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Anno 114 - N. 10
10 marzo 1978 - L. 200
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
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SUL CONTENUTO « DEL PROGETTO DI INTESA »
Né ingerenze né privilegi:
dalla teoria alla pratica
Stato e Chiese: le intese possono essere lo strumento per evitare
tanto lo scambio di favori quanto un impossibile ignorarsi a vicenda
Appello
ai giovani
« Poiché l’iniquità sarà moltiplicata, la carità dei più si raffredderà. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato »
(Matt. 24: 12)
La delegazione valdese e metodista, nelle recenti trattative
conclusesi con la sigla di una
bozza di « intese », ha cercato
di tradurre coerentemente in
pratica quel concetto cui gli
evangelici sogliono richiamarsi
quando si parla della posizione
delle Chiese di fronte allo Stato: « né ingerenze, né privilegi ».
È questo un concetto che è
stato espresso infinite volte in
sinodi e assemblee in questi
ultimi anni, ed ha avuto sinora
i pregi e i difetti della sua formulazione sintetica: esprime
una linea, una tendenza, ma non
identifica una condotta pratica
finché non viene tradotto a livello delle cose e delle decisioni concrete. Tale traduzione nel
concreto è stato appunto lo sforzo della delegazione valdese e
metodista. Dalla valutazione
delle cose si può poi percepire
il peso e la serietà dell’enunciazione (Ji principio.
In questo impegno la delegazione valdese e metodista non
è stata sola, ma è stata orientata nel suo lavoro dalle discussioni di carattere generale che hanno avuto luogo in questi ultimi
anni, come quella avvenuta sotto gli auspici del Servizio Studi
della Federazione delle Chiese
Evangeliche nel 1969 in un convegno ad Agape, in cui appunto si precisarono le linee di una
posizione delle Chiese evangeliche di fronte allo Stato; la delegazione è stata poi rigorosamente indirizzata dai diversi dibattiti e deliberazioni sinodali,
tra cui va particolarmente ricordata la mozione approvata l’estate scorsa dalla Sessione congiunta del Sinodo Valdese e della Conferenza Metodista. In essa si fa palese riferimento alTart. 5 della « Disciplina generale delle Chiese valdesi e metodiste » in cui i concetti di autonomia, assenza di privilegi, rifiuto di ingerenze e di restrizioni sono esplicitamente menzionati.
Eliminare le ingerenze significa prima di tutto rendere inoperante la legislazione fascista
sui « culti ammessi », che appunto ipotizzava diverse forme
e possibilità di intervento statale nelle cose della chiesa, tra
cui la più nota è 1’« approvazione » alla nomina dei ministri di
culto.
Per quello che riguarda il matrimonio, « non ingerenza » significa distinguere con precisione le competenze. Perché vi sia
matrimonio con effetti civili lo
Stato richiede che il consenso
tra gli sposi sia notificato pubblicamente. Se, e fino a quando,
lo Stato ritiene che la notificazione che avviene quando gli
sposi nella comunità invocano
la benedizione di Dio sulle loro
nozze, sia idonea a produrre effetti civili, ciò non può motivare una ingerenza statale nel fatto liturgico, come avviene invece quando si richiede che vengano letti agli sposi gli articoli del codice civile. La comunità, agli sposi, legge la Bibbia;
lo Stato deve trovare nelle sue
sedi, e a tempo opportuno, l’occasione per la lettura del codice civile.
L’ingerenza di gran lunga più
subdola e pesante è quella di
cui tutti abbiamo sofferto e di
cui soffrono ancora i nostri
bambini per l’insegnamento religioso nelle scuole statali. Lo
Stato italiano, in forza di accordi di tipo internazionale, fa insegnare nelle sue scuole la religione cattolica. Questo fatto lo
possiamo discutere e criticare
nelle sedi politiche in quanto
cittadini italiani (motivati, naturalmente, dalle nostre convinzioni evangeliche); ne possiamo anche discutere con i credenti cattolici domandando loro
se veramente ritengono che
quella sia la forma più adatta
per trasmettere la fede alle giovani generazioni; ma sul piano
dei rapporti con lo Stato dobbiamo semplicemente badare a
che non vi sia ingerenza, cioè
imposizione, aperta o subdola,
voluta o inconsapevole, di linee
religiose cattoliche ai nostri alunni delle scuole pubbliche. Di
qui l’esigenza che 1’« esonero »
sia fatto in modo da risultare
reale, effettivo e non discriminante, non solo nelle scuole
medie dove già è operante in
certa misura, ma fin dalla scuola materna. Dalle informazioni
diffuse dalla Tavola Valdese
sembra che tale esigenza sia
salvaguardata nella bozza di
« intese ». Occorrerà naturalmente verificare se la prassi
corrisponderà al principio.
L’altro versante della questione, ossia l’altro criterio^ che la
delegazione valdese e metodista
ha cercato di esprimere nella
Aldo Comba
f continua a pag. 8)
E’ il momento di fare appello
ai giovani. I tempi sono oscuri e
si avvicina il momento in cui tutte le forze che vengono dalla fede devono essere impegnate.
Quelli che sono vecchi sentono
declinare le loro energie, anche
contro loro volontà. Vorrebbero
non disertare la lotta, essere
sempre ugualmente impegnati,
ma il loro fisico non corrisponde
più a quanto richiesto e malgrado loro non riescono a fare quanto è necessario. Poi, è anche vero
che l'evolversi delle situazioni li
sorpassa e non è sempre facile
comprendere un mondo che muta continuamente.
Lo sguardo non deve fermarsi
alle difficoltà locali o nazionali:
bisogna tener d'occhio tutta la
situazione planetaria perché ormai non ci son più lontani: gli
SETTE DEL NOSTRO TEMPO
CHIESA DELL’UNIFICAZIONE I
Il fascino della perfezione
Decine di genitori coalizzati
contro di lui in molti paesi, numerose cause intentate contro il
suo movimento, per i motivi più
svariati, un manipolo di fedelissimi pronti a difenderlo da tutte le accuse, un capitale valutato intorno ai 40^ milioni di dollari raccolto in pochi anni. Questa la sconcertante radiografìa
personale del « messia » della
chiesa dell’ Unificazione, Sun
Myung Moon, coreano, 58 anni,
profeta e leader indiscusso di
uno dei più chiacchierati fenomeni religiosi del ventesimo secolo. L’organizzazione di cui
stiamo parlando è l’Asumc, cioè
T« Associazione spirituale per la
unificazione del mondo cristiano » ( ribattezzato in Italia, più
brevemente, come movimento
dei « principi universali »), ed è
forse l’esempio più parlante del
« bisogno di fede » manifestato
dai giovani delle ultime generazioni. Dove possiamo collocare
questo fenomeno : è una chiesa
cristiana? È l’impressione che
si ha all’inizio, sentendo parlare
i suoi testimoni. È un ritorno
alla prassi della chiesa primitiva? Nemmeno per sogno. Se è
Una manifestazione della setta di
Moon alcuni
mesi fa a
Bergamo.
Lo striscione dice: Ma
dove è Dio
in questo
mondo?
vero che i suoi membri vivono
prevalentemente in « comuni », è
vero però anche che al centro
di questo movimento non vi è
— come sarebbe logico — la figura di Cristo, ma quella più
rubiconda e manageriale del
suo leader.
Perché allora questo movimento ha preso tanto piede in
tutto il mondo occidentale? La
risposta è forse racchiusa nella
storia di questa « chiesa » che,
pur richiamandosi spesso al nome di Cristo, è in realtà un impasto di teorie orientali e di citazioni bibliche, abilmente mescolate dalla sconcertante intelligenza del suo fondatore e profeta. L’Asumc è nata in Corea,
pochi anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, ma il
suo slancio missionario è assai
più recente, data in pratica dal
1972, anno in cui Sun Myung
Moon ha « lanciato » il suo movimento negli Stati Uniti. Prima di allora, la « chiesa dell’unificazione» era un fenomeno tipicamente orientale, in pratica
assai consistente soltanto in Corea e nel Giappone. Lo scopo
del movimento è quello di unifi
care il mondo cristiano, così,
frastagliato in centinaia di chiese e di confessioni. Ma unificarlo nel segno di che cosa, di
chi? Ecco il punto. La teologia
di Sun Msmng Moon parla chiaro su questo punto: dopo la
corruzione della caduta, che aveva impedito che Adamo ed Èva
generando figli perfetti dessero
vita ad una società perfetta.
Cristo era venuto nel mondo per
trionfare ed unificare tutte le
genti sotto l’unico e solo Dio.
Ma la sua missione fallisce. La
Croce non è il segno della vittoria ma quello della sconfitta.
La resurrezione è solo una riabilitazione parziale. Nel suo piano, Dio — che non vuole perdere l’uomo — deve dunque mandare un secondo Messia, il quale, questa volta, trionferà sul
Male e porterà l’uomo alla salvezza. Questo fatto va annunciato, ma occorre anche prepararlo. Occorre dunque creare
delle « situazioni di perfezione »
a cominciare dalla famiglia. Uomini e donne non contaminati
dal peccato, unendosi in matrimonio, possono creare figli
« perfetti » e cos’/ ricominciare il
ciclo. Moon, il più perfetto di
tutti, è il «vero genitore» (le
minorenni che seduce acquistano così, la perfezione...). Contemporaneamente, occorre creare « isole di perfezione » : i centri, all’interno dei quali i nuovi
cristiani devono vivere un’etica
nuova. Dunque anche il lavoro
è finalizzato alla creazione della
nuovo società.
Quando poi verrà il secondo
Messia, avverrà la riunificazione. Ma verrà o è già venuto? Su
questo punto Moon è abbastanza ambiguo, perché veste pubblicamente i panni del nuovo
Giovanni Battista, ma sotterraneamente non « smentisce » di
essere lui il Messia atteso.
Attraverso questa insinuazione, sempre sussurrata e mai
detta a bocca aperta, passa la
« credibilità » della sua predicazione. Logico che i suoi proclaGiovanni Ribet
(Continua a pag. 5)
uomini son tutti vicini e quel che
succede all'estremità del mondo
concerne quanto ciò che ci accade accanto. Ognuno può realizzare come gli avvenimenti più lontani hanno riflessi molto forti anche da noi. Ed il mondo va perdendo sempre più il senso dell'umano, trasformando l'uomo in
un oggetto da manipolare, come
cosa che non conta, del quale si
può fare quel che si vuole come
se non sentisse e soffrisse come
noi e come se la sua vita non
avesse alcun valore. Vi è chi giustamente combatte la vivisezione
degli animali, perché anche quelli son creature di Dio che soffrono, ma la vivisezione si fa praticamente anche sugli uomini. Mal
grado le dichiarazioni delle Nazioni Unite, di Helsinki, di Belgrado, malgrado tutte le prese di
posizione ufficiali, la tortura fisica e psichica è cosa diffusissima
c son ben rare le nazioni nelle
quali, in modo più sfacciato o
più nascosto, essa non venga comunemente praticata. Ma dove
si va a finire se l'uomo non conta più? Se per raggiungere i propri fini lo si distrugge? Accanto
al terrorismo che spaventa i più
vi è qualcosa di molto peggiore
quando esso è istituzionalizzato
e quando il delitto di Stato, per
ragion di Stato, diviene comune.
Allora il diritto è affossato e l'arbitrio, anche all'insaputa della
gente, diviene regola comune. Allora la polizia ha mano libera e
le autorità costituite che dovrebbero controllarla la coprono con
la loro assenza o con la loro complicità. « Quelli che prendono la
spada periscono per la spada » —
dice Gesù —, ma ciò non riguarda solo l'individuo, ma l'umanità
intera. Se non si salva il senso
dell'umano nel mondo, questo è
destinato alla completa catastrofe ed è chiaro che dove il pane
manca è ben più facile che si ricorra a mezzi violenti ed a rivolte irrazionali.
Gesù avverte che negli « ultimi
tempi » l'agape dei più si raffredderà. Bisogna che quanti sono
impegnati con Cristo vigilino a
che la loro agape non si raffreddi
e non si mettano sullo stesso piano di chi non l'ha mai conosciuta. Poiché è più facile essere trasportati dall’atmosfera di violenza, o quel che poi la rinforza,
dall' assenteismo generale, che
essere coinvolti nei veri problemi del mondo. E se anche quelli
che hanno scoperto in Cristo la
Via per la vita, la lasciano per seguire altre vie, corte o lunghe
che siano, mancherà l'ultimo richiamo ad una umanità che corre pericolosamente verso la
sua autodistruzione.
Un'osservazione molto facile è
quella di vedere come, nella storia, si è soggetti alle correnti del
pensiero comune. Se questo è
volto verso principi democratici
ed umani, è facile inserirvisi, se
questo è volto alla violenza, è altrettanto facile esservi trascinati. Occorre vigilare e rinnovarsi
nel confronto col Cristo, sola
bussola deU'ùmanità. Solo così
sarà possibile resistere e rimanere noi stessi e non essere coinvolti nella comune azione distrutti- va. Non siamo esseri forti, ma
soggetti a tutta la molteplicità
Tullio Vlnay
(continua a pag. 2)
2
10 marzo 1978
Nuovo slancio
Puglia e Lucania
in
Notizie
del XIV Circuito
e della Federazione
Apulo-Lucana
11-12 Marzo a Bari (tempio valdese): Convegno sul tema « Ministeri e predicazione». Relatori i
pastori Giulio Vicentini e Paolo
Spanu.
23 Aprile a Gravina (chiesa
battista); Convegno sul tema «Le
Radio Libere». Relatore Renato
Malocchi.
Visita del Moderatore: 21 aprile, Bari; 22 aprile, Ladano e Grottaghe; 23 aprile, Taranto, Brindisi e Bernalda; 26 aprile. Corato;
27 aprile, Cerignola; 28 aprile,
Orsara di Puglia; 29 aprile. Foggia.
6-7 maggio a Taranto: Assemblea di Circuito. Sabato ore 18
nel Salone della Provincia, Conferenp del past. Salvatore Ricciardi sul tema: « Antropologia
nella Sacra Scrittura ».
CERIGNOLA
Uno dei momenti più entusiasmanti e benefici, la nostra cornunità lo ha vissuto per la visita della Facoltà di Teologia.
Tre giorni memorabili il 2, 3 e
4 dicembre u. s.
Un gran fermento ha animato
tutti per questa visita particolare. Le sorelle della comunità
si sono organizzate per ospitare
presso le famiglie gli studenti e
i professori con le loro mogli e
i loro figli. Hanno raccolto il
danaro necessario e preparato
le agapi fraterne che ci hanno
visto numerosi, rumorosi, ma
profondamente felici.
I fratelli che le avevano, hanno messo a disposizione le loro
auto per andare a prendere alla
stazione di Poggia al loro arrivo e per accompagnare a. Foggia ed Orsara per la predicazione domenicale, questi cari ospiti.
La PGEI ha preparato per
ognuno una busta contenente il
programma della conferenza
pubblica, una cartolina di Cerignola e un piccolo ricordo : una
stella di Davide con una croce
incisa nel mezzo, segno della
sacra Scrittura, sulla quale si
fonda la nostra speranza di credenti. Hanno inoltre fatto stampare su due pergamene una dedica-ricordo di quest’incontro,
sulle quali, noi per loro e loro
per noi, abbiamo messo le rispettive firme.
La Facoltà si è veramente inserita nella nostra comunità II
sabato, mentre i professori erano ospiti per il desinare presso
le famiglie, gli studenti si sono
incontrati con la PGEI in una
agape da questa organizzata.
Ma i due momenti caratterizzanti di questa visita sono
stati la Conferenza del sabato
sera ed il culto della domenica
mattina.
La Conferenza, che aveva come tema: «Berlinguer . Bettazzi e 1 protestanti», è stata tenuta dal Prof. Paolo Ricca II
pubblico intervenuto è stato numeroso, anche perché avevamo
fatto affiggere numerosi manifesti e perché la PGEI e gli
studenti avevano fatto opera di
volantinaggio nelle strade della
nostra cittadina.
Alla Conferenza, limpida per
le analisi, le prospettive e il giudizio è seguito un animato dibattito con molti interventi.
Possiamo dire che in seguito
sono continuati e continuano dei
contatti con alcuni giovani che
erano intervenuti.
La domenica il Prof. Bruno
Corsani ha predicato alla comunità la Parola, ricordando di
«non spegnere lo Spirito» che
è in lei e gli studenti, presieduta la Santa Cena, hanno cantato in coro degli inni. La commozione e la gioia erano in tutti.
Al pranzo che è seguito il
prof. Sergio Rostagno ha parlato della Facoltà, che vuole essere al servizio delle comunità,
cosi come le comunità sono al
servizio della società.
Il momento degli addii è presto venuto e non pochi erano
quelli che avevano le lacrime
agli occhi.
A questi fratelli che così caramente ci hanno fatto vivere
un momento di vera carica spirituale, per l’impegno che ci attende di annunciare l’Evangelo
nella nostra non facile realtà
sociale, va il nostro ringraziamento ed il nostro augurio di
un lavoro gioioso.
BARI
Con l’arrivo del pastore Pietro Santoro le attività della nostra comunità stavano prendendo il loro normale ritmo, ma alcuni giorni prima di Natale,
hanno avuto un arresto per un
incidente-malattia del pastore
Santoro; una frattura al menisco, lo ha costretto al ricovero
in ospedale e relativo intervento chirurgico.
Mentre sto scrivendo dovrebbe essere dimesso dall’ospedale,
ma resta la convalescenza. Da
queste pagine, la comunità di
Bari rivolge al suo pastore i
migliori auguri.
Il nostro più vivo ringraziamento intanto va al past. G.E.
Castiglione che sostituisce il pastore Santoro in questo frangente.
Le nostre attività continuano
normalmente. Il giorno 8 gennaio abbiamo avuto una nostra
modesta festa di Natale per i
più piccoli. Programmata dalla
Signora Santoro, ma non potuta portare a termine per l’incidente occorso al marito, sono
stati i componenti della scuola
domenicale e soprattutto l’impegno della sorella Grazia Mascanzoni, che l’hanno fatta ben
riuscire.
Continuano anche le attività
ecumeniche. Il 22 gennaio, una
nostra rappresentanza ha partecipato ad una riunione nella
Cattedrale, insieme anche a dei
fratelli avventisti. Sebbene in
pochi, si nota ed è apprezzata
la nostra presenza.
FOGGIA
La comunità di Foggia ha ripreso in settembre le sue normali attività. Particolarmente
interessanti sono le riunioni domestiche, che avvengono ogni
quindici giorni nelle famiglie
disseminate nei vari quartieri
della città. Queste riunioni caratterizzate dallo studio comunitario della Parola hanno affrontato fino a Natale i primi
quattro capitoli dell’Evangelo
di Luca. Dal mese di Gennaio
si è iniziato lo studio del documento sui Ministeri. Particolare interessante è che queste riunioni terminano con delle agapi, in un clima di fraterna comunione.
Nella comunità stiamo cercando di evidenziare i vari carismi di ognuno ; predicazione,
insegnamento, visita ecc. e si è
concordi nel ritenere che ogni
dono del Signore, riconosciuto
dalla comunità, sia stimolato e
reso più incisivo dalla preparazione al servizio. A tale scopo
avremo delle riunioni in cui sia
resa possibile tale preparazione,
mentre qualcuno pensa già di
iscriversi alla Facoltà di Teologia; per conseguire il diploma di
sufficiente cultura teologica.
Una sorella ed il pastore curano Quindicinalmente la preparazione biblica di circa venti
ragazzi, che rappresentano la
nostra speranza per l’impegno e
la gioia che mettono nel ritrovarsi insieme.
Una battuta d’arresto, dopo
Natale, ha caratterizzato l’attività del gruppo FGEI, per vari motivi.
Recentemente, in occasione
della settimana di preghiera per
l’unità della chiesa, siamo stati
invitati come ascoltatori ad una
« Tavola Rotonda sull’unità dei
Cristiani», organizzata dal Centro Paolino d’animazione Culturale. Questa riunione, affollatissima, presieduta dal vescovo
di Foggia, ci ha lasciati molto
perplessi su un certo tipo di
ecumenismo. L’équipe dei relatori; due cattolici, un ortodosso e un protestante, si è spostata in blocco da Bari, dove aveva avuto delle cerimonie in cattedrale, a Foggia. In una serata si voleva affrontare tutta la tematica dell’ecumenismo. Da parte protestante il pastore avventista Salvatore Giuga, la cui chiesa non è neanche
nel Consiglio Ecumenico ' delle
Chiese, avrebbe dovuto parlare
su « Speranze e difficoltà nel
cammino per l’unione, tra cattolici e cristiani riformati » ma
si è limitato a dire quanto fosse
stato bello Tessersi ritrovati insierne. Nel nostro intervento
abbiamo sottolineato la presenza a Poggia di una « vera » comunità riformata, quella valdese, completamente ignorata dagli organizzatori. Lo scandalo,
abbiamo detto, non è rappresentato dalla divisione, ma dall’infedeltà alTEvangelo. Nel grave
momento che sta vivendo il nostro paese, il compito dei credenti dovrebbe essere quello di
rinunciare ad ogni privilegio e
di mettersi come era nello Spirito di Cristo, nella prospettiva
di annunciare la liberazione agli oppressi (Luca 4: 18-19), in
un servizio verso gli uomini del
nostro tempo. Prendere sul serio il tentativo delle comunità
cattoliche di base (non dimenticando la sorte di Don Marco
Bisceglie a noi vicino) e la rinuncia dei privilegi rappresentati dal Concordato sono state
delle possibilità indicate per
portare avanti un discorso ecumenico che sia attuale. Ma questo tipo di manifestazione, strumentalizzata dai vertici di un
ecumenismo verboso e astratto, non ha certo accolto le nostre affermazioni.
CORATO
La comunità di Corato, che
fin dal 1945 è rimasta sempre in
attesa che le venisse assegnato
un pastore sul posto, finalmente è stata accontentata.
Un grazie particolare va alla
Tavola per aver esaudito questa richiesta.
Per oltre trent’anni questa comunità è stata visitata dai pastori con residenza a Bari, ma
dopo che il pastore Enrico Corsani, che curò le due chiese as
siduamente, fu costretto ad una
lunga degenza in ospedale, questa comunità dovette guidarsi
da sola, dando lo stesso vita a
tutte le attività; i culti domenicali venivano tenuti dall’anziano Marinelli, e gli studi biblici
del gioved ì dall’anziano Abbattista Pietro.
La scuola domenicale veniva
curata dalla monitrice Marinelli Anna, mentre il gruppo giovanile che per molti anni è stato un gruppo compatto e assiduo, ora non ha più attività regolare per ragioni di studio o
per lavoro fuori di Corato.
Infine la Tavola pensò di mandare sul posto il signor Varese
Aldo, che per un anno e più ha
svolto -attività pastorale, suscitando nella comunità interesse e
partecipazione.
Tutta la comunità lo ricorda
con simpatia e vivamente lo ringrazia augurandogli un lavoro
benedetto dal Signore.
Dal l'o ottobre, dopo una lunga e sospirata attesa, abbiamo
avuto il pastore con residenza
a Corato.
La comunità tutta lo ha accolto con simpatia dandogli il
benvenuto e mettendosi a sua
disposizione.
Le attività si sono riprese regolarmente, l’ora del culto è rimasta momentaneamente alle
ore 17 per agevolare il pastore
che parte il mattinò della domenica per Bari per fare il culto. Il giovedì si fa lo studio biblico, tenuto dal pastore. La
scuola domenicale è stata ripresa con una frequenza abbastanza numerosa guidata dalla Signora Santoro e l’insegnante Lisetta Abbattista.
Anche Corato, come Bari, soffre per la malattia del pastore
Santoro, ma fidiamo in Dio perché egli possa tornare quanto
prima a svolgere il compito che
il Signore gli ha affidato.
La comunità ringrazia il pastore Castiglione che risiede a
Bari per aver accettato l’invito
a predicare, portando il messaggio di Natale e Capodanno.
Presenza evangelica
in Abruzzo
Le chiese valdesi del 12» Circuito (Abruzzo e Molise) organizzano per la domenica 12
marzo un convegno di circuito
a San Salvo (Chieti) con una
manifestazione pubblica nel locale cinema Odeon. Si tratta di
una tavola rotonda sul tema :
« La donna nella chiesa e nella
società », di cui sarà moderatore la signora Lidia Aquilante,
presidente della Federazione
Donne Evang. Italiane (FDEI).
I lavori avranno inizio alle ore
10 e proseguiranno per tutta la
giornata.
Appello
ai giovani
(segue da pag. 1)
delle influenze di quanti ci vivono accanto. A loro occorre cercare di indicare la via e non, viceversa, esser trascinati in vie
senza uscita. E chi si sente debole, preghi. La preghiera non rimane senza effetto, ma ci dà di
essere in comunione con Colui
che è la nostra forza e può far di
noi strumenti validi per la salvezza del mondo.
Forse più che mai siamo chiamati oggi a scelte precise: o seguire la corrente, o rimanere soggetti coscienti delle nostre responsabilità verso gli altri. E’
l’uomo per il quale Cristo è morto e risorto che deve avere tutta
la nostra premura ed attenzione:
non si può permettere che si passi sopra di lui per nessuna ragione, neppure per ragion di Stato.
L’ingiustizia o il delitto fatto verso uno solo, non salva lo Stato
ma lo inquina a morte e lo riduce a stato demoniaco al quale
non si può rimanere sottomessi.
Questa attenzione e vigilanza è
chiesta a noi tutti, specialmente
a noi che viviamo in nazioni cosiddette cristiane. Altrimenti non
avremo voce per richiamare
quelle che rifiutano i principi
che discendono dall’ Evangelo.
Anche in Italia abbiamo luoghi
dove sadicamente si distrugge
l’uomo: Asinara, Favignana, Fossombrone e via dicendo. Chi scrive è Italiano e sottolinea per primo i malanni della propria nazione, ma vedano i fratelli delle
altre nazioni ciò che avviene da
loro e non rimangano chiusi e
tranquilli nel loro angoletto, lasciando ad altri le responsabilità.
Negli stati dittatoriali si combatte tutti per ristabilire il diritto,
in quelli democratici bisogna
essere anche tutti uniti per salvare la democrazia affinché questa non sia solo una facciata o,
come diceva Gesù dei farisei,
« un sepolcro imbiancato » dove
dentro c’è solo putridume e
morte.
Ai giovani, dunque, un appello
particolare perché siano fermi
nella bufera, impegnati nella difesa. dell’uomo. Ai giovani il richiamo perché non lascino la loro agape — dono di Cristo — raffreddarsi perché ciò significherebbe rinunciare ad un futuro
nel quale sia possibile vivere da
uomini. La vocazione ricevuta
nel battesimo, rimane la stessa:
vivere non per noi stessi, ma per
Colui che ha dato la vita per il
mondo.
Tullio Vinay
Hanno collaborato a questo
numero: Domenico Cappella,
Dino Gardiol, Odoardo Lupi,
Felice Marinelli, Salvatore
Ricciardi, Silvio Long.
UN OCCHIO ALLA TV E UN ORECCHIO ALLA RADIO
Credo che valga la pena di
tener conto delle modificazioni nel comportamento e
nella personalità stessa, causate dalla presenza di radio e
TV nella nostra vita.
Alcune sono certo positive:
vediamo e sappiamo una
quantità di cose che altri
o tornava dal lavoro, e tanto meno chi era stato travolto mentre cercava di tener
lontani gli altri, ma quelli
che erano innocentemente andati a vedere. Pericolosamente abituati dalla familiarità
col video ad assistere, stando al sicuro, a catastrofi na
ca » e lui mi ha ringraziata
alzando rassegnato gli occhi
al cielo come chi ormai si
aspetta di tutto. Un episodio
stupido, forse: ma ora, a casa, mi domando se ho agito
bene, se non dovevo fare
qualcosa di più, e ho paura
di trovare domattina sul gior
Ipnotizzati dal teleschermo?
menti ci sfuggirebbero, il seguire i medesimi programmi
ci avvicina forse di più gli
uni agli altri, mia madre che
ha ottantacinque anni e non
può più andare in giro è molto meno tagliata fuori dalla
vita di tutti di quanto lo sarebbe stata cinquant’anni fa.
Ma, mentre è giusto riconoscere questi ed altri vantaggi, credo sia ancora più
utile renderci conto anche
dei pericoli che corriamo, indipendentemente dal tipo di
programmi seguiti.
Durante le alluvioni delTanno scorso un amico mi
diceva per esempio che secondo lui una parte almeno
dei morti erano vittime indirette della TV; non certo
chi in quel momento andava
turali o alla guerriglia per le
strade, inconsciamente avevano lasciato che si attenuasse in loro il senso del rischio,
inevitabile ed utilissimo a chi
segua da vicino gli stessi avvenimenti nella realtà.
Le sue parole mi tornano
in mente oggi; poco fa, mentre facevo rifornimento di
benzina, si sono fermati davanti a me due ragazzi in
motoretta: uno di loro, il
più grande, ha alzato il sedile, ha tirato fuori quel che
a me è parso un tubo metallico e, ammiccando all’altro,
se Tè cacciato sotto la giacca a vento. Colta di sorpresa,
non ho saputo far altro che
dire al benzinaio; « Badi, mi
pare che quel ragazzo abbia
un manganello sotto la giac
nale la notizia di un’altra aggressione che forse avrei potuto evitare. Probabilmente
quel che mi ha trattenuta è
stato il ragionevole sospetto
che il ragazzo stesse, per
esempio, portando a riparare una pompa da bicicletta,
0 giocasse con l’amico a recitare la parte del rapinatore, ma quel che soprattutto
mi ha bloccata è stata la nettissima impressione di non
assistere a qualcosa di reale,
ma di seguire un telefilm del
programma pomeridiano per
1 ragazzi. Forse è proprio ve
ro che radio e TV ci riducono da attori a spettatori passivi della vita, o almeno attenuano la nostra capacità
di reagire al momento giusto? M. G.
3
10 marzo 1978
PRIMO INCONTRO ORGANIZZATO DAL CEC A BRUXELLES
Donne nella chiesa
e nella società
Con questa, ed altre lettere, si
concludeva rincontro di una settantina di donne euro'pee che ha
avuto luogo nel Belgio dal 29 gennaio al 4 febbraio, convocato per
la prima volta dalla sezione
« Donne nella chiesa e nella so
cietà » del Consiglio ecumenico
delle chiese, diretta dall’africana
Brigaglia Barn. Malgrado le differenze nazionali, linguistiche, e
confessionali (una maggioranza
di protestanti, alcune cattoliche
e due ortodosse) malgrado le
barriere ideologiche ci siamo
chieste; « in quanto donne cristiane europee abbiamo qualchecosa da studiare e da fare assieme nella solidarietà »?
Un primo lavoro di gruppo ci
ha permesso di vedere quali argomenti o interrogativi ritenevamo importanti ed urgenti da approfondire insieme dato che la
Bibbia ci pone davanti alle nostre responsabilità personali e
comunitarie nei confronti di tutta la creazione e del futuro che
condividiamo. In seguito si sono
organizzati 6 gruppi di lavoro
con temi specifici intorno ai quali abbiamo riflettuto e pregato
nelle giornate successive: femminismo, donna e teologia, nuove
forme di servizio nella chiesa, educazione (alla pace, alla giustizia), questioni economiche e politiche, diritti della persona umana (razzismo, tortura...). In tutti
questi aspetti si vuole incoraggiare le donne a prendere le loro
responsabilità, o inserendosi in
gruppi di studio e azioni esistenti, o creandone di nuovi, per sopprimere la separazione tra annunzio del messaggio di Cristo e
tutte queste questioni di giustizia.. Di particolare importanza
sono stati alcuni interventi: di
Elisabeth Moltmann su « donne
e teologia », di Barbara Visher
sulla tortura, e di Marek Thee
(che lavora nell’istituto per la pace di Oslo) sul disarmo.
Donne e teologia
E. Moltman ci ha intrattenute
sulla necessità di una nuova relazione di « partner » tra uomo e
donna nella teologia; potrebbe
darsi che Dio oggi dia alle donne
la capacità di capire meglio la
Bibbia; così le donne potrebbero
aiutare gli uomini a ritrovare la
loro parte femminile, cioè sviluppare una maggiore « bontà » dell’essere umano; superare la
teologia unilaterale, bianca, maschile, occidentale e lo scandalo
di una chiesa di liberazione che
non ha liberato abbastanza la
donna; la chiesa ha bisogno di
essere umanizzata; è necessaria
non una teologia parziale, ma totale per una liberazione globale,
cioè per diventare degli esseri
umani in continua crescita.
n Nuovo Testamento è stato
utilizzato, nei confronti delle donne, come documento di liberazione, o di oppressione?
Lotta contro
la tortura
Attualmente la lotta contro la
tortura è prioritaria, perché la
tortura si sta ampliando quasi
dappertutto, e con tecniche sempre più raffinate. Torturati e carnefici perdono la loro umanità.
La tortura è un mezzo per governare. In Europa dei paesi finiscono con l’utilizzare la tortura
perché hanno delle relazioni economiche con altri paesi che la
praticano.
Accanto ad alcuni mezzi per
lottare contro la tortura — come
Amnesty International — c’è una
proposta recente dello svizzero
Jean-Jacques Gauthier che potrebbe realizzarsi se i paesi europei si solidarizzassero in questo senso: si tratta di creare una
convenzione tra paesi pronti a
firrnare il loro impegno a non
utilizzare la tortura e a permettere ad una commissione internazionale di visitare le loro
prigioni. Sarebbe più semplice
iniziare con un numero ristretto
di piccoli paesi. Ma per questo,
come è già stato fatto in Svizze
ra, ci vuole un forte movimento
popolare che faccia pressione
sui propri parlamentari.
Disarmo
Le donne riconoscono una loro vocazione particolare nell’importanza della non-violenza attiva e della pace.
In questo periodo c’è un’occasione unica di dire qualche cosa
nel campo del disarmo a proposito del quale in maggio-giugno
si terrà una conferenza straordinaria delle Nazioni Unite.
■ Oggi la potenza di distruzione
dell’arsenale militare mondiale
ha raggiunto un livello qualitativo e quantitativo come mai nella
storia. Non si conoscono neanche le conseguenze nefaste di certe armi moderne, finché non vengono usate.
L’aumento delle spese è tale
che equivale al prodotto nazionale lordo della metà più povera
della popolazione del mondo. La
gente arruolata nel mondo in
forze armate è 3 volte quella del
numero degli insegnanti. Ogni
quarta persona sulla terra collabora allo sviluppo militare; le
armi aumentano, mentre invece
milioni di persone hanno fame.
Inoltre c’è una mistificazione:
malgrado i negoziati, la corsa
agli armamenti continua; e il ritmo tecnologico va più in fretta
Un grave lutto
a Buenos Aires
Ci è pervenuta da Buenos Aires, poche settimane fa, la dolorosa notizia della dipartita
della compagna del pastorq Deimo Rostan che, essendo allora
Moderatore della Mesa Vaidense, partecipò al nostro Sinodo
pochi anni or sono. Luisa Unamuno de Rostan è deceduta dopo lunghi anni di malattia sapendo da quale morbo incurabile fosse stata colpita, accettando la prova con una lede serena, luminosa, con uno spirito
forte e coraggioso, appunto sostenuto da quella fede di cui
rese testimonianza fino alla fine. Accompagnamo il pastore
Rostan — che oltre ad essere
pastore, della comunità riformata di Buenos Aires è docente di
musica nella Facoltà di Teologia — ed i suoi figli, tutti i familiari con la nostra più sentita e profonda simpatia poiché
« quando un membro soffre tutte le membra soffrono con lui »
(I Corinzi 12: 26).
del ritmo 'del controllo; è particolarmente vero per le grandi potenze che hanno in mano T85%
della ricerca dello sviluppo militare. Per rispondere alTappello
per un disarmo completo da applicare gradualmente è importante un’opinione pubblica coraggiosa, attualmente alienata perchè disinformata.
A Bruxelles si è scritta all’ONU
la lettera che riproduciamo a parte e si chiede che il maggior numero di persone la utilizzino per
fare pressione sui nostri delegati
italiani che andranno alla conferenza di maggio-giugno.
Alla fine delTincontro è stato
nominato un gruppo di 10 persone dei 4 punti cardinali d’Europa
(per la zona sud — Portogallo,
Spagna, Italia, Grecia — è stata
designata Fernanda Comba) per
continuare a mantenere i contatti e proseguire questo lavoro iniziato insieme.
Marie Trance Coisson
Lettera airONU
« Noi donne cristiane di 19 paesi d'Europa, riunite a Bruxelles, sull’iniziativa della sezione del Consiglio ecumenico delle
chiese "Donne nella chiesa e nella società", ci rivolgiamo ai delegati che siederanno all'Onu all’assemblea straordinaria che
sarà consacrata ai problemi di disarmo, in maggio e giugno
prossimi.
Davanti al continuo crescendo delle ricerche sugli armamenti e davanti al pazzo accumulo delle armi nucleari, capaci
di distruggere diverse volte l’insieme dell’umanità, esigiamo un
reale processo di disarmo.
I negoziati consacrati al controllo degli armamenti, lungi
dal portare ad una diminuzione di quelle armi, hanno in realtà
consistito in un mutuo accordo dell’equilibrio armato; non hanno impedito un accrescimento delle riserve e un perfezionamento costante della potenza strategica.
Condividendo l’inquietudine di molti nostri concittadini,
davanti alla prospettiva della realizzazione della bomba al neutrone, chiediamo instantemente in nome del valore della vita,
che si rinunci dappertutto a fare entrare questa fabbricazione
in una fase operazionale.
La vendita delle armi ai popoli in via di sviluppo, che produce guadagni commerciali importanti per i paesi sviluppati,
aumenta le occasioni di conflitti locali, dei quali, generalmente
i paesi del Terzo Mondo sono le vittime.
Tra le grandi potenze, il fatto che la "distesa" riposi su un
formidabile equilibrio del terrore affievolisce le possibilità di
riuscire ad evitare i conflitti mondiali.
Chiediamo che una parte dei fondi risparmiati dall’interruzione delle ricerche sull’armamento serva a costituire centri di
ricerche per là pace ».
________29 APRILE-IO maggio - POGGIO UBERTINI (Firenze)
Convegno Valdesi - Fratelli
« Essere discepoli di Cristo, oggi »
L’iniziativa di questo Convegno è stata presa in. seguito alla svolta che è stata impressa
all’opera deH’istituto « Comandi », dove i fatti evangelico-vocazionali hanno preminenza assoluta.
Le Chiese dei Fratelli e quelle valdesi oltre un secolo fa
aprirono l’evangelizzazione in
Italia, e stabilirono allora un
rapporto di comunione e di
confronto che risultò in benedizione per l’opera del Signore.
Proprio il complesso di iniziative del dr. G. Comandi — che
chiamava ad un comune intento credenti delle due fratellanze — era testimonianza d’una
complementarietà di doni.
Il Convegno che oggi segnaliamo è stato richiesto dai vaidesi, fra i quali vi è il convincimento che delle realtà importanti per la fede e la vita cristiana sono ancora salde nella
tradizione dei Fratelli, mentre
essi le hanno assopite.
Lo scopo dell’incontro risulta
chiaro ed esatto ; avviare una
ripresa del rapporto-raffronto
tra i due movimenti, nella convinzione che ognuno di essi ha
Poggio libertini da Firenze si raggiunge con i
seguenti mezzi:
a) Auto propria: provenendo dall’Autostrada del Sole uscire a
Firenze-Certosa, dal
Galluzzo prendere la
strada per Montespertoli deviando dopo Cerbaia al bivio
per S. Pancrazio.
b) Servizio pubblico autobus SITA (lato destro uscendo dalla
Stazione FF.SS., di
S. Maria Novella) Partenze: 7.05 - 10 12.05 - 13.05 - 16 (limitata a Cerbia - 4
Km.) 17.35 - 18.45
da mettere a contributo dei doni utili all’arricchimento reciproco. Ciò che non pensiamo e
non vogliamo è un discorso
equivoco sul piano cosiddetto
« ecumenico », e nemmeno guardiamo a ’convergenze’, o ad altri lacci pseudounitari.
Durante queste giornate avremo tre tipi d’incontro, affidati
¡echi dal mondo cristiano!
a cura di BRUNO BELLION
Processo all’eretico
in Germania
Si è costituito a Hannover, sotto la presidenza del vescovo
Eduard Lohse, presidente della
Chiesa Evangelica Luterana di
Germania, un tribunale ecclesiastico composto di sette teologi,
con il compito di esaminare le
posizioni di fede e la predicazione di un pastore di Amburgo.
Il pastore Paul Schulz, di 40
anni, è stato infatti sospeso dalla
sua funzione di predicazione e
cura d’anime e nello stesso tempo è stata aperta nei suoi confronti una procedura per legittimi sospetti sulla ortodossia del
suo insegnamento.
L’accusa è di essersi allontanato, in alcuni punti importanti,
dalla confessione di fede della
Chiesa Luterana e di persistere
in una posizione di opposizione.
Il punto centrale della sua contestazione, secondo informazioni
di agenzia, consisterebbe nella
negazione del messaggio biblico
come rivelazione di Dio. Di conseguenza egli respingerebbe anche la dottrina della creazione,
della redenzione e dell’azione dello Spirito Santo.
Secondo le sue affermazioni,
ogni discorso su Dio è in realtà
un discorso deH’uomo su se stesso. La preghiera è un monologo
interiore e introverso, la predicazione un appello.
« Nessuno conosce la verità in
senso assoluto. Da oltre mezzo
secolo si è creato un abisso tra
una teologia scientifica e una pietà parrocchiale. In questo conflitto si trovano impegolati moltissimi pastori. A me però è impossibile predicare in questa condizione di doppiezza, anche se il
mio desiderio rimane quello di
ricondurre alla chiesa persone
che l’amano e che soffrono per
questa conflittualità tra risultati
scientifici e pietà tradizionale ».
Per il « processo » sono stati
convocati anche due esperti
scientifici che si sono occupati
in passato di problemi attinenti
i rapporti tra scienza e fede.
È chiaro che un tale « processo per eresia » viene seguito con
interesse dal mondo protestante (e anche cattolico) tedesco. In
modo particolare i movimenti di
tipo fondamentalista stanno seguendo lo svolgersi dei lavori
(che si prevede saranno piùttosto lunghi) pronti a lanciare una
campagna di accuse qualora la
posizione del pastore Schulz venisse in qualche misura riconosciuta legittima. D’altra parte
anche il settimanale « Der Spiegel » ha dedicato un ampio servizio all’avvenimento, mettendo in
luce le contraddizioni interne alla situazione dottrinale del protestantesimo, che pur non avendo
un « magistero » o una « inquisizione » è incapace di accettare le
conseguenze ultime di una libertà di ricerca sempre sottolineata.
Quel che è certo è che in caso
di « assoluzione » come in caso
di « condanna » delle posizioni
del pastore Schulz, non mancheranno le polemiche, così come
non mancheranno le riflessioni
da parte di una chiesa cosciente
della sua responsabilità di fedeltà e di traduzione del messaggio
biblico in termini comprensibili
all’uomo di oggi.
non tanto alle introduzioni degli incaricati, quanto alla compartecipazione di tutti, a) Cercheremo di farci un’idea concreta, motivata, dei due movimenti: il loro modo di organizzarsi, gli strumenti della testimonianza, ecc.; b) cercheremo
di riconoscere la comune vocazione e i modi di viverla, indagando il perché di diverse esperienze del medesimo Spirito ;
c) gli studi biblici saranno il
momento illuminante d’una ricerca condotta in spirito di preghiera e disponibilità: essi ci
aiuteranno a capire l’annunzio
com’è inteso e portato nei due
movimenti.
Programma ;
Sabato 29 aprile
ore 16.30: culto d’apertura
(Franco Sommani); ore 18:
Abele Biginelli : Inquadratura
odierna del movimento delle
Chiese dei Fratelli; ore 19.30:
cena; ore 20.30: Luigi Santini:
Presentazione dei valdesi: le loro chiese, le loro opere.
Domenica 30 aprile
ore 8.30: culto (Giannunzìo
Artini); ore 10: prima relazione sul tema : « Che cosa significa essere discepoli di Cristo oggi? » (Giorgio Bouchard); discussione; ore 13: pranzo; ore
16: seconda relazione sul tema:
« Che cosa significa essere discepoli di Cristo, oggi?» (Giuseppe Barbanotti) - discussione;
ore 19: cena; ore 20.30: incontro dei gruppi di discussione.
Lunedì 1« maggpo
ore 9 : incontro dei gruppi di
studio biblico; ore 10.30: studio
biblico (Gino Conte); ore 13:
pranzo; ore 14: partenza.
Prenotazioni; entro il 20 aprile presso STEFANO WOODS,
Via Vittorio Emanuele II n. 44,
50134 Firenze (tei. 055/49.32.23).
Costo del soggiorno (incluso
vitto e alloggio): lire 10.000.
4
10 marzo 1978
NEL CAMPO DEI LIBRI
RICORDANDO SIRO CANTONI
OGGI VI SEGNALIAMO...
A proposito di
Brigate Rosse
e di diritto
air autodifesa
La revoca della fiducia ai propri avvocati difensori da' parte
degli imputati delle Brigate
Rosse ha suscitato il problema
della possibilità o no per chiunque sia rinviato a giudizio di difendersi da solo.
Il problema è posto in luce
dal fatto che il Codice di procedura penale italiano richiede
la presenza di un difensore che
sia una persona pratica di legge e diversa dall’imputato, mentre la Convenzione Europea dei
Diritti deirUomo prevede che
l’imputato si difenda da solo o
sia assistito da un difensore. Si
discute su quale norma vada
applicata tra le due, anche perché non c’è nemmeno accordo
sull’interpretazione letterale della Convenzione. Ma la scelta per
Luna o per l’altra soluzione implica necessariamente che si decida se dare più importanza al1’« Interesse Generale » (per cui
è necessario che sia presente
un avvocato difensore onde il
processo possa avere luogo, facendo —■ al limite — a meno
dell’imputato) o, invece, alla
« persona » dell’imputato. L’imputato che, coscientemente, decida di difendersi da solo, può
essere costretto ad essere difeso da una persona che non gode della sua fiducia anche se,
per la tecnica del processo (ma
proprio quella « tecnica » l’imputato vuole contestare) è più
adatta?
Si comincia oggi in Italia a
considerare possibile una risposta negativa a questa domanda,
anche se ci si rende conto che,
in questo caso, non si può prescindere dalla necessità di strutture sociali che eliminino la
mancanza di mezzi o la intimidazione come motivi del ricorso all’autodifesa. I pareri sono
discordi, ma il problema deve
essere affrontato: esso non è limitato all’ambito giuridico, ma
implica una decisione sulla libertà dell’uomo e sui limiti che
ad essa possono essere imposti.
È pur vero tuttavia che la Convenzione di Ginevra prevede la
autodifesa cornei minimo diritto là dove non è assicurato all’imputato qualche cosa di più,
come può essere la garanzia di
una difesa tecnica. Nel caso delle Brigate Rosse invece, la difesa tecnica cessa di essere tale
se l’imputato la contesta.
E bene che questa scelta non
sia fatta da pochi, ma che ne
siamo tutti coscienti: specialmente chi si professa cristiano
non può disinteressarsi di un
problema così grave come il rispetto della personalità di tutti, anche di chi è imputato e
■vuole essere libero di contestare il sistema, naturalmente accettandone tutte le conseguenze.
Non è superfluo però precisare, oggi, che un conto è la tutela
della libertà di ciascuno, altro è
l’inaccettabile intimidazione e
violenza con cui talvolta la difesa
d’ufficio viene ricusata.
Danielle Jouvenal
— II problema dell’autodifesa
nel processo penale, a cura
di Vittorio Grevi, Zanichelli;
pp. 208, L. 4.800.
Per imparare
Varte di amare
a scuola per
tutta la vita
Fromm affronta il problema
dell’amore considerandolo un’arte, e quindi un processo di apprendimento teorico e pratico.
Non è però assolutamente uno di
quei manuali che proliferano do
Iniziamo con questo numero la collaborazione
di un gruppo di giovani di Torino che cureranno
questa rubrica di segnalazioni-recensioni.
La rubrica ospiterà anche interventi di altri coilaboratori
mantenendo tuttavia come nucleo centrale
il gruppo di Torino.
Ho creduto
perciò ho parlato
vunque. Il libro è un saggio molto interessante e di lettura abbastanza piacevole.
La domanda centrale è come
r uomo possa ritornare dalla
morsa angosciosa della solitudine e dell’alienazione al primitivo
stato di armonia. Per Fromm
l’amore è l’unica accettabile soluzione del problema. Ma mentre
è opinione diffusa che amare non
sia difficile, e che invece sia più
problematico trovare l’oggetto
da amare, Fromm ci convince del
contrario: l’amore è un sentimento possibile solo in persone
che abbiano raggiunto un alto
grado di maturità ed abbiano
.sviluppato appieno la propria
personalità. L’arte di amare — e
per amore non si intende solo
quello fraterno, materno, erotico, per se stessi, ma anche quello verso Dio — è infatti uno sforzo che coinvolge l’individuo per
tutta la vita.
Oggi viviamo in un mondo in
cui l’amore è considerato un bene di consumo e tutto è strutturato in funzione della produttività. L’individuo comune stenta a
trovare se stesso, ossessionato in
continuazione da moduli di comportamento e ruoli che gli vengono quasi imposti. Risulta quindi
interessante trovare un autore
che proponga una soluzione al
più grave problema umano, quello dell’esistenza, ricorrendo all’amore, che per i credenti è più
noto con il termine di « agape ».
Interessante è anche la prospettiva che Fromm ci propone come
finale: se l’amore è « l’unico, vero bisogno di ogni essere umano » una società come quellà attuale in cui gli uomini capaci di
amare sono rare eccezioni non
può mantenersi a lungo immutata e deve necessariamente giungere ad una trasformazione delle
sue strutture. Così il libro si
chiude con un messaggio di speranza nella capacità e volontà di
amore da parte dell’uomo, centro di questa nuova società.
Patrizia Mathieu
Erich Fromm, L'arte di amare. Il
Saggiatore, pp. 167, L. 2.000.
Montini: dalle
agitate of¡icine
milanesi alla
quiete vaticana
Angelo Barraciu, un giornalista
che per sette anni ha seguito
quotidianamente Montini, mette
in risalto la contraddizione tra
il cardinale e il papa. Montini a
Milano, malgrado la sua educazione salottiera, era riuscito ad
essere « scomodo » agli indùstrali: i suoi discorsi agli operai
delle Acciaierie Falk, della Marcili, della Gilera, della Pirelli,
avevano fatto scandalo. Tentava
di dimostrare alla classe operaia che la Chiesa, che sembrava
aver fatto lega col potere, era in
vece dalla loro parte. Era forse
comunista Montini? Questo no,
ma la « furia rossa » non gli faceva paura, sembrava quasi che
egli volesse conciliare gli ideali
più validi del Marxismo con quelli della Chiesa. Barraciu ricorda
l’entusiasmo di Montini, la sua
lotta per ottenere la simpatia
della classe vilipesa, le sue coraggiose sfide.
« Che cosa è successo ora,
Montini? », si chiede Barraciu.
« Ti sei forse adagiato nella quiete delle sale vaticane ove le notizie arrivano ovattate e distorte? Dove sono finite le tue aspre
parole, le hai forse trasformate
nella vuota e sterile retorica dei
potenti che lascia tutto al suo
posto e non disturba nessuno? ».
Il problema Chiesa - Comuni
smo è sempre più pressante ed
oggi più che mai suscita accese
polemiche. In un’Itaha corrotta
dal nepotismo e dalla pratica
clientelare qual è la posizione
della massima autorità della
‘chièsa? Che cosa fa Montini per
la Roma delle case malandate e
umide, dei tuguri infernali, delle soffitte e degli scantinati e
degli angoli immondi? Che cosa
fa per la Roma povera e mortificata delle mense di carità?
Montini ignora forse che, mentre i poveri sono schiacciati,
branchi di imbroglioni in mezzo
a montagne di dollari e al lezzo
della corruzione vantano appoggi e protezioni da parte del potere statale ed ecclesiastico e rnirano ad arricchirsi sempre più
alle spalle della povera gente?
Forse per Barraciu, cattolico
del dissenso, sarebbe sufficiente
un’energica riforma che lasciasse inalterate le strutture fondamentali per rimettere in sesto la
Chiesa cattolica; per noi protestanti ciò che per prima cosa do■vrebbe essere abolito sarebbe
proprio il papato come istituzione con il suo apparato dogmatico e gerarchico.
Anna Alberghina
Angelo Barraciu, Caro Paolo...
Ed. Lanterna, pp. 128, L. 2.000.
« Ho creduto, perciò ho parlato ». Queste parole dell’apostolo
Paolo sono state rivissute dalla
chiesa valdese di San Remo, riunita per il culto in occasione della scomparsa del Past. Siro Cantoni.
Era nato il 1 settembre 1887.
Dopo aver svolto i suoi studi teologici in Svizzera, dedicò la sua
vita ininterrottamente per ben
40 anni al ministero pastorale;
prima nella chiesa metodista wesleyana, poi nella chiesa metodista unita. Fu membro del C.P.M.
Tra le comunità in cui esercitò il
suo ministero ricordiamo, fra le
altre: Intra dove fu anche direttore dell’Qrfanotrofio; Parma dove il suo ministero coincise con
gli anni della seconda guerra
mondiale; Padova e Firenze.
In emeritazione dall’anno 1962,
ha trascorso questi ultimi anni
insieme alla moglie, nella città di
San Remo fino al giorno della
sua scomparsa avvenuta il 12 gennaio 1978.
Come ha sottolineato il sovraintendente di Circuito, Past.
F. Becchino, anche durante il
periodo di emeritazione, Siro
Cantoni ha colto ogni occasione
per poter testimoniare dell’evangelo di Cristo, per dare la sua
collaborazione nella cura pastorale delle varie chiese del Circuito. Collaborazione seria e fattiva, conforme anche nell’ultimo
periodo della sua vita a quell’impegno idi fedel servitore che contraddistinse tutta la sua attività
pastorale.
Questi brevi cenni biografici
non intendono certamente com
memorare la persona del past.
Siro Cantoni. Essi possono essere ricordati unicamente come
pietre miliari di tutto un lungo
cammino caratterizzato, come ha
messo ben in evidenza il past.
Giovanni Peyrot nella predicazione, da una solida fede che trovò
la sua esplicitazione, in modo
particolare, nel ministero della
parola: « ma siccome abbiamo lo
stesso spirito di fede, che è in
quella parola della Scrittura:
ho creduto, perciò ho parlato,
anche noi crediamo e perciò parliamo » (2 Cor. 4: 13).
Il past. D. Cappella ha espresso
la solidarietà da parte del C.P.M.
ai familiari presenti e alla comunità tutta. Egli ha ricordato che
la nostra solidarietà in momenti
come questi, non può limitarsi al
dolore di fronte alla scomparsa
di un collega, ma trova la sua
valida espressione nell’impegno
di testimonianza al Regno di Dio
anche di fronte alla realtà della
morte. Ha ricordato la parola di
Gesù: « lascia i morti seppellire
i loro morti, ma tu va ad annunciare il Regno di Dio ». Non possiamo concedere troppo tempo
alla morte; perché urge l’annuncio della sovranità di Dio che investe anche il regno della morte.
Nel cimitero di San Remo, dove Siro Cantoni è stato sepolto,
il past. Francesco CaCciapuoti ha
rivolto ai presenti e, in modo
particolare, alla moglie, al figlio
e al nipote di Cantoni, parole di
profondo cordoglio per la scomparsa del collega e amico.
D.C.
ANCORA SU BILLY GRAHAM
Per un confronto critico
Milano, 7 febbraio 1978
La lettera di Paschetto e l’intervento in « Tribuna Libera >)
del pastore Milazzo sul mio articoletto relativo alle attività finanziarie delle opere che fanno
capo a Billy Graham, mi hanno indotto a rileggere d’urgenza l’incriminato articolo per vedere se e come meritavo i conv
menti che esso aveva provocato.
Debbo dire che non mi sentirei
di cambiarne nulla, neppure dopo avere letto i due scritti di
cui sopra.
In sostanza il mio articolo
prendeva spunto da un « fatto »
riportato da un quotidiano italiano e la cui sostanza viene
confermata in pieno dal documento predisposto fin dal giugno ’77 di cui dà notizia il pastore Milazzo. Se fin d’allora i
responsabili del Fondo apprestavano le difese, vuol dire che
il problema era fin d’allora attuale e che non l’ho inventato
io, e neppure il Giorno o la
Luce.
Da questa notizia traevo lo
spunto per due commenti ed
una conclusione.
Il primo verteva sul fatto che
il Pondo per alimentarsi emetteva oltre ad azioni anche obbligazioni e fino a diversa spiegazione le obbligazioni sono titoli
di credito negoziabili e rimborsabili che fruttano interessi. EsSo inoltre investiva il provento
delle sottoscrizioni in varie azioni industriali (incluse quelle della Dow, nota per la produzione
di napalm). Pareva a me, e pare ancora, che questo modo di
alimentare un Fondo con finalità di Evangelizzazione, sia
quanto meno anomalo e rientri
in pieno in una mentalità dalla
quale il « quattrino delle vedove » ( anche se sono quaranta milioni) è completamente escluso.
Padrone chi vuole di apprezzare
questo modo di raccogliere fondi. Anche Giuffrè si era imbarcato in Italia in una operazione,
sotto qualche aspetto tecnico
simile ed è finito come tutti
sanno.
Il secondo sottolineava il fatto che Billy Graham è stato
consigliere spirituale di Nixon e
lo è di Carter, due Presidenti
ben diversi uno dall’altro (almeno fino a prova contraria), il
che significa come la sua figura
divenisse in tal modo più simile a quella di un Cappellano del
Potere, indipendentemente da
chi lo esercitasse, e come, che
non a quella di un Consigliere
spirituale. Ed anche questo mi
pare un aspetto negativo. Non
ho mai scritto né pensato che
questa funzione si traducesse in
«bustarelle che sarebbero passate dai pingui depositi della
Casa Bianca a quelli non meno
pingui di B.G. », ma solo che la
funzione di Cappellano del Potere è inaccettabile e non è quella di Consigliere Spirituale di
un Presidente, anche se e quando rispettabile.
La conclusione che traevo da
tutto questo era solo un richiamo alla necessità di confrontare continuamente la nostra Fede con il Potere (o con i Poteri
presenti e futuri) sulla base di
un confronto sempre critico e
mai di cos’i cieca adesione. E
questo ovviamente vale non solo per chi accetta l’alleanza col
dollaro ( leggi : ricchezze e « i più
stimati uomini d’affari d’America » che le amministrano) ma
anche per chi accetta l’alleanza
con le più diverse ideologie presenti e future.
Non mi sento quindi colpevole di non aver avuto « la preoccupazione di scegliere tra il nobile e l’ignobile », come non mi
sento colpevole per esporre sinceramente e francamente quanto mi vien dato di pensare sugli accadimenti del mondo protestante e non. Sono invece certo colpevole per non aver saputo esprimere il mio pensiero in
modo che Paschetto, il pastore
Milazzo, e chissà quanti altri
con loro, lo potessero chiaramente comprendere ; e di ciò
tanto più colpevole in quanto
(chi mi conosce lo sa) nella
complessa realtà della Chiesa
« cosiddetta storica » cui appartengo, mi sono sempre battuto
perché non fossero del tutto dimenticati i valori di quel fondamentalismo biblico, che non
può certo essere tutta la Chiesa, ma ne è pur sempre una valida componente.
Niso De Michelis
novità Claudiana
STEFANO MISTURA
Paul Tillich, teologo
della nuova psichiatria
Tra coraggio di esistere e probiema deli’angoscia
pp. 80, L. 1.700 (P.C.M., 33)
Se non vuole limitarsi a curare dei « sintomi », la psichiatria deve affrontare il problema di fondo della sofferenza
umana e fare i conti con la « teoria dell’angoscia » formulata
dal grande teologo tedesco-americano. La barriera tra teologia e scienze dell’uomo deve cadere. Un atto di accusa contro
la psichiatria tradizionale di un discepolo di Basaglia e collega di Jervis.
CLAUDIANA EDITRICE - Via Pr. Tommaso 1 - 10125 Torino
C.C.p. 2/21641
5
10 marzo 1978
Moon, il «Messia» che viene dalPoriente
Un continuo condizionamento del pensiero e dell’azione, la sete di sintesi non solo tra diverse espressioni religiose ma ánche tra
fede e scienza, la disponibilità a direttive esigenti e autoritarie che guidino alla perfezione: sono queste le leve del potere di una
setta i cui giovani adepti agli incroci delle strade ci chiedono un obolo presentandosi come ’’missionari laici .
Sun Myung Moon, chi è costui? Numerose indagini
hanno tentato di fornire
un approssimativo identikit di
questo misterioso personaggio.
Ma quello che ne hanno tratto
è soltanto una lunga teoria di
processi, di inchieste, di illazioni. Pino ad un certo momento,
ci aiuta lui stesso, con la sua
autobiografia. Nasce a Seul, in
Corea, 58 anni fa : la sua vocazione nasce a 16 anni, nel 1936,
il giorno di Pasqua, quando gli
appare Cristo, che lo incarica
di unificare tutti i cristiani del
mondo, per prepararli alla nuova venuta del Messia. Poco dopo inizierà la sua predicazione.
Nel frattempo c’è però la crisi
coreana: ferocemente anticomunista, viene incarcerato nella
Corea del Nord. Verrà liberato
dagli americani nel 1950 e ricomincia a predicare, per fondare
il suo movimento quattro anni
dopo. L’« Associazione spirituale per l’unificazione del mondo
cristiano » si diffonde in Corea
e successivamente in Giappone.
Miliardi per l’anticomunismo
Ma il vero sviluppo del movimento si ha agli inizi del anni ’70, quando Sun Myung Moon
intraprende un viaggio che lo
porta in sette città americane e
due europee. Ed un ulteriore
impulso ne viene quando, nel
1974, il « cervello » del movimento viene fissato a New
York, dove viene acquistato un
prestigioso albergo, il « New
Yorker », che diventerà la sede
della « Unification Church ».
Ma è quello stesso anno che
il « mito » di questo messia comincia a vacillare. Si scopre infatti che Sun Mjmng Moon, che
si proclama « vero genitore », si
è sposato quattro volte. Viene
incriminato per corruzione di
minorenni, violenza ed altri
reati sessuali. Ed anche il fisco
si interessa di questo personaggio che, in pochissimi anni, ha
accumulato una fortuna favolosa. Gli immobili della « Unification Church » ammontano a
25 milioni di dollari (22 miliardi di lire); possiede fabbriche,
attività commerciali, un quotidiano (l’unico che esce a New
York tutti i giorni a colori), ed
una fabbrica di armi in Corea
del Sud, La sua fortuna « personale » è colossale : 15 milioni
di dollari (13 miliardi di lire).
Ma non soltanto il fisco si interessa a lui. La giustizia lo rincorre anche per un presunto
traffico d’armi, mascherato appunto dalla fabbrica coreana di
fucili fiobert. Ed anche la commissione senatoriale di inchiesta sulle attività internazionali
della eia lo annovera tra i personaggi da inquisire, in quanto
risulterebbe un suo passato di
informatore dei servizi segreti
coreani.
Che dire, dunque, di questo
« messia » che si circonda di
minorenni, intrattiene rapporti
con la Cia, professa ogni minuto il suo anticomunismo, si gioca l’integrità politica conducendo una forsennata campagna di
riabilitazione di Nixon durante
lo scandalo Watergate, e definisce gli Stati Uniti « nuova
Israele » ; di questo qmbiguo
personaggio che si professa
« messia » e ne approfitta per
accumulare fortune colossali?
I suoi discepoli affermano
che tutte queste voci sono determinate dal fatto che Sun
Myung Moon ha molti nemici.
darsi, ma può darsi anche
il contrario ; che i suoi numerosi nemici siano la conseguenza di questo suo pedigree non
propriamente immacolato.
pà-ginoy^a^^cura di Giovanni
Ribet
Similmente vi sono oggi
milioni di buoni cristiani che
attendono l’arrivo del Signore del secondo avvento; se
però egli, viene come è venuto la prima volta, vi è davvero sulla terra la fede che
permetterà ai cristiani di riconoscere il Messia?
Da quanto abbiamo detto,
possiamo capire come il secondo avvento avverrà nello
simboleggia l’uomo caduto, o
i peccatori. Quindi, cosa significano le nuvole? L’acqua,
per quanto sporca possa essere, evaporando si purifica.
Le nuvole sono composte da
acqua purificata e perciò
simboleggiano gli uomini risorti, o purificati; in altre
parole, i credenti risorti, rinati dal mondo del peccato.
Pertanto, la venuta sulle nu
L’attesa del
terzo Adamo
stesso modo del primo. Ossia, il Signore nascerà fisicamente, sulla terra, in carne
ed ossa, generato da una
donna. Poiché Adamo, che
Dio aveva creato per essere
il padre della prima famiglia
ideale sulla terra, cadde, dando inizio a questo mondo di
peccato, Gesù, mandato per
restaurare il mondo ideale,
venne nella posizione del secondo Adamo (II Cor. 15:45).
Il Signore del secondo avvento, che viene a completare tutto il lavoro della restaurazione e lo scopo della
creazione, è il terzo Adamo.
Pertanto, anch’egli deve ven
ñire nella carne, diventare
un individuo perfetto, formare una famiglia ideale e
realizzare il Regno dei Cieli
sulla terra, l’eterno scopo e
ideale di Dio.
Qual è allora il significato
della venuta sulle nuvole? In
Apocalisse (17: 15) l’acqua
bi sta a significare che il Signore apparirà nel mondo
sulla fondazione di molti devoti che Dio ha preparato e
riunito.
Oggi noi viviamo in un
tempo direttamente parallelo
al tempo di Gesù Cristo, il
tempo degli Ultimi giorni, il
tempo del Signore del secondo avvento. Dio sta cercando nuovamente di preparare
un popolo di fede che possa
ricevere il Messia ed eseguire la sua volontà. Questa volta Dio si sta rivolgendo a
persone di ogni nazione, per
stabilire una fondazione mondiale per la venuta del Messia.
Questo è lo scopo della rivelazione dei Principi Divini;
preparare l’umanità a capire
ciò che sta avvenendo, così
che possa cambiare i suoi
scopi e possa ricevere il Messia.
Da « Prneipt universali », edito dalla ASUMC
(segue da pag. 1)
mi non sono più profezia, sono
invece « verità ». È quello che
molti giovani cercano. In un’era
— come si dice sovente — in cui
i tradizionali « valori » sono in
crisi come è in crisi la società,
molti giovani rincorrono le certezze presso chi gliele garantisce. Nulla di strano quindi che
molti giovani identifichino anche nell’Asumc una facciata
tranquillizzante. Dietro quella
facciata, per di più, si cela un
« messia » : e chi, meglio di lui,
può fornire tutte le risposte necessarie alle domande esistenziali, se non la divinità stessa?
Qui sta il successo di Sun
Myung Moon; l’aver razionalizzato l’intero piano di Dio. Poco
importa se lo ha fatto «traducendo » i testi biblici con sistemi
culturali di matrice orientale, o
Il fascino della perfezione
— spesso — di pura fantasia:
la Bibbia, trattata in questo modo, si trasforma in un manuale
di conoscenza (come sono, non
a caso, i «veda» orientali) al
quale sono stati sottratti i veli
esoterici.
Questi Sono alcuni dei motivi che spiegano come il movimento si è sviluppato in 120
paesi. Ma non spiega il perché
della straordinaria fortuna economica di questo movimento.
Per spiegare questo fatto occorre entrare nella vita dell’organizzazione. Il trucco c’è, infatti.
Tutti i giovani che vivono nei
centri devono avere una loro attività. E, per vivere concretamente la loro « nuova vita», vi
vono alternativamente anche il
loro lavoro; impegnandosi nelle
attività industriali e commerciali del movimento. Oppure
« testimoniando », cioè girando
per le strade a chiedere efiferte.
Tutto questo in cambio di vitto
ed alloggio. Sono « moonisti »
in Italia i dipendenti della tipografia che il movimento gestisce, lo sono i dipendenti della
« commerciale » che importa il
« ginsen », la pianta medicinale
della quale il movimento ha la
esclusiva mondiale. E lo sono,
in tutto il mondo, i dipendenti
delle numerosissime attività finanziarie, commerciali e industriali che costituiscono il «capitale » di 35 miliardi di lire.
cioè l’incredibile patrimonio del
messia miliardario. Nessun contributo sociale, nessuno stipendio, fatta eccezione delle spese,
mobilità sociale assicurata, ricambio continuo di personale e
devozione totale di questo, fino
al supersfruttamento. Cosi, nasce un « nuovo modello » di vita religiosa, e così nasce anche
un impero finanziario.
In Italia, i membri della «chiesa deH’unificazione » sono pochi: 150, ma molto attivi. Gtestiscono una decina di centri, una
tipografia, un centro studi,
pubblicano un periodico, gestiscono attività commerciali (il
«ginsen», appunto) e soprattutto « testimoniano » molto :
per un totale, è stato calcolato,
di oltre 2 milioni di lire al giorno di sole offerte raccolte per
le strade.
W
z*
Aveva 18 anni quando, nella piazza centrale di Como, venne avvicinato per la prima volta da alcuni ragazzi. Una gran voglia di trovare risposte a molte domande,
una situazione familiare non propriamente perfetta. E’ la storia di Renato Nunziata, un « ex ». Tre anni di assoluta e devota militanza nella « chiesa » dei Principi Universali e da due tornato alla vita
« normale ». E’ stato lui, in un certo senso,
ad aver aperto le porte del dubbio su questo strano movimento, perché è stato uno
dei primi a parlare in pubblico della sua
esperienza, a far sapere quello che avviene dietro le mura (del resto non del tutto
impermeabili) dei centri italiani della setta di Moon.
Una esperienza lunga ed anche piuttosto animata, iniziata intorno al 1972, al
centro di Milano.
« Quello che mi attirò subito di questo
movimento fu la assoluta umanità con la
quale ti trattavano al centro. Si interessavano di me, dei miei problemi, mi stavano
a sentire, parlavano. Era quello di cui avevo bisogno. Non mi sentivo compreso in
famiglia, non avevo amici. Loro mi offrivano tutto questo. Per cui decisi di entrare anch’io nel movimento. I primi tempi ci stavo bene. Ero molto attivo. Tutti
i ragazzi avevano, alTinterno del centro,
una loro precisa attività. Io scelsi di andare in giro a fare collette: ero molto entusiasta, per cui riuscii bene. Ricordo che
INTERVISTA A UN EX
Sono stato un «moonista»
facevo anche 80-120 mila lire al giorno... ».
« Come utilizzavate questi soldi? »
« AlTinterno del centro c'era una logica
molto rigida, che ci era stata inculcata in
profondità. I soldi che collettavamo erano soldi del ’’messia”, di Sun Myung
Moon, per cui noi non ci sognavamo certo di dilapidare i soldi di... Dio. Stavamo
in strada per ore e ore, anche sotto il sole
cocente e non ci permettevamo nemmeno
una aranciata, con tutti i soldi che avevamo in tasca ».
« Cosa facevate oltre a raccogliere soldi? »
« Dopo tanti anni passati nel centro,,sono arrivato alla convinzione che, in fondo,
il nostro unico scopo era quello. Non per
nulla la stampa parla di questo movimento come della "internazionale delTaccattonaggio”. Certo, per convincerci che quello
che facevamo era giusto, che era la strada
per giungere alla perfezione, si agiva su
di noi con molti strumenti. Bisognava convincerci che quello che facevamo era il
volere di Dio, per cui era importante che
credessimo ciecamente nella figura del
"messia”. Ed infatti l’indottrinamento era
quotidiano: passavamo ore intere, in
gruppo o da soli, a leggere e meditare
gli scritti di Moon. La nostra testa doveva
sempre essere impegnata in queste cose;
a lavorare od a pensare al nostro profeta.
Se si accorgevano che pensavi a te stesso,
ai tuoi problemi, o che ti stavano nascendo dei problemi, immediatamente interveniva il capocentro, o uno degli anziani,
e ti distoglieva da questi pensieri. Ed eravamo così convinti che questo era il nostro bene che arrivavamo al punto di cercare personalmente la sofferenza fisica.
Ci avevano detto infatti che ogni nostra
sofferenza sarebbe servita ad aiutare qualche peccatore a raggiungere la perfezione.
Per cui ci sottoponevamo a prove incredibili: come coprirci il corpo di cilici, che
tenevamo per settimane, o fare bagni di
acqua gelata in pieno inverno ».
« Poi, per strada, a raccogliere soldi? »
« Sì. Ma tutto questo indottrinamento
finiva anche per avere altri fini. Si è parlato di "lavaggio del cervello”. Forse è esagerato, ma certo un fine lo otteneva: la
nostra completa spersonalizzazione ».
« Vi parlavano della "chiesa delTunifica
zione” come di un movimento cristiano? »
« In un primo tempo sì. Ci parlavano
sempre di Cristo, della Bibbia, poi, piano
piano, in maniera molto discreta, la figura di Cristo veniva accantonata ed al suo
posto subentrava quella di Sun Myung
Moon ».
« E sul piano politico? »
« Le cito soltanto due esempi. Durante
una tornata elettorale molto importante,
per l’intera durata della campagna elettorale, non parlammo più di Bibbia o Cristo. Ci parlavano invece del comunismo,
che era uno strumento del demonio, una
teoria sulla quale il nostro maestro aveva
scritto moltissime cose. Ricordo anche —
allora ero a Genova — che vennero da noi
i fascisti, e ci chiesero di votare per il
loro partito. Probabilmente sapevano del
nostro anticomunismo feroce. Generalmente però nei centri ci dicevano che dovevamo votare Democrazia Cristiana. Il
secondo episodio. Quando ci fu, qualche
anno fa, una ripresa della crisi coreana,
nei centri ci invitarono a tenerci pronti,
perché forse sarebbero stati necessari dei
volontari, per andare a difendere la Corea
del Sud dal pericolo del comunismo. Non
solo: con scarso senso femminista, ci dissero che dovevano andarci anche le donne. Anzi, loro sarebbero state in prima
fila perché, essendo meno importanti degli uomini, era meglio che loro fossero le
avanguardie. Insomma, carne da macello... ».
6
10 marzo 1978
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI TORRE PELLICE: INCHIESTA IN UN GRUPPO DI CATECUMENI Vai Chisone e Cermanasca_
Aprirsi
al futuro
Sul numero scorso è stato pubblicato un resoconto dell’incontro dei Concistori del primo distretto tenutosi a Pinerolo sul tema « culto e secolarizzazione ».
I punti segnalati all'attenzione
delle chiese meritano di essere
ripresi da ogni comunità, perché
il discorso non finisca lì. Vorrei
qui aggiungere due brevi considerazioni personali.
1) Dalle relazioni delle comunità presenti è emerso con estrema chiarezza che le motivazioni
di fondo del distacco delle famiglie dalla vita della chiesa e dal
culto non è attribuibile a quanto
è stato sostenuto e teorizzato dal
movimento TEV, cioè a motivo
di una generalizzata tendenza
politica nella predicazione e nell’attività delle chiese. Gli esempi
concreti che potrebbero essere
portati a sostegno di questo parere generale riferito dai concistori non mancano. Mi interessa
qui solo sottolineare la cosa: il
vero problema — è stato detto —
è l’indifferenza della gente. Aggiungo: la nostra incapacità di
avvicinarci alla gente con dei modelli di predicazione diversi, comprensibili ai ceti popolari che
formano la massa delle nostre
comunità, invece che utilizzare
linguaggio e metodi accessibili
forse soltanto ad alcune categorie di persone, per lo più anziane, ormai assuefatte ad un certo tipo di discorso.
2) Un secondo aspetto da sottolineare è quello concernente il
rinnovamento del culto e della liturgia. Non è la liturgia che può
rinnovare il culto e la vita della
comunità si è detto giustamente.
E su questo siamo d’accordo.
Se è così allora ci si guardi
bene dall’apportare delle modifiche, se no anche chi viene ancora
in chiesa si rifiuterà di venire.
Su questo punto non posso evidentemente essere d’accordo.
Non solo perché la risposta è in
termini ricattatori, ma perché la
prospettiva in cui si comprende
il culto e si guarda alta comunità
mi sembra scorretta.
In altre parole: dobbiamo
preoccuparci soltanto di chi ancora viene in chiesa e che se gli
tocchi qualcosa a cui è abituato
minaccia lo sciopero? E quali sono le nostre cure verso la grande
maggioranza dei membri delle
nostre comunità che non hanno
alcun legame con il culto domenicale, o verso chi, a fatica, sopporta la struttura fissa del culto
che si ripete nel tempo con monotonia e che considera questa
fissità come un ostacolo alla comunicazione? Può essere questa
chiusura la nostra risposta missionaria, di evangelizzazione?
Non credo. Anche se non mi faccio delle smisurate illusioni che
rivedendo l’insieme del nostro
culto avremo così superato il muro dell’indifferenza e dell’insensibilità. Ciò che mi preoccupa è
dire, come si è detto: il culto fatto così va bene, il problema non
sta nel culto fatto così o cosà,
con o senza discussione, ecc. Mi
sembra che ciò significhi liquidare con molto leggerezza e superficialità quello che resta un compito specifico di ogni concistoro,
cioè quello di superare tutti gli
ostacoli possibili che invece di
permettere l’afflusso della gente
ne favoriscono il deflusso.
Mantenere la fissità significa
oggi andare verso la non più possibile utilizzazione di molti nostri locali di culto. E non possiamo continuare ad allestire nuove
foresterie!
So bene che oggi sono pochi i
fratelli che resistono o accettano
di entrare in un concistoro per
condividere certe responsabilità.
I lamenti sono inesauribili —
talvolta giustificati, molto spesso
delle semplici scuse di autodifesa. Tutti hanno diritto ad essere
ascoltati, ma anche richiamati a
non soffocare, coi loro lamenti,
la voce della Parola di Dio che
non ci permette di guardare indietro ma ci invita sempre a
guardare avanti, nella sua direzione.
Le persone contano
più delle assemblee
Che conoscenza della vita e
della realtà della propria chiesa ha un giovane che si prepara a diventarne membro? A questo interrogativo abbiamo cercato di rispondere nel gruppo
dei catecumeni del 4° corso con
una serie di domande. Una prima traccia ci è stata fornita dalle pubblicazioni esistenti nel no
stro ambiente e che si ritiene
una famiglia evangelica possa
avere in casa. Gli interrogati
erano 20, alla domanda « hai già
visto questa pubblicazione o ne
hai già sentito^ parlare » le risposte erano « sì » o « no ». Le
pubblicazioni erano presentate
man mano per un breve istante.
Il risultato, forse non del tutto
attendibile per la possibilità di
equivoci o dimenticanze, è egualmente interessante.
Iniziando dalle più semplici:
L’Eco delle Valli - La Luce è co
nosciuto da tutti ancne se gli
abbonati sono solo 10, riguardo
alla sua data di fondazione uno
solo gli dà 100 anni, due una novantina la maggioranza lo pone agli inizi del secolo e ci sono
di quelli che lo pensano fondato nel dopoguerra. Il « Bollettone », cioè la circolare del Disi! etto inviata a tutte le famiglie, è noto a 17, cosa succeda
nelle altre tre famiglie, mistero.
COM-NT è noto a due ma Gioventù Evangelica a 7; il notiziario di Agape a 5 (se è vero è
sorprendente!) ma l’Amico dei
Fanciulli a 16. Anche qui però
le idee sono piuttosto confuse
per quanto concerne l’età di
questo giornale: a metà o fine
'Ottocento lo vedono 2 soltanto
per la maggioranza ha iniziato
le pubblicazioni dopo la guerra.
Nessuno conosce l’esistenza
dell’Araldo (il notiziario della
chiesa di Milano) né del Bollettino dell’Asilo di Pachino ed è
più che naturale dato il loro carattere locale; che invece 8 conoscano la rivista « La Scuola
Domenicale » e 4 « Diakonia »
sorprende e ci si può domaiidare se non vi siano fraintendimenti. Protestantesimo è sconosciuta a tutti, uno afferma aver
visto « Gioventù Cristiana » ( an^he qui c’è da stupirsi perché
sono 40 anni che quel n. della
Rivista è stato stampato). Anihe le conoscenze personali sono interessanti: 13 hanno sentito parlare di Giovanni Miegge,
4 di Vittorio Subilia, 12 di Paolo
Ricca, 2 di Mario Falchi (nomi
incontrati nelle due riviste esaminate).
Tutti conoscono la Claudiana
ma la maggioranza conosce solo uno o due degli ultimi quattro libri pubblicati; per la maggioranza la Claudiana è stata
fondata nel dopoguerra. 14 conoscono resistenza della Società di Studi Valdesi ma soltanto
6 sanno dell’esistenza del suo
« Bollettino », 16 hanno già visto opuscoli del XVII febbraio,
9 hanno visto il volume di O.
Coisson sui nomi di famiglie
valdesi e 3 il volume di T. Pons
sul dialetto.
16 sanno della Missione per
la Lebbra (ricordi della scuola
domenicale). Tutti conoscono
Agape ma 6 soltanto l’hanno visitata, a 7 il nome Riesi non è
sconosciuto ma 14 sanno della
esistenza di chiese valdesi in Sicilia. 17 hanno sentito il nome
di Tullio Vinay, 4 quello di Arturo Pascal, 18 quello di Augu
sto Armand-Hugon (sarebbe
scandaloso il contrario nella comunità di Torre Pellicei).
12 hanno sentito menzionare
la TEV (4 il suo Bollettino), 4
hanno partecipato al Sinodo, 2
hanno una vaga idea dei temi
proposti allo studio delle chiese quest’anno; mentre 13 sanno
dell’esistenza dei valdesi nel Rio
de la Piata, 3 soltanto sanno cosa si fa quest’anno per loro nel
mese di febbraio; per concludere diremo che nessuno ha mai
visto la raccolta delle Discipline
Ecclesiastiche.
Prescindendo dall’interesse che
può avere come stimolo aH’informazione condurre inchieste
di questo tipo fra i nostri giovani, e perché no fra gli stessi
membri della comunità, resta
il fatto che un confronto di questo tipo mette in luce una serie
di elementi. Anzitutto il fatto
che i ragazzi delle nostre famiglie riflettono la situazione di
casa propria e questo significa
che nelle nostre case la presenza di letteratura evangelica è
molto scarsa, scarsi i giornali, i
libri, i riferimenti a fatti, avvenimenti, persone della chiesa.
Disinformati o poco informati
si partecipa poco.
In secondo luogo emerge la
constatazione che le persone
contano più delle assemblee: il
sinodo è disertato, e la verifica
è importante trattandosi di persone che l’hanno in casa tutti
gli anni, mentre Tullio Vinay è
conosciuto ad indicare che la
comunità recepisce più le cose
fatte, i dibattiti polemici, gli interventi che la vita delle strutture.
Giorgio Tourn
Sul tappeto, l’assistenza
Ermanno Genre
Le indicazioni di legge che costituiscono la premessa per formare l’Unità Locale dei servizi e
le possibilità di realizzarla nelle
Valli Chisone e Germanasca, sono stati i temi discussi al termine della seduta del Consiglio di
venerdì 3 marzo.
La discussione, aperta ai pochi
superstiti della mai più convocata Commissione Servizi sociali, è
stata preceduta da un breve ordine del giorno, allungato però
da numerosi interventi su questioni varie e richieste di informazioni alla giunta.
Le calamità naturali hanno fornito ancora una volta l’occasione
per lamentare i costi elevati dei
lavori eseguiti dai Comuni per lo
sgombero della neve e j>er manifestare il timore che la primavera porti un’altra ondata di piena, rovinosa soprattutto per la
bassa vai Chisone. È stato anche
chiesto un ulteriore impegno della Comunità Montana per la costituzione di un parco di macchine sgombraneve da inviare anche
nei Comuni non assediati dalle
valanghe, ma con una rete di
strade montane che devono essere mantenute aperte.
Si è riparlato anche della « Valaddo » che ormai ha suscitato
polemiche superiori ai suoi meriti. Ë stato confermato l’abbonamento a 42 scuole vàlligiane
per 84.000 lire, trattandosi di una
pubblicazione locale da sovvenzionare. Se poi gli insegnanti, è
stato detto, vogliono qualcosa
che serva loro di più, non hanno
che da comperarlo con i fondi
della scuola.
Dopo la votazione per il completamento della giunta (assessori Oscar Bouchard e Mauro Berger) si è arrivati finalmente alia
presentazione delle prospettive
che può avere la Comunità Montana nella gestione dei servizi sociali. È stata rilevata la coincidenza territoriale tra l’Unità Locale e la Comunità: perciò a quest’ultima saranno attribuite tutte
le funzioni in materia assistenziale previste dalla legge. Per lo
immediato futuro vengono proposti due tipi di servizi: l’assistenza domiciliare che ora si fa
soltanto in alcuni Comuni e il
consultorio pediatrico che si vale del personale ex-ONMI. In un
secondo tempo il consultorio
femminile e come negli anni scorsi la medicina scolastica. Queste
proposte sono destinate a suscitare molte discussioni: dietro alla costituzione di un consultorio
per la donna, ad esempio, vi sono
già presupposti di contrastanti
impostazioni politiche. La precedenza data al consultorio per i
bambini da 0 a 6 anni può essere
intesa come la ricerca di un terreno abbastanza neutro per mettere d’accordo tutti. Ma la costi
tuzione di un Comitato di partecipazione, previsto dalla legge
regionale, smuoverà organizzazioni sindacali e altre forze sociali, che avranno certamente
qualcosa da dire in proposito.
Non è anche da trascurare l’aspetto finanziario, che desta le
maggiori preoccupazioni negli
amministratori degli Enti locali,
investiti di molte responsabilità,
ma privi di mezzi. E quando si
hanno pochi soldi bisognerebbe
almeno riuscire a spenderli in
ciò che realmente è utile alla collettività. C’è da augurarselo.
L. V.
Comunicato IDEI
In relazione alla prossima creazione
di « servizi consultoriali » — che interessano particolarmente le donne —
tutte le donne che vivono sul territorio
della Comunità Montana Valli Chisone
e Germanasca sono invitate a partecipare ai seguenti incontri (fissati uno
nel pomeriggio per agevolare le casalinghe, e uno in serata per le lavoratrici che hanno solo le serate libere) ;
— Mercoledì 8 marzo, ore 14.30, nelle
Scuole Vecchie di Pomaretto;
— Mercoledì 22 marzo, ore 20, nella
Sala Lombardini di Porosa Argentina;
per considerare assieme quali sono
le nostre necessità, e quelle della nostra zona, in modo da poter fare conoscere in seguito i nostri pareri alla Comunità Montana.
Un consultorio
per le donne
Con la presente lettera vogliamo portare all’attenzione della
Giunta della C. M. e degli organi
competenti il problema relativo
all’apertura di un consultorio
pubblico nel territorio della C.M.
Secondo la legge n. 405 del 29
luglio 1975, tale servizio avrebbe
dovuto essere attuato già dal
gennaio ’76; poiché a due anni di
distanza questo obiettivo non è
ancora stato raggiunto, sottilineiamo il nostro parere e le nostre proposte in merito:
1) tenuto conto dello stato
attuale della medicina per la
donna nella zona, cioè dell’assoluta mancanza di servizi ginecologici sufficienti (oggi è necessario scendere fino a Pinerolo, magari partendo da Pragelato o Prati: qual è la donna, in condizioni
simili, incoraggiata ad effettuare
visite preventive per tutelare la
sua salute?) avanziamo l’esigenza improrogabile della costituzione di un consultorio per la
donna;
2) le caratteristiche e le modalità di funzionamento devono
rispondere ai seguenti connotati:
a) il consultorio deve farsi carico
della globalità dei problemi concernenti la donna e la sua salute; ciò è possibile alla sola condizione che le donne partecipino
alla creazione ed alla gestione
del consultorio stesso; b) quindi
ci sembra riduttiva l’ipotesi di
apertura di un consultorio solo
pediatrico (solo perché si deve
riassumere il personale ex-OMNI?), che può al massimo risolvere i problemi dei figli e non
quelli delle donne, madri e non
madri. D’altra parte neppure la
ipotesi di un consultorio familiare ci sembra soddisfacente, in
quanto non si terrebbe conto dei
problemi della totalità delle
donne.
Un gruppo di donne
DUE INTERVENTI
Il “patois” non è il piemontese
Caro Direttore,
su uno degli ultimi numeri del giornale (17.2.’78) leggo quanto perentoriamente scrive tale « Tavo Burat »
che sembra farsi paladino della lingua
occitanico-provenzale in uso nelle Valli.
Se non mi sbaglio, chi abitualmente
usa tale pseudonimo è il dottor Gustavo Buratti Zanchi che non è d’origine
valdese e non abita nelle Valli.
Dico poi che questo egregio signore
‘’sembra'’ farsi difensore del patois o
(com’egli preferisce chiamarlo) lingua
occitanica ma nei fatti mi pare abbia
agito in modo molto differente.
Questo signore, infatti, è un esponente della associazione dei Brande,
che da anni agisce proprio contro il
provenzale alpino ed a favore della penetrazione del dialetto piemontese nelle valli.
Tante che. per questa ragione, la
Regione Piemonte ha dovuto ritirare
il proprio appoggio alle (f Feste del
Piemonte » organizzate dal signor Buratti e dai suoi associati.
Non solo, ma l’ultimo congresso dell’Associazione Internazionale per la
Difesa delle Lingue e delle Culture Minacciate della cui Segreteria fa parte
il dott. Coisson (valdese, occitano delle Valli) ha sconfessato proprio le iniziative del Buratti e dei suoi colleghi,
accusandoli di « colonialismo culturale ».
Bene ha fatto, perciò, Augusto Armand Hugon a ridimensionare un poco le altosonantì affermazioni di ’’Burat’“. che paiono oltre tutto contraddire
almeno il suo operare.
Con cordiali saluti.
GiovaNìNi Baridon
Torre Pellice
Caro Direttore,
Ho seguito — da sempre — e, nella
misura delle mie possibilità, ho aderito ed appoggiato le iniziative tendenti
a « salvare » il nostro patois — quando
dico « nostro patois » intendo quello
che si parla nelle nostre valli valdesi,
anche se esistono notevoli differenze
tra quello parlato a Prali o a Bobbio o
ad Angrogna — ma ho l’impressione
che se ne stia facendo un problema più
grosso del necessario. E Tavo Burat,
nell’articolo pubblicato nel n. 7 del
nostro settimanale, oltrepassa, a mio
modesto avviso, i limiti del « ragionevole » e della concretezza quando
equipara il « patois », sia esso « Toccitano » che i francesi ben poco fanno per conservare o i dialetti che si
parlano in alcune vallate del cuneese
o dell’alta vai Susa, alle lingue, nel
caso nostro l’italiano ed il francese.
Non è la lingua che « divora » i dialetti, né li ghettizza. — in molte re
gioni italiane succede il contrario! —
perché, il patois è attaccato alla terra,
trae le sue radici dalla terra in cui si
vive ed io stesso ho potuto, in questi
ultimi anni, constatare con sorpresa e
con soddisfazione che i bambini delle
nostre comunità di montagna, quando
raggiungono i 10-12 anni non solo
capiscono ma parlano il patois senza
averlo studiato né a scuola né in altri
ambienti più o meno culturali. Non
confondiamo lingue con dialetti o patois e ci si preoccupi di più perché ridiventiamo bilingui, come lo siamo
stati per diverse generazioni e si moltiplichino gli sforzi, e sorgano iniziative
per agevolare l’apprendimento di una
seconda lingua anche con l’aiuto, se
fosse possibile, delle nostre valide...
comunità montane.
La considerazione finale di Tavo
Burat rasenta, a parer mio, i limili
della irrazionalità quando vede una
« tradizione dispregiativa legata alla
coppia teorica lingua^dialetto » che si
sarebbe fatta strada ecc. Imitare o copiare la f( lingua » occitana o provenzale nelle nostre vallate del pinerolese,
o semplicemente pretendere che quella sia una via da seguire perché il nostro « patois » assurga al titolo di a lingua », non mi pare essere né possibile
né auspicabile.
Silvio Long, Lugano
7
10 marzo 1978
CRONACA DELLE VALLI
Giornata mondiale di preghiera 1978
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I e II Circuito
Ha avuto luogo a Pramollo
domenica 5 marzo. L’Unione
femminile locale ha accolto una
partecipazione molto numerosa
tanto che la riunione si è dovuta tenere nel tempio. C’erano
una rappresentanza dell’Esercito della Salvezza, della Chiesa
Avventista e una presenza di
tutti i Gruppi femminili delle
Valli Chisone e Pellice.
È stata seguita la liturgia preparata dalle donne canadesi con
una riflessione sullo spirito comunitario nella vita moderna
guidate dalle sorelle di Prarostino e Ruth Tourn ci ha spiegato come il nascere di tante
associazioni nel nostro tempo
esprima il desiderio di una vita
comunitaria ma che questa può
trovare solo vera espressione
nell’agape di Dio che dove si
realizza trascende ogni divisione umana ed è un segno di testimonianza di quell’amore e di
quella grazia che ci è data e ci
ha ricordato che noi siamo
chiamate a questo. Le sorelle di
San Germano ci hanno posto
davanti delle domande precise:
cosa possiamo fare noi donne
evangeliche delle Valli di fronte al grave pericolo che minaccia l’umanità a causa dei satelliti nucleari? E di fronte all’oppressione, alla tortura e alla
mancanza di libertà che sono la
dolorosa condizione di tanti uomini, donne e bambini in Stati
sempre più numerosi? Esse ci
hanno ricordato che la nostra
unica forza viene dall’Eterno e
che dobbiamo dire ai responsabili delle nazioni ciò che l’Eterno disse a Mosè : « La terra è
mia e voi state da me come forestieri e avventizi ». E quello
che Paolo disse alla chiesa di
Corinto : « Non sapete voi che
siete il tempio di Dio, se uno
guasta il tempio di Dio, Iddio
guasterà lui poiché il tempio di
Dio è santo? ».
Sono seguite preghiere di intercessione e di speranza e in
uno spirito di solidarietà la colletta (di lire 165.000) è stata devoluta a favore dello sviluppo
rurale delle donne del BENIN
(Africa Occidentale) destinazione che ci è stata proposta dalla
FDEI su segnalazione del Dipartimento della Donna del Consiglio Mondiale delle Chiese.
Alle Unioniste di Pramollo
quasi sommerse da tante sorelle, un grazie di cuore per l’ospitalità da parte di tutte le convenute ed anche un grazie alle
Unioniste di Pinerolo che ci
avrebbero ospitate nel caso che
una improvvisa nevicata non ci
avesse consentito di salire a
Pramollo.
Anna Maria Bertalmio
Maria Tamietti
III Circuito
I gruppi femminili del III circuito si sono ritrovati domenica pomeriggio 5 marzo a Pomaretto per la giornata mondiale
di preghiera. A causa del cattivo tempo il gruppo di Prali non
ha potuto scendere, e si sono
ritrovate solo le unioni di Perrero, Villasecca e Pomaretto, in
tutto una cinquantina di persone.
All’inizio si è imparato il canto « Siam Agli d’un solo Padre »
offerto alle donne del mondo
dalle canadesi che avevano preparato la liturgia di quest’anno.
La colletta è destinata alle donne rurali del Benin in Africa.
Il tema « lo spirito comunitario nella vita moderna » ha fatto s’; che, oltre alle preghiere
orali, era stato suggerito di
scambiarsi per iscritto un argomento di preghiera — o su un
problema urgente o su un caso
personale — per un maggior
senso di fraternità. Ognuna ha
scritto la propria richiesta su
un biglietto e alla fine ognuna
ha preso uno dei biglietti per
farne oggetto di preghiera personale la settimana seguente.
Dopo si è avuto uno scambio
di idee sull’importanza o meno
della giornata mondiale di preghiera, in relazione al questionario che tutte le unioni italiane hanno da compilare su aspetti positivi o negativi della giornata.
M.F.C.
PRIMO CIRCUITO Attività femminile
Domenica 12 marzo alle ore
14,30 presso la Casa Valdese di
Luserna San Giovanni avrà luogo un incontro di tutte le Unioni e i Gruppi di attività femminile della Val Pellice.
La dott. proc. Luciana Ribet
ci intratterrà su un argomento
interessante e attuale con « Alcune considerazioni sulla posizione giuridica della donna nel
nuovo diritto di famiglia ».
La partecipazione è aperta a
tutte le persone delle Comunità
interessate all’argomento.
Se il numero delle partecipan
ti sarà sufficiente verrà organizzato un pullman da Bobbio
Pellice a San Giovanni e ritorno.
Coloro che desiderano assistere anche al culto (ore 10,30)
avranno a disposizione, per
consumare il pranzo al sacco,
la sala Albarin dove l’Unione
femminile locale preparerà una
minestra calda.
Le prenotazioni sia per il
piatto caldo sia per il pullman
vanno date alla signora Maria
Tamietti (tei. 93.21.60) entro giovedì 9 marzo.
Secondo circuito
Domenica 12 marzo alle ore
15, nei locali della Chiesa
valdese di Pinerolo:
Convegno dei giovani
Sono invitati in modo particolare i catecumeni di III
e IV anno.
Argomento: La violenza.
Presentano i giovani di Pinerolo con alcuni quadri seguiti da dibattiti.
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VILLASECCA
POMARETTO
ANGROGNA
Con piena soddisfazione dei
partecipanti si è concluso ' il nostro viaggio comunitario a Roma
in visita alla Facoltà Valdese di
cui abbiamo apprezzato la calda
e fraterna ospitalità. Nel prossimo numero ne parleremo più diffusamente.
• La comunità si è raccolta, lunedì 6, intorno al messaggio della resurrezione per salutare cristianamente Irma Coisson in
Pons deceduta all’età di 61 anni
dopo una lunga malattia. Esprimiamo ai familiari nel dolore la
nostra solidarietà.
PRAMOLLO
• Ringraziamo sinceramente lo
studente in teologia Valter Michelin Salomon per l’apprezzato messaggio rivoltoci nel corso del culto da lui presieduto
domenica 26 febbraio e gli auguriamo di cuore un buon proseguimento degli studi.
• In occasione della giornata
mondiale di preghiera ha avuto
luogo a Ruata di Pramollo, domenica 5 marzo, la riunione di
preghiera a cui hanno partecipato un buon numero di sorelle
della Val Pellice, della Val Chisone e di Pinerolo che ringraziamo per essere venute in mezzo a noi.
Eravamo oltre 9o partecipanti all’agape di venerdì 17: la
mancanza di spazio nella pur
grande sala non ci ha consentito
di superare questo numero. La
atmosfera è stata veramente
gaia e fraterna come si addice
a dei fratelli che colgono l’occasione per incontrarsi e gustare
ancora una volta la gioia della
libertà di vivere ed annunciare
l’evangelo. Abbiamo apprezzato
moltissimo la partecipazione di
alcuni amici provenienti da altre comunità delle Valli. Esprimiamo tutta la nostra riconoscenza da una parte a Guido
Guglielmet per quanto ha fatto negli anni passati, e dall’altra
ad Anna Mussano Cabrini che ha
accettato e portato a compimento il non facile, compito di trasformare i tanti ingredienti in
un ottimo pranzo. È motivo di
grande gioia l’aver visto la partecipazione di giovani che hanno sostituito alcuni anziani
che non fanno più parte del
gruppo di servizio.
VILLAR PEROSA
• Venerdì 3 corr. m. si è svolto il funerale del fratello Roccione Lorenzo, deceduto all’Ospedale Civile di Pinerolo all’età
di 88 anni. Alla sua anziana
compagna, al Aglio ed a tutti i
familiari rinnoviamo l’espressione della nostra solidarietà cristiana.
• Una rappresentanza dell’Unione Femminile ha partecipato
domenica 5 c. m. alla riunione
di preghiera insieme alle sorelle delle Unioni delle chiese del
I e II Circuito. Un sentito ringraziamento aile sorelle di Pramollo per la loro fraterna ospitalità.
■ Abbiamo rinviato per mancanza di spazio l’articolo
del « Gruppo donne - EGEI
Valli » e altri contributi che
appariranno prossimamente.
SAN SECONDO
A Milano, dove si era trasferito da circa 20 anni, è deceduto Guido Rivoira, di anni 50, di
Bricherasio, in seguito a lunga
malattia. Il funerale si è svolto
il 6 marzo a Milano. Al fratello
Valdo ed ai suoi familiari la
comunità esprime la sua solidarietà.
Domenica“ 5 marzo abbiamo
avuto un’Assemblea di Chiesa
sul culto. L’argomento era stato studiato dall’Unione Femminile, ed il frutto di questo studio era stato presentato dalle
sorelle stesse dell’unione nelle
varie riunioni quartierali coinvolgendo un numero maggiore
di persone. Viola Rostan ha presentato in apertura dell’assemblea le riflessioni e le proposte
che ne sono scaturite riassunte
in dieci punti. A questo sì è aggiunta la presentazione delle
proposte della commissione liturgia. I vari punti sono poi
stati messi in discussione, dal
presidente Guido Baret, senza
riuscire però ad esaminarli tutti e, per non strozzare questo
studio, si è deciso di riprendere l’argomento in una prossima
assemblea. La discussione è stata costruttiva permettendo un
sereno confronto di posizioni
diverse. Queste le decisioni prese: 1) il culto viene anticipato
alle ore 10 (a partire da domenica 19 marzo); 2) si avrà la'
Santa Cena regolarmente una
volta al mese; 3) una commissione (G. Baret, A. Celli, F. Ferneren, S. Grill, S. Marchetti)
studierà e proporrà in via sperimentale nuove forme di celebrazione della S. Cena (la prirna riunione di questa commissione è fissata per domenica
prossima 12 marzo alle ore 9,30
nel tempio); 4) si avrà nel culto un momento di preghiere
spontanee; 5) il testo della predicazione verrà annunziato in
anticipo (alcuni volontari si sono impegnati per la ciclostilatura del foglietto con l’ordine
del culto e gli annunzi).
L’Assemblea ha poi confermato revisori dei conti Carlo
Baret e Silvana Tron, sostituta
Maytre Lorena.
• Giovedì 2 marzo si sono
avuti i funerali di Clapier Elisa
Natalina deceduta a s. Mauro,
originaria del Clot Boulard dove era nata 67 anni fa. Ai parenti la simpatia della Comunità.
Errata corrige
Nel n. 8 deir« Eco-Luce » a pagina
7, colonna 5, nel paragrafo « Doni per
l’Asilo di Luserna S. G., alla riga 11
leggere : Annina Roman Geymonat.
Silicosi ignorata in Val Pellice?
La Comunità Montana e l’Ospedale Valdese di Torre Pellice:
— preso atto che esistono in Val
Pellice non pochi casi di silicosi
riconosciuta, ignorata, latente;
— considerato che il problema
riveste carattere sociale,
si fanno promotori di un’indagine
volta a precisare il vero quadro
dello stato di salute di tutti coloro
che svolgono o hanno svolto attività nel settore della escavazione e
lavorazione della pietra.
Gli accertamenti diagnostici (visita medica e radiografia), riservati
ai residenti nel territorio della Comunità Montana Val Pellice, inizieranno il 15 marzo 1978 presso
l’Ospedale Valdese di Torre Pellice,
dove potranno essere controllati n.
4 lavoratori alla settimana, senza
alcun onere da parte degli interessati.
Il referto medico, legato a segreto professionale, sarà consegnato
all’interessato.
Per le prenotazioni rivolgersi all’Ospedale Valdese (tei. 91273);
per informazioni e chiarimenti alla Comunità Montana (tei. 91514/
91836) o alla visitatrice del Comune di Rorà.
L’iniziativa verrà presentata alla popolazione durante due incontri che, in considerazione che la
Val Luserna è il centro della lavorazione della pietra, si terranno
MARTEDÌ’ 14 MARZO 1978
— Rorà alle ore 17.30 presso la
sala delle attività;
— Luserna S. Giovanni alle ore 21
presso il Municipio.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
• Il culto di domenica 12 marzo sarà presieduto dai giovani
della FGEI e sarà seguito da
una riflessione comunitaria.
• Sabato 11 e domenica 12 alle ore 20,30 nella Sala Albarin
il gruppo filodrammatico presenterà la commedia di Dacia
Marami : « La donna perfetta ».
Dopo la rappresentazione ci sarà un dibattito aperto a tutti
sul problema scottante dell’inferiorità della donna e dell’aborto.
A quando
le nuove aule?
In un documento sottoscritto dagli
insegnanti della scuola media « E. De
Amicis » di Luserna San Giovanni ed
inviato alle autorità (specialmente alrAmministrazione Comunale) si rileva
« l’inadempienza riguardante la consegna dei locali scolastici di via Volta ».
La gravità del ritardo è tanto più grande se si osserva che, anche quando il
prefabbricato con le nuove aule sarà
consegnato, i bisogni della scuola non
saranno soddisfatti se non parzialmente. Quindi molti temono che si continuerà, per anni, ad insegnare in àule
di fortuna (il provvisorio diventa definitivo) se non si affronta con rapidità
il problema delFedilizia scolastica lusernese in una prospettiva che concerna anche gli anni avvenire.
R O R~A’
L’assemblea di chiesa del 26
febbraio ha riflettuto sul significato della Cena del Signore nel
contesto dell’invito, sinodale sul
tema delFeducazione cristiana alla fede.
L’utilità di questo confronto era già emersa quando avevamo
iniziato a celebrare la Cena durante i pranzi comunitari. Gli
orientamenti dell’assemblea sono
stati due: valorizzare il momento della Cena nella vita della comunità, restituendole la sua dimensione di apertura; aperta
cioè ad ogni membro della comunità, indipendentemente dal
fatto di essere stato confermato
o meno. Invito al Concistoro a
far sì che la Santa Cena sia presieduta a turno dai membri della
comunità e non soltanto dal pastore.
• Ricordiamo l’incontro del
Concistoro con la Commissione
distrettuale sabato alle ore 17.30
ed il culto di domenica 12 che
sarà presieduto dal vicepresidente della Comm. Distr., prof. Claudio Tron di Massello.
• Sabato 11 alle 20.30 nella sala
della Chiesa i «Sunaires Usitans»
presenteranno una serata di canti e danze popolari delle valli eccitane. A tutti è rivolto un cordiale invito a partecipare.
Incontro pastorale
del Primo Distretto
Il prossimo incontro pastorale del I distretto avrà
luogo lunedi 13 marzo:
Ore 9.15 (biblioteca valdese di Torre): G. Miegge:
Scritti teologici; natura e dignità della teologia (p. 67),
bilancio teologico di una generazione (p. 137).
Ore 12: pranzo a Villa Olanda.
Ore 13.3(1: ministeri - questioni organizzative.
TORRE PELLICE
• Domenica 12 avrà luogo l’assemblea di chiesa per esaminare il problema degli stabili della nostra comunità ed i preventivi per i restauri. Il culto avrà
luogo alle ore 10.
• Ospiti dell’Unione dei Coppieri gli unionisti della Piantà
di Bobbio hanno offerto una serata ai Coppieri sabato 4; la
stessa sera gli unionisti dell’Inverso hanno dato la loro recita
nella scuola, sarà ripetuta sabato 11, tutti sono invitati a
partecipare.
• Sabato 4 e lunedìi 6 ha avuto luogo la presentazione dei
catecumeni del 4« corso che
hanno esposto le loro domande
di ammissione al Concistoro ed
ai genitori; qualche fratello non
parente si è unito all’assemblea
e ci auguriamo che altri lo facciano in futuro; la discussione
è stata sempre molto vivace ed
interessante e non si è esaurita
per stanchezza ma per l’ora
tarda.
• Ringraziamo gli amici dell’Esercito della Salvezza che
hanno presieduto l’ultimo giro
di riunioni.
• Due altre famiglie sono state colpite dal lutto per la scomparsa di Alfieri Pellegrin e Irma
Coisson Pons; il messaggio della risurrezione annunziato in
queste dolorose circostanze possa illuminare il loro cammino
nei giorni che verranno.
BOBBIO PELLICE
Dopo una lunga sofferenza è
deceduto all’Ospedale Civile di
Pinerolo il nostro fratello Giovanni Daniele Geymonat, di 74
anni, residente ai Cortili. Lo ricordiamo come anziano della
nostra chiesa, in un servizio che
egli ha svolto con amore e passione durante lunghi anni. Quando i medici gli comunicarono
la sua malattia, egli decise di
lasciare questo incarico, con dispiacere evidente, perché riteneva che le sue condizioni di salute avrebbero menomato la sua
possibilità di servizio. E questo
è certo un segno della considerazione in cui egli teneva questo incarico che la chiesa gli
aveva affidato. Ringraziamo il
Signore per tutto quello che
«Jean di Courtil » ci ha dato e
invochiamo la sua benedizione
sui familiari nel lutto.
SERVIZIO MEDICO
Dal 4 al 10 marzo fa servizio
il dott. Avanzi Luigi - tei. 90614
AVVISI ECONOMICI
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi destinazione, preventivi a richiesta: Sala Giulio, via Belfiore 85,
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evangelica per reciproco affetto età
adeguata. Tel. 02-460702 ore serali.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia del compianto
Giovanni Daniele Geymonat
profondamente commossa, ringrazia
sentitamente tutti coloro che hanno
voluto esserle vicino nella triste circostanza.
Un particolare e sentito ringraziamento al Dott. Alberto Coucourde, al
Pastore sig. Bruno Bellion, ai sigg.
Medici e personale infermieristico del
reparto neurologia dell’Ospedale Civile E. Agnelli di Pinerolo per le amorevoli cure prestate al loro caro.
Bobbio Pellice, 4 marzo 1978.
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È il tessuto stesso del sistema scolastico
a far filtrare,
con metodi pedagogici alienanti,
l’impostazione cattolica dell’educazione.
Ora dì religione:
l’esonero non basta
L’Intesa tra la Repubblica italiana e le chiese valdesi e metodiste, di cui aspettiamo la legge
che la renderà esecutiva, riafferma il diritto all’esonero dalle lezioni di religione cattolica
nella scuola pubblica, finché
perdura il regime concordatario, finché cioè la scuola pubblica non sarà veramente laica.
Sappiamo tutti che la possibilità dell'esonero c’è dal '29 (legge sui « culti ammessi »), ma
sappiamo pure che, in primo
luogo non tutte le famiglie evangeliche si preoccupano di usufruire di questo diritto (rinunciando così anche ad una possibilità di testimonianza) e in secondo luogo ci rendiamo conto
che l’esonero non evita ai nostri figli di essere quotidianamente bombardati da tutto un
insieme di modelli culturali cattolici.
Il bambino si trova, fin dai
primi anni di scuola, a fare i
conti con l’impostazione cattolica dell’educazione: preghiere
all’inizio della giornata scolastica, poesie e pensierini su tutte
le feste religiose, storie di santi,
libri di testo in cui, per esempio, si dice che « ...i maestri, i
sacerdoti, le autorità civili rappresentano su questa terra, come i genitori, l’autorità di Dio.
Abbiamo il dovere di rispettarli
e di obbedirli, perché anch’essi
si sacrificano per il nostro bene,
per farci diventare onesti cittadini e buoni cristiani » (Giorni
operosi, ed. Sei, Torino 1965, p.
9). Lo Stato, attraverso le sue
scuole, rende così un prezioso
servizio al modello di vita e di
società civile del Cattolicesimo,
abituando i bambini a considerare la propria educazione e la
vita civile come cose indissolu
NEL PROSSIMO
NUMERO
■ La forma del servo, una
meditazione di Ermanno
Rostan per il tempo della Passione.
■ Una pagina di notizie
dal II distretto.
■ America religiosa, un
réportage di Franco Giampiccoli da una visita negli Stati Uniti.
flitti che riguardano invece la
collettività, avallo e « benedizione » di una società che è basata sullo sfruttamento e sull’ingiustizia.
I bambini evangelici, pur senza esserne a volte coscienti, si
trovano di fronte ad una contraddizione tra il modello culturale generale della scuola e
quello che dovrebbero ricevere
in famiglia e alla scuola domenicale (dovè si cerca di favorire
la ricerca, il dialogo, l’osservazione critica). Come minimo si
sentono diversi, e questo sarebbe anche positivo se fosse sempre sostenuto da una libera
crescita nella fede, ma a volte
vengono fatti sentire « anormali » ed emarginati perché c’è
qualcosa della vita dei compagni di cui loro non sono partecipi. Talora si crea un inconsapevole senso di superiorità nei
confronti dei compagni, spesso
la soddisfazione di essere un po’
invidiati perché fanno un’ora di
lezione in meno; il che non mi
sembra pedagogicamente positivo.
Il nodo da sciogliere è, comunque, essenzialmente culturale e politico. Ci sono, e non solo in Emilia-Romagna e nelle
regioni « rosse », esperienze scolastiche diverse, pur con le consuete contraddizioni dovute al
sistema in, cui viviamo. Si tratta di alcune' delle scuole sperimentali (quelle che funzionano
sul serio!), in cui ci si sforza di
non dare per scontata la morale
corrente, in cui spesso è presente la ricerca di una cultura
alternativa, in cui le divisioni
classiste vengono analizzate con
realismo e combattute alla base,
in cui si cerca di mettere « tutto » in discussione, ivi compresi
i modelli religiosi che vengono
valutati alla stregua degli altri
modelli. In scuòle così, se potessero non solo funzionare al
meglio, ma anche essere generalizzate, dove le varie materie
non funzionano ognuna per sé,
ma sono componenti di un «unicum» educativo, ci si accorgerebbe presto che insegnare religione sarebbe un non-senso, in
quanto contrastante, per contenuti e finalità, con l’obiettivo
fondamentale della educazione
stessa: creare una libera crescita culturale.
L’impegno dei genitori democfàiici (e per quanto ci rigUar:
da evangelici), utilizzando al
massimo le pur limitate strutture degli organi collegiali, mi
sembra debba essere volto sia
a fare chiarezza in ogni sede
sull’attuale strumentalizzazione
della scuola da parte del sistema dominante, sia a costruire
una scuola che educhi alla libertà, alla responsabilità nella
solidarietà, per superare in senso positivo l’attuale disumanità
dei rapporti interpersonali e sociali.
Letizia Vezzosi
r
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio
ViolaJ
Le vittime di Yaita
bilmente legate alla religione e
aH’autorità della chiesa.
Gli stessi metodi pedagogici
tendono ad insegnare al bambino una obbedienza acritica, a
creare in lui una predisposizione al consenso, a formare la
sua personalità ed il suo carattere attraverso schemi moralistici alienanti: elencazione di
peccati, senso di colpa, ricerca
dei menti e del premio (i buoni
vengono premiati, i cattivi puniti...), illusione ipocrita di poter
risolvere a livello personale con
Comitato di Redazione : Bruno BelMon, Giuliana Gandolfo Pascal, Marcelle Gay, Ermanno Genre, Giuseppe Platone, Paolo Ricca, Fuivio Rocco, Sergio Rostagno, Roberto SbafR,
Liliana Viglielmo.
Direttore: FRANCO GlAMPiCCOLi
Dirett. Responsabile: GiNO CONTE
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Una copia L. 200, arretrata L. 250.
Cambio di indirizzo L. 100.
Inserzioni: prezzi per mm. di aitezza, larghezza 1 colonna ; commerciali L. 120 - mortuari 220 - doni 80
- economici 150 per parola.
Fondo di solidarietà : c.c.p. 2/39878
intestato a : Roberto Peyrot - Corso
Moncalieri, 70 - 10133 Torino.
Reg. Tribù.lale di Pinerolo N. 175,
8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)
•¡/^ È il titolo di un libro, da poco pubblicato in Francia, del
conte Nicola Tolstoi. Tratta di
un argomento non attuale (e tuttavia attualizzato, in modo assai
sintomatico, dalla stampa e da
certi ambienti politici inglesi)
ma che merita d’esser segnalato
perché rivelatore di un principio
sempre ricorrente nella storia
come noi la conosciamo da migliaia d’anni: quanto poco paghi
la furbizia o la debolezza del momento politico.
Il titolo del libro potrebbe parafrasarsi cosi: « Sul rimpatrio
forzato di cittadini sovietici che
si trovavano (alla fine della seconda guerra mondiale) nei campi di prigionia, o che comunque
erano sradicati ».
Leggiamo su « Le Monde » del
25 febbraio 1978 (a firma Henri
Pierre): « Conformemente agli
accordi di Yalta, i governi inglese e americano restituirono all’URSS non soltanto i disertori
sovietici che avevano prestato
servizio militare nella Wehrmacht
ma anche un certo numero di civili, compresi donne e bambini
sradicati con la forza dai nazisti,
civili che si ritrovarono internati
nei campi alleati, sia in Germania che in Inghilterra.
Già nel 1974, lord Bethell aveva pubblicato un libro sul tragico destino di quei rifugiati, rimpatriati con la forza, che perirono a migliaia, sia sotto il piombo
dei plotoni d’esecuzione sovietici,
sia nei campi della Siberia. Molti si suicidarono. Altri documenti
ufficiali, pubblicati recentemente
dopo la caduta legale in prescrizione (a 30 anni dall’episodio),
hanno infine permesso la ricostruzione dell’episodio stesso che
gl’inglesi evidentemente preferirebbero dimenticare.
Impressionati dalla lettura del
libro del conte Tolstoi, alcuni deputati inglesi hanno chiesto al
loro governo di aprire un’inchiesta su quell’episodio. Ma il governo ha risposto negativamente,
malgrado la pubblicazione di
molti energici articoli dei giornali. Per es. il «Times», in un
editoriale, ha chiesto che i responsabili dei rimpatri forzati,
diano spiegazioni su questo “delitto” che pesa sulla coscienza
dell’Inghilterra.
Secondo i documenti venuti alla luce, il consiglio di guerra, del
quale facevano parte sia Churchill che Attlee, approvò il "principio del rimpatrio’’ il 4.9.1944,
’’dopo breve discussione’’ (l!) ».
(...) E nessuna delle personalità
accusate dal conte Tolstoi, si è
fatta fino ad oggi sentire, « per
spiegare o giustificare una politica (quella dèlToperazione di rimpatrio), da loro applicata con zelo, almeno a giudicare dalle apparenze ». Neppure Macmillan,
« allora ministro di Stato nel teatro di operazioni del Mediterraneo, il quale nel 1945 si trovava
in Austria, cioè proprio al momento in cui i Cosacchi prigionieri degl’inglesi vennero restituiti
alle autorità sovietiche. Neppure
Sir Patrick Dean il quale, all’inizio d’una brillante carriera d’ambasciatore, scriveva (giugno ’44),
a proposito dei rimpatriati forzati; "Il fatto che essi possano venir fucilati, o anche soltanto trattati più severamente che sotto la
legge inglese, non ci riguarda" ».
Il « Times » auspica che queste
ed altre personalità, come ad es.
Sir Thomas Brimelow il quale.
allora giovane diplomatico scriveva (il 25.12.’45): « "Tutti i cittadini sovietici devono venir rimpatriati, se necessario, con la forza...’’, vengano autorizzati dal
Foreign Office a testimoniare e a
fornire delle spiegazioni su quel
periodo "difficile" della diplomazia inglese». Sir Brimelow è quello stesso che, nel 1968, fu poi « il
principale responsabile dell’ espulsione, dall’Inghilterra, di 150
diplomatici sovietici ».
Nel 1944, il Foreign Office riteneva che « ogni sforzo per distinguere i traditori dai rifugiati, avrebbe condotto a "interminabili
diatribe coi sovietici" ».
« I documenti forniscono alcune precisazioni sugl’ incidenti
drammatici cui andarono incontro i rimpatriandi nel loro viaggio
di ritorno: spesso separati dalle
loro famglie, trascinati di forza
in treni o automezzi, senza ricevere spiegazioni sul loro destino.
La disperazione e l’istinto di conservazione spinsero alcuni ad automutilarsi, altri ad ingaggiare
una battaglia, persa in partenza,
contro i soldati inglesi che reagirono brutalmente... A giudicare
dalle apparenze, questi aspetti
sordidi dell’operazione di rimpatrio non furono mai rivelati né
al pubblico né al Parlamento. Il
deputato laburista Christopher
Mayhew afferma ch’egli stesso
(già ministro di Stato, nel 1947,
presso il Foreign Office) e il suo
principale, Ernest Bevin_ non
erano stati correttamente informati dell’accaduto... ».
La storia si fece poi beffe di
Queste « furberie diplomatiche ».
Un nostro proverbio popolarè dice semplicemente che « la farina
del diavolo va in crusca ».
Doni Eco-Luce
Da L. 3.000
Corlando Febe. Genova; Beri Giovanni, Ferrerò; Coucourde Bario, Inverso
Pinasca: Giraud Edoardo, Pinerolo; Valerio Francesco, Torino; Mourglia Umberto, Pomaretto; Ribet Remo. Pom ’retto; Pon,s Enrico, Praroslino; Viglielmo Giulia, Ferrerò; Rocca Podio Gina, Cascine Vica. Ceseri Massa Adriina, Firenze; Paolucci Claudino, Roma;
Banchetti Libero, Rio Marina; Fo“
nerone Guido, Rivoli; PJatania Angelo,
Pisa.
Silvia Giuseppina, Catania; Gatta!
Luciano, Scandicci; Rostan Giannii, Milano; Agostini Lidia, Trieste; Rapisarda Hanny, Trieste; Roccione Davide,
Pinerolo; Long Enrico, Ospedaletti;
Ratto Dina, Genova Sestri; Geymonat
Gabriele, Torre Pellice; Coletta Antonio, Matrice (Cb); Spedicato Amelia,
Bari; Vigliano Evelina, Bari; Vigliel
mo Elena, Riclaretto: Revel Mirella,
Montepulciano; Introna Domenico, Bari.
Rutigliano Romeo, Foggia; Palazzino Armando, Parma; Raima Arturo,
Torino; Giaiero Valdo, Rivoli; Ricciardi Roberto, Torino; Bounou.s Edda, Luserna; Malan Guido, Luserna;
Frache Carlo, Torre P.; Di Gennaro
Anna, Pomaretto; Rivoira Adolfo e
Wanda, Luserna; Tourn Flora, Torre
Pellice; Gay Ester, Torre Pellice; Benedetto Germano, Torino; Jouvenal Roberto, Torino; Rotolo Erma, Chiavari.
Verardi Emilio, Genova, Barberis
Emma, Rosta; Urban Elda, Mestre; Girardet Alberto, Roma; Torchia Gabriele, Santena; Gauzolino Divina, To-rino; Gay Paimira, Genova Prà; Rostagno Emma, Riclaretto; Fuhrmann Aldo, Verbania Pallanza; Lazier Albert,
Villar Pellice; Breuza Elena, Pinerolo;
Ssalamacchia Failla Irene, Velletri;
Giordan M. Luisa. Almese; Fam. Mansuino, S. Remo; Viviana Corrado, Torino.
Pini Ernesto, Gode (Bg); Cielo Geremia. Ruta (Ge); Caruso Davide, Vasto
(Ch;)Balmas Odette, Torino; Bouchard
Samuele, Corneliano d’Alba; Ubaldi
Sisto, Savona; Capparucci Fausta, Ro
ma; Giai Carlo, Pinerolo; Fornerone
Dino, Abbadia Alpina; Rostagno Sorrento, Pinerolo; Long Carlo Alberto. S.
Germano; Isoardi Pons Adriana, To
Nel numero scordo abbiamo
pubblicato un elenco di doni
dei nostri lettori : ci scusiamo
con loro per aver dimenticato
di segnalare che si trattava di
doni da L. 3.000. Continuiamo
con l’elenco di altri doni. A tutti il nostro grazie per _ questo
segno concreto di solidarietà
diretto non solo al lavoro del
giornale ma alla vita della chiesa.
“Né ingerenze
né privilegi"
(Segue da pag. 1)
trattativa, è quello della non-richiesta o del rifiuto di privilegi.
Che cosa implica?
Implica per esempio che non
ci deve essere nessuna speciale
tutela per il « sentimento religioso » (come tuttora vuole la
legge sul vilipendio, a favore
della religione cattolica), ma che
l’unica cosa da tutelare sono i
diritti di libertà che in tema di
religione la Costituzione garantisce a tutti i cittadini: e cioè
di avere un certo sentimento
religioso, o di averne un altro,
o di non averne nessuno.
Altro esempio: gli studenti in
teologia destinati al ministero
pastorale continueranno a godere della possibilità di rinviare
il servizio militare in quanto
studenti, allo stesso titolo di
tutti gli altri cittadini che si
trovano nelle medesime condizioni; ma non si chiede per loro, o per i pastori, nessuna
esenzione particolare in quanto
« ministri di culto ». Essi potranno '— come tutti gli altri
cittadini — scegliere la via dell’obiezione di coscienza, se risponde alle loro convinzioni.
Certo la chiesa perderà forse il
2 o il 3% del tempo del personale che essa prepara per il lavoro pastorale. Non è poco per
una diaspora assillata da scarsezza di uomini disponibili; ma
non è molto per una questione
di principio.
Giustamente la bozza di « intese » non prevede nessun finanziamento, sovvenzione o contributo statale per la chiesa o
il suo personale, né esenzioni
fiscali o facilitazioni speciali per
gli enti ecclesiastici. Se noi riteniamo che il pagare le spese
del culto cattolico con il denaro dello Stato sia un’ingiustizia
in quanto obbliga noi tutti (protestanti, israeliti, atei) a contribuire all’appoggio di un culto che ci è estraneo, non dobbiamo rimediare a tale stato di
cose chiedendo l’estensione del
privilegio, ma rifiutandola decisamente, come è stato fatto.
Anche in questo caso dovremo
poi operare nelle sedi politiche
e nel dibattito con i credenti
cai-tolici per giungere all’eliminazione di tale non equa imposizione.
Sono questi alcuni esempi che
illustrano i criteri che hanno
orientato l’azione della delegazione valdese-metodista. È chiaro ormai che non si tratta di
un concordato né di un miniconcordato. Le « intese » non
sono uno scambio reciproco di
favori o concessioni. Ma non
sono neppure un documento di
separazione intesa come reciproca estraneità. Nella società
italiana attuale la chiesa non
può ignorare lo Stato, né lo
Stato può ignorare la chiesa. Le
« intese » cercano di creare una
situazione in cui lo Stato rimanga Stato e la Chiesa sia Chiesa: in cui cioè lo Stato sia il
garante della libertà di tutti e
la comunità credente usi di quella libertà che è ugualmente assicurata a tutti per espandere
al massimo la sua predicazione... ma senza prevaricare sulla
libertà altrui. In questo senso
il rifiuto dei privilegi forse non
è di per sé una predicazione,
ma è comunque una delle condizioni necessarie alla credibilità di chi predica.
Si è giunti veramente all’abolizione di ogni privilegio?
Per molti gruppi etnici o culturali il fatto stesso che una
minoranza di 40.000 persone abbia potuto addivenire a intese
dirette con i rappresentanti dell’autorità statale può essere visto come un privilegio, che permette di far valere le proprie
ragioni in una sede e con una
risonanza a cui altri gruppi,
anche significativi, hanno raramente accesso. Ultimamente, in
una trasmissione televisiva dedicata al problema dell’insegnamento religioso nelle scuole statali Giorgio Bouchard diceva
(cito a memoria): «Vorrei che
non solo le chiese, ma anche i
marxisti e i radicali potessero
dare un loro apporto alla scuola ». C’è in questa frase la percezione che, al di là del giusto
e do^veroso rifiuto di ogni privilegio ecclesiastico, c’è ancora
della strada da fare perché si
arrivi alla concreta, reale uguaglianza di tutti i cittadini. Un
impegno ulteriore per le chiese
evangeliche.