1
EGO
DELLE VÀLLT VALDESI
1 ^ /%
(Torino)
r,«'^
1 w..
•'"T T T^T*
Quindicina!e
della Chiesa Valdese
" Gettale lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e tatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo „■
\Eco-. L. 700 per l’intemo | Eco e La Luce: L. UW per 1’ÌBtemo Spedir, abb. postale II Gr^po I C P^Vl7^
^ ^ l'estero | Cambio d’indirizzo Lire 40,- | Ammin. aandiana Torre PelUce • ^ s.___
Anno LXXXVI - Num. 18
2 S
ABBONAMENTI
L. 1200 per l’estero
L'écharde dans
la chair de l’apôtre Paul
Les critiques se sont longtemps
évertués pour établir en quoi consislait r« écharde dans la chair » de
l'apôtre Paul. Et comme il est naturel et d’usage, ils ne sont pas tombés d’accord.
En effet, d’aucuns, entre autres
Luther, ont soutenu qu’il s’agissait
d'une tentation spirituelle: on ne
V oit vraiment pas comment une tentation spirituelle pourrait être indiquée par le terme « écharde dans
la chair »; ce serait trop contradic
luire.
D’autres ont cru que l’apôtre des
gentils souffrait d’épilepsie:, cette
lliése U l’appui de beaux noms, tels
ijiie Lightfiot, Schatf... ,1e crois que
le seul passage qu’on pourrait citer
.. l’appui de cette thèse est (c un ange du Seigneur pour me souffleter »
(.alates iV, 14, qui rappelle certaines expressions des Evangiles appli(] liées aux démoniaques, dont les
maniiestations sont bien celles propres des épileptiques.
Il me .semble que l’hypothèse de
l’épilepsie n’est pas soutenable;
d’autres le sont moins encore.
Osiander croit qu’il s’agit de remords pour avoir persécuté les Chrétiens; Estius de son côté pense que
l’ai.'ÔLre était rongé par des appe .
lits sensuels; Chysostome soutient
qu’il faut entendre la persécution et
les calomnies de ses adversaires; Godet estime qu’il souffrait de maux de
tête... ^
Tout cela ne semble pas s’accorder avec l’image de Lft écharde dans
la chair » et avec l’expression « /e
porte en mon corps les stigmates de
Jésus ft Galates Vl, 17.
Il est certain que c’était une cbo.^e
grave et l’apôtre a prié le Seigneur
à trois reprises de l’en délivrer^ maL
il n’a pas été exaucé dans le sens désiré. Il a eu cependant une réponse ;
(1 Ma grâce te suffit » II Cor. Ali, 9.
Bien des passages nous autoriseai
à penser que 1’« écharde » est un
maladie d’yeux.
D’abord, nous ne devons pas oublier que au moment de sa coiiversion sur la route de Damas il lui
frappé de cécité et que trois jouraprès des écailles tombèrent de ses
>eux. La maladie devait avoir des
signes visibles. En écrivant aux Gaiates il dit: « Vous savez que ce fu>
dans l'infirmité de la chair que je
vous fuinonçai pour la première fois
l'Evangile; et malgré l’épreuve qm
vous causait cette infirmité^ de mu
chair vous ne m’avez ni mépnsx ni^
repoussé ». Et encore: « S’il eût etc
possible, vous vous seriez arraché
les yeux pour me les donner ». Galates IV, 14. Est-Ce là une sinijile
manière de dire? Je ne le pense pas.
les Galates auraient donné leurs yeux
[)our remplacer ceux de Paul, le-quels étaient malades.
Un argument d’indéniable v'aleui
à l’appui de notre thèse c’est que
l’apôtre recourt souvent à l’aide de
quelqu’un pour écrire ses lettres,
mettant son propre sceau sous la forme d’une salutation personnelle.
L’Epître aux Colossiens se conclut
par ces mots : a La salutation est de
ma main à moi, Paul » Coloss. IV,
18..
11 eu est de même pour la II E[».
aux Colossiens: a. La salutation est
de ma main à moi, Paul: c’est là ma
signature dans toutes mes lettres:
c'est ainsi que j’écris » II Tliess. III,
17.
L'Epître aux Galates est toute de
su main, mais il faut remarquer;
H Voyez en quels gros caractères je
vous ai écrit de ma propre main »
Gai. VT, 2; et encore à Pbilémon 19:
U j’écris ceci de ma propre main ».
Tous ces passages sont bien propres à nous faire conclure que I’« é
charde dans la chair » était une maladie d’yeux, laquelle aux moments
des accès pouvaitt.donner un aspect
f.eu attrayant.
Du point de vue pratique quelle
conclusion tirerons-nous?
Malgré l’a écharde dans la chair »
l’apôtre Paul a déployé mie activité
débordante; il ne,s’est pas laissé abattre par la maladie, il a fait plusieurs voyages, fcmdé un bon nombre d’églises, por(é l’Evangile à tra\ers l’Asie Mineu» et la Grèce, jusqu’à Rome; même se proposait-il de
Se rendre en Espggne: y alla-t-il?
Dans sa lettre au Romains nous lisons : « Si je peux^ me rendre en Es¡tUgtie j espère je vous verrai
en passant » Roiiv^XV, 24.
Et encore : it Je^passerai chez vous
pour aller en Espagne » Rom. XV,
28. 6
Comme du point de vue économique il avait appris à être content de
son état: j’ai appris à être content
de l’état où je me trouve » Philipp.
IV, 11, de même il avait accepté avec résignation sa maladie et donne
un merveilleux exemple d’activité
iusiiu’au martyre.
I L. M.
^ Mella buca
dì un albero morto
Invariabilmente — e su tutti i toni
— me lo dicevano da anni i montanari miei amici di Piamprà.
— Lei va matto per piantare alberi. E ha ragione! Li metta pure dove
vuole. Se sono alberi nostrani e messi in terra in primavera o in autunno,
attecchiscono facilmente. Però badi
bene: se vuol sostituire un albero
morto per vecchiaia, o ucciso dal fulmine, o stroncato dal gelo, si guardi
dal piantarlo nello stesso preciso posto della pianta disseccata. Lo metta
un po’ più in qua o un po’ più in là,
un po’ più in su o un po’ più in giù.
Ma non proprio nella buca della pianta estinta. Perchè quella buca è isterilita, è contaminata. Il nuovo alberino vi muore...
Questo discorso mi era parso cosi
stravagante, così... superstizioso che —
INTRODUZIONE AL JINODQ
ATTENZIONE!
La Mostra d’arte contemporanea è aperta fino a Domenica 9 settembre nei locali
scuole Villa.
Visitatela.
ex
INel momento in cui il giornale va
¡U macchina, il Sinodo Valdese sta
^svòlgendo" i suoi laVori. Per ragioni
evidenti di opportunità riferiremo
soltanto nel prossimo numero sugli
sviluppi di questi lavori, in modo da
poter presentarne un quadro comleto.
Esame di fede
Accenneremo qui soltanto a quelle attività che si possono considerare
come introduttive al Sinodo vero e
proprio: l’esame di fede dei candidati che s’è svolto neU’aula sinodale
della Casa Valdese in Torre Pellice,
alla presenza di un discreto numero
di pastori; quasi totalmente assente
la rappresentanza laica. Assenza che
è diventata ormai tradizionale e che
è la risultante di varie circostanze
che dovrebbero essere esaminate accuratamente, se veramente si ritiene opportuna la partecipazione dei
laici. ...
Bisognerebbe anzitutto chiarire ai
laici il significato e la portata dell espressione; esame di fede, che indubbiamente spaventa i profani che
lo ritengono dominio riservato degli
esjierti di teologia.
E sarebbe pure ne«essario di rivedere il procedimento dei lavori, in
modo da non scoraggiare i ...coraggiosi, che, all’oscuro delle esigenze
procedurali possono aver l’impressione di esser degli intrusi, davanti
alle porte chiuse, non essendo comunicato alcun orario, preventivamente.
Tre candidati hanno sostenuto m
modo favorevole il loro «esame»;
alquarto è stato consigliato di ripresentarsi l’anno prossimo.
I sermoni di prova si sono pure
svolti regolarmente, tranpe quello
del candidato B. Tron inaspettatamente chiamato alle armi il giorno
stesso del suo esame di fede, e che
ha pronunziató domenica 2 settembre il suo.
Inizio dei lavori
Con culto solenne domenica 2 settembre si è aperto il Sinodo; predicatore il prof. V. Subilia; consueto
affollamento del tempio, schieramento tradizionale di omaggio al
corteo che, preceduto dal predicatore, dai candidati, dai membri della
'l’avola si snoda dalla Casa Valdese
al rempio. Ne riparleremo.
Ma cos’è questo Sinodo?
l na domanda un po’ ingenua, potrebbe dire qualcuno. Forse che non
sappiamo tutti che il Sinodo è un’assemblea annuale che dura su per giù
5 giorni, e vede riuniti pastori e laici rappresentanti di tutte le comunità valdesi sparse in Italia e nel
mondo? Tn’assemblea particolarmente solenne quest anno, perchè,
oltre ai sempre numerosi delegati
delle Chiese sorelle, è presente al
completo il gruppo dei fratelli venuti dall’Uruguay.
Tu piccolo parlamento, insomma,
che porta un soffio di vita a Torre
Pellice e le dà per una settimana
l’illusione di meritare Tappellalivo
di cittadina ;anche la stampa ne parla ed esso diventa un argomento ili
imjiortanza valligiana!
Ma il Sinodo è qualcosa di «altro»
di veramente serio. Ed un richiamo
a meditare su questa serietà, ci viene
proprio dal ponderoso (abbiamo
l’impressione sempre più pondero,sal) fascicolo di oltre 150 pagine che
viene consegnato, alquanto tardi, ai
membri del Sinodo, per un ponderato esame delle varie relazioni.
Una di queste, che porta la firma
dei pastori Alberto Ribet, relatore,
e Gustavo Bertin, e dei professori
Bruno Revel e Giorgio Peyrot ha per
oggetto lo studio delle possibilità di
attuazione dell’esigenza, segnalata
dallo scorso Sinodo e consacrata in
un Atto sinodale, « di alleggerire i
lavori dell’Assemblea Sinodale, concentrandone gli interessi e di concedere inoltre al Corpo Pastorale maggior tempo disponibile per trattare i
jiroblemi di sua competenza ».
È tutto questo!
Da questa relazione che sembrava
dover costituire una discussione di
natura procedurale sull’ordine dei
lavori, è scaturita invece un’analisi
di sommo interesse. Preliminarmente infatti la Commissione ha definito
in modo lineare la funzione del Sinodo. Una funzione insostituibile,
di cui la Commissione ricorda e precisa le caratteristiche, che riferiamo
così come essa le ha limpidamente
formulate :
Il Sinodo è la suprema autorità
della nostra Chiesa e ad essa spettano:
a) il potere costituzionale, che esso esercita in modo formale ed esclusivo sia nella formazione che nella
revisione dei testi costituzionali.
b) il potere dottrinale; basti ricordare che fu il Sinodo ad autorizzare
l’uso della Bibbia « synodale » e della Bibbia riveduta nel culto, e della
attuale liturgia; sopratutto che l’atto dichiarativo del 1894 fu approvato dal Sinodo.
c) il potere regolarmentare. Solo
il Sinodo può modificare gli articoli
dei Regolamenti e creare una legislazione su tutta la Chiesa.
d) il potere di rappresentanza. La
rappresentanza della Tavola è rappresentanza riflessa; solo il Sinodo
è sovrano nel parlare in nome della
Chiesa Valdese.
e) il potere giudiziario. Vi sono
altri enti che hanno potére giudiziario nella Chiesa, ma solo le decisioni del Sinodo hanno carattere di Cosa giudicata.
f) potere amministrativo e di controllo, che può esser esercitato tramite enti da esso nominati ed attraverso il controllo delle Commissioni
d'esame.
,E qualcos’altro!
Chi ha assistito anche una sola
volta al Sinodo, sia come delegato,
sia come spettatore, ha notato come
l’assemblea sinodale pur essendo; il
Venerabile Sinodo, im consesso autorevole, consapevole della dignità
della sua funzione, non sia un’accolta severa di giudici, ma una grande
famiglia dove si discute appassionatamente, dove alcuni parlano molto
e molti tacciono; una grande famiglia che è riunita al completo una
volta all’anno: occasione di incontri, di scambi di vedute: qualcosa
che distingue i nostri Sinodi da molti sinodi di Chiese sorelle. Non ci si
saluta còl nome di fratello, ma il Sinodo offre, malgrado tutte le sue lacune, una possibilità di incontro tra
fratelli.
Diriga ed ispiri il Signore questo
Sinodo 1956, onde i suoi lavori siano benedetti e costituiscano un passo avanti nella testimonianza evangelica nella nostra patria. rep.
scrollando le spalle — non d avevo
creduto. Senza farci caso avevo continuato le mie piantagioni, con ottimi
risultati... salvo...
Salvo quando mi ero ostinato a mettere a dimora una pianta novella nella buca stessa di un albero morto. La
piantina invece di prosperare come
tutte le altre — anche se abbondantemente bagnata, anche se ripetutamente concimata — era misteriosamente
deceduta!...
Ho voluto fare l’autunno scorso una
ultima prova con un piccolo ciliegio e
con un giovane frassino. Appena salito quest’anno al mio Ciabòt, sono
corso a vedere i due alberini. Morti
stecchiti entrambi! Dunque, è proprio
vero! Adesso ci credo anch’io. Ci sto
pensando su da qualche giorno.
E sono giunto a questa conclusione: si tratta di una vera e propria
Legge del mondo fisico che corrisponde ad una Legge analoga del mondo
reale e spirituale: nella buca lasciata
nel terreno da una pianta sradicata
non può allignare, ne svilupparsi, nè
prosperare una pianta nuova!
Ecco uno stabile già in buone condizioni che il tempo, le intemperie o
le bombe hanno fatto crollare. Inutilmente ,i proprietari hanno iniziato e
proseguito lavori di consolidamento e
di rincalzo. Non cè da ricavare più
nulla dalle rovine. Occorre riprendere
la costruzione dalle fondamenta.
Ecco un affare una volta prospero
il quale — per incuria, o per incompetenza, o per lutti — è andato lentamente deperendo e ha finito per estinguersi. Invano il titolare stesso, o
i suoi successori, hanno cercato di rimettere la ditta in piedi. E nwrta. E
sono andati a male tutti i tentativi per
riattivarla. Per avere un’azienda prospera e redditizia bisogna ricominciare da capo, con altri criteri, con altri
metodi, con altri principi commerciali.
Ecco un’iniziativa scientifica la quale prometteva di condurre i suoi ideatori a straordinari successi, a magnifici risultati. Ma poi — per motivi
molteplici — l’entusiasmo primitivo si
. è smorzato, la fiamma viva degli inizi si è andata spegnendo. L’impresa
è fallita. Invano altri scienziati si sono arrovellati, si sono accaniti. E' morta! Per raggiungere la mèta agognata
bisogna procedere ad altri studi, ad
altre esperienze, ad altre analisi, ad
altre ricerche e valersi di altri mezzi.
E non è ancora la stessa Legge di
cui constatiamo l’infallibile, direi quasi il fatale andare nella progressiva eppur così lenta, così ardua, (così dolorosa anche) ascesa del nostro io migliore?
Per superare ogni ostacolo, per sorgere con la fronte raggiante nel sole
dopo avere attraversato cumuli densi
di nubi oscure, e strati tempestosi di
fulmini e saette, e fitti banchi di nebbie opache (incertezze, dubbi, illusioni) occorre bandire ogni calcolo e afferrare senza rimpianti l’albero nuovo
delle nostre essenziali risoluzioni di
bene. E’ necessario fare col piccone,
nel terreno vergine, ima buca del tutto
nuova, la quale non contenga alcuna
traccia delle velenose esalazioni dell’albero morto.
Toimo, Ospedale 9 luglio 1956
Giovanni E. Meille
2
Lieo DBLLB VALLI VALDESI
EiGxionB dei pastori
Questo titolo è molto impreciso;
lo abbiamo scelto per amor di brevità e perchè, prooauilmeute, nonostante la sua imprecisa formulazione giuridica (o forse appunto per
questo) esso è più facilmente comprensibile di quello più corretto
(giuridicamente), che dovrebbe suonare, più o meno, così: Designazione del pastore titolare di una chiesa
autonoma.
Chez noui, comunemente, si dice:
elezione del pastore.
Su questo argomento il doti. Giorgio Peyrot ha scritto un interessante
studio, pubblicato dalla Claudiana
(L. 150) dal titolo giuridicamente ineccepibile, anche se un po’ ispido:
Funzionamento e compiti della commissione consultiva di cui alVart. 14
dei Regolamenti Organici.
Probabilmente la maggior parte
dei nostri lettori, e quel cli’è peggio,
dei membri di Chiesa non hanno mai
sentito parlare uè dell’art. 14, nè
della Commissione consultiva; e forse neppure dei Regolamenti organici. £ questo spiega come le elezioni
dei pastori nelle parrocchie autonome, particolarmente in quelle delie
Valli, siano avvenute, in questi ultimi amii in un clima che spesso ha
lasciato a desiderare in quanto a
chiarezza di procedura, per non dir
altro; tanto che in certi casi si è avuto l’impressione che certe assemblee
ecclesiastiche fossero pervase dalla
passione elettorale in quel senso deteriore che caratterizza tanta parte
della vita politica del nostro paese:
quistioni personali, gafoppinismo
propagandistico, ecc. ecc.
Eppure i regolamenti ci sono è,
anche se si può far qualche riserva
sulla formulazione di qualche articolo, essi sono formulati in modo da
permettere alle Assemblee ecclesiastiche di svolgere il loro delicato
compito nelle migliori condizioni.
Siamo grati pertanto al dott. G.
Peyrot di aver raccolto in questo opuscolo di 25 pagine le norme che
regolano la materia, accompagnandole da un adeguato commento.
In im primo paragrafo lo studioso
ricorda l’origine della disposizione
e precisa lo scopo della Commissione; in un secondo paragrafo esamina alcuni problemi connessi alla nomina della Commissione e per riflesso alla convocazione dell’Assemblea
elettorale: convocazione che, secondo il nostro autore, è di competenza
del Concistoro, d’intesa con la Commissione Distrettuale. Nel terzo paragrafo viene esaminata la composizione della Commissione « di almeno tre membri di cui uno non facente parte del Concistoro » ; opportunamente il dott. G. Peyrot osserva
come la prassi di questi anni che
ci si è orientata verso la nomina di
commissioni di tre membri soltanto »
corrisponda ad esigenze pratiche e
risulti efficace. Nel paragrafo quarto
viene precisata la natura della Commissione, con chiarezza di esposizione e rigore logico, che ci sembrano
dover essere sottolineate. Si tratta
cioè di una Commissione consultiva,
non « di una Commissione elettorale, nominata per ricercare il o i candidati all’elezione, o, peggio, influenzare VAssemblea, o per promuovere una campagna elettorale a
favore di un determinato eligendo » ;
di una commissione che deve svolge
•1 ®
re il suo compito « nella più completa riservatezza y> e con « assoluta
obiettività ».
^ ^
Nel quinto paragrafo, l’autore esamina partitamente i compiti della
Commissione secondo un ordine logico; cautamente egli premette un
('. sembra » all’inizio de! capoverso,
quasi a mettere in evidenza che,
trattandosi di interpretazione, si
tratta di materia opinabile, o, meglio, quasi ad invitare alla discussione.
I limiti di una recensione non ci
permettono di entrare in merito a
questo problema, come esso meriterebbe; altri potrà farlo. Ci limitiamo solo ad alcune osservazioni.
1) L’ordine logico è veramente logico?
Ecco, l’assemblea convocata per
la designazione del pastore non in
tende rimettersi alla Tavola e quin
di vuol designare il suo pastore. No
mina quindi la Commissione consul
ti'a che deve: a) ricercare le infor
mazioni del caso; b) ricercare i suggerimenti della Tavola; c) riferire
im parere all’Assemblea. Questo è
Pordine logico, secondo il dott. G
Peyrot; ci sembra invece che Tordi
ne logico sia: 1) ricercare i suggerimenti della Tavola; 2) ricercare le
informazioni del caso; 3) riferire un
parere all’Assemblea.
Ci confortano in questa interpretazione varie considerazioni: opportunità di non prendere in considerazione candidature di uomini che per
una ragione o per l’altra non risultassero disponibili o idonei. L’esperienza mentre ci ha resi scettici in
merito cc alla completa riservatezza »,
ci ha insegnato che molto facilmente si creano correnti che, poste poi
di fronte ad un parere negativo della Tavola, si trasformano inevitabil
mente in movimenti anti-Tavola:
contro il potere costituito. Il solo
modo di ovviare a questi inconvenienti è, finché le nostre comunità
sono quello che sono, di interpellare
prima la Tavola.
^ ^
Del resto che cosa significa l’espressione « ricercare le informazioni del caso? ».
Sostanzialmente, secondo il dott.
G. Peyrot significa: a) la presentazione delle candidature; b) richiesta
di informazioni dai candidati; c) eventuali richieste di informazioni
presso il Concistoro riunito. Giustamente l’autore condanna le informazioni di privati.
E’ sempre difficile interpretare la
volontà del legislatore, ma confessiamo che Tinterpretazione del dott.
G. Peyrot ci sembra alquanto restrittiva : informazioni del caso è una
espressione molto vasta e delicata!
Comunque per quanto si riferisce alla presentazione delle candidature,
non comprendiamo perchè l’autore
condanni aspramente la auto-presentazione di una candidatura e non vediamo perchè essa non possa essere
8 espressione dell’ autogoverno delle
comunità », almeno tanto quanto
quelle presentate per interposta persona. ! '
Comprendiamo perfettamente i
pericoli delle conventicole, ma, pei
quanto concerne ìe Valli, la struttura quartierale non potrebbe esser
opportunamente valorizzata, in qualche modo? Si otterrebbe così una
consultazione capiUare e le informazioni del caso, i desiderata dei membri di Chiesa sarebbero valorizzati.
Nel sesto ed ultimo paragrafo il
nostro autore analizza lo svolgimento dei lavori della Commissione. Si
sofferma in modò particolare sulle
consultazioni dei candidati, particolarmente nel caso in cui debbano
svolgersi per corrispondenza. Sostiene il nostro autore che « sarebbe indelicato far noto ai singoli pastori i
nominativi degli - altri candidati in
predicato, poiché’questa informazione, ponendo l’accento su di una situazione di concorrenza nelle elezioni, potrebbe influire negativamente,
determinando da parte dei singoli
pastori una risposta diversa da quella che l’Assemblea si può attendere
da ciascuno di essi ».
Conseguentemente la Commissione dovrebbe indirizzare ai pastori interpellati « una lettera personale, sì,
ma redatta secondo un testo uguale
per tutti ».
Si tratta di punti di vista, ed esprimeremo modestamente il nostro:
poiché questa situazione di concorrenza è un dato di fatto ed è naturale pensare che quando i singoli pastori riceveranno' la comunicazione
della Commissione, conosceranno già
il nome degli altri candidati, ci sembra che sarebbe più limpido di comunicare agli interessati lo stato reale delle cose.
In realtà il punto debole di tutta
questa legislazione, ineccepibile sul
piano giuridico, è che essa trascura
Ja psicologia, creando uno stato di
fatto di concorrenza, a cui ripugna
la mente dei pastori, e porta a storture sul piano spirituale, con accet
tazioni che non sono accettazioni e
candidature che non si sa come interpretare! Ma questo è un altro discorso!
Comunque, grazie a Giorgio Peyrot per averci obbligato a riflettere.
L. A. Vaimal.
DOMENICA 26 AGOSTO
La giornata del Collegio
La tradizionale « giornata degli Amici del Collegio » ha avuto luogo domenica 26 agosto e si è svolta regolarmente secondo il programma prestabilito, con una discreta affluenza di « amici », che ci sono però sembrati un
pò meno numerosi dello scorso anno.
Ottimo il pranzo al Bellevue, che
ha contribuito per la sua parte a creare una simpatica atmosfera di affiata
mento tra i partecipanti. Nel pomeriggio un centinaio di « amici » si riunirono nell’aula sinodale della Casa Valdese, per la parte ufficiale della giornata, sotto la presidenza del dott. E.
Gardìol che, con acconce parole, dà
il benvenuto agli ex-studenti e da lettura della relazione morale. 11 prof. T.
Pons dà quindi lettura della »el.izione
finanziaria. L’una e i’altra presentano
risultanze soddisfacenti e prospettano
l’urgenza di tradurre praticamente in
fatti l’amore degli amici per il ioro
Collegio. In modo particolare gli « Amici » dovrebbero issume-rfi l'onere
della trasformazione delTartiauatc sistema di riscaldamento del Collegio,
che, una volta, certo fu degne di rispetto, ma che ora appare come un
documento di tecnica non più adeguata alle esigenze del freddo moderno.
Dall’esposto dei relatori risulta che il
Comitato direttivo degli Amici del
Collegio, fidando nei risultati acquisiti e nella buona vcicnta degli Amici,
ha deciso di aífrontare radicalmente il
problema, iniziando i lavori, .i’accorno
naturalmente con la Tavola Valdese e
sotto la direzione tecnica delTing. V.
Ravazzini. Questi lavori sono ormai a
buon punto e quest’inverno farà caldo
al Collegio!
Naturalmente non tutti i problemi
sono risolti : manca àncora metà della
somma! Ma l’assemblea è nettamente
ottimista: per reperire la somma necessaria basterebbe che tutti gli Amici
raddoppiassero la loro quota, o che
ogni Amico trovasse altri due amici.
Meglio ancora se le due cose avvenissero contemporaneamente. C’era molto
ottimismo fra i presenti e la ferma de
cisiqne di non gravare le finanze della
Tavola di un nuovo peso. Ci auguriamo che questo ottimismo si traduca in
un’efficace azione.
Poiché la situazione del nostro Collegio è tutt’altro che allegra. Esso è indubbiamente un istrumento prezioso,
che potrebbe rivelarsi insostituibile domani; e ben a ragione il prof. A. dalla
con eloquenza ne ha rivendicato « l’attualità » nella sua relazione. Purtroppo nubi oscure salgono alTorizzonte
ed il Moderatore pastore A. Deodato,
un amico fedele, si è assuto l’ingrato
compito di segnalarne la realtà sconsolante: 1) la critica situazione finanziaria; 2) la difficoltà ognor crescente
di trovare personale munito dei requisiti necessari per il nostro Liceo.
Il prof. A. Artnand-Hugon ha quindi rievocato la bella figura del prof.
G. dalla : l’educatore, lo storico, ì’uomo che amò la sua Chiesa e della storia della petite patrie fu cultore amoroso ed intelligente.
Dulcis in fundo: il ricevimento al
Convitto, organizzato in modo signorile e simpatico da un gruppo di Signore
e signorine, sotto la direzione dlele
Signore Theiler-Varese e Luigina
Giampiccoli.
* * *
La sera, in una manifestazione quasi goliardica, si sono fatti vivi i futuri
amici del Collegio (o del Convitto?).
Nel campo sportivo del Convitto si è
svolto un complesso programma di esercitazioni militari di tribù negre, di
manifestazioni antincendi di pompieri
di Viggiù, con contorno di luminarie,
di fuochi d’artifizio, di grida, di canti
e di viva soddisfazione del pubblico
accorso a godersi due ore di inatteso e
divertente spettacolo. rep.
* * *
La Direzione degli Amici del Collegio invita i suoi aderenti a versare soilecitamente la loro quota opportunamente integrata.
BAZAR DI BENEFICENZA
« Annunciamo fin d’ora che domenica X avrà luogo il tradizionale bazar ecc. ecc. ». E questo un annunzio
che ricorre spesso nella cronaca parrocchiale dell’Eco delle Valli; un annunzio a cui si raccomanda di dare
i l massimo rilievo tipografico, in modo da attirare l’attenzione del lettore più distratto. Si tratta insomma di
fare la maggior reclame possibile ad
una manifestazione che occupa un
posto di primo ordine nell’attività
delle nostre parrocchie. Attività sociale? spirituale? culturale? assistenziale? La rubrica non è ben definita:
generalmente la si considera come
attività di 8 beneficenza ».
Terminologia a parte, è una mani
festazione senza la quale molti dei
bilanci delle nostre chiese non riu
scirebbero a chiùdere in pareggio
Inoltre, se c’è da fronteggiare qual
che spesa straordinaria, (restauri,
aiuto a sinistrati)^ il bazar è l’ancora
di salvezza nel mare mosso delle finanze parrocchiali. E con il bazar
tutta il suo corteo di a-sacchi a sorpresa », di 8 pozzi di San Patrizio »,
di 8 lotterie » ecc. ecc. Si tratta, insomma, di cavar quattrini dalle tasche della gente che, normalmente,
è piuttosto restia a tirarlo fuori. E il
discorso potrebbe farsi più lungo :
potrebbe anche estendersi a quelle
8 recite di beneficenza » e a thè di
beneficenza » dei cui resoconti non
sono avare le nostre cronache parrocchiali.
Lo scopo dichiarato e reale di tutte queste manifestazioni è indubbiamente lodevole : « fare della beneficenza » : fare del bene : ottenere del
danaro per qualche pia istituzione.
E sul fatto in sè, evidentemente, non
c’è nulla da obiettare. Piacesse al
cielo che fossero molti quelli che si
preoccupano di 8 fare del bene » e
di convincere gli altri che il loro danaro può essere utile nel « buon com
i
l
battimento». E’ perfettamente inutile di fare, o finger di fare, i 8 puri », quando si sa bene, purtroppo
che senza danarq non si combatte
nessuna guerra neppure quella della
assistenza agli invalidi. Sappiamo
che vi è della brava gente che si
scandalizza quando sente parlare di
8 danaro » in Chiesa e torce la bocca e alza gli occhi al cielo in atteggiamento di sconforto. Bisogna convincere la gente che il denaro non è
buono in sè; ma che il suo uso può
essere cattivo; anche il suo 8 non
uso » !
Ed vi è pure ancora qualcosa di
simpatico in quest’attività a bazaristica ». Vi sono indubbiamente delle
persone che sacrificano una parte del
loro tempo ^ disinteressatamente,
senza secondi fini per preparare questi bazar o organizzare una recita.
Chiunque abbia una sia pur minima
esperienza in materia sa quanta fatica e quanto dispendio di energie
tutto questo richiede.
Eppure, nonostante tutto, si ha
sempre l’impressione che c’è qualcosa che non va; si considera sempre, anche forse soltanto sottovoce,
che questa 8 beneficenza » non è
8 pura ». Tant’è vero che Concistori
e Comitati sono sempre alla ricerca
di 8 scuse »; 8 Certo sarebbe meglio
non dover ricorrere a questi metodi ;
d’altra parte, in fondo, si tratta anche di Un servizio che si rende alla
8 gente » aiutandola a compiere il
suo dovere ».
Orbene, tempo fa, il Sinodo della
Chiesa Luterana d’America, a quanto riferisce l’U.P.E., si è occupato
proprio di questo problema. Cosa si
sia detto non sappiamo, poiché il
suddetto bollettino d’informazioni ci
riferisce soltanto le conclusioni del
dibattito. E sono conclusioni molto
gravi e severe di deplorazione dei
8 christliche Bazarmethoden ».
I metodi cristiani dei bazar sono
stati addirittura messi al bando dell’ambiente ecclesiastico, sotto tutti i
loro travestimenti^ dalla sospetta lotteria all’edificante banco di beneficenza, perchè essi avviliscono il concetto della carità cristiana. E’ una
sentenza molto aspra e severa; non
ne conosciamo la motivazione, ma
patrebbe non esser privo di qualche
interesse, anche per noi, il tentativo
di formularla, sotto altro cielo e in
altro clima.
I bazar, con annessi e connessi costituiscono anzittutto un livellamento della carità cristiana all’innata avarizia dell’uomo.
8 Ma come? Se noi, con i bazar
spingiamo la gente a spendere, talvolta anche generosamente! Vendiamo i nostri gelati 100, quando ci costano solo 50! E la gente lo sa! Eppure compra : quindi l’avarizia non
c’entra ».
Ecco, c’entra proprio anche lo spirito dell’avarizia, o, se preferite^ dei
tornaconto personale: 8 Ho dato, sì
qualche cosa, ma non ho sprecalo
completamente il mio danaro; ho
pure comprato qualcosa di utile ».
Costituiscono pure i suddetti bazar un potente alleato di quello stato di personale soddisfazione che si
potrebbe, più esattamente, chiamar.,
farisaica compunzione: 8 Beh! insomma, anche questa volta ho fatto
il mio dovere ». Seduti ad un tavo
lino, graziosamente 8 gami », con
una tazza di thè ed una bella fetta di
dolce, con un gentile serriso di una
simpatica signorina che vi porge lo
scontrino dell’awenuto pagamento
(pardon: si dice: offerta per beneficenza) com’è dolce fare il proprio
8 dovere »! Come ci si sente in pace
con tutti e con la propria coscienza.
Mangiare per 50 e pagare per 100
è proprio questo 8 carità » !
I bazar inoltre contribuiranno a
rendere pili diffusa la già troppo diffusa uguaglianza: carità = elemosina.
Ora carità significa amore: amore di
Dio che si realizza nell’amore per il
prossimo. In realtà si potrebbe dire
che i bazar, involontariamente, come sono oramai involontarie tante
consuetudini della nostra vita spirituale, sono la trascrizione commercialmente cristiana (o cristianamente
commerciale) del contenuto sociale
del messaggio evangelico. Ci sono
purtroppo infatti i poveri, gli invalidi, i diseredati, gli affamati; non è
possibile dimenticarli, oggi; per fortuna ci sono Ricoveri ed Asili; purtroppo bisogna aiutarli; si tratta insomma di un semplice calcolo aritmetico e commerciale di dare ed avere: 8 dò tanto per liberare di tanto la mia responsabilità ».
Il bazar è il mezzo più economico
per liberare la coscienza di molta
gente dalle sue responsabilità.
E molto ancora ci sarebbe da dire
sugli annessi e connessi: sulle lotterie; notiamo soltanto che, anche
come 8 beneficenza », la lotteria avvilisce la carità, facendo appello all’istinto che somiecchia in ogni uomo; è pericoloso de.starlo nei bambini, coi 8 sacs à surprise »; è perico
loso dargli cibo nei a grandi » anche
a fin di bene.
Ma qui il discorso si fa troppo lungo e forse merita un capitolo a parte.
Conclusione?
Abbiamo cercato di motivare la
sentenza del Sinodo Luterano. Non
siamo sicuri di averla formulata esattamente! E forse non mancherà chi
la vorrà impugnare. Non essendo ancora i)assata in giudicato, ogni discusione è libera.
L. A. Vaimal
3
— I
De!
li culto della personalità di cui
tutti i giornali lianno di recente riempito le loro pagine, considerandolo
come un ienomeno speciale e peculiare airepoca ed al clima dell’età in
cui vivamo, é invece un Ienomeno ricorrente nella storia, e piu Irequentemente anciie di quel die si pensi.
Ad esso ricorrono le dittature di ogni
specie, senza eccezione; e gli uommi
Cile vogliono sempre aver ragione,
nel campo religioso come in quello
¡iolitico^ cercano sempre di accaparrarsi l'appoggio della religione per
tarsi ilicniarare o per proclamarsi essi stessi gli uomini della f'rovvidenza, destinati a salvare in qualche modo o il loro paese o una classe particolare o Fumanità intera. iNon sarenbe inlatti ditlicile presentare un ricco elenco di uomini che si sono purtroppo particolarmente distinti in
questo campo di autoincensamento,
aliene se inuscherato da tutto un apparalo abilmente predisposto per iar
10 apparire come una espressione della volontà popolare, accompagnata o
meno, secondo i casi e le circostanze,
11 alla approvazione di citi asserisce
(Il parlare in nome di Dio.
1-,’ appunto di un esempio storico
famoso di culto della personalità e di
ileilicazione di un uomo che desideriamo parlare, cercando di mettere
ili ilice li processo tenuto per raggiungere lo scopo desiderato, che
era quello di far comparire il capo
dello nazione francese di mi secolo e
mezzo fa, come il restauratore dei vm
lori religiosi che la Rivoluzione ave\a abbattuti, come l’uomo della
Frovvidenza del secolo scorso, al quale spettava la potenza, la gloria e l’onore di tutti i popoli che avevano la
fortuna di essere, in un modo o nelI altro^ passati sotto il suo dominio.
Un consigliere
senza
culto dello personalità
Napoleone daifleato
Negli aii'arj religiosi. Napoleone
Ihionaparte ebbe un validissimo aiuto nel consigliere di Stato Giovanni
Stefano Maria, visconte di Portalis,
die riuscì, si può dire, a risolvere aliilniente tutte le difficoltà incontrate
in questo campo dal capo della Frauda, dopo l’avvenuto concordato fra
lui ed il papa Pio VII.
Il Portalis era stato avvocato al
Parlamento di Aix durante l’antico
regime era stato arrestato come
sospetto all’epoca della Rivoluzione.
Venne poi liberato e fatto membro
del Consiglio degli Anziani: ma poi
dovette fuggire dalla Francia, ove
ritornò solo dopo il 18 brumaio. Subito notato da Napoleone, venne eletto nel Consiglio di Stato. Di carattere conciliante, buon oratore ed m( cliente giurista, diventò un cortigiano modello e fece quindi una brillante carriera sotto l’Impero.
Avendo rapidamente compreso che
¡Í iirogetto dell’Imperatore di ristabilire in Francia la religione, era un
pretesto per potersene più agevolmente servirsi e poter più falcilmente
dirigere il clero, egli seppe magistralmente assecondare il padrone.
Perciò^ quando Napoleone, verso
il 1806, quasi ossessionato dal prepotente desiderio di centralizzazione in
ogni campo, decise di unificare la liturgia ed il catechismo nell impero
francese, il Portalis lo seguì su questa strada col più grande zelo e si mise al lavoro con entusiasmo e con abilità magistrale, cercando di inserire nel « catechismo imperiale », che
gli era stato chiesto da Napoleone,
delle nozioni di carattere civile incidenti sui doveri def sudditi verso
l’autorità costituita: doveri che sarebbero tanto più sentiti ed impegnativi se appoggiati al dogma (Iella
religione. Ed il suo fiuto esercitato
gli fece rapidamente trovare 1 uomo adatto alla redazione del (( catechismo imperiale » che egli vagheggiava: un suo giovane nipote, canonico di Notre-Dame, vicario generale, di 34 anni, chiamato d’Astros.
Uomo di grande intelU^nza, ma
ambiziosissimo e di un arrivismo più
acuto ancora di quello dello zio, questo si mise con ardore all’opera richiestagli, che stava tanto a cuore
dell’Imperatore, ed il cui scopo gli
era stato chiaramente fatto intravedere: una serie Ri prescrizioni per
suasive sul rispetto, sulla fedeltà, sull’amore che i credmiti devono al sovrano, convenientemente inserite
nelle credenze deUa Chiesa.
11 d’Astros aveva capito a volo quei
che gli si chiedeva e seppe magistralmente compiere l’opera catechetica
che le circostanze politiche esigevano .Ed abile com’era, si procurò un
jiarafulminc, andando a scomodare
il grande Bossuet, l’illustre rappresentante della Chiesa gallicana, che
avev a ai suoi tempi composto lui pure un catechismo per la sua diocesi,
nel quale aveva abilmente fatto seiV .ilare ima frase non equivoca sui doveri dei sudditi verso il potere costituito.
Questa frase era stata abilmente
■iviluppata, parafrasata, ammodernala, napoleonizzata insomma, pur
senza modificarla nella sostanza, per
mantenerla sempre nell’atmosfera
creata dal grande predicatore di
Meaux, il cui nome era una bandiera rispettata ed onorata nella Francia gallicana.
Un catechismo
imperiale
Ed in tal modo, se non con l’aiuto,
almeno con la compiacenza del cardinale Caprara, che pur non era stato precedentemente consultato, un
decreto del 4 aprile 1806 annunziò
che il catechismo annesso al decreto,
« approvalo da sua Eccellenza il Cardinale legalo, sarebbe pubblicato ed
unicamente usato in tutte le chiese
catto!ielle dell’impero ».
Anche U cardinale di Parigi, de
Bello) diede parere favorevole all’adozione del famigerato catechismo che collocava il principe cosi vi
( ino alla divinità ,o meglio che lo sostituiva ad essa, senza scrupoli F
sebbene a Roma il catechismo imjie
riale fosse stato accollo con indignazione, si dovette in Francia farc
« bonne mine à mauvais jeu ». Chi
avrebbe osato opporsi apertamente
all’Imperatore allora all’apogeo della gloria e della potenza, e rappresentante di Dio sulla terra?
Per chi volesse rendersi conto dello spirito con cui era stato compRato
dal d’Astros U catechismo di Napoleone, riportiamo le domande e le risposte riferentisi appunto ai doveri
dei sudditi in uno stato bene ordina
to. Eccole senz’altro:
D. - Quali sono i doveri dei cristiani nei riguardi dei principi che li governaìio e quali sono, in particolare,
i nostri doveri verso Napoleone, nostro imperatore?
R. - I cristiani debbono ai principi
che li governano e noi dobbiamo, in
particolare, al nostro imperatore l’amore^ il rispetto, l’obbedienza, la fe
deità, il servizio militare, i tributi
ordinari per la conservazione e la difesa dell'impero e del suo trono; gli
dobbiamo ancora ferventi preghiere
per la sua salvezza- e per la prosperità spirituale e temporale dello stato.
D. - Perchè siamo noi tenuti a tutti
questi doveri verso il nostro Imperatore?
R. - In primo luogo è perchè Iddio che crea gli imperi e U distribuisce com’egli vuole, colmando di doni
il nostro Imperatore, sia nella pace,
sia nella guerra, l’ha stabilito nostro
sovrano, lo ha reso ministro del suo
potere e sua immagine sulla terra.
Onorare e servire il nostro Imperatore è dunque onorare e servire Dio
stes.so. In secondo luogo, perchè nostro Signore Gesù Cristo, tanto colla
sua dottrina quanto coi sui esempi,
ci ha insegnato egli stesso ciò che
dobbiamo al nostro sovrano; egli è
nato obbedendo a Cesare Augusto; egU ha pagato le tasse prescritte; e come ha ordinato di rendere a Dio ciò
che appartiene a Dio, così ha ordinato di rendere a Cesare ciò che appartiene a Cesare.
D. - Non ci sono dei motivi particolari che ci debbono più fortemente unire a Napoleone I. nostro Imperatore?
R. - .Sì, perchè è colui che Dio ha
.suscitato nelle cireosìanze difficili ¡tet
ristabilire il culto pubblico della san
ta religione dei nostri padri e per es
seme il protettore. Egli ha ricondot
to e conservato l’ordine pubblico col
la sua saggezza profonda ed attiva;
egli difende lo Stato col potente suo
braccio; egli è diventato I unto del
Signore mediante la consacrazione
che egli ha ricevuta dal Sommo Pontefice, capo della Chiesa' universale.
D. - Che cosa devesi pensare di coloro che mancano ai loro doveri verso il nostro Imperatore?
R. - Secondo l’apostolo S. Paolo,
essi resisterebbero all’ordine stabilito da Dio stesso e si renderebbero degni della dannazione eterna...
Cadde, risorse
e fu cardinale!
Ci aspetteremmo a questo punto
di vedere l’autore di questo catechismo addomesticato e veramente a ad
usum Dalphini », coperto di ricompemse, promosso alle alte cariche ecclesiastiche cui aspirava, ecc. Ed invece, chi sa perchè, egli rimase come
prima vicario capitolare di NotreDame. Sia che il Portalis volesse, in
un primo momento, riservare a sè
l’onore del catechismo imperiale; sia
che la violenza usata dall’Imperatore, facendo invadere gli stati pontifici ed arrestare e condurre prigioniero il Papa, a Savona prima, poi a
Fontainebleau, sia che la delusione
di essere rimasto a bocca asciutta lo
avesse fatto recedere dai suoi ambiziosi propositi; o sia più semplicemente che la sopravvenuta morte di
suo zio, il Portalis, lo aves.se privato
del suo potente protettore alla corte
imperiale; gli avesse fatto capire l’aleatorietà del compromesso religioso
voluto da Napoleone; fatto sta che il
canonico jiarigino, da questo momenlo, fa incomprensibilmente macchina
indietro non solo, ma diventa a poco
a poco informatore .segreto della Curia romana e quindi il piii acerrimo
nemico dell’Imperatore e dei suiti
fautori e cortigiani : quindi anche del
nuovo cardinale di Parigi, il Maury,
nominato a quell’importantissimo
posto da Napoleone, nell’ottobre del
181(1, carica che il d’Astros aveva
vagheggiata ed ardentemente sperata
I VALDESI DI GERMANIA
Quest’oggi a tavola m’è successo un
guaio. Mentre stavo assaporando un
piatto succulento, mi è partita l’otturazione d’un dente centrale anteriore.
E’ un povero dente deboluccio, ma
data la sua posizione mi dispiace di
perderlo. Se fossi in Italia correrei dal
mio dentista, ma qui? Mettermi in cura da un dentista tedesco che mi farà
pagare chissà che cosa, mi secca, eppure...
Insomma, trovo per caso un dentista e ci vado. Lui sa due parole di
francese ed io quattro di tedesco e così ‘riusciamo a comprenderci. Non si
tratta di cavare il dente, ma solo di otturarlo...
E spiego naturalmente che sono un
« fremde » cioè un forestiero, un Italiano; non un cattolico però, ma un
protestante.
— Ci sono molti protestanti in Italia?
— Molti no, ma in compenso i più
antichi. Noi siamo valdesi, movimento
originato da Pietro Valdo di Lione,
scomunicato e fatto protestante dal
Conc. di Verona nel 1183...
— Si, si, lo so, sono anch’io valdese!
__Come, voi dottore siete valdese?
— Si, mia madre era una valdese
di Germania e si chiamava Mondon
e mi fa un nome di indubbia marca
vàldcsc
Per poco non gli butto le braccia al
collo!
Prima, francamente, ero diffidente,
ma ora gli lascio tartassare il mio dente come vuole ed egli lo fa con evidente competenza.
Questo è un caso ma potrei citarne
parecchi; dappertutto dove si è saputo
che ero un pastore valdese, sono stato
avvicinato da gente che si diceva valdese o discendente da valdesi o che
mi informava di aver conosciuto dei
Valdesi. Alcuni lo facevano con una
premura commovente, come per esem
pio la moglie del sindaco di Königsfeld che è una Vinçon, originaria di
Pforzheim, la quale mi fermò per la
strada per invitarmi a pranzo a casa
sua e farmi conoscere la sua famiglia.
Sono veramente numerosi i Valdesi
di Germania, ma sono straordinariamente disseminati ed il redigerne uno
schedàrio sarebbe oggi cosa probabilmente impossibile.
* * *
Il 10 giugno, a Bietigheim doveva
aver luogo l’annuale adunata dei vaidesi di Germania ed io, poiché il pastore Müller di Palmbach (1) (Karlsruhe) mi offrì di portarmici con la sua
macchina, vi andai recandomi in tasca
una lettera messaggio del nostro Moderatore.
La Chiesa di Bietighein non è grande ma è nuova di zecca, come tante altre è stata ricostruita dopo la guerra
ed ora è fornita di tutte le più moderne attrezzature. Presbiterio a fianco
ch’è un gioiello, locali per la gioventù
e per la comunità, riscaldamento elettrico, organo e carillon comandato elettricamente sul campanile e che il
pastore aziona egli stesso pochi minuti prima del culto.
Ed il culto comincia secondo la liturgia luterana, sull’altare è una gran
croce e ai suoi fianchi due candele accese. La cosa a tutta prima ha un
aspetto strano per un occhio valdese
mà poi il culto prosegue con una tale
evidenza di vitalità che le candele non
disturbano più. Predica un giovane
pastore di una delle comunità valdesi
e prende come testo la lettera alla chiesa di Smirne. Quindi è data la parola
a me per rec;are il saluto della chiesa
Valdese e il messaggio del nostro Moderatore. Risponde e conclude il culto
il pastore Zeller con parole commosse
e cordiali.
Siccome è presto ancora, qui i culti,
hanno luogo alle nove del mattino, i
Valdesi, che sono una ottantina, si riuniscono in una sala attigua e discutono
un loro problema amministrativo concernente il museo Valdese di Schonenberg e l’alloggio del suo direttore che
vi hanno costruito e che servirà al pastore Zeller il quale prende quest’anno
la sua emeritazione. Discutono a lungo
e discutono proprio alla maniera Valdese. Ho già assistito a varie assemblee ecclesiastiche qui in Germania,
ma le altre erano diverse più concise
e pacate, questa invece è proprio alla
maniera (( nostra ».
11 pranzo ha luogo in un elegante
ristorante che appartiene ad un Valdese, Combè, ed è a prezzo incredibilte basso, due marchi (trecento lire) pur
essendo ottimo e copioso. A me, però
non è permesso di pagare nulla, ci pensano i miei vicini di tavola... Laggiù in
fondo alla sala fan bella mostra di sè
due cuffie Valdesi e. su proposta dell’italiano, vien loro fatto un applauso.
Nel pomeriggio ha luogo nel tempio
la riunione più importante dell’adunanata, parlano parecchi oratori ed il
pubblico li segue senza stancarsi. Un
pastore, preso lo spunto dal Lux lucet, fa una accurata disamina dei fasti
e nefasti del cinema, un missionario
parla delle proprie esperienze, uno studente universitario presenta uno studio
filologico sulla « Nobla Lei^on ». Un
Oberkirchenrat (carica parallela a quella del nostro sopraintendente), porge
il saluto della chiesa madre, la Landeskirche del Würtemberg.
E’ data ancora la parola a me e,
questa volta, tradotto dal prof. Manevai, posso parlare la lingua delle mie
Valli. E dico quello che ho nel cuore
e che mi sembra il motivo fondamentale nei nostri rapporti;
Dio ci ha fatti fratelli e questa parola : « Bruder » costituisce un talento
di valore che deve esser fatto fruttare.
(continua in IV» pagina)
dopo la compilazione del suo catechismo, e che vedeva adesso occupata da im antico legittimista diventato
:i sua volta infatuato dell’Imperatore, il padrone dell’Europa, che il catechismo imperiale aveva dichiarato
rappresentante di Dio suUa terra !
La lotta Ira i due ecclesiastici si
acuì rapidamente, facendosi sempre
più aspra, finché se ne dovette inte
cessare Napoleone. Una perquisizione ai domicilio del d’Astros fece scoprire la sua corrispondenza col Papa.
Fu arrestato e mandato nelle prigioni di Vincennes ,ove rimase per oltre
tre anni ed ove potè meditare, a sue
spese, sui doveri dei cristiani verso il
principe che li governa, così come
egli stesso li aveva formulati nel suo
catechismo: « i cristiani debbono ai
principi, egli aveva scritto, e noi dobbiamo in particolare al nostro Imperatore, l’amore, il rispetto^ l’obbedienza, la fedeltà ».
Anche il Portalis, figlio, succeduto
al padre in (pialche carica a corte,
che non lo aveva denunciato, pur essendo a conoscenza della sua corrispondenza segreta col Vaticano, ebbe la sua parte della collera imperiale: dovette nelle 24 ore abbandonare
Parigi, e fissarsi ad oltre 40 leghe
dalla capitale.
Il d’Astros potè riavere la libertà
personale solo alla caduta di Napoleone e riprendere il suo posto di vicario a! Capitolo di Parigi. E dopo
il ritorno di Luigi XVIII fu ricompensato della sua lotta antinapoleonica : venne infatti nominato vescovo
(li Grange e di Bayonne, poi arcivescovo-di Toulouse ed infine, nel 1860,
ottenne il cappello cardinalizio che
sempre era stato il suo grande sogno,
fin dall’epoca in cui aveva messo la
mano alla campilazione del famoso
« catechismo imperiale ». Moriva
l’anno successivo, il 29 seti. 1861.
XV Agosto
ioiperioie
Ma il clima adatto alla incubazione e maturazione del catechismo imperiale era stato in certo senso preparato fin dall’anno precedente, e
non soltanto in Francia. Così il 1“ agosto 1805, a Milano, il cui arcivescovo Cardinal Caprara era di là partito il 26 aprile per recarsi a Parigi,
come legato di Pio VII presso Napoleone; il vicario generale, uniformandosi al desiderio del vice-re Eugenio, aveva ordinato al clero che in
tutto il regno, dopo le messe solenni, si cantasse la preghiera « Domine
salvum fac regem » e si chiudesse
con con l’orazione « prò rege ».
Così in quello stesso anno 1805 erano state decretate grandi cerimonie
e feste per il 15 agosto, ricorrenza
della nascita e del giorno cmomastico
dell’Imperatore. Cerimonie e feste
che si rinnovarono con molta solennità. ogni anno, fino al 1814, con
« Te Denm », teatri gratis, luminarie e balli popolari, ecc. Perfino in
■ San Pietro ed in altre chiese di Ro
ma e in tutti gli stati romani si doveva il 15 agosto celebrare la festa di
San Napoleone con solenne « Te '
Deum ». Perchè, se è vero che, tutti
i salmi finiscono in gloria, tutta (juesta festomania imperiale e reale non
poteva non concludersi con la proclamazione di « San Napoleone » e col
suo naturale panegirico, dovutogli
per i (( grandi benefici da lui resi alla
religione cattolica ».
Tali feste e manifestazioni si ripeterono fino alla vigilia deUa caduta
definitiva e della scomparsa dalla
scena del mondo del grande Corso:
il quale ispirò perfino verosimilmente dopo il 5 maggio 1821, al pittore
Francesco Scaramuzza, un quadro
dal titolo molto espressivo di (( San
Napoleone Martire y>l (cfr. J. Bertaut. Le catéchisme imperiai, in Revue de Paris, mars 1951, e a L’Italia
nei cento anni del secolo XIX » 18011825, del Comandini).
Tale è stato, è e sarà l’esito e la
sorte degli uomini che hanno sempre
ragione, degli uomini che non sbagliano mai, degli uomini che vantano eccessive confidenze con la Provvidenza. Ab uno disce omnes.
T. P.
4
4 —
L’EOO DELLE VALU VALDESI
All’ombra del Vandalino ■ Torre Pellice accogliente ■ ospita il Sinodo W56
Lo voce delle Comunità
Luserna S. Giovanni
Culti. Con la stagione estiva i culti del Chabas, prima quindicinali,
sono divenuti settimanali. Siamo
grati allo situdente Bellion, della
Pradeltorno, ed ai fratelli Margiunti
(di Torre Pellice) ed A. Bensì (di
Torino) che hanno presieduto nello
storico tempio i culti del 3 giugno,
17 giugno e 26 agosto.
Nozze. Il 25 ogosto è stato celebrato il matrimonio di Maria Luisa
Pontet di G. Giacomo e Pons Luigia,
già apprezzata insegnante a Villar
Pellice ed ora trasferita al Fondo di
San Giovanni^ con Monnet Ernesto
di Augusto e Bah Giacomina, di Villar Pellice. Agli sposi che si stabiliscono nella nostra parrocchia, i nostri migliori auguri.
Battesimi. Domenica 26 agosto è
stata battezzata Erica Matilde Artus
Martinelli di Italo e Susette Peyrot,
residenti a Crema. La stessa domenica è stato battezzato F. Antonio
SquUlace; domenica 2 settembre:
Fiammetta Cullo ed Elsa Mourglia.
Spanda il Signore le sue benedizioni
su questi bambini e sui loro genitori.
Lutti. Il lutto ha colpito due volte
nello spazio di pochi giorni il nostro
Asilo per i Vecchi. Lunedì 27 agosto
ebbero luogo i ftmerali, presieduti
dal pastore G. Bertinatti, di Chiavia
Enrico, originario di Angrogna; egli
lascia il ricordo di un uomo che aveva sempre cercato di rendersi utile
alla famiglia dell’Asilo. Il 30 agosto
ebbero luogo i funerali di Ida Pellegrin, originaria di Torre Pellice, deceduta in età di 80 anni.
Lunedì 3 settembre hanno avuto
luogo, a Bibiana, i funerali di Marziale Caffarel deceduto all’età di 72
anni.
Consoli il Signore i cuori afflitti.
Pinerolo)
Nel corso dell’estate la comunità
ha ricevuto alcune visite molto gradite, Il gruppo dei Valdesi dell’America del Sud è giunto a Pinerolo
la sera del 9 agosto, cordialmente accolto da alcuni parrocchiani. Sotto
la guida del Pastore si è recato a San
Secondo, prima di tutto, dove ha visitato la località su cui sorgerà la futura chiesa; successivamente è salito
sul colle di S. Maurizio ed ha ammirato lo stupendo panorama della città, della pianura e dei monti.
Intanto, in una delle sale del Tempio, alcune sorelle di chiesa preparavano la cena per gli ospiti ; la sala
presentava un magnifico colpo d’occhio e il pasto è stato consumato in
tm’atmosfera di fraterna allegrezza.
Alle ore 21, riunione in chiesa con
un gruppo di pinerolesi: messaggi
del Pastore, dei sigg. Pons, Michelin
Salomon e del Past. Silvio Long. La
Corale ha cantato alcuni inni, dopo
di che, nella sala attigua^ è stata offerta una bicchierata e la serata si è
conclusa con canti e conversazioni.
Una bella visita, una fraterna accoglienza: ai nostri fratelli americani, l’augurio di un felice ritorno alle loro case, dopo il loro gradito passaggio in mezzo a noi.
Domenica, 26 agosto, alcuni amici
provenienti dall’estero hanno partecipato al culto a San Secondo ed a
Pinerolo : il Dr. B. Pitt e la Signorina M. Gibhy, fedeli amici della nostra Chiesa e collaboratori nostri nel
Sud dell’Inghilterra ed if sig. Emile
Pasquet, di Ginevra, ben noto per
la sua zelante attività in favore dei
Valdesi. Il Dr. Pitt ed il sig. Pasquet
hanno rivolto il loro messaggio alla
comunità.
Alcuni predicatori venuti da fuori
hanno presieduto il culto domenicale: i Past. R. Nisbet, A. Ricca, G.
Peyrot, E. Naso^ E. Micol. La Chiesa li ringrazia.
In im mese, quattro membri della
nostra chiesa sono deceduti, lascian
do un caro ricordo di sè e deRa lo
ro presenza nella vita della comu
nità : il 24 luglio, Frida Hammer
seng n. Nilsen, deceduta in seguito
a tragica disgrazia stradale, norvegese di nascita, ma da molti anni in
Italia. Giovanni Luigi Malan, deceduto a Riaglietto il 1 agosto, dopo
una lunga malattia, sopportata con
pazienza cristiana, originario di Torre Pellice. Il 19 agosto. Alice Forneron nata Ro.stan^ di Miradolo, ctiiamata a lasciare questa terra dopo
molte sotìerenze, ma nella serenità
della sua fede. Francesco Pons, della Lombarda (S. Secondo), padre
dell’anziano Remigio Pons, bella e
serena figura di credente, oriundo di
Prali, deceduto il 1 settembre nella
tarda età di 84 anni, dopo aver avuto la gioia di vedere suo figlio tra i
Valdesi sud-americani venuti alle
Valli in pellegrinaggio.
Nei mesi di luglio e agosto sono
stati battezzati: Paola Roccione (Pinerolo), Marco Fernando Cardon
(Miradolo), Antonella e Paolo Bor
(Miradolo).
Il 5 agosto, il Past. G. Peyrot h
unito in matrimonio nel nostro tempio Franco Gindri (Pinerolo) e Franca Paschetto (Prarostino).
Ai coniugi, stabilitisi a Pinerolo.
il nostro augurio di fedele e benedetta vita coniugale.
Ferrerò
La Comunità è stata lieta di salutare il pomeriggio del 7 Agosto i fratelli, rappresentanti delle nostre Chiese Valdesi dell’Uruguay in visita alle
Valli. Nell’esprimere ancora la nostra
gioia per quei sia pur brevi istanti di
comunione fraterna rinnoviamo ai nostri fratelli l’augurio di un buon soggiorno in mezzo a noi.
Il giorno 11 Agosto è stata invocata
la benedizione del Signore sul matrimonio di Poét Guido Alessandro (Traverse) e di Poèt Lidia Viola (Mani
glia). Iddio accompagni con la Sua
presenza questo nuovo focolare.
Il 17 Agosto un lungo corteo di conoscenti ed amici ha accompagnato alla sua ultima dimora la spoglia mortale della nostra sorella Ghigo Luisa
nata Micol, deceduta a Ferrerò il 15
corr. m. all’età di 74 anni, consorte del
Signor Ghigo Alessandro (panettiere).
La nostra simpatia cristiana accompagni i familiari nel loro dolore ed il
Signore dia loro la forza di sopportare una così grande prova.
ScHola latina di Pomarettn
Sono aperte le iscrizioni alla classi I, II, III per l’anno scolastico
1956-57. Le domande, rivolte al preside, devono essere redatte in bollo
da L. 100 per l’iscrizione alla I in
carta semplice per l’iscrizione alla II
ed all» III. La direzione.
Doni ricevuti con riconoscenza dal
1“ Giugno al 31 Agosto 1956
Enrico .lahier, insegnante L. 2.000; Bounous Laura 1.000; Pascal Anita 2.000; Guglielinino Claudio 3.000; Costantino Laura
4.000; Chiesa di Como 5.000; Bernard Giacomo e fam. 2.000; Laetsch Giovanni e
Margherita 2.000; Giaiero Ernesto e Marcella 3.000; Giaiero Valdo e Evelina 1.500;
Pons Guglielmo 5.000; Genre ved. Elvira
250; Rostagno Arturo e Irma 5.000; Charrier Severino e Jenny 1.000; Chiesa Valdese di Pomaretto 50.000; Simondi Emalio
3.350; Gardiol Ada 5.000. Dal Doti. Teofilo Giraud di Troy N. J. abbiamo ricevuto
uno vaglia internazionale di L. 28.-105 raccolte fra i seguenti antichi allievi e amici
del N. America: Irma Ghigo Rostan: Margherita Gardiol-Micol; Giovannino Tron;
Ulrico Gay ; Enrico Grill ; Emanuele Tron ;
Teofilo Giraud.
La Direzione.
AVVISI
OFFRESI camera pensione a studentessa,
impiegata. Scrivere Eterno, Ormea 14,
Torino.
FAMIGLIA 3 persone adulte, residenza a
Vaduz (Svizzera) cerca giovane aiuto casa. Scrivere con referenze a Sig.ra Moli
presso Stoffel, Via Solva 36, Alaselo.
f.ERCASl cuoca capace anche « ménage n
e occuparsi alcune bimbe per istituto
svizzero di educazione ragazze 12 a 18
anni - per ottobre - stipendio buono. Rivolgersi a: Direzione Istituto «Les Muriere » - Grandson - (Vaud).
/ laminari della compianta
ALICE FORNERONE
nata Rostan
nell impossibilità di farlo personalmente,
esprimono il più sentito e commosso ringraziamento a tutte le gentili persone che
di presenza, con scritti e fiori, hanno voluto dare una così grande dimostrazione di
offerto e di stima alla Sua memoria ed hanno contribuito ad alleviare il loro grande
dolore.
Un grazie particolare al Past. Sig. Rostan, ai vicini di casa ed amici, alla S. A.
Geygi di Milano, al Sig. Scopigno per l’invio di fiori, alle famiglie Berruto e Barone di Torino per l’assistenza prestata.
Miradolo di San Secondo di Pinerolo
21 agosto 1956
I VALDESI DI DERMANIA
(segue dalla Ilio pagina)
Fino ad ora lo abbiamo nascosto sotto
terra e voi e noi. La guerra ci ha colti
di sorpresa senza che noi avessimo
fatto tutto il poter nostro per esser
compatti noi e per ispirare all’amoi
fraterno quelli che ci circondano. Certo, il poter nostro era minimo di fronte alla massa dei nostri connazionali;
ma quel poco dovevamo farlo e non
l’abbiamo fatto. L’avvenire non deve
più trovarci cosi. Da ora in poi dobbiamo esser fratelli a fatti concreti e
non soltanto a parole.
L’accoglienza alle parole del fratello
d’oltre Alpe, come già al mattino, fu
di vivo e cordiale consenso espresso
in mille modi. Chiuse l’adunata Valdese di Bietigheim una saporita merenda di torte e caffè nell’Hòtel Combè condita da altri messaggi e da commossi saluti : commossi perchè per tutti la prossima adunata Valdese avrà
luogo fra un anno soltanto, mentre
che in tutti ancora pulsa forte il sangue. Valdese.
Era presente all’adunata il pastore
Allinger di Pforzheim, l’organizzatore
dei campi tedeschi di Villar Pellice
Potei così presentarlo all’adunata e di
re : « Egli non è Valdese ma per stabi
lire rapporti fra noi, ha fatto più di
tutti noi, perciò da ora in poi, sia egl
pure Valdese. Lavorate insieme, datevi
la mano »!
La notte affrettava, si doveva partire, già i motori delle macchine rombavano da ogni parte e le mani si strinsero un’ultima volta. Ultima per sempre, per parecchi almeno, eppure tutti
si dissero; « arrivederci ».
Con alcuni di essi, ci siamo riveduti a pochi giorni di distanza, ed abbiamo parlato a lungo e con passione sul
modo di riavvicinare i Valdesi d’Italia e quelli di Germania.
Abbiamo parlato della stampa. Noi
abbiamo vari giornali, per adulti, per
giovani e per bambini, i tedeschi hanno un bollettino bimensile. Forse le
loro pagine possono in qualche modo
accorciare le distanze.
Abbiamo anche chiamato in causa
la gioventù. Qualche scambio di giovanette per imparare la lingua e conoscere i fratelli lontani avrà forse luogo
già quest’estate. Nulla vieta che li si
faccia in avvenire su larga scala.
Ma non basta, tutto questo. Altro
ed altro ci vuole per essere fratelli a
fatti e non solo a parole bisognerebbe
poter essere insieme, potersi vedere,
parlare, capire, portare i tedeschi alle
Valli e i Valdesi d’Italia nel Württemberg e nel Baden affinchè possano
prendere reciprocamente contatto...
Ma è possibile tutto ciò?
Riprenderemo forse questo discorso
un’altra volta!
Enrico Geymet
(1) Palmbach è un villaggio quasi totalmente valdese, alle porte di Karlsruhe.
Conta appena un 500 abitanti, ma possiede
un inagnifieo tempio adatto per una popolazione doppia. Antico nella forma è moderno nella attrezzatura. Il campanile è fornito di un magnifico carillon di campane
comandate elettricamente. Il tempio e le
sale annesse sono fornite di pareti mobili
che ne permettono l’ampliamento.
Sulla facciata spicca in posizione centrale
un magnifico stemma valdese. Nell’interno,
sulla galleria è un belTorgano che farebbe
invidia alla maggior parte dei nostri vecchi
templi valdesi. Alcune lapidi vistose, una
delle quali in france.se, ricordano la sua
origine Valdese.
Fallì nostre 195H
L’ in corso di pubbilcazione il calendario « Valli nostre 1957 ». Il
prezzo sarà di L. 350. Chi si prenota non oltre il 15 Settembre lo avrà
per sole L. 220, oltre le spese postali.
Ordinazioni alla Libreria Claudiana, Torre Pellice (Torino).
Direzione e Redazioc
Prof. Gino Costat''
Via G. Malan — Luserna S. ('• -> -.tini
“ubblicazione autorizzata dal Tr'3
I tale di Pinerolo con decreto del '
^.ennaio 1955.
Tipografia Subalpina S. a
T’erre PelUce (Torinc. )
IL CONVITTO MASCHILE VALDESE di
l’orre Pellic«, ospita
alunni per la frequenza presso le, scuole locali : ginnasio-liceo e
scuola media pareggiata, scuole elementari
comunali e di avvianienlo professionale
industriale .statale.
Per informazioni rivolgersi a: Direttore,
Doti. Franco Girardet,
Torre Pellice (Torino).
Vi
descrizione dettagliata
dei locali, dei metodi
educativi e del sistema
di vita.
I posti sono limitati.
RICORDA TE! Da Milesi Portici San Donato^ 11 PliEROLO - Telefono 20.35 Troverete pronto il più grande assortimento di BUSTI VENTRIERE — REGGICALZE e REGGISENI - Spe- ciale confezione dei medesimi articoli con le miglior^ stoffe attualmente in commercio — CINTI ERNIA- R-I — CALZE ELASTICHE confezionati e su misura ARTI ARTIFICIALI per amputati di braccia € gambe — ARTICOLI SANITARI in genere
L'orologeria - oreficeria
r----------------
ha il piacere di
presentare alla
sua aff.ta clientela
tutto Vassortimene
to di orologi :
Girard PerregauìT^
gioielli della tee/
nica / modelli di
eleganza.
I
Borno Emanuele
Via Triesle 6 - PINEROLO
Enicar ultrasonic
Boxa
j
Vasto assortimento oreficeria, argenteria
Fabbricazione croci ugonotte, stemma
valdesi metallo, argento, oro.