contdniiato
ad accettare il sistema con l’approvazione o con il colpevole silenzio, e la
butteranno via, finalmente riuniflc^
la, tarlata, decrepita, col suo bagaglio
1,1 quale ©gli sì rende conto della gravita dei
suoi peccati e al tempo stesso sente con
assoluta certezza che Dio lo perdona e lo
salva. Con la conversione comincia un
lungo processo di trasformazione spirituale del credente: la sanlificaziotK. Il convertito ere-tee in amore e in pietà, fino a
aiungere al vero amore di 'Dio e del pr<^simo; Wesley era fiducioso sulla possibili¡à di realizzare in questo modo la perfezione cristiana e così faceva rivivere 1 aspirazione puritana in una atmosfera di fervida pietà.
Perciò è stato detto clie l essenza del meiodismo è una religione sperimentale che
conduce alla santità scritturale.
Se la conversione ero il tema costante
della predicazione campale, la santificazione èra l’oggetto ddla massima cura nelL vita dèlie << classi » e « società » metodiste. Certo, se .guardiamo da vicino ci
accorgiamo ohe questa perfezione consir
sto nella praUea coerente delle virtù protestanti-borghesi: l’operosità, il risparmio.
Ita icastità, l’astinenza dagli aicoolici, la
generosità, la pietà biblica. E su questo
punto i risultati furono indubbiamente notevoli: i convertiti mutavano radicalmente
la loro condotta personale e spesso diventavano apostoli delle crociate sociali (antischiavismo); così un movimento che era
L’amico Giorgio Bouchard mi ha scherzosamente accusato di pirateria per aver
pubblicato a « puntate » il suo studio su,
nieto-di’smo, senza consultarlo e sorprattutto
apponendovi alcune delle mie famigerate
note redazipnaii. Veramente, non è la prima
volta che pubblico testi ehe mi paiono importanti o chiarificatori su questo o quel
problema, riservandomi di aggiungervi quali-lie nota elle a mio modo di vedere accenna a elementi trascurati o visti da un altro
punto di vista; non mi pare che il procedimento sia scorretto, re-sìando naturalmen
tf all’autore la più ampia libertà di messa
a punto.
Oggi jmbb’ichiamo la conclusione dello
studio del Bouchard: se ne constaterà una
volta di più la limpidezza di pensiero, la
vigoria sintetica, la capacità di accennare
loii tocchi rapidi quanto incisivi a problemi
rnmplessi, (isponendoli in modo piano, perfettamente accessibile a tutti: prego di cre' ere alla mia perfetta (e un tantino invi(iiosa) sincerità, detesto i « soffietti ». Tuttavia, dato che a mio avviso il confronto
I on il metodismo sul piano dottrinale è
determinante, mi pare che sia necessario
sotìermansi più ampiamente su questo punto. e svclgere in modo un po’ più diffuso
i temi che sono stati accennati qui sopra.
Per questo mi rifarò al manuale di simbo’ica di W. Niesel, Das Evangelium und die
Kirchen (L’Evangelo e le Chiese): preciso
che l’autore è un riformato, tuttavia la sua
trattazione si regge tutta su citazioni del
Wesley («ssenziailmente dai Sermoni) e di
catechismi metodisti, e sarò ben lieto di
pubblicare precisazioni metodi-ste .se l’inleipretazione parrà tendenziosa.
La grazia
Uno dei 39 articoli di fede anglicana che
Wesley stralciò, era quello relativo alla predestinazione; e si noti che nella formula
zinne anglicana si trattava unicamente dell'elezione alla salvezza, sottolineando il carailere consolante di questa dottrina. Wesley dedicò in particolare uno dei suoi grantli sermoni programmatici alla «libera grazia » — in parte in polemica con il collalic-ralore Whitefield, che teologicamente sosteneva invece una posizione calvinista —
aflermanlo che la dottrina riformata della
elezione « rende vana ogni predicazione »
« è chiaramente aggiunta per annientare o-gni santificazione; infatti essa accantona totalmente i motivi determinanti di perseguire la santificazione, così spesso menzionati nella Scrf'tura: la pietanza della ricompensa futura e il timore del castigo »;
Wesley pensa invece che « la salvezza o la
perdizione, di ogni uomo dipende unieamendall’atteggiamento die egli liberamente
assume di fronte agli influssi dello Spirito
Santo ». Non per nulla il Wesley amava deinirsi arminiano, e dai 1778 la sua rivista
portò la testata « Arminian Magazine ».
La conversione
e lo fede
In conseguenza del fondamento sopraesposto, assume importanza decisiva la
(continua in 4“ pag. >
ti ad allontanare dii nell’arte vede una sublimazione che rende accett^ile la miseria
umana. Qui viene presentato un pezzo di
storia europea senza ri-coirere aì veli del
simbclismo, ma per un procedimento inverso i realissimi e concreti personaggi de
« H vicario » assurgono a sìmboli, in modo talmente vigoroso che sarà sempre più
diffìcile ai polemisti di frenare con argomenti storici la crisi spirituale che Hodihut ha aperto. Si potrà rimproverare a
Hochhut di essere lro,ppo giovane per poter
sollevare con conoscenza di causa le gravi
questioni ohe travagliarono l’umanità all’epoca del nazionalsocialismo; gli si potrà
QUALCHE
LIBRO
E’ ormai numerosissimo il gruppo
di opere dedicate al co^i discusso
dramma di R. HOCHHUT. Ne indichiamo qui alcune:
R HOCHHUT: Le Vicaire. Editions
du Seuil, Paris 1963, L. 3.100.
J. NOBECOURT: «Le Vicaire» et
l’histoire. Edit, du Seuil, Paris 1964,
L. 3.100.
A PELLICANI: Il Papa di tutti. La
Olüesa cattolica, il Fascismo e il raz
zismo 1929-1945. Eh-efazione di C.
Falconi. Editore Sugar, Milano, 1964,
L. 1.000.
C. J. NESMY : 6 milioni di morti. La
risposta al « Vicario ». Editore Boria, Torino 1964. L. 1.000.
rimproverare di aver troppo schematizzato
situazioni e personaggi ohe furono in realtà ©stremamente complessi. Ma quand’anche, magari cofi’aiuto di un cervelio elettionico, si fosse giunti a vagliare scmpolosamente tutti' j fatti ed in base a questo si
potesse scagionare Pio XII da ogni aconsa
storica o umana, ci si troverebbe pur sempre ancora dàvanti allo scandalo senza pari
di come l’ipocrita legalità sancita dagli interessi umani abbì'a osato lanciare un’aperta sfida alla suprema legge di Dio. Ne « Il
vicario », come nella realtà storica dei fatti, il richiamo alla legge di Dio è inconfcndìbilmente esplilcito, incombe su tutto il
dramma e solo le pplemiche a basso livello
possono svisarne i termini. Qui non si parla
dell’ineltitudine dell’uno o dell’altro, ma a
ciascuno di noi viene posto l'inquietante
interrogativo: come è stato possibile tutto
ciò? Ed allora, ampliando i termini del prò.
blema si può incominciare a riifletlere su
come sia stato possibile che, già secoli priliu delPavvenio al potere di Hitler, gli
Ebrei siano stati ufficialmente riWhiusi nei
giietti da quella che si definisce ia Chiesa
di Cristo. E’ impresa faticosa e lunga analizzare un’evoluzione epiritusle partendo
dalle sue radici' e non è questa la sede per
farlo, ma riascuno che si professi (U-istiano
è tenuto a riflettere seriamente sui passi che
Ja Chiesa compio come istituzione umana,
poiché i suoi' paissi segnano il ritmo dei no
Siro progresso e ogni qualvolta la Chiesa
oiinentica di guardare a Cristo e si lascia
travolgere da passioni umane, noi siamo seriamente minacciati' nel nostro essere lutto
intero. Esaminiamo j dati storici inerenti »1
concordato che il Vaticano slipuiò col govei-no illegale di HMer: su questo concordato già incombe la tragedia. L’ossequio al
potenle è ii primo passo verso la perdita
della libertà del cristiano. Un Papa fatto
prigioniero e fo-rs’anche ucciso dai nazisti
sarebbe stato senza dubbio un alto prezzo
per l’istiluzione ecclesiastica, ma mai uii
prezzo troppo alto per la libertà che Cristo
ci li.i acquistata col suo sangue. Il servitore,
in questo caso il ra-ppresentante, non può
essere da meno del suo padrone. Ponendo
il problema in questi termini, nei termini
della « follia della croce », appare eviden
te l’impossibilità, a viste umane, che Cristo sia degnamente rappresentato iVi terra
nella persona di un Pa-pa. Poiché il Papa
rappresenta anche e »o-prattutto le gerarcliie
ecclesiastiche che lo eleggono e da esse è
vincolato — co-me appare ne « lì vicario »
- -in virtù dell’imperativo assoluto che, costi quel che costi, la Chiesa deve uscite indenne da ogni avventura umana, poiché esS.1 è la detentrice della Verità, é la Madre
e la Maestra di tutti gli uomini. Così ogn'
qualvolta si profila all’orizzonte un pericolo grave per l’isti'luzione ecclesiastica, il
Papa è costretto ad ammainare la bandiera
di Cristo e ad innalzare la bandiera della
ragion d: .Stato. Non è forse giusto domandarsi ehe direbbe il vero detentore del trono delia Chicca visitando all’improvviso il
suo « sostituto « u vedendo sventolare una
bandiera che non è la sua? Certamente lo
chiamerebbe usurpatore!
Qui non sono in gioco questioni confeisio-nali. Cristo non è tradito in vi'rtù d’un
dogma ma per acquiescenza al suo diretto
avversario, a colui che lo tentò nel deserto.
Non è necessario parlare il linguaggio dell’oppressore per spartire i vantaggi Lo stile
deU’Osseruatore Romano è una prova di' co
me il sale dei cristiani -possa diventare pericolosamente insipido. Sra-ivs ramibasciatore tedesco presso la Santa Sede in data 28
ottobre 1943: ... «L’Osservatore Romano
Ila pubblicato un eomiunieato ufiìcioso sulla
attività caritatevole del Papa: nello stile ca
ratteristico del quotidiano vaticano, cioè in
un linguaggio molto tortuoso e nebuloso,
(continua in 4“ pag.)
4
pas. 4
24 luglio 1964 — N. 39
Il pensiero
metodista
(se%ue dalla 3" pag.)
esperienza personale eha l’uomo ha delli!
salvezza, il suo alleggiaomenito dj fronte alla «divina chiamata della grazia»; cioè
nella conversione viene posto raccenlo sull’elemento soggettivo, la fede stessa è intesa essenzialmente come « possesso di fc
de » più die come « contenuto di fede ».
Nel Grande Catechismo del Nass è dotto:
« La conversione designa ciò che spetta all’uomo fare, mentre la nuova nascita è ciò
che Dio solo può fare ». (Liceo la radice di
certe dislinzioni che si trovavano fino a ieri pure in vari nostri, catechismi). La certezza della sallvezza non è quella data al
peccatore dalla iprodamazione della parola
di Dio bensì una particolare azione dello
Spirito Santo in coloro che già sono figli di
Dio : « con ili suo influsso immediato e con
il suo possente sebbene imspiegabile operare, easo acquieta -l’anima... Ora l’anima
è tranquHla nelle braccia dj Gesù e il peccatore sa con limpida chiarezza che Dio è
riconciliato e che tutti i suoi peccati sono
perdonati »; la riprova dell’autenticità di
quest’esperienza è data dai frutti : « amore,
gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà »,
« senza cui la testimonianza non può durare; essa viene infatti irrimediabilmente distrutta non soltanto dal compimento di un
alto peccaminoso o dal cosciente trascurare
un dovere, ma anche da peccati di pensiero ;
in una parola, da tutto ciò che contrista Io
Spirito Santo » (Wesley).
La perfezione
cristiana
Definire seniplicemente « perfezionismo »
la predi.oazionc e la morale metodista, intendendole cioè come un efficace « sistema »
di raggiungimento della perfezione cristiana, è esagerato : si definirebbe una deviazione più che l’intenzione originaria; tuttavia
le affermazioni dottrinali non sono sempre
della desiderabile chiarezza e univocità. Anche qui, è caratteristico che il Wesley abbia stralciato dagli articoli di fede anglicani il 15®, ohe con la soprascrilta « Nessuno è senza peccato, fuorché Crl®tu » dichiarava: «.Noialtri, tuttavia, anche se siamo
haltezzati e rinati in Cristo, manchiamo però in moillte cose. E se diciamo che non v’è
peccato in noi, inganniamo noi stessi e la
verità non è in noi » (1 Giov. 1: 8). Il Wesley invece, rifacendosi a 1 Giov. 5: 18,
affermava: « Un cristiano è perfetto sì da
non commettere alcun peccato », riferendo
in modo del lutto arbitrario 1 Giov. 1: 8
(come del resto Rom. 7) alla situazione
umana prima della purificazione in Cristo;
molte volte il Wesley dichiara che « i cristiani jn questo mondo sono riscattata da
ogni peccato e da ogni immoralità. Sono
perfetti nel senso che non compiono il pec
calo e sono liberati da cattiva pensieri e impulsi ». Naturalmente egli non sostiene una
perfezione assoluta: anche i oristiani non
sono liberi da « ignoranza, errore, debolezze o tentazioni»; «per quanto grandi siano le virtù di un uomo, per quanto alito il
suo grado di perfezione, egli ha sempre
bisogno di crescere nella grazia ». Tuttavia
si tratta di errori e debolezze, più che di
una radicale situazione peccaminosa, di ingiustizia davanti a Dio; l’uomo può divenire senza peccato, perchè il peccato è inteso
essenzialmente come « peccato d’azione, effettiva, volontaria infrazione della Legge,
della Legge rivelata, scritta ». Tale dottrina è rimasta, anche se un poco attenuata nei
successivi catechismi metodisti; viene naituralmente sottolineato ohe la santificazione è
opera de lo Spirito Santo in noi, ma si af.
ferma pure che « è la continiua crescita nella grazia ». In modo più o meno attenuato,
è evidente che « sj tratta del conseguimento della perfezione » (Niesel) senza tener
molto conto dèlia tensione dialettica paolinica fra l’uomo vecchio e l’uomo nuovo e
di quella! luterana -diel simul iuslus et peccolor, tensione prosemlc. sebbene forse in
modo meno marcato, anclie ntìll’antropologia calvinista, che comunque pone totalmente l’accento sulla sovrana e (gloriosa grazia di Dio senza soffermarsi sull’esperienza
dell’uomo ma ail contrario immedesimandosi totalmente nell’adorazione, del resto attiva e impegnata. Terminando questo paragrafo, mj pare sintomatico — pur non insistendovi troppo — il fatto che il Wesley
« conservò per tutta la vita una viva apertura per i valori della pietà cattolico-romana », come nota M. Schmidl, nella valutazione del resto serena e cordiale che dà dèi
Melodismo in « Die Reli.gion in Gesclidclite
und Gege.nwarl » (voce Methodismus}.
y * *
Vorrei conicludere con questo giudizio di
W. Niesel (op. cit-, pag. 252 s.); « Vogliamo
senz’altro valutare la dottrina metodista come un cerio interrogativo alla predicazione riformats. La affermazio'ne che Tuemo
è al tempo sles-so giusto e peccatore (simili
iustus et peccatori può diventare una formula pericolosa, che nasconde il fatto che
la parola di Dio esige la risposta della nostra vita tutta intera. D’ailtra parte dòbbia1113 porre l’interrogativo se la dottrina me
totlista della salvezza riproduce veramente
il messaggio biblico. Non si tratta della comprensione di questo o di quel passo biblico; si tratta del messaggio biblico nel suo
insieme t nel suo fondo. Dobbiamo domandare: alila Bibbia interessa l’uomo pio? dii
vt è in evidenza, il Dio santo o Tuomo
sunto? -Sappiamo che Tuino c Tallro sono
siretlamente collegati. Tuttavia l’ac.cento
non può esser po'sto ¡n modo failso. In evidenza sono la giustizia e la santità dii Dio
rivelate in Cristo; e di fronte alla domanda
del Wesley: il credente non e forse « san’o
in sè »? resta giustificata la risposta dello
Zinzendorf: «No, no, soltanto in Cristo,
non santo in sè ». Ciò che conta è la signo
ria di Dio e lo scopo delle vie di Dio è
che «Dio sia tutto in tutti» (1 Cor. 15;
281. Sebbene il metodismo si differenzi dal
pietismo « in quanto non tentò soltanto di
salvare dalla perdizione singole anime, ma
I propose di permeare le masse popolari
con il lievito de’l’Evangelo » ■— cosi lo studioso metodista J. L. Nuelsen — ciò che
gli importa è la vita umana sanlifiraita, perfetta ». L’accento è dec.isámente spostato da
Dio all’uomo. Anche il dominante interesse
sociologico è su questa linea.
Per considerare con obiettività la situazione italiana, che è quella che più direttamente ci interessa, occorre certo fare una
duplice considerazione.
Da un lato, è doveroso constatare che il
metodismo italiano non si è irrigidito su
queste posizioni : da decenni il suo corpo
pastorale è preparato nella Facoltà Valdese
<1. Teologia, e non poche comunità metodi5 e usano per la preparazione catechetica i
testi preparali e pubblicati dalla Chiesa Valdese, talvolta anche quelli che hanno un
più Tuarcato carattere riformato; e nel complesso il mondo di interessi e di studio in
cui si muove, in modo sempre più unito,
k gioventù evangelica italiana, ha senz’altro caratteristiche riformate più marcate d'
quelle metodiste.
D’altro lato, il carattere riformato della
Chiesa Valdese, allo stalo attuale delle cose
e malgrado sia da anni in alto un processo
di « riforma », non è certo senza falle. Basti ipensare che se i nostri « patres conscripti » sedenti in Sinodo nella seconda metà
del secolo scorso non hanno avuto il coraggio di Wesley e non hanno come lui stralciato dalla confessione dj fede l’arlicolo
sulla « eterna elezione », l’hanno di fatto
evirato con il famoso « Allo dichiarativo »,
che in una luce riformata non può in ailcun
modo sussistere. In quanto abbiamo esposto sulla comprensione metodista della grazia, della conversione, della fede e della
il perfezione » cristiana non pochi valdesi
avranno forse riconosciuto la loro propria
posizione : ma è bene ohe sia loro detto
cbiaramente che si tratta di una posizione
che Va contro la confessione di fede della
loro chiesa, e la predicazione dovrebbe costantemente avvertirli di questo. Abbiamo
già accennato come in non pochi catechismi
che sono stati in uso nella Chiesa valdese
affiorassero diverse note metodiste.
Questa duplice considerazione fa sì che
li distinzione delle nostre posizioni dottrinali sia oggi assai poco chiara aile nostre
comuniti, metodiste e valdtesi, facilitando
la diffusione degli slogan contro i «cavilli » teologici di qualche « fissato ». Tuttavia
1 fatto che oggi, per esprimerci in modo
paradossale ma non troppo, molti metodisti siano « cattivi » metodisti e molti vai
desi « cattivi » riformati, nei confronti della riispettiva origine e tradizione confessionale, non può essere determinante neirimposlare 0 confronto sul fondo. So che molti
amici, specie nell’ala giovanile, sono con
vinili delia necessità per le nostre due chiese di un « rinnovarsi insieme », sì da giungere a una nuova confessione di fede comune. Confesso che allo stato attuale delle cose non mi pare che la via verso questa nuova confessione di fede sia abbastanza chiara ed eaplicita, nè che la massa delle nostre
cc-muniità sia sensibilizzata a questa esigen
za, che per parte mia condivido pienamente: «iicchè temo che per ora si andrebbe
unicamenìe incontro a un ulteriore relativisinc dottrinale, proprio quello contro cui
vogliamo lottare perchè ha reso così inefficaci le nostre chiese.
« terza via » — fra il persistere della
distinzione e il confluire In un’altra chiesa
— la via deiruuione mi pare, nella noistra
specifica situazione attuale, via di eo-nfusione ; non vuoi dire che debba sempre essere
così, e dobbiamo -onzi insistere nel lavorare '
e pensai-e insieme. Penso sia chiaro che il
mio atteggiamento non è dettato da consideraziomi numeriche; tanto ipiù che fessere
quattro gatti o due gatti non fa grande differenza, mentre se il sale è ®a(le, ne basta
un pizzico. Gino Conte
Il 4 5 luglio fra i fratplli del Baden
;rinaggio valdese
a Mannheim
Pellég]
avvisi economici
Siamo giunti a Mannheim sabato 4 luglio
alle ore 16,50 dopo un viaggio molto interessante, come una famìglia perfettamente
affiatata. Erano rappresentate le Chiese di
Villar Pellice, Torre Pellice, S. Giovanni,
Angrogna, Pomaretto, S. Secondo, Pinerolo,
Villar Porosa, Torino, Aosta, Ivrea, in tutto
una settantina di persone. Commovente rincontro coi fratelli di Ivrea e di Aosta, la
lettura di un passo biblico e la preghiera in
comune alla stazione di Chivasso.
amici e facciamo nuove
si erano accinti ai prepaed il lieve disturbo di
Salutiamo cari
conoscenze. Tutti
rativi con fervore
un alzata insolitamente mattutina è stato largamente ricompensato dalla comunione fraterna che ha unito tutti i compagni di viaggio e dallo spirito di ospitalità e di fraterno
amore con cui siamo stati accolti. I rappresentanti delle quattro Comunità ospitanti di
Mannheim ci aspettavano alla stazione. Cantiamo il (( Giuro di Sibaoud » ascoltato con
commozione da tutti i presenti e raggiungiamo le famiglie che ci ospiteranno.
In modi diversi, ma tutti graditi, è stato
organizzato il programma della prima sera :
Passeggiate nei dintorni popolati da villette
e giardini in fiore, puntata su Heidelberg illuminata a giorno, serata al Teatro dell’Opera di Mannheim e culto di evangelizzazione
dopo un’agape fraterna per operai italiani e
spagnoli che hanno accolto cordialmente l’invito, felici (lì udire un buon messaggio in
lingua italiana. Lontani dalla patria per ragioni di lavoro, spesso si sentono sperduti e
soli. Molti Pastori tedeschi si occupano di
loro colla serietà e Timpegno che lì caratterizza.
A Mannheim c'è un immenso edificio con
sale di lettura, gioco delle boccie, sala di
adunanze. L’assistenza sociale è in questo caso completata dalLannunzio della Parola di
Dìo e dalla solidarietà cristiana.
Domenica 5 luglio: sermone in lìngua tedesca nelle parrocchie di Mannheim. Predicatori ring. Koccione e i Pastori Jahier, Geymet, Cipriano Tourn, Sommanì e Naso.
Nel pomeriggio, raduno di tutti i pellegrini nel grande Teatro di Karlsruhe
ff
Il vicario
(segue dalla 3“ pag.)
ff
ss afferma che il Papa concede la sua paterna ,*ura a lutti gli uomini senza dfetinzione di nazionalità e di razza. Contro questa
pubblicazione non è il caso di sollevare
obiezioni, tanto più che ben pochi sono coloro che ne l'nterpr^no il tenore come riferimento specifico alla questione degli
Ebrei ».
Ma passato il momento della grande paura e del pericolo il tono della stampa vatilana diventa straordinariamente esplicito.
iNell’Osserucitore Romano dd 26 gingno ’64
si dicbi'ara che la votazione alla Camera
contro la sovvenzione alle scuole confessionali (quindi cat'.oliclie) riempie i cattolici
di «profonda amarezza». Il problema toccherebbe i princiipl'; questi non dovrebiberii
venire « mai, in nessun modo » lesi.
Non abbiamo nessun motivo per allentare la nostra vigilanza spirituale e la nostra
responsabilità non la possiamo delegare a
nessuno. Siamo grati a Rolf Hochhuj <he
ci sveglia dalla nostra indifferenza e ci pone di fronte .alla nostra respoiisaibilità. « Il
vicario » è anche estremamente consolante:
iie'le persone di Kurt Gers'eìn, il cristiano
confessante entralo nelle .SS per lestimoni'are, e di altri cristiani impegnati, noi apptenidiamo che il Cristo vivente è passato
in mezze i nei senza la pubblicità che acI omipaigna il suo « sostituito », ma in modo
lauto più potenle, miracoloso e promettente per il futuro deH’umanità.
Magrit Girardet ÌCyss
(SchwarzwaldhaUe) che contiene ottomila
persone. Salutati al nostro arrivo con vivi
applausi ritroviamo vecchie conoscenze e
prendiamo posto proprio nel centro, riservato per noi. Come programma : invocazione,
preghiere, lettura di passi biblici, inni e corali, cantati e suonati naturalmente alla perfezione, e commovente predicazione del Vescovo dottor Julius Render.
I tremila trombettieri sono quasi tutti giovani cd è molto edificante vedere come tanta gioventù dedichi le sue ore di liberlà e
con tanto entusiasmo per suonare e cantare
le Iodi del Signore. Nessun segno di stanchezza, ma gioia profonda in questo servizio.
Sempre nel Teatro, finito il concerto salutiamo il dottor Render col canto del Giuro
e ripartiamo in fretta per Mannheim dove
ci attendono nelle rispettive sale parrocchiali
serate ricreative. Noi di S. Giovanni e di
Torre Pellice (15 persone) a MannheimWallstadt. Cantano e suonano i bimbi della
S. Domenicale ed i giovani dell’Unione. Cantiamo noi, in italiano, francese e dialetto.
La signora Sommani illustra diapositive a
colori delle Valli Valdesi e parla delle nostie opere sociali e della nostra evangelizzazione. Desidero qui ringraziare il gruppo di
Luserna S. Giovanni per la cordiale e simpatica collaborazione e per l’efficace contribuio alla preparazione degli inni che abbiamo cantato.
II tempo vola e cosi verso le 22,30 arriviamo alla stazione di Mannheim sempre in
compagnia dei nostri ospiti. I nostri trenta
trombettieri guidati dal Pastore Geymet suonano alcuni inni, come ultime parole di
commiato.
Un pensiero di profonda riconoscenza agli
organizzatori della nostra visita : al Pastore
Walter Adler di Mannheim e Enrico Geymet.
Siamo certi che la piena riuscita del viaggio
ricompenseranno le loro non lievi fatiche.
Speriamo con tutto il cuore che questi
legami fra le Chiese contribuiscano alla pace
e all’avanzamento del Regno di Dio.
Lina Varese
Maiiitestazioiii culturali
indette a Torre Pellice
dagli ((Afflici del Collegio))
Sabato 25 luglio, alle ore 21, nell’Auk
Magna del Collilegio Valdese avrà luogo la
prima delle inanifestazioni cuiiturali organizzate daU’Associazioine « Amici del Collegio Valdese ». In questa serata earaimo
proiettati, a cura del Cine Club di Pinerolo, alcuni films a passo ridotto, a colori,
sonorizzati.
Si annunciano, per jl mese dì agos'o, altre due serate: una nmsioale (concerto di
musiica per violoncello e organo) e una teatrale, curata tlalla prof. Elena Corsa,ni Ravazzini. Ne sarà data tempesìiiva;n-;n:e più
precisa comunicazione.
BARI
Sabato H Luglio è stato celebrato nel nostro tempio il matrimonio di Vanda Pietraforte con Scalisi Erasmo, di Palermo, Ufficiale della M.M. La comunità, nel rivolgere un
affettuoso saluto a Vanda, membro attivo del1 Unione, e nel manifestarle il vivo rincrescimento per la sua partenza, si rallegra al pensiero che essa troverà nella Chiesa di Palermo io stesso ambiente che ha lasciato qui, e
che vi porterà la sua collaborazione. Agli
sposi rinnoviamo gli auguri di felicità e di
benedizioni da parte del .Signore.
E. Co.
PRIMO CORSO LAICI
Agape, 13~23 agosto 1964
La Chiesa e ia predicazione
Agape ha organizzato, per la prossimo
esUtte, due corsi per laici, uno in agosto e
uno in settembre. Il primo si rivolge soeeia. mente ai laici impegnati in molti modi
nel lavoro nelle nostre comunità, ai quali
vuole offrire un aggiornamento sulla ricerca ecumenica e sui tentativi di seguire nuove vip d' ozio-te per il rinnovamento delUi
( hiesa. Si parla soesso — con ragione —
della necessita che i membri di chiesa, e
in particolare coloro che portano responsobiìitn particolari, abbiano La dovuta preoa. azióne, sempre aggiornata; ecco un ottima
ocras'onCs e ci pare che sarebbe bene che
i par,ecipant¿ a que.sto corso sMno inviati
da. le comunità, e sentano di non venirci, u
stre. iamante personale. Il periodo è
particolarmente propizio, subito prima del
l!‘inodo yaldese e in concomitanza con il
Campo Study Interdenominazionale, che i
¡tarfreipanU potranno pure seguire vn parte
e che tratterà argomenti importanti in vista
del Cong'‘esso Evangelico Italiano del maggio prossimo. Auguriamo che questo corso,
come al seguenle, sia un successo e di riflesso un prezioso servizio per la vita di
molte comunità.
Otto giorni di vita comune, ad Agape,
pei sludiai\" iii^-Cine il rompilo de'l’a chie
ha ne] monda, alla jwe deiMa Parola di Dio
e (on un esa.nie attenlo della situazione aimale delle nostre cinese e di alcuni' tentaiivi di ‘innevamento. La domanda ritorna
insislenlc: quale relazione c'è fra la predicazione del regno di Dio e la realtà delle
ìiostre comunità? Non vogliamo presentare
oscur e ni'ofezie, nè gi'udiiare, ma tsemplìce
COLLE DELLA CROCE
Domenica 26 luglio
Convegno evangelico
italo-francese
PROGRAMMA
Ore 11 • Culto con celebrazione
della S. Cena,
Ove 14: Messaggi vari.
Si prega di portare lo « Psaumes et Cantiques ». L’invito è
fivolto a tutti'
■'le.nte vegliamo vedere come è posisihile,
ne' com-reto delle nostre situazioni eceletias.ii'.lie, nieUcrsi all’oipera p.-;r essere le
deli, aiii'he oggi, -alla eliiamata di Cristo.
1 pr »graìiima prevede una serie di lezioV; su .iMi-un, agnelli deila chiesa nel Nuovo
leslainenlo (Prof. Bruno Corsani), sulla relazione fr i chiesa e iircdicazione (Dr. Renzo Be-Ualot) e un’infarmjzioiic sulle ricerche e i tentativi ,svoIti in alcune chiese a
uro,pusillo delia struttura missionaria della
iiiiiiunjtà ('Olile rinnovamento delia loro azione missionaria (Past. Giorgio Girardet'
^Erà ine tre peesibile seguire in ;;arle il
Campo Sludi Interdenoiiiinazionaìe. ai quali è iiiinunziata la partecipazione del Piof.
G. Suini, del Prof. V. Siibi’ia e del Past.
t>ior,g!o Boncliai'd. Alle lezioni si aceoinpagiierà 1') studio cuinune di' .alcuni testi.
I.^icrizioni: Vanno falte presso la «Segreteria di Agape a. Prati (forinoi, tei 85.14
c'ilro il 20 luglio. I posti sono limitati; la
precedenza sarà data a coloro che vengono
colile delegati di chiese e und'oiii. Per qnes'i è anche possibile praticare su domanda
il prezzo ridotio. La partecipazione alPmlero corso costa L. 12.509, ,più L. 1.600 di
isc-izione. Prezzo ridotto L. 6.250, più L1.600 di iscrizione.
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Il 5 luglio a Bruxelles è mancato improvvisamente il
Dott.
Sandro Rostagno
Ne danno il tristissimo annunzio la
moglie Erminia Calcaterra con la picccla Giovanna, il papà, la mamma, la
suocera Piera Calcaterra, gii zii Ida
Gan-dmi, Osvaldo e Iris Giolito, Gui
do Clara e Margherita Rostagno, i
cognati Dino e Rachele Beilora. Ora
la cara salma riposa al cimitero del
Veranc in Roma.
« Il suo sole è tramontato men.
tr-: era giorno ancora »
(Geremia 15: 9)
Direttore reep. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
D. 175, 8-7-1960
fio. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (Toi
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