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Anno 117 - N. 19
8 maggio 1981 - L. 300
Spedizione in abbonamento postala
1* Gruppo bis/70
BiBI.IOTrCA VA!,D-B^
1006G TOPEI LICE
delie valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTC
INTERVISTA AL PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE PIERO BENSÌ
0 punti
ili vista
La chiesa più uguale delle altre
C’è chi sostiene, con non poche
argomentazioni, che l’attuale
campagna del papa e, ancor più,
di qualche cardinale contro la
legge 194 taccia parte di una generale politica di oscurantismo
antifemminista che intende ricacciare indietro la donna e le sue
conquiste di emancipazione che
hanno costituito forse l’unico
cambiamento sostanziale e permanente del nostro tempo. La
negazione dell’ahorto sarehhe
così un elemento preminente della conservazione del ruolo subordinato della donna, condizione
del permanere di una società —
civile ma anche ecclesiastica —
di tipo maschilista.
Ho però l’impressione che questo tipo di interpretazione abbia il difetto di tutte le spiegazioni che applicano ad una determinata realtà degli schemi interpretativi totalmente esterni alla
realtà stessa: e cioè non fornisce elementi di critica accettabili da parte di chi è all’interno
della realtà considerata e non
determina perciò quella comunicazione che ogni vera interpretazione stabilisce tra il soggetto
e l’oggetto dell’interpretazione
stessa.
Proviamo invce a capire la
battaglia della Chiesa cattolica a
partire dal suo interno. Essa mi
sembra far parte di quella concezione tipicamente cattolica che
esprime la propria preoccupazione pastorale in termini essenzialmente giuridici cercando di
tradurre i suoi principi morali
non solo in leggi ecclesiastiehe
ma anche, ovunque è possibile, in
leggi della società civile. In questo caso, lo stabilimento (o il ristabilimento) di una legge dello
stato che vieti l’aborto e punisca
il trasgressore costituisce per la
Chiesa cattolica un mezzo preminente di cura pastorale in
quanto col suo potere deterrente dissuade il cittadino dal commettere un atto che essa considera peccato e non lo allontana
così dalla salvezza.
Si potrebbe, anzi si deve, fare tutto un discorso sulla legittimità di un tentativo di questo
genere in una società pluralista
in eui non tutti sono cattolici.
Vi sono casi — come questo appunto — in cui lo stato non considera reato ciò che invece la
Chiesa cattolica considera peccato. Ma lasciando per un momento impregiudicato il discorso della legittimità di questo procedimento e considerando soltanto la
finalità della battaglia della gerarchia cattolica, è proprio _ il
mezzo con cui questa finalità
vuole attuarsi che appare del tutto inadeguato. Quale efficacia
può mai avere una cura pastorale
che nell’ultimo ventennio del XX
secolo si esprima in una legge
punitiva affidata allo stato? Se
non si sanno trovare espressioni di cura pastorale che privilegino l’edueazione, la predieazione che sollecita la responsabilità
personale, intesa proprio come
« abilità al rispondere », quali risultati si potranno mai sperare
se non l’ossequio formale che
cela la diseducazione o la ribellione, la vergogna o l’indifferenza? Ha ragione Baget Bozzo, sacerdote cattolico, nel dire («La
Repubblica» 3.5) che se il Movimento per la vita vincesse, « la
Chiesa si troverebbe sola, con in
mano una legge, non più di una
legge, innanzi ad una società^ ancor più legittimata a compiere
aborti »,
Franco Giampiccoli
Le ingerenze della gerarchia cattolica nel dibattito ;;®f7®"^Xrano
gio data dalla RAI-TV alla posizione cattolica con resoconti che altera p
Con un comunicato del « nev », a cui alcum
notevole rilievo, il Presidente della Federazione Chiese Ev^
fiche in Italia ha preso posizione contro le interferenze ^
chia cattolica nel dibattito sui referendum atoogativi
e sull’ampio spazio che a queste ha dato la RAI-TV. Abbiamo chi^
sto al pastore Piero Bensì di precisarci il suo pensiero al riguardo.
— Evidentemente questa presa
di posizione non contesta alla
Chiesa cattolica il diritto di svolgere la « funzione profetica » di
cui abbiamo spesso parlato.
— Che la Chiesa cristiana debba avere un ruolo profetico nella nostra società è ormai chiaro
a tutti. L’annuncio dell’Evangelo, compito fondamentale della
chiesa, non può essere vago e generico. Gesù Cristo è venuto per
salvarci e liberarci dai nostri
peccati. Si tratta di peccati che
hanno un nome e sono ben individuabili e vanno denunziati nei
loro reali contorni. Gesù e Paolo, quando parlano del peccato
dell’uomo, lo definiscono molto
chiaramente rispetto alla società del loro tempo. Il profeta Ezechiele nel ben noto capitolo 33
del suo libro invita il popolo dei
credenti ad essere come una sentinella in questo mondo per annunciare il giudizio di Dio contro il male e l’ingiustizia.
Ora nessuno vuol negare ovviamente questo diritto alla Chiesa di Roma. Anzi, noi protestan
ti, fatte alcune rare eccezioni,
siamo sempre stati paladini della libertà di predicazione dell’Evangelo in tutte le sue dimensioni Centinaia di evangelici hanno
perso la vita nel corso della storia per rivendicare a sé e agli altri questa piena libertà di vivere e annunciare la Parola di Dio
secondo coscienza.
— E allora cosa contesti?
___ La Chiesa cattolica ha una
sua posizione precisa nei confronti dell’aborto. Noi possiamo
discuterla, ma non abbiamo niai
contestato alla Chiesa cattolica
il diritto di proclamarla. Ed essa lo ha sempre fatto con molta
convinzione. La situazione attuale è tuttavia diversa. Ci troviamo in periodo elettorale. Il popolo italiano è chiamato ad esprimersi mediante referendum non
sull’aborto come tale, ma su una
legge dello Stato. Ora in Italia
vige una norma elettorale per
cui ai ministri di culto è fatto
divieto di servirsi della loro posizione per far pressione sui cit
tadini onde orientarne il voto iii
un senso o nell’altro. Ora a noi
pare, ed è questo che contestiamo alla Chiesa cattolica, che i
recenti massicci interventi della
gerarchia sul problema dell’aborto proprio in queste settimane
in piena campagna elettorale siano una evidente pressione sui
cittadini perché votino in una
determinata direzione. E questo
non è conforme alla legge elettorale.
Non è accettabile inoltre questa improvvisa levata di scudi in
difesa della vita tutta centrata
sul problema dell’aborto. Se si
vuol veramente difendere la vita
lo si faccia sempre, ovunque.
Perché la Chiesa cattolica non
mobilita le sue pur efficienti organizzazioni per evitare la fabbricazione e la vendita delle armi, mentre l’Italia sta giungendo’al quarto posto in questo detestabile commercio? Perché la
Chiesa cattolica non si muove in
massa contro la fame nel mcmdo? Quei milioni di bambini che
non giungeranno mai ai dieci anni non sono forse tanti mostruosi aborti che gravano sulla nostra coscienza?
— Hai detto giustamente che
siamo chiamati ad esprimerci
non sull’aborto come tale ma su
una legge dello Stato. Vorresti
Nella calma e nella fiducia
comunque pronunciarti sulla
questione in sé dell’aborto?
__ Noi evangelici siamo tutti
contrari all’aborto, non c’è dubbio su questo punto. Ma 1 aborto è una realtà che sta di fronte a noi. Non lo si abolisce semplicemente con un divieto e la
sola via per combatterlo è cercare di limitarlo e soprattutto
di prevenirlo mediante 1 educazione familiare e sociale. L^aborto è una cosa tristissima. Nessuna donna va ad abortire a cuor
leeeero. L’aborto fa parte di
quelle questioni della nostra vita
die non si possono vedere solo
in bianco e nero, troncare con
un sì, o con un rio. E’ una realta
complessa, diffìcile. La lepe 19
che certamente andrà mphorata e completata è tuttavia uno
strumento per evitare la
degli aborti clandestini che e
certamente una delle piaghe piu
dolorose della nostra società.
Poiché così aveva detto il Signore, l’Eterno, il Santo d’Israele: Nel tornare a me e nel tenervi in riposo starà la vostra salvezza; nella calma e nella fidm
eia starà la vostra forza; ma voi
non l’avete voluto!
(Is. 30; 15).
Così il profeta Isaia accusava
di ribellione la classe dirigente
del suo tempo, colpevole di favorire un nuovo indirizzo politico alla conduzione del piccolo
regno di Giuda. Il paese era « in
gran rumore». Autorità politiche
e religiose, spesso divise per
ideologie ed interessi, venivano
chiamate alla soluzione di^ un
grave problema: occorreva difendere il paese da una probabile
invasione assira.
Molti, agitati dalla paura di
perdere l'indipendenza e la libertà, esaltavano la rinascita del
movimento nazionalista, con la
crescente nostalgia del glorioso
passato, di ciò che era stato « il
grande Regno di Davide e Saiomone ». In politica estera si avviavano alleanze militari con
l’Egitto, mentre all’interno si
auspicava l’uso delle tasse _ dei
contribuenti per l aepuisto di armi moderne e di veloci cavalli.
Era chiaro che i prograrnmi di
riarmo risultavano eccessivi per
la .semplice difesa: chi propugnava l’alleanza con l’Egitto « faceva
nuovi disegni», pensando non
solo alla difesa ma anche alla
possibilità di attaccare il nemico,
vincerlo e conquistare cosi prestigio e potenza. _
Di fronte a isterismi, paure ea
esaltcìzioiti, la voce autofevole di
Isaia si levò. Senza mezzi termini il profeta ridimensiono con
molta ironia le reali possibilità
del paese ridicolizzandone i sogni di gloria. « Sì, voi galopperete su veloci cavalli; ma in quale
difeziovie? Il fteffiico scivci settipre più forte e veloce. Galopperete, sì; ma per fuggire. Voi vi fidate delle nuove armi, vi fidate
della forza umana. Ma la vera
forza starà nella calma e in una
rinnovata fiducia nell’Eterno.
Con la calma stabilita preghiamo il Signore e poi discuteremo su ciò che può farci veramente forti, come attraversare
questa crisi; non certo con le
nuove armi, con veloci cavalli e
neppure con l’aiuto infido degli
egiziani; ma con la calma e con
un approfondimento della fede.
Questa sarà l’unica politica che
potrà veramente salvarci».
Anche se gli antichi avvenimenti della storia non possono
essere rapportati al nostro tempo, il messaggio del profeta giunge ai nostri giorni con tutta la
forza del suo profondo contenuto.
Le parole di Isam rappresentano per noi, agitati uornini moderni, un valido consiglio che
predispone il nostro essere alla
calma. E con la calma stabilita
guadagniamo un grande aiuto per
essere messi in grado di pregare.
Con la calma stabilita riceviamo
la desiderata capacità di non lasciarci sopraffare dalla rabbia,
dal risentimento, dall angoscia.
Con la calma si chiarificano più
facilmente le controverste in
nuovi rapporti umani, e con la
preghiera la calma diventa crea
Oggi noi evangelici affrontiamo molti particolari problemi
che il momento storico propone
e che esigono una irnprorogabile
soluzione: la famiglia, il lavoro
la chiesa, ì rapporti con lo stato,
le strutture socio-sanitarie, l ec^
non'iiu, i rappoTti ecutnetiich Iti
questi problemi noi dobbiamo
dare il nostro contributo per una
risposta che ci veda attivi e responsabili, con la consapevole P;
ducia di servire in questo il Signore.
Ma oggi, chi si affida a Dio?
Dal momento che ci alziamo al
mattino e per tutto il giorno, ai
nostri tanti problemi da risolvere se ne aggiungono altri; calamità naturali, paesi distrutti,
famiglie senza case, disoccupazione, fame nel mondo. Orribili
sono le notizie che quotidianamente ci giungono dai mezzi di
informazione. E’ la storia di un
mondo, il nostro mondo, che così
poco ha di umano. Ricatti, terrorismo, droga, genocidi in vane
parti del mondo. Le industrie si
avviano alla costruzione di nuove armi dette « pulite ». E tutto^
questo , e molto altro^ ancora, et
rende insicuri, agitati, rabbiosi,
o peggio, indifferenti. Sono fatti
che portano a credere all'assenza di Dio e al suo disinteressamento per gli avvenimenti umani e così non è raro che il nostro
rapporto con Dìo si interrompa.
Pieni di rabbia, per tutto ciò che
di orribile ci circonda, con la
consapevolezza delle nostre nevrotiche debolezze, con la sfiducia di poter far qualcosa per trovare un rimedio, un aiuto, ci agitiamo, ci ribelliamo, fidiamo in
nuove umane ideologie, discutiamo molto e rumorosamente, e alEmanuele Di Natale
(continua a pag. 10)
_ E per ciò che riguarda la
rubrica «Protestantesimo» e la
RAI-TV?
___ Noi avevamo già programmato per la fine di aprile una
trasmissione sul problema dell’aborto e dei referendum. All ultimo momento ci è stato fmto
osservare che i regolampti della RAI-TV in materie elettorali
impongono il silenzio da parte
di organizzazioni non politicne,
sull’argomento che oggi è in discussione, quando la campagna
elettorale è in corso. Abbiamo
perciò accettato di buon grado
questa limitazione ed abbiamo
anche evitato di parlare dell argomento nel notiziario radio della domenica mattina che segi^
il culto evangelico. Ma poi abbiamo visto che la televisione ha
dato un’informazione sproporzionata alle prese di posizione
della Chiesa cattolica (che non
è un partito politico), informazione che nei fatti ha assunto
l’aspetto di una propaganda per
un certo tipo di votazione. Ci è
sembrato perciò che mentre a
noi si chiedeva il silenzio preelettorale sulla questione aborto, alla Chiesa cattolica, sia pure indirettamente, si concedevano spazi tali che in pratica le
permettevano Tuso del mezzo televisivo per esprimere la propria
opinione facendo così una propaganda e una pressione sull’elettorato. Questo non ci sembra conforme al principio di eguaglianza delle varie chiese nei confronti dei mezzi pubblici di espressione.
A cura di
F. Giampiccoli
2
8 maggio 1981
IL DIBATTITO SUI REFERENDUM PER LA 194
RAPALLO
Sud evangelico per il No Una chiesa contro la 194
Proseguiamo nel rendere conto di prese di posizioni in campo
evangelico per ciò che riguarda i due referendum abrogativi sulla
legge 194.
FDEI Puglia
e Lucania
In occasione del Convegno della Federazione delle Donne Evangeliche di Puglia e Lucania, svoltosi a Bari il 25 aprile, sul tema; « Crisi della famiglia », l'assemblea ha approvato il seguente
documento sui due Referendum
abrogativi della legge 194:
Noi donne evangeliche di Puglia e Lucania, riunite in Convegno per discutere sul tema: Crisi della Famiglia, abbiamo affrontato anche il problema dei due
referendum abrogativi della legge 194 « per la tutela sociale della
maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza ».
Siamo giunte alla conclusione
di votare no sia al referendum
proposto dal partito radicale
che a quello proposto dal cosiddetto « movimento per la vita ».
Consideriamo piaghe sociali
sia l’aborto clandestino che la
gravidanza non desiderata.
Valutiamo nel complesso positiva la legge in vigore perché
non intacca i principi della fede,
non obbUga nessuno ad abortire,
ma ha come fine quello di evitare che l'aborto sia inteso come mezzo di limitazione delle
nascite.
Siamo convinte che l’Evangelo
non esprima condanne moralistiche e di principio, ma sia il
« buon annuncio » della grazia di
Dio, offerta e donata alla nostra
umanità in travaglio e nel peccato; in esso Evangelo è detto
che i figli sono un dono di Dio
ai genitori, chiamati ad educarli
con grande senso di responsabilità. Se per gravi motivi di salute o per condizioni sociali ingiuste, i figli fossero visti come un
peso troppo grave da sopportare
o, addirittura, come una maledizione, la coppia deve usare tutti
i mezzi che la scienza mette a
disposizione per evitare gravidanze non desiderate.
Denunciamo, pertanto, il tentativo in atto di bollare come « abortista » chi, come noi, non vuo
le l'abrogazione della legge 194,
in quanto ci sentiamo impegnate nella lotta sia contro le cause
dell’aborto che a favore di un
reale rispetto della vita.
Contro l’aborto, in difesa della
legge, votiamo no ai due referendum.
Grottagiie
La chiesa valdese di Grottagiie
ha preso posizione sui referendum sulla 194 con un OdG in
cui dopo un’introduzione, è detto:
« Noi voteremo perché la legge rimanga com’è adesso; e cerchiamo di esporne in breve le
ragioni:
1) Poiché siamo credenti,
consideriamo la vita un dono di
Dio, del quale non ci è lecito
disporre né prima né dopo che
abbia visto la luce. Siamo quindi
contrari all’aborto, che resta a
nostro avviso una maniera di
sopprimere la vita.
2) Siamo però anche convinti
che la parola "vita” abbracci
una realtà assai più ampia che
quella costituita da un ammasso
di cellule, che è invece un fatto biologico. Vita è per noi la
possibilità di scegliere, di decidere, di ’’realizzarsi”, come oggi
si dice; è un complesso di relazioni, è una possibilità di rapporti interpersonali. Tutto questo
non si può certo dire della vita
fetale; e questa non costituisce
Protestantesimo
in TV
lunedì 11 maggio
ore 22,40 . 2“ rete
ATTUALITÀ’
Il notiziario metterà in
onda;
— un servizio sulla stampa evangelica: l’Eco-Luce;
(— altri servizi completeranno il numero.
LA CASA PER FERIE NELL’ASTIGIANO
Riapre S. Marzano
Nel 1980 la Casa è stata aperta
solo nei mesi di luglio-agosto come luogo di vacanza e riposo.
La vita comunitaria, ben accettata e compresa, gli incontri con
la Comunità per studi biblici e
culturali sono serviti non solo ad
amalgamare, fra loro, tutti (Battisti, Fratelli, Metodisti, Pentecostali, Valdesi e simpatizzanti) ed
a farli sentire uniti da un'unica
fede, ma anche ad essere espressione di vitalità evangelica e di
testimonianza nella zona e specialmente nel paese.
Sono iniziati in autunno, e tutt’ora in corso, impegnativi lavori di ristrutturazione e miglioria
quali rinstallazione di lavabi con
acqua calda e fredda in tutte le
camere, il raddoppio dei bagni al
2® piano, la pavimentazione con
linoleum delle 8 camere della
parte vecchia dello stabile ed
esprimiamo tutta la nostra gratitudine a coloro che ci hanno
aiutato e ci aiuteranno, con la loro generosa solidarietà e collaborazione, a superare le non indifferenti spese.
A seguito della automazione
del Servizio dei Conti Correnti
Postali, alla Casa è stato asse
perciò un idolo al quale sacrificare.
3) Difendere la vita significa difendere tutta la vita, anche
quella post-natale. Cioè provvedere a far funzionare adeguatamente le strutture che devono
sostenerla, dagli asili-nido alle
università, dall’assistenza medica al posto di lavoro, da un ambiente ecologicamente sano alla
proposta di uno scopo per il quale vivere, senza costringere i giovani a drammatiche evasioni nel
terrorismo o nella droga.
4) Difendere la vita significa
difendere la vita di tutti, compresa la vita della donna che si
trovi incinta senza averlo voluto
o che non possa o non voglia —
per ragioni che non avrà mancato di valutare — portare a
termine una gravidanza.
5) Difendere la vita significa
affrontare i problemi considerando la realtà e non imponendo
principi. Quindi:
a) non chiudere gli occhi
di fronte al fatto che — legge o
no — l’aborto si pratica, e che
troppe volte se ne muore (specie nel Sud e fra le classi più
disagiate);
b) considerare che la 194
non obbliga nessuno ad abortire,
ma offre a chi si trovi nella necessità di farlo la possibilità di
farlo senza rimetterci la salute
o la pelle. O vogliamo fare dell’aborto il mezzo più diffuso di
controllo delle nascite e al tempo stesso la pena di morte per
chi lo pratica?
6) Tutto ciò considerato, riteniamo che la battaglia primaria di tutte le donne, di tutti i
democratici, di tutti i credenti
sia di rendere inutile non solo
la 194, ma ogni e qualsiasi legge
in materia. Per questo auspichiamo che nel nostro Paese si
attui per uomini e donne un’educazione sessuale degna di questo
nome, e si creino (e dove ci sono
si facciano funzionare) strutture
consultive che affrontino il problema della procreazione responsabile senza fare del terrorismo
psicologico in base a ideologie
precostituite.
7) Tuttavia non facciamo illusorie fughe in avanti, per cui
riteniamo che fino a quando ciò
non sarà stato attuato e non
avrà dato i suoi frutti, la 194 conserva, così com’è, con tutti i
suoi limiti e con tutti i suoi difetti, una funzione insopprimibile
di controllo e di protezione al
tempo stesso ».
CASA EVANGELICA DI
SAN MARZANO
SAN MARZANO OLIVETO
(Asti) - Telefono 0141 856130
Aperta dal 1/7 al 31/8
Per informazioni, fino al 29 giugno, rivolgersi a:
Chiara Aldo - Via Plana, 105 - 15100 - Alessandria
Tel. 0131 55995 (ore pasti)
Il quotidiano cattolico « L’avvenire » ha pubblicato il 14 aprile scorso una lettera di Salvatore Giuliano, responsabile della
Chiesa Cristiana evangelica di
Rapallo, che prende posizione
contro l'aborto. Ne riportiamo
qui di seguito alcuni stralci.
L’aborto è un diritto o un delitto? E’ lecito o illecito?
Questo problema ci interpella
anzitutto come uomini che credono nella sacralità della vita,
di ogni vita (...).
Per il credente in ogni uomo
c’è Dio (...).
L’aborto è e rimane l’uccisione
di un innocente. A nessuno è lecito uccidere e a nessuno è consentito decidere sulla possibilità
di sopprimere un essere umano
indifeso.
Questo insegnamento è costante nella Chiesa di Cristo; « Non è
mutato ed è immutabile »
(...). Il problema chi sia il nascituro è troppo grosso per es
gnato il nuovo numero 14.863.153
ferma restando la intestazione
« Casa Evangelica in San Marzano Qliveto - via Plana 105 - 15100
Alessandria » ma i bollettini portanti il vecchio numero 23/21424
potranno essere ancora utilizzati,
per qualche tempo, senza però
apportarvi alcuna correzione e
tantomeno sostituire in qualsiasi
modo il vecchio numero con il
nuovo.
Anche quest’anno la Casa sarà
aperta, a Dio piacendo dall’l/7 al
31/8 agli evangelici e simpatizzanti che, presentati dai Pastori
o re.sponsabili delle varie denominazioni, desiderano trascorrere un periodo di vacanze in una
zona tipica per la produzione di
frutta scelta e di vini pregiati,
a 301 mt. di altezza, in una posizione ben ventilata e tranquilla
a cavallo di due vallate.
A partire poi da settembre la
Casa sarà a disposizione di Chiese, di gruppi di famiglie e giovani per brevi fine settimana con
motivazioni particolari (studi,
convegni ecc.).
Ai gruppi, che dovranno essere
autosufficienti, verrà richiesto il
rimborso delle spese effettive
(luce, acqua, gas).
sere ignorato o relegato ai margini della discussione.
Nessuna soluzione sull’aborto
è concepibile se prima non si è
risposto a questo quesito (...).
Le conclusioni della scienza
medica sono sicure e categoriche; siamo di fronte a un essere
umano; e pertanto l’uccisione
della piccola vita umana nel seno
materno è intervento di tipo omicida (...).
Comunque vada a finire il referendum del 17 maggio, tutti devono sapere che la Chiesa di Cristo si è messa vicino a questi
piccoli esseri, innocenti (...).
Il 95% degli aborti vengono
consumati per evitare un peso o
un fastidio, non è esagerato il dire che gli italiani sono chiamati
a scegliere, se stare dalla parte
di Cristo che è la « Vita » o dalla
parte di Erode iniziatore della
« Strage degli innocenti ».
(...) La soluzione alla problematica dell’ aborto va cercata
non con una legge di morte, ma
con una legge di vita.
GIORNATA DEGLI EVANGELICI LIGURI
L’evangelista Clarke
Scicli
A Scicli ha avuto luogo l’il
aprile u.s. una manifestazione
organizzata dal locale Comitato
per la difesa della 194 del quale
fanno parte diversi membri della
locale Chiesa metodista. Alla tavola rotonda sono intervenuti
l’on. Giancarla Codrignani, cattolica del Gruppo sinistra indipendente della Camera, il Dr. Enrico Ciliari e l’Avv. Piero Trotta,
ambedue membri della Chiesa
metodista di Palermo. Il Dr. Ciliari ha presentato soprattutto
un’informazione relativa alla prevenzione e ai consultori (che in
Sicilia sono quasi del tutto assenti) e sull’obiezione di coscienza che arriva in Sicilia al 70%.
Mentre l’Avv. Trotta ha illustrato il problema sotto il profilo giurìdico risalendo anche alla pre
cedente legislazione del Codice
Rocco, l’on. Codrignani ha centrato il suo intervento sulla necessità di difendere la legge 194
dagli attacchi dei due referendum. La 194 — ha affermato in
polemica con l’interpretazione
cattolica — non ha inventato
l’aborto che è una triste realtà
esistente da millenni; ha invece
iniziato ad affrontarlo per combatterlo e farlo uscire dalla clandestinità contribuendo così a
compiere un primo passo verso
una maternità cosciente.
Un forte gruppo del « Movimento per la vita » ha animato
il successivo dibattito con accuse di volere estendere ora alle
masse femminili il diritto al piacere che un tempo era per lo
meno limitato. Hanno replicato
gli oratori ribadendo che la realtà dell’aborto è una realtà che
persiste malgrado i nostri no e
che oggi è più che mai da realizzare una concreta solidarietà
nei confronti di chi attraversa
questo dramma.
La tradizionale giornata di incontro annuale delle chiese battiste, metodiste e valdesi della Liguria, si è svolta il 25 aprile a
La Spezia.
In mattinata, nella chiesa Battista, il past. Paolo Sanfilippo,
cultore appassionato di « memorie storiche» concernenti l’evangelismo italiano, ha rievocato l’opera e la figura di Edward Clarke, fondatore della « Missione
Evangelica di La Spezia» (The
Spezia Missioni, il ramo battista inglese, confluito nel 1966 nell’Unione delle Chiese Evangeliche Battiate d’Italia.
Nato nel 1820 da un pastore
battista, E. Clarke, dopo un periodo di ministero in una chiesa
battista inglese, decide nel 1863,
insieme al collega Wall, di compiere rm viaggio esplorativo in
Italia per vagliare le possibilità
concrete di una predicazione
evangelica nel nostro paese. Nel
frattempo in Inghilterra si era
costituita una « Gospel Mission
to thè Italiana » (Missione dell’Evangelo per gli Italiani) che
provvedeva alla raccolta dei fondi necessari all’azione evangelistica di Wall e Clarke. Rientrato
in Inghilterra, Clarke, insieme alla sorella Amalia e ad una amica di lei, Anna Smith, decide di
partire da Liverpool alla volta di
La Spezia, cittadina prescelta per
la sua azione evangelistica.
I primi tempi di lavoro non furono facili; difficoltà finanziarie
e l’opposizione del clero locale,
causarono non pochi problemi
aU’ìntraprendente pastore battista. Benché consigliato dagli
stessi finanziatori inglesi di ritornare in Inghilterra, Edward
Clarke fu perseverante e, con
grande impegno, riuscì ad acquistare un palazzo in via dì costruzione al centro della città: « Ca
sa Alberto ». L’edificio non era
solo adibito al culto, ma anche
alle attività a favore della popolazione spezzina, che erano in crescendo.
Clarke fu anche un pioniere
dell’ecumenismo tra evangelici,
coltivò una lunga e proficua amicizia con R. Stewart, pastore
della Chiesa Scozzese di Livorno
e con A. Melile pastore della Chiesa valdese di Firenze.
Particolare sviluppo ebbero le
scuole, che accanto ad una sede
centrale (500 alunni nel 1890!),
conobbero una fioritura di sedi
periferiche (scuole di quartiere).
Direttore didattico della intera
opera scolastica della Missione fu
il maestro valdese Giosuè Vinay,
padre di Tullio e Valdo Vinay.
Quando Clarke morì nel 1912,
la Missione possedeva chiese, asili, scuole e orfanotrofi in gran
numero ed era inserita, cosa non
facile per quei tempi, in un rap
porto amichevole e fraterno con
tutte le denominazioni evangeliche allora esistenti nel nostro
paese. Successivamente segretari
della Missione furono Pullen e
Paschetto, al momento della confluenza nell’Ucebi, la «Spezia-Missione » contava circa 500 membri battezzati adulti.
Nel pomeriggio nel centro comunale « Salvador Allende », il
past. Michele Sinigaglia, predicando su Giovanni 8: 12-59, dava
alla manifestazione un carattere
evangelistico, mentre la Corale
valdese di Pomaretto, presente
per l’occasione, cantava inni della Riforma.
Il prossimo appuntamento per
gli evangelici liguri è a Genova,
Chiesa valdese, il 25 aprile 1982,
per la rievocazione storica di
Paolo Geymonat.
Eugenio Stretti
CENTRO EV. DI VILLA S. SEBASTIANO
Per il servizio pubblico
Tagliacozzo: comune della provincia dell’Aquila con circa 10.000
abitanti, diviso in 14 frazioni collegate malamente con il capoluogo, famoso perché nel 1268 nel
suo territorio avvenne la grande
battaglia tra Corradino di Svevia
e le forze militari di Carlo d’Angiò. In marzo, in questo comune, la Regione Abruzzo ha assorbito tramite TARPA (Autolinee
Regionali Pubbliche Abruzzesi)
il servizio di trasporto i cui maggiori utenti sono gli studenti della locale scuola media, e che fino
allora era stato garantito da una
ditta che aveva in concessione il
servizio pubblico.
Purtroppo permangono vecchi
problemi di disservizio, tra cui
la presenza di un’altra ditta privata di noleggio che è in concorrenza col servizio regionale. Perdibattere questi problemi, il 9
aprile il Centro Ev. di Servizio
di Villa S. Sebastiano (attività
sociale espressa dalla locale Chiesa metodista) ha organizzato un
dibattito a cui sono intervenuti
il sindaco di Tagliacozzo, Benedetto lacomini, democristiano, e
il consigliere di minoranza Libero Liberati, capogruppo comunista. Nel corso della riunione, dopo che il past. Giovanni Anziani
aprendo il dibattito aveva ricordato l’impegno del Centro Evangelico organizzando un trasporto
gratuito per i ragazzi, il Sindaco
ha dichiarato che con il chiudersi dell’anno .scolastico dovrebbero aver fine i problemi denunciati. D'altra parte il consigliere comunista e diversi interventi hanno messo in luce l’inerzia della
amministrazione e lo spreco consistente in due servizi identici. A
conclusione del dibattito ci si è
lasciati con la decisione unanime di ulteriori incontri coinvolgendo un’area più larga di interessati.
3
UNA CORRISPONDENZA DALL’URUGUAY
Coscienza inquieta per
gii Indios sudamericani
Una colletta delle chiese rioplatensi a favore degli indios Toba del
Nord Argentina - L’esempio dell’antica civiltà del popolo Maya
Quando sono arrivato a Montevideo (Uruguay), nel dicembre
del 1977, ho saputo dell’esistenza in quella città del monumento
agli ultimi indios. Con questo si
è voluto affermare che gli indios
Charrúa che popolavano le coste
settentrionali del Rio de la Piata sono del tutto scomparsi. E
invece bisogna riconoscere che
né la ferocia dei conquistadores,
né alcun altro tipo di trattamento inumano è bastato a eliminare resistenza degli indios.
Proprio quest’anno, in tutte le
chiese della regione rioplatense
si è fatta una colletta per aiutare gli indios Toba che vivono nel
Chaco (nord - Argentina) a costruirsi delle case nelle terre che
si è riusciti a comprare per loro.
Infatti il progresso della colonizzazione toglie a questa gente lo
spazio vitale, spingendoli in zone sempre più anguste dove assolutamente non potrebbero sopravvivere.
NeH’America del Nord, i pochi
sopravvissuti che non si sono voluti integrare vivono nelle « riserve ». Nell’America centrale e
meridionale ci sono ancora gruppi importanti di indios che non è
stato possibile né sterminare, né
assorbire, né evangelizzare.
Mi sembra abbastanza strano
che nelle varie teologie latinoamericane, che pur sono così
aperte alla rivendicazione del
diritto dei poveri, non ci si occupi quasi mai del problema degli
indios. Nella migliore delle ipotesi, si arriva ad integrare gli indios nella classe degli sfruttati
e degli oppressi, dando per scontata la loro integrazione.
In realtà, si deve riconoscere
che — almeno in certi casi —
gli indios non fanno parte della
nostra famiglia in cui ci sono
sfruttati e sfruttatori. Dal loro
punto di vista, non ci sono due
classi in lotta all’interno dello
stesso sistema di civilizzazione.
Al contrario, ci sono solo ^i
usurpatori venuti da fuori, ricchi
0 poveri che siano, i quali, per
loro, costituiscono una sola classe di oppressori.
1 Maya
Prendiamo il caso dei Maya.
La loro terra di origine si trova
divisa artificialmente in parte
delle seguenti nazioni; E1 Salvador, Honduras, Belize, Guatemala, e Messico.
E stato fatto di tutto per convertire i Maya sia al cristianesimo che alla civilizzazione europea. L’operazione non è riuscita o riesce solo in parte. Quelli
che s’integrano sono considerati dagli europei, per esempio in
Guatemala, i furbi, gli astuti: los
ladinos.
Ma ci sono quelli che non s’integrano. Ho letto che i Maya attuali parlano più di 23 lingue neomaya e oltre un centinaio di dialetti. Vivono in foreste impenetrabili, fra le montagne o in zone
desertiche. Il contatto con loro è
reso impossibile soprattutto per
causa del ricordo ancestrale del
modo in cui furono trattati i loro
padri dai feroci conquistadores.
I Maya non sono stati sempre
così inavvicinabili. Al contrario,
aH’origine della loro storia, dovevano essere mollo ospitali.
Infatti, secondo una delle tante
ipotesi sulle origini di questo popolo, ci fu un tempo in cui dal
Nord-Amcrica arrivavano fupiaschi appartenenti a razze diverse. Erano gli sconfitti della lotta
tremenda che, in quei tempi antichi, si stava svolgendo per il
predominio e il possesso delle
terre nord-americane. Questi fuggiaschi arrivati nel territorio dei
Maya, erano accolti come fratelli. Così si spiegherebbe il fatto
che i Maya non sono di una razza particolare; sono invece un
miscuglio di razze che costituiscono un popolo.
Alcuni calcolano che, nel loro
periodo di massimo splendore.
dal 300 al 900 d. C., dovevano essere intorno a tre milioni. Per le
origini, si parla del 2000 a C. e
sarebbe stata scoperta una villa
maya del 3.500 a. C.
La loro cultura è quanto di più
impressionante e misterioso si
possa immaginare. Sapevano
infatti molto di più di quanto
servisse loro a fini pratici. Riuscirono a creare un calendario
complicatissimo, molto più preciso del nostro, ma non si sa a
che scopo. L’inclemenza del tempo della zona equatoriale in cui
vivevano li spinse a studiare _ e
sperimentare metodi di previsione meteorologica che raggiunsero una precisione fino ad oggi
sconosciuta. Usavano un sistema
numerale molto più pratico dei
numeri romani, conoscevano lo
zero che scrivevano in diversi
modi per indicare distinte operazioni di frazioni, ecc. e potevano operare con cifre di vari milioni.
Le loro conoscenze astronomiche e le loro scienze matematiche erano talmente avanzate che,
a quanto pare, per quanto sembri assurdo, è in corso una gara
fra Stati Uniti d’America e Russia per decifrare i geroglifici
maya. La posta in gioco è molto
grossa. Infatti, c’è il sospetto
che, per caso o di proposito, i
Maya avessero scoperto la formula per controllare una energia
superiore a quella atornica. Il
quarto stato della materia — il
plasma — potrebbe essere l’energia adatta a sostituire il petrolio. Ma fino ad ora non si è riusciti a trovare la formula per
costruire il recipiente che possa
contenere questa energia. Per
una qualche ragione o speranza
illusoria, le due superpotenze
mondiali del momento stanno facendo forti investimenti per accelerare la decifrazione dei gerolifici maya. In una rivista del
1979 si parla di un investimento
di 26 milioni di dollari da parte
dell’URSS.
Ma il credente guarda in altra
direzione. Come è possibile che
una teologia cristiana non abbia
sentito fino ad ora il bisogno
d’inventare un gesto che possa
essere recepito da questi fratelli
come confessione di peccato da
parte delle chiese e delle nazioni cristiane?
Erano un popolo che costruiva
città monumentali e poi, improvvisamente, senza una ragione che
si comprenda, le abbandonava.
Più che guardare in senso orizzontale, come i conquistadores,
guardavano in senso verticale;
studiavano i misteri del cielo,
cercavano Dio.
Coi metodi feroci e disonesti
dei conquistadores, abbiamo distrutto quello che di più sacro
c’era in loro: la fiducia nello
straniero e la disposizione all’ospitalità.
Entrati a forza
in casa d’altri
Un discorso di_ questo graere
potrebbe ripetersi a proposito di
molte altre tribù di indios che
fino ad ora rifiutano sia la nostra civilizzazione che la nostra
evangelizzazione.
Non è forse giunto il momento
di riconoscere che siamo entrati
a forza in casa d'altri e che ci
siamo comportati male? Nei confronti degli indios, niente può essere più liberante che il nostro
ravvedimento, la nostra disposizione ad espiare e a venire a patti su ciò che a torto pretendíamo che sia nostro, solo perche
l'abbiamo scoperto per mezzo di
Cristoforo Colombo.
Dove si basa questa morale del
diritto di proprietà che acquista
chi scopre la terra, i beni e la
casa altrui? Per troppo tempo
la propaganda ha cercato di metterci in pace la coscienza, parlandoci degli indios come di poveri selvaggi che sono stati « salvati » dalla nostra civilizzazione
e dal nostro cristianesimo.
Dopo aver tanto lottato sul
fronte della Chiesa per gli altri,
ci siamo resi conto che stavamo
facendo un discorso aristócrata
co e paternalista. Per tanto, ci
siamo impegnati sull altro fronte
della Chiesa con gli altri. Dai discorsi, siamo passati ai ’fatti. Siamo entrati nella situazione dei
poveri di casa nostra, ci siamo
messi dalla loro parte. Con loro,
abbiamo riletto la Bibbia da un
punto di vista nuovo. Ma ora ci
troviamo davanti al problema
degli indios. Che fare? Il loro discorso è che, nonostante tutto,
siamo come gente che litiga nei
quartieri di Napoli. In fin dei
conti, siamo tra noi. Loro non
c’entrano. Stiamo litigando davanti alla porta di casa nostra,
per cose nostre. I discorsi che
facciamo sono giusti. Si riferiscono non solo alla speranza di
un nuovo Esodo, ma anche alla
legge di Dio che il popolo
d’Israele ricevette dopo 1 esodo
nel deserto del Sinai; non rubare,
non dire il falso contro nessuno,
non imbrogliare, ecc. Ma questo
discorso giusto si ferma davanti
a una parola di Gesù che dice.
« Una cosa ti manca! ».
Samuele Giambarresi
I protestanti nella stampa italiana
Protestanti e aborto
¡echi dal mondo cristiano]
a cura di ANTONIO ADAMO
Hong-Kong: incontro
con i protestanti della
Cina Popolare
(SPR) - La Conferenza Cristiana dell’Asia ha preso l’iniziativa
per la realizzazione di un colloquio con i dirigenti della Chiesa
della Cina popolare, che ha avuto luogo il mese scorso a HongKong e che ha affrontato il tema « la testimonianza cristiana ».
Questo incontro è stato il primo
del genere dopo oltre 32 anni. Al
convegno hanno preso parte i
rappresentanti delle Chiese protestanti cinesi e i dirigenti delle
Chiese della Conferenza Cristiana dell’Asia. I partecipanti al
colloquio hanno esaminato la situazione politica dell’Asia e hanno riconosciuto l’influenza delle
grandi potenze — gli Stati Uniti
e TURSS — ed hanno preso atto
della potenza economica del
Giappone e del crescente potere
della Cina.
Dal 1949 la Chiesa cinese ha
cercato di correggere l’immagine
che si era formata nel paese circa la natura della Chiesa, considerata come una religione importata ed una istituzione straniera.
In queste particolari circostanze è stato praticamente impossibile accettare fondi e personale straniero. Anche adesso la situazione non è mutata di molto.
per il futuro occorrerà seguire la
medesima linea, una scelta diversa infatti potrebbe compromettere tutti i precedenti sforzi
di presentare un volto nuovo (tei
cristianesimo. Occorre anche
rendersi conto che gli aiuti stranieri potrebbero indebolire la determinazione dei cristiani cinesi
di esercitare una direziorie responsabile, non soltanto della loro Chiesa, ma anche nella loro
ricerca teologica « indigena » sull’orientamento della vita, e della
missione della Chiesa in Cina.
Il vescovo Ting ha affermato
che le loro relazioni con le chiese estere non debbono offuscare
l’immagine della Chiesa cristiana che si sforza di condividere
la vita del popolo cinese.
I responsabili delle Chiese cinesi presenti hanno comunque
sottolineato la loro intenzione di
continuare a partecipare ad. incontri con le altre Chiese.
Il Convegno sull’aborto tenutosi a Firenze ha avuto larga eco
sulla stampa italiana. Ne hamo
dato notizia, fra gli altri il Manifesto, Repubblica, l’Unita, Pae
se Sera. Particolare rilievo e dato alla relazione di Sergio Rostagno ed alla sua impostazione di
fondo, intesa come non colpeyolizzazione della donna, che vive
e decide i suoi problemi in un
contesto sociale che non si può
ignorare, e nel quadro d.el quale
è chiamata a decidere in piena
rssponsabilità. In Repubblica L.
Accattoli sottolinea il punto per
lui e anche per noi, più importante e cioè l’impossibihta per
le chiese protestanti di chiedere
allo stato «di farsi successore
della Chiesa e nostro guardiano
etico ». Come ha detto Valdo
Spini i protestanti potranno dimostrare « come i valori evangelici possano essere difesi, senza
dar luogo al alcuna ingerenza
ecclesiastica nella vita del paeSG » A BolognR. intanto, iniorrn.3.
la Stampa del 9 aprile, si è costituito un « Comitato cristiani per
il no » di cui è parte la comunità locale metodista ed il suo pastore P. Sbafa, di cui il giornale
riporta dichiarazioni.
« « «
Che è poi lo spirito di base delle Intese di cui si parla ancora
per sollecitarne la ratifica o per
rievocarne i principi. Così, ad
esempio, il Corriere Biellese del
28 febbraio e II Mattino di Pado
altre persone condannate dal regime di Taiwan hanno agito secondo le loro convinzioni cristiane e secondo l’insegnamento biblico. Egli ha anche affermato;
« ...Sebbene essi siano stati imprigionati, la nostra Chiesa continua a seguire Gesù Cristo come dei servitori sofferenti, per
recare la speranza e la guarigione ed essere degli strumenti di
riconciliazione nella nostra società ». Il Moderatore ha concluso la sua relazione con un appello «a tutti, a Taiwan e all’estero, affinché continuino la
loro azione di solidarietà e di
preghiera ».
Taiwan:
ancora nella prova la
Chiesa presbiteriana
(SPR) - «Le condanne contro
il pastore C. K. Kao e altre persone » sono state oggetto di una
relazione che il Moderatore dell’Assemblea Generale della Chiesa Presbiteriana di Taiwan ha
presentato al suo Comitato Permanente. La relazione esprime
la riconoscenza della Chiesa Presbiteriana per le numerose testimonianze di solidarietà ricevute
da Taiwan e dall’estero. Nel suo
discorso il Moderatore ha riconosciuto che il pastore Kao e le
Pastore battista
assassinato nel
Salvador
( nev ) - Il pastore battista Salvador Castro Rodriguez, 31 anni, da 18 mesi pastore della comunità di Chapeltique, ucciso il
18 febbraio scorso alla sua scrivania, è stato assassinato da killers degli « squadroni della morte ». La notizia è stata resa ufficiale dal segretario per l’America Latina del Dipartimento missionario delle Chiese battiste
americane, Victor Mercado, al
suo rientro da una serie di visite alle chiese sorelle delTAmerica del sud. Numerosi membri
delle comunità evangeliche hanno ricevuto minacce anonime ;
anche Castro Rodriguez era stato denunciato da anonimi come
« sovversivo ». E’ chiaro che il
clima di provocazione politica e
di violenza che regna nel paese
rende impossibile qualsiasi civL
le convivenza. In questi ultimi
giorni tre giovani battisti sono
stati torturati in carcere dopo il
loro arresto mentre distribuivano generi di soccorso della Croce rossa. A Chapeltique è stata
assassinata un’esponente del movimento femminile battista.
va del 29 marzo. Quest’ultimo
con particolare riferimento all’insegnamento della religione
nelle scuole.
* *
Litterae Comunionis di marzo
pubblica una lunga intervista col
past. metodista Joseph Lowery
che, dopo l’assassinio di M. L.
King, ha assunto la presidenza
della Conferenza dei responsabili delle Chiese del Sud, organismo impegnato nella lotta per
la difesa della popolazione di colore. Dalla intervista appare come, ottenuti tangibili risultata
nell’ottenimento formale dì molti diritti civili, molto resta ancora
da fare per la difesa, soprattutto, del diritto al lavoro.
sjc ¡Ss *
Jesus di aprile pubblica una
intervista di Rosanna Brichetti
a Giuliana Gandolfo pastore valdese della comunità di via Nomaglio a Torino. La vicenda personale di questa nostra ^ sorella
è inquadrata nella evoluzione attraverso la quale il pastorato
fGniniinilG è stato accGttato nGlla chiesa valdese. Per questa evoluzione vale la frase di Giuliana,
«ho trovato assai più difficoltà
a diventare che a lare il pastore ».
^ *
Il Gazzettino ha una rubrica di
dialogo religioso affidata a don
Ennio Innocenti. Nel numero del
5 aprile un lettore, con chiara approvazione del sacerdote, attacca
il past. Piero Bensì, accusato di
« farfugliare semenzale varie »
nelle sue partecipazioni domenicali alla RAI. Lo stesso sacerdote, lamenta, in altro contesto, le
persecuzioni di cui sarebbero oggetto i cattolici in Inghilterra.
* * *
L’Incontro, mensile torinese,
pubblica nel numero di febbraio
un’ampia recensione di D. Abate
al libro di Lydia Melodia « Il Reverendo, i suoi figli e Sandrine ».
Il reverendo di cui si parla e il
pastore Vincenzo Melodia che
operò in anni difficili nel mezzogiorno d’Italia e successivamente a New York. Il libro contiene
una presentazione di ’Tullio Vinay
e una di Pietro Bensì.
in *
Dice il Corriere del 5 aprile
che il nuovo tipo di socialismo
che il P.S.I. cerca di realizzare
è secondo il prof. Grimaldi, « il
frutto della confluenza di tre subarGG G cioè marxista, libGral-uGmocratica e cristiana (con Provenienza sia cattolica che valdese) ».
La Repubblica del 2 aprile informa sui problemi creati m
America da larghe conversioni
(si fa la cifra di nove milioni di
persone) di anglicani al cattolicesimo. I problemi sono legata ai
sacerdoti sposati, per i quaU pare sia stato deciso di accettarli
se già sposati al momento della
conversione, essendo tuttavia
esclusa la loro nomina a vescovi.
« *
La Stampa del 25 marzo informa sull’arrivo a Roma, con destinazione USA, di due battisti
romeni studenti in teologia, costretti ad uscire dal loro paese
con passaporto ottenuto a fatica,
per le persecuzioni cui erano
sottoposti. ,
Non potrà invece uscire dal
Sud Africa il vescovo anglicano
nero Desmont ’Tutu, segretario
generale del Consiglio sudafricano delle Chiese, perché il passaporto gli è stato ritirato. Così
informa il Manifesto del 29 marzo.
Niso De Micbelis
4
8 maggio 1981
LA FEDE INTERROGA
Nè farisei nè conformisti
Chiunque può indirizzare a questa rubrica una breve domanda su un problema di fede che gli sta a cuore. Chiederemo
ad uno dei nostri collaboratori di rispondere nel dialogo della
fede. Domanda e risposta saranno anonime perché in esso risalti maggiormente il contenuto.
Le relazioni e la conclusione
del Convegno di Firenze sull’aborto hanno ridestato nella
mia coscienza un vecchio problema. E’ cristianamente giusto annegare la responsabilità personale del cristiano di fronte al « peccato » con l'alibi della responsabilità sociale? Non si tratta evidentemente di condannare il
«peccatore »; Cristo con i peccatori cenava, parlava e li perdonava, ma alla fine diceva «va e non
peccare più ». E al ravvedimento
e all’accettazione della Grazia
siamo chiamati uno per uno o
è collettivamente chiamata la società o la comunità di cui siamo
parte?
Come spesso accade, la risposta è già contenuta nella domanda. E io concordo pienamente:
non è cristianamente giusto annegare la responsabilità personale del cristiano di fronte al peccato con l’alibi della responsabilità sociale. Ma non è neppure
cristianamente giusto coprire la
responsabilità sociale con un’attenzione centrata unicamente
sulle responsabilità personali. In
altre parole esiste — se vogliamo
tener conto del messaggio evangelico e del grado di consapevolezza del tempo in cui viviamo —
una dimensione personale e una
dimensione sociale del peccato.
Dimenticare l’una o l’altra è
ugualmente dannoso per la fede
cristiana, perché in genere si
tratta di una « dimenticanza »
che tende a passare accanto alla
realtà dura e dolorosa del peccato.
Separazione
Tradizionalmente la concezione cristiana si è piuttosto sbilanciata verso l’individualismo. Il
male, le cose proibite, non sono
rappresentate da azioni collettive
a cui si partecipa — come la guerra, lo sfruttamento di altri popoli, il potere di una classe su altre
— ma da azioni centrate sul singolo, come l’avarizia, l’intemperanza, la pigrizia. Ora quando si
valuta il male solo nel personale
è più facile illudersi di padroneggiarlo. Non posso evitare la guerra, ma posso evitare di rubare,
posso sul piano personale separarmi dal male e da chi lo pratica. E’ il rischio farisaico (fariseo vuol dire « separato », dal
punto di vista morale) che è aperto davanti a chi — magari essendo credente — pensa di poter non solo combattere contro
il male nella sua sfera personale
(cosa che evidentemente è elemento essenziale dell’etica cristiana) ma anche superarlo e venirne a capo evitandolo, separandosene. Nella situazione in
cui stiamo vivendo, mi pare sia
il rischio di quanti vedono il problema dell’aljorto solo sotto il
profilo individuale e in fondo ri
tengono di poter risolvere il problema con una proibizione a
cui sanno, o pensano, di poter
sottostare e di evitare così il male (e così dovrebbero far tutti).
Ma è possibile eliminare il male
evitandolo? La parabola del fariseo e del pubblicano (Luca 18:
9-14) è lì per toglierci — se sappiamo ascoltare — ogni illusione
al riguardo.
Condizionamenti
Ma veniamo all’altra possibilità, che è quella prospettata dalla domanda: annegare la responsabilità personale nell’alibi della
responsabilità sociale. Questo rischio è più moderno e forse nel
nostro paese più acuto che altrove. Ida Magli, in un articolo dell’anno scorso su Repubblica sosteneva che in Italia, a causa del
blocco co,stituito dal ventennio
fascista, le varie scienze sociali e
psicologiche sono entrate una
sull’altra, in forme massicce, in
genere mescolate al marxismo, e
sono state usate a piene mani
per spiegare tutto quanto. In
questa specie di indigestione di
psicologia, psicanalisi, sociologia,
antropologia, l’individuo è venuto ad essere prigioniero e dell’inconscio, nei conflitti affettivi, e
della collettività nelle lotte, nelle
vittorie e nelle sconfitte. E’ il
trionfo dei vari condizionamenti
che costituiscono la chiave interpretativa del comportamento.
L’individuo viene così ad essere
scaricato da ogni responsabilità
ma in compenso risulta annientato come singolo portatore di
un valore autonomo, costretto ad
affidarsi ad altri: partito, sindacato, gruppo, assemblea, movimento, psicologo, analista, ecc.
In questo meccanismo io mi
sento troppo debole per contrastare il male a livello individuale,
ma posso, in tutto o in parte,
scaricarne la responsabilità su
altri, trovare nei condizionamenti che hanno prodotto la mia personalità e il mio comportamento la causa e l’alibi del mio agire.
E’ il rischio di un’illusione più
moderna, quella di trovare la
propria salvezza nel conformismo ai meccanismi di auto-.giustificazione della società odierna. Nella situazione in cui stiamo vivendo mi pare sia il rischio
non solo dei pochi che farneticano dicendo che abortire è come cavarsi un dente, ma anche
dei molti che vedendo l’aborto
solo sotto il profilo sociale delle
tante cause — spesso indipendenti dalla nostra volontà — che
spingono o causano l’aborto, ritengono di poter risolvere il problema scaricando l’atto dell’aborto da ogni elemento di colpa e
riconoscendogli solo l’elemento
di sofferenza, dolore e sconfitta
che ha sempre per la donna.
Ma è possibile risolvere il male scaricandolo su altri quando
e se si presenta nella nostra vita?
Forse è il tentativo più vecchio
del mondo messo in campo dall’uomo, quello di far ricadere la
colpa sulla donna che gli è stata
messa accanto e quindi su Dio
che gliel’ha messa. A volerla
ascoltare, la storia di Adamo è
(continua a pag. 10)
INTERVISTA AL PROF. BRUNO CORSANI
A che cosa serve l’Introduzione al N.T.?
E’ stato pubblicato ultimamente presso l’Editrice Claudiana di
Torino, il secondo volume di Introduzione al Nuovo Testamento.
I due volumi (il primo è del 1972) formano un’opera unica che cosi
è giunta finalmente a conclusione. All’Autore, Bruno Corsani, professore di Nuovo Testamento presso la Facoltà Valdese di Teologia
di Roma, abbiamo rivolto alcune domande.
— Innanzitutto, che cosa è
una Introduzione al Nuovo Testamento?
— L’Introduzione al N.T. è un
manuale che analizza i libri biblici e servendosi anche di ogni
altro possibile dato cerca di scoprire, per farlo comprendere ai
lettori della Bibbia, in quale occasione e per quale scopo i singoli scritti biblici sono stati composti. Per es., chi ha scritto gli
Atti degli Apostoli, quando e perché.
— Nel mercato editoriale italiano esistono già libri che trattano la stessa materia: perché
questa sua nuova opera? per
quali caratteristiche sì contraddistingue dalle altre?
— Tutti i libri che si scrivono
hanno avuto dei predecessori ;
ma per dirlo scherzosamente,
l’ultimo è sempre più nuovo dei
precedenti! Cioè più aggiornato.
Tiene conto di tutte le ricerche
che si sono fatte nel frattempo.
Vorrei indicare due caratteristiche fondamentali della mia Introduzione: anzitutto un grande
rispetto della Parola di Dio e
della sua autorità. Quindi non
sono propenso ad accettare i suggerimenti della tradizione e preferisco farmi un’opinione sulla
origine dei libri del N.T. leggendo i libri stessi. E’ uno studio
fondato più sull’evidenza interna che su quella esterna, come
dicono i tecnici cioè più sul testo che sulla tradizione. Questo
è un punto molto importante nella cultura religiosa italiana. La
seconda caratteristica è di svolgere una funzione di mediazione: mi sforzo di far conoscere
in Italia quello che è stato scritto in materia dai più recenti studiosi di Germania, Inghilterra e
America e degli altri paesi protestanti.
— In molti ambienti si dice
che lo studio introduttivo al Nuovo Testamento sia inutile, superfluo, o, peggio ancora, dannoso perche allontana dall’cvange
lo. Le stesse persone consigliano
in alternativa di leggere direttamente il testo biblico, che è facilmente comprensibile anche
per le persone più semplici. Come replica a questa critica?
— Per rispondere a questa domanda, che è fondamentale, devo ricordarle una cosa: che gli
autori del Nuovo Testamento
hanno sempre scritto i loro libri
per un pubblico molto concreto,
cioè per delle comunità cristiane che avevano bisogno di essere illuminate o esortate o criticate su punti particolari della
loro fede e della loro vita cristiana. Naturalmente ciò che essi
hanno scritto ha un valore insostituibile anche per noi: è Parola di Dio. Ma non possiamo leggerlo ignorando quali erano le
situazioni che concretamente avevano di mira i loro autori, perché così, possiamo fare una più
esatta trasposizione alle situazioni nostre e ricavare un insegnamento e un ammonimento anche
per noi.
Vorrei fare un esempio: nella
lettera scritta alle comunità cristiane della Galazia, Paolo si
esprime con grande veemenza
contro i tentativi di imporre a
quei cristiani alcune osservanze
rituali della Legge di Mosè. Il
suo parere è categorico : Se vi
fate circoncidere, Cristo non vi
gioverà nulla (5: 2). Oppure: Voi
che volete essere giustificati per
la legge, avete rinunziato a Cristo ; siete scaduti dalla grazia
(5: 4). Se la giustizia si ottiene
per mezzo della legge. Cristo è
morto inutilmente (2: 21).
Quando scrive ai cristiani di
Roma, alla fine della lettera lo
stesso apostolo Paolo raccomanda di avere riguardo per quelli
che sono « deboli nella fede » e
che per scrupoli rituali rifiutano
di mangiare carne. In concreto,
suggerisce che quando si mangia con loro si lasci da parte la
carne piuttosto che mettere quei
fratelli a disagio o ferirli nelle
loro convinzioni. Io so — dice
l’apostolo — che il Regno di Dio
non consiste in vivande o in bevande, e so anche che in Cristo
nessuna cosa è pura o impura in
se stessa (cioè, l’uso che ne fanno gli uomini rende certe cose
impure). Ciononostante, se uno
pensa che una cosa è impura,
per luì è impura. I fratelli non
devono offendere questa sua convinzione, e se si comportano
spregiudicatamente mancano di
amore verso il loro fratello più
debole.
Sono due casi-limite. Che cosa
dobbiamo concludere? Che l’apostolo Paolo ha delle teorie diverse, contraddittorie, a proposito
dei precetti legali e rituali? Niente affatto! L’Introduzione ci aiuta a ricostruire la situazione per
cui sono stati scritti questi ammonimenti. I Galati erano convertiti dal paganesimo. Avevano
trovato nella fede in Cristo la liberazione dalle superstizioni e la
pace con Dio. Andare a questo
punto a proporgli riti e osservanze di Mosè era lo stesso che
contestare l’efficacia dell’opera di
Cristo e tutta la predicazione
apostolica, che si riassume in
questa frase : « Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato ».
La comunità cristiana di Roma, invece, era formata in parte
da ex-pagani e in parte da exebrei; quindi era imperativo che
esistessero tra loro rapporti fraterni : « Fatevi accoglienza gli
uni gli altri, come Cristo ha accolto noi », ammonisce l’apostolo. L’Introduzione, chiarendo
questa situazione, aiuta a capire
il testo biblico e fa sparire una
apparente contraddizione tra le
due lettere di Paolo.
— Un lettore, anche se ben intenzionato, sì può smarrire nelle
oltre 6,50 pagine dei due volumi.
L’opera è stata scritta per essere letta tutta d’un fiato? Quale
uso se ne può fare perché sìa
sfruttata completamente?
— Ho già detto che il manuale
di Introduzione vuol essere un
compagno e un pedagogo per la
lettura della Bibbia. Quindi non
è un libro da leggere da cima
a fondo « per vedere come va a
finire » ; potremmo piuttosto paragonarlo a una serie di ventisette studi biblici, ciascuno su
un libro del N.T. E siccome la
sua funzione è di incoraggiare
la lettura personale della Bibbia,
ogni capitolo va studiato a fondo leggendo contemporaneamente lo scritto biblico di cui parla,
confrontando tutte le citazioni,
per poi concludere con una lettura conclusiva del testo biblico
alla luce delle conoscenze approfondite con l’aiuto dell’Introduzione. Soltanto a questo punto
è consigliabile procedere ad un
nuovo capitolo e ad un nuovo
libro biblico.
— Un’ultima domanda; quale
consiglio può dare l’autore a coloro che useranno la sua opera?
— Sul piano pratico raccomanderei di cominciare appunto dai
capitoli che trattano degli scritti del Nuovo Testamento: per il
volume I, dai cinque capitoli che
parlano dei vangeli e degli Atti
de.gli apostoli; per il volume II,
dai capitoli che analizzano le
epistole e l’apocalisse. In un secondo momento si potrà passare
allo studio delle altre parti dei
due volumi.
PECCATO
Sull'annosa questione dell’interruzione della gravidanza, il noto ordine
del giorno votato nel Sinodo 1978 sembra a prima vista offrire l’optimum desiderabile, ma ho l’impressione che
molti dei discorsi fatti in occasione
dei futuri referendum risentono spesso di troppo marcate prese di posizione preconcette, dettate più da interessi
« politici » che da una chiara coscienza evangelica e riformata. Per timore
di dar fiato alle trombe dei radicali o
del « Movimento per la Vita », si sorvola placidamente sulla grossa questione del primo sorgere della vita nel seno
della madre, per insistere soltanto sulla corresponsabilità di tutti noi, uomini
e donne, in quel che viene definito
male sociale. La parola « peccato » non
è più di moda! Eppure, oltre alle maternità non volute, frutto spesso di violenza 0 di un’animalità non controllata (pochi hanno il coraggio di colpevolizzare il « maschio » italiano!), ci sono
le gravidanze frutto del piacere carnale,
della fornicazione, per non dire della
ignoranza o dell’inooscienza di tanti
minorenni. Certo, non saremo noi a
gettare la prima pietra, ma, a monte
(o a valle) delle nostre preoccupazioni
di solidarietà ci dovrebbe pur essere
una parola fraterna di monito, di consiglio, di esortazione, data senza paternalismo né Farisaico puritanesimo.
Giovanni Gönnet, Roma
INCOERENZA
Dopo aver parlato di prostituzione e
omosessualità, una lettrice aggiunge:
E... dulcís in fundo veniamo alla
somma incoerenza dimostrata difendendo la legge n. 194, inorridendo nel
contempo di fronte a chi propone la
pena di morte. Dov’è la differenza tra
l’una e l'altra? A me sembrano tutt’e
due pene di morte, con la differenza
che nel primo caso (legge 194) la sentenza viene lasciata all’arbitrio di una
sola persona e nel secondo viene demandata allo Stato!
0 forse la dille anza (profcnda diff renza!! in verità) sta nel fatto che il
condannato a morte è un uomo che si
vede ed invece » l’abortendo » non si
vede, non è ancora del tutto formato
e pertanto...! » Occhio non vede - cuore non sente » (dice un iproverbio che
mi pare ben si attagli al caso).
Non è Dio il Signore della vita e
della morte? Come possiamo noi pretendere di sostituirci a Lui? Con che
diritto poi?
E non nascondiamo la faccia e la
coscienza dietro al » nobile » scopo
che avrebbe la legge n. 194 e cioè
quello di togliere la piaga dell’aborto
clandestino nelle classi meno abbienti!
Guardiamo, per favore, le statistiche
e ci renderemo conto che né l'ignoranza né l’indigenza spingono la maggior parte delle donne ad abortire.
È possibile che gli Evangelici non
siano capaci di fare un discorso serio,
l'unico discorso serio e non ipocrita:
contraccezione? M’era parso di capire
che l’essere protestanti volesse dire
avere delle solide basi morali e farsi
di esse portavoce; evidentemente ho
frainteso tutto: vuol dire comprendere
le devianze della società.
Cordialmente
Rita Venturi, Merate
TESTO DELLA CIRCOLARE P.l.
Le code del bollo
A tre mesi dalla pubblicazione
sulla Gazzetta Ufficiale della disposizione che esclude dal pagamento del bollo le istanze e dichiarazioni relative alla dispensa
dall’insegnamento religioso, l’Ufficio del Registro di Pordenone
— a quanto ci scrive una lettrice
allegando la fotocopia della cartolina — esige il pagamento di
L. 1.900 per « regolarizzazione al
bollo domanda esonero lezioni
di religione a Ist. Magistrale di
Bacile ». Si vede che gli uffici
della Repubblica sono parecchio
distratti o in ritardo nella lettura della Gazzetta Ufficiale della
Repubblica.
Del resto lo stesso Ministero
della Pubblica Istruzione dà un
chiaro esempio delle lentezze e
dei ritardi con cui vanno avanti
queste cose. Ci sono voluti 42
giorni perché la Gazzetta Ufficiale venisse letta e tradotta, in
data 2 febbraio, nella circolare
telegrafica ai Provveditorati agli
Studi che trascriviamo:
« Comunicasi che per effetto
disposto articolo 26 legge 22.12.
1980 numero 891, istanze, dichiarazioni o atti relativi at dispensa
esonero et frequenza insegnamento religioso non sunt soggetti at imposta bollo. Sunt pertanto
abrogate disposizioni di cui at
C.M. numero 108 del 14 aprile
1980. Bodrato Ministro Istruzione ».
A loro volta i Provveditorati
devono aver comunicato questa
circolare telegrafica a tutti gli
Istituti medi superiori interessati alla disposizione. La circolare del Provveditore di Milano
reca per esempio la data del 17
febbraio 1981.
Mentre segnaliamo le «code» di
questo caso, non possiamo d’altra parte non rilevare che esso
si è risolto nel giro di meno di
un anno. O era davvero una gaffe troppo grossa per stare in
piedi oppure protestare serve. O
runa cosa e l’altra.
5
8 maggio 1981
UNA PAGINA DI TEOLOGIA NEL 16® CENTENARIO DEL CONCILIO DI COSTANTINOPOLI
QUANDO CRISTO FACEVA DISCUTERE
Una pagina di storia della chiesa che ha segnato la centralità del Cristo nella fede cristiana - L importanza della
conoscenza della teologia patristica per una comprensione approfondita ed ecumenica del messaggi
In pieno IV secolo si scatenò
nella cristianità occidentale
ed orientale una delle più feroci « querelle » che per molti
anni lacerò gli animi e le chiese. Iniziatore della disputa fu
un prete di Alessandria d’Egitto,
certo Ario che sosteneva, con i
suoi numerosi seguaci, una visione di Cristo legata al culto
degli eroi del tempo antico. Cristo — dice Ario — pur essendo
di natura eccezionale, un semidio, non ha nulla a che spartire
con gli attributi metafìsici e di
perfezione morale di Dio.
Prima di lui altri avevano già
negato la divinità essenziale del
Cristo. Luciano di Antiochia sosteneva che Cristo fu adottato
come figlio di Dio, mentre Sabellio parlava del Cristo come uno
dei tanti modi di manifestarsi
di Dio.
Al di là di queste ipotesi, condizionate dalle speculazioni filosofiche del tempo, l’idea ariana
rappresenta il tentativo più razionale di spiegare il mistero
dell’Incarnazione : « Dio non è
sempre stato Padre; il Figlio
non era, prima di essere stato
generato; egli è divino soltanto
per partecipazione, non conosce
veramente il Padre, non è immutabile come il Padre, e perciò
non è impeccabile per essenza,
sebbene perseveri liberamente
nel bene » ‘. Le argomentazioni
di Ario («Avevate un figlio prima di averlo generato? ») fecero
presa sulla massa al punto che
l’Imperatore Costantino, guardando più all’unità dell’Impero
che a quella della Chiesa, convocò il Concilio di Nicea nel 325
per risolvere la più grande eresia della cristianità.
Confessione di fede di Nicea
Dal consesso dei vescovi uscì il
cosiddetto Credo di Nicea che,
respingendo drasticamente le posizioni di Ario, affermava: «Noi
crediamo in un solo Dio, Padre
Onnipotente, Creatore di tutte
le cose visibili e invisibili. E in
un unico Signore, Gesù Cristo,
Figlio di Dio, generato dal Padre, l’unigenito dall’essenza del
Padre, Dio da Dio, e Luce da
Luce, vero Dio da vero Dio, generato, ma non creato essendo
della stessa sostanza (homoousios) del Padre, creatore di tutte le cose... » ^ Condannando Ario
il Concilio di Nicea aveva così
espresso il dogma fondamentale della cristianità. « Nel IV secolo l’eresia — osserva acutamente Vittorio Subilia — ha avuto una funzione che può essere
qualificata indispensabile per la
formulazione del dogma » ^
Dopo anni di dubbi e sbandamenti la Chiesa aveva dunque
ristabilito la convinzione fondamentale che Cristo, pur essendo
distinto dal Padre, gli era iden
tico in quanto a natura divina. Se
da un lato Nicea affermava la
linea teologica ufficiale dell’ortodossia dall’altra aveva anche contribuito a pubblicizzare, oltre misura, la stessa eresia di Ario. E
la discussione, lungi dall’essere
soffocata dalle decisioni conciliari, riprese con più forza di prima. Nacquero nuovi partigiani
di Ario mentre alcuni vescovi
che sottoscrissero il Simbolo di
Nicea finirono col ritrattare gettando di nuovo il seme del dubbio sulla natura del Cristo.
Ma mentre i teologi discutevano l’Impero si consolidava. A Nicea era emerso una volta per
tutte il fatto che la maggioranza dei vescovi coincideva con
l’unità della Chiesa e più tardi
sarà il vescovo di Roma a prevalere sulla maggioranza dei vescovi. « La Chiesa — osserva Paul
Tillich — era diventata Chiesa
di Stato. Questo fu il prezzo che
dovette essere pagato per l’unità. L’imperatore non si fece arbitro del contenuto del dogma, ma
Il simbolo di fede
niceno
costantinopolitano
Noi crediamo in un solo Dio, Padre onnipotente,
creatore del cielo e della terra e di tutte le cose visibili e invisibili.
E in un unico Signore, Gesù Cristo, il figlio unico
di Dio nato dal Padre avanti la fondazione del mondo,
Dio da Dio, luce da luce, vero Dio da vero Dio, generato e non creato, della stessa natura del Padre attraverso cui è stata fatta ogni cosa; il quale,
uomini e per la nostra salvezza, è disceso dai cieli, s’è
incarnato per mezzo dello Spirito Santo nella Vergine
Maria ed è stato fatto uomo.
E’ stato crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, ha
sofferto ed è stato messo nel sepolcro. 11 terzo giorno
è risuscitato dai morti, conformemente alla Scritturaj
è salito al cielo ove siede alla destra del Padre. Di la
verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti e il suo
Regno non avrà mai fine.
Noi crediamo nello Spirito Santo, che regna e dà
la vita, che procede dal Padre e dal Figlio, che ha
parlato per bocca dei profeti e che col Padre e col
Figlio è adorato e glorificato. _
Noi crediamo nell’unica chiesa, santa, universale
ed apostolica.
Noi confessiamo un solo battesimo per la remisMOne dei peccati; noi attendiamo la risurrezione dei
morti e la vita eterna.
Pur mantenendo la struttura della confessione ài fede
del Concilio di Nicea del 325, il Concilio di Costantinopoli del
381 approva la versione più ampia, commentata, che
buchiamo in libera traduzione. Più tardi, il Concilio di Calcedonia del 451 approvando questa confessione di fede La aeji
nirà ufficialmente col termine di « niceno-costantmopolitana»
appunto per la fusione operata nei precedenti Concili.
esercitò pressioni. Alle rivolte
contro il dogma gli imperatori
dopo Costantino dovettero rispondere con accresciuta pressione. Ciò significa che era cominciato un nuovo corso nella
storia della Chiesa, anzi, nella
storia del mondo»*.
Man mano che ci si avvicina
alla fine del IV secolo la polemica suscitata da Ario perde progressivamente di peso. Da un lato tre teologi della Cappadocia,
di grande levatura, Basilio il
Grande, Gregorio di Nissa e Gregorio di Nazianzo ripresero e
approfondirono la « vittoria » di
Nicea con argomentazioni inoppugnabili. E dall’altra i partigiani di Ario, procedendo in ordine
sparso, si divisero al loro interno. Nasce il partito dei « SemiAriani » i quali finirono con l’accettare parzialmente il Simbolo
di Nicea purché si lasciasse loro
la libertà di aggiungere al termine chiave « homoousios » (consustanziale) riferito al Cristo
soltanto la più piccola lettera
dell’alfabeto, una i, che però
cambiava il significato del termine in « homoiousios » (simile). «Ne raccontavano di barzellette, gli ostili pagani di Alessandria, su questa polemica che si
continuava in forma chiassosa
nelle strade, dal barbiere, nei negozi, in cui i cristiani discutevano su un iota... » ^
E qui come non pensare al secolo della Riforma protestante
quando la teologia ritorna nei discorsi di bottega, nei discorsi di
tutti i giorni proprio perché per
tutti si tratta di questioni di vita o di morte. Ma questi tempi
sembrano essere tramontati per
sempre.
L’ultimo fuoco di paglia della
disputa ariana finisce con l’entusiasmare lo stesso imperatore
Costantino che, da pessimo teologo com’era, prima di morire si
converte ail’arianesimo. Suo figlio, Costanzo II, diventerà seguace dell’ala più intransigente
degli ariani attestata sul terrnine « anomoiousios »: Cristo, in
questo caso, sarebbe dissimile
dal Padre sotto ogni punto di vista. Insomma l’arianesimo, per
la famiglia imperiale, stava diventando una tara ereditaria. Ma
per una volta l’ideologia del potere politico non riesce a condizionare la riflessione della Chiesa che riunita nel concilio di Costantinopoli, nel 381 — quest’anno quindi ricorre il XVI Centenario — ribadisce il Simbolo
di Nicea, respingendo in blocco
armi di polemiche e di speculazioni filosofiche e mistiche.
Il concilio di
Costantinopoli
Nel 381 Costantinopoli è una
città giovane. Ha appena compiuto cinquant’anni. La scelta
dei vescovi orientali cade su Costantinopoli, e non su città più
prestigiose, dal punto di vista
della tradizione cristiana, come
Antiochia o Alessandria, perché
si vuole fare del nuovo insediamento urbano una « novella Roma ». S’intende cioè creare in
Oriente una sede vescovile di
prestigio che — come afferma
il terzo canone disciplinare adottato dal Concilio costantinopolitano — venga subito dopo la sede di Roma. Insomma una mossa
politica i cui effetti sopravvivono ancora nell’attuale chiesa
greco-ortodossa. Più tardi nel 451,
nel corso del concilio di Calcedonia, i Padri conciliari riuniti
in assemblea ecumenica riconfermeranno il vescovo di Costantinopoli come «primo in Oriente ». Gli verrà dato anche il titolo di « patriarca ecumenico », riconoscendogli così un posto gerarchicamente superiore a tutti
gii altri patriarchi. Per la chiesa orientale ortodossa Costantinopoli divenne così capitale di
una nuova struttura ’’ecclesiale”
suddivisa in chiesa locale, provinciale (metropoli) e regionale
(patriarcato).
In sostanza l’importanza del
La persona
del Cristo è stata
al centro del
dibattito teologico
del IV secolo.
(Nella foto,
particolare del
mosaico
dell’abside della
Chiesa dei Santi
Cosma e Damiano
in Roma)
concilio ecumenico di Costantinopoli risiede in questa riscoperta
della confessione fondamentale
di Nicea (il primo canone disciplinare di Costantinopoli 381 recita: « Non si deve abrogare la
fede espressa dai trecentodiciotto Padri riuniti a Nicea ma essa
deve rimanere in vigore e tutte
le eresie — di cui segue il minuzioso elenco, n.d.r. — debbono
essere condannate ») che stabilisce, al di là delle tradizioni mistiche e filosofiche, la fine della
controversia trinitaria pur lasciando ancora aperto il problema cristologico le cui dispute
continueranno ancora per parec
chi secoli. Il simbolo di Nicea,
ultima frontiera contro il dilagare dell’eresia ariana, è il solo
riconosciuto anche nella chiesa
d’Oriente perciò assume giustamente carattere ecumemco. Giova notare che il concilio di Costantinopoli, iniziato nel maggio
del 381, raccolse dell’Impero solo la metà: l’orientale, l’altra
metà, l’occidentale, si riunì nel
concilio di Aquileia nell’agosto
del 381. L’anno dopo si verificherà la stessa situazione di separazione: al concilio di Roma si
contrapporrà nuovamente quello
di Costantinopoli. La spaccatura
ecumenica era sancita! ‘.
La posizione dei riformatori
I Riformatori hanno riconosciuto l’autorità dei tre Simboli
della Chiesa antica anche se la
loro attenzione cadde preferibilmente sul Simbolo Apostolico.
« Non è un caso — osserva Giorgio Tourn — che nel pieno del
dibattito teologico del XVI secolo i Riformatori della prima
ora si siano fortemente collegati
agli antichi Simboli dei Padri
Apostolici. Questi Simboli, che
spesso sono veri e propri capolavori di cultura ellenica, hanno
avuto il pregio di tradurre in
termini chiari, all’interno di una
cristianità fortemente in espansione, i punti di riferimento fondamentali della riflessione teologico-biblica. Da questo punto
di vista la riflessione dei Padri
non può essere elusa o ignorata ».
Se per i Riformatori la patristica fu tappa obbligata (nell’Istituzione Cristiana di Calvino le
citazioni dei Padri della Chiesa
sono numerosissime, quasi superiori a quelle bibliche) lo stesso
non può dirsi per i figli moderni
delia Riforma spesso rinchiusi in
teologie, che pur richiamandosi
alla Bibbia, ignorano volutamente tutta la profonda riflessione
dei Padri della Chiesa.
Eppure se si vuole condurre
un dialogo veramente ecumenico, se si vuole discutere e conoscere la spiritualità orientale o
quella cattolica non si può continuare ad ignorarne l’origine
che affonda le sue radici nella
teologia patristica. Del resto se
l’ignoranza riguardo ai Padri, in
termini generali, è stata caratteristica della confessionalità riformata di stampo calvinista (e non
per esempio degli anglicani che
vantano una lunga e approfondita tradizione in studi patristici)
non è detto che questa lacuna,
che ogni tanto fa discutere, non
possa essere colmata. Chiediamoci francamente: la teologia in
senso protestante nasce esclusivamente dalla ricerca sui testi
bibiici o anche dal confronto di
esegesi diverse? Forse oggi la
nostra teologia rischia di ridur
si, con scientificità mittel-europea, a pura esegesi, a semplice
analisi, dimenticando la ricchezza che può derivare dal confronto di letture teologiche diverse.
Lo stesso Karl Barth, quando
fa teologia, non elabora solo esegesi ma propone anche un confronto di letture. Non ultime
quelle dei Padri che, com’è noto, nei suoi scritti abbondano.
Certamente far teologia non significa solo mettere insieme citazioni diverse, fossero pure quelle dei Padri, ma significa capire
la Bibbia. « Non direi — osserva
ancora Giorgio Tourn — che oggi si debba parlare di un ritorno
alla teologia dei Padri della Chiesa, ma semmai di continuare a
leggere la Bibbia imparando a
consultare di più e meglio i Padri della Chiesa. Nella comprensione di un testo biblico, sapere
cosa ha detto a quel proposito un
Crisostomo o un Atanasio, la cui
lettura può essere stata ifiuminata da Dio, è un necessario approfondimento ». Per noi ricordare il Concilio di Costantinopoli di 1600 anni fa, la cui importanza in sede ecumenica è fuori discussione, significa porsi il
problema di come leggere oggi
l’antica teologia dei Padri della
Chiesa
Giuseppe Platone
1 K. Heu.ssi, G. Miegoe, Sommario
di storia del cristianesimo. Claudiana
1969, pp. 65 e sgg.
2 P, Tillich. Storia del pensiero cristiano. ed. Ubaldini. Roma 1969, p. 80.
3 V. Subilia, 1 tempi di Dio. Clandiana 1971, p. 84.
* P. Tillich. idem., p. 81.
3 P. Tillic. idem, p. 83.
^ SuH'ecumenicilà del Concilio costanlinopolitano vedi i contributi di
M. Lods apparsi nei n. 11 e 12/1981
di « Le christianisme au XX"" siede »
a cui ci siamo riferiti.
l Per le risonanze dell’avvenimento
in ambito cattolico ufficiale vedi l’inserto a « l’Osservatore Romano » del
1.4.1981.
6
8 maggio 1981
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
VERSO LE ELEZIONI A TORRE PELLICE
TORRE PELLICE
Tempo di Un programma
le esigenze dei
¥
nnusso
per soddisfare Approvato
cittadini “
L'assemblea pubblica era stata
ampiamente pubblicizzata. Ne
aveva parlato il bollettino di informazione che, oltre all’avviso
di convocazione, conteneva una
dettagliata analisi dei problemi
che si sarebbe andati a discutere.
Si sarebbe dovuto affrontare,
tra le altre cose l’impostazione
del bilancio di previsione: « Proviamo a contarci » ha scritto il
Sindaco presentando la relazione
« per verificare la nostra disponibilità a costruire insieme un nuovo modo di governare ».
Ma quella sera, nella piccola
aula consiliare, il conto fu presto
fatto: la gente venuta per discutere era poca, due o tre persone
in tutto. Di qui l’amarezza degli
amministratori: « Cinque anni di
lavoro per raggiungere questi risultati ».
In effetti molti sforzi erano
stati fatti per dare spazio alla
partecipazione dei cittadini alla
vita della pubblica amministrazione: dalla pubblicazione di un
foglio di collegamento tra comune e popolazione in modo da informare con regolarità circa l’attività svolta a livello amministrativo, alla organizzazione di
periodiche riunioni di quartiere.
E’ indubbio pertanto che il fallimento dell’iniziativa — non potendo l’assenteismo essere considerato un fatto episodico ^
stia a dimostrare ancora una volta come il discorso sulla « partecipazione » sia difficile da costruire anche in una zona come
le Valli dove la tradizione assembleare sembra essere più
fortemente radicata che altrove.
Quali dunque i motivi che possono essere alla base delle difficoltà incontrate nel coinvolgimento della popolazione nella
realizzazione del progetto partecipativo?
Forse l’abitudine della gente,
derivata da 20 anni di fascismo e
da più di trenta di gestione democristiana, di ricorrere alta delega? Oppure una sempre più crescente sfiducia nelle istituzioni,
anche a livello locale?
Oppure ancora l’effettiva mancanza di potere decisionale?
E’ pur vero, d’altra parte, che
il discorso sulla partecipazione
alla gestione della cosa pubblica
ha incontrato da parte di quelle
forze che sostengono la gestione
centrale dello Stato ostacoli innumerevoli: dalla crisi della finanza locale, ai tagli dei bilanci
(per cui si arriva al punto che
gli stessi consigli comunali sono
praticamente nell’ impossibilità
di operare scelte effettive!)
Ci sembra però che tutte queste difficoltà non debbano far
cadere la proposta avanzata dalla sinistra, di realizzare, attraversto la partecipazione, una reale
democrazia e un effettivo controllo « dal basso »: la risposta ai
problemi grandi e piccoli di una
comunità può essere costruita
solamente insieme, decidendo insieme le scelte da fare, in una
prospettiva in cui gli interessi
della gente siano tenuti in debito
conto.
Jean Louis Sappè
In vista del rinnovo del consiglio comunale in giugno, abbiamo intervistato il sindaco Steffanetto sull’operato dell’attuale amministrazione
Abbiamo recentemente avuto
un colloquio con il sindaco di
Torre Pellice, sig. Steffanetto.
Con lui si è parlato della situazione amministrativa, passata e
presente, del comune.
Tra poco scadrà il suo mandato elettorale: con le prossime
votazioni, che chiameranno alle
urne 4055 Torresi, verrà infatti
rinnovato il Consiglio Comunale.
L’attuale Giunta, in carica dal
1976, ha portato a termine in
modo soddisfacente molte delle
opere la cui realizzazione era stata segnalata, cinque anni fa, come basilare.
Grazie alla collaborazione costruttiva dei consiglieri di opposizione (le delibere comunali,
nella loro stragrande maggioranza, sono state approvate all’unanimità) l’Amministrazione municipale (P.C.I., P.S.I., Indip. di
sinistra) non ha incontrato, all’interno del Consiglio, grosse resistenze nell’afifrontare e risolvere i problemi che le si prospettavano. Dall’atmosfera di serena
obiettività, che ha fatto da corollario all’operare di sindaco e
assessori, ne ha tratto dei vantaggi soprattutto la funzionalità della gestione del comune.
« Nei limiti del possibile — dice il sig. Steffanetto — abbiamo
sempre tentato di soddisfare le
esigenze dei cittadini». D’altra
parte — aggiungiamo noi — sarebbe poco corretto che, per accontentare tutti, venissero privilegiate, come talvolta succede
negli enti locali, le richieste personalistiche di chi guarda unicamente al suo tornaconto rispetto agli interessi generali della
popolazione. Ed è proprio alle
necessità pubbliche che occorre
riferirsi per constatare i lavori
principali conclusi, o almeno iniziati, in questi ultimi anni, dalla
giunta.
Spicca, in primo luogo, il completamento — oramai prossimo
— della rete fognaria, problema
di vecchia data e, Analmente, in
via di soluzione. Altra pesante
carenza di Torre, a cui l’amministrazione ha cercato di ovviare, è stata la mancanza di alloggi. La popolazione del comune,
infatti, pressoché raddoppiata
per i Ane settimana (alto il numero di seconde case), ha sempre avuto scarsa disponibilità di
terreni costruibili. A questo si
aggiunga poi, il fatto che rimane ancora in vigore, per questa
cittadina, il piano di fabbricazione risalente al 1960 e che fa riferimento al solo perimetro urbano e non all’intero territorio municipale. « Tutto un insieme di
circostanze — prosegue il Sindaco — che non permette pertanto di avere, come invece succede
ad esempio a Luserna S. Giovanni, appartamenti liberi ». In
ogni caso sono a buon punto le
ristrutturazioni degli ediAci di
proprietà comunale di San Ciò.
In base al piano di edilizia agevolata, varato tempo fa, è stato
messo in vendita il primo lotto
di alloggi, mentre altri 24 appartamenti saranno prossimamente
afAttati. Potranno, quindi, trovare casa, nei fabbricati a San Ciò,
in tutto trentasei nuclei familiari.
Inoltre, con il recupero degli
stabili situati nella zona dell’ex
cotoniAcio Mazzonis, gli alloggi
utilizzabili, potrebbero aumentare in modo considerevole.
L’indisponibilità di aree ediAcabili non permette, a sua volta,
la nascita di nuove attività nel
campo della piccola industria. Il
lato positivo è, però, che a Torre non esistono gravi problemi
per l’inquinamento idrico-atmosferico dovuto a scarichi di fabbriche. In realtà, tempo addietro, vennero presentate lamen
tele circa supposte contaminazioni delle acque del Pellice; ma
il relativo controllo effettuato
dall’Ufficio igiene e prò Alassi di
Torino sugli scarichi segnalati
come pericolosi ha rassicurato
sulla loro non nocività. Sempre
incoraggiate sembrano, invece, le
iniziative nel settore artigianale,
che occupa diversi Torresi.
Grande interesse ha pure suscitato, nella giunta uscente, il
turismo e lo sport. « Anche per
il futuro — ha sottolineato il sig.
Steffanetto, che si ripresenterà
candidato alle elezioni di giugno
— ci proponiamo di rilanciare
all’esterno l’immagine di Torre
Pellice, tenendo, ben inteso, conto della situazione storico-culturale in cui viviamo ». Già, in proposito, sono iniziati lavori per il
potenziamento delle strutture
sportive. Dopo i 35 milioni stanziati Ano ad ora per la sistemamazione delle tribune e degli spogliatoi del campo di pallone del
viale Dante, è stato approvato
il secondo stralcio di spese che
prevede la costruzione di una
pista di atletica intorno al terreno di calcio. L’ambizione dell’attuale amministrazione è quella
di riuscire a creare a Torre una
polisportiva che raggruppi in un
solo complesso tutti gli impianti
sportivi funzionanti (compresi i
tennis).
Nel quadro di un migliore accoglimento dei turisti sono stati
fatti e si stanno portando a conclusione parecchi lavori.
La lastricatura e la costruzione di un palco Asso nei giardinetti di fronte a piazza Muston
rientrano in questo ordine di
idee. Così, pure la ristrutturazione dei locali comunali sopra la
palestra del Filatoio, che saranno adibiti a ostello per la gioventù.
Marco Borno
Nella riunione del 30 aprile, il
Consiglio Comunale doveva esaminare i 10 punti deirO.d.G., prima però veniva proposto un minuto di raccoglimento in memoria del vigile urbano P. Paolo Dema prematuramente scomparso
in questi giorni.
I primi punti concernevano il
gettone di presenza per i Consiglieri e l’assegnazione di una indennità di carica (L. 200.000 mensili) al Sindaco, tenuto conto della gravosità degli impegni.
II consiglio esaminava poi la
bozza di bilancio preventivo per
l’esercizio 1981; non potendo essere presentato prima, tenendo
anche conto dell’ormai prossima
tornata elettorale di giugno, esso interesserà solo la seconda
parte dell’anno e sarà gestito
dalla amministrazione successiva all’attuale.
Mantenendosi su criteri di economia, e facendo fronte alle spese che ogni anno i comuni devono compiere, il bilancio 1981,
pareggia su una cifra di oltre
tre miliardi e 200 milioni.
Il consiglio provvedeva poi all’allienazione di uno stabile in
località Cacciaina di Luserna S.
Giovanni di cui si stabiliva la
vendita all’asta.
Venivano approvati anche la
estinzione deH’Ópera Pia S. Martino, alcune modiAche sul regolamento dell’asilo-nido e sulla
tabella organica del personale del
Comune.
Nono punto dell’O.d.G. era l’inclusione di alcune strade nell’elenco di quelle comunali e la loro denominazione (via Guardia
Piemontese sul proseguimento
di via Garibaldi, via Guillestre
come collegamento di questa con
via S. Pellico, via Jenny Cardon
all’altezza del numero 6 di viale
Mazzini e via P. Paschetto al
numero 18 interno di via Matteotti) .
InAne il Comune deliberava
di acquistare uno scuolabus per
il trasporto degli studenti: considerati i costi e la funzionalità
optava per il 238 Fiat (9 posti) di
costo appena superiore ai 7 milioni tre dei quali ottenuti come
contributo dalla Regione.
P. V. R.
PINEROLO
Tempo di referendum
oggi e domani
COLLE’TTIVO ECUMENICO
Pinerolo — Alle 14.30 della domenica di Pentecoste, secondo quella che
è ormai una tradizione, comincerà presso il Convento dei Cappuccini di Pinerolo l’incontro ecumenico dei gruppi di studio biblico del Pinerolese fondato sul documento della Comm. ecumenica • Fede e costituzione »: « Affermazione comune della speranza » (ep.
di Pietro 3: 15).
INCONTRO TEOLOGICO
Pinerolo — Giovedi 14 maggio alle
ore 20 al seminario di Pinerolo si riunisce il gruppo di studio teologico interconfessionale.
I referendum possono avere mille
difetti, ma comportano almeno un
vantaggio : costringono un certo numero di persone a rendersi conto di
quel che pensano su un argomento
specifico, e a sentire la propria responsabilità individuale in scelte che
di solito deleghiamo volentieri ad altri.
Stavolta, almeno qui a Pinerolo.
sembrava che le cose si avviassero diversamente : fino a poco tempo fa la
gente non aveva voglia di parlarne. In
queste ultime due settimane invece
c’è stata una specie di esplosione ; i
dibattiti, anche in privato, si fanno
sempre più frequenti ed accesi, ma
quasi unicamente sull’aborto, trascurando tutto il resto.
10 vorrei invece, .se ci riesco, riflettere un momento su quest’esperienza come su un testo della nostra maturità di cittadini, cioè non sull’aborto, ma sul nostro modo di affrontare il
referendum.
11 confronto dovrebbe essere facilitato da una certa analogia che lega le
tre diver.se posizioni: sia i radicali, sia
i difensori della legge, sia il movimento per la vita partono da una premessa di rispetto per la persona umana. la sua vita, la sua libertà e i suoi
diritti: tutte e tre le tesi però possono essere, e sono da molti strumentalizzate nell’interesse della propria parte o per semplice tornaconto individuale.
In ogni caso ho apprezzato il fatto
che. almeno a livello locale, quasi tutti quelli che ho incontrato parlavano
per sincera convinzione, e non per op[lortunismo. Tuttavia ho Timpressione
che la somiglianza maggiore si possa
cogliere in un certo numero di errori,
diffusi più o meno ugualmente fra i
sostenitori delle diverse proposte. I
principali, secondo me, sono questi:
1) l’amore per l’umanità non si
estende di solito a quelli che non la
pensano come noi, definiti persone
sciocche, meschine e in mala fede, che
insultano e denigrano gli avversari,
non avendo in mano argomenti validi.
2) Si parla molto di aborto e molto poco della legge in discussione e
delle cancellazioni proposte. In conseguenza, si manca perciò spesso di
chiarezza, passando senza badarci da
un piano all’altro. Non è logico né dire che l’aborto è un peccato, quindi
bisogna perseguire penalmente chi vi
ricorre, né .sostenere che non serve a
nulla penalizzare chi ha abortito, quindi l’aborto è un diritto. Se proviamo a
sostituire la parola « aborto » con
« adulterio » per esempio, il .salto logico appare ancora più evidente.
3) Ci si vale con estrema facilità
di notizie e giudizi presentati come verità indiscutibili, ma raramente vagliati
Sabato 30 maggio
a Torre Pellice
Giornata dei
collaboratori de
l’Eco delle Valli
il programma prevede :
al mattino
— 117 anni di storia dell’Eco delle Valli Valdesi
— come si fa il giornale
■— pranzo in comune
al pomeriggio
— discussione sulle prospettive del lavoro dell’Eco.
con spirito critico o controllati alla
fonte. E allora ecco le ridde di statistiche contraddittorie.
4) Alcune volte si arriva al grottesco nel puntare suH’emotività anziché
sul ragionamento pacato, o si assolutizza la posizione scelta, come risolutiva di tutti i problemi, quasi che la
crocetta segnata su un si o un no bastasse ad eliminare la piaga deH’aborto
clandestino.
5) Ognuno rivendica per sé una
libertà di parola che. usata dagli altri,
è invece giudicata un’ingerenza indebita o una provocazione gratuita.
Lo so, sono vecchi difetti ed errori,
che possiamo riscontrare in mille altre occasioni; mi pare però che oggi
stiano suscitando nella maggioranza
non direttamente impegnata una reazione pericolosa.
La gente sì stanca alle nostre discussioni, è nauseata del problema prima
di averlo affrontato, non vede l’ora di
arrivare al 18 maggio per essere lasciata in pace, o addirittura decide dì
approfittare di quella domenica per
farsi la gita di Pasquetla rovinata prima dalla pioggia.
Io pen.so invece che, qualsiasi risultato ahliiano le votazioni, chiunque si
è impegnalo in buona fede in questa
campagna contro Tahorto clandestino
dovrà darne la prova pro’prio dal 19
maggio in poi, e non solo condannando le scelte altrui.
Non vorrei esser giudicata qualunquista, come se affermas.si che le tre
vie sì equivalgono : mi sembra chiaro
che ci sono decisioni sbagliate e decisioni giuste io per lo meno più giuste
delle altre alternative); ma è altrettanto chiaro che i mezzi usati condizionano e possono inquinare anche la
causa più nobile, e che noi abbiamo
ancora molta strada da fare per imparare a discutere ragionevolmente e rispettosamente.
M. G.
Sui referendum
• RORA’ — Martedì 12 maggio
nella Sala delle attività alle ore
20.45 si terrà un incontro pubblico sui Referendum popolari,
organizzato dal gruppo giovanile
con la Società di Studi rorenghi
e la Pro Loco. L’incontro sarà
introdotto da Bruna Peyrot ed
Attilio Sibille ed avrà carattere
essenzialmente informativo.
PRIMO CIRCUITO
Attività giovanile
Giovedì 21 maggio 1981,
ore 20,30
Torre Pellice
Casa Unionista
II futuro del Collegio Valdese di Torre Pellice: Quale la responsabiUtà dei giovani del 1° circuito? ».
L’invito è rivolto a tutti i
giovani, siano essi inseriti
o no in un gruppo speciAco.
a Telepinerolo
Canali:
56: per il comprensorio
27: per Pinerolo
32 - 41 • 43 ■ 54: per Val Chisone
24 - 49: per Val Pellice
Ogni sabato alle ore 20,20
CONFRONTIAMOCI
CON L’EVANCELO
rubrica a cura di
Franco Davite
Attilio Fornerone
Marco Ayassot
7
8 maggio 1981
CRONACA DELLE VALLI
LAVORO E LAVORATORI NEL PINEROLESE - 2
Lavorare due volte
In un periodo di inflazione galoppante e di crisi dell’occupazione il doppio lavoro è una risposta contraddittoria e individuale alle necessità della famiglia Il ritardo di iniziativa del sindacato su questo tema
Nell’articolo precedente abbiamo evidenziato come la struttura sociale del pinerolese sia rigida. In altre parole in una situazione di stabilizzazione numerica della popolazione (non esiste
praticamente più immigrazione
da altre zone d’Italia, il numero
dei nati è generalmente inferiore
o pari a quello dei morti) è meno probabile che si creino nuovi
mestieri, nuove possibilità di lavoro che si aggiungano ai precedenti, è meno possibile cambiare la propria professione come
succedeva negli anni ’50 in cui
non era raro vedere un operaio
qualificato diventare un piccolo
imprenditore artigiano, o capo
reparto.
Inoltre la piccolezza delle famiglie spinge verso maggiori resistenze al cambiamento. In una
famiglia tipo di due-tre persone
è più difficile decidere di rinunciare ad un lavoro subordinato
per un lavoro di tipo autonomo
in quanto, almeno inizialmente,
il reddito familiare può venire ridotto del 50%.
La ricerca di un lavoro diverso avviene generalmente da parte dei figli che non desiderano
(o non possono) fare lo stesso
lavoro dei genitori e si indirizzano cosìi verso il terziario, ma anche qui la ricerca si orienta verso un lavoro « garantito ».
Il doppio lavoro
In questo contesto la ricerca
di maggior reddito per poter soddisfare le « esigenze » delle famiglie (acquisto dell’alloggio.
dell’auto, mantenimento agli studi dei figli, seconda casa, vacanze ) avviene tramite il doppiolavoro.
Sono soprattutto gli uomini
tra i trenta e i cinquantacinque
anni a effettuare un secondo lavoro, dopo il primo.
Le donne invece non hanno
molte possibilità di ricercare un
secondo lavoro, dovendo nella
attuale divisione dei ruoli familiari « occuparsi della casa ».
E’ difficile fare un ritratto tipo del doppio-lavorista. In genere si tratta di persone con una
buona qualifica professionale o
con capacità professionali per il
secondo lavoro: ad esempio un
tornitore o un aggiustatore che
fa anche questo mestiere in una
piccola fabbrica (una «boita»)
o il postino che fa il piastrellista
in proprio o per un’« impresa »
di cottimisti edili.
Diffìcilissimo poi quantificare
il numero dei doppio-lavoristi e
la quantità di lavoro che costituisce la seconda occupazione.
Dai colloqui che abbiamo avuto il doppio lavoro occupa mediamente una persona che lo faccia per almeno 15 ore la settimana. Si tratta quindi di un aggravio lavorativo non indifferente
se si pensa che l’orario di lavoro
industriale è di 37 ore e mezza
mediamente la settimana.
Nel caso del doppio lavoro di
insegnanti (che non è infrequente) il secondo lavoro può addirittura superare come ore lavorative il primo: pensiamo al caso
di un insegnante architetto che
ha un orario di lavoro scolastico di 18 ore e uno di libero pro
fessionista di 40 ore settimanali!
Parte del doppio lavoro si svolge il sabato o in altri giorni festivi, mentre alcune ore in più
(due o tre) vengono effettuate
regolarmente ogni giorno lavorativo della settimana.
L’orario di lavoro del doppio
lavorista risulta così, abbastanza
lungo di 11-12 ore giornaliere (se
si comprendono anche le ore impiegate per raggiungere il posto
di lavoro questo orario aumenta
ancora).
Il bilancio delle ore della giornata di un doppio-lavorista vede
quindi il 50“/o del tempo della
giornata occupato dal lavoro.
In genere però i più giovani,
quelli sotto i trenta anni, fanno
meno ore di doppio lavoro, mentre questo lavoro sembra essere
più ricercato dai capifamiglia che
sono quelli più disponibili ad aumentare il proprio orario di lavoro.
Il doppio lavoro viene fatto
generalmente presso piccole fabbriche o presso privati e famiglie (è il lavoro da imbianchino,
lattoniere, idraulico, muratore,
elettricista) o anche in maniera
autonoma (non è raro il caso di
chi trasforma un garage in un
piccolo laboratorio di elettrotecnico, di fabbro, di falegname).
Ma certamente viene preferito il
lavoro presso la «boita». Almeno metà dei doppio-lavoristi contattati crede che il lavoro presso la piccola boita sia più « sicuro» di quello presso i privati.
Anche qui gioca l’immagine della fabbrica come centrale per la
«garanzia» del lavoro. In ogni
caso il lavoro nella boita è più
sicuro « perché si svolge con regolarità, secondo orari prestabiliti e non devi aspettare che vengano a cercarti».
Il reddito
L’aspetto che più conta nella
ricerca del doppio lavoro è quello della integrazione del reddito.
Un doppio lavorista, il cui salario mensile attuale derivato
dal primo lavoro si aggira sulle
6(X)-650 mila lire, arriva mediamente ad arrotondare lo stipendio con altre 400-450 mila lire
mensili. Si tratta cioè di una integrazione rilevante del reddito:
rispetto alla paga oraria il secondo lavoro viene pagato quasi
il doppio.
Questo forse spiega il « successo » che il doppio lavoro ha tra
i lavoratori.
« Dal doppio lavoro — dice un
doppio-lavorista — traggo la possibilità di pagare il mutuo per
la casa, con lo stipendio ordinario invece penso alle necessità
della famiglia».
La posizione
del sindacato
Mentre il fenomeno del doppio lavoro va diffondendosi anche per i fenomeni di cassa integrazione che spingono molti
alla ricerca di questa possibilità
di lavoro, il sindacato non ha —
almeno nel pinerolese — una sua
Il papa e la donna
Caro Direttore,
per caso mi è capitato, il giorno in
cui il papa era a Bergamo, terra di
Giovanni XXIII. di sintonizzarmi su
di una televisione locale. Si trasmetteva in diretta e la voce sommessa del
commentatore informava che stava per
avere inizio la messa: l’omelia sarebbe stata pronunciata dal papa stesso.
« Bene, mi dico, c’è qualcuno che
sostiene che questo sia "un uomo che
si spende per il vangelo”, forse noi
protestanti d’Italia siamo davvero prevenuti: quando lo vediamo comparire
radioso sul video, di solito cambiamo
canale. Non sarebbe il momento di lasciare da parte i preconcetti per ascoltare fino in fondo che cosa ha da dirci
questo pastore? I giornali riportano il
succo dei discorsi ma, in fondo, anche
i giornali raramente capiscono il senso
profondo della predicazione ».
Siccome, con voce alta e forte, giovani preti leggevano la Bibbia (tra gli
altri passi, Giovanni 20: 19-23) ho pensato che davvero avrei assistito ad una
predicazione e che, forse, la suggestione del rito religioso sarebbe stata solo
un’introduzione mondana, una concessione alla « fisicità » dei fedeli che
hanno bisogno di lasciare uno spazio
iniziale alla loro emotività per prepararsi a meglio accogliere il senso
della Parola che ascoltano.
« Certo, pensavo, in un rito di questo genere, quanto stonerebbe una
donna! Come si vede bene che qui si
tratta di gente che pensa di avere un
diretto contatto con "ciò che sta al di
sopra”.
Hanno la sicurezza di dii POSSIEDE
la Verità; sanno che nessuno di coloro che stanno al di là delle transenne
cercherà di strappargliela : essi sono
li ad aspettare una piccola parte, che
dia loro sicurezza per il domani. Però,
questa lunga lettura di passi bìblici
potrebbe essere pericolosa. E se qualcuno, invece di pensare che fanno parte del rito, li ascoltasse davvero? ».
Ma non c’era pericolo. La gente era
li. con il sorriso fradicio di pioggia, inspiegabilmente senza ombrello, per sentire il discorso del papa. Ed eccolo, il
discorso rassicurante : benedetta sia la
famiglia cristiana, piccola chiesa dalla
quale può nascere anche un papa per
la grande chiesa; benedetta sìa la terra bergamasca, che pur avendo prodotto un papa di origine contadina per
LETTERE ALL'ECO DELLE VALLI
alcuni versi troppo originale, l’ha plasmato comunque ubbidiente a sufficienza per -giungere ai massimi vertici della gerarchia; benedette siano la patria
italiana e quella polacca. Saluti affettuosi e commossi a vescovi, prelati
e autorità civili. E in ultimo, accolto
da applausi, finalmente il momento
tanto atteso : quello che parla della distruzione delle coscienze. Ecco : uno
sta lassù con vesti bianche e corone in
testa, circondato da altri uomini ricoperti da paramenti “sacri” che baciano anelli e flettono ginocchia per poi
ricevere -altrove altrettanto; nella strada diecimila sorridono ed applaudono
indifferenti airumidità che penetra
nelle ossa pur di sentirsi ripetere che
Eubbidienza li salverà. E’ ancora il
ca.so di parlare di “distruzione ’’ della
coscienza? Caseienza di chi? Se uno
pensa che Chi ha detto « Come il Padre ha mandato me, così io mando
voi » non si rivolgesse anche a lui, ma
a quelli che stanno più “in alto”, non
ha forse già una coscienza “distrutta ?
Tanto, a decidere della bontà e della
giustizia delle sue azioni, ci penserà il
clero per lui. Questo, -gli è stato insegnato. Di conseguenza... una donna può
mai essere in grado di avere una coscienza?
Graziella Tbon-Lami, Pinasca
P.S. - Naturalmente « fermiamo la
distruzione delle coscienze » voleva dire « aboliamo la legge 194 sull’interruzione volontaria della gravidanza »,
questo era chiaro dal resto del discorso.
G.T.L.
Valdesi
e omosessuali
Il Comitato per i Luoghi Storici
delle Valli Valdesi non intende entrare nel merito delle polemiche riferentesi al congresso degli omosessuali, tenutosi a Torre Pellice nelle giornate
pasquali. Esso tuttavia non può non
protestare nel modo più energico sulle
motivazioni che hanno determinato la
scelta di Torre Pellice a sede del congresso, riportate in sintesi e senza commento nell’articolo-intervista del Pastore Platone, pubblicato sull’Exio/Luce,
n. 17 del 24 aprile. Riportiamo testualmente : « Su queste montagne i
valdesi — ci spiega un giovane americano con un rettangolino rosa sul
pullover — prima di arrivare alla libertà sono stati repressi per secoli ».
L’accostamento delle a lotte omosessuali » alle lotte valdesi suona provocazione arrogante, oltreché antistorica.
Augusto Armand Hugon, presentando l’azione del Comitato per il ricupero della Gianavella, parla di « tutta
la sensibilità di una gente oppressa,
ma ribelle per i diritti di coscienza ».
Il Comitato è in obbligo di esprimere pubblicamente la sua protesta anche per il rispetto dovuto a tutti coloro che seguono la sua azione nel riaffermare che ì luoghi storici valdesi
sono testimonianza della fede dei Padri. Questa testimonianza non deve essere accostata ad eventi, come quello
oggetto della protesta, sui quali, con
suo rammarico, il giornale della chiesa
non ha saputo prendere posizione.
Il Comitato
PER I Luoghi Storici Valdesi
Ho riferito, credo con obiettività, di
un avvenimento internazionale che
non poteva passare sotto silenzio. I motivi che hanno spinto gli organizzato
ri a scegliere Torre Pellice quale sede
internazionale delVincontro mi pare
siano pienamente legittimi dal momento che vi è libertà d'apinione e la
siorùi valdese non è ancora monopolio
di nessun organismo. Del resto le motivazioni di tale scelta riguardano
esclusivamente gli organizzatori. Sento di condividere la posizione di ascolto € di dialogo assunta dalla nostra
chiesa nei confronti delVomosessualità,
una realtà che interessa il 5% della
popolazione, evitando pregiudizi poco
evangelici (vedi Matteo 7: 1).
Gesù stesso condividendo il destino
degli emarginati del suo tempo ci ha
lasciato, al proposito, un esempio importante. Mi auguro che. da qui possa
nascere un dibattito chiarificatore tra
i lettori del nostro giornale. E al proposito mi permetto di suggerire la lettura del libro di tre autori olandesi
« Omosessualità e coscienza cristiana »
(Claudiana 1976), con prefazione di
Paolo Ricca, in cui si pone per tutti
noi un interrogativo centrale: è giustificato il cumulo di sofferenze che la
nostra società infligge con il suo rifiuto
a questa minoranza? g.p.
Il telefono
di Rocciamaneud
Ho ricevuto giorni fa una petizione
degli abitanti della zona orientale di
Angrogna volta ad ottenere il mio interessamento per il ripristino del telefono in località Rocciamaneud (...).
Fin dalTInizio della passata amministrazione avevo richiesto alla SIP
di installare cabine telefoniche a gettoni nelle borgate ancora sprovviste di
comunicazioni o non -più adeguatamente servite dai telefoni pubblici esistenti come a Rocciamaneud e Pradeltorno, dove i gestori degli esercizi
pubblici si limitavano ormai ad aprire solo per una stagione e nei giorni
di festa. Dopo numerosi incontri (...),
la SIP si dimostrava disponibile a trasformare gli impianti di Pradeltorno
e Rocciamaneud in apparecchi a gettoni fuori, annessi ai locali pubblici.
Mentre la cosa andava in porto a Pradeltorno, non cosi succedeva a Rocciamaneud, dove il proprietario Firminio
Chiavia, pur avendo firmato la richiesta e fatto intervenire i tecnici più
volte, non si sentiva di assumersi la
responsabilità di un telefono a gettoni
fuori a disposizione della gente (1979).
Prometteva però di darsi da fare nel
cercare un nuovo gestore per la- sua ex
trattoria e Io trovava nel Signor Natale Cappa, che al momento del rilascio
della licenza non risultava avere i requisiti di legge per ottenerla (1980).
A questo punto la SIP chiedeva di
cercare un altro esercizio o un arti
posizione rispetto a questo fenomeno.
Nelle mozioni dei congressi
sindacali, delle assemblee intercategoriali, non viene spesa una
parola per giudicare un fenomeno che è presente tra i lavoratori in maniera sempre più massiccia.
Per un sindacato che si vuole
di « tutto il popolo » ( come diceva Di Vittorio) e che vuole organizzare non solo gli occupati
ma anche i disoccupati questa
può e deve essere considerata
una grave lacuna di analisi e di
iniziativa.
Non si deve però dimenticare
che il doppio lavoro si esercita
soprattutto nelle piccole hoite
dove il controllo sindacale è quasi inesistente per le difficoltà oggettive di organizzazione, inoltre
nonostante la presenza di rappresentanti sindacali nelle commissioni di collocamento, il sindacato non ha alcuna struttura
di controllo (e nemmeno di analisi) del mercato del lavoro.
Queste due lacune del sindacato fanno sì che l’oggetto dell’azione sindacale sia limitato a solo quanto si può contrattare direttamente con le organizzazioni padronali.
A nostro parere vi è anche
un’altra ragione per cui i sindacalisti non affrontano questa tematica o la liquidano con poche
battute ed è di tipo ideologico.
La classe operaia viene vista
nella sua prospettiva di classe
che ha compiti storici di trasformazione della società e quindi vengono valorizzati tutti quei
comportamenti che hanno a che
fare con questa prospettiva. L’atteggiamento individualistico dell’operaio doppio-lavorista in questa ottica viene visto moralisticamente come una fatalità da
combattere più con una sorta
di « predicazione » alla conversione («pensa anche al lavoro
per i tuoi figli ») che con una
decisa iniziativa sindacale, che
sia in grado di ricostruire i cicli
produttivi che collegano le piccole hoite con la produzione della grande fabbrica e che quindi
dia al sindacato la possibilità dì
agire sul terreno suo principale
che è la contrattazione.
Giorgio Gardiol
giano o un coltivatore non pensionati,
presso cui poter trasferire il posto telefonico di Rocciamaneud.
Mi mettevo subito alla ricerca di
una persona disponibile e la trovavo
nella Signora Maria Laura Paschetto
in Rivoira, coltivatrice che, col benestare delle commissioni riunite al
completo nell’autunno scorso, segnalavo alla SIP. Questa intanto aveva bloccato e poi rimuoveva rimpianto nell’ex-trattoria, in attesa del trasferimento e predisponeva un preventivo di
spesa che sottoscrivevo subito. Cominciava cosi l’iter ohe a tutt’oggi non è
concluso dovendo la SIP ancora aver i
permessi per l’infissione dei pali necessari alle costruzione della nuova linea.
Intanto in tutto questo tempo la popolazione locale è rimasta senza il servizio ed è comprensibilissimo il suo
disagio, che mi auguro abbia presto
termine : voglio solo rassicurare che
non ho aspettato la petizione per adoperarmi allo scopo.
Proprio perché il telefono è una necessità ormai indiscutibile, questa amministrazione ha chiesto un preventivo
di spesa per dotare di un posto pubblico anche la borgata di Buonanotte,
ma non se ne conosce ancora l’importo
che non sarà sicuramente indifferente
data la distanza dal Serre.
Il Sindaco
Franca Coìsson
RETTIFICA
Per errore al numero scorso
dell’Eco delle Valli Valdesi è stato attribuito il n. 17, si trattava
in realtà del n. 18.
Ce ne scusiamo coi lettori e
cogli abbonati.
Per i vostri acquisti
Librerie Claudiana
# TORRE PELLICE - Viale Mazzini, 2
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8
8
CRONACA DELLE VALLI
8 maggio 1981
UNO STUDIO DEL PROF. J. P. VIALLET
COMUNI DELLE VALLI
I d3 Giolitti 3 Mussolini ^ fsvor© doli lnt©S3
■ V OIWwOlj %A MWW Proseguendo nella pubblicazio- lista di maggioranza di sinistra
I valdesi furono « più attaccati alle loro
che alla Libertà» ha affermato un noto
libertà e alle loro tradizioni
studioso di storia valdese
Jean-Pierre Viallet, professore
di storia aU’università di Grenoble, presentò nel 1970 un’imponente tesi di dottorato di 800 pagine, Les Vaudois d’Italie, de
Giolitti à Mussolini (1911-45),
frutto di minuziose ricerche nella stampa e negli archivi della
Tavola valdese, apertigli con intelligente liberalità. Si tratta di
un lavoro dattiloscritto, secondo le regole universitarie francesi, che circolò in copia anche in
Italia; la Claudiana studiò la
possibilità di pubblicarne la traduzione, ma dovette rinunciarvi
per diversi motivi, soprattutto
perché Viallet intendeva sviluppare ulteriormente le sue ricerche sui valdesi (un proposito
che, per quanto ci risulta, non
è stato poi realizzato). Il grosso
lavoro del 1970 è perciò rimasto
a disposizione di pochi privilegiati, che lo consultavano presso
la Biblioteca del Collegio valdese di Torre Pellice; ed è stato
un vero peccato, perché un’edizione ridotta di questo lavoro,
alleggerita delle pagine troppo
accademiche o generali, avrebbe
permesso una migliore conoscenza della storia valdese contemporanea e stimolato dibattiti
e approfondimenti.
Esce ora sul mercato italiano
un estratto del lavoro di Viallet :
si tratta di una relazione da lui
tenuta a Torino nel settembre
1978, in occasione del convegno
Guerra e resistenza nelle regioni alpine occidentali 1940-45 organizzato dalle università di Torino e Grenoble. Una selezione
degli atti di questo convegno è
ora stampata con lo stesso titolo dall’editore Angeli, a cura di
Ettore Passarin d’Entrèves, con
contributi di alto interesse come
quello di Gianni Perona sulle
Ripercussioni sociali ed economiche della guerra con la Francia in Piemonte 1940-43 e quella
di Michel Chanal su L’occupation italienne dans l’Isère (nov.
1942 - sept. 1943). In questo volume Viallet pubblica una tren
tina di pagine sul tema Les vallées vaudoises, du fascisme à la
résistance. Histoire, théologie et
politique, chiarendo che si tratta
di un riassunto dell’ultima parte del suo grosso lavoro del 1970.
Sotto a queste pagine agili e leggibili c’è dunque un forte lavoro
di documentazione ed elaborazione, che permette a Viallet di
dare conclusioni precise, in cui
la sua estraneità al mondo valdese gli fa forse sbagliare alcune sfumature, ma gli permette
anche giudizi penetranti al di
fuori della agiografìa tradizionale. Ne diamo subito un esempio
forse provocatorio, ma stimolante :
On a pu parler d’un culte des
Vaudois pour la liberté. Il est
difficile de préciser l’acception
qu’ils donnaient à ce mot car la
liberté était pour eux en même
temps d’ordre politique, spirituel, ecclésiologique. Reconnaissons qu’ils étaient finalement
plus attachés à leurs libertés et
à leurs traditions qu’à la Liberté [...]. Il n’est que trop vrai,
par exemple, qu’en 1924 les Vaudois furent moins choqués par
l’assassinat de Matteotti que par
les débuts d’une politique linguistique ostile à « leur » français.
Mais faut-il être scandalisé par
une telle constatation? Le relatif isoleme-nt des Vallées y favorisa, au moins jusqu’à la Résistance, la persistance d’une véritable mentalité de ghetto (p. 87).
Le pagine di Viallet sui rapporti tra chiese valdesi e fascismo sono ispirate a un’aperta
comprensione per le difficoltà in
cui si trovavano i valdesi, ma
contengono anche critiche precise, come quella di conformismo dinanzi alla dittatura, che
l’autore attribuisce a tre cause;
l’incapacità dei valdesi di cogliere i pericoli del totalitarismo,
la mancanza di un’aperta persecuzione da parte del fascismo e
l’individualismo della teologia liberale.
Disons nostre stupéfaction
[scrive Viallet] d’avoir lu quinze
mille lettres environ des Modérateurs qui se succédèrent a w
tête de l’Eglise (Barthélemy ^
ger de 1921 à 1928, V. Ah)^to Costabel de 1928 à 1934 et Ernesto
Comba de 1934 à 1941)
pu y relever une seule reflexion
réellement intéressante su
phénomène du totalitarisme,
ministrateurs craintifs ces hom
mes n’étaient portant pas des
pleutres; admirateurs de Musso
Uni ils n’étaient certainement pas
des zélateurs du régime. Mais la
lucidité leur fit defaut. Et 1 idée
Proseguendo nella pubblicazione degli ordini del giorno approvati dai comuni delle valli a sostegno della Intesa con lo Stato
pubblichiamo quelli di Angrogna
e di San Germano Chisone.
Ad Angrogna l’ordine del giorno è stato approvato all’unanimità nella seduta del consiglio
svoltosi il 30 aprile scorso. Il comune di Angrogna è retto da una
lista di maggioranza di sinistra
(indipendenti di sinistra) e vede
anche la presenza di una minoranza liberale e democristiana.
L’ordine del giorno di San Germano è stato approvato dalla
Giunta Comunale il 20 febbraio
scorso. La giunta è composta da
indipendenti e da socialisti. (Il
testo ci è stato trasmesso solo la
scorsa settimana).
senr se e*.
contre le Paganisme totahtaire ne
risquait certes pas de les seduir
^’^Befle anche le pagine che ViaP
let dedica alla Resistenza nelle
Valli valdesi, di cui rivendica la
originalità e il forte legarne con
la tradizione e Predicaz °ne va^
dese La lotta contro il orzila
seismo, egli scrive, nasce nelle
Valli dalla combinazione di tre
forze* la tradizione valdese, ^
provocò un istintivo antifascismo
nella popolazione; il
gruppo dei giovani barthiani, che
nmrtamarono la necessità delVimnemo P^ cristiano
(e Viallet sottolinea ,giustamente il significato dell’ordine
giorno Subilia presentato al S nodo del settembre 1943), e lat
tività del gruppo torinese di di
Senti del Partito d’azione, pre
S a Torre Pellice nei giorni
decisivi del settembre 1943 (ma
Si aShe in seguito). Purtroppo
?e rfcerche di Viallet si arrestano al 1945; ma anche con questo
limite, costituiscono un grosso
contributo alla conoscenza della
nostra storia recente. . „ , .
nosuici Giorgio Rochat
— Guerra e resistenza neUe r^
gìoni alpine occidentali 194l>
1945, a cura di Ettore Passarin d’Entrèves, Angeli ed.,
lano 1980, pp. 171. lire
(alle pp. 81-108 il saggio di
Viallet).
Angrogna
La Giunta Municipale di Angrogna, comune la cui popolazione
fu coinvolta in passato nelle lotte sanguinose per la liberta di coscienza, a conoscenza della protesta espressa dalle Chiese Evangeliche per la mancata sottoscrizione della Intesa fra lo Stato e le Chi^
se Valdesi e Metodiste, nonostante un accordo in tal senso fosse già
stato siglato dalle due delegazioni fin dal 4.2.1978
__ CONSTATA la corretta impostazione dell accordo suddetto,
che esclude ogni richiesta di sovvenzioni e di contributi, nonché
qualsiasi privilegio di tipo concordatario; . , „ i „
— SOTTOLINEA il fatto che a piu di 30 armi dalla promulga
zione della Costituzione Repubblicana l’articolo 8 che garantisce
l’usuale libertà di confessione religiosa è tuttora inattuato per ciò
che concerne la prevista Intesa tra lo Stato e le confessioni religiose diverse dalla Cattolica; , i t
— CHIEDE al Governo di portare al piu presto le trattative di
intesa tra la Repubblica e le Chiese Valdesi e Metodiste alla approvazione delle Camere, quale primo passo verso 1 applicazione di un
dettato costituzionale ancora disatteso.
San Germano Chisone
La Giunta Municipale di San Germano Chisone,
rilevando l’immotivato ritardo nella firma delle intese fra lo
Stato Italiano e le Chiese valdese e metodista,
auspica fermamente una sollecita soluzione di indubbio valore
religioso e civile, che metta fine ad una situazione intollerabile di
discriminazione tra cittadini di un medesimo stato.
ANGROGNA
Problema ecologico
L’angolo di Magna Linota
Cara Magna Linota,
sull’Eco-Luce del 31 marzo
scorso a pag. 8 trovo una lettera
di Ezio Saccomani di Roma, che
conosco da parecchi anni e che
riprende la questione del culto;
questione annosa ma non per
per questo oziosa, anzi. Fra le sue
affermazioni ne ritengo importanti due. La prima è « Io vado
in chiesa per far piacere a me
stesso ». La seconda; « Perché il
culto sia veramente una festa
penso sia essenziale il contributo
del pastore il quale lo presiede
(...) in una parola fa tutto lui (...)
dipende anche dal messaggio che
dà il pastore e dall’atmosfera di
preghiera e di esaltazione spirituale che sa creare. Non sarebbe
male che si aprisse un dibattito
sul modo di condurre un culto ».
Anche a mio giudizio non sarebbe male che si parlasse del
modo di condurre un culto, non
importa se sull’Eco-Luce o nelle
chiese. Credo che fra le varie
cause, palesi e occulte, per cui
molti non vanno ip chiesa, una
delle più vistose sia il modo in
cui si svolgono più o meno tutti
i nostri culti.
Grazie e cordiali saluti.
Renzo Turinetto, Pinerolo
Caro fratello,
probabilmente sono io a sbagliarmi, ma l’idea di « aprire un
dibattito sul modo di condurre
un culto » non mi entusiasma. Mi
sembra un po’ come costruire
una casa e poi domandarci chi
ci dovrà abitare. Credo piuttosto
che sia bene, ogni tanto, chiederci che cosa significa il culto per
noi, uno per uno e tutti insieme.
Io vado in chiesa perché sento
il bisogno di mettere da parte almeno un’ora alla settimana per
trovarmi con i miei fratelli in
fede, ascoltare con loro la Parola
di Dio e la meditazione di chi
durante la settimana si è preparato per aiutarci a capirla sempre meglio; ci vado per dire tutti
insieme al Signore con la preghiera e con il canto i nostri sentimenti, il rimorso, i dubbi, il
dolore, la gioia, l’amore, la riconoscenza; per trovarci uniti nella Cena del Signore, e anche per
decidere tutti insieme la scelta
del pastore o di un delegato al
Sinodo, la riparazione di un tetto o il modo migliore di aiutare
chi ha bisogno di noi.
Questo è per me il significato
del culto: che poi ci troviamo alle dieci o alle dieci e mezzo, che
gli inni siano tre o cinque, che
la confessione di peccato venga
prima o dopo il sermone, mi importa meno; certo tutti siamo
affezionati alle nostre abitudini,
e cambiarle può anche essere
scomodo. Ma se il cambiarnento
fa piacere a qualcuno, se mi spiegano perché vogliono cambiare,
e se si fanno le cose con un certo ordine e con amore, per me
va bene e sono disposta ad accettare le novità.
Anche la persona e il contributo del predicatore sono importanti, ma non essenziali, come
invece dice il signor Saccomani.
Non so come spiegarmi: tante
volte il sermone sembra fatto
apposta per rispondere ai nostri
dubbi, per metterci di fronte il
nostro peccato, per combattere
la disperazione. E’ come una risposta miracolosa a domande
che non avevamo fatte. Però anche quando non riesco a capire
o a stare attenta, e perdo continuamente il filo del discorso, posso sempre sentirmi in comunione con il predicatore e con i miei
fratelli.
E poi certe volte la migliore
predicazione l’ho ricevuta quando non me l’aspettavo, all’entrata o all’uscita dal culto, in poche
parole dette da uno qualsiasi dei
fratelli, che non ha mai saputo
di avermi tanto aiutata.
A questo proposito, vorrei chiedere al pastore Giorgio Tourn
di continuare il discorso che ha
cominciato sull’ultimo numero
dell’Eco, parlando del ministero
pastorale. Non ho mai capito bene in che cosa consista: mi sembra chiaro che « noi abbiamo un
solo sacerdote, Gesù Cristo », e
che perciò il pastore non è un
prete. Ma che cosa è esattamente?
Grazie.
Magna Linota
Con la riunione del 30 aprile in
Municipio si è concluso il ciclo
di riunioni quartierali indette
Hall’ Amministrazione Comunale
per dibattere la proposta della
Giunta riguardo al Bilancio preventivo 1981, nonché la bozza di
regolamento del servizio di raccolta rifiuti, di prossima istituzione.
Ed è su questo secondo problema che si sono incentrate le
discussioni delle assemblee, che
hanno visto per la verità una
scarsa affluenza di gente.
Eppure, a quanto risulta, il
progetto di raccolta-rifiuti sta
suscitando grosse polemiche; da
una parte gli abitanti delle borgate confinanti con Torre e Luserna, favorevoli alla istituzione
del servizio; dall’altra i residenti nelle località più isolate, per
lo più contadini abituati da sernpre — almeno così dicono — a distruggere in modo ecologicamente corretto scatolette, bottiglie,
ecc. e per i quali rimposizione
di un nuovo balzello (in media
dalle 20 alle 25 mila lire l’anno)
suscita fin d’ora perplessità, malumori, contestazione.
Dalle assemblee, comunque,
non sono venute grosse indicazioni, per cui la questione è stata ripresa a livello di consiglio
informale « aperto ».
Ma anche questa volta, oltre
ai consiglieri, erano presenti soltanto poche persone, tra cui il
parroco del luogo.
È stato deciso, al termine di
una discussione protrattasi per
oltre due ore, di rimandare ogni
decisione ad un prossimo Consiglio, che si riunirà a fine maggio.
L’intenzione sembra comunque
quella di istituire il servizio, visto che il problema esiste ed as
sume in certi casi dimensioni allarmanti dal punto di vista igienico; su questo punto tutti sono
d’accordo.
Bisognerà però vedere se le
restrizioni alla spesa pubblica
degli Enti Locali varate recentemente dal Governo non bloccheranno il « tetto » delle spese correnti del Comune di Angrogna,
impedendo così la messa in bilancio del costo del servizio. In
questo caso, di raccolta-rifiuti
si ritornerà a parlarne il prossimo anno...
Rettifica
Nel colonnino « Alle Valli oggi »
del 1^ Maggio è sfuggito un refuso che
non solo crea confusione dal punto di
vista storico, ma fa fare al concistoro
di Ferrerò la figura di essersi battuto,
nel 1974, contro i mulini a vento.
Infatti da decine di anni i valdesi
hanno abbandonato Vabitudine di seguire i funerali portando ceri.
E* pertanto necessario rettificare che
è nel 1874, cento anni prima^ che il
concistoro deplorava questa forma di
culto dei morti.
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2« CONVEGNO ECUMENICO PIEMONTESE
La Bibbia nel cammino ecumenico
Nello scorso mese di ottobre si è svolta una giornata di incontro di
quanti In Piemonte sono In qualche modo Interessati al problemi ecumenici
o lavorano nell’ecumenismo. Per evitare che rimanesse un momento isolato, si era conclusa la giornata dandoci l'appuntamento per un incontro
analogo nella primavera.
t-'incontro avrà luogo sabato 16 maggio 1981 a Torino nei locali della
Facoltà Teologica di Via XX Settembre 83, con inizio alle ore 9 e con la
conclusione alle ore 17.
MATTINO
— Meditazione biblica;
— Il significato ecumenico della traduzione interconfessionale della Bibbia (Relatori Mario Galizzi e Daniele Garrone, delTéquipe del traduttori) ;
— Discussione generale.
POMERIGGIO
__ Come le diverse realtà ecclesiali leggono e utilizzano la Bibbia;
— Interventi di comunità cattoliche, di comunità evangeliche, di ortodossi, di gruppi, di movimenti, di comunità di base, di collettivi Interconfessionali;
— Discussione generale.
9
8 maggio 1981
CRONACA DELLE VALLI
ANGROGNA
Una gioiosa
festa degli anziani
Nella solitudine di questi nostri monti sono oggi spinto ad
una considerazione che nasce da
Un avvenimento locale. Alludo
alla gioiosa « Festa degli anziani » che, malgrado l’inclemenza
del tempo, s'è svolta recentemente nella Sala Unionista d'Angrogna raccogliendo una settantina
di adesioni. Merito di questa
giornata, che è riuscita a spezzare l'isolamento in cui molti di
noi vivono, va all’Unione Femminile che ha organizzato un
programma egregio in un’atmosfera fraterna: giovani e anziani, angrognini autentici e amici
della nostra comunità, sono stati
interessati da canti, spiegazioni
e letture bibliche delle sorelle
dell’Unione.
Ciò che mi ha più favorevolmente colpito, oltre l’affiatamento del gruppo malgrado le età
diverse, c stata la riscoperta del
canto in francese e la partecipazione di tutte al programma poiché ognuna ha espresso qualcosa. In un tempo come il nostro
dove ognuno pensa ai propri affari, incontri del genere mettono in contatto le persone e, insieme, ci aiutano a riflettere sul
senso della nostra fede. Mi au
guro che simili occasioni si ripetano poiché ritengo vi sia un
effettivo bisogno di incontrarci
come la buona frequenza di questo incontro dimostra.
Vorrei ancora dire grazie alla
Unione delle Madri per essersi
ultimamente sobbarcata l’intensa attività di visite e di incontri
nei diversi quartieri. Forse senza
saperlo queste sorelle hanno lottato, e non è la prima volta, contro lo scoraggiamento che assale
alcune famiglie o individui isolati e sono venute a portarci il
messaggio della Bibbia così ricco
di speranza e di gioia.
Per tutto questo io vedo un segno di vita della nostra comunità che, in tempi difficili come i
nostri, non va. sottovalutato. Non
voglio discutere sulle ragioni che
hanno causato lo spopolamento
e il conseguente isolamento degli
anziani. Il discorso sarebbe lungo. Voglio solo rallegrarmi con
chi cerca, di rompere questo stato di cose attraverso un’azione
positiva di cui, se nii è lecito interpretare il pensiero della nostra comunità, non posso che incoraggiarne il proseguimento.
Alfredo Monnet
TORRE PELLICE
I trombettieri Valdesi diretti
da R. Ribet hanno partecipato al
culto, accompagnando gli inni
della comunità; la loro presenza
è stata molto apprezzata dai presenti che li vogliono ringraziare sentitamente con la speranza
di riascoltarli ancora. Al culto
era anche presente un gruppo di
americani dell’AWAS guidati dal
past. Arbuthnot, grande amico
delle Valli : li salutiamo e auguriamo loro un buon soggiorno a
Torre Pellice.
• Ricordiamo le Assemblee di
Chiesa di domenica 10 (ore 10) e
sabato 16 (ore 20.30): la prima
per il Ruolo diaconale e questioni finanziarie e la seconda per il
Collegio.
• Si sono svolti i funerali di
Pier Paolo Dema, vinto da un
male incurabile a solo 40 anni.
La comunità rinnova alla famiglia la sua simpatia fraterna.
• È stata battezzata Cristina
Avondetto di Bruno e Balmas
Silvana. Auguri alla bambina e
ai suoi genitori per una vita benedetta dal Signore.
• Sabato 16 i catecumeni di 3°
anno e i loro genitori si riuniscono alla casa unionista alle ore
20.45 per impostare il programma dell’anno prossimo.
• Domenica 10 nel tempio alle
ore 15 avrà luogo la festa di canto delle corali. La corale di Bobbio-Villar Pellice parteciperà al
culto del mattino.
• I delegati della comunità alla C.D. 1981 hanno distribuito domenica 26 aprile un ciclostilato
che riporta parte del documento conclusivo del campo FGEI
di Ecumene sul problema della
droga.
ANGROGNA
POMARETTO
Il l" maggio, in una splendida,
serena giornata di sole, le scuole domenicali di Angrogna con
le loro monitrici e il pastore si
sono recate in gita nella conca
di Pradeltorno. Tale meta era
stata scelta con lo scopo di far
conoscere, nel cuore delle Valli,
i luoghi ove si svolsero tanti episodi della storia valdese. Dopo
un breve culto, tenuto dal past.
Platone nel bel tempietto valdese con la partecipazione attiva
delle monitrici per la lettura dei
testi biblici e dei bambini con
canti e preghiere, ci si arrampicò sino al Coulege ove, secondo
la tradizione, ebbe sede l’antica
scuola dei barbi, « espressione
dei principi evangelici, dell’ardore missionario, dello spirito di
sacrificio dei Valdesi più antichi ».
Nel pomeriggio ci si recò, in
un magnifico scenario alpestre,
al piccolo villaggio del Chiot
(m. 1240) dove i Valdesi, scampati dalla Balziglia, ricevettero
le offerte di pace del Duca Vittorio Amedeo II nel maggio del
1690. Dopo alcuni giochi ed una
buona merenda ognuno se ne
tornò a casa col cuore riconoscente per quanto aveva visto e
appreso. E. B.
Sabato 9, ore 21, nella Sala:
«Come viviamo»: spettacolo di
diapositive del gruppo FGEI
Prassuit-Verné, su personaggi e
lavori in Val d’Angrogna. Colletta pro-stabili.
• Domenica 10, al Capoluogo,
sarà con noi per il culto la Corale di Pomaretto che s’intrattiene poi per una rapida pastasciutta in Sala. Ci rallegriamo
per questa occasione di conoscenza; benvenuti!
LUSERNA
SAN GIOVANNI
SAN GERMANO
• Domenica 26 aprile ha avuto
luogo un’assemblea di Chiesa, durante il culto. In quella occasione sono stati votati come deputati alla Conferenza Distrettuale:
Bouchard Clara, Coucourde Annalisa, Conte Clara; supplenti:
Bleynat Gustavo, Pireddu Olga,
Beux Ada. Quali deputati al Sinodo sono stati nominati: Rostan Ines, Colucci Ribet Simonetta; supplenti: Martinat Wilma, Ribet Renato.
Nella stessa occasione è stato
amministrato il battesimo al
piccolo Giuliano Tarosso. Rinnoviamo i nostri auguri ai suoi.
• Il Bazar annuale ha avuto
un ottimo esito, malgrado il
tempo veramente proibitivo. La
nostra riconoscenza va all’Unione Femminile, al Coretto, al
gruppo giovanile ed a tutti coloro che hanno permesso di raccogliere oggetti, preparare la sala, eccetera. Ci siamo rallegrati,
in particolare, di vedere parecchi
giovani coinvolti in questo lavoro. Lo stand del Coretto è stato
particolarmente apprezzato. Da
notare che si è così, tra l’altro,
potuto coprire la spesa dell’acquisto del piccolo organo. La somma raccolta andrà a favore delle
spese di restauro dell’organo e
delle opere sociali.
• Domenica 3/5 c’è stata la
domenica della festa della famiglia. Dopo il culto si sono sposati Giorgio Baldi e Danila ricacci. A questi sposi, che si stabiliranno a Pinerolo, i nostri più
fraterni auguri.
• Domenica 10 maggio, in occasione della festa delle Corali,
ospiteremo una corale delle Valli, mentre la nostra si recherà
a Pomaretto. Il culto sarà presieduto dal pastore Alberto Ribet, essendo il pastore locale
stato designato dalla Tavola per
partecipare ad un corso di aggiornamento alla Facoltà di Teologia di Roma. Ringraziamo il
collega Ribet per la sua disponibilità.
• La gita della scuola domenicale avrà luogo il 17 maggio.
• In questo ultimo periodo i
fratelli e le sorelle Emilia Bounous, Ethel Wray ved. Bounous,
Giovanni Long, Riccardo Bordiga, Alberto Bounous, Adolfo Peyronel ci hanno lasciati. Rinnoviamo a tutte le famiglie l’espressione della nostra sincera partecipazione a questi lutti.
Nella riunione del 22 aprile all’Inverso Clot si sono tirate le
conclusioni delle proposte fatte
nel giro di visite nel quartiere di
Fleccia per la sostituzione dell’anziano Long Renato trasferitosi a S. Germano. Si sono esaminate le varie proposte ed alla
fine sono stati nominati responsabili del quartiere di Fleccia
Long Massimo e Ribet Daniela.
Auguriamo a questi due giovani
di poter vivere questo servizio
con gioia e che possano sentire
la solidarietà di tutto il quartiere.
• L’Assemblea di Chiesa è fissata per domenica 17 maggio e
non per domenica 10 maggio come precedentemente pubblicato,
per non coincidere con la festa
di canto delle corali.
Nei locali della ex Scuola Materna è convoòata per sabato sera, 9 c.m., alle ore 20.30, l’Assemblea di chiesa che dovrà decidere
se mantenere la celebrazione
della « festa valdese » il giorno
17 febbraio oppure farla slittare
al giorno festivo più vicino, come qualcuno ha proposto.
Il Concistoro ha ritenuto opportuno di non assumersi la responsabilità su questa materia,
ma di rimettere ogni decisione
alla Assemblea di chiesa tanto
più che la decisione presa dovrà
valere per alcuni anni.
Nella stessa Assemblea verranno eletti i deputati alla Conferenza Distrettuale e al Sinodo e si
fisserà l’impegno per la contribuzione alla Cassa Culto 1982.
Data l’importanza dell’Assemblea si fa affidamento sulla presenza di molti membri elettori.
PERRERO-MANIGLIA
Domenica 26 aprile, il culto a
Perrero è stato tenuto dal gruppo di volontari che si era recato
a lavorare a Senerchia nel mese
di marzo. Il culto si è incentrato
sul racconto delle esperienze che
questi nostri fratelli hanno vissuto e sulle impressioni che hanno riportato dopo aver lavorato
nelle zone colpite dal terremoto.
Per la nostra chiesa si è trattato di un momento molto importante di confronto.
• Ricordiamo a tutti che il
Bazar avrà luogo domenica 17
maggio. I ragazzi passeranno per
le borgate a raccogliere le offerte durante la settimana precedente. Speriamo che la giornata
elettorale non impedisca a nessuno di partecipare (almeno di
sfuggita) a questo incontro comunitario.
• Il 3 maggio si è tenuta a
Maniglia l’Assemblea di fine
d’anno (ecclesiastico). È stata
approvata la relazione presentata
dal Concistoro e sono stati eletti, per il Sinodo: Claudio Tron e
per la Conferenza distrettuale:
Enrica Pons e Umberto Poet.
• Martedì 12 maggio, alle ore
20.30 a Perrero si terrà un dibattito sui referendum. È stato organizzato per rendere possibile
uno scambio di idee su dei temi
tanto importanti. In esso si cercherà anche di dare tutte le notizie utili per esprimere il proprio parere.
I quattro giovani che hanno
dato una settimana di lavoro volontario nelle zone terremotate
hanno tenuto il culto domenica
26 aprile. Essi sono : Arnaldo
Tron, Umberto Poet, Ferruccio
Pons e Piero Barrai. Durante il
culto essi hanno parlato della
loro esperienza che è stata molto positiva.
■ Per mancanza di spazio siamo costretti a rinviare e a
ridurre alcune cronache. Raccomandiamo ai nostri corrispondenti la massima concisione al fine di dare spazio a
tutte le comunità. Grazie!
BOBBIO PELLICE
Vogliamo ringraziare, anche se
con un po’ di ritardo, tutti coloro che hanno contribuito alla
riuscita della giornata del 26
aprile. C’era in questo giorno
molto da fare. Prima la festa
delle scuole domenicali con la
partecipazione al culto dei bambini di Torre e di Bobbio; un
culto centrato sulla sezione 9 del
programma seguito nelle due comunità : Esodo 16, « una nuova
proposta di vita », una vita con
Dio che domanda al suo popolo
di non accumulare la manna ma
di condividerla fraternamente. I
ragagzzi hanno animato il culto
con le loro preghiere, canti e
flauti. Poi la comunità di Bobbio si è riunita in Assemblea di
Chiesa.
Dopo il culto, i ragazzi si sono
riuniti nel locale del cinema dove hanno pranzato e giocato insieme, visto che la pioggia che
cadeva in abbondanza non permetteva di rimanere all’aperto.
Dopo la proiezione d’un film sono tutti andati al Bazar. La pesca e lo « stand de crêpes » sono
stati molto apprezzati. Grazie alla collaborazione dell’Unione
femminile e dell’Unione giovanile questa giornata ha portato 800
mila lire nelle casse dell’Unione.
In più di tutte queste attività si
è anche tenuto nella biblioteca
un dibattito sulla legge 194, durante il quale è stato deciso di
consacrare una serata d’informazione al problema dell’aborto.
• Domenica 3 maggio, la Chiesa riformata di « Saint Etienne »
ha partecipato al culto portandoci il suo messaggio di speranza d’un mondo nuovo tramite le
sue corali e la sua predicazione
dell’Evangelo. Ringraziamo Dino
Ciesch che si è messo in quattro
per organizzare questo incontro
e tutte le famiglie che hanno
ospitato dei fratelli francesi. Vediamo che questi incontri con
altre comunità straniere sono un
arricchimento per la nostra vita
comunitaria malgrado la fatica
che comporta.
La lettera di una catecumena
di Bevaix, che abbiamo letto al
culto, dimostra, insieme con le
altre testimonianze di ringraziamento che sono pervenute in
questi ultimi giorni, quanto sia
stato apprezzato lo spirito di
ospitalità dei Bobbiesi.
• Domenica 10 maggio, culto
ancora una volta in francese a
richiesta dell’Unione femminile
che lo presiederà. La corale della vai Chisone parteciperà a questo culto dedicato alle madri. I
bambini della scuola domenicale
sono pregati di essere tutti presenti sabato, alle ore 14, nella
sala unionista.
• Domenica 10 maggio, alle
ore 21, invece del sabato come
previsto: serata comunitaria dei
concistori di Bobbio e Villar a
Bobbio Pellice. Questo incontro,
come la cena dei catecumeni che
abbiamo avuto due settimane fa
da Timoteo, possa risvegliare
una volontà di collaborazione tra
duo comunità che sono unite da
legami geografici, storici e soprattutto familiari.
RINGRAZIAMENTO
Zii, cugini e familiari tutti del compianto
Pier Paolo Dema
neirimpossibilità dì farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che hanno
partecipato al loro lutto.
Un ringraziamento particolare rivolgono ai dott. Gardiol e Peyrot, ai pastori Ernesto Ayassot e G. Toum e al
rev. parroco D. Trombotto.
Torre Pellice, 30 aprile 1981
RINGRAZIAMENTO
« Io mi coricherò in pace e in
pace ancora dormirò, perché tu
solo. Signore, mi fai ahitare sicuramente T> (Salmo 4 : 8)
I familiari della cara
Germana Bosio ved. Bertalot
commossi per la dimostrazione d’affetto e di stima ricevuta, nell’impossibilità
di farlo personalmente, ringraziano sinceramente tutti coloro che con scritti
e presenza hanno preso parte al loro
grande dolore.
Un particolare ringraziamento al pastore Marco Ayassot, ai medici, alle
suore e al personale del Reparto Medicina dell’Ospedale Cottolengo, alla
famiglia Falco e ai vicini di casa.
Pinerolo, 8 maggio 1981
AVVISI ECONOMICI
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destinazione, preventivi a richiesta :
Sala Giulio, via Belfiore 83 - Nichelino - tei. (011) 6270463 - 6272322.
SAN SECONDO
Ringraziamo il pastore Lamy
Coi'sson per il culto presieduto
il 3 maggio.
• Esprimiamo la nostra solidarietà fraterna a Bianca Bertalot
in Gardiol (Miradolo) per la perdita della mamma, deceduta il
27 aprile.
• Ricordiamo che la corale
di Torino parteciperà al culto di
domenica 10 maggio alle ore 10.30
nel tempio di San Secondo.
Assemblea TEV
Il Movimento di Testimonianza
Evangelica Valdese terrà la sua
46.ma Assemblea a San Giovanni,
nella Cappella dei dalla, sabato
9 maggio alle ore 15 precise.
Il pubblico è cordialmente invitato.
Hanno collaborato a questo
numero: Pino Arcangelo,
Thierry Benotmane, Ethel
Bonnet, Aldo Chiara, Giovanni Conte, Dino Gardiol, Ermanno Genre, Giovanni Giudici, Luigi Marchetti, Giorgio
Peyrot, Salvatore Ricciardi,
Pier Valdo Rostan, Eugenio
Stretti, Franco Taglierò, Paolo Ribet.
COMUNITÀ’ MONTANA
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SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
notturna • prefestiva - festiva
dal sabato ore 14 al lunedì ore 8
dalle ore 14 della vigilia del giorno festivo infrasettimanale alle
8 del giorno successivo presso
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Nella notte del giorni feriali, dalle ore 20 alle ore 8 (escluso sabato, domenica e vigilia dei festivi) presso l'OSPEDALE VALDESE - Torre Pellice - Tel. 932433.
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la farmacia Muston, giovedì chiusa la farmacia Internazionale.
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dalle ore 14 della viglila del
giorni festivi alle ore 8 del giorni
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le notti dalle ore 20 alle 8.
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Croce Verde Pinerolo - Tel. 22684
Croce Verde Porte - Tel. 74197
Croce Verde Perosa - Tel. 81000
10
10.
8 maggio 1981
VERSO LA TRAGICA CONCLUSIONE DELLA PROTESTA DI B. SANDS
SU "AVANTI” E "LA REPUBBLICA”
Irlanda dal Nord: sulla soglia Iniziativa por l’Intesa
della guerra civile
Il problema irlandese
volontà di risolverlo
Da alcune settimane i giornali
hanno ripreso a parlare dell’Irlanda del Nord: lo sciopero della fame portato avanti da oltre
due mesi dal giovane deputato
repubblicano irlandese Bobby
Sands — ora in coma — nel carcere di Long Kesh, ha riportato
di colpo alla ribalta la tragedia
deU’Ulster. Bobby Sands, che
chiede per sé e per alcuni dei
suoi compagni il riconoscimento
dello status di prigioniero politico — richiesta alla quale il governo di Londra rimane sordo —
è diventato il simbolo della lotta ad oltranza della comunità
cattolica deiruister contro gli
orangisti protestanti e contro il
governo inglese.
Ad oltre undici anni ormai
dall’intervento delle truppe inglesi neirirlanda del Nord, nulla
è stato risolto. Anzi si ha la netta impressione che i vari governi, laboristi e conservatori, che
si sono succeduti da allora a
Londra non abbiano avuto altra
politica che quella di lasciare
marcire la situazione, puntando
tutto sulla repressione militare.
Probabilmente speravano che, in
questo modo, le cose si sarebbero risolte da sole, per stanchezza delle due comunità in lotta.
Il fatto è che la questione irlandese non interessa né i partiti
né l’opinione pubblica inglese
(ormai assuefatta a questo conflitto senza sbocco) né il governo dell’Irlanda del Sud che sembra preferire la situazione attuale ad ogni possibile soluzione. Intanto, in dieci anni, il conflitto ha fatto circa 2.000 morti di
cui 1.400 civili, 300 soldati e 200
poliziotti.
non è insolvibile, ma manca una decisa
soprattutto da parte della Gran Bretagna
culturali della popolazione delrirlanda del Sud ed è prevalentemente operaia, mentre i protestanti formano, per lo più, la
borghesia imprenditoriale dell’Ulster. Si ha dunque una tipica
situazione coloniale dove gli autoctoni sono socialmente subordinati ed economicamente oi^
pressi da altri venuti da fuori.
E’ una situazione per molti versi
simile a quella di tante altre zone d’Europa (per es. i Paesi Baschi o la Corsica) e del mondo
(per es. Sud-Africa o Eritrea):
prodotto delle ingiustizie della
storia. Per questo la questione
irlandese è cosìi complessa: essendo nata dall’ingiustizia e dalla disuguaglianza, la sua soluzione esige giustizia e parità, ma la
maggioranza protestante si è
sempre fermamente opposta ad
ogni progetto di riuniflcazione
dell’isola.
Le possibili
soluzioni
Colonizzazione
forzata
Com’è noto, il problema irlandese non è riconducibile ad un
semplice conflitto religioso tra la
comunità protestante e quella
cattolica. Storicamente è nato
come un caso di colonizzazione
forzata quando gli scozzesi protestanti emigrati in questa parte
dell’isola irlandese si sono opposti aH’indipendenza dalla madrepatria, imponendo questa loro
scelta al resto della popolazione,
irlandese e cattolica. Quest’ultima ha le stesse radici religiose e
Nella calma
(segue da pag. 1)
la fine riconosciamo di essere
dei perdenti.
Nella calma e nella fiducia starà la vostra forza. Non possiamo
rassegnarci all’assurdo e all'orribile che ci circonda. La nostra
coscienza alla fine si scuote, ci
spinge a portare un senso a tutte le cose senza senso, ad allontanare da noi la paura, la rassegnazione, la fatalità. Ma più ancora a ricercare la calma e la fiducia. Con la calma stabilita e
con la preghiera scopriamo allora che il Signore non ha mai
rotto il suo rapporto con noi. I
fatti orribili continueranno, rna
ne riconosciamo i limiti, distinguiamo le provenienze e la pericolosità, li vediamo alla fine diversamente, li osserviamo con
più realismo. Essi non ci vinceranno, non useranno di noi, non
riusciranno a sottoporci al loro ricatto; perché con la calma
nel cuore e con la fiducia in Dio
siamo più forti. E con l'essere
più forti impariamo a rallegrarci
della nostra esistenza, delle cose belle che il Signore con la sua
creazione continuamente ci offre. Con la calma e con la fiducia
possiamo impegnarci nella famiglia, nella società, nella politica,
con la certezza di servire il Signore. Alla fine è sempre il Signore che pone davanti a noi il
futuro e la salvezza che vogliono
essere afferrati dalle nostre mani. «Poiché l’Eterno è un Dio
di giustizia. Beati tutti quelli che
sperano in Lui ».
E. Dì Natale
Eppure — secondo un articolo
di « Le Monde Diplomatique » di
ottobre 1979 — questa potrebbe
essere una delle possibili soluzioni al problema. Ma si tratta di
una soluzione che oltre alla violenta opposizione dei protestanti incontra anche la reticenza del
governo di Dublino per diversi
motivi: questa soluzione porterebbe sicuramente a gravi disordini sociali e forse ad una guerra civile e il governo di Dublino non sarebbe in grado di neutralizzare le forze militari e paramilitari degli orangisti dell’Ulster. Ci sarebbe inoltre un
problema di equilibrio politico
in quanto occorrerebbe integrare non solo la maggioranza protestante ma anche una classe
operaia (cattolica) che ancora
oggi è quasi tutta concentrata al
Nord. Infine verrebbero a scontrarsi due livelli e modi di vita
molto diversi: quello elevato delruister, sovvenzionato dal Tesoro britannico per quanto riguarda la sicurezza sociale, le indennità di disoccupazione, ecc... e
quello molto basso dell’Irlanda
del Sud, essenzialmente rurale,
uno dei più bassi d’Europa.
Una seconda soluzione potrebbe essere il ritiro delle truppe
inglesi in modo da costringere le
Nel prossimo
numero
Un’intervista con GiorPeyrot sugii sviluppi
della questione Intesa.
• Un commento ai risultati delle elezioni presidenziali in Francia.
• Una doppia pagina con
i programmi dei campi
estivi nei vari centri giovanili.
k
gio
parti a discutere tra di loro, senza la presenza di intermediari.
Ma sarebbe una scommessa rischiosa che il governo di Londra,
finora, non ha osato attuare.
Una terza soluzione — probabilmente la migliore — sarebbe
di proclamare l’indipendenza delruister sotto controllo internazionale. E’ una soluzione che
avrebbe il merito di costringere
i protestanti lealisti a costruirsi
una propria identità culturale
non più dipendente dalla madrepatria. Se ciò avvenisse, si potrebbe anche pensare ad una futura riuniflcazione dell’isola in
quanto i protestanti non si sentirebbero più orfani e isolati di
fronte alla maggioranza cattolica. Questa soluzione è stata appoggiata a suo tempo dal Dr.
Garret Fitzgerald, ex-ministro
degli esteri della Repubblica irlandese e attuale capo dell’opposizione. Egli prospetta una confederazione delle due parti delrirlanda all’interno del Commonwealth. L’ex primo ministro
irlandese Lynch ha anch’egli appoggiato questa soluzione, proponendo perfino il rientro della
Repubblica irlandese nel Commonwealth, da cui era uscita
unilateralmente nel 1949. Oltretutto questa sarebbe, per la Gran
Bretagna, una soluzione dignitosa, non umiliante, anche perché questa futura Irlanda confederale potrebbe inserirsi in una
vasta confederazione delle isole
britanniche.
Indifferenza
irresponsabile
Tutto dipende ora dalla Signora Thatcher. Ma il suo atteggiamento in questi giorni non induce a sperare che stia preparando l’avvio ad una tale soluzione. La sua ostinazione, la sua
totale indifferenza anche di fronte alla ormai inevitabile morte di
Bobby Sands, la sua impassibilità di fronte alle varie iniziative a favore del giovane deputato da parte della Comunità
Europea, dell’ONU, del papa,
sembrano indicare una volta di
più l’indifferenza del governo inglese nei confronti della questione irlandese. Ma, a questo punto, si tratta di un’indifferenza irresponsabile e perfino criminale
perché è matematicamente certo
che, alla notizia della morte di
Bobby Sands, si scatenerà la violenta reazione dell’IRA (organizzazione militare dei cattolici repubblicani) che sfocerà in una
guerra civile cruenta. L’imponente manifestazione, organizzata dall’IRA, lunedi 28 aprile, a
Belfast, sta lì a dimostrare che
la miccia è accesa e che l’esplosione popolare è vicina. La responsabilità dell’inevitabile bagno di sangue sarà da ascrivere
alla « Signora di ferro ».
A favore di una sollecita firma dell’intesa tra lo Stato e le Chiese valdesi e metodiste (e delle altre intese che
seguiranno) ha firmato un appailo un
gruppo di inteliettuali di cui riportiamo i nomi. Appelio e firme sono apparsi su « Avanti! » e « la Repubblica ».
Sandro Masini, Paoio Ungati, Ludovico Gatto, Aiessandro Pizzorusso,
Marcella Glisenti, Tullio De Mauro,
Graziella Crisci Sdutti, Gennaro Sasso, Luisa La Malfa, Carla Rodotà, Giorgio De Marchia, Elena Croce, Giuseppe Galasso, Adele Cambria, Alberto
Veneziani, Girolamo Arnaldi, Alberto
Breccia, Vittorio Lanternari, Danila Visca, Arianna Selleno, Adele Jesurum,
Carla Vasio, Marino Freschi, Raul Marselli. Sabatino Moscati, Sandra Pinto,
Fabio Alberto Roversi Monaco, Giuseppe Caputo, Romano Cammarata, Anna
Maria del Monte Masini, Saverio Avveduto, Giselle Marziale, Mirella Karpeti, Anna Guerrini, Domenico Mastropasqua, Francesco Vincitorio, Auro
Rocchi, Luigi Compagna, Ethel Serra
valle, Alberto Balzani, Luciano Forcellini, Gabriella Faliva, Andrea Petrassi,
Sirio Giannone, Luigi Firpo, Luigi Sepiacci. Maria Rita Melillo, Ario Sipala,
Dino Fioravanti, Angelina Cordova, Bruno Cándelo, Giovanna Robazzi, Aride
Rossi, Armando Ciani, Arturo Loria,
Giovanni Felice Azzone, Adriana Roccaforte, Umberto Teolato, Adriano Medosi, Piero Abossida, Gianni Bergero,
Gianluigi Ceriini, Roberto Colombo,
Paolo d’Agasso, Sergio Eynard, Franco
Fesiara, Sandro Francini, Mirella Ghisleri, Roberto Giunta, Giancarlo Levis,
Lino Lavorato, Gianfranco Marino, Ettore Reglia, Bruno Rattazzi, Liliana Richetta. Bruno Scovazzi, Nicola Vetrino,
Luigi Catte!, Giorgio Clava, Augusto
Comba, Emilio Lombardi, Carla Nepote, Giorgio Nepote, Salvatore Paonni,
Riccardo Renacco, Giorgio Covi, Mario
Bellocci, Paolo Leon, Luigi Aru, Luciano
Pontuale, Donato Morelli, Nicolò Mattiello, Vittorio Ottaviano, Giuseppina
Serniesi, Loredana Franceschini, Paolo
Pois.
Né farisei né conformisti
(segue da pag. 4)
la storia deH’impossibilità di superare il male scaricandolo su
altri (Genesi 3; 12-13).
Le trappole
Jean-.Tacques Peyronel
Ora nella discussione sull’aborto, è equivoco parlare semplicemente di peccato, nel senso iridubitabilmente personale e individuale che ha questa parola.
Equivoco perché fa pendere la
bilancia verso il primo errore,
quello del farisaismo. E chi di
noi ritiene sia peccato 1 aborto
di una donna che per la rosolia
sa di portare in grembo un essere destinato non alla vita ma alla
tragica caricatura della vita, o
l’aborto della donna che in pericolo di vita sceglie di vivere per
chi è già nato anziché morire per
chi non è ancora nato? Ma altrettanto equivoco mi pare escludere
che l’aborto sia peccato, come è
stato fatto al convegno di Firenze, perché questo fa pendere
la bilancia sul secondo errore,
quello che consiste nel giustificare il peccato (anziché annunciare il perdono del peccatore).
Il nostro fine come evangelici è
che la giovane donna nubile che
ha abortito per mancanza di coraggio (e lo sente a distanza di
anni come una colpa) o la donna
sposata che ha abortito per incapacità di accogliere nella propria vita qualcosa di indipendente dalla propria volontà (e si porta dietro questo peso per la vita)
lo facciano domani con la rnassima buona coscienza possibile,
oppure che ciascuno lotti contro
l’aborto al massimo delle sue
possibilità socialmente e individualmente, davvero convinti che
l’aborto è sempre un male sociale di cui siamo complessivamente responsabili e può essere anche una colpa nella vita dì una
persona?
Certo può sembrare equivoco
anche il rifiutare di parlare sia di
peccato che di non peccato, il ri
fiuto di criminalizzare di per sé
l’aborto, sia di assolverlo comunque in partenza. Non è però un
rifiuto per non prendere posizione; è un rifiuto per non cadere
nella trappola del farisaismo né
in quella del conformismo. Soprattutto è un rifiuto di illudersi
che il male si possa evitare o
scaricare per porsi invece davanti all’unica via evangelicamente possibile, che è già indicata
anch’essa nella domanda: il ravvedimento e l’accettazione della
grazia cui siamo chiamati ad uno
ad uno. Con una precisazione,
però. Proprio per il fatto che il
ravvedimento è personale e riguarda atti compiuti o non compiuti dalla persona, è necessario
unire al ravvedimento personale
il senso della corresponsabilità
collettiva delle cause sociali, culturali, economiche, politiche, che
producono un determinato male.
Sono convinto che solo questi
due aspetti uniti in un difficile
ma indispensabile equilibrio possono permetterci di portare oggi
un contributo evangelico nella
lotta contro l’aborto che non sia
né una cieca crociata né la negazione dell’aspetto morale del
problema, ma sia un impegno
nella solidarietà, che deve essere
scevra da spirito di giudizio, unito all’assunzione delle nostre responsabilità personali senza spirito di auto-indulgenza, sapendo
che in tutto questo non possiamo
sperare se non nel perdono che
Dio ci ha liberamente annunciato in (tristo, senza il quale restiamo perduti nelle nostre mancanze, incoerenze e contraddizioni.
TRENT’ANNI DI AGAPE
Mostra fotografica
• In occasione dei suoi 30 anni di attività
sarà allestita ad Agape una mostra fotografica storica che documenta la vita del centro
dai suoi inizi ad oggi. Questa mostra rimarrà
esposta durante tutto il periodo dell’estate per
i visitatori. Chiunque possiede vecchie fotografìe che possan essere utilizzate per questa mostra è pregato di mettersi in contatto con Agape rivolgendosi a Virgilio Lai (tei. 0121/8.514).
• Una seconda iniziativa si prefìgge inveee
l’ohiettivo di scegliere 2-3 fotografìe da cui
ricavare dei poster da vendere prò Agape. A
questo fine è indetta una Mostra fotografica^ a
cui possono partecipare dilettanti e professionisti della fotografìa in bianco e nero e a colori.
II materiale dovrà pervenire ad Agape entro
il 14 giugno. Ogni fotografìa dovrà essere firmata e datata dall’Autore, possibilmente montata a giorno. Minimo del formato: 24x30, massimo: ,50x60.
• Sempre nell’ambito di questa mostra fotografica Agape invita tutti gli artisti,^ dilettanti e professionisti, ad inviare: disegni, opere figurative, stampe, che saranno esposte e
messe in vendita prò Agape. Uguale invito agli
amatori di diapositive in vista di alcune sene
su Agape e le Valli valdesi da duplicare.
• Ringraziamo tutti coloro che offriranno la
loro collaborazione ed i loro suggerimenti
per questa parte del programma.
Comitato di Redazione: Franco
Becchino, Dino Clesch, Niso De
Michelis, Giorgio Gardiol, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot,
Giuseppe Platone, Luciano Rivolta,
Liliana Viglielmo.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Torino.
Direttore Responsabile:
FRANCO GlAMPICCOLl
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Telefono 011/655.278 - c.c.p. 327106
Intestato a « L’Eco delle Valli La Luce ».
Redazione Valli: Via Arnaud, 25 10066 Torre Pellice.
Abbonamenti: Italia annuo 10.000 semestrale 6.000 - estero annuo
18.000 - sostenitore annuo 25.000.
Decorrenza: 1° genn. e 1° luglio.
Una copia L. 300, arretrata L. 500.
Cambio di indirizzo L. 200.
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41x40) L. 7.009 più I.V.A.
Inserzioni: prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 colonna; mortuari
220 - doni 80 - economici 150 per
parola.
Fondo di solidarietà ccp 11234101
Intestato a « La Luco: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino.
. La Luce •; Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
• L’Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)