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Anno IV
numero 27
del 5 luglio 1996
l. 2000
Spedizione in abb. postale/SO%
Tarino
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si prega restituire al mittente presso l'Uf
fido PT Torino CMP Nord.
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Bibbia e attualità
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Popoli tutti iodate ¡’Eterno, era il
tema dell'ultima Assemblea delle
chiese battiste in Italia che riprendeva
una realtà che si va man mano consolidando nelle nostre chiese. Esse sono
sempre più una realtà interetnica e interculturale. Gruppi di fdippini, africani, latinoamericani, evangelici trasformano molte delle nostre chiese in
un arcobaleno di razze e culture, di
lingue e modelli culturali molteplici.
Le nostre chiese vengono in questo modo influenzate dalle ondate di migrazione degli ultimi anni. Alcuni di questi gruppi diventano abbastanza numerosi e costituiscono delle chiese che
entrano a formare parte dell’Unione
battista con pieni diritti. «Popoli tutti
lodate l’Eterno» è un’esortazione presa
dal Salmo 47. La prospettiva che ha
aperto la realtà dei gruppi e delle chiese etniche fra noi si è affermata in tre
direzioni. In primo luogo'nella direzione della reciproca «conoscenza».
KTELLA Bibbia questa parola non è
iV oggettiva né neutrale. La conoscenza coinvolge in un processo di avvicinamento che implica il riconoscimento dell’altro, della sua dignità
identica alla propria, e l’affetto, la
mobilitazione dei nostri sentimenti di
amore e solidarietà. In secondo luogo,
nella direzione della «valorizzazione»
della diversità. Ogni etnia e cultura è
portatrice di modelli, prospettive, ricchezze. musiche, racconti, lingue, spiritualità e sensibilità che sono un arricchimento per chi vive in un altro
contesto culturale. In terzo luogo, nella direzione «dell’inserimento» che
non è un semplice assumere o tollerare
bonariamente una presenza diversa,
ma scoprire che questa nuova dimensione aperta dai gruppi e chiese etniche mi obbliga a cambiare prospettiva. In qualche modo mi obbliga a inserire nella mia dimensione la prospettiva della mu,lticulturalità.
Questo percorso, squisitamente
pedagogico, vorremmo proporlo
carne risposta ai gravi problemi che la
migrazione di massa ha provocato nel
nostro paese. Prima di tutto occorre
«conoscere» lo straniero che arriva in
Italia, le condizioni di vita e gli orari
imposti alle ragazze filippine, agli inservienti delle isole Maurizio o della
Bolivia, la fatica dei venditori ambulanti di cianfrusaglie. Conoscere le loro
condizioni reali di vita, il motivo del
loro venire in Italia ci aiuterà a capire
c ad essere solidali. Sono gli stessi motivi che hanno spinto nel passata milioni di italiani verso qualunque luogo
offrisse un probabile futuro migliore.
In secondo luogo occorre «accogliere»
lo straniero, qualunque sia la sua situazione da un punto di vista legale.
Decidere quale sarà la sua posizione politica sulla migrazione è
nn diritto dell’Italia, che contemporaneamente deve risolvere il problema
dei clandestini in modo civile e affron
tare la questione delle condizioni di
nita degli stranieri residenti in Italia,,
in terzo luogo, la sfida reale è l’inserimento nella prospettiva della multìoulturalità. Le nostre chiese hanno
fntto questa scelta e vogliono -«lodare
l'Eterno insieme a tutti i popoli» con
nltre lingue, musiche, poesie, spiritualità, integrando le diversità. Questo
creerà più di un problema, ignorarlo
sarebbe ingenuo e fittizio. La sfida è
tndividuare e inseguire i possibili pert^orsi fattibili di integrazione, conoscenza e accoglienza. Senta lasciare
che sia l'improvvisazione a guidare il
processo, dobbiamo interrogarci e imparare a vivere e crescere immersi in
questa nuova realtà piena di speranze.
Martin [barra
SETTIMANALE DELLE: CHIESE^ EVANGELICHE BATOSTE,, METODISTE, VALDESI
Intervista al direttore delNstituto per lo studio delle confessioni di Bensheim (Germania)
«Con Pietro», forse. «Sotto Pietro», mai
Il viaggio del papa in Germania ha confermato la tradizionale incomprensione cattolica
delle intenzioni delia Riforma protestante. L'ecumenismo non ha per fine il «ritorno» a Roma
LUCIANO DEODATO
Nel suo recente tdaggio in Germania, il papa ha parlato di
Lutero lodandone le intenzioni ma
criticando i risultati scaturiti dalla
sua protesta. Il prof. Reinhardt Frieling, direttóre dell’Istituto, per lo
studio delle confessioni di Bensheim (Germania), che si occupa attivamente di questioni ecumeniche,
ha accettato di farsi intervistare.
- Il papa ha annunciato la convocazione di un Sinodo della Chiesa
cattolica europea. Lei lanciò alcuni
anni fa la proposta, ripresa dal Sinodo delle chiese valdesi e metodiste, di un Sinodo evangelico europeo. Quali sono le somiglianze e le
differenze tra le due proposte?
«Un Sinodo cattolico europeo è
una manifestazione della Chiesa
cattolica mondiale che riguarda i
vescovi d’Europa. Convocato se se
ne ravvisa la necessità ha, per il papa, valore consultivo. Un Sinodo
evangelico, invece, raccoglierebbe i
rappresentanti delle singole chiese
nazionali con delegati ordinati e
non. L’Assemblea delle chiese della
Concordia di Leuenberg dà un po’
l’idea di quel che sarebbe un Sinodo evangelico in Europa».
- Il papa ha parlato di un’anima
europea, individuandola nel patrimonio dei valori cristiani. In una
Sua pubblicazione, Lei evidenzia la
responsabilità delle chiese nel processo verso l’unità europea.
«Il cristianesimo ha improntato
l’Europa della sua cultura e dei
suoi valori. Ma, tenendo conto delle enormi colpe storiche dell’Europa, non è mai esistita una "Europa
cristiana”. Tute le volte che la
Chiesa si è unita ai poteri politici, il
servizio dell’Evangelo ne è risultato
pervertito (inquisizione, eccidi di
eretici,, crociate, cristianizzazione
forzata che mescolava colonizzazione e missione, ecc.). Il contributo cristiano ad un’Europa mondializzata e pluralistica sotto l’aspetto
religioso, può solo partire dall’evangelizzazione dell’essere umano.
La fede in Cristo dona la “libertà
Il papa saluta i fedeli partendo per una nuova tappa ded'viaggio in Germania
evangelica” che permette a cristiani “maggiorenni” di dare il loro
contributo per riplasmare la società europea e di far risuonare la
voce delTEvangelo anche di fronte
allo stato e alla società».
- Dalla stampa italiana, sembra
che il papa non abbia ancora un
buon rapporto con Lutero, al quale
rimprovera un cattivo carattere.
Che cosa significa spostare l’accento
dai temi della dogmatica a quelli
della personalità.del riformatore?
«Il papa distingue tra le intenzioni riformatorie di Lutero, e le conseguenze. La personalità religiosa
di Lutero viene rispettata. Ma non
è accettabile l’affermazione del papa che in Lutero “il forte accento
posto suH’individuo” ha “indebolito la coscienza delle esigenze della
comunità” o che la sua “passionalità” lo ha spinto a una “critica radicale della Chiesa cattolica e .del
suo insegnamento”.L’accento di
Lutero sull’individuo è frutto di
una fede persónate in Dio, che nasce dall’ascolto della parola di Dio.
Questo presuppone la comunità e
riconduce alla comunità. Lutero ha
criticato quel tipo di comunità che
nel sistema autoritario cattolico
identifica l’ubbidienza a Dio della
fede nell’ubbidienza alla Chiesa e
cioè al magistero episcopale, l’unico ritenuto autentico. Qui non si
tratta della “passionalità” di Lutero, un difetto del suo carattere, ma
delle questioni teologiche fondamentali poste dal riformatore “riguardo alla fede, alla Scrittura, alla
tradizione, alla Chiesa” come il papa giustamente ha ricordato in altra occasione a Paderborn. Nel dialogo ecumenico le chiese evangeliche devono premere perché si affrontino queste questioni teologiche. La Riforma non è il frutto di
una serie di incomprensioni e di
colpe delTuna e dell’altra parte; occorre contestare che lo scopo
dell’ecumenismo sia la riduzione
alla “redintegratio” nella Chiesa
cattolico-romana».
- Lei ha parlato di una Comunità
conciliare delle confessioni nella
quale potrebbe esserci comunione
cum Petto e non sub Petto. In questo eventuale scenario come sarebbe
risolto il problema dèll’autòrità
nella Chiesa?
«Molti cattolici ripetono che
l’ecumenismo non ha per fine il
“ritorno”, ma il cammino verso un
futuro in cui la dottrina basilare
della Chiesa romaiia trasmessa attraverso il ministero papale resti
inalterata. Questo fine non è condiviso da nessuna delle altre chiese, nemmeno dalle chiese ortodosse. Dire “Avanti verso Roma” invece che “Ritorno a Roma” non è una
soluzione ecumenica. Un traguardo ecumenico non è Tassorbimento di uno nell’altro, ma piuttosto il
riconoscimento reciproco. Per la
Chiesa romana significa trovare
una vìa d’uscita tra la “eliminazione del papato” e la "sottomissione
al papa”. Una comunione ecclesiastica con il papa è possibile, dal
mio punto di vista evangelico, se vi
è una comprensione comune delTEvangelo e se il papa non pretende dai cristiani non cattolici il riconoscimento del primato giurisdizionale e dei dogma delTinfallibilità. L’autorità del papa significherebbe dunque una cosa per i cattolici e un’altra per i non cattolici. La
comunione universale della cristianità potrebbe strutturarsi in
una “comunione conciliare delle
confessioni”, “comunione con il
papa, non sotto il papa”. Questi,
come capo della più grossa chiesa
cristiana potrebbe anche assuinere
iniziative a nome dell’intera chiesa
ed eccezionalmente, d’accordo
con gli altri cristiani, parlare a nome dell’intera cristiaività. Ma questo presuppone il conciliarismo.
Quando Giovanni Paolo II chiede
di discutere sulla fonaone del papato, da parte evangelica occorre
introdurre nel dialogo, come elemento irrinunciabile, la questione
della condliarità».
’ Paolo Ricca commenta
Il papa contìnua a non
comprendere Lutero
L’agenzia evangelica
Nev ha chiesto al pastore Paolo Ricca, decano
della Facoltà valdese di
teologia di Roma, un
commento sul discorso
del papa su Lutero pronunciato in Germania il
22 giugno: «Il papa - afferma Ricca -(- ha sottolineato l’individualismo
di Lutero e la sua “passione" che lo avrebbe
spinto “molto più avanti
di quanto non volesse
all’inizio”».
Al ritorno del suo viaggio in Germania, nel
^orso dell’udienza del 26
giugno, il papa ha commentato la Riforma luterana definendola una
«bufera per i popoli della
Germania». «La mia reazione - prosegue Ricca è che finché questa è la
visione che della Riforma protestante ha la lea, dership cattolica, è difficile, se non impossibile,
costruire un discorso comune. Si tratta infatti di
una visione che riflette
uno stadio storiografico
ormai superato, anche
tra molti studiosi cattolici. Per proseguire i^ cammino comune è ùrgente
giungere ad un consenso ecumenico sù quello
che è stata la Riforma, e
ciò certamente in termini diversi da quelli evocati dal papa ». (Nev)
Otto per mille dell'lrpef
Le scelte degli italiani
avvantaggiano le chiese
Il mensile «Messaggero Awentista» ha pubblicato sul numero di
giugno, sulla base di un
«riepilogo praticamente
definitivo» fornito dal
ministero delle Finanze,
i dati relativi alle scelte dell’otto per mille espresse dai contribuenti
sulle dichiarazioni dei
redditi! dal,1990 al 1993.
Dai dati risulta che le
scelte non espresse tendono ad aumentare (dal
41,3% del 1990 al 47,4%
del 1993) avvantaggiando chi ne usufruisce comunque (stato,chiesa
cattolica e, dal 1994, anche i luterani), così come aumentano le scelte
a favore della Chiesa
cattolica (dalT82,7% del
1990 al T85,9% del 1993)
mentre diminuiscono
quelle a favore dello stato (dal 15,7% del 1990
alTll,6%del 1993).
.Anche le scelte a favore delle chiese evangeliche sono complessivamente aumentate (dall’
1,6% del 1990 al 2,5% del
1993). La Chiesa valdese
(Unione delle chiese vaidesi e metodiste) il primo anno (1993), si attesta all’1,3%, un risultato
notevole anche se inferiore alle previsioni dello
stesso ministero delle Finanze che nel 1995 l’ave/vano data all’1,7%.
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nora
34* ASSEMBLEA DELLE CHIESE BATTISTE ITALIANE. L'Assemblea generale
delle chiese battiste ha*”assunto alcune decisioni radicalmente innovative
nella consapevolezza di lavorare al
bene comune delle chiese. Le tre
nuove chiese etniche confermano
una tendenza alla comunione con
fratelli e sorelle evangelici di diverse
provenienze. (pegg. 2-8)
CONTINUA IL DIBATTITO SULLA «PADANIA». Non si fa opera di comprensione se alle estremizzazioni demagogiche della Lega si contrappongono analisi che vedono tutto il buono nel Sud sfruttato e tutto il male
nel Nord sfruttatore: tutt'al più si incentivano motivi di incomprensione
se non di vero e proprio odio. Non
ha senso parlare di un Nord come di
un blocco omogeneo, mentre di fatto l'Italia settentrionale è costituita
da persone, gruppi sociali, gruppi
territoriali, minoranze privilegiate e
mirioranze emarginate, che hanno
vissuto e pagano in maniera differente, gli uni dagli altri, il processo di
sviluppo economico. (pag. 11)
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDtó LUGUO iqJ
«Mentre camminava
no per la vìa, qualcuno
gli disse: **Io ti seguirò
dovumjue andrai^. E
Gesù gli rispose^ “Le
volpi hanno delle tane
egli uccelli del cielo dei
nidi, ma il Figlio delV
uomo non ha dove posare il capo”. A un altro
disse:“Seguimi”. Ed egli
rispose: “Permettimi di
andare prima a seppellire mio padre”. Ma
Gesù gli disse: “Lascia
che i morti seppelliscano i loro morti; ma tu
va’ ad annunziare il
regno di Dio”. Un altro
ancora gli disse: “Ti seguirò, Signore, ma lasciami prima salutare
quelli di casa mia”. Ma
Gesù gli disse: “Nessuno che abbia messo la
mano all’aratro e poi
volga lo sguardo indietro, è adatto per il recedi Dio”»
(Luca 9,57-62)
•‘POl’Ol i H. ! i -.' * \ i '
La nostra spercmza\
Prendiamo il rischio
di combattere, ^
Viviamo nella speranza!
Assumiamo l’esercizio
del potere.
Viviamo nella speranza!
Osiamo affermare cose i
e confermare quelle amie
Viviamo nella speran;z^
Sottomettiamoci
all’autocritica
che è la via del rinnovamerfoi
•Viviamo nella speranza!
Entriamo in dialogo gli uni
con gli altri.
Viviamo nella speranza! ’
Accettiamo di lavorare
con coloro che non
sono come noi.
Viviamo nella speranza! ^
Rischiamo forme nuove
di comunità
fra uomini e donne.
Viviamo nella speranza!
Sopportiamo di essere ^
disprezzati.
Viviamo nella speranza!
Rischiamo la nostra vita
Viviamo nella speranza!
Fede e cosuiuziuiisl
Bangalore 197i"
(da In attesa del mattino, Cevs§
UNA SEQUELA INTRANSIGENTE
Pi - ^
m
Le risposte radicali di Gesù, legate all'urgenza e alla pericolosità della sua missione
hanno un valore altrettanto pregnante per noi oggi
RENATO MAIOCCHI
Quando ero ragazzo questo testo mi incuteva
grande timore. Non riuscivo
a capire come Gesù, che pure
se la prendeva coi farisei perché, nella loro ipocrisia, lasciavano morire di fame i genitori con la motivazione
«quello con cui potrei assisterti è offerta Dio» potesse rivolgere delle richieste così spietate a coloro che volevano seguirlo. Ricordo ancora oggi
che nel corso di un sermone
su questo passo il pastore
della chiesa che frequentavo
allora disse: «Io hb dimenticato mia madre». Per me, orfano di padre, mia madre era
al centro del mio universo infantile e quella frase mi è rimasta sempre nell’animo come un rovello.
Certo, col tempo ho imparato come siamo bravi a mitigare le affermazioni scomode
che troviamo nella Bibbia.
Qui, per esempio, i commentatori fanno rilevare che la richiesta di colui che intende
prima seppellire suo padre
non significa che i( padre fosse morto quel giorno e che
Gesù gli negasse addirittura il
tempo della sepoltura. La richiesta significava piuttosto:
devo badare a mio padre,
quando lui non sarà più in vita allora sarò libero e potrò
seguirti. Ancora, si sottolinea
che Gesù usa un gioco di parole: lascia che i morti (spirituali) seppelliscano i loro
morti (fisici) e quindi la sua è
una risposta paradossale.
Sicuramente queste e altre
spiegazioni hanno una loro
validità, e del resto già gli
evangelisti ci offrono esempi
di cose dette da Gesù che essi
stessi hanno addolcito o indurito. Basta pensare al «chi
ama suo padre e sua madre
più di me non è degno di me»
di Matteo che diventa «chi
non odia suo padre e sua madre» in Luca. Tuttavia, credo
che il senso di queste affermazioni durissime anziché
depotenziato con sia pure legittime interpretazioni vada
ricondotto al altra via, e cioè
ricordando due còse che
spesso tendiamo a dimenticare: da una parte il carattere
occasionale delle affermazio- ,
ni di Gesù, che non andava in
giro scrivendo manuali sulla
sequela né parlava sopra le
teste dei suoi interlocutori
guardando alle generazioni a
venire.
Gesù reagiva alle situazioni,
rispondeva alle domande,
parlava con pei^one concrete
e diceva cose che avevano un
senso in primo luogo per loro. Dall’altra, Gesù era un uo
mo in carne e ossa, e come
tutti noi era attraversato dai
sentimenti. In questo caso,
tre sentimenti sembrano permeare le sue parole: Gesù è
deluso, irritato, preoccupato.
appena inviato dei messi in
Samaria per preparargli ospitalità, ma i samaritani, sapendo che passava da loro per
andare a Gerusalemme, si sono rifiutati di concedergliela
(w. 51-56). Dunque, la dura
risposta a chi vuole seguirlo
(«il Figliai dell’Uomo non ha
dove posare il capo») non è
tanto una regola generale
della sequela quanto una reazione alle ultime cattive notizie: vuoi seguirmi? Sappi che
chi viaggia con me rischia di
dormire all’addiaccio.
Gesù è deluso
SECONDO la cronologia di
Luca, dopo le tentazioni,
Gesù ha scelto di cominciare
la sua missione in Galilea, la
sua terra natale. Qui il suo
ministerio conosce luci ed
ombre. Molti lo seguono entusiasti, folle intere gli si raccolgono intorno ma nella sua
città natale, Nazareth, non
soltanto non lo prendono sul
serio ma lo spingono su un
monte con là precisa intenzione di ucciderlo. Man mano che la sua strategia si precisa, e diventa chiaro per lui
come per chi Io segue che
l’obbedienza alla volontà de
Padre non conduce alla gloria
terrena, alla presa del potere
ma piuttosto al rischio del
martirio, molti se ne vanno.
Tanto che Giovanni (6, 67), in
un momento della sua cronologia che potrebbe essere collocato qui, riferisce che Gesù,
visto che la «durezza» del suo
parlare aveva fatto allontanare molti, chiede ai più intimi:
«Ve ne volete andare anche
voi?». È pur vero che Pietro risponde con una calda professione di fede, ma persino lui,
quando Gesù chiarirà ancor
meglio la sua strategia, si ribellerà («Non ti accada mai
questo!»).
Gesù è irritato
È vero che non aveva casa,
ma venivano generalmente ospitati, lui e i suoi, da
simpatizzanti del movimento. In questo caso, Gesù ha
Gesù è preoccupato
SECONDO i sinottici, finora non si è mai spinto in
Giudea, verso Gerusalemme.
I segnali sinistri di ciò che il
suo annuncio del Regno di
Dio può provocare ci sono
già tutti. Erode, tetrarca di
Galilea, lo sta cercando: secondo alcuni lo vuole uccidere. Finora ha agito, per così dire, in provincia, ma anche nella capitale, Gerusalemme, sono già arrivati gli
echi della sua missione e si
preparano contromisure.
Come al momento delle tentazioni, Gesù si trova ad una
svolta cruciale. Andare o non
andare a Gerusalemme, dove
intuisce che si giocherà una
partita mortale? È questa la
volontà del Padre, che egli
vada come' «un agnello allo
scannatoio»? Davvero deve
bere questo calice?
Quando gela gli aspiranti
discepoli con le dure riposte
da cui siamo partiti, Gesù ha
già deciso. Per marcare la
presa di coscienza piena e
definitiva che questa è davvero la volontà del Padre, la sua
decisione viene collocata nel
contesto della trasfigurazioni
(pochi versetti prima: 28-36)
e quindi del disegno di Dio
che attraversa la storia e si
palesa con forza, nei momenti decisivi, con caratteri
epifanici: Gesù, riferisce Luca, «parlava con Mosè ed Elia
della sua dipartita per Gerusalemme». Non so se il Luzzi,
traducendo con «dipartita»,
fa leva sul presagio di morte
evocato da questo sinonimo
di «partenza». Ma certo que
sto presagio in Gesù c’è: «Bisogna che io cammini oggi,
domani e dopodomani, perché non può essere che un
profeta muoia fuori di Gerusalemme» (Luca 13,33).
Questo, dunque , il contesto nel quale acquistano un
senso le parole durissime di
Gpsù: tu vuoi seguirmi? Ma
hai veramente capito che cosa significa? Lo sai che sono
ricercato da Erode, che molti
rifiutano di dare ospitalità a
me e ai miei, lo sai che sto
andando a Gerusalemme dove l’annuncio del Regno che
io porto ci esporrà tutti a un
rischio mortale? Hai capito
quello che ho già ripetuto ad
altri, cioè che chi vuole venire dietro a me deve prendere
ogni giorno la sua croce, cioè
rischia ogni giorno di essere
condannato a morte? Hai capito che in questa prospettiva che incombe non c’è posto né per nostalgie, né per
ripensamenti, né per ritardi,
né per legami di qualsiasi tipo, neanche quelli famigliati?
scriveva anni prima in una
diversa situazione, una frase
che chiarisce bene il nuovo
significato che assumono,
nelle mutate circostanze, le
parole di Gesù: «Lascia i morti seppellire i loro morti, ma
tu va’ ad annunciare il Regno
di Dio». Le dure regole di militanza non sono più riferite
alla sequela fisica di Gesù in
un luogo specifico come Gerusalemme. Gesù non è più
presente fisicamente ma lo è
spiritualmente in mezzo ai
suoi, secondo la sua promessa, e la militanza è tutta centrata sulla propagazione
dell’Evangelo. È il tempo della missione, delle persecuzioni, del martirio nel nome di
Cristo. La chiesa di Luca riceve le dure parole pronunciate a suo tempo da Gesù e le
fa proprie nella sua situazione, nella quale la sequela si esprime in modi diversi ma
sempre come scelta cruciale,
prioritaria, che comporta il
mettere a rischio la vita.
offrir ti vo» ma in realtà,
spesso, il rischio della viti
che molti hanno accettato (e
in certe situazioni anche oggi, non dimentichiamolo,
continuano ad accettar^Io
copriamo con il sofistiÉo
sistema moderno delle
curazioni: paghiamo uni
piccola o grande poltó
cioè una certa porzione de!
nostro tempo, una certapotzione delle nostre risorsi,
una certa porzione delnó'
stro impegno e così, col
questo sacrificio più o
ridotto riusciamo a «còprit^
le esigenze del discepoW
senza mettere in forse
«Q
Una radicalità estrema
La radicalità estrema delle
risposte di Gesù è dunque
legata all’urgenza e alla pericolosità della sua missione, e
va compresa in questo contesto. Ma ciò non significa affatto che tali risposte non abbiano un valore altrettanto
pregnante in altri contesti. È
quanto avverte lo stesso Luca, che scrive questo racconto quando i fatti e le situazioni a cui è riferito sono ormai
lontani. Non siamo più nella
prima fase, quella in cui Gesù
era presente fisicamente e il
seguirlo aveva una pregnanza altrettanto fisica e localizzata. Persino i luoghi non ci
sono più: Gerusalemme è
stata distrutta dopo una sanguinosa rivolta. È già passata
anche la seconda fase, quella
'dell’attesa di un ritorno imminente del Cristo, di una fine vicina dei tempi. La chiesa
di Luca ne sta prendendo coscienza e si sta attrezzando
per i tempi lunghi, per la terza fase, quella della chiesa
militante. E infatti Luca aggiunge al testo di Matteo, che
E noi?
CHE significato possono
avere queste parole per
noi, nella nostra situazione,
allorché esprimiartio il desiderio di essere discepoli di
Gesù?
In un certo senso, noi siamo più «fortunati». Non abbiamo il Gesù storico in carne ed ossa da seguire verso
uno scontro mortale, come i
discepoli che si avvicinavano
al maestro di Nazareth. Non
viviamo la tensione escatologica della chiesa di Matteo,
protesa verso l’imminenza
del ritorno del Cristo e incline per questo a svalutare tutto il resto, casa, famiglia, affetti in vista del Regno di Dio
(la perla di gran prezzo, il tesoro nascosto). Non viviamo
in un impero ostile che proibisce la nostra predicazione e
ci minaccia di sterminio. Anzi, oggi abbiamo persino
un’intesa che ci garantisce
piena libertà e dignità.
E così, continuiamo a cantare «prendi l’oro mio, l’argento, tutto quanto t’appartien» e «no foglie no che il
vento invola ma la mia vita
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un po’ irritato, un po
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totale, incondizionata, .
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discepoli di allora nsu u.
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Si è svolta a Santa Severa, dal 19 al 23 giugno, la 34“ Assemblea generale dell'Unione battista italiana
Diversità e unità per essere davvero «chiesa insieme»
Le tre nuove chiese etniche confermnno unn tendenzs a//a confiunione con fràtelli e sorelle evangelici di diverse provenienze
Alcune decisioni rddicdimente innovdtive sono stste prese nelià consspevolezzB di iBvorsre à! bene comune delle chiese
ANNA MAFFEI
«Qi
^ 1
raija per un’Assemblea
battista, non mancando tuttavia in vivacità e dialettica
nella discussione, pastori,
relegati delle chiese e mem,DTi di diritto dell’Assemblea
■Cebi 1996 hanno preso im• portanti innovative decisioni.
IJn arcobaleno di
testimoni
Prima di entrare nel merito
Olle decisioni «politiche»
prese daU’Assemblea vorrei
“Oltermarnii su un aspetto
ne credo avrà sempre di più
percussioni positive sul furo dell’intera Ucebi: l’ennta nell’Unione di tre nuove
etniche. In una delle
P^dicazioni mattutine il pa9 ^nrtin ¡barra ha preso
li.^®®rito l’immagine apocat^el trono di Dio circonpan? . arcobaleno indiate in quel contesto la mie la bontà di Dio
POcalisse 4,3). Nel cambiarii immagine nel capi1’°'Jv. 9), ha detto Ibarra,
la o si trasforma nel
d„°''«“"rie folla proveniente
n rie le nazioni, tribù, poBf ' n lingue. Questa è la
Qnjririe visione di diversità e
itifn sempre di più
dp,|ri^nndo la vita e la prassi
nell ^“inse battista in Italia
•0 spirito deU’«essere chie
sa insieme», sia all’interno
delle singole comunità, che
fra chiese italiane e chiese etniche. Si dovrà davvero pensare nel futuro a cambiare
l’intestazione della denominazione, non più Unione
chiese evangeliche battista
d’Italia ma'rn Italia.
Accogliendo inoltre l’appello del Consiglio ecumenico delle chiese a considerare
il 1997 come l’«Anno ecumenico per le chiese in solidarietà con gli sradicati», l’Assemblea ha espresso una linea di pieno accoglimento
dei migranti nelle nostre
chiese e si è impegnata a favorire la loro partecipazione
a tutti i momenti decisionali
is di riflessione comune. Là
loro presenza ci cambia e ci
cambierà sempre di più, ma
sarà nel senso dell’arricchimento reciproco e della co-munione solidale contro ogni
razzismo e «fondamentalismo geografico».
Le finanze
Ritornando alle questioni
di gestione interna dell’Unione, l’Assemblea fin dalle sue
prime battute si è soffermata
con preoccupazione sull’attuale situazione finanziaria
che è apparsa molto critica.
Rispetto a questo aspetto gli
ordirti del giorno approvati
puntano in due direzioni. In
primo luogo si chiede un rilancio della spinta contributiva al piano di cooperazione
da parte delle chiese. L’Assemblea ha infatti valutato
che gli impegni espressi finora non rispecchino pienamente le possibilità economiche reali di tutti i membri
delle nostre chiese. Un esem-pio davvero illuminante di
consacrazione al Signore anche attraverso la partecipazione al piano di cooperàzio
ne è venuta dalla chiesa cinese di Milano, che sopporta
l’impegno di 23 milioni annui
verso rUcebi con l’apporto di
soli 7 membri contribuenti.
In secondo luogo l’Assemblea spinge il nuovo Ce a «razionalizzare e valorizzare il
patrimonio immobiliare nello spirito di un’equa distribuzione delle risorse». Se questo può voler dire alienare
qualche immobile non utilizzato in modo adeguato per la
testimoniaiiza delle chiese,
questo potrà essere fatto per
il bene comune.
Il Segretario generale
La seconda questione dibattuta da molti anni era
quella della figura del presidente Ucebi che attualmente
accorpa in sé due diverse
funzioni, quella di rappresentante dell’Unione nei vari
ambiti e quello più strettamente amministrativo di capo degli uffici Ucebi. Oggi,
diceva il Ce nella sua relazione, «la complessità degli
aspetti amministrativi e gestionali hanno molto dilatato
la seconda funzione del presidente», la qual cosa rende
sempre più difficile che nella
stessa persona si assommino
competenze così diverse e
specializzate. Ecco perché si
è pervenuti dopo un’accesa
discussione alla decisione di
distinguere le due figure,
quella più pastorale e di rappresentanza del presidente e
quella più «manageriale» del
segretario generale. È prevdsa comunque, netl’istituire
questa nuova figura, che sarà
operativa già a partire dalla
prossima Assemblea, una linea di prudenza, lasciando
all’Assemblea generale il
compito di confermare ogni
quattro anni o revocare la
nomina del segretario o se
gretaria generale, persona in
precedenza selezionata e designata dal Ce.
Piano di dislocazione
pastorale
Altra decisione assolutamente innovativa ha riguardato l’annoso problema della
disparità di presenza di pastori nelle diverse zone d’Italia. E)a molto tempo, infatti,
una concezione esclusivamente fondata suU’autonomia delle chiese locali ha impeditò che le forze pastorali,
attualmente insufficienti a
coprire tutte le sedi pastorali,
si distribuissero equamente
sul territorio.
Le continue pressioni delle
chiese prive di cura pastorale sul Ce perché provvedesse a «mandare un pastore» si
scontravano con la concreta
impossibilità del Comitato
esecutivo ad operare. L’iniziativa per i trasferimenti dei
pastori è stata infatti finora
ad esclusivo appannaggio
delle chiese locali e dei pastori stessi, ad eccezione della
destinazione dei candidati
pastori in prova. Il Ce si limitava alla funzione notarile di
prendere atto dei trasferimenti già decisi altrove.
L’Assemblea generale, avvertita del problema ha «osato» dare mandato al Ce di attuare entro il prossimo biennio una più equa ripartizione
dei pastori fra le regioni
d’Italia decisa.in base a criteri specifici esplicitati nell’atto relativo. È forse la prima
volta che il Ce ha in mano
uno strumento per rispondere alle pressanti richieste di
chiese finora in gran parte
trascurate dai pastori. L’Assemblea inoltre introduce alcune modifiche del regolamento Ucebi per aprire la
possibilità di assegnare i ministri non solo alle chiese ma
anche, in alcuni casi, alle associazioni regionali o a coordinamenti locali di chiese.
Ristrutturazione dei
dipartimenti
Anche rispetto ai dipartimenti, quello di teologia e
quello per l’evangelizzazione,
che prevedevano finora una
struttura centralizzata e segretari a tempo pieno, è prevalsa una linea di maggior
coordinamento con le altre
istanze Ucebi e di razionalizzazione delle risorse. I dipartimenti infatti che, come è
stato rilevato a più riprese
dall’Assemblea, svolgono un
ruolo nevralgico al servizio
delle chiese, della preparazione dei vari ministri e dello
sviluppo complessivo della
testimonianza battista in Italia, non vanno ridimensionati, ma riorganizzati in vista di
un loro potenziamento, utilizzando in maggior misura
le forze locali. Al Comitato
esecutivo, che nel frattempo
nominerà i coordinatori per
ciascuno dei dipartimenti e
ne garantirà il funzionamento, il compito di presentare
alla prossima Assemblea una
proposta di una loro ristrutturazione organizzativa e
funzionale.
Relazioni ecumeniche
Al di là dei problemi di ripensamento interno, l’Assemblea si è anche occupata
di elaborare alcune linee comuni nella testimonianza dei
battisti in Italia su alcune
questioni di grande rilévanza
nell’attuale contesto storico.
L’invito e poi l’accorato intervento rivolto all’Assemblea del vescovo Abiondi,
quale rappresentante ufficia
le della Conferenza episcopale italiana, ha posto il rapporto con la Chiesa cattolica al
centro dell’attenzione di tutti
i convenuti.
Le discussioni hanno prodotto un atto che in primo
luogo prende atto con riconoscenza «di tutti i passi intrapresi come singoli e come
chiese nel cammino e nello
spirito dell’unità visibile della
chiesa» e nella ricerca di tale
comunione invita a perseverare nella chiarezza e nel rispetto delle identità. In secondo luogo indica nell’anno
Duemila una possibile data
simbolica da «spendere» per
una rivisitazione ecumenica
della storia delle chiese cristiane, per una loro riconsacrazione al Signore e per lanciare un appello al mondo alla solidarietà, alla condivisione e alla pace.
In terzo luogo l’Assemblea
prende le distanze dalla ventilata partecipazione delle
chiese evangeliche al Giubileo cattolico, se e in quanto
in continuità con la storia dei
precedenti anni santi. Un altro ordine del giorno approvato dall’Assemblea chiede
alle chiese e al Ce di promuovere la preparazione e la consapevole partecipazione all’Assemblea ecumenica di
Graz del prossimo giugno
sulla riconciliazione.
^ Scuola
Ultima mozione di linea discussa quella sulla scuola.
Tre i punti qualificanti: la
contrarietà alla ventilata
equiparazione fi:a scuola statale e scuola privata, la riaffermazione dei valori della
laicità e della democrazia e la
difesa della aconfessionalità
della scuola nel contesto di
una società sempre più multietnica e multireligiosa.
4
PAG. 4 RIFORMA
Una valutazione del presidente dell'Ucebt Renato Maiocchi
Una serie di riforme quasi «storiche»
Situazioni nuove richiedono strumenti diversi per affrontare il futuro
La soluzione «federalista» è la risposta delle chiese al problema finanziario
LUCA MARIA NEGRO
/L Comitato esecutivo dell’
Unione, nella sua relazione, aveva preannunziato una
Assemblea generale «cruciale». È stato così?
«È stata un’Assemblea che
effettivamente ha compiuto
scelte cruciali, direi quasi
storiche. Nello scorso biennio, il Comitato esecutivo si è
riproposto di far penetrare
nelle chiese la sensazione del
momento storico che stiamo
vivendo come battisti, l’inadeguatezza degli strumenti
che finora abbiamo utilizzato, la necessità di dotarci di
strumenti nuovi di fronte a
situazioni anch’esse nuove.
Tutto questo quindi postulava una serie di “riforme”, e le
abbiamo chiamate proprio
così. Il Ce poteva scegliere di
presentarne una o due, pensando di non riuscire ad ottenere un consenso su tutte le
proposte, e invece ha valutato la gravità della situazione
tde che ha preferito presentare all’Assemblea tutta la
gamma dei problemi e tutti
gli strumenti nuovi che si ri
tenevano necessari per governare e sviluppare la nostra
Unióne. E l’Assemblea ha risposto in modo positivo, accogliendo sostanzialmente
tutte le proposte del Ce».
- Quali sono, in sintesi,
queste «riforme»?
«Anzitutto, finalmente abbiamo un criterio per una più
equa distribuzione deile forze pastorali. Abbiamo un numero di pastori che è esattamente la metà dei posti di
predicazione. Molte chiese,
quindi, non hanno pastore.
Secondo il principio battista
ci deve, essere la massima libertà di ogni^chiesa di chiamare il proprio pastore, e del
pastore di rispondere. Era
perciò difficile innovare in
modo da non contraddire
questo principio: lo abbiamo
fatto proponendo non una
soluzione centralista, ma al
contrario “federalista”; l’Assemblea, in base a una serie
di criteri che essa stessa ha
approvato, determina ogni
biennio il numero dei pastori
da assegnare ad ogni regione,
e all’interno della regione le
chiese si organizzano per la
L'ordine del giorno approvato
Il Segretario generale
e le sue attribuzioni
L'Asspmblea generale
visto Tarticolato predisposto dal Comitato esecutivo sulla figura del Segretario generale
dichiara di condividerne e approvarne l’ispirazione e le
linee fondamentali ’•
delibera di istituire la figura del Segretario generale
nell’Ordinamento Ucebi secondo i dettati fondamentali del
suddetto articolato, richiamando in particolare i seguenti
criteri:
*- il Segretario generale è dirigente degli Uffici dell’Unione: in tale veste promuove e cura l’esecuzione dei provvedimenti del Comitato esecutivo e ne attua le direttive;
- è eletto dall’Assemblea generale su designazione del
Comitato esecutivo;
- risponde del suo operato al Comitato esecutivo da cui
riceve i mandati;
^ è confermato ogni quattro anni dall’Assemblea generale su proposta del Comitato esecutivo;
- può essere sospeso dal Comitato esecutivo e revocato
in via definitiva dall’Assemblea generale;
dà mandato al Comitato esecutivo di predisporre, nelle
linee di indirizzo sopra indicate, tutte le necessarie modifiche al Patto costitutivo e al Regolaniento per Tinserimento
della figura del Segretario generale nell’Ordinamento Ucebi e di presentarle alla prossima Assemblea generale unitamente alla designazione del candidato.
' La «mozione programmatica»
Per una riflessione
sul senso della consacrazione
L'Assemblea generale,
- preso atto con preoccupazione del deficit di bilancio
dell’Unione;
- considerato che le chiese, in larga maggioranza, hanno
risposto in modo inadeguato agli appelli lanciati dal Comitato esecutivo per il risanamento finanziario;
- ritenuto indispensabile rilanciare nelle nostre chiese
una riflessione sulla consacrazione al Sonore della propria
vita, del proprio tempo, delle proprie risorse; \
dà mandato al Comitato esecutivo
1) di attivare tutte le iniziatìve atte a promuovere nelle
chiese e tra le pastore e i pastori un’attenta riflessione sul
senso della consacrazione cristiana intesa come risposta
grata al dono di grazia del Signore;
2) di compilare un «catasto immobiliare» che consenta
la redazione di bilanci rispondenti alla reale consistenza
patrimoniale ddl’Unione e tali da dare alle chiese una visione globale e una puntuale informazione;
3) di interveniré mi patrimonio immobiliare attuando il
piano edilizio-finanziario rispettando le scadenze fissate;
4) di razionalizzare e valorizzare il patrimonio stesso
nello spirito di una equa distribuzione delle risorse;
5) di utilizzare il personale deip uffici valorizzando le
competenze di ciascuno;
6) di formulare un bilancio di previsione che miri decisamente alla riduzione del defìdt.
migliore utilizzazione di queste forze pastorali, insieme ai
ministeri locali che, grazie a
Dio, abbondano.
Un’altra “riforma”, anche
questa non facile, è consistita
nel ricondurre alla diretta responsabilità del Ce le istituzioni. Alcune delle nostre istituzioni sono nate soprattutto
per lo sforzo e la generosità
delle chiese locali, ma nei
tempo la loro dimensione è
cresciuta, e sono cresciuti anche gli adempimenti necessari per gestire le istituzioni
stesse. Era quindi necessàrio
ricondurre la gestione delle
istituzioni agii organi dell’
Unione, i quali a livello nazionale possono disporre di
strumenti, consulenze e competenze che sono spese a
vantaggio^di tutti. Un altro
cambiamento è stato l’introduzione, per ora solo in linea
teorica, della figura del Segretario generale dell’Unione, come coordinatore degli
uffici dell’Unione, eletto
daH’Assemblea su designazione del Ce e confermato
ogni quattro anni dall’Assemblea. Spetterà al Ce presentare, alla prossima Assemblea generale tutte le necessarie modifiche all’ordinamento battista per l’inserimento di questa figura, unitamente alla designazione
del candidato».
- Che peso hanno avuto, in
questa Assemblea, le preoccupazionifinanziarie?
«Come è noto, nella nostra
Unione si è aperta hello scorso biennio una nuova fase,
quella della totale indipendenza sul piano finanziario,
fase che richiedeva e richiède
uno sforzo enorme da parte
delle chiese per consentire
non solo di non diminuire le
attività che l’Unione ha sempre portato avanti, ma anzi
per rispondere alle sfide che
ci stanno davanti, che spno
sfide in positivo. Ad esemplo,
abbiamo molte chiese etniche, alcune chiese italiane
che sono in crescita e così
via. Prima dell’Assemblea, su
questo problema, abbiamo
fatto un giro a tappeto nelle
chiese. Il risultato che abbiamo potuto comunicare in Assemblea è difficile da lèggere.
Lo si potrebbe leggere come
insufficiente, e di fatto è insufficiente a coprire tutte le
necessità dell’Unione, pre
Renato Maiocchi
senti e future. Si poteva quindi proporre all’Assemblea un
ridimensionamento delle nostre attività e della nostra
presenza. Il risultato, però, si
può anche leggere come un
primo passo verso una situazione di totale risposta alle
necessità. In questo caso,
vuol dire che mentre dobbiamo far fronte a 2 o 3 anni di
grosse difficoltà e di deficit
che occorrerà coprire, si può
interpretare la risposta delle
chiese come una spinta che
già c’è e che deve essere completata d’ora in avanti. Credo
che l’Assemblea abbia colto
questa seconda opzione, che
abbia accettato di interpretare l’insufficiente, ma non inesistente, risposta delle chiese
come una prima risposta, e
che abbia inteso scommettere sul futuro, sulla capacità
dell’Unione delle chiese di
non ridurre ma anzi di rilanciare la nostra presenza.
Come è stato detto, forse
dobbiamo fare uno o due
passi indietro, ma non per
arretrare, bensì per prendere
la rincorsa. È una scommessa, naturalmente: il futuro
dirà se il Comitato che ha
proposto questa interpretazione e l’Assemblea che l’ha
accolta hanno visto giusto.
Da questo momento parte
quindi un ancora maggiore
impégno degli organi dell’
Unione nel diffondere le
informazioni, nel vincere le
residue sacche di scarsa fiducia e di scarsa contribuzione,
nell’aumentare la trasparenza; e da parte delle chiese,
nell’esprimere il meglio di se
stesse a livello locale e il meglio delle risorse che possono
dare all’Unione per rilanciare la nostra presenza».
Alle chiese e al Comitato esecutivo
La testimonianza evangelica
e le sfide della nostra epoca
L'Assemblea generale richiama all’attenzione del Comitato esecutivo e delle chiese la portata delle sollecitazioni e
delle sfide che la nostra epoca pone alla testimonianza
evangelica e alla vita delle nostre comunità, nonché le grandi opportunità di evangelizzazione che ne scaturiscono.
Impegna il Comitato esecutivo a compiere tutti gli atti e i
passi necessari, e le chiese a cooperare solidalmente, affinché il pareggio di bilancio, auspicato nell’atto 29, sia perseguito senza ridurre la presenza, il lavoro e la testimonianza
dei credenti battisti nel nostro paese, bensì attraverso l’aumento delle risórse e delle entrate derivanti dal Piano di
cooperazione e dall’oculata amministrazione del patrimonio immobiliare.
A tale scopo l’Assemblea generale ritiene opportuno
esortare caldamente:
- il Comitato esecutivo ad adoprarsi, con ogni possibile
sforzo, al fine di informare in modo esauriente e ricorrente
le chiese del proprio operato e delle proprie scelte, in relazione ^11 indirizzi generali {pure questi da comunicare alle
chiese) che ne sono alla base;
- le chiese a collaborare in modo concreto e costruttivo
con il Comitato esecutivo per realizzare i fini generali
dell’Unione; in particolare si invitano le chiese a sostenere
gii sforzi del Comitato esecutivp tesi a ^aloriz^e il patrimonio e a razionalizzarne l’uso, nello spirito di una equa e
proficua delle risorse, rinunciando a visióni localistiche
non in sintonia con gli indirizzi e gli oWettivi genertdi.
venerdì 5 LUGUO t
• Il moderatore della Tavola valdese;
L'Assemblea battista
è un'esperienza vivificante
GIANNI ROSTAN
PARTECIPARE all’Assemblea generale battista è
sempre un’esperienza vivificante, e anche confortante:
la partecipazione di pastori e
delegati (all’Assemblea si è
Constatato che i delegati sono veramente tali, fanno
sempre riferimento alle decisioni delle loro assemblee
di chiesa che evidentemente discutono a fondo i problemi delle chiese locali e le
proposte del Comitato esecutivo) è veramente attiva
per la maggior parte di loro.
Qualche volta è addirittura
aggressiva, specialmente nei
confronti deil’esecutivo...
evidentemente tutto il mondo è paese!
Alcune discussioni, molto
importanti, sono sfociate in
decisioni interessanti anche
per le chiese valdesi e metodiste. Parlo in particolare
della «provvista dei pastori
alle chiese» che nel linguaggio deH’Assemblea si è tradotta in «dislocazione delle
sedi pastorali». L’Assemblea
ha concluso quanto per le
nostre chiese è ancora in discussione: ogni regione/territorio (noi diremmo ogni
circuito) ha avuto un numero ben stabilito di pastori assegnati, in base alla disponibilità totale e a precisi criteri.
Nel tempo di due anni dovranno essere fatti alcuni
spostamenti; con l’opportuna gradualità e ovviamente
con buonsenso, per equilibrare una distribuzione oggi
parzialmente anomala. Si sta
realizzando, nelle chiese battiste, un’organizzazione «circuitaie» moderna ed efficiente, che certo trova quaiche
difficoltà nella struttura congregazionalista battista. Ma è
stato molto interessante vedere come questi problemi
ecclesiologici siano stati risolti e accettati dalla grande
maggioranza dell’Assemblea.
uatt
eriirai
ibi: la
ibip» (
ani
lesa fili]
jiia e la
àtanad
jentre
loro cui
Sdivi
jtà, è
imefo
lO
sa.àisi
,a cÌiie
<shi,
iuitada
diari
;iora
legume
¡olarepe:
Un secondo problema
grande respiro è stato qu«
relativo aU’approvazione^|L^
la figura del segretario
raie. È ùn fatto indiscutì]
che gli uffici non possi
operare in modo deceni
non vi è un responsabilèj.
anche stato riconosciuto ((
battisti) che non si può
vraccaricare il preside]
(deU’Ucebi) con funz.,
«politiche» e di rappresi
tanza e di cura pastorali
tre a quelle che derivano
la necessità di far funzit
re gli uffici, cosa sempre
difficile e complicata. P(
quanto pochi siano i tnei
di chiesa le funzionij i di
le responsabilità di un oi
nismo esecutivo e degli
sono gli stessi di un orgr
smo di grandi dimensio]
Non è detto che la soluzit,
approvata daH’Assemblei
generale, sia l’unica possi!
ma è certo confortante (pi
rUcebi) aver trovato la stolnon africa
da per una soluzione mi^j ai culti g
re di quella attuale., Ancii salgono
qui, due anni di tempope ^ese (no
concludere l’iter di quei« africani)
proposta. i^Cipa:
Ancora di interesse perii iimposta
nostre chiese sono le decminantene
ni prese a propositó' dèi dtlunaftiie
dipartimenti di Evangelid^ di un
zione e Teologia: si è awiMfulto è q
un ripensamento che tei ^eseafri
sicuramente conto
maggiori possibilità di
borazione che la recente^
semblea/Sinodo del 1995lii
sollecitato e approvato.
Il cammino comuneaa
purtuttavia distinto delle no
stre chiese presenta ^uin| loc^e^pic
ampie possibilità di collabe ào8|ferr
razione non solo sul territi
rio (si è riconosciuta la poi
tività della soluzione tro'
a Campobasso fra batti#
valdesi) ma anche nellaiìmulazione di nuove pr#
ste operativè e organizza^
E questa è una grande
chezza, di cui siamo ve»
mente riconoscenti.
te^àp
«vaiarti
denti, n I
lidenza s
dìiterge
L'Assemblea e il processo Bmv
Evangelici insieme
All'&s
per una comune vocazione
esenta:
iiani e
die, tern
v:climajL
>sese ver
lanata d
^muriit
Ptesenta
FRANCO BECCHINO
Questa nuova occasione
di incontro con la realtà
battista italiana mi conferma
nella mia radicata convinzione che, nella specificità dei
doni e delle identità di ciascuno, noi tutti della cosiddetta area bmv costituiamo
un movimento evangelico
unitario, la cui assemblea si
fonda su una vocazione comune ricevuta dal Signore
nel nostro paese.
E questa u^ità si concretizza nel fatto che il patrimonio
di storia e di fede dell’uno diviene anche patrimonio dell’altro: per questo, partecipando per la prima volta ai
lavori dell’Assemblea battista
(non in sessione congiunta
con il nostro Sinodo) mi sono trovato a casa mia perché
non ho avuto alcuna difficoltà a sentire anche mia la
tradizione battista come valore evangelico.
Così mi sono sentito arricchito 0 se volete... aggravato,
perché mi sono sentito «caricato» dei problemi delle sorelle e dei fratelli battisti come se fossero i miei. Ma è
stato veramente interessante
constatare come la ricerca
delle soluzioni a questi problemi si muova su linee assai
vicine a quelle seguite da noi
valdesi e metodisti. A questo
proposito citerò un solo e
Ptevaai i
sempio: l’ipotesi di utiliz®
le associazioni di zona p®
dislocazione d^i pasl^_ f
presso le chiese, P?
ciò che questo
piano della collaborazioip^ sci
fra le comunità di
territorio e fra i vari niini^P , v
che in esse si espritno”®^^._ •
molto vicina .Jiina phi«
giorno sinodale del 1995J ^.^hie
la valorizzazione del cir . P
come strumento prezj j
______________dei
come strumemt» rienizD #
per la cura pastorate^
chiese e per l’evangeliz^® .
^________ecHietaOOS .
chiese e per l’evangeiu^ , -y*
ne. Come metodista p^
dire che se questo ori
mento avrà succes^ i
dire che il itietodismo ,,
dato un suo specifico c _
buto al lavoro evangeW gJMeU
"vorrei fare
notazione: l’Assemblea
cevuto nell’Unione b ■
quattro nuove chiese«
queste sono chiese t
da immigrati: unac
una filippina, una ai ^
Mi sono domandato ^
quadro dell’inrito del^^j
zio migranti delia
«essere chiesa insiei»^ .
fisti e metodisti non P^
tisti e metodisti
una responsabilità P
reperepere_<juesl«j„rf
nazioni speciau*.--^,
senti fra gli immig*?^ ^p,
qui, dunque,
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Assemblei
:a possibi
Quattro nuove chiese entrano a far parte dell'Unione battista
Un arricchimento per tutti i credenti
Tre comunità etniche sono un bel segnale del recepimento
del programma «Essere chiesa insjeme». Accolta anche Fontana di Rapa
flAPTA D’AUBIA
JÀTTRO nuove chiese
entrano a far parte dell’
]^i la «All Christian Feljliip» (comunanza di tutti
istifini) di Padova, la Ghiejlistiana cinese di Roma, la '
tea filippina di Reggio Caia e la Chiesa battista di
ja di Papa. La presenza
tre chiese etniche, con
ijoro cultura e i loro diversi
1 di vivere la fede e la spiJtà, è stata da tutti vissumefonte di arrlcchimenignO concreto di «essere
^saijisieme».
chiesa «All Christians
wship» di Padova è coìtuitada circa cento memìdi origine africana; in
jgggioranza sono persone
' ' hanno un lavoro e un repermesso di soggior)rtante (pfi^che italiani e stranieri,
rato la sto ^^cani, prendono parte
onemi^p ¿culti domenicali che si
lale, Anelli ¡$ilgono interamente in intempo pq^ise (non si usano dialetti
r di questa feicanf) per permettere la
toiWpazione di tutti. Infatti
»postazione che si vuole
liìitenere è più quella di
(chiesa internazionale
di una chiesa etnica. II
;to è quello tipico delle
iseiafiicane con tanti cantpeghiere, balli, due collette una predicazione che duliiiche più di mezz’ora con
¿É partecipazione dei credenti. Il gruppo, che in prelenza si riuniva in una sala
Ibergo, ora ha sede in un
le molto vicino alla sta'erroviaria di Padova. È
ittutto in questa zona,
entata dai più emargidella società, che la chieolge un’intensa attività
Strumenti multimediali per la presentazione delle nuove chiese
resse perii;
o le deci!
sito dei dar
ivangel
si è avvili
0 che tei
onto
lità di
recente Asdel 1995111
ovato,
omunetm
Ito delle nir
enta ¿[uind
1 di collaboi J
i sul ferriti
iuta la po!
ione tro’
ra batti#
le nella felove pro’^ganizzaffli
grande rie
iamo vera«
Iti.
di evangelizzazione, condotta dall’evangelista Martin
Taiwo, pastore della chiesa.
La Chiesa cristiana cinese
di Roma si riunisce nei locali
.della chiesa battista di via
Lungaretta-Roma, dove nel
1985 si riunì il primo gruppo.
I membri battezzati sono oggi 120, i simpatizzanti oltre
un centinaio con 40 bambini.
L’aumento costante della
presenza cinese nella capitale ha suscitato nei membri di
chiesa l’esigenza di svolgere
un’opera di evangelizzazione. Quindi, con l’aiuto del
pastore Jiang Guo Lin, il lavoro della comunità cinese si rivolge soprattutto ai tanti
connazionali che, trovandosi
in un diverso contesto culturale, linguistico e sociale,
vengono accolti con fraternità nella comunità che diventa luogo di accoglienza e
di testimonianza anche per
molti non credenti. La chiesa
cinese di Roma oltre ad avere
una piccola biblioteca, che
raccoglie pubblicàzioni in
lingua cinese, mantiene un
vivo contatto con la madrepatria grazie a un bollettino
inforrrtativo che mensilmente viene Inviato a tuttq le fainiglie nei paesi di origine;
LàP Chiesa filippina di Reggio Calabria nasce nel gennaio del 1994, da un gruppo
di tre coppie di sposi che cominciarono a riunirsi il sabato sera per approfondire la
conoscenza della Bibbia. Il
gruppo, cresciùto sempre
più, ha cominciato a frequentare il culto domenicale
della chiesa battista di Reggio
Calabria. Con l’aiuto del past.
Enzo Canale e di Pino Canale
si è costituita formalmente la
Chiesa cristiana filippina, che
ha celebrato il suo primo culto ufficiale nell’aptile del
1994. I circa trenta membri
sono in maggioranza persone
che hanno lasciato il loro
paese per trovare lavoro in
Italia e sostenere «a distanza»
le loro famiglie. Le attività
della chiesa sono, oltre al culto domenicale pomeridiano,
lo studio biblico e la scuola
domenicale. La chiesa filippina e quella locale non vivono
come due entità distinte, arricchente infatti per entrambe risulta il culto comune che
si tiene ogni prima domenica
del mese. Irfbltre, una volta al
mese, avviene l’agape fraterna, occasione in cui a turno si
preparano le pietanze secondo fa cucina italiana o quella
tradizionale filippina.
' La chiesa di Fontana di Papa nasce da una dolorosa
frattura con la Chiesa battista
di Ariccia. Il Comitato esecutivo e il Collegio degli anziani, dopo aver avuto degli incontri tra i rappresentanti
delle due chiese, hanno deciso di presentare all’Assemblea la domanda di ammissione all’Ucebi fatta dalla
chiesa di Fontana di Papa.
L’Assemblea ha accettato la
richiesta, con il desiderio che
un concreto e comune cammino dì riconciliazione e di
testimonianza possa ricominciare. La comunità è
composta da 27 membri e da
una decina di simpatizzanti.
Buona eco hanno avuto in
tutta Fontana di Papa i rapporti ecumenici stabiliti daUa
comunità con la locale parrocchia cattolica, soprattutto
in occasìòne della S,ettimana
di preghiera per l’unità dei
cristiani, e l’organizzazione
di un bazar che è stata un’altra occasione per dare testimonianza a tutta la cittadinanza. L’inserimento di queste nuove chiese nell’Unione
delle chiese battiste è stato
per tutti'motivo di ringraziamento per l’opera di Dio che
continuamente si manifesta
nelle nostre ^te.
Chièse etniche
1,’Assemblea gelatale già;
intrapreso dairilceiji e da sìngole chièse di favorire Tlnserimehto è nfU'Uc|bi stessi^di
etniche e dì sinfélì <Ì"iBigrtó considetàndo què»
sta-presenza come un arricchimento alla vita è presenza
del battismo in Italia dà mandato al Consiglio esecutivo
^ di predisporre tutti gli strumenti atti alla loro piena
partecipazione all’insieme della vita dell’Ucebi; ,
- di provvedere, in particolare, alla traduzione in lìngua
inglese della confessione di fede, .del patto costitutivo e di
tutti ordinamenti:
- di organizzare, le assemblee e convegni nazionali in,
mpdo da favorire la partecipairione dei delegati e rappresentanti stranie'ri.
Solidarietà
con gli sradicati ,
«In ógni continente ci sono persone che vengono strappate alle loro cáse con violenza e disperazione. Milioni <^i
persone sono state dislocate e aspettano l’occasione per
tornare a casa. Mentre le guene continuano, le economie
si deteriorano e l’ambiente diviene più fraìgile, le soluzioni
per le persone sradicate divengono più elusive. I governi
in ogni regione chiudono le proprie frontiere. Troppe
chiese si rifiutano di accogliere gli stranieri che bussano
alle loro porte».
Così esordisce il documento denominato «Un tempo per
scegliere: correre il rischio di staré dalla parte degli radicati» con cui il Consiglio ecumenico delie chiese lancia alle
chiese membro la sfida«a,considerare e ad affrontare quella
degli, sradicati come la più grande crisi del nostro tempo a
prendere iniziative e azioni concrete in favóre e con i rifugiati, richiedenti asiio e migranti in genere.
Pertanto la 34® Assemblea dell'Ucebi riunita a Santa Severa dal 19 al 23 giugno 1996, accogliendo l’appello del
daijetà con sraóficati», vi aderisce.
Dà mandato al Comitato esecutivo ., « j
- di diffondere fra le chiese il documento Cec invitandole a prendere coscienza e a diffondere la consapevolezza
delle cause epocali che provocano io sradicamento;
- di appoggiate, con la collaborazione dei dipartimenti;
ogni iniziativa delle chiese locali atte, a combattere ogni
forma di razzisnio e a testimoniare, particolarmente nel
1997, Ja solidarietà dei battisti italiani con gli sradii^ti;
- di continuare a'coltivare il vincolo di unità e comunione di fede con le chiese etniche;
, *- di continuare ad appoggiare tutte quelte infeiative locali e nazionali ispirate td progetto «essere chie^ insieme»;
- dì studiare, di concerto con la Federazione delle chiese
evangeliche in Italia; la possibilità di un’iniziatìva rabblicg
a carattere nazionalè citó dia visibilità alle nòstre j^siziorii
in solidarietà con ì migranti.
Le chiese battiste potranno valersi di nuove forze, di cui utilizzeranno la varietà di doni e le peculiarità di azione
uattro nuovi pastori per servire l'opera del Signore e lavorare a favore dell'impegno sociale
Ml'Assemblea sono stati
Vesentati tre nuovi pastori
'iiani e una coppia inglese
terminato il periodo di
MimOftamento nel nostro
verrà al più presto dewta al servizio presso una
'tnunità. Riteniamo utile
'^tentare questi pastori in
di utilizi*®!'« ai lettori di Riforma.
zona per C
ei pastoi ™ark p Claire Ord: Cediadon tuti là parola direttamente a
implicas' «Siamo londinesi, non
aborazioi 'nascita ma di adozione,
di un de di venire in Italia abari minislfl^*jn vissuto sette anni a
primonoj j^dra. IJ ci siamo sposati, lì
’ordine“ lavorato (Marco per
lei 1995 SI n chiesa, Clara nei servizi
del circuì ^'ali pubblici), lì è nata Eli0 prezie' - eth, nostra figlia. Le espeorale del ^nze fatte in una grande
ngelizzaa ^/'onie Londra sono state
dista pes* wnportanti per la nono orien» ^“^ormazione.
cesso voU Affante gli studi allo SpurdisfflO e* la ",^°llege di Londra (la
iflco con« battista) abbiamo sa,angelici j “dellapossibilità di lavoj,.. balia. Ci è stato spie’ultiiB®^ Micc- della Baptist
mbleabe^
jne battt
àiese;
ese fon
ma ciàj
la afri'
dato
0 del
Ila Fcej
sieine»
non pa'
tà pf“‘
cte dette
iniad?à
S'onaiy Society che erano
richiesti dei pastori per lavorare nelle chiese locali in
stretto rapporto con le comunità stesse, sia nel settore
evangelistico sia nell’opera
sociale. Abbiamo riflettuto
a lungo su questa possibilità, abbiamo pregato, abbiamo preso tante informazioni
e alla fine siamo giunti alla
conclusione che l’Italia fosse
il campo dove il Signore ci
spingeva a lavorare.
Dopo aver frequentato per
un anno l’Università per stranieri di Perugia abbiamo vissuto questi ultimi otto mesi a
Genova,, lavorando con il pastore Michele Foligno e con
le due comunità battiste di
Genova e imparando tante
cose da lui e dai fratelli e dalle sorelle di chiesa. Non siamo venuti in Italia come
esperti nella missione o nel
lavoro pastorale ma come
compagni d’opera, per portare insieme la buona notizia di
Gesù Cristo».
La famiglia Ord sta aspettando ora la destinazione che
le verrà indicata dal Comitato
esecutivo dell’Ucebi.
Giuseppe Miglio: 36 anni,
sposato da un paio d’anni, un
figlio in arrivo, è nato a Milano ma è cresciuto a Roma,
dove la famiglia ha conosciuto TEvangelo ed è entrata a
far parte della Chiesa battista
di Trastevere. Vissuto in un
ambiente assolutamepte agnostico, Giuseppe si è convertito all’età di-21 anni e ha
maturatq la sua vocazione
lentamente,'attraverso la
partecipazione alla vita della
chiesa e impegnandosi nelle
varie attività.
Ha studiato al Seminario
battista ititèrihazionale di Rüschlikon, conseguendo il diploma in teoìògia e si è successivarriente specializzato
in Inghilterra e m Olanda nel
settore dell’animazione, della formazione quadri e della
creazione di nuove comunità.
Presta Servizio da meno di
un anno presso la chiesa di
Carbonia (Ca) che conta 25
membri e una popolazione
complessiva di circa 60 persone. La comunità è molto
ben inserita nel contesto socio-culturale della città, che
ha gravi problemi di carattere
economico (la crisi delle miniere del Sulcis) e di isolamento per la sua posizione
geografica. L’impegno di
Giuseppe Miglio è quiqdi rivolto non solo alla crescita
della chiesa locale e all’impegno sociale, ma anche all’intensificazione dei rapporti
con le altre chiese evangeliche, non solo della Sardegna,
e all’apertura al dialogo e alla
collaborazione ecumenica.
Enrico Reato: è pastore locale a Rapallo. Genovese, ha
38 anni, è sposato, ha un fi-'
glìo di 16 anni e una figlia dì
8; sia lui che la moglie hanno
un lavoro secolare. Nato in
una famiglia formalmente
cattolica si è convertito a
Cristo nel 1975, tramite una
chiesa pentecostale di Geno“
va. Molto attivò nella vita della comunità si è impegnato
nèll’evangelizzazione a Rapallo, dove si è trasferito con
la famiglia per seguire me^io
il gruppo di nuovi credenti di
cui aveva assunto la cura. Qui
entrava in contatto con il pastore Scaramuccia di Chiava
ri e, insieme alla comunità,
ritrovandosi nei contenuti di
fede e nella prassi delle chiese battiste, maturava la decisione di entrare nell’Ucebi
con il gruppo di credenti di
Rapallo. Avendo quindi completato il corso di studi predisposto dal dipartimento di
Teologia dell’Unione, è stato
recentemente riconosciuto
pastore locale.
La chiesa di Rapallo è una
piccola Comunità, conta una
quarantina di persone ed è
fortemente impegnata in iniziative evangelistiche, culturali e sodali. Il suo interessarnento è rivolto attualmente
in modo particolare all’aiuto
agli immigrati e alle persone
senza fissa dimora. Il sogno
di Enrico Reato, oltre quello
ovviamente di veder crescere
e maturare la comunità, sarebbe di poter dedicare più
tempo all’opera del Signore e
alla testimonianza.
Stefano Fontana; 33 anni,
nato a Gallarate, è sposato da
pochi mesi con Helene Dyhr,
danese, con cui ha condiviso
gli studi di teòiogia al Semi
■ /»
nario battista europeo di Rùschlikon prima, e poi a Praga. Il suo itinerario spirituale
è stato molto travagliato: ima
lunga ricerca che portava
sempre a conclusioni insoddisfaeenti fino a che, giunto
ormai all’idea che doveva arrendersi alla evidenza che
non esisteva alcuno sbocco
appagante, si è trovato di
fronte al Cristo delle Scritture che ha rivelato l’amore,
di Dio. Non è stata una conversione folgorante la sua
ma un processo a tappe, talvolta doloroso, per le delusioni provate nel rendersi
conto che ogni volta che credeva di aver in mano la chiave decisiva per aprire la porta della conoscenza, la chiave gli si spezzava. «Questo
travaglio e questa sofferenza
sono stati necessari - afferma Fontana - e ne sono grato a Dio, perché egli mi ha
aperto la porta e mi ha mostrato la via».
Non ha avuto difficoltà in
fami^ia per essere passato al
protestantesimo. «Mio padre,
"illuminista”, stima molto
più il protestantesimo del
cattolicesimo, mia madre,
onesta cattolica, è contenta
di avere un figlio che dedica
la propria vita al comune Signore». Ora Stefano Fontana
attende di essere destinato
dai Comitato esecutivo alla
cura «di una o più comunità,
dove spera di poter seryire iì
Signore «nonostante la mia
pochezza e i miei grossi limiti
personali». La sua speranza è
anche quella di poter aiutare
la moglie ad ambientarsi nel
modo migliore in un paese
così diverso dal suo.
6
PAG. Û RIFORMA
VENERDÌ 5 LUGUOi^ ¡
Una svolta strutturale
Il futuro dell'Unione
sarà in senso federalista
RAFFAELE VOLPE
IL futuro dell’Unione battista è federalista: il primo
atto politico è la dislocazione
pastorale su base regionale.
Questo è lo spirito della mozione suDa dislocazione pastorale approvata dalla 34»
Assemblea generale riunitasi
a Santa Severa.
Da anni ormai le chiese
battiste si confrontano con
due problemi tra loro connessi: scarse risorse pastorali
(100 chiese e 40 pastori) e loro iniqua distribuzione territoriale. La politica liberista
(Lib) che ha guidato l’Unione per tanti decenni ha rafforzato alcune chiese, ha indebolito in modo cronico altre. La politica laburista
(Lab) perseguita negli ultimi
anni dall’Assemblea ha cercato di ovviare a tutto questo
contrapponendo alla filosofia Lib (la maggiore libertà
della chiesa locale crea automaticamente anche il bene
di tutta l’Unione) una filosofia Lab (superare l’egoismo
della chiesa locale con un
patto e un piano di cooperazione comune).
Entrambe queste impostazioni si sono l’un l’altra accusate evidenziando solo i
vizi e mai le virtù che le caratterizzano. L’impostazione
Lib è stata accusata di egoismo, e si è trascurato di evidenziarne la carica di responsabilizzazione che porta
con sé. L’impostazione Lab è
stata accusata di centralismo, e si è trascurato di evidenziarne la carica di giustizia che porta con sé. Il federalismo vuole proporsi come
la terza via tra i modelli Lib e
Lab: spinge le chiese a vivere
là propria autonomia come
un’occasione di servizio (li
bero da tutti per essere servo
di tutti), costruendo un luogo concreto (le associazioni
regioiiali) dove ogni chiesa è
visibilmente chiamata ad inventare reti di cooperaziohe.
È questo lo spirito che dà
colore alla mozione sulla dislocazione pastorale approvata dall’Assemblea generale. La mozione in sé appare
alquanto sempliciotta: sulla
base di alcuni criteri e di un
principio di giustizia, si disegna un quadro del numero di
pastori da assegnare ad ogni
regione e si dà mandato'al
Comitato esecutivo di attuare la ripartizione delle, forze
pastorali sul territorio in base ai dati del quadro. Per esempio, la regione Piemonte
ha bisogno di sei pastori, nel
caso vi fosse un soprannumero bisognerebbe provvedere al trasferimento del pastore che opera da maggior
tempo.
La novità è la possibilità
nuova di designare i pastori
anziché direttamente alle
chiese, alle associa/ioni regionali e di zona (articolo 1).
In tal modo le associazioni
amministrano in'proprio le
scarse risorse e diventano un
luogo di formazione di ministri specifici che coadiuvano
il gruppo di pastori in zona,
sostenendo il loro lavoro
(équipe). Le associazioni diventano lo spazio privilegiato per pensare alla propria
identità di chiesa locale congregazionalista soltanto in
comunione con le altre chiese. Un «altre» non astratto e
generico, ma visibile e concreto: l’associazione. È chia^
ro quindi che la mozione approvata ha senso solo nell’
ambito di questo ripensare
in modo federalista la vita
della nostra Unione.
L’Assemblea generale, recepito lo spirito che informa
la proposta del Comitato esecutivo in merito alla dislocazione delle sedi pastorali,
considerata non più rinviabile la necessità di procedere a
una più equa e funzionale distribuzione delle forze pastoralf.tra le chiese aventi parte
nejrunione, approva la seguente proposta:
In mancanza di pastori in
numero sufficiente i provvedere ogni Chiesa membro
deirUnione di un proprio
pastore, è in facoltà del Ce di
destinare i pastori anziché
direttamente alle Chiese, alle
Associazioni regionali o di
zona.
A tal fine il Ce predispone e
presenta all’Assemblea generale dell’Unione un piano
biennale che prevede;
a) i criteri per la ripartizióne dei pastori tra le Associazioni regionali o di zona, in
base a parametri tratti da dati (numero dei membri delle
chiese del territorio, entità
delle contribuzioni al piano
di cooperazione) del biennio
precedente;
b) il numero dei pastori da
assegnare, sulla scorta di tali
parametri, a ciascuna associazione regionale o di zona;
c) ì criteri in base ai quali
apportare,, in caso di variazione, nel corso del biennio,
del numero dei pastori, gli
opportuni aggiustamenti;
d) i criteri in base ai quali
effettuare i trasferimenti di
pastori che si rendano necessari in esecuzione del piano;
e) i criteri di massima per
la dislocazione delle sedi pastorali.
Il piano viene aggiornato
airoccorrenza, su proposta
del Ce, modificato dall’Assemblea generale peU’Unioneo^i biennio.
in conseguenza, tenendo
conto delle lettere a, b, d, e,
cosi specifica i criteri da a
dottare per il prossimo biennio: ■■■■
a) la ripartizione dei pasto
ri a livello regionale viene effettuata sulla base del numero complessivo dei membri
delle chiese del territorio e
sulla base dell’entità delle
contribuzioni ài piano di
cooperazione. . , V
b) nel computo del numero dei pastori da assegnare
alle singole regioni non si
considerano le risorse umanelocali, quali:
- pastori delle chiese etniche;
- pastori in emeritazione;,
- pastori in servizio di missione interna;
- pastori in missione (oppure destinati a compiti diversi da quelli pastorali a
pieno tempo);
^ pastori e/o predicatori
locali.
c) qualora il numero dei
pastori operanti nell’ambito
territoriale di una associazione regionale o di zona risulti
superiore a quello ricavato
dall’applicazione dei precedenti criteri a) e b), si procede
al trasferimento dei sovranumerari nel seguente ordine:
1) il pastore disponibile ai
sensi dell’art 34 del Regolamento;
2) candidato pastore in
prova;
3) il pastore che opera nella chiesa 0 nel territorio da
maggior tempo, fatto salvo il
caso in cui il periodo di servizio che manca alla sua emeritazione sia inferiore a 5 anni.
disponibilità di locali di
culto e pertinenze di servizio;
- presenza di progetti locali di missione interna.
Dall’applicazione dei suddetti criteri risulta il quadro
seguente: Piemonte pastori
assegnati 6, Liguria 3, Lombardia 4, Triveneto/Emilia 2,
Toscana 3, Lazio/Abruzzo
10, Campania/Molise 5, Puglia/Lucania 6, Calabria/Sicilia 3, Sardegna 2,
, L’Assemblea dà mandato
al Comitato esecutivo di attuare, entro il prossimo biennio, la ripartizione delle forze pastorali sul territorio in
base ai dati del quadro sopra
riportato, procedendio con
^ gradualità e con opportune
" cautele.
Impegna il Comitato esecutivo a completare il progetto di dislocazione delle sedi
pastorali attraverso la promozione di una ampia riflessione tra le chiese, dalla quale scaturiscano le indicazioni
generali da porre alla base
del progetto stesso, che dovrà
essere presentato alla prossima Assemblea generale.
dei pastori sul territorio di
cui all’Atto 59/AG96
L’Assemblea, nel quadro
dei progetto di dislocazione
.1) sollecita le Associaziotó!
regionali e di zona a otgaiUzi
¿arsi per la formazi^e di
-ministeri specifici che sia;^*
di sostegno al lavoro del
gmppo dei pastori/e in zon».
in particolare curando lo svL*
luppo e la disponibilità in se'
no alle chiese di predicato*!
visitatori, monitori, aniinétPi
ri, evangelisti;
2) invita il Collegio pastorale a indire un incontro di
tutti i ministri con cura di
chiesa al fine di un’attenta e
consapevole riflessione
mùne sulle motivàzion|e
sulle modalità di un lavóto!
pastorale svolto in équipe;
3) dà mandato al Comitati
esecutivo di avviare unoo
più progetti pilota là dove le.
chiese e le loro associazioii]
si dichiarino pronte eÌo richiedano, in vista di una
possibile estensione di questa prospettiva di lavoro
aH’intera Unione.
Inoltre, invita tutte le chifr
se e le Associazioni regiontfe'
e di zona a discutere il progetto di cui all’Atto 59/AG96
inviando pareri motivati al
Comitato esecutivo riguardo
i successivi piani biennali co-'
me dall’Atto citato.
gpedizit
messo
alwHt®
Ltditori
il diritto'
I
d) nella determinazione
della dislocazione delle sedi
pastorali si tiene conto dei
seguenti elementi:
- presenza di pastori e/o
predicatori locali;
- caratteristiche territoriali
quali: 'isolamento, distanze,
collegamenti p trasporti;
- presenza nel territorio dì
chiese mv;
La presidenza e una parte dell’Assemblea
L'Assemblea ha proceduto a una serie di modificazioni di notevole portata che miglioreranno l'operatività
Le discussioni sui regolamenti forniscono alle chiese nuove possibilità di sviluppo
In Í
lo app
attivit
del se
FRANCO SCARAMUCCIA
U
NO degli adempimenti
i de”
più qualificanti deUa 34»
Assemblea generale dell’Ucebi è stato senza dubbio la ridefinizione di alcune parti
del regolamento. Di solito le
sedme assemblear! di questo
tipo sono guardate con distacco, perché noiose o formali e comunque aride e inJeconde. Credo che tale giudizio sia ingeneroso e vada
“invece rivisto perché, sotto
l’aspetto apparentemente soporifero o fastidioso, tali sedute in realtà consentono di
scoprire e considerare visioni
e possibilità che si offrono allo svUuppo dell’opera.
Una prima serie di modifiche al regolamento può essere classificata come precisazioni o migliore formulazione delle norme esistenti. Così
sono state aggiunte unà frase
di chiarimento all’art. 27Hdesignazione della sede del
candidato) e un comma all’
art. 35 (durata della destinazione), si è fatta una modifica
all’art. 24 (condizione per
l’accettazione del pastore) richiesta dalla passata Assemblea e infine si è dovuto adeguare l’art. 182 (erezione in
ente ecclesiastico) al dettato
dell’art. 11.1 della legge n.
116 del 12/4/1995, che approva l’Intesa con la Repubblica italiana. Quando infatti
fu approvato il regolamento,
si pensava ad altra e più macchinosa operazione per ottenere la personalità giuridica
dell’ente neH’ordinamento
italiano, mentre l’Intesa ha
previsto che il riconoscimento sia concesso su domanda
del presidente dell’Unione,
che allega soltanto la delibera
motivata dell’Assemblea e lo
statuto della chiesa «come
documenti idonei a dar titolo
al riconoscimento» stesso.
Una seconda serie di modifiche riguarda l’ampliamento
e la maggior specificazione di
norme già esistenti. In questo
senso, è stato dato risolto e
accresciuta importanza al capo 3° del Titolo 1, che disciplina i collegamenti delle
chiese fra loro: finora due soli
articoli disciplinavano il reciproco riconoscimento delle
chiese dell’Unione fra loro e
la possibilità di collegarsi in
coordinamenti locali o-in associazioni di zona. Ora invece cinque articoli ben sistemati regoleranno con miglior
precisione una situazione
che va rapidamente evolvendosi e che deve sfociare in
una più intensa collaborazione a livello regionale, anche
per quanto riguarda l’utilizzo
delle forze pastorali.
In realtà queste norme
giungono a dare ordine a una
collaborazione che in alcune
regioni è già in atto: vengono
definiti con miglior chiarezza
gli scopi dell’associazione regionale e viene sistemato
normativamente quello che
una volta era definito «gemellaggio» e che ora è chiamato «coordinamento locale». Resta fermo ovviamente
il principio della volontarietà
dell’adesione delle chiese
all’organizzazione territoriale. La vera novità è costituita
dal fatto (già in esperimento)
che, a richiesta deH’associazione regionale, la stessa pos^
sa diventare destinataria di
pastori e operatori diaconali.
Sempre in questa seconda
serie vanno ricomprese alcune aggiunte al Titolo 1 «Dei
membri dell’Unione» che introducono le categorie di
«Chiese convenzionate» e
«Chiese aderenti». Nel 1992
furono accettate in comunione due chiese di lingua inglese tramite una convenzione,
che stabiliva forme di cooperazione e di vita associata.
L’intenzione reciproca era
che la convenzione fosse solo
un momento del cammino
verso rinserimento della
Chiesa come membro a pieno
titolo dell’Unione: il prosieguo ha poi dimostrato come
la cosa sia impossibile per la
natura stessa delle due chiese
(nella fattispecie,, tra l’altro,
membri anche di altra convenzione battista) e si è reso
pertanto necessario disciplinare la categoria per esse ed
altre che potranno venire con
le stesse caratteristiche. È stata anche prevista la possibilità di una classificazione, per
così dire «transitoria», di
membri che consenta un periodo di reciproca conoscenza fra chiese e Unione: questa
categoria è «a tempo» e deve
servire soltanto a preparare le
chiese «aderenti» (così si
chiameranno) a diventare
membro a tutti gli effetti.
La terza serie che dobbiamo indicare è quella delle
modifiche, che innovano in
maniera significativa rispetto
all’esistente. La prima decisione che va menzionata è
certamente quella che introduce nel nostro ordinamento
la figura del Segretario generale. È dal 1992 (anno in cui
fu presentata una mozione di
indirizzo con mandato al Comitato^ esecutivo) che le nostre assemblee ordinarie e
straordinarie (1993) dibattono questo argopiento. Ora fi
Il Collegio del revisori: da sinistra, Eugenio De Robertis, Francesca
Battista, Secondo Giordano, Susanna NIcoloso, Stefano Meloni
nalmente si è arrivati ad una
parola decisiva: non si è approvato un articolato specifico ma si è dato mandato al
Comitato esecutivo di presentarlo, sulla base di precise
indicazioni, alla prossima Assemblea insieme con la designazione del candidato all’
incàrico. Le caratteristiche
del segretario generale possono così riassumersi: nomina ed eventuale revoca da
parte dell’Assemblea e conferma da parte della stessa
ogni quattro anni; possibilità
di sospensione da parte del
Comitato, esecutivo; a cui risponde del suo operato: dirigente degli uffici e incaricato
dell’attuazione delle decisioni del Comitato esecutivo.
L’altra decisione, anch’essa
non secondaria, risolve un
annoso problema aH’interno
dell’ente patrimoniale. Infatti
le nostre istituzioni, che sono
autonome nel nostro ordinamento, non hanno personalità giuridica ed operano
nell’ordinamento italiano come ente patrimoniale. Ciò
può portare all'assurda situazione, già verificatasi, per cui
il presidente e il comitato
dell’ente patrimoniale siano
chiamati a rispondere penalmente di decisioni prese da
altri, nell’ambito dell’autonomia loro concessa dall’ordinamento battista. La soluzione è stata trovata nel concedere al presidente dell’ente la
facoltà di annullare o modificare decisioni e comportamenti delle istituzioni, in cui
sia ravvisabile violazione delle norme amministrative, civili e penali. Anche se non è
previsto dalla delibera, si au
isis’
spica che la previsione
tradotta, a cura del Comitati iesecutivo che ne farà propa
sta alla prossima Assemblea
in norme specifiche all’inter*
no del regolamento. ,
Una parola va detta, pera
anche per una modifica ®
non è stata apportata. Ira®
il Comitato presentava and»
un articolato che risolveva
problema della detetm»’ '
zione delle sedi pastorab, _
sciplinandola in maniera ap
posita all’interno del regola
mento. Si sarebbe trattato
una notevole innovazio
dal momento che sembra
prevedere addirittura!®
gnazione dei pastori nbn P
alle chiese ma direttam j
alle associazioni regionaU)
che ha indotto qualche
bro dell’Assemblea a denwj
dare nientemeno cn
presunto «golpe». g
Credo che la declsion
Comitato di rivedere la P
posta abbia ridato
dimensione al suo
che non voleva asso
(lutam®
te essere "g°lpistm>^^^^^
deva semplicemente a
una soluzione definitiva
problema che sitrascf
da troppi anni e „ ti
teva essere procrastmaf^^
è arrivati così a
vole decisione che, pr
do le mosse da u”® P
venuta dal Coordini
delle chiese battiste
guria, definisce le se
rali neU'ambito
ne, fermo restando e .,3.
fermo restanno r ,pj.
pio dell’assegnazio^^^p
stori alle chiese, a m
non sia l’associazione
„»„oca a r chieo®“
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naie stessa a richie
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Salu;
Fossi
Pellic
na ai
Progi
Ionie
meni
to e
bietti
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il diritto di resa.
Fondato nel 1848
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VENERDÌ 5 LUGUO 1996 ANNO 132 - N. 27 LIRE 2000
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Una decina di squadre provenienti da tutta la regione
hanno partecipato domenica 30 giugno a un raduno di unità
cino'file di soccorso con partenza dal campo sportivo di Lusema San Giovamii e secondo posto di riferimento all’Albèrtenga di Torre Pellice. Nell’Inverso di Torre Pellice,
lungo il corso del Pellice e più in alto Verso Rocca Berrà,
erano state dislocate varie persone a simulare incidenti e
,^rsone ferite da ritrovare; per l’intera mattinata i cani hanno lavorato alla ricerca delle tracce delle persone da «salvare» a dimostrazione dell’importanza che questa attività
j)uò ricoprire in caso di incidenti o di calamità.
Dalla scorsa settimana i
fruitori del servizio ferroviario da Torre Pellice hanno trovato la porta della
biglietteria chiusa «fino a data da destinarsi»; è accaduto
improvvisamente e altrettanto
repentinamente lo hanno saputo i due addetti al servizio
di stazione trasferiti da un
giorno all’altro a Torino. Sarà
un problema di ferie? Con le
vacanze di molti dipendenti
le Fs si trovano a corto di personale e allora «zac!» si taglia il personale in servizio
nelle stazioni secondarie... In
realtà la vicenda si presta almeno a due considerazioni.
Il servizio di biglietteria a
Torre Pellice è uno dei pochissimi in valle; 15.000 abitanti fra Bobbio, Villar, Torre
FERROVIA TORRE PELLICE-TDRINO
BRUTTO SEGNO
PIERVALDO ROSTAN
Pellice e Luserna San Giovanni potevanó contare su tre
punti di vendita a terra; con la
chiusura della stazione di
Torre e le ferie dell’altra rivendita torrese è rimasta solo
la Pro Loco di Lusema. In più
nessuno è abilitato a cedere
biglietti per lunghe percorrenze, eppure la valle registra,
per ovvie ragioni culturali e
religiose, significativi movimenti da e per il resto d’Italia
o altri paesi. La chiusura della biglietteria colpisce dunque
il turismo di una valle che,
grazie al cielo, non vive di
solo pendolarismo e la colpisce nel periodo più significativo dell’anno.
Ma si può fare una seconda
riflessione. Da anni pendolari
e animini strazioni chiedono
necessarie migliorie al servizio; stazione passante a Pinerolo, raddoppio della linea fra
Torino e Pinerolo, velocizzazione delle corse, puntualità,
servizio di ihformaziorie mediante altoparlanti nelle stazioni impresenziate.
E invece nessun progetto di
miglioramento, si lancia T
abbonamento «Formula» che
costringe a pagare/ un servizio che non c’è, i nuovi orari
semplicemente prendono atto
di ritardi storici codificandoli. Il Comune di Torre Pellice
da oltre un anno sta. trattando
con le Fs per ottenere in utilizzo una parte dell’immensa,
inutilizzata e desolante area
della staziohe ad uso parcheggio intermodale; inutilmente. È davvero un brutto
andazzo quello instaurato
dalla nuova azienda Fs società per azioni!
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Regione Piemonte
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ulturali
T In Regione Piemonte è stalo approvato il programma di
attività per il biennio ’96-97
del settore Beni e sistemi culturali. Il documento approvato riprende e sviluppa le linee
di tendenza su cui già il settore si è mosso, a partire ormai da alcuni anni, con la volontà di intervenire in Piemonte per progetti tematici e
aree territoriali.
• Sia per quanto riguarda le
biblioteche, gli archivi, gli
istituti culturali, il program
..ma è fortemente caratterizzato da una dimensione sistemica dell’organizzazione del, le Strutture e della valorizzazione del patrimonio.
Nel settore dei musei e dei
complessi monumentali, accanto ad aree di intervento tetnatiche, le residenze e collepni reali, le ville, i parchi e
t ^ardini ecc., sono stati individuati 18 ambiti geografici,
fra cui Cuneo e le sue valli, il
Saluzzese con Savigliano e
Possano, il Pinerolese e la vai
“ellice. Air interno di oiascutta area saranno sviluppati
pfogetti di recupero architettonico è artistico dei monutocnti, iniziative di censimento e catalogazione con T obiettivo di allestire o riaprire
musei, programmi di iniziative di valorizzazione e fruizione basati su una maggiore
“ificacia degli strumenti di
^municazione e sul miglio.toento complessivo dei serVizi di accoglienza.
Per quanto riguarda il frone delle biblioteche il proStamma invece prevede il
epnipletamento del disegno'
;S,^.o*'ganÌMazione della rete
'^hotecaria piemontese che
Ina sviluppo in paralle. potenziamento dei sertzi di informazione e di doùmentazione di standard di
tizionamento che consentali? ^ P™gf®ssivo adeguamen^ ,"he strutture a buoni li®*h di servizio.
Promozioni, bocciature, ritiri: quali problemi per gli studenti al di là delle statistiche?
Una scuola che cerca di stare al passo
CARMELINA MAURIZIO
L? anno scolastico 1995-96
sta chiudendo con le ultime fatiche degli insegnanti e
dei docenti impegnati nello
svolgimento delle prove orali
della maturità e con le segreterie impegnate a regolarizzare e formalizzare iscrizioni.
Un dato interessante che può
consentire una lettura dell’anno trascorso è quello riguardante gli esiti finali; quanti i
promossi, quanti i respinti.
Il Pinerolese non fa eccezione rispetto alle medie nazionali né per quanto riguarda
le scuole dell’obbligo né per
la secondaria superiore; nelle
scuole medie del tèrritorio infatti il tasso di bocciatura è
del 7% circa, alle superiori si
attesta sul 20-25%. Le note
caratteristiche sono semmai
da vedersi se entriamo un po’
più nel dettaglio di questi dati; al primo posto infatti tra le
scuole superiori che hanno
scelto per quest’anno la strada della bocciatura c’è un
istituto tecnico, Tltis di Orbassano, frequentato anche
da studenti del Pinerolese,
con un tasso del 41% di re
spinti (lo scorso anno era del
28%), seguito da due istituti
professionali, l’alberghiero di
Pinerolo (24% di respinti,
contro il 33% del ’94-95) e
dal corso per operatore turistico dell’Alberti di Lusema
San Giovanni (con sede a
Torre Pellice) con il 75%* di
promossi (nello scorso annp
il tasso era del 92%).
Nei licei si riscontra come
avviene ormai da tempo il più
alto indice di promossi; 97%,
seguiti dai geometri dell’isti
tuto Alberti di Luserna San
Giovanni con circa il 93% e
dall’istituto magistrale di Pinerolo con il 91% di studenti
che passa all’anno successivo. Chi conosce il mondo
della scuola, chi vi lavora soprattutto, sa che questi dati
danno un’immagine solo parziale del mondo scolastico;
non dicono nulla per esempio
su quegli studenti che dovranno «recuperare» in alcune materie, (un tempo sarebbero stati rimandati a sostene
re l’esame di riparazione a
settembre) né come .questo
recupero dovrà avvenire; non
ci raccontano degli abbandoni, che sono molto frequenti
durante il primo e secondo
anno della secondaria superiore, non ci dicono nemmeno
quanti dopo la scuola délTobbhgo non hanno neanche provato ad iscriversi ad un corso
di scuola secondaria e quanti
tra coloro che stanno per
giungere al traguardo finale
del diploma si inseriranno nel
mondo del lavoro.
Che la scuola tenti faticosamente di stare al passo con i
tempi e che lo faccia contando sulle scarse risorse che alle quali da tempo è abituata a
far ricorso questo forse i dati
lo suggeriscono; il fatto per
esempio che la selezione sia
maggiore negli istituti tecnici
e professionali non è soltanto
un’ovvia conseguenza della
scelta sbagliata che spesso
molti studenti sono portati a
fare credendo tali corsi di studio «più facili», può forse anche significare che dove il
contatto con il mondo del lavóro è più immediato si selezioni maggiormente.
Nel recente convégno organizzato dal
Centro culturale valdese su «I vaidesi e le loro borgate» Giorgio Tourn,
nella relazione introduttivà, sottolineava
come il rapporto tra i valdesi e l’ambiente circostante sia stato sempre improntato
a una grande essenzialità, senza alcun
genere di abbellimento di tipo «artistico»
nella costruzione delle loro case. Accennava anche a un probabile ruolo femminile nell’ingentilire la dimora con qualche ornamento floreale. Affermazione
quest’ultima in parte contestata da un altro intervento, quello di Rairnondo Genre, che si basa su una serie di documentazioni fotografiche del secolo scorso in
cui non appaiono simili abbellimenti floreali ai balconi e alle finestre delle case.
to
Vorrei però accennare a Un altro aspet- \
IO di cui ho avuto modo di venire a cono- '
seenza. Era tradizione a Bobbio Pellice,
ma probabilmente anche in altri luoghi,
che nel periodo precedente il fidanzamento, quando il giovanotto cominciava
IL FILO DEI GIORNI
IL BELLO
_____________BRUNO BELUON_____________
no a «parlare» (come si dice con bella
espressione dialettale) a una ragazza, che
egli trascorresse le sue serata a intagliare
due oggetti che dovevano poi essere donati alla fidanzata: una cassetta di legno
e una conocchia.
Il primo era un oggetto che doveva
consentire di ripoire le cose più preziose
della sua dote, il secondo era per permetterle di lavorare a un’attìvità tipicamente
femminile qual era la filatura della lana e
più anticamente anche della canapa. Orbene, in questi due oggetti si esercitava
tutta la fantasia e la capacità del giovanotto, che con il suo coltello affilatissimo
disegnava ornamenti geometrici che poi
venivano talvolta anche colorati con tinte
vivaci.
In particolare mi affascina l’idea della
conocchia; trattandosi di un oggetto di
uso quotidiano, era inevitabile che la ragazza e poi giovane sposa pensasse a chi
aveva dedicato tanta attenzione a confezionarlo. Un messaggio che durava nel
tempo per dire affetto e tenerezza, assai
meglio di qualsiasi regalo acquistato in
oreficeria!
Si potrebbe anche ricordare che un altro campo in cui, almeno a partire da un
certo periodo, gli uomini si sono cimentati con questo tipo di «arte» è stato l’intaglio delle «cariaulé», cioè quella parte in
legno che tiene il posto della cinghia di
cuoio per reggere i campanacci di vacche, capre e pecore. Anche qui, con tutt’
altro scopo, cioè-quello di dimostrm'e agli
altri la propria maestria, gli uomini hanno
espresso qualcosa di non essenziale, ma
alla ricerca del bello, del superfluo.
Stati generali
- Si è tenuto sàbato 29
giiigàb al Lingòtto l’ins^;
diamente, degli Stati gerieraii del,Piemoni(e. Rappresentami dell’indùstria, della cultura, della politica e
ánche dèlia religione si sono ritrovati per avviare il
processo che dovrebbe
portare, di qui al 2000, alla «Carta del Piemonte
verso il terzo millennio».
Pagina II
Torre Pellice
Il Consiglio comunale
ha approvato il consuntivo
del 1995: saranno subito
reinvestiti i 287 milioni di
avanzo. Il Consiglio ha deciso di contribuire alla
scuola di musica di valle e
al Consorzio universitario
pinerolese. In discussione
tméhe il regolamento per la
Galleria d’àrte cqriìemporanea. ..A, •'U- ’
Pinerolo
Per la sferie degli rùcontri^còn espontmtì delle'varie forze- politiche della
cìtfò, in vista delle elezioni
del prossimo kutunno,' abtìiamo incontrato il sindaco io canea, Livio Trorabottò. Nelle sue parole
un’anàlisi ttoi risultati della legge 142, i rsqjporti fra
amministratori e funzionari,.la necessità di fare un
rigioco dì squadra».
Pagina III
Commercio
In Piemotite chiudono i
piccoli esercizi: l’avanzata
dei grandi centri commerciali sembra ridurre gli
spazi per la vendita al minuto e per il negoziante di
fiducia. È il più significaUvo d?i dati che emergono
da una rilevazione compiuta per conio della Regione.
Pagina III
8
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PAG. II
E Eco Delle %lli A^ldesi
VENERDÌ 5LUGUO
1^ MILIARDI PER L’OSPEDALE DI POMARETTO — Il
Gonsiglio regionale del Piemonte ha approvato, con un apposito provvedimento, un finanziamento per alcuni ospedali
fra cui l’Ospedale valdese di Pomaretto; arriveranno 1,5 miliardi per un lotto di 2,5 miliardi che prevede ambulatori,
servizi generali e palestra di riabilitazione. Un miliardo
verrà destinato direttamente dalla Ciov, Nei mesi scorsi la
direzione dell’ospedale aveva proposto l’opera per il finanziamento con i fondi dei mondiali di sci del Sestriere con la
disponibilità a terminare i lavori per la fine del 1996. Ora
non sarà più possibile confermare questa scadenza ma i tempi di realizzazione dell’opera saranno comunque celeri.
TRE MORTI TRAGICHE NEL PINEROLESE — Tragico
fine settimana nel Pinerolese; tre persone, in altrettanti incidenti, hanno perso la vita. Venerdì pomeriggio a San Pietro Val Lemina un muratore di 68 anni, Mario Grosset, di
Bricherasio, è caduto da un balcone su' cui stava lavorando.
Il soccorso portato prima dalla Croce Verde di Pinerolo e
poi dal personale dell’elisoccorso di Savigliano è risultato
vano; è possibile cha alla base della caduta ci sia un malore
che avrebbe colpito l’uomo. Quasi contemporaneamente un
agricoltore di Prarostino, Franco Parisa, 63 anni, ha perso
la vita sotto le ruote del proprio trattore in località Piani;
anche in questo caso i soccorsi si sono rivelati inutili. Un
malore potrebbe aver causato la caduta da un ponticello sul
torrente Chiàmogna, a Bricherasio, del {»nsionato Ernesto
Mourglia di 67 anni; anche qui sono stati vani i tentativi di
soccorso di quanti sono intervenuti avendo visto l’anziano
annaspare fra je fredde acque del torrente.
BOBBIO PELLICE: AL VIA IL PROGETTO ALPE BAN
CET — È stato approvato dal Consiglio comunale di Bob, bio lo scorso 25 giugno il progetto preliminare per i lavori
di mijglioramento dell’Alpe Bancet; oltre 300 milioni il cor
sto del lavori (verrà aperta una pista di accesso) coperti in
buona parte con contributo regionale. Il Consiglio ha pure
approvato l’adesione alla convenzione con Provincia di Torino, Comunità montanà vai Pellice e Comune di Villar Pellice per la gestione della viabilità in alta valle: il Comune
interverrà nella proporzione del 20%, là provincia al 50%,
la Comunità montana al 25% e il Comune di Villar col 5%.
Il Consiglio comunale ha infine approvato un ordine del '
giorno cfitìco sull’imposta Siae qhe penalizza enormemente
il mondo del volontariato e dell’associazionismo in genere.
LUSERNA SAN GIOVANNI: MEZZO MILIARDO DI
AVANZO — L’approvazione del conto consuntivo ’95 era
l’argomento più rilevante all’esame del Consiglio comunale
di Lusema San Giovanni del 27 giugno; il Comune chiude
. l’anno finanziario con un avanzo intorno al mezzo miliardo:
sarà un prossimo Consiglio a determinarne l’utilizzo.
NUOVO ORARIO DELLA BIBLIOTECA ALLIAUDI —
Dal 1" luglio al 31 agosto la biblioteca comunale AHiaudi di
Pinerolo osserverà un nuovo orario di apertura: 8-14.
CROCE ROSSA IN FESTA — Si rinnova nel fine settimana
dal 5 al 7 luglio la festa dei volontari della Croce Rossa di
Torre Pellice. Al mercato coperto di Lusema San Giovanni
durante i tre giorni sarà possibile gustare la cucina, apprezzare le serate musicali, il coro Bric Boucle domenica pomeriggio alle 16, spettacoli e giochi per i bambini; ma i
protagonisti delle giornate saranno soprattutto loro, gli oltre 90 volontari che a turno sono impegnati nell’opera di
soccorso e i 50 pionieri, i ragazzi che si stanno preparando
e che fanno parte già della rete di protezione civile.
ARRIVANO I KARAWANE — Proseguendo i concerti del
venerdì sera il Frossasco festival ospita venerdì 5 luglio i
Karawane. Si tratta di un vero e proprio progetto musicale
che combina i suoni di tre continenti, aipe celtiche e africane, tablaS indiane e strumenti dell’altipiano di Mongolia:
uun esempio di world music da ascoltarecon passione.
Torino: si è insediato il 29 giugno il Consiglio degli Stati generali del Piemonte
Liti federalismo che parta dalle città
DAVIDE ROSSO
L9 Auditorium del Lingotto di Torino era gremito, sabato 29, per l’insediamento degli Stati generali del
Piemonte composti da 245
rappresentànti del mondo culturale, religioso,,sociale, imprenditoriale, politico del Piemonte. La giornata, che ha visto presenti tra gli altri anche
il presidente”della Camera,
Luciano Violante, e il vicepresidente del governo. Vaiter Veltroni, ha inaugurato un
impegno che si prolungherà
per i prossimi tre anni, con
l’obbiettivo di giungere alla
stesura della «Carta del Piemonte verso il III millennio».
«Un occasione straordinaria quella di oggi - ha detto il
presidente della Camera dei
deputati, on. Luciano Violante - perché per la prima volta,
cogliendo la crisi del centralismo, si mettono insieme politici, istituzioni e cultura». Sul
tema del federalismo. Violante ha detto che «è inevitabile
partire dalle città. Bisogna
partire da un federalismo necessario per ^vare a un federalismo leggero, flessibile,
come forma di stato utile ai
cittadini. Non si tratta di spostare semplicemente il potere
dal centro alla periferia». Il
presidente della Camera, nella conclusione del suo intervento, ha poi sostenuto che
«la stabilità istituzionale fa
Il Lingotto è sede delle principali iniziative culturali e espositive
parte di un modello culturale
da ricostruire; istituzioni stabili aiuteranno i cittadini a
crearsi un futuro stabile».
Il presidente del Consiglio
regionale, Rolando Picchioni,
nel suo intervento ha detto
«che ogni riforma in senso federale non può prescindere
dal recupero di un’antropologia per coinvolgere i diversi
aspetti fisici e spirituali di
una comunità». Il presidente
della giunta regionale, Enzo
Ghigo, ha evidenziato che
«non si intende assecondare
stolti furori secessionistici,
ma piuttosto contribuire a
creare un Piemonte forte in
un Italia ancora più forte per
costruire l’Europa del 2000».
«Il federalismo che noi vogliamo - ha poi aggiunto - è
un federalismo che aumenti
non solo i nostri poteri ma
anche le nostre responsabilità, un federalismo che unisca e non divida il paese».
Per Mercedes Bresso, presidente della Provincia di Torino, gli Stati generali sono
«una utile e giusta occasione
per individuare le cosiddette
identità locali, che non possono coincidere con i confini
burocraticamente definiti delle regioni». Sarebbe opportuno procedere, secondo la
Bresso, alla costituzione di
una Camera delle autonomie
locali del Piemonte, per meglio valorizzare e promuovere
le singole realtà comunali e
'provinciali, vere strutture
portanti della «identità piemontese». È necessario poi,
sempre secondo la Bresso,
dare completa attuazione al
decentramento amminisL
vo superando le resistei
burocratiche della Regloj
Valentino Castellani, sindi
di Torino, ha detto invece
non aver mai interpretato'
l’iniziativa degli Stati genei
li come un mero esercizio
memoria. «Ogni identità
sempre al tempo stesso
idea di passato e un pregete,
di avvenire». it ['
Castellani si è poi dimostri ;
to preoccupato per l’appannai Í
mento di Torino come capitai 's-.
le regionale in questi ultii
anni. «Il processo - ha detta
che ha portato nei decei
passati al riequilibrio terrii
riale tra Torino e gli altri p(
regionali è stato senza dubiti
positivo ma giudico negati:
la perdita di coesione del
sterna piemontese, che ha vi
sto allargarsi la gravitazioi
sul polo milanese di parti del-!
Il serp
inselvati
e alla c
'¡Così
lo spazio regionale piemontesi iessun frut
se. Oggi nessuno propone o
sogna un Piemonte che toia
ad essere Torino-centrico mi ¡iteri del g
altrettanto impensabile è
Piemonte senza Torino. Il chsi
comporta che si continui ad ^eie.'
Non è
investire sulla capitale oltre
che sullo spazio regioMe,
prattutto sul pmno della qna-^
lita. Una grande città e se®j
pre un po’ radicata e srrn
ta, legata al suo territorio e |
tempo stesso esposta ai pi
cessi globali che non pos!
certo essere controllai da
città lasciata a se stessa».
Consiglio comunale di Torre Pellice
287 milioni di avanzo
Usato garantito
Sviluppo e stampa
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PUNT
FOTO
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ADRIANO LONOO
Con la seduta del 28 giugno il Comune di Torre
Pellice ha chiuso la contabilità del 1995 approvandone il
conto consuntivo; fra entrate e
uscite ne è derivato un avanzo
di anlministrazione che sfiora
i 287 milioni che verranno
immediatamente reinvestiti
nel corso del 1996 facendo
fronte a una serie di rùolteplici spese più o meno grandi.
Fra le spese più significative
67 milioni in più per la costruzione di un canale di deflusso nella zona dell’Inverso
Roland!, 35 milioni per l’illuminazione pubblica e altrettanti per dare il via alla progettazione di un impianto di
riscaldamento a cippato di legna per gli edifici scolastici.
Altri 20 milioni saranno utilizzati per le potature delle alberate. Cinque milioni andrannp rispettivamente alla
scuola di musica di valle e per
l’adesione al Consorzio universitario pinerolese.
Il Consiglio ha poi discusso
degli adeguamenti dei contributi per le certificazioni, per
le autorizzazioni e per tutte
quelle pratiche edilizie che
passano per l’ufficio tecnico
comunale, essendo le attuali
rimaste bloccate al 1989; l’intenzione espressa sia dalla
maggioranza che dalla minoranza, seppure con diversi accenti, è quella di fissare tramite una delibera dei co§Fi base
realistici per usufruire di que
sti servizi. Un primo aumento
è stato votato all’unanimità.
Un ampio dibattito ha fatto
da prologo all’approvazione
(con quattro astensioni su
cinque della minoranza) del
Regolamento per la galleria
d’arte: sarà istituito un comitato artistico per la gestione e
le proposte di iniziative. Al
consigliere Hertel, che chiedeva nel comitato una rappresentanza della minoranza,
l’assessore Bertalot ha risposto che i membri saranno artisti 0 persone di provata capacità; sarà comunque il Consiglio comunale, e non la giunta come inizialmente proposto a scegliere i componenti
del comitato. È stato anche
sollevato il problema del rap.porto con il territorio e la
questione della gestione del
patrimonio accumulato negli
anni dall’infaticabile attività
del pittore Filippo Scroppo.
Il Consiglio ha infine votato
all’unanimità un ordine del
giorno sull’improvvisa chiusura del servizio di biglietteria
alla stazione Fs di Torre Pellice; il punto di vendita a terra
è uno dei pochi presenti fra
Bobbio, Villar, Torre e Luserna San Giovanni e in più la
chiusura toglie la possibilità
di acquistare biglietti per destinazioni oltre Torino. Il timore è che si stia assistendo a
una progressiva riduzione dei
servizi mentre le richieste
avanzate da pendolari e amministratori non sono state tenute in considerazione.
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Giornata di festa all'Uliveto
Un il
Giornata di festa quella di
domenica scorsa per PUH veto
di Lusema San Giovanni; anche quest’anno si è rinnovata
l’occasione di apertura verso
l’esterno, di incontro, di amicizia, ma la giornata è stata
anche l’occasione per riflettere sulle prospettive della Casa
dopo anni di preoccupazione
anche sulla semplice gestione
economica dell’opera, l’unica
Casa per handicappati gravi
del Pinerolese.
«Siamo a una svolta - dice
la direttrice dell’Uliveto,
Claudia Jalla - poiché dopo
anni di riflessioni condotte a
livello di comitato, ma anche
di coordinatori sociali dell’
Usi, siamo arrivati a poterci
finalmente definire come presidio soció-assistenziale: saremo una Raf (residenza assistenziale flessibile) a due nuclei. Questo vuol dire che dovremo ridefinirci sia come
standard edilizio sia come
personale che si occupa dei
ragazzi.
Come struttura dovremo
dividerci in due nuclei come
spazi di attività e il progetto
che si sta definendó è quello
di una struttura decisamente
più aperta: prevediamo di
avere un salone per le feste e
per iniziative aperte all’esterno e forse anche una piccola
piscina a sua volta aperta all’esterno della Casa.
Anche per il personale ci
saranno delle novità con assistenti domiciliari e dei servizi
tutelari ed educatori; sarà anche in questo caso una grossa
svolta. Per la prima volta
stiàmp veramente arrivando a
un rapporto con l’ente pubblico che posso definire sereno e dì collaborazione. Non
siamo più una struttura privata ma veniamo riconosciuti a
tutti gli effetti come realtà del
territorio».
- Le aperture verso l'esternò, possibili con le modifiche
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ruolo di day hospital nel d^
cato settore dell ’handicaph
«Siamo e resteremo uria .
struttura residenziale; abbii^V n 6
mo ragazzi con patologie
bastanza gravi: è la gravi® . “iviet
che li porta all’Uliveto qua^rientito
do non è possibile rinset^^ere un
mento in Centri diurni. Sarai^ che l’uc
no possibili invece attiviti
aperte aH’éstemo».
- Il gruppo dei ragazù
sostanzialmente immutato
corso degli ultimi anni; e
può produrre problemi Si
pre nuovi...
«Sicuramente non abbi
turn over; abbiamo raga
che sono qui da molti ana
Se non si sonò trovate alf
soluzioni in precedenza è
ficile che se ne trovino da
te gli anni trascorsi airUt"J
to; tuttavia stiamo lavoran
a un progetto per una nos
ospite di inserimento in
crocomunità. .
C’è da affront^e il prò'’!
ma dell’invecchiamento
gruppo: moltissimi dei no
ospiti sono giunti da
oggi la più giovane ha 11
ni mentre il più yeccnr
una cinquantina d’anni,
prbblema che ci stia^® ^ ^tare c
nendo anche se non abbà®? a coti:
soluzioni». «
- Per molti anni il ^tlo ip (jj
di rinnovamento . Ja varie
è stato al centro dell
zione; a che punto “¡0 è pi
«li progetto cucina 0 ^ S^Udiscut«
minato il suo iter e ^ '%a sui
anche in grado di J Azione
l’aver messo in ,
progetto più ampio ha .
che le due cose si sia^“
trecciate. Sono s*®** .„q«
contributi in Regione, '
caso o in autunno o i F
vera i lavori alla cuc
zieranno mentre P^* „ mv»
so globale occorrerà un ^
so sforzo, anche di
da parte di tutti».
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che torni
é serpente era più astuto di tutti gli anii selvatici che Dio, ii Signore, aveva fatto,
te alla donna:
, Sosì Dio vi ha detto di non mangiare
m frutto degii aiberi del giardino!
La donna rispose ai serpente:
. No, noi possiamo mangiare i frutti degli
intrico msfcari del giardino! Soltanto dell’albero che è
ibile è liti j) -0ZZO al giardino Dio ha detto: non manino. Il ditene il frutto, anzi non toccatelo, altrimenti
cntinui a
con chi l’ha creata. Questo cambierà
del suo rapporto con Dio.
segno
0ete!
Non è vero che morirete -, disse il ser^penfe * anzi, Dio sa che se ne mangerete i
tiri occhi si apriranno, diventerete come iui:
ite la conoscenza di tutto».
(Genesi 3,1-5)
'iranno
e anche
itale oltft
ionale,s%,
della
ttà è setil
e sradk
ritorio e
ita ai priL,.
in possà ;^63to scambio di battute fra Èva e II serlatì da® N®' ®he precede la cosiddetta caduta, è
;ssa». * definito come il primo “dialogo teologico':non è una preghiera, non è un’invocazionel-ina un discorso su Dio, che va oltre Dio.
Inoltre alcuni parlano della figura di Èva come
la'plima “personalità religiosa”, la prima persona Che - con il serpente - intavola una di®ione su Dio.
(percorriamo lo schema di questo
di questa “chiacchierata”
di conseguenze. Che
Si dicono i due? Il serpente
Mte Èva suH’avviso; Dio avrebndicapf^ di non mangiare quel
remo utf perché lo ha detto?...
île; abbi) spii^se Èva ad im
tologie che Dio abbia posto
la grav®®! divieto per invidia; Dio
veto quaSjPihentito per invidia verso
e l’inseriwssere umano, perché teimi. Sarai^^Che l’uomo e la donna
ze attiviti feno diventare come
li' La verità del serragauH Ble si pone di
mutato és 3nte\ quella
^ anni: « [Dio. .Verità
'ylemi 5e«ij litro verità.
’ borirete”, diri abbiaW e Dio; “non
10 ragaw olirete», dice il
"»'“•S «pJ, eSsì
Sèi "’«“o »
*®'dé di mettere
itto alla discusJ®- Non evita
Romands dedel ser”1®- ma di- ■
con lui. In
‘(ohe rtìodo
itta di discu
Certo la bibbia è piena di personaggi che
discutono di Dio o con Dio o anche contro
Dio. Ma Èva è la prima: non solo nel senso
che .è la prima a farlo, ma nel senso che nel
suo gesto e in quel dialogo risiede la radice
della possibilità di interrogarsi su Dio e di interrogare Dio.
Il prezzo da pagare sarà alto: dopo quel
gesto (come ben sappiamo) l’umanità perderà
l’unione con Dio e cori l’altro. Là dove c’era
comunione subentra egoismo, i rapporti sono
-deteriorati. Eppure si può dire che con quel
dialogojia inizio la tormentata storia degli esseri umani con Dio, così com’è ancora per
noi, cioè nell’unico modo in cui possiamo conoscerla noi - che veniamo dopo -. Comincia,
con questo gesto di rottura, la nostra storia
con Dio.
Anche per noi si pone la “domanda devota”. Si ripete ogni volta la questione posta ad
Èva: verità contro verità. Come orientarsi? Bisogna di
/ino duri
i all’UlivJ
lavorali®
una nost^
nto in
; il proht^
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della proa convinzione
’“ profonda: metj Jc ih discussio1 (a veridicità di
“Shermazione
^'0 è pronta
’''fsra sua
•■azione
re Dio - avere la presunzione di difenderlo! - e
le sue ragioni, che dicono: “morirete”; oppure
bisogna - anche qui con presunzione - accusare Dio e ammettere che ha ragione il serpente quando dice: “non morirete”^ E’ vero,
ha ragione Dio: Adamo ed Èva sono morti alla
vita di comunione che li legava a Dio e fra di
loro. Ma ha ragione anche il serpente: non sono morti affatto, hanno continuato a vivere nel
mondo (sebbene nel mondo caduto).
E inoltre si ripete per noi l’altra domanda
che è posta ad Èva: accettare la provocazione del serpente, accettare di discutere con
lui: il che equivale a rischiare tutto ciò che c’è
di saldo e cambiare il segno di tutte le cose?
Oppure rinunciare a questo, evitare la domanda del serpente e guardare solo all’unità con
Dio'come fonte per la nostra vita?
Anche nel nostro piccolo, nella Egei, non
possiamo eludere queste domande. Se c’è
una cosa che in questi anni stiamo imparando,^grazie alle molte opportunità di incontro e
confronto che ci sono offerte, è che ogni nostra acquisizione può in ogni jmomento essere
messa in discussione da un amico o un’amica
che la pensa diversamente da noi. Abbiamo
cafiito che.tuttó va ridiscusso e che
è bene, se necessario, saper ricominciare ogni volta da capo
senza per questo perdere la passione e l’interesse per la parola di
Dio. L’immagine del 1000 piedi ■ che ha 1000 teste - ci ricorda che in
teoria potrebbero esserci al nostro
interno tante posizioni diverse quanti
siamo noi. Potrebbe accadere!... E’
qualcosa che cominciamo ad accettare, anche se non sempre è facile.
C’è indubbiamente fra di noi una passione
per la domanda. Alle volte però si ha il timore
che non si sia del tutto consapevoli dei rischi
che si corre. Un po’ come Èva, che non sa a
che cosa va incontro. La discussione teologica di Èva con il serpente, non dimentichiamolo,
non andrà a buon fine; e la
motivazione di fondo per cui
quella discussione non ha
sbocco è che da un iato il
serpente attacca Dio, vuole
essere come lui e saperne
più di lui; ma dall’altro Èva finisce per voler difendere Dio.
Ha la presunzione che il
suo discorso - contrapposto a quello del serpente - possa salvaguardare Dio dalle
terribili accuse del
serpente. Dunque
Eya mette tutto in gioco e nonostante questo
perde.
La domanda quindi è
sempre un grande rischio. E’ un’arma
a doppio taglio
con cui rischiamo di
fare il gioco del
serpente. Forse è giusto non dimenticare il
fatto che la domanda, in quanto tale, ci pone
sempre nella situazione di Èva: una situazione quanto meno insidiosa, perché il domandare non è mai un’attività pacifica, ma sempre
piuttosto turbolenta.
Ma perché non riusciarno a sottrarci alla
domanda? Perché non ci riusciamo neppure
se capiamo che le nostre domande hanno il
potere di separare?
In primo luogo penso che dobbiamo domandare: non possiamo'fafe altrimenti semplicemente perché veniatno dopo Èva e apparteniamo al mondo caduto. E’ l’unico mondo che conosciamo! In secondo luogo credo
che possiamo domandare. Lo possiamo fare
dal momento che dopo la caduta e nonostante la caduta Dio intende preservare qualcosa
di importante fra noi e lui. Nonostante tutto
non vuole rompere con noi. Ciò che resta, la
cosa più importante, è la relazione (con Dio e
fra le persone); Dio non la spèzza, la conserva perché è lì che risiede il legame profondo
con lui, fin da quando nella sua libertà ci ha
creati/e “a sua immagine”. Esserè creati a sua
immagine significa infatti che la nostra stessa
struttura, come quella di Dip, è costitutivamente dialogica: non possiamo pensare Dio
da solo, ma possiamo solo pensare ad un Dio
che interpeila; ugualmente l’essere umano
non è se non in relazione: non ha senso se
non come coiùi/lei che risponde e interloquisce cori Dio. Dopo la caduta, dunque, Dio garantisce il fatto che l’antica relazione, che si
esprimeva come “unità originaria” fra creatore
e creature, non vada persa, ma si trasformi. E
Dio accetta che ciò avvenga.
Certo, Dio maledice l’uomo e la donna, li
caccia dall’Eden, eppure accanto a questo
Dio “fece per Adamo e la sua donna tuniche^^
di pelle e li vesti” (v. 21). Mi sembra che in
questo gesto sia condensato il nuovo rapporto: Dio accettìa la nuova condizione dell’uomo
e della donna. Sono caduti, separati dal creatore e fra di loro, eppure Dio li tiene^ncorà in
considerazione (non spezza la relazione), li
accetta (li veste) per ciò che sonò adesso diventati: accetta che il rapporto sia cambiato e
si comporta di conseguenza. Forse Dio capisce che ormai con l’uomo e la donna non può
avere a che fare se non nella scissione,
f Dunque possiamo domandare (anche farci tentare dalla domanda devota del serpente)
in quanto la relazione con Dio resta salda, anche se è una relazione nuova. Non si esprime
più nell’unità che non ha bisogno di parole
pérché è già nella Parola, ma si esprime inevitabilrnente nelle numerose parole e domande: anche quelle che separano.
L’immagine della lotta è stata a volte usata per esprimere la natura del rapporto con
Dio dopo la caduta, ed effettivamente mi
sembra un modo efficace per descrivere la
nostra “nuova” condizione: poco rimane, dopo la cadutà, di quella “unità originaria” che
teneva insieme il, creatore e le creature. La
nuova relazione con Dio trova espressione
piuttosto nella “lotta per la parola di Dio” che
ci “segna di cicatrici” nel corpo. Nessuno di
noi, se si mette onestamente in gioco, se ne
può tirare fuori.
Lula Nitti (Napoli)
DALLA NUOVA REDàZIONen
ordine di apparizione: Elia Piovano; Lula Níítl. Cristína Ferrara, Simona Piovano. Deborah D’Auna.
D’fìuria. Paolo Montesanto. Loredana Pecchia. Pietro Romeo. Bettina Koenie, Manuela MolinariJ
' ni 5
luglio 1996
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fámppitlfa
Su quel ramo dei;.joirer^^l R%g4iardq^ishe bagna te.sponde di un ridente p^ellètJiBlle leg^dart^jValli Valde§j,;
conosciuto dagli amici c'óm^ Ìi' Gerrnànip^^ lontano '199(|
naìKiue il nostjttf GRUPPO GipV^tLE. ^
Dopo sei anni la fisionomia del grappo ba^subh w^ 11^ À M /\
to dei mutamenti, alcune persona li sodo agàlun-^ W |yi«4n|^y-,.,
te, aitrèiClftanno “lasciato”, però lo spirito é sempre ^ siesso e la voglia di stare assieme é più forte che mai.
Ógni settimana e, per essere più precisi, il martedì sera, ci incontriamo per cantare,
mangiare e, nel tempo libero abbiamo [’hobby di discutere di bioetica, ebraismo, razzismo
e, quando siamo proprio in vena ci piace confrontarci sulla nostra fede e su chi é Dio per
noi: VI SEMBRA POCO !?!
K
7 dubbi che ai
confmpti:
lai
nei SUI
.-ite' '' r" <
CHE’» Dio non sa rispondere e qualche
nelle sue scelte fa degli errori.
'H*■
ÿ A) Dio é molto irtìportapte per 'me ma é un
‘1 fy
Se non sapete cosa fare, venite a trovarci, crêpes, pe^t^ciufta e siipgatiaÆono assicurate!!! . >'
casino, perché non so come rapportarmi a Lui, non
capisco quello che mi vuole dire, non capisco se mi
parla; se non mi parla. „ '*
B) Ani^à per me é così, però sento che mi vao^
le bené e à volte sento che anch'io gliene voglio. "
§ A) E’ un amico con il quale posso sempre
confidarmi, òhe sento sempre vicino e in cui ho
completa fiducia.
B) Certo, sono d’accordo con te, ma non mi
sento di essere così ottimista, perché, se é vero
che sento Dio come un amico con cui ho la possibilità, in qualunque momento, di confidarmi, non mi
sento di poter dire che sempre lo sento vicino a
me, qualche volta, infatti, la fiducia mi abbandona
e temo di averlo perso.
§ A) Dio é qualcosa di astratto che però quando lo chiamo diventa qualcuno di concreto, non
posso essere sicura che mi senta, ma la mia fede
dice sì.
B) lo sono d’accordo con te, anche perché lo
considero molto importante, indispensabite e presente, anche se spesso é indefinibile, inspiegabile.
Però, non ti sei mai chiesta come faccia a conoscerci tutti?
A) Sì, e sono convinta che abbia un enorme pazienza e poi penso che capisca al volo, dal tono
della voce, dallo sguardo ciò che noi vogliamo dirgli.
§ A) Sai, spesso Dio mi turba? perché non riesco a capire il suo comportamento.
B) Sono d’accordo con te, troppe volte non lo
capisco, troppe; e attera vorrei non crederci più, ma
é impossibile!
§ A) Comunque, secondo me, ad alcuni «PER
B) Anphe secondo me qualche volta Dio sy
glia, ma la cosa positiva é che é disposto arfJ
Gettare / hpstri suggerimenti. j : ;,
C) Ma che cosa state dicendo, per Dio f^
«PERCHE’» non sono altro che delle minu:
Lui ha in realtà una visione molto più ampl^
le cose rispetto a noi e quelli che noi cons/(&l
mo come gli errori non sono altro che delle^
SERE del grande mosaico che Dio ha prog^
to.
§ A) Secondo me la vita é come un gri^
rebus, perché spesso accadono fatti ai quali ^
riusciamo a dare dei perché e non riuscianii
comprendere. Però, ho la certezza che in C
possiamo trovare la soluzione ai rebus c
fa; Dio, infatti, ci é sempre accanto e in Lui (¡¡;j
biamo riporre tutta la nostra fiducia . .. éq
che dice anche il salmo 23. '
B) E’ vero che la vita é complicata, ma (
Dio spesso é ancora più complesso; é Dio elìsi
un rebus, magari la vita può aiutare a cercare
soluzione (vedi nel libro di Giobbe al capitolai
i versetti dal 3 al 9 che cosa scrìvono.)
Le certezze che abbUi
nei confronti di Dio: t
, Dio é una luce che non sempre riesco à%
dere con chiarezza, ma di cui percepisco ile
re.
Dio é la mia guida.
Come un’automobile, per mantenerem
buona tenuta di strada, é indispensabiléì
buon assetto, così l’andamento del mondé
pende dalla presenza di Dio . . .si, Dio èl
SETTO MIGLIORE.
Dio é sempre accanto a noi, ma ce ne rendí
mo conto solo quando ne abbiamo bisogno; r
;'te»
Durante upa,parte dogif idòbijdl del G.G. ci siamo confrontati su questo tema “CHI E’
DIO PER Npi”. Le -efférmaztoni a i brevi dialoghi che seguono sono il risultato di quéste
discussioni. ’
Come capirete la nastra fede é fatta certamente di PUNTI ESCLAMATIVI, che rappresentano le nostre certezze, le nostre convinzioni, ma é fatta anche di PUNTI INTERROGATIVI e quindi di dubbi, perplessità, contraddizioni.
L’ “immagine” di Dio che emerge é quindi un’ immagine complessa, ricca di sfaccettature ma, a nostro parere, é proprio questa complessità che la rende affascinante.
Per concludere, l|ui^t>ase delle riflessioni fatte, noi del G.G. abbiamo deciso di scrivere una nostra cc^s|ioné cy fede neflasguale esprimono CHI E’ e COM’E’ il Dio in cui
crediamo.
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CONFESSIONE DI FEDE.
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.^szese
ìalla n
Crediamo in un Dio che é nostra guida, come una luce che ci indica il cammino da seguire: urèlu-j
ce che non sempre riusciamo a vedere con chiarezza, ma di cui percepiamo il calore.
Crediamo in un Dio amico, di cui abbiamo fiducia, con cui possiamo sempre confidarci e che^dpi
ce sentire vicino nei momenti di gioia e in quelli di tristezza.
Crediamo in un Dio chanon si sconforta di fronte alla nostra debolezza, alla nostra disattflnzion^
ma crediamo in un Dio che, caparbio, rimane sempre vicino a noi nella vita di questo mondo, condiif
dendone le speranze e i dolori.
Crediamo in un Dio di cui spesso non comprendiamo le azioni, che suscita in noi tanti dubbi e^
certezze, come in un immenso rebus; ma, contemporaneamente, crediamo in un Dio che ha in i
soluzione ai tanti problemi della vita.
Crediamo in un Dio che, pazientemente, ascolta tutte le preghiere che gli vengono rivolte, riùscat ^
do, immediatamente, a comprendere i nostri più intimi sentimenti, anche solo dal tono della vocìi S
dello sguardo. '^v
Crediamo nel Dio dell’ amore che ci invita a riunirci insieme per ricercare una profonda comflnloo
con tutti i nostri fratelli e sorelle per creare un avvenire di giustizia, pace e gioia per tutti.
ANIMARE UN CAMPO GIOVANI
S.Severa, 8-10 marzo 1996, campo formazione
Dav venerdì 8 a domenica 10 marzo alcuni
giovani si sono incontrati a Santa Severa per
un campo formazione quadri. È la prima volta
che si é provato a fare un campo del genere,
sia noi giovani staffisti sia il direttore del centro abbiamo sentito l’esigenza di essere veramente all’altezza per l’animazione di un campo cadetti o giovani.
Il primo relatore che ci ha dato una mano é
stato Stefano Federici, un giovane sacerdote
cattolico che ha sviluppato interesse nell’ambito catechetico rivolto a categorie spèciali,
come i portatori di handicap, per i quali si sta
portando avanti il “Progetto Sicomoro”. Si é
partiti dal testo di Le. 19:1-IO, sulla conversione di Zaccheo. Come Gesù viene a chiamare
Zaccheo, l’emarginato, con la liberazione in
Cristo, e pari dignità, le persone portatrici di
handicap non vengono più considerate inferiori, “schifezze” nei confronti di Dio, perché
Egli é venuto ad amare e salvare tutti. Si impara molto da queste persone e si scopre che
hanno molto da darci e che l’ascolto é fondamentale, il sen/izio con questa domanda: “che
vuoi che io ti faccia?”. Bisogna capire come la
persona può essere aiutata, integrata e salvata; prendere ciascuno nella propria individualità, venirle incontro.
E’ con questa stessa domanda che Adriana Cavina, pastora e psicoioga, ci ha avvicinato ai modi di essere ed alla mentalità dei
giovanissimi che partecipano ad un campo
cadetti o giovani. L’adolescenza é un periodo
di trasformazione profonda e il carripo é una
vera e propria palestra psicologica, dove si
gioca il proprio livello di trasformazione, livello
conscio di scambio, inconscio di desiderio,
aspettative, dove le domande servono per conoscere la propria identità. Si arriva a lavorare sul valore e farlo emergere in ogni persona, proprio come ha fatto Gesù. Per quanto riguarda l’aspetto spirituale, é importante passare attraverso varie strade, bisogna proporre
l’argomento in un modo accessibile, divertente e stImolantèT cercando di partire dai loro interessi, da un modello ideale (che hanno come punto di riferimento) sul quale si fonda il
loro senso di autostiijia. Si è parlato pure del
ruolo che ognuno di essi hanno: è importante
trattare la materia con ironia e autoironia
ma accrescere il loro senso di critica e il loro
talento. Possiamo far rispettare il nostro lavoro di staff, nel momento in cui ci sarà rispetto
tra di noi.
Stefano Federici ha continuato il discorso
di inserimento dei giovani, prendendo come
spunto di meditazione e collegamento il testo
biblico di Mc.5:1-20 (la guarigione dell’indemoniato di Gerasa). Come Gesù è venuto incontro a questa persona totalmente emarginata dal resto della società ma anche da se
stesso riacquisendo, grazie a Gesù, una dignità personale, una liberazione, una riconsiderazione così come noi ci relazioniamo in
modo diverso da quello della società, non
aggressivamente, portando tranquillità alla
persona con cui abbiamo stabilito un rapporto.
Abbiamo in seguito provato ad addentrarci
nella preparazione di una animazione biblica
e in questo ci ha aiutato la pastora Maria Bonafede. Il testo che abbiamo analizzato, spezzettato e discusso é molto bello e significativo: Efes.2:11-22 (Cristo elimina la separazione tra ebrei e pagani). Abbiamo sottolineato
le parole significative e diviso in temi il brano,
discusso il concetto di pace, l’inclusività, la
memoria, la gioia, l’amore di Cristo come unico accesso a Dio e la salvezza e la riconciliazione tra gli uomini. Abbiamo fatto una lista
delle barriere presenti oggi èd abbiamo visto
cosa poter fare per abbatterle: la prima cosa
é di testimoniare l’amore di Cristo e cercare di
viverlo il più possibile. Rapportati a questo testo, abbiamo riportato noi stessi ed i rapporti
interpersonali.
Poi abbiamo voluto vedere come fosse organizzato il campo scout, per confrontarlo al
nostro ‘mondo’: E’ davvero interessante, ciò
che ci collega direi é il senso di responsabilizzazione e il cercare di far tornare i veri valori della vita. Abbiamo avuto questa piacevole
chiacchierata con Giorgio Riparbelli, che ha
dedicato molti anni di lavoro con giovanissimi
e giovani del mondo scout.
Valutando questo incontro, posso dire che
è stato molto bello, abbiamo lavorato bene e
molto. Quello che noi dovremmo chiederci è:
“che sto facendo io per me?" L’indicazione è
di dare degli strumenti e uno spirito critico, poi
la testimonianza viene da sè. L’importanza
della vita comunitaria, della formazione ed ar
Facciamo tanti auguri a Maria
(Mazzarello) e Marco (Ippolito)
che si sono sposati il 29 giO'
gnol!
(nel prossimo numero ampio servizio
fotografico del nostro inviato)
ricchimento che essa dà, è uno stimolo i
importante per chi non ha una fede an^
‘matura’. Il ruolo dello staffista è di
re qualcosa ai campisti; è importante la
pa di altre forme espressive anche se 8^
constatata la difficoltà nella presa delle
sioni in pochi secondi. . ^
In conclusione c’è stata la divisione'
gruppi: i monitori/le monitrici dei campi .
e giovani, ognuna dei quali ha
tolo/tema per il prossimo campo ed han j
ziato a ‘studiarlo’. Si sono poi ^
del campo giovani sarà “Come i
nel mondo del lavoro interrogano i rapporto con l’altro/a? Come raccontar
che libera? Come possiamo liberare _ ^
rapporti?” e quello del campo
“Rompi le immagini e costruisci tu, la
tità”. » .
Sono state fissate le date per gì
per lo sviluppo della preparazione ^
Ci siamo lasciati soddisfatti e cari nj*glia di fare tanto. Che il Signore ® “¿¡j
questo nostro lavoro di testimonianza'
luppo e di crescita .
Cordelia Castorina (P'”
11
ANIMAZIONE TEOLOGICA
/fa Dio sj
'osto adj
■Dio ir
//a minuM
' amp/a^
considgi
' f/a/te
la
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riuscian^
che in [
lUS I
M'nLu/doI
.. éq
3, mai
ó Dioclìiì
a cercar^
capitoti
Jbìar,
riesco a ^
Disco ile
tenere iiij
insabilén
'/ mondo i
Dio é LM
;e ne renài
lisogno.
• Ecumene 8 aprile 1996
1. Il Consiglio elegge Segretaria nazionale della Egei Silvia Rostagno.
2. Si decide di tenere la prossima riunione il 1-2 giugno 1996 a Roma.
» • Roma 1-2 giugno 1996
5. Si decide di tenere il prossimo campo studi nazionale dal 1 al 4 maggio 1997 a
S. Severa.
7. Si nonnina G.Bonnet responsabile del progetto Albania.
8. Si incarica Sara Grasso di preparare la prossima discussione di contenuto sulla
questione meridionale. ' ^
9. Si nomina Emanuele Sbaffi cassiere della Egei.
10. Si nomina Luisa Nitti segretaria agli atti.
11. Si nomina Giorgio Bonnet vice-segretario e Luisa Nitti vice-segretaria.
12. Si delega la segretaria a rapresentare la Egei all’Asserhblea 'nazionale di Libera
(7/8 giugno) e di contattare Nicola Rochat, Erancesca Schirò, Laura Casorio per partecipare all’Assemblea!
13. Si nomina Silvia GardioI e Carla Nocchio rappresentanti Egei nel Comitato dell’Associazione Evangelica Volontariato.'
16. Si nomina Sandra Spada corrispondente per i contatti con l’European Baptist Ee: deration- Youth Committee.
17. Si nomina Nicola Rochat. partecipante italiano nel SoUdarity group del MCS.
ALBANIA... E NOI?
“Cala la notte e tutti si addormentano”,
tranne ... ventiquattro persone che si svegliano e sr riconoscono. Ebbene, sì: sono i partecipanti al seminario di animazione teologica
sul tema “dire la fede”, che si è svolto a S.Severa dal 25 al 28 Aprile ‘96. Pressappoco in
quesjto modo cominciava un gioco che più di
tutti ha animato le nostre serate, o, per meglio
dire, le nostre nottate!
E’ difficile sintetizzare in pgche righe la
quantità di idee, spunti ed emozioni che questo incontro ci ha perrnesso di vivere ed esprimere.Ed è soprattutto difficile farlo, senza suscitare troppa invidia in coloro che non hanno
potuto partecipan/i.
Quello che però mi sembra importante sottoiineare è che, a mio parere, questo seminario ci ha dato e ci ha aiutato a capire ed' esprimere di persona:
1- i’utiiità che una buona animazione può
avere per aiutare i partecipanti ad un incontro
ad esprimere ie proprie idee, a condividere
con gli altri parte di ciò che Si sente dentro,
nel modo più naturale e spontaneo possibile.
Questo è utile quando ci si trova ad affrontare temi particolarmente delicati, quali il Dl
RE LA FEDE, all’Interno della Comunità, al di
fuori di essa, o direttamente a Dio, volendo
affrontare II discorso dal punto di vista personale e non attraverso sterili discorsi teorici e
altamente teologici.
2- Le difficoltà che si possono incontrare
nella preparazione,o, per meglio dire, nella
gestione di un’animazione. Queste possono
essere semplicemente la mancanza del tempo a disposizione (sempre troppo limitato), o il
rischio di non centrare perfettamente il tema
dell’incontro o la necessità di tenere sempre
presente il tipo di persone che formano il
gruppo in cui si sta lavorando.
Per concludere, in questi quattro giorni, attraverso, attraverso le più svariate animazioni
(teologiche, musicali, ludiche e, perché no?
culinarie - non bisogna dimenticare là deliziosa bruschettà del Sabato sera) ed anche attraverso brevi ma intensi momenti liturgici, il
nostro gruppo ha reagito positivamente a
questa “ri-animazione teologica” creando momenti di profonda comunione fraterna ed instaurando 0 riconfermando belle e profonde
amicizie.
Serena Ribet (S.Germano)
iattenziona
do, condili
dubbi e Í
ha inséiij
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ieila V0C6«]
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di comui*
tante ia li«
lese ési*
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isione in«
:ampi ca*
Nel ‘91 la FGEI decise, nel quadro del lavoro sui migranti, di cercare di allacciare rap, porti con un paese a torte immigrazione verso
l’itaiia. Fu scelta l’Albania.
Dopo il viaggio deiia prima delegazione nel
‘92 fu scritto (sul Notiziario, numero zerozero,
il dicembre 92) “...(abbiamo) trovato degli uomini, delle ragazze, dei bambini, delle persone
Anziane, dei volti che ricorderemo a lungo, e
ohe faremo di tutto per incontare nuovamente”. E ancora: “...(abbiamo) trovato l’occasione di un rapporto ecumenico, per noi inedito,
con ia chiesa ortodossa albanese, (...) e abbiamo trovato una missionaria l^attista scozjrése”. “Abbiamo trovato io stimolo a ripensare
. aila nostra vita, aila nostra identità, alla nostra
Istoria personale, alle nostre scelte”.
Dopo quella delegazione ce né fu un’altra
(ottobre ‘92) e ci furono anche alcuni conveiltjgni sull’ortodossia.
In questi anni, dopo questi incontri,' c’era
■netta la sensazione che i’esperienza di un in'feontro con una cultura differente dalla nostra,
ppn persone che non conoscevamo, con una
'fede che non avevamo mai avuto l’occasione
■ di incontrare prima, con l’idea così strana per
noi protestanti italiani di “missione”, fosse
'Un’esperienza molto stimolante e arricchente.
Durante lo scorso Congresso ci si è un po’
chiesti quali fossero ancora le possibilità di un
progetto come quello “Albania”. Questa domanda scaturiva da un lato dalla difficoltà di
comunicazione e di scambio con la chiesa ortodossa durante il tentativo di organizzare il
viaggio di una deiegazione di giovani ortodossi/e in Italia, dall’altro dalla difficoltà di capire
quale fosse il reale coinvolgimento delle/degli
fgeine/i in questo progetto.
Il Congresso ha chiesto di fare una verifica
di questo progetto, e anche per questo, la
FGEI ha partecipato ad una delegazione in
Albania (11-15 maggio), composta da quattro
persone (due delia FGEI, una del Servizio Rifugiati e Migranti della FCEI, e una della
*^PEI), per riprendere in maniera diretta i contatti con i giovani ortodossi e con ie missioni
cosa di più pratico, basti sapere che con la
missione battista ci siamo iasciati con l’auspicio di riuscire a organizzare, magari per
l’estate del ‘97 dei campi iavoro in Albania.
In conclusione, in Albania abbiamo trovato, come le altre vòlte, grandi possibilità. C’è
ia possibilità di porgere un aiuto ¿d un concreto lavoro di solidarietà, c’è la possibilità di
incontrare e di conoscere persone che vivono
una fede differente dalla nostra.
Resta da capire una cosa fondamentale
per il prosieguo di questo progetto. Come
ogni altro progetto della federazione, potrà
funzionare in futuro se (e soltanto se) non saranno solo le persone del Consiglio a occuparsene e a seguirlo. C’è bisogno che le persone dei gruppi che sono interessate a saperne di più, che si sentono incuriosite, facciano
sentire la loro voce, anche solo per chiedere
che cosa si sta muovendo. Le possibilità per
farlo sono molte: la tecnologia ci mette a disposizione la carta (e le penne) e i telefoni, ed
inoltre, in ottobre c’è il Consiglio Allargato, dove partecipano tutte le segreterie regionali.
OSSERVAZIONI DI UN FGEINO
ALL’ASSEMBLEA BATTISTA
In queste poche righe ho solo accennato
all’ultimo viaggio che abbiamo tatto e non vi
ho così raccontato tutte le cose, belle e brutte, che abbiamo visto e vissutq. Se però ne
volete sapere di più potete telefonare a Sandro Spanu (06/5124056) e a Daniele Del Priore (02/2403248).Sul progetto Albania in generale potete parlare invece con il responsabile
del progetto che è Giorgio Bonnet
(02/2480037).
Aspettiamo vostre notizie.
Daniele Del Priore (Milano)
All’assemblea del’U.C.E.B.I. sono presenti
circa 200 persone tra delegaii/e,
osservatori/trici e simpatizzanti. Salta subito
all’occhio l’età media dei partecipanti... ma
dove so.no i giovani?
Non voglio fare il quadro di una situazione
drammatica quale non é, ma di sicuro sono
state poche le Chiese che nella scelta dei delegati/e hanno tenuto conto dell’età degli
stessi. In questo ci insegnano altre unioni
Battiate che hanno specificatamente nel loro
regolamento una percentuale che garantisce
sempre una presenza giovanile alle assemblee, convegni, etc.
Nonostante questa premessa il quadro giovanile delle chiese battiste, in termini di impegno e di presenza nelle chiese, non mi sembra negativo ma, anzi, in nettà ripresa (se di
ripresa si può parlare) rispetto a qualche anno
addietro. A conferma di questo c’é il numero
degli iscritti/e battisti/e alla facoltà Valdese di
teologia di Roma ed a quelle internazionali,
nel C.E.D. di Eirenze, nelle Eederazioni interdenominazionali.
La E.G.^.1 in questa Assemblea é rappresentata da Silvia Rostagno che relaziona sulle mozioni del Congresso che si é tenuto in
aprile. Il punto “chiave” é il rapporto giovani chiese. Sìlvia nella sua esposizione iniziale
batte sulla questione anche con toni forti che
hanno l’effetto di scatenare la discussione
evitando di far passare il momento assembleare in modo anonimà ed improduttivo.
Nella relazione si chiede un maggiore impegno delle chiese verso i/le giovani per un
coinvolgimento concreto nelle stesse. La risposta a questa chiara richiesta, questo chia
ro appello, é stata per certi versi deludente ed
ha esplicitato come questo probiema abbia bisogno di maturare in tutti/e noi. Infatti gli interventi, in tutta sincerità disarmanti, hanno completamente rivoltato la frittata... “nelle Chiese
non ci sono giovani (!) e comunque sono proprio questi ultimi che non Si interessano per
un inserimento o per una coiiaborazione con
ia Chiesa locale”
E’ in frasi di questo tipo che trova riscontto
ia preoccupazione più volte sottolineata al
Congresso EGEI, che troppo spesso lo scambio generazionale é difficoltoso ed assume in
alcuni casi toni conflittuali. Un altro aspetto
che é inaccettabile é l’ignoranza (in senso letterale) di chi, delegato di qualche chiesa, riprenda il discorso Giovani Evangelici in senso
denominazionale... “un tempo c’erano i giovani Battisti i giovani Metodisti, i giovani Valdesi”... ma sveglia!!!
Come si può notare da tutte queste considerazioni il dibattito giovani - chiese é più che
mai aperto e auspico che il Notiziario EGEI,
Riforma, G.E. etc. diventino prossimamente
un mezzo di discussione e scambio recìproco
ed invito tutti/e sìa singolarmente che in gruppo, tramite convegni, assemblee, etc. a riflettere e a spedire le pròprie riflessioni alle testate B.M. V. (e non solo!).
E’ un passo importantissimo che aiuterà,
nè sonchconvìnto tuttl/e noi.ìn un momento di
grande sensibilità ecumenica i giovani, meno
giovani, i meno meno giovani devono, dare
alla base, una grande testimonianza. Coraggio!
Giorgio Tagliasacchi (Cagliari)
CONVIVERE O NON CONVIVERE? QUESTO E’ IL PROBLEMA!
Abbiamo incontrato nuovamente (dopo
anni e mezzo) i/le giovani ortodossi/e è
fra loro una grande voglia di conoscersi, di
confrontarsi, di capirsi. E’ stato un incontro
' molto schietto, aperto, sincero, e insieme abbiamo cercato di capire quali possibilità di incontro ci potranno essere in futuro; si sono
così individuate due strade percorribili: da un
lato favorire e facilitare i nostri incontri appoggiandosi anche alle organizzazioni ecumeniche di cui facciamo parte, come ad esempio,
IMCS (Movimento Cristiani Studenti), dall’alfro continuare a cercare una relazione privile9'ata tra giovani evangelici/che italiani/e e gio)(ani ortodosse/i albanesi, provando magari a
[•lanciare l’idea di una loro delegazione qui in
.Italia.
Per quanto riguarda le missioni battiste l’incontro è stato più breve ma altrettantg significativo. In Albania, come in tutti i paesi dell’est,
c 9¡oca una partita difficilissima e molto delicata che ci riguarda da' vicino. Si tratta di catira, e in primo luogo siamo noi dei paesi occidentali e ricchi a doverlo fare, quale sia la
costra idea del limite esistente fra evangelizzazione e proselitismo. Questa può essere
bna questione su cui riflettere nei nostri con'^agni dei prossimi anni, ma se si vuole quel
la convivenza? Niente di più strano, complicato ma bellissimo allo stesso tempo, se ci si riesce. Dico “se ci si riesce” perché vivere
al di fuori del nucleo familiare con persone estranee è difficilissimo,
ma può esserlo un po’,meno se vivi con i tuoi amici come nel mio
caso. La mià esperienza di convivenza è probabilmente una delle
più diffuse nelle città universitarie, cioè la convivenza tra studenti e
studentesse.
Vivo a Catania con altre quattro persone: mia sorella Gaetana,
Simona, Mirella e Rosanna. Viviamo insiefne da cinque anni e le vicende che abbiamo affrontato durante questo periodo sono degne
di Dallas. Simona, Mariella ed io, siamo iscritte alla facoltà di Scienze Politiche, mia sorella a Medicina, Rosanna a Lingue. Ognuna di
noi ha un carattere, abitudini e spesso anche interessi diversi o,
peggio ancora, idee politiche diverse. Come conciliare tutto ciò?
Sicuramente quello che ci contraddistingue dagli altri casi di convivenza tra universitari/e. è la nostra vecchia amicizia, e sono sicura
che è stato proprio questo grande sentimento che ci lega, a permetterci dì superare i problemi che quotidianamente si pongono davanti
davanti a nohe, soprattutto, quei problemi che possono essere meno ordinari ma più particolari e “catastrofici”. I momenti peggiori della nostra convivenza sono quasi sempre concentrati nei periodi di
esami. Durante tali "fasi critiche” la scintilla che'può far esplodere il
nervosismo, lo stress, la stanchezza che covano dentro di noi, generalmente repressi In nome della tranquillità, della tolleranza e de!
rispetto reciproco, può essere una frase qualunque: «spegni'quella
maledetta radio!», «a chi tocca lavare il bagno oggi?», «perché non
hai portato giù la spazzatura?», «questa è la casa del sindaco!» (riferito al telefono che squilla in continuazione, perché ognuna di noi
ha amici diversi!).
Questo è il minimo considerando che, per il resto, tutte possiamo
imbatterci in altri problemi personali relativi a questioni di “cuore”,
relazioni familiari o di lavoro, problemi economici..^
' Oramai dopo cinque anni ci conosciamo bene, conosciarrio i
' nostri limiti, i lati peggiori e migliori, sappiamo qual è l’atteggiamento piò adeguato da assumere reciprocamente in determinate
situazioni, quando per esempio io ho i miei alti e bassi, quando
Rosanna, stressata dallo studio, irrompe nelle nostre stanze ballando come una pazza, quando Simona si preoccupa troppo per
te spinta dai suoi istinti materni, o quando Mirella è isterica.
In tutto ciò mia sorella si è inserita magnificamente con la sua
tranquillità, con la sua vita regolare ed equilibrata concentrata sullo studio.
Questi sono gli aspetti peggiori della nostra convivenza che
posSono sfociare in liti violente, bronci, lanci di scarpe ma anche
in abbracci scremi o in ubriacatine di “riconciliazione”. Gli aspetti
positivi della nostra particolare situazione sono innumerevoli. Prima di tutto sono riuscita àd instaurare con le mie conviventi un
rapporto di totale confidenza. Generalmente ognuna di noi sa tutto delle altre, ma se dò non si verificasse non sarebbe un motivo
di crisi. C’è totale disponibilità tra di noi per qualunque problema:
c’è sempre una spalla su cui piangere, una voce amica che ti consiglia, qualcuno che tl sgrida se non studi o se combini cavoiate,
chi tl accudisce quando stai male, chi ti presta dei soldi quando
sei a secco, chi è disposto a farti ripetere un’intera materia alla vigilia degli esami.
Einora è andato tutto lisqio, ma alla base della buona riuscita
delta nostra convivenza sicuramente sta il fatto che per noi cinque
il rispetto e la tolleranza della libertà e dei sentimenti delle altre
sono fondamentali e senza di questo, secondo me,' neanche i migliori amia potrebbero mai convivere.
Sara Grasso
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THIS IS THE POINTING GAME
Romània: 9-16 maggio '96, convegno del CEGE
Con la voglia di girare il mondo e andare alla scoperta dei paesi dell’Est sono
partita per la Romania timorosa di affrontare un seminario suH’ecumenismo (di cui
fra l’aitro sapevo poco) in una iingua che
non è ia mia e allo stesso tempo affascinata da questa nuova esperienza. Ci sono volute due settimane per riprendermi
in pieno da questo convegno, svoltosi a
Micheisberg dai 9 ai 16 Maggio ‘96. L’impatto con qn paese dell’Est particolare come la Romania riesce a scuotere le corde
più profonde a chi per la prima voita varca
il confine orientale! Il seminario è cominciato subito ail’insegna di un sentito ecumenismo con una preghiera serale che
ha contribuito aH’immediato affiatamento
del gruppo, rappresentato da quasi tutti i
paesi europei. E poi continuato con visite
alle varie chiese delle tre confessioni cristiane eoa annessa relazione sulla loro
storia e sui loro attuale modo di vivere
i’ecumenismo, dimostratosi aperto e rispettoso. Abituata ai campi e ai seminari
fgeini, ho sentito la rhancanza di vere discussioni come le nostre plenareie e I nostri iavori di gruppo; che non sono stati
troppo esaurienti (ma del resto non si può
avere tutto vista la splendida ed efficiente
organizzazione del CEGE).
Ogni sera ci aspettava l’unico batr del
villaggio dove ovviamente trascorrevamo
quasi tutta la notte fra alcool, biliardo e
musica (con tragiche conseguenze per ii
giorno dopo), ore notturne durante le quali quaicuno ha approfondito un particolare
“ecumenismo”, beati loro.
Vorrei ringraziare Giorgio Bonnet e Davide Rostan per la loro preziosa coilaborazione. Abbraccio tutti/e gli/le fgeini/ne
sperando di avervi invogliato a partecipare ai campi Dei CEGE e in più vi dico: this
is thè pointing game, listen very carefully
and teli me who is it! 1..2..3.! Ifs naturai.,
you! Pensateci.
Christiana Incelli (Firenze)
This is thè pointing game, listen very carefully and teli me who it is!
Comincia così la cronaca-racconto di questo viaggio in Romania alla ricerca di un
confronto con i “terribili” ortodossi, dipinti come l’avanguardia europea di un integralismo di marca islamica.
The pointing game rappresenta la domanda a cui siamo stati chiamati a rispondere
in questa settimana, una domanda sulla nostra identità, sulla nostra storia e su quella
di altre genti di confessioni diverse e sul ruolo che gioca per noi la fede e la nostra appartenenza religiosa.
Proprio come nel gioco (vi state incuriosendo eh?) la risposta fa si può dare soltanto mettendo in relazione le persone, soltanto confrontandosi si può di volta in volta ricostruire la propria identità; e proprio come nel gioco la risposta non viene detta, non
,è neanche così sicuro che sia la risposta giusta, ma è quella che ci permette di capire
lil gioco, di stare in relazione con gli/le altri/e e di metterà e mettersi un pò in discussione.
Prima di partire non sapevo bene dove sarei capitato e così mi sono caricato lo zaino di tutto quello che è la mia identità forte: i campi ad Agape come staff, il mio vivere
in comunità, le mie precedenti esperienze all’estero, e i ricordi di una relazione di Sergio Ribet sull’ecumenismo e. su come porsi in questo tipo d’incontri. Durante il campo
purtroppo (forse) sono venuti fuori principalmente gli aspetti che più caratterizzano il
mio far parte di una minoranza, ma questo mi ha permesso di dialogare con le altre
persone partendo da una posizione chiara. L’esse reyuna minoranza ha un forte fascinò e spesso aiuta a creare contatti tra le persone che hanno un’esperienza simile come i luterani rumeni che ci hanno ospitato In questo centro in Transilvania, o come alcune minoranze religiose che hanno creato una rete di contatti tra studenti a Kiev.
Con loro probabilmente si aprirà uno scambio di esperienze attraverso il campo lavoro
e II campo giovani di Agape, ma soprattutto per una settimana abbiamo condiviso una
comune visione di quanto ci veniva proposto in questo campo.
La questione deH’ecumenismo è stata a mio parere toccata solo in parte perché
non si è mai lasciato il tempo, per motivi organizzativi, a un dibattito di confronto che è
avvenuto tra alcune persone solo nei momenti di pausa, questo però non ha inciso
troppo perché comunque abbiamo avuto la possibilità di ascoltare vari punti di vista,
dal vescovo luterano rumeno al cardinale della diocesi di Timisoara, a un docente di
Oxford che ha proposto un futuro per l’Europa dove le religioni possano fungere da
traino per la costruzione di una società finalmente creativa e caotica, un reale melting
pot culturale ed etnico che valorizzi le reciproche differenze. Il tutto finalmente senza
usare la parola tolleranza ma solo diritti umani e cultura della differenza, che per il livello che mi aspettavo e che in parte è stato ciò che ha proposto un vescovo finlandese non è poco.
Ciò che veramente è stato bello è lo spirito di gruppo che si è creato, il vedere anche le persone più rigide sciogliersi dopo qualche giorno al ritmo della tecno-rumena e
il rendersi conto che spesso l’ecumenismo passa attraverso una certa vena dissacratoria stimolata da uria buona birra. Agape, (se il CEGE approva il tutto e trova i soldi),
per l’Autunno 1997 potrebbe essere II luogo per il prossimo incontro, tema: teologia,
chiesa e sessualità ovvero cosa c’entra il sesso con l’ecumenismo? Venite a scoprirlo
tra un annetto?
Davide Rostan (Agape)
*
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♦
VACANZE? SI GRAZIE!^
Presentazione semiseria del prossimo
campo giovani 1-13 agosto al Villaggio
della Gioventù - S. Severa
Iferso
»
#
♦
Quasi ci siamo, le sospirate vacanze stanno per arrivare anche se per molti/e di noi tra i’oggi e ie vacanze vi sono gli esami di mezzo e questo non é poco!!!
■ Comunque siamo ottimisti/e e pensiamo al dopo, quando potremmo mettere i libri nei cassetto e partire.
Partire... qualcuno diceva “chi parte sa da cosa fugge
ma non sa che cosa cerca” (Troiai, Rincomincio da tre),'
niente paura se cercate una vacanza divertente, piena di
amici/che, stimolante, coinvolgente ed economica; il Cam-.
po Giovani di S.Severa é quello che fa per vói.
Caratteristica dei nostri campi é quella di avere un tema conduttore: come i cambiamenti nel mondo del lavoro ‘
interrogano il mio rapporto con l’altra/o .
Se il non avere lavoro condiziona la nostra vita anche
l’averlo é altrettanto condizionante. Il “problema lavoro” ri- '
guarda tutti/e sia gli occupati/e che i/le disoccupati/e, ad
esempio il lavoro dei genitori influenza sicuramente anche i figli/e. Le influenze sono di vario genere: sociali,
economiche, psicologiche; tutti aspetti che vanno ad influire sulla formazione del nostro sé . '
Ci pare dunque importante analizzare il lavoro e capire ■
come questo, nel bene e nel male influisca sulla nostra vita. Argorfienti di analisi e di riflessioni certo non mancano,
provo ad anticiparne qualcuno: i luoghi e Iq condizioni di,
lavoro si sono adattati alle nuove condizioni sociali oppure
hanno mantenuto un modello ormai obsoleto rispetto ai
tempi? Quanto la cultura (meglio sarebbe dire culture) del ,
Javoro esce dagli uffici, dalle fabbriche per entrare nei'
luoghi del non lavoro, del tempo di libero? Quanto questo
ci condiziona? All’interno di questo panorama il/la credeny
te dove si pone, quale ruolo può svolgere, possiamo anche su questo terreno portare un messaggio di novità e
speranza?
In questo lavoro di analisi saremmo aiutati da vari ospiti come l’On. Domenico Maselli, il pastore Giorgio Boùr.
chard, ii pastore di campo Lello Volpe e molti/e altri/e anGora.
Naturalmente oltre ai classici momenti di analisi a S. ^
Severa vi é tutto (di più) ciò che ci si aspetta da una vacanza: sole, mare, musica ed il resto...
Più siamo e più ci divertiamo... i
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P.S. testi di riferimento usati per gli studi: Bibbia ed Ap-; ■
punti di fine secolo(lngrao e Rossanda, Manifesto libri)
Elia Piovano (Torino);
AGÄPE - Centro'Ecumefìlco -10060 Frali
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Dall’8 9l 15 settembre 1996 si terrà presso il Centro Ecumenico di Agape un incontro organizzato
da Agape e da Kairòs Jeunesse, network che collega varie organizzazioni europee che lavorano con
persone migranti. ^
Titolo del seminario è “essere rete” e vuole essere
un’occasione di incontro e di collegamento tra le
varie organizzazioni italiane ed europee.
In questa occasione cercheremo di capire che cosa
significa “essere rete”, fare progetti insieme, condividere un percorso verso il cambiamento, fare un
lavoro comune che vada al di là dei muri costruiti
lungo le frontiere da governi ed istituzioni economiche.
Durante il seminario si presterà particolare attenzione alla situazione del Sud e dell’Est Europa, alla ricerca di tecniche di lavoro creative, alla comunicazione di progetti ed esperienze da parte dei/delle
rappresentanti di ogni gruppo o organizzazione.
31 OTTOBRE - 3 NOVEMBRE 1996
23
Campo donne e tecnologia
24 NOVEMBRE 1996
Network donne
ÍÍ.
■■L’ENERGIA
ìN'GEIMERE
93
Lingue: italiano, inglesé, tedesco, francese,
spagnolo. '
Il prezzo indicativo dell’incontro è di £.280.000.
Iscrizioni partire dal 15.03.1996 presso la segreteria di Agape.
KAIROS
JEUNESSE
ESSERE RETE
/
. L’anno scorso a novembre, con il campo “Un fatto di donne
e macchine”, ci siamo incamminate per la prima volta con passi di donfia nel fantastico mondo della tecnologia.
Insieme abbiamo iniziato un cammino df ricerca confrontandoci con questa realtà e riscoprendola in un percorso di genere.
Utilizzando la comprensione e l’aiuto reciproco abbiamo
cercato di rispondere, di costruire, di riappropriarci di un mondo tecnologico che spesso non sentiamo nostro.
Intendiamo proseguire questa ricerca comune con un campo suddiviso in parti teoriche e manuali, connesse fra loro ma
con una struttura meno rigida rispetto allo scorso anno. Il filo
conduttore sarà l’energia elettrica, che contiene spunti pratici
su cui innestare i laboratori, ma anche teorici, da cui sviluppare discussioni.
Scopo dei laboratori è dare la possibilità alle donne di appropriarsi dell’uso di alcuni strumenti per la riparazione di apparati elettrici, offrire un’occasione per confrontarsi con la propria manualità in ambito tecnologico, sviluppare consapevolezza nei confronti- delle propri-ie possibilità di conoscenza rispetto agli oggetti tecnologici che ci circondano.
Alcuni spunti di discussione individuati a partire dai laboratori tendono ad approfondire i temi emersi nel campo del ‘95 o
nel campo donne di Pasqua '96: il linguaggio tecnologico,
l’aspetto economico, il rapporto fra il corpo e le macchine, la
materialità del pensiero femminile, riflessioni sull’organizzazione tecnologica del lavoro alla luce dell’esperienza di genere.
Ad un anno di distanza dal primo incontro vogliamo nuovamente riunirci per ri-conoscerci e mettere in comune memorie, esperienze, informazioni e progetti delle donne coinvolte in Agape.
Le affinità fra di noi sono molte: l’essere donne, il lavorare per il progetto di Agape, e anche la curiosità di conoscersi e conoscere la storia della presenza delle donne ad Agape, come è emerso dallo scorso incontro.
Questa conoscenza reciproca sarà un modo per suscitare in ognuna interesse per il lavoro delle altre, per scambiarsi spunti per l’elaborazione dei rispettivi campi, nella mi:
gliore delle ipotesi stimolerà 1a creazione di nuovi progetti
comuni, che mettano in relazione le donne presenti in vario
modo in Agape. Va da sé che questo contribuirà ad incrementare e a rendere più piacevole e fruttuosa la nostra presenza ad Agape.
Rispetto alla necessità di lavorare sulla memoria storica
delle donne in Agape, quest’anno abbiamo deciso di concentrarci sulla storia recente, ovvero la direzione femminile
di questi ultimi ani, sviluppando l’idea, già elaborata per lo,
scorso incontro, di una relazione di Franca e Letizia; in particolare vorremmo riflettere sui progetti che sono nati e si
sonò sviluppati in questi ultimi cinque anni, tenendo d’occhio, in questa ricerca non solo i progetti delle donne pia
tutta la gióbalità di Agape. ,.
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Vi aspettiamo numerose!
CONOSCERE
RI-CONOSCER
REDAZIONE: a Torino C/o Riforma, via S.PioV 15,10125 Torino (Fax 011/657542); a Napoli C/o Riforma, via Foria 93,80137 Napoli (tei 081/291185, Fax 081/291175).
REDATtORVTRICI: a Torino Michela Bellino, Cristina Ferrara, Bettina König (coordinatrice - tei 0121/543819), Manuela Molinari, Paolo Montesanto, Elia Piovano, Simona Piovano,
Loredana Pecchia, Pietro Romeo. A Napoli Deborah D'Auria, Marta D'Auria (coordinatrice - tei 081/273194), Lula Nitti.
HANNO COLLABORATO A QUESITglilllMERO: Coj|lella Castorirjp^aniele Del^iore, Gruppgf^vani di S.QiKmano, Sara (^sso, Christiana lncelli,Serena Ribet, Davide Rostan,
Giorgio Tagliasacchi ____
' CORRISPONDENTI REGION^i<f^stina Arg^V^Fio, LauraMpòrio, luri PaW^si, Sarah/bfftinelli, Mariaifillizzarello, ^^Htica Puggigpl^onatella |Bitagno,Orìai ullier. Paolo Testa.
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yerso le elezioni: parla il sindaco di Pinerolo, Livio Trombotto
Servono funzionari responsabili
MHCIO W. TUBTUtlCI
Giorgio Fossa, presidente
della Confindustria - ripjrdo ài sindaco di Pinerolo,
Livio Trombotto - ha detto
che uno stato moderno deve
garantire ai cittadini, agli
Locatori economici e sociali
X burocrazia snella, efficiente, imparziale, che non
implichi la vita ma la semWichi. Negli ultimi anni un
iLcclìetto di leggi, la 142, la
e altre, sta cercando di amgiodemare l’amministrazione
locale. Che cosa ne pensa il
sindaco e che cosa fa Pinerolo per razionalizzare l’assetto
della macchina comunale?
«Non si può non riconoscere alla 142 e alla 81 ricadute positive sulla vita dei
Comuni. Le nuove leggi
sveltiscono sulla carta il pro'cediménto amministrativo.
Oggi siamo messi in grado a
Pinerolo di puntare all’obbiettivo con almeno 1/5 di
delibere in meno. C’è meno
spazio per chiacchiere inutili,
meno freni alla funzione decisionale. Sulla carta, dico.
Per Pinerolo questo quinqùeiinio 1991-96 è stato, tutto.sommato, più sereno, sono
alle spalle le turbolenze che
hanno segnato la città per anni è »questo va asqritto in bucina misura alle nuovi leggi
Leomunali.. Certo rispetto alle
iaspettative, qui come altrove
finsultati non sono stati adeipati. Le nuove norme, 142,
181, 29, 77 sono strumenti
^ nuovi messi in mano a una
dirigenza usa a lavorare con
Ì metodi e mentalità vecchi.
Ì- Accorrerebbe disporre di 4
0,5 funzionari affidabili che
^guano la sorte della giunta,
■ .èli da poter decidere, respon0)ilizzarsi, di attuare coeren
temente la divisione di com- ■
piti tra il personale politico e
quello addetto alla gestione.
Allora isì che tante cose potrebbero essere ammodernate,
rese più snelle, il governo locale potrebbe dare ai cittadini
risposte migliori. Ancora oggi ci lega la legislazione enorme e caotica, funzionari che
tra le diverse norme non sanno decidere, che si trihcerano
dietro i formalismi quando
non ci boicottano. Certo non,
tutti perché ne abbiamo di
molto buoni, che si muovono
in sintonia, ma alcuni e anche
importanti sì, si muovono in
ritardo rispetto al nuovo o
non si muovono affatto».
È così. Ci sono state e ci
sono generazioni di burocrati
dirigenti che erano le vestali
delle leggi, i sacerdoti di
quello che in inglese si chiama «sapere come si fa». Solo
che oggi quel «know how»
non va più bene, anche la
giungla legislativa va sfoltita
ma gli obbiettivi si devono
raggiungere presto e bene.
Forse ci vuole un po’ di mentalità protestante. Il manage
ment forse è questo, non ci
sono sacerdoti, ognuno sa
quello che deve fare e lo fa e
si responsabilizza. Cercate di
valorizzare le risorse umane,
di fare gioco di squadra?
«Stiamo cominciando. Si
fanno da un po’ le conferenze
di servizio tra uffici e servizi,
personale politico e burocratico, per vedere insieme di centrare meglio gli obbiettivi
amministrativi, sveltire i tempi. Per il controllo di gestione, per assegnare i budgets, le
risorse finanziarie ai responsabili c’è qualche difficoltà,
incertezza da risolvere ma
cercheremo di attrezzarci a
dovere. Va dette che il nostro
mandato sta per scadere, in
autunno a Pinerolo si vota per
. il sindaco e il Consiglio».
Che cosa posso scrivere
per l’Eco delle valli valdesi?
Staccherà, come è corsa voce, o si candiderà ancora una
vplta a sindaco? «È vero; ho
detto che volevo staccare, mi
sento un po’ stanco. Bisognerà vedere come si evolvono gli eyenti dèlia politica
qui a Pinerolo; si vedrà».
Indagine sul commercio in Piemonte
Sempre meno negozi
Mil——
Nel 1992 in Piemonte era aperto un esercizio commerciale alimentare ogni 201 abitanti, nel ’93 si è saliti a uno ogni
207 e a fine del ’94 la media
era di uno ogni 213 residenti.
In questa progressione si trova il drastico ridimensionamento dei piccoli negozi, con
superficie di vendita inferiori
agli 80 metri quadri, che sono
passati da 19.899 nel ’92 a
18.746 nel ’94.
Sono alcuni dati della rilevazione statistica effettuata
annualmente dalla Regione
Piemonte in collaborazione
con tutti i Comuni, per fotografare la realtà commerciale;
quest’ultima edizione offre
l’opportunità dì valutare in un
arco temporale abbastanza
ampio le tendenze espresse
dal terziario piemontese.
«Si coglie una divaricazione
forte nell’evoluzione del comparto - ha commentato l’assessore regionale al Commercio e Artigianato, Matteo Vignetta - soprattutto fra commercio tradizionale, in calo
costante e via via accelerato, e
le forme più moderne e aggressive, che continuano il
trend a loro favorevole». Nella sola categoria dei centri
commerciali, ad esempio, si
riscontra un aumento dal 1992
al 1994, da 32 a 41 strutture,
per una superficie di verità
che passala 154.000 metri
quadri ad oltre 214.000. Tendenze espansive analoghe, più
o meno marcate, si notano anche per i minimarket, i supernìercati, gli ipermercati ed i
grandi magazzini. Per i super,mèrcati, la tipologia, più comune con 346 esercizi e
274.000 metri quadri di superficie, si è passati dai 50 metri
quadri per abitante del ’92,
agli oltre 63 di un anno fa.
L’analisi dei dati consente
anche di individuare sul territorio le diversificazioni nel
terziario piemontese. Se consideriamo le 8 province, riscontriamo che Torino risulta
in testa per la rarefazione degli esercizi rispetto alla popolazione: 75 residenti per esercizio. La stessa provincia di
Torino, però, presenta anche
gli indici di maggiore affollamento della grande distribuzione. dove per i centri commerciali raggiunge la quota di
63 mq per mille abitanti.
Altre considerazioni possono essere svolte per la densità
delle edicole e rivendite di
giornali. Nella provincia di
Torino si trovano 1.174 edicole su un totale regionale di
2.562, ma rapportata al numero della popolazione è un
dato inferiore ad altre province: un’edicola ogni 1.905 residenti, contro la media di
una ogni .1.310 di Asti ed una
ogni 1.357 di Cuneo. Nelle
province prevalgono però le
vendite promiscue che abbinano la vendita di quotidiani
e riviste è altri generi commerciali, mentre nell’area
metropolitana domina il modello specializzato dell’èdiqpla esclusiva. >
Per quanto riguarda il commercio ambulante, in Piemonte sono attiva 21.541
aziende, con una lieve diminuzione (-0,64 per cento) rispetto all’anno precedente, in
un settore purtroppo soggetto
a blocco normativo. L’attività
è esercitata su 959 «piazze»
mercatali, con una dimensione prevalentemente piccola;
quasi il 40 per cento dei mercati ambulanti conta meno di
dieci banchi e solo poco più
del 20 per cento ha una consistenza superiore ai 50 banchi.
Polemica a Frali
Metano
0
per l'inverno?
C’è polemica a Prali: oggetto della discussione è il futuro tipo di riscaldamento.
Nel 1998 dovrebbe infatti arrivare il metano in alta valle
grazie a un progetto di metanizzazione dei Comuni montani su cui Perrero e Prali
hanno ottenuto uno specifico
contributo; attualmente infatti
la rete del gas arriva solo fino
a Pomaretto ma fra due armi
ci sarà l’estensione della rete.
L’arrivo del gas metterà in
difficoltà chi oggi distribuisce
il gasolio? Sicuramente ci
sarà una riduzione nei òonsumi di combustibile liquido; la
Combustoil ha avanzato delle
proposte suggerendo l’uso
dell’Ecoden, un combustibile
a costo più basso che sarebbe
altrettanto valido e poco inquinante. L’Acea ha condotto
una cariipagna di informazione sulla diffusione del metano (certamente meno inquinante in assoluto^ proponendo a sua volta un’ipotési che
potrebbe essere più accattivante: il teleriscaldamento.
«Con una sola centrale spiega il direttore dell’Acca,
ing. Carcioffo - e installando
al posto delle centrali termir
che nelle singole abitazioni
■ un semplice scambiatore di
calore saremmo in grado di
/ portare il calore nelle case; in
questo modo sarebbero ridottissime Icj spese di manutenzione e si avrebbe un riscaldamento pulito, oltre all’aequa calda». Sono in corso da
parte del consorzio le valutazioni economiche; la base di
partenza è stata fatta considerando un’utenzajlel 90% sul'
solo territorio di Ghigo.
Conclusa l'attività dell'Unitrè
Giovani artisti
in concerto
Un vento di giovanile freSfchMza, venerdì 14 giugno,
ha concluso l’anno accademico 1995-96 dell’Unitrè di
Torre Pellice. L’austera sala
àella Biblioteca valdese ha
ospitato un concerto di giovanissimi pianisti, allievi della
prof.ssa Eleonora Celesia, titolare della cattedra di Educazione musicale all’Istituto
magistrale di Pinerolo. Ma
■: attività didattica di questa
^segnante va ben oltre, infatti
SI estende anche verso le fa^ della prima infanzia (quat“0 e cinque anni) che vengono avvicinate alla musica sia
non il metodo Suzuki che con
•tre esperienze non prettaniente pianistiche ma di ap^cio quali Kodalj Willems,
^ ecc. Il risultato è l’avvio
ffetto allo strumento senza i
j .tt'Csercizi preliminari; così
Ptccoli allievi, attraverso la
nsicalità, riescono ad esprinre le proprie tendenze in
Vero e proprio discorso
Sleale, dove si evidenziano
a la qualità del suono, sia il
spetto per la personalità
dell’allievo. Sono state eseguite musiche di Bach, Beethoven, Mozart, Clementi,
Chopin, Schumann. Tutti
molto bravi questi piccoli artisti, che hanno strappato qualche lacrimuccia di commozione, sia per la loro ottima preparazione, sia per la spontaneità, propria dell’età prescolare -e sino alla soglia della
pubertà. Nominarli tutti sarebbe impossibile, ma il piccolo
Edoardo, Turbili, di 7 anni,
che ha eseguito «Per Elisa» di
Beethoven, merita un partieolare plauso. La terza età ringrazia commossa la prima età
e la loro maestra, che in questo concerto ha saputo far vibrare all’unisono... l’alba e il
tf amonto! ,
Giovedì 13 giugno, il duo
pianistico Giancarlo PeroniRoberto Satta ha deliziato gli
ascoltatori con musiche di
Schubert (tre rondò) sempre
còsi accativanti per il loro
contenuto romantico, dolce e
passionale ad un tempo, molto ben rilevato dall’affiatamento dei due ottimi pianisti.
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L’Eco
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Le associazioni scrivono al prefetto di Torino
Superphénìx: manca un piano
per
I rappresentanti di una serie
di associazioni ambientaliste
e pacifiste del Piemonte si sono rivolti il 19 giugno al pfefetto di Torino per una richiesta di chiarimenti in merito al
piano di protezione ambientale relativo alla centrale nucleare francese Superphénix.
«Facciamo seguito al colloquio avuto con Lei in data
26 aprile - dice il testo rivolto al prefetto -. In tale colloquio siamo stati informati
della totale mancanza di un
piano di protezione ambientale predisposto dallo stato
italiano in caso di disastro al
reattore nucleare Superphénix, silo in località CreysMalvVle, nell’Isère, a soli
180 km da Torino, in quanto
tale, località è situata in territorìqfrancese. .
In considerazione di quanto
segue:
1 ) l’irtaffidabilità della centrale di cui sopra, dimostrata
in un periodo sufficientemente lungo, rende non del tutto
remota la possibilità di un disastro ambientale a seguito
di incidente; \
2) studi e simulazioni effettuate con metodi scientifici
dimostrano che parte del territorio italiano risulterebbe
direttamente coinvolta in caso dì incidente;
¡desideriamo informaYLa
che, salvo ci pervenga smentita da parte Sua nei periodo
di un mese dalla ricezione
La centrale di Creys-Malville
della presente, sarà nostra
cura rivolgerci alle competenti autorità dell’Unione europea al fine di richiedere la
predisposizione di un adeguato piano di proteziqrie sovranazionale In virtù del
principio di sussidiarietà stabilito dalla stessa Unione europea». \
Lucilla Bórgarello, Margherita Xjranero (Coordin.
piemontese Associazione per
la pace); Luciano Cambeliotti (Loc Piemonte); Emilio
Delnìastro (Pronatura Pièmonte); Livio Martina (Àtà
Piemonte); Rifondazione comunista (Federazione provinciale di Torino); Legambiente
Piemonte.
Intanto il comitato intema
(foto Susanna Deodalo)
\
zionale Les Européens contre
Superphénix, che riunisce.
250 associazioni, ha indetto
per il 17 giugno, insieme al
Wwf di Ginevra e alcune associazioni locali, uha conferenza stampa presso il munì- ,
cipio di Villeurbanne, nel
Lionese, prima città francesè
che fa propriq il pacchetto di
ricorsi contro la centrale nu- ^
cleare, a fianco delle città
svizzere. Hanno intrapreso
azioni legali infatti le città di
Ginevra e di Losanna, seguite
in Italia dalla Regione Valle
d’Aosta, dal Comune di Aosta e da alcuni Comuni piemontesi (Mompantero, San
Diderp, Sant’Ambrogio di
Susa) e dalla Comunità montana Valle di Susa. \,
Nelle
Chiese
Valdesi
AGAPE: INCONTRO
SU FEDE E OMOSESSUALITÀ ^ Relazione
fra uomini, relazione di amicizia, relazione d’amore,
relazione con Dio; sono
questi gli argomenti affrontati nel XVII incontro'su fede e oraosessualitàj al Centro di Agape che sii concluderà il 7 luglio prossimo.
Ili CIRCUITO — Domenica 7 luglio, alle 9, culto a Fontane; ^lle 9 culto
anche a Combagarino.
PERRERO-MANIGLIA — Domenica 7 luglio culto unico a Maniglia
alle 10,30; per le persone di
Perrero che vogliono partecipare al culto e non hanno
mezzo di locomozione,^’
appuntamento è alle 10,15
in piazza a Perrero.
POMARETTO — Domenici 7 luglio culto alle
ore 10; alle ore 11 culto a
Inverso Pinasca.
INFORMAGIOVANI
VAL PELLICE
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14
;:;S*
PAG. IV
E Ko Dfm.f. Vai.i.i mOESI
VÈNERDÌ 5 LUGLIO 199fi J
Tre artisti espongono a Torre Pellice dal 6 al 20 luglio
Un «trio composito» cKe offre
la continuità nella tradizione
MARIO CONTINI
Daniela Giorcelli, Piercarlo Longo e Guy Rivoir
hanno già avuto modo di raffrontarsi fra loro «in parete»
ma non si sono mai trovati,
finora, nell’occasione di essere contitolari di un’esposizione pittorica, in un confronto
alla pari, come nella mostra
allestita nelle sale della Comunità montana, a Torre Pellice, dal 6 al 20 luglio.
La proposta della Comunità
montana vai Pejliee è stata
còlta, quindi, con soddisfazione. Si sarebbe trovata una
motivazione aggregante, e
l’esposizione sarebbe parsa
pressoché conseguente: bastava evidenziare affinità di
qualche tipo, elettive o meno,
tratti accomunanti, dati personali 0 artistici comparabili.
Niente di tutto questo è stato
trovato. La triade risulta com
! posita, fluida, diversificata.'
La personalità dei componenti, la loro indole e fcrtmazione, la collocazióne- societaria.
Patteggiamento di fronte alla
vitaf,.la visione del mondo,
^ l’espressione artistica e il gusjo pittorico, la ricerca di
contenuti contraddistinguono
nettamente i tre operatori
(sótto alcuni aspetti li contrappongono).
A questo punto don i tre
* personaggi abbiamo giocato
d’astuzia, e individuando come sicure Caratteristiche condivisibili proprio il fatto di
essere diversi, di dipingere
ognuno a suo modo e di essere tutti e tre operanti nella vai
^ Pellice, si è decisa l’autoproclamazione di «Trio composi
to» con l’aggiunta del sottotitolo «continuità nella tradizione», cosa che qualifica
questa iniziativa come prosecuzione istituzionale delle
manifestazioni pittoriche portate avanti, in valle, nel corso
degli ultimi cinquant’anni.
Nella vai Pellice tutti i discorsi suH’attività artistica
portano (per questioni di prestigio, per consuetudine, perché di più ¡ìrònto riferimento,
per pigrizia mentale, per scarsità di fantasia, per povertà di
altre fi,gure pionieristiche,
nell’ambito pittorico, perché
fa «distinto» definirsi «figlio»
di qualcuno) a Filippo Scroppo e a Paolo Paschetto (al primo in particolare).
Alla tormentata tradizione
cinquanterìhale di Scroppo
anche i nostri tre artisti fanno
quindi riferimento, o avendo
avuto modo di essere amici
del maestro 0, ancor più, di
avere lavorato per lui o di essere stati prèndati nelle manifestazioni attistiche trascorse.
Abbiamo còsi chiarito le motivazioni della titolazione
della mostra. Daniela Giorcelli, di tendenza astratta,
presenta i suoi fantasmi di luce, che forniscono linfa-umore, come nei sortilegi, a ipotetiche storie appena avviate
(«C’era una volta un gatto
mammone^..»). È la stessa
pittrice a proporre il quadro
come non-figùrativo, di libera interpretazione, («Sensazione» Si intitolano tutti i dipinti dell’artista), mentre va
indicando, magari, i tre occhi
di quella figura di destra («La
vedi? Questa ha la forma di
una pupilla...») e informa che
'11 6 luglio a Torre Pellice
Canto corale alpino
Il Coro alpino Valpellice,
con il patrocinio del Comune
di Torre Pellice, organizza
per sabato 6 luglio 1996 alle
ore 21, presso Ì1 cinema-teatro Trento-di Torre Pellice,
l’annuale rassegna di canto
popolare che è arrivata alla
sua sesta edizione. Quest’anno si lavvicenderanno sul palco due prestigiosi gruppi del
panorama corale italiano; il
Coro Nigritella di Torino e il
Coro Monte Alben di Lodi. Il
primo è un coro misto che sin
dalla sua fondazione, nel
1978, ha introdotto nel repertorio canti popolari di diversa
/; provenienza geografica, cercando di valorizzare, anche
attraverso armonizzazioni ed
elaborazioni originali, la vocalità e la sonorità tipiche di
un coro popolare misto. Nel
1993 ha ottenuto il premio
per la migliore esecuzione di
un canto popolare italiano al
concorso regionale di Canto
corale di Alba, sotto la guida
dell’attuale direttore Willem
Tousijn.
Il Coro Mónte Alben ap-'
proda per la prima volta a
Torre Pellice e sarà un vero
piacere ascoltarlo: di formazione maschile e diretto da
Claudio Sibm, è uno tra i più
importanti e validi gruppi corali italiani e ha al suo attivo
notevoli affermazioni a numerosi concordi (Adria, Ivfea,
Vittorio Veneto, Stresa, ecc.)
e la realizzazione di tre Lp e
un Cd. Tratto dal repertorio
di vasto respiro internazionale ancorato alla matrice popolare, il coro presenterà un
progranuna ricco che spazierà
da brani italiani a francesi e
ungheresi per finire con il famoso «Yesterday» di Jhon
Lennon. L’ingresso è libero.
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il quadro lei l’avrebbe fatto
per essere visto «così» (ma
sono possibili quattro versioni) avendo in mente il giro
d’Italia («Vede la bicicletta?... Vagamente... Vede la
maglia rósa?...).
Piercarlo Longo offre visioni stilizzate di terre-cieli che
si incontrano all’orizzonte
(air infinito): è il suo discorso
maturo più recente. Una visione aerea di lande colorate
con tinte irreali, costruite per
il piacere degli occhi, del gusto estetico, del gioco cromatico. Territori deserti da ctìi 1’
uomo è accidentalmenté escluso, ma in cui potrebbe' ricomparire in ogni moménto,
trattandosi di una pura convenzione di economia, destinata a delimitare l’interesse
sulle forme-colore protagoniste. Uno degli esiti che più
colpisce è l’impotenza dell’
effetto scenografico.
Guy Rivoir si è costruito un
proprio alfabeto simbolico,
che estrae a pezzi dal suo sacchetto di cose preziose e mette in caUipo per esprimere
sensazioni, idee-forza, ideeguida, opinioni, messaggi
(sociali e politici, etici e religiosi). In determinati momenti (quadri) il bisogno di dire
prende forma di grafema e diventa motto o didascalia leggibile, oppure scritta concitata. A volte l’indicazione grafica è di senso compiuto; talvolta l’intervento è segno allusivo o motivo segnico usato
come rimando dialogico per
ampliare il discorso mediante
l’uso di differenti sistemi (ma
sono complementari) di e
spressione comunicativa.
Pinerolo
di spettacoli
È iniziata la maratona di
spettacoli a Pinerolo promossa dall’assessorato alla Cultura e dalla Pro Loco Pinerolo
nel cortile di Palazzo Vittone.
Sabato 6, per il teatro comico
sarà in scena Massimo Bagliani con uno spettacolo divertente e con |a riconoscibile
ironia e comicità di Enrico
Vaime: «Devo fare un musical» è ùn divertenté spettacolo in chiave quasi autobiografica, un attore in attesa di una
telefonata importante che lo
dovrebbe proiettare in un musical sui palcoscenici intemazionali; nelTattesa l’attore si
racconta, suona e canta utilizzando tutte le sue capacità
tecniche ed espressive.
Massimo Bagliani è un attore formatosi alla scuola di
Strehler e di Gassman e le
sue esperienze vanno dal teatro classico alla commedia
musicale di Garinei e Giovannini. Un pianoforte, un
sax e un telefono sono sufficienti per creare un’atmosfera di simpatia e divertimento.
Domenica 7 luglio lo stesse
palcoscenico vedrà il concèrto del gruppo irlandese «La
Lugh» in «Sensitive spirited
traditional irisch music». La
band irlandese ha ormai suonato in tutta Europa; il repertorio del gruppo trae spunto
dalla tradizione musicale del
South East Uster, terra ricca
di generazioni di poeti e musicisti.
Gli spettacoli si terranno
alle ore 21,30 nel cortile di
Palazzo Vittone (piazza Vittorio Veneto 8 a Pinerolo) e il
costo di ingresso sarà di lire
10.000 (8.000 i ridotti), in caso di pioggia gli spettacoli
verranno allestiti presso l’Auditorium di corso Piave.
TENNIS TAVOLO — Il 6 luglio terminerà, in occasione
del campionato sociale, l’attività della Polisportiva Valpellice,
sezione tennis tavolo. Durante il mese di maggio, a campionati
conclusi, alcuni atleti hanno continuato la loro attività dando
prova di bravura; così è stato a Gap in occasione del triangolare
del gemellaggio Pinerolo-Gap-Traunstein. I tedeschi hanno dovuto cedere ai pinerolesi Rosso, Sergio Ghiri e Davide Gay.
Anche a Guillestre, in occasione del gemellaggio con Torre
Pellice, successo di Rosso davanti a Gay e Ghiri.
Per i giorni 13 e 14 luglio la Fidas, donatori di sangue del Piemonte, in collaborazione con il Gomune e la Pro Loco di Bobbio Pellice organizzano un torneo di tennis tavolo riservato agli
under 14 e 18 il sabato e Amatori e Assoluti domenica. Le gare
inzieranno alle 14,30 sabato, alle 9 gli Amatori e alle 14 gli Assoluti, le iscrizioni si ricevono mezz’ora prima di ogni gara.
GREEN VOLLEY: TROFEO CHIALE — Si è disputata a
Pinerolo presso il «Portico ,di Sam» la tei;za tappa del trofeo
Ghiaie di green volley organizzata dal 3S LibertaS. Le partite,
disputate nel bel scenario del nuovo Gentro sportivo, hanno
confermato i risultati della lappa della scorsa settimana ad eccezione della categoria amatoriale maschile dove Fabi e Vignetta
sono stati sconfitti da Gaon e Piovano. Nella categoria femminile invece Serra e Griotti, al termine di una lunga partita sospesa
per la pioggia, hanno superato Mensa e Resiale. Nella classifica
finale Fabi e Vignetta hanno vinto sia fra gli Amatori che fra gli
Atleti davanti rispettivamente a Gaon e Piovano e a Scarlatella e
Pavan, mentre Serra-Griotti hanno superato Mensa-Resiale.
CRONOVERDE «MEMORIA PRIOTTI» — Mercoledì
10 luglio, a partire dalle 19,45, l’Atletica Gavour organizza la
Gronoverde «Memorial Priotti», gara a cronometro individuale
di corsa in montagna. Il percorso comprende una salita alla
Rocca di 2 km su sterrato e la discesa in gran parte su asfalto.
22* CAMPIONATO ITALIANO DI PESCA IN TORRENTE — Si svolgerà sabato 6 domenica 7 luglio nelle acque
del. Pellice e dell’Angrogna il 22® campionato italiano di pesca
alla trota in torrente; inizio delle gare ore 8, premiazioni ore 15
di domenica presso la rotonda di piazza Muston a Torre Pellice.
COMUNE DI VILLAR PEROSA-PROVINCIA DI TORINO
ESTRATTO AVVISO DI GARA
Il Comune di Villar Perosa appalterà pròssimamente per licitazione
privata i lavori dell’area artigianale, prezzo base £. 980.000.000, finanziati parte con fondi CEB 2081, parte con fondi propri. Il Bando integrale pubblicato all’Albo Pretorio sarà trasmesso alle Ditte che chiederanno
l’invito alla gara entro le ore 12 del giorno 27/07/1996. Comune di Villar
Perosa - Piazza della Libertà n. 1, tei. 0121-51001, fax 0121/515322.
Il sindaco di Villar Perosa
Roberto Prinzio
4 luglio, giovedì —‘ PINEROLO: Alle 21,30 a Palazzo
Vittone «Un 48 ’n ca 40»,
spettacolo teatrale con la
Compagnia Piccolo Varietà.
Ingresso Libero.
4 luglio, giovedì — PINEROLO: Alle 18, presso la libreria Volare, corso Torino 44,
Marisa Visintin presenta il li-'
bro «Senza saper domani».
5 luglio, venerdì — PINEROLO: Alle 21,30 a Palazzo
Vittone, per i Venerdì della
musica classica, concerto della
Camerata ducale «Città di Pinerolo». Ingresso lire 18.000,
ridotto lire 13.000.
5 luglio, venerdì — PINEROLO: Alle 21, alla Festa de
L’unità all’Expo Fenulli, concerto del sestetto vocale
«Black Shoes».
5-7 luglio — LUSERNA
SAN GIOVANNI: Alle 18 di
venerdì 5, nella sala d’arte in
via Deportati e Internati 2, si
terrà l’inaugurazione della mostra fotografica organizzata dal.
gruppo fotografico «Controluce» di Luserna San Giovanni.
La mostra resterà aperta fino
alle 23; sabato e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 23.
5-7 luglio — Pomaretto: Si
svolge il Festival della birra
organizzato dalla Pro LoéO, Le
serate del sabato e della domenica saranno allietate dal gruppo «West & Coast» mentre venerdì sarà in concerto il musicista country G. Me Anthony.
6 luglio, sabato — PINEROLQ: Alle 21, nell’ambito
della Festa de L’unità, concerto del quartetto di clarinetti
«Blasius».
6 luglio, sabato — VILLAR PELLICE: A cura della
Pro Loco cena in piazza Jervis
con musica e ballo in compagnia di «Enzo e Massimo».
6 luglio, sabato — PEROSA ARGENTINA: Per la rassegna Giochinpiazza, alle 21
in piazza I Maggio, esibizione
del gruppo storico Pietro Micca che proporrà una ricostruzione storica della battaglia
deli’Assietta.
6 luglio, sabato — ANGROGNA: Alle 21, nel tempio valdese, concerto dei cori
alpini Ana di Revello e «La
draia» di Angrogna.
6 luglio, sabato — PINEROLO; Alle 18,30, presso la
libreria Volare, Ugo Riccarelli
presenta il libro «Le ceneri del
Che» di Athos Bigongiali. Alle 20 rinfresco in libreria; alle
21 Bigongiali presenta il libro
«Due sc^e appese al cuore»
di Ugo Riccarelli.
6 lugiio-25 agosto — TÓRRE PELLICE: Nel giardino
del Collegio valdese tutti i pomerìggi ore 16-20 tiro con l’arco, a cura della Compagnia arcieri del Chisone.
7 luglio, domenica —
PRAROSTINO: Si svolge il
XXI palio delle borgate fra
Prustin Damunt e Prustin Daval a cura della compagnia Balestrieri di Roccapiatta. Partecipa il Gmppo storico di Susa
con sbandieratori e figuranti.
Mostra fotografica sui matrimoni d’epoca.
7 luglio, domenica —
TORRE PELLICE: Si svolge
la fiera d’estate aperta a tutti i
generi commerciali.
7 luglio, domenica — ANGROGNA: A cura del gruppo
Ana festa alpina con carne alla
griglia alla Vaccera.
7 luglio, domenica —
TORRE PELLICE: Alle 10,
in piazza Muston, concerto
della Banda Ana di Pinerolo.
7 luglio, domenica — LUSERNA SAN GIOVANNI: In
piazza Partigiani e viali adiacenti si svolgerà dalle 8 alle 18
il 7° mercatino di «Cose d’altri
tempi», mostra scambio; non
sono ammessi espositori di
prodotti nuovi o artigianali, un
settore del mercatino sarà riservato ai privati e ai residenti.
VALLI
CHISONE-GERMANAS
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Ì:U
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 7 LUGLiO
•Perosa Argentina: Farmacia
Termini - Via Umberto I, tei,
81205Ambuianze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 2O1454
SAI
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 7 LUGLiO
San Secondo: Farmacia Mellano - via Rol 16, tei. 500112..
Ambuianze: 7^
CRI - Torre Pellice, tei, 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 59879Ò
^ PINEROLO ’J|'
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;,
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
à»nno
sáldese
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Simo ai
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Rt
jvj0nien
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A
TORRE PEUriCE — IL,
cinema Trento ha in programma, venerdì 5 alle 20,30,
Casper, domenica 7, ore 20 e
22,10 e lunedì 8 luglio alle,|,i
21,15, Decisione critica.
PINEROLO — La multi-- sala Italia ha in programma; :
alla sala «5cento» Fargo: fé-"
riali e festivi 20,15 e 22,2(1,:
sabato 20,15 e 22,30; alla sala«2cento» Minuti contati: feriali e festivi 20,20 e 22,20®
;.(Fgei):
iesperie
1 .stri Ce
sono il
¿lazion
I ste Idoi
i rò colli
■■ i a
-Üità,-î
sabato 20,20 e 22,30.
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Incorso
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larii
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K Stretti
Limone Piemonte"
Rescontré
Occitan
Dal venerdì 5 luglio si apri- :
ranno gli stand con mostrÈvì
sulla musica, esposizione IÌi •
prodotti artigianali delle valli
occitane, il concorso fotografico «Lo bel e lo brut dins las •.
valadas». Dalle 21, «flamà
d’oc» passeggiata musicale
per le vie del paese. Sabato éle 10,30 un dibattito nella sala
consiliare sul futuro delle valli
occitane e dalle 17 musica
senza pause con gruppi sardi* 1
Kalenda maia e Lou Dalfm
col suo rock occitano. Domenica ci sarà spazio anche per ^
una gara di skiroll valida per
la coppa Alpi occidentali e, rì
mattino, confronto su «La forza delle etnie nel mondo».'Nel
pomeriggio riflessioni sugli
aspetti paesistici evidenziati
dal concorso fotografico, premiazioni, concerto del coro
Mare Tera; dopo cena ancora
musica con i Senhal.
. L'A
imand
Economic.!'
... .imrnà
PRIVATO acquista nK>:
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vari: tei 0121-40181.
L’Eco DeaE Valli Valdesi
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^^TgNERDÌ 5 LUGUO 1996
SSEMBLEA
PAG. 7 RIFORMA
Sono dodici i giovani e le giovani che hanno avviato i loro studi teologici
Un futuro nel ministerio pastorale
le ragazze sono più numerose, ma in tutti è visibile ùna solida preparazione
di base e la disponibilità a assumersi le prossime importanti responsabilità
3341VATOBE BAPISARDA
TTO su dodici sono don'^ne: sono le studentesse
battiste che l’anno scorso
•i hanno studiato alla Facoltà
' valdese. Il rapporto diventerà
dieci su quattordici nel pros5Ìino arino accademico; non
rivuole troppa immaginazione nel dire che il futuro del
ministero pastorale tra le
chiese battiste si prevede «rosa», e ci auguriamo che sia
anche roseo. Sarà certamente
un ministero con delle connotazioni nuove, in cui nuove
sensibilità e nuove priorità
^miglioreranno non solo la
condizione della donna nella
chiesa, ma anche il ministero
pastorale stesso. Le premesse
ri sono tutte. Le studentesse,
come d’altra parte i loro colleghi, sono tutte giovani, hanno un ottimo curricolo scolastico, un solido inserimento
neUavita delle chiese di provenienza e nell’ambiente interdenominazionale italiano
(Egei): molte hanno fatto
esperienze di lavoro nei nostri Centri giovanili, alcune
sono inserite in ambiti internazionali e ecumenici. Queste giovani donne, come i lo: ro colleghi, non faranno certo
i fatìca ad assumersi responsai bQità, anche gravose, con co; giizione di causa.
Guardando il numero com|fessivo delle dodici studentesse e studenti dell’anno
scorso, si nota che la metà
sono figli e figlie di pastori
(Màrinetta Gannito, Paolo
MOrlacchetti, Daniela e Silvia
I Rapisarda, Alessandro Spa:im, Chun Soon Sub), una è
'v
u
Ristrutturazione
dei dipartimenti
L’Assemblea generale dà
mandato al Comitato esecutivo di formulare e proporre
aUa prossima Assemblea generale ’98 una ristrutturazione organizzativa f funzionale
dei dipartimenti di Evange.lizzazione e di teologia, che
- garantendo il normale
svolgimento dei rispettivi
wnnpiti istituzionali: ,
- tenga conto delle mutate
e mutevoli condizioni sociali
e ambientali entro cui operano e vivono le nostre chiese;
miri alla maggior ràziò®alìzzazione delle risorse
umane ed economiche, in
una sostanziale ottica di decentramento, e aH’utiliZzo di
"Sorse locali anche attraverso la formazione di ministeri
^edfld;
~ potenzi il lavoro bmv nel
dell’evangelizzazione
0 della formazione dei ministn;
■ ~ curi, in particolare, la formazione, il sostegno e lo svimppo della chiese etniche,
uwibera di non eleggere, per
“oiennlo ’96-98, i segretari
™gh .organismi operativi à
della lettera m art. 8
.uei Patto costitutivo e, donseWntemente, di non attivare
^Hocedure di cui all’art.
’m ^ Regolamento.
1 j“ mandato al Comitato
,acutivo di nominare, nel
^ttempo, un coordinatore
fin dipartimento al
di garantire, nella fase
T^horla, il funzionamento
^mpartimenti stessi, senza
waere di vista la rlstrutturann«® dovrà essere pròWa e sopra delineata.
sull’Assemblea batj P suuo stati coordinati
p„.“mmanuele Paschetto.
Poto di Pietro Romeo
dunque osservare che le famiglie pastorali molto spesso
costituiscono non solo U luogo di maturazione della fede,
ma sono anche capaci di fornire impulso per una scelta
di vita al servizio dell’Evangelo. Confortante è anche la
constàtazion^ che gli altri
studenti e studentesse provengono da famiglie che si
possono annoverare tra i fondatori (Traili) e i sostenitori
(Spada) delle nostre chiese.
Anche in questo caso si conferma rilevante il ruolo della
famiglia'nella scelta di vita
che questi studenti e studentesse hanno compiuto. Prima
ancora che nello studio, li abbiamo visti dar segni di impegno mediante esperienze
di servizio in centri evangelici
in Italia e all’estero.
Il rapporto uomo-donna,
notato alla Facoltà valdese, si
capovolge, sempre per quanto riguarda la componente
battista, al Centro di formazione diaconale di Firenze. Lì
studiano Silvia Zerbinati,
Mariano De Mattia e Vito Di
Muro. Forse che il ruolo pastorale passa alle donne e
quello diaconale agli uomini?
Un simile capovolgimento
merita profonde considerazioni culturali, non certo teologiche. Tuttavia, ci sembra
per ora prematuro avventurarci in questo sentiero. A
Praga, dove studiano Alessandra Fusi e Nunzio Loiudice, il rapporto è di parità,
mentre a Città del Messico
studia Jaime Castellanos, che
è solo. Studenti e studentesse
provengono, per due terzi, da
chiese delle regioni del Sud.
inoltre Chun Soon Sub è coreano ed è membro della
chiesa di via Urbana a Roma;
Castellanos è dell’Honduras
ed è membro della chiesa di
via della Lungaretta a Roma.
Nei biennio trascorso abbiamo registrato il completamento degli studi di ben
quattro studenti e studentesse in comunione con il dipar
di pastore (Isabella
Stretti Saccomani). Si può
L’intervento di Cristina Cipriani, rappresentante degli studenti battisti alla Facoltà valdese
timento di Teologia. Giuseppe Miglio e Stefano Fontana
sono già annoverati tra i pa-'
stori. Francesca Nuzzolese e
Helen Dyhr, per desiderio di
perfezionamento degli studi,
ritardano un poco Tingresso
nel ministero. Fra non molto
si prevede il completamento
degli studi da parte di Silvia
Rapisarda, che ha già ultimato gli esami alla Facoltà valdese e ha svolto l’anno all’estero
presso il Columbia Theological Seminary di Atlanta; attualmente è impegnata nella
stesura della tesi. Emanuele
Casalino sta per intraprendere l’anno all’estero che svolgerà presso il Seminario internazionale battista di Praga:
lì verrà in contatto sia con
l’ambiente battista internazionale, sia con l’ambiente
accademico riformato della
Facoltà teologica di Praga.
Questa breve presentazione non può finire senza una
citazione di quei fratelli e di
quelle sorelle, oltre venti,
che studiano quali candidati
pastori locali. Sono frateUi o
sorelle con forte vocazione
ma neH’impossibilità di lasciare lavoro e farniglia per
trasferirsi presso una Facoltà. Essi svolgono un ruolo
insostituibile dì ministero
volontario ^non retribuito),
di esempio di amore per la
comunità, di impegno nello
studio a costo di notevoli sacrifici. Molti sono ancora «in
mezzo al guado» degli studi.
Altri hanno completato il loro curriculum; Adriano Dorma, della chiesa di Sant’Antonino di Susa e Enrico Reato, della chiesa di Rapallo,
oggi figurano tra i pastori locali dell’Ucebi.
im
Una novità nell'organizzazione delTUnione
Una strada per valorizzare le risorse locali
ROSSANA DI PASSA
UNA delle novità più grosse scaturite dalla 34® Assemblea battista è la ristrutturazione dei dipartimenti di
Teologia e di Evangelizzazione, con la «scomparsa» dei
segretari degli stessi. Di primo acchito sembrerebbe una
novità negativa, presentandosi come un corpo che si taglia le braccia, riprendendo
una vecchia metafora abusata nel nostro ambiente, ma
non lo è perché i dipartimenti non sono stati soppressi,
anzi l’Assemblea ha dato
mandato al Comitato esecutivo Ucebi di ristrutturarli tenendo conto «delle mutate e
mutèvoli condizioni sociali
entro cui operano e vivono le
nostre chiese». Si è rilevato
che specialmente il dipartimento di Evangelizzazione ■
viene sottoutilizzato dalle
comunità e che quindi va «ripensato». In una situazione
di difficoltà economiche,
TAssemblea ha ribadito la
volontà di potenziare l’evangelizzazione, valorizzando le
esperienze delle chiese e delle associazioni, promuoveiiJo metodi di evangèlizzazione più aderenti alle realtà locali. Ha dato mandato al Ce
di utilizzare le «risorge locali
anche attraverso la formazione, il sostegno e lo sviluppo delle chiese etniche». Nel
frattèmpo il Ce nominerà
due coordinatori che garantiranno la continuità del lavoro dei dipartimenti.
I culti dell'Assemblea
«...e intorno al trono c'era
un arcobaleno che, a vederlo, era simile allo smeraldo»
La figura dell’arcobaleno,
presa da questo passo dell’Apocalisse, ha ispirato il
primo culto del pastore
Martin Ibarra: la varietà di
colori rappresenta la diversità con cui la fede e la gloria
del Signore si manifestano
nei pppoli della Terra, diversità che non può che aiutarci a percorrere la strada cristiana con gioia e speranza.
r fratelli della Chiesa «All
Christian FeHowship» (nella
foio)hanno tenuto uno dei
culti «multicolori» che hanno aperto le giornate assembleali.
La questione finanziaria
Alle chiese il compito
di crescere nella solidarietà
SUSANNA NICOLOSO
SECONDO GIORDANI
U ¡TENUTO iridispensaA<l\bile rilanciare nelle
nostre chiese, una riflessione
sulla consacrazione al Signore della propria vita, del proprio tempo, delle proprie risorse...»: è uno dei temi conduttori di questa Assemblea,
riferito anche al tema delle finanze. Negli ultimi anni, in
seguito all’autonomia dagli
aiuti della missione americana, i problemi di natura finanziaria sono andati crescendo, amplificati anche
dalla necessità di provvedere
direttamente alla conserva
totale. Il reddito complessivo
risulta essere ancora insufficiente a sopperire alle necessità, ma quali sono le reali
necessità dell’Unione? Può
sembrare superflua la precisazione, ma la facciamo ugualmente: tutte quelle derivanti dall’avere un cammino
da percorrere insieme per
l’evangelizzazione e la testimonianza in Italia in una visione unitaria attraverso i
pastori, gli operatori diaconali, gli organismi operativi,
le istituzioni, le associazioni.
L’Assemblea non ha avuto
tempo sufficiente da dedicare
all’approfondiménto dell’
aspetto finanziario, pressata
È confortante constatare
che un’istituzione strutturata
abbia la capacità di modificarsi nelTevolversi delle cose
e nel mutare delle situazioni
e non si sclerotizzi in schemi
consolidati nel tempo.
È bello pensare all’Unione
battista più come a un movimento che come a un’istituzione, nel senso che mantie-'
rie la capacità di modificare
continuamente se stessa per
affrontare le esigenze dell’uomo e della donna di oggi
con stmnienti più affinati e
adeguati. È una via difficile e
rischiosa, ma pensiamo sia
l’unica possibile per una
chiesa che vuole essere uno
strumento duttile nelle mani
di Dio per testimoniare del
suo Regno che viene.
La segreterìa deirAssemblea
zione e alla razionalizzazione
del patrimonio immobiliare,
ora notévolmente incrementato a seguito delle donazioni.
Anche in termini normativi, il
rapido e incalzante aggiornamento agli standard comunitari impone un adeguamento
di strutture e operatori in ordine^ alla preparazione professionale, restringendo sempre più lo spazio disponibile
per la semplice diaconia.
Tutto ciò ha reso improrogabile il potenziamento della
struttura amministrativa anche in termini di persone in
grado di avere una visione
organizzativa in chiave maggiormente pragmatica e gestionale. Il concorso dei suddetti eventi, che si sono verificati con rapidità superiore
alla capacità delle chiese di
recepirli nell’esatta consistenza e di fronteggiarli con
la dovuta tempestività, sono
aH’drigine'delio squilibrio
che registriamo nel bilancio
tra le entrate e le uscite: squilibrio che si è aggravato nel
1995 per la concomitanza di
ulteriori investimenti immobiliari effettuati per motivi di
«urgenza», arrivando a livelli
insostenibili (27%).
Il sistema adottato per finanziare le necessità dell’
Ucebi si fonda sostanzialmente su due canali: il contributo delle chiese a] Piano
di cooperazioné, fonte che
dovrebbe essere esclusiva,
ma purtroppo limitata ancora a cirda la metà delle necessità reali (54%); i proventi derivanti dall’impiego del patrimonio immobiliare, che rappresentano circa il -36% del
come è stata da altri argomenti di ben maggiore importanza, comunque ben ha
compreso sia la relazione del
Ce che la controrelazione del
collegio dei revisori e tale
consapevolezza ha prodotto
gli ordini del giorno n. 29 e n.
80. L’Assemblea si è espressa
dando mandato al Ce appena
insediato di continuare nell’
azione di promozione nelle
chiese e tra i pastori per riflettere «sul senso della consacrazione cristiana intesa come risposta grata al dono di
grazia del Signore», e contestualmente di agire più rapidamente e puntualmente sul
fronte delle iniziative in campo patrimoniale e immobiliare, per stabilire la reale consistenza di tale patrimonio e
intervenire per razionalizzarlo e rivalorizzarlo, nella prospettiva di incrementarne ia
redditività.
Tuttavia non è dal patrimonio che possiamo ricavare i
maggiori proventi, bensì dalle chiese, e su questo fronte si
dovrà lavorare ancora. Ne è
prova il fatto che nel 1995 solo una trentina su novanta
chiese ha contribuito al Piano di cooperazione in misura
adeguata, e ben 15 hanno
parjtecipato in misura assolutamente inconsistente. L’obiettivo del Ce per il 1996 è di
raggiungere i 1.878 milioni.
AH’ìnizio di giugno sono pervenute adesioni di una chiesa
su tre e l’entità della risposta
è ancora inadeguata. Rimane
quindi ampio margine e molte chiese battiste italiane per
crescer®, nella solidarietà e
nella testimonianza.
Elezioni
L’Assemble® ha proceduto al rinnovo de^ incarichi per
il prossimo biennio. Gli organismi previsti risultano cosi
composti;
V Comitato esecutivo: Renato Malocchi, presidente, Domenico Tomasetto, vicepresidenté, Martin Ibarra, Ernesto
Chiarenzi, Erica Naselli, Carmine Bianchi, Avemino Di
Croce, Rossana Di Passa, Pasquale C^eQuccio, membri.
Collegio degli anziani: Piero Bensì, presidente. Franco
Scaramuccia, Màrilù Moore, Elehà Gtrolanll, Aurelio Naselli, membìtìl. ^
Colle^o dei revisori: Stefano Meloni, presidente, P. Battista, Eugenio De Robertis,,Susanna NlcolosO, Secondo
Giordani,membri. ' i
16
PAG. 8 RIARMA
ATTISTA
VENERDÌ 5 LUGUO
A colloquio con monsignor Alberto Abiondi, ospite dell'Assemblea
Una parabola dà narrare nel futuro
* *
Lj^ssiseai Basilea '89 trova'il suo rilancio nella scadenza di Graz
un'occasione per i cristiani italiani di presentarsi più vicini
LUCA MARIA NEORO
DOPO hionsignor Duprey
e mons. Riva, mons. Alberto Abiondi è il terzo vescovo che viene ospitato dai battisti italiani: tuttavia i primi
due erano stati presenti a dei
convegni, mentre ii vescovo
di Livorno partecipa all’Assemblea vera e propria. Gli
abbiamo chiesto quale sia il
suo punto di vista su questa
partecipazione. «È un altro
anello -, dice Abiondi - nella
catena di doni che il Signore
mi ha fatto, a partire dal 1952,
in ambito ecumenico. Io non
vorrei che la mia fosse la presenza di un rappresentante
ufficiale; siamo fratelli cristiani che si incontrano come appartenenti a due confessioni.
Questa presenza vorrei che significhi una relazione, vorrei
che ogni incontro rappresentasse una vocazione, in vista
di un rapporto più intenso».
- Siamo oggi in un niornento di passa^io, dalla stesone
dell'ecumenismo personale,
di cui lei è e^onente storico,
a un ecumenismo di strutture: ci sono in Italia prospettive
di svolta in questo senso?
«Non esiste “il cristiano”:
siamo una sola cosa in Cristo.
Ciò che è personale deve essere sempre integrato nella
comunione. L’ecuirienismo
deve quindi andare al di là di
coloro che hanno potuto,fare
dei primi passi, si deve creare
un fermento di base in questo senso; non si tratterà
quindi di un miglioramento
quantitativo, ma di una scoperta qualitativa».
- Questo salto qualitativo
potrebbe avvenire anche attraverso quella struttura di
cui si comincia a parlare, un
Consiglio delle chiese cristiane? Quale ne sarebbe Vutilità?
«Ci sarebbe senz’altro i^na
notevole utilità pratica e immediata, ma non mi fermerei
qui: spesso i fini “indotti” diventano più importanti. È
una strada deH’ecumenismo,
che passa attraverso rincontro, quindi l’informazione, la
conoscenza e la proposta.
Direi che in piccolo si tratterebbe di riprodurre quello
che dovrebbe essere il rapporto interconfessionale.
Purtroppo, rispetto ad altre
nazioni, in Italia siamo in ritardo. La Chiesa cattolica
aveva fatto la proposta circa
10 anni fa, ma nei nostri rapporti, se vogliamo che siano
veramente fraterni, non dobbiamo solamente cercare di
capire l’altro: dobbiamo aspettare i suoi tempi di maturazione, e io credo che in
questi anni nelle diverse
confessioni sia maturato il
clima per un organismo interconfessionale di informazione, di confronto e anche
di provocazione. Bisognerà
poi passare alla pratica, su
cui ci sono già delle ipotesi.
Qualcuno poteva pensare
che i caftolici rivendicassero
criteri “proporzionali”; ma di
fronte alla verità e all’informazione, basta che ci sia un
rappresentante per ogni confessione, che sarebbe sufficiente a avviare, nella concretezza, il dialogo. Il clima,
in questi ultimi tempi, e direi
quasi in coincidenza con la
maturazione del documento
sui matrimoni misti, è qualitativamente cambiato».
- Questo è per l’appunto il
primo documento comune fra
cattolici ed evangelici in Italia: qual è l’importanza dell’argomento?
«Questo documento conferma quanto dicevamo prima; da un incontro di rap
r ;
A
presentanti per il confronto
può sorgere un dialogo fra
comunità. Il testo è nato da
incontri che si tenevano
presso la Conferenza episcopale con diverse confessioni:
a un certo punto, parlando
con i protestanti, ci si è chiesti: che fare in concreto dopo
il confronto teologico? E abbiamo pensato alle sofferenze di tanti matrimoni misti o
interconfessionali. Quindi
c’era una finalità immediata
nel venire incontro alle esigenze di queste famiglie; poi
U confronto teologico che si è
rivelato assai interessante;
c’è stato un “senso di scoperta” vicendevole; dopo esserci
ignorati e magari vilipesi per
anni, ci siamo stupiti di trovarci così vicini».
- A Graz ’97 le chiese cristiane d’Europa si riuniranno
per la seconda volta sul tema
«Riconciliazione: dono di Dio
e sorgente di vita riuova». La
prima volta, a Basilea ’89, i
cristiani italiani sono arrivati
in ordine sparso: questa volta
riusciremo a camminare insieme, come già fatto con la
traduzione e presentazione
del documento preparatorio
a cura del Segretariato Cei
per l’unità dei cristiani e della Fcei?
«A Basilea c’è stata una fioritura che non ha avuto il suo
sviluppo' fino al frutto: speriamo che Graz ci porti questo frutto. Nel preparare Basilea per la prima volta ci eravamo incontrati, nell’Assemblea eravamo di nuovo di
spersi e successivamente siamo stati di nuovo lontani;
però c’è stato un preannuncio. Io allora dissi: “Basilea è
una parabola, che dovrà essere narrata con efficacia anche nel futuro”. Quello che ci
aspettiamo è il frutto di una
maggiore riconciliazione,
con apertura verso le esigenze dell’uomo e verso il nostro
cammino verso il Padre».
- Fra tre anni ci sarà il Giubileo e i protestanti si preparano all’appuntamento con
sentimenti controversi: c’è la
consapevolezza della tragicità del fatto che le chiese si presentano divise, ma anche il timore che il Giubileo venga inteso nel senso più classico della Chiesa cattolica piuttosto
che nel senso biblico su cui si
sarebbe tutti d’accordo. C’è
uno spazio per vivere ecumenicamente questo appuntamento?
«Credo innanzitutto che il
Giubileo abbia un grande significato già nella sua scadenza cronologica, nel richiamare i cristiani al valore creaturale del tempo. Spesso ci lasciamo trascinare dallo spazio, contendendocelo, e tralasciamo il tempo, che è momento di crescita. Non si tratta quindi di una scadenza formale. Inoltre il Giubileo deve
poter essere riempito in una
maniera interessante anche
per voi; abbiamo tre anni di
cammino da fare nel nome di
Padre, Figlio e Spirito Santo».
Intervista al Segretario generale dell'Unione battista iberica
cn evangelici spagnoli verso il loro Congresso nazionale
MARTIN IBARRA
Abbiamo intervistato u
Segretario generale dei
battisti spagnoli, Manuel Sarrias Martínez, che ha partecipato alla 34® Assemblea generale deirUcebi.
- Come presenta la realtà
dei battisti spagnoli ai nostri
lettori battisti, metodisti e
valdesi e agli altri evangelici
italiani?
«Siamo un’Unione di chiese con 120 luoghi di culto e
più di 8.000 membri adulti
battezzati. L’opera battista
iniziò in Spagna 125 anni fa e
siamo presenti praticamente
in tutte le città importanti del
paese, sia nella penisola sia
nelle isole Canarie e Baleari,
sia nei possedimenti spagnoli
nel Nord Afiica (Ceuta e Melina). Il nostro obiettivo principale è l’evangelizzazione
del nostro paese ma contemporaneamente abbiamo un
forte impegno missionario in
Africa. Attualmente sosteniamo il lavoro di due medici
missionari spagnoli nel Camerún e una famiglia pastorale nella Crimea equatoriale
spagnola, l’unico paese africano dove si parla lo spagnolo. Ad altri livelli siamo integrati e collaboriamo con il lavoro della Federazione battista europea, e abbiamo iniziato un rapporto stretto con
Cuba, un paese dove le condizioni di "Vita sono drammatiche ma dove è in corso una
grande crescita spirituale».
- Come si rapportano i battisti spagnoli con la realtà del
Manuel Martinez rivolge II suo
messaggio all'Assemblea
vostro paese, soprattutto nelle
relazioni con lo stato e con la
società?
«Dopo molti anni di intolleranza, intransigenza e mancanza di libertà, non è stato
facile uscire dal “ghetto” e
abituarsi al fatto che il contatto a più livelli con la società
che ci circonda sia qualcosa
di normale; nonostante ciò le
nuove generazioni, in modo
particólare, sono cresciute in
un ambiente diverso e si trovano in modo naturale più
aperti al confronto. Dopo la
morte del generale Franco,
avvenuta quasi 21 fa, è iniziata una nuova fase: la Costituzione del 1978, la legge di libertà religiosa del 5 luglio
1980 e, finalmente, le Intese
tra lo stato e le chiese evangeliche del novembre 1992 hanno segnato la strada del consolidamento del pluralismo
religioso ormai riconosciuto
ufficialmente, Ab))iamo un
programma televisivo quindicinale, diverse radio locali,
quattro Centri per la riabilitazione dalle droghe, un grave
problema in Spagna, due
Centri per anziani e fra poco
inaugureremo un nuovo Centro per orfani e bambini in affidamento. In alcune città ci
sono dei gruppi di volontari
impegnati in attività sociali, è
possibile l’insegnamento nelle scuole pubbliche della fede
evangelica, e ci sono maggiori
possibilità di presenza in diverse aree, anche se c’è ancora molta strada da fare e mol
te persone pensano tuttora
che i non cattolici siano dei
settari».
- Quali sono i tratti
dell’identità specifica dei battisti spagnoli e quali sono le
vostre relazioni con le altre
realtà evangeliche presenti in
Spagna?
«Quelli comuni alla famiglia battista: enfasi sulla libertà religiosa, separazione
fra chiesa e stato (abbiamo rinunciato alla versione spagnola dell’otto per mille in ciò
che riguarda le assegnazioni
per il culto ma non alle detrazioni fiscali delle offerte) e un
forte impulso verso l’evangelizzazione. Le relazioni con
gli altri evangelici sono ottime. Con qualche gruppo stiamo facendo i primi passi per
verificare la possibilità di
un’integrazione. Siamo federati in un ente, la Ferede (Federazione degli enti religiosi
evangelici della Spagna).
Quest’anno abbiamo celebrato il 40° anniversario della
sua nascita, quasi informale,
il 1956. Alla celebrazione è
stato presente il nuovo direttore generale per gli affari religiosi. Stiamo preparando il
VI Congresso evangelico spagnolo che ci terrà nel dicembre 1997. Con il Foreign Mission Board della Convenzione
battista del Sud degli Usa abbiamo un’ottima relazione di
dialogo e rispetto vicendevole. Facciamo loro presente
che lavoriamo insieme nell’
opera battista in Spagna e
mostriamo loro la nostra riconoscenza per i 50 anni di
collaborazione ininterrotti».
“ Quali sono le sue impressioni sui battisti italiani? Esiste un interesse da parte vostra per approfondire i vostri
rapporti con le chiese aderenti
aU’Ucebi?
«Da parte nostra c’è un
grande interesse per voi. Da
parte vostra sembra manifestarsi un interesse simile da
quanto visto in questa Assemblea. Voglio proporre alla
Junta Directiva (Comitato direttivo) della Uebe di approfondire e rendere concreti
questi rapporti, ad esempio
rendere automatico l’invito
ufficiale alle rispettive Assemblee e mantenere dei contatti
che possano risultare in un
arricchimento vicendevole e
in una collaborazione in ambiti specifici. Tornerò favorevolmente colpito per alcuni
aspetti della vostra ¡realtà, ad
esempio per l’eccellente preparazione e formazione teologica e intellettuale dèi vostri
pastori e dirigenti».
I •
Fra le decisioni
Anno Duemila e Giubileo
L’Assemblea generale esprime la propria riconoscenza
al Signore per tutti i passi intrapresi come singoli e come
chiese nel cammino'e nellp spirito dell’unità visibile della
chiesa, ritiene necessario perseverare bella ricerca di tale
comunione in Cristo purché nella chiarezza delle posizioni, nel riconoscimento è nel rispetto delle diverse identità
confessionaii.
L’Assemblea generale in particolare, in vista dell’inizio
del terzo millennio dell’era cristiana, dà mandato al Comi
tato esecutivo di esplorare vie e modi significativi per una
celebrazione a livellò nazionale e internazionale di tale'
evento in coordinamento con organismi ecumenici europei e mondiali. Auspica infatti Che la ricorrenza dei due-,;
mila anni dalla incarnazione possa
- divenire un’occasione per una seria rivisitazione critica della storia delle chiese cristiane;
-»^divenire ima opportunità di ricohsacrazione del popa-..
lo dei credenti a Dio nel senso della riconciliazione della,
solidarietà della giustizia e della pace;
- concretizzarsi in un appello comune delle chiese cri-;
stiàne ai governi per un’equa ridistribuzione delle ricch^f
ze e per la cancellazione del debito dei paesi poveri.
L’Assemblea generale raccomanda al Comitato esecutivo di ricercare insieme alle chiese valdesi e metodiste e alle altre chièse della Fcei una linea comune rispetto aH’in-'
vito a partecipare al giubileo indetto dalla Chiesa cattolica.
e di questa informare il Cec e la KeL Fino ad oggi infatti il"
giubileo cattolico si è basato su dottrine, e prassi, come
quelle delle indulgenze, chiaramente in contrasto conilri>
gnificato del giubtìeo biblico e con i principi della Riforma
del sola grafia, solus Christus e sola fide.
Assemblea ecumenica di Graz
L'Àssemblea generale, in vista della seconda Assemblea^
ecumenica europea su «Riconciliazione, dono di Dio e
fonte di vita nuova» (Graz, Austria, giugno 1997) invitale
chiese
- a cogliere segni e a realizzare gesti concreti di riconciliazione, sia in collaborazione con chiese di diversa con-,
fessione, sia al proprio intento;
- a mettere in rete le loro esperienze, attraverso la'
«Commissione Graz» della Federazione delle chiese evan-,
geliche in Italia.
- incoraggia, poiché l’Assemblea ecumeiiica non è riservata ai soli delegati ufficiàli, la partecipazione direna a^.
Graz di gruppi locali, giovani e donne.
- raccomanda al Gomitato esecutivo di contribuire, alla
promozione di un incontro tra le delegate e i delegati di
tutte le chiese italiane che parteciperanno a Graz, prima;
dell’assemblea stessa.
Scuola statale e privata
L’Assemblea generale esprime la propria contrarietà
all’equiparazione, ventilata da più parti, della scuola privata a quella statale, anche sul piano dei finanziamenti. Ritiene infatti che. ciò, oltre che configurare una violazione della Costituzione, dequalifichi ulteriormente la scuola statale
a vantaggio di enti, spesso finalizzati al mero conseguii;
mento di titoli di studio e che, in ogni caso, non offrono i
requisiti del pluralismo e dell’apertura culturale. Sulla base
di questo convincimento, l’Assemblea generale esorta
1) il Ce a farsi promotore, in collegamento con le strutture bmv, la Fcei e quanti altri siano a ciò interessati, di
iniziative tese a riaffermare i valori della laicità e della democrazia.
2) tutte le chiese dell’Ucebi ad attivarsi, assieme ad alce
istanze culturali, politiche e sociali, in difesa della aconfessionalità delle istituzioni educative e formative pubbliche, già vulnerata dalla presenza curricolare dell’Irc (insegnamento della religione cattolica) nella scuola di stato, in
evidente contraddizione con lo sviluppo di una società
multietnica e multireligiosa.
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piccoli, qui impegnati nel canto di alcuni brani dell’lnnarleàto h*
rato dalle edizioni «Il Seminatore» per i bambini
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i Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
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La «Iglesia Evangelica Hispano-Americana» di Genova
Una comunità che ci chiama al dialogo
La provenienza evangelica di molti membri sudamericani sollecita
un confronto arricchente con modi diversi di vivere e praticare la fede
i
eODOBO FANIO Y COBTÉS
La «Iglesia Evangelica Hispano-Americana» rapj^senta un’esperienza partiture, frutto del movimento
«Essere chiesa insieme» sostenuto dal Servizio rifugiati
g migranti della Fcei La coiiÌunità sudamericana di Genova raggruppa circa 50 persone, il cui fattore di coesione è costituito dalla lingua,
dalla provenienza e dalla fede evangelica.
1170% non proviene dal
%Otestantesimo storico, ma
mondo evangelicale, con
.^evalenza pentecostale, che
%1 continente sudamericano riceve i nomi più disparati, La liturgia del culto ha un
vntmn latinoamericano e tieneconto delle diverse sensibilità e prassi in uso nelle
riliese di origine. Si è insisti» tosul «Consejo» affinché la
jljedicazione abbia un posto
|eiltrale, in una cornice di
^preghiera, di canto comunitario e di testimonianze che
,hanno un’impronta, un fervore c un calore tipicamente
5%damericani.
^Nel corso di quest’anno «el
Consejo» ha presentato una
’iozza di statuto. Una volta
.^provato dal Sinodo, si farà
,la convenzione con la Tavola
idese e la Chiesa valdese di
.lénova, per opera della qua^iela comunità è sorta e nei
cui locali è ospite. È chiaro
che non si pensa di costituire
ma.chiesa «vaidense» in più,
dal momento che i riformati
iiono in minoranza. Si tratta
.di sottolineare la radicalità
"^angelica venendo incontro
'acerte esigenze importanti e
inunciabili; per esempio si
' ibreranno a luglio sei battimi, per immersione e nel
; iStime. Per noi riformati la cu■ rapastorale di questa comuiàìlà costituisce una .sfida alla
.Mostra capacità di dialogare
con il mondo evangelicale. Le
giostre chiese, con il loro ba|jgaglio teologico e organizzaj^'tivo, possono recuperare da
queste comunità lo slancio
evangelistico e dare una risposta più efficace alla richiesta di spiritualità più profonf da e più comunitaria.
Una caratteristica di ogni
comunità di immigrati è la
fluttuazione, persone che
t^nno e vengono; basti pensare^he il 70% dei cornponenti della «Iglesia» di oggi è
Anche allo studio biblico non manca l’accompagnamento musicale
dese è costante, non solo co
diverso da tre anni fa. C’è poi
predominio dell’elemento
femminile, dato che per gli
uomini è molto più difficile
trovare lavoro. Parallelamente al servizio di caràttere spirituale e culturale, la «Iglesia»
si distingue per uno spiteato
spirito fraterno e comunitario che insieme ad im connaturale spirito evangelistico, fa
sì che questa chiesa aggreghi
nuovi elementi e si consolidi
sempre più.
Il fatto che si costituisca
una comunità di lingua spagnpla non comporta il pericolo di autoghettizzarsi, perché
il contatto con la Chiesa val
me accoglienza (il giovedì e la
domenica pomeriggio i locali
del tempio sono ad esclusiva
disposizione della Iglesia) ma
anche attraverso i culti bilingui che insieme organizziamo
di tanto in tanto. Ogni giovedì
lo studio biblico è frequentato da una ventina cii persone
ed è ùi lingua spagnola, aperto agli italiani, infatti unr'piccolo gruppo fa parte della comunità come simpatizzante,
sia perché conosce lo spagnolo, sia perché per un italiano
la lingua latina di Cervantes
non costituisce una barriera
insormontabile. La lezione
settimanale di linguàTtaliana
è seguita con interesse. Ogni
doriienica, dopo il culto che
abbiamo alle cinque del pomeriggio, tutti sono invitati al
momento conviviale nel quale si sta assieme per un sobrio
rinfresco e non di rado per un
vero e proprio pranzo. Ma
questo è soprattutto il momento di condivisione dei
problemi: la nostalgia per i
piccoli figli lasciati alla sorella
o alla nonna, dare i primi aiuti a quelli appena arrivati e
garantire per loro affinché
possano essere immessi nel
lavoro, assicurando che sono
persone di fiducia...
Nell’impegno verso gli immigrati coilaboriamo con
quelle istituzioni che con noi
condividono responsabilità e
sollecitudine e cercano di
aiutare queste persone sradicate dalla propria terra, spesso osteggiate e continuamente minacciate di essere private dei diritti fondamentali
che appartengono anche, ai
«non cittadini», compresi
quelli che si trovano in condizioni di irregolarità. Esse
sono la Federazione delle
chiese della Liguria, Città
aperta, il Foro antirazzista
genovese, la Comunità di
Sant’Egidio e la Caritas, che
ha una consulenza legale
sempre disponibile.
li Chiesa valdese di Coazze
Uno spazio per fare cultura
con la cittadinanza
CESABE MILANESCHI
COME può una piccola
chiesa rendere un servizio significativo in un luogo
di villeggiatura? La Chiesa
valdese di Coazze ha predisposto un servizio culturale
caratterizzato dalla laicità e
dal pluralismo, che ormai si p
affermato cpme componente
consueta deU’«estate coazzese» essendo giunto alla quinta edizione. I principali settori di questo servizio sono stati concerti di musica popolare, concerti corali (soprattutto ad opera di corali valdesi),
concerti d’organo e rievocazioni di momenti significativi
di culture minoritarie e dimenticate, quali per esempio
la cultura yiddish e la produzione teològica e musicale di
Hildegard von Binzen.
Insieme alle manifestazioni
artistiche abbiamo proposto
anche delle riflessioni su momenti storici e su argomenti
di attualità: questo con la dovuta discrezione, dato che a
Coazze le conferenze e i dibattiti non sembrano essere
oggetto di grande desiderio.
Quest’anno abbiamo proposto una sintesi storica sul
movimento degli Apostolici e
sulla figura di fra Dolcino, un
(libattito sulla crisi dei valori
e la convivenza civile nell’Italia di oggi.
I settore dei concerti è affidato soprattutto a giovani in
rttop'«!’’’
Serate di dibattito e battesimi alla Chiesa battista di Rivoli
La testimonianza e l'importanza di essere visibili nella città
PIETBO BOMEO
COME ogni anno la Chiesa
battista di Rivoli, a Torino, dedica alcune serateje
una domenica battesimale
all’incontro con i concittadini. Sono momenti importanti
nei quali la comunità ha l’opportunità di farsi conoscere
nella realtà in cui vive, di
aprire un dialogo e di portare
l’Evangelo. Anche quest’anno
le serate sono state tre, alla fine di maggio, e la domenica
di Pentecoste per i battesimi.
I primi due incontri sono stati
impostati come conferenze
più che momenti di evangelizzazione e hanno affrontato
due temi spesso trascurati
dalle nostre chiese quali Bibbia e astrologia e Bibbia e Sa
tana. I temi sono stati presentati da Giancarlo Farina, direttore della Società biblica di
Ginevra e presidente dell’Associazione «Dialogo e informazione>», un’associazione
che studia i fenomeni religiosi che comunemente vengono classificati come «sette».
L’attualità degli argomenti
trattati, soprattutto il «satanismo», è forte soprattutto alla
luce degli ultimi fatti di cronaca (l’arresto dei «bambini
di Satana», membri di una
getta satanista che hanno
usato violenza su un bimbo
di appena sei anni) e Foratore
ha sottolineato l’importanza
di prenderne atto in una società|Che vede gli adepti ai riti
èsoterici in netto aumento.
La terza serata ha avuto
un’impronta diversa: il pastore Franco Casanova ha tenuto una appassionata predicazione di stampo evangelistico sul tema.// senso della
vita. Se vogliamo, un filo rosso ha unito le conferenze, la
predicazione di Casanova e
la domenica battesimale: si
parte da problemi di attualità
nei quali appàre tutto il disagio di vivere oggi, disagio che
si manifesta nella speranza
negli astri o esperienze in cui
l’uomo si abbassa alle umiliazioni più bieche, sempre
alla ricerca di un senso da dare alla propria esistenza: la
Bibbia dà una risposta a questa nostra ricerca ed è quella
della strada di Cristo, come il
pastore Casanova ha sottolineato nella sua predicazione;
il battesimo poi è la risposta
che noi diamo a questa liberazione, a questa grazia che
ci è data gramitamente.
I battesimi hanno visto
protagonisti Lilijan Di Croce,
Michela Serafino, Paolo Morlacchetti e Michele Paschetto. È stato, come sempre del
resto, un momento importante ed emozionante per la
comunità, oltre che per i battezzarìdi. Nel battesimo dei
credenti possiamo vedere
concretamente la Parola e lo
Spirito che agisce: l’immersione in acqua simboleggia
la morte dell’uomo e della
donna «vecchi» e il ritorno in
superficie la loro resurrezione a «vita nuova», insieme
simbolo e segno del Regno di
Dio che verrà.
terpreti, che hanno accettato
di collaborare a una iniziativa
che è anche una scommessa
sulle capacità, dei coazzesi e
dei viUeggianti, di apprezzare
una proposta di serietà nel
periodo delle ferie. Dai giovani della Chiesa valdese di Pineròlo ai giovani del coro
«Musica» di Lusema San Giovanni, al chitarrista Angelo
Giordano, prossimo al diploma, che già si cimenta in
concerti e composizione, fino
ai giovani'diplomati che il 21
luglio concluderanno la rassegna «Le culture e la cultura» con un concerto di organo e ottoni.
Se una parte considerevole
delle attività vetrà svolta
all’orgàno, è perché il tempio
valdese è dotato di un prezioso strumento elettronico
«Lowrie», gioiello della prima
produzione elettronica americana degli anni ’60, che
possiede ottime sonorità e rilevanti valori cromatici, su
cui si sono tenuti apprezzati
concerti anche negli anni
passati. Oltre allà musica organistica si avrà un vasto
programma di musica corale:
dal coro giovanile di Piperolo
alla musica corale classica
del gruppo diretto da Walter
Gatti, ai canti alpini del coro
«Il cifolo» di Torino. Non abbiamo voluto trascurare la
poesia. Il 6 luglio verranno
declamate alcune poesie di
Luca Ragagnin e altre verranno cantate, con mjisica di
Claudio Canal. Ragagnin è
stato vincitore nel 1996 del
premio «Montale» per la poesia, massimo riconoscimento
in Italia per il settore.
L’obiettivo della rassjegna è
duplice. Per la piccola (Chiesa
valdese di Coazze ci si augura
che riscopra la vocazione a
un servizio critico nei confronti della comunità umana
in cui vive, servizio che ponga il problema della qualità
nel contesto della vita sociale
di una località di villeggiatura, e che permetta alla chiesa
di assumere un ruolo costruttivo e insieme critico nel contesto sociale in cui è inserito.
Osiamo porci anche un obiettivo più ambizioso, che
però rischia di restare un sogno: incidere positivamente
sulla qualità dell’estate coazzese, dove prevalgono, ovviamente i momenti ricreativi.
Si tratta di un sogno, hittavia
quando un sogno ha la,capacità di durare per cinque anni, è già diventato una componente della realtà.
®®Torino-via Rassalacqua
Un giusto modo di vivere
nel segno della fedeltà a Dio
to ®3pete queste cose, sieisse le fate» (Giovanni
>. 17). Su questo versetto bilico breve ma denso di signi“cato il past. Piero Bensì ha
centrato la sua predicazio-Uj ®nuta il 2 giugno nella
a battista di via Passalac« torino dove Sara Ferro,
^ Gargano, Elisa Stillav.i',,'tstavo Benedirà hanno
.testimoniare la loro fe-fflediante il battesimo.
Sternata, come ha rifl pastore Bensì, già
^Otepleta di per sé, dove le
tiii ^®.®/olte sembrano inufa^Pteché il battezzato non
Ve il« ’ ®®tnplicemente riceDert. ®5Stio che gli ricorderà
Dink te vita quello che
ona-i® tetto per lui e lo impevirln^ ® testargli fedele e sersieto k ® sapete queste cose,
sto se le fate». A quePttnto dobbiamo sincera
mente chiederci se una volta
che abbiamo appreso queste
cose le mettiamo davvero in
pratica; dovremmo quindi
sondare la concretezza della
nostra fede.
-Che cosa significa, per noi
oggi, avere fede, e come si
manifesta la nostra fede nella
vita di tutti giorni? Molte volte ci troviamo nella situazione che la parola di Dio ci afferra solo intellettualmente
diventando così per alcuni
aspetti una fede sterile. Certo, noi siamo salvati per la fede e non per le opere ma
questo nulla toglie che le
opeie spesso sono te giusta
conseguenza di una fede vissuta interamente nella pienezza della parola di Dio. Un
«giusto» modo di vivere la fede dovrebbe quindi fondere
messaggio e opere in egual
misura.
Chiesa libera di Voila
La pluralità di predicatori
è ricchezza per la comunità
La chiesa libera di VoUa, in
provincia di Napoli, continua il suo cammino di fede,
come sempre, non senza ostacoli e difficoltà che insorgono continuamente: le atti‘<
vità cultuali sono regolari e
l’indice delle presenze, sia
durante lo studio biblico che
il culto domenicale, è costante. Proprio in relazione
al culto domenicale la comunità conserva la caratteristica
di ascoltare più predicatori,
appartenenti a differenti
realtà comunitarie; questo
garantisce una differenziazione nell’ascólto che arricchisce la disposizione all’
ascolto stesso e la pluralità
interpretativa del dato biblico. Relativamente alle riunioni di studio biblico e al
«counseling» pastorale la comunità si avvale, su espressa
sua richiesta e ancora per
quest’anno ecclesiale, dell’
opera del pastore Giuseppe
Verrino, garantendo in questo modo la necessaria continuità. Presso la famiglia Ambrosiano continuano regolari
incontri bisettimanali a scopo prevalentemente evangelistico ma con la partecipazione interessata e costante
di fedeli cattolici che garantisce loro un taglio ecumenico.
Di notevole interesse è il
costante impégno che alcune
sorelle garantiscono nell’assistenza a persone anziane o
in difficoltà, fornendo una
testimonianza molto apprezzata in alcune famiglie; si
spera che altri fratelli possano sentirsi coinvolti in questo servizio. Per il futuro la
comunità si affida con umiltà
e impegno alle indicazioni
che lo Spirito vorrà suggerire
nel tempo.
Incontro internazionale a Martigny
Tre chiese e tre paesi
con un'esperienza comune
Lo scorso 2 giugno si è svolto a Martigny l’incontro fra le
Chiese riformate di Chamonix (Francia), di Martigny
(Svizzera) e la Chiesa valdese
di Aosta. Nella mattinata abbiamo partecipato al culto
con Santa Cena presieduto da
uno dei due pastori emeriti
che curano la comunità di
Martigny, Robert Hasler; la
predicazione è stata tenuta
dal pastore di Aosta, Ruggero
Marchetti. La giornata è proseguita poi nel segno di grande fraternità, in un incontro
che ci ha dato la possibilità di
approfondire la conoscenza
di molti fratelli svizzeri e francesi con i quali condividiamo
molti problemi: a Martigny, ci
è stato detto, manca 0 pastore titolare perché è molto difficile trovarne uno disponibile a trasferirsi in quel cantone
a maggioranza cattolica. An
che a Chamonix solo ora, dopo un anno di sostituzioni
provvisorie, è stato nominato
dal r luglio prossimo il pastore Jéróme Cottin, formatosi anche alla Facoltà valdese
di teologia di Roma.
Queste tre chiese stanno
vivendo un’esperienza che le
accomuna: sono geograficamente vicine fra loro in località di montagna di grande
turismo; pur essendo di tre
diverse nazioni parlano la
stessa Imgua, non sono molto grandi e operano in un
ambiente a maggioranza cattolica. Ci siamo quindi dati
appuntamento in agosto per
studiare se e che cosa è possibile, fare insieme al di qua e
al di là delle Alpi; e certamente durante i periodi di maggiore affluenza turistica sarà
importante aiutarci vicendevolmente. (p.d.)
18
PAG. 10 RIFORMA
Vita Delle Chiese
Scompare un fratello sempre disponibile per la chiesa
Mimmo Rizzo, diacono «di fatto» a Bethel
BRUNO OABRIELLI
SI fa davvero fatica a crederci, ma Mimmo Rizzo
non è più tra noi. Un infarto
ce l’ha portato via la mattina
di sabato 1“ giugno nella casetta al mare che si era costruito a Monacizzo, a poche
decine di chilometri dalla sua
residenza tarantina e a qualche chilometro soltanto dalla
sua nativa Fragagnano, dove
era andato con un amico «a
dare una sistemata» per poi
trasferirvisi per l’estate in
compagnia di parenti e amici, come era solito fare da diversi anni.
Lo avrebbe fatto per «parte»
dell’estate perché ancora una
volta Mimmo, diacono di fatto e non di nome della nostra
chiesa, aveva accettato con la
consueta disponibilità di trascorrere almeno venti giorni
al nostro Centro evangelico
Bethel, sulla Sila catanzarese,
a cucinare gratis per il campo
cadetti e per il campo giovani
del prossimo luglio. Anzi, lo
aspettavamo già per la conferenza delle chiese del IV distretto di inetà giugno, pronto come sèmpre a dare una
mano in qualunque settore
gli fosse richiesto e pago semplicemente di condividere il
clima di grande serenità e di
entusiasmo di un «campo lavoro» che senza di lui non
sarà più lo stesso. Non aveva
compiuto ancora i 53 anni, il
nostro fratello Mimmo, e per
giunta ne dimostrava parecchi di meno, forse per il suo
spirito di eterno scapoione,
amante della sua libertà di
andare e di venire, di dare e
di darsi dove gli pareva, come
gli pareva e a chi gli pareva,
incurante dei suoi seri problemi cardiaci e senza venir
meno a un impegno preso.
A un tempo semplice e colto, divoratore di giornali, di
riviste e di libri delle scienze
più svariate (ma soprattutto
di teologia), conservatore
spesso appassionato ma mai
litigioso, a volte critico severo, soprattutto nelle sue frequenti discussioni con i più
giovani sulla fede e sull’impegno nella chiesa, ma mai
pedante. Mimmo era capacissimo di star da solo e capacissimo di stare in compagnia di chiunque, sensibile
con gli altri e sensibile agli altri, sempre pronto a sorridere e a far sorridere, a prendere in giro e a farsi prendere in
giro rivelando ogni volta
quelle non comuni doti di
comicità naturale che affascinavano chiunque avesse
avuto la fortuna di conoscerlo anche solo superficialmente.
Già operaio specializzato
deU’Italsider-Ilva di Taranto
nonché militante di sinistra e
membro del Consiglio della
locale Chiesa valdese, dopo
diversi anni di cassa integrazione a zero ore era da poco
riuscito a prepensionarsi. E
da allora, ancor più di prima,
non perdeva occasione di
rendersi utile in mille modi
alla comunità e come cuoco
volontario a Bethel e al villaggio evangelico di Monteforte
Irpino, dove pure, negli ultimi anni, aveva lavorato per
molti mesi in una situazione
non facile. A piangerlo e a
sentirne la mancanza non saranno solo il fratello e la sorella, la madre, i nipotini, pochi altri parenti e i fratelli e le
sorelle della Chiesa valdese
di Taranto e di diverse altre
comunità evangeliche, ma
anche i molti amici e amiche
di tutte le età e di tutte le razze che Mimmo aveva in Italia
e all’estero, e a cui era sempre pronto ad aprire non solo
la sua casa ma anche il suo
cuore, gratuitamente ricevendo e gratuitamente dando, con straordinaria naturalezza. Se ne è andato come
era vissuto, in punta di piedi,
senza far chiasso, senza pesare su nessuno. A consolarci
rimane la certezza che con
amore e serenità non minori
di come in Cristo ha saputo
vivere questa vita gli sarà dato di vivere in eterno.
Wfà-'. Una conferenza di Massimo Rubboli a Firenze
Religione e politica in rapporto costruttivo
OBBBIELLA LO BB*MO FORMA
ry ELIGIONE a stelle e
strisce. L’anima americana»: con questo titolo il
prof. Massimo Rubboli, docente universitario e studioso
di storia americana, ha tenuto venerdì 10 maggio una
conferenza organizzata dal
collettivo culturale della
chiesa evangelica metodista
di La Spezia. Il relatore ha approfondito il problema del
rapporto religione-politica
partendo dalla dichiarazione
di libertà con cui nasce, alla
fine del 1700, la nazione
americana. I primi riferimenti alla religione, non compresi nella Costituzione, compaiono solo con il primo emendamento del 1791. Con
esso si afferma che lo stato
federale non deve interferire
nelle questioni religiose, che
le diverse chiese e le diverse
espressioni religiose vadano
ugualmente riconosciute e la
libertà di coscienza è salvaguardata. Questa posizione
libertaria differenzia la storia
americana da quella del nostro paese.
Il prof. Rubboli ha chiarito
che i concetti europei di stato
in senso moderno e di chiesa
unica siano estranei alla tradizione americana. Negli Stati Uniti, infatti, la Federazione favorisce il pluralismo politico e religioso, che già esisteva nelle colonie, mancando proprio la concezione
monolitica della chiesa che
faccia capo ad una struttura
gerarchica. Questo spirito
tollerante preoccupò il Vaticano che, alla fíne dell’BOO,
mise in guardia l’episcopato
nordamericano dai pericoli
derivanti dalla separazione
stato-chiese e dall’influenza,
ritenuta negativa sui cattolici,
dello spirito di libertà religiosa. Dopo aver illustrato questo punto l’oratore ha affrontato un’apparente contraddizione: il principio della suddetta separazione non impedisce una fusione tra religione e politica.
La Bibbia è presente ovunque: è unita alle vicende politiche ed economiche, è citata
nei discorsi dei presidenti. La
contraddizione, sostiene il
prof Rubboli, si supera riconoscendo che in America la
distinzione stato-chiese riguarda l’aspetto istituzionale,
ma il politico non è disgiunto
dal religioso, perché l’anima
americana è molto religiosa,
come religioso è il linguaggio
del cittadino medio. I movimenti di risveglio spirituale
hanno modificato il paese e
hanno avuto effetti concreti
nella società proprio per
quello stretto legame interno
che esiste tra i due piani. Oggi, nel periodo del «Quarto
grande risveglio», si verifica
un calo di partecipazione
nelle chiese storiche, mentre
aumentano le presenze, nonostante una diffusa secolarizzazióne, nelle chiese evangelicals. Questi gruppi indipendenti hanno avuto un peso notevole come elettorato
nélle votazioni del 1994 e lo
mantengono tuttora, spostando la maggioranza dei
voti dal partito democratico a
quello repubblicano.
L’oratore ha precisato, rifacendosi al titolo della conferenza, che si dovrebbe parla
P» I vtxtóri majulêtl, p» gli abbonmimtO al periadici evangelici
iLIbrerie
CLAUDIANA
*.ì
MILANO:
via Francesco Sfcnrza, 1 ¿/A
tei. 02/76021518
KMmEPELLICE:
piazza della LHiotà, 7;
^ttl.0121/91422
’FORINO:
vi» Principe Tommaso, 1;
tei. 011/6692458
,? ROMA: ..‘TI
Litw^ di cultura religiosa
pazza Cavour, 32;
lei, 060225493
re non di un’anima americana, ma di tante anime (religiosa, antireligiosa, laica),
tutte accettate e rispettate, a
meno che non si arrivi alle
forme violente delle sette. Il
prof Rubboli ha parlato in
modo chiaro dimostrando
una conoscenza approfondita e diretta degli avvenimenti
e delle situazioni nel rispetto
delle opinioni divergenti. 11
pubblico, molto numeroso,
ha seguito con interesse la relazione ed è intervenuto nel
dibattito, coinvolto da informazioni che hanno suscitato altre domande o perplessità, informazioni comunque
complesse e diverse dall’immagine americana che viene
comunemente proposta.
Taranto
L^entusiasmo
di un fanciullo
EVANGELINA CAMPI
Da sabato 1" giugno 1996
Mimmo Rizzo non è più
tra noi. La sua giovane esistenza si è spenta, improvvisamente, lasciando la comunità di Taranto addolorata e
attonita. Eravamo in molti al
cimitero di Fragagnano, piccolo centro della provincia di
Taranto, ad ascoltare commossi l’edificante sermone
tenuto da Lorenzo Scornaienchi, accorso subito dà Bari, per il funerale. Ci siamo
stretti con affetto intorno alla
bara del povero Mimmo, attorno alla sua mamma, a suo
fratello, a sua sorella, alla cognata, al cognato, agli amatissimi nipoti, ai parenti e ai
tanti amici ai quali, sempre,
aveva testimoniato il messaggio dell’Evangelo con semplicità e coerenza.
Nel corso della sua vita
Mimmo è stato organizzatore
di viaggi all’estero per visitare
i fratelli delle chiese di Basilea, Berna, Ginevra, Zurigo,
ecc.; costante e pronta è stata
la sua collaborazione ai campi di lavoro e ad ogni attività
interna ed esterna della chiesa. Faceva ogni cosa con l’entusiasmo di un fanciullo, la
sua casa era aperta a tutti i
fratelli in Cristo e ai simpatizzanti, ma in particolare era
aperta ai giovani, verso cui
dimostrava tanta comprensione, perché sincero era il
'SUO desiderio di comprendere e dialogare con il mondo
esterno alle nostre chiese.
Negli occhi dei suoi cari, dei
membri della comunità e dei
suoi molti amici si potevano
scorgere, durante la predicazione, lacrime di dolore ma la
fede, portatrice di speranza,
ci ha consentito di dominarlo
e di testimoniare la potenza
liberatrice dell’Evangelo.
I Evangelici a Ripabottoni
Una giornata comunitaria
per concludere l'anno
CARLETTOCARLONE
. "f ri sono diversi doni, ma
<5 V u
uno solo è lo Spirito.
Vi sono vari modi di servire,
ma uno solo è il Signore» (I
Corinzi 12,4-5). Queste parole dell’apostolo Paolo sembrano le più adatte per esprimere quanto si è verificato la
prima domenica di giugno in
Molise fra le sorelle e i fratelli
delle comunità baitiste e valdese di Ripabottoni, Macchia
Valfortone e Campobasso.
Nel paesino di Ripabottoni,
oltre un centinaio di evangelici si sono riuniti per chiudere quest’anno di attività con
un’agape comunitaria.
Nella piccola chiesa battista, una tra le prime realtà
evangeliche ad essere fondate in Molise, durante il cqlto
presieduto dal past. Dario
Saccomani hanno confermato la loro fede due sorelle della chiesa valdese di Campobasso. Grazia e Giovanna Matacchione, e hanno ricevuto
il battesimo per immersione
tre sorelle e un fratello delle
chiese battiste: Fiiomena
Catione, Marialucia Catione,
Donatine D’Amico, Giuseppe Russo. Si sono susseguiti
così due atti liturgici che in
genere non sono mai posti
l’uno accanto all’altro, vale a
dire la confermazione e il
battesimo.
Pur essendo segni appartenenti a realtà ecclesiologiche
differenti, essi sono stati accomunati ed entrambi valorizzati in un unico culto di
adorazione e testimonianza.
Tali differenze risultano superabili in Cristo che rende
possibile esprimere la fede
nel modo più consono alle
proprie esperienze, e nel contempo riconoscere la medesima validità nell’espressione
di fede del fratello o della sorella. Ecco perché, in tale occasione, non è azzardato parlare di evento: comunità diverse, con ecclesiologie differenti che si incontrano, si
confrontano e si riconoscono
reciprocamente perché spinte dall’unico Signore e Salvatore Gesù Cristo.
venerdì 5 LUGUO loQ^:
Conferenza a Reggio Calabria
Attualità e inattualità
della Riforma di Lutero
FRANCESCA MELE tRIPEPI
Nella ricorrenza del 450“
anniversario della morte
di Martin Lutero ia biblioteca
Arcivescovile «M. Lanza», la
Chiesa valdese, la Commissione ecumenica diocesana e
il gruppo locale del Sae hanno organizzato a Reggio Calabria due incontri di studio
che hanno accomunato nell’
attenta partecipazione evangelici e cattolici, tra cui l’attuale vescovo Vittorio Mondello e il vescovo emerito Aurelio Sorrentino.
Il 14 maggio il pastore Paolo Ricca, decano della Facoltà
valdese di teologia di Roma
ha parlato sul tema: «Attualità e inattualità della Riforma di Lutero». Presentato dal
pastore valdese Piero Santoro, che ne ha messo in evidenza l’impegno di studioso e
l’attenzione per il nuovo che
si fa strada nella Chiesa cattolica, a partire dal Concilio Vaticano II, il pastore Ricca ha
inquadrato, sullo sfondo di
una chiesa, quella dei secoli
XV e XVI, ricca di fermenti e
di inquietudini, la personalità
di Lutero e ne ha sottolineato
la volontà non tanto di riformare la chiesa, quanto di restituirle un contenuto di fede
sostanziato dal Vangelo. Per
l’oratore, quindi, Lutero era
ben lontano da volere la divisione della Chiesa e ne è uscito soltanto quando è stato
scomunicato.
Oggi, finalmente, con l’affermarsi del movimento ecumenico, la maggiore conoscenza del pensiero di Lutero
consente di cogliere gli elementi di attualità: il pluralismo, la laicità, l’internazionalismo, il rinnovamento non
solo religioso ma anche civile
della società mediante una
nuova concezione del lavoro,
del matrimonio e del rapporto tra chiesa e stato. Ma in
Lutero, uomo del suo tempo,
non possono mancare gli elementi di inattualità: una concezione ancora costantiniana
del mondo, una visione patriarcale del cristianesimo, un
atteggiamento di rifiuto nei
confronti degli ebrei. L’appassionato dibattito, seguito
alla relazione, ha dato l’opportunità al prof. Ricca di
esprimere due auspici: la realizzazione della comunione
conciliare nella chiesa, cioè il
riconoscimento reciproco
delle grandi confessioni cristiane come chiesa di Cristo e
l’ospitalità eucaristica come
mezzo di riconciliazione e segno di comunione.
Nello stesso clima di fraternità ecumenica si è svolto, il
ìì:a
Paolo Ricca
20 maggio, il secondo incMi|
tro, tenuto dal padre
Giancarlo Pani, dell’Unh
sità «La sapienza» di
sul commento di Lutero';
lettera di Paolo ai Romani.
conosc
■Rentar
via IV
Dopo u
ne imp
;ienz
niConti
iste d
Sventa
presentazione di don Paries^
assistente del Meic, ha messo'
in evidenza l’autorevoli
competenza del relatore che,
nella premessa, ha sottolineato due fatti: la condanna
di Lutero non è stata esplitìtamente motivata e la stia
riabilitazione da parte deÉ
Chiesa cattolica, iniziatai|i
1983, va di pari passo confe
conoscenza delle sue opere:
A proposito del commetti
della lettera ai Romani, meffl
ta attenzione il fatto cheèeS'so stato ignorato per qual
cento anni e che soltanto b
occasione della pubblicai)
ne dell’Opera Omnia, inizi|6J
nel 1883, è stato trovate il
manoscritto delle lezioni
Lutero aveva tenuto all'uiversità di Wittenberg ttail
1515 e il 1516. Opera, quindi,
non pubblicata da Luterò,
forse perché ancora noti '
esprimeva un suo pensiero|
organico, trascurata dagl?
evangelici perché a qiiriteni' )
po Lutero era ancora cattr“ ’
co e dai cattolici perché
contiene in germe tutti
spunti della Riforma: dalpifll
blema della giustificazione et
della comunione con Dio a j
quello delle indulgenze.
Dall’opera citata emi
travaglio interiore del mona;
co agostiniano che, nella
nea della polemica di Agosfr
no contro i pelagiani, vuo»
combattere la sicurezza uina
nistica che esalta la volenti
di affermazione dell’uomo
ma non fa trapelare alcuS
intenzione di ribellione al)
autorità, bensì l’intento di m
condurre la chiesa, fuorviati |
dalla superstizione, al Vang^
10 di Cristo. Lo stesso inten»
che animava la lettera scnt»
11 31 ottobre 1517 al
scovo, in cui con
mento di grande - .
esprimeva il suo dissen ,.
sull’uso delle indulgenze.
e perno
e mi ase
Durai
ne, anc
ho près
i^aimld
Ijatori.
penza
mie po;
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sione
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sede
l’oml
TORINO — Il 6 e rii maggio il Signore ha chiamato 3 ^
rella Santina Tati, di 79 anni, e il fratello Ignazio |
84, membri della chiesa battista di via P^ssalacqum^^ |
dovi Leonardo ed Ernestina esprimiamo la :
solidarietà. L’annuncio della resurrezione è stato „
predicato il 22 giugno in occasione del funerale di 1^
Beiforte, scomnarso dono un lungo neriodo di di
Beiforte, scomparso dopo un lungo periodo
sistito dal conforto dei familiari. Aveva 88 anni e
cembre 1930, data del suo battesimo, era stato^un
fedele membro di chiesa. Alla moglie Maria, ai
spettive famiglie rinnoviamo la nostra sentita soli
cristiana e rammentiamo che «né morte, né vita,
né principati, né cose presenti, né cose future, né
né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura p .jj.|
separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, n
gnore» (Romani 8,38). (f.c.)
PRAROS’TINO — La comunità dà il benvenuto a
-- Lvd CUlllUlllUl U« 11 UCllVCllwivr
nerone, di Dario e di Claudia Gay, e alla piccola
Flerro, di Aurelio e di Marina Rostagnotto, che ha
il battesimo nel corso del culto del 9 giugno. >
• Il 22 giugno è stato celebrato il matrimonio
Fomerone e Riccardo Pons; agli sposi gli auguri a j
felice sotto lo sguardo del Signore. . jjii^ ?
• La chiesa esprime la sua cristiana simpatia ai ^gj,yto )
della sorella Irma Oliva in Frairia, il cui funerale s ,
nel tempio di San Bartolomeo il 28 giugno.
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[EROI 5 LUGLIO 1996
PAG. 1 1 RIFORMA
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ae opere,
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I II diritto
di decidere
li’béramente
'ono stato allevato nella
"isa cattolica con tutti i
^tti sacramenti. Cristiainvirito ma cattolico torto e dubbioso, a causa
Me ben note sovrapposizio^iposte all’Evangelo du[gnte quasi due millenni, cir(j«iattro anni fa, dopo aver
j^ndantemente superato
il mézzo secolo di vita, per
yna'serie di circostanze delle
quali Hngrazio il Signore, ho
conosciuto e preso a fretóntare la Chiesa valdese di
via IV Novembre a Roma.
Dopo una lunga preparazione impartitami con grande
■pzienza dal pastore Giovanni Conte, nel giorno di Pentetoste dell’anno scorso sono
diventato membro di chiesa
e mi sento finalmente sereno
e sicuro che il Padre mi parla
e mi ascolta senza bisogno di
intermediari.
Durante la mia preparazione, anche visitando le 'Valli,
ho preso coscienza della stona valdese e della Riforma e
del pensiero dei grandi riformatori. Come logica conseguenza, per approfondire le
mie conoscenze e avere un
altro, costante stimolo di ri
lani motó tiessione spirituale, è venuto
' l'A K Zi r/~k O
0 che èsser quatttsK
ioltanto m
abbonamento a Riforma.
(Ogni settimana l’aspetto e lo
'i leggo con soddisfazione ani-'diè se noto che recentemente gli articoli e le lettere su ar’|omenti politici stanno mollo aumentando. È vero che le
i iqnvinzioni religiose influeni zano necessariamente anche
i le|celte politiche, ma non
sffliei trovarmi col tempo a
leigere un giornale di partito
l^ché uno di chiesa.
ajConósco benissimo il tributo di pensiero e di sangue
dagli evangelici alla co
lia, iniziata
trovatoli
lezioni che
to all'uni*
berg tra il
ira, quindi,
la Lutero,
cora noti
) pensièro ;}
rata dagli ?
iquelteni'j;
tra cattdfJ '-*“6“ '-»«‘■e'-“'-» “““
lerché essa | Sw^ione del mondo moderle tutti gli tempi più recenti, al
ia‘dalpró')'' '^^“tta di Liberazione; non
ricazioneel' però fare a meno di
con Dioa '
enze. :
1 emerge il
del mona-}
e, nella IH
idiAgostìi
iani, vuole
rezza unti'
la volontà
lell’uomOj
are alcuna
allionealltento diti'
1 fuorviata|f
alVangfi'
sso intento
tera scritta
al suo ve1 atteggiaì rispetto!
I dissenso
genze.
considerare che la Resistenza
non è stata esclusiva delle sinistre, anche se maggioritarie, e che come da democratico cattolico noji accettavo
di venire costretto a essere
democristiano, allo stesso
modo da democratico evangelico nón accetto di venire
costretto a essere di sinistra
né di qualunque altra direzione. Rivendico il diritto ai
decidere con la mia testa tenendo presente anche l’etica
cristiana, ma senza costrizioni di sorta. Quanto detto non
intacca minimamente la mia
stima per il vostro lavoro nel
giornale, e vi porgo i miei fraterni saluti.
/ Alberto Rocchegiani
Aprilia (Lt)
fi Non possiamo
restare
indifferenti
Ho visto in questi giorni la
grande attenzione che le reti
' televisive hanno dato alla visita del pontefice nella Germania «deUa Riforma», come
è stato più volte ribadito. Mi
permetto di scrivere perché
in questo momento di avvicinamento tra il mondo protestante e quello cattolico è
ora di decidersi a fare chiarezza su alcuni punti senza
lasciare spazio a dubbi o a
fraintendimenti.
Come valdese, ma prima di
tutto come credente ritengo
non si possa restare indi|ferenti verso questa esplicita
«evangelizzazione» al cattolicesimo nella terra di Lutero.
Certo possiamo dire che la
forma scelta sia fra le più soffici e sottili, evidenziando
ptoblematiche sociali e principi di libertà a noi protestanti molto cari.
Se i mezzi utilizzati possono risultare «toccanti», il fine
ci deve indurre a altre considerazioni. Nel momento in
cui Giovanni Paolo II chiede
al popolo cattolico tedesco di
Agenda
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,27 sul primo prograihma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva realizzata dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche
alterne da Raidue alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì della settimana seguente alle ore
9,30. Lunedì 8 luglio replica della trasmissione: I fondamentalismi religiosi, una sfida per il nostro
tempo; Sotto l’ombrellone: novità editoriali. Domenica 14
luglio ^replica lunedì 22 luglio): «La Bibbia si può leggere
muglio»; Una nuova iniziativa della Società biblica; L’assise. della Comunità evangelica di azione apostolica; «Sotto
ombrellone»: un libro per l’estate.
I sé la S'il
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RIFORMA
Via Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
, Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175
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■flJ’i'nia è II nuovo titolo della testata La Luce registrata dal l’ubunale^j^lo wn
M76 del is gennaio 1951, responsabile Franco Giampiocoli. Le modifiche sono
Il ®°'' ordinanza in data 5 marzo 1993. .,
risi 28 giugno 1996 è stato consegnato per l'inoltro p^le all Uffiao,
via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 26 giugno 1996.
Il dibattito sulla «Padania» richiede analisi serie dei fenomeni sociali
Al Nord non solo sfruttamento ma anche integrazione
GtHO LUSSO
Í' L nostro paese, come molte altre
. realtà nazionali, ha vissuto e contiua a vivere le contraddizioni legate
allo sviluppo economico di tipo capitalistico che tra l’altro si concretizzano in
diseguaglianze territoriali, in diversità
sociali, in sofferenze. Se prendiamo in
esame, anche in maniera superficiale,
il processo di crescita economico italiano vediamo come il «triangolo industriale», o meglio i poli del triangolo,
non siano nati dal nulla, ma siano stati
il frutto dei cambiamenti della struttura protoindustriale che è passata da
un’ubicazione pedemontana, legata
alle disponibilità naturali di forza motrice, a un’ubicazione metropolitana
che privilegiava gli aspetti infrastrutturali e la quSità del lavoro.
Questo processo non è stato opera
maligna del potere economico ma è
stato, tra l’altro, il frutto della dinamica
di eventi tecnologici, di situazioni politiche, di condizioni economiche prededenti. In questo contesto hanno preso
forma situazioni socio-economiche e
territoriali quali la «proletarizzazione»
di ingenti masse di lavoratori, con tutti
i drammi legati a questa condizione e
la marginalizzazione delle aree più deboli: si vedano in Piemonte le aree
montane, le colline del Monferrato e
dell’alta Langa, ecc.
Le popolazioni dell’Italia di NordOvest, negli anni che stanno a cavallo
di questi ultimi due secoli, vissero in
•prima persona i drammi legati allo
scardinamento delle loro economie e
della loro struttura territoriale. A mo’
d’esempio basti ricordare che nei 9 anni che vanno dal 1905 §11913 oltre
600.000 piemontesi espatriarono verso
nuo'vi paesi e, nel solo 1913, questi furono ben 78.663. Quel che avvenne negli anni seguenti è storia nota; centinaia di mi^aia di veneti prima e centinaia di migliaia di italiani del CentroSud poi vennero a risiedere nel NordOvest del nostro paese dando origine a
una comunità che, pur con tutti i limiti, è un elemento altamente positivo
nella nostra storia nazionale.
Certamente all’interno di questo gigantesco sommovimento demografico, urbano e socio-economico ci fu, e
non poteva essere diversamente, ehi
speculò sui più deboli, ma è gravemente errato usare terminologie quali
«strozzinaggio dei torinesi», «sfruttamento sistematico delle persone». Non
si fa opera di comprensionèTse alle
estremizzazioni demagogiche della Lega si contrappongono analisi che Vedono tutto il buono nel Sud sfruttato e
tutto il male nel Nord strozzino e sfruttatore: tutt’al più si incentivano motivi
di incomprensione se non di vero e
proprio odio.
Non ha senso parlare dì un Nord come di un .blocco omogeneo, mentre di
fatto esso è costituito da persone,
gruppi sociali, gruppi territoriali, minoranze privilegiate e minoranzeemarginate, che hanno vissuto e pagato in maniera differente, gli uni dagli
altri, il processo di sviluppo economico. Così come non si può dire che «il
Meridione era mantenuto allostatp improduttivo (...) [per avere] -una massa
di mano d’opera a basso prezzo (...) se
non si fa anche un’analisi più approfondita della struttura sociale del
Sud, delle condizioni economiche in
cui si trovava, del modello di sviluppo
adottato e di come si è dipanato l’intero suo processo di sviluppo in questo
secolo. Analisi generiche non solo non
ci aiutano a ritrovafe concrete vie
d’uscita dai problemi che abbiamo di‘nanzi a nni, ma creano piuttosto ulteriori motivi di incomprensione. Mi sia
permesso, a questo punto, spezzare
una lancia a difesa dei torinesi, di tutti
i torinesi.
Nessuna città italiana, a mio parere,
ha saputo vivere in maniera sojjdale i
drammi delle Ondate migratorie come
Torino. A coniinciare dagli anni fra le
due guerre d’indipendenza, in cui fu
punto di approdo per migliaia di profughi politici, continuando con l’inurbamento delle popolazioni delle montagne e delle colline piemontesi, fino
agli anni a ridosso della prima guerra
mondiale, con la prima ondata veneta
e, dopo gli anni del blocco fascista, con
la seconda ondata veneta e poi con
renorme afflusso delle popolazioni del
Centro-Sud. Ebbene, nonostante questi sconvolgimenti demografici, sociali
e culturali, Torino ha saputo costruire
un modo di con’vivenza dove sono prevalsi gli elementi di solidarietà e collaborazione.
’ ' Ma, al di là di valutazioni su comportamenti specifici, credo che la nostra
attuale situazione geopolitica nazionale richieda ansisi ponderate, precise e
scientificamente corrette, evitando generalizzazioni che portano solo acqua
al mulino delTintolleranza.
rivalutare e fortificare la propria identità mi domando se
come chiese riformate in Italia siamo in grado o abbiamo
la volontà di porci con altrettanta chiarezza e forza nei
confronti di manifestazioni
espressamente cattoliche
quali il Giubileo p l’ostensione della Sindone.
Piergiorgio Resini
Luserna San Giovanni
§: Per il sogno
di Daniel
Un giovane immigrato,
Daniel Ghiraou, membro di
una piccola Chiesa battista
della Costa d’Avorio, giunto
come altri suof conterranei
nel nostro paese per sfuggire
alle condizioni di fame e miseria che attanagliano milioni di diseredati, ha trovato
prima un’occupazione precaria e disumana, poi la morte, improvvisa e sospetta. Indagini, autopsia e sepoltura
archiviate... Daniel era un
giovane dolce e gentile, serio
e schivo, assiduo alle adunanze comunitarie e generoso contribuente. Aveva un
sogno; quello di acquistare
una modesta abitazione per
alloggiarvi la vecchia madre,
sola e malata, e la sorella ripudiata dal marito e con
quattro figli a carico.
Daniel aveva già versato
una quota per tale acquisto,
assorbendo i magri, sudatissimi risparmi. Il suo sogno è
stato tragicamente (violentemente?) interrotto. Vogliamo
contribuire tutti a realizzare
il sogno di Daniel?
Le offerte di qualunque importo possono essere versate
sul conto corrente postale
11266707 intestato a Dino
Nicoletti, via N. Loiacono 13,
70126 Bari, con la causale
«Per Daniel».
Nicola Pantaleo - Bari
I Ricordando
Aldo Ribet
Il dori. Ribet è stato per me
un maestro di trita: ho imparato da lui e dalla sua gentile
consorte, la signora Elena,
delle cose che mai dimenticherò. Ebbi il grande onore
di conoscerlo durante un
viaggio hi Turchia organizzato dalla Chiesa valdese e da
quel momento si sono instaurati dei fraterni rapporti
di amicizia.
Quando mi recavo a Pomaretto ricevevo da lui e dalla
sua signora un’ospitalità così'
calorosa che non avrei mai
voluto lasciarli. Mi piaceva
sentirlo patlare della Chiesa
valdese, che aveva servito per
molti anni, durante il suo
mandato nella Tavola, e ricordo una sera che per ben
due ore, senza interruzione,
mi parlò dei valdesi della Carolina (Usa), che lasciarono le
amate Valli per raggiungere
quella nuova patria.
Ero molto curioso della vi
Via Milano, 20 - 10122 TORINO
TeL/fax 011/5215370
CROCI UGONOTTE
in oro 18 kt a partire da L. 35.000
Sconto 10% ai fratelli valdesi
ta dietro le quinte dei tribunali: ebbene, anche in questo
il giudice Ribet soddisfaceva
la mia curiosità, spiegandomi con parole molto semplici
la vita del magistrato e dei
tribunali. Nel corso di un
viaggio in Egitto, un mattino,
Ribet ci espose in un modo
molto chiaro e comprensibile a tutti una meditazione
tratta da un libro che in questo periodo è caduto nel dimenticatoio delle chiese,
l’Apocalisse: non dimenticherò mai il contenuto di
quell’edificante messaggio.
Ringrazio il Signore che un
giorno mi ha concesso il privilegio di conoscerlo; considero un dono essere stato
amato da lui. Sono certo che
chi ha conosèiuto il dott. Aldo Ribet si ui\irà al dolore
della Chiesa evangelica valdese, lasciandosi consolare
dalle parole di certezza che
solo la Scrittura può dare, sicuri della gloriosa risurrezione dei credenti.
Ivo Blandino
Sant’Antonino di Susa (To)
In piedi
0 seduti?
Caro direttore,
il culto di apertura della Assemblea della Cevaa a Torre
Pellice ha costituito per la nostra chiesa un momento altamente significativo. Splendido il sermone del past. Tourn.
Purtroppo, ancora una volta,
è stata rilevata la scarsa attenzione alla liturgia e in particolare ai momenti in cui l’assemblea è in piedi o seduta.
Davanti ai grandi problemi
della testimonianza evangelica questa questione appare
priva di ogni rilevanza ma ha
acquistato rilevanza la situazione di caos che tale mancanza di attenzione ha prodotto, ai limiti del ridicolo:
mezzi in piedi e mezzi seduti,
chi si alza e si risiede subito
lanciando sguardi smarriti intorno a sé; appena seduti per
un «amen» subito in piedi per
lun inno; nel più totale sconcerto di chi ingenuamente
pensava che noi avessimo un
minimo di ordine liturgico.
È vero che non c’è alcun
criterio teologico o liturgico
da cui trarre in materia norme certe. Ogni nostra comu
nità fa semplicemente quello
che è abituata a fare, anche
se sta prevalendo un po’ dovunque (ed è stato questo il
comportamento dei delegati
Cevaa), in carenza di criteri
teologici, l’adozione di quelli
fisiologici: cantare in piedi e
pregare seduti e rimanere in
piedi nei momenti più significativi dèi culto. Comunque
mai come in uria assemblea
così diversificata doveva essere dimenticata l’apposizione delle famose crocette sul
foglio dell’ordine del culto.
Dibattendo il problema in
sedi appropriate potrebbe
emergere una proposta per la
nostra commissione per la limrgia, di creare una apposita
sottocommissione allo scopo
di studiare il problema, inviandolo eventualmente alle
chiese, ai circuiti, e portandone magari i risultati in Sinodo...
Aderto Taccia
Luserna S'an Giovanni
I necrologi si accettano
entro le ore 9 dei lunedi.
Tel. 011-655278
fax 011-657542.
.'s;
«lo sono persuaso
che né morte né vita...
potranno separarci dall'amore
di Dio, che. è in Cristo Gesù
nostro Signore»
Romani 8,38-39
È mancato
Roberto Nisbet
pastore valdese
Lo annunciano i figli Giorgio,
Lidia, Paola, Sergio, Laura e Renato con le rispettive famiglie, la
Sorella Goffreda e i parenti tutti.
Eventuali doni in memoria saranno devoluti alla Cevaa.
Torre Pellice, 29 giugno 1996
RINGRAZIAMENTO
Gli amici di
Emilio Berton
Rosanna é Alberto Mondon, ringraziano sentitamente i medici e
gli infermieri deH’Ospedale valdese di Torre Pellice e il pastore
Gianni Genre, che l’hanno seguito affettuosamente durante la
malattia.
vaiar Pellice, 25 giugno 1996
20
K..
R PAG. 12 RIFORMA
m
Si svolgerà a Gmunden, in Austria
Il pHmo Sinodo europeo delle donne
MARIE-FRANCE MAURIN COiSSON
Nel corso di questo mese
avrà luogo a Gmunden,
in Austria, per ima settimana,
il primo Sinodo europeo delle
donne. In questi ultimi anni
si sono svolti altri Sinodi nazionali di donne: nei Paesi
Bassi nel 1987, in Austria nel
1992, in Germania nel 1994,
in Svizzera nel 1995. Il comitato di preparazione è composto da donne provenienti
da 15 paesi europei, di origini
etniche, confessionali, politiche e sociali diverse. Il comitato dichiara: «Le donne condividono le loro differenti
esperienze, e si assumono la
responsabilità di realizzare i
loro desideri e i loro sogni per
trasformare le loro idee in
azioni e tradurli nei loro posti
di responsabilità sociali».
. Con la parola «Sinodo», esse intendono riferirsi airaspetto democratico del termine al tempo del cristianesimo
primitivo (essere insieme in
cammino). Per secoli furono
le assemblee legislative delle
chiese, inaschili, ad utilizzarlo; se per molte donne protestanti il problema non si pone
(in Italia, basta confrontare
fotografie dei Sinodi valdesi
dell’inizio e della fine del nostro secolo), le donne di diverse confessioni desiderano
solidarizzare le une con le altre; hanno una lunga tradizione di incontri, e molte
aspirano ad accrescere la fiducia in sé, ih mezzo ad una
società che porta al dubbio e
all’angoscià. Si vuole far fronte all’emarginazione che molte vivono nelle loro chiese e
nella vita economica, e creare
una rete di donne e di gruppi
di donne attraverso l’Europa
dell’Est, dell’Ovest, del Nord,
del Sud e del Centro.
Il tema «Donne per il cambiamento nel XXI secolo»
sarà presentato da alcune
oratrici: Èva Kreisky, dell’Istituto di Scienze politiche di
Vienna, su «Il futuro della
differenza. La giustizia sociale deU’inclusività»; dalla ministra per il lavoro del Brandeburgo. Regina Hildebrandt, su «Che cosa succede
con il nostro denaro? Esigiamo una distribuzione equa»;
dalla luterana svedese Hanna Karin Hammar del Consiglio ecumenico delle chiese,
ideatrice del progetto fin dal
1985, su «Rivendicazione
della nostra tradizione nascosta. La voce profetica e la
visione delle donne»; e dalla
professoressa emerita Catharina Hafkes su «Pieni poteri
per dei cambiamenti».
I temi generali saranno articolati in una vasta gamma
di una settantina di «ateliers».
Verranno affrontati temi politici (l’influenza della religione
sul nazionalismo, la resistenza delle donne contro la guerra e la violenza nell’ex Jugoslavia, l’esperienza del male
nella vita delle donne, la promozione della teologia femminista, l’ordinazione delle
donne nella Chiesa cattolica
romana, le forze che tendono
all’integrazione europea); temi economici (valorizzare il
lavoro non pagato delle donne, una strategia verso l’equità; violenza sessuale ed
economica dal punto di vista
della teologia femminista;
immigrate); temi spirituali
(esplorare, capire, discutere i
processi di uscita dalle chiese; dialogo interreligioso,
punto di vista islamico; le cattoliche richiedono la loro eredità); infine, il tema dello sviluppo personale con la guarigione e altri argomenti.
Lavare i vetri delle automobili: uno dei tanti lavori dei bambini della strada
Verrà creata una «rete» di bambini a livello mondiale
Il Cec sta dalla parte dei bambini sfruttati
. • Gli evangelici presenti alla manifestazione di Bonn
y
«Germania mai così ricca, mai così divisa»
Mentre 350.000 persone
manifestavano nelle strade
di Bonn, il 15 giugno scorso,
per protestare contro le misure economiche del governo, il pastore Franz Segbers,
uno degli organizzatori di un
raduno delle grandi chiese
^ tedesche a Erfurt, ha affermato che lo scarto crescente
tra i ricchi e i poveri mette in
pericolo l’armonia sociale
del paese.
D’altra parte, nel messaggio finale pubblicato il 16 giugno, i 115 delegati di 13 chiese tedesche, protestanti, cattolica romana e ortodosse,
sottolineano che molti abitanti della Germania e dell’
Europa centrale e orientale si
sentono oggi «traditi» e delusi
dall’evoluzione della situazione dopo la caduta del comuniSmo nel 1989 e dopo l’unificazione tedesca l’anno successivo. «I problemi sociali
non hanno smesso di peggiorare - lamentano -. Non possiamo, e non dovremmo, accettare la disoccupazione di
massa, la povertà e là disparità delle opportunità».
La manifestazione sindacale che ha radunato 350.000
persone a Bonn è il sintomo
della crisi sociale che sta
scuotendo la Germania dopo
l’unificazione.
«La Germania non è mai
stata così ricca, eppure così
divisa - ha sottolineato il pastore Franz Segbers -. Qui sta
10 scandalo!». Fra coloro che
sono intervenuti nel corso
della manifestazione sindacale, Maria Jepsen, vescovo
luterano di Amburgo, ha
chiesto una «alleanza per la
giustizia sociale». Dopo il
«miracolo economico» tedesco, ha detto, oggi ci vuole un
«miracolo sociale». Il suo intervento ha suscitato alcune
critiche all’interno della sua
chiesa.
I partecipanti all’incontro
di Erfurt hanno rivolto un
messaggio ai manifestanti,
nel quale appoggiano coloro
che devono portare il peso
del piano di austerità del governo. Da 18 mesi la Chiesa
cattolica romana e la Chiesa
evangelica di Germania (Ekd)
sono impegnate in un processo di consultazione tendente ad elaborare una dichiarazione congiunta sulla
situazione sociale ed economica in Germania.
Tillmann Winkler, della
Ekd, ha precisato a Erfurt che
11 processo di consultazione
ha suscitato un fortissimo interesse: 25.000 pagine di risposte ai documenti e oltre
4.000 riunioni: eppure i risultati sono stati contraddittori,
ha rilevato Winkler. Le chiese
non sono riuscite a fermare il
deterioramento della situazione, compreso lo smantellamento della funzione sociale dello stato ma, senza il
processo di consultazióne,
«non sarebbe stato possibile»
ad un vescovo associarsi ai
responsabili sindacali nella
manifestazione di Bonn, (eni)
Diversi giovani che per lo
più sono stati costretti al lavoro forzato, alla prostituzione o hanno subito violenze,
hanno ricevuto l’appoggio
del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) per creare una
rete di collegamento tra le organizzazioni giovanili. Questa rete eserciterà pressioni
sui governi e sui politici influenti affinché si impegnino
a garantire e a tutelare i diritti
dei bambini.
«Progettiamo di creare una
“rete” di bambini del mondo,
e vogliamo che il Cec ci aiuti». È quanto ha affermato il
22 maggio scorso Craig Kielburger, giovane militante canadese di 13 armi, ai giornalisti presenti a una conferenza
stampa presso il Centro ecumenico a Ginevra. «In questo
modo, quando una delle organizzazioni membro della
rete si troverà in difficoltà,
essa potrà mobilitare le altre.
E quando i responsabili politici riceveranno lettere di
bambini di tutto il mondo
che chiederanno loro di rispettare le promesse di sostegno che hanno fatto, dovranno pur tenerne conto».
«I giovani cominciano a
rendersi conto che se vogliono fare qualcosa devono farlo
in prima persona», ha sottolineato Craig Kielburgér, fondatore del gruppo «Free thè
children» (Liberate i bambini), che difende i diritti dei
bambini nel mondo e che
conta diversi rami in Canada,
negli Usa, in Brasile e in Svizzera. Nuove ramificazioni del
gruppo stanno nascendo uh
po’ dovunque nel mondo. Il
Cec sosterrà la creazione di
una rete che collegherà le organizzazioni di bambini attraverso il mondo, ha precisato un portavoce del Cec.
Nove giovani, dai 13 ai 19
anni, di cinque continenti,
partecipavano alla conferenza stampa che si è svolta al
termine di un colloquio di tre
giorni organizzato dal Cec
per promuovere i diritti dei
bambini e il miglioramento
delle loro condizioni di vita.
Tutti i partecipanti hanno
denunciato la violenza, la
prostituzione, il lavoro forzato, la vita nelle strade, sorte
comune alla maggioranza di
questi bambini. Durante il
colloquio una giovane ragazza brasiliana ha proposto che ,
dépliant e manifesti vengano
distribuiti negli aeroporti, negli alberghi e nei luoghi pubblici, per mettere in guardia '
gli uomini («perché sono soprattutto gli uomini») controlo sfruttamento dei bambini
e informarli delle pene previste dalla legge.
Myra Blyth, responsàbile
della sezione del Cec che ha
organizzato il «Colloquio sui
diritti dei bambini emarginati», ha ricordato che ogni anno un milione di bambini nel
mondo è costretto a prostituirsi e che la maggior parte
di loro viene colpita dal virus
dell’Aids.
«Viene stimato a 100 milioni il numero dei bambini della strada di età inferiore ai 15
anni - ha detto la Blyth
meno 200 milioni di bambini
lavorano a tempo pieno, per
lo più in fattorie del Sud-Est
asiatico».
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La porta di Brarideburgo, simbolo della Germania riunificata
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Secondo un rapporto pubblicato da «Christian Aid»
I cocktail dì gamberetti danneggiano i paesi poveri
FLORENCE VINTI
M ENTRE la crisi della car
. ne bovina, le cosiddette
I «mucche pazze», continua a
creare problemi soprattutto
in Gran Bretagna, veniamo a
conoscenza tramite «Christian Aid» (organizzazione
molto attiva nell’assistenza ai
paesi poveri) di uno degli effetti collaterali della crisi finora completamente ignorato. In un rapporto intitolato
«After the prawn rush» (Dopo
la corsa ai gamberi, con riferimento alla «gold rush», la
corsa all’oro), Christian Aid
sostiene che la coltura intensiva di gamberetti, aumenta
ta precipitosamente, e vertigileila
nosamente con il calo del
vendita della carne bovina,
sta producendo gravissimi
danni ai coltivatori di riso e
alle comunità di pescatori in
India, in Thailandia e nel
Bangladesh. Il rapporto denuncia come le industrie
specializzate nella coltura dei
gamberi, per soddisfare l’enorme richiesta da parte dei
supermercati e dei ristoranti
britannici, stanno devastando l’ambiente e portando alla
rovina popolazioni già poverissime.
La coltura dei gamberetti sulle coste dei paesi ricordati è promossa dalla Banca
mondiale in quanto la ritiene
un’operazione commerciale
molto redditizia e una rapida
fonte di guadagno di valuta
estera, con un mercato in costante ascesa nei paesi europei. Il rapporto di Christian
Aid conferma l’estensione del
mercato in Occidente e soprattutto evidenzia i costi per
l’ambiente e per le comunità
locali di questo tipo di produzione intensiva, costi che
includono:
- pozzi dei villaggi inutilizzabili e risaie improduttive a
causa della loro contaminazione con l’acqua salata che
proviene dagli stagni dove
sono allevati i gamberetti;
- alberi e argini che servono alla protezione dai cicloni
sulle fasce costiere rimossi;
- riduzione delle riserve di
pesca a causa del vasto inquinamento prodotto dallo scarico dei rifiuti della produzione nelle zone di pesca;
- grandi distese di terreno
rese inadatte all’agricoltura
per l’abbandono frequente
delle vasche in cui vengono
allevati i gamberetti e del passaggio in altre zone a causa
delle possibili epidemie che
colpiscono questi crostacei.
Il rapporto critica aspramente la «gold rush mentality»
cioè la «mentalità da cercatori d’oro» di coloro che impiantano stabilimenti per la
produzione di gamberetti,
hanno in poco tempo grandi
profitti a spese delle comunità locali povere per poi
spostarsi altrove, lasciando
dietro di sé rovina e devastazioni ambientali. Christian
Aid sta facendo pressione sui
commercianti britannici, sul
governo inglese e sulla Banca
mondiale perché si trovino
altre forme di produzione dei
gamberetti che siano più rispettose dell’ambiente e delle popolazioni. Sarebbe molto interessante sapere di
quanto sia aumentato anche
nel nostro paese il consumo
di questo tipo di crostacei.
Paura in Bolivia e in Colombia
Minacce dopo l'assassìnio di
un predicatore pentecostale
Il 15 dicembre scorso Julio
Cesar Ruibal, uno dei predicatori più noti della zona che
aveva fondato il movimento
neopentecostale in Bolivia e
creato una comunità religiosa in Colombia, veniva assassinato in Bolivia. Oggi i suoi
assassini minacciano di far
saltare la principale chiesa
neopentecostale della città di
Cali, in Colombia. Lo riferisce
il giornale protestante boliviano «La Verdad». Gli assassini se la prendono anche
con le due figlie di Julio Cesar
Ruibal. Se l’indagine sull’assassinio del predicatore non
verrà archiviata, dicono, metteranno a esecuzione le loro
mmacce di morte.
Oltre 65.000 protestanti di
Cali hanno partecipato ad
una veglia di preghiere nello
stadio principale della città,
in segno di protesta. Lo riferisce l’Agenzia di notizie dell’
America Latina e dei Caraibi
«Ale». Julio Cesar Ruibal, che
aveva ricevuto diverse minacce di morte, era solitamente accompagnato da una
guardia del corpo che proprio quel giorno era in congedo. Da allora il pastore della Chiesa presbiteriana di Cali, presso U quale è stato ucciso Julio Ruibal, è partito negli
Stati Uniti perché non poteva
più sopportare la tensione e
le minacce.
Julio Ruibal si era convertito al cristianesimo in Bolivia nel 1973 mentre era ancora studente. Aveva fondato un movimento carismanco che si era rapidamente
sviluppato, in parte grazie e
campagne di guarigiort® ® '
fettuate negli stadi della B
livia e dei paesi vicini. L assassinio del predicatore
provocato sconcerto
chiese della Bolivia che h
no mandato una delegaz
ne ai suoi funerali
La vedova di Julio Ruib
le sue due figlie, Sara e
gail, hanno contattato un
vocato per indagare sul a ^
to ma tutti i procedimenn
cui erano riusciti a „ i«
so sono stati bloccati dop
dimissioni dell’awocato ’
pure lui, aveva «ce^to
nacce di morte.
procuratore di Cali ha Q . ¿
raccomandato alla \e
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