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DELLE VALLI VALDESI
Sétlim anali
della Chiesa Valdese
" Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni por la quali ^vete peccato, e tatevi un cu$r nuovo 0 uno spirito nuov^^ y
Anno I.XXXVII - N. ~ ^
Una copia L> 30
ABBONAMENTI 1 Eco: L. l.OOO per l’intemo | Eco e La Luce: L. 1,500 per l’intertio Spediz. abb. postale • Il Gruppo TORRE PELLICE — WWij ^1957
1 L. 1.500 per l’estero | L. 2.000 per l’estero Cambio d’indirizzo Lire 40,— 1 Ammin. Claudiana Torre Pellice - C*C>( P. 2-17557
I frutti spirituali del lavoro
Il lavoro, quando è compiuto in
uno spirito di volonterosa e gioiosa obbedienza alla divina legge eie
governa lo sviluppo della vita, non
produce soltanto un aumento progressivo di benessere materiale n a
aurora preziosi frutti d’ordine rr,oraie e spirituale.
Qualsiasi attività umana rivolta
eonsajjevo^mente alla ricerca de li
verità e del bene genera sicuraniente in dii la compie uno sviluppo
benéfico di destrezza, di agilità, di
forza e di intelligenza. Infatti, è ris: puto die una facoltà non adopelat i r;stagna, si atrofizza e finisce
jjcr scomparire, con grave deter'olaiiteiilo della persona umana.
L antico motto « mente sana in
corpo sano « si rivela sempre vero e
jnegno di saggezza in colui che opero (ani intelligente alacrità .
li lavoro, compiuto con ritmo
regolare, libera ruomo dai dannosi fermenli delia pigrizia; perciò
t; >ialo detto die chi lavora prega,
r Un darsi die l’uomo irragionevole
boìonclii ed imprechi contro la dure. fatica. Ma dii bestemmia lavorando spende malamente il suo
teiiipo e le sue energie nell’agitazione e non può sperare di produrre per sè e per gli altri dei frutti
che. abbiaho il sapore della divina
benedizione e della serena gioia.
£ se la' pinriniillènafia esperienza umana ci fa ancora toccare con
Miaño che l’ozio è il padre di tutti
i \ izi, essa ci mostra d’altra parte
Cile il lavoro, compiuto con intelletto d'amore per servire Dio nel seno deli’umanità, è sempre una sorgente viva e perenne di progresso
Clelia mente, del cuore e della coscienza. Perchè, oltre allo sviluppo delle sue possibilità fisione, l’uomo die esercita con entusiasmo un
mestiere, un’arte, una professione,
migliora ed acuisce la sua intelligenza, scopre nuovi aspetti della
verità nascosta sotto il velo della
natura, purifica il suo cuore liberandolo dalia tiraimia ded’egoismo
ed aliina la sua coscienza in modo
da farne un delicato strumento morale di onestà, di bontà, di giustizia e di fraterna comprensione verso i compagni di lavoro.
li lavoro sociale saggiamente organizzato non è soltanto un mezzo
per produrre di più, per aumentare il benessere collettivo e chiudeie
la porla alla miseria ed alla soilerenza clic avvilisce chi ne è maggiormente colpito, ma contribuisce
praticamente ad aitratellare gli uomini nel vincolo deLa solidariet࣠nonostante tutte le apparenze
contrarie, già appaiono sugli orizzonti turbinosi della nostra epoca
storica i Imiti di quella solidarietà morale, oggi purtroppo ancora
un pò iorzata dalla paura e spesso
nettata dalla convemenza economica delia cooperazione mondiate
ivla molti uomini cominciano pme
a comprendere le proionde ragioni d’ordine morale e spirituale cne
stanno alia base di questa conUuenza di interessi: ne scaturisce un
sempre pm vasto desiderio di paciiica collaborazione che prelude ad
una più alta visione unitaria della
vita.
Che lo vogliamo o no,^esercitiamo tutti una qualche inlluenza sui
nostri simili; e siamo tanto dipendenti gli imi dagli altri, che nessuno può vivere la propria vita per
sè solo. In tre modi esercitiamo la
nostra influenza sugli altri: mecUante ciò ch-e siamo — e ciò che siamo
dipende dalla nostra attività nel
j<assato; mediante ciò che diciamo
e facciamo nel presente; mediante
quello chs pensiamo e desideriamo
per l’avvenire. Se in tutto quello
che pensiamo e facciamo siamo
mossi da un intimo divino desiderio di migliorare, di progredire, di
prosperare per essere utili alla società, la nostra vita non può m.ancare di produrre dei buoni fmtti
nell’ordine delle cose spirituali il
cui valore trascende la comune figura del mondo fisico.
Perciò il nostro lavoro — manuale, mentale o spirituale — può
contribuire ad assottigliare l’oscuro
diaframma materiale che s3,nbra
dividere il nostro picco o mordo
dal grande Lniverso cl'e vive de ¡a
vita di Dio. E diventa in tal n odo
la porta che al momento opportuno
si apre sopra un meraviglioso n o.ido spirituale di cui la natura è so tanto un pallido riflesso. A lo: a
comprendiamo che ogni 'avoro umano, per non tradire il proprio
fine, deve in qualche modo essere
permeato di un afilato. spirituale,
perchè la materia stessa, che l’uomo modella e trasforma per costruire gli strumenti della sua civiltà, è una creazione ed una maniiestaz’one dello Spirito eterno.
Sotto questo aspetto, U
spirituaìé’ proprìàifiénte può
essere considerato come la forma
più nobile e più alta dell’attività
umana; ma non dev’essere una mistica attività avulsa dalla vita pratica, al contrario ne è la forza propulsiva e l’arteria vitale per eccellenza. Il lato misterioso della vi a
non è estraneo al nostro operare
quotidiano sul piano materiale:
dobbiamo tenerne conto se non vogliamo che l’anima nostra resti prigioniera delle cose che crediamo di
dominare.
L’esistenza attiva dell’uomo sulla terra ha dunque un valore che
supera ogni concezione dilla n ent •
abituata per lo più a valorizzare
soltanto i prodotti materiali e le
I opere utilitarie. In realtà l’uomo è
i uno spirito immortale che si serve
di un corpo fisico per fare le sue
esperienze terrestri in vista di un
più a to destino.
Ne consegue che tutto il nostro
operare deve contribuire in qualche mollo alla mauifestazione ili
un aspetto del Regno dei cieli su
questa terra. In questa visione di
un progresso continuo verso la meta suprema della fede, ci appare
più che mai attuale l’esortazione
di Paolo ai cristiani di Corinto.
« Sia che mangiate, sia che beviate,
sia che facciate alcun’allra cosa,
fate tutto alla gloria di Dio ».
G. Francesco Peyronel
CANTO SACRO
Domenica 12 maggio:
Pesta di Canto delle Corali della
Val S. Martino nel Tempio di San
Germano. Ore 15.
Domenica 19 maggio:
Festa di Canto delle Corali della
Val Penice nel Tempio di Luserna
San Giovanni. Ore 15.
Domenica 26 maggio:
Festa di Canto delle Scuole Domenicali della Val Pellice nel Tempio
di Torre Pellice. Ore 16.
Domenica 26 maggio:
Festa di Canto delle Scuole Domenicali della Val San Martino nel
Tempio di Pomaretto. Ore 15.
La Commissione del Canto Sacro
Coiìi/egno di donne ¥aldesi
Più di 150 rappresentanti delle attività femminili
si sono riunite a Pinerolo domenica 31 marzo
Le organizzatrici del convegno di
Pinerolo, domenica scorsa, attendevano poco più di un centinaio di presenti Il tempo piovigginoso faceva
sembrare troppo ottimistiche queste
previsioni. Non ci siamo contate, ma
il tempio quasi ' gremito ci fa pensare che il centinaio di presenti era
largamente superato. Erano venute
da quasi tutte le parrocchie, anche
da quelle più alte di Frali, Rodoretto, Rorà, Pramollo, Prarostino. Vi
era anche un simpatico gruppo di
Torino; e fino da Vallecrosia abbi;».mo avuto il piacere di vedere la s'gnora Santini.
Dopo che il Pastore Ermanno R>
stan ebbe portato alle presenti il saluto della Chiesa ospitant? e partico
lannente dell’Unione femminile di
Pinerolo, il Vice Moderatore Pasto
re Roberto Nisbet inizia il nostro
convegno con un breve culto, nel
corso del quale sottolinea iimportanza che la donna ha avuto fin dal
tempo del ministero di Gesù, e poi
immediatamente nella Chiesa cristiana del primo secolo. Alcuni inni, cantati con slancio, hanno sotto
lineato la partecipazione spirituale
deH’assemblea.
La signora Elsa Rostan rivolge
una parola di benvenuto alle presenti. Ha quindi la parola la signora
Fernanda Comba, che ci parla dalla
Federazione delle attività femminili
nell’Uruguay. La signora Comba ha
risieduto per sette anni nel Sud
America e quanto ci dice interessa
vivamente le presenti, che non possono non rilevare che sotto cerLi aspetti almeno, le più giovani Chiesi
Valdesi deiruruguay hanno fatfo
maggiori progressi che non da noi.
Abbiamo poi un grande privilegio.
Dopo una notte di viaggio, è gmnta
apposta per farci visita la Dott. signorina Marja Biihrig, segienaria
del Dipartimento Femniinile della
Alleanza delle Chiese Riformate e
delegata del Consiglio Ecumenico
nelle Chiese. Essa ci parla con piofonda conoscenza dei problemi nella
dorma cristiaira in un monao che in
questi ultimi tempi ha suoìto uei
profondi cambiamenti. Oggi n,-n si
può più manteneie l’attività femminile sugli schemi del secolo scorso,
questo significherebbe perdere il cji>
laico con molte presone. La donna
cristiana dei nostri tempi deve accettare le nuove responsabilità cne
le venogno indicate da Dio. E quesio
non per far valere dei diritti, non
per farsi avanti, ma per tcotimoniare della sua fede nel faignore.
La signora Delia Bert parla ora
aiie convenute del progeuo di una
»'ederazioue femmmile valdese, il
tempo in cui viviamo — essa ci di
ce — non è favorevole alla feae, e
in questo tempo, la donna, per la
sua emancipazione culturale e s-ci.ile, e sotto la pressione econom-ca, c
uscita dal quadro ristretto dell’amtaiente familiare e va sempre più as
sumendo posti di responsabilità in seno alla società. Dio vuole che la donna cristiana sia una vivente testimonianza del suo amore per tutù
gli uomini, ma questo sarà possibile
evitando la solitudine e le tentazioni della solitudine.
E’ necessario per lo slancio della fede il contatto fra chi ha responsabilità affini, sul piano di una reciproca informazione, di un reciproco
aiuto e della comunione fraterna. E’
questa la ragion d’essere di una Federazione femminile Valdese. In
questo «andarci incontro» vedremo
forse aprirci nuove vie, sentieri mai
battuti finora, e sorgeranno nuove
speranze per realizzaz.oni che portino i segni inconfondibili della grazia di Dio.
La parola è libera alle intervenute.
Purtroppo il tempo stringe e udiamo solo pochi interventi; tutti
però sottolineano la necessità che un
vint»lo più stretto si formi fra le
varie attività femminili della Chiesa, e a conclusione viene approvato
per acclamazione il seguente ordine
del giorno:
Le partecipanti al convegno femminile di Pinerolo
SI RALLEGRANO
per questa iniziativa volta a stabilire
e rafforzare i legami tra i vari gruppi femminili che agiscono neU’ambito della Chiesa Valdese, allo scopo di impegnare maggiormente in
seno ad essa il lavoro della donna,
valorizzandolo e potenziandolo quale valido strumento di testimonianza
e di servizio cristiano
INVITANO
ii comitato uscente ad allargare il
gruppo delle responsabili con rappresentanti di queUe comunità che
si sono interessate all’iniziativa e a
proseguire nell’opera intrapresa on
de giungere in un prossimo avvenire alla costituzione ulBciale di una
Federazione Femminile Valdese.
La riunione ha termine con un
canto e quindi le presenti sono invitate dalla generosa Unione di Pinerolo a ima tazza di tè. Ringraziamo
di tutto cuore le sorelle in fede di
questa Unione per la gentilezza con
cui hanno accolto le convenute. Ci
siamo separate con il sentimento di
avere partecipato a un conv^mo che
potrà portare dei frutti benedetti per
la Chiesa.
a. n.
»
2
2 —
L'ECO DELLE TAIDK»
'I
LA BESTEMMIA
Una doprecabilB abitudine degli Italiani
i
L’^etimologia della parola com.
poi;t4 juja gamma di significati : calunnia', diffamazione, parole ingiuriose ed altre simili espressioni ;
quando poi questo linguaggio è adoperato ¿cftoitro^ divinità si defini^ comunem^te con la parola: besteniniia. Il linguaggio degli uomini
è aeratamente quello del nostro popolo italiano, nei più disparati
dialetti, compreso l’italiano di Firenze, è tessuto di espressioni irrive,
renti, di parole innominabili, di autenticbe bestemmie; le ime e le altre
hanno per oggetto Iddio, nonché tutta la costellazione dei santi e specialmente colei che tanta parte rappresenta nella religiosità cattolico romana, cioè la Madonna.
Ricordiamo opportunamente i
versi d’una lirica dell’Heine quando scriveva: « il nostro vestito è tessuto filo per filo di bestemmie, di bestemmie è impastato il nostro pane
e di bestemmie sono cementate le nostre case ». Di regione in regione,
di villaggio in villaggio, di casa in
casa, alla bettola, nell’officina, ai
campi, al mercato, dovimque uomini, donne e bambini sono intenti a
« bestemmiare la virtù divina », quasi ^ ad esprimère l’irrefrenabile bisogno di spalancare le interiori cateratte e riversare nel discorso quello
che, ahimè, «il cuore detta dentro».
L’indegno spettacolo offerto dalle
creature di Dio non è dissimile talvolta da quello offerto da Dante nella stupenda descrizione del canto
terzo quando annunzia l’arrivo delle
anime traghettate da Caronte, le
quali « bestemmiavano Iddio e i loro parenti, l’umana spezie, il luogo,
il tempo e il seme di lor semenza
e di lor nascimenti ».
ìi! * *
L’irriverenza verso Dio comporta
una gamma di atteggiamenti e di
espressioni estremamente varia: attenendoci al semplice linguaggio possiamo innanzitutto accennare agli
schernitori che irridono alle cose
divine e ricordate nel salmo primo:
« beato l’uomo... che non siede sul
banco degli schernitori... ». Inoltre,
possiamo ricordare i giuramenti in
cui Dio è invocato per suggellare la
menzogna, per dare maggior forza
alle minacce, alla collera e per conferire veridicità alle cose più futili
e vacue. Hanno ancora sapore di bestemmia l’abuso àstematico di Dio,
invocato per approvare le azioni di
certi uòmini che hanno sempre voluto ignorare la presenza del Signore. Non dimentichiamo l’irriverenza di certi pietisti di cattiva lega,
che inseriscono il nome di Dio nelle
piccole e grandi cose della vita e ad
ogni piè sospinto, quasi che la volontà del Sovrano dei cieli dovesse
ubbidire alla debole, malsicura volontà umana, imbrigliata d’orgoglio
spirituale. Si bestemmia Dio quando
si'prega o si canta, mentre col pensiero siamo totalmente immersi nelle cose del mondo, camminando sul
binario del form alimo più meschino
e bollato dal profeta con roventi parole: « giacche questo popolo s’avvicina a me con la bocca e mi onora
con le labbra mentre il suo cuore è
lontano da me... ecco la saviezza dei
savi perirà e l’intelligenza degli intelligenti sparirà ».
Orbene il disonore arrecato dagli
uomini a Dio, nelle forni e più varie
accennate qui sopra trae la sua origine da un’insufficiente conoscenza
del nome di Dio nonché dall’ubbidienza alla potenza del Nemico che
ci esorta ad infangare nelle forme
più disparate il nome del Padre Celeste. Il Pastore W. A. Visser’t
Hoof in una sua meditazione del
terzo comandamento ricorda la importanza del nome, segnatamente
nei tempi antichi. «Il nome non è
soltanto un’etichetta, ma esprime il
segreto dell’Essere. Difatti, parlare
nel nome di uno, vuol dire parlare
con l’autorità della persona che ci
ha delegati. Nella Bibbia, il nome
s’identifica con la persona a tal punto che il nome di Dio è Dio stesso ».
Il nome indica inoltre la Rivelazione di Dio, la presenza dell’Iddio
vivente, come Egli stesso dichiara a
Mosè nella visione del pruno ardente: « Io sono Colui che sono ». Ed il
nome che noi conosciamo e che dobbiamo conoscere è Gesù Cristo che
ha rivelato Dio stesso: « poiché non
v’è sotto il cielo alcun altro nome
che sia stato dato agli uomini per il
quale abbiano ad essere salvati »
Atti 4/12.
* *
La bestemmia esprime il rifiuto
di conoscere e considerare la stu
La parola della vita
LA CROCE
i : - V
La morte sulla croce non appare mai nei 'Vangeli come un casuale
avvenimento che tronca l’attività di Gesù, è invece sempre considerata come il termine inevitabile dell’opera del Messia.
Questo pensiero della necessità della morte appare sin dalle prime parole (Giov. 1: 11-29) e permane costante nella predicazione di
Gesù. Gli annunzi della passione, che seguono immediatamente la confessione di Pietro e la rivelazione della necessità di Gesù (Marco 8:
27-30) sono infatti assai più che una fatalistica previsione di sventure. Esprimono invece la coscienza di Gesù, che la morte della croce
sarà il compimento pieno della sua missione (Marco 8: 31; 9: 31;
10: 32).
Ed in questo si cela il suo significato profondo: essa non appartiene alla categoria dei latti umani, determinati unicamente dalla
malvagità umana, ma rientra nel piano di Dio annunziato dalle Scritture (Matteo 26: 54; Atti 1: 16; 17: 31; I Cor. 15: 3). La necessità della
morte di Gesù come compimento del piano divino è ancora sottoli'
neata dall’uso costante dei verbi « bisognare » e « dovere » riferiti alla
passione (Matteo 16: 21; Luca 9: 22; 17: 25; 22 : 37). La croce prende
così nella vita di Gesù il significato non di una catastrofe, di un falli
mento, di una tragica sofferenza, ma del supremo atto di obbedienza;
della rinuncia alla propria volontà (Matteo 14: 36) per adempiere quella divina. A questa obbedienza rivolgono l’attenzione del lettore anche
le epistole (Rom. 5: 19; Fil. 2: 8; Ebrei 5: 8).
Sono frequenti i passi che, nel N. T., stabiliscono un intimo legame
tra la croce di Cristo e la vita dei credenti.
Gesù stesso presenta la vita dei suoi discepoli come un rinunciare
a se stesso ed un portare la propria croce (Matteo 8: 34; 10: 38), un
vivere cioè sotto il segno della sua croee. Per ogni credente, come per
Lui, la rinuncia e l’apparente impotenza costituiscono la via in cui
Dio manifesta la potenza della sua opera (II Cor. 4: 7-12). Questo pensiero si rinnova in modo del tutto particolare nella II Corinzi ove l’apostolo parla di un « portare la morte e la risurrezione del Signore »
(II Cor. 4: 10).
(Dal «Dizionario Biblico» pagg. 192-193).
penda divina rivelazione di Colui
che ha trovato no^be eravamo perduti e ^e ha dato la vità a noi che
eravamo morti. Bestemmiare il nome di Dio vuol dire non prendere
sul serio Colui elm è il Salvatore in
Cristo e lo SpirAo che illumina e
guida. La bestemmia fa quindi partè d’im tenore di vita deprecabile
per il quale si pub ben dire con l’apostolo: « il Nomb di Dio per cagion
vostra è bestemmiato fra i Gentili
(Ro 2/23) ». *
L’accenno iniziale all’irriverenza
del linguaggio veiso Dio del popolo
italiano comporta una naturale conclusiva riflessione'concernente il popolo valdese: con profondo rammarico dobbiamo denunciare lo slittamento sul terreno morale e in modo
particolare in ri|erimento alla bestemmia che ha trovato diritto di cittadinanza anche presso molte fami ■
glie valdesi, atte a disonorare i due
nomi di cui ci fingiamo: cristiano,
valdese. Siamo iinmemori della testimonianza d’un ’ ’antico inquisitore
quando scriveva accennando ai molti Valdesi da lui interrogati: « d
può riconoscerli^^ dai loro costumi e dai loro (Mscorsi. Regolati,
modesti,., non trafficano per non
esporsi a mentire e giurare e ingannare... sono costì, sobri, non frequentano le bettole, nè i balli perchè non gustano siffaitte ftivolità.
Si riconoscono dai loro discorsi precisi e modesti; rifuggono da ogni
maldicenza e da^ógni parlare buffonesco e ozioso come dal mentire.
Non giurano; neppure dicono ’’in
verità” o ’’certamente” perchè sarebbe per loro lo ^tesso che giuraref>.
Siamo certi che i lettori dell’Eco
accoglieranno ili richiamo perbhè
dalle labbra salano a Dio lodi perenni, i « gloria^ittei luoghi altissimi » nel clima ;.j^dell’antica quartina francese : « acce le jour commence la journgp de l’Eternel le
saint Nom benissent, le soir ausn
ton labeur finissent, loue-le encore
et passe aitisi l’tpinée ».
Guì§tavo Bouchard
PER NON DIMENTICARE
Gristiane
La Società di Studi Valdesi
e il suo centesimo bollettino
Il numero dei missionari protestanti che lavorano all’estero per conto
di comunità degli Stati Uniti e del
Canadá è attualmente di 23.432. Esso è il doppio di quello dei missionari all’opera venti anni fa il quale ammontava a 11.289.
In Bulgaria, su sette milioni di abitanti, 6 milioni sono ortodossi, 400
mila mussulmani, 35.000 cattolici romani, 15.000 protestanti e 5.000 ebrei.
Vi sono anche circa 100.000 tzigani.
Il numero degli ebrei era una volta
di circa 50.000 rrìa la maggior parte
di essi è emigrata in Israele.
La Colonnella Bianche Poujol lascia il comando dell’Esercito della
Salvezza in Italia dopo cinque anni e
mezzo di intensa attività durante i
quali ha vivamente partecipato alla
vita dell’evangelismo italiano ed ha
dato all’Esercito della Salvezza nuovo impulso e nuove opere fra le qua,
li primeggia il grande Albergo del
Popolo recentemente inaugurato a
Roma. A sostituirla è stato chiamato il T. Colonnello Francis Evans
che assumerà, con la sua Signora,
l’incarico di Capo Territoriale per
l’Italia.
I protestanti del piccolo villaggio
di Dettenhei, m Baviera hanno aiutato circa 400 cattolici romani espulsi dalle loro provincie tedesche della Germania Est, a costruire la propria chiesa. Essi hanno offerto non
solo il loro lavoro manuale volontario ma anche del denaro affinchè nel
villaggio potesse esservi una chiesa
cattolico romana.'
Le Chiese e le società che inviano
missionari all’estero sono, negli Stati Uniti 213. La Chiesa che ha attualmente il maggior numero di missionari è la Chiesa metodista: 1.513; la
seguono la Chiesa avventista del settimo giorno con 1.272, la Chiesa presbiteriana degli Stati Uniti con 1.072
e la Missione del Sudan con 1.024. Il
paese che ha riceVuto il maggior nùmero di missionari dell’America del
Nord è l’India: 2.127; seguono il
Giappone con 1.526 ed il Congo belga con 1.195.
La pubblicazione del centesimo Bollettino della Società di Studi Valdesi (a suo modo anche questo è un
centenario) ha offerto lo sprmto alla stampa valligiana e regionale per
attirare l’attenzione del pubblico sulla nostra Società, le cui vicende, attività e scopi non ci sembra mutile
di ricordare aH’immemore e troppo
spesso indifferente popolo valdese,
con una modesta cronistoria.
Un alto di nascita
Nel n. 28 del Témoin (11 luglio
1881) veniva pubblicata, con la firma
di Edouard Kostan una lettera in cui
si auspicava la costituzione di una
« Société Vaudoise de recherches historiques, littéraires et; scientifiques »,
e se ne formulava un programma di
attività articolato in otto punti: Recherche et étude des documents historiques manuscrits et imprimés; étude des dialectes vaudois anciens et
modernes; moeurs et coutumes; erreurs et préjugés populaires; chants
populaires anciens et modernes; antiquités; immigration et émigration
des peuples de nos Alpes depuis les
temps les plus reculés; géologie, botanique, minéralogie, zoologie.
La société se réunirait au moins
quatre fois par an, au lieu qu’elle
choisirait elle-même. Le champ de
son activité serait limité à la région
des Alpes Cotiennes.
Il dott. Edoardo Rostan è uno di
quei Valdesi del secolo scorso che aspettano ancora oggi uno studio critico che ne ricordi l’attività benefica
nell’esercizio professionale (medico
a San Germano Chisone) e ne rivaluti l’insigne operosità scientifica (più
nota ed apprezzata come sempre all’estero che in patria!). Fu infatti
botanico di indiscusso valore: socio
corrispondente della Società Botanica di Edimburgo; membro della Società Italiana di scienze naturali;
apprezzato collaboratore di una società tedesca che pubblicherà, dopo
la sua morte, ima Flora delle Alpi Cozie, in cui il defunto dott. Rostan
verrà ricordato quale autorevole collaboratore ; il suo « erbario », frutto
di lunghi anni di instancabili ricerche scientifiche costituiva im vero
tesoro, di cui ima parte fu afflata,
per voiontà del dott. Rostan, ad una
Società di Berlino, mentre una parte
cospicua veniva custodita nella Sala
di Scienze del Collegio Valdese di
Torre Penice. Il « giardino Rostanla »
avrebbe poi dovuto, e potuto, costituire ii suo monumento ; ma pur
troppo non ha avuto le cure che
vrebbe meritato ed è caduto in uno
stato di abbandono.
Ed ora, chiusa questa parentesi,
torniamo alla lettera che non cadde
nell’indifferenza generale, ma provocò subito una risposta del pastore
Enrico Bosio che, in una lettera pubblicata nel Témoin (25 luglio 1881),
appoggiava fortemente la proposta
del dott. Edoardo Rostan, convinto
dell’opportunità di far leva sull’interesse per la Storia Valdese « ...qui
sommeille dans le coeur d’un grand
nombre de Vaudois».
Posti in rilievo i vantaggi derivanti alla ricerca scientifica dalla costituzione della « Société » auspicata
dal dott. E. Rostan, il pastore E. Bosio osservava : «... Ces résultats, à
mon sens, ne seraient pas d’un ordre purement scientifique. Il est im
possible qu’une connaissance plus
complète de la doctrine et de la vio
de notre Eglise dans les temps passés, n’ait pas une influence religieuse
bienfaisante sur l’Eglise de nos jours.
Et quand même la société devrait
commencer très humblement, ce ne
serait point encore une raison pour
en abandonner le projet».
E cosi il 13 aprile 1882 nella Sala
della Biblioteca del Collegio 49 coraggiosi fondavano la Société d’Histoire Vaudoise. Erano 28 pastori, 12
professori, 2 maestri, 2 commercianti, 2 dottori, 1 avvocato, 1 ingegnere,
1 banchiere.
Società o âceademîa?
L’art. 1 del « Réglement » così formulava gli scopi della Société: «Il
est fondé sous le nom de ” Société
d’Histoire Vaudoise ” une association
ayant pour but de s’occuper de tou
tes le recherches qui se rapportent
aux Eglises Vaudoises ».
Era chiaro quindi che la Società
doveva porsi sul piano della ricerca
storica in riferimento alla Storia Valdese, anche se più ambizioso (o più
lungimirante?) era il progetto iniziale del dott. Edoardo Rostan, che aveva, indubbiamente, in animo la costituzione di una piccola Accademia
Valdese, articolata in varie sezioni, i
cui soci avrebbero dovuto riunirsi almeno in 4 sedute annue per discutere problemi ed argomenti interessanti le singole sezioni: storia, geologia,
botanica ecc. Ma i tempi non erano
ancora maturi!
Anche più tardi, del resto, quando
il problema venne ripreso e discusso,
nel 1943 e nel 1945, la tradizionale
cautela valdese, pur adattandosi in
qualche modo ai tempi nuovi, rimase
attaccata allo spirito dell’art. 1, anche se opportunamente modificato in
armonia al nome modificato: Società di Studi Valdesi.
Ma lasciamo stare la storia della
storia, e ricordiamo brevemente l’attività molteplice della Società che con
le sue proposte e con le sue iniziative ha dimostrato di non essere una
chiusa conventicola di iniziati, di
studiosi avulsi dalla vita della Chiesa e del popolo.
In una seduta del 1888 (9 gennaio)
il Seggio della Società si preoccupa
va di trovare il modo que « nos archives soient enrichies de la coUection de tous les journaux vaudois que
l’on pourra se procurer. Un appel sera adressé aux membres dans ce but ».
Lodevole proposito, poiché non vi è
chi non veda quanto non sia utile
per la storia della Chiesa di poter
disporre della collezione dei • nostri
settimanali e bollettini parrocchiali.
Tanto lodevole che questo proposito
rimase sempre presente, nei verbali
della « Société » come un pio desiderio la cui attuazione non è ancora
compiuta neppure oggi!
Instancabile lavoro
della Società di Studi Valdesi
Bando alla malinconia! La Società
di Storia Valdese non si scoraggia;
instancabile propone nuove iniziative e passa all’azione. Pubblica regolarmente il suo Bollettino che ottiene ambiti riconoscimenti dalle più
anziane Società sorelle, per la serietà della sua documentazione; anche
nella liberal-cattolica patria essa .si
impone con la sua presenza che è vd
presenza evangelica Valdese nel moiido della cultura e della ricerca stoii
ca. Una presenza che sarà senti-a
tanto fortemente che, nel 1926
settembre), la Società di Storia S;ibalpina, riunita a congresso a Pin .rolo, si recherà a 'lorre Pellice, cc n
visita al Forte, al Museo di Storia
Valdese ed al tempio del Chabas.
' Nel -1956, in occasione della inaugurazione di una lapide a Gustavo
iviodena, il Congresso di Stona uv.,
Risorgìmenco, riunito a l'orino, faia
una capatina a Torre Pellice e la Società ai Studi Valdesi apnrà le poi^e
aei suo Museo.
Accanto al Bollettino, la Società
puDoiiea, in occasione ael 17 leoDiialo un opuscolo divulgativo, in cai
vengono illustrati ratti e personaggi aeiia nostra storia. Una reiice iniziativa cne trova un caldo successj
ai consensi e... dissensi: c’è anzitutto
la quistione della lingua; è scritto in
irancese; poi, quello cne inteieSia L,
Valli, non interessa 1 Evangelizzazione. La Società puoblrca aue opusco
li: uno in Irancese, uno in italiano,
con due argomenti diversi; poi si
viene airunificazione e si sacrifica ii
irancese.
Se Bollettini ed opuscoli non riescono sempre a far presa sul puoolico valdese, la Società non esita a
prendere nuove iniziative: la tutela
nei luogni sacri alla memoria dei padri può essere prezioso strumento per
riaestare l interesse di un puboiico
indmerente. Così le pagine di De amicis vengono indissolubilmente legate alla poesia della Gheisa d la Ta
iia ; si salva il salvabile alla Gianaveiia; una steie di pietia ai Luserna
iicoraa a cnanforan la Bibbia di Olivetano e 1 adesione aua rtiio.rna.
Culto della memoria , dei padri che
può contribuire a rinsaldare i legami
tra i discenaenti dei martiri : un pellegrinaggio nelle Cevenne, incontro
di Valdesi ed ugonotti; un pellegrinaggio in Germania, incontro dei rigli di coloro che sono potuti tornare
coi figli di coloro per i quali la terra
d’esilio è diventata patria terrena.
Anche la vecchia canzone valdese
risorge dall’oblio e volerà sulle onde
di radio Sottens. (Difficile purtroppo il cammino con le patrie onde!).
La Società di Studi Valdesi ha la
sua insostituibile funzione; presenza
in un campo specifico della cultura
e presenza nella Chiesa; non un cerchio chiuso nella ricerca erudita di
documenti delle parrocchie delle Val
li, ma indagine sul più vasto campo
della Storia della Riforma in Italia
(una vecchia proposta che lentamente diventa realtà); richiamo al valore
permanente della tradizione valdese
per l’evangelismo italiano.
Perchè questo richiamo risuoni e
questa ricerca si affini, occorre che
i vecchi amici non si stanchino, che
ne sorgano dei nuovi e che la società
abbia i mezzi finanziari per svolgere
i compiti che essa può svolgere.
G. C.
3
!
L’ECO DKLE VALLI VALDESI
— 3
Per l’onore dei nostri Coscritti
Con questo titolo L’Eco del elùsone pubblica un manifesto del Segretariato Moralità presso la Giunta
Diocesana di Azione Cattolica di Pim-rolo. Il manifesto contiene ima esortazione, anzi un richiamo ai giovani di leva affinchè, pur nella giovanile baldanza della loro età, non si
disonorino e non offendano la società
nei giorni della visita militare, con
una condotta contraria alla educazione, al costume morale.
Da parte nostra, concordiamo con
il titolo del manifesto e con il contenuto. Nel passato, per le vie e sulle
piazze di Pinerolo, dove affluiscono
molti giovani jjer la visita militare,
abbiamo assistito a delle scene talvolta disgustose, offensive alla morale e indegne di im popolo civile.
L’essere giovani di leva non giusti
fìca affatto gli schiamazzi indecorosi,
le luride bestenimie, le oscenità nel
linguaggio e negli atti. E’ giusto che
i giovani lo sappiano; non tutti agiscono così, bisogna riconoscerlo; ma,
talvolta, anche quelli che non lo vorrebbero, finiscono per subire l’infiuenza degli altri e ne sono travolti.
Il manifesto in parola, «deplorando severamente il nauseante ed avvilente spettacolo offerto nel pomerig
Un tappeto di fiori.....
[Alla memoria del mio amico Stefano Goss)
Si tratta, ormai, di vecchi ricordi : sono passati trent’anni! Eppure,
me ne rammento come se fosse ieri.
Era il primo anno che si saliva in
montagna dopo che era stato costruito il nostro ciabòt. Giugno avanzato.
Tutti i prati già falciati ed era rimasto nell’aria il caratteristico rude profumo del fieno dell’Alpi.
Percorrendo in lungo e in largo
il terreno, eravamo rimasti, ad un
tratto, colpiti da qualche cosa di veramente insolito; ai piè d’una grosso roccia c’era ancora — intatto —
un grande ciuffo di genziane azzurre. e di ranuncoli d’oro, largo forse
mezzo metro quadrato. I colori vivacissimi facevano spicco sul terreno rasato; si vedevano da lontano.
Pensai;
— TjO. prima volta che lo vedo, voglio parlarne al mio vicino, Stefano
Goss.
* * ^
Lo incontrai l’indomani mattina.
Mi accolse col sorriso abituale, cortese e maliìdioso. Però si vedeva benissimo che — questa volta — aveva qualcosa da dirmi, qualcosa, cioè
ch’egli aspettava che io gli dicessi.
Ed io, subito;
— Barba Goss, ah! quel ciuffo di
genziane! Le avete lasciate apposta!
Come mai?
— Cosa volete? Quando sono secchi, quei fiori rum sono altro che
utia manciata di fieno, mentre avete
visto come sono belli! — Dopo un
momento e con una certa esitazione
soggiunse;
— Ho pensato che avrebbero fatto piacere a vostra moglie.
Che pensiero gentile! Ma... era
proprio sincero Barba Goss?
Con l’andar del tempo, mi sono
accorto che quello di risparmiare —
qua e là sui prati ■— qualche bei
ciuffo fiorito e profumato, il mio vicino di casa non lo faceva soltanto
’■ per far piacere a mia moglie
ma (si vergognava forse di confessare questa sua ” debolezza ”) lo
faceva perchè ne godeva lui stesso
per il primo. E me lo disse un giorno, molto candidamente.
— Cosa vi pare? A lasciarli in piedi, quei fiori, io non sono nè più
ricco, nè più povero; mentre inve
ce!...
* *
Bravo Stefano Goss!...
Ho saputo in questi giorni che anche lui, a 84 anni, se n’è andato all’ultimo riposo. Una bella morte. Alle sei di sera spaccava la legna sotto
la sua lobia. Gli è venuto mate. Lo
hanno portato sul letto. Alle due dopo mezzanotte aveva cessato di respirare.
Quando ho saputo che se n! era
andato, mi è risuonata nelle orecchie, col timbro abituale, la sua parola schietta di montanaro Valdese.
E quello è il ricordo che serberò di
lui. Un uomo che — ndla sua lunga
esistenza — aveva saputo vedeie
le genziane e i ranuncoli della primavera e apprezzarli e risparmiarli
— i fiori della vita — e goderne serenamente e lietamente...
—- Cosa vi pare? A lasciarli in piedi, quei fiori, io non sono nè più
ricco, nè più povero; mentre invece!...
gio di domenica 24 febbraio u. s. da
una cinquantina lU coscritti» (non
provenienti dalle Valli), richiama giustamente i « giovani coscritti del Pinerolese a quel senso di civica dignità che rifugge dalla bestemmia, dal
turpiloquio, dalle volgarità, dalle molestie ai passanti, e dall’accodarsi a
miserabili corruttori., senza per questo rinunziare a quel senso di allegra
fierezza e di simpatica baldanza che
nei giorni della visita militare caratterizza la gioventù sana, onore e vanto della Famiglia e della Patria».
Termina denunziando l’atteggiamento provocatorio di certi coscritti dar
vanti ad una malfamata casa di Pinerolo.
Ci associamo a que'sto richiamo che
è utile a tutti. E poiché ci rivolgiamo
in modo speciale ai giovani coscritti
Valdesi, non possiamo non ricordar
loro che anche in quei giorni essi devono controllare la loro condotta. Ci
sia nel loro costumé di vita un senso
di dignità e di dominio di sè, non
quel conformismo col mondo che altera totalmente la loro testimonianza e non s’addice alla loro fede.
Non è assolutamente necessario che
quei giorni diventino giorni di libertinaggio, di sbevezzamenti e di impurità.
Senza giudicarli con severità, scriviamo allo scopo di incoraggiarli ad
essere vigilanti nelle loro parole e
nelle loro azioni, a edificazione loro
e di quanti li osservano.
Red.
E. Thurneysen - K. Barlh
MeditatioDS pour le temps de
et pour le temps de Pâques
Brevi, profonde meditazioiù sono
raccolte in questo volume e dovute
alla penna di due nomi famosi ormai nel mondo protestante; Bar ih
e Turneysen. Il motivo fondamentale del testo è colto con lucidità e originalità ad un tempo dai due teologi
consentendo al lettore di afferrare il
senso concreto del messaggio. E in
ogni commento scopriamo noi stessi
perennemente mancanti e perenne
mente graziati dall’Amore. Le brevi
preghiere finali esprimono efficacemente l’ansia del credente tutto prò
teso alla ricerca della Potenza e della Misericordia del Padre Celeste.
Nel clima del Natale e della Pasqua
veniente i messaggi sono preziosi psr
ogni cercatore e particolarmente per
i messaggi della Grazia divina.
Editions Labor ot Fides - Genève presso Claudiana.
Ijuelquos données intéressantes snrilTrn^uay
Beato lui!
Giovanni E. Meille.
Vu les forts liens qui unissent les
Vallées aux colonies vaudoises de TUruguay, nous pensons que cet article
intéressera les lecteurs de l’Echo.
La République de l’Uruguay, qui
n’a que 2 millions d’habitants sur
une étendue qui est environ la moitié de celle de l’itaiîe, tient à être à
l’avant-garde du progrès social et de
l’instruction. "■
Elle a introduit la journée de 8
heures, la pension aux vieux travailleurs, la monopolisation des a.ssurances, des transports, de l’alcool, du ta^
bac et de l’énergie électrique.
Les maîtres d’éçolt, les professeurs,
et.“«r générâf les ^ployés de Î’Ëtat
sont mis à la retraite après 30 ans de
service, mais ils s’en vont avec une
pension égale à leur dernier traitement. L’Uruguay a -aboli la peine de
mort, introduit le divorce, même à la
demande de la femme seule, et reconnu le droit de grève; il avait aboli l’esclavage 20 ans avant les Etats
Unis. Garibaldi y a combattu une
des plus belles batailles en faveur de
la liberté, qui s’est maintenue dans
toute son ampleur malgré les révolutions; le pays en a connu 41 jusque
en 1903, mais depuis longtemps la
paix règne dans tout l’Etat.
Avant l’élection du premier prési
dent Battle, il n’y avait aucune continuité gouvernementale, mais dès
son accession au pouvoir, les élections
se dérouièrent dans une meilleure atmosphère, le gouvernement devint
pius stable, le suffrage universel, la
représentation proportionnelle furent instituées; la liberté de parole
de la presse, de réunion, de conscience, de religion fut garanti:. Le vote
est obligatoire et ceux qui ne votent
pas sont frappés d’une amende.
L’Uruguay est encore aujourd’hui
l’unique pays du monde où les études
ATTEIVÎZIOIVÎE !
^nt gratuites du jardin d’enfance
aux grades urùversitaires;. les Uruguayens peuvent devenir docteurs en
médecine, avocats, professeurs, ingénieurs .sans dépense lù pour eux ni
pour leurs parents. On doit cepen
dant reconnaître que la moitié de la
population jouissant d’une bonne ai
sance par l’agriculture n’a pas beaucoup d’ambition pour les grades umversitaires; il n’y a que l’Université
de Montevideo et un nombre restreint
de lycées. L’instruction est obligatoire, mais les enfants très nombreux
des fermes éloignées des rares centres populeux doivent franchir de
grandes distances pour se rendre à
l’école.
L’assistance médicale gratuite est
assurée aux indigents et l’Uruguay a
proportionnellement plus de lits de
hôpitaux et plus de médecins que les
autres nations de l’Amérique.
Ce pays a consacré aux réformes
sociales et à l’instruction l’argent que
il ne consacrait pas aux dépenses militaires, n’ayant pas d’armées. Quand
les pays voisins se saignaient pour
augmenter leurs armements, l’Uruguay dépensait ses revenus pour
l’instruction, l’hygiène, la pension aux
travailleurs, l’établissement des routes, et a fait ainsi plus de progrès
depuis 1900 que les autres nations lar
tines.
Sans doute que cette République
n’est pas un Eldorado, ses sujets doivent travailler fort et ferme, et les
nouveaux arrivés, malgré les facilitations du Gouvernement et l’aide
des généreux colons, rencontrent bien
des difficultés au commencement
pour se caser, mais après une dizaine d’années de travail ils sont à leur
aise en général. X
Redattore: Ermanno Rostan
Via dei Mille, 1 - Pinerolo
tei. 2009
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pollice - ’-c.p. 2/17557
Tipografia Subalpina - s. p. a.
Torre Pellice (Torino)
segnaliamo ai lettori il
DIZIONARIO eiBLICO
pubblicato dalla Casa Editrice Claudiana
Un volume di 750 pagine = Oltre 1400 voci = Di fondamentale
importanza per approfondire la conoscenza della Bibbia
Prezzo lire 3700
Libreria Claudiana - Torre Pelline - c. c. p. 2-17557
Vous nous posez là, mon cher
Rédacteur, une drôle de question!
Car si nous ne respirions pas, nous
ne lirions pas votre article: sans
respiration, il n’y a pas de vie...
— Aussi, n’aje pas demandé si
vous respiriez, mais si vous savez
respirer. Il faut croire que l’interrogation n’est pas si ridicule, puisque, en bien des milieux, on recommande la culture physique,
dont la respiration est à la base:
écoliers, sportifs, orateurs, acteurs,
en doivent faire l’apprentissage.
Même à la Radio, la question est
quelquefois posée ; dernièrement,
un docteur prétendait que sa méthode respiratoire risquait, dans
bien des cas, de prévenir la tuberculose... Si donc nous respirons
tous, convenons que beaucoup de
entre nous respirent mal...
Mais nous n’allons pas faire ici
un cours de médecine. Nous voudrions dire seulement que la question posée dans notre titre se
justifie aussi dans le domaine spirituel.
On dit: la prière est la respiration de l’âme. Disons donc: Savezvous prier? Je m’imagine que beaucoup d’habitués de la prière ne se
sont jamais posé la question: il y
a tant de gens qui ont la parole
facile I Considérez pourtant que,
comme il existe des maladies du
poumon, et des plus graves, il
existe aussi des maladies de l’âme
avec une répercussion sur la facul
Savez-vous respirer?
té d’oraison. Un seul exemple ici:
vous avez entendu parler de cet
ingénieux et moderne appareil que
on appelle: le poumon d’acier.
Mais, en religion, nous le connaissons depuis des siècles: n’existe-til pas une prière dure et froide
comme ce métal, cette oraison mécanique, qui va du moulin chinois à ces sempiternelles litanies
que le Christ à stigmatisées du
nom de vaines redites? Jusque
dans nos prières dites « de coeur »
— où le coeur est si souvent absent
ou presque — ne se mêle-t-il pas
cette routine sans émotion, dom
le populaire dit qu’une telle requê
te « ne monte pas plus haut que le
plafond»? Le poumon d’acier est
un poumon de remplacement: une
telle prière est une prière de remplacement, qui tend à dispenser de
cette vie sainte, qu’une véritable
élévation vers Dieu suppose ou
doit créer.
En somme, cette prière-là n’a pas
de profondeur, elle n’est pas née
de la vie intérieure, mais des circonstances: c’est pourquoi ce sont
uniquement des demandes qui sont
requises, comme des mendiants
qui intercèdent, alors que le Tout
Puissant ne nous doit rien. Et i’adoration et la reconnaissance, la
repentance et la joie chrétienne y
sont à peu près absentes.
« ♦ «
« La prière respiration de l’àme » : la prière est donc une vie,
la vie spirituelle même. Non pas
un moment de chaque journée,
mais — latente, silencieuse ou parlée — une manifestation perma
nente du chrétien. L’apôtre Paul
a écrit: Priez sans cesse. Or, la
respiration physiologique s accomplit — vous le savez — en deux
temps.
Le premier s’appelle ; inspiration.
C’est l’acte par lequel nous introduisons dans nos poumons l’air
extérieur, pour y puiser cet oxygène indispensable à notre existence. Il y a certes, dans l’atmosphè
re ambiante, d’autres vapeurs, inutiles ou nuisibles: il existera toujours, dans nos oraisons, des scories mélangées à nos sentiments
les meilleurs; mais il y a une
atmosphère de Dieu dans laquelle nous devons puiser nos pensées
et nos soupirs: c’est la sainteté.
Ici nous comprenons le grand but
de la prière: la recherche de la
perfection. Parler à Dieu, c’est réaliser un plein d’Esprit Saint
(« rempn de 1 Esprit », dit l’apôtre).
Et voici i’inspiration au sens religieux du terme: vouloir recevoir
ce que l’Etemel nous inspire, axin
que l’exaucement ne puisse manquer, car alors il est selon la volonté divine. A condition cepe.i
dant que nous soyions les vrais
enfants du Père Céleste, en JésusChrist, notre Frère aîné, parce que
notre Sauveur.
C’est ici que se place le second
temps de la respiration physique:
l’expiration. Ce mouvement consiste, on le sait, à vider l’organisme
de l’air devenu carbonique, par
suite des transformations vitales,
donc adultéré et nocif. Ce terme
sent la mort : ne dit-on pas expirer,
lorsqu’il s’agit du dernier soupir?
Or, nous apportons tous en naissant le comportement d’un être
imparfait, limité, et plus encore
vicié par l’hérédité d’ime race corrompue. La Bible appelle cet être ;
« l’homme naturel ». Et l’Evangile,
par la bouche de Jésus, proclame
la nécessité d’une nouvelle naissance, par la venue en nous dun
homme surnaturel, aimant Dieu,
aimant le prochain, dépouillé de
son égoïsme et animé par le Saint
Esprit. Il faut que le vieil homme
pécheur meure, pour faire place a
rhomme nouveau. On voit ici le
rôle de la prière, et sa principale
destination: toute oraison véritar
ble est un dialogue, une rencontre
avec Dieu, par laquelle le poumon
spirituel qu’est l’âme expire son
péché, dans une repentance sincère et une décision pour le bien
profondément volontaire. Ainsi, la
prière est un combat que suit une
victoire, un signe de résurrection.
En ce sens, elle est toujours exaucée, parce qu’elle est la volonté do
Père, lequel ne veut que le progrès,
le salut de Son enfant.
♦ « *
A chacun de savoir maintenant
comment il prie, s’il entend la voix
de Dieu à côté de la sienne, ou
bien son seul accent. A chacun de
comprendre la portée, le but, les
conditions d’une oraison complète et féconde. A chacun de compter ce que lui coûte sa requête et
le pourquoi de ses déceptions.
Ne sommes-nous pas tous plus
ou moins anémiques, intoxiqués?
Et ne disons-nous pas sincèrement, en y joignant tous nos efforts et surtout notre foi:
Seigneur, enseigne-nous à prier!
Seigneur, viens prier avec nous!
André Jalaguier.
(Le Relèvement)
4
4 —
lÆCa DELLE TALDBSI
NOmiE DAU.E CHIESE
Pinerolo
Nel pomeriggio di domenica 31
marzo, la chiesa si è riempita di un
pubblico eccezionale. Erano presenti
le rappresentanti di molte Unioni
femminili o delle madri del n(wtro
Distretto ecclesiastico, riunite per un
convegno di cui in altra parte dei
giornale diamo il resoconto. Con loro vi erano varie altre sorelle in fede, giimte da altre località, ma anch’esse desiderose di fortificare il legame della solidarietà nella fede e
nel comime amore per la Chiesa.
Il convegno è stato aperto con un
breve culto del Vice Moderatore;
quindi sono stati pronunziati alcuni
messaggi, seguiti con interesse de,
tutta l’assemblea. Lo scopo particolare del raduno è stato di prepaTa^e
il terreno in vista della costituzione
di una Federazione femminile Valdese che, nell’ambito della chiesa, favorisca un’azione di coordinamento,
di contatti all’intemo ed all’estero,
di più solidale impegno nel lavo^'o
della donna al servizio di Dio e del
prossimo.
Dopo il convegno vero e proprio, la
sala è stata letteralmente stipata di
gente e l’Unione femminile della
Chiesa di Pinerolo ha offerto alle
convenute un simpatico, gradito ricevimento. Il Pastore ringrazia queste sorelle in fede per la loro collar
borazione fattiva e volonterosa.
Uno scambio di pulpito ha avut j
luogo Domenica 31 marzo fra i Pa
stori di Pinerolo e Torre Pellice. La
comunità ringrazia il Past. Prance
Sommani che le ha rivolto il messaggio della Parola di Dio nel culto
domenicale.
Prarostino
Anche dalla nostra Comunità, ur
gruppo di catecumeni di 4o anno, ac
compagnati dal Pastore, ha partecipato alla « retraite » ad Agape nei
giorni 18 e 19 marzo u. s. E’ stata
davvero una magnifica occasione,
purtroppo non abbastanza valutata
da tutti i nostri catecumeni e dalle
loro famiglie, per ripensare sul significato e sul valore della Santa Cena,
alla quale i nostri giovani stanno
per avvicinarsi prossimamente.
L’Assemblea di Chiesa, riunitasi
domenica 31 marzo, sotto la presidenza del Pastore Gustavo Bouchara
di Rorà, nella qualità di Segretario
della Commissione Distrettuale, ha
rieletto a stragrande maggioranza
il Pastore Giovanni Peyrot a conduttore della Parrocchia di Prarostino
per un altro settennio.
La Comunità ringrazia il Pastore
Bouchard per il forte messaggio ri
volto alla assemblea, particolarmente numerosa, col quale egli ha richia
maio l’attenzione di tutti i membri
« del Corpo di Cristo » sulle responsabilità e sui doveri che incombono
a ciascuno allo scopo di concorrere
tutti, nella misura dei doni ricevuti
cial Signore, allo sviluppo e alla edificazione della Comunità in Cristo
Possa la nostra Comunità, insieme
al suo Pastore, al quale è stata rinnovata la vocazione del « ministero
per questa particolare parte del
gregge di Gesù Cristo affidata alle
sue cure », rispondere con impegno
nel comune servizio e nella comime
ubbidienza al Signore.
Ringraziamo la filodrammatica di
Pomaretto per la sua visita, fatta
domenica 24 marzo, e per la bella
serata che ci è stata onerta.
La nostra filodrammatica si è recata domenica 31 marzo a Massello
dove è stata accolta con molta cordialità.
Che i legami di fraternità, che si
stabiliscono anche per mezzo di queste visite, possano essere saldamente
rafforzati dalla benedizione del Signore.
Un buon gruppo di nostre sorelle
dell’Unione delle Madri ha preso
parte al convegno di Pinerolo, svoltosi domenica 31 marzo nel pomerig
gio. Buone sono state le impressioni
•' ,.i;_ i:,' | -v . * .,i
Il nuovo tempio di Colleferro
riportate dalle nostre sorelle da quel
convegno.
Un gruppo di membri della Società Missionaria « Pra del Torno » ha
tenuto nei vari quartieri della Par
rocchia divrrse riunioni, la sera di
martedì 26 u. s., interessando vivamente gli uditori alla causa missionaria. Le collette fatte alla fine di
queste riunioni sono state buone, ed
il loro ricavato verrà inviato per sostenere il lavoro missionario in terra pagana.
.Rodoretto
Il 25 marzo un lungo corteo di parenti, amici e conoscenti ha accompagnato al cimitero di Fontane la
spoglia mortale della nostra sorella
PONS ADA che il Signore ha richiamato da questa vita nella giovane
età di 20 anni dopo penose sofferen
zs. « Il suo sole è tramontato mentre
era giorno ancora ».
Ai familiari dolorosamen e provati rinnoviamo la nostra cristiana
simpatia ed invochiamo su di loro
le consolazioni dell’Iddio Onnipotente, nostro Signore e nostro Padre.
Como
Due lutti hanno colpito la nostra Comunità; la sorella Maria Montandon-Dubied ci ha lasciato, il 31 dicembre dell’anno scorso: era staila negli anni passati una attiva collaboratrice della Chiesa, prima come cassiera, poi come presidente della Lega femminile.
E la sorella Maria Veneziaiù-Moscom,
che da tanti anni era stata custode del
nostro tempio e che da poco era andata
in pensione: è decednta la sera del 21
gennaio.
—- Ci sono stati segnalati i nominativi
di 24 profughi ungheresi risiedenti nella
nostra diaspora a Boa-rezzo di Valganna
(Varese), di confessione evangelica. Andremo al più presto a visitarli.
— Diamo il nostro benvenuto a tre nuove famiglie d-ella diaspora o che hanno
preso contatto con la nostra comunità: la
famiglia Giordan di Torre Pellice composta dai genitori e da tre bambini; la famiglia Mailer e Zwingenberger.
— Domenica 5 maggio scade il mandato
dell’attuale Consiglio di Chiesa, che secondo i regolamenti dura 5 anni. Dovremo
perciò riunirci in Assemblea per eleggere
o rieleggere il nuovo Consiglio di Chiesa.
Oltre a questo dovremo eleggere due nuovi Diaconi i cui posti erano rimasti vacanti da circa quattro anni.
Dalla diaspora torinese
Poiché Tiniziativa ha dato buoni
risultati, abbiamo continuato a ceiebrare i Culti alternativamente a Chivasso ed a Terrazza: ogni prima e
terza DcmEnica del mese, a Chivasso, ed ogni seconda e quarta a Terrazza. I fratelli delle due Comunità
vicine hanno così modo di incontrarsi e di fraternizzare anche con gli amici che cortesemente accompagnano il Pastore, da(^’Torino, nelle d ie
località.
Con il medesimo programma, seguiranno i Culti del mese di Marzo,
salvo per la Domenica 31 Marzo, nella quale ci sarà, a Torino, uno speciale convegno con la Diaspora torinese. :
Ad Asti i Culti hanno luogo
ogni Domenica all« ore 15. Sono presieduti daH’Assistente di Chiesa, signorina Gandolfo ogni prima e terza Domenica del mese e dal Pastore
Corsani ogni seconda e quarta.
Lunedì 11 Febbraio il Pastore Ayas.sot ha celebrato la festa Valdese con una conferenza sul tema: «Situazione attuale della libertà religiosa in Italia».
C’è stata anche, la stessa sera, una
Assemblea di Chiesa presieduta dal
Pastore, nella quale è stata discuss"'la situazione della piccola Comunità
Per il periodo della Quaresima, il
Past. Ayassot ha tenuto una serie di
Conferenze nei Lunedì 11.e 25 Marzi
e 8 Aprile, ossia, ogni quindici giorni,
alle ore 21 sul tema generale: Le tre
voci dell’Antico Testamento.
Ecco gli argomenti delle tre Co. •
ferenze: Lunedì 15 Marzo; La voce
della Legge. Lunedì 25 Marzo; La
voce della profezìa. Lunedì 8 Aprile;
La voce dei poeti.
la» e «Montagnes Valdfitalnes» delle quali è stato richiesto 11 bis. Ci auguriamo che questa società sportiva
sia sempre più seguita ed incoragg^ta nel suol nobili sforzi da tutto
* la popolazione. x. f.
Le famiglie Laurenti e Gisolfi riconoscenti per la grande dimostra
zione tributata al loro caro papà
Giovanni Laurenti
(Cringiu)
sentitamente ringraziano tutte le
gentili persone che con scritti, fiori
e presenza presero parte al loro gran
de dolore.
Un ringraziamento particolare ai
Dottri Terrone e Gallo per le amorose cura prestategli; agli inquilini
di casa e a tutti coloro che si prestarono nella luttuosa circostanza.
Villar Perosa, 1 aprile 1957.
Onoranze funebri Tessere
Villar Perosa - Tel. 51.39
La famiglia Pons vivamente commossa per il tributo d’affetto ricevuto nella dolorosa malattia e in occasione della dipartita da questa vita
terrena della loro Cara
Pons Ada
ringrazia tutti coloro che con la loro
presenza e con scritti hanno manifestato la loro simpatia e recato conforto neU’ora del dolore.
« Per me il vivere è Cristo ed
il morire guadagno ».
Fil. 1: 21.
Gardiola di Frali, 25 marzo 1957.
Sport GIflh Angrogna
Domenica 24 marzo la locale socie
tà sportiva « Sport Club Angrogna »
ci ha dato una ottima e quanto mai
riuscita serata nel corso della quale
un buon gruppo di attori ha inter
pretato la commedia drammatica di
Carlo Repossi «Uomini nella notte»,
li tema della commedia era questo:
l’amore cristiano trionfa sull’odio:
tema dunque prettamente d’ispirazione cristiana. Un buon pubblico
gremiva la nostra sala; peccato che
non ci sia stato da registrare addirittura im pienone: la recita ne var
leva la pena. Accanto agli attori già
provetti abbiamo notato alcuni attori cimentarsi per la prima volta sul
palcoscenico; a tutti il nostro «bravo ». Seguiva uno scherzo comico divertente. Un gruppo di cantori ha interpretato lodevolmente alcune canzoni montane tra cui «La Paganel
ORAR! DEL PINEROLESE - B NOVEMBRE 1936
Ferrovia Torino-Torre Pellice e viceversa
Torino 4,28 6,20 8,11 12,23 13,42 15,22 17,26 18,29 18,34 19,23 23,48
Airasca 5,16 7,08 8,50 — 14,30 16,06 18,13 — 19,22 20,08 0,29
Pinerolo 5,36 7,39 9,11 13,— 14,55 16,28 18,40 19,13 19,46 20,31 0,51
Brich. 5,57 7,58 9,27 13,15 15,12 16,50 18,59 19,28 20,07 20,46 1,07
Torre P. 6,10 8,11 9,41 13,33 15,25 17,04 19,12 19,42 20,20 20,59 1,20
Torre
Brich.
Pinerolo
Airasca
Torino
P.
3,48 4,48 5,40 6,38 8,35 12,24 13,24 16,32 18,05 19,50 21,04
4,01 5,18 5,56 6,53 8,50 12,39 13,39 16,48 18,19 20,06 21,19
4,21 5,31 6,18 7,11 9,08 12,58 13,55 17,06 18,37 20,29 21,35
4,39 5,50 6,49 7,27 9,25 13,19 — 17,35 18,58 21,02
5,23 6,32 7,38 7,54 10,— 14,02 14,16 18,26 19,42 21,55
Ferrovia Bricherasio-Bqrge e vicev^sa
Brich.
Barge
5,07 5,59 8,02 9,32 13,18 15,18 16,52 19,07 20,14
5,24 6,17 8,20 9,50 13,37 15,39 17,10 19,27 20,33
Barge
Brich.
4,40 5,31 6,29 8,27 12,16 14,50 16,08 17,53 19,37
4,58 5,49 6,48 8,45 12,34 15,07 16,29 18,11 19^5
Tramvia Pinerolo-Perosa e viceversa
Pinerolo
Porte
S. Germano
Villar P.
Pinasca
Perosa
fer fest fer fer fest fer fest fer
4,20 4,35 4,45 6,45 7 — 7,55 8,15 9,30 10,15
4,47 4,56 6,04 7,07 1 8,16 8,34 9,48 10,34
4,54 5,03 6,10 7,15 1 8,22 8,42 9,55 10,42
5,25 5,20 6,17 7,22 7,25 8,30 8,50 10,03 11,—
5,35 5,30 6,27 7,32 — 8,40 9— 10,10 11,10
5,45 5,40 6,37 7,40 — 8,50 9,10 10,20 lUO
fer
11,30
11,50
11,58
12,06
12,16
12,25
fest
11,40
11,58
12,05
12,11
12,20
12,30
fer
12.40
13,02
13,10
13.40
13,50
14 —
Pelosa
Pinasca
Villar P.
S. Germano
Porte
Pinerolo
fer fes fer fer fest fer fer fest fer fest fer fest
4,45 4,50 5,55 7— 7----- 8— 8,10 9,35 9,45 11,45 11,50
4,55 5,01 6,05 7,11 7,10 — 8,11 83 9,45 9,55 11,57 12 —
5,25 53 6,15 7,21 7,19 7,30 8,21 8,30 10,— 10,04 12,07 12,09
5,32 5,27 63 7,28 73 — 83 8,35 10,10 10,10 12,15 12,15
5,39 5,32 6,29 7,35 7,32 — 8,35 8,42 103 10,17 12,28 12,22
6,— 5,50 6,45 7,55 7,50 8 — 83 9 — 10,40 10,40 12,52 12,40
fest
13,10
13,29
13,36
13,45
13,55
14,05
fest
15,05
15,22
15,28
15,35
15,45
15,55
fer fer
15.05 16,02
153 16.22
15,32 16,29
15,40 16,55
15,52 17,07
16.05 17,20
17,50
18,09
18,17
183
18,35
18,45
193
19,47
19,55
20,02
20,11
20,20
fer
20.55
21,17
21,25
21.55
22,05
22,15
fer
13 —
13,10
13,40
13,47
13,54
14,15
13,25
13,33
13,45
13,51
13,58
143
14,10 16 —
14,18 16,10
143 16,23
14,34 163
14,41 16,36
15— 16,55
fer
16,15
16,55
fer
17,18
16,55
17,03
IT-ll
17,35
17,25
17,35
17,45
17,52
17,58
18,16
fer
19— 21,15
19,10 213
19,20 21,55
19,28 22,03
19,35 22,10
19,55 22,30
La famiglia del compianto
Doti Ing.
Enrico Emilio Garnier
ringrazia sentitamente quanti volle
ro partecipare al suo dolore, accom
pagnandone la cara salma alla sua
ultima dimora. Un grazie speciale al
Pastore sig. Aime, al Dr. Pelizzaro.
alla signorina Chauvie ed al sig. Carlo Jourdan, per quanto fecero nelTmtento di alleviare le sofferènze del
caro Estinto.
Angrogna, 27 marzo 1957.
Le 1 avril, dans sa 86.me année
Dieu a rappelé à Lui
Paimire Varese
Veuve Turin
Elle repose maintenant dans l’ancien cimetière des Jalla à St. Jean.
Les familles Turin, Varese, Decker,
Ribet, et les familles alliées en annoncent avec douleur son décès.
Et le soir étant venu Jésus
dit : « Passons à l’autre riva,ge ». Marc IV : 35.
Direttore: Prof. Gino Costabel
Pubblicazione autorizzata dal Tribunale di
Pinerolo con decreto del 19 gennaio 19.55.
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