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Torre PelUce, 11 tugtio 1941-XIX
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Nulla sia più forte della vostra fede 1 g
(Isaia LI, 1)
Qianavello)
ABBONAMENTI
Italia e Impero .... Anno L. 15 — Semestre L. 8
Parrocchie dei Primo Distretto . » » 12 — » ' » 7
Estero . . . . . * » 25 — » » 15
Direllere : Prof. QINO COSTABEL
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AMMINISTRAZIONE: Via Carlo Alberto, 1 bis - Torse Pellick 5
REDAZIONE: Via Arnaud, 27 - Tokhe Pellice
Ogni cambiamento d’indirizzo costa una lira
Cent. 30 la copia
O
•§
COMUNIONE
« ...io non sono solo perchè il Padre é
meco». . Giov. 16■. 32.
L’uomo non è fatto per la solitudine. Certo nella vita d’agni uomo, come nella vita di Mosè, di Elia, di Giovanni Battista, di San Paolo ci sono
e ci devono essere periodi di isolamento non però come fine a se stesso, bensì
come preparazione ad un’attività.
Senza dubbio la solitudine in vista
del raccoglimento è da raccomandarsi
ad ognuno che voglia vivere non inconsapevolmente come una maccnina,
ma come un essere cosciente ed intelligente.
Tuttavia l’uomo normale non è fatto
per la solitudine e quando questa pii
è impos;a dalle circostenze della vita
(mancanza di famiglia, di amici, malattia, povertà, vecchiaia) ne soffre.
D’altronde anche quando siamo circondati dagli amici più sinceri e dalla
famiglia più affettuosa non possiamo
sfuggire del tutto all’isolamento' e alla solitudine. Le esperienze più profonde della nostra vita le facciamo da
soli.
Da soli affrontiamo le supreme decisioni e la morte.
Da soli ?
Ma a sentirsi veramente soli in questa
vita, in questo universo, di fronte ai
tanti misteri e pericoli che ci avvolgono
da ogni parte ci sarebbe da perder la
ragione.
Ed è per questo che gli uomini anelano alla presenza di Qualcuno, alla
compagnia d’un Amico invisibile che
popoli la loro solitudine.
Le molteplici religioni del mondo,
pur nella diversità che va fino all’incoerenza e alla contraddizione, non sono altro che l’espressione del bisogno
fondamentale dell’uomo dì non essere
solo.
Anzi il termine stesso di religione
indicherebbe, secondo i più, il legame
che unisce la divinità all’uomo, la riconoscenza da parte dell’uomo d’un potere dal quale dipende e col quale può
entrare in relazione.
L’unione perfetta fra Dio e l’uomo
s’è attuata in Gesù. « Io e il Padre siamo uno ». Vero è che un abisso separa
l’uomo peccatore dal Figlio Unigenito e
che l’intimità e la permanenza della comunione del Figlio e del Padre ìrimangono per noi un ideale inaccessibile
nella sua perfezione.
Ma è anche vero che Gesù ha aperto
alle anime la via di quella comunione
che Ei predica e crea. Crea a tal punto
che S. Paolo poteva dire con immagine
audace: « non più io vivo ma Cristo vive in me ».
Codesta esperienza non è rimasta unica nella storia, ma s’è ripetuta infinite volte, s’è ripetuta sempre là ove s’è
schiusa un’anima alla vita cristiana.
« Ho conosciuto la solitudine, scrive
Ch. Wagner nella prefazione a « L’Ami », giammai l’abbandono. Sempre,
sulle vie più solitarie uno sconosciuto
d’una bontà senza limiti ha camminato
presso di me. Era forte nella tempesta,
tenero nel dolore, paternamente severo
nelle ore del rilassamento... siamo an
dati insieme dovunque a traverso la vita... »
Si può indubbiamente dire che l'esperienza interiore della presenza di
Qualcuno non sia altro che autosuggestione e illusione, sentimento soggettivo cui non risponde alcuna realtà, evasione mistica dai doveri della vita quotidiana.
Ma nessuno lo potr^ dire che sia nato
alla vita cristiana. Per il credente Dio
non è un’idea o un’astrazione o un’ipotesi ma un Essere vivente, una Persona
che lo conosce, il Padre che lo ama, per
cui può dire: « io non sono solo ».
Il credente affronta visibilmente i doveri della vita ed anche fatiche che
potrebbe evitare. La sua religione, cioè
la comunione col Padre, non gli rende
la vita più facile ma lo fa più forte per
la vita, non lo relega ai margini dell’esistenza ma lo spinge ove più fervono
le, opere.
Sicuro dell’assistenza del Padre ^ in
vita e in morte il credente, non più solo, è persuaso, con l’Apostolo, che « nè
morte nè vita nè angeli nè principati nè
cose presenti nè cose future nè podestà
nè altezza, nè profondità nè alcun’altea
creatura potranno separarlo dall’amore
di Dio che è in Cristo Gesù nostro Signore ». Alb. R.
il Moderatore e l’Ujficio della Tavola
essendosi trasferiti da Roma a Torre
Pellice, la. corrispondenza va indirizzata a :
CASA VALDESE - TORRE PELLICE
(Torino)
Chi deve fare i la predica?
L’altro giorno, con un gruppo di amici laici e Pastori, discutevamo intorno
aU’argomento prediletto delle nostre
Valli Valdesi e della loro vita religiosa.
Si trattava di trovare un modo di testimonianza capace di convertire i cuori e
risvegliare le anime indifferenti.
— Io vorrei,, disse uno, far fare una
predica dal tale nella mia parrocchia; e
fece il nome di un laico conosciuto dai
presenti e che gli sembrava particolarmente indicato per dire parole sentite
ed efficaci.
— Eh! no, rispose un altro con decisione, s’egli fosse sempre stato come
ora, sarei con te, ma siccome in gioventù fu tutt’altro che un santo e molti ricordano ancora i suoi trascorsi, credo
che la sua predica, invece di convertire
le anime, disgusterebbe la gente!
Quegli amici,, con queste parole, avevano messo il dito su di un problema
assai delicato della nostra vita valdese,
che si trascina da chissà quanto tempo e
che sarebbe gran fortuna di poter risolvere una volta per sempre.
Tutti ?
Noi Valdesi siamo tutti nati per fare
la predica. L’antica vocazione dei Barbi
di Pradeltorno, riaffiora in ogni anima
Valdese e rimane, attraverso ai secoli,
radicata nel nostro sangue: può restare
nascosta, latente per molto tempo, ma
viene per quasi tutti il momento in cui
una scossa, un brivido, li riscuote da capo a piedi e li risveglia pronti per essere
predicatori e testimoni dell’Evangelo.
Cosa ottima e provvidenziale, questa,
perchè l’Evangelo ha bisogno di tanti
testimoni e i suoi predicatori non sono
mai abbastanza numerosi per evangelizzare le nuove generazioni che sorgono e annunziare il Regno di Dio al mondo circostante.
e,per l’avvenire, insieme con tante altre
belle doti della mente e del cuore. Diventa, così, estremamente difficile, di
« predicare » con autorità in mezzo ai
Valdesi e gli stessi loro Pastori, prima
di giungere alla consacrazione, devono
passare per un vaglio severissimo che
elimina sempre un buon numero di
candidati.
E forse, per varie ragioni, non è male
che sia così. Sui pulpiti sacri delle nostre Chiese secolari, dai quali predicarono molti grandi della nostra storia,
potrebbero forse salire - come capita
in altre chiese - degli uomini disposti
a dire: « Fate quel che predichiamo e
non quel che facciamo »? O sarebbe forse tollerabile l’incoerenza tea i costumi
e la predicazione in mezzo ai predicatori della chiesa che, prima nel mondo,
predicò la Riforma ed il ritorno all’Evangelo?
Tutto questo è logico e spiega anche
la cieca fiducia che i Valdesi hanno generalmente nei loro conduttori spirituali. e quel certo quale orgoglio col
quale essi parlano del proprio Corpo
Pastorale; ma, proprio qui, si pone il
problema: fino a qual punto è saggio ed
evangelico questo criterio che la nostra
comunità segue per la scelta dei propri!
predicatori?
Ma, c’è un ma!
I nostri uditori hanno esigenze tali
che la maggior parte dei predicatori
non sono in grado di soddisfarle: vogliono un certificato di condotta irreprensibile per il presente, per il passato
Utopia
In realtà, la speranza di avere dei
predicatori che siano sempre stati irreprensibili in maniera ideale, è e resterà
sempre una utopia, perchè, sulla terra,
non c’è nessuno che nasca perfetto; ci
sono tutt’alpiù dei lottatori che si sforzano di vincere il peccato, ma che tutti,
una volta o l’altra, ne furon macchiati e.
lo furono in maniera più o meno appariscente, anche in ragione delle circostanze in cui vennero a trovarsi; coloro
che hanno la fama di esser sempre stati
irreprensibili, ebbero forse più favorevoli le circostanze, ma non hanno —
dinanzi a Dio — un valore morale maggiore di altri che, in circostanze difficili,
patirono forse roventi sconfitte eppoi
conseguirono sfavillanti vittorie.
Il criterio dell’Evangelo,
nella scelta dei predicatori della Parola
di Dio, è tutt’alteo e consiste essenzialmente nel ricercare la loro conversione. Gesù non manda nessuno dei suoi
discepoli a cercarsi un certificato di
buona condotta, ma si assicura soltanto
che siano gente convertita, disposta a
seguire lui invece che il mondo. Quei
dodici Ch’Egli costituisce per andare ad
annunziare l’Evangelo al mondo intero,
erano almeno in parte gente tarata, disonesta orgogliosa o violenta, prima
d’aver incontrato il Signore. Lo stesso
ladrone sulla croce, se non fosse salito
con Gesù nella casa del Padre, sarebbe
certamente diventato un grande predicatore dell’Evangelo... ed anche così,
malgrado la sua coscienza lorda di delitti, egli ha convertito più peccatori
dei più illustri predicatori della cristianità.
E noi?
Ma noi abbiamo messo su le nostre
esigenze e, se si presenta per fare la
predica, un tale di cui « sappiamo ciò
che ha fatto in passato », allora ci turiamo le orecchie per non sentire e sorridiamo dall’alto della nostra superiorità... Eppure son tanti in mezzo a noi
i peccatori convertiti che non domanderebbero di meglio che di aprire la bocca
per raccontare le cose grandi che Dio
ha fatte per loro e aiutare con la loro
testimonianza, altri peccatori a trovare la salvezza; essi arricchirebbero
straordinariamente la potenza della
predicazione evangelica in mezzo a noi...
ma noi abbiamo stabilito che, da loro,
TEvangelo non lo vogliamo ascoltare.
Dio ci parli coi dovuti riguardi, ma non
per bocca dì vecchi peccatori...! Ma Dio,
che parla come gli pare ei piace, anzicchè secondo le nostre pretese, continua
ad offrirci la sua Parola attraverso ai
messaggeri che Egli ha scelto nella sua
infinita sapienza. E questo è certamente
uno dei motivi per i quali, oggi, la sua
Parola è rara, limitata a quei soli messaggeri che accettiamo di ascoltare. Rara come ai tempi di Samuele.
Intendiamoci, non vogliamo per nuD
la diminuire, la straordinaria importanza della predicazione di coloro che, fin
dalla gioventù - sia pure favoriti dalle
circostanze - si sono studiati di osservare i comandamenti dell’Eterno, o
dei veri credenti in cui non c’è frode, ;
ma affermiamo che, perchè la testimonianza evangelica rivesta tutta la suà
divina potenza, bisogna che, fra le altre
voci, abbiano il loro posto immancabile quelle dei peccatori convertiti, degli Zaccheo che riparano i torti fatti, dei
Farisei divenuti umili e sinceri, delle
donne adultere perdevate, dei ladroni
salvati.
Sai tu, diletta Chiesa Valdese, qTiali
tesori di divine energie si nascondono
fra i più poveri e i più umili dei tuoi figli - quelli che il peccato ha bollati col
suo marchio infamante e che tutti cqnsinderano con disprezzo - che si sono
convertiti e che sono diventati, sia pur
molto tardi, irreprensibili ?
Enrico Geymet.
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5. Nella vasta zona’in cui debbo svolgere la mia attività sono affluiti, in quésti ultimi tempi, nuovi reparti provenienti dai vari fronti sui quali le truppe
italiane' sono state chiamate a combattere. Il numero dei militari Valdesi ai
quali cérco di recare, nel, limite delle
mie modeste forze, il messaggio della
Parala di Dio e, quando posso, qualche
opuscolo, che li aiuti ad elevarè i loro
pensieri al di sopra dei comuni valori
materiali della vita, s’è dunque ancora
considerevolmente accresciuto. Quando
vi dirò che, in due soli battaglioni alpini, vi sono circa quattrocento soldati
Valdesi, capirete anche quanto il Cappellano, per compiere un lavoro in profondità, per stabilire un reale contatto
pastorale con ciasctmo dei suoi soldati,
avrebbe bisogno di poterli seguire per
un periodo .di tempo piuttosto lungo,
condividendo, per quanto possibile, la
loro vita.
Sono invece costretto a limitare il
mio tempo, per consacrarne anche una
■parte a quei nuclei di soldati, meno numerosi, è vero, ma non meno bisognosi
del messaggio cristiano, ai quali, anzi,
va specialmente rivolta una parola di
affetto, di incoraggiamento e di fede.
Comunque, se anche le mìe visite ai
singoli reparti non possono durare a
lungo, l’Evangelo è annunziato e un
raggio di luce risplende in mezzo alle
tenebre di questo mondo, profondamente turbato e scosso.
Nel campo militare, però, come in genere nel mondo, la proclamazione della
Parola di Dio non produce sempre l’effetto desiderato, a causa delle cattive
disposizioni d’animo di chi ascolta; e mi
duole di dover dire che, mentre sono
generalmente agevolato dalle autorità
militari neH’adempimento del mio compito, incontro qua e là dei soldati Vaidesi assai indifferenti per. privarsi del
culto ch’io vengo a presiedere nel loro,
reparto, talvolta dopo un non breve
viaggio in mezzo ai monti.
In questo ultimo mese di attività ho
potuto presiedere tredici culti, ora nella
camerata di un accantonamento, ora all’aperto sotto i larici, ora in un modesto
locale trasformato in sala di riunione,
ima volta anche in uno dei nostri templi.
Ho iniziato le mie visite in alcuni reparti di un battaglione alpino, dove i
Valdesi sono molto numerosi, per quanto dislocati in località non lontane
dalle Valli Valdesi. A qualcuno potrebbe sembrare superfluo l’assistenza reli
gìosa dei militari^Valdesi laddove essihanno ogni tanto la possibilità di recarsi jfi« a casa loro. In realtà, vivendo con i no-^
stri giovani fratelli sotto le armi e con-^
l v'siderando ì pericoli d’ordine religioso e
morale cui sono esposti, mi sono forte-*\.
mente convinto, del contrario. Se ci ac-. a
contentassimo della mediocrità, se sen-7
tissimo di dover limitare la nostra assi- „
I stenza spirituale ad una solita funzione
I alla quale partecipa chi ne ha voglia o’**'^'
i chi vi è comandato, se non avessimo il
I compito preciso di alimentare la fede^^'
dei giovani, creando nel loro cuore delle a
profonde convinzioni religiose ed una
m
che dar poco peso al lavoro pastorale'
tra i soldati Valdesi vicini alle loro fa-'
miglio ed alle loro Chiese, per spendere
un maggior tempo altrove, in località
più lontane.
Questo non è, questo almeno non deve essere il nostro modo di pensare; e se
avremo coscienza di quanto si debba
fare perchè i nostri giovani soldati siano
veramente dei forti credenti, dei testi-^
moni di Cristo, se non abbasseremo Fi- .
deale di vita cristiana al quale TEvan-^'
gelo ci chiama, allora l’opera di assi-;
stenza religiosa ci apparirà assolutamente necessaria, per quanto forzatamente limitata.
Ho avuto in seguito la gioia di trascorrere alcune giornate con gli alpini
Valdesi del Battaglione M. Rosa, provenienti dalle montagne albanesi, e con
quelli del Battaglione Val Pellice, provenienti dal fronte iugoslavo.
Quanti volti abbronzati dal sole e incorniciati da una maestosa barba, quanti
sguardi sorridenti e sereni, quante espressioni di gioia per il felice ritorno,
quante speranze per Fawenire, tra quei
baldi alpini Valdesi, molti dei quali già
padri di famiglia! Essi si sono stretti
attorno al Cappellano che li visitava ed
insieme con lui hanno elevato l’animo a
Dio, riconoscenti per esser stati guidati
e protetti dalla Sua potente mano, nell’ora in cui infuriava la bufera, sul campo della lotta. Possano, cari giovani alpini, le esperienze fatte in questo periodo della vostra vita lasciare un ricordo
benefico nel vostro cuore: il ricordo
d’una grazia divina, dinanzi alla quale
non potete far altro che umiliarvi, per
ripetere col Salmista: « L’Eterno è la
mia rocca, la mia fortezza, il mio liberatore, la mia rupe in cui mi rifugio, il
mio potente salvatore »!
Nella zona d’occupazione ho trascorso
alcune giornate con dei piccoli gruppi di
alpini Valdesi, provenienti in buona
ft.
parte dalla Parrocchia dì Pomaretto. Poi
ho potuto presiedere un culto cori ì fanti
Valdesi del 91° Reggimento, infine ho
passato una mattinata con i pochi nostri correligionari di un Battaglione del
Genio. -0
l’uno e l^ltro di ^questi viaggi,
sono stato chiamalo al capezzale di due
giovani soldati di Pramollo, ambedue
,miei catecumeni di alcuni anni or sono,
- trasportati, a pochi giorni di distanza,
all’Ospedale Militare di 'Torino e quivi
deceduti, all’età di vent’anni, in seguito
alla stessa dura, penosa malattia.
;Ho presieduto il funerale del primo
visiope nuova della vita, potremmo an^ essi, cioè del soldato guardia alla
frontiera Bounous Eli; il funerale del
secondo, cioè delTalpìno Long Eli, deceduto in circostanze particolarmente dolorose, esattamente un giorno dopo la
morte del proprio padre, è stato presieduto dal Pastore Roberto Comba.
In quest’ora di lutto mandiamo un
estremo saluto alla memoria di questi,
giovani fratelli i quali ci hanno preceduti nella vera vita. Alle famiglie così
dolorosamente colpite dalla prova diciamo la nostra profonda simpatia cristiana
e ricordiamo loro l’esortazione di Cristo:
« Il vostro cuore non sia turbato; abbiate
fede in Dio ed abbiate fede anche in
me! » ,
E’ certamente la fede cristiana, luminosa e consolatrice, che vibra nel cuore
di molti militari lontani, dai quali abbiamo continuato a riceverò dei caldi,
affettuosi messaggi.
Un alpino della Divisione Cuneense,
poco prima di tornare in patria dal fronte greco, scriveva: « Sono sempre stato
solo con la mia fede; con essa però non
mi sentivo solo, anzi la mia solitudine
mi incoraggiava a combattere ed a fondere in un unico crogiuolo le fatiche, i
disagi e le battaglie morali. Un Valdese
solo, non è mai solo, perchè ha sempre
la sua fede ».
Dalla lettera di un marinaio Valdese
di Torre Pellice, scritta ad una nostra
collaboratrice, stralciamo questi passi
così ricchi di pensiero: « Pasqua è trascorsa e, come Natale e Capodanno, l’ho
trascorsa a cinquanta metri sott’acqua.
Avrei dovuto avere una licenza, invece
motivi superiori me l’hanno impedita;
ma non importa, innanzi tutto va posto
il dovere; tanti miei compagni si sono
già immolati sull’altare della Patria,
perciò io non mi devo addolorare per lina licenza mancata... Fino ad ora Iddio
mi ha preservato dal pericolo ed io prego tutte le sere, come quando ero bambino, non perchè tema, bensì perchè ne
sento il grande bisogno; mi pare di es* S0re più leggero quando ho confidato a
-Rio I miei pepcqti, i miei desideri... mi
sento di continuare la strada con più
.^ sicurezza, con un passo più fermo e
risoluto ».
Soldati Valdesi che leggete queste righe, ricordate che il vero patriottismo i
Valdesi l’hanno sempre dimostrato coi
fatti, anche a prezzo di sacrifizi; e, dall’esempio’'di questo nostro compagno,
imparate a pregare, non per timore che
vi accada del male, ma perchè la preghiera è una assoluta necessità per la
nostra vita cristiana !
Un artigliere del Gruppo Val Chisonei, il quale aveva smarrito, in uno
dei tanti trasferimenti in territorio albanese, parecchie delle sue cose, scrìveva tempo addietro : « Avevo ancora
un misero Nuovo Testamento, strappato
già in vari punti, adesso ne, ho ancora
due foglietti che tengo ben stretti al
mio cuore e che leggo ogni giorno e la
domenica... come mi piacerebbe ritornare a casa sano e salvo e poter andare in Chiesa la domenica... è alla « Capitano Robert », l’Unione di S. Germano ! »
Infine, ecco un’altra espressiva testimonianza : cinque alpini Valdesi del
Btg. Tolmezzo, Ferrerò Emilio, Costantino Cesare, Odino Emilio, Reynaud Clemente, Pagetto Cesare, mi hanno inviato da un suolo lontano un vaglia di
L. 100 per l’Eco delle Valli Valdesi !
Vi ringraziamo, cari giovani, e vi
auguriamo di poter trovare nel giornale
quanto il nostro cuore desidera !
Vi ricordiamo con affetto e, con voi,
affidiamo alla grazia di Dio tutti i nostii compagni lontani, quelli che ancora
combattono nell’infuocata terra d’iVfrica o sui mari, quelli che nella solitudine, adempiono il loro dovere di
soldati italiani.
Vi diciamo, da fratelli a fratelli :Buon
coraggio ! Giorno verrà in cui ritornerete ai vostri casolari e nella nostra
Chiesa.
Sarà quello un bel giorno, senza dubbio ; ma lo sarà anche di più se, da questa esperienza della guerra tornerete
arricchiti di vera fede in Cristo e d’amor
fraterno, con la decisione di servire
umilmente il nostro unico Signore e
Salvatore.
Il Cappellano Militare Valdese.
Ten. E. ROSTAN
ì
PERSONALIA
I nostri migliori auguri al doti. Osvaldo Simeoni che ha brillantemente conseguito la laurea in medicina e chirurgia con pieni voti assoluti lode e
dignità di stampa.
JACOPO LOMBAROINI üNDICESinilA PUNTATA
Il forzato per la fede
Racconto Storico
Gli esuli sono ritornati : le povere
dimore sono risorte dalle rovine, i campi hanno nuovamente veduta la sacra
fatica umana, il piccolo popolo, sia pur
decimata, ha potuto riabitare le sue
Valli amatissime.
Anche Maria è tornata.
Si è unita, silenziosa e triste, ma decisa, ad un gruppo di donne e di bimbi
che raggiungevano i loro cari i quali
erano già nelle Valli a combattere : ella non aveva nessuno che l’attendesse,
nessuno che le avesse preparato il nido
dove posare : non sapeva neppure se,
avrebbe ritrovato il luogo dove era
sorta la sua poveira casuccia felice ;
ma sapeva che era suo dovere ritornare, ed ella obbedì alla voce del dovere.
...Rivide così, e le si strinse il cuore,
il villaggio nativo dove già alcune casuccie, riattate alla meglio, lasciavano
uscire un filo di fumo ; rivide i ruderi
della casa di Giovanni Genre, la casa
che aveva sognato potesse divenire la
sua casa. Allora il suo pensiero corse
con più amore e con più pena, a colui
che ella non aveva dimenticato, e più
fortemente rinnovò, in quel momento,
il proposito che già aveva fatto.
Poi si mise animosamente al lavoro,
per far risorgere la sua casetta, per ricoltivare l’orticello : Voleva vivere,
voleva operare : ella sapeva il perchè.
Ai reduci non sfuggi l’esempio di
attività che Maria dava : essi guardavano con ammirazione e rispetto quella
giovane tanto bella anche nella tristezza che l’accompagnava, e tanto attiva,
che non si era lasciata abbattere dalla
solitudine, ma affrontava coraggiosamente la vita.
Pochissimi sapevano del suo amore
per Giovanni Genre, il forzato per la
Fede, ma anche questi credevano che
ormai, dopo tanto tempo, l’avesse dimenticato, o almeno fosse rassegriata a
non attenderlo più, a non sperare più
dì rivederlo.
Non sarebbe, infatti, stata una pazzia Tostìnarsi a sperare ancora? Nes
suno dei forzati per la Fede era uscito vivo dalle galere francesi...
Come dunque Maria si ostinava a
rifiutare ogni proposito di matrimonio ?
Eppure Maria, anche se non sperava, voleva mantenersi fedele a Giovanni : la promessa che gli aveva fatto
a Rolla, la sera precedente l’imbarco
di Prangins, di restargli fedele e di essere la sua donna al cospetto di Dio,
sarebbe stata mantenuta.
Per mezzo di quella catena misteriosa, con la quale le perseguitate Chiese
del Deserto riuscivano a mantenersi irì
contatto con i condannati, per animarli,
incoraggiarli, o far giungere i soccorsi che la pietà dei fratelli, loro destinava, era riuscita a fargli arrivate un
biglietto col quale lo assicurava dei suoi
sentimenti e della sua fedeltà. Al povero condannato quelle care parole della sua cara Maria giunsero come un
raggio di sole in dense tenebre, o un
sorso di acqua fresca ad un morente di
sete.
Maria ! 'Viveva dunque, stava bene,
lo amava ancora I
Lo amava, e prometteva di attenderlo !
Cara, buona Maria !
Ma... poteva egli permettere che la
giovane, in uno spìrito sublime di sacrificio, rinunciasse per sempre a crear
1
si una famiglia, a vivere la vita di
ognuno ?
Poteva egli permettere, che la promessa fattagli nel tempo lontano del
loro amore felice si cambiasse per la
giovane in una catena pesantissima
che la tenesse legata a quel banco di
galeotti ?
Non poteva...
Egli, Giovanni Genre, avrebbe saputo comandare al suo cuore di tacere,
di non spezzarsi, ma di rinunciare anche a quell’unica ragione di vita, a
quell’unico bene che ancora possedeva : l’amore.
Allora scrisse a Maria, ridandole la
sua libertà : non era giusto che ella
restasse fedele a chi non avrebbe più ?
rivisto su questa terra. Egli la ringraziava per il bene che gli aveva voluto : anch’egli ne aveva voluto tanto a i
lei, ma ora egli, condannato a vita, nè
poteva più amare, nè ella doveva re- i
stargli fedele. I
La consigliava, la scongiurava anzi, ^
a crearsi una famiglia : egli la benedi- 1
va e le augurava la felicità : non pen- ■
sasse più a lui se non per pregare Dio ’1
che lo liberasse presto dal tormento della prigionia, chiamandolo a sè. J
Quando Maria ricevette la lettera del J
condannato non pianse : la guardò lun- ^
gamente, se la pose sul cuore, e con- |
tinuò più triste, ma ancor più decisa,
la sua solitaria vita di lavoro e di attesa. 1
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L 'ICO DELt^ VAUil VALDESI
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lìonfeienza del li Didtietto^
Ha avuto luogo in Brescia, dopo un
anno di sospensione, nei giorni 24 e 25
giugno c. a. Vi hanno partecipato 24
membri, fra i quali 9 degli 11 Pastori
in attività di servizio nel Distretto. I'
lavori si sono aperti nel pomeriggio del
24 giugno con un Colloquio Pastorale,
in occasione del quale il pastore Moreschini di Bergamo ha presentato uno
studio sulle critiche che incontra comunemente l’opera di « evangelizzazione » e sul modo di dissiparle.
Alle ore 20.45 il pastore C. Lupo di
I Como ha presieduto nel Tempio di Bre^ scia il Culto di apertura, predicando
'0: sul testo Giov. 14, 1 : « Il vostro cuore
non sia turbato ; abbiate fede in Dio,
f e abbiate fede anche in me ». Turbarsi :
I prerogativa e tormento della creatug ra umana, resi più evidenti nella crisi
I' dell’ora. Aver fede nel Dio di,Gesù e
I nel Cristo di Dio : non in una generica
provvidenza, in una intelligenza cosmica, ma in Colui che proprio al nostro
f turbamento rammenta ed addita la via
pi della Croce.
1^' Al termine del Culto si è proceduj;, to all’elezione del Seggio : presidente,
I;- ii pastore Forneron di Brescia.
^ Aprendo la seduta antimeridiana del
M'
giorno 25, il Presidente legge la peri^ cope 1 Cor. 12: 31; 13: 13. 11 SoJ VI aintendente, espone la relazione della
S Commissione Distrettuale, che viene
quindi presa in esame.
La frequenza ai Culti è generalmente
ST in progresso, ; tuttavia la limitazione
i dei mezzi di comunicazione minaccia di
f_ compromettere il regolare svolgimento
^ deH’attività ecclesiastica nella diaspora d'Ivrea. Le cojitribuzioni hanno seÈ ' gnato l’aumento globale ^richiesto :
rr viene menzionata la Chiesa d’Aosta
^ che ha triplicato l’ammonto delle proì prie offerte. Sì riafferma la necessità
che i Consigli di Chiesa siano organi
efficienti ed effettivi nella vita delle
■ '.singole Comunità : ci si attenga ai Rej„ gelamenti ed alla Liturgia per la des finizione, il riconoscimento e l’eserci
zio delle attribuzioni che ad essi comi petono. Si insiste, in linea generale,
sulla necessità di una più attiva collar borazione del laicato alle attività ec=■• clesiastiche considerate troppo pro
■ iessionalmente pastorali. E’ il grido
deirora.
Le Scuole Domenicali non funzionano
■. come dovrebbero : programmi discontinui, materiale didattico sussidiario af» fatto insufficiente. Si approva il seguen5 te Ordine del Giorno : « La ConferenI za del 2° Distretto persuasa della necessità di rivedere i programmi della
;; Scuola Domenicale e dell’Istruzione Re'f- ligiosa, prega il Sinodo di studiare nuoI vamente l’argomento ».
fri Le Unioni Giovanili hanno svolto la
».
£ consueta attività : si esorta a farne dei
centri di irradiamento di cultura Cri^ stiana nelle Comunità, affidando loro
* la diffusione della nostra letteratura re
*!■
I ligio.sa.
Si propone un più frequente e regolare scambio di pulpito fra i Pastori
del Distretto, ai quali viene ràccomani dato di intervenire sempre alle ConI fetenze Distrettuali, salvo impedimenù ti inovviabili, o di curare comunque
^ ' che non manchi un rappresentante per
• la loro Comunità.
Alla Stazione di Biella vengono riconosciuti, dietro richiesta presentata in
, persona del Pastore titolare, l’attributo
f » e le prerogative dì Chiesa.
; La lettura e l’esame delle relazioni
delle singole Chiese, o dei sunti di esse,
I viene proseguita nella seduta pomeriI 'diana. Si procede quindi alla elezione
i della nuova Commissione Distrettuale,
I nella persona del sig. Steiner, vice pteI sidente cassiere, e del pastore Ayassot
I • di Venezia, segretario. Presidente d’ufi ' ficio il pastore E. Tron di Milano. Viene
b menzionata con riconoscenza l’attivi
tà svolta dalla Commissione Distret-®'tuale sca'dùta. '' ' '-r ' .
Come delegati della Conferenza Distrettuale al Sinodo sono eletti i sigg.
, R. Steiner (Bergamo), M. Riviera (Brescia), E. Cavinato (Milano), L. De Nicola (Milano), M, Colonna Romano
. (Venezia).
•> Sede designata per la prossima Con‘‘i fetenza Distrettuale Bergamo. Predicatore d’ufficio : il pastore E. Ayassot.
Il cronista.
CRON/lC/1 V/iLbg^F
LUSERNA S. GIOVANNI, Asilo per
i vecchi. Esercizio 1941-42.
Doni ricevuti :
In memoria Felice Turin, 1000 - In
memoria Prospero e Annetta Costabel,
50 - Balma prof. Ausonia, Pinerolo, 25 Long-Rivoire Fanny, (Id.) 20Schreiber A. e R., 30.
PERRERp-MANIGLIA. In questi
ultimi giorni tre sorelle ci hanno lasciato per rispondere aH’appello del Signore. Il 26 giugno accompagnammo al
cimitero di- San Martino, le spoglie mortali di Toya Costantin Caterina di anni 79. Il 30 giugno decedeva all’ospedale
di Pomaretto Peyrot Maddalena ved.
Pascal (Plancia) di anni 62. Era ima
credente preziosa per la nostra Comunità e la sua dipartenza ha lasciato un
unanime rimpianto.
Il 5 luglio accompagnammo all’estrer
mo riposo le spoglie mortali della decana della nostra Comunità Peyrot Maddalena ved. Pons, zia della precedente, della Baìssa di Maniglia, deceduta
all’età di 93 anni. E’ passata da questa
all’altra esistenza senza sofferenza.
A tutti coloro che sono stati • colpiti
da queste dipartenze esprimiamo la nostra cristiana simpatia.
— Le domeniche 15 giugno e 6 luglio i culti sono stati rispettivamente
presieduti dallo studente in teologia
sig. Peyrot Giovanni e dallo studente
Davite Franco. La comunità li ringrazia
molto cordialmente per i loro messaggi.
.— Il 6 corr. è stato amministrato il
battesimo a Poèt Marco Luigi Enrico
di Beniamino e dì Ferrerò Enrichetta
recentemente rientrati dalla Francia.
PINEROLO. Fiori d’arancio. Il 30
giugno scorso il nostro giovane fratello,
geom. Guido Ricca, figlio del rimpianto prof. Daniele, giurava fede di sposo alla gentile signorina Hjördis Hammerseng, di origine norvegese. Ai giovani sposi felicitazioni ed auguri di lunga e felice vita coniugale nel Signore.
POMARETTO. Sono stati presentati
al Santo Battesimo : Pastre Franca di
Alma (Pomaretto) e Costantino Livio
di Guido e di Genre Clementina (Aymars del Podio). Ratifichi Dio in cielo
l’atto che è stato compiuto sulla terra
ed accolga questi teneri fanciulli fra
gli agnelli del suo gregge.
— Domenica prossima a Dio piacendo, sarà tenuto un culto nella Cappella
del dot dell’Inverso Rinasca alle ore
8,30. Siamo sicuri che come fin qui
molti fratelli e sorelle dell’Inverso Rinasca impediti di partecipare, al culto
nel tempio di Pomaretto vorranno approfittare dell’occasione che viene loro
offerta. Portare il cantico italiano.
— Dal 15 luglio al 15 agosto p. v.
procederemo al ritiro di tutti i libri
della Biblioteca Parrocchiale dati in
lettura e non ancora rientrati per la
revisione annua. Si prega tutti gli abbonati a volere riportare i libri che
hanno in possesso entro le date di cui
sopra.
SAN GERMANO CHISONE. Battesimi : il 15 giugno : Travers Vittorio Enrico di Ettore e di Travers Elena, della
Gamba ; il 6 luglio : Costantino Vito
di Emanuelé e di Ribet Ida, del Pian
(Segue in quarta pagina).
' ^ 1^«», il
(Meditazioni preparate sui testi del
di ^«aimii^li
Lunedi Lettura : Salmo 143.
^^^d.iandovi di conservare
l’unità dello Spirito col vincolo della
pace. Efes. 4:3.
In una comunità Cristiana non man- '
ca di solito l’eterogeneità ; i suoi componenti sono diversi tra Toro per condizione 6 posizione sociale, per idee, per comportamento, per carattere, per aspirazioni. Ci sono gli umili, i pubblicani ; ci sono coloro che si credono giusti e migliori degli altri, i farisei ; ci sono ì
mansueti, i facitori di pace, ci sono i
contenziosi, e seminatori di discordie.
Tali siamo noi oggi. Ma tutte queste differenze che intercorrono tra noi e scavano talvolta solchi profondi nel seno
delle nostre comunità a scapito dell’amore e della concordia possono essere
abolite solo con da parte nostra lo « studio di conservare l’unità dello spirito ».
Come lo spirito che è il Signore ed il
vivificatore della Chiesa è uno, così la
Chiesa che ascolta con umiltà la Parola
del Signore è chiamata ad esser una. E’
10 spirito che crea solo in noi questa
unità preziosa e questa unità noi dobbiamo conservare richiamando appunto a quell’unico spìrito che ne è l’artefice e che ne vuol essere ancora il conservatore. Solo lo Spirito può, da noi
invocato, smussare le angolosità dèi nostri caratteri e delle nostre tendenze naturali facendoci uno in Cristo. Ed è il
medesimo spirito che crea nelle nostre
comunità il vincolo della pace, di una
pace che nulla può alterare perchè è la
pace di Cristo.
Martedì Lettura: 1 Cor. 2: 6-11.
15 Luglio Siate dunque imitatori di
Dio, come figliuoli suoi diletti.
Efes. 5: 1.
Se crediamo fermamente l’annunzio
datoci dalla Parola del Signore che Gesù Cristo è morto per noi e che il sangue della croce purifica noi indegni, di
ogni peccato, se crediamo fermamente
che noi non siamo per Dio degli estranei, ma dei figliuoli adottati come tali
per la Sua grazia, allora anche per noi
11 prossimo si trasformerà in « fratello »
(ed il fratello di Chiesa sarà veramente
tale per noi: il fratello. Allora, quando
saremo offesi e tentati di vendicarci severamente, ci ricorderemo che anche
noi abbiamo offeso ed offendiamo del
continuo in mille modi Dio. E Dio, secondo la nostra tanto vantata giustizia
umana avrebbe mille ragioni per distruggerci col soffio della Sua bocca,
che Dio per il grande amore onde ci ha
amati, ci ha perdonati in Cristo. E se
noi abbiamo creduto e realizzato la vastità, intensità, la unicità dì questo amore santo che ci ha perdonati in Cristo
non potremo che perdonare a nostra
volta con gioia chi ci offende, non potremo che amare chi ci odia. In questo
noi saremo allora imitatori di Dio in
Cristo.
Mercoledì Lettura: 1 Cor. 2: 12-16.
16 Luglio La fede vien dall’udire e
l’udire si ha per mezzo della Parola di
Cristo. Rom. 10: 17.
Con questa frase l’Apostolo ci indica
chiaramente l’origine della fede. E’ Gesù Cristo stesso che crea la fede in noi
attraverso alla sua parola quale noi l’udiamo proclamata fedelmente nella
Chiesa attraverso alla predicazione di
un servitore di Dio, quale l’udiamo e la
intendiamo contenuta nelle Sacre Scritture. La fede è dunque un dono. E’ il
dono di Dio che si rivela in Gesù Cristq.
Per ricevere il dono è necessario udire,
ascoltare. Ed ascoltare la Parola di Dio.
Risuonano molte parole -intorno a noi
che passano e non durano. C’è un ' V
rola che non passa, ma dimora in eterno. E’ la Parola di Dio. Talora non
udiamo quella Parola perchè stiamo ascoltando altre parole. Talòra non udiamo quella Parola perchè le nostre menti sono chiuse, i nostri orecchi sono induriti. Voglia il Signore soffiare su noi
il Suo Spirito, voglia aprire i nostri orecchi, le nostre menti onde, sia quando
noi ci rechiamo al tempio e sia quando
leggiamo la nostra Bibbia, intendiamo
quello che ascoltiamo e quello che, leggiamo. Allora ci sarà dato realmente di
credere; allora lo Spirito farà di noi,
uomini poveri e nudi, il popolo, la Chiesa di Dio.
Giovedì Lettura: 1 Cor. 3: 1-15.
17 Luglio Perciò, bandita la menzo
gna, ognuno dica la verità al suo prossimo perchè siamo membra gli uni deali
altri. Efes. 4: 25.“
Per l’uomo naturale, il prossimo è
qualcosa di indifferente di cui egli cer
Calendario Biblico della Chiesa Morava)
ca di servirsi e dal quale, egli cerca di
trarre vantaggio mentendogli ' e ingannandolo se necessario. Per l’uomo morale il prossiniQ è oggetto di maggior
rispetto ed egli cerca di non mentirgli
nè di ingannarlo perchè ciò « non sta
bene» Per il credènte l’atmosfera è cam- r
biata. Il prossimo non gli è indifferente,
non è neppure soltanto per. lui degno di
rispetto, ma ciò che lo lega a lui è una
sola cosa: l’amore. « Noi siamo mèmbra
gli uni degli altri » dice l’Apostolo, ed in
altra parte egli afferma che Gesù Cristo
è il capo delle membra. Ma Gesù Cristo
è la «Verità» e se noi siamo membra
insieme del corpo di Cristo, cioè la Sua
Chiesa il segno che ci attesta che siamo veramente tali non è la menzogna di ..
cui è padre il Diavolo, ma la verità di
cui Cristo è il Signore. Perciò, ricordando l’annunzio che noi siamo per grazia la Chiesa di Cristo, diamo nella nostra vita quotidiana e nei nostri rapporti col prossimo il segno che noi non apparteniamo a Satana, bensì a Gèsù Cristo: la Verità. Diamo il segno cioè che
« in Cristo » noi siamo veramente creature « nuove ».
Venerdì Lettura:! Cor. 3: 16-23.
18 Luglio E noi tutti contemplando a
viso scoperto, come in uno specchio, la
gloria del Signore, siamo trasformati
nella stessa immagine di Lui, di gloria in
gloria secondo che opera il Signore che
è lo Spirito. 2 Cor. 3: 18.
L’Apostolo conclude qui il- suo insegnamento riguardo alla rivelazione che
Dio dà a noi di Se stesso: questa rivelazione dì Dio noi la abbiamo completa
neU’Evangelo. Non vi è contradizìone
tra questo passo e il passo di 1 Cor. 13.
12 in cui è detto che noi vediamo per
ora in modo oscuro, come in uno specchio e che vedremo appieno quando la
perfezione sarà venuta. Infatti, certo la
conoscenza chn noi abbiamo ora di Dio
è poca cosa se la paragoniamo alla rivelazione che noi avremo dì Lui al ritorno
di Cristo. Ma Dio si rivela ora a noi tanto apertamente quanto noi possiamo riceverlo e quanto è necessario per la nostra salvezza. Notiamo qui tre cose: 1)
La conoscenza che Dio ci dà di Sè nell’Evangelo non è nè oscura, nè vaga: ma
precisa e chiara. 2) Questa rivelazione
non è qualcosa di sterile, non è una « idea » da mettere accanto a tante altre
che abbiamo. E’ una conoscenza dinamica che vuol creare in noi qualche cosa. Vuole creare in noi quella immagine
di Dio distrutta dal peccato. 3) Non siamo trasformati di colpo ad immagine di
Dio come non conosciamo immediatamente Dio. Anche la fede ha la sua
scuola. Ed il maestro della scuola è Gesù Cristo.
Sabato Lettura: Salmo 1.
19 Luglio Ed è per questa ragione che
io soffro queste cose, ma non me ne vergogno perchè so in chi ho creduto e sono persuaso ch’egli è potente da custodire il mio deposito sino a quel giorno.
2 Tim. 1: 12.
L’Apostolo dal carcere ricorda chi lo
ha chiamato per grazia sulla via di Damasco ad essere banditore dell’Evangelo:
egli sa che tutto coopera al bene di
chi Dio ama: certo egli è in carcere ed
egli soffre; ma in quel carcere è entrato
a fronte alta sapendo che Dìo giustìfica
i suoi eletti. Ed egli non si vergogna,
no di essere incarcerato; questo anziché
intiepidirla, rafferma la sua fede in
Cristo: fede che non è vaga ed oscillante, ma fede che sa, fede temprata dalla
prova, fede che poggia saldamente sulla
pietra angolare, incrollabile, Gesù Cristo, che non può essere scossa da alcuno. Perciò l’Apostolo in ceppi esorta
e continua la sua opera: egli è in catene; ma la Parola di Dio, nessuno la
può incatenare. L’avvenire ? Ignoto. La
liberazione ? Forse. Fors’anche la morte. Ma da chi dipende ciò ? Dagli uomini? No. Da Dio, da Dio che è il Signore della vita e della morte e che è
potente da custodire la vita dell’Apostolo fino a « quel » giorno.
E. Aime.
Domenica 20 Luglio
Leggere la meditazione in prima pagina.
4
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
•.C, ' it
• •• ' •. • ''';ì ;
delle Chianaviere ; Rostan Iris di Eugenio e di Vinay Leonia, degli Azzari. '
Che Dio prenda sotto la Sua
protezione questi piccoli fanciulli e li
benedica abbondantemente insieme
colle loro famiglie.
— Si è addormentata nel Signore,
all’Asilo dei Vecchi, dopo molti mesi
di sofferenza in età di 80 anni Kurth
Berta ved. Giusti.
— Domenica prossima 13 corr. avrà
luogo, a Dio piacendo, una riunione all’aperto ai GAROSSINI, alle ore 16.
TORRE PELLICE. Il culto di domenica prossima (Tempio di Villa, ore
10.30) sarà presieduto dal pastore
signor Nisbet.
— Domenica prossima, alle ore 10,
avrà luogo un culto alla Sea di Torre.
— Il Museo Storico Valdese è aperto
la domenica dalle 11.30 alle 12.30, ed
il giovedì dalle 17 alle 19.
Per il pomeriggio dei XV Agosto
La Tavola ha affidato alla Federazione delle Unioni Valdesi l’organizzazione del pomeriggio della tradizionale
festa del XV agosto. Fra i vari numeri
del programma, un posto è riservato
alla Poesia.
Invitiamo tutti i Valdesi che hanno
inclinazioni ad esprimere in forma
poetica i loro sentimenti ad inviarci
prima di tale data i loro versi.
Lingua : italiano o dialetto valdese;
Argomento : religioso, o valdese, o
unionistico.
Indicare in quale delle due feste :
Val Chisone o Val Pellice, si desidera
che siano letti. Indicare la persona
che li deve declamare. Le poesie debbono portare ima sigla o un motto ripetuto in una busta chiusa con ii nome, dell’autore.
Le migliori poesie saranno premiate
e forse pubblicate. Più della forma si
terrà conto dei sentimenti ; il concorso è perciò aperto a tutti.
Inviate le vostre poesìe prima del
XV agosto al Capo-Gruppo delle Unioni delle Valh, pastore Gustavo Bertin,
S. Germano Chisone, al quale siete anche pregati, di coniunicare in tempo
utile le eventuali proposte di iniziative attuabili per il pomeriggio di detta festa.
11 eoneorso fotograiieo
Mentre ricordiamo ai fotografi dilettanti l’opportunità di prepararsi a partecipare al Concorso fotografico bandito dalla Società di Studi Valdesi, con
10 scopo d’illustrare le nostre Valli,
avvertiamo che le fotografie possono
essere presentate anche senza montatura in vetro. La scadenza è, stabilita
11 20 agosto p. V.
Sta per uscire :
Pieeolo Dizionario Biblieo
Contenente informazioni e spiegazio
ni sui principali personaggi, sulle località, sugli usi e costumi e sugli insegnamenti che ci sono presentati- nella
S. Bibbia e specialmente nel Nuovo
Testamento (con alcune illustrazioni).
Indispensabile a chi voglia studiare
in modo intelligente la Bibbia.
Compilato da una Commiissione di
Pastori e Professori della nostra Chiesa (Davide Bosio, presidente, Gino Costabel, Guido Mathieu, Alberto Ribet,
Enrico Tron senior).
Libreria Ed. Claudiana - Torre Pellice
DIFFIDA
Il Sottoscritto Ing. Giuseppe Dolza,
con Studio in Torino - Via Marco Polo,
4 - Telef. 41.381 -, rende noto dì non
avere affidato nessun mandato a terze
persone sia per trattative di vendita che
per amministrazione delle sue proprifetà in Torre Pellice : Piazza della Stazione n 3 e via Pralafera n 10. Non riconoscerà quindi nessun impegno contratto da altri.
Torte Pellice, 10 luglio 1941-XIX
Ing. Giuseppe Dolza
Prof. Gino Costabej., direttore responsabile
ARTI GRAFICHE . L’ALPINA » - Torre Pellice
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Indirizzi di Chiese Valdesi
Angrogna — Pastore : Arnaldo Comba.
Angrogna (Serre) — Cand. Theol.
Edoardo Aime.
Bobbio Pellice — Pastore : Alberto
Ricca.
Luserna San Giovann,i — Pastore : Lorenzo Rivoira.
Massello — Pastore : Enrico Tron.
Ferrerò — Pastore : Oreste Peyronel.
Pinerolo — Pastore : Luigi Marauda.
Pomaretto —- Pastore : Guido Mathieu.
Frali — Pastore : Arnaldo Genre (incaricato).
Pramollo — Pastore : Paolo Marauda.
Prarostino — Pastore : Umberto Beri.
Riclaretto — Pastore : Alfredo Janavel.
Rodar etto — Pastore : Arnaldo Genre.
Rorà — Pastore : Enrico Geymet.
San Germano Chisone — Pastore : Gustavo Bertin.
Torre Pellice — Pastore : Giulio Tron.
Villar Pellice — Pastore : Roberto Jahier.
Abbazia — « Chiesa di Cristo » - Culto
ore 16 — Pastore : Carlo Gay, da
Fiume.
Aosta — Chiesa: Via XXIII Marzo, 1
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Barga — Chiesa Valdese (da Pisa).
Bari — Chiesa Valdese — Pastore : A.
Miscia - Via Tanzi, 33.
Bergamo — Chiesa : Viale Vittorio
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Brescia — Chiesa : Via dei Mille, 4 —
Pastore : Davide Forneron, ivi.
Brindisi — Chiesa Valdese : Via Congregazione (da Taranto).
Caltanissetta — Chiesa : Via B. Gaetani, 50 (da Riesi).