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LA BUONA IVOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
pKRZXO n’AÜ>S0CIAX10:VE
Torino, per un anno . . . L. G d
» per sei mesi ... » i »
Per ie provincie e l’estero franco sino
ai confini, un anno . . L. 7 20
per sei mesi , « 5 20
La direzione della BUONA NOVELLA è
in Torino, casa Bellora, via del Valentino, n" 12, piano 3».
Le assuciazioni si ricevono da Caklotti
Bazzarini e Comp. Editori Librai in
Torino, sotto i portici di Po, n“ 39.
Gli Associati delle Provincie •potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla ditta sopradetta.
Origini e dottrine della Chiesa Valdese. Proemio.— L’Evangelo Tonte di ogni ver»
libertà II.— Corrispondenza religiosa; lettera quarta.—Bibliogharia ; I Valdesi
ossia Cristo ed il Papa di A. Zagnoni. — I Valdesi di F. Govean. — Varieta’ ;
Un arg;omento deirelBcacia deir£vangelo. —■ Notizie religiose : TorinoG6D0VJI
— Francia — Inghilterra — Scozia — Irlanda — Germania— Cronachetta politica,
ORIGINI E DOTTRINE DELLA CHIESA VALDESE
Proemio.
Ogni Chiesa fondata sulla fede in
Gesù Cristo, unico salvatore e redentore del mondo, è Chiesa cristiana,
apostolica e cattolica, perciocché riconoscendo per suo capo e istitutore
Gesù Cristo, che venne ad annunziare
in persona la sua fede agli uomini,
ha tutta ragione di appellarsi cristiana, come fu la prima volta chiamata
quella di Antiochia, dove sappianno
che vennero per la prima volta chiamati Cristiani i seguaci della fede e
religione di C-iisto.
Devesi anche chiamare apostolica,
non perchè ogni cliiesa debba essere
stata personalmente fondata da qualcuiio dei dodici apostoli, i quali per
quanto corressero di terra e di mare,
non potevano certo essere mai sufficienti a predicare essi soli il Vangelo
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in tutte le parti della terra ; ma perchè ogni chiesa cristiana deve professare le dottrine medesime che ini parò la chiesa fondata da Gesti Cristo
in Gerusalemme fra suoi apostoli e
discepoli, e da questi, dopo la risurrezione e ascensione in cielo del loro
divino maestro, e dopo la discesa dello
Spirito santo, communicateeinsegnate
senza accettazion di persone alle genti
d’ogni razza, d’ogni tribù, d'ogni lingua.
Si chiama finalmente CaUolica o
universale perciiè fondata iiidistinlamonte per tulli, e si trova dovunque
sono uomini cristiani, ossia credenti
nella lede di Crislo, e aventi per loro
unico capo e salvatore e maestro Gesù
Cristo.
Per sapere poi, se veramente una
Cliiesa professi le stesse dottrine rivelale da Gesù Cristo agli Apostoli, e
da questi communicate agli altri, e da
questi altri ad altri infnio a noi, abbiamo dalla divina Provvidenza ricevuto un testimonio infallibile ed eterno
nel sacrosanto evangelo. Ivi gl’ispirati
scritloi'i hanno raccolto tutti gli ammaestramenti die ci sono necessarii a
salute, ivi ognuno di noi è obbligato
di cercare la scienza e la fede che lo
salvi.
Se questa fosse stata solo verbalmente affidata agli Apostoli, e gli
Apostoli avessero solo verlmlmeiite
dovuto affidarla ad altri uomini che
lor succedessero nell’ Apostolato di
Cristo, noi avremmo bisogno e necessità di dover dipendere continuamente
nelle nostre incertezze e nei nostri
dubbi dalla parola dell’uomo. E siccome la parola dell’ uomo è necessariamente mutabile e soggetta alle variazioni che induce il tempo e la diversa condizion sociale delle umane
generazioni che si vengono s uccedendo
non mai identicamente le stesse , è
piaciuto alla infinita sapienza di Dio
di consegnare la sua nuova legge di
redenzione e di compimento in un
libro, come fece dell’ antica data agli
Ebrei, che era legge di aspettazione e
di promessa. Gli Apostoli cosi ispirati
da lui non si tennero contenti a predicarla, ma come Mosè e i Profeti anche
la scrissero, e sul cominciare del secondo secolo tutti i fedeli componenti
le tanti congregazioni ossia chiese, o
immediatamente o mediatamente fondate da loro, facevano a gaia nel copiarsi e trascrivere e leggei'e e meditare e commentare del continuo (e
scrillure lasciate da loro.
Queste sono giunte fino a noi, e
queste ci debbono essere norma unica
di fede, perchè raccliiudono gli ammaestramenti e la volontà di Nostro
Signore e salvator Gesù Cristo, come
gli è piaciuto che li scrivessero gli
Apostoli e gli Evangelisti, ed arrivas-
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fero infine alla consumazione de’ secoli.
In queste adunque noi abbiamo la
parola stessa di G. Cristo che è parola
di Dio, la quale non potrà mai ingannarci. L’uomo ci può pariai’e per secondo fine, 0 per passione, e sempre
può ingannarsi ed ingannare, benché
abbia le più sane intenzioni di volerci
far prò. La parpla di Dìo qual è immutabilmente consegnata nei libri del
santo Evangelo, ove sia da noi consultata colla riverenza e semplicità d’un
vero credente, non c’ingannerà giammai.
Questa regola infallibile di fede accettarono tulle quaute le Chiese cristiane, 6 l’accettano ancora, ma non
sempre a un modo.
Nei primi e più bei tempi del Cristianesimo, con questa regola di fede
alla mano tutte si difendevano dalle
eresie, tulle servivano a Dio in ispirito
e verità, tutte si amavano di amor
fraterno, e, tutte conservavano gelose
il deposito delle cristiane dottrine,
quali sono esposte nei sanli libri evangelici.
In processo dì tempo, o mancasse
il fervore, o nascesse ia alcune la cupidità di primeggiare, o prevalesse in
altre il piacere di filosofare a quello
di accettare umilmente la parola di
Dio qual è, si accesero quistioni e
battaglie che non si poterono mai pie
namente assopire nè dai dottori, nè
dai vescovi, nè dagli stessi piii numerosi concilii.
Fra quelle controversie di accademia e di scuola s’introdussero grado
a grado spiegazioni e massime dottrinali, e costumanze disciplinari, e disposizioni canoniche, e credenze esplicite 0 contrarie o non corrispondeoti
a quelle del santo Evangelo. Sarebbe
difficile di rinvenire una sola delle
tante Chiese diiTuse pel mondo, che
non avesse mai nulla contratto di questa infezioa generale. Il certo è che
ogni innovazione ebbe oppositori i
quali cogli scritti o col fatto (col noo
ammettere cioè quella innovazione)
protestarono contro ia corruzion del
V’^angelo. Laonde malamente è giudicala la storia da coloro che dulia
grande Ri?orma di Lutero datano il
cominciare delle Chiese protestanti.
Esse risalgono ai primi tempi della
corruzione, e riandando la memoria
de’ tempi colla fiaccola della critica
nella mano noi ci avveniamo in popolazioni intere, che salde nella pura
credenza evangeh'ca, respinsero con
coraggio le dottrine e le pretensioni
de’ novatori.
Del bel numero una è l’antichissima
chiesa d’Italia da cui discende per
non interrotto ordine de’ tempi la
Chiesa Valdese, che l»a recente la denominazione e nou la fede.
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Conservò ella sempre la fede di Cristo qual è rivelata nel Vangelo; se la
corruttela de’ tempi introdusse anche
fra suoi pratiche, riti e credenze non
sempre conformi al Vangelo, non la
dominò mai per modo, che mai riconoscesse altra autorità terrena e mondana superiore a quella della Divina
parola. Numerosa in origine, fu man
mano stremata dall’ astuzia e dalia
violenza de’ suoi nemici; se fu da prima fiorente dalla Dora al Ticino, e
dal mar Ligustico fin oltre le rive dell’Adige,apoco apocola vittoriosa invasion papale la spinse a cercare un asilo,
un rifugio fra i burroni, al ridosso
dell’Alpi; e pur di là snidandola colla
prepotenza deH’arml, la tenne lontana
ed esule d’Italia, finché rannodando
ben ottocento prodi fra sugi, potó col
valore ricuperare le patrie rupi, e colà
stanziare sotto l’usbergo d’un trattato,
che nel 1692 i reduci vincitori ed il
principe di Savoia sottoscrissero sul
campo di guerra.
Cultori tranquilli delle valli avite
furono da queste appellati Yallesi, o
con vocabolo corrotto Valdesi; ma
essi non appartennero mai ad alcuna
delle tante sette che pullularono nel
medio evo, non furono Albigesi, non
Paterini, nè anche discepoli di quel
Pietro Valdo di Lione, che mai non
conobbero perchè egli mai non toccò
le valli delle Alpi. Essi nop sono che
un sacro avvanzo d’ una primitiva
chiesa d’Italia assorbita dalla grande
invasion del papato, e nell’universale
schiavitù d’occidente si salvarono, Dio
solo sa come, indipendenti da Roma
e divoti unicamente al Vangelo.
Ci duole d’essere mal giudicati da
chi mal ci conosce ; ma nel cospetto
del cielo e della terra noi possiam dire
senza tema d’essere smentiti, che non
abbiam mai accampato pretensioni di
sorta contro d’ alcuno j perseguitati
non abbiamo perseguitato, e coH'aiuto
di Dio speriamo che allignando fra
noi lo spirito del Vangelo, non possa
giammai allignarvi lo spirito del fanatismo, essenzialmente superbo e persecutore. Noi non cerchiamo che la
libertà di praticar il Vangelo , e non
fia mai che vogliamo far onta alla libertà d'altro culto qual sia. Riconoscendo noi per dono singolare di Dio
la fede nel nostro Divin Salvator Gesù
Cristo, non possiamo arrivare a comprendere come si possa perseguitare
il prossimo , perchè non ha questo
dono.
I Padri nostri e noi non ammettemmo giammai nei veggenti il dritto
di punire i ciechi; fu quest’un sogno
dell’ Inquisizione, che non era certamente un’istituzion valdese.
Affinchè tutti in Italia conoscano
chi siamo, e se abbiano fondamento i
rimproveri che ci fanno alcuni scrit-
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tori, che non mai, o troppo leggiermente intorrogarono ia nostra storia,
verremo pubblicando una serie d’articoli rigorosamente storici sulle origini
e le dottrine della Chiesa Valdese.
Essi sono opera di uno scrittore non
nato fra noi, nè solto il cielo d’Italia,
ma che diligentemente studiò nei monumenti.
li’EVA^VCiEliO,
FONTE
tl’ Ogni vera libertà.
ir.
Se dagli stessi elementi della dottrina
evangelica dovea, o deve provenire ia liberlà civile, da Cristo, dalla sua persona
conosciuta, ricevuta con fede, adorata
con amore, viene data all’uomo una libertà più cbe civile, una vera, perfetta,
ed immovibìle liliertà. V anima, che
a Cristo, Sole di Giustizia si apre, ed
i salutevoli suoi raggi di verità e di grazia accoglie, divien franca, perchè pura,
perchè retta, grande, degna di Dio, ella
viene fatta. Iu questo senso diceva Cristo
n se il Figlio vi franca, voi sarete verameote Uberi « (Giov. 8, 56J.
Si osservi che la vera schiavitù ¿sempre interiore, nel cuore dell’individuo, e
si vedrà che dal cuore pure deve principiare un vero francamente, il quale noi
crediamo essere operato dalla parola e
dallo Spirito di Cristo.
La schiaviti! che dietro a sè trae la
perdita di ogni liberlà, consiste nell'incapacità in cui l’uomo si trova di rea
lizzare le nozioni del bene, e del vero,
dettate da coscienza, oppure da Dio rivelale. L’uomo più giusto odia il male],
considera la via del bene, rispetta chi vi
corre, è bramoso di mostrarvisi, vi è
spinto eziandio da una voce interna, dalla
voce della coscienza ; ma pure una forza
contraria, sia impulso di natura, sia inclinazione del cuore, tende a trascinarlo
fuori, ed ove è colui che per momenti non
sia stato sviato ? Ove è un uomo che in
nessun fallo sia caduto? « Non v’ha nissuno giusto, non pure uno » Rom. Ili 10.
Un filosofo antico, che molto osservò
l’umana natura, e ne seppe 'abilmente
scoprire e descrivere i difetti, testifica di
queir incapacità dell’uomo a far da se
stesso il bene che conosce. Oridio dice :
Video meliora proboque, deteriora sequor.
Veggo il meglio, e l’approvo, e »ieguo il
peggio. Ed un altro antico, filosofo più
grande perchè ispirato dallo Spirito di
Dio che ha creato ogni cosa, ed investiga
ogni cosa, esprime la medesima esperienza con una energia tanto più forte
che in lui era più viva per grazia di Dio,
la lotta tra il bene ed il male. S. Paolo
scrive nell’Ep. ai Romani Cap. VII, (18.
K Perciocché io so che in me cioè nella
mia carne non abita alcun bene ; conciosiacosachè ben sia appo me il volere ; ma
di compiere il bene non ne trovo il modo.
Perciocché il bene ch’io voglio, io noi fo ;
ma il male ch’io non voglio quello fo *.
Quell’impoteuza dell’umanità di conformare la vita ai principii di giustizia pure
riconosciuti, noi la diciamo una schiavitù.
E ne andrà d’accordo chi avendo provato
di riformare qualche abitudine, conosciuta
non buona, sempre ancora vi soggiace,
va disperato, e dice : è più forte di me !
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SI, ne andrà d’accordo l’uomo più Ticino
allo stato di libertà, colui che s’adopra
con sinceri sforzi ad osservare la legge
divina, perchè dopo aver valentemente
lottato egli dirà come S. Paolo : » misero
me! Chi mi libererà’di questo corpo di
morte » ? (Rom. 7, 24), Egli non parlerà
di fatalismo, ben sentendo in se stesso la
causa del male, e ben sapendo cbe non
a suo malgrado, ma per prava inclinazione di cuore, egli pecca. Ed infatti non
si tratta qui d’una forza esteriore, estranea aH’individuo, che gli imponga l’azione ; si cede ad un movente interno,
(concupiscenza, egoismo, ambizione ecc.)
che in tutti agisce più o meno forte, ed
in tutti supera la volontà (tl far bene.
Più sarà efficace quel movente interno,
meno avrà forza la volontà, quindi meno
l’uome sarà libero, e meno, aggiungeremo,
meno si sentirà schiavo, perchè opera
conformemente a ciocché piùgli aggrada.
Un ladrone di mestiere si sente talmente
libero, nel commettere il furto, che il desiderio di compiere il misfatto gli rende
odiosa ogni persona che gli è d’inciampo,
eppure egli è schiavo del suo vizio. Ogni
uomo appassionato opera tanto più liberamente quanto più dominato dalla sua
passione. Così dunque I’ umanità è dal
peccato ridotta a tale stato di schiavitù,
che l’uomo più vicino allo stato di libertà,
l’uomo di cui tutte le facoltà uon servono
al male, geme e dispera, come ce ne da
esempio S. Paolo nel sopra citalo passo ;
e che l’uomo il quale si figura di essere
libero, è talmente schiavo, cbe tutte le
sue facoltà, giudizio, sentimento, volontà
sono dal male sopraCfalte.
Ora a quell’interna schiavitù, che è il
peccato dell’uomo, corrisponde necessa
riamente la schiavitù esterna, che ne è il
castigo. Non v’ha forma di governo che
possa far libero l'uomo che è schiavo del
peccato. Ogni uomo che è schiavo di sua
passione, diviene facilmente e saremmo
per dire necessariamente schiavo di chi
ha mezzi da appagarla. L’ubbriaco cade
nelle mani di chi gli empie il calice; l’impudico cade nei lacci della donna perversa ; l’ambizioso è portato dagli adulatori
come paglia dal vento, l’egoista... (e
pochi non hanno egoismo), trova sempre
l’uomo abile a sagrificare ogni cosa al
suo personale vantaggio. Chi meglio
seppe indovinare le passioni di un popolo e trovò mezzi di allettarle e di appa arie non mancò di divenirne II tiranno. 11 dispotismo non è che il flagello
creato dai peccati degli uomini, e messo
da loro stessi nelle mani di uno o di
molti per il loro castigo.
Ne risulta che non mai saremo veramente liberi, se prima non è sradicala dai
nostri cuori rinclinazione al jnale, e se
non ci è data volontà e forza per fare il
bene. A queirincllnazione che vano rende
ogni buon volere si sostituisca un tanto
amore del bene che per ogni opera
buona dia forza e coraggio ; s’infonda nei
cuori tale pace e letizia che d’ogni sofferenza sia forte compenso, ed avrete uomini che morti farete, non mai schiavi.
Per tutto quanto v’ ha di giusto e di
grande li troverete più che sommessi: li
troverete volonterosi ; ma in faccia all’ingiustizia, saranno martiri.
Or Cristo appunto dà al credente pace
Ineffabile, assicurandogli perdono di tutti
i suoi peccati, e il dono della vita eterna.
« Chi crede in me, dice egli, ha la vita
eterna. (Giov. IH, 47). Quel perdono
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gratuito, per primo effetto ha quello d’ispirare amore per Iddio. Or chi ama Dio,
ama il bene, ama il vero ; chi ama Dio,
osserva i suoi comandamenti. Chi ama
Dio non è schiavo nè delle sue passioni,
DÒ degli uomini, egli è veramente libero.
CORUISPOXI)ENZ.\ RELIGIOSA.
{Lettera quarta).
Torino li IO marzo IS.'ia.
Amico mio,
Io non ho diil)bio che un uomo dotato
di stretta logina, dopo aver valudilo I
sistemi altrui, debba «rendere nello scetticismo. Ecco I’ unico prodotto della ragione umana, che, abbandonata a sè stessa, si esercita negli altissimi campi dell’astrazione. E allora quelle frasi, che
bisogna stare al buon senso o al senso comune, e che bisogna darsi al positivo, si
riguardano come formole iuaccettabili,
come transazioni che fa la trepida natura
eoo quel terribile principio. Oh ! sentir
nel fondo dell’anima che l’uomo è nato
per qualche cosa di grande e poi vedersi
costretto ad abbracciare il nulla! Ove se
ne vanno que’dolci affetti che ci stringono
ainostri, e specialmente quel santo e puro
amore che ci lega ad una madre lontana,
la cui immagine serena si pre.^enta come
la prima luce della nostra infanzia ! Qual
vuoto è lo scetticismo! È un gelo che sterilisce ogni potenza dell’anima.
Bene o male che sia, in me ha regnato
sempre la smania (che pure è dote del
secolo) di generaleggiare. A che cercare
un principio, se ottenutolo non debba dominare le sottoposte idee? Quindi fatto
scettico in religione, non avendo più coscienza d’ una causa prima, nè d’un destino umano, doveva o dichiarar tutto
mistero, o metler lutto nel dubbio. Ritener tutto come misterioso sarebbe stata
un’ignoranza troppo umiliante. Non v’era
che estender lo scetticismo su tutto. E lo
fu. Compiangimi, amico mio, che allora
si divenni ben infelice, lo non aveva perduto solamente Dio, io aveva perduto
ogni sentimento consolante; non viveva
che per sentire il crucio di vivere. Durò
questo stato qualche settimana.
Fortunatameute i bi.sogni tìsici dcllavita
non soffrono scetticismo: il sentimento
intimo è più forte di esso; e un (ìlosofo
ha dello clfe ogni nostra azione è un allo
di fede. Stanco del mio stato, mi proposi
di non pensare più a quistioni flIo.soQche,
di darmi a studii penosi ma estranei, e
di seguire, credendovi o no, gl’impulsi
della natura, Mi acconciai cosi aH’indilferenza per tutto ciò che fm allora aveva
formato l’oggetto de’miei studi. Mi diedi
ad imparar (¡ualche lingua straniera, e ti
assicuro che quell’ occupazione giovò a
darmi un po’ di quiete, chè pur troppo
n’aveva bisogno.
Ma r indifferenza può nascer da due
cause, odali’essersi dato ai divagamenti
del mondo, o per stanchezza d’intelligenza. Nel primo caso le grandi quistioni
che si legano all’ umanità sono morte affatto: l’uomo sì contenta del mondo come
lo trova, e altro studio non dee fare che
d’aumentare sempre la somma de’suoi
piaceri. L’è questa una posizione indegne, poiché difatti si è lontano dallo stu»
dio di sè; ma però può benissimo diventare un’abitudine, e allora si può mostrar
o spirito di beffarsi di coloro che non
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credono esserci estranee le questioni sulr origine, sul perchè, e suU’avvenire dell’uomo. — Nel secondo caso la faccenda
corre altrimenti. Gli studii essenziali non
possono esser nè sospettati, nè intrapresi,
ma toccati una volta lasciano sempre un
incontentabil desiderio di seguirli. L’indifferenza venuta naturalmente e per primitivo indirizzo covre il vuoto dello spirito sia comunque; ma l’indifferenza presa
come rimedio non può contentar giammai
stabilmente. L’anima sente d’averla prescelta per debolezza, e questa coscieuza la
fa spesso rivolger su di sè stessa. Le lotte
si rinnovano, si tralasciano, si ricominciano, e fanno così un andirivieni inesplicabile che per nulla giova aH’incremento
intellettuale, e la sempre più sentire la
miseria del proprio stato. Allora, mio
caro fratello, io vedeva che l’uomo uon è
padrone di sè, e che una forza maggiore
ci costringe a pensare e a sentire diversamente di quel che si vorrebbe.
Questo stato che si può descrivere in
poche parole, ma cbe in me durò più di
un anno, mi toccava a soffrire in paese
ben lontano d’Italia e per posizione e per
costumi e per civiltà. Tutto aveva perduto
per me il suo incanto; e siccome sentiva
più vivamente la lontananza della patria,
così tutta la mia malinconia si riunì intorno a questo sentimento. Cominciai a provare gli effetti della nostalgia, e caddi in
lunga e penosa malattia. La quale (curioso
a dirsi) aumentò ia mia indifferenza religiosa, non già che non aveva de’sussulti,
che non sentiva la necessità di ripiegarmi
su me stesso, ma la forza della malattia
che mi affievoliva, e l*aver racchiuso nel
sentimento di patria ogni dolore, non mi
permisero di pensare ad altro. Fui sul
punto di morire e provai non pochi delirii.
Oh come sono improvvidi coloro i quali
credono che la religione non debba esser
che r affare degli ultimi giorni ! 0 non è
punto UQ affare, o essendolo, non dovrebbe sorgere agli estremi. Intendo che
il timore potrà incutere un tal pensiero,
ma il timore dovrà giungere a tal grado
che l’anima affralita deve o ricusarlo o
disperarsi Al timore d’un pericolo lontano
si può provvedere coll’accomodarsi placidamente, ma se il pericolo è imminente
l’uomo vi-si perde.
Come Dio volle, la malattia cessò. La
convalescenza mi riusciva dolcissima,
perchè ristabilitomi doveva muover per
r Italia. Durante quello stato, godeva talvolta a ricordarmi l’epoca fanciullesca e
giovanile passata con te e tra’ nostri.
L’immagine di que’ tempi mi portava a
ricordare le premure religiose di mia
madre, e almeno sentiva che la religione,
potendosi accettare, riesce consolante;
Quel ritorno alla vita dopo lunga malattia, quel sentirsi rivenir le forze a grado
a grado è cosa consolante, che ci porta,
non avendo religione, ad amare non so
che cosa, che ci affeziona ad immagini
aeree, fantastiche, insinuanti. Si sente che
le sono illusioni, ma non si lascerebbero
in cambio della realtà; e la realtà pur
troppo io r aveva conosciuta !
Mi posi finalmente in viaggio, e ti dirò
il seguito che mi riguarda nella prossima
lettera.
Addio, ecc.
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BIBLIOGRAFIA
.1 VALDESI ossia CnisTO ed il Papa,
Dramma di A. Zagnoni.
I VALDESI, Dramma storico con prologo e cinque atti di F. Govean.
Sono quesli i titoli di due componimenti drammatici che videro la luce quasi
nella medesima settimana. Noi lasciando
a chi spetta il parlare di siffatte opere
dal lato letterario, ed il rilevarne le bellezze non poche che si rinvengono in ambedue, ci contenteremo di porgere ai
giovani scrittori i nosti;i sinceri rigraziamenti per la nuova via da essi tentata e
nella quale speriamo saranno molli I seguaci che loro terran dietro. Egli era
ormai tempo che d’infra gli stessi Italiani
estranei alla comunione Valdese, una
voce sorgesse, non ligia di Roma, a vendicare la memoria di quei generosi che
tanto soffrirono per serbare e tramandare
pura e sempre viva all’Italia la face dell’Evangelo! Egli era ormai tempo che
una fra le pagine più gloriose della patria
storia fosse tratta dall’oblio in cui ciechi
pregiudizi l’aveano sepolta, acciocché da
essa imparassero i popoli latini per qual
via si debba tendere alla libertà per raggiungerla e goderla in tutta la sua pienezza. Più per l’Italia che per qualsiasi
altro paese, egli è vero il dire che la
schiavitù civile e politica è parto e frutto
della schiavitù religiosa. Ove sono serve
le coscienze non possono essere libere le
menti. Il giogo che incurva e schiaccia
quelle s’infranga, e presto saran libere
anche queste. Non è il papato temporale,
come tanti erroneamente lo credono, il
maggior ostacolo alla conquista della indipendenza italiana; e quand’anche ciò
fosse, il vero mezzo per abbatterlo non è
quello che si pensa. Il dominio temporale
non sarà mai veramente abolito, troncato
egli rampollerà di bel nuovo ed in poco
tempo, finché non saranno state chiamate
le coscienze alla vera libertà del figiluoli
di Dio. La spirituale libertà ecco quella
che produce di necessità tutte le altre ;
e se per un tempo, fla che non abbiano
queste campo da manifestarsi, essa ce ne
tien luogo, talché ben si può dire che
non vi sono catene per l’uomo che é libero spiritualmente.
Tale è l’esempio che a tutte le epoche
della loro storia ci offrono i Valdesi. I
corpi erano vessati, imprigionati, martoriati, ma le anime furono sempre libere.
Tali si sono sforzali, con diverso successo,
di dipingerli gli autori dei due drammi
che annunciamo. Peccato che a raggiungere si nobile scopo sieno d’inciampo nel
dramma del Zagnoni, oltre alcune invenzioni, che neppure dal lato artistico ci paiono ben intese, parecchie infedeltà alla
storia, cosi dal lato dei caratteri e dei
costumi che delle dottrine. L’invocazione
della Vergine e dei morti ch’ei mette
nella bocca di una ragazza valdese ; il
fare pregare una donna nelle pubbliche
asseipbiee, sono, per tacere d’altro, dottrine ed abitudini colle quali i Valdesi non
ebbero mai che fare. Il dramma del Govean, oltre all’essere a parer nostro più
realmente dramma, è più strettamente
storico si nell’insieme che nei particolari ; e se a noi come a tutti quanti cono.scono le opinioni religiose dell’autore,
a.ssai diverse da quelle dei Valdesi, era
lecito una qualche apprensione intorno
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al modo in cui verrebbero queete sviluppate, tale apprensione, bisogna die lo
confessiamo, andò interamente fallita.
Dottrine, costumi e persino la descrizione dei luoghi, ci son parse impronte
di un singolare carattere di verità; e se
non tutlo vi si trova a siffatti riguardi,
niente o quasi niente dì quel che conliene il dramma (non parliamo delle note),
sarebbe da cancellarsi.
Coai ne giudicheranno, noi lo speriamo,
i lettori, che auguriamo sieno molti, di
quel rimarchevole componimento ; ed i
loro ringraziainenti uniranno a quelli che
noi ancora terminando porgiamo al signor
Govean ed a chi li fu compagno in quell’arringo, per l’opera degna di spiriti generosi, e veramente italiana, alla quale si
SODO dedicati.
TAB I ETÀ.
UN ARGOMENTO
deU’efAcacia del Vangelo.
Il seguente fatto interessante è ricavato
dal giornale di Hans Egede Saabye, retro
nipote del celebre Hans Egede, primo missionario evangelico nel Groenland.
«Fu mai sempre una legge nel Groen«land, che l’assassinio, e specialmente
(I l’assassinio di un padre, venga vendi
* cato. Venti anni incirca prima dell’ar« rivo di Saabye, un padre venne ucciso
<t iti presenza dello stesso figlio, ragazzo
<r di tredici anni, nel più barbaro modo.
a II /ìgliuolo non poteva allora vendicare
« il misfatto, ma non era posto in dlmen
* ticanza l’ucciiore. Il ragazzo abbandonò
« quella parte del paese, e serbò viva nel
« suo cuore la fiamma sacra, venendogli
« meno il destro di vendicarsi, chè era
« l’uccisore uomo di alti affari, e circon« dato da molli amici che all’uopo l’avreb« bero protetto. Alla fine il suo piano fu
« ordito, e con alcuni suoi congiunti uni« tisi a lui onde aiutarlo, ritornò nella
« provincia dell’uccisore il quale aveva la
"dimora vicino all’abitato di Saabye, e
« non trovandosi casa libera per farne il
« suo quartiere, tranne la casa propria del
« Saabye, la chiesero, ed egli la diede
a loro in afTitto, senz’altro, sebbene non
« ignorasse il motivo dell’arrivo loro.
«Ben presto strìnse il figliuolo amicizia
n col Saabye; lo visitava spesso nella Bua
" capanna, e ne adduceva per motivo che
« essendo lui così buono non poteva starne
(t lontano». Due o Ire settimane dope pre« gollo di dargli maggiori istruzioni in«torno «al Gran Signore del Cielo,» del
«quale gli aveva parlato il missionario.
Il Alla qual cosa acconsentì Saabye con
n lieto cuore. Ben presto il giovane ed i
(t suoi congiunti vollero farsi catecumeni
il e quindi ricevere il battesimo. Ma a ciò
Il rispose il Saabye: Runnuk (che tale era
« il suo nome), voi conoscete Dio; voi sa« pete ch’Egli è buono, ch’EI vi ama, e
«vuole rendervi felice; ma intende Egli
«nello stesso tempo che gli ubbidiate».
«Kunnuk rispose: «lo l’amo, e voglio
«obbedirgli».
«Il suo comaudamento è; «Non ucci«dere». Il povero Groenlandese ne fu
« motto smarrito e rimase silenzioso », lo
«so, disse II missionario, per qual motivo
«siete venulo qua coi vostri congiunti;
« raa ciò voi non dovete fare, *e volale
« essere vero credente».
11
« Rispose egli tutto agitato: «raa uccise
<• mio padre«.
Molto tempo insistette il missionario
sopra quell’argomento, mentre prometteva il povero pagano « di uccidere un
uomo solo ». Ma ciò non bastava. « Non
n uccidere, ripetea sempre Saabye, è il co« mando perentorio del Signore del Cielo.
« Lo esortava ad abbandonare l’uccisore
tl nelle mani d’iddio, onde venisse punito
« in altro mondo. »Ma quest’è un aspettare
« troppo per la vendetta«. — Il missionario
«gli negò il battesimo, ove non promet<t tesse di ubbidire. Prese consigliodaicon« giunti, i quali opinarono per la vendetta.
itSaabyetornò a far visita al missionario.
Il equesli senz’alliidereal soggetto,gii lesse
n alcuni brani delle S. S. ed alcuni inni
« insegnanti il perdono e l’amore. Qualche
« giorno dopo, Kunnuk venne nuovamente
«nella sua capanna : Voglio, diss’egli, e
« non voglio; io .sento, e non sento. Giara« mai fui io in siffatto stato; voglio perdo« nare e non voglio». Il missionario gli
« rispose: che, quando voleva perdonare,
« era il suo buono spirito che parlava e
« quando non voleva, parlava allora il suo
«cuore inconvertito». Gli ripetè allora
« l’ultima parte ¡della vita di G. C. e la sua
« preghiera pei suoi uccisori. Una lacrima
«gli stette sopra gli occhi. « Ma egli era
« migliore di me «disse Kunnuk !» — Si,
n ma Iddio ti darà forza, ripigliò Saabye.
« Lesse egli quindi il martirio di S. Ste« fano, e la sua preghiera morendo per i
« nemici suoi. Kunnuk asciugossi gli occhi
«e disse; «1 barbari! Egli è felice, egli
« è per certo con Dio ne’Cieli. Il mio cuore
« è tanto commosso; ma lasciatemi qualche
* tregua, e quando avrò costretto quel« l’altro mio cattivo cuore a tacere, tor
« nerò. « — Tornò, in fatti presto, con
«giulivo sembiante, dicendo: «Ora, son
« contento. Non odio più. Ho perdonato :
« il mio cuore cattivo tacerà ormai ». Egli
« e la moglie avendo fatto una chiara proti fessione di fede iu G. C. furono battez«zati e ricevuti membri della Chiesa. —
« Poco dopo ei mandò la seguente lettera
«aU’uccisore del padre: «Sono adesso
« un credente, e non avete più nulla che
« temere » e lo invitò a sua rasa. Venne
« quegli, ed invitò in pari modo Kunnuk,
Il il quale ad onta del parere contrario
« de’congiunti accettò l’invito. Quando
« poi ritornava a casa, si accorse che un
« buco era stato fatto al suo Kajak, (ossia
«navicella) onde si affogasse. Kunnuk si
« limitò a gittar fuori l’acqua dalla navi« cella dicendo: « Ei teme ancora, sebbene non gli voglia più nessun male». —
Che nobile esempio di conquista sopra se
stesso ! Che predicazione jdi perdono e
di amore a tanti e tanti che si glorian di
essere cristiani, e uon lo sono in realtà ancora ! Che dimostrazione inconcussa, che
argomento dell’efRcacia della fede ne’cuor
di coloro che In sè la ricevono con animo
umile e sincero! !
IVOTIZIE REIilCilOSE
Tohino , Tempio Valdese. — I lavori
ripresi da qualche giorno procedono con
grande alacrità, e si spera che prima del
finire della stagione, possa venire posto ii
tetto.
Genova. —11 Ca/ioiico reca la notizia
di un baccano avvenuto domenica scorsa
nella metropolitana di S. Lorenzo, durante
la predica del quaresimaliita D, Ferdi*
12
Dando Angelici. Cagione di siffallo scandalo pare sia stato il continuo associare
che facea il predicatore della politica alle
cose di religione, per cui si pretende che
fosse stato di già severamente ammonito
dall’intendente. A noi, mentre altamente
disapproviamo chi non rifugge dall’adoperare la santa Parola delia salvazione
per fini meramente mondani, rincresce
sommamente l’uso di mezzi come quelli
che vennero adoperati per opporvisi. Colali mezzi, oltre all’essere di quelli rii)rovati dalla religione e da ogni sana morale,
portan seco questo gravissimo inconveniente, ch’essi si rivolgono contro chi li
usa, e migliorano anziché peggiorare la
causa, anche cattiva, di coloro contro ai
quali vengono adoperati. Le cose dette
dal predicatore vi paiono elleno non consentanee alle massime evangeliche? Lasciate che predichi alle mura, e andate in
traccia di chi vi ammaestri più cristianamente.
Una rivelazione. —Lo stesso Cattolico
pubblica in uno speciale supplemento
V indirizio che, insieme colla Mitra dei
Genovesi, la Croce dei Lucchesi ed il Calice dei Modenesi, mandava la direzione
del prelodato giornale a Mons. Franzoni.
Eccone alcuni brani ; * Voi, gli si dice,
« siete r uomo ammirato dalla Chiesa,
« dalla vostra patria, dall’Europa. Voi
n avete sulla fronte un’aureola preziosa,
« non l’aureola della gloria del secolo, ma
« quella dei patimenti cristiani.... Pastore
« evangelico, per lunghi anni Voi foste la
« delizia del vostro gregge; ma un giorno
« si levò un lampo d’inferno, ed i nemici
« di Voi e del vostro gregge dissero a
« vicenda: Opprimiamo il òuon Pastore!
« No, se voi non eravate un Giusto, non
« vi avrebbero perseguitato.... Qual ani« ma cattolica a tanto spettacolo non si
n commosse e non bramò di seguirvi sotto
« il peso della Croce? Oh, era la Croce di
« Gesù Cristo, come i vostri delitti sono
« giustizia e virtù. Beati quella e questi!
K Sono croce e delitto che mettono in pa('radiso il colpevole.... Oh! levale le
« braccia al cielo, o illustre confessore
B della fede, e benedite al Piemonte I ».
Quel che abbia fatto Mons. Franzoni
per meritarsi cotale linguaggio, che non
converrebbe neppure ad un S. Paolo,
tutti lo sanno. Qual effetto possano sortire
sullemoltitudini,sì scandalose adulazioni,
per parte d’uomini che si chiamano ministri del vero, è facile indovinarlo. In
quanto a noi quest’indirizzo ci è stato una
vera rivelazione. Ora capiamo come possano essere tanti i sanli ed i martiri nella
chiesa del papa: quando ci vuol così poco
per essere proclamato tale qual meraviglia se abbondino?
Fraincia, Sinodo di Pan'flii. —L’Unione
dellechiese evangeliche indipendenti dallo
Stato tenne il suo sinodo annuale in Parigi tra il di IS e il di 22 gennaio p. p.
Diciasette chiese vi si trovarono rappresentate da 52 deputali, fra i quali 12 ecclesiastici e gli altri laici. Diverse furono le
decisioni addottate in quest’ assemblea,
fra le quali ci gode l’animo di annoverare
le seguenti : 1“ Invito agli evangelici di
Swedia di unire i loro sforzi a quelli già
tentati da alcuni ¡loro connazionali, per
fare che cessino le misure d’intolleranza
religiosa consecrate dalla legislazione dì
quel paese ; 2“ Cooperazione offerta per
parte del sinodo a tutte quelle chiese che
in Francia o fuor di Francia si adopereranno allo stabilimento della libertà reli-
13
giosa ovunque questa sia ancora sconosciuta; 3“ Propugnazione indefessa, a prò’
di tutte le credenze serie, del gran principio dell’uguaglianza e della libertà dei
culli. L’assemblea rinnova inoltre un voto
già espresso in altro sinodo, di fervida
simpatia per quei benemeriti, che, negli
Stati Uniti d’America, procacciano con
mezzi consentanei all’ Evangelo il trionfo
della santa causa dell’ abolizione della
schiavitù. — Non è egli vero che ci vorrà
ancora un po’ di tempo prima che vediamo risoluzioni di quella fatta venir adottate in un sinodo di vescovi piemontesi ?
— Un grosso pezzo della vera ¡Croce di
Cristo. Nella società nazionale d’agricoltura , il sig. Abbate Chevalier curato di
Voladry, ha dimostrato con ragioni secondo lui convincentissime, che il pezzo
di legno esposto alla pubblica venerazione
nell’ospizio degl’ incurabili, è veramente
il più grosso frammento che si conservi
nella cristianità della croce su cui mori
Gesù Cristo. È fuori di dubbio, egli disse,
che lo portò da terra Santa un crocialo,
e lo depose all’Abadia di Boissière comune di Dènezé ; come è fuori di dubbio
eh" in tutto il secolo siv rimase chiuso
nel castello d’Angers; che dopo quel secolo fu restituito ai monaci di Boissière,
ed esposto da loro alla pietà dei fedeli fino
alla rivoluzione. In quest’epoca di furore
lo salvarono dai rivoluzionari i fondatori
di quest’ospizio degl’incurabili, ed è fuori
di dubbio che una cosi preziosa reliquia
è autenticata da documenti innegabili.—È
inutile il dire che la socielà d’agricoltura
d’Angers rimase profondamente colpita
dall’opportuno argomento che venne sviluppando iu mezzo di lei con tanta eru'
dizione e dottrina il sullodato Abbate.
Dissidenti cattolici, nella diocesi di
Poitiers. — Molti cattolici si sono separati
dal culto della Chiesa Romana, ed hanno
qui formalo nel seno stesso del cattolicismo una chiesa di dissidenti. Il vescovo
ha indirizzato loro una lunga lettera pastorale, con cui si prova di ricondurre
queste smarrite pecore all’ovile. Essa è
riportata per intiero dalla roia: de la Vérité, giornale gesuitico di Parigi, e riempie i colonne. Dai rimproveri che sono
in essa, si raccoglie, cbe questi dissidenti
vanno crescendo alla giornata e in ogni
parte della Francia. In generale sono cristiani mal soddisfatti del cattolicismo ridotto omai a religion di partito e di semplice forma esteriore, i quali cercano la
edificazion dello spirito, e sono protestanti di fatto, benché non ne portino
ancora il nome. La lettera del vescovo
dice che non vogliono più sapere di
messe, nè di cresima, nè di comunion
di ragazzi e di moribondi, nè di estrema
unzione, nè di pregare pei morti, nè di
papa, nè di vescovi, nè di preti. Il battesimo l’hanno, dice il vescovo, ridotto
alla primitiva semplicità troppo nuda
( trop nue) deH’atto sacramentale. (Quasi
N. G. Cristo non avesse saputo rivestirlo di convenevole pompa.
Non si confessano più, continua monsignore, che al solo Iddio, come fanno
i protesta'nti, e andando per la diocesi il
vescovo, non si curano affatto di ricevere
la benedizione e gli altri doni dello Spirito Santo, soliti spargersi nei fedeli per
mano de’vescovi. Ogni lor cerimonia religiosa consiste in una triste e fredda salmodia volgare, che secondo i calcoli di
monsignore, non può giungere mai fino al
cielo.
14
Inghiltehra. — Conversione di un antico cappellano del papa. — Si scrive da
Londra che l’abate Carlo Giovanni Fisher,
decorato del titolo di Cappellano del Papa, e addetto al servizio della cappella
Cattolica di Lyme Regís, ha pubblicamente in febbraio p. p. abiurato il Cattolicismo Romano. (Record.)
— Stampa della Bibbia. — Secondo un
rapporto sottomesso alla camera dei Comuni nei tre anni 18Ì8-49-30, sono state
impresse due milioni censettant’uDmila
t settecencinquanta Bibbie, e un milione
seicent’oltantacinque mila nuovi lesiamenti, vale a dire 4981 Bibbie, e 1537
testamenti al giorno. Ciò prova sempre
meglio l’agonia de! Protestantismo. Se tanto
opera agonizzando, immaginiamo quanto
potrà fare quando sia guarito; da che noi
crediamo che non possa morire giammai,
se prima non muore anche il Vangelo.
ScoziA. Il famoso padre Gavazzi , già
cappellanodel Papa coll’infelice Ugo Bassi
(che fu per ordine santissimo fucilato a
Bologna dogli Austriaci nel 18Ì9J nell’armata della indipendenza, ha fatto a Glasgovia un sermone per raccogliere sussidii di carità in vantaggio dei naufragali
dell’ Amazzone. Nella stessa citlè tiene
aperto un corso di religione antipapale
ogni martedì e venerdi sera, dove iatervengono persone in gran numero d’ogni
ordine.
Irlanda, Conversioni all’Evangelio. —
Da un carteggio del BuUetin Echo ricaviamo i fatti qui appresso: « Un prele della
ehiesa papale, abjuró,¡domenica 1 febbraio,
in Dublino, le credenze di delta chiesa
per abbracciare la fede evangelica. Parecchie altre notevoli conversioni avvennero
da qualche settimana ; ma sono ormai
fatti così frequenti che sarebbe troppo
lungo il mentovarli ad uno ad uno.
— «IA Drogheda 1’ opera progredisce
alacremente; vi si tengono riunioni di
controversia frequentate da immense folle.
Ultimamente il Rev. Ellis fece una predica
sul culto dei Santi nella chiesa romana, e
disse fra le altre cose delle abitudini dei
romani di servirsi di quadri e d’imagini
nelle loro devozioni. Una ragazza cbe
trovavasi fra gli uditori, rimase così colpita di quanto avea udito, che tornata a
casa, s’afTretlò di regalare ai bambini del
suo vicinato, per divertirsene , tutte
quante le imagini religiose che possedeva.
— Doon. n Scrivono da quel distretto
ove 1000 persone incirca hanno abbandonato la chiesa romana nei due ultimi
anni, che l’opera evangelica vi fa incessanti progressi. 63 persone sono ancora
state aggiunte al novero dei convertiti,
nel solo mese di dicembre 1851. Non bastano più le scuole già stabilite a capire
i bambini cattolici che vi si presentano a
centinaia.
— « L’opera di Dio in Irlanda, dice un
altro carteggio, fa passi da giganti, e si
stende in un modo veramente straordinario. Si può con qualche ragione sup])orre che il numero di coloro che al di
d’oggi cercano la verità evangelica sia di
100,000 per lo meno-».
Germania , Alleanza protestante. —
Sotto questo titolo si è testé stabilita a
Elberfeldim’associazione di cristiani evangelici, il di cui scopo è di far fronte alle
aggressioni della chiesa papale contro i
diritti della chiesa evangelica. Non saranno adoprate per riuscire se non le
armi spiritiiali ed ogni altro mezzo di
simil Miora. —(L* Térmvn tiela Viriti).
15
CUON’AfJIETTA POETICA.
Piemonte. Camera dei Deputati. Dopo
la nomina deH’ufiìzio presidenziale composto di Pinelli, presidente j Gaspare
Bensoelìatazzi vice presidimi; Cavallina,
Airenti, Castelli, Paolo Farina, seKretari;
Valvassori e Nolta questori, il minislro
delle finanze depose una quantità di progetli di legge, fra i quali I più imporlanti
sono: il progetto d\ riforma dell'ammimstrazione centrale, e quello di modifica'
zione della las.sa personale « mobiliare.
Oltre a questi progetti il sig. Farini ne
depose due concernenti Í’ amministrazione superiore deli’ istruzione, e le pensioni e sussidii da concederai ai maestri
tiemeniari. Nella susseguente tornata fu
cominciata lu discussione del progetto di
legge dello stato degli ufficiali. In quella
di martedì fu adottata la risposta al discorso della Corona, scritta nei termini seguenti dal deputato Castelli.
« Sire,
La nazione accolse con gratitudine ed
entusiasmo le parole colle quali la M. V.
apriva la sessione parlamentare del 1852.
Il soddisfacimento da voi mostrato per
l’opera compiuta dalla Camera in concorso
col vostro governo, mentre costituisce
per noi la più graia ricompen.sa, è auspicio sicuro che nè animo nè costanza ci
falliranno nella presente sessione.
11 licneficio di quei principii economici
per mezzo dei quali ci siamo legati colle
estere nazioni, ed i nuovi trattati che ci
vengono annunziati coll’assicuranza delle
amichevoli relazioni Ira lo Stalo nostro e
gli Stali esteri, ci lasciano sperare che la
via in cui camminiamo e l’attitudine che
manterremo, siano per essere nuove gua
rentigie del nostro avvenire economico e
poiiiico.
Le riforme civili, i miglioramenti nelle
ammisirazioni, nella pubblica istruzione,
ed in ogni maniera di interno reggimento
che ci saranno presentali dai vostri ministri, saranno pei rappresentanti della nazione oggetto di esame profondoied accurato.
Noi non ci dissimuliamo, o Sire, quali
siano le condizioni della no.slra finanza ;
ma il paese guardandosi d’inlorno s’ accorgerà al paragone, che niun sacrifizio
può dirsi'lrnppo grave a ohi ne abbia in
compenso indipendenzaelibereislituzioai,
Con vivo interesso la Camera ha inteso
l’annunzio di quelle leggi che mirano ad
assicurare lo stato civile della famiglia.
Inspirandoci ai principii, cui si è informata la vita religiosa e civile dei nostri
padri, noi cercheremo in ogui nostra deliberazione di tutelare con eguale fermezza la dignità, l’indipendenza dello Stato,
ed il vero bene della religione.
Sire,
Se le passate condizioni del paese, raffrontate colle presenti, unanimi ci uniscono a Voi in un senlimenlo di gratitudine
verso la Provvidenza, questo sentimento
in noi tutti si riporla da essa all’augusto
vostro nome, a quel nome che è a noi
guarentigia infallibile del presente, ed
alla nazione di quell’avvenire che deve
essere premio alla lealtà , alla costanza
ed ai sacri ficii incontrati per quei principii che onorano non solo il trionfo, ma
anche la sventura.
Un popolo, che a fronte delle attuali
vicissitudini del mondo politico, entra
nel quinto anno della sua vita costituzionale , può nutrire ferma fiducia che le
istiluzioni ad esso largite dal magnanimo
16
— sr.o —
vostro Genìlore, consacrale dalla sua memoria , resisteranno inconcusse ad ogni
nemico sforzo.
Voi ricordaste, o Sire, dal vostro trono
la fede scambievole tra Voi ed il popolo,
eguale a quella che noi riponiamo nel
valore e nella fedeltà dell’esercito; Voi
ci invitaste a perdurare nella intrapresa
via, ed a riposare nella ferma e leale vostra volontà.
Queste parole, che troveranno un eco
in tutta Europa, ci confortano ad ogni
prova, e rimarranno impresse in tutti i
cuori, sinché siano sacri i nomi di riconoscenza, di patria, di onore.
— Al professore Nuytz venne sostituito
provvisoriamente nella cattedra di diritto
canonico il signor Anseimi, il quale promise di difendere gli stessi principii del
suo predecessore.
— A Genova dietro il subbuglio avvenuto nella metropolitana [vedi notizie religiose) furono fatti alcuni arresti.
— Distro i torbidi avvenuti a Sassari
{vedi il num. antecedente) questa città e la
provincia tutta sono state poste in istato
d’assedio. Fu disarmata senz’opposizione
di sorta la Guardia nazionale, e si fecero
27 arresti. L’Università venne provvisoriamente chiusa e l’ordine dato agli studenti di partire entro le 24 ore.
FRA^'C1A. Le elezioni al Corpo legislativo riuscirono pressoché tutle favorevoli
al Governo. Cinque sole circoscrizioni
hanno eletti a deputali dei candidati non
proposti da lui. Fra questi si annovera il
generale Cavaignac a Parigi.
Svizzera. I giornali politici pubblicano
per esteso la nota diretta al governo Èlvetico dairincaricato d’affari della Repub
blica francese, intorno ai rifugiati politici. Il tuono di quella noia é più che imperativo, minaccioso. L’incaricato domanda niente meno senonche gli si prometta
formalmente, che tutte le espulsioni di
rifugiati che potrebbe richiedere, gli sieno
accordate senz’altro. Un’opposta condotta
per parte del governo Elvetico imporrebbe
a quello della Repubblica francese misure
ch’egli applicherebbe veramente a contro
genio, ma che sarebbe costretto di adottare suo malgrado.
— Il censimento fatto al mese di marzo
1830 ha dato i seguenti risultati pubblicati dal Foglio Federale ;
Totale della popolazione nei 22 cantoni: 2,392,740. Riguardo alla religione
sono ripartiti come segue: 1,417,787 protestanti; 971,809 cattoliti 3,145 ebrei..
Riguardo alla lingua, 1,680,896 parlano tedesco; 540,072 parlano francese ;
129,333 parlano italiano; 42,439 parlano
la lingua romanche.
iNsniLTERRA. La lega a favore della libertà commerciale contro le tendenze protezioniste del nuovo governo è risuscitata
con un’energia tale da incutere un vero
timore al ministero. Il 6 marzo si eran
già raccolti per far fronte alle spese eventuali incirca 900,000 fr.
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
L UCILLA
ossia
li» lettura della Bibbia
1 Voi. in-8“ di 268 pag.
Prezzo: I^ire 1, cmnt. SO.
Vendibile presso Carlotti e Bazzarini
Librai-editori in Torino.
Toriao,—Tip. Sociale degli Artidi.