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Anno 119 - n. 31
5 agosto 1983
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
FINALMENTE IL PROCESSO PER IL DISASTRO DI SEVESO
Siamo ossessionati dalla « sicurezza ». Nel suo nome si tengono conferenze internazionali
tra le più potenti nazioni del
mondo, si spendono miliardi
ogni minuto per fabbricare nuove e più sofisticate armi, si commettono i più efferati eccidi:
non è forse per la « sicurezza nazionale » che i militari argentini,
cileni e uruguayani hanno fatto
sparire migliaia di persone? In
nome della sicurezza si creano i
gulag in Unione Sovietica e gli
USA inviano le portaerei a fare
esercitazioni nei mari antistanti il Nicaragua.
Per la nostra sicurezza si fanno nel mondo molte cose. Anche
noi ne facciamo; stipuliamo polizze assicurative, installiamo ser.
rature a prova di ladro (o almeno così dice la pubblicità), e
qualcuno che può si compera persino il rifugio antiatomico. E’ un
concetto, quello della sicurezza,
abbastanza recente nella storia
dell’umanità e vi sono ricerche
filosofiche che ne datano la nascita con lo .sviluppo della proprietà privata della quale sarebbe
quasi un corollario.
A prescindere da quando sia
nato, oggi il concetto di sicurezza sta assumendo una importanza sempre crescente nell’attenzione di tutti. Ma nessuno
può raggiungere la sicurezza. Le
discussioni sul disarmo nucleare
e convenzionale dimostrano che
le nazioni raggiungono accordi
« di sicurezza » solo quando posseggono nuove e più distruttive armi. Quando pensiamo a
costruirci un rifugio antiatomico, subito scopriamo che è inadeguato al compito perché è
già in fabbricazione la bomba
N, che uccide le persone e non
distrugge le strutture.
I dittatori hanno un bel far
sparire gli oppositori, ci sarà
sempre qualcuno che porterà alta
la fiaccola della libertà. I ladri
prima o poi riescono ad aprire
qualsiasi congegno.
Come è dunque vera la parola
di Gesù: « Non siate con ansietà
solleciti del domani, perché il
domani sarà sollecito di se stesso » e ancora; « Cercate dunque
il Regno e la giustizia di Dio, e
tutte queste cose (la sicurezza?)
vi saranno sopraggiunte ».
Nel momento in cui l’ideologia
della sicurezza si sta diffondendo in tutto il mondo, tocca a noi
cristiani testimoniare questa parola di Gesù.
A Vancouver una assemblea
ecumenica sta ricercando una risposta agli interrogativi della
politica intemazionale. Per parte
nostra il Sinodo ha già indicato
nel disarmo unilaterale l’unica risposta realista alla pazza corsa
degli armamenti.
Anche noi nella nostra vita di
tutti i giorni possiamo ricercare
le vie della ^ustizia e del Regno, lasciando perdere la affannosa ricerca di sicurezza ed essendo più disponibili per la testimonianza e l’impegno.
Chissà, forse troveremo maggior sicurezza.
Giorgio Gardiol
I soldi possono tutto?
Cala il sipario dei ’’mass-media” su un avvenimento di cui si è molto parlato ma dal quale
non si sono tratte indicazioni utili per creare condizioni non inquinanti nell’ambiente di lavoro
, MILANO — Sette anni dopo il dramma della diossina, l’incidente
di Seveso è tornato a far notizia. E’ tempo di processo ai responsabili dell’Icmesa, l’azienda chimica del gruppo Givaudan, dal cui reattore il 10 luglio 1976 si sprigionò la nube tossica che trasformò un
operoso angolo della Brianza in un incubo i cui contorni si dilatarono nel palleggio di colpevoli silenzi.
Tentiamo un bilancio della situazione con Francesco Borasi, avvocato di parte civile nel processo, che ci riceve nel suo studio a
due passi dal Duomo.
— Avvocato, ora che siamo
giunti al processo, come definirebbe il quadro della vicenda di
Seveso?
— Questa storia presenta degli
episodi davvero singolari. Anzitutto, una incapacità a livello
dirigenziale di calcolare i rischi.
Anche se la reazione che ha provocato la fuga di sostanze tos
siche non era conosciuta, si agiva con folle superficialità in un
reparto considerato pericoloso.
Non venivano fornite informazioni, né precisazioni sulle norme di lavorazione. Si ordinò un
carico di produzione in un momento sbagliato. E il reattore
fu abbandonato a se stesso, senza sorveglianza, per ben quarantott'ore.
Una volta accaduto l’irreparabile,. la Givaudan ha gestito la
situazione per puri scopi di immagine.
— In che senso?
— Nel senso che ha iniziato a
risarcire i danni più facilmente
calcolabili, in chiave speculativa. E’ semplice quantificare il
costo di un uovo, moltiplicandolo per il numero delle galline
o per gli anni di fecondità del
volatile. Così le popolazioni colpite sono state irrorate da rimborsi a pioggia, il cui valore era
minimo, dell’ordine di decine o
centinaia di migliaia di lire, ma
che, pian piano, hanno contribuito a infondere tranquillità.
Cioè l’idea che, tutto sommato.
FEDE EVANGELICA E RAPPORTI INTERPERSONALI
Accettazione e cambiamento
Romani 1: 18-31
Concludiamo questo ciclo di
meditazioni sui rapporti interpersonali con il tema dell’omosessualità su cui molto si discute nelle nostre chiese. Lo vogliamo fare a partire dal famoso testo di Romani 1 cercando di non
estrarre il problema dell’omosessualità dal suo contesto che da
un lato pone l’omosessualità nel
quadro più vasto e complesso
del disordine del creato, dall’altra annuncia anche in questo
campo la redenzione in Cristo.
La morale tradizionale oppone
all’omosessualità un rifiuto spaventato e passionale che genera
una delle peggiori discriminazioni esistenti e persistenti. L’atteggiamento anti - omosessuale è
molto simile all’atteggiamento
razzista e non a caso nei lager
nazisti morivano ebrei e morivano omosessuali.
Le chiese hanno alimentato abbondantemente questo atteggiamento e strumento di questa
emarginazione religiosa è stato il
testo di Romani 1 (e altri testi
biblici) preso in senso strumentale.
In questa operazione questa
pagina di Paolo non è più la denuncia dell’idolatria che comporta la. distorsione dei rapporti interpersonali (tra cui anche l’omosessualità ma anche varie altre forme di egocentrismo), bensì la condanna dell’omosessualità presa a sé.
Qual è l’origine di questo rifiuto? La paura del diverso da un
lato e la condanna di qualunque
espressione della sessualità al di
fuori del matrimonio dall’altra.
Questo lascia intravedere una
concezione tutta negativa della
sessualità, una fobia per qualcosa che solo il matrimonio riesce
a salvare a determinate condizioni. Ne deriva un atteggiamento farisaico e discriminatorio,
una morale di auto-purificazione.
Secondo questa morale la chiesa non deve aver nulla a che fare
con questo problema o deve « odiare il peccato e amare i peccatori ». Ma quanto ipocrita e inaccettabile sia questa pretesa appare dal fatto che mentre Gesù
accoglieva i marginali, i discriminati, senza domandar loro nulla preventivamente, qui la chiesa
pretende il cambiamento come
condizione dell’accettazione. Altrimenti, nessuna accoglienza,
bensì esclusione. Anche dalla
Santa Cena, come è stato esplicitamente chiesto.
Per la morale corrente (non
molto diffusa ma in fase crescente) la meta più importante è la
liberalizzazione di ciò che era
proibito in campo sessuale. I
concetti di “normalità” e di “natura” vengono relativizzati, e
ogni cosa è collocata in un pluruismo sessuale il cui orizzonte è limitato solo dall’esigenza
di non recar danno all’altro. Al
di qua di quel limite, due persone adulte e consenzienti non sono tenute ad avere alcuna linea
predeterminata per il loro agire.
La morale corrente si sforza
quindi di lottare contro l'emarginazione degli omosessuali e lo
fa promuovendo la legittimazione dell’omosessualità con i più
diversi argomenti:
— biologico: l’omosessualità è
un dato di natura non meno delV eterosessualità;
— medico: l’omosessualità non
è più considerata una malattia;
— giuridico: le norme giuridiche che regolano l’intera società
non coincidono necessariamente
con l’espressione di una determinata morale;
— biblico: i testi biblici (come
Rom. 1) condannano solo la violenza omosessuale e l’omosessualità religiosa connessa con il culto idolatrico (prostituzione sacra).
Che pensare? Nella misura in
cui le chiese sono rimaste ferme
alla morale tradizionale questa
battaglia a favore degli omosessuali costituisce per loro una lezione di umanità, di arhore per
Franco Giampiccoli
(continua a pag. 2)
chi doveva pagare avesse fatto il
proprio dovere.
Poi, nel 1981, la Givaudan tentò il colpo grosso. Ovvero chiudere la partita con la Regione
Lombardia e lo Stato italiano,
con Tofferta di 100 miliardi di lire. Somma che, in verità, era già
stata spesa molte volte, sia dallo
Stato che dalla Regione. Un totale di 150 miliardi, per accontentare enti pubblici e interessi
privati, e sulla diossina si sarebbe posta una pietra sopra.
— Ma la decisione della Givaudan avrebbe soddisfatto tutte le
parti in causa?
— Al processo si sono costituiti parti civili gli operai dell’azienda e molta altra gente. A questi,
si è aggiunto il comime di Seveso, che ha chiesto l'esorbitante
cifra di 50 miliardi. Il dibattito è
stato rinviato a settembre, e a
quella data, si conosceranno le
decisioni delle parti civili. E’ probabile che una buona parte di
esse accetterà l’offerta della Givaudan. Perché, sostanzialmente, il processo ha detto quanto
doveva dire, e il tribunale ha
cassato qualsiasi richiesta inerente a presunti danni causati
dalla diossina in epoca successiva alla fuoruscita della nube
stessa.
— E i danni morali? E le con
Intervista a cura di
Marco Rossi
(continua a pag. 12)
Il mese di agosto è ricco di appuntamenti importanti per
i valdesi e metodisti, e per quanti vogliono seguire la nostra
azione e le nostre tematiche:
XV AGOSTO
Il tradizionale incontro popolare delle Valli Valdesi si
terrà quest’anno a Ruata di Pramollo, il 15 agosto con inizio
alle ore 10.
CORPO PASTORALE
Il corpo pastorale è convocato per sabato 20 agosto alle
ore 9 nell’Aula Sinodale della Casa Valdese a Torre Pellice
per procedere all’esame di fede dei candidati Daniele Garrone e Mauro Pons, all’esame della relazione della commissione
per il canto e la liturgia e del progetto di un nuovo catechismo.
Se l’esame di fede avrà risultato positivo, i sermoni dì
prova dei candidati si terranno alle ore 17 nel tempio del
Ciabas (Angrogna),
Possono assistere all’esame di fede e partecipare alla discussione del sermone di prova tutti i membri delle Chiese
Valdesi, Metodiste e Libere.
SINODO
Il Sinodo delle Chiese Valdesi e Metodiste è convocato
per le ore 15 di domenica 21 agosto nell’Aula Sinodale della
Casa Valdese dì Torre Pellice.
Il culto pubblico di apertura, presieduto dal past. Giorgio Girardet, avrà inizio alle ore 15.30 nel tempio di Torre
PeUice.
2
2 fede e cultura
5 agosto 1983
TRA i LIBRI
Vocazione e sfruttamento
Accettazione
e cambiamento
Non si salva nessuno (tranne
Francesco d’Assisi) nel giudizio
di questo vivace, straordinario e
un po’ isolato profeta: l’Opus
Dei, i Focolarini, Comunione e
Liberazione, la Pia Società San
Paolo, i Cappuccini, i preti operai, Nomadelfia, la Riforma e il
Vaticano II. Il motivo di questa
« condanna » senza appello? E’
presto detto: nessimo ha voluto
(nel peggiore dei casi) o saputo
(nel migliore) impegnarsi seriamente per risolvere il nodo fondamentale che impedisce la pratica cristiana deH’amore del prossimo e cioè il punto dolente dei
rapporti fra capitale e lavoro.
Perfino suor Teresa di Calcutta
rischia (in buona fede ovviamente) di contribuire alla « consacrazione sacramentale della società opulenta, che utilizza il cristiano eroico, in qualità di facchino, per affidargli la cura delle proprie inadempienze ». Ce
n’è abbastanza per urtare la sensibilità di molti buoni cattolici,
come è il Nostro, ma anche di
non pochi protestanti. Eppure
non una pagina del libro è ispirata a sentimenti meno che fraterni; vi si legge anzi un continuo, anche se sofferto, amore
per la Chiesa anche in quegli Ordini che più vengono contestati;
soltanto, è l’Autore stesso che
ce lo ricorda: « Ci siamo proposti di scegliere sempre la verità quando la verità è in alternativa con l’amicizia».
Ma che cosa c’entra il rapporto capitale-lavoro con un libro
sulla vocazione? A nostro avviso
il Bergamaschi, e qui sta il significato cattolico (universale)
della sua opera, si è servito del
pretesto della vocazione, particolarmente in un Ordine religioso,
per lanciare un messaggio a tutta la cristianità. Non che egli
non svolga con rigore ed erudizione il tema specifico della vocazione, ma il problema che affronta è molto più generale e si
può sintetizzare così: le Chiese,
i cristiani che hanno pontificato
su tutto, non hanno detto e soprattutto non hanno fatto niente
per cristianizzare e cioè umanizzare il lavoro. Si è cercato do■VTmque lo « specifico cristiano »,
a volte giustamente a volte cadendo in ridicoli integrismi; si
è affrontato sotto un’ottica cristiana il problema del matrimonio, deH’autorità, delle leggi, della cultura; si è dato valore — nel
culto — al rapporto uomo-Dio e
nell’ascesi al rapporto dell’uomo
con le sue passioni. Tutte cose
ottime e che andavano fatte, ma
che non ci scuseranno mai dall’a\'er omesso in maniera scandalosa di dare una risposta cristiana atta a sanare il rapporto
uomo-uomo proprio in quel settore che è causa prima di ingiustizia: il lavoro dominato dal
profitto anziché dalla fraternità.
Che il mondo segua le regole del
capitalismo non deve molto stupire, ma che aH’intemo delle
chiese e in specie degli Ordini
religiosi, che dovrebbero essere
il fiore all’occhiello della cristianità, ci sia chi languisce nell’indigenza e chi nuota nell’abbondanza, questa è la prova più ovvia che la nostra fede è diventata « religione », copertura ideologica, che la profezia è diventata
istituzione e che il messaggio del
Signore è stato tradito.
Ma non è tanto la mancanza
di carità nei rapporti personali il
vero problema, quanto il fatto
che si accetti un sistema nel quale una parte dell’umanità muore
letteralmente di fame e che l’unica risposta che le chiese sanno dare rimane quella della beneficenza; da secoli i cristiani curano (quando lo fanno) anche
eroicamente le piaghe del prossimo, senza mai domandarsi seriamente quali sono le cause di
queste piaghe; da secoli costruiscono e gestiscono « opere pie »
senza domandarsi se non stanno
usando lo stesso criterio (e quin
di servendo lo stesso dio Mammona) di quelli che costruiscono
alberghi e piscine. Se queste osservazioni sembrano dure dobbiamo allora richiamarci alla
memoria che Cristo ha fondato
una Chiesa perché sanasse il dualismo ricco-povero e non ima società di beneficenza perché lo
gestisse. Le comunità cristiane
devono proporre (e non imporre) vivendolo innanzitutto in prima persona, un modello di vita
dove siano superati gli schemi
del capitalismo, pubblico o privato che sia. Come questo possa
in concreto avvenire è spiegato
dal B. nella seconda parte del
libro, parte costruttiva dopo la
lunga ed impietosa analisi « distmttiva » e non vogliamo togliere al lettore il piacere di scoprire da solo le proposte dell’autore.
Non sarà difficile trovare anche molte idee sulle quali, in specie un protestante, avrà molto da
ridire, ma la passione che le ispira, lo stile scoppiettante e godibilissimo, non rallentato dalle
note dotte, piccola miniera di
notizie, rendono l’opera un caso
teologico-letterario inusitato e
raccomandabile.
Un solo appunto vorremmo fare e qui alla casa editrice: ci si
può veramente rammaricare del
fatto che manchi ogni notizia
sull’A. Peccato! Non tutti, anche
quelli che lo desiderano, sono tenuti a conoscerlo anticipatamente.
Bergamaschi, Quale vocazione?
Libreria Editrice Fiorentina,
pp. 294, L. 10.000.
(segue da pag. 1)
il prossimo, di preoccupazione
per chi è emarginato, che non è
facilmente eludibile.
E tuttavia, questa morale non
va nella direzione del discorso biblico. Non solo perché il tentativo di dimostrare che la Bibbia
condanna solo l’omosessualità
violenta o idolatrica appare un
funambolismo interpretativo, ma
soprattutto perché la concezione
fondamentale dell’essere umano
come unione complementare dell’uomo e della donna, affermata
nella Genesi e ripresa nel Nuovo
Testamento, non viene accolta
da una visuale che introduce l’omosessualità in una pluralità di
modelli equivalenti. In particolare, Romani 1 presenta le più diverse distorsioni come conseguenze del disordine del creato
UNA RICERCA ANTROPOLOGICA
Gesù di Nazareth
Perché una studiosa di antropologia culturale si dovrebbe interessare alla storia di Gesù di
Nazaret? Ida Magli non ha esitazioni: « In effetti era naturale,
anzi non potevo non pormi la domanda: chi è Gesù? Come ha potuto esistere un uomo, chiunque
fosse, che ha fatto e ha detto alcune cose, quelle narrate nei vangeli? Non potevo non pormi la
domanda, in quanto nelTambito
della scienza in cui mi muovo,
l’antropologia culturale, vi sono
certe premesse teoriche che negano per un individuo la possibilità di sfuggire al condizionamento della sua ’’cultura” » (p.
8). Gesù, invece, l’ha fatto, e in
una maniera talmente radicale
che la sua opera « appare come
inspiegabile, anche nell’ambito
delle teorie antropologiche sul
genio » (p. 16). Infatti, « la differenza sostanziale che c’è fra un
qualsiasi ’’genio” e Gesù di Nazaret è che questo uomo (...) ha
rotto totalmente il modeììo culturale nel quale si trovava a vivere, colpendo e distruggendo,
con una logica stringente, i vari nessi che lo tenevano insieme »
(p. 27). Da qui la passione della
studiosa del XX secolo nell’affrontare « l’unico uomo che ha
tentato un’opera impossibile:
cambiare totalmente, anzi capovolgere la ’’cultura” in cui era
nato» (p. 8). La lettura degli evangeli — in particolare Matteo,
Marco e Luca — che la nostra A.
si propone « ovviamente non
prende in considerazione, né in
modo positivo né in modo negativo, il problema della ’’rivelazione”, o quello della cosiddetta
Protestantesimo
in TV
8 agosto — Il rete RAI
ore 22.50 circa
Attualità
Servizi previsti: ii giorno di Hiroshima; Siamo razzisti in Europa?;
A Torre Peliioe il Sinodo Valdese;
Brevi daii'ltaiia e dai Mondo.
22 agosto — il rete RAI
ore 22.50 circa
Albert Schweitzer: una vita per gli
altri (I parte)
Filmato autobiografico realizzato negli ultimi anni di vita di questo
grande personaggio. Il filmato ripercorre le tappe della sua vita e i
suoi interessi, la teologia, la musica e, fondamentale, la sua scelta di
servire gli altri.
5 settembre - Il rete RAI
ore 22.50 circa
Albert Schweitzer: una vita per gli
altri (Il parte)
’’ispirazione divina” dei testi (...)
una lettima che non prende in
nessun modo posizione nei confronti della ’’fede” (...) che non
ritarda lo scienziato ’’come
scienziato”, ma l’uomo, in quanto uomo allo stesso modo di tutti gli altri uomini » (pp. 28-29).
E’ impossibile, a questo punto,
tentare di descrivere l’enorme
massa di materiale e di riflessione che questo saggio, tutto sommato breve, propone al lettore,
non solo per il « taglio » del tutto
nuovo a chi è abituato a leggere
analisi esegetiche e teologiche
dei testi biblici, ma anche per un
certo impianto del libro che a
volte ci è parso un po’ casuale
nei suoi nessi. Ma, a prescindere
da queste difficoltà, non si può
minimizzare la sorpresa, positiva, nel vedere affrontati argomenti « dimenticati » o tabù (i legami di sangue, la famiglia, la
discendenza, la circoncisione, la
purificazione, la sessualità, il corpo, il sacrificio, il sacro, il tempo) e in particolare le bellissime
pagine dedicate al « silenzio » e
all’« impotenza » a cui le donne.
Maria in testa, vengono costrette dalla cultura ebraica del tempo di Gesù. E non si può neanche minimizzare la sorpresa, negativa, nel vedere liquidato in
pochissime pagine (151-159) il
racconto dell’ultima cena come
una invenzione dei discepoli e
Pubblicazioni UCEBI
Il settore stampa del Dipartimento di
Evangelizzazione dell’UCEBI annuncia la
pubblicazione nelle edizioni II Seminatore di due opuscoli particolarmente attuali in questo momento:
MARTIN LUTERO
due colori, 20x11,5, pp. 16, L. 800.
La presentazione della vita e del pensiero del Riformatore è stata curata da
Dario Fiorensoli.
ANNO SANTO?
due colori, 20x11,5, pp.12, L. 800.
Testo di Piero Suman.
Questi opuscoli sono stati concepiti per una larga diffusione in occasione
di manifestazioni ed iniziative celebrative del cinquecentenario della nascita di Lutero e per l'Anno Santo.
Alle chiese ed ai gruppi che ordinano almeno 20 copie complessivamente viene praticato uno sconto del
20% e non vengono addebitate le spese di spedizione.
Inoltre vi è una offerta promozionale
valida fino al 31 ottobre 1983;
Pacco di 50 copie di uno dei due opuscoli L. 30.000 e spese di spedizione
a nostro carico.
Ogni richiesta va fatta versando
l’importo relativo sul conto corrente postale n. 34870006 intestato «Il Seminatore » piazza in Lucina 35 - 00186
Roma.
della comunità cristiana successiva, in quanto Gesù « non può
aver istituito nessun sacramento » (p. 153) perché tutta la sua
opera è stata un rifiuto di ogni
atto magico e sacrale. Si tratta
perciò di un libro estremamente
appassionante ma, spesso, anche
inquietante per la radicalità delle
tesi esposte dall’A. Di questo,
però, bisogna ringraziare la Magli che non solo mette a disposizione dei credenti importanti
elementi di riflessione, ma propone anche un’opera che studia
1’« oggetto Gesù » senza cedere
alla diplomazia o al cinico scientismo a cui la cultura italiana ci
ha, purtroppo, abituati.
« Alla fine del breve itinerario
che abbiamo percorso (...) si rimane smarriti di fronte all’assoluta novità di ciò che è stato
tentato da Gesù » _(p. 167), possiamo esclamare insieme con TA. e
chiederci anche quanto siamo responsabili noi, credenti del XX
secolo, del duro giudizio della
Magli: « Il cristianesimo, perciò,
costituendosi con tutte le strutture del sacro, fin dal primo momento della morte di Gesù, non
ha in nessun modo messo in atto quello che lui aveva proposto » (p. 173).
Eugenio Bernardini
Ida Magli, Gesù di Nazaret. Tabù, e
trasgressione, Rizzoli, Milano 1982,
1983 ^ 176 pp., L. 9.000.
gioventù
evangelica
anno XXXIII - n. 81 - giugno 1983
editoriali;
Una richiesta di cambiamento, di Samuele Bernardini.
Pastorato e politica, di Marco Rostan,
studio biblico:
Vivere nella forza dello spirito, di Sergio Ribet.
MAFIA
Un fenomeno in espansione, di Umberto Santino.
Che cosa si può fare contro la mafia?,
di Bruno Gabrielli.
PROTESTANTESiMO
Trieste 1950: l'Evangelo sulla cortina di
ferro, di Antonio Cañedo Cervera.
DIBATTITO
L'ecumenismo visto dalle valli valdesi, di Paolo Ribet.
Che cos'è « pentimento » per noi?, di
Letizia Tomassone.
Vivere un nuovo inizio: una riflessione etica sull’aborto, di Erika Tomassone.
TEOLOGIA
Per un confronto critico con la Teologia della Liberazione, di José Ramos
Regidor.
gioventù evangelica, via Luigi Porro
Lambertenghi 28 — 20159 MILANO —
sottoscrizione per il 1983: annuale L.
8.000 - estero L. 13.000 - sostenitore L.
15.000 - versamenti su c.c.p. 35917004.
dovuto alta ribellione umana. Di
questo disordine non possiamo
non avere una comprensione globale. In un impasto in cui si mescolano variamente responsabilità e predisposizione naturale, decisione e condizionamento, abbiamo così la vasta gamma della violenza sessuale che arriva
fino allo stupro sia fuori che dentro il matrimonio; la mercificazione del sesso, ridotto da rapporto globale a prestazioni fisiche remunerate; la perversione
fatta di attività sessuali abnormi
spesso finalizzate alla sofferenza
propria o altrui attraverso cui
ricavar piacere; e l’omosessualità. Ora questi e altri sintomi e
conseguenze del disordine del
creato non diventano ordine del
creato per il solo fatto di ricevere una legittimazione da parte
della società.
Ecco il grande limite di questa
concezione: se l’omosessualità è
dichiarata normale, non si rischia di non prendere in considerazione il disagio degli omosessuali che soffrono profondamente per la loro condizione,
quasi che il problema consistesse solo in un’alternativa tra
esclusione e accettazione? Detto
in termini biblici: se « si giustifica il peccato anziché il peccatore », non si rischia di togliere
di mezzo Romani 1 e la sua condanna dell’omosessualità ma anche Romani 3 e il suo annuncio
di giustificazione per grazia offerto a quanti si riconoscono
parte di un creato disordinato?
La morale corrente dimostra
infinitamente più amore per coloro che sono emarginati di
quanto non faccia la morale tradizionale, ma forse non abbastanza da poter esprimere l’amore di Cristo; è una morale che ha
il coraggio di esprimere l’accettazione senza la condizione del
cambiamento, ma che appunto
non conosce la speranza di cambiamento che è fondata in Colui
che dice « io faccio ogni cosa
nuova ».
E' possibile una speranza evangelica di questo genere, una morale evangelica che anche per la
omosessualità si fondi sulla speranza di « nuovi cieli e nuova
terra » cercandone fin d’ora i segni anticipatori? E’ una delle sfide più difficili e importanti che
stanno davanti a noi nel nostro
tempo. Mi pare che questa morale debba anzitutto consistere in
una piena accettazione nella linea dell’accoglienza che Gesù dava a tutti gli emarginati. E questo deve voler dire, per noi come
singoli e come chiese, accettazione e disponibilità personali, accoglienza nel dare agli omosessuali degli spazi (fisici e di fraternità) per poter discutere, con
altri, quei problemi che non hanno mai avuto la possibilità di far
emergere. Ma in questo non possiamo far loro il torto di togliere
a questi fratelli — soprattutto se
credenti — la sete di redenzione.
Se noi prestassimo la religiosità
al tentativo di travestire l’omosessualità di normalità, noi toglieremmo la prospettiva della
redenzione, della giustificazione
per fede, della speranza di trasformazione a cui tutti noi, handicappati del disordine del creato, omo e eterosessuali, aneliamo e di cui forse qua e là ci è dato un segno, un’anticipazione.
E’ necessario che la Parola,
anche la parola di Romani 1, continui a metterci sotto accusa, sotto l’ira di Dio, perché così è aperta la speranza del regno.
Non quindi cambiamento come condizione di accettazione.
Neppure accettazione senza cambiamento. Ma accettazione reciproca nell’anelito verso il cambiamento. Solo all’interno di questa terza via, difficilissima da vivere e realizzare, mi sembra possibilé l'annuncio dell’Evangelo di
cui siamo, con Paolo, debitori
verso tutti gli uomini.
Franco Giampiccoli
3
5 agosto 1983
fede e cultura 3
PUBBLICATA UNA RICCA DOCUMENTAZIONE IN MATERIA
Le chiese cristiane e l'ebraismo
Il « problema ebraico » o, per
meglio dire, il problema dei rapporti tra cristianesimo ed ebraismo, è il « problema aperto »
per antonomasia. Pesto per la
prima volta nel I secolo con la
rottura dei rapporti tra chiesa
e sinagoga, non ha ancora trovato una soluzione, anzi è stato
aggravato con pregiudizi e decisioni che hanno degenerato in
azioni non solo ingiustificabili
sul piano etico e storico, ma
addirittura catalogabili come palese rinnegamento di quell’unico
Iddio nel quale ebrei e cristiani
confessano di credere. Il volume
« Le Chiese cristiane e l’Ebraismo », curato da Lea Sestieri,
scrittrice e docente di ebraismo
postbiblico presso la Pontificia
Università Lateranense, e da Giovanni Cereti, saggista e docente
di ecumenismo presso l’Istituto
patristico Augustinianum di Roma, comprende 63 documenti,
dal 1947 al 1982, che permettono
di ripercorrere l’affascinante storia della presa di coscienza dei
cristiani delle loro radici ebraiche e quindi della responsabilità che essi portano, davanti a
Dio ed alla storia degli uomini,
del loro comportamento verso il
popolo di Israele. Tali documenti sono di varia provenienza: 29
sono di origine cattolica esclusiva o mista, e comprendono non
solo testi ufficiali come la dichiarazione « Nostra aetate » (del
1965, Vaticano II), discorsi dei
vari pontefici, ma anche contributi e studi di personalità ecclesiastiche teologicamente qualifi
cate, lettere e rapporti vari. Venti testi sono di origine protestante esclusiva o mista: vi ritroviamo dichiarazioni ufficiali sul
problema ebraico della Conferenza di Amsterdam del 1948 e
di Nuova Delhi del 1961, o di vari sinodi regionali delle Chiese
evangeliche tedesche, dei Kirchentag, e della Commissione Fede e Costituzione del C.E.C. Un
documento è di matrice ortodossa: il Dialogo tra la Chiesa
greco ortodossa e la comunità
ebraica di New York, del gennaio 1972. Conclude la serie dei
testi una raccolta di 13 documenti di personalità ebraiche
rappresentative, anche se non
ufficiali nel senso usuale del termine, dato che « nell’ebraismo
non esiste una autorità centrale
costituita» (p. 341), ma tutti testi significativi in quanto contengono commenti a posizioni assunte o espresse da parte cristiana.
I 63 documenti sono presentati in ordine cronologico parallelo, prima quelli di origine cristiana, poi quelli di matrice
ebraica, e non per classificazione geografica e per istanze ecclesiastiche. Tale accorgimento
costituisce una scelta metodologica felice e, se si tiene conto
del fatto che è la prima volta
che testi cristiani ed ebraici sono pubblicati insieme, appare
evidente come una attenta lettura del volume consenta sia di seguire la linea di crescita e di
maturazione all’interno della rifiessione cristiana sui vari aspet
ti del problema ebraico, che di
effettuare una comparazione dei
contenuti e delle reazioni, e di
avere una visione dei momenti
storici del recente cammino di
sensibilizzazione dinanzi al problema. Significativo anche ciò
che emerge da un esame del periodo (1947-1982) in cui questi documenti sono stati prodotti, e
che può essere suddiviso in tre
momenti. Innanzitutto gli anni
dal 1947 al 1950 con cinque testi :
i dieci punti di Seelisberg (1947),
Amsterdam (1948), Katholikentag di Magonza (1948), Sinodo
della Chiesa evangelica tedesca
di Weissensee (1950) e le Tesi
di Bad Schwalbach (1950). Sono
gli anni dei primi passi subito
dopo la tragedia dell’olocausto,
passi ancora impacciati compiuti da minoranze profetiche o che
si muovono ancora nell’ottica
tradizionale che vede gli ebrei
solo come oggetto di evangelizzazione, e quindi finalizza qualsiasi rapporto con essi alla loro
conversione. In tal senso infatti
si esprimevano le Chiese protestanti -ad Amsterdam sottolineando l'esigenza di tale missione per guadagnare gli ebrei a
Cristo e raccomandando alle
chiese membro del C.E.C. di
« sforzarsi di raggiungere la pienezza della loro missione includendo il popolo ebraico nella
loro opera di evangelizzazione»
(p. 8). Il secondo momento comprende gli anni dal 1951 al 1959,
quasi un decennio di silenzio,
ma non di assenza, anzi di maturazione anche se non viene
DIALOGO SULLE DISCIPLINE ECCLESIASTICHE
Le assemblee
— Riprendendo il dialogo sui
nostri ordinamenti, è possibile
chiarire ii funzionamento del Sinodo?
— Il deputato che si trova per
la prima volta a rappresentare
la sua chiesa in Sinodo è di solito abbastanza smarrito per due
fatti: I. la mole della relazione
a stampa che vi si discute; 2. il
meccanismo dello svolgimento
dei lavori. Per quanto riguarda
il primo aspetto va sottolineato
il fatto che essendo il Sinodo la
massima assemblea della nostra
chiesa, perché possa discutere
tutte le questioni di principio
che gli competono (in materia
di dottrina, di regolamenti, di
eventuali ricorsi e di governo)
deve essere informato. Quindi il
rapporto a stampa deve dare un
quadro globale della vita della
chiesa. Normalmente la parte
che viene discussa più a fondo
è la relazione della Tavola, contenuta in poche pagine (al massimo qualche decina) all’inizio
del volume e che viene stilata
dopo che la Tavola ha preso visione delle altre parti che compongono il volume. Perciò il deputato che legge bene queste pagine è in grado di seguire la maggior parte dei lavori sinodali.
Per seguirli meglio il deputato
potrà leggere anche i rapporti
delle altre Commissioni amministrative (OPCEMI, CIOV, Consiglio della Facoltà di Teologia)
in cui emergono i relativi problemi. Le questioni generali della chiesa, però, sono tutte incluse nel rapporto della Tavola.
Per quello che riguarda il secondo aspetto, invece, cioè quello del meccanismo dei lavori, il
deputato si orienterà abbastanza
facilmente tenendo conto che
ogni Commissione sinodale amministrativa sottopone il suo
operato, prima del Sinodo, ad
una Commissione d’esame (ima
esamina la Tavola, l’OPCE.MI e
il Consiglio della Facoltà; l’altra
la CIOV) che prende visione di
tutti i documenti ed in base a
quanto ha appurato stende una
relazione. E’ chiara l’importanza
delle Commissioni d’esame: sono una specie di Corte dei conti
che deve appurare se le Commissioni amministrative hanno eseguito i mandati loro affidati.
Quella che esamina l’operato
della Tavola, deH’OPCEMI e del
Consiglio della Facoltà lavora
ininterrottamente per un mese
prima del Sinodo. Di solito la
somma delle giornate di seduta
della Tavola è più o meno di un
mese, quindi si vede come essa
venga esaminata a fondo. Il dibattito su ogni argomento viene
introdotto dalla relativa Commissione d’esame, che ha, poi,
anche la precedenza — come le
Commissioni amministrative —
quando desidera intervenire ulteriormente nel dibattito. Questa precedenza ha la funzione di
permettere di chiarire i termini
di un determinato problema
quando emerge che i membri del
Sinodo non ne hanno afferrato
bene il senso; non ha, quindi,
nessuna funzione di tipo gerarchico. Nessun membro del Sinodo è più importante degli altri, ma non c’è nulla di scandaloso nell’ammettere che qualcuno sia più informato.
Quasi ogni anno il Sinodo discute anche il rapporto di Commissioni «ad referendum», cioè
incaricate di studiare un problema particolare (la pace, il
matrimonio, i diritti dei malati
e dei morenti ecc.) « per riferire » al Sinodo stesso. Normalmente queste commissioni sono
nominate dal Seggio o dalla Tavola su mandato del Sinodo precedente.
Ovviamente il Sinodo non dibatte solo, ma delibera. La forma delle deliberazioni è quella di
ordini del giorno. Gli ordini del
giorno possono essere proposti
dalle Commissioni amministrative, da quelle di esame, da quelle « ad referendum » per gli argomenti di loro competenza e
da ogni membro del Sinodo, con
l’appoggio di altri nove membri.
Il Sinodo procede anche ad un
certo numero di elezioni: il suo
seggio, aH’inizio; le Commissioni amministrative e quelle di
esame alla fine. Solo per le Commissioni amministrative è richiesta la maggioranza dei voti.
Per le altre, che hanno solo la
funzione di informare, basta la
maggioranza relativa.
— Le altre assemblee funzionano come li Sinodo?
— A grandi linee si. Le Conferenze distrettuali sono in fondo
dei Sinodi decentrati ed hanno,
quindi, struttura abbastanza simile (una Commissione Amministrativa — la Commissione Esecutiva Distrettuale, che, però,
ha solo responsabilità interne
alla chiesa e non nei confronti
dello stato — con relativa Commissione d’esame; Commissioni
« ad referendum » ; inoltre la
Conferenza del primo distretto
esamina in prima lettura l’operato della CIOV).
Le assemblee di circuito hanno una struttura più semplice,
in quanto sono formate non da
deputati delle chiese, ma da rappresentanti degli organi che le
curano (Consigli di chiesa, predicatori locali, monitori ecc.)
quindi hanno una funzione più
pastorale che amministrativa. Le
discussioni avvengono, anche qui
come in Sinodo.
Le assemblee di chiesa possono essere viste come il sinodo
locale, che esamina l’operato del
Consiglio di chiesa o Concistoro
(in alcuni casi esiste anche una
piccola Commissione d’esame)
e decide su tutte le questioni che
riguardano la chiesa locale. La
assemblea di chiesa è formata
da tutti i membri della chiesa
locale, ma solo i membri elettori hanno diritto di voto; gli
altri possono solo intervenire
nei dibattiti.
a cura di Claudio ’Tron
(2. Continua)
prodotto alcun documento.
Il terzo momento, che va dalla lettera pastorale del cardinale di Lilla, Liénart, su « La questione ebraica e la coscienza cristiana» (14/2/1960) al testo di
Giovanni Paolo II su «Una catechesi oggettiva sugli ebrei e
l’ebraismo.» (6/3/’82). com’^re’^de
gli altri 45 documenti cristiani e
i 13 ebraici e testimonia chiaramente del cambio di mentalità
e del cammino intrapreso e condotto in modo spedito. Dall’epoca della missione si passa ben
presto a quella del dialogo e si
precisa la differenza fondamentale tra testimonianza e proselitismo indebito, (cfr. il rapporto
Federici, Venezia, marzo 1977,
doc. n. 37, pp. 249-269) nel rifiuto « di ogni forma di costrizione,
di confronto odioso, di giudizio
squalificante, di allettamento
scorretto » (p. 249), e nella condanna di tutti quegli organismi,
specie educativi ed assistenziali,
volti a convertire gli ebrei. I curatori del volume fanno osservare che ormai « quello che appare acquisito è il cambiamento di
atteggiamento, è il passaggio dalla polemica, dalla diffidenza e
dalla missione, al dialogo e alla
reciproca fiducia; è il desiderio
di considerare gli altri come si
considerano essi stessi, rispettandoli nella loro identità anche
religiosa» (p. XIV).
Il volume in fondo mira a far
conoscere perché si comprenda
e a far comprendere perché si
agisca. Conoscere innanzitutto
quello che è stato detto e fatto
in ambito cristiano, quindi indirettamente anche da noi, e a nostro nome, dalle assemblee ecclesiali rappresentative delle
Chiese protestanti o dalle autorità a ciò demandate per la parte cattolica, o da personalità cristiane profeticamente avvertite
e teologicamente responsabili
(teologi, gruppi misti, credenti
di varie chiese). Conoscere le
motivazioni bibliche e i modi in
cui è stato percepito e vissuto il
problema dei rapporti con il popolo ebraico, come autocritica,
confessione di peccato, riscoperta di radici comuni, ricerca teologica, non ignorando le riserve,
tuttora valide, espresse in sede
ebraica verso certi silenzi o posizioni cristiane che a taluno
potrebbero persino apparire avanzate. L’informazione infatti è
alla base di quel conoscere che
favorisce la formazione e quindi il maturare nella comprensione. Dai documenti impariamo
inoltre a comprendere chi sono
gli ebrei, cioè come essi intendono se stessi e vogliono essere
compresi nella loro identità (cfr.
p. 117), impariamo a non confondere la fede dell’Antico Testamento con la religione ebraica di oggi nei suoi sviluppi, e a
non identificare il popolo ebraico di oggi, che si riconosce in
una pluralità di posizioni laiche
e religiose, con il concetto astratto e astorico dell’ebreo come si
è venuto creando nella immaginazione cristiana dopo secoli di
distacco e di ignoranza. Apprendiamo inoltre il senso del rapporto popolo-terra come è vissuto da Un ebreo e che va distinto
da qualsiasi valutazione che è lecito esprimere in sede politica
sullo Stato di Israele, come su
qualunque altro Stato (cfr. ad
es. per il problema del sionismo
le pp. 242-243).
Quanto alla metodologia ed ai
contenuti del dialogo notiamo
che non è lecito paragonare il
rapporto tra cristiani ed ebrei
a quello tra cristiani e « non cristiani » ; infatti, anche se gli
ebrei non sono cristiani, pure
non sono dei « non cristiani » ; il
contenzioso sul Messia è un problema aperto soprattutto a motivo della non credibilità in sede storica e religiosa di certa
predicazione e di certi comportamenti cristiani, anzi l’attesa
del Messia che «tornerà» o che
« deve ancora venire », potrebbe
costituire un punto di dialogo positivo. I 63 documenti ci ricordano che gli ebrei sono e rimangono il popolo di Dio con i doni
e vocazione che Dio non rinnega
(Rom. 11: 28-29), che essi sono
il popolo verso il quale i cristiani hanno peccato più che contro
ogni altro popolo (Documento
sull’ecumenismo del Sinodo Valdese 1982), e verso il quale abbiamo un debito di gratitudine
per essere stato strumento di
Dio nel donarci l’Antico e il Nuovo Testamento e Gesù Cristo, e
un debito di ricostituzione di
rapporti di solidarietà in vista
del bene del popolo ebraico e dì
tutti gli uomini (cfr. Dichiarazione di Logumkloster del 1964,
p. 64, e Risoluzione di Nuova
Delhi del 1961, p. 24 s.). La comprensione però è finalizzata alla
azione che si concretizza essenzialmente nella lotta all’antisemitismo, palese o nascosto che
sia, in tutte le sue forme, quell’antisemitismo chiamato « suicidio spirituale » (Logumkloster,
p. 63), « alienazione dell’uomo
nel suo rapporto con i propri
simili », « peccato contro Dio e
contro l’uomo» (Amsterdam,
p. 6; Nuova Delhi, p. 24 s.); che
« è discriminazione... ma è anche fondamentalmente resistenza a una visione della vita» (Chiesa cattolica olandese, 1970, p. 133 ;
cfr. p. 197).
Giovanni Scuderi
L. Sestieri - G. Cereti, Le Chiese
cristiane e Vebraismo (1947-1982),
Editrice Marietti, collana Radici, 1,
1983, pp. 383, L. 22.000.
4
4 vita delle chiese
T
5 agosto 1983
PROFILI DEI DUE CANDIDATI AL PASTORATO
Saranno consacrati al Sinodo
Daniele Garrone
E’ sempre difficile doversi presentare, tanto più in questo caso; nella scelta del pastorato
storia personale e riflessione di
fede formano un intreccio quasi
inestricabile e c'è il rischio che
la ritrosia a parlare di sé si risolva in un discorso evasivo.
Ho 29 anni, sono cresciuto a
Torino in una famiglia di credenti e questo fatto ha avuto un
grosso peso nella mia formazione. Ho frequentato le scuole elementari e medie parificate della
comunità ebraica di Torino come molti altri valdesi, d’altronde. La scuola ebraica fu per me
una grande palestra di libertà
oltre che una finestra aperta sul
mondo, sulla lingua e la cultura
ebraiche il che mi è oggi molto
utile! Al tertnine delle medie scelsi il liceo scientifico perché pensavo di intraprendere studi tecnico-scientifici, seguendo una tradizione familiare.
Gli anni del catechismo e della
fine del liceo furono determinanti per la mia maturazione. Sia
durante il catechismo (fui battezzato nel 1971 ), sia partecipando la corsi di teologia per laici
organizzati a Torino in quegli anni, iniziò per me una riflessione
sul senso della vocazione: l’educazione evangelica che avevo ricevuto si trasformò in decisione
cosciente e sentii che il confronto con l’Evangelo e la ricerca di
un impegno come credente sarebbero stati al centro della mia
vita. Avvertii insomma in tutta
la sua profondità la vocazione all’essere cristiano. Fu nel quadro
di questi pensieri, di questa ricerca, che pensai per la prima
volta alla possibilità del pastorato. Iniziai anche a collaborare
come monitore alla scuola domenicale del Lingotto a Torino.
Se dovessi riassumere in poche parole il senso di questi anni di studio e di esperienze (due
sostituzioni pastorali estive a Taranto e Napoli, collaborazione ai
campi cadetti di Agape, attività
nella Fgei, partecipazione al progetto di traduzione dell’Antico
Testamento in italiano corrente
ecc.) direi che essi hanno contribuito progressivamente non solo
alla mia preparazione, ma anche a radicarmi nella convinzione
di fare il pastore. In questo senso lo studio è stato importante,
ma sono stati determinanti molti incontri, molti contatti umani, il sostegno e la solidarietà
fraterna che mi hanno circondato. L’anno di prova è stato per
me molto utile: mi sono apparsi i problemi e le difficoltà concrete del pastorato, i miei lìmiti
e le mie debolezze, eppure anche in questi momenti scoprivo
il senso di quello che facevo.
Mi accingo dunque al pastorato come ad una bella impresa, e
mi auguro di poterla svolgere
certo con rigore, ma anche con
molta passione e con la gioia
che ci è donata.
Daniele Garrone
Corpo pastorale
Il corpo pastorale è convocato per sabato 20 agosto alle
ore 9 nell’Aula Sinodale della Casa Valdese di Torre Pellice
col seguente 0.d.g. :
1) esame di fede del candidati Daniele Garrone e Mauro
Pons;
2) relazione della Commissione per il culto e la liturgia;
3) proposte per un nuovo catechismo;
4) varie.
Se l’esame di fede del candidati avrà esito positivo, i sermoni di prova verranno tenuti nel temnio del Ciabas (a
minuti dal ponte dell’Angrogna), alle ore 17 dello
giorno.
10
stesso
Tutti i membri delle Chiese Valdesi, Metodiste, Libere,
nonché gli invitati al Sinodo sono cordialmente pregati di assistere aU’esame di fede e di partecipare alla discussione del
sermone di prova.
Il Moderatore d^lla Tavola Valdese
Giorgio Bouchard
Mauro Pons
Al momento di intraprendere
l’università, l'idea del pastorato
era passata in secondo piano: non
così la ricerca di fede, il desiderio di un impegno, la passione
per lo studio della teologia, cui
mi avvicinavo con le prime, disordinate letture. Mi iscrissi alla Facoltà di Fisica e contemporaneamente al corso di Diploma
in Teologia, come esterno. L’anno in cui tentai di portare avanti
le due materie contemporaneamente si concluse con scarsi risultati pratici (andò sostanzialmente perso!) ma mi servì a riflettere molto e a chiarirmi le
idee: l’unica cosa che mi interessava e appassionava veramente era lo studio della teologia,
con l’idea di servire, non necessariamente con il ministero pastorale, la causa dell’Evangelo.
Fu così che partii per Roma.
Quattro anni dopo trascorsi il
mio anno all’estero presso l’Università di Heidelberg (Germania
fed.) dove ebbi modo dì seguire
numerosi corsi di Antico Testamento e materie affini. Conseguii
la Licenza teologica nel giugno
del 1980, con una tesi di Antico
Testamento. Dall’80 alT82 ho
svolto il servizio civile ad Agape e, nel settembre dell’82, ho
iniziato l’anno di prova a Cinisello Balsamo, Milano e Brescia.
La mia famiglia era composta
per i suoi quattro quinti da operai: il sottoscritto è stato Tunica eccezione a questa collocazione di ’classe’. Ma la puzza del petrolio che impregna ì vestiti, quasi la pelle della gente, non riesco
ancora a dimenticarla. E’ la puzza che ha accompagnato la mia
fanciullezza e la mia adolescenza a Villar Perosa, un paese, o
più precisamente una strada ed
una fabbrica di cuscinetti a sfera, senza storia e senza gloria
se non ci fossero stati gli Agnelli
e la Juventus che ci fa i suoi
ritiri.
A metà degli anni '60, in questo paese è sorta una comunità
evangelica per raccogliere intorno a sé il numero crescente di
famiglie valdesi, le quali, richiamate dalla suggestione di migliorare le proprie condizioni di vita
grazie al lavoro in fabbrica, avevano abbandonato i loro paesi
di alta montala. La comunità
cristiana in cui sono cresciuto e
sono stato educato era così formata prevalentemente da emigrati (anche se avevano percorso al massimo qualche decina di
chilometri) e da operai ed operaie.
La mia educazione alla fede è
stata scandita dalle solite tappe
(scuola domenicale, catechismo)
ed ha avuto come sbocco le solite attività che animano la nostra vita comunitaria (unione
giovanile, corale, filodrammatica). Nella mìa comunità d’origine ho ricevuto ottimi esempi di
fedeltà ed onestà ed anche un
grande esempio di pietà e di preghiera dal mio pastore. Ma tut
to questo non rispondeva alle
mie esigenze di approfondimento per la ricerca di una fede più
coerente e più matura. Sopra
ogni cosa rifiutavo la divisione,
spesso netta, tra fede cristiana
e vita quotidiana, tra i problemi della fede e della comunità e
quelli della realtà ’altra’ in cui
vivevo.
Il superamento di questo atteggiamento in positivo, la voglia di approfondire la mia ricerca di fede, mi ha portato in Facoltà a studiare teologia. In Facoltà due grandi enormi scoperte: la ricchezza di stimoli e di
riflessione insiti nella teologia e
la profonda umanità dei rapporti con i miei compagni di studio.
La scoperta di compagni e compagne con cui condividere esigenze, problemi, contraddizioni e
con i quali lavorare per cercare
una linea di maggiore coerenza
nella predicazione e nella testimonianza delTEvangelo di Gesù
Cristo, ha fatto maturare in me
una vocazione profonda, pur nella sua contraddittorietà.
Non convinto della validità di
una fede vissuta nella separazione tra fede e realtà, o tra fede
e politica, così come mi era stato proposto fino ad allora, ritrovavo in Facoltà un ambito in
cui questa connessione, non solo non veniva negata, ma la si
alfrontava cercando di viverla in
piena coerenza, là dove eravamo
chiamati ad intervenire e a partecipare. Ma questa riflessione
teorica non avrebbe avuto un
senso senza l’incontrò con altri
cristiani che condividevano il
senso della nostra ricerca di fede; la FGEI ha avuto per me un
ruolo importantissimo in questa
fase permettendomi di entrare
in contatto con una serie di realtà e di comunità cristiane, ohe
molto probabilmente avrei continuato ad ignorare se me ne fossi rimasto a casa o fossi rimasto
trancmillo tra i muri rassicuranti della biblioteca della Facoltà.
Se ai compagni della Facoltà sono debitore della scoperta della
mia vocazione, alla Fgei, cioè ai
fratelli ed alle sorelle che per il
suo tramite ho incontrato, devo
la lenta maturazione di quella
convinzione che mi ha portato
a scegliere tra le mille forme di
servizio, che si possono rendere
alla predicazione della parola di
Dio, quello pastorale.
Mauro Pons
Torre Pellice, Casa Valdese
XXIII CONVEGNO DI STUDI
SULLA RIFORMA ED I
MOVIMENTI RELIGIOSI
IN ITALIA
PROGRAMMA:
DOMENICA 28 AGOSTO
Ore 15
GINO LUSSO: Situazione socio economica della Val Pellice fra le due
guerre mondiali.
GIORGIO ROCHAT: Le Valli Valdesi nel regime fascista: appunti sul
controllo poliziesco.
Alle Relazioni introduttive farà
seguito un dibattito con testimonianze.
Ore 21
CLEMENTE TERNI: Influenze del
canto luterano sulla musica italiana
del XVI secolo.
La conferenza sarà accompagnata
da esecuzioni musicali all’organo e
con strumenti.
LUNEDI' 29 AGOSTO
Ore 9.30
FRANCO DAL PINO: Girolamo da
Lucca, generale dei Servi di Maria, e le sue « Solutiones apparentium rationum Martini lutheri » del
1523.
SALVATORE CAPONETTO: Lutero e
Savonarola.
GIOVANNI GÖNNET: Lutero e il
Piemonte.
LORENZA GIORGI: Carteggio Buonaiuti.Miegge sull'interpretazione
di Lutero.
DOMENICO MASELLI: Interpreti
protestanti di Lutero fMiegge, Vinay, Subilia).
ROSANNA NITTI: Opuscoli protestanti delI'SOO su Lutero.
Ore 15
GIORGIO VOLA: Il » Tesoro perduto »; alcune conclusioni circa la
colletta inglese del 1655 sulla base
di documenti inediti.
MARIO CIGNONI:
Il pansiero teologico di Olimpia
Morata (1526-1555).
FULVIO SALIMBENI: La riforma protestante negli studi di Adolfo Omodeo.
Culto al Bagnau
ANGROGNA — Domenica 7 culto con
I campeggiatori de la « Barbota ». Domenica 14, ore 14.30, culto al Bagnau
cui seguirà un momento di informazione.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Dimissioni del pastore Davite
SAN SECONDO — Domenica
17 luglio ha avuto luogo l’assemblea di chiesa durante la quale
il pastore Davite ha comunicato
che con il 31.7.83 termina la sua
attività di conduttore della Comunità di San Secondo.
Il Moderatore, presente anche
al culto, ha assicurato i membri di chiesa che la Tavola provvederà ad inviare im sostituto
sia per i mesi di agosto-settembre quanto per Tanno ecclesiastico ’83-84.
L’assemblaa di chiesa è stata
presieduta dall’anziano Emilio
Gardiol.
Successivamente la Tavola ha
incaricato della cura pastorale
per agosto e settembre il predicatore locale Dino Gardiol.
dici giorni di luglio. Si sono infatti sposati il 16 luglio Cesare
Bounous e Marina Perrone, il 17
luglio Mauro Meytre e LucUla
Peyrot, il 23 luglio Mauro Ughetto e Enrica Griglio, e il 30 luglio
Roggero Tron e Anna Vittoria
Acquino. Benedica il Signore
queste nuove famiglie.
• Domenica 30 luglio è stata
battezzata Sara Beux di Ugo e
Silva Laggiard. Alla piccola e alla sua famiglia gli auguri e Tintercessione di tutta la comunità.
Giornata delia
Miramonti
ascensore, indispensabile per il
servizio alle persone anziane,
ospiti della Casa.
Un banco di vendita dei prodotti della campagna sarà allestito in Piazza Jervis e funzionerà fin dal mattino. Nel giardino della Casa ci sarà poi il
pranzo a base di salsicce, piatti
freddi vari, dolci, vino ecc. ecc.;
i cibi potranno essere consumati in loco oppure acquistati e
portati a casa.
Non mancheranno un servizio
di buffet, una pesca per i più
piccoli ed una lotteria, i cui numeri vincenti verranno estratti
a metà pomeriggio.
Matrimoni
POMARETTO — Ben quattro matrimoni negli ultimi quin
VILLAR PELLICE — Domenica 14 agosto avrà luogo una
« Giornata Pro Miramonti » nel
giardino della Casa stessa. Il
provento della giornata. Insieme
alle eventuali offerte, sarà devoluto alla sistemazione di im
• Ringraziamo vivamente il
pastore Paolo Marauda per il
forte ed attuale messaggio rivoltoci dom. 31 luglio nel corso
del culto da lui presieduto e diciamo a lui ed alla signora «arrivederci ».
5
5 agosto 1983
vita delle chiese 5
IL PUNTO SULL’INTEGRAZIONE VALDESE-METODISTA UNA CRISI APERTA
Attenzione agli “anni della crescita”
Terminiamo con questo quinto articolo la relazione a
partire dalle risposte ricevute dai singoli intervistati a proposito dell'integrazione valdese-metodtsta. Ci ripromettiamo
di ritornare sull’argomento riferendo l’esperienza delle « cinese gemelle », le chiese delle due denominazioni presenti in
una stessa città, e la loro valutazione dell'integrazione attuata in questi primi anni.
Il Patto di integrazione ha bisogno di modifiche? A questa domanda, che voleva saggiare il
grado di accoglimento dell’integrazione, i nostri intervistati hanno risposto in modo sostanzialmente univoco: « non c’è niente
da cambiare nel Patto di integrazione, ma solo da cercare un
modo migliore di viverla » (Niso
De Michelis); « il Patto di integrazione va benissimo... è la realtà che deve evolvere » (Giorgio
Tourn).
Il che non toglie che su alcuni
punti specifici siano emersi rilievi di cui sarà bene tener conto.
Me indichiamo tre.
a) Sul piano amministrativo
Gianni Rostan sottolinea l'esigenza di arrivare ad una concentrazione che includa anche gli
stabili, la contabilità, le questioni fiscali. In questo quadro
alcuni avanzano rilievi critici nei
riguardi deH’Opera per le Chiese metodiste in Italia (OPCEMI)
che ha funzioni amministrative
e di rappresentanza ecumenica.
De Michelis parla di « resistenze
non giustificate ad una migliore
collaborazione nel campo amministrativo e della gestione del
personale » da parte dell’OPCEMI. Neri Giampiccoli suggerisce
di rivedere lo statuto dell’OPCEMI perché «come organo - amministrativo e rappresentativo sul
piano ecumenico appare di scarsa vitalità ». Andrebbe perciò ri
vista e approfondita « la capacità
di rappresentare la componente
metodista in sede federale e nel
quadro del Consiglio Ecumenico
delle Chiese ».
b) Giorgio Peyrot rileva l’anomalia dell’elezione dei deputati metodisti al Sinodo da parte dei circuiti anziché delle assemblee delle singole chiese, talché i « deputati delle chiese metodiste in Sinodo in realtà non
sono tali, sono soltanto dei ’metodisti deputati al Sinodo’, nominati dai quadri direttivi riuniti
in circuito ». Quando le chiese
metodiste, osserva Peyrot, dovessero mutare avviso e preferire di « eleggere in proprio ciascuna il suo deputato per turno,
come fanno tutte le altre chiese
presenti in Sinodo », le chiese
valdesi dovrebbero dare pieno
appoggio per le relative modifiche regolamentari.
c) Per Sergio Carile il cammino che è stato percorso è importante e porterà i suoi frutti,
ma è solo una parte di ciò che
si poteva e si doveva fare. Finora infatti non abbiamo fatto che
« accomodare » i nostri regolamenti: non abbiamo saputo « cogliere il momento per la stesura,
per esempio, di una nuova rispondente confessione di fede,
quale i tempi ci avrebbero invitato, se non imposto, di fare »,
invece di riferirci a quella del
XVII secolo la cui formulazione
è del tutto inattuale.
Si tratta certo di rilievi importanti di cui bisognerà tener
conto. Eppure si ha l’impressione, leggendo le varie risposte,
che il nodo del problema stia in
« fattori non ecclesiologici », come dice Carile, estranei cioè alle
due strutture ecclesiastiche e al
Patto di integrazione,
« Gli anni della scoperta reciproca sono appena passati * (o
forse per molti non lo sono ancora) — dice Tourn —; si tratta
di avviare gli anni della crescita
comune. Ci vorrà molto tempo
per trovare una comune sensibilità sul modo di lavorare insieme. Non è impossibile, ma sarà
un lungo cammino ». Scoperta
non significa conoscenza approfondita: questa può essere appunto il contenuto della crescita
comune. In questo Carile vede
una responsabilità prevalente dei
valdesi: « era naturalmente più
~facile per i metodisti conoscere
il valdismo; più difficile per i
valdesi, particolarmente alle valli-, che sono la grande maggioranza, avere una maggiore e migliore conoscenza di quel metodismo, mondiale con la cui minima parte italiana si sono integrati »,
La via della reciproca approfondita conoscenza è impedita
da due ordini di diiRcoltà cultural-psicologiche.
Le prime sono costituite dal
carattere negativo con cui è sentita la diversità. Dice Giorgio
Peyrot: « è rimasto più o meno
inalterato nelle chiese integrate
l’erroneo concetto radicato in
molti evangelici che tutte le de
nominazioni sono eguali e si
comportano nella stessa maniera. Per cui si manifestano sorprese e diffidenze ad ogni riscontro di diversità ».
Carile per parte sua rileva:
« alla base notiamo una non sempre repressa tentazione di sentirsi costituzionalmente dissimili, forse anche per tradizione, ma
soprattutto per il livello di scarsa
conoscenza dell’altro che provoca la contemporanea coabitazione del desiderio di acquisizione
e valorizzazione del diverso con
il suo inconsapevole rifiuto ».
Le seconde sono costituite da
pregiudizi di varia origine indicati da diverse risposte in modo abbastanza simile, che possono essere riassunti nella definizione che ne dà Neri Giampiccoli: « L’orgogliosa sicurezza valdese; i complessi di inferiorità
e la suscettibilità metodiste ».
Ostacoli non ecclesiologici,
dunque: in passivo (mancata valorizzazione della diversità altrui)
e in attivo (pre-giudizi sulla altrui diversità). Senza sottovalutare le altre difficoltà e senza dimenticare i molti lati positivi del
cammino di integrazione in cui
siamo impegnati, sarà forse opportuno — in questi « anni della crescita » — dedicare particolare attenzione a questi problemi in un comune impegno di rimozione di questi ostacoli, nella
consapevolezza che la varietà dei
doni che ci è stata data costituisce per tutti una seria responsabilità che non ammette spreco e
cattivo uso dei talenti, ma solo
gioiosa e riconoscente messa a
profitto.
F. G.
CORRISPONDENZE
Incontri fraterni
FELONICA PO — In questi
ultimi mesi abbiamo vissuto momenti particolarmente lieti e salienti di comunione fraterna dovuti a particolari occasioni che
richiamiamo ora alla memoria
e di cui diamo notizia rinnovando per gli interessati gli auguripreghiere fatti per loro dall’intera comunità.
Il tempio era gremito di gente, di cui molta entrava per la
prima volta nella nostra chiesa,
il 16 aprile in occasione del matrimonio con effetti civili di Fabrizio Zerbini di Moglia di Sermide (Mn) e Sonia Lazzaretto,
di Castelmassa (Ro). Il nostro
locale di culto era stato da poco restaurato a opera di Dante
Tabellini e Umberto Negri che
avevano ultimato la rivestitura
in perline di tutta la parete dietro il pulpito. Non ci poteva essere occasione più simpatica di
quella di un matrimonio per
inaugurare questa miglioria al
nostro stabile!
11 22 maggio, giorno di Pente
coste, ha avuto luogo la confermazione di Sandra Negri n. Greco e Alice Tosetto n. Costabel.
A Pelonica i corsi di catechismo e il loro eventuale sbocco
nella confermazione sono lasciati alla piena responsabilità dei
credenti e accade così, che spesso
siano persone adulte a presentarsi per la confermazione, veramente nella pienezza della loro
libertà.
Domenica 19 giugno è stato
battezzato Luca Negri di Sauro
e Sandra Greco.
La predicazione ci ha aiutato
in quell’occasione a specificare
il senso teologico insito nel pedobattismo.
Agape fraterna
OMEGNA — Domenica 3 luglio, in occasione dell’annuale Bazar, abbiamo avuto il piacere di
rivedere fratelli venuti dalle Comunità di Intra, Luino, Domodossola, Varese, Milano col so
Sinodo delle chiese
valdesi e metodiste
Il Sinodo, secondo quanto disposto dall’Atto n. 93 della
sessione sinodale europea 1982 è convocato per
domenica 21 agosto 1983
I membri del Sinodo sono invitati a trovarsi nell'Aula Sinodale della Casa Valdese di Torre Pellice alle ore 15.
II culto di apertura avrà inizio alle ore 15.30 nel tempio di
Torre Pellice, e sarà presieduto dal past. Giorgio Girardet.
Il Moderatore della Tavola Valdese
Giorgio Bouchard
vrintendente P. Bernardini e il
pastore Di Lorenzo da Vercelli.
Il Cidto con S. Cena, con la
collaborazione attiva di diversi
giovani — fatto all’aperto — presieduto dal pastore A. Garufi è
stato seguito anche da amici simpatizzanti.
Il pranzo comunitario ha registrato un buon numero di partecipanti (circa 120).
Una bella esposizione di libri
della Claiadiana, cartelloni e illustrazioni (fatti dai giovani) sul
problema della pace nel mondo,
altri sul 5° centenario di Lutero,
altri con notizie su vari aspetti
della vita evangelica italiana e
locale, altri ancora, informativi
sul sondaggio d’opinione su ’Missili - sì o no - a Comiso’, hanno interessato i presenti, molti
dei quali hanno aderito al sondaggio su menzionato (che porterà, si spera, al Referendum).
Con soddisfazione diciamo che
abbiamo avuto una forte partecipazione, alla nostra giornata di
festa, di persone provenienti dall’ambiente cittadino. Ringraziando ancora fratelli ed amici simpatizzanti, diciamo a tutti: «arrivederci al prossimo anno».
Lutti
ROMA (Via IV Novembre) —
Due lutti hanno rattristato la
comunità durante il mese di luglio. All’inizio del mese, dopo
un anno di gravi sofferenze, un
male incurabile ha tolto all’affetto dei suoi cari e di tutti noi il
fratello Aldo Breda. Sino alla
fine egli ha mantenuto la fermezza della propria fede evangelica ed ha accettato con serenità il dolore e la prova.
Dopo molta sofferenza, il 14
luglio, il Signore ha richiamato
a sé la sorella Crisci Giovina
che da anni viveva con la figlia
Livia e con il genero, il pastore
Renzo Bertalot. Rimasta vedova
in giovane età, la sorella Crisci, di Lentella (in Abruzzo) aveva aperto la propria casa come punto di riferimento e di ospitalità a tutti i pastori valdesi
che lavoravano nella diaspora abruzzese, anzi aveva messo a
disposizione della comunità di
Lentella un locale per il culto.
Nella sua umiltà e semplicità
ha reso la sua testimonianza di
credente sino alla line. In occasione del funerale i familiari
hanno offerto a tutti i partecipanti una copia della Scrittura,
perché l’Evangelo rimane in eterno, mentre i fiori appassiscono. Ringraziamo il Signore per
quello che ci ha dato per mezzo
di questa sorella.
Una figura di credente
NAPOLI — « La semplicità della sua fede è per voi tutti un
esempio ed un impegno a continuare a camminare e lottare sulla stessa via di Gesù Cristo ».
Con queste parole, fra altre,
il pastore Carcò si rivolgeva agli
8 figli di Nicola D’Angelo che il
Signore ha richiamato a sé il 6
luglio. Dall’esempio di fede vissuta dal nostro fratello con semplicità e costanza, in mezzo a
molte difficoltà per oltre 79 anni
dovrebbe tra l’altro scaturire per
tutti i figli l’impegno ad ascoltare e praticare quell’Evangelo
di Cristo in cui i genitori li hanno educati in condizioni generali
molto più difficili di quelle attuali.
Con il fratello Nicola scompare una figura di credente combattente cristiano. Con viva speranza in Cristo che altri prenda
il suo posto, certi come siamo
per fede che il suo esempio sarà
di incitamento ai suoi figli come
a noi tutti.
Mancano
i pastori
Il problema « pastorale », se
così possiamo definirlo, cioè del
ministero pastorale, della preparazione dei pastori, del loro posto nella vita della chiesa, della
definizione del loro ruolo e della
loro missione è un altro dei problemi che da una ventina di anni gira e rigira nei dibattiti sinodali e nelle conversazioni dei credenti. I pastori di oggi non sono
più quelli di un tempo, troppo
difficili nella predicazione, incerti nelle idee, sempre impegnati
in mille cose che non sono la cura delle anime loro affidate ecc.
Non è di questo che vorrei intrattenere i lettori del nostro
giornale, ma di una constatazione molto più banale ma non per
questo irrilevante che mi è accaduto di fare scorrendo semplicemente l’elenco dei pastori nella
relazione al Sinodo dello scorso
anno.
I pastori oltre i 65 anni erano
7, 25 quelli di età fra i 55 e 65 anni, 30 fra i 45 e 55, 12 fra i 35 e
45 e 6 fra i 25 e 35 anni.
Questa rapida schedatura dà
una immagine di un corpo pastorale un po’ particolare: formato da due grossi blocchi, i cinquantenni ed i sessantenni con
due piccole pattuglie di quarantenni e trentenni ; un corpo pastorale che non possiamo definire « vecchio » ma maturo, non
più nella pienezza delle forze fisiche. già notevolmente esposto
a crisi di salute, di crolli psichici, di stanchezze, di usure. Una
vecchia équipe ben rodata, esperta, che supplisce con l’esperienza alla situazione: mi si passi
l’espressione sportiva, una nazionale di vecchi calciatori che non
sprecano energie e studiano l’avversario. un corpo pastorale che
naturalmente però tende ad applicare la tecnica del catenaccio.
Che accadrà però fra 10 anni,
dando per scontato, cosa assolutamente irreale, che non ci siano
decessi, dimissioni, rimescolamenti? Accadrà che il gruppo degli ultra 65enni sarà di 25 persone. un "senato” imponente, il
blocco maggiore sarà infatti di
pastori fra i 55 e ì 65 anni cioè in
via di ripiegamento e riduzione
di attività; il grosso del lavoro ricadrà sugli uomini maturi dai 45
ai 55 (che saranno 12) e dai 35 ai
45 (che saranno 6).
Vi saranno le nuove leve, certo,
ma quand’anche tutti gli attuali
candidati e studenti giungessero
al pastorato si avrà sì e no una
ventina di pastori. La crisi permanente quantitativa (a quella
mi limito) è dunque inevitabile.
Qgni elemento in meno, ogni defezione. ogni cedimento non può
che peggiorarla. Fra una decina
d’anni il numero di uomini su
cui ricadrà la responsabilità teologica ed operativa della nostra
chiesa sarà estremamente ridotto e si troverà posto di fronte a
problemi e decisioni sempre più
gravi.
II tempo per pensarci non è
troppo e sarebbe il caso di non
seguire l’andazzo nazionale del
rimandare a domani affidandosi
a qualche santo protettore per
fare la fine dell’industria siderurgica costretta dopo gli ammonimenti a sbaraccare i suoi impianti.
Giorgio Tourn
Hanno collaborato a questo
numero: Domenico Abate,
Salvatore Carcò, Bruno Costabel, Ivana Costabel, Mauro Durando, Bianca Mûris,
Giovanni Scuderi, Cipriano
Tourn.
6
6 prospettive bibliche
5 agosto 1983
UNA LETTERA
Parola di Dio e paroioni
Non ò !a prima volta che si legge II termine di deuteropaolino applicato
a certe lettere dell apostolo Paolo, scritte durante la sua prigionia a Roma.
Qualche anno fa, lo abbiamo letto in un volume di Bruno Corsani per la preparazione delle Scuole Domenicali; oggi lo leggiamo su questo giornale destinato al popolo del credenti in ascolto della Parola (7), a firma di Gino
Conte {numero del 29 aprile scorso). Naturalmente, né l'uno né l’altro di codesti esegeti ha inventato il termine di » deuteropaolino », tratto dalla
« grande esegesi biblica straniera » (anglosassone, per intenderci). Ma che
vuol mal dire • deuteropaolino • applicato ad alcune lettere paoline?
^Significa anzitutto che non si tratta di lettere del periodo missionario
dell apostolo Paolo, periodo che dovrebbe essersi concluso con la sua prigionia (la prima). Naturalmente, gli altri viaggi avvenuti dopo erano esclusivamente viaggi... turistici. Significa inoltre che quelle lettere non sono state scritte direttamente da Paolo, ma da suoi discepoli, od ammiratori, amici o
conoscenti che fossero. Naturalmente, in questo computo, sono comprese le
cosiddette « lettere pastorali », scritte a Timoteo e a Tito da illustri... sconosciuti. Infine, significa che, secondo ogni probabilità, si tratta di lettere postume. Cosi, fra l’altro, ha decretato Bruno Corsani, nell’opera sopra citata.
E che cosa significa « postumo »7 Significa... scritto dopo morto (un figlio
postumo è colui che è nato dopo la morte del padre). In altri termini: scritti
non paolinii
A questo punto — mi si permetta di dirlo — mi si rivoltano le viscere.
Oh, si badi, io non nego l’esigenza dell’esegesi e della ricerca di critica
« testuale », che hanno reso grandi servigi al pensiero cristiano; ma mi riesce Insopportabile che dei fratelli che ritengono di avere il dovere di seguire
pecorescamente — per conto loro — le ,« trovate » della teologia più avanzata, non si limitino a tenere per sé quelle « trovate » ma le insegnino ai
lettori dei loro scritti e dei loro libri. Quel che essi dicono delle lettere deuteropaoline è evidente: non sono di Paolo, non può averle scritte Paolo perché il loro autore vi si esprime più filosoficamente e più dogmaticamente
che altrove, perché il suo tempo missionario era ormai finito (così asseriscono). Che ve ne pare, lettori della « Luce »7 Che specie di luce esegetica
è questa7 Non vi sembra che esagerino7
Anni or sono, il pastore Calogero Bonavia scrisse un commentario sull'Apocalisse. Egli vi contestava che l’avesse scritta l’apostolo Giovanni; ma
l’avrebbe scritta un « presbitero Giovanni » non meglio identificato. La trovata del buon Bonavia, poeta commovente, ma teologo di « buona volontà », mi
fa pensare a quanto scriveva Mark Twain alla gente del suo tempo, quando
gli inglesi emisero I primi dubbi sulla paternità del teatro di William Shakespeare. Twain diceva; I’« Amleto » (e le altre tragedie, naturalmente) ha
l’originalità di uno Shakespeare, la messa in scena tipica di questi, la lingua
di uno Shakespeare e, vedi casol, la grafia originale di uno Shakespeare; ma
non è stato scritto da Shakespeare, sibbene da un altro che, vedi stranezza,
si chiamava Shakespeare, e per giunta William, proprio come quello...! Quella bonaria ironia, applicabile alle conclusioni del Bonavia sull’apostolo Giovanni, va ripetuta nei confronti di quegli esegeti moderni che parlano di deuteropaolinismo, ossia di un Paolo autore che non è... Paolo. E’ uno scrupolo.
Il loro, 0 è un vezzo (di negare tutto quello che si può negare), o è una
deformazione professionale7 Perché poi, lo strano, il comico, il grottesco, è
precisamente questo: che costoro, dopo aver negato l’autenticità di questo
0 di quello scritto sacro (Antico o Nuovo Testamento), si buttano a capofitto In disquisizioni dogmatiche, esegetiche, parenetiche, intese a far capire
al popolo e all'inclito, che, sebbene quegli scritti non siano originali ma anonimi e rielaborati, sono tuttavia importantissimi, essenziali, per la vita dello
spirito di ogni credente. Ma allora — dico io — lo scritto anonimo è più ortodosso, più spirituale, più profondo, più .« vivente » dello scritto di cui gli
Ingenui accettano l’autenticità7 Anche qui, una battuta non recente, ma tuttora valida, che stavolta concerne Gesù stesso: « Dato che Gesù non è mai
esistito [è stato detto], o quanto meno non ha mai fatto tutto quel ohe gli
Evangelisti gli attribuiscono, gli inventori di un siffatto personaggio sono più
grandi di quello stesso Gesù di cui hanno tratteggiato la romanzesca esistenza! ».
Lasciamo da parte la logica conseguenza che, ragionando a quel modo,
dovremmo adorare l’ignoto creatore di quel mito (così diceva il luganese Milesbo, al secolo E. Bossi, avvocato, che ho riletto giusto in queste settimane, a titolo di... ricreazione personale; e che forse certi teologi nostrani
leggono tuttora con rispetto e ammirazione). Ma sta il fatto innegabile che
giudicare gli Evangelisti alla stregua del giudizio che oggi coinvolge anche
l’autore dei 62 falsi diari di Hitler, è un vero e proprio Insulto alla coscienza cristiana, non di oggi soltanto, ma di tutti I tempi.
E questo va detto con energia. E se nessuno lo dice (anche se lo pensa
nell’Intimo suo), sento di doverlo dire io. Per la mia fede, per la fede dei
miei fratelli, per la fede del popolo valdese, di ieri, di oggi e — voglio sperare — di domani. Perché domani — grazie a Dio — è davvero un altro
giorno; anche per le elucubrazioni teologiche di oggi.
Teodoro Balma
LA RISPOSTA
Epistole “deuteropaoliniche
19
Non è per prurito di novità e
originalità che, da tempo, alcune
epistole del Nuovo Testamento
sono considerate, dalla maggioranza degli studiosi, anche moderati, deuteropaoliniche: cioè di
un paolinismo secondario, di
scuola paolinica. Gli argomenti a
favore di questa tesi si sono moltiplicati e largamente imposti,
via via che procedeva la ricerca
sugli scritti del NT: su testo, linguaggio, destinatari, ambiente ecclesiastico, religioso e culturale
nel quale sono stati composti;
sui temi di fondo che sviluppano,
sugli interessi teologici ohe riflettono, sulle esigenze, le domande cui rispondono, sui problemi
che affrontano; e, naturalmente
— in tutto questo contesto — sui
loro autori.
Così oggi la maggioranza degli
stadiosi ritiene che fra le lettere
di Paolo ai Tessalonicesi, ai Calati, ai Corinzi, ai Romani, ai Filippesi, a Filemone da un lato
(probabilmente l’epistolario paolinico era più ricco, ma non ci
è stato conservato tutto) e dall'altro le epistole ai Colossesi e
agli Efesini, e quelle «pastorali », a Timoteo e a Tito, ci fossero, insieme a indubbie consonanze, diversità e divergenze profonde (1).
In breve — quindi in modo
forzatamente insufficiente — ecco gh argomenti dai quali sembra risultare il carattere « deuteropaolinico » delle 5 lettere
menzionate.
— Vi sono anzitutto differenze
profonde di linguaggio e di stile
fra esse e quelle sicuramente di
Paolo: vi ricorrono termini che
nelle sue lettere Paolo non usa
mai, e non vi troviamo, a volte
nemmeno in passi-chiave dove
proprio ce li aspetteremmo,
termini caratteristici del linguaggio teologico dell’apostolo. Lo
stile, almeno per Col. e Efes., è
molto diverso da quello più imrnediato e diretto dell’epistolario paolinico: e il carattere impersonale di Efes, colpisce in
modo particolare, dato che Efeso è la chiesa nella quale Paolo
ha vissuto più a lungo, quasi tre
anni (si veda il vivace commento
che in altra rubrica G. Platone
ha dato di questa Epistola);
per le Pastorali, vi è il grosso
problema di far quadrare biograficamente queste lettere con
quel che sappiamo del ministero
di Paolo.
— Vi sono poi differenze storico-ambientali, di situazione, considerevoli. Tutte le epistole si
battono, in misura maggiore o
minore, contro « eresie ». Ma
quelle con cui polemizzano Col.
ed Efes., con i loro motivi marcatamente postici, appaiono improbabili, già così diffuse, elaborate e minacciose, nell’arco della
vita di Paolo.
Nelle « Pastorali » troviamo,
oltre alle eresie combattute in
avanzato sviluppo, anche una
strutturazione ecclesiastica, dei
ministeri ohe pare difficile immaginare già così istituzionalizzati durante la vita di Paolo, sia
pure nei suoi ultimi anni.
— Ma sono soprattutto ragioni
teologiche — apparentemente le
più opinabili, ma le più profonde — a segnare ima distinzione
netta tra scritti paolinici e deuteropaolinici. In (Ìol. — nota Corsani — è caratteristico come si
combattono le dottrine eretiche:
« più che confutarle, si ha l’impressione che Col. cerchi di impadronirsi di alcuni concetti e
termini-chiave che sono loro propri!, per poi rielaborarne il significato inserendoli in una prospettiva paolinica o dando loro
un significato cristologico (...). E’
un modo di procedere molto diverso da quello per es. di Gal.,
dove si mettono i credenti di
fronte a un aut-aut: confidare
nelle opere della legge significa
rinunziare a Cristo, scadere dalla
grazia (5/4); o da quello di Fil.,
dove Paolo afferma che le opere
della legge e la giustizia ohe consiste nel loro compimento sono
per lui danno e spazzatura, mentre prima di Damasco ne dava
una valutazione positiva (3/7-8)
[potremmo aggiungere: o da
quello di Cor., in cui Paolo contrappone antiteticamente la follia e debolezza di Dio, in Cristo,
alla sapienza e potenza umane,
1 Cor. 1/18-31]. In Col. non ci
troviamo di fronte a un rifiuto
globale delle concezioni e del linguaggio degli avversari, ma solo
della loro filosofia, i cui argomenti sono combattuti con concezioni e proposizioni che contengono anch’essi motivi gnostico-misterici » (Introduz. N.T., II,
p. 185 s.). Insomma: uno sforzo
di rielaborazione e di sintesi che
rifiuta l’alternativa netta fra
l’Evangelo e la religione, e la
cultura, uno sforzo che potremmo considerare già pre-cattolico.
Parte di questi argomenti valgono anche per Efes., dove però
l’accento cade massiccio su una
’’teologia della chiesa": e anche
qui ci sono le prime tracce di
una visione "cattolica” del corpo
di Cristo in crescita organica e
tendente a inglobare progressivamente il mondo.
Caratteristica di queste due
epistole — le distingue nettamente da quelle di Paolo — è
l’assenza del motivo escatologico: manca, praticamente, la tesa
attesa del giorno di Cristo e il
senso della crisi/giudizio che esso
proietta sull’oggi del mondo e
della chiesa.
Quanto alle « Pastorali », anche qui troviamo un mondo di
verso da quello di Paolo: a parte la lotta contro eresie a colorazioni giudeo - ellenistiche, ecco
un’ accentuata preoccupazione
per l’organizzazione ecclesiastica
e una visione della fede cristiana
come "religione”, impostate secondo modelli di ordine, di lealismo, di quieta onestà, secondo
un ideale di temperanza, giustizia e religiosità che appaiono
piuttosto in tono minore rispetto
aH’ardente e anticonformista programma di vita di Paolo. L’Evangelo poi — o anzitutto! — è ’’ridotto” a « sana dottrina », a « deposito » da custodire, da dinamite che era per Paolo, la Parola
viva sta diventando dogma.
Ma allora, qualora sia così —
si domanderà —, perché «deuteropaoliniche »? Perché molta
sostanza del messaggio paolinico
è presente in questi scritti, che
devono essersi formati in un ambiente che questo messaggio
l’aveva udito, che ne serbava le
tracce nella propria vita. Le reminiscenze sono numerose, anche se a volte rese ormai un po’
stereotipe, proprio come avviene
con una formula liturgica, una
frase o una strofa di un inno,
un’affermazione catechetica (si
pensi solo al passo sulla salvezza per grazia e le opere, in Efes.
2/8-10); la traccia apostolica è in
molti casi avvertibile. Ma queste
reminiscenze, questa traccia appaiono ora in un contesto storico, spirituale, teologico, culturale, ecclesiastico diverso da quello
nel quale si muovevano Paolo e
le chiese o le persone con le quali corrispondeva.
In ogni caso, questi scritti
« deuteropaolinici » sono o no
per noi Parola di Dio? Lasciando per ora aperta la questione
storica e teologica del Cànone
(ma bisognerà pure affrontarla),
risponderò: Sì, attraverso la testimonianza di questi credenti
dell’ultimo terzo del I secolo (e
forse un po’ dopo), che si stanno
allontanando dall’epoca apostolica ma ne recano ancora la traccia profonda, mi interpella l’Evangelo di Cristo; ma con un
timbro già meno limpido; il rivo
non ha più il carattere cristallino
della sorgiva.
Mi sono preziosi perché mi
mettono in rapporto con la testimonianza di una chiesa che, ancora ricca di sostanza apostolica
(qui: paolinica), deve ormai affrontare problemi in parte diversi da quelli affrontati da Gesù, dai testimoni apostolici, da
Paolo nei suoi viaggi missionari
e nella sua corrispondenza epistolare. Ma leggendoli, ascoltandoli devo aver coscienza che la
loro "apostolicità" si va diluendo, che siamo ai margini — non
Gino Conte
(continua a pag. 12)
Che ci siano nella Bibbia dei
libri attribuiti superficialmente
a un certo autore mentre in realtà sono anonimi, oppure che l’autore di uno scritto ne abbia attribuito la paternità a un personaggio più famoso di lui, sono
realtà che dovrebbero essere familiari a tutti i lettori della Bibbia oltre che a quanti haimo studiato le letterature antiche (extrabibliche). Mentre nella nostra
civiltà moderna il diritto di proprietà si fa valere anche in campo letterario, ed è produttivo di
originalità, nel mondo antico,
specialmente in quello orientale,
queste due aspirazioni (proprietà letteraria e originalità) non
erano particolarmente sentite.
Accade così che molti libri
dell’Antico Testamento siano anonimi: per es., quasi tutti i libri profetici. Essi portano infatti il nome del loro protagonista;
quando « il profeta » è nominato
e si racconta qualcosa di lui, il
racconto non è in prima ma in
terza persona ; non è lui che scrive, ma qualcuno (un disceirolo?)
parla di lui. Certo gli oracoli so
PER COGLIERE GLI ASPETTI ESSENZIALI DEL MESSAGGIO
L’utilità della critica
no suoi, ma anche in questo caso è più facile pensare che siano
stati messi per iscritto dai discepoli che non dal profeta stesso. Il caso più noto è quello di
Baruch che scrive il libro delle
profezie di Geremia, che Geremia ricorda (o cerca di ricordare) a memoria una prima e una
seconda volta (Ger. 36:4 e 32),
aggiungendovi anche molte altre
parole simili a quelle (36 : 32).
Questo versetto rivela un modo
di fare che spiega quanto è accaduto, per es., col libro di Isaia,
in cui i capitoli da 40 in poi sono, con tutta probabilità, delle
« parole simili » che sono state
« aggiunte » quando il libro è star
to messo insieme, e che appartengono a un’epoca diversa da
quella del profeta Isaia (cfr.
capp. 7 e 8; e 6: 1).
Anche molti Salmi e molti
Proverbi (o raccolte di proverbi) sono anonimi, e lo sono anche i quattro vangeli e gli atti
degli apostoli. Però è successo
un fatto curioso; che per estensione tutti i Salmi sono stati attribuiti al re Davide e tutti i Proverbi al re Salomone. Così pure
i cinque libri del Pentateuco, dalla Genesi al Deuteronomio, sono
stati attribuiti a Mosè. Questo
perché in Israele Davide era
considerato il sommo poeta religioso, Salomone il saggio e Mosè il legislatore.
C’è poi tutto il vasto campo
della letteratura apocalittica, che
comincia nell’Antico Testamento e si sviluppa nel periodo inter
testamentario e anche dopo ; quegli scritti portano come autore
il nome di personaggi illustri dell’antichità, da Adamo a Enoc, a
Esdra e cosi via. Questo accade
non solo per motivi politici (evitare di compromettere il vero
autore di fronte alle autorità),
ma anche per la convinzione che
si fosse inaridita l’ispirazione
profetica (cfr. Sai. 74:9 e altrove). Per far accettare un libro
come ispirato, bisognava attribuirlo a un autore anteriore a
quell’inaridimento : questo non
costituiva «un falso» bensì un
atto di devozione e il riconoscimento di un debito spirituale nei
confronti del personaggio indicato come autore.
Tutto questo non solo giustifica, ma rende necessario im mi
nimo di ricerca storico-letteraria
per accertare la vera origine degli scritti biblici e per collocarli
« in situazione », cioè per leggerli sullo sfondo della situazione
dei credenti per i quali essi sono
stati innanzitutto comoosti. Visto che cosa volevano dire a quei
lettori in quella situazione, al
momento dell’applicazione si potrà passare a noi e al nostro
tempo, cercando di vedere se la
nostra situazione ha delle analogie con quella di allora e se il
messaggio può essere applicato
direttamente, o indirettamente,
o in altro modo.
Ma anche a prescindere dalla
applicazione, che avviene nel
quadro della predicazione, della
catechesi e della lettura personale, comunque sempre nell’ambito
della fede, l’identificazione dell’autore di uno scritto o il riconoscimento che esso è anonimo
o pseudonimo rende possibile
Bruno Corsani
(continua a pag. 12;
7
5 agosto 1983
obiettivo aperto 7
VIAGGIO ATTRAVERSO LE LIBRERIE CLAUDIANA
La sfida della cultura protestante
nella crisi dei libro
\ì::
Su tutte e tre grava l’attuale
crisi del libro. Da un lato la gente legge di meno e dall’altra i libri costano sempre di più. Il libro è spesso considerato un ’’bene non necessario”, inoltre si
pubblicano troppi titoli e quasi
mai in versione economica. C’è
dunque nel mercato dei libri una
crisi economica che si riflette in
una orisi culturale.
Abbiamo cercato di capire da
vicino come vanno le cose nelle
Librerie Claudiana, a Milano, Torino e Torre Pellice registrando
impressioni e giudizi. E’ anche
uno sguardo sul futuro che si
presenta piuttosto problematico.
Ma prima di iniziare questo
rapido viaggio attraverso le nostre Librerie abbiamo discusso
con Daniele Rachat, membro del
comitato che coordina il lavoro
delle Librerie, quali sono i pro, blemi oggi sul tappeto.
\ « Il primo punto — esordisce
t Rochat — concerne la qualità del
[ libro venduto. E’ evidente che
un’esposizione e vendita limita, ta ai soli libri editi dalla Claudiana restringerebbe notevolmen■ te le attività delle Librerie: esse
devono offrire anche libri di altro genere che, a partire dalla
loro esposizione in vetrina, possano invogliare il pubblico a
prendere contatto, con l’aiuto dei
responsabili delle Librerie stesse, anche con le edizioni della
Claudiana ».
Dunque le Librerie Claudiana
non vivono soltanto in forza di
una ragione puramente commerciale (stesso discorso vale per
la nostra Editrice, ufficialmente
separata dalle Librerie con un
voto del Sinodo del 1979), ma
cercano di individuare dei contenuti validi per la testimonianza
evangelica.
« La scelta che operano le Librerie — aggiunge Rochat — nella letteratura più recente deve
rappresentare, per serietà e mancanza di ambiguità, un nostro
particolare modo di presentarci
al pubblico ».
Altro punto caldo per le Librerie riguarda il loro inserimento
nella comunità ecclesiastica locale. « E allora qui bisogna parlare
di -\'era e propria assunzione di
responsabilità — continua Rochat — da parte delle chiese in
mezzo alle quali le nostre Librerie si trovano ad operare. In altre parole le comunità dovrebbero vedere e poter riconoscere
,. in esse non soltanto un punto di
/vendita del libro protestante ma
anche un mezzo di apertura e di
testimonianza cristiana verso il
pubblico, a lato ed in linea con
le altre attività della chiesa nel
campo deH’evangelizzazione ».
Ma come funzionano, questi
presupposti, calati nella realtà?
Milano
A Milano, l’attività della Libreria. che risale alla fine degli anni ’60, è situata dal 1978 negli ampi locali della chiesa valdese ed
è praticamente l’anticamera del
■Centro Culturale Protestante. Recentemente l’assemblea di chiesa ha dichiarato che la Libreria
costituisce una punta avanzata
della presenza protestante nella
città mentre per l’autunno è già
in calendario un incontro con i
Consigli della chiesa valdese e
metodista per raggiungere un
maggior coinvolgimento delle comunità nel compito della Libreria.
« Non vogliamo vendere soltanto libri — dice Samuele Bernardini, uno dei tre responsabili del
negozio — ma essere un luogo
di incontri e di dialogo ». E in
effetti mentre parliamo, in una
tranquilla' mattina di questa afosa Milano, entrano, con ravvici
Libreria di Milano:
Maria Soggin e Norma Fiorini.
nata frequenza persone che chiedono informazioni o desiderano
chiarimenti su settori specifici.
Il banco cassa ( « il punto del negozio commercialmente più interessante ») è quasi esclusivamente occupato da materiale di evangelizzazione. L’impressione che
rimane, per chi entra per la prima volta, sia per le vetrine sia
per l’Ordinata esposizione dei
volumi, è quella di trovarsi dentro una fornitissima libreria biblico-teologica con aperture sul
culturale. Accanto ai tre responsabili collabora tm gruppo di volontari. Uno di loro mi accompagna a vedere nel soppalco del
negozio la ricca esposizione di riviste protestanti, soprattutto
straniere, messe lì per la libera
consultazione. In una stanza attigua, trova posto una biblioteca
aperta recentemente, rivolta in
particolare ai predicatori locali
o a chi intende appartarsi per fare ricerche su tematiche evangeliche. Sotto, in negozio, si vende
e si dialoga, sopra si studia.
« 11 difficile nel nostro mestiere — ammette Maria Soggin, da
anni animatrice con Aldo ViscoGilardi della Libreria — è di raggiungere il punto di equilibrio tra
un risultato commerciale che non
vada in rosso e la continua disponibilità nei confronti della
gente e delle varie iniziative di
presenza evangelica nella città ».
La crisi generale del libro (in Italia nel 1982 sono stati venduti
quindici milioni di titoli in meno rispetto all’anno precedente)
non sembra comunque aver infierito sul settore teologico che
continua ad essere in crescita e,
novità dell’anno, la Libreria di
Milano ha dedicato alla tematica dell’ ebraismo, sempre più
richiesta, alcuni metri di scaffalatura, con continui aggiornamenti. Anche il settore sui temi
pacifisti sta conquistando nuovi
spazi.
Supporto alle iniziative del
Centro Culturale Protestante
(retto energicamente da Neri
Giampiccoli. Ugo Gastaldi e Aurelio Mauri). « niccola piazza»
dell’evangelismo milanese, figlia
legittima della locale chiesa valdese che, non solo ne ha programmato — d’intesa con le altre
chiese evangeliche milanesi — la
nascita, ma da alcuni anni le ha
offerto l’ambito in cui vivere e
svilupparsi, la Libreria di Milano vuol essere « una porta aperta verso la città ».
Il 40% del fatturato è destinato
a Istituti universitari, biblioteche
civiche, scuole.
« Vendiamo più commentari
biblici — ammette Bernardini —
di molte Librerie cattoliche anche se non trascuriamQ i diversi
campi culturali: dalla psicanalisi
all’economia ». Ma è possibile
orientare il pubblico che entra
in Libreria su determinati titoli
che, per noi. sono importanti?
« Dipende innanzitutto dall’interesse del pubblico — risponde
Maria Soggin — e dalla nostra
preparazione. Evidentemente non
aggrediamo il cliente. Non è il
nostro stile. Siamo però totalmente disponibili a rispondere a
quesiti, ad avviare ricerche bibliografiche e non ci spaventa reperire volumi da richiedere all’estero ».
Gli ’’Amici della Claudiana”, i
’’militanti” del Centro Lombardini di Cinisello Balsamo, il pastore valdese Aldo Sbaffi e molte
altre persone che negli anni ’60
portaronó avanti, con cocciuta
ostinazione, questo progetto di
presenza protestante videro giusto. Si tratta ora di consolidare
e mettere maggiormente in circolazione la funzione che svolge
questa pattuglia di librai nella
giungla culturale urbana.
Torino
Torino: nel corso di ima vendita promozionale, con forti sconti, una signora entra in Libreria
e, con una certa apprensione
chiede: « Non chiuderete per caso la Claudiana? E’ una presenza troppo importante per il quartiere e la città ».
E' uno dei tanti aneddoti di vita quotidiana che racconta Laura
Tommassone che, a ’’part-time”,
con Edda Tron («ormai un’esperta _ veterana del mondo dei libri ») e Daniele Rostan sviluppano il lavoro della Libreria torinese. Qui il discorso è rivolto
soprattutto al passato. Dopo lo
scorporo tra Editrice Claudiana
e Libreria avvenuto nel 1976 (sino ad allora le due realtà convivevano negli stessi locali) le cose sono levfifermente neggiorate.
Da allora, per esempio, lo scollamento con la locale comunità
valdese non si è mai pienamente
ricomposto e la compresenza, a
cinquanta metri di distanza, tra
Editrice e Libreria (”ci facciamo
concorrenza”) non sembra facilitare il compito commerciale
della Libreria.
« Se dovessimo valutare Quanto leggono gli evangelici torinési
da quello che comperano qui. dovremmo dire — confessa Edda
Tron — che leggono troppo ñoco... a meno che comperino libri
in altre Librerie cittadine. II
che è possibile ma il saperlo non
ci aiuta nel nostro lavoro »
Posta sull’angolo di due vie secondarie del centro la Libreria
torinese, che dal 1972 vive in onesta nuova sede, non è particolarmente ben ubicata (come del resto quella di Milano) rispetto ai
tradizionali punti di passaggio.
Ma per molti evangelici, data la
sua vicinanza alla stazione di
Porta Nuova è una tanna d’obbligo tra un treno e l’altro.
« Vendiamo molte Bibbie e libri di teologia — ammette Daniele Rostan — anche se l’ambiente deH’evangelismo fondamentalista non si riconosce nelrimpostazione del nostro negozio ». Vetrine amplissime che
spaziano dalla sap’f'istica alla letteratura per l’infanzia sino alle
ultime novità in teologia e storia,
fanno da cornice ad un negozio luminoso in un labirinto di
scaffali. L’attuale congiimtura
economica si riflette anche nella
gamma degli acquisti. Al di sotto
delle cinquemila lire non si trova
quasi nulla e la scelta diventa
sempre più prudente e combattuta
« Non abbiamo una clientela a
reddito medio-alto, qui vengono
soprattutto persone — dice Rostan — che comperano il libro
Libreria di Torino:
Daniele Rostan e Edda Tron.
perché lo usano realmente, come
gli studenti o gli insegnanti ».
Gran parte del lavoro è collegato alla Libreria di Torre Pellice
(che per l’80% dei suoi rifornimenti passa da Torino) e da poco è stato introdotto l’orario continuato, dalle 9 alle 19, con la
chiusura del negozio il sabato
pomeriggio.
Il pastore Eugenio Rivoir è
consulente per rindirizzo teologico della Libreria. Recentemente il negozio è stato presente
con una sua esposizione di libri,
sia alla ’’settimana ecumenica”
del Centro teologico cattolico torinese, sia alle rassegne del Cinefórum valdese. I contatti con
il locale Centro Evangelico Culturale si limitano, anche qui, ad
una discreta vendita di titoli collegati ai dibattiti in corso. « Forse i segnali di stima e condivisione per il nostro lavoro — ammettono i responsabili — vengono più da fuori che da dentro la
chiesa. Eppure anche questa è
un’opera della chiesa, non è una
impresa privata ».
Per risolvere il problema, è sorto, da poco, un gruppo di volontari che dovrebbero far da tramite anche con la realtà ecclesiastica. I valdesi di Torino se ne accorgeranno?
Torre Pellice
Torre Pellice: ultima tappa in
questo breve viaggio tra chi vive
la propria testimonianza dietro
il banco libri. L’epoca, ormai mitica, del colportaggio è ormai
conclusa. Sono nati i ’’depositi”
dei libri Claudiana in molte chiese. Ma evidentemente non basta
anche se, bisogna pur dirlo, le
tre Librerie insieme vendono
più del distributore nazionale
dell’Editrice. Ma ritorniamo a
Torre Pellice dove essere protestante è un fatto di popolo e
aprire una Libreria evangelica
più che una sfida è una necessità.
Contrariamente alle sue ’’sorelle”
di Milano e Torino la Libreria
delle Valli è ubicata benissimo
nel centro dell’abitato. Impossibile non vederla. Frequentata
non soltanto dalla popolazione
locale ma, spesso, da gruppi di
turisti conserva una sua particolare fisionomia. Meno specializzata in teologia e scienze bibliche ha un comprensibile ’’debole” per la storia valdese e per il
folklore valligiano.
« Cerchiamo di rispondere alle esigenze della nostra clientela
— dice Lidia Olsen che da alcuni anni è responsabile del negozio — senza dimettere dal compito di essere un nreciso punto
di riferimento ner le chiese delle
Valli ». Ma le chiese non si esprimono su cosa dovrebbe fare di
più e meglio la Libreria di Torre
Pellice. Nell’ ultima Conferenza
distrettuale, svoltasi a Luserna
San Giovanni, il libro Claudiana
era assente. « Non possiamo arrivare dappertutto — obietta
Lidia Olsen — con una persona
e mezza a pieno tempo. Curare
la presenza culturale protestante
non è soltanto compito nostro
ma di tutta la chiesa. In fondo i
nostri problemi, vale a dire presenza, testimonianza, disponibilità coinvolgono chiunque si consideri credente e desidera impegnarsi nel lavoro ecclesiastico».
Sovente affollata, specie al venerdì, giorno di mercato, il negozio si trasforma facilmente in
un salotto in cui s’intrecciano
amabili conversazioni. «Rendezvous » della borghesia illuminata
di Torre Pellice e di persone anziane che qui ritrovano i classici
della letteratura evangelica è anche meta obbligata dei gruppi
turistici. Cordialità valligiana e
francese ’’natoisant” sono di casa. La crisi c’è ma non si vede.
Libreria di Torre Pellice: Jolanda
Armand-Vgon e Lidia Olsen.
Certo non tutte le chiacchierate
finiscono in gloria: « Non importa soltanto vendere — ammette Jolanda Armand-Ugon che
coUabora con la responsabile —
importante è creare una rete di
fiducia e di stima reciproca ».
Linda e ampia, i tedeschi in visita alle Valli, immagino, in questa Libreria si sentiranno a casa
loro.
Per l’anno di Lutero, il pastore
Giorgio Tourn, ha dato le indicazioni per l’allestimento di una
vetrina tematica. Di politica e
psicoanalisi non se ne parla. In
compenso ’’vanno” molto scrittori impegnati e un po’ di moda,
insieme a saggi di storia o libri
di pietà evangelica. « Chi entra
qui dentro deve avvertire — conclude Lidia Olsen — un’atmosfera particolare, deve incontrarsi
con la nostra storia e la nostra
attualità. Le chiese non sono
composte soltanto da intellettuali ma anche da gente che cerca
soltanto una Bibbia o un libro di
meditazioni per approfondire la
propria fede. Ecco, forse con
queste persone io mi sento più a
mio agio ». Aperto rimane sempre il problema del coinvolgimento della chiesa.
« In linea generale questo è il
punto più problematico di tutta
la faccenda — ammette Daniele
Rochat che segue da vicino il negozio di Torre Pellice — perché
non è certamente facile, per una
comunità riconoscersi e far propria un’attività come quella delle nostre Librerie. Eppure, per il
futuro, bisognerà arrivarci ».
Giuseppe Platone
8
8 ecumenismo
5 agosto 1983
RIFLESSIONI SULL’ECUMENISMO ALLE VALLI
Attenzione: non emarginiamo
i marginali
-4- Echi dal mondo
cristiano
a cura di Renato Cofason
Che cosa è cambiato in questi anni nel rapporto con il cattolicesimo? Qui alle valli, intendo, e non tra i pastori, ma tra
i membri di chiesa, tra quello
che si usa chiamare il popolo
valdese? Pino a qualche anno
fa U cattolicesimo rappresentava il fronte nemico; oggi si sente l’eco di questa contrapposizione in certi giudizi sui viaggi
o i discorsi del papa, sulle finanze vaticane o altri aspetti del potere cattolico, e bisogna dire che
questi giudizi non sono proprio
ingiustificati. Ma se si passa ad
altre questioni, ad altre situazioni, il giudizio cambia, ed è
questo cambiamento che oggi influenza largamente il clima generale: il vecchio fronte ha ceduto il campo a una pacifica convivenza. Non è tanto il rapporto con il cattolicesimo che interessa il popolo valdese: è questo
Un terreno difficile, che viene
sentito come astratto e lasciato
ai teologi. Ciò che interessa, o
meglio ciò che si vive, è il rapporto quotidiano con i cattolici,
e qui le grandi differenze sembrano aver perso molto del loro
significato.
Non è necessariamente, un tale atteggiamento, un segno di
distacco dalla propria chiesa. E’
forse vero che esso si manifesta più spesso tra i valdesi marginali, ma non è sempre cosi. Vi
possono essere dei valdesi del
tutto assenti dalla vita della chiesa, che restano però fieramente
anticattolici; e vj sòno dei vaidesi impegnati che non provano
interesse per una rigida demarcazione tra ciò che significa essere valdese e ciò che significa
essere cattolico. Quindi la mancanza di fervore anticattolico
non è ancora il sintomo di una
segreta propensione per il cattolicesimo.
Piuttosto c’è da prendere atto
che il numero di coloro che cercano, nelle mutate condizioni di
vita, un riferimento alla fede cristiana, non corrisponde più al
numero di coloro che frequentano regolarmente un’attività ecclesiastica. Lo stesso termine di
marginale, con cui viene definito
il non praticante, sta diventando improprio. Marginale rispetto a quale centro, a quale tipo di
chiesa? I legami naturali della
società contadina, della borgata,
che formavano anche la base per
la coesione della comunità ecclesiastica, stànnò scomparendo.
E’ bello visitare i fratelli nelle
vecchie borgate, tenere una riunione in una vecchia scuola, ma
le borgate sono sempre meno
popolate e le scuole di quartiere
si aprono soltanto più per la
riunione. Nei nuovi insediamenti, i rapporti umani sono più
formali, la vita comunitaria è
quasi impossibile. Tuttavia molti sentono, forse ancora confusamente, il bisogno di costruire
dei rapporti umani più profondi. Non hanno la forza o la fantasia per costruirli loro, e d’altra
parte ciò che, in fatto di vita comunitaria, può offrire la chiesa,
non sembra soddisfare le loro
esigenze. Una mancanza di comunicazione fa sì che gli sfarzi per
rinnovare la vita comunitaria,
su cui certo bisogna insistere,
non raggiungano, non convincano chi di vita comunitaria ha bisogno. Ma un attaccamento alla
chiesa d’origine resta, e si esprime nella volontà di essere considerati, con rispetto e non per
cortesia, cristiani, credenti per i
quali la lede cristiana continua
ad avere significato per la vita
che si vive. Questa situazione è
sperimentata sia da valdesi che
da cattolici; e nel riferimento a
una fede cristiana che resta valida anche dopo il declino di tradizionali forme di vita comunitaria accade naturalmente che
emerga più ciò che unisce che
ciò che divide.
Molte famiglie miste sono in
questa condizione e trovano ingiusto che le chiese impongano
loro il peso di una divisione che
non sentono (anche se in altre
famiglie miste la divisione è invece sentita e sofferta). Questo
tipo di reazione è per esempio
emersa dalle coppie miste presenti all’incontro sui matrimoni interconfessionali al Seminario di Pinerolo il 7 novembre.
I vertici delle chiese sono stati
accusati di voler mantenere artificialmente una divisione teorica, e di mettere così, un grave intralcio alla volontà delle
coppie miste di realizzare una
vita familiare armoniosa, basata sul comune Evangelo. Si potrebbe dunque delineare un fronte comune della base contro le
rispettive organizzazioni ecclesiastiche, colpevoli di attardarsi in dispute superate, mentre
dovrebbero affrettarsi sulla via
dell’unità.
Il rischio di una tendenza di
questo tipo (ma è forse prematuro parlare di una tendenza vera e propria) è di ridurre il
messaggio biblico a un minimo
accettabile da tutti e in fondo
poco impegnativo; ima fede leggera, adattabile alle esigenze della vita moderna, poco costosa,
e che non ha bisogno di manutenzione.
Ma potrebbe anche non essere
così. Potrebbe al contrario prendere vita fra i giovani, ma forse soprattutto fra i trentenni e
quarantenni, un cristianesimo
semplice, essenziale, ma sano e
robusto e in grado di contrastare le forze disgregatrici e destabilizzatrici dell’attuale società.
Per il momento questa è soltanto un’ipotesi, basata sul fatto
che tra chi non frequenta attivamente le attività ecclesiastiche non tutti si possono considerare indifferenti e passivi. Una
base un po’ fragile, dirà qualcu
no, per costruirvi sopra un’ipotesi di chiesa del futuro. Eppure
non vedo perché non si dovrebbe prendere sul serio chi, anche
senza essere un membro attivo
nella chiesa, dice di voler vivere
come cristiano e di voler trarre
dalla Bibbia l’ispirazione per la
propria vita familiare. Lo Spirito del Signore ci insegna a non
sottovalutare certi segni.
La frontiera che passa tra un
cristianesimo semplice e un cristianesimo qualunquista, tra un
cristianesimo essenziale e un cristianesimo banale, è decisiva oggi come sempre. Molti devono
essere aiutati a trovarla. Quando l’avranno trovata, può darsi
che certe divisioni appaiano non
come un residuo ingombrante
del passato, ma come scelte imposte da un’autentica fedeltà all’Evangelo. Bruno Rosfagno
Fratelli Moravi: no
alle armi di
distruzione di massa
(SPR) — Il Sinodo della Chiesa morava d’Europa che si è riunito a Zeist in Olanda ha votato
«un no senza condizioni, un no
senza appello » nei confronti della costruzione, la detenzione e
l’uso delle armi dì distruzione
di massa adottando la stessa attitudine che era già stata manifestata alcuni mesi fa dalla Lega Riformata nelle sue tesi molto conosciute in favore della pace. La sicurezza di alcuni pochi
non ha più valore della vita di
milioni di esseri umani: «come
membri della comunità di Gesù
Cristo sosteniamo delle soluzioni nuove, anche unilaterali, che
portino al disarmo».
CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE
L’assemblea a Vancouver
« In un tempo in cui la stessa
sopravvivenza della razza umana è ogni giorno messa in pericolo, revangelo della riconciliazione chiama le chiese a prendere
fermamente posizione per la volontà di Dio, che è la volontà di
pace e di giustizia. Non bisogna rassegnarsi né cedere alla
passività di fronte a quello che
sembra inevitabile. Confessare
che Gesù Cristo è la vita del
mondo significa lottare affinché
la vita trionfi sulla morte ». Sono parole di Philip Potter, segretario generale del CEC, pronunciate nel corso dei lavori della sesta assemblea ecumenica di
Vancouver. Anche Allan Boesak,
presidente della ’’Alleanza riformata mondiale” ha usato parole
chiare, specie contro la corsa
agli armamenti nucleari. « Con
fidare in questi mezzi di distruzione di massa — ha detto Boesak — è un peccato fondamentale, contrario a ciò che Dio
vuole per il nostro mondo ». I dispacci di agenzia e alcune corrispondenze riferiscono di un deciso sviluppo dei lavori su cui intéfidiamo riferire nel prossimo
numero, dopo ferragosto, con una nostra intervista al Moderatore Giorgio Bouchard che partecipa all’assemblea di Vancouver e altre testimonianze. Tra
gli italiani valdesi e metodisti che
seguono i lavori, con rappresentanze diverse, ricordiamo: il pastore Giorgio Girardet e la moglie Maria, il pastore Aldo Comba e la moglie Fernanda, il pastore Emidio Campi e il pastore
Valdo Benecchi di Milano.
Dopo una lunga interruzione riprendiamo la rubrica:
« Notizie dal mondo evangelico ». Rinnoviamo al past. Alberto Ribet la nostra gratitudine per aver curato a lungo
questa rubrica e diamo il benvenuto al nuovo curatore, il
past. Sergio Ribet.
Ho sotto gli occhi una serie
di riviste, mensili, riviste periodiche, servizi di informazione;
non è facile entrare in breve tèmpo in dimestichezza con il variegato mondo evangelico italiano,
comprenderne i diversi linguaggi, e, al di là dei linguaggi, le
speranze, i contenuti espressi e
quelli che stanno per così dire
sullo sfondo.
In questa prima — per me —
corrispondenza tenterò di dare
un poco il senso di quanto si recepisce guardando cinque-sei numeri di alcune tra le principali
riviste.
Prendiamo « Segni dei Tempi », mensile per un cristianesimo attuale, a cura della Chiesa
Cristiana Awentista del T giorno. La rivista si presenta con
una grafica, una fotografia, un
aspetto complessivo arioso e curato. Monocordi, ma non monotoni, i temi seguiti: problemi
della famiglia, scienza e fede,
’igiene mentale e spirituale’, temi di varia attualità, storia della chiesa, argomenti biblici.
Un interesse ai problemi do^
a cura di Sergio Ribet
trinali, ma simpaticamente assenti i toni polemici. Un esempio per tut#i sulle ternattòhe care agli avventisti, nella loro benemerita lotta contro il fumo,
gli abusi alimentari, la sanità anche del corpo.
Rispondendo ad un lettore che
chiede chiarimenti sul tema biblico dei cibi « puri » e « impuri »
il direttore della rivista, Giuseppe De Meo, scrive (febbraio ’83):
« Nella misura in cui la specificazione tra cibi puri e impuri
promuove la nostra santificazione oggi, la distinzione è benvenuta tra noi. Bisogna però tenere presente che non si tratta in
alcun modo di un argomento di
salvezza, ma del desiderio di praticare in ogni aspetto della nostra vita la volontà di Dio».
Vivaci e pertinenti le interviste a personaggi della vita pubblica italiana: al dottor Giampaolo Meucci, presidente del tribunale di Firenze, sulla famiglia
(gennaio); ad Angela Procaccini
Lamberti (autrice del libro « Breve come sogno», biografia della
figlia, morta tragicamente, al posto del padre, procuratore capo
di Sala Consilina, cui era stato
teso un agguato nel 1982) (febbraio); a Pier Giorgio Camaiani (docente di storia moderna
alla Facoltà dì scienze politiche,
in Bologna), sul Vaticano (marzo); al senatore Luigi Noè, vicepresidente dell’ENEA, sul nucleare civile (aprile); al Rabbi
no Elio Toaff, sul razzismo (maggio); a Nilde Jotti, sulla questione femminile (giugno); a Màuro Maurri, dell’istituto di medicina legale di Firenze, sui maltrattamenti ai bambini (luglio).
Su « Il Messaggero Awentista », mensile della Unione italiana delle Chiese Cristiane Avventiste del 7° giorno, nel numero di
aprile un interessante articolo
su « Il ruolo di E. G. White nella formazione della dottrina », di
Ron Graybill, e una dichiarazione, frutto di un lavoro di comitato voluto dalla Conferenza Generale, sul rapporto tra gli scritti di Ellen G. White e la Bibbia, un testo dogmatico con affermazioni e negazioni (« noi crediamo... ; noi non crediamo... »)
utile a comprendere il punto di
vista awentista sullo « spirito di
profezia ».
Sul documento, vengono chieste le reazioni dei lettori. « Una
giusta comprensione dell’autorità degli scritti di Ellen White —
scrive un commento redazionale — ci aiuterà a evitare due
estremi: 1. considerare tali scritti al livello canonico delle scritture; 2. ritenerli semplice letteratura ».
Il ruolo profetico riconosciuto
dagli avventisti alla White, sia
secondo l’articolo che secondo la
«dichiarazione» non può essere
visto come normativo, ma come
formativo.
Ernesto Cardenal
in Europa
(Soepi) — Ernesto Cardenal.
poeta e prete trappista e mir-istro della Cultura del Nicaragua
ha svolto una tournée ufficiale
in diversi paesi d’Europa.
Di passaggio da Ginevra ha visitato la sede del CEC ed ha risposto a tutta una serie di domande riguardanti il rapporto
fra chiese e sandinisti e sulla
cultura.
Cardenal ha affermato che la
metà dei membri del governo s no cristiani. Il Nicaragua, ha
detto, potrebbe servire d’ese:iipio alle rivoluzioni passate e t\:ture; esse non possono essere
atee: per la prima volta una rivoluzione si è fatta con la partecipazione dei- cristiani.
Quanto alla cultura essa nca
deve essere riservata ad una élite. Per questo in Nicaragua ci si
è preoccupati di rivolgerla verso
il popolo riscoprendo l’artigiar.eto, le lingue ed i costumi indìgeni: la crociata dell’alfabetizz Lezione si è fatta in tutte le linge.ie
del paese. Il cine-mobile va r.n
nei più remoti villaggi, dove mai
si era visto un film. I libri sono
sovvenzionati per poter essere
alla portata di qualsiasi borsa.
Una legge sulla cultura non è
però sufficiente: è necessario che
si produca tutto un cambiamer.
to culturale. Questo si verifica
in modo particolare con la partecipazione accresciuta a tutti ■
livelli delle donne, dopo il ruoic
notevole che esse hanno ricoperto nel corso della guerra di libe
razione.
Cardenal si è inoltre detto
molto sorpreso di come era .fi
nita la visita del papa : « ci aspet
tavamo una visita calma, pastorale. Noi non parliamo mai di
una Chiesa popolare, per non d:
videro la chiesa. E’ stato quando
il Santo Padre ha attaccato La
Chiesa popolare ed i preti che ii
popolo, spontaneamente ha prò
testato ». Secondo Cardenal Lo
risposta del governo è stata unr.le e moderata.
Lesotho: situazione
sempre tesa
(BIP) — Un anziano della
Chiesa Evangelica del Lesotho.
Henry Mesheane, è morto in prigione, dopo essere stato detenuto in segreto dalla polizia a Maseru. La tesi ufficiale parla di
suicidio, ma le circostanze reali
della sua morte rimangono sconosciute.
La CEvAA e l’Alleanza Riformata Mondiale hanno confermato che la Chiesa del Lesotho ccntinua a vivere tempi difficili : processi, arresti di membri del Consiglio Cristiano degli studenti.
La CEvAA e l’A.R.M. hanno
assicurato la chiesa del Lesotho
del loro sostegno fraterno e della loro inquietudine di fronte a
questi avvenimenti.
Intanto questa Chiesa si prepara a festeggiare il 15(T anràversario della sua fondazione,
dal 16 al 18 settembre.
« Tanti anni fa, nel 1833, il re
Moshoeshoe I invitava 3 missionari francesi a venire a lavorare nel Lesotho. Da quel momento e nel corso di questi lunghi
anni, Dio ha meravigliosamente
benedetto la crescita di questa
chiesa ed i suoi responsabili basuto. Attraverso il loro servizio,
il regno del Lesotho è stato benedetto. Nel mondo precario che
viviamo oggi, la Chiesa Evangelica del Lesotho deve impegnarsi nel cammino della fede e della pace » ha dichiarato il presidente della Chiesa.
9
5 agosto 1983
ecumenismo 9
INCHIESTA DEL COMITATO ITALIANO DELLA CEvAA
Animazione teologica: che cosa è?
A fine gennaio è giunto alle nostre comunità, incluso in una delle circolari della Tavola, un questionario predisposto dal Comitato italiano CEvAA (Comunità
E^’angelica di Azione Apostolica): in una lettera di accompagnamento si spiegava il desiderio
di raccogliere una documentazione, la più completa possibile, su
ciò che si fa, e non da oggi, nel
nostro ambito, in fatto di « animazione teologica », un’attività
che sta particolarmente a cuore
nel mondo della CEvAA.
Ma che cos'è, quest’animazione teologica? E’, in fondo, quella che potremmo forse chiamare
formazione biblica e teologica,
a tutti i livelli e in tutti i campi; ma con tre caratteristiche distintive;
1) essere il più ‘attiva’ possibile, non impartendo ’lezioni’,
ma coinvolgendo in una ricerca
comunitaria; a tale scopo, in
questi anni, ci si è sforzati di
coniugare la socialità e Timmaginativa africana e, in genere, dei
cristiani del cosiddetto Terzo
Mondo, con le ricerche e tecniche di gruppo che si vanno sviluppando anche in vari settori
occidentali, europei: è quanto
appare chiaramente nelle sessioni annuali che riuniscono gli
« animatori teologici » delle varie Chiese costituenti la CEvAA;
2) svolgere questa ricerca,
anche nel lavoro interno di ciascuna Chiesa, tenendo conto almeno in parte di quella che si
va svolgendo, sui medesimi temi o su altri, nelle altre Chiese:
è ciò che, forse con un po’ di
enfasi, nella CEvAA viene definita « una lettura inter-culturale
dell’Evangelo »; considerare come TEvangelo interpella, mette
in questione, orienta fratelli e
sorelle che vivono in un contesto culturale (intendendo cultura nel senso più ampio) del tutto diverso, può essere singolarmente illuminante e stimolante
proprio per noi, qui, nel nostro
contesto, così come ci può aiutare a capire quei fratelli, e può
aiutare loro a capire noi: a vivere cioè, tutti, un po’ meglio « la
comunione dei santi »;
3) svolgere questa ricerca e
formazione comunitaria biblicoteologica in una prospettiva nettamente missionaria, di testimonianza nel mondo, neirambiente
nel quale la nostra vocazione cristiana ci rende testimoni del Signore.
Le nostre chiese hanno sempre praticato forme di « animazione teologica », a tutti i livelli;
la stessa predicazione, catechesi, cura d’anime ha o dovrebbe
avere questo scopo primario, formativo; le riunioni di studio biblico, i gruppi di quartiere, quelle delle imioni femminili e dei
gruppi giovanili, e più recentemente i vari ’collettivi teologici’
locali e regionali, i campi di studio nei nostri centri ormai numerosi — tutto questo è, in sostanza, animazione teologica (anche se parliamo più spesso, noi,
di ’formazione’, e la sfumatura
linguistica non è senza valore;
’animazione’ vuole sottolineare
sia l’apporto attivo di chi, più
che ’essere formato’, 'si forma
con gli altri’, sia la finalità: che
non è tanto di dare conoscenze,
ma animare una vita).
Non è un caso che quest’esigenza sia stata sentita inizialmente, nella ancora giovane vita
della CEvAA, dalle Chiese africane e del Pacifico: là, infatti, si
pverte con una freschezza e una
intensità particolari la necessità
di formare e animare biblicamente, teologicamente, comunità e ’ministri’ che sorgono con lo
slancio dei neofiti, ma spesso a
un livello culturale molto elementare, e a confronto, d’altro
lato, con ambienti largamente
estranei a una cultura ’cristiana’. Ma anche le nostre vecchie
RIUNITO A ANTANANARIVO IL CONSIGLIO DELLA CEvAA
Chiese europee si rendono conto
della necessità vitale di saper dire in Chi abbiamo creduto, di
sapere render conto della speranza che è in noi.
Ed ecco perché, nella ultraleggera « struttura » della CEvAA
(non si arriva alla diecina di
persone a pieno tempo!) vi è stato, fin dal principio, un segretario teologico, che di fatto è un
segretario per l’animazione teologica. Fin dalla costituzione della CEvAA quest’incarico è ricoperto, con grande vitalità, dal
pastore togolese Ametefé Nomenyo, che molte nostre comunità
hanno conosciuto in varie visite,
in questi anni. La sua attività
consiste, per buona parte deU’anno, nell’« animare », qua e là per
il mondo, con vari collaboratori
della sua e di altre Chiese, corsi,
gruppi di studio e di lavoro, sessioni di confronto delle attività
e delle esperienze, tentativi di
studio biblico a gruppi, valendosi delle più varie ’tecniche’ coinvolgenti i partecinanti.
Vi sono Chiese, come la sua,
nel Togo, che hanno vari animatori teologici a pieno tempo; ve
ne sono, come in Francia e in
Svizzera, che hanno delle équipes regionali o cantonali di animatori teologici CEvAA; e ci sono le nostre, nelle quali per vari
anni tutto si è ridotto al fioco
lumicino del sottoscritto, insignito (!) del titolo di « animato
re teologico CEvAA » fra gli incarichi conferiti annualmente
dalla Tavola: ma, dato e non
concesso che il titolo mi si addicesse, senza che avessi materialmente il tempo di dedicarmici, tanto più da solo; sicché
tutto si è limitato a qualche
scritto. Da un anno si è formato anche fra noi, fra i partecipanti al periodico seminario per
animatori CEvAA (che si è già
tenuto per due volte alla Foresteria di Torre Pellice, con visite alle chiese delle Valli e di Torino), un gruppetto di « animatori » e speriamo che possano
dare i] loro apporto; soprattutto se le chiese lo richiederanno!
Intanto — e questo era il senso del questionario diffuso —
abbiamo pensato che fosse utile
cercare di censire tutto quel che
già si fa; e, senza alcun intento
accentratone e dirigistico, proporre la possibilità di uno scambio di indicazioni e di un coordinamento almeno parziale di
questa multiforme ricerca, nonché di inserirvi anche qualche
tematica specifica emergente
dalla vita c dalla ricerca della
Comunità Evangelica di Azione
Apostolica. Forse il Sinodo potrebbe soffermarsi un momento
su questa, questione: non è in
gioco la Missione, quella di altri,
lontano; si tratta di noi, della
nostra missione e testimonianza.
Gino Conte
Progetti di evangelizzazione ‘■® ■'■sposte ai questionario
« I martiri protestanti venivano trascinati sull’orlo di questo
burrone, legati in un sacco e poi
precipitati di balza in balza fino
al fondo della forra dove giungevano fracassati. Altrove molti
altri hanno trovato la morte fra
le fiamme del rogo ». Non è la
spiegazione delle illustrazioni
della storia valdese del Léger
relativa alle Pasque Piemontesi
del 1656 alle Valli, ma sono le
parole della guida malgascia a
Antananarivo che ci mostra i
luoghi del martirio dei cristiani
al tempo della regina Ranavalona I all inizio del secolo scorso
quando cercò di sradicare il cristianesimo in Madagascar facendo migliaia di vittime. Una storia che unisce le nostre due chiese a secoli ed a 12.000 Km. di
distanza.
Siamo stati in Madagascar,
quest’isola grande quasi tre volte l’Italia, dal 20 al 30 giugno per
l’annuale Consiglio Generale della CEvAA, ospiti della FJKM
(Chiesa di Gesù Cristo in Madagascar) che con oltre un milione di membri di chiesa ed una
popolazione di quasi due milioni
e la più grande chiesa della
CEvAA e maggiore sarà ancora
con l’unione con la Chiesa Luterana altrettanto numerosa, fra
Un paio d’anni.
La Chiesa ci ha ospitati a Ilafy nei dintorni della capitale a
1.250 mt, di altitudine dove ogni
casa ha accanto la sua risaia con
1 inevitabile nugolo di zanzare,
uia in un clima di schietta e
cordiale fraternità.
Durante i lavori del Consiglio è
stata ammessa una nuova chiesa
come membro associato. Si tratta della Chiesa Metodista, già
membro della CEvAA quando era
unita a quella del Benin. La divisione delle due chiese, resa necessaria dalla politica non sempre di buon vicinato fra i due
Paesi, rischiava di escludere il
ramo togolese di questa chiesa
dalla CEvAA di cui pure era
membro fondatore.
Vi è pure stata, per la prima
volta, la presenza del delegato
della Chiesa Presbiteriana delle
vicine Isole Maurizio: una piccolissima chiesa riformata che
vive fra non piccoli problemi
economici, razziali e politici.
La Chiesa Presbiteriana del
Mozambico ha presentato un progetto di evangelizzazione nel
Nord del Paese che potrebbe dare origine ad una Azione Apostolica Comune, cioè ad un lavoro
caratteristico della CEvAA in
cui diverse chiese si uniscono,
sotto alla responsabilità della
chiesa locale, in uno sforzo che
non potrebbe essere portato avanti solo dalle comunità locali.
Un simile progetto è stato anche presentato dalla Chiesa Riformata di Francia a AulnayGrancy, nella periferia nord di
Parigi dove il 60% della popolazione è di origine africana e dove la. Chiesa Riformata si è significativamente inserita africanizzando anche il modo di fare il
culto.
Ho pure presentato nei dettagli l’esigenza di avere un pastore africano come « inviato » in
una nostra comunità romana
per costituire all’interno di questa un gruppo di africani protestanti francofoni.
Il rapporto del segretario generale, il pastore togolese Samuel Ada, la revisione di alcuni
articoli dello statuto, la preparazione alla testimonianza ed al
servizio cristiano sono stati argomenti di fondo iscritti all’ordine del giorno.
Un posto di rilievo è stato
dato a due questioni di fondo:
le borse di studio e la divisione
nella chiesa del Gabon.
Tradizionalmente le borse di
studio per studenti africani erano concesse in università e scuole europee e tali borse sono
sempre appetite. Ma da anni la
CEvAA cerca di orientare sempre di più gli studenti verso
scuole ed università africane in
modo da evitare il grave inconveniente di scuole che non preparano ad affrontare i problemi
africani, ma ne fanno degli spostati sia in Europa che nel loro
Paese. Quest’anno i posti nelle
università europee sono stati ri
servati solo a quei pochi per i
quali le specializzazioni richieste
non si trovano ancora nel Continente Nero.
Una commissione interecclesiastica, nominata dal Consiglio
di Sornetan, Tanno scorso, ha
visitato per sei settimane la
Chiesa Evangelica del Gabon, da
13 anni divisa in due tronconi
in lotta fra di loro. La commissione ha preso contatto con le
singole comunità dei due gruppi e non solo con le autorità
della chiesa e, sebbene la divisione appaia soprattutto fra i
vertici, la situazione permane
molto grave e di difficile soluzione.
Il preventivo 1984 è stato approvato per una cifra di due miliardi e ottocento milioni di lire
delle quali, anno per anno, una
percentuale sempre minore viene destinata al finanziamento
di inviati europei nelle chiese oltremare mentre somme sempre
maggiori sono destinate alla preparazione degli evangelizzatori
ed al lavoro di testimonianza in
Africa e Polinesia. Questo ci sembra essere un sintomo chiaro
che la « decolonizzazione » iniziata dalla CEvAA porta frutti
significativi.
Uno studio particolare è stato
iniziato quest’autunno a Issy les
Moulineaux, vicino a Parigi, e
continuato al Consiglio sul valore delle « opere » nella vita delle chiese. Opere, ereditate da un
passato missionario o meno, ma
che rappresentano oggi pesi difficili a sostenere o scopi superati dal tempo.
Al posto del pastore René
Tiercy che da 12 anni era il segretario finanziario della CEvAA,
ora dimissionario, è stato eletto un laico svizzero: Jakob Sommar di Ginevra. Il segretario teologico, pastore Ametefé Nomenyo, togolese, è stato riconfermato per altri 4 anni.
Per la prima volta è stato invitato al Conseil un rappresentante delle Chiese Valdesi del
Rio de la Piata e la sua presenza ha suscitato un grande interesse.
Franco Davite
Sono pervenute da:
— un circuito, il 13'', che ha risposto collettivamente;
— due opere: Agape e la Casa
Valdese di Borgio Verezzi, che
ospitano la prima campi di studio e ricerca, la seconda la maggior parte dei ’collettivi teologici’ liguri;
— quattro chiese metodiste:
non molte, ma neanche pochissime, se si considera che la tematica « missione » e « CEvAA »
è per loro una novità di questi
ultimi anni; è però auspicabile
che in misura crescente anche le
chiese metodiste si sentano partecipi di questa linea di riflessione e di attività, come del resto già fanno in occasione della
« domenica della CEvAA »;
— quindici chiese valdesi delle quali, stranamente, soltanto
quattro delle Valli, dove pure la
tematica « missionaria » è da più
tempo presente; in molte di queste pare non essere stato sentito
il desiderio di far presente quale eccezionale strumento di animazione teologica è la riunione
quartierale: una delle strutture
che meglio ’tengono’ tuttora nella maggior parte delle chiese
delle Valli e in cui è meglio possibile un effettivo scambio comunitario.
Per tutti i molti che non hanno risposto (sappiamo, per altro,
il tormento dello stillicidio di
questionari, per cui uno di coloro che han risposto, ci ha pur
fatto sentire il suo accorato lamento...), scusandoci se non siamo stati abbastanza chiari e invoglianti, ricordiamo che scopo
del questionario era: 1) censire
ciò che si fa in fatto di « animazione teologica » a livello locale
e regionale; 2) prospettare l’opportunità e l’utilità di un qualche collegamento, per uno scambio di indicazioni, eventualmente di materiale; 3) domandare se
si vedeva possibile e interessante inserire, fra gli argomenti
scelti per la ricerca, anche qualcuno che sia proposto specificamente dalla CEvAA o che emerga dalla sua vita e dalla sua ricerca.
Tentando di sintetizzare le risposte, giunte per lo più molto
accurate e articolate, risulta che
ovviamente gruppi monitori, giovanili, femminili, riunioni di
quartiere (alle Valli, ma anche in
alcune città) svolgono un’utile e
continuativa funzione di « animazione biblico-teologica»; in alcune regioni sono atti-vi e partecipati convegni e collettivi teologici, per lo più gestiti dai partecipanti, di solito su piano regionale e interdenominazionale
(BMV); vi sono poi ovviamente i
campi di studio organizzati dai
vari centri; qua e là anche alcuni centri evangelici di cultura
svolgono un’utile funzione in
questo campo.
Spigolando fra le tematiche
svolte negli ultimi anni, si rileva una netta preferenza per argomenti biblici o per lo studio
di tematiche in prospettiva biblica; citiamo, un po’ alla rinfusa:
battesimo (in relazione al documento BMV), preghiera, culto,
« Immagini di vita » (in vista
dell’assemblea di Vancouver; però meno diffuso di quanto si sarebbe potuto pensare), pace e
disarmo, pace e informatica, Apocalisse, noi e la natura, la missione oggi, il Documento sinodale sull’ecumenismo (anche qui,
non risulta studiato da tutti), lo
Spirito Santo, la mariologia, il
mondo del Nuovo Testamento,
la risurrezione, la teologia protestante, etica del lavoro e uso
del denaro, propamma antirazzista del CEC; in qualche caso,
ma raro, si è cercato di portare nelle chiese le tematiche affrontate nei convegni e nei seminari teologici organizzati dalla
CEvAA.
Dalle risposte, risulta utile e
gradita una possibilità d’informazione reciproca, eventualmente anche con proposta e scambio
di materiale: si tratta di vedere
attraverso quali canali; e in questo quadro c’è chi chiede che il
Comitato italiano CEvAA proponga annualmente, magari attraverso « L’Eco-La Luce », un tema
specifico scaturito dalla ricerca
della CEvAA: « a tutti noi è utile uscire da schemi, da tematiche che rischiano dì chiuderci invece di darci il grande respiro
della compartecipazione evangelica ».
10
10 cronaca delle Valli
5 agosto 1983
UN PROBLEMA SU CUI NON SI RIFLETTE MAI ABBASTANZA
Alcool, vecchia droga
Al Sinodo
Una delle gioie piti belle di
Torre Pellice è quella del reincontro. Dopo le giornate invernali, a volte un po’ fantasma,
usciti dal lungo tunnel delle
piogge primaverili, l’estate porta con sé, poco a poco, gli amici più cari, i fratelli più distanti:
molto spesso, d’improvviso, con
gioia, li vediamo risalire Via Arnaud. E dopo gli abbracci ed i
saluti affettuosi, ben presto, si
parla del Sinodo. E negli occhi
e nelle parole di questi amici,
come di chi li accoglie, si avverte che il Sinodo è sempre, ogni
anno, qualcosa di più che una
semplice assemblea ecclesiastica,
sìa pure la più importante.
E’ innanzitutto, volenti o nolenti, una grande festa, con una
profonda aspirazione ad essere
il più popolare possibile: un Kirchentae. che va ininterrottamente
dal sabato al venerdì, dove vi si
reincontra e si rivive con mille
persone care (molte delle quali
le si vedono solo quella settimana all’anno) e con le quali conoscere di nuovo la gioia di spendere tempo insieme nel racconto
dei fatti, problemi e speranze
dell’anno passato, e nel reciproco
dono di forza, di emozione e di
slancio per l’anno a venire. Ma
non si tratta certo di una festa
paesana con un assordante complesso musicarolo e la vuota allegria del vino: perché qui il motivo per sentirsi "in festa’’ non è
dato dal "volersi divertire”, ma
dalla profondità del fatto di
poter essere per una settimana
intera insieme, deputati e non,
ad occuparci, nell’aula sinodale
e fuori di essa, dei problemi più
importanti, più gravi e più vivi
della nostra esperienza e testimonianza di credenti, quale coinvolta ed organizzata in una Chiesa.
Ciascuno di noi si disinserisce
per un momento dal suo "fronte"
e si raduna con gli altri, per quel
periodo, in quelle che sono pur
sempre, nel nostro cuore, le nostre terre, originarie od adottive,
e li riconsidera il suo lavoro
svolto, le cose realizzate, quelle
fallite, e poi abbandona per un
momento Vattenzione dalla palude della realtà per guardare, insieme agli altri, avanti, per vedere le tappe della strada da fare
e rinfilarsi con rinnovata energia in detta palude. Ma non potrebbe verificarsi tutto questo se
al Sinodo venissero solo le persone titolate a sedersi sui suoi
banchi.
Così come una festa senz’altre
pretese che se stessa sarebbe priva di quella forza ed autenticità
che si vive alla "festa del Sinodo", pure una grigia assemblea
di "ecclesiastici” senza vita e gioia
intorno, sarebbe un momento
molto più povero di quello che è
oggi il nostro Sinodo.
In quella settimana, a Torre
Pellice, si svolgono in realtà due
"sinodi": anello ufficiale, dentro
le mura della Casa Valdese, e
quello popolare, gioioso, fuori da
dette mura, e fra questi due Sinodi si crea quell’osmosi che permette agli uni di vivere con gioia
e con pienezza il loro mandato,
ed agli altri di vivere con profondità, convinzione ed impegno
quei giorni di festa. Ed è così
che ognuno conosce poi la gioia
di poter dire: « Il Sinodo per me
è un grande momento di forza,
di entusiasmo, di ricarica, di
energia e rinnovazione, per affrontare un lungo anno di dura,
difficile testimonianza »! E sarà
tanto più piena la verità di questa confessione, quanto maggiore sarà il numero dei credenti e
degli amici che vorrà partecipare a Questa preziosa settimana,
a costo di accontentarsi di un
angolinó in campeggio.
Alberto Romussl
Qualche decina di anni fa accadeva spesso, il sabato o la domenica sera, di incontrare degli
ubriachi paurosamente barcollanti dopo l'abbondante libagione all'osteria; talvolta si trovavano addirittura crollati nel fossato lungo la strada che doveva
riportarli a casa. Oggi il triste
spettacolo, è almeno qui alle Valli, in netta diminuzione: è un
buon segno? vuol dire veramente che da noi come altrove si
consuma meno alcool?
Può darsi che chi ama vino e
liquori sappia oggi più facilmente controllarsi e gli succeda perciò più di rado di prendere una
sbornia. Ma la ragione può essere anche molto più grave: statistiche ci dicono che in Italia, accanto al 3-5% di astemi e al 75%
ca. di bevitori moderati, vi è il
20% di « bevitori inadeguati »,
cioè col rischio di diventare, se
non lo sono già, « alcool-dipen
denti » (per non usare il termine sgradevole di « alcoolizzati
cronici »). Si calcola che in Italia questi siano ormai circa un
milione e mezzo, una cifra molto
superiore a quella dei tossicodipendenti da morfina o eroina.
L’alcool - dipendente non prende facilmente la classica sbornia perché è già da tempo assuefatto a forti dosi di alcool
circolanti nel sangue; quello che
teme soprattutto è la crisi di
astinenza dalla sua droga, cioè
da una brusca mancanza della
sua dose giornaliera di alcool a
CUI il suo organismo è sempre
più condizionato; una situazione
molto simile a quella che avviene per il drogato da oppiacei:
anche l’alcoolizzato tende a non
superare il suo dosaggio, conoscendone i rischi per il suo organismo già debilitato.
Come per altre droghe, la ni
Giornata dell'Eco
delle Valli Valdesi
Sabato 27 agosto
Torre Pellice: Piazza Muston
PROGRAMMA DELLA GIORNATA:
Inizio della GIORNATA alle ore 10 con esposizione di stands
su Claudiana, Società di Studi Valdesi, Agape, Èco delle Valli Vaidesi, ecc. e di alcuni artigiani locali.
È previsto un servizio continuativo di buffet e ristoro in collaborazione con il ristorante Bistrò di Torre Pellice. Inoltre « Asado
Criollo »: per chi avrà prenotato in tempo sarà possibile verso sera,
degustare l’asado preparato da un gruppo latino-americano.
Ci sarà, per tutta la "giornata” la vendita diretta delle incisioni
ispirate a Lutero del pittore Scroppo che autentificherà le copie, delValbum musicale della Corale di Villar-Bobbio Pellice e del nuovo
libro, edito dall’A.I.P., sugli "Itinerari alle Valfi”.
Nel corso di tutta la GIORNATA avremo momenti musicali
alternati a momenti di informazione sulla situazione in America
Latina, sui lavori della Federazione delle Chiese Evangeliche nelle
zone terremotate, sulla sesta Assemblea ecumenica di Vancouver, su
realtà e prospettive deirEco delle Valli Valdesi a più di cento anni
dalla sua nascita...
È prevista una lotteria con numerosi premi (week-end aH’Hótel
du Pare per due persone, anfora d’argento ecc.) e una pesca per
ragazzi. Chi vuole offrire premi per la lotteria e la pesca è pregato di riferirsi alla libreria Claudiana di Torre Pellice.
Tavola Rotonda: alle 21 la GIORNATA ospiterà un dibattito su
’’Resistenza ieri, resistenza oggi” con interventi di esponenti del mondo della cultura e del mondo evangelico: Alessandro Galante Garrone,
Giorgio Rochat, Ettore Serafino, Carlo Gay.
Le prossime riunioni organizzative che si terranno mercoledì 10
e venerdì 19 agosto presso la casa unionista di Torre alle 21
sono naturalmente aperte a tutti gli interessati. (Per informazioni,
contatti ecc. telefonare al 0121/944111, past. Platone).
XV AGOSTO
L’assemblea popolare del 15 agosto avrà luogo quest’anno a Pramollo, a pochi minuti a piedi dal tempio della Ruata,
salendo per la strada che porta a Las Arà.
PROGRAMMA
10: Culto presieduto dal past. Paolo Spanu.
Ore 11: Giorgio Bouchard: Il Consiglio Ecumenico dopo
l’Assemblea di Vancouver.
Ore 14 : « Dove vanno i nostri istituti per anziani? »
Tavola rotonda con l’intervento di Franca Coisson,
Presidente della Comunità Montana Val Pellice, Livio Gobello, Direttore dell’Asilo per vecchi di Luserna San Giovanni, Alberto Taccia, Vice-moderatore. Seguirà un dibattito con domande e interventi
del pubblico.
— Pramollo si raggiunge salendo da San Germano (dal
ponte di S. Germano sono circa 10 km). Due parcheggi saranno
indicati nella piazza accanto alla chiesa e vi sarà un servizio di trasporto fino al luogo dell’incontro per chi ne avesse
bisogno.
— Un servizio bar con buffet freddo sarà messo a disposizione di chi lo desidera.
— L’incontro si trova a circa 10 minuti di cammino a piedi dalla chiesa.
— In caso di cattivo tempo l’incontro si terrà nel tempio.
La Commissione Esecutiva Distrettuale
pendenza è progressiva, ma non
strettamente legata alla quantità di alcool ingerito; facilmente
infatti c’è anche una « predisposizione » alla intossicazione, sia
per cause ereditarie che genetiche, quest’ultime legate cioè alle strutture cellulari del nostro
corpo. Ma accanto a questo ha
importanza l’ambiente familiare
( « il vino fa bene anche ai ragazzi! »), le frequenti delusioni
della vita associativa e lavorativa, la stessa facilità di reperimiento dell’alcool: tutto può
spingere all’abuso.
Cosa fare? Il nostro primo
compito, credo, è quello di una
diffusa informazione; abbiamo
una responsabilità collettiva perché nelle nostre Valli non vengano sottovalutati i rischi dell’abuso dell’alcool. Anche perché
lo Stato non sembra interessarsene molto; lo preoccupano soltanto i problemi dell’esportazione vinicola, trascurando il fatto
che il 30% circa dei ricoveri negli ospedali italiani è motivato
daH’alcool, sia per malattia che
per infortunistica.
Daniele Rochat
Appuntamenti culturali
CORSO DI
MUSICA OCCITANA
TORRE PELLICE — Si svolgerà tra
il 5 e il 7 agosto un corso di musica
e cultura occitana « La ghironda, l’organetto, il canto, la danza, la cucina nella tradizione ».
Venerdì 5 agosto nei comuni di Bobbio, Villar Pellice, Luserna Alta, Angrogna, Lusernetta, Bricherasio, Rorà,
Bibiana vi saranno rappresentazioni
di musiche, canti, danze.
Sabato 6 e domenica 7 agosto a
Torre Pellice, conferenze, dibattiti, audiovisivi, spettacoli, cucina tipica.
Per informazioni e iscrizioni rivolgersi alla Comunità Montana (tei. 012i
91514 e 91836).
Concerti
TORRE PELLICE — Numerose sono le
iniziative organizzate dalla Pro Loco nei
mese di agosto. Tra queste segnaliamo:
Venerdì 12, ore 21 nel Tempio valdese: concerto di organo, contrabbasso, flauto, pianoforte.
Sabato 20, ore 21 nel Tempio valdese: concerto di organo e flauto dolce.
SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
Viaggio in Germania
Il viaggio di studio nei luoghi
storici della Riforma luterana, di
cui è stata data nel n. 29 del
nostro giornale una prima indicazione di massima, è ora definitivamente fissato nelle sue grandi linee. Il viaggio, a cura della
SSV per quanto concerne l’aspetto storico-culturale, è per la
parte organizzativa affidato alla
Malan Viaggi. Il periodo ha dovuto essere spostato per motivi
organizzativi ed economici di
qualche giorno ed è ora fissato
per i giorni 28 settembre - 6 ottobre.
Il prezzo comprendente viaggio, pernottamento, prima colazione, cena in albergo di seconda categoria è previsto in lire
500.000 circa. Con partenza da
Torre Pellice, tappa intermedia,
soste a Eisenach, Weimar e
Potsdam, rientro da Tubinga con
tappa intermedia. Il programma dettagliato con tutte le indicazioni logistiche verrà fornito a
tutti gli iscritti
Per iscrizioni rivolgersi alla
sig.ra A. Gardiol, viale Trento 16
Torre Pellice (t. 91277). Si ricorda che è necessario il passaporto individuale ed il versamento
di L. 200.000 di caparra. Per i
partecipanti residenti fuori Torre Pellice sono previste tappe a
Torino e nella zona di Milano.
Per quanto riguarda eventuali
passaporti da rinnovare o fare
ex novo rivolgersi a Domenico
Abate, viale Dante 55, Torre Pellice (tei. 91373).
CANTI DELLA VAL CHISONE E GERMANASCA
La bèllo a la fènétro
Un nuovo lavoro di ricerca,
pubblicato in questi giorni e distribuito nei centri di vendita
delle valli, viene ad arricchire la
documentazione relativa alla musica tradizionale dell’area culturale valdese: si tratta di una
musicassetta dal titolo « La bèllo
a la fénétro ■ Registrazioni dal
vivo di cantori e suonatori delle
Valli Chisone e Germanasca »,
prodotta dall’Associazione Culturale « La Cantarana », frutto
delle ricerche che questa Associazione, costituita dal Gruppo
di Musica Popolare di Pinerolo
per dare un assetto giuridico e
organizzativo più stabile alla propria attività, svolge nella zona
già da diversi anni. Come dice
il titolo la cassetta contiene
una quarantina fra canti raccolti dalla voce dei cantori locali e
danze eseguite dai suonatori ancora in attività: l’area di ricerca
abbraccia l’inverso della bassa
Val Chisone e, passando per Perosa Argentina, tutta la Val Germanasca. Il repertorio presentato rispecchia naturalmente le
caratteristiche culturali della
zona: prevalenza di canti in francese e in patouà, accanto a testi
di diffusione più recente in piemontese e italiano, mentre fra le
danze largo spazio è riservato a
quelle tipiche delle valli eccitane,
in particolare alla « courènto ».
Alla cassetta è allegato un opuscolo con note di presentazione,
testi e traduzioni dei canti, e
una documentazione fotografica
delle ricerche: nelle pagine centrali sono raccolte inoltre delle
fotografie d’epoca, che ricordano
alcuni dei più noti suonatori locali e permettono uno sguardo
retrospettivo verso il periodo in
cui queste musiche erano parte
essenziale della vita quotidiana
dei valligiani.
« La bèllo a la fénétro » è il
2° volume di una serie di musicassette di documentazione sonora che « La Cantarana » ha
avviato nel 1981 con la pubblicazione di « Canté Balé Fijette »,
e che nel 1982 ha trovato ulteriore sviluppo con l’uscita del disco/musicassetta di riproposta
del Gruppo di Musica Popolare
di Pinerolo « La bello vigno ».
Chi volesse mettersi in contatto per ogni eventualità con l’Associazione o col Gruppo di Musica Popolare di Pinerolo, può
scrivere alla sede de « La Cantarana » - Via dei Rochis, 34 - Pinerolo, o telefonare nelle ore serali a Mauro Durando (0121/
73895) o Cesare Boni (0121/72043).
11
5 agosto 1983
cronaca delle Valli ÍÍ
DUE PUBBLICAZIONI PER LE VOSTRE GITE ESTIVE
Grande Traversata delle Alpi
Ecco, pronto per questa calda
estate, il terzo « volume-guida »
sugli itinerari della ormai conosciuta ed apprezzata realizzazione di una « traversata », dal mare a Nord e poi ad Oriente, dell’arco alpino.
Un anno fa parlammo da queste colonne del secondo volume
(come quest’ultimo edito da
Friuli e Verlucca, il primo - 1981 , dovuto invece alla cura del Centro Documentazione Alpina di
Torino) lodandone la chiara impostazione, la ricchezza di notizie e indicazioni, non solo topografiche, ma anche storiche, culturali, etniche.
La «guida» edita quest’anno integra quelle precedenti (donde
l’utilità di possederle tutte, per
chi vuol programmare grandi
« randonnées » di valle in valle,
o anche solo viverle con l’immaginazione seguendone i percorsi
sui testi e sulle carte se non ha
più la forza fisica per esserne
protagonista, soluzione cui purtroppo sento di dover sempre
più, invecchiando, adattarmi).
Le integra in due sensi:
1) prolungando il meraviglioso tracciato da Quincinetto (imbocco della Valle d’Aosta) sino
alla Valle Anzasca, la splendida
Valle Ossolana che dalla statale
del Sempione si inerpica sino alle precipiti cascate di ghiaccio
de] Monte Rosa sulla conca verde di Macugnaga.
2) Tracciando degli «anelli»:
l’un tra le valli Maira - Varaita
- Po, di estremo interesse, per la
bellezza spesso aspra e selvag
gia delle zone interessate; altro
intorno al Parco Orsiera-Rocciavrè, già considerato nel precedente volume; altro, infine, detto « delle Valli Valdesi ».
Su questa parte del volume
(da pag. 47 a pag, 83) vogliamo
ovviamente soffermarci un po’
più a lungo.
Comprende una breve presentazione dei Valdesi, delle loro
lingue e culture, a cura della
nostra benemerita Società di
Studi Valdesi; due efficaci sintesi
su « l’ambiente fisico e il paesaggio » e su « la fiora e la fauna » dovute alla peima di Valdo
Benech; e la descrizione del
percorso, con partenza e ritorno da ed a Torre Pellice, attraverso Bars d’ia Taiola, Sea, Pra
del Torno, Vaccera, Pramollo,
Lazará, Perrero, Massello, Balziglia. Colletto Fontane, Rodoretto, Galmount, Ghigo di Frali,
Col Giulian, Villanova, Prà, Grange Pis (rif. Barbara), Carbonieri, Comba Liussa, Valenza, Pian
Prà, Rorà.
Un percorso che abbiamo indicato con pochi riferimenti toponomastici (le località più note) ma che nel volume è « vissuto » più dettagliatamente, ma
soprattutto con un intelligente
riferimento alle località non solo
paesaggisticamente ma anche
storicamente più interessanti.
Non possiamo che rallegrarci
per questa parte di rilievo data
alla nostra storia ed ai luoghi ove fu vissuta, e quindi per questa
testimonianza, che vien resa in
modo così efficace, della nostra
fede: è qualcosa di più di quel
che posson dare altre valli, altre
zone attraversate dalla G.T_A.,
soprattutto se chi nelle nostre
valli abita saprà cogliere l'occasione che ci viene offerta di farci
conoscere, anzi, direi (e non è un
semplice giuoco di parole) « riconoscere ».
Concludendo, mi vien di richiamare all’attenzione del cortese lettore una coincidenza: in
concomitanza con il terzo volume sulla G.T.A, ha visto la luce
un bel volumetto edito dalla
A.I.P. come supplemento a « L’Eco delle Valli Valdesi », n. 28 del
15.7.83, « Itinerari alle Valli Vaidesi» che, dopo tma presentazione « storica » di Osvaldo Coìsson, e delle note sulla fauna e la
fiora, passa a descrivere ben 24
brevi ma suggestivi itinerari ognuno accompagnato da una
cartina disegnata da R. Genre,
tutti di poche ore di percorrenza, tracciati da G. Baret, V. Benech, R. Genre.
Un davvero prezioso volumetto, arricchito da belle fotografie a colori, che si inserisce... a
pennello in quella parte del volume della G.T.A. 1983 relativa
all’anello delle Valli Valdesi di
cui sopra abbiamo detto.
E chiudo, ringraziando gli amici che curando queste «guide»
ci conducono senza la fatica della ricerca sui sentieri che collegano non solo borgo a borgo,
valle a valle, ma il nostro passato al presente; il che rende
più agevole e sereno il cammino verso il nostro « domani ».
Ettore Serafino
Itinerari alle Valli Valdesi
Quando nel 1980 uscì sul nostro
giornale la prima serie di itinerari alle Valli, nessuno pensava
che a questa avrebbero fatto seguito altre serie, comparse nel
1981 ed ’82, fino a giungere a questa piccola raccolta.
La buona accoglienza avuta
fra i lettori ci ha spinto a proseguire affinando gli strumenti di
indagine e richiedendo un mag.giore impegno e coordinamento
all’équipe degli autori.
11 libro si inserisce in un filone di ricerca condotta in questi
anni su più fronti (es. G. T. A. Grande Traversata delle Alpi rinnovo dei musei, ecc.) per dare nuovi strumenti all’escursionista, a colui che è interessato
alla storia ’’minore” e a colui
che ama parlare con la gente che
incontra.
In piena civiltà dei consumi e
dei mezzi di comunicazione di
masp nercorrere le Valli e sforzarsi di vederle per quello che
sono state o che sono ci pare
una cosa importante e da incoraggiare. Naturalmente anche le
Valli cambiano, lo spopolamento in alto fa sì che itinerari un
tempo ben frequentati dai montanari ora siano del tutto improponibili perché insicuri e con
tracce quasi inesistenti.
Gli ^ autori si sono quindi posti l’obiettivo di documentare
zone in cui fosse ancora possibile ritrovare testimonianze significative di un passato non
troppo remoto, prima che il
tutto sparisca perché non più
tramandato con amore alle
nuove generazioni.
11 libro inoltre, valicando i
confini dell’abituale lettore del
giornale, dà alcune presentazioni sulla storia locale, sulla flora e sulla fauna, utili per situare le località e per un inquadrainento generale oltre a delle note rivolte aU’escursionista affinché ammiri, goda di ciò che la
natura offre, ma la rispetti.
Infine per quanto riguarda i
nomi dei luoghi, ci si è sforzati
j oltre alla dizione
(Istituto Geografico
Militare) anche quelli nella parlata locale.
Il libro, edito dall'A.I.P.,
è in vendita presso le librerie Claudiana, e le principali librerie delle valli
valdesi. Costo lire 4.900.
Speciali condizioni per
acquisti diretti dei nostri
abbonati presso la nostra
amministrazione a Torino
(Via Pio V, n. 15).
COMUNE DI ANGROGNA
PROVINCIA DI TORINO
AVVISI DI CONCORSO
E’ indetto pubblico concorso per titoli ed esami
ad un posto di « Operaio addetto alla guida di mezzi
meccanici ed all’esecuzione di lavori in economia ».
Titolo di studio richiesto: licenza scuola media inferiore. Scadenza 17 agosto 1983.
E’ indetto pubblico concorso per titoli ed esami
ad un posto di « Applicato ». Titolo di studio richiesto;
licenza scuola media inferiore. Scadenza 17 agosto 1983.
Per informazioni rivolgersi alla Segreteria del
Comune.
Angrogna, 18 luglio 1983
Il Sindaco
(CoissoN prof. Franca)
Pro Associazione Amici
Asilo dei Vecchi
di San Cèrmano
Doni pervenuti nei mesi di aprile, maggio, giugno 1983.
L. 1.000.000: Dau Long Olga.
L. 800.000': il figlio Valdo in memoria
di Adele Monnet vedova Bleynat.
L. 500.000: L'Unione Femminile dal
provento del Bazar 1983.
L. 100.000: N. N. ricordando fida Baimas nel giorno del Bazar.
L. 96.000: Personale docente e non
docente della scuola materna « Montessorl » e Direz. Didattica 1° Circolo
Pinerolo, in memoria di Tron Ida Lidia
vedova Bessone.
L. 80.000: Unione Femminile di Villar
Perosa.
L. 70.000: Amely e Jimmy D'Amelio
in ricordo dei loro cari Irma e Temicou
Bouchard.
L. 50.000: Paolina Bertalmio v. Graverò, Perosa Argentina, ricordando il
fratello Amedeo; Famiglia Martini, Torino, in memoria del dottor Marco;
Sig.a Anita Dessi, in memoria del marito; Gruppo A.N.A. S. Germano e Pramollo, in memoria di Bosia Egidio; Meynier fida ■■ ricordando tutti i miei cari ».
L. 41.500: Vicini di casa delle Gorge,
fiori in memoria di Berger Margherita.
L. 40.000: Ines e Adolfo Bouchard,
ricordando il caro figlio Armando e la
cara fida.
L. SO.OOOr Associazione Carabinieri in
Congedo di S. Germano in memoria di
Long Attilio; Nella e Emilio Bertalmio,
Villar Perosa, in memoria cognato e
fratello Amedeo.
L. 25.000; Claudia Zanghi, in occasione della Confermazione; Gli amici del
Centro d'incontro ricordando Egidio Bosia; Anita e Ugo Sappè, ricordando il
caro amico Ettore Sappè.
L. 20.000; Vera e Branco Stalle; Amalia Balmas Peyla, ricordando Oscar Durand; Federico e Anita Ribet, in occasione festa dei 90.enni.
L. 15.000: Lina Bounous, in occasione
della festa del 90.enni.
L. 13.000) Guido Baret.
L. 10.000: Balmas Ida v. Peyronel, in
memoria del marito e dei suoi cari:
Fam. Giovanni Bertalot, ricordando Germaine Long; Fam. Silvano Bisi, Pramollo; Federico e Anita Ribet, ricordando Germaine Long; Alma e Nida Pons,
in memoria di Long Germana; Céline
Musso, in occasione della festa dei
90.enni.
Pro Rifugio « Carlo Alberto »
Doni pervenuti direttamente al Rifugio
Re Carlo Alberto
Aprile 1983
1. 349.000; Comitato Valdese di Ginevra in occasione del 17 febbraio.
L. 250.000: Manuela Aliarlo in Blagetti.
L. 155.033: I dipendenti del Rifugio
R. C. Alberto in mem. della mamma del
direttore,
L. lOC'.OOO: I figli in memoria della
mamma Laura Sappè.
L. 50.000: Rostagnol Aldo.
L. 30.000: Per un caffè Laura Beppino
e Marco in mem. di nonno Mario e della
nonna Laura.
L. 20.000: della nonna tabaccaia, della Sig.ra Sibille Margherita.
L. 5.000; Bouchard Sappei Emma, in
mem. dei fratelli Durand e del cognato
Rivoira Davide.
Maggio 1983
L. 56.000: Comunità di Morges, Svizzera,
L. 40.000: Il fratello la sorella i nipoti, ricordando Anna Salvai ved. Tron.
t. 30.000; Bertalot Giovanna.
L. 10.000: Gay Vanni e Enrica (San
Secondo).
Giugno 1983
L. 400.000: Sig.a Anna.
L. 300.000; N. N.
L. 100.000: I colleghi di lavoro di Paolo Cattaneo del Teatro di Genova dell'Opera, in memoria del suo papà.
L. 25.000: Elide Platzer della Chiesa
di Milano, in mem. della mamma.
L. 20.000; Eynard Arnoulet Franco e
Fiorentine,
AVVISI ECONOMICI
CASA VALDESE per Ferie Rio Marina (Isola d’Elba) cerca ragazze
servizio volontario dal IS agosto al
15 settembre corrente stagione. Telefonare al numero 0505/962141.
RINGRAZIAMENTO
« Le mie pecore ascoltano la
mia voce, ed io le conosco
ed esse mi seguono; ed io do
loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà
dalla mia mano »
(Giovanni 10: 27-29)
Il marito, la figlia ed i congiunti
della compianta
Paolina Paschetto in Albarin
ringraziano i medici curanti, le infermiere, il personale e le signore volontarie dell’Ospedale Valdese di Torre
Pellice, i pastori S. Zotta, B. Bellion e
M. Pons, i vicini di casa e tutte le
gentili persone che presero parte al
loro lutto.
Luserna San Giovanni, 2 agosto 1983
« Io mi son rallegrato quando
m’han detto; Andiamo alla casa
dell’Eterno » (Salmo 122 : 1)
La mattina del 24 luglio 1983 il Signore ha chiamato a Sé
Madeleine Reuel Schweizer
Fiduciosi nell’aiuto Divino ne danno annunzio il figlio Pierre con la moglie e i figli Claudia e Bruno.
La presente vale quale partecipazione e ringraziamento per chi è stato
vicino alla famiglia.
RINGRAZIAMENTO
« Mi son rallegrato quando
m’han detto: Andiamo alla casa
dell’Eterno » (Salmo 122: 1)
Il figlio ed i famiUari del compianto
Renato Paschetto
commossi e riconoscenti ringraziano
tutti coloro ohe in qualsiasi modo hanno preso parte al Ioto dolore.
Un particolare ringraziamento al
dott. Sappè, al persondie medico-infermieristico dell’Ospedale Valdese di
Torre PelUce, al pastore Cipriano
Toum, ai componenti l’Uff. P.T. di
S. Secondo e Porte ed ai vicini di casa.
Prarostino, 29 luglio 1983
RINGRAZIAMENTO
« Io ho combattuto il buon
combattimento, ho finito la
corsa, ho serbato la fede »
(II Timoteo 4: 7)
I familiari di
Lidia Masse! ved. Peyronel
ringraziano quanti hanno partecipato
al loro dolore. Un particolare ringraziamento va al personale medico e
paramedico dell’Ospedale Valdese di
Pomaretto, al personale tutto della
Casa di Riposo di San Germano Chisone e al predicatore locale Claudio
Tron.
Fuetto dì Ferrerò, 11 luglio 1983.
USL 42 - VALLI
CHIS0NE-CERMANA8CA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefo
no 81000 (Croce Ver.n.i
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 7 AGOSTO 1983
Fenestrelle: FARMACIA GRIPPO Via Umberto I, 1 - Tel. 83904.
San Germano CbiSone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USL 44- PINER0LE8E
(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664
USL 43-VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Prefestiva-festiva; tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 7 AGOSTO 1983
Lusema San Giovanni: FARMACIA
GAIETTO - Via Roma 7 - Telefono
909031.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre PelLce; telefano 91.996.
12
Í2 uomo e società
5 agosto 1983
UNA RICHIESTA DA HIROSHIMA
Mai più ia bomba!
AMNESTY INTERNATIONAL
Restituite i padri, restituite le
n ■ . {.madri
Restituite i vecchi
Restituite i giovani
Restituitemi me stesso, restitui
, {temi quanti
son legati a me
Finché esisterà l’umanità, questa
{umanità
restituite la pace
una pace indistruttibile.
Questi versi sono stati scritti
dal poeta giapponese Sankichi
Toge, colpito da radiazioni atomiche ad Hiroshima il 6 agosto
del 1945 e morto per le conseguenze nel 1953. a soli 36 anni.
Questi stessi versi sono incisi
su una stele eretta nel Parco della Pace di Hiroshima, non lontano dal noto museo-sacrario.
Il ripetersi costante del verbo
«kaesu» (restituire) nella sua
forma imperativa conferisce alla
composizione forza e vigore, che
si trasmettono al lettore, tramutMdo ima spontanea pietà iniziale in indignazione e ribellione
contro l’attuale, costante minaccia atomica. I versi sono una richiesta insistente ed angosciata
udì irrealizza.l)il6. Non è infatti
possibile tornare alla mattina
del 6 agosto 1945 prima dell’apocalisse; l’umanità non può più
tornare ad un’era non tormentata dal nucleare. E non solo
non è più possibile ritrovare
quanti — padri, madri, vecchi,
bambini ^— in quel giorno sono
stati tolti da questo mondo, ma
non è neanche concesso di ritrovare se stessi, non si è più padroni di se stessi, il proprio destino è in altre mani, è legato
all’arbitrio di un evento che potrebbe distruggere il mondo.
Ma pur nell'angoscia e nel grido disperato s’affaccia una speranza, una proposta: la pace,
una pace duratura ed infrangibile, ima pace per l’umanità. Solo infatti una pace vera, giusta,
fatta da e per gli uomini può restituire all’individuo la dignità
altrimenti perduta, può restituire un corretto rapporto con il
prossimo altrimenti falsato dalla paura e dalla diffidenza, può
restituirci i nostri cari in una
vita serenamente vissuta.
Due volte consecutivamente
tornano negli ultimi tre versi le
parole umanità (ningen) e pace
Epistole Utilità della critica biblica
(segue da pag. 6)
c’è frontiera netta — dell’epoca
apostobca, del Nuovo Testamento; devo restare attento a
questo spessore”, alla distanza
Me pian piano si va stendendo
fra la predicazione e il movidi Gesù e il costituirsi
della chiesa, della sua teologia,
organizzazione, liturgia, cultura.
E anche accettando il grande cànone, devo cercare appassionatamente il cMone nel cànone: Cristo il Cristo di Paolo, la croce.
Intorno a questo centro, non
deposito” ma vita pulsante, può
e deve ordinarsi il resto; a contatto con questo centro vivo —
per cui non ho altre garanzie che
lo Spirito, per fede — può anche risultare che cosa, qua e là,
ai margini del Nuovo Testamento stesso, è secondario, contingente, forse sviante, con le più
sante intenzioni.
Ce ne stiamo accorgendo oggi,
forse con più chiarezza che al1 epoca della stessa Riforma, nel
confronto ecumenico: è su base
biblica la Bibbia degli Atti, di
Efesini, delle Pastorali, in particolare — che ci viene e ci verrà
sempre più avanzata la proposta
cattolica e quella cattolico-ecumenica dei vari « BEM » (Lima
’82. i documenti di Fede e Costituzione su battesimo, eucaristia
e ministero), almeno nelle loro
parti più discutibili. Con forzature, certo, perché in certe parti
del N.T. si tratta comunque di
tracce, di tendenze molto embrionali pre- (o proto-) cattoliche; ma su base in parte biblica.
Li ascoltiamo quindi, questi testimoni della Parola di Dio, ma
con attenzione vigile, chiedendo
lo Spirito per discernere gli spiriti. Gino Conte
(1) Non posso qui dettagliare questi argomenti; ma invito i lettori ad
andare a leggersi o rileggersi le pagine
relative del prof. Corsani nel citato (da
T. Balma) voi. 3» della Guida alla leitura della Bibbia: Gli Atti e le Epistole (Claudiana, Torino 1978). ma anche e soprattutto nel voi. 2” della sua
pregevole e leggibile Introduzione al
Nuovo Testamento - II: Epistole e
Apoccdisse (Claudiana, Torino 1975):
B. Corsani ha scritto in modo piano e
pacato un’opera di larghissima informazione e sintesi, a mio modesto parere molto serena, misurata. Si potranno anche utOmente leggere le pagine,
più accese senz’altro, che alla nostra
questione dedica E. Kasemann in Appello alla libertà (Claudiana, Torino
1972).
(segue da pag. 6)
datarne la composizione con più
esattezza, e quindi seguire meglio il cammino della fede, l’evolversi delle forme legali o istituzionali, la trasformazione del
linguaggio religioso e cosi via.
Cosi è utile renderci conto, per
es., che Paolo ha scritto prima
dei quattro evangelisti, o che i
grandi profeti sono anteriori alla maggior parte dei testi legali
del Pentateuco.
Se si prende sul serio il fatto
che la rivelazione divina è avvenuta nella storia, per uomini di
epoche diverse, ciascuna con il
suo tipo di civiltà e di cultura,
non si potrà non tener conto di
tutti i condizionamenti dovuti
all’epoca, agli usi e costumi, alle
influenze d’ordine culturale e storico-religioso dell’ambiente.
Questo metodo di lavoro non
è diverso da quello impiegato
per comprendere i passi biblici
che parlano di storia, di astronomia, di scienze naturali: lo scopo della rivelazione divina non è
dì sostituirsi alla ricerca dell'uomo, informandolo su tutti questi temi scientifici, ma di por
targli un messaggio di salvezza,
di appello, di consolazione. I riferimenti alle scienze naturali,
per es. i primi capitoli della Genesi; all’astronomia, per es. Giosuè 10; 12; alla storia, per es. le
genealogie (quelle dell’A.T. o
quelle di Gesù) spesso approssimative 0 contraddittorie, non sono lo scopo della rivelazione, ma
il contorno, o il punto d’aggancio, qualche volta il veicolo per
il messaggio di Dio agli uomini.
La Parola di Dio si è servita dei
veicoli e dei punti di aggancio
che la cultura o la mentalità dell’epoca metteva a disposizione.
E’ giusto riconoscerlo tanto per
l’astronomia quanto per i problemi di origine (data e autori)
degli scritti biblici. Si deve tener conto dei condizionamenti
culturali dell’epoca come si tiene conto di quelli letterari: per
es. della finzione poetica e parabolica. Non farlo, porterebbe a
dare valore assoluto, sul piano
storico o su quello scientifico, a
particolari che gli antichi consideravano secondari e relativi, rispetto al messaggio religioso.
Bruno Gorsani
Denuncia sull’Italia
(heiwa), a significare lo stretto
rapporto che esiste tra queste
due realtà, due elementi interdipendenti ed inseparabili. Spetta
all uomo, responsabile dei propri atti, assicurare la pace; e
d’altra parte solo questa può
conferire dignità all’uomo.
A chi è rivolta quindi questa
richiesta insistente di restituzione? A chi ha ordinato il bombardamento? a chi ha sganciato materialmente la bomba? a chi l’ha
realizzata? No, costoro, anche se
fossero ancora in vita, non potrebbero in alcun modo più riparare il male causato. Questo
imperativo è rivolto invece a tutti noi, a noi uomini, a noi umanità (ningen). Sta a noi restituire
a noi_ stessi, ai nostri figli, alla
umanità che ci se^irà un mondo di pace, di giustizia, di amore.
Raccogliarno quindi l’invito
pressante, l’imperativo rivoltoci
da Sankichi Tóge. Egli stesso,
pur martoriato nella carne, negli otto anni in cui è sopravvissuto alla contaminazione, ha dato un significativo esempio di tale impegno.
Carlo Vicari
Nel numero del 14 gennaio
scorso il nostro settimanale ha
pubblicato il Rapporto 1982 di
Amnesty International (A.I.), la
organizzazione che si batte per
i diritti dell’uomo nel mondo.
Già allora un accenno era stato
dedicato all’Italia, relativamente
alla situazione di vari obiettori
di coscienza, come pure in relazione al fatto che diversi imputati rimangono in prigione per
anni prima di venir processati.
Ora, in un documento recentemente diffuso (un opuscolo di
una trentii^ di pagine dal titolo :
« Interventi e motivi di preoccupazione di A.I. in Italia») la segreteria internazionale ritorna in
argomento in modo particolare
su tre punti e vale a dire : la regolamentazione del servizio civile alternativo a quello militare,
la durata eccessiva della carcerazione preventiva, i maltrattamenti e le sevizie denunciati da
detenuti.
Per quanto riguarda il primo
punto, A.I. ricapitola la storia
dell’obiezione di coscienza in Italia e constata che un numero
sempre maggiore di giovani, anno dopo anno, opta per il servizio civile malgrado esso comporti, con l’attuale legge punitiva,
una durata maggiore di ben otto mesi. A.I. fa inoltre notare
che sia la legge attuale che le
successive proposte che dovranno
essere esaminate non accettano
le motivazioni politiche all’o. di
c. e le disposizioni prevedono ancora condanne per i cosiddetti
« obiettori totali » cioè per coloro che respingono sia il servizio militare che quello civile. Altro motivo di preoccupazione è
dato dal fatto che attualmente
non è previsto che un giovane
arruolato possa cambiare idea
durante il servizio militare. A.I.
ha scritto al competente ministro su questi ed altri punti, ma
non ne ha avuto risposta.
Per quanto riguarda la detenzione in attesa di giudizio, ed i
troppo lunghi periodi di carcerazione preventiva, dopo aver ricordato che la « legge Valpreda »
ha in parte ovviato alla cosa A.I.
nota che ancora oggi — per i
reati di insurrezione armata contro lo Stato — la carcerazione
preventiva può essere di oltre
10 anni, un periodo troppo lungo ed in netto contrasto colTart.
6 della Convenzione Europea dei
Diritti dell’Uomo, che l’Italia ha
ratificato e secondo cui «ogni
persona ha diritto ad un’equa e
pubblica udienza entro un tempo ragionevole», in particolare,
A.I. contesta e critica l’eccessiva
I soldi possono tutto?
(segue da pag. I)
seguenze emerse a distanza di
mesi?
— Questo è l'altro volto del problema. Tali danni non sono stati
pagati, né al processo si è parlato delle donne costrette ad abortire o dei bambini nati con
deformazioni. Nessuna persona
coinvolta in questi episodi si è
costituita parte civile.
— Perché?
— Personalmente penso che 1
condizionamenti culturali abbiano giocato una parte rilevante.
Questa gente preferisce stare alla finestra, per non pubblicizzare
la propria realtà in un processo che catalizza l’attenzione dei
mass-media. Se l’artigiano che si
è visto rendere inutilizzabile il
laboratorio esige un risarcimento adeguato, la donna costretta
ad abortire, all’epoca clandestinamente, si trincera dietro a
quel « rispetto umano» tipico
della provincia italiana. Ovvero
aacetta la sua situazione come
una colpa morale, che non può
essere rapportata a un danno
economico. Sono episodi del vissuto personale, che non devono
diventare di dominio pubblico. E’
probabile che, successivamente,
verranno intentate cause civili
che discendono dal processo penale, se quest’ultimo si concluderà con una condanna. Solo allora, forse, emergeranno alcuni
fatti, ma sarà troppo tardi e si
sarà persa un’occasione.
— Slamo di fronte alla classica distinzione fra sfera del privato e immagine pubblica tipica
della «cultura cattolica ».
— In effetti, se e quando verranno discusse le cause civili di
cui accennavo, i riflettori dei
mass-media (attualmente puntati
su Sevéso a livello europeo, se
non mondiale) inseguiranno altri
obiettivi, e l’interesse del grande pubblico sarà scemato. Un
vero peccato, perché il ritegno di
pochi, questa volta, ha danneggiato la lotta di tutti per un ambiente e per condizioni di lavoro meno inquinati. Sarebbe invece stato giusto mettere l’opinione pubblica di fronte ai rischi
che si corrono abitando nei pressi di una azienda chimica come
l’Icmesa. Sotto il profilo della
chiarezza « politica » era davvero
un’opportunità da non lasciar cadere.
— Un’ultima domanda, avvocato Borasi, come ’’vede” la sentenza?
— Non sono un giudice e mi
è difficile rispondere. Però, penso che durante il processo siano
chiaramente emerse precise responsabilità, e che si dovrebbe
arrivare a una condanna.
Peccato che, ancora una volta,
la nostra società abbia dovuto rinunciare a una crescita che la
avrebbe proiettata oltre secolari
reticenze.
Intervista a cura di
Marco Rossi
durata della carcerazione preventiva relativa agli imputati del
caso «7 aprile » (dai 38 ai 46 mesi prima dell’inizio del processo). A.I. contesta anche le continue modifiche ai capi di imputazione che hanno reso difficile
la difesa; inoltre essa afferma
che — se pure singoli appartenenti ad Autonomia operaia hanno perpetrato atti di violenza —
« non è corretto ritenere che sia
Autonomia operaia che Potere
operaio nel loro complesso fossero bande armate, mentre questa tesi è stata sostenuta nelle
indagini giudiziarie di Padova
Per quanto riguarda i maltrattamenti e le sevizie subite da imputati, A.I. si dichiara « preoccupata per il numero e la portata
delle denunce » come ha scritto
al ministro dell’Interno, ma ñon
ha avuto risposta. L’organizzazione fornisce infatti un elenco
secondo il quale vari detenuti
(politici e comuni) hanno subito
maltrattamenti e sevizie. Un accenno particolare viene fatto iti
merito al trattamento inferto ai
terroristi sequestratori del generale della Nato Lee Dozier. Proprio in questi giorni si è avuta
la sentenza su questo caso e 4
poliziotti sono stati condannati
(un anno di reclusione, con la
condizionale e l’interdizione dai
pubblici uffici per la durata della pena) per abuso di autorità,,
violenza privata e lesioni personali: sono state concesse le attenuanti generiche e «per particolari motivi di valore sociale ».
A.I. si sofferma ancora sulla
situazione delle carceri italiane
ricordando che gli oltre 35 mila
reclusi sono stipati in uno spazio previsto per 24 mila persone
e che diverse prigioni risalgono
al Medioevo. Di questi reclusi
ben il 70 per cento è in attesa di
giudizio.
Questo « rapportino » chiude
con una nota positiva: nel constatare che in Italia non esiste
la pena di morte, A. I. ricorda
pure che la Corte Costituzionale ha deciso che non possa essere concessa l’estradizione per
reati che comportano la pena capitale secondo la legislazione del
Paese che richiede tale estradizione.
r. p.
« L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Comitato di Redazione: Franco
Becshino, Mario F. Berutti, Franco
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lis, Giorgio Gardiol, Marcella Gay
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mo.
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